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INCOLTI, FIUMI. PALUDI Utilizzazione delle rS.orn natuHS& nella Toscana medievali t modlru A cura d1 e GIULIANO PlNTO ANDREA ZAGLI «OSCURE ECONOMIE » DI PALUDE . NELLE AREE UMIDE DI BIENTINA E DI FUCECCHIO (SECC. XVI-XIX) FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE MMIII

«Oscure economie» di palude nelle aree umide di Bientina e di Fucecchio (secc. XVI-XIX)

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INCOLTI, FIUMI. PALUDI Utilizzazione delle rS.orn natuHS&

nella Toscana medievali t modlru

A cura d1 ~BITO ~~VO~TI

e GIULIANO PlNTO

ANDREA ZAGLI

«OSCURE ECONOMIE » DI PALUDE . NELLE AREE UMIDE DI BIENTINA E DI FUCECCHIO

(SECC. XVI-XIX)

FIRENZE LEO S. OLSCHKI EDITORE

MMIII

ANDREA ZAGLI

«OSCURE ECONOMIE» DI PALUDE NELLE AREE UMIDE DI BIENTINA E DI FUCECCHIO

(SECC. XVI-XIX)

l. UNA SELVAGGIA «OSCURITÀ»

Credo sia opportuno, e forse anche doveroso, soffermarsi un attimo a spiegare e giustificare, con alcune brevi note introduttive, la scelta di un ti­tolo che, forse, a prima vista, non risulta del tutto «chiaro». Per cominciare, vorrei soffermare l'attenzione sull'espressione <<nobilissimi pesci», contenu­ta nelle normative statutarie fiorentine tardomedievali e che si riferiva, evi­dentemente, alle preziose- per l'epoca- risorse ittiche di acqua dolce. 1 Non si può fare a meno di constatare come, a distanza di alcuni secoli, si possano invece trovare espressioni diametralmente opposte, del tipo «pesci ignobili e fangosi>>, utilizzata ad esempio dal matematico Paolo Frisi per sottolineare la «qualità>> della fauna ittica del Padule di Fucecchio alla metà del '700.2

l Si veda, in questo stesso convegno, l'intervento di F. SZNURA, "Nobilissimi pesci". Ele­menti per la conoscenza della normativa fiorentina tardomedievale sulla pesca in acque dolci. Più in generale, sugli aspetti economici e culturali legati alla pesca e al consumo di pesce fra medio­evo e rinascimento, si veda il recente Pesca e pescatori dal tardo medioevo alla prima età moderna, a cura di D. Balestracci e P. Pasini, Vol. III, Pesca e pescatori, Milano, Leonardo Arte, 2001.

2 Parere del Molto Rev. P. Paolo Frisz; Chierico Regolare Bernabita, Professore di Metafisica ed Etica, indirizzato al medesimo Sig. Marchese Francesco Feroni, in G. TARGIONI TozZETTI, Con­siderazioni sopra il parere dell'Eccellentissimo Signor Dottore Pierantonio Nenc; intorno le acque stagnanti delle colmate per rapporto all'insalubrità della Valdinievole, Firenze, 1760, p. 75. Per la citazione completa della frase del Frisi dr. anche A. ZAGLf, Le attività di pesca nel Padule di Fu­cecchio in epoca moderna, in I. TOGNARINI (a cura di), Il territorio pistoiese e i Lorena tra '700 e '800: viabtlità e bonifiche, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1990, p. 473.

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Che cos'era successo in questo lasso di tempo? Da «nobilissimi» a «ignobili»? Nel confronto fra queste semplici espressioni sta, probabilmen­te, il senso dei complessi fenomeni di cambiamento che investirono, nel lungo periodo, oltre alle strutture economiche e sociali, ai modi di vita, an­che l'atteggiamento culturale nei confronti di «paesaggi» particolari come quelli caratterizzati dall'incolto palustre, dominio delle acque e di una <<na­turalità» più incontrollata e incontrollabile.

Non a caso mi sono servito dell'espressione «oscure economie>> 3 con una duplice valenza: in primo luogo a significare come le conoscenze su questo tipo di sfruttamento del paesaggio e di adattamento ad un ambiente per lo più ostile, siano, a tutt'oggi, ancora scarse e frammentarie, oppure limitate ad ambiti puramente descrittivi; 4 in secondo luogo a rispecchiare un atteggiamento culturale che, come noto, si sviluppò soprattutto nel cor­so dell'età moderna: le aree umide iniziarono ad essere considerate delle superfici «incolte», il che equivaleva a dire, secondo prospettive rigidamen­te ancorate allo sviluppo agricolo, delle superfici improduttive, da conqui­stare senz' altro alla coltivazione e al successivo ripopolamento.

ll termine stesso «palude», anche nel senso comune corrente, non ri­sveglia certamente immagini di segno positivo; ci ricorda piuttosto- a par­tire da un celebre luogo letterario come la infernale palude dello Stige di dantesca memoria 5 o in associazione con immagini negative come le tante «paludi del diavolo» 6 e i tanti <<mostri della palude» della letteratura e della

· ne contenuta in una citazione sulla «perversa razionalità>> dei sistemi di sfrutta­mento di pontine e tratta da un'antologia sulle bonifiche italiane, curata da P. BEVILAC­QUA M. Rossr-DORIA, Lineamenti per una storia delle bonifiche in Italia dal XVIII al XX secolo, in Le bonifiche in Italia dal '700 a oggi, Roma-Bari, Laterza, 1984, p. 32.

4 Per una recente messa a punto su questi temi e su queste problematìche si veda il capitolo «Economie d'acqua ed equilibri d'ambiente» nel volume di P. BEVILACQUA, Tra natura e storia. Ambiente, economie, risorse in Italia, Roma, Donzelli, 2000, pp. 29-72.

s Simile reminiscenza doveva essere presente anche nell'immaginario di un podestà (o di un suo scrivano) in servizio nel Tribunale di Fucecchio nel1770; infatti il frontespizio di un registro di atti è impreziosito da uno schizzo allegorico in cui viene ritratto un <<Caronte» in abiti da pe­scatore, alla guida di un barchino proprio sulla palude Stige. Questo disegno, da me ritrovato nell'Archivio Storico del Comune di Fucecchio, assieme ad un altro che ritrae alcune specie della locale fauna palustre, è stato pubblicato in una tavola fuori testo in Memorie sul Padule di Fucec­chio (secoli XVI-XVII), Fucecchio, Edizioni dell'Erba, 1990.

6 Dal titolo di un celebre romanzo «campestre» della scrittrice francese George Sand (La palude del Diavolo, 1848). Assai meno letteraria e più legata alla quotidianitiì l'impressione di un funzionario toscano delle dogane il quale, portatosi alla visita stabilimenti doganali

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cinematografia - paesaggi degradati e abbandonati, preda dell'oscurità e della malinconia, di solito regno di un'umanità marginale e spesso deviante. Al contrario un termine come «bonifica» ha senz' altro assunto un valore implicitamente positivo, di «progresso», nel momento stesso in cui i semi­nativi venivano a sostituire i terreni improduttivi coperti dalle acqua sta­gnanti.

Del resto, su un piano più generale, anche i concetti di «progresso» e di «civiltà», emersi con maggiore forza nel secolo dei Lumi e che portarono all'elaborazione di un sentimento condiviso della superiorità della «civiliz­zazione» europea,7 si nutrivano abbondantemente delle dottrine legate allo sviluppo economico i cui fondamenti si trovavano, in primo luogo, nei pro­gressi dell'agricoltura, nell'estensione dei coltivi a scapito degli incolti.

Sul piano culturale si era trattato senza dubbio di un processo lungo ma, tutto sommato, abbastanza lineare nei suoi significati. Come ha messo in luce Keith Thomas, un autore che ha studiato il mutare della sensibilità dell'uomo nel suo rapportarsi alla natura, «per i propagandisti cinque e sei­centeschi dell'agricoltura, brughiere, alture e paludi incolte erano un rim­provero permanente per l'uomo»; o, ancora, «il progresso e lo sfruttamen­to agricolo non soltanto erano ritenuti desiderabili dal punto di vista eco­nomico, ma erano considerati dei veri imperativi morali» a tal punto che la coltivazione della terra assurgeva a simbolo di civiltà non solo da un punto di vista economico ma, addirittura, estetico in rapporto all' «informe caos» e alla «degenerazione» dei terreni selvaggi ed incolti. 8

che punteggiavano il bacino dì Bientina, riferiva nel1785 che <d'entrare nella Dogana del Porto di Vaiano mi fece l'istesso effetto, che se io fossi entrato nella Casa del Diavolo», sia per la do­lente umanità che incontrò, sia per la tristezza di un paesaggio circondato dalle paludi e dalla «cattiva aria». Del resto tutto il personale impiegato nelle dogane che circondavano il lago, sem­brava messo lì più per subire una punizione che non per svolgere funzioni di una qualche gra­tificazione, dr. ASF Segreteria di Finanze. Affari prima del1788, 497, «Amministrazione Gene­rale delle Regie Rendite. Relazioni e visite delle Dogane. 1773-1785».

7 Per una discussione approfondita di questi temi, che maturarono pienamente durante il periodo napoleonico, dr. in particolare S.J. WoOLF, Frencb Civilization and Ethnicity in the Na­poleonic Empire, «Past and Present», n. 124, 1989, pp. 98-105 e In., Tbe construction of Euro­pean world-view in the Revolutionary-Napoleonic Years, «Past and Present», n. 137, 1992, pp. 72-101.

8 K. THOMAS, L'uomo e la natura. Dallo sfruttamento all'estetica dell'ambiente 1500-1800 Torino, Einaudi, 1994 (ed. orig. Man and the Natura! World, London, Penguin Books, 1983): pp. 328-329. Sempre Thomas ha rilevato come gran parte degli agronomi e degli economisti set­tecenteschi (fra cui Arthur Y oung) non anteponessero <d'utile al bello; secondo loro un paesaggio

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La conquista agricola attuata mediante interventi di bonifica sempre più radicali e organicamente complessi si dispiegò pienamente nel corso del XVIll secolo. In questo periodo le bonifiche assumono un carattere di globalità, in qualche modo divengono interventi integrali. Sorge una vera e propria cultura ed un'economia della bonifica, a differenza del controllo delle acque localizzato ed empirico, pur in presenza di grandi interventi co­me ad esempio fra il XVI e il XVII secolo che aveva caratterizzato la storia precedente. 9 Lo sviluppo generale delle scienze della natura, in particolare dell'idrodinamica e dell'ingegneria idraulica, 10 della medicina, con il suc­cesso del cosiddetto «paradigma miasmatico», 11 in concomitanza con una favorevole congiuntura economica e politica, 12 contribuirono al carat-

di terre coltivate, abitate dall'uomo e produttive, era davvero bello. n loro era l'ideale classico, che associava la bellezza alla fecondità» (ivi, p. 330). E non era un caso, aggiungerei, che sulla base di questi presupposti estetico-culturali, i viaggiatori del nord Europa rimanessero colpiti dalla bellezza dell'intensa coltivazione e dell'appoderamento delle campagne mezzadrili della To­scana di fine '700, lasciandone numerose ed ammirate descrizioni.

9 Sul concetto teorico di bonifiche antiche e sul carattere di modernità che esse assumono dal XVIII secolo si sofferma G. TRAINA, Antico e moderno nella storia delle bonifiche italiane, «Studi Storici», 26, 1985, p. 432 sgg. Una rassegna di respiro europeo sulle bonifiche a partire dalla prima età moderna in S. CIRIACONO, Acque e agricoltura. Venezia, l'Olanda e la bonifica eu­ropea in età moderna, Milano, Angeli, 1994.

t o Con la grande tradizione scientifica italiana del XVII secolo che estende la sua influerrza e il suo prestigio a tutta Europa, cfr. A. GuiLLERME, Problemi d' acqtuJ nell'Europa del XVIII secolo, in Il territorio pistoiese e i Lorena ... cit., pp. 25-41 e soprattutto Les temps de l'eau, la cité, l'eau et !es techniques, Paris, PUF, 1983. Inoltre S. EscOBAR, Il controllo delle acque: problemi tecnici e 'interessi economici, in Storia d'Italia, «Annali», Vol. ID, Scienza e tecnica, Torino, Ei­naudi, 1980, pp. 85-153.

11 Secondo il quale le acque stagnanti corrompevano l'aria e provocavano malattie venefi­che per gli uomini; s11 questi temi esisterebbe una bibliogtafia sterminata ma in questa sede vorrei rimandare alle considerazioni di Adriano Prosperi relativamente all'area del padule di Fucecchio, cfr. A. PROSPERI, Morte in Padule, morte del Padule, in In. (a cura di), Il Padule di Fucecchio. La lunga storia di un ambiente "naturale", Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1995, pp. 13 7-155.

12 Per dirla con Bevilacqua e Rossi-Doria <<Imprese eminentemente statali, le grandi opere di bonifica erano anche il frutto della buona salute politica oltre che economica, degli Stati ita­liani, della loro capacità di concepire grandi progetti, di far crescere e utilizzare le forze intellet­tuali e tecniche in grado di tentarli e realizzarli>>, cfr. Le bonifiche in Italia ... cit., pp. 6-7, n. 5. Una delle costanti di carattere strutturale sempre presenti nei processi di bonifica assieme ad altri fat­tori di carattere più strettamente congiunturale (l'incremento demografico, l'andamento dei prezzi e la domanda dei generi di consumo, le variazioni clitnatiche, le conoscenze tecniche e la disponibilità di capitali finanziari, come ha posto in rilievo di recente Ciriacono), era proprio un quadro politico-sociale non conflittuale «al fine di garantire la sicurezza necessaria in opera­zioni di non trascurabile impegno tecnico-economico-organizzativo», cfr. S. CIRIACONO, Acque e agricoltura ... cit., p. 243.

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tere di «modernità» che viene solitamente attribuito alle bonifiche a partire dal xvm secolo.

Certamente in questo periodo matura, come causa/effetto di quanto a~cennato prima, ~na coscienza ed un'interpretazione negativa delle palu­di. La cultura classica, fondamentale nella formazione intellettuale del tem­po, il mito delle bonifiche degli antichi romani (i cui esiti, non di rado, era­no ~tati es~tati dalla ~tessa propaganda imperiale) contrapposte alla geo­grafia degli abbandoru dell'alto Medioevo, furono spesso utilizzati in fun­zione della politica agraria: 13 nell'epoca dei Lwni l'agricoltura divenne il solo sfruttamento civile del territorio. 14

Anche da un punto di vista sanitario venne a decretarsi <da morte del Padule» 15 per gli effetti venefici che gli ambienti palustri si credeva aves­sero s~gli abitanti: le questioni legate all'insalubrità delle acque stagnanti e al cosiddetto «mefitismo», già presenti nella cultura medica rinascimentale (con la riscoperta degli autori classici greci e latini) e che trovarono riscon­tri pratici nell'amministrazione igienico sanitaria dei secoli XVI e XVII (ba­sti pensare agli interventi sugli scoli urbani e alle polemiche sulle risaie), 16

v:ennero,~~ ~sere approfondite e furo_no oggetto di autorevoli pareri a par­tire dali mizto del XVIII secolo, grazie soprattutto al Lancisi e alla scuola medica italiana di Padova che godeva di enorme prestigio europeo.17

13 Sul significa~o n;,gativo attrfJ:>uito alle aree umide e sulle bonifiche di epoca romana, cfr. G. TRAINA; Paesaggto e decadenza . La palude nella trasformazione del mondo antico in Società rom_ana e tmpero tardoantico. Le merci, gli insediamenti, a cura di A. Giardina, Vol. III, Roma­B:m, Laterza, 1~86, pp. 713-730 e In., Muratori e la "barbarie" palustre: /andamenti e fortuna dz un Topos, «L ambiente storico», n. 8-9, 1987, pp. 13-25.

14 ~ ~contato, in qu_esto .senso, riferirsi alle dottrine fisiocratiche sulle quali esiste un' abbon­dante brbliografia; una s~te~t abbast.anza ~~cente sui presupposti politico-filosofici in J.Y. GRE­NIER, Come.pensare la socteta: filosofia poltttca ed economia politica nei secoli XVII e XVIII, <<Ri­c~rche .st~mche», XXIII, n. l, 1993, pp. 45-75. Sulla fisiocrazia in Toscana cfr. M. Mnuu, La fi­swcrazta m Toscana: un tema da riprendere, in Studi di storia medievale e moderna per Ernesto Sestan, II, Età moderna, Firenze, Olschki, 1980.

15 ~prendo ancora dal titolo dell'intervento di A. PROSPERI, Morte in Padule, morte del Pa­dule ... ctt.

16 Sui nessi acque stagnanti cattiva aria ("mala aria") - malattie, già teorizzati fin dal XVI secolo, cfr. G. C?SMACI.NI, S~o;ta del!a medicina e della sanità in Italia, Roma-Bari, Laterza, 1987, pp. 118-131. Sul vapo? nocrv1legan alle acque stagnanti di superficie negli ambienti urbani cfr. C.~. CIPOLLA, Mtasm_r .e umort. Ecologia e co'!dizioni sanitarie in Toscana nel Seicento, Bologna, n Mulino, 1989 .. s~a nslco~tur~ ~sulle polermche legate alle acque stagnanti in agricoltura cfr. L. FACCINI, Uomznt e lavoro m rtsata. Il dibattito sulla risicoltura nel '700 e nell'800 Milano 1976 ed anche P. BEVILACQUA, Economie d'acqtuJ ed equilibri d'ambiente in Italia ... cit.: pp. 29:72.

17 Su questi aspetti cfr. A. GUILLERME, Problemi d'acqtuJ nell'Europa del XVIII secolo ... cit.,

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Buona parte della storiografia e della pubblicistica che si è occupata delle bonifiche - riempiendo intere biblioteche e sulla base di una docu­mentazione che potrebbe occupare migliaia di chilometri di scaffali d'ar­chivio - 18 ha fatto proprie talune delle opzioni culturali, emerse con mag­giore forza soprattutto nel XVIII secolo, attribuendo dunque un valore im­plicitamente positivo, di «progresso», ai diversi interventi idraulici, inter­pretando «le vicende del paesaggio come episodi della lotta fra l'uomo e la natura, dove la palude, spazio marginale e selvaggio per eccellenza, co­stituisce l'ostacolo da eliminare a ogni costo per ottenere la prosperità di

• 19 una reg10ne». Innumerevoli sono i segnali che emergono dalla pubblicistica del XVIII

secolo a testimoniare questo nuovo clima di fiducia e di operosità che cir­conda~a il processo di riduzione degli incolti e di riscatto delle aree impro-

duttive.

A' nostri giorni - sosteneva un celebre matematico settecentesco, Eustachio

Zanotti - l'oggetto dell'Agricoltura è divenuto il più importante presso tutte le

più colte Nazioni. Non si risparmia fatica, non si perdona a danajo qualunque vol­

ta si tratti di facilitare li scoli delle Campagne, di aprire nuovi Canali, di asciugare

Paludi, e ciò pur anche dove mancano gli Abitatori alle nuove terre acquistate, e

Coloni per coltivarle.

Questo passo, riportato nel volume che l'ingegnere e matematico tosca­no Leonardo Ximenes dedicò al progetto di riscatto idraulico della pianura di Bientina,20 era significativo del nuovo contesto in cui si inserivano le proposte e gli interventi tecnico-idraulici di bonifica, operazioni che spesso

pp. 25-30. Giovanni Mario Lancisi, medico, fisiologo ed ~atomista (Sansepolcro, 1654 -Rom~, 1720), scrisse su questo tema un famoso trattato (De noxzzs P_aludum e!fl~vzzs :orumque remedzzs, 1717) in cui difendeva la concezione tradizionale secondo culle malatt1e infettive erano sostenute da miasmi ed esalazioni di particelle acide e corrosive.

18 La simpatica immagine, che riflette tuttavia un dato _oggettivo, è di F. CAzzo~;A, Le bo_­nifiche nella storia d'Italia tra età moderna e contemporanea, m l. TOGNARINI (a cura di), Il terrt­torio pistoiese e i Lorena tra '700 e '800 ... cit., p. 43.

19 G. TRAINA, Antico e moderno nella storia delle bonifiche italiane ... cit., P· 431. 20 L. XIMENES, Piano di operazioni idrauliche per ottenere la massima depress~one. del Lago di

Sesto o sia di Bientina, Lucca, Bonsignori, 1782. Per una biografia del celebre sCienziato, cfr. J:?· BARSANTI- L. RoMBAI, Leonardo Ximenes uno sdenziato nella Toscana lorenese del Settecento, FI-renze, Medicea, 1987.

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erano viste e vissute come una sorta di «battaglia» per la civiltà, un atteg­giamento evidente, ad esempio, nelle immagini che accompagnavano talu­ne di queste pubblicazioni: se il frontespizio dell'opera ximeniana- un'in­cisione che mostrava due pescatori con i loro strumenti che arretravano di­nanzi all'incedere di un aratro sospinto dai buoi- conteneva elementi sim­bolici dai palesi significati, un'altra celebre opera, quella che il naturalista Giovanni Targioni Tozzetti dedicò alla Valdinievole,21 recava un'ardita personificazione del Padule di Fucecchio rappresentato come una sorta di mitologica Idra dalle nove teste, ovvero un «sordido» e ripugnante ne­mico responsabile, attraverso i secoli, di ininterrotte crisi di mortalità.

