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Centro Studi Città e Territorio / Debatte Editore

Personaggi e paesaggi del vino: il ritratto di Nino di Andrea Zanzotto

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Centro Studi Città e Territorio / Debatte Editore

Collana Confronti, vol. 6A cura del Centro Studi Città e Territorio – Follonica (GR)Direzione: Giulia Galeotti – Marco Paperini

Il Centro Studi si avvale della consulenza di un comitato scientifico composto da:Giovanna Bianchi, docente di Archeologia Medievale, Università di Siena; Maurizio De Vita, docente di Restauro, Università di Firenze; Emma Mandelli, docente di Rilievo dell’Architettura, Università di Firenze; Rossano Pazzagli, docente di Storia Mo-derna, Università del Molise; Giuliano Pinto, docente di Storia Medievale, Università di Firenze; Carlo Tosco, docente di Storia dell’Architettura, Politecnico di Torino

In copertina: Veduta dai vigneti dell’azienda Agricola Le Corne, sullo sfondo Grumello del Monte (BG)©Archivio Azienda Le Corne

Concessioni per l’uso delle immagini:pp. 6/ 8/ 32/ 34 (montaggio Città e Territorio da Archivio Corne)/ 35, ©Archivio Azienda Le Corne – autore Clive Nicholspp. 3/ 14/ 39/ 127/ 129 (elaborazione grafica): ©Archivio Centro Studi Città e Territoriopp. 15/ 18/20/40/45/46/128/286 ©Giulia Galeotti p. 10 montaggio Città e Territorio da ©Archivio Marcello Giuntinip. 16 ©Mauro Davolip. 19-251 ©Paolo Da Rèp. 25/ 48/49 ©Archivio Arcipelago Muratori:p. 88 su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Archivio di Stato di Torino con divieto di riproduzione (aut. 1190/28.28.00 del 16.03.15)pp. 87-91 su concessione della ©Bibliotèque Nationale de Francep. 90 su concessione della ©Bibliotèque Royale de Belgiquepp. 96-99 su concessione del Ministero per i Beni e le Attività Culturali – Archivio di Stato di Bergamo con divieto di riprodu-zione (aut. 1259/28.13.11 del 16.03.15)p. 124 ©Michelangelo Pasquinelli – Amici di Suvereto p. 135 ©Roberto Pierallip. 139 su concessione Archivio Centrale dello Stato (autorizzazione nota 19.10.2011 n. prot. 4654)pp. 154/156/157/159/161 ©Vincenzo Cottinellip. 176 © Silvia Muratore - SiTIpp. 180/181/182/183/184 ©Archivio SiTIpp. 220/222/223/224/225 ©Fabrizio F.V. Arrigonip. 236 Disegno di ©Antonio D’Amico p. 244 ©Corrado Bonomop. 246 ©Pier Mario Turinap. 247.2 ©Jacopo Pennap. 247.3 ©Estudio Martín Azúa pp. 264/266/267/268/269/271, ©Associazione Orme su la Court e di Omar Pistamiglio Fotografopp. 23, 27, 29, 36, 52, 147, 151, 152, 272, 278, 283, 285 sono della redazioneLe altre immagini sono state fornite, sotto la propria responsabilità, direttamente dagli autori dei singoli contributi con conte-stuale autorizzazione alla pubblicazione. Per le immagini munite di © vale il divieto di riproduzione con qualsiasi mezzo senza l’autorizzazione del titolare del copyright. Il convegno I Paesaggi del Vino si è svolto dal 20 al 23 novembre 2014 presso l’Azienda Vitivinicola Le Corne di Grumello del Mon-te (BG) con il patrocinio di: Comune di Grumello del Monte; Provincia di Bergamo; Ordine degli Architetti PPeC della Provincia di Bergamo; Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio – Università di Firenze; Scuola di Specializzazione in Beni Architettonici e del Paesaggio – Politecnico di Torino; Scuola Permanente dell’Abitare.

Comitato scientifico del convegno: Alessandro Camiz (Univ. La Sapienza – Roma); Maurizio De Vita (Univ. di Firenze); Edoardo Milesi (dir. Scuola Permanente dell’Abitare); Rita Occhiuto (Univ. de Liege); Rossano Pazzagli (Univ. del Molise); Hoissen Sandri (Girne American University - Cyprus); Akiko Sugesawa (Univ. di Tokio); Carlo Tosco (Politecnico di Torino).Discussant: Fabio Saggioro (Univ. di Verona); Giampiero Mele (Univ. eCampus); Maurizio De Vita (Univ. di Firenze); Carlo Tosco (Politecnico di Torino); Rossano Pazzagli (Univ. del Molise).

Confronti 6. I Paesaggi del Vino.A cura di Giulia Galeotti - Marco PaperiniEditing: Marco PaperiniImpaginazione e grafica: Giulia GaleottiCentro Studi Città e Territorio - www.cittaeterritorio.org

Debatte EditoreVia delle Cateratte, 84 int. 8 - 57122 [email protected]

ISBN: 978-88-6297-195-9

Stampato su Cyclus Print certificata FSC

154Nino deriva «dai cieli stessi» il suo vino (18 maggio 1986). Photo©vincenzo cottinelli.

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Personaggi e paesaggi del vino: il ritratto di Nino di Andrea ZanzottoMaria Pia Arpioni

L’articolo intende contribuire allo studio delle rappresentazioni dei paesaggi vitivinicoli nelle prose di Andrea Zanzotto (1921-2011), con particolare riferimento al territorio di Pieve di Soligo, dove lo scrittore è nato e vissuto. Vengono esaminati figure e valori di una civiltà contadina ora morente, in particolare lo stravagante e poetico personaggio di Nino, «uomo dei campi» che è emblema del «Veneto che se ne va», del legame un tempo forte fra individuo e gruppo all’insegna della convivialità ravvivata dal vino genuino, di un’interazione vitale fra il territorio e i suoi abitanti. Tenendo conto anche di alcuni aspetti simbolici legati al vino, l’intervento si concentra sulle prose liriche, narrative, militanti e teorico-estetiche dello scrittore, incluse nei volumi Colloqui con Nino (2005), Sull’altopiano (nelle veste originaria recuperata nel 2007), Luoghi e paesaggi (2013).

