14
EPARCHIA DI LUNGRO STORIA, RELIGIONE E SOCIETÀ TRA ORIENTE E OCCIDENTE (SECOLI IX-XIX) Raccolta di saggi con studio introduttivo a cura di Attilio Vaccaro

“Qualche osservazione sui codici greci del Collegio di S. Adriano trasferiti a Grottaferrata” in Eparchia di Lungro, Storia, Religione e Società tra Oriente e Occidente (secoli

  • Upload
    irebs

  • View
    1

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

EPARCHIA DI LUNGRO

STORIA, RELIGIONE E SOCIETÀTRA ORIENTE E OCCIDENTE

(SECOLI IX-XIX)

Raccolta di saggi con studio introduttivoa cura di Attilio Vaccaro

Vaccaro vol I 5-12-2013 10:50 Pagina 3

Volume pubblicatocon il patrocinio dell’Eparchia di Lungro

© 2013, 2014 ARGO s.c.r.l.Via San Lazzaro, 8 - 73100 Lecce - Italia

tel. [email protected]

Vaccaro vol I 27-02-2014 21:05 Pagina 4

IndIce

Mons. donato olIverIo Presentazione .............................................................................................................. pag. 9

attIlIo vaccaro Studio introduttivo ...................................................................................................... pag. 13

MassIMo BIdottI Il culto di Atanasio d’Alessandria dalle origini e la sua venerazione nelle comunità italo-albanesi di Calabria pag. 29

GrIselda doka Francescani d’Albania: p. Marin Sirdani O. F. M. (1885-1962) cultore di storia e letteratura ........................................................................................ pag. 57

Italo costante FortIno Giuseppe Angelo Nociti. Uno studio filologico inedito pag. 77

steFano ParentI

Qualche osservazione sui codici greci del Collegio di S. Adriano trasferiti a Grottaferrata .................................................... pag. 103

MarIarosarIa salerno

«Fra cielo e terra»: Gioacchino e i Florensi tra vita religiosa e pratiche economiche pag. 113

Italo sarro

I cattolici al bivio nell’Albania turca ........................................................................... pag. 137

P. MarIn sIrdanI o.F.M.L’insediamento dei Francescani nei diversi territori dell’Albania 1240-1940. «Të venduemt e Françeskanvet neper vise të ndryshme të Shqypnís 1240-1940». Nota introduttiva e traduzione di Griselda Doka ....................................................... pag. 153

GIoacchIno strano

Valore militare e cultura religiosa nella formazione del perfetto generale bizantino ............................................................ pag. 175

attIlIo vaccaro

Appunti e note su alcune pergamene di età medievale nell’Archivio di Stato di Cosenza ................................................................................ pag. 189

attIlIo vaccaro P. Giuseppe Lottelli (1632 ca. - 1702): un esempio di moderno metodo storiografico per la storia di Squillace ............................ pag. 227

attIlIo vaccaro

S. Benedetto Ullano detto anche «S. Benedetto dell’Abbadia» tra medioevo ed età moderna (secc. XI-XVI) pag. 257

attIlIo vaccaro

Italo-greci e Italo-albanesi: differenze etniche ed ecclesiologiche nei loro vari stabilimenti nel Mezzogiorno d’Italia dal medioevo all’età moderna .......... pag. 285

attIlIo vaccaro

Medioevo albanese: «L’Albania e gli Albanesi», un saggio poco conosciuto di p. Marin Sirdani O.F.M. (1885-1962) .......................... pag. 343

103

steFano ParentI

Qualche osservazione sui codici greci del Collegio di S. Adriano trasferiti a Grottaferrata

Nella biblioteca dello storico Collegio di S. Adriano in San Demetrio Corone (CS) si conservavano fino all’autunno del 1940 otto manoscritti greci, inviati il 24 ottobre di quell’anno per un restauro conservativo presso il Laboratorio annesso al monastero di Grottaferrata. Le fatture rilasciate dall’ente consentono di conoscere le condizioni in cui si trovavano i codici al momento dell’arrivo. Parte vennero sot-toposti a lavatura e gelatinatura, alcuni anche a velatura e smacchiatura e tutti furono provvisti di una nuova rilegatura in piena pelle o in mezza pergamena. Il costo com-plessivo del restauro, concluso il 16 aprile 1941, si aggirò attorno alla bella somma per l’epoca di quasi 5.000 lire1.