I «quesiti» di lavoro sottoposti ad una Commissione di studio nominata in periodo napoleonico per la bonifica delle paludi Pontine, appaiono, al­lora, in qualche modo, emblematici di questo approccio economico e sani­tario, tecnico e culturale, che era andato maturando nei confronti delle aree palustri: perché la campagna romana è rimasta incolta? Perché è malsana? Quali sono i mezzi per far cessare questo difetto di coltivazione e questa insalubrità? Nel progresso dell'essiccamento, quale genere di coltura sarà più appropriato? Che genere di prodotti? Che proporzione si può stabilire fra spese e ricavi? 22

Un premere continuo sul tasto della coltivazione e, per differenza, sul­l' assenza di coltivazione e dunque sull'oscura e perversa economia prece­dente, come sembra essere compendiato nelle seguenti parole di un inge­gnere francese del XVIII secolo:

21 G. TARGIONI TozzETII, Ragionamento sopra le cause e i rimedi dell'insalubrità d'aria della Valdinievole, 2 tomi, Firenze, 1761. Sulla figura del celebre naturalista, cfr. T. ARRrGONI, Uno scienziato nella Toscana del Settecento: Giovanni Targioni Tozzetti, Firenze, Gonnelli, 1987.

22 Si trattava delle questioni che avrebbe dovuto affrontare la seconda Commissione di Stu­dio per la bonifica delle Paludi Pontine nominata nel settembre del1810 da Napoleone stesso, cfr. «Gazette Nationale ou le Moniteur Universel», n. 297, 24 octobre 1810. Facevano parte della Commissione il De Fougéres e il De Prony, ispettori generali del Conseil des Ponts et Chaussées, gli scienziati toscani Vittorio Fossombroni e Giovanni Fabbroni, gli agronomi francesi Yvart e Rigaud de l'Isle. Su questi aspetti, cfr.l'agile rassegna di P. ALVAZZI DEL FRATE, Amministrazione napoleonica e bonifica delle paludi pontine (1809-1814). Fonti per una ricerca, «Clio», a. XXIV, n. 2 (Aprile-Giugno), 1988, pp. 307-319. Gaspard De Prony, in seguito ai lavori e ai progetti di questo periodo, compose un'opera ricchissima su questo tema, cfr. Description Hydrographique et Historique des Marais Pontins ( .. .) redigès par M. De Prony, II voli., Paris, 1822-23. Una rasse­gna sulle bonifiche in Italia nel periodo francese in G. SrMONCINI, Progetti ed interventi di bonz~ fica in Italia in periodo francese, «L'Ambiente Storico», cit., p. 149 sgg.

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Un pays sauvage et marécageux sosteneva infatti il Dubuat nel 1779 - cou­vert de roseaux, inaccessible aux troupeaux, repaire d' oiseaux aquatiques, aban­donné à quelques misérables pecheurs, une fois dilué des eaux sous lesquelles il était noyé, ouvre son sein, reçoit de prédeuses semences, se couvre de riches dé­pouilles, donne la vie à de nombreux bestiaux, fait les délices et procure l'abon­dance de l'homme industrieux qui l'a fertilisé; de nouvelles familles s'y établissent et s'y multiplient, et la nature se montre d' autant plus empressée et magnifique à récompenser leurs travaux qu' elle avait lon§jemps malgré elle renfermé ses trésors dans son sein stérile et glacé par les eaux.

3

Siamo in presenza di una «visione dall'alto» che appare sempre più de­cisamente favorevole alla conquista agricola, quasi un conflitto di civiltà se si tiene conto, fra l'altro, dell'atteggiamento che andava maturando nei confronti di quei nuclei sociali che vivevano in stretto rapporto con le aree

umide. n giudizio negativo, anche in questo caso, sembrava trapassare dall'am-

biente naturale a quello umano. Se il concetto di inferiorità riferito alle po­polazioni extra-europee24 era applicabile anche nei confronti di talune ca­tegorie di europei, vuoi per divisioni di «genere» (ad esempio le donne) ma soprattutto per motivi legati all'educazione e alle condizioni economiche (cioè gli analfabeti e i poveri in generale),25 a maggior ragione simili atteg­giamenti coinvolgevano gli abitanti di quelle aree marginali o non piena­mente partecipi della civilizzazione agricola.

Se un funzionario granducale ottocentesco parlava di gente «mezzo sel­vaggia, e feroce», riferendosi alle popolazioni rivierasche del lago di Bien­tina,26 tali parole, qui come altrove,27 riflettevano una vera e propria co­stante nell'atteggiamento mentale e culturale con cui i ceti di governo (e dunque le classi superiori) venivano rapportandosi al mondo della palude (atteggiamenti non dissimili si possono ritrovare, del resto, anche in certe

23 ThmUAT, Principes d'hydrauliques, Paris, 1779, p. 279, cit. in A. GurLLERME, Problemi d'acqua ... cit., p. 35.

24 Tema sul quale si sofferma Stuart J. W oolf nei lavori citati alla nota 7. 2s K. THOMAS, L'uomo e la natura ... dt., pp. 35-44. 26 ASF, Confini, 424, «lstoria dello stabilimento, e conservazione dei Confini del Gran-Du­

cato di Toscana con li Stati Esteri dal1782 al1834», Vol. Il, cc. 70v-72r. 27 Ad esempio in Inghilterra dove, all'inizio del '700, gli abitanti delle zone paludose del-

l'Essex erano considerati con un carattere così «abietto e sordido», da essere più simili alle bestie che non agli umani, cfr. K. THOMAS, L'uomo e la natura ... eit., p. 38.

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descrizio~i. degli. abitanti delle montagne, ovvero, in generale, dove preva­levano gli mcolt1 e le forme di gestione collettiva).

n distacco culturale che sembra manifestarsi in alcune relazioni inviate al g?verno g~and~c~e f~a fine '700. e ~~o '800. dai giusdicenti impegnati ne~ a~ea _um1_da di. B1entm~ alcum v1car1 sottolmeavano il cattivo parlare de1 b1entmes1, altnla loro 1gnoranza o superstizione, altri ancora la loro ris­sosità e insubordinazione legandola alla situazione ambientale - 28 non dif­feriva di molto dai concetti che esprimeva Vittorio Fossombroni 29 nelle sue pro~oste d~l 1795 sul Pa~ule di Fucecchio quando, a proposito degli abi­tantl che v1vevano delle nsorse palustri, parlava di

incer:ro '?vere foraggiando tumultuariamente, non senza scandolo di chiunque c?_nst?~n ~uanto mal convenga in mezzo di una società civilizzata, una quantità ~ mdtv_'?Ul, che c~pando all'uso dei vaganti barbari Sdti conservano una memo­na umiliante per l umanità delle favolose, e brutali prime età del mondo. 30

P~role estremamente significative di quanto dicevamo prima e dell'im­perativo morale che sembrava competere alle classi dirigenti nel loro sforzo ~ riscattare i ristretti nuclei di «rozzi>> pescatori e di raccoglitori che ancora VIvevano a contatto con ambienti palustri, ormai inaccettabili in una mo­derna «società civilizzata». Come sottolineava un funzionario dell' ammini­strazione napoleonica in Toscana, impegnato a risolvere le «bizzarre» divi­sioni amministrative retaggio del passato che ancora predominavano nell'a­rea delle Cerbaie formazioni collinari a spartiacque fra le due zone umide di Bientina e di Fucecchio una moderna amministrazione doveva farsi ca­rico di riscattare dal baratro dell'ignoranza e dell'inciviltà coloro che vive­vano dei prodotti palustri, trasformando i pescatori in contadini:

2~ S~ qu~s~ ~pe_tti rimando a quanto scrivo in A. ZAGLI, «Viva Leopo/do e la sua famiglia». I motz legtttzmzstz dz Bzentma ne/1849, «Rassegna Storica Toscana» XLVII n 2 Iugli di b 2001, pp. 315-343. ' ' · • o- cem re

• 29 S~o sd~n;ciato ~ uo~o po~tico aretino cfr. L BIAGIANTI, Vittorio Fossombroni, fra idrau-hca e polttzca, «RiVIsta di Stona dell Agricoltura» XXVIII 1988 2 pp 179-214 ID Il · · v: .tt · [ì b · Lo ' • , • · e ., mzmstro

z_ ono. ossom rom tra rena e Governo Francese, in l TOGNARINI (a cura di) La~ n la RtvoluZtone Francese, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1994, pp. 569-595 ,' osca a e

l 3° Cfr. V. FossOMBRONI, Rela:d~m: sopra il La~o di Fucecchio. 1795, in ID., Opere idraulicbe, Bo ?g~a, 1826, p. 302 sgg. n p~so e, Cltato anche In A. ZAGLI, Propn'etari, contadini e lavoratori' del! «tncolto». !fspettt e problemz del! a~cesso alle risorse nell'area del Padule di Fucecchio fra XVII e XIX secolo, m A. PRosPERI (a cura di), Il Padule di Fucecchio ... cit., p. 196.

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il n'est pas irnpossible a une administration sage, et paternelle - si chiedeva reto­ricamente de polir peu a peu ces Habitants grossiers occupés presqu' exdusive­ment de la Peche. Comme tout se tient, et est essentiellement lié en administration, les Opérations qui tendraient a dessécher, ou du moins rétrécir les bornes cles Ma­rais avoisinants les marges cles Lacs porteraient a assainir cles Terreins qui auraient besoin de bras pour etre cultivés. Des lors le Pecheurs grossier se transformeraient en agriculteurs industrieux, se poliraient, et seraient susceptibles d'instruction.

31

Al di là dell'affermarsi di simili presupposti culturali che ci segnalano, fondamentalmente, un mutamento della sensibilità nei confronti di quei nuclei sociali che apparivano meno inquadrati nei consolidati rapporti cit­tà-campagna che erano alla base dell'organizzazione economica predomi­nante, in realtà i legami fra lo sfruttamento delle zone umide e le attività agricole erano tutt'altro che scontati. Vi erano complessi rapporti di com­plementarità e di reciprocità destinati a trasformarsi e a subire notevoli cambiamenti nel corso del tempo; inoltre, non di rado, la contrapposizione era assai meno schematica di quello che potrebbe apparire. I motivi di fon­do che in qualche modo rendono complesso il rapporto con le aree umide - e dunque il processo della loro progressiva riduzione meno lineare e più interessante da studiare - sono a mio giudizio sostanzialmente due.

In primo luogo, il percorso delle bonifiche non fu affatto un cammino progressivo e ineluttabile di eliminazione dei bassifondi palustri. In realtà si presenta come un percorso tormentato di interventi realizzati o solo pro­gettati che si intrecciano nel corso del tempo con le scelte messe in campo dalle diverse amministrazioni e con gli imperativi dettati dal sapere tecno­logico oppure dalla natura stessa, (sotto forma, ad esempio, della variabile dell'andamento meteorologico). E un susseguirsi di successi e di abbando­ni, di riprese e di ricadute, in cui vengono ad interagire forti interessi pub­blici e privati spesso in conflitto o, almeno, in concorrenza fra di loro (e le vicende di Bientina e di Fucecchio forniscono ampio materiale in questa

31 Cosi si esprimeva nel 1808 Giuseppe De Baillou, direttore del Bureau Geographique, commentando un progetto di riorganizzazione e circoscrizione dei comuni rurali elaborato ~ prefetto del Mediterraneo e sottoposto alla Giunta Straordinaria di governo che reggeva.l'am.tnl­nistrazione francese dei tre dipartimenti toscani. n progetto, che non .fu portato a termme, pr~­vedeva lo stabilimento di un nuovo comune rurale ad Orentano che mglobasse, nella sua gmn­sdizione e nei suoi confmi, la zona delle Cerbaie con le sue sovrapposizioni anuninistrative, cfr. ANP, F1 e 92, Ins. «Dep. Méditerranée».

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direzione). L'immagine forse più corretta è quella di «cantieri permanenti di bonifica» che rimangono aperti per vari secoli.

In secondo luogo la complessità «naturale» e «paesistica» - e dunque di usi di quelle che definiamo «zone umide» di cui rimangono a tutt'oggi, in Toscana, sporadiche, ma non per questo meno significative permanenze. 32

2. LE AREE UMIDE DI BIENTINA E FuCECCHIO

Le zone umide secondo una denominazione, ratificata anche dal gover­no italiano, e sottoscritta in una convenzione internazionale (Ramsar, Iran, 1971) 33 sono «aree paludose, acquitrinose o torbose o comunque specchi d'acqua, naturali o artificiali, permanenti o temporanei, con acqua ferma o corrente, dolce, salmastra o salata, compresi i tratti di mare la cui profon­dità non ecceda i sei metri con la bassa marea».34

Si tratta, dunque, di una definizione recente e abbastanza precisa 35 che

32 Una panoramica delle aree umide che sopravvivono in Toscana può essere consultata in una pagina web - dunque all'interno di una risorsa continuamente aggiornata - recentemente inaugurata, cfr.l'indirizzo «www.zoneumidetoscane.it», patrocinato dalla Regione Toscana all'in­temo del progetto «Lungo le rotte migratorie>>.

33 La convenzione di Ramsar, tuttora operante a livello mondiale, è un trattato inter-gover­nativo che fornisce una struttura comune per gli interventi nazionali e per la cooperazione inter­nazionale in vista di una conservazione e di un uso regolato delle zone umide e delle loro risorse. Attualmente sono 13 O i soggetti che ne fanno parte, mentre sono 1.140 i siti (per un totale di 91.7 milioni di ettari di superficie) inseriti nella Lista delle zone umide di rilevanza internazionale. Per maggiori informazioni sono consultabili le risorse in linea della <<Ramsar Convention on We­tlands» all'indirizzo internet www.ramsar.org.

34 Per questa definizione cfr., ad esempio, MINisTERO DELL'AGRICOLTURA E DELLE FORESTE,

Progetto pilota per la salvaguardia e la valorizzazione del Padule di Fucecchio, a cura del Consorzio di Bonifica del Padule di Fucecchio, Firenze, Giorgi & Gambi, 1980, p. 15.

35 In America, ad esempio, solo recentemente si è giunti ad una definizione del termine «Wetland» che è venuto a sostituire altri termini che in precedenza designavano diversi tipi di ambienti umidi (termini del tipo «bog», «fen», «marsh>>, «mire», «muskeg», «slough», «swamp»). La definizione, messa a punto dal National Research Council's Committee on We­tlands Delineation, è ripottata nel lavoro di P. BoSSELMAN, Limitations Inherent in the Title to Wetlands at Common Law, «Stanford Environmental Law Journa1>, June, 1996, p. 258 e si esprime nel seguente modo: <<A wetland is an ecosystem that depends on constant or recurrent, shallow inundation or full saturation at or near the surface of the substrate. The minimum essen­tial characteristics of a wetland are: (l) recurrent, sustained inundation at or near the surface, and (2) the presence of physical, chemical, and biologica! features reflective of recurrent, sustained inundation and saturation. Common diagnostic features of wetlands are hydric soils and hydro­phytic vegetation; these features will be present except where specific physicschemical, biotic, or anthropogenic factors have removed them or prevented their development».

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tende a racchiudere in una formula quadri ambientali instabili soprattutto nel lungo periodo/6 caratterizzati da assetti mutevoli e dal convergere in collettori unici definiti, ad esempio, dal termine toscano «Padule» - di diversi ecosistemi (agricoltura, pascoli prepalustri, vegetazione palustre, specchi d'acqua liberi, acque fluenti) interdipendenti fra di loro ed alta­mente sensibili alle trasformazioni indotte dall'uomo soprattutto in bacini che fungevano da cassa di raccolta e di regolazione per regioni idrografiche . più ampie.

Del resto analizzando l'abbondante cartografia storica prodotta sui due invasi di Bientina37 e di Fucecchio38 - ulteriore segnale di una problema­ticità di lungo periodo dei rispettivi ambienti - si percepisce abbastanza chiaramente questa natura composita e multiforme di acque, di terre, di praterie e di boschi. Gli specchi d'acqua - il «chiaro» - sono inframmezzati anche nelle descrizioni cartografiche da ampie sezioni ricoperte dalla vege­tazione, siano esse praterie oppure boschi. Interessante sottolineare come la complessità dell'ambiente palustre abbia dato luogo anche ad una termi­nologia del tutto particolare per descriverne le multiformi caratteristiche.

Sono note, ad esempio, le descrizioni che il naturalista Giovanni Tar­gioni Tozzetti, nelle settecentesche <<Relazioni» dei suoi viaggi per la Tosca­na,39 faceva a proposito dei «pollini», ossia di quella specie di isole natanti formate dall'intreccio della vegetazione palustre che erano diffuse tanto a Bientina che a Fucecchio. TI termine, fra l'altro, che si riferisce generica­mente ad un terreno molle e poco stabile, si ritrova frequentemente nella

36 Proprio il carattere della instabilità determina una sorta di «dilemma scientifico» che mina le fondamenta stesse della definizione, soprattutto per coloro che considerano il paesaggio come una forma di sistema continuamente «interattivo» e non come un dato immutabile, ibid.

37 Per la quale rimando, complessivamente, alla sezione di immagini riprodotte nel recente volume che ho dedicato all'evoluzione storica di questa area, cfr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità. Storia di Bientina un «castello» di pescatori nella Toscana moderna, Firenze, Polistampa, 2001.

38 Abbondanti supporti cartografici relativi al padule di Fucecchio sono contenuti in ·di­verse pubblicazioni; cfr. G. GALLETTI A. MAL voLTI, Il ponte mediceo di Cappiano. Storia e re­stauro, Fucecchio, Edizioni dell'Erba, 1989; Monsummano e la Va!dinievole nel XVII secolo: terre, paduli, ville, borghi, a cura di G.C. Romby e L. Rombai, Pisa, Pacini, 1993; Monsummano e la Valdinievole nei secoli XVIII-XIX: agricoltura, terme, comunità, a cura di G.C. Romby e L. Rombai, Pisa, Pacini, 1994; A. PROSPERI (a cura di), Il Padule di Fucecchio. La lunga storia di un ambiente "naturale" ... cit.

39 G. TARGIONI TOZZETTI, Relazioni d'alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana per osservare le produzioni naturali e gli antichi monumenti di essa, Firenze2

, 1768-79, Tomo I (1768), pp. 304-305.

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documentazione fin dal '500, sia nel bientinese,40 sia nell'area di Fucecchio, dove si parla della particolarità delle unghie dei cinghiali diffusi sui terreni palustri.41 Ma altri termini come «pagliereto» o «paglie», assai diffusi so­prattutto nel bientinese, sembravano designare località o bassifondi dove crescevano piante palustri che davano una buona produzione di «paglia»,42

mentre quelli che derivavano dal latino «botrus», nel senso di canale, riga­gnolo ecc. (che nell'aretino davano luogo alla variante di «borro») a Bien­tina - nella versione locale di «Botra», «Botro» o «Biodro» - avevano ac­quisito il significato di indicare località segnate da boschi palustri di onta­ni 43 e da una fitta rete di minuscoli canali.

Come non ricordare, infine, una terminologia che ancora alla metà dell'800 quando, come vedremo più avanti, le questioni legate alla falciatu­ra delle produzioni palustri erano venute facendosi estremamente delicate, operava delle nette distinzioni sui tipi di terreno che favorivano non solo la generazione di determinate specie vegetali ma anche il grado di maturazio­ne e, dunque, le caratteristiche della successiva lavorazione: da un lato ter­mini come «po.llin.D>, «gronde», «aggallati» designavano terreni molli e po­co stabili; dall'altro il termine «affondati>> distingueva invece i terreni più stabili e più fermi. In sostanza, un ambiente complesso da gestire, da sfrut-

40 Intorno alla metà del XVI secolo, infatti, si riscontra a Bientina una notevole attività per sistemare i «Pollini>> palustri in assetto da pesca, cfr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., p. 225 sgg.

41 Si veda la testimonianza diretta del Frullani (cfr. più avanti n. 61) che sosteneva di aver visto più volte «quei porci morti con l'ugne molto diverse da i porci di terra ferma, e molto me­ravigliandomene, fui fatto certo che quei cignali nascevono su i pollini, e vivevono delle barbe di cannelle, biodi, gerbi ed altri herbami padulini, e l'ugne esser così grande mediante l'humidità di quei luoghi, che quando fosser venuti in terra, poco o non punto harien possuto caminare nonché correre, atteso la tanta lunghezza e tenerezza dell'ugne causata dall'humido, pure ove nascevano e nutricavonsi», CEsERI FRULLANI DA CERRETO Gurm, Discorsi di cose create et non venute alla luce intorno al Lago di Fucecchio e sua vicinanza, a cura di G. Micheli e A. Prosperi, in Memorie sul Padule di Fucecchio (secoli XVI e XVII), Fucecchio, Edizioni dell'Erba, 1990, p. 61.