The article aims to contribute to the study of viticultural landscape representations in the prose works by Andrea Zanzotto (1921-2011), focusing on the territory around Pieve di Soligo, in the North-East part of Italy, where he was born and lived. Personalities and virtues of a rural culture now fading are examined, in particular the bizarre and poetic figure of Nino, a farmer who is the symbol of some weakening traditional aspects of the Veneto region: e.g. the strong connection between individuals and groups, also thanks to convivial meetings where wine plays a significant role, and the vital relationship between the territory and its inhabitants. Also considering some symbolic meanings connected to wine, the article focuses on different kinds of prose works (lyrical, narrative, militant, and theoretical-aesthetical), which are included in the following volumes: “Colloqui con Nino” (2005), “Sull’altopiano” (in the original edition recovered in 2007), “Luoghi e paesaggi” (2013).

Rivolgersi alle osterie. Dove elementi paradisiaci aspettano. Andrea ZanzottoRivolgersi agli ossari (Il Galateo in Bosco)

Zanzotto «vendemmiatore»?

Se «il vino è specchio dell’uomo», come scrisse il poeta lirico greco Alceo fra VII e VI secolo a.C.1 e la letteratura, come è noto, è a sua volta rappresentazione riflessa della vita umana, allora la chiave enoica si presenta particolarmente connaturata e fertile per l’interpretazione dei testi letterari2, fin da quando nell’Odissea il mare, spazio in cui si svolge simbolicamente il viaggio della vita, viene descritto con l’epiteto «color del vino»: il mare omerico è dunque in un certo senso uno dei primi paesaggi letterari del vino3. In particolare, risulta fruttuoso un excursus eno-letterario nelle prose di uno degli autori italiani più rappresentativi della letteratura contemporanea: Andrea Zanzotto (1921-2011), lo scrittore veneto noto soprattutto per le sue poesie, ma anche per i suoi interventi in difesa del paesaggio divenuti nel tempo sempre più assidui, anche perché sollecitati da giornalisti avvertiti come Marzio

Breda («Corriere della Sera»), dalla conversazione con il quale è nato il saggio-intervista In questo progresso scorsoio, del 2009. È appunto il paesaggio il tema portante, variamente declinato, di tutta la produzione zanzottiana, dalla prima raccolta poetica, pubblicata nel 1951 e intitolata Dietro il paesaggio, alle prime prose narrative edite nel 1964 col titolo Sull’altopiano4, fino ai saggi dispersi in varie sedi o inediti, raccolti nel volume Luoghi e paesaggi, del 2013. Andrea Zanzotto è nato nel 1921 a Pieve di Soligo, in provincia di Treviso, in un’area collinare di spiccato valore paesistico e vitivinicolo, dove si produce dell’ottimo prosecco. Nell’estate del 2014 questa zona è stata nuovamente al centro di un dibattito sulla tutela del territorio: una ‘bomba d’acqua’ è stata infatti soltanto la causa immediata di uno smottamento che ha provocato la morte di quattro persone5. Lo sfruttamento intensivo del territorio, incoraggiato da recenti leggi regionali6 che hanno permesso l’abbattimento del bosco e la piantumazione a vigneto di aree terrazzate, è stato così commentato dallo scrittore:

«Persino le colline vengono spostate dai bulldozer e ricostruite in favore di sole per ottimizzare i raccolti dei vigneti. Siamo immersi in una tensione continua, che spinge a uno sviluppo cannibalistico, vorace. Un affanno a costruire che ci mangia

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la terra sotto i piedi, letteralmente. L’effetto è la devastazione e lo spaesamento universale…»7

Zanzotto si è raramente allontanato da questi luoghi tanto amati, intorno ai quali gravitano gran parte dei suoi testi. È databile agli anni Quaranta, ad esempio, una breve prosa lirica intitolata Il vigneto e pubblicata solo nel 2007, in appendice a Sull’altopiano:

«Da un porticato sotto il quale sostavo, osservavo […] il serrarsi degli ingibbamenti lievi e arditi delle colline su me, intorno a me: e a un tratto scoprivo […] un vigneto piccolo, accattivante, misterioso, mai visto: soprattutto scritto vite per vite, con grazia e vigore che […] mi parlavano: come un qualche cosa – volto, bocca, nulla – ma acutamente inclinato a dolcezza, a sazietà di sogno, inclinato “come un collo”. […] In quel momento “dovevo” essere con me, con te, con tutto. […] Mi lasciavo dire di sì, mi accoccolavo nel vivere»8.

La visione del vigneto nasce da uno «sguardo di terra» (l’espressione è in un verso dello stesso Zanzotto9) e sottolinea l’importanza dell’osservazione di un paesaggio «mai visto», atto dal quale ha origine un colloquio che apre prospettive di riconciliazione con se stessi e con la vita. È significativo l’accostamento fonico e semantico fra «colline» («colli» nella riga finale, non riportata nella citazione) e «collo», le «colline» su cui lo sguardo dell’io scopre il vigneto, e il «collo» della donna interlocutrice, il ‘tu’ cui si rivolge il soggetto: il vigneto è una sorta di

immagine epifanica in cui convergono, nel segno del corpo, natura e femminilità. Procedendo da un campo ampio a uno sempre più ridotto e particolareggiato, la concentrazione visiva sfuma nell’immaginazione onirica, lo sguardo diviene anche lettura, ascolto e infine parola viva: l’io lirico può così abbandonarsi, in modo quasi panico, alla vita («essere [...] con tutto»), dirle «di sì»10. Il vigneto ha dunque un suo linguaggio tanto terrestre quanto salvifico, che Zanzotto sa cogliere e far rivivere nella ‘pronuncia’ letteraria. È sintomatico anche l’utilizzo metaforico che lo scrittore fa dei termini «vigna» e «vendemmiatore», in un saggio del 1962 intitolato Un paese nella visione di Cima, riferendosi proprio al «momento veneto»11, quello più alto, secondo Zanzotto, dei fenomeni di «emersione»12 del paesaggio in pittura fra Medioevo ed Età moderna e di contestuale scomparsa del fondo monocolore. Nel brano vi sono risonanze evangeliche, private dei loro significati religiosi, ma non di quelli sacrali: «nella vigna sovrabbondante dei colori-natura l’uomo si colloca vendemmiatore»13; e ancora: «la grandezza dell’uomo in quella della natura, e ritrovata attraverso la natura»14. La nascita della pittura di paesaggio è mirabilmente sintetizzata da Zanzotto e interpretata quale recupero dell’armonia tra differenti ma pari ‘grandezze’ che si esaltano a vicenda: l’essere umano e la natura, la figura e lo sfondo paesistico. È soprattutto il «vendemmiatore» a giovarsi degli effetti benefici della «vigna»: «grazie

Fig. 1 - Nino mostra con orgoglio il suo podere di Rolle-Dolle (18 maggio 1986). Photo©vincenzo cottinelli.