Dopo quella data i manoscritti non fecero più ritorno in Calabria. L’allora Mi-nistero dell’Educazione Nazionale - Direzione Generale delle Accademie e Biblio-teche - con lettera del 24 giugno dello stesso mese decretava l’assegnazione del fondo alla Biblioteca del Monumento Nazionale criptense2. Sulla scelta avrebbero influito delle ragioni definite «gravi», tra le quali l’appartenenza nel passato di alcu-ni dei codici a qualche monastero basiliano e allo stesso cenobio di Grottaferrata. Certamente è possibile che sulla decisione abbiano pesato motivi di sicurezza e/o di conservazione, ma a ben vedere l’iniziativa rispondeva ad un criterio, tutto sommato museale e culturalmente discutibile, di raccolta dei cimeli presso istituzioni lontane dai luoghi dove sono stati prodotti o conservati per lungo tempo.

Oggi, per quanto mi è dato di sapere, si conserva a S. Adriano soltanto un pic-colo frammento di manoscritto greco del XII secolo, forse riutilizzato come foglio di guardia o per la rilegatura di qualche libro3, sfuggito così, per pura fortuna, alla requisizione del 1940.

All’indomani del definitivo trasferimento a Grottaferrata p. Isidoro Croce infor-mava la comunità scientifica dell’esistenza dei codici4, descritti in seguito soltanto

1 Ringrazio la dott. Paola Micocci, responsabile dell’Archivio diocesano del Monastero Esarchico di Grottaferrata, e il dott. Claudio Santangeli dell’Archivio del Monumento Nazionale per la collabora-zione prestata nel reperire la documentazione.2 Della corrispondenza intercorsa non non ho trovato alcun riscontro nel Registro del Protocollo del Mo-numento Nazionale dal 1927 al 1977.3 Ho visionato il frammento in una visita compiuta al complesso di S. Adriano nel gennaio del 1998.4 I. C., Manoscritti del Collegio di S. Demetrio Corone, in «Accademie e Biblioteche d’Italia», 16/3 (1941-1942), 192-194.

104 Stefano Parenti

nel 1964 a cura di p. Marco Petta5 che, di tanto in tanto, si era interessato al patrimo-nio manoscritto greco degli Albanesi d’Italia6. Infatti, oltre al fondo di S. Adriano oggi a Grottaferrata, si conoscono almeno altri tre fondi, quello della Cattedrale di S. Demetrio e del Seminario a Piana degli Albanesi (PA)7 e quello del monastero di Mezzojuso (PA)8, quest’ultimo smembrato negli anni ‘30 del secolo scorso in circo-stanze che restano da chiarire9.

La descrizione di p. Marco si ispirava alle norme catalografiche vaticane e privile-giava l’aspetto materiale dei codici (paleografia e codicologia) con meno attenzione alla tipologia editoriale, al contenuto e ad alcuni indizi testuali di un certo interesse, che invece saranno oggetto della presente nota10. Prima però di passare alle osser- Prima però di passare alle osser-vazioni storiche e testuali restano due problemi da risolvere riguardanti il numero dei codici e le segnature che permettono di identificarli.

* * *

Appena acquisiti dalla Biblioteca del Monumento Nazionale, gli otto codici di S. Demetrio vennero inventariati nel registro delle eccessioni con una breve nota descrittiva11. In realtà nel Registro manoscritto delle nuove accessioni si attribuisce al fondo di S. Demetrio un ulteriore codice così descritto:

Z.ε.II - ΙΔ. VII. 37. Ms. cart(aceo) gr(eco) proveniente dal Collegio Corsini di S. Demetrio Corone, avuto per interessamento del Ministero dell’Educazione Nazionale nel 1941. Form(ato) piccolo, ff. I. 87: contiene materiali di spirito (sic), confessione, esame di coscienza.