42 n termine sembra condividere l'origine con quello di <<Paglieto» o di <<Paglietano» (rife­rito, ad esempio, da Francesco Redi ad una particolare razza di anguille), cfr. Dizionario etimo­logico italiano, a cura di C. Battisti e G. Alessio, Firenze, Barbèra, 1975, Vol. IV, p. 2721.

43 Un perito lucchese, impegnato intorno alla metà del '500 a disegnare una mappa dell'area palustre compresa fra gli argini bientinesi e l'alveo del lago, parlava di «Paduli con ontani che loro [i Bientinesi] chiamano Botte», oppure «Botre cioè ontani con paduli», cfr. la pianta in ASLu, Of/icio sopra i Paduli di Sesto, 45, n. 22 che ho pubblicato in A. ZAGLI, Il lago e la comu­nità ... cit., Tav. 24. Dal termine «Botta» deriva certamente il toponimo «Botronaie» che desi­gnava una delle più grandi riserve di pesca di proprietà del comune di Bientina.

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tare e forse anche da definire per gli stessi contemporanei nel caso fossero sprovvisti di una lunga consuetudine di usi e di freq~entazioni; ~atti il ri­corso agli «esperti e ai più pratici» era di solito essenziale quando s1 trattava di risolvere le problematiche legate alle pratiche di sfruttamento e di acces­so alle risorse prodotte nel corso delle stagioni da terreni ora molli ora sta­bili di volta in volta sommersi oppure asciutti.

'La complessità dei «paduli», come già accennato e come è possibile evincere dalle precedenti note, risultava quindi estremamente sensibile, ol­treché all'andamento climatico, alle trasformazioni indotte dalle società umane che interagivano con simili quadri ambientali. Sarà dunque oppor­tuno ripercorrere, sebbene rapidamente, il contesto ~torico nel quale si co!­locano le vicende di queste due importanti aree um1de che, per la loro Vl­

cinanza e per alcune caratteristiche di fondo, componevano certamente, as­sieme alla cerniera collinare delle Cerbaie che li separava, uno degli scena­ri più significativi di quella che potremmo definire come la Toscana «del­l'incolto».

I due bacini di Bientina e di Fucecchio condividevano certamente talu­ne caratteristiche strutturali. Innanzitutto, probabilmente, l'origine: antiche e profonde depressioni determinatesi dopo che il mare era retrocesso dal limite costituito dal Monte Albano nella pianura pistoiese-fiorentina. In en­trambi i casi, poi, l'elemento centrale era costituito dal bacino fluviale del­l'Arno su cui le due depressioni venivano a convergere.44 TI rialzamento na­turale del letto del fiume per il deposito dei materiali raccolti a monte (evi­dente, ad esempio, a Calcinaia dove gli argini erano altissimi), nel corso del tempo pose seri ostacoli al deflusso delle acque superficiali che veniv~o a raccogliersi nei due bacini i quali, a loro volta, fungevano da «cassa di rac­colta» per ampie regioni idrografiche. .

Le due pianure, infatti, raccoglievano gli scoli di innumerevoli influenti che scendevano dai rilievi circostanti: nel caso di Fucecchio quelli prove­nienti dalle montagne e dalle colline del pesciatino e del pistoiese; nel c~o di Bientina quelli che scendevano in pianura dalle montagne della lucches1a (fra cui lo stesso Serchio, mediante i rami collaterali denominati Ozeri e Rogio) e dai contrafforti del Monte Pisano.

44 Per un rapido inquadramento S. PrccARDI, Variazioni storiche del corso dell'Arno, <<Rivi­sta Geografica Italiana», LXIII, l, 1956.

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Dunque una struttura idrografica complessa, caratterizzata da forte w­stabilità e su cui venivano a convergere non solo i problemi delle rispettive microregioni ma anche gli effetti risultanti dalla gestione del territorio ifl zone spesso assai distanti (nel '500, ad esempio, si iniziava ad avere una cer­ta consapevolezza dei problemi connessi alla deforestazione dei rilievi, si~ nella repubblica lucchese che nel dominio fiorentino).45 In entrambi i casi l'avanzamento o la riduzione dell'area umida veniva a dipendere molto, svl piano della dinamica idraulica, dalla capacità dei due bacini di scaricare le proprie acque e di farle defluire nel fiume Arno. Ne derivava una gestione dei canali emissari, la Gusciana, nel caso di Fucecchio, la Serezza, in quello di Bientina, particolarmente difficile e delicata, per non dire controversa Il causa dell'intreccio degli interessi in gioco e dell'insanabile divergenza frtt le necessità che erano andate sviluppandosi nella parte settentrionale e me­ridionale dei due bacini: nel primo caso (la pianura lucchese e la V aldinie­vole) era essenziale garantire il migliore e più veloce deflusso delle acque verso la foce; nel secondo (il Valdarno di Sotto e la pianura bientinese) era vitale difendere il territorio dall' «assedio» delle acque che si determina-­va - di solito nelle stagioni più piovose - in corrispondenza proprio delll'l foce dell'Amo (trattenendo e rallentando, in un estenuante gioco di equili­bri, la portata delle masse idriche che attraversavano il territorio).

Non a caso i problemi idrografici dei due bacini sono una costante eh~ ricorre continuamente nella documentazione storica. Se ne occuparono 1

più valenti tecnici e scienziati di una regione che, probabilmente, con 1::~­sua tradizione galileiana, fu fra quelle all'avanguardia in Europa nel camp': della cultura idraulica: 46 tralasciandone molti, basterà ricordare i nomi di Benedetto Castelli, di Vincenzo Viviani, di Guido Grandi, di Leonardo Xi­menes, di Pietro Ferroni, 47 oppure di esperti provenienti da fuori, come Eustachio Zanotti o Ruggero Boscovich, per comprendere l'importanz::l delle due aree come oggetto di dibattito teorico e come «piattaforme>-? per la sperimentazione di tecniche e di saperi empirici.

45 Si vedano, ad esempio, le testimonianze citate in A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 38-39.

46 Una sintesi di respiro europeo in S. CIRIACONO, Acque e agricoltura ... cit. 47 Un quadro d'insieme in D. BARSANTI - L. RoMBAI (a cura di), Scienziati idraulici e terri-'

torialistì nella Toscana dei Medici e dei Lorena, Firenze, Centro Editoriale Toscano, 1994.

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Nonostante i progressi scientifici, tuttavia gli obiettivi limiti tecnici che caratterizzavano le possibilità di intervento non furono del tutto superati (una svolta radicale si determinerà solo con la «meccanizzazione», grazie alle scavatrici a motore e alle pompe di drenaggio). All'epoca cui ci riferia­mo, si era in grado di correggere la pendenza di un determinato terreno allagato rialzandone il fondo mediante l'azione regolata di deposito di un corso d'acqua (il sistema cosiddetto delle «colmate» messo a punto proprio in Toscana); 48 si poteva inoltre agire sulla direzione, sullo scorrimento e sulla portata delle acque intervenendo sull'assetto della rete idrografica, al­largando o restringendo i corsi d'acqua, scavandone o meno i letti, frenan­done o accelerandone la corrente (utilizzando ad esempio strumenti come le «cateratte» ad azionamento meccanico per controllare i flussi in entrata e uscita).

Canalizzazioni e colmate non erano, si badi bene, interventi marginali o di limitata portata; al contrario, ove fossero inseriti in progetti di ampio re­spiro, supportati da ingenti finanziamenti e da adeguate condizioni politi­che, erano in grado di trasformare completamente un determinato territo­rio, guadagnando all'agricoltura ampie piaghe incolte e infrigidite dall' azio­ne delle acque. Del resto la storia delle bonifiche europee in età preindu­striale può agevolmente dimostrare, con dovizia di particolari, i risultati raggiunti in numerose aree del continente.

Era però necessario, come detto, il verificarsi di tutta una serie di con­dizioni o di «prerequisiti» che difficilmente riuscivano a compiersi; ecco perché «i cantieri di bonifica» erano permanentemente aperti e il controllo delle acque risultava il più delle volte settoriale, particolaristico, con mar­cati caratteri di estemporaneità, spesso in risposta alle sollecitazioni di fat­tori esogeni come l'andamento meteorologico (e la cronologia delle inonda­zioni che colpirono la valle dell'Amo è molto significativa se letta in con­troluce agli interventi sull'assetto idrografico dei bacini di Fucecchio e Bientina),49 la congiuntura economica (quando ad esempio i prezzi dei prodotti agricoli sembravano promettere maggiori profitti) oppure in se-

48 Su cui ha scritto delle belle pagine E. Sereni nel suo ormai classico Storia del paesaggio agrario italiano, Roma-Bari, Laterza, 19794

, pp. 310-314. 49 Per una prima ricostruzione seriale di tali fenomeni, raccogliendo informazioni di varia

provenienza, cfr. A ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 82-86.

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guito a rovinose epidemie i cui effetti venivano addebitati alla «corruzione» dell'aria (anche se di solito la motivazione igienico-sanitaria era in realtà utilizzata per rafforzare o per coprire i veri interessi di natura economica).

La storia degli interventi idraulici promossi nei due bacini - che non starò a ripercorrere in questa sede - 50 dimostra abbondantemente questi caratteri di forte instabilità che si sono perpetuati nel corso del tempo an­che se con esiti del tutto differenti: il lago di Bientina alla metà dell'Otto­cento fu essiccato mediante uno spettacolare intervento idraulico che con­vogliò le sue acque in una «Botte» sotterranea per attraversare il corso del­l' Amo; illago-padule di Fucecchio rimase un problema aperto dal punto di vista idraulico e come tale continua a sussistere ancora oggi, sebbene assai ridotto nelle sue dimensioni

Dunque condizioni speculari che furono accompagnate da vicende sto­riche differenti e che portarono a destini opposti. Infatti la gestione idrau­lica dei due comprensori rimanda, per forza di cose, ad un problema su cui è opportuno soffermarsi, cioè quello della proprietà e dei suoi sviluppi in questo territorio.

Nel corso del '400 il comune di Firenze, nell'ambito del processo di formazione dello stato regionale che lo aveva portato fin dal XIV secolo ad estendere progressivamente la sua giurisdizione sulle terre del V aldamo inferiore e della Valdinievole,51 dopo la conquista di Pisa giunse a contro!-

50 Per una rassegna degli interventi cfr. complessivamente D. BARSANTI - L. RoMBAI, La "gue:ra" delle acque in Tos~ana. Storia delle bonifiche dai Medici alla Ri/orma Agraria, Firenze, M~cea, 19~~· Su Fucecchio, oltre ai lavori citati alla nota 38, si vedano anche gli atti dei conve­~ Una P?lzt;c~ per le terme. Montecatini e la Val di Nievole nelle riforme di Pietro Leopoldo, Siena,. Pencctoli, 1985; I. TOGNAR1NI (a cura di), Il territorio pistoiese e i Lorena fra '700 e '800: viabilità e bonifiche, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1990; I. ToGNARINI (a cura di), Larciano negli ultimi secoli. Agricoltura, società e politica tra '700 e '900 in una comunità sul padule, Napoli, Edizioni Scientifiche Italiane, 1999. Su Bientina, oltre ad A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., passim (con i relativi apparati bibliografici), cfr. E. P ADERI, Variazioni /ist'o­graf(ch; del bacino del. Bientina e della piana di Lucca durante i periodi storici, «Memorie della Socteta ~eog.rafica Italiana», Roma, 1932; P. FASOLI, Bonifiche e paesaggio agrario: Bientina, Buti, La Grafica P1sana, 1981; G. CACIAGLI, Il lago di Bientina. Vicende storiche e idrogeologiche Pon-tedera, Bandecchi e Vivaldi, 1984. '

51 Sui meccanismi di formazione dello stato territoriale fiorentino e sulla sua espansione verso occidente cfr. G. CHITTOLINI, Ricerche sull'ordinamento territoriale del dominio fiorentino agli inizi del secolo XV, in ID., La formazione dello Stato regionale e le istituzioni del contado To­rino, Einaudi, 1979, pp. 292-352; G. PINTO, Alla periferia dello Stato fiorentino: organi:aa'ztone dei primi vicariati e resistenze locali (1345-1378), in ID., Toscana medievale. Paesaggi e realtà so­ciali, Firenze, Le Lettere, 1993, pp. 51-65.

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lare verso occidente le principali aree umide che segnavano il complesso bacino idrico dell'Amo nel suo corso verso il mare: le due zone umide di Bientina e di Fucecchio, inserite in un sistema integrato di comunicazio­ni imperniato sul corso dell'Arno e sul raccordo fra trasporti terrestri e ac­quatici,52 da allora e per molto tempo costituirono la riserva ittica della capitale.

All'epoca, naturalmente, il pesce fresco di lago era una voce di notevole rilevanza, sia dal punto di vista economico, sia da quello alimentare. Non a caso uno scrittore settecentesco, come il naturalista Giovanni T argioni Tozzetti, ha lasciato scritto, relativamente a Fucecchio, che «al tempo della Repubblica Fiorentina, quando il Pesce di Mare doveva riceversi per mano dei Pisani o nemici, o poco amici, fu un lodevol colpo di politica il fame un lago, per avere una Pesca in nostro libero dominio». 53 Infatti si collocano alla metà del '400 gli interventi fiorentini di sistemazione del bacino di Fu­cecchio, denominato in maniera significativa «Lago Nuovo» in seguito ai lavori che dovevano incrementarne la pescosità. 54

Le funzioni economiche e la valenza strategica rivestita dai due invasi (collocati in importanti zone di confine) fecero sì che gli interessi delle autorità cittadine fiorentine crescessero decisamente nel corso del tempo, intrecciandosi con i destini familiari della casata dei Medici nelle vicende politiche che portarono la stirpe ad assumere una posizione dominante. n processo di formazione del patrimonio familiare- che da proprietà pri­vata diventò proprietà pubblica non appena lo stato territoriale si avviò a divenire uno stato patrimoniale sotto la dinastia medicea - è abbastanza noto, ormai, nei suoi contorni essenziali, nelle sue direttrici, nelle sue scan­sioni cronologiche.55 Nelle due aree in esame sappiamo, ad esempio, che i

sz Sulla valenza economica dell'uso del fiume e sulla sua importanza di lungo periodo nel sistema dei trasporti della Toscana, è intervenuto di recente anche A. NESTI, Alcune note sulla navigazione nel bacino inferiore dell'Arno (XV-XIX secolo), in Dalle botteghe alle manifatture. Ar: tigianato, protoindustria e sviluppo industriale tra la Valdinievole e l'Arno (sec. XVIII-XIX), Attt del Convegno di Baggiano (24 giugno 2000), Buggiano, 2001, pp. 69-110.

53 G. TARGIONI TozzEm, Ragionamento sopra le cause e i rimedi ... cit., p. 556. 54 Su questi aspetti si rimanda al documentato lavoro di G. GALLETTI - A. MALvoL";l, Il

ponte mediceo di Cappiano ... cit., pp. 12 sgg.; inoltr~ A. MALvoLTI, Le rzso:se d~l Padule di Fu­cecchio nel basso medioevo in A. PRoSPERI (a cura d1), Il Padule dt Fucecchto ... ctt., pp. 35-62.

55 Una recente messa a punto anche nel volume di G. PARIGINO, Il tesoro del principe: /un-:àone pubblica e privata del patrimonio della famiglia Medici nel Cinquecento, Firenze, Olschkl, 1999.

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primi consistenti investimenti della famiglia nel bientinese e nel V aldamo pisano risalgono all'epoca di Lorenzo il Magnifico negli ultimi decenni del '400.56 n bacino di Fucecchio, invece, entra nell'orbita degli interessi medicei nei primi decenni del '500 con il ruolo importante svolto da Alfon­sina Orsini de' Medici. 57

Alcuni dei caratteri di un simile processo di acquisizione fondiaria, che porterà alla formazione di un ampio sistema di aziende agrarie, appaiono abbastanza definiti: la proprietà medicea venne ad occupare spazi dove più fragile e frammentaria risultava la proprietà affermatasi in precedenza, dove anche i rapporti di produzione erano meno inquadrati in un insieme di stabili norme consuetudinarie. 58 In altre parole, terreni dissestati dal punto di vista idrografico, di scarsa o incerta rendita, spesso caratterizzati da inesistenti o provvisorie strutture insediative, la cui proprietà, non di ra­do, era in mano ad enti pubblici come comuni o congregazioni religiose.

La forza di pressione della famiglia medicea era, per questi motivi, assai più efficace, 59 potendo contare, oltretutto, su uno strumento decisivo: l'in­tervento idraulico di risanamento che necessitava di poteri e di investimenti solitamente preclusi alle possibilità di altri soggetti. n processo si farà par­ticolarmente incisivo nel corso del '500 durante la fase di trapasso dalle

56 A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 45 sgg.; inoltre A.M. PuLT QuAGLIA, Forma­:done e vicende delle /attorie medicee di Bientina e di Vicopisano, in AA.Vv., Studi di storia medie­vale e moderna su Vicopisano e il suo territorio, Pisa, Pacini, 1985, pp. 87-109 e di M. BASSETTI, Struttura e sviluppo dell'agricoltura pisana nell'età moderna: la fattoria granducale delle Cascine di Bientina nel XVIII secolo, in Agricoltura e aziende agrarie nell'Italia centro-settentrionale (secoli XVI-XIX), a cura di G. Coppola, Milano, Franco Angeli, 1983. Cfr. anche A. ÙLLIE, Lorenzo de' Medici's rural investments and territorial expansion, «Rinascimento», 33, 1993, pp. 53-67.

57 G. GALLETTI -A. MAL voLTI, Il ponte mediceo di Cappiano ... cit., pp. 16-20; A.M. PuLT QuAGLIA, Aspetti della proprietà fiorentina e medicea nella zona del Padule, in A. PROSPERI (a cura di), Il Padule di Fucecchio ... cit., pp. 107-122; si veda anche l'intervento di K. KOVESI KlLLERBY, Muddyng the waters: Al/onsina Orsini de' Medici and the Lake of Fucecchio in corso di pubblica· zione (ringrazio la studiosa australiana per la gentile anche se incompleta segnalazione).

58 Per questi aspetti si veda P. MALANIMA, La proprietà fiorentina e la diffusione della mez­zadria nel contado pisano nei secoli XV e XVI, in Contadini e proprietari nella Toscana moderna, Vol. I, Dal medioevo all'età moderna, Firenze, Olschki, 1979, pp. 346-375.

59 Certi meccanismi di pressione sono stati ben evidenziati, studiando ad esempio i rapporti con le diverse realtà locali nel tardo '400, dalle ricerche di P. SAL V ADORI, Lorenzo dei Medici e le comunità soggette tra pressioni e resistenze, in AA.Vv., La Toscana al tempo di Lorenzo il Magni­fico. Politica, Economia, Cultura, Arte, Pisa, Pacini, 1996, pp. 891-906. Adesso, più diffusamente, in Io., Dominio e patronato: Lorenzo dei Medici e la Toscana nel Quattrocento, Roma, Edizioni di storia e letteratura, 2000.

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strutture dello stato cittadino a quelle del Granducato, quando, a partire da Cosimo I, un ampio programma di lavori pubblici verrà ad interessare tutto il bacino dell'Arno ed in particolare la Toscana occidentale. 60

Se alcuni dei presupposti furono comuni, tuttavia gli esiti della penetra­zione medicea nelle due aree furono in parte differenti. Intorno al bacino di Fucecchio - dalla V aldinievole al V aldamo inferiore :... si sviluppò un siste­ma di fattorie che alla fine del XVI secolo circondava completamente l'in­vaso. Lo stesso lago entrò a far parte, dal punto di vista amministrativo, della gestione delle aziende agrarie granducali (sotto la direzione, dappri­ma, di quella di Stabbia, poi di quella di Ponte a Cappiano).61 Nella pia­nura bientinese, pur interessata da notevoli interventi di politica territoriale (basti pensare ai grandi lavori di rettifica del corso dell'Arno fra Montec­chio e San Giovanni alla Vena avviati intorno al 1560) 62 e nonostante la formazione di tre importanti fattorie (Cascine di Bientina, Vicopisano e Pianora), vi furono invece alcuni ostacoli che impedirono la piena realizza­zione di un unico latifondo mediceo: in primo luogo la presenza del confi­ne di stato con la Repubblica di Lucca, che solcava le acque del lago e ren­deva la gestione dell'area umida un affare di notevole complessità e delica­tezza; in secondo luogo la permanenza e la forza delle proprietà comunali bientinesi che interessavano proprio l'area umida.

Le differenze si fanno evidenti esaminando il carattere dei principali in­terventi effettuati dalle autorità medicee nel corso del '500. A Fucecchio nel 1549 fu realizzato l'imponente edificio di Ponte a Cappiano che, sbar­rando il corso delle acque nel loro deflusso verso l'Arno, di fatto significò per almeno due secoli un controllo diretto e centralizzato delle risorse am­bientali prodotte nel bacino, sebbene spesso con scelte altalenanti nelle

60 Per W1' analisi di questi aspetti con numerosi riferimenti bibliografici e documentari -rimando a quanto ho scritto in A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 32-45.