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alla fusione raggiunta nel fervore dell’invenzione cromatica», egli è «riequilibrato veramente» e intrattiene col paesaggio «uno scambio senza fine di comunicazioni e di allusioni, di evidenti verità e insieme di simboli e corrispondenze»15. La chiave interpretativa baudelairiana esplicitata da quest’ultimo passo chiarisce la possibilità di un dialogo vivificante fra uomo e natura intravista nella prosa Il vigneto, precisando il ruolo del colore come tramite delle correspondances fra l’artista e il paesaggio, tra la figura umana e l’ambiente.

Condizioni meteo

La corrispondenza tra paesaggio del vino, figura femminile e vitalità si riscontra in altre due prose della raccolta Sull’altopiano, non a caso appartenenti alla sezione Signore. Si tratta di due racconti, intitolati La coscienza incerta (1950) e Le vendette della signora (1949), nei quali si attenua l’inflessione metafisica e il nesso paesaggi-personaggi assume tratti più concreti e anche divertenti. Protagonista dei due racconti è la signora Lungirati, andata in sposa al contadino Regrin, la quale finisce per ammalarsi nel corpo e nella mente: a causa della grandine che l’anno precedente ha distrutto il raccolto, le provvigioni della sua bevanda preferita, il vino, sono terminate. I grappoli d’uva sono preziosi per tutta la famiglia: mentre aspetta il medico, infatti, Regrin

«vedendo i campi già quasi verdi e, là subito, la sua vigna e la collina, cercava di sperare che l’annata non sarebbe stata come la precedente, quella dello spavento venuto dal cielo. […] Ricordava i grani enormi [di grandine], […] e, nel colmo dell’estate, quasi terrorizzati dal sole, tutti gli alberi coi rami spogli, le viti senza un sol pampano o grappolo»16.

Il brano propone una descrizione ‘umanizzata’ delle piante (alberi e viti «quasi terrorizzati») e indica nei danni alla vegetazione un presagio della malattia che colpirà la donna, ribadendo la profonda corrispondenza fra natura ed essere umano. In questo caso, il vino assume valori non solo economici, ma anche psicologici e simbolici di linfa vitale, la cui mancanza può condurre alla malattia o persino alla morte: valori assimilabili a quelli del sangue, secondo un accostamento sancito dal Cristianesimo ma esistente da molto prima, ad esempio in alcuni patti ittiti17. La radice popolare dell’identificazione simbolica fra sangue e vino è rinvenibile anche in alcuni detti della tradizione veneta, sicuramente noti a Zanzotto e non a caso studiati anche dal sociologo trevigiano Ulderico Bernardi18: ad esempio nel proverbio «carne fa carne e vin fa sangue», che secondo lo studioso in altri tempi marcava anche la differenza sociale fra i ricchi, come la signora Lungirati, e chi invece era condannato a polenta e acqua. Si tratta di una differenza sociale messa pericolosamente in discussione dai danni del maltempo. È significativo, infatti, anche il nesso fra paesaggio del vino e clima, inteso in senso meteorologico e

Fig. 2 - Andrea Zanzotto a Rolle-Dolle, nel 1997. Photo©vincenzo cottinelli.

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allegorico: se l’ambientazione è quella contadina della prima metà dell’Ottocento, vi sono però allusioni a una contemporaneità percepita come ‘tempestosa’, cupa e minacciosa. La presenza del paesaggio del vino è così diffusa in questi due racconti da far pensare a un ruolo attivo e unificante del paesaggio stesso, assimilabile a quello di un personaggio-protagonista. Ancora nel racconto La coscienza incerta, ad esempio, ripensando agli sforzi profusi nel corso del tempo per la proprietà, Regrin rivede il padre moribondo, mentre lotta per il raccolto d’uva contro la tempesta imminente:

«Il padre nei giorni precedenti alla morte: colpito dal cholera [sic] come gran parte della gente, egli aveva voluto restar sui campi sino alla fine, e si faceva portare di vite in vite, deponendo alle radici quanto la malattia lo costringeva ad espellere con estrema frequenza dal corpo esausto. […] Una mirabile bufera si affacciava sopra i colli tetri, tutta brulicante di lampi, fervente di raffiche e di profumi sulfurei. Il padre era morto quella sera stessa, nel timore della tempesta che egli aveva dirottata dalla sua proprietà forse con l’inespressa offerta della vita»19.

Si riscontra in questo brano un’ulteriore, significativa assonanza, quella fra «vite» e «vita», all’interno della descrizione di un altro interscambio di liquidi vitali, oltre a quello fra il vino e il sangue. Sembra venire ribadita la corrispondenza fra corpo umano e ‘corpo’ della terra, secondo una similitudine che diverrà più precisa e concreta nei discorsi di Nino, un altro personaggio zanzottiano del vino, che non a caso nel 1970 aveva interpretato il signor Regrin in un filmato curato da Armando Balduino e realizzato da Telescuola-RAI (nella parte della signora Lungirati vi era l’attrice Elsa Vazzoler). Il legame fra corpo femminile e ‘corpo’ del paesaggio del vino, entrambi dolci e fertili, e il rilievo assunto dalle condizioni climatiche, sono rimarcati in quest’altro passo del racconto, in cui si accentuano anche i contrasti chiaroscurali e il colorismo di certa tradizione paesistica veneta, ben noti, come si è visto, ad Andrea Zanzotto, la cui sensibilità pittorica si era formata a fianco del padre Giovanni, decoratore e pittore20:

«I Regrin guardavano; una nuova luce avvicinava e rivelava le pendici, così prossime, delle colline. Da quell’ubertà sarebbero ancora maturati i vini, sarebbero scesi in rivoli alle cantine e alle bocche; per loro mezzo la buona signora, riaccesa dalla vita, avrebbe ritrovata la via delle botti. Un importuno furore aveva reso provvisoriamente sterili le colline, uno strabismo nero dei cieli le aveva flagellate, ma esse erano ormai ancora là verdi, con le loro linee adolescenti, femminilmente dolci»21.