5 M. Petta, Codici criptensi greci provenienti da S. Demetrio Corone, in Mélanges Eugène Tisserant, 3, Orient Chrétien. Deuxième partie (Studi e Testi 233), Città del Vaticano 1964, 175-207.6 M. Petta, Tre codici greci superstiti nel monastero di Mezzojuso, in «Bollettino della Badia Greca di Grotta-«Bollettino della Badia Greca di Grotta-Bollettino della Badia Greca di Grotta-ferrata», [in seguito: BBGG], n.s. 13 (1959), 3-28; Id., Identificazione di codici greci elencati in una lista del sec. XVII e già esistenti nel monastero basiliano di Mezzojuso, in Akten des XI. Internationalen Byzantinisten-Kongresses, München 1960, 452-457; Id., Inni inediti di Job monaco, in «BBGG», n.s. 19 (1965), 81-139.7 Répertoire des bibliothèques et de catalogues des manuscrits grecs de Marcel Richard. Troisième édition entière-ment refondue par J.-M. Olivier, Turnhout 1995, 668 (5 e 2 manoscritti).8 Ibidem, 541 (3 manoscritti).9 ch. FaraGGIana dI sarzana, Il Paterikon Vat. gr. 2592, già di Mezzoiuso, e il suo rapporto testuale con lo Hieros. S. Sepulchri gr. 113, in «BBGG», n.s. 47 (1993) [1997], 79-96.10 Un primo studio sulla trasmissione dei testi liturgici bizantini tra le comunità italo-albanesi, compresi i codici qui esaminati, è stato compiuto da a. vaccaro, Sulle tracce delle comunità albanesi nel Mediterraneo. Istruzione religiosa e tradizione artistica (secoli XIII-XVII), Lecce 2006, 17-40.11 Il registro delle accessioni successive al catalogo a stampa del p. Antonio Rocchi pubblicato nel 1883, è privo di titolo.

105Qualche osservazione sui codici greci del Collegio di S. Adriano

In un secondo tempo la nota è stata depennata e a tutt’oggi non è possibile ac-certare la provenienza del manufatto, databile - sembra - alla seconda metà del XIV secolo, e conservato nella Biblioteca del Monumento Nazionale con la segnatura gr. 279, già 573 e Z.e. II.

A proposito di segnature, dato che nell’ultimo mezzo secolo sono state cambiate più volte12, sarà utile fornire al lettore una tavola di concordanza tra quelle attuali [SA], quelle indicate da p. Marco Petta nel 1964 [SP] e quelle attribuite nel 1941 [SB]. Nell’ultima colonna viene indicata la tipologia libraria di ciascun codice.

SA

gr. 68

gr. 69

gr. 70

gr. 71

gr. 157

gr. 202

gr. 203

gr. 204

SP

271

272

273

274

445

385

393

397

SB

Z.e. XLI

Z.e. XLII

Z.e. XLIII

Z.e. XLIV

Z.d. CLXXXX

Z.e. XXXVIII

Z.e. XXXIX

Z.e. XL

tipologia

Triodion / Pentekostarion

Anthologion

Oktoechos

Pentekostarion / Anthologion

Oktoechos / Pentekostarion

Anthologion

Messale italo-greco

Innografia italo-greca

Come è evidente dal prospetto, i manoscritti sono tutti liturgici. Alcuni afferiscono alla tradizione italo-greca [gr. 202 e 203] e per questo motivo non verranno presi in considerazione ai fini della presente indagine. Molto probabilmente, appartennero alla biblioteca del soppresso monastero basiliano di S. Adriano dove nel febbraio 1749 si trasferiva il Collegio Corsini fondato a S. Benedetto Ullano da Clemente XII nel 173413.

Il codice gr. 203 si deve allo ieromonaco rossanese Nilo Toscano che lo copiò

12 Cfr. quanto scrive Elena Velkovska, Il praxapostolos Α.β. V di Grottaferrata, in S. ParentI - E. velkovska, Mille anni di «rito greco» alle porte di Roma. Raccolta di saggi sulla tradizione liturgica del Monastero italo-bizantino di Grottaferrata ( jAνάλεκτα Κρυπτοφέ¸∙ης 4), Grottaferrata 2004, 1-20: 3.13 Sulle vicende del Collegio si rimanda agli studi di di M. F. cuccI, Il Pontificio Collegio Corsini degli Alba-nesi di Calabria. Evoluzione storica e processo di laicizzazione (Biblioteca degli Albanesi d’Italia 8), Cosenza 2008; a. vaccaro, Il Pontificio Collegio Corsini: presidio di Civiltà e ortodossia per gli albanesi di Calabria, in «Hylli i Dritës, 3 (2008), 145-181; 4 (2008), 102-136; I. sarro, Insediamenti albanesi nella Valle del Crati, 2, Rende 2012, 230-279.