61 Oltre ai lavori più volte citati, le vicende del lago di Fucecchio possono essere ricostruite grazie agli scritti che ci ha lasciato W1 protagonista cinquecentesco di tali vicende, il fattore Ceseri Frullani da Cerreto Guidi, membro dell'apparato mediceo in questa zona. Le sue memorie ma­noscritte, conservate nell'Archivio di Stato di Firenze, sono state pubblicate in edizione critica negli anni scorsi, cfr. CESERI FRULLANI DA CERRETo GUIDI, Gl'awenimenti del LAgo di Fucecchio e modo del suo governo, a cura di A. Corsi Prosperi e A. Prosperi, Roma, Edizioni di Storia e Letteratura, 1988 ed anche Io., Discorsi di cose create et non venute alla luce intorno al LAgo di Fucecchio... cit.

62 Lavori che eliminarono le due grandi anse che lambivano gli abitati di Bientina e di Vi­copisano, raddrizzando il corso del fiume e liberando grandi spazi per lo sviluppo agricolo.

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prospettive di fondo (cioè se più favorevoli alla produzione agricola oppure ad attività alternative come la pesca e la caccia).63 ll lago-padule venne a far parte integrante dell'amministrazione delle «possessioni» granducali, l' ac­cesso alle sue risorse regolato da un'apposita legislazione 64 e condizionato dalle decisioni di ministri e fattori al servizio del sovrano.

A Bientina, invece, i due principali interventi idraulici del periodo - rettifica del corso dell'Amo ed escavazione del canale emissario della Se­rezza, attuati entrambi intorno al 1560 - sembrarono muoversi decisamen­te verso una prospettiva di risanamento della pianura favorendo il deflusso delle acque. In realtà la pluralità dei soggetti coinvolti a livello direttivo e poi nella gestione ordinaria del sistema idrografico, 65 l'intreccio di interessi spesso inconciliabili, invalidarono nel breve periodo i risultati raggiunti e determinarono un contesto ambientale che continuò per lungo tempo a reggersi su fragilissimi equilibri, continuamente da rivedere e rinegoziare fra i diversi referenti, sotto la costante minaccia di rovinose inondazioni.66

L'accesso e lo sfruttamento delle risorse prodotte nel bacino rispecchia­va, ovviamente, questa pluralità di soggetti: apposite convenzioni regolava­no un uso comune e indiviso della pesca che si svolgeva nella porzione del lago caratterizzata da acque perenni (il «Chiaro») per i sudditi lucchesi e per i soli abitanti di Bientina. Nelle vaste paludi che caratterizzavano le

63 Su Ponte a Cappiano cfr. ancora G. GALLETTI- A. MAL VOLTI, Il ponte mediceo di Cap­piano ... cit., passim. Sui caratteri del controllo mediceo in questa area nel corso dell'età moderna cfr. A. ZAGLI, Proprz'etarz; contadini e lavoratorz" dell' "incolto" ... dt., pp. 157-175.

64 Compendiata nella cosiddetta «Legge del Divieto», elaborata nei primi decenni del '600 e frutto di W1'intensa attività normativa che, a partire dalla metà del '500, aveva progressivamente ridotto gli spazi di accesso e di usi nel bacino, cfr. A. ZAGLI, LA Legge del "Divieto" del1624: attività di pesca e controllo delle n'sorse nel LAgo di Fucecchio fra XVII e XVIII secolo, in Memorz"e sul Padule di Fucecchio ... cit., pp. 75-88. Più in generale, sui caratteri della legislazione medicea relativa all'ambiente, si rimanda alla recente e voluminosa raccolta LA Legislazione medicea sul­l'ambiente (1485-1737), a cura di G. Cascio Pratilli - L. Zangheri, 4 Voli., Firenze, Olsckhi, 1994-95.

65 A livello più alto vi erano i due stati sovrani, cioè la Repubblica di Lucca (che doveva contribuire al mantenimento della Serezza e stipendiava propri manovratori delle cateratte alla confluenza del canale in Arno) e il Granducato di Toscana. In quest'ultimo i referenti della rete idrografica erano le comunità interessate (Bientina, Vicopisano e Calcinaia), l'Ufficio dei Fiumi e Fossi di Pisa fino ai limiti amministrativi del «Contado Pisano» (che arrivava a comprendere la riva sinistra della Serezza), i ministti dello Scrittoio delle Possessioni Granducali per le fattorie collocate nella zona.

66 Per W1' analisi di questi aspetti nellW1go periodo rimando ad A. ZAGLI, Il lago e la comu­nità ... cit., in particolare ai primi due capitoli.

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sponde del bacino, in territorio granducale la proprietà competeva ancora alla comunità di Bientina che proprio nel corso del XVI secolo era riuscita a riconfermare i suoi antichi diritti grazie ad alcuni importanti procedimen­ti giudiziari; anche in questo caso, tuttavia, venne sviluppandosi un com­plesso sistema di usi e di accessi che rese estremamente delicata la materia (vi erano spazi sfruttati collettivamente, altri erano affittati come beni co­munali, altri ancora, infme, erano di proprietà privata). In corrispondenza invece delle aziende agrarie granducali, lo sfruttamento delle zone umide presenti era riservato alle rispettive fattorie o ad uffici dell'amministrazione centrale (come ad esempio la pesca nel canale della Serezza che appartene­va al Magistrato della Grascia).67

3. L'ECONOMIA DELL'«INCOLTO» PALUSTRE E GLI UOMINI DI PALUDE

n contesto descritto precedentemente determinava, ovviamente, delle differenze nei caratteri e nei significati di quella che potremmo definire, complessivamente, come «economia dell'incolto palustre». Più che sul pia­no delle tecniche, dei modi di lavorazione, delle stagioni che scandivano le varie attività - che erano sostanzialmente comuni - le differenze vanno ri­cercate piuttosto nel quadro amministrativo e sociale che determinava lo sfruttamento economico delle due aree umide.

Parlando della pesca, ad esempio, si possono evidenziare taluni carat­teri specifici. A Fucecchio una delle voci primarie che si affermò decisa­mente era la pesca cosiddetta «alla Calla», che sfruttava i flussi migratori in uscita delle anguille attraverso l'edificio di Ponte a Cappiano. Le grandi reti applicate al ponte garantivano la cattura di abbondanti quantitativi di pesce in tempi relativamente rapidi e con un limitato impiego di manodo­pera e di mezzi.68 La grande vasca del vivaio, in dotazione alla struttura e dove il prodotto veniva conservato vivo in attesa della successiva commer-

67 lvi. 68 Descrizioni efficaci di questo sistema di pesca, con le caratteristiche tecniche e le scan­

sioni stagionali, in (S. FERONI), Ragionamento intorno allo stato del fiume Arno e delle acque della Valdinievole, Colonia, 1732, pp. 89·96 ed anche ASF, Miscellanea di Finanza A, 393, ins. «Cac­cia, Pesca e Bandite», <<Leonardo Ximenes. Memoria intorno alla Pesca del Lago di Castiglione paragonata alle Valli di Comacchio, ed al Lago di Fogliano. 1767».

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cializzazione, era il simbolo architettonico della pescosità del bacino e del controllo granducale su di essa.69

A Bientina lo sbarramento completo del canale emissario, la Serezza, non era proponibile per i motivi internazionali che regolavano la gestione condivisa del canale con Lucca (anche se la materia fu sempre aspramente contesa e non mancarono episodi di reciproche rappresaglie): 70 si svilup­parono quindi vari tipi di pesca che sfruttavano comunque i flussi migra­tori delle anguille mediante postazioni fisse racchiuse da recinti di canne (le <<incannicciate»). Nell'area palustre vi erano i «proventi» comunali di Bientina, cioè otto riserve di pesca che il comune affittava ogni anno rica­vandone gran parte delle proprie entrate; vi erano poi le pesche private de­nominate «Scetine» (frutto di antiche divisioni del patrimonio comune) e non mancavano spazi di uso collettivo riservati ai pescatori paesani. Infine c'erano, come detto, la pesca della Grascia sulla Serezza e quelle dello Scrittoio delle Possessioni sui canali e sui terreni palustri presenti all'inter­no delle rispettive fattorie (soprattutto in quella delle Cascine).

In un caso siamo dunque in presenza di un controllo dall'alto, centra­lizzato e disciplinato da apposite leggi (come ad esempio la legge del «Di­vieto» del 1624). A Fucecchio i pescatori per esercitare l'attività devono munirsi delle «fide» concesse dalla Corona oppure da alcuni grandi pro­prietari, quando significative porzioni del patrimonio mediceo furono ce­dute nel corso del '600: 71 cioè pagano tutti una tassa di ingresso; sono poi, in alcuni casi, a servizio diretto con un relativo salario; in altri, sono inquadrati come una sorta di «mezzadri» acquatici (dividono cioè il pro­dotto ittico a metà con lo Scrittoio in cambio di una zona di pesca).72 Con­dizioni simili sembrano caratterizzare anche i pescatori lucchesi nella ri-

69 Sui caratteri architettonici dell'edificio si rimanda all'approfondito studio di G. GALLETTI -A. MAL voLTI, Il ponte mediceo di Cappiano ... cit., corredato di un ampio apparato illustrativo.

70 L'episodio più clamoroso di una serie infinita di piccole e grandi rappresaglie «idrauli­che» fra i due stati, fu la costruzione della cosiddetta «Tura» nel1755, quando il governo toscano sbarrò con un terrapieno lo scolo del lago provocando estesi allagamenti in tutta la pianura luc­chese e l'innescarsi di un incidente diplomatico che coinvolse le maggiori corti europee, cfr. A. ZAGLI, l/lago e la comunità ... cit., pp. 65-66 ed anche A.M. MIGLIORINI, La «controversia delle acque» tra Lucca e Firenze (17.5.5-1756), «Bollettino Storico Pisano», XLIX (1980).

71 Come le fattorie di Bellavista e di Montevettolini che furono cedute, rispettivamente, ai marchesi Feroni e Bartolommei.

n A. ZAGLI, Le attività di pesca nel Padule di Fucecchio ... cit., pp. 439-483.

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spettiva porzione dd lago di Bientina, dove la pesca appartiene allo stato e vive di appalti annuali in cui si distinguono soprattutto le famiglie gentilizie titolari di vasti patrimoni fondiari nei contorni del bacino. 73

Nell'altro caso, cioè nella giurisdizione «fiorentina» del Bientina, la ma­teria della pesca vive di infinite transazioni di carattere sociale, economico e giudiziario ma nessun pescatore bientinese deve pagare una tassa per eser­citare un'attività che è un suo diritto acquisito per meriti di nascita e di re­sidenza familiare fondati sull' «origine» paesana. Sebbene non manchino, anche qui, vincoli di varia natura. Sul lago indiviso la pesca in comune con i lucchesi è regolata, ad esempio, da normative che mirano essenzial­mente ad evitarne usi distruttivi in un quadro di accesa e spesso aperta con­flittualità (i «bandi» colpiscono gli strumenti a strascico, come i «gorri» e le «cerchiaie», dannosi per la riproduzione della fauna ittica). Nello spazio palustre di Bientina, l'intensa attività normativa del comune (provvedimen­ti statutari, editti pretori ecc.) che mira in primo luogo ad escludere i non bientinesi, rispecchia ·}o sforzo continuo e ripetuto nel tempo per fissare i rispettivi limiti e gli spazi riservati ai diversi attori sociali che intervengono nell'attività. n legame della vita della comunità con la pesca è talmente stretto che ogni cambiamento può alterare o spostare i fragili equilibri su cui si fonda la stessa struttura economica e sociale. 74

n quadro politico-amministrativo e le vicende della proprietà nei due bacini influivano, naturalmente, non solo sull'esercizio della pesca ma an­che sulle altre attività che si svolgevano nell'ambiente umido e che non si esaurivano certamente nella sola «ars alieutica». Ma in cosa consisteva l'economia dell' «incolto» palustre di cui abbiamo parlato? In linea di mas­sima era un insieme di attività che tendeva a sfruttare intensamente la pro­duttività degli ambienti umidi. Forniva beni e servizi la cui domanda era, all'epoca, tutt'altro che trascurabile.

Non starò a soffermarmi su argomenti già affrontati ampiamente in al­tri lavori, ma certamente è da ricordare che la pesca di acqua dolce fino ad

73 Oltre ad A. ZAGu, Il lago e la comunità ... eit., pp. 131-132, dr. la docwnentazione in ASP, Regia Prefettura di Pisa, 62, «Vicopisano, Bientina, Calcinaia. Affari del1850», n. 783, <<Af­fare dei diritti di pesca nel Lago di Bientina».

74 Gli aspetti legati alla pesca ritornano continuamente nel mio volwne su Bientina, cui ri­mando per informazioni più complete e dettagliate, dr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., in particolare il capitolo N su «la Pesca e la comunità».

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epoche assai recenti ha sostenuto un mercato dei consumi importante, sia dal punto di vista economico-alimentare che da quello culturale e religioso. Stesso discorso per la caccia, anche se in questo caso era presente una va­riante legata alla valenza ricreativa e sportiva che l'attività ha sempre rive­stito soprattutto per i ceti benestanti (a partire dagli stessi Granduchi, per i quali le proprietà fondiarie erano essenziali anche per le loro funzionalità in termini venatori e di divertimento).75

Più articolato il discorso riguardante le attività di generica raccolta dd­le produzioni vegetali, ricordando che siamo ancora nel pieno di quella che è stata definita - per differenziarla dalla successiva società industriale - co­me «civiltà del legname», in cui ogni risorsa vegetale entrava pienamente nel ciclo produttivo sotto forma di materia prima o di semplice fonte ener­getica. Nel caso della vegetazione prodotta nelle aree umide, le attività di raccolta davano origine, in alcuni casi, a successive lavorazioni sotto forma di piccole industrie rurali, utilizzando ad esempio la paglia o i giunchi pa­lustri per produrre manufatti di intreccio o nel quadro di svariate attività di rivestimento (fiaschi, sedie ecc.). In altri casi il frutto della raccolta veniva adoperato in appoggio a diversi rami di economia; ad esempio le canne pa­lustri erano impiegate in attività che andavano dalla costruzione dei «castel­li>> per allevare i bachi da seta, alla fabbricazione dei «cannicci» e delle «stuoie» di canne (utilizzate ad esempio nelle postazioni fisse da pesca op­pure nei rivestimenti di carattere edilizio-abitativo). Le risorse vegetali pa­lustri erano poi assai importanti in funzione dell'allevamento del bestiame, sia come oggetto di pascolo diretto, sia fornendo beni di corredo al man­tenimento dello stesso: il «falasco» termine che designa un insieme di ve­getazione palustre in un dato momento di maturazione - diventò sempre più ricercato per ricavarne <<lettiera>> per le stalle, ritornando poi nel ciclo produttivo agricolo sotto forma di preziosissimo concime organico. 76

75 Sugli aspetti normativi della caccia signorile in toscana cfr. D. BARSANTI, Tre secoli di cac­cia in Toscana attraverso la legislazione: da «Privativa» signorile sotto i Medici a «oggetto di pub­blica economia» sotto i Lorena, «Rivista di storia dell'agricoltura», 26 (1986), n. 2, pp. 105-150. Negli stessi lavori del F rullani dedicati ai sovrani medicei - questo aspetto è analizzato con do­vizia di particolari ed è accompagnato da nwnerose proposte volte a migliorare la funzionalità e la produttività delle bandite di caccia diffuse nell'area del Padule di Fucecchio alla fine del '500, dr. in particolare CESERI FRULLANI DA CERRETO GuiDI, Discorsi di cose create ... cit., pp. 56-71. Sulle bandite medicee di questa zona dr. anche A. ZAGLI, Le tradizioni del Padule: aspetti e problemi di un territorio particolare, in Cerreto Guidi. Storia di un territorio, Firenze, 1991, pp. 79-100.

76 Per un'analisi ravvicinata di questi aspetti dr. A. 'ZAGLI, Larciano, Castelmartini e il pa-

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Insomma un quadro eli attività, di servizi, di possibili usi che determi­nava l'intenso sfruttamento di ogni risorsa prodotta nell'ambiente umido, un ambiente che, evidentemente, non costituiva solamente un castigo clivi­no ma che era fortemente compenetrato nella vita quotidiana e nelle attività economiche delle popolazioni che vivevano ai suoi margini, fossero essi contadini oppure abitanti eli realtà urbane o di borgate rurali.

In questo senso simili ambienti fungevano da collettori eli differenti e complementari spazi economici e sociali, caratteristica evidente se si sposta l'attenzione sulla struttura sodo-professionale delle popolazioni locali. Solo i pescatori, infatti, oppure i pescivendoli, appaiono come categorie distinte e definite nei censimenti fiscali e anagrafici eli cui disponiamo fra XVI e XIX secolo: sia i pescatori di Bientina che quelli eli Fucecchio sono carat­terizzati nel lungo periodo da una accentuata continuità del mestiere che, non diversamente da altre categorie professionali organizzate secondo rigi­de strutture corporative, sembra trasmettersi lungo le generazioni all'inter­no di precisi lignaggi familiari.

In entrambe le aree umide, insomma, il mestiere e la cultura specifica della pesca - definita in molti documenti come «arte>> - paiono caratteriz­zati da un alto tasso eli specializzazione. Non a caso i pescatori provenienti da questa zona risultano attivi, per l'intera età moderna, nella pesca eli nu­merose altre aree umide della Toscana, perfettamente in grado con le loro tecniche, eli sfruttare adeguatamente le risorse ittiche eli importanti laghi costieri come, ad esempio, quello eli Castiglione della Pescaia.77 Di fatto ho potuto constatare una significativa presenza eli impresari e di compagnie di pescatori bientinesi - e in misura minore fucecchiesi - nell'affitto non solo del Lago di Castiglione della Pescaia e di altri della Maremma (come Rimigliano, Scarlino e Campiglia), ma anche eli numerose altre aree palustri

dule di Fucecchio: aspetti di una storia secolare, in I. TOGNARINI (a cura di), Larciano negli ultimi secoli ... cit., pp. 65 sgg. Per il legame dell'economia palustre con l'agricoltura cfr. in particolare G. BIAGIOLI, L'agricoltura toscana dell'800 e l'economia del padule, in A PRosPERI (a cura di), Il padule di Fucecchio ... cit., pp. 213-253.

n Questo aspetto è messo in luce da importanti figure come Leonardo Ximenes impegnato, nella seconda metà del '700, ad elaborare una serie di proposte per un miglior sfruttamento del lago maremmano (v. n. 68). Sulla pesca del lago di Castiglione, oltre a D. BARSANTI, Castiglione della Pescaia. Storia di una Comunità dal XVl al XIX secolo, Firenze, Sansoni, 1984, cfr. anche il recente intervento di G. PARIGINO, La pesca a Castiglion della Pescaia nel Settecento. Appunti per una ricerca, al convegno La pesca in Italia tra età moderna e contemporanea. Produzione, mercato, consumo, Alghero-Cabras, 7-9 dicembre 2001.

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della pianura pisana. 78 ll documento riportato in Appendice I - risalente al 1682 e che testimonia degli accordi intercorsi con tanto di sanzione notarile fra gli affittuari bientinesi del lago eli Castiglione e alcuni pescatori eli Fu­cecchio in procinto eli recarsi alla pesca nel grossetano - 79 è estremamente chiaro nel delineare il contesto di rapporti che regolava simili flussi migra­tori stagionali legati a questo ramo di attività professionale.

Le altre figure in qualche modo legate ai lavori palustri o caratterizzate da rapporti promiscui e/ o saltuari con l'area umida appaiono, invece, una realtà assai più sfuggente, difficilmente quantificabile con precisione. Gli intenti classificatori che sottostavano alla compilazione dei censimenti fi­scali o anagrafici, infatti, eli solito non tenevano conto della «pluriattività>>, o meglio, della «multi-professionalità» che nelle diverse stagioni caratteriz­zava la vita delle popolazioni del passato, in particolare eli quelle che vi­vevano nei pressi di una zona umida. Generalmente dove si indicava la condizione professionale, l'attenzione cadeva sul profilo principale, essen­do oggettivamente difficile incasellare le multiformi attività lavorative del­l' epoca; inoltre vi erano intere categorie il cui lavoro era quasi del tutto ignorato, soprattutto quando si configurava come eli pura sussistenza. Tale documentazione, ad esempio, solo raramente riporta riferimenti all'impie­go e alla presenza di donne e ragazzi nei lavori palustri; in realtà da altre fonti - soprattutto da quelle di ambito giudiziario da cui traspaiono con maggiore evidenza gli aspetti più minuti della vita quotidiana - veniamo a sapere eli una presenza costante, significativa e soprattutto consistente dal punto di vista quantitativo come falciatori di erbe, raccoglitori eli can­ne oppure come semplici trasportatori delle produzioni raccolte nell' am­biente umido.