Nino, «quasi una parte integrante del paesaggio»

Nella galleria dei personaggi del vino che popolano le prose zanzottiane, particolare spicco ha il contadino-

poeta Angelo Mura, detto Nino, che dalla penna di Zanzotto è stato scoperto, non inventato. Questo personaggio tanto bizzarro quanto poetico, protagonista del volume Colloqui con Nino (2005), è infatti realmente esistito. Nato a Pieve di Soligo nel 1892, era figlio del proprietario di una delle più importanti cantine della zona il quale, prima della Grande Guerra, si spingeva fino a Cormons, in Friuli, per acquistare le uve migliori, con un carro trascinato da buoi e quattro botti da sette ettolitri. Già negli anni Sessanta, all’interno della raccolta La Beltà (1968), Zanzotto aveva raccontato in versi le ‘profezie’ di Nino che allora aveva «tra i settanta e gli ottanta anni»:

«nei clinami di Dolle/ [...] dai cieli stessi derivi il tuo vino/ché le tue vigne con lo stellato soltanto/confinano e col folto degli stellanti fagiani./[…] e le tue uve e i pampani e i tralci non c’è luce/che in vita li vinca né vento né umore di terra:/off limits la sofisticazione, lo stento!/[…] profetizzi che nelle tue cantine/presto ci troveremo in compagnia – che summit!-/sceltissima e con cento e cento “ombre”/conosceremo sempre più profonde/le profondità del tuo valore/tradizionista a sera all’alba novatore»22.

È interessante osservare come Zanzotto, autoannotando la propria poesia23, faccia risalire a Lucrezio, il poeta e filosofo epicureo e materialista, autore del De Rerum Natura, l’uso del termine «clinami», a significare insieme declivi e clima, paesaggio e condizioni climatiche considerati come un’unica cosa. Il nome «Dolle» è travestimento poetico della località di Rolle, dove Nino aveva il suo podere con la vigna. Orgoglioso del suo vino, che in effetti era piuttosto celebre, l’agricoltore ne attribuiva i meriti alla posizione del fondo, di cui decantava la bellezza paradisiaca, da locus amoenus prossimo al cielo, allo «stellato», appunto. Nella poesia, inoltre, Zanzotto attribuisce a Nino la capacità di indagare sugli «arcani del tempo e della natura», con la quale il contadino vive in armonia, contemperando vecchio e nuovo secondo ritmi che è il ciclo naturale a dettare («tradizionista a sera all’alba novatore»): perciò le sue vigne, contrariamente a quelle dei Regrin, sembrano al riparo da qualsiasi sciagura; il nettare che Nino ne trae è divino («dai cieli stessi derivi il tuo vino»), genuino, abbondante («off limits la sofisticazione, lo stento»), destinato a bevute ‘fluviali’ «in compagnia […] sceltissima», di amici ma anche di vini, durante incontri nei quali il fine della conoscenza («conosceremo»), proprio come nei simposi greci più tardi, costituisce il terzo momento conviviale. Nelle sue prose dedicate a Nino, Zanzotto ricorderà i «commenti illustrati»24 che dei suoi versi avevano fatto alcuni bambini delle scuole elementari del Solighese, indicando una sorta di sintonia di sguardi sul mondo fra Nino e i fanciullini di pascoliana memoria. I bambini, infatti,

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«si sono rivelati all’altezza del protagonista per l’inventiva raffinatezza dei loro disegni, ognuno fortemente personale, vere propaggini misteriose del “fondo” e del paesaggio, straripanti di bellezza mai vista, di vigne i cui fogliami entrano luminosi perfino nelle cantine, a tentare accordi con la penombra e con i vini nascosti nelle botti»25.

Nei disegni di questi bambini, che hanno avuto l’opportunità di dialogare personalmente con Nino, è interessante osservare l’interpretazione che essi hanno dato, alla luce dei versi dedicati da Zanzotto all’amico agricoltore, del paesaggio vitivinicolo del Solighese, che i loro sguardi incontravano quotidianamente26.

Fra le domande che i piccoli rivolgono a Nino, trascritte da Zanzotto assieme alle risposte del contadino nel menzionato volume Colloqui con Nino, ve ne sono alcune relative alla terra in generale, e alla vite e alla sua coltivazione in particolare. Ecco un brano significativo per l’umanizzazione della natura e la sua assimilazione al corpo umano, aspetti che favoriscono i sentimenti di comprensione e quasi di empatia che Nino nutre nei confronti della natura stessa:

Bambini – La terra, ha fame e sete come gli uomini e gli animali? Nino – La terra è un corpo, e precisa; sia dovuta agli animali, a tutta la generazione, e a tutte le piante che vi sono sopra la terra. Luisa – Perché si dice: “la buona terra”? Nino – Si dice “la buona terra”, quando che non è ingrata ma è fertilizzante, e à le sostanze […] enologiche. […] Grazia – Che cos’è quella sostanza chiamata: “il pianto della vite” e di che cosa è composto? Nino – Si dice “il pianto”, è giusto; è la lacrima, composta né più né meno di una goccia d’acqua, ma quell’acqua è come sangue, è come dovessimo tagliarci un dito. Viene, questa lacrima, sempre su dalla radice da dove si tramanda questi umori. Così si dice: la vite può e sa piangere, per indicare una ferita, un disagio. Grazia – Ma allora, la vite soffre? Nino – Soffre un po’, ma poi cicatrizza. Soffre quando è il mese di dicembre e gennaio. […] La vite, l’uva, i rami de l’uva e le foglie le respira come noialtri, se atrofizzano per il freddo. […] Bambini – Si blocca la circolazione del sangue della vite? […]

Una disposizione d’animo libera e fantasiosa come quella di Nino e dei bambini sembra quindi particolarmente adatta, per lo scrittore, a comprendere il mondo naturale

Fig. 3 - Nino nella sua cantina (18 maggio 1986). Photo©vincenzo cottinelli.

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e a cogliere, rispettare e far prosperare le ricchezze del paesaggio vitivinicolo. Nell’introduzione ai Colloqui con Nino27, anzi, Zanzotto esordisce mettendo in rilievo proprio questo atteggiamento creativo e collegandolo a una sorta di capacità di adattamento ambientale, che sa fondere insieme elementi conservativi e innovatori:

«Chissà come accade ancora nella vita di campagna che sia possibile ricollegare gli elementi più antichi e popolari del gioco a forme di espressione bizzarramente ma pienamente inserite nella cultura attuale, e coscienti delle contraddizioni che la travagliano»28.