106

a Grottaferrata nel 1667. Il codice gr. 204 è sottoscritto dagli ieromonaci Isidoro Bercio e Giuseppe Maria Carbone che lo vergarono proprio a S. Adriano nel 1739. Secondo Santo Lucà sarebbero o potrebbero essere italo-greci anche i codici gr. 68, gr. 69 e gr. 157 - quest’ultimo è considerato italo-greco anche da p. Marco Petta - ma il contenuto liturgico esclude categoricamente l’ipotesi italo-bizantina14.

* * *

A queste brevi informazioni supplementari sulla vita dei codici seguono ora al-cune note storico-liturgiche in forma di scheda. Ometto di proposito i dati materiali (codicologia e paleografia) per i quali rimando il lettore all’articolo di p. Marco Petta. Non è mia intenzione procedere ad un esame dettagliato e tantomeno esaustivo; mi riprometto di approfondire l’argomento in altra sede. Si tratta qui semplicemente di annotazioni, di spigolature che prendono in considerazione soltanto alcuni manu-fatti. Considero però queste note una caparra, un impegno, a proseguire ancora e con maggiore entusiasmo nello studio della storia religiosa degli Albanesi d’Italia.

gr. 68 [fig. 1] Le filigrane della carta identificate da p. Marco Petta consentono di datare il codice allo spirare del XIV secolo o ai primi anni del XV, diciamo tra il 1390 e il 1410. La tipologia editoriale del volume non è priva di interesse perché ab-biamo a che fare con il secondo volume del Triodion, quello che oggi prende il nome di Pentekostarion15. Il primo volume, non pervenuto, comprendeva gli uffici della pre-quaresima e della quaresima, il secondo quelli propri della settimana santa fino alla settimana dopo la festa di Tutti i Santi. Il codice inizia oggi mutilo dalla Domenica delle Palme e nel fascicolo andato disperso si trovava sicuramente l’ufficio liturgico per il Sabato di Lazzaro con il quale inizia appunto la Grande Settimana. Il numero e l’ordine degli elementi innografici differisce da quello contemporaneo fissato preva-lentemente nel XVI secolo, e la stessa cosa va detta dei riti. Particolarmente interes-sante è il rito di ingresso nel santuario (presbiterio) alla fine del mattutino del Sabato Santo, quello che con il tempo sarebbe diventato la processione dell’epitaphios:

14 Cfr. s. lucà, Su origine e datazione del Crypt B.b. VI (ff. 1-9). Appunti sulla collezione manoscritta greca di Grottaferrata, in Tra Oriente e Occidente. Scritture e libri greci fra le regioni orientali di Bisanzio e l’Italia, a cura di L. Perria (Testi e Studi Bizantino-Neoellenici 14), Roma 2003, 145-224: 211-212, in particolare il codice gr. 68 sarebbe di origine salentina.15 Per un approfondimento bibliografico e sull’uso di questi libri liturgici nel rito bizantino cfr. a. vaccaro, Dizionario dei termini liturgici bizantini e dell’Oriente cristiano, Lecce 2011, s.v. «Pentikostárion», 252-253; «Triódion», 305-306.

Stefano Parenti

107

Alla Grande Dossologia il sacerdote compie l’Ingresso portando sulla testa il Vangelo avvolto in un panno, e quando dice «Sapienza, in piedi!», lo mette obli-quo sulla spalla dicendo il troparion «Il nobile Giuseppe ...»16.