La grande rilevanza che avevano le attività di sfruttamento dell'area umida e la molteplicità dei soggetti che vi si dedicavano, emergono chiara­mente dalle considerazioni retrospettive che un avvocato del XIX secolo faceva a proposito delle vicende che avevano portato alla bonifica del lago di Bientina:

a Bientina, tranne pochi possessori e contadini, non si campava che del lago e del

78 Cfr. A ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 264-267. 19 ASF, Notarile Moderno, 20904, Notaio messer Girolamo di Bartolomeo Nucci da Bien­

tina, n. 55, «Concordia», l novembre 1682.

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padule. Ora mentre tutti o quasi tutti son falciatori, tutti o quasi tutti sono allo stesso tempo pescatori: perché è impossibile che gente, la quale nasce sopra un padule ed ha il lago sull'uscio di casa, e che d'altra parte non possiede in nessuna maniera, in un luogo dove non sono ne arti, né industrie di alcuna altra sorta, pos­sa campare se non della pesca e della caccia; e tanto più che l'una spezialmente ed anche l'altra vi era, come è noto a tutti, abbondantissima sovra ogni altro lago e padule.80

Si tratta di un passo estremamente significativo da cui emerge la diffi­coltà a ricomporre sul piano quantitativo un profilo preciso della struttura professionale della popolazione che viveva a contatto con l'incolto palustre, un ambiente che costituiva, comunque, la principale risorsa economica per centinaia di famiglie. Sempre a proposito di Bientina vediamo ancora i dati messi insieme nel1839 dall'avvocato Francesco Del Rosso,81 bientinese lui stesso, che tracciano il seguente quadro socio economico del paese natale 82

e sono estremamente chiari nel dimostrare come le attività legate allago

80 Cfr. Una ingiustizia da ripararsi nella divisione dei comunali di Bientina. Memoriale del Pro/ Avv. L. Martini, Lucca, Tipografia Benedini-Guidotti, 1863, pp. 67-68 cit. in A. ZAGLI, Il/ago e la comunità ... cit., p. 151. '

81 Francesco di Luigi di Onorato Del Rosso (laureato a Pisa in legge nel1831) discendeva da un ramo familiare che alla fine del '600 si segnalava soprattutto nei gradi intermedi dell'eser­cito granducale e nell'affitto delle riserve di pesca del comune. D Capitano Piero di Giuliano Del Rosso nel1702 aveva sposato Domitilla di Bartolomeo Grandoni (sui Grandoni, famiglia di notai appartenente al ceto dirigente locale fino alla metà del XVITI secolo, dr. A. ZAGLI, Il/ago e la comunità ... cit., pp. 146,262-263, 265,317,320, 328,332,337, 343-344). Fra i figli della coppia vi era Giuliano Onorato Del Rosso (negli anni '40 del '700 aveva una trentina di anni), personag­gio di una certa rilevanza nell'amministrazione locale intorno alla metà del secolo. Nel1783 la sua famiglia risultava così composta: lui stesso, indicato con un'età di 80 anni, la moglie Margherita (50 anni), i figli maschi Francesco (chierico di 17 anni) e Luigi (12 anni), la femmina Anna Rosa (22 anni). Alla fine del '700 la famiglia era in ascesa e attivò alcuni scambi matrimoniali con vari rami del casato dei Cosci, sicuramente uno dei più in vista del paese (per i numerosi riferimenti ai Cosci rimando ancora al mio libro). Nel1792 il Sig. Luigi di Onorato, padre dell'avvocato Fran­cesco, sposò Caterina di Antonio Ermete Cosci, mentre il fratello Sig. Francesco sposò nel1796 M. Maddalena Giovanna di Francesco Maria Cosci. Nel1806, infine, Luigi, rimasto vedovo, con­volò in seconde nozze con Maria Brigida di Vincenzo Morelli, esponente di una famiglia di com­mercianti di legname.

82 Si tratta di una lunga memoria legale datata 8 febbraio 1839- peraltro utilizzata dallo stesso avvocato Martini citato in precedenza - e che ho ritrovato in un fascicolo relativo ai pro­blemi del padule di Bientina di epoca successiva, dr. «Memoria a sostegno della supplica a cui va unita da alcuni Bientinesi avanzata al R. Trono. Avvocato Francesco Del Rosso» in ASF, Presi­denza del Buongoverno (1814-1848). A/fari Comuni. Parte Il, 1575, n. 131, «1848. Bientina. Re­golamento per il Padule».

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entrassero nella pratica quotidiana di quasi tutte le categorie in cui aveva suddiviso la società locale:

CONDIZIONE FAMIGLIE (n.)

Pescatori e Falciatori 88 Pescatori e Possidenti 8 Pescatori soltanto 18 Falciatori e opranti a giornata 20 Opranti a giornata ed alcuni mezzaioli 31 Battelli, o Pescivendoli, fra i quali alcuno possidente, ed alcun altro pescatore, e falciatore 20 Locandieri ed Osterianti con patente, fra i quali alcuni pescatori, e falciatori ed uno mercante di grani 12 Vetturali, e Barrocciai, fra i quali alcuno fàlciatore 6 Calzolari, alcuno dei quali falciatore 9 Sarti, tra i quali l'Orologiaro del Comune 5 Barbieri, ed al tempo stesso braccianti 3 Fabbri fra i quali alcuno possidente, ed alcuno falciatore 4 Legnaioli e possidenti 4 Muratori 4 Macellari uno de' quali possidente 2 Un Procaccia, un Appaltino di Sale, e Tabacchi, un picchetto di RR. Caccia-tori, un Medico, ed un Chirurgo condotti, uno Stalliere, un Oliandolo, un Mi-litare pensionato con decorazione, un Becchino campanaio e vetturale, un Mercante e sensale, un Merciaio, un Caffettiere 13 Tiratori di Canape 2 Legali, e Possidenti 3 Fornai, Pescatori e Falciatori 2 Agenti di Campagna, o Fattori 3 Ortolani 5 Possidenti 10 Guardie della Comunità, delli scoli, di particolari, e di Finanza 6 Possidenti agricoltori 5 Coloni parziari 81 Sacerdoti e Possidenti 6 Donne, ciascuna delle quali compone una famiglia, viventi o d'accatti, o sul Padule, o sul filato

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Somma totale delle Famiglie 395

Pescatori, raccoglitori di canne, cacciatori, falciatori di erbe ma anche ' , '

in piccolo, agricoltori. E sufficiente «entrare» nella casa di un bientinese di alcuni secoli fa, rovistare fra le sue povere cose, per rendersi conto in ma-

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niera intuitiva di questa realtà: da alcuni inventari post mortem della secon­da metà del '600, è possibile ricavare una serie di informazioni interessanti sulla vita quotidiana di un abitante medio di Bientina di quell'epoca. Ad esempio nell'inventario fatto dopo la morte del pescatore Rimedio Tonissi nel marzo 1683- che a titolo illustrativo si riporta in Appendice II- è pos­sibile notare come accanto agli strumenti tipici del mestiere di pescatore vi siano attrezzi e accessori per la caccia oppure quelli utilizzati per piccole attività rurali di sostentamento, come sembrerebbe indicare, fra l'altro, an­che la proprietà di un piccolissimo appezzamento di terreno vitato e piop­pato in località «le Croci>> (di appena 2 staiora pari a circa 1.050 m

2

).

83

Nell'elencazione dei poveri beni che componevano il contesto materia­le di quella casa, in cui gli oggetti del lavoro si mischiavano a quelli dell'a­limentazione e del vestire, seppure ai livelli minimi di comfort riservati a simili categorie sociali,84 e persino della devozione personale (come ci indi­cano i 42 <dogli ordinari» di Santi conservati in varie casse di legno), si può notare come accanto alla barca, alle reti (tramagli, vertivelli, giacchio, pre­sacchi, una codetta da gorro), alle fiocine, compaiano alcune armi (<<Una zagaglia», uno «Spadino ordinario») e delle reti da caccia («diciotto pezzi

di rete da folaghe»). Gli accessori riconducibili al tipico autoconsumo dei prodotti rurali

erano poi numerosi. In primo luogo c'erano i barili e il tino per la conser­vazione del vino che in parte, probabilmente, era prodotto in proprio nel piccolo appezzamento posseduto (la capacità di stoccaggio della casa ci parla di una tenuta complessiva di 44 barili pari a circa 2.000 litri). Vi era­no, inoltre, vari elementi riconducibili all'elemento primario dell'alimenta­zione ovvero il grano, posseduti, evidentemente, per l'accantonamento in casa del prodotto (lo «stacdo» e lo «staio», rispettivamente per «vagliare» e per pesare; due sacchi per la conservazione, <<Una pala da grano») da con­vertire in pane per il consumo della famiglia in passaggi successivi all'ester­no (macinatura e cottura). Non mancano, infine, accenni ad altre piccole industrie rurali rese possibili dall'accesso alle risorse vegetali prodotte in

83 ASF, Notarile Moderno, Prot. 20904, Notaio ms. Girolamo di Bartolomeo Nucci da Bientina, n. 63, 18 marzo 1682 ab. Inc. (1683), «Inventario».

84 Un interessante raffronto può essere effettuato con i beni che emergono dai numerosi inventari di contadini studiati e utilizzati da Paolo Malanima nel volUIIle Il lusso dei contadini. Consumi e industrie nelle campagne toscane del Sei e Settecento, Bologna, ll Mulino, 1990.

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padule, come ad esempio le canne utilizza l'ali . modesti quantitativi di bachi d ' te per evamento m casa di

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a>m: ), dioppure 1i giunc~ ~al~s:~~( <~~~a~::t~~~i~~r~~)~~ t~~~a~:oi

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s1 trova m un documento molto p', t d el . all' «Uoffilfll 1 p u e» cecchio. Si tratta di una mono m ar o r. attvo . area del padule di Fu-del '900 da Pier Fran N' gr:lla agrana pubblicata negli anni Trenta

cesco 1stn per conto d Il' 0 · . mia agraria per la Toscana» ss I d t' h e « sservatono d1 Econo-inchiesta, che cercava di do~ a

1 c e ~erg.o~o da questa minuziosa

materiale e mentale di una f n:;tare og:U posstbile aspetto dell'universo tegorie tipo in cui era stata ~ r camp1lon~ di «padulani>> (una delle ca­gini dell'area 'd ) . . sa a popo az1one rurale che viveva ai mar-

uml a , costttwscono una te tim · . stenza di lungo periodo non l di s oruanza precisa della persi-agli specifici dati ambiedtali m:: che :fu cultura ~olto pa.rticolare legata tremmo definire come . .so~r~~venza di quella che po­palustre.s6 una sorta di «plunattlvtta» stagionale dell'incolto

L~ pese~, la caccia e la raccolta della ve etazi al . vano l maggrori introiti per il bilancio fam:Jf ?~e p ustre, che garanti-delle stagioni con le modeste atti . t, . l are, ?l Intervallavano nel corso piccolo appezzamento posseduto :cli~~l~o e e dial allevamento praticate sul l'autoconsumo familiare Come 'd

0 ?ca p~v en:e: in questo caso, del-

sul pia~o produttivo e delle con~:o:~z~~ta d~~}~;~ta~ dei ~eni,B7 senza dt una realtà non troppo dissimile d . ~a, stamo m pre­il pescatore bientinese del XVII secol a que~a ~ltata m precedenza per za temporale fra 1. due e . . o,. con oVVIe differenze data la distan-

sempl rlportatt

ss P.F. NISTRI, Contadini del Padule di Fuc c h . . . AGRARIA, Monografie di famiglie agricole n 14 illeMilac .w, mRistltuto NAZIONALE DI ECONOMIA

86 La f :-1: • • ' • ' ' no- orna, 1933. . . am~a campione studiata dal Nistri er eli di p· ZI~ne di_ Massarella prospiciente il padule di F a lifu sa· letto~-· residente a Cavallaia, fra-

abitava m quella località e che da generazi . uc~cc . l tra~va di una famiglia che da secoli palustre. I dati della monografia sono sta~d contm~va a. praticare i mestieri tipici dell'ambiente stelnu:,;tini e il padu~e di Fucecchio ... cit., pp~ ~~~~zatl e analizzati in A. ZAGLI, Larciano, Ca-

Quello relativo alla famiglia di dul . , . pa aru e riportato integralmente in ivi, p. 92, T ab. 12.

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4. TRASFORMAZIONI E CONFLITTI NELL'OTTOCENTO

L'estrema variabilità e la delicatezza degli equilibri ambientali che ca­ratterizzarono le vicende storiche di questa parte della Toscana, resero la stessa economia dell'incolto estremamente mutevole e sensibile alle solleci­tazioni esterne. I cambiamenti più evidenti risposero ad alcuni motivi di fondo che si affermarono pienamente fra '700 e '800.

In primo luogo la pesca di acqua dolce perse progressivamente di im­portanza e di centralità sul piano dei consumi; l'affermazione sui mercati del pesce di mare conservato, che iniziò a diffondersi massicciamente a par­tire dal XVI secolo in seguito allo sfruttamento intensivo delle pesche ocea­niche di merluzzi e aringhe (ma anche delle pesche mediterranee di tonni e acciughe), garantiva un prodotto sicuramente più a buon mer~ato, di m~­giore tenuta e, dunque, di più ampia diffusione nei vari stratt della socie­tà. 88 Gli scarsi e frammentari dati quantitativi relativi al commercio toscano settecentesco, ci indicano comunque che già nella seconda metà del XVIII secolo le quantità di pesce di mare conservato, importato prevalentemente attraverso il porto di Livorno, erano largamente superiori a quelle di pesce fresco di mare e di acqua dolce che circolavano all'interno dello stato. 89

Inoltre, alcune testimonianze provenienti da Bientina e risalenti alla prima metà dell'800 mettevano in risalto in maniera inequivocabile il crollo del valore della pesca di acqua dolce, evidente, sul piano quantitativo, sia nella crisi dei canoni di affitto delle riserve comunali di pesca, 90 sia nel calcolo

88 Cfr. M. MOLLA T ou JouRDIN, L'Europa e il mare, Roma-Bari, Laterza, 1993, pp. 193 sgg. Per gli asperti economici della pesca di mare, in maniera più specifica, cfr: A.~. MICHELL, The European Fisheries in Early Modero History, in The Cambndge E,conomtc Htsto;y o/ f!urop~, Vol. V, The Economie Organi:t.ation o/ Early Modern Europe, Cambrtdge, 1977 .<tr. 1t. Tormo: EI­naudi, 1978, pp. 157-218). Sulla pesca nel Mediterraneo cfr. J.:t pes~ nel Jt:fedttmaeneo ocaden­tale, secoli XVII-XVIII, a cura di G. Doneddu e M. Gangetnl, Bart, Puglia Grafica Sud, 2000.

89 ASF, Segreteria di Gabinetto, 103, «Bilancia commerciale della Toscana. Importazione anno 1762».

90 Sulla crisi degli affitti della pesca comunale nell'800, attribuita anche al «deprezzamento» del pesce di lago, cfr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., p. 435 e gr~co n. 14 ay. 479. L'av: vocato Del Rosso, nella sua già citata memoria, ~evava nel1839 ~he .~il pes~e, fra il quale !lon e da annoverarsi l'Anguilla che non si riproduce m Padule, non e ptu per il Paese una r_,tsors~ grande come lo era all'epoca nella quale fu form~to tale Statuto [1755 n.d.a.], comecchc:; oggt i Bientinesi ne prendono meno e lo vendono a mmor pre::zo; al~rond.e a tal .el:oc!l n~ ncav~­vano essi dal Pattume, oggi egli è divenuto un ramo dei ptù fortt, fra 1 debolisstmt dell mdustna

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del valore che era possibile ricavare dai terreni palustri: nel 1783 la falcia­tura della vegetazione palustre era considerata circa il 13% del valore della pesca; a distanza di 60 anni, invece, il rapporto si era ribaltato e alla pesca veniva attribuito un valore di circa il20% rispetto a quello dei prodotti fal­ciabili.91

Quest'ultimo riferimento ci introduce ad un altro elemento significati­vo del processo di cambiamento che investì l'economia dell'incolto palu­stre. Nell'800 le aree umide- dove sopravvivono agli interventi di bonifica, ai processi di messa a coltura, alla privatizzazione dei fondi - acquisiscono una crescente importanza in prospettiva agricola, aumenta l'importanza delle loro produzioni vegetali sia per le «piccole industrie rurali» (sala, sa­licchio, canna, saggina ecc.), sia per il pascolo del bestiame.92 Gli spazi del­la pesca e della caccia, pur conservandosi, si riducono progressivamente in favore di uno sfruttamento crescente delle risorse vegetali: la raccolta del «sarello», ad esempio, nella prima metà del '900 ha rappresentato certa­mente la lavorazione predominante nel paesaggio palustre di Fucecchio.93

Per comprendere il processo di trasformazione che investì le aree umi­de della Toscana occidentale, è opportuno richiamare un elemento. di fon­do legato ad ima congiuntura più generale, ovvero la crescente pressione umana che si determinò in questo territorio, un trend di lungo periodo che coinvolse l'intero bacino dell'Arno e vide il progressivo spostamento

Bientinese», cfr. «Memoria a sostegno della supplica ... », cit. in ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). A/lari Comuni. Parte II, 1575, n. 131, cit.

91 Nel1843 un appezzamento palustre di 50 Stiora pisane (ettari 2,81) nei pressi del Canale Imperiale, in direzione del lago, fu stimato capace di L. 20 per provento di pesca, e di L. 91 per quello dei prodotti falciabili, cfr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 464-465. Vedi anche il passo citato alla nota precedente.

92 Sui meccanismi che regolavano il ricorso alle risorse palustri da parte dell'agricoltura to­scana, cfr. G. BIAGIOLI, L'agricoltura toscana dell'800 e l'economia del padule ... cit., pp. 229-230. Sono inoltte assai indicativi alcuni interventi di agronomi quali il Cuppari che sottolineavano l'importanza dei prati palustri della V aldinievole per un'area caratterizzata da una notevole pro­duzione zootecnica, cfr. P. CuPPARI, Escursione agraria in Val di Nievole, «Bullettino Agrario», Nuova Serie, n. 12, pp. 3-11 (T. XXV del «Giornale Agrario Toscano»), Firenze, 1851, p. 6. Inoltre Io., Dei prati artificiali in Toscana, «Bullettino Agrario», Nuova Serie, n. 16, (T. XXVI del «Giornale Agrario Toscano»), Firenze, 1852, pp. 6-7, 10-11.

93 Come sembra emergere dai ricordi di coloro che hanno conosciuto la vita in padule nella prima metà di questo secolo. Infatti, il lavoro di raccolta delle tesrimonianze orali che sta condu­cendo il «Centro di Documentazione sul Padule di Fucecchio», con sede a Castel Mattini, fornirà un'importllnte integrazione alla bibliografia esistente e documenterà con ricchezza di particolari questa realtà produttiva e umana che è sopravvissuta fino a pochi decenni fa.

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in pianura degli assi del popolamento (determinando lo sviluppo di impor­tanti e dinamici centri come, ad esempio, Empoli, Fucecchio, Santa Croce e Pontedera lungo l'Arno, oppure Pescia e in generale tutta la V aldinievo­le).94 Le dinamiche demografiche ed economiche produssero effetti impor­tanti determinando, nel lungo periodo, una tendenziale crescita della pres­sione agraria sui due bacini, i cui spazi e le cui risorse, sempre di più, ap­parivano preziosi ed allettanti per uno sviluppo agricolo che continuò a lungo a sostenersi più per i caratteri puramente espansivi che non per una intensificazione ed un miglioramento delle colture.

Alcuni dati quantitativi relativi ai due bacini, pur nella differenza delle vicende storiche che li accompagnarono, sono significativi di tale processo. L'area umida di Fucecchio alla metà del '700 appariva notevolmente ridot­ta rispetto a due secoli prima: si parlava, infatti, dell'aumento di circa 150 poderi e di una superficie complessiva che si era quasi dimezzata (da 18 miglia quadre a circa 9, con la larghezza che si era ridotta da 4 a 3 miglia) in seguito all'azione di «rinterrimento» provocata dalle «alluvioni», ossia grazie all'intensa opera di colmatura promossa dai ministri delle vaste fat­torie circostanti.95 n processo di messa a coltura in tutto il circondario del padule si intensificò molto nel periodo successivo grazie agli interventi di bonifica del periodo leopoldino, alla privatizzazione delle fattorie grandu­cali e di ampie superfici dello stesso cratere palustre, protraendosi fino alla metà dell'800.96

94 La creazione di due nuove diocesi a San Miniato e a Pescia nel XVII secolo, fu la con­ferma del crescente ruolo che simili realtà urbane vennero a svolgere in questa area di intenso sviluppo, cfr. E. FASANO GuARINI, Nuove diocesi e nuove città nella Toscana del Cinque-Seicento, in Colle di Val d'Elsa: Diocesi e Città tra '500 e '600, a cura di P. Nencini, Castelfiorentino, 1994, pp. 39-63. Sull'andamento demografico cfr. in generale L. DEL P ANTA, Una traccia di storia de­mografica della Toset,Jna nei secoli XVI-XVIII, Firenze, Dipartimento Statistico Università degli Studi di Firenze, 1974. Sulle dinamiche demografiche cfr. inoltre M. BRESCHI, La popolazione della Toscana dal1640 al1940. Un'ipotesi di ricostruzione, Firenze, Dipartimento Statistico- Uni­versità degli Studi di Firenze, 1990, al cui apparato bibliografico si rimanda per i riferimenti a ricerche più mirate a livello di microarea.