Così Nino, da una parte, grazie alla sua «fantasia proliferante, ricchissima, deliziosamente folle», riesce a rielaborare «numerosi elementi dell’antica scienza contadina, contaminandoli, o meglio facendoli lievitare, con quanto apprende dalla televisione e dai giornali»; dall’altra parte, «ha un senso molto concreto degli affari, dei rapporti con gli uomini»29. E ancora: Nino è «simbolo e sintomo, in bilico tra un passato fatto di angosciosi abbandoni e un futuro carico di paure e di promesse»30, «testimone» della «vita di tutta una zona»31. Nel 1970, pochi anni dopo i versi dedicati a Nino, Zanzotto pubblica sul «Corriere della Sera» del 21 aprile un testo significativamente intitolato Il Veneto che se ne va32:

«Lungo i colli corrono le strade del vino: una sommessa dolcevita, che punta su delizie enologico- gastronomiche (ma è anche un bel po’ disinibita in fatto di amore), perdura in quelle zone, pur se intorno gravano minacce di giustificazione e di imbroglio “per le masse”. Ma i sopravviventi vini cantautori, che richiedono la fine della serata con il coro all’osteria e con la barcollante passeggiata fino a casa, mal si accordano al “boom” della motorizzazione. Probabilmente anche per questo tanta bonaria carne veneta resta sull’asfalto»33.

Sono righe in cui ricompare il tema dell’autenticità salutare dei vini e delle pratiche a essi legate (i canti in compagnia e le passeggiate per smaltire la sbornia): un’autenticità garantita dalla tradizione (si pensi anche alle istruzioni di longevità contenute nel detto popolare veneto «magna, bevi e canta, che te riva a novanta»34, «mangia, bevi e canta, e arriverai a novant’anni») e ora messa in pericolo da trasformazioni del territorio e dei costumi che si annunciano irreversibili e mortali. Nel 1988, a 96 anni, Nino muore. Zanzotto aveva appena cominciato a raccogliere e mettere per iscritto alcune testimonianze sull’amico più anziano: è così che riprendono i Colloqui con Nino35. Nell’introduzione, questi è ritratto nel segno di una profonda appartenenza ai luoghi, «quasi una parte integrante del paesaggio»36. Lo scrittore, infatti, accosta la figura del poeta-contadino alla descrizione del paesaggio vitivinicolo del Solighese, in rapido, negativo cambiamento, quasi che nella memoria di lui, «assunto nei suoi luoghi – e dunque vivo per sempre –»37, possa rivivere, nuovamente umano,

quel paesaggio che sta divenendo inabitabile:

«Ecco Nino, un uomo dei campi molto vecchio, molto indipendente, in un angolo della provincia veneta, in una felice zona collinare, che però di anno in anno resta sempre più deturpata, mentre le strutture reali e le “forme visibili”, paesistiche, della civiltà agricola si stanno sempre più modificando. Egli gode fama di indovino, profeta, botanico, poeta, astronomo e gastronomo ecc. (come risulta dal suo biglietto da visita) e non si rassegna ad abbandonare del tutto il suo podere, la sua vigna, fino a qualche anno fa meravigliosamente curati»38.

Qualche anno prima, gli amici di Nino avevano deciso di conferirgli «una specie di riconoscimento pubblico» per il suo podere così ben tenuto a beneficio di tutta la comunità: «l’investitura» viene fatta «durante una festa campestre durata tutto un giorno», con una corona speciale, «una cesta di quelle dove si mettono gli anatroccoli… una “crìola”, si dice in dialetto»39. Conviti e feste erano del resto frequenti fra Nino e i suoi amici; dal seguente passo, ad esempio, risulta evidente la lunga vitalità di certe pratiche legate al vino, come quella del simposio, che Nino spontaneamente sa far rivivere nella sua comunità di appartenenza:

«E i riti dell’amicizia per Nino comportano ben dosate degustazioni di vini in comune, cene rassicuranti, garantite in quanto alla genuinità dei cibi, che egli sente minacciata, come tutta la realtà, minuto per minuto, dai deprecati dispensatori di “acidi, tossici, veleni”, e poi lunghe sedute di conversazione durante le quali (spesso registrate al magnetofono) egli tiene banco, ed assume una parte di leader, centro di interesse, attore comico-sapienziale, dotato com’è di un fisico aitante eppure tutto scatti mimici»40.

Cibi, vini e sedute di conversazione, nutrimento materiale e intellettuale, non a caso: la struttura fondamentale del simposio, secondo Domenico Musti, prevedeva una tripartizione in cui al mangiare e al bere seguiva il ‘gioire’. I tre tempi erano tutti centrati sulla funzione del vino, che è infatti in grado di sprigionare comportamenti ed emozioni che all’acqua, benché dispensatrice di vita, sono preclusi. Anche alle performance di Nino presiedeva, in certa misura, il dio Dioniso, divinità della liberazione e della vitalità prorompente. Nino era «inventore di tirate monorime conviviali e rielaboratore di antiche canzonette»; lo stesso Zanzotto si è dichiarato debitore nei suoi confronti per «la spinta a una confidenza per la manipolazione del linguaggio»41: in questo caso il vino, quindi, non è solo ospite di testi letterari, alti o popolari, ma ne è anche fonte. Come negli antichi simposi, anche nelle feste di Nino vengono soddisfatti bisogni inerenlti alla vita individuale e sociale: da un lato la riaffermazione dell’identità del gruppo, dall’altro l’evasione verso il ‘superfluo’, ovvero quei momenti della vita nei quali sono interrotte le

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attività quotidiane e bandite le necessità relative in particolare all’economia e al denaro. La finalità ultima del simposio è, infatti, edonistica; pur volgendo al ‘superfluo’, già da Aristotele era ritenuta l’unica vera necessità.