Le prime testimonianze della drammatizzazione al Sabato Santo dell’Ingresso nel santuario con il Vangelo risalgono agli anni ‘60 del XIV secolo17, quindi il nostro codice trasmette una prassi liturgica perfettamente aggiornata per i suoi tempi. La stessa cosa si può dire dell’inno «Faccia silenzio ogni essere mortale» (f. 101rv) che proprio in quegli anni prendeva piede nella Liturgia del Sabato Santo18. Al mattutino di Pasqua (f. 102r) si cercherebbe invano un «rito della porta». Dopo la processione si canta il tropario pasquale dinanzi alla porta della chiesa che poi viene aperta con molta semplicità e la processione entra al canto del Canone pasquale. Nel mano-scritto spesso si parla del «superiore» e dei «fratelli», una terminologia che però non autorizza a pensare che il manufatto sia stato realizzato per una comunità monas-

16 Grottaferrata gr. 68, f. 85v.17 Cfr. s. Janeras, Le Vendredi-Saint dans la tradition liturgique byzantine. Structure et histoire de ses offices (Stu-dia Anselmiana 99 = Analecta Liturgica 13), Roma 1988, 399-400.18 s. ParentI, Nota sull’impiego e l’origine dell’inno Σιγησάτω π©σα σ¦ρξ βροτεία, in Κυπριολογία. jAφιέρωμα ε„ς Θεόδωρον Παπαδοπούλλον = Κυπριακαˆ Σπουδαί 64-65 (2000-2001) [2003], 191-199.

Fig. 1. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale: cod. gr. 68, ff. 348v-349r.

Qualche osservazione sui codici greci del Collegio di S. Adriano

108

tica. Semplicemente all’epoca il Typikòn di S. Saba con le sue rubriche pensate per una comunità cenobitica veniva già usato anche nelle chiese non monastiche.

gr. 69 [fig. 2] Tra i codici provenienti da S. Adriano il gr. 69 è l’unico datato e sottoscritto: lo ha copiato nel 1512 il sacerdote Michele Zenebis, sulle cui origini al-banesi non dovrebbero sussistere dubbi per essere stati gli Zenebis signori di Gjiro-kastër. Come vedremo più avanti, è probabile che il codice sia stato esemplato in Calabria dove all’inizio del ‘600 sono state apposte alcune integrazioni eortologiche di un certo interesse.

Il manoscritto è un Anthologion, cioè un compendio dell’innografia per le principali feste e memorie del ciclo fisso (settembre-agosto) dell’anno liturgico19. Come si desume dalla sottoscrizione il modello di cui disponeva il copista era in due tomi, uno per semestre. Per la storia religiosa degli Italo-albanesi riveste particolare importanza la singolare intenzione per la gerarchia ecclesiastica (f. 18rv) espressa in

forma generale: «Ancora preghiamo: per tutto l’episcopato ortodosso e per tutta la nostra fraternità in Cristo» (18rv). Questo tipo di intenzione che prescinde dalla

19 Cfr. vaccaro, Dizionario dei termini liturgici bizantini, cit., s.v. «Anthológhion», 74-75.

Fig. 2. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale: cod. gr. 69, ff. 357v-358r.

Stefano Parenti

109

commemorazione nominale di un vescovo locale, nasce nel Medioevo in quei luoghi sottratti alla giurisdizione diretta di un vescovo del luogo20. Nell’adozione della formula tra gli Italo-albanesi non è difficile riconoscere l’incertezza che regnava all’interno delle comunità, in particolare dopo la disposizione romana del 1564 che sospendeva la giuridizione in Italia Meridionale degli Esarchi inviati dal Patriarcato Ecumenico21.

Sul f. 5r una mano posteriore ha copiato un tropario in onore di s. Leonardo, che un’altra mano ancora più tarda ha ripreso sul f. 4v. Si tratta di s. Leonardo di Noblac o di Limoges († ca. 545), un eremita francese la cui memoria è entrata nel calendario italo-greco22 e che ancora oggi è particolarmente venerato a Lungro23. Il testo innografico è quello prescritto nell’Anthologion pubblicato a Roma da Antonio Arcudi nel 1598, una specie di Breviario greco pensato per i superstiti preti italo-greci del Salento e utilizzato, occasionalmente - come vedremo tra breve - anche dal clero italo-albanese24.

gr. 157 [fig. 3] Il manoscritto è databile al XVII secolo e contiene un Oktoechos (ff. 1r-77r) mutilo dell’inizio seguito da un Pentekostarion (ff. 77v-133v) mutilo della fine. Anche in questo caso il copista ha voluto raccogliere insieme più libri, infatti nell’Oktoechos insieme alla parte innografica troviamo anche l’ordinario delle singole Ore del giorno e della notte riprese dall’Horologion25.