95 Cfr. Relazione del Lago di Fucecchio di Antonio Lazzeri de/1757, in Archivio Storico del Comune di S. Miniato, Fondo Ro/fia, n. 2853. Ringrazio l'amico Alberto Malvolti per la segna­lazione e per avermi messo a disposizione la trascrizione della fonte. TI raffronto che il Lazzeri faceva era con le misurazioni del 1560 quando il lago fu «terminato», cioè confinato con «ter­mini» di pietra, per motivi impositivi.

96 Cfr. le indicazioni in A. ZA.Gu, Larciano, Castelmartini e il padule di Fucecchio ... cit., pp. 65-69. Ad esempio la fattoria di Montevettolini di proprietà dei marchesi Bartolomei fra il1786 e

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A Bientina, invece, l'espansione dell'area umida fra XVI e XVIII seco­lo 97 iniziò ad essere circoscritta dagli interventi idraulici della seconda metà del '700. Anche in questo caso, però, il processo di privatizzazione dei pa­trimoni pubblici, in particolare dei beni comunali, sebbene aspramente contrastato, ridusse considerevolmente le superfici incolte sfruttate collet­tivamente; 98 tanto è vero che alla metà dell'800 si parlava di una diminu­zione «presso che di 1/3 [di] quel territorio paludoso, ove la popolazione trovava di che campare».99

n penetrare dell' «individualismo agrario» 100 che accompagnò i com­plessi fenomeni di liquidazione dei patrimoni pubblici, la cui titolarità risa­liva al sovrano, ad enti laici o ecclesiastici, alle stesse comunità, di fatto li­berò la proprietà dai vincoli che ne intralciavano in precedenza la titolarità. Nel caso specifico introdusse elementi di notevole cambiamento nelle pra­tiche di gestione delle aree umide determinando da un lato l'insorgere di una più estesa e profonda conflittualità nei meccanismi che regolavano l' ac­cesso alle risorse, dall'altro un atteggiamento più 'aggressivo nei confronti del paesaggio dell'incolto.

Di fatto le regole che per secoli avevano, consapevolmente o meno, contribuito alla preservazione di simili ambienti (leggi sovrane non dissimi­li da quelle che racchiudevano le «bandite» di caccia oppure statuti comu­nali che cercavano di preservare interessi e privilegi collettivi), iniziarono ad essere scardinate sotto l'incalzare di nuovi interessi che tendevano a considerare l'incolto, in generale, non più come una «riserva» (per il prin­cipe, per gli abitanti di un paese ecc.) ma piuttosto come una «risorsa» 101

il1834 crebbe di circa 300 ettari, mentre nella zona di Ponte Buggianese, nel medesimo periodo, la superficie coltivata passò da 3.478 a 4.362 ettari, cfr. ivi, p. 69.

97 A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 94-98. In maniera specifica cfr. E. P ADERI Va­riazioni /isiografiche del bacino del Bientina e della piana di Lucca durante i periodi storici ~Me-morie della Società Geografica Italiana», Roma, 1932, pp. 105-113. '

98 A. Il lago e la comunità ... cit., pp. 435-440. 99• ar. il rapp~rto sulla comunità del gonfaloniere di Bien~a, Luigi Antonio Cosci (9 gennaio

1841) 111 ASF, Presidenza de/Buongoverno (1814-1848). Af/arz Comuni. Parte II, 1575, n. 131, cit. 100 Un testo classico su questo fenomeno è M. BLOCH, La fine della comunità e la nascita

dell'individualismo agrario nella Francia del sec. XVIII, trad. it., Milano, Jaca Book, 1979. 101 Per una trattazione di questi fenomeni di cambiamento, che si affermano anche sul

piano culturale, cfr. il lavoro sui boschi di RP. HAruusoN, Foreste. L'ombra della civiltà. Tra mito ed ecokgia, /ikso/ia ed arte, una storia dell'immaginario occzdentale, Milano, Garzanti 1992 (ed. orig. Paris, Flammarion, 1992). '

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(per i possidenti privati) da sfruttare nelle sue potenzialità economiche e di mercato.

D fenomeno si afferma non solo sul piano economico, con un tenden­ziale aumento delle superfici messe a coltura, ma anche su quello dei rap­porti sociali che caratterizzavano quanti - proprietari, contadini, «uomini di palude» - si trovavano a gravitare sull'ambiente palustre, a trarre da esso importanti risorse sul piano della sussistenza oppure del profitto, non ap­pena i prodotti vegetali assunsero quella crescente importanza per le atti­vità agricole che abbiamo ricordato in precedenza. Sempre più raramente le pratiche di accesso/esclusione potevano essere risolte in virtù della me­diazione dei ministri granducali 102 o nel quadro dei rapporti fra autorità centrali e comunità locali; adesso le questioni, interessando la proprietà pri­vata, assumevano sempre di più i contorni del contenzioso giudiziario che riempiva le carte dei tribunali ed obbligava le autorità di governo ad accen­tuare le misure repressive e il controllo poliziesco.

Ancora una volta, tuttavia, vi sono alcune differenze che scandiscono le vicende delle due aree in questione. A Fucecchio, come noto, un editto del 1780 provvide ad abolire i precedenti vincoli normativi e a liberalizzare le attività da svolgere nel bacino in vista degli interventi di bonifica appena intrapresi. Si trattò, tuttavia, di una liberalizzazione più apparente che so-

102 Indicativo è un episodio del1744 che contrappose gli affittuari delle fattorie granducali di Vicopisano e delle Cascine di Bientina a motivo del taglio del «pattume» palustre. Donato Orsi, affittuario della Fattoria di Vicopisano, aveva fatto ricorso contro l'affittuario delle Cascine di Bientina, Gio. Batta Pacchi, perché impediva ai suoi contadini di andare a fare il solito pat­tume nel Padule di Bientina TI Soprintendente dello Scrittoio delle Possessioni Granducali, San­sedoni, per accordare i due affittuari propose che quello di Vicopisano pagasse qualcosa a quello di Bientina, ovvero una «ricompensa, che non può essere se non tenue, trattandosi di materia, della quale abbonda eccessivamente quel Padule, da cui non resta altro tempo che U corrente, prima che sopravvenghino le Piogge, per estrarre il Pattume divisato, quale altrimenti anderebbe male, e sapendone profittare, senza pregiudizio d'alcuna delle Parti, si può ricavare un utile evi­dente per il Bestiame d'ambedue le Fattorie>>. Gli accordi avevano sempre funzionato in questa maniera: i lavoratori della fattoria di Vicopisano si portavano a raccogliere il pattume «nei Luoghi destinatÌ», dando all'affittuario o al fattore delle Cascine di Bienrina, alcune paia di galletti. In quell'anno, invece, l'affittuario delle Cascine aveva inviato le guardie della fattoria e alcuni suoi lavoratori con le armi a bloccare i contadini di Vicopisano, sequestrando il pattume raccolto (fra fine agosto/inizio settembre prima dell'arrivo delle piogge) e provocando un grave danno per i poderi e le stalle dell'altra fattoria perché «senza [. .. ] pattume non possono fare i Letti alli Be­stiami, e governare i Poderi, se non con una gravosa Spesa», cfr. ASF, Scrittoio delle Regie Pos­sessioni, 1348, F. XXXIX, Negozi, 1744, n. 69. Sull'affitto delle fattorie granducali a metà 700 cfr. G. GroRGETTI, Note sul grande a/fitto in Toscana nel secolo XVIII, in Id., Capitalismo e agri­coltura in Italia, Roma, Editori Riuniti, 1977, pp. 288-330.

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stanziate, visto che vennero imposti dei nuovi vincoli che fecero sentire la loro forza nel periodo successivo: da un lato il rispetto delle proprietà pri­vate e dunque l'interdizione al libero accesso nelle medesime; dall'altro il divieto a svolgere attività che impedissero o intralciassero il libero corso delle acque. 103

Fin da subito questi provvedimenti suscitarono proteste e malcontento nelle popolazioni che vivevano nel circondario del padule; è vero che non si pagavano più le «fide» per avere accesso alle risorse ma è altrettanto vero che i suoli palustri vennero a poco a poco fagocitati dai nuovi proprietari terrieri che approfittarono della liquidazione del patrimonio fondiario del Granduca e che non avevano alcuna intenzione di vedersi calpestare la pro­prietà e sottrarre impunemente risorse importanti per i loro (talvolta nume­rosi) poderU04

La notizia dell'imminente privatizzazione del fondo del padule, all'ini­zio dell'estate del1784, non a caso, genera allarme in tutta la Valdinievole. Gli abitanti della pianura di Monsummano e di Pieve a Nievole, con alla testa i rispettivi parroci, inviano una supplica collettiva nella capitale (sot­toscritta da 66 capi famiglia) in cui tentano disperatamente di difendere il libero accesso alle risorse del padule, mettendo in risalto le molteplici rica­dute sociali che aveva l'economia dell'incolto, cercando, in tal modo, di sti­molare il paternalismo del sovrano:

Come avendo avuta notizia che l'Altezza Vostra Reale per mezzo di Pubblico Editto sia per determinarsi di dare in enfiteusi il Padule detto del Cerro, o sia di Fucecchio, dall'estensione del quale per la sovrana sua Clemenza e Beneficienza, sempre intento a beneficare i suoi Fedelissimi Sudditi diede il Libero, e Comune permesso, non solo ai Lavoratori, quanto anche ai Poveri Pigionali, e Mendichi di tutta la Valdinievole, e luoghi circonvicini ancora, quali con le loro fatiche, e indu­strie d'ingrassare i Bestiami, della quale Industria la V aldinievole tanto fiorisce, e condisce con detti Bestiami la Città di Livorno, ed altre Città ancora, per la molta, e copiosa quantità degli strami, che comunemente viene ricavata da detto Padule,

103 Sull'editto del 1780 (pubblicato in appendice), sulle sue caratteristiche e sulle conse­guenze economiche e sociali rimando in particolare ad A. ZAGLI, Proprietar4 contadini e lavora­tori dell'«incolto» ... cit., pp. 177-178, 205-206.

104 Sulla privatizzazione delle fattorie nell'area di Fucecchio e sulla progressiva privatizzazione dello stesso fondo palustre bacino cfr. lvi, pp. 182-190, 210-212 ed anche A. ZAGLI, Larciano, Castelmartini e il padule di Fucecchio ... cit., pp. 36-48, 55-62.

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come pure le Paglie, o come volgarmente viene detto Pattume, del quale Univer­salmente se ne servano per Lettiera alle Bestie, e così vengono a rendere più fertili e ubertosi i Terreni, ed i Poveri Pigionali, e Mendichi, vi ricavano il loro quotidia­no necessario vitto, chi con fare strami per vendersi, chi colla Pesca, chi con far Legne, e chi per mezzo di Caccia di Salvaggiumi, et altre Industrie ancora, infine è di un sollievo universalissimo a detti Abitatori della V aldinievole. Che se l'A. V.R. si determinerà di allivellarlo, i surriferiti Poveri Lavoratori, Pigionali, e Meschini, periranno quasi, che dalla necessità non potendo più godere i frutti della sovrana clemenza, e beneficienza dell'A.V.R. Genuflessi avanti il Real Trono della prefata R.A.V. con profonda Umiltà implorano la si tanto desiderata Grazia di Ottenere questa Carità di poter vivere con questa libera Facoltà come vivano di presente. 105

Ma l'appello diretto a Pietro Leopoldo non sortì gli effetti sperati; al contrario il processo eli privatizzazione dell'area palustre proseguì portan­dosi dietro un carico di tensioni evidenziato chiaramente nella lettera ripor­tata in Appendice III, che compendia il punto eli vista eli quei privati che entrarono in possesso eli ampie superfici eli terreno palustre ma che si tro­varono in difficoltà, inizialmente, a poterne disporre liberamente. Le parole del fucecchiese Iacopo Comparini, illustrano bene il clima eli tensione de­terminatosi in questa fase fra proteste dei proprietari, suppliche delle po­polazioni, saccheggi, pressioni sul governo per avere indennizzi dei danni subiti e per assumere energici provvedimenti in difesa delle proprietà, mi­nacciate da usi tradizionali che sembravano aver subito una forte spinta dalla liberalizzazione del1780 e che non volevano interrompersi. 106 Gli ul­teriori processi che videro la progressiva privatizzazione dell'area palustre verso la Hne del secolo (nel 1796 la Corona cedette alle comunità il fondo indiviso del <<Chiaro» che fu successivamente diviso in lotti e alienato in favore dei proprietari terrieri del circondario), inasprirono ulteriormente il problema dell'accesso alle risorse portando, all'inizio del nuovo secolo, alla soglia eli pericolose rivolte armate. 107

Anche in ambito della pesca si accrebbero le tensioni. n malcontento e le proteste portarono addirittura, agli inizi dei difficili anni '90 del '700, a

1os ASF, Scrittoio delle Regie Possessioni, 1423, "F. LXXIll. Negozi. Anno 1784", n. 356. 106 Per il contrasto proprietari/popolazione rimando a quanto scrivo in A. ZAGLI, Larciano,

Castelmartini e il padule di Fucecchio ... cit., pp. 48-65. 107 Su questi aspetti cfr. in particolare A. ZAGLI, Proprietarz; contadini e lavoratori deU' «in­

colto» ... cit., pp. 194-198 e appendice 5, p. 209.

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inviare suppliche al governo per ripristinare le antiche cateratte eli Ponte a Cappiano per tenere alto il livello del lago in funzione della pesca, attività che, per talune categorie, rappresentava, evidentemente, un'occupazione non trascurabile sul piano economico. 108 Inoltre la norma eli non impedire il libero corso delle acque pose le premesse per notevoli cambiamenti che andavano a toccare gli equilibri delicati che caratterizzavano quelle tecni­che eli pesca che utilizzavano postazioni Hsse e che, dunque, necessitavano dell'appropriazione, temporanea o meno, eli uno spazio. I pescatori che ar­mati eli falci e frullane si facevano largo fra la vegetazione palustre per ri­cavare le loro zone di pesca ricordati nella stessa lettera del Comparini -erano forse ancora più pericolosi dei contadini: si muovevano furtivamente come predatori notturni, erano difficilmente arginabili e, oltre a tagliare in­debitamente la vegetazione altrui, contribuivano a perpetuare con i loro «ordigni» il disordine idraulico, ostacolando il corso delle acque.

n conflitto fra j pescatori e i proprietari terrieri, cui dopo la creazione delle Deputazioni sul padule era demandata la cura e il mantenimento delle opere idrauliche nel bacino, 109 rimase, effettivamente, un problema ende­mico. n rispetto della norma eli non creare impedimenti al libero corso del­le acque, come già dimostravano alcune relazioni dell'estate del 1784,110

sconfinava eli sovente negli «abusi» dei pescatori lamentati eli continuo dai proprietari e dai delegati alla cura dei canali del padule. Le maglie della sorveglianza, evidentemente, non erano sufficienti a reprimere l'appropria­zione e l'uso illecito delle acque; ancora nell'estate del1820- in seguito alla ripresa degli interventi eli sistemazione idraulica nel bacino secondo i pro­getti dell'ingegnere Luigi Kindt - 111 il governo decise eli emanare un nuovo

108 Supplica degli abitanti della V aldinievole dt. in A. ZAGLI, Le attività di pesca ... cit., p.481. 109 Fin dalle prime operazioni di bonifica nel 1781 era stata creata una Deputazione che

avrebbe dovuto dare voce ai proprietari terrieri «interessati>> ai lavori idraulici, raccogliendone le proposte e ripartendo fra i medesimi le spese impositive. Abolita nel1783 per la riottosità dei proprietari a contribuire alle spese, nel1786 venne creata una nuova Deputazione formata questa volta dai membri eletti dalle comunità · ndario del padule. Sulle vicende e il funzionamento delle varie deputazioni sul del successivo Consorzio di Bo-nifica, cfr. S. BALDACCI, La sistemazione idraulica in Valdinievole da Pietro Leopoldo all'Unità d'I­talia, in Monsummano e la Valdinievole nei secoli XVIII-XIX: agricoltura, terme, comunità, a cura di G.C. Romby e L. Rombai, Pisa, Pacini, 1994, pp. 43-45.

110 Una visita del padule del16 giugno 1784 è stata da me pubblicata in A. ZAGLI, Proprie­tari, contadini e lavoratori dell' «incolto» ... ci t., p. 207.

111 Sui progetti del Kindt e sui lavori idraulici nel bacino durante 1'800 cfr. A. BANTI, Il P a-

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regolamento per reprimere gli abusi dei pescatori creando una piccola squadra di polizia, incaricata permanentemente della sorveglianza del pa­dule (vedi Appendice IV).l12

Nonostante questo le trasgressioni proseguivano; all'inizio dell'estate del1821le tre guardie nei loro rapporti lamentavano il protrarsi dei danni commessi dai pescatori sia nel Padule («ancora esistono tutte le Ture, Pa­ratelle, nei diversi luoghi dei detti canali e sue sponde»), sia nel canale emissario, sottolineando l'inerzia dei vicari di Fucecchio e Pescia a prende­re provvedimenti energici.113 Non è da escludere, fra l'altro, l'esistenza di possibili rapporti fra alcuni proprietari, desiderosi di ricavare delle rendite dai propri fondi palustri, e i pescatori di professione, cui venivano affittate delle zone appositamente sistemate per la pesca; infatti alcuni di essi, sot­toposti a procedimento giudiziario, attribuirono «ai respettivi Proprietari dei Bassi Fondi del Padule di fronte ai loro beni soggetti a Cultura, l'esi­stenza dell'ingombri predetti appostatamente composti, e mantenuti per affittarli ai Pescatori medesimi con migliori condizioni».114

In ogni caso la realtà delle trasgressioni legate alla pesca continuò. Pro­babilmente negli anni successivi il corpo di guardia fu aumentato di una

dule di Fucecchio e i suoi regolamenti speciali di salute pubblica, Firenze, 1889; E. NELu, Le va­riazioni del padule di Fucecchio, Firenze, 1934; P. MAL VOLTI (a cura di), Fine di una te"a. Le Cer­baie e il padule di Fucecchio, Ftrenze, Vallecchi, 1976. Più recentemente cfr. S. BALDACCI, La si­stemazione idraulica in Va!dinievo!e ... cit.

112 ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). A/lati comuni. Parte I, 836, n. 2452, «1820. Pesca. Abusi per ragione di Essa che si commettono nel Padule di Fucecchio».

113 Dopo che il 26 giugno il Presidente del Buongoverno aveva scritto al Vicario di Fucec­chio per animarlo ad agire energicamente per porre riparo agli sconcerti che avvenivano in pa­dule, il20 settembre 1821 quest'ultimo comunicò al superiore che, in seguito alle denunce pre­sentate quell'estate dalle guardie del padule, aveva compilato degli atti contro Pietro Bongi, Marco Riccioni, ed altri individui Pescatori, per trasgressione ai regolamenti che proibivano di costruire sbarramenti artificiali per la pesca che impedissero il libero corso delle acque. n giusdi­cente proponeva di assegnare una multa di L. lO, quietanzare i querelanti, rifondere i danni e pagare le spese occorrenti alla distruzione degli ordigni nel caso che non li avessero distrutti nel termine di 3 giorni (le sue proposte vennero avallate dal Presidente del Buongoverno), cfr. ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). A/fati comuni. Parte I, 948, n. 2598, «1821. Pa­dule di Fucecchio. Reclami delle Guardie per i danni».

114 I pescatori accusati si erano difesi attribuendo la responsabilità ai proprietari, come ri­portato nel brano citato. n vicario riteneva però che queste fossero solo delle scuse non attendi­bill perché <<loro stessi sono quelli che profittano di tali opere vietate ed a loro è imputabile la trasgressione, o una patentissima dolosa complicità egualmente punibile, ciò che possa essere in Via Civile contro il vero, e principale autore per repetere un'indennità», cfr. z'bid.

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unità, mentre nel1843 la Direzione Generale di Acque e Strade, nella per­sona dell'ingegnere Alessandro Manetti, inviò al Buongoverno un'aggiunta di istruzioni per le guardie del padule, obbligate a tenere un registro accu­ratissimo delle loro perlustrazioni e ad operare di concerto con la Deputa­zione di Fucecchio e con il caterattaio di Ponte a Cappiano.U5

ll caso di Bientina, se vogliamo, presenta dei caratteri diversi e un tasso di maggiore complessità per le caratteristiche specifiche di una realtà legata in maniera profonda allo sfruttamento dell'area umida. È un intero sistema economico e sociale che si trova a fare i conti con il processo di cambia­mento innescato da un lato dalla volontà riformatrice del governo lorenese, dall'altro dai più generali fenomeni di tipo congiunturale che investono la Toscana fra '700 e '800. L'adeguamento della società locale sarà lungo, dif­ficoltoso e soprattutto conflittuale almeno fino a quando la bonifica idrau­lica del bacino non si porrà come un vero e proprio «spartiacque» verso una nuova e diversa realtà.