In un passo del saggio Il paesaggio come eros della terra, lo stesso Zanzotto legittima in un certo modo il riferimento ai simposi dell’antica Grecia, riferendosi all’opera platonica intitolata proprio Simposio o Convivio42. Lo scrittore ritiene infatti che le corrispondenze, «il dialogo ininterrotto tra uomo e natura» da cui dipende «ogni acquisizione culturale»43 (e dunque anche le arti, la letteratura), la reciproca e continua creazione44, abbiano origine dall’infinita abbondanza di ciò che chiamiamo ‘paesaggio’ e dal complementare «senso di una infinita perdita»45 che caratterizza l’esistenza umana. Tale tensione assume dunque i connotati dell’amore creaturale, «di madre con il proprio feto»46: «esiste dunque, relativamente al rapporto io-paesaggio, un Eros in riposta fermentazione, un gioco di Poros e Penia, di ricchezza e povertà, che si scambiano continuamente messaggi»47. A un recente convegno su Zanzotto, tenutosi proprio nei suoi luoghi natii, i cui atti non sono ancora stati pubblicati, Stefano Dal Bianco ha inoltre fornito un’interessante interpretazione del

plurilinguismo delle poesie zanzottiane, congiungendo l’utilizzo di parole di origine greca al tema del paesaggio, in quanto emblema della massima Alterità. Il greco di Zanzotto è però quello dei Vangeli e degli scritti paolini, ovvero di quei testi biblici in cui la trasformazione miracolosa avvenuta a Cana dell’acqua in vino, che evita l’interruzione di una festa, sta ad indicare, secondo gli esegeti, il processo di spiritualizzazione proprio alla nuova religione48. Niente di più superfluo e necessario del vino, dunque, anche in questi nostri tempi, che proprio perché squilibrati sul versante materialistico, dei beni materiali non sanno veramente godere. «Il piacer del vino è misto di corporale e di spirituale», annotava Leopardi nel 1827 in una pagina del suo Zibaldone49. Purché esso sia genuino, non intaccato da inquinamento e sofisticazioni, da quei «veleni, tossici, […] acidi» che portano Nino a dire che «siamo drogati anche noi»50. Nino è capace di andare oltre la convivialità privata tipica del simposio greco, allargando nel tempo la cerchia dei festanti; proprio il vino è uno degli elementi che favorisce il senso di appartenenza, oltre che l’ingresso nei territori dell’autenticità e del piacere, quello dei sensi e dell’amicizia:

«declinando l’età, [Nino] sviluppa una saggezza sempre più sottile ed una sempre più limpida, primordiale generosità, che

Fig. 4 - Nino illustra la sua filosofia di vita (18 maggio 1986). photo©vincenzo cottinelli.

I Paesaggi del Vino

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Notelo porta, il giorno del suo 90°, a offrire vino pane e salame a tutti sulla pubblica piazza»51.

Il vino è davvero al centro dell’universo culturale di Nino, al punto che Zanzotto fu una volta testimone di un divertente episodio in cui il contadino, per valutare del fieno offertogli in acquisto, «ne prendeva una manciata, se l’avvicinava lentamente al naso, la fiutava a lungo, come un assaggiatore rimugina il vino in bocca»52. Una vicenda, commenterà Zanzotto, dalla quale appare evidente come l’agricoltore «credesse alla centralità del proprio mondo»53. Nino e gli altri personaggi zanzottiani del vino possono allora fornirci un punto di osservazione straordinario per aiutarci a ritrovare questo centro, per capire noi stessi e la nostra storia, anche attraverso la letteratura: Nino ci riavvicina alla nostra fisicità e alla fisicità del paesaggio da cui il vino proviene, allontanando quel rischio di immaterialità che spesso occlude o ottunde il nostro sguardo sul mondo. Sotto le conclamate minacce di autodistruzione, il vino, simbolo di pienezza di vita, ci può riportare a sentire con urgenza l’istinto di sopravvivenza, e non solo. La storia di Nino è infatti soprattutto «storia del buonumore»54, ovvero di buoni liquidi, di buoni vini; si tratta di un aspetto poco documentato della faticosa vita contadina, ma che è segno di una mirabile forza, «riso pur fra le tragedie»55, equilibrio e creatività che consentono di essere «tradizionista a sera all’alba novatore».

1 Si tratta del frammento 333 dell’edizione Voigt (Amsterdam 1971). Cfr. Lirici greci, a cura di M. Cavalli, G. Guidorizzi, A. Aloni, Milano, Mondadori («I Classici Collezione»), 2007, p. 309.2 Sulla presenza del vino nei testi della letteratura italiana, cfr. M. Veglia, Vino, in Banchetti letterari. Cibi, pietanze e ricette nella letteratura italiana da Dante a Camilleri, a cura di G. M. Anselmi e G. Ruozzi, Carocci, Roma, 2011, pp. 353-360 e P. gibellini, Il calamaio di Dioniso. Il vino nella letteratura italiana moderna, Garzanti, Milano, 2001. 3 Ne può essere considerata una rappresentazione visiva il trionfo di Dioniso raffigurato all’interno della coppa, destina-ta alle libagioni simposiache, del ceramista ateniese Exekias, conservata alla Staatliche Antikensammlungen di Monaco e databile al VI secolo a.C. 4 La raccolta Sull’altopiano è stata pubblicata tre volte con di-verse aggiunte, fino al recupero della veste iniziale nell’edizio-ne da cui citiamo: a. ZanZotto, Sull’altopiano. Racconti e prose (1942-1954), con un’appendice di inediti giovanili, a cura di F. Carbognin, Manni, San Cesario di Lecce, 2007. 5 Cfr. “Bomba d’acqua” nel Trevigiano. Quattro morti e feriti gravi, «Corriere della sera», [27/03/2015]: <http://www.corrie-re.it/cronache/14_agosto_03/violento-nubifragio-trevi-giano-due-morti-quattro-dispersi-d7bdb806-1a97-11e4-8091-75f99d804c44.shtml>6 Cfr. a. De Polo, Zaia cancella il bosco per fare vigneti, «La tri-buna di Treviso», [01/04/2015]: <http://tribunatreviso.gelocal.it/treviso/cronaca/2013/03/26/news/zaia-cancella-il-bosco-per-fare-vigneti-1.6765893>7 a. ZanZotto, In questo progresso scorsoio. Conversazione con Mar-zio Breda, Milano, Garzanti, 2009, pp. 33-34. Cfr. anche M. breDa, Introduzione a ZanZotto, In questo progresso scorsoio, p. 8: «Le colline “piccole come noci” che intravede dalle sue finestre erano posti di favole e fate […] e sono ora plasmate dalle innaturali geometrie dei vigneti industriali o punteggiate di bed-and-breakfast per escursionisti in cerca di una selvati-chezza addomesticata».8 a. ZanZotto, Il vigneto, in iD., Sull’altopiano, p. 162. Corsivi nostri. 9 iD., (Stracaganasse o castagne secche), in iD., Le poesie e prose scelte, a cura di S. Dal Bianco e G. M. Villalta, Mondadori, Milano, («I Meridiani»), 20004, p. 613. La poesia appartiene alla raccolta Il Galateo in Bosco (1978).10 Com’è noto, l’espressione è centrale nella filosofia di Nietzsche, in particolare nell’opera Also sprachte Zarathustra. 11 a. ZanZotto, Un paese nella visione di Cima, in iD., Luoghi e paesaggi, a cura di M. Giancotti, Bompiani, Milano, 2013, p. 40. Nel saggio vi sono diversi riferimenti allo sguardo sul paesaggio e un’importante interpretazione della natura come ‘corpo’, secondo una chiave di lettura privilegiata dal material ecocriticism: «le strutture geologiche, mare piana colli e vette tutti a portata d’occhio; il manto agreste condiziona-to dall’uomo, il manto boscoso (in altri tempi favolosamente esteso), gli alberi e il loro individuo definirsi nella fantasia dei fogliami, il soave trapasso di ciascuno di questi elementi nell’altro. […] E poi folle di erbe, nubi, acque – il trapasso perlato delle acque, la loro stasi sognante –, argentee arterie, fini tendini, polpa di ombre e di muschi nel seno del mondo. Un corpo già, una figura preumana?» (ivi, pp. 41-42). 12 Ivi, p. 39. 13 Ivi, p. 40.