Avendo affrontato simili problemi in un saggio monografico ed in altri lavori più mirati, 116 in questa sede mi limiterò a mettere in rilievo solamen­te alcuni momenti particolarmente significativi per dare la misura dei cam­biamenti e delle tensioni che travagliarono la società locale. Senza dubbio, nella prima metà del XIX secolo le forme secolari di organizzazione che avevano caratterizzato il rapporto della società bientinese con l'ambiente umido si erano andate progressivamente deteriorando. La pressione umana sull'incolto crebbe in maniera inesorabile, alimentata dall'incremento de­mografico, dalla ricerca di nuovi spazi e di nuove risorse per l'agricoltura, dal ruolo egemone che ormai competeva ai maggiori proprietari terrieri,

115 ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). Affari comuf.!Ì. Parte II, 803, n. 331, «1843. Padule di Fucecchio. Aggiunta all'Istruzione per le Guardie». E interessante sottolineare la continuità di servizio di queste guardie: nell843 erano «Vincenzio Vincenti coadiuvato dal di lui figlio Alfonso, Simone Vincenti, Clemente Millani, Lorenzo Franchi». l primi tre - prove­nienti rispettivamente da Montevettolini, Terzo e Bellavista- erano gli stessi nominati almo­mento della creazione del corpo nell820 (solo il Millani era Francesco e non Clemente). Sarebbe interessante scoprire, come è probabile, se la documentazione prodotta nel corso delle loro per­lustrazioni - registri controfirmati obbligatoriamente dal caterattaio di Cappiano e dal Deputato di Fucecchio- sia ancora presente nell'archivio della Deputazione sul Padule, attualmente con­servato presso il Consorzio di Bonifica con sede a Ponte Buggianese in attesa di un definitivo inventario.

116 Sulle vicende della realtà di Bientina fra '700 e '800 rimando a A. ZAGLI, Il lago e la co­munità ... cit., pp. 399-471 e ID., «Vz'va Leopoldo e la sua famiglia» ... eit., pp. 315-344.

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dall'estendersi del pauperismo che emerse in maniera drammatica in alcuni momenti di crisi segnati da rovinose inondazioni (come nel 1798, 1811, 1844) e da alcune pericolose epidemie (come nel 1797 e soprattutto nel 1816). Anche la finanza locale, legata strettamente alle attività di sfrutta­mento del padule, entrò in una fase di evidente declino, parallela alla crisi delle entrate assicurate dagli affitti annuali delle riserve di pesca comunali.

Le parole del gonfaloniere Andrea Del Grande, indirizzate nel1843 al­la Presidenza del Buongoverno di Firenze, sono uno dei tanti segnali di una crisi che ormai <<tracimava>> con sempre maggiore frequenza:

Nel mentre che la Popolazione d'anno in anno aumenta, nessun mezzo di in­dustria concorre a sollevarne la miseria. Dedito il Bientinese unicamente alla Pe­sca, non sa adattarsi ad altri Mestieri, e la Pesca che prima dava il pane ai pochi, che erano, ora non può darlo ai molti che sono. Se la inerzia, e lo spirito di indi­pendenza non li trattenesse presso i loro focolari potrebbero trovare un guadagno altrove, e specialmente andando a lavorare nelle Maremme.U 7

n suo predecessore, l'avvocato Luigi Cosci, all'inizio del1841 aveva uti­lizzato toni non dissimili. n legame della popolazione con il lago era stret­tissimo anche su un piano puramente quantitativo: dei 2.400 abitanti «più di duemila persone vivano direttamente ed indirettamente con i retaggi che somministra questo padule>>, senza alternative economiche che non fossero appunto le <<industrie del padule»:

La Comune - proseguiva il Gonfaloniere - che dovrebbe essere come nei pas­sati tempi in comoda posizione, è necessitata ad emettere dell'imposti che sono nell'attualità insopportabili ai possidenti. [ .. .] Nei tempi non molto lontani a noi la Comune redimeva i possidenti da qualunque pubblico imposto: ed il ceto indi­gente, ed industrioso aveva di che vivere discretamente di anno in anno. Questi mali sono, al parer mio, derivati quanto al ceto indigente ed alla Comune dall'es­sere stato nel rapporto al primo diminuito per via d' allivellazione, presso che di 1/ 3 quel territorio paludoso, ove la popolazione trovava di che campare. Ed in rap-

117 Cfr. «Rapporto dello Stato Politico, ed Economico della Comnnità di Bientina a tutto l'anno 1842 diretto dal sottoscritto Gonfaloniere all'Ill.mo Sig. Cavaliere Commendatore Presi­dente del Buon Governo. Andrea Del Grande, Bientina, 14 Gennaio 1843», in ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). A/fari Comuni. Parte II, 801, Ins. 230, «1843. Padule di Bientina. Irregolar condotta di agenti di Polizia Lucchesi. Danni per opera dei Lucchesi. Pesca delle anguille».

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porto alla seconda dall'essere state notabilmente attenuate le sue entrate ed accre­sciuti i pubblici carichi. Mentre la popolazione Bientinese si moltiplicava di anno in anno, ne avendo di che vivere se non con i retaggi di pesca, erbe e legna del Padule, ristretto (come osservai) per le diverse allivellazioni si è data a praticare i suoi mestieri di pesca, taglio di erbe e legna con manifesto abuso ed arbitrio. 118

n deteriorarsi dell'equilibrio fra risorse e popolazione, evidenziato a chiare lettere nelle parole di due personaggi che, per origine familiare e ruolo personale, erano certamente profondi conoscitori della realtà loca­le, 119 fu effettivamente l'argomento centrale su cui vennero a confrontarsi e a dibattere i ceti dirigenti locali e le autorità di governo nei decenni a ca­vallo della metà del secolo, cioè nel periodo immediatamente precedente l'avvio dei lavori che avrebbero portato alla bonifica definitiva del vasto ba­cino. Non a caso la necessità e l'urgenza di approvare un nuovo regolamen­to comunitativo che governasse la delicatissima materia delle attività da svolgere nell'ambiente umido, che si era già manifestato negli anni venti dell'800, 120 si ripropose con forza fra il1838 e il 1848.

n precedente quadro normativo, che si fondava su di uno statuto del 175 5, periodicamente ripubblicato e aggiornato, che era rimasto in vigore sotto forma di Editti Pretori emanati a più riprese nel1815, 1818, 1830 e 1838,121 mirava a salvaguardare i diritti degli «originari» bientinesi nella lo-

118 «Rapporto sulla comunità del gonfaloniere di Bientina, Luigi Antonio Cosci (9 gen­naio 1841)» in ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). A/fari Comuni. Parte II, 1575, n. 131, cit.

119 Entrambi erano esponenti di famiglie appartenenti da secoli al ceto dirigente locale. An­drea Del Grande, considerato uno dei principali esponenti filo-francesi di Bientina, fu maire del comune fra il 1808 ed ill811 partecipando in prima linea ai dibattiti e alle tensioni che in quel periodo caratterizzarono la questione dell'area palustre, non solo per quanto riguardava l'accesso alle risorse ma anche per il progetto delle autorità napoleoniche di alienare le proprietà comunali. Durante la restaurazione fu gonfaloniere dal1841 al1846 e più volte residente nel collegio dei priori (1832-33, 1837-38), cfr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit.,passim e genealogia p. 486. Su Luigi Cosci, cfr. ancora ivi e vedi la nota successiva.

12o Nell821l'avvocato bientinese Luigi Cosci, figura di spicco nella vita politica della co­munità nonostante la residenza a Firenze (fu gonfaloniere nel1823-28 e nel1837-40), elaborò un piano statutario molto patticolareggiato che mirava a riempire i vuoti e le possibili ambiguità di una serie di normative precedenti che regolavano le attività in padule. Nonostante l'approvazione del consiglio comunale, il progetto non divenne mai operativo, cfr. ACB, Comune, 28, «Delibe­razioni e partiti.1820-1827», cit., cc. 53 sgg.

121 Per questi aspetti rimando ancora a A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., dove a pp. 3'77-398 è pubblicato lo statuto del1755.

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ro facoltà «di pescare, far legna, canna, biodo, sala e salicchio nei domini della Comune», limitando il tempo del taglio della vegetazione 122 al perio­do successivo al22 luglio di ogni armo. Concedeva inoltre la facoltà ai con­tadini residenti nel comune e ai rispettivi proprietari terrieri di poter taglia­re la vegetazione palustre ma solo nelle quantità necessarie alle esigenze dei rispettivi poderi. In sostanza l'obiettivo era quello di salvaguardare l'inte­grità e le capacità produttive dell'ambiente umido su cui viveva la gran par­te della popolazione e da cui dipendeva lo stesso bilancio comunale, sot­traendo l'economia dell'incolto dai rischi connessi ad una logica di prelievo indiscriminato, di libero accesso e di libera commercializzazione dei pro­dotti. Di qui un regime di tipo vincolistico, commisurato alle necessità lo­cali, attento a non concedere alcun accesso ai soggetti esterni (contadini e pescatori non bientinesi) e a non favorire assalti distruttivi fuori stagione degli stessi «comunisti>>; ad impedire, infine, il flusso dei prodotti falciabili verso terre e poderi al di fuori dei confini della comunità.

In realtà questo quadro normativa si dimostrò troppo fragile a conte­nere la crescente pressione che fra '700 e '800 caratterizzò la vita e l'eco­nomia del padule. Proprio il dibattito sulla necessità di un nuovo regola­mento «per il reparto» dei prodotti palustri, 123 dimostrava che alla metà dell'800 la situazione si era deteriorata: <<L'abuso del taglio della legna, e dell'erbe e la pescagione con reti di maglia stretta - sottolineava ancora il Gonfaloniere Luigi Cosci- ha reso miserabile la popolazione, ed ha di­minuito grandiosissimamente l'entrate della Comune».124 In quegli anni,

111 L'avvocato Del Rosso, nella sua memoria legale citata precedentemente (v. note 81-82) articolava, in termini giuridici, le ricadute concrete del permesso di falciare la vegetazione P:ÙU­stre secondo i diversi editti pretori originati dallo statuto del1755: «per quell'editto statutano è permesso ai menzionati Bientinesi il taglio separato delle Canne, del Biodo, del Salicchio, e della Sala, ed anche del Giunco, comunque non espressamente in esso menzionato, ed è poi loro vie­tato di falciare il Pattume, il quale non è composto che di Salicchio, e di Giunco. La qual cosa significa essere ai Bientinesi permesso il taglio di tutte le piante che produce il Padule, purché essi una separatamente dall'altra le falcino, ed è loro interdetto di falciarle tutte insieme», cfr. ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). Affari Comuni. Parte II, 1575, n. 131, cit.

123 I carteggi, che coinvolsero autorità centrali e periferiche, in particolare la Presidenza del Buongoverno, la Camera delle Comunità, il Governatore di Pisa, il Vicario di Vicopisano e i Gonfalonieri di Bientina, si trovano in due grossi fascicoli già citati, cfr. ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). A/fari Comuni. Parte II, 801, Ins. 230, cit. e 1575, n. 131, cit.

124 <<Rapporto sulla comunità del gonfaloniere di Bientina, Luigi Antonio Cosci (9 gen· naio 1841),, in ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). Affari Comuni Parte II, 1575, n. 131, cit.

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alla fine dell'estate, il manto vegetale che cresceva nell'ambiente promiscuo di terre e acque, risultava completamente «atterrato», con conseguenze ne­gative sulla generazione dei pesci e sulle difese naturali dalle esondazioni del lago. Ovviamente la prima risposta era di tipo repressivo; infatti l'an­nuale sorveglianza armata delle operazioni estive di falciatura, praticata da decenni visti i ricorrenti conflitti fra contadini e pescatori che sovente sconfinavano in reciproche violenze, 125 ormai era necessario estenderla an­che ai mesi primaverili quando la vegetazione palustre era ancora verde ed era appetibile come foraggio per il bestiame e non solo come lettiera per le stalle.

Ma la trasgressione alle norme, originata a detta di tutti dalla spaven­tosa miseria che specialmente in inverno attanagliava gran parte della po­polazione, non determinava solamente risposte di tipo repressivo. Le ri­chieste che giungevano dal basso suffragate dalle analisi approfondite di personaggi particolarmente sensibili alla gravità del problema sociale, come gli avvocati Del Rosso e Cosci spingevano infatti per un adegua­mento delle normative alle nuove condizioni di un padule sempre più con­teso e al tempo stesso sempre più ristretto dai processi di privatizzazione degli anni precedenti. Adeguamento che significava possibilità di usare al­cuni strumenti di pesca altrimenti proibiti (i così detti «bertuellini», reti fis­se a maglia stretta) 126 e maggiore severità nei confronti dei concorrenti luc-

125 Uno dei casi più clamorosi di questo periodo fu il conflitto che oppose i bientinesi ai mezzadri dei Chiocchini, una famiglia che nel corso delle allivellazioni leopoldine era entrata in possesso di alcuni poderi della ex fattoria granducale di Pianore a confine con l'area palustre. Le tensioni fra i bientinesi e i contadini, risalenti alla fine del '700, si incrudelirono verso la metà dell'800; nel 1843 una settantina di bientinesi intenti alla falciatura del «pattume» nell'area di Vaiano si scontrarono fisicamente con i contadini del Chiocchini, furono denunciati e subirono un lungo processo presso il Tribunale di San Miniato. Sulla questione esiste un'ampia documen­tazione d'archivio, cfr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 464-65, n. 197.

126 I pescatori bientinesi fin dal1838 avevano chiesto la facoltà di poter usare i «bertueiJini,, che, in virtù delle maglie strette della rete, erano colpiti dalla proibizione sia nello stato toscano che in quello lucchese. La loro richiesta era stata avallata anche dall'avvocato Luigi Del Rosso nella sua più volte citata memoria. Si trattava di una variante a maglie strette del diffuso «berti­vello», dr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... dt., pp. 274-275, 293-294. In realtà l'uso di questa rete, in cene stagioni dell'anno, era sempre stato tollerato, soprattutto perché serviva per la cat­tura delle anguille e non di altro pesce stanziale a rischio di eventuale rarefazione. Secondo una descrizione del vicario regio di Vicopisano del12 agosto 1844: «TI bertuellino è rete con maglia di dimensione lninore dell'ordinaria, ma è rete che stando fissa serve a prender pesce stazionario anche piccolo nelle sole stagioni delle freghe, ed è poi esclusivamente atta a prender le anguille nei loro periodici corsi dal Lago all'Amo e al Mare» o ancora «Ì bertuellini son la sola rete con cui

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chesi; infine, soprattutto, una minuziosa e approfondita rivisitazione di tut­ta la questione del taglio della vegetazione palustre, a seconda delle catego­rie impegnate, da cui derivavano anche strumenti d'uso diversi (i contadini usavano <de frullane sterminatrici» mentre i pescatori usavano i falcetti a mano per selezionare le varie specie), tempi e località differenziate di pre­lievo, specie botaniche e fasi di maturazione diversi (infatti si infarcivano le lettere alle autorità di spiegazioni e precisazioni su termini come «pattu­me», «falasco» ecc.). 127

La materia, espressa in un nuovo piano statutario approvato dal consi­glio comunale nel1842, 128 data la sua complessità e per i vari gradi di giu­dizio che dovette attraversare, non riuscì a divenire operativa anche perché la scelta della bonifica per essiccamento del bacino iniziò a farsi strada con

possan prendersi le anguille le quali da una maglia più rada per la massima parte sortirebbero, che altri pesci minuti nell'estate inoltrata e nell'autunno non posson prendersi con rete fissa qual è il bertuellino almeno in tal quantità da portare ad una sensibil diminuzione, e che la pesca alle anguille la quale inibiti i bertuellini diverrebbe un privilegio dei particolari possidenti proprietari o affittuari di appezzamenti palustri, dei proventuari della Comunità di Bientina, e degli affittuari dello Scrittoio delle ll. e RR. Possessioni che tutti tendono alle anguille con arelle ossia con rete di maglia stretta, e in sostanza la più proficua o forse la sola proficua industria durante le ram­mentate stagioni della numerosa classe degli indigenti pescatori Bientinesi». I mesi in cui la tesa di queste reti era proibita erano quelli da gennaio a luglio, mentre per lunga consuetudine erano tollerati dall'agosto al gennaio. La commissione locale incaricata di redigere il nuovo regolamento del Lago aveva però suggerito di estendere il permesso nel periodo da giugno a tutto gennaio, cfr. ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). A/fari Comuni. Parte II, 1575, n. 131, cit.

127 «il così detto Salicchio - spiegava il gonfaloniere Luigi Cosci - presenta tre diverse fi­gure: avanti la sua maturità è erba palustre; divenuto vegeto è salicchio; e nella sua siccità si ri­conosce per pattume ossia falasco», cfr. ivi, «Rapporto sulla comunità del gonfaloniere di Bien­tina, Luigi Antonio Cosci (9 gennaio 1841)», cit. Secondo il vicario di Vicopisano, Giuseppe Bini, «il Pattume si compone di tutte l'erbe palustri giunte a maturità eccettuate la Canna, e il Bio dolo e perciò di quelle erbe medesime delle quali il taglio separato è permesso ai singoli Bientinesi», cfr. ivi, lettera del17 marzo 1840. Sulla natura composita del cosiddetto «pattume» e «falasco» si vedano le indicazioni in A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 433-434. Un importante con­tributo scientifico ottocentesco su questo tema legato allo sfruttamento delle zone umide è G. CARuso, Sulla produzione di Falasco nella pianura pisana e sul consumo di lettime e di falasco nei poderi della scuola supenore d'agneoltura della R. Università di Pisa, Lettera al Prof. Fausto Sestini di Girolamo Caruso, Firenze, Tip. M. Ricci, 1881.

128 Un primo progetto fu approvato in sede locale il18 settembre 1841 ma, su ordine della Camera delle Comunità, il successivo 23 ottobre venne eletta un'apposita commissione per esa­minare la questione che era giunta al sovrano in seguito ad una supplica del pievano lnnocenzo Calisti (la commissione era formata dai principali maggiorenti locali, nella fattispecie Del Grande Andrea Gonfaloniere, Calisti Don Innocenzo Pievano di Bientina, Falleri Auditore Paolo, Cosci Vicario Dario, Del Rosso Avvocato Francesco, Pacini Dott. Achille, Ducci Francesco). TI nuovo regolamento venne discusso e approvato nel consiglio comunale del13 gennaio 1842, cfr. ACB, Comune, 33, «Partiti e Deliberazioni. 1840-1842», cc. 56v-58v, 63r-v, 74v-79r.

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sempre maggiore forza sia a livello degli apparati di governo, sia a livello dei ceti dirigenti locali. 129 Dopo l'annessione del ducato di Lucca nel 1847 e la difficile temperie politica che attraversò il Granducato nel 1847-49, con gli anni cinquanta le condizioni erano mature per portare a compimento il progetto di trasformare le «barche peschereccie» in aratri, liberando la vasta pianura dalle acque e ponendo le premesse per uno svi­luppo agricolo che, in realtà, non corrispose poi pienamente alle speranze di quanti se ne erano fatti promotori.

129 Cfr. A. ZAGLI, Il lago e la comunità ... cit., pp. 466-467.

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APPENDICE I

RAPPORTO FRA L'AFFITTUARIO BIENTINESE DEL LAGO DI CASTIGLIONE DELLA

PESCAIA E I PESCATORI DI FuCECCHIO (1682) (ASF, Notarile Moderno, 20904, Notaio messer Girolamo di Bartolomeo Nucci da Bientina, n. 55, l novembre 1682, «Concordia»).

«[. .. ) actum in Terra Phocecchii, ac domi infr.cti. Presbiteri de Montanellis presentib. ibidem Cap.U Josepho loannis frat. de Paperinis, et D. Andrea Petri de Gherardis de Pho. Apparisca per il presente atto, qualmente essendo nate al­cune differenze fra il Sig. Antonio di Salustio Grossi, e Compagni Affittuari del Lago di Castiglione della Pescaia da una, e li Pescatori di Fucecchio dall'altra, qua­li rimasero aggiustate con il suddetto Sig. Antonio per mezzo del molto Rev. P. Giovanni Montanelli di Fucecchio nell'infrascritto modo cioè:

E prima che li detti pescatori devino partire per la volta di Castiglione della Pescaia per servitio del suddetto Sig. Antonio il giorno dopo la celebratione del presente Contratto, quando più li tornerà comodo con patto che il pesce da levarsi a dd. pescatori li si deva pagare conforme l'è stato pagato negl'anni andati del pri­mo fitto del med. Sig. Antonio.

ltem che il pane li si deva mettere un quattrino vantaggio di quello vale alla città di Grosseto.

ltem che la stadera che deve servire per pesare il pesce si deve tenere al pernio.

· ltem che al solito sia permesso a dd. pescatori il Giovedì Santo fatto le some de Padroni l'andare a vendere il pesce dove li piace, e li Padroni siano tenuti farli la polizza del pesce che hanno, si come possino al solito mandar fagotti d'Anguille, e altri pesci salati alle lor Case, el Vetturale deva esser sodisfatto di tanto pesce.

ltem che ogni pescatore di Fucecchio che partirà deva bavere la sua barca conditionata.

ltem che non havendo farina il Padrone, sia permesso a detti pescatori com­prarla a loro vantaggio, e piacere.

ltem che a d. Sig. Antonio e Compagni non sia lecito il mandar via alcun de Pescatori di detto luogo senza legittima causa, ò che dd. pescatori n'abbino il pe­sce, o [i]l medesimo vendino alla macchia.

ltem che non havendo pesce li sudd. Sig. Antonio e Compagni lo devino le­vare tutto da pescatori, in caso poi che dd. n'havessero s'obbligano a levarlo da dd. pescatori pro rata: nel tempo però dell'Avvento li deva esser levato tutto, mentre habbino dove metterlo, del pesce poi in carnio li deva esser levato pro rata.

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:[ .,

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ltem vogliono i sud. pescatori i loro Viaggi, e una bocca nelle loro siepi ad effetto di riconoscerle in altro tempo, e volendo fare Siepi di nuovo, le possino fare conforme al solito.

Item possino li sudd. Pescatori portare tre pesci all'Amico[?] à Castiglione, e non possino partire del Porto senza licenza de Padroni per qualsisia causa: per far canne, Sambuchi, li devino fare la polizza per tanto pesce.

Item vogliono dd. Pescatori tre polizze per Casa: e che il pesce li deva esser pagato nel modo infrascritto cioè in carnio lire sette il cento, in Avvento la Tinca lire tredici, il Luccio lire otto: In quaresima lire diciassette, il Luccio dieci, la Scal­batra quaranta crati e il cento, l'Anguilla lire cinque in Carnio, sei lire in Avvento, e sette in Quaresima.

E tutte le predette cose le medesime parti promessero osservare [. .. ]».

APPENDICEli

INVENTARIO DEI BENI TROVATI NELLA CASA DI RIMEDIO TONISSI, PESCATORE

DI BIENTINA (1682). (ASF, Notarile Moderno, 20904, Notaio messer Girolamo di Bartolomeo Nucci da Bientina, n. 63, 18 marzo 1682 ab. Inc. (1683), «Inventario»).

«L .. ] havendo premesso il Venerabil segno della Sant.ma Croce, fu trovato dunque nel terreno della suddetta Casa, una barca cattiva, tre botticelle di otto barili l'una più che amezate, una rastegliera d'albero con una fiocina, un pennato con una zagaglia, un remo, quaranta Vertivellacce, una Codetta vecchia, un Castel­lo da firugelli co' piedi di pietra, una Tina di venti barili in circa, sei fascia di bio­dci, un Tramaglio con piombata di libbre quaranta, un presacchio vecchio, un mazzo di Vertivella in numero di cinquanta vecchie.

In Sala una rastegliera d'albero con Spadino ordinario, una Coppa da battuti, una Credenza cattiva bene entrovi venti pezzi di terra in piatti, cinque fiaschi, cin­que Sgabelli senza spalliera d'albero, dua Tavolini d'albero ordinari, una Tavola grande cattiva bene, una Cassetta d'albero cattiva, due Mezine di terra, diciotto pezzi di vetro in Caraffe, e bicchieri, una Saliera di maiolica, e una boccalina simi­le, una Teglia di rame buona, un Tondo da Tavola di stagno, otto forcine di ferro ordinarie, e cinque coltelli simili.

In Cucina tre lucerne ordinarie, settanta pezzi di terra in piatti, e pentole, sette seggiole ordinarie, e cattive, una gratella, catena da fuoco, treppiedi, e molle, una padella con mestola ordinaria, un ramaiolo di legno, et uno di ferro, venticinque

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mestolini, un paiolo buono di libbre otto in circa, sei catinelle di terra, dodici fusi con stipe, un peso da monete buono.

In Camera una Cassa d'albero buona, entrovi tredici pezzi di piatti dipinti, due tazzine di maiolica, diciassette tovagliolini tra vecchi, e buoni, quattro tovaglie da tavola ordinarie, nove lenzuola ordinarie, tre Camicie da huomo cattive, due bandinelle, e una Tovaglia da pane ordinari, dua sacchi da grano, un letto con panche, e tavole d'albero, saccone, e coltrice cattiva con capezzale simile, penna [. . .] da letto vecchio, un giacco buono, una Cassa d'albero cattiva, tre pezzuole ordinarie, dodici pezzi di Santi in fogli ordinari; in altra stanza due Cassacce d'al­bero, un Crivello buono, un Colatoio simile, diciotto pezzi di rete da folaghe, un Tramaglio con piombata di libbre venti, una pala da grano, un Corbello vecchio, una madia da Pane, uno staccio buono, un mezzo staio cattivo, un letto con ma­terassa commoda, e saccone, due lenzuola ordinarie, un capezzale buono, e un co­pertoio imbottito ordinario, un guanciale ordinario, dua Casse ordinarie, entrovi un pezzo di tramaglio nuovo, due Camicie da huomo vecchie, un Cappellinaio d'albero, trenta fogli di Santi ordinari, una piletta di terra, quattro libbretti di ri­cevute, e ricordi, un gruppetto di scritture, e contratti.

Item un pezzo di terra di staiora dua in circa vitiato, e pioppato posto in l.d.le Croci sotto i sua vocaboli e confmi; Item due stadere da pesare che una pesa libbre 217 e l'altra 60: e tutta la medesima roba dice Giovanni esser rimasta nell'eredità del predetto Rimedio suo Padre, quale fu consegnata al medesimo Giovanni per tenerla a dispositione di chi di ragione ... ».

APPENDICE III

UN PROPRIETARIO DI FUCECCHIO IN DIFESA DEL SUOLO PALUSTRE DALLE IL­

LECITE DEVASTAZIONI DELLA POPOLAZIONE (1784). (ASF, Tribunale e Auditore delle Regalie e Possessioni, 43, «Atti del Dipartimento delle R Possessioni. l gennaio-31 dicembre 1784», n. 40, Interessati nei beni Palustri e Gronde del Padule di Fucecchio e Pubblico, Istanza presentata il30 aprile 1784).

«Comparisce il Sig. Iacopo Comparini di Fucecchio, 130 non solo in proprio nome, come ancora in nome di tutti gl'altri ss.ri interessati come compratori, e li-

130 Iacopo Comparini, benestante di Fucecchio, nel1784 era anche Deputato alla cura e al mantenimento del Canale di Usciana. Era fratello di Luigi, Vicario Regio. I due fratelli, nell'al­livellazione della fattoria di Ponte a Cappiano, avevano ottenuto il possesso di due poderi, quello di Vallicava e di Cavallerizzo, cfr. A ZAGLI, Proprietari, contadini e lavoratori dell' «incolto» ... cit.,

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vellari degl'appezzamenti dei Terreni Palustri, o siano Gronde nel Padule di Fu­cecchio che erano di attenenza della già Real Fattoria del Ponte a Cappiano.

Esponendo, e narrando a Vs m. ma come per i rogiti di Ser Felice Torelli del dì 7 Aprile 1784 vennero già concessi ai suddetti interessati a livello, e parte in ven­dita per interesse del Reale Scrittoio delle P ossessioni tutti i Terreni Palustri che anno [sic!] il suo principio dal Ponte a Cappiano, e terminano a parte destra al Porto alle Macine, o sia porto di Stabbia, e a sinistra al Sasso Bianco che restano di fronte agl'altri Beni già antecedentemente allivellati, e venduti fmo dal 17 82 per interesse del Reale Scrittoio suddetto per i rogiti di Ser Francesco Maria Portinari, per la sua estensione da detti Beni fino al Canale Maestro del predetto Padule compresovi ancora l'appezzamento denominato Il Giardino che resta isolato fra il Canale Maestro, le traverse, e il Canaletto di Stabbia.

Rappresentano come tutti i surriferiti Effetti venendo giornalmente danneg­giati dagl'abitanti, e lavoratori della Val di Nievole Pesciatina, e da quelli di Fucec­chio, e sue adiacenze con faldare, e segare ogni quantità, e qualità di Erbe Palustri per uso del Bestiame, quanto ancora con tagliare ogni qualità di legname da Fuo­co, vinchi, e Biodi da far Capanne, sradicare le Ceppe, e le Piante, in modo che soffrano un gran pregiudizio senza poter riparare al danno, mediante, che tali tra­sgressori vengano a far questi danni con gran numero di Barche che alcuno non può farli ostacolo.

Come oltre ai suddetti Contadini, che in gran numero si portano, di giorno a tagliare dette Erbe, che parte di quel frutto con il quale i livellari devono cor­rispondere nel loro canone, risentano altro danno maggiore dai Pescatori, quali per la loro arte, e con Frullane, e Falci tagliano ogni quantità dì Erba e Legna­me che gli si para d'avanti per l'effetto di poter fare Strade, e vicoli nei quali vi tendono i loro Bertivelli, e questi siccome vanno di notte, non possono essere veduti ne corretti, come pure fanno i medesimi un gran danno a quei Prati ove è il Fieno nei quali è poca acqua, con le Rete Repaiole con le quali li interrano tutto il Fieno.

Come tuttavolta che gl'Interessati tutti sì compratori, che livellari si siano dati le maggiori premure di sgridarli, e farli correggere ancora dalla Guardia, sono stati minacciati, e in vece di avere ricavato un vantaggio, si sono piuttosto animati à far maggior danno, poiché vi ci si vedono sempre in gran numero, e non si trova al­cuno che voglia cimentarsi a farli fronte. Non possono ricorrere al Tribunale per ottenere il compimento di Giustizia mentre o sono in gran numero, e veloci con le

p. 210. Sulla biografia e sulla carriera del vicario Luigi Comparini cfr. M. MONTORZI, Giustizia in contado. Studi suD' esercizio della giurisdizione nel territorio pontederese e pisano in età moderna, Firenze, Edifir, 1998, pp. 194-195.

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loro Barche, o sono Persone Incognite per essere della V al di Nievole Pesciatina, e in conseguenza fuori di Vicariato, o che vanno di notte.

Rappresentano come avendo avuta la premura alcuno di correggerli bonaria­mente si sono sentite dai medesimi dichiarazioni di volere continuare a godere del Beneftzio di quel Padule ftno à tanto che non vedranno con un nuovo Pubblico Editto revocato l'Editto stato già pubblicato a favore del Pubblico, con il quale veniva accordata la libertà di saccheggiare il detto Padule, non sapendo essi, ne essendo obbligati à sapere, che da SAR e dal Reale Scrittoio siano stati alienati, onde in obbedienza a un nuovo Editto desisteranno da far danno.

In vista pertanto di quanto le rappresentano, e prima di far ricorso a SAR per i danni che ricevono in questi Effetti, nei quali perdono quel frutto con il quale de­vono corrispondere col Canone perché si degni di Provvedimento [. .. ] Fecero, e fanno reverente Istanza domandarono, e domandano che da Vs Ili. m", ed in ordine al Contratto rogato da Ser Felice Torelli, con il quale sono stati alienati per inte­resse del Reale Scrittoio l'infrascritti Effetti palustri che prima erano a benefizio pubblico, ed ora a favore dei compratori livellari, che à qual si voglia Perso­na di qualunque grado, stato, e condizione, venga inibito di saccheggiare, come hanno fatto sino al presente il detto Padule, ed in esso fare alcun danno, atto di Possesso, tagliare Erbe, legnami, Biodi, e Piante, ed in qualunque altro modo dan­neggiare i Terreni Paludosi dal Ponte a Cappiano ecc. [. .. ] in forza della qua­le Alienazione resta tolta al Pubblico quella facoltà che gli era stata concessa dagl'antecedenti Ordini, e tutto sotto le Pene volute dagl'Ordini veglianti per i trasgressorb>.131

131 Comparini e gli altri interessati si offrivano di far stampare a loro spese un tale Editto che avrebbe dovuto essere pubblicamente affisso in Valdinievole e nel Valdarno di Sotto. Infatti il30 aprile 1784 un provvedimento dell'Auditore delle Regalie, accoglieva le istanze degli inte­ressati decretando che nell'estensione di detti beni «fino al Canale Maestro del predetto Padule, compresovi ancora l'appezzamento che si chiama il Giardino» non era «lecito, ne permesso ad alcuna Persona niuna affatto esclusa, ne eccettuata il falciar, tagliar pattunli, giunchi, e ontani e qualunque altra sorte di Piante, ed Erbe». Ordinava al Podestà di Fucecchio di trasmettere questi ordini in tutta la Podesteria, e in copia autentica «ai giusdidenti di Pescia, Buggiano, Monte Catini, Monsummano, Monte Vetturini, Massa, Monte Carlo, Uzzano, Seravalle, Cerreto, Santa Croce, e Castelfranco di Sotto, ad oggetto che resti pubblico per tutti detti luoghi il pre­sente decreto et ordine».

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APPENDICE IV

PROIBIZIONI A DANNO DEI PESCATORI DI FUCECCIDO E NOMINA DELLE GUAR­

DIE DI PADULE (6 AGOSTO 1820). (ASF, Presidenza del Buongoverno (1814-1848). Affari comuni. Parte l, 836, n. 2452, «1820. Pesca. Abusi per ragione di Essa che si commettono nel Padule di Fucecchio»).

«S.A.L e Reale alla quale sono stati fatti presenti gli abusi che avevano luogo per parte dei Pescatori del Padule di Fucecchio nel restringere con delle parate in alcuni piccoli varchi le acque, onde render più abbondante la loro preda, con pre­giudizio della navigazione, e danno manifesto dell'interesse dei Possessori adiacen­ti, si è degnata approvare pienamente i seguenti provvedimenti stati proposti dal Cav. Soprassindaco, che consistono in quant'appresso.

lo Nell'inibire a qualsisia individuo di costruire argini di Terra, Steccate, Pa­lizzate con frasche, ritegni incannicdati, o altri ripari di veruna sorte in qualsivo­glia forma composti, né grandi, né piccoli, né a traverso del Padule, né a traverso del Canale d'Usdana, ed ai Canali del Terzo, Maestro, e del Capannone.

zo Nell'assegnare un termine di giorni otto a coloro che hanno costruite le pa­rate, che attualmente esistono, ad averle rimosse, ed affatto distrutte.

3° Che i Pescatori, o altri Individui che contravverranno ad una tale disposi­zione, o ricuseranno di distruggere le già esistenti Parate, debbano per la prima volta esser multati alla pena di Lire 10 per ciascuna trasgressione, oltre ad acqui­stare il querelante, ed alla refezione dei Danni, e delle spese occorrenti per far di­struggere nella loro contumacia le Parate suddette, ed in caso di recidiva debbano intendersi incorsi in doppia multa, colla comminazione dell'arresto del Barchetto e delle Reti Pescarecde, e secondo le circostanze anco dell'arresto personale co~ pena afflittiva ad arbitrio del Giudice, come pure che i profitti delle multe andar debbano a beneftzio dell'Imposizione del Padule, come quella che risente i danni derivanti da così perniciosi ingombri.

T ali disposizioni per la loro osservanza saranno rese pubblicamente note agli abitanti della Provincia ove giace il rammentato Padule per mezzo di Editti Pretori da emettersi nelle solite forme dai Giusdicenti di Pescia, Buggiano, e Fucecchio, con i quali dovrà essere congruamente provveduto anco all'abuso che si commette dai Possidenti, e Lavoratori d'ambe le parti del Padule, e dell'Usciana nel permet­tersi di collocare i Lini nei descritti Canali, con ammassarli, ed attraversarli in tante quantità da trattenere il corso dell'acqua.

4° Che all'effetto medesimo vengano stabilite tre, o quattro Guardie rivestite della pubblica fede, e delle attribuzioni che si richiedono, onde le loro querele pos­sano essere accreditate presso i suddetti Tribunali, con l'incarico di invigilare in-

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defessamente sulla Polizia del Padule, e dei Canali, scorrendo unitamente o sepa­ratamente per esso, non meno che per l'Emissario d'Usciana, con l'istruzione ai predetti Tribunali di prestar loro man forte ove il bisogno lo richiedesse, e con lo stipendio annuo alle medesime di Scudi 24 per ciascuna.

La scelta di tali Guardie sarà fatta di concerto con la Deputazione consultiva, ed i soggetti nominati in tal qualità saranno resi noti a V s. mma dal Cav. Sopras­sindaco già di dò prevenuto, onde possano dal di Lei Dipartimento essere accre­ditate presso i respettivi Tribunali all'oggetto che non incontrino ostacoli nel di­simpegno delle incombenze che verranno loro affidate.

Di tutto ciò sono in dovere di renderla consapevole, affinché Essa possa in quanto le appartiene dare le disposizioni relative».

(Dalla Segreteria di Finanze al Presidente del Buongoverno. Firmato Leonar­do Frullani).

IsTRUZIONI PER LE TRE GUARDIE DESTINATE IN ORDINE ALLE DISPOSIZIONI CONTENU­

TE NEL SOVRANO DISPACCIO DEI 6 AGOSTO 1820 PER INVIGILARE CHE NON SI COM­

METTANO DANNI IN PREGIUDIZIO DEL LIBERO CORSO DELLE ACQUE NEI CANALI DEL

PADULE DI FUCECCHIO, E DEL LORO EMISSARIO (30 AGOSTO 1820).

«1° La Guardia residente a Montevettolini avrà la cura d'invigilare special­mente sul Canale detto del Terzo, e quella residente a Bellavista sul Canale del Ca­pannone, principiando ambedue dalle respettive origini di detti canali, e prose­guendo le lor visite fino alla confluenza dei canali medesimi in quello chiamato il Canal Maestro.

2° La Guardia commorante alla Fattoria del Terzo scorrerà alternativamente l'uno, e l'altro dei suddetti canali, e si unirà occorrendo alle altre Guardie per quelle visite nelle quali il bisogno portasse un aumento di forza.

3° Più frequentemente che sia possibile ma in special modo nei Mesi di Giu­gno, Luglio, e Agosto le nominate Guardie insieme riunite dovranno portarsi una volta la settimana per lo meno, scorrendo in Barca alla visita del Canal Maestro fmo al Ponte a Cappiano, e quindi ancora del Canale Emissario d'Usdana dal Ponte suddetto fino allo sbocco nel fiume Arno in luogo detto la Navetta.

4° La vigilanza delle Guardie è diretta ad impedire tutto ciò che possa dar luo­go alla replezione 132 dei Canali, e a nuocere alla conservazione delle loro sponde, ed argini, cosicché se nelle loro periodiche visite osserveranno che dai Pescatori o altri individui siano state fatte arbitrariamente delle Ture, steccate, incannicciate, e arginelli nel Padule, o dentro i Canali, ne ordineranno la immediata remozione a

132 Termine antico che significa "pienezza", "ripienezza".

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carico dei trasgressori, e nel caso che qut<NI i l'l'Cususscro di prestarvisi ne informe­ranno il Tribunale più prossimo nlln rornnwHsu ll'ltsgressione fra quelli di Fucec­chio, di Buggiano, e di Pescia, dui qouli N1111'1 procl'duto contro i trasgressori me­desimi in conformità del disposto dc-~li mdini v<·glianti.

5o Le Guardie suddette sono itwhrc- rkhimnnll' ad invigilare perché dai Lavo­ratori dei terreni adiacenti al Pndule, o dn~li nhitunti presso il Padule medesimo n?n si pong:mo a macerare i Lini nllllliiiNN!IIi l'Ili l'o i Canali, servendo dò d'impe~ dunento al libero corso delle ncqu{·, l' q11nl01'u si wrificasse su di ciò qualche tra­sgressione ne renderanno conto ui pr·l·dtnli Trillllnuli perché vi sia provvisto op­portunamente.

6o Sarà obbligo essenziale dcllt· < ;uunlie s~tdd~·llc di dare periodicamente con­to al Cancelliere comunitativo di Bul-\~iuno di Itri! o dò che può interessare il buon mantenimento dei Canali del Pudull· l' drll'l lsduna, onde da esso ne sia informato il Soprassindaco, e Soprintcndc<nle ttc-nc-rull· pt•r il fine che possano all'occorrenza essere date quelle economiche disposi:t.ioni dw riguardar possano la regolar manu­tenzione di detti canali.

7o Le dette Guardie uvr·mmo l'ohhlil-\o unmra Ji accompagnare, e di presta­re la dovuta assistenza all'ln~c·~nc-rx· dw di ll'mpo in tempo verrà destinato dal Soprassindaco, e Soprintl~lld('lll{' ( ;t'lll·t·nll' ulla visita dei Canali del Padule di Fu­cecchio.

go Le precitate Guardie f'inulnwnlt' lll'ocurcranno di adempire alle ingeren­ze che gli vengano affidate con k· prl·setlli Istruzioni con la dovuta fedeltà, e atten­zione.

Dall'Ufficio Generale dl'llc· ( :ormmilù del Granducato. 30 Agosto 1820 Firmato Brancadori Sop. (;t'Il. Pratellcsi Scgr·.

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