Parte III - Paesaggi del Vino: storia e trasformazioni

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14 Ivi, p. 39.15 Ivi, p. 40. 16 A. ZanZotto, La coscienza incerta, in iD., Sull’altopiano, pp. 24-25. 17 D. Musti (Il simposio nel suo sviluppo storico, Bari, Laterza, 20052, p. 140) riferisce dell’«equivalenza rituale di vino e di sangue in culture orientali come quella ittita», portando ad esempio il giuramento dei patti e stabilendo un parallelo solo formale col rito cristiano, nel quale l’identità è concepita anche come reale ed è centrata sulla funzione della carità. Nel segno dell’eros vampiresco avviene invece la correlazione sangue-vino in P. CaMPoresi, Il sugo della vita. Simbolismo e magia del sangue, Mondadori, Milano, 1988, pp. 80-81. 18 u. bernarDi, Il profumo delle tavole. Tradizione e cucina nelle Venezie, Treviso, Santiquaranta, 2006, p. 105.19 ZanZotto, La coscienza incerta, p. 27. 20 Cfr. Conversazione con Andrea Zanzotto sull’arte, a cura di M. Brunetta, in a. ZanZotto, Poetare-Progettare, con una composizione di A. Zanzotto, dodici tavole di G. Pomodoro, testi di G. Pauletto-M. Brunetta (esposizione presso la Biblioteca Civica di Pordenone 16-30 settembre 2009), Comune di Pordenone Editore, Pordenone, 2009, pp. 33-43. 21 ZanZotto, La coscienza incerta, p. 26. 22 iD., Profezie o memorie o giornali murali III, in iD., Le poesie e prose scelte, pp. 321-322. La nota d’autore a p. [349] assegna i componimenti agli anni 1961-1967. 23 iD., Le poesie e prose scelte, p. 353. 24 iD., Due parole agli amici lettori, in Colloqui con Nino, a cura di iD., fotografie di V. Cottinelli, Pieve di Soligo (TV), Edizioni Grafiche V. Bernardi, 2005, p. 15. 25 Ibidem. 26 I disegni dei bambini sono riportati ivi, pp. 137-145. 27 Ora anche in iD., Luoghi e paesaggi, pp. 157-170, con il titolo Colloqui con Nino. La sezione in cui è riportato il testo si intito-la Quasi una parte integrante del paesaggio, dall’espressione con cui è indicato Nino a p. 168 (p. 16 del volume Colloqui con Nino), e include un’altra prosa di Zanzotto, dedicata all’amico poeta Luciano Cecchinel. 28 iD., Due parole agli amici lettori, p. 11. 29 Ibidem. 30 Ivi, p. 12. 31 Ivi, p. 15. 32 Ora in iD, Il Veneto che se ne va, in iD., Luoghi e paesaggi, pp. 131-134. La redazione in volume, cui facciamo riferimento, presenta poche varianti interpuntive. 33 Già nel 1955, nella prosa A Vienna (in iD., Luoghi e paesaggi, p. 191), Zanzotto scriveva: «Merita molto maggior considerazione [dell’espresso viennese] il vino locale, schietto, leggero, “generoso”, e soprattutto scevro di quelle polverette e di quelle acque di cui gli osti italiani sogliono far beneficiare i nostri vini».34 bernarDi, Il profumo delle tavole, p. [13]. 35 Il libro raccoglie «trascrizioni di dialoghi e monologhi re-gistrati in occasioni conviviali dalla viva voce di Nino» (M. gianCotti, Notizie ai testi, in ZanZotto, Luoghi e paesaggi, p. 225). 36 Cfr. n. 27. 37 M. gianCotti, Radici, eradicazioni. Introduzione a ZanZot-to, Luoghi e paesaggi, p. 21. 38 ZanZotto, Due parole agli amici lettori, p. 11. Il biglietto da visita di Nino è riprodotto a p. 16. 39 iD., Colloqui con Nino, p. 110.

40 iD., Due parole agli amici lettori, p. 11.41 ZanZotto, Due parole agli amici lettori, p. 12. 42 Cfr. iD., Il paesaggio come eros della terra, in iD., Luoghi e paesag-gi, p. 32. Il testo, di origine orale, venne pubblicato nel 2006. 43 Ivi, p. 34. 44 Cfr. ivi, p. 33: «il paesaggio è abitato non da uno soltanto, ma da innumerevoli cervelli ambulanti, da mille specchi di-versi ma contigui che lo creano e che, a loro volta, da esso sono creati di continuo». 45 Ivi, p. 32. 46 Ivi, p. 34. Le righe finali del saggio (ivi, p. 38) ribadiscono la particolare affinità fra la natura e uno spirito e uno sguardo ‘fanciulleschi’, creaturali: «la scoperta del fascino di “paesaggi primi” (Ligonàs, Palù, il “feudo” di Nino…) si verifica molto spesso in una luce di amore primordiale, infantile, con ricor-renti segni di linguaggio “petèl”».47 Ivi, p. 34. Corsivi dell’autore. 48 Cfr. r. e. brown, Giovanni: commento al Vangelo spirituale, Assisi, Cittadella, 1999, pp. 131-139 e 142-143.49 g. leoParDi, Zibaldone, edizione commentata e revisione del testo critico a cura di R. Damiani, Milano, Mondadori («I Meridiani»), 1997, tomo II, p. 2861. 50 ZanZotto, Colloqui con Nino, p. 72. 51 iD., Due parole agli amici lettori, p. 13.52 iD., Colloqui con Nino, p. 95. 53 Conversazione con Andrea Zanzotto sull’arte, a cura di M. Bru-netta, p. 38. 54 iD., Due parole agli amici lettori, p. 14.55 Ibidem.

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Indice

Presentazioni .....................................................................................................................................................................

Cinzia Cortinovis ................................................................................................................................................................ Nicoletta Noris ...................................................................................................................................................................

Introduzioni .......................................................................................................................................................................

I Paesaggi del Vino, paesaggi multidisciplinariGiulia Galeotti - Marco Paperini ......................................................................................................................................

Agricoltura, architettura, territorio, paesaggio, sostenibilitàEdoardo Milesi ...................................................................................................................................................................

PrefazionePaesaggi del vino, territorio e sviluppo ruraleRossano Pazzagli ..................................................................................................................................................................

Parte I: Agricoltura biologica e prospettive future, tecniche, imprese e comunicazione ...........................

Etica e Bussines nella comunicazione del territorioSilvia Bernardini ...................................................................................................................................................................

Verso la collina verde: le esperienze dell’azienda “Le Corne” di Grumello del Monte Paolo Bonardi .......................................................................................................................................................................

Il contributo della formazione scolasticaNadia Baldini ........................................................................................................................................................................

Paesaggi vitivinicoli e la viva testimonianza del sapereFrancesco Iacono - Luigi De Micheli ...............................................................................................................................

Parte II: Fonti e storia del Paesaggio del Vino nel Medioevo .............................................................................

Il paeaggio della vite nella Liguria medievale. Secoli X-XIIICarlo Moggia ........................................................................................................................................................................

Fonti per la storia del commercio dei vini nel tardo MedioevoIgnazio Del Punta ................................................................................................................................................................

“Tracanno la bevanda salutare in terra straniera”. La cultura del vino nel paesaggio islamico medievaleAlessandro Angelucci ...........................................................................................................................................................

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Uva miniata. Rappresentazioni vitivinicole nei manoscritti medievaliChiara Meistro ......................................................................................................................................................................

Produzione e consumo di vino nelle comunità medievali della bergamasca: appunti dagli statutiGian Paolo Giuseppe Scharf..............................................................................................................................................

Parte III - Paesaggi del Vino: storia e trasformazioni ..........................................................................................

Riuso di-vino. Il ‘Palmento’ rinvenuto nelle cisterne romane di FermoAlessia Maiolatesi ...............................................................................................................................................................

Vineas foram porta Sancti Sebastiani. L’uso del suolo nel suburbio sud-est di Roma attraverso la cartografia storicaAngela Paolini ......................................................................................................................................................................

Fonti per la storia del paesaggio del vino in Alta Maremma. Dal Medioevo alle ‘Vigne di Elisa’, una proposta di ricercaMarco Paperini ....................................................................................................................................................................

I paesaggi del vino nella Sibaritide tra antichità ed età contemporaneaRossella Schiavonea Scavello ..............................................................................................................................................

Il paesaggio vitivinicolo della Toscana attraverso gli archivi aziendali: nuovi percorsi di ricercaArianna Brazzale .................................................................................................................................................................

Personaggi e paesaggi del vino: il ritratto di Nino di Andrea ZanzottoMaria Pia Arpioni ...............................................................................................................................................................

Parte IV - Conoscenza, tutela e valorizzazione .......................................................................................................

Quale identità per i paesaggi storici del vino? Una riflessione sulle ‘terre del Prosecco’Angelica Dal Pozzo .............................................................................................................................................................

Il sito Unesco ‘I Paesaggi Vitivinicoli del Piemonte: Langhe-Roero e Monferrato’Marco Valle - Martina Ramella Gal ..................................................................................................................................

Terroirs e paesaggi del vino nelle Alpi LiguriAlessandro Carassale............................................................................................................................................................

PPP - Parco Pubblico Produttivo. Proposta di una nuova tipologia di verde pubblico urbanoSara Lanzini ..........................................................................................................................................................................

Il Territorio di Locossano con le bici lungo i sentieri del vino e dell’olio. Realizzazione di percorsi tematici tra tradizione e tecnologiaMichele Di Stasio – Daniela Stroffolino ..........................................................................................................................

Parte V - Architettura e progetti nei Paesaggi del Vino .......................................................................................

La cantina ‘visibile’: la scelta progettualeMarco Marchetti ..................................................................................................................................................................

Nòah. Progetto per una cantina ad Altavilla IrpiniaFabrizio F. V. Arrigoni ........................................................................................................................................................

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L’architettura del vino in IrpiniaDaniela Stroffolino – Michele Di Stasio .........................................................................................................................

Agricoltura eroica: il caso della Costa Viola. La forma dei terrazzi, lettura territoriale e percezioneSara Maria Serafini ..............................................................................................................................................................

Alla ricerca di una nuova architettura rurale Edoardo Milesi - Giulia Anna Milesi ...............................................................................................................................

Parte VI - Governare i Paesaggi del Vino..................................................................................................................

Un territorio patrimonio dell’umanità: Nizza Monferrato e i paesaggi vitivinicoli del BarberaMichela Scaglione ...............................................................................................................................................................

Le esperienze del parco artistico “Orme su la Court”Laura Botto Chiarlo - Michela Scaglione ........................................................................................................................

Progettare il paesaggio, governare il territorio. Il piano regolatore delle Città del VinoGianpaolo Pioli ...................................................................................................................................................................

Prodotto e comunicazione turistica nei Paesaggi del Vino Ario Locci ............................................................................................................................................................................

Bibliografia ........................................................................................................................................................................

Profilo dei curatori e degli autori ................................................................................................................................

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Finito di stamparenel mese di maggio 2015

da Debatte Editore Srl - Livorno