Secondo p. Isidoro Croce il libro apparterrebbe alla tradizione italo-greca26. In

20 Cfr. s. ParentI, La commemorazione del Papa di Roma nella «Divina Liturgia» bizantina, in Id., A Oriente e Occidente di Costantinopoli. Temi e problemi liturgici di ieri e di oggi (Monumenta, Studia, Instrumenta Liturgica 54), Città del Vaticano 2010, 237-269: 241-242.21 Per un esame della documentazione cfr. Cirillo Korolevskij, L’eparchia di Lungro nel 1921. Relazione e note di viaggio. Studio introduttivo ed edizione con appendice di documenti editi e inediti a cura di Stefano Parenti (Albanologia16). Università della Calabria. Dipartimento di Linguistica / Sezione di Albanologia, Cosenza 2011, 41-44.22 Cfr. t. MInIscI, Vestigia del culto di S. Leonardo del Limosino tra gli Italo-Greci, in «BBGG» n.s. 8 (1954), 49-60; Id., Precisazione sull’innologia greca di S. Leonardo, ibid. 9 (1955), 43, cfr. anche s. ParentI, Manoscritti del Monastero di Grottaferrata nel Typikon dell’egumeno Biagio II (Grottaferrata Γ.α. I, a. 1299/1300), in Parenti - Velkovska, Mille anni di «rito greco», cit., 105-148: 142 e nota 233.23 Cfr. G. rennIs, La Tradizione Bizantina della Comunità italo-albanese. Lungro: il rito, le festività, la storia e le usanze, Cosenza 1993. 121-125; vaccaro, Sulle tracce delle comunità albanesi nel Mediterraneo, cit., 44; s. ParentI, Anno liturgico come locus ideologico. Commentando una recente proposta del Sinodo di Lungro, in «Rivista Liturgica», 87 (2000), 305-325.24 Su Antonio Arcudi cfr. Introduzione a vaccaro, Dizionario dei termini liturgici bizantini, cit, 16-17; Id., Identità religiosa e questione disciplinare delle comunità di rito bizantino nell’Italia meridionale (secc. XV-XVI), in Valdismo mediterraneo tra centro e periferia: sulla storia moderna dei Valdesi in Calabria, a cura di R. Ciaccio e A. Tortora, Nocera Inferiore-Salerno 2013, 135-136.25 Su queste voci cfr. vaccaro, Dizionario dei termini liturgici bizantini, cit., s.v. «Októichos», 235; s.v. «Orológhion», 239-240.26 Manoscritti del Collegio di S. Demetrio Corone [sopra nota 4], 194.

Qualche osservazione sui codici greci del Collegio di S. Adriano

110

effetti in testa al Pentekostarion (f. 77v) si legge un titolo generale che non lascerebbe dubbi in proposito e che suona: «Pentekostarion ... che inizia dalla ... grande Domenica della Resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo fino alla festa de venerabile Corpo e Sangue di nostro Signore Gesù Cristo». Il titolo ci fa sapere che chi usava il libro celebrava la festa latina del Corpus Domini che gli Italo-greci avevano accolto nella seconda metà del XIV secolo, appena dopo la sua istituzione ad opera di papa Giovanni XXII27. D’altra parte l’analisi delle sezioni dell’Horologion inserite nell’Oktoechos esclude categoricamente una provenienza italo-greca. L’apparente contraddizione si risolve con facilità. Per la compilazione del suo Pentekostarion, l’anonimo copista italo-albanese si è servito effettivamente di un libro italo-greco, il celebre Anthologion di Antonio Arcudi - già ricordato - stampato a Roma nel 159828, dal quale ha ripreso il caratteristico titolo generale con la menzione del Corpus Domini. Dal volume di Arcudi egli ha utilizzato soltanto gli elementi che il rito neo-sabaita, osservato dagli Arbëreshë, e il rito italo-greco hanno in comune, quindi veramente il manoscritto non può considerarsi italo-greco. Come la mettiamo allora con il Corpus Domini? Anche in questo caso la risposta è semplice. Come ho scritto in altra sede, i sinodi locali calabresi della seconda metà del ’500 avevano imposto agli Italo-albanesi l’osservanza delle feste di precetto della Chiesa di Roma,

27s. ParentI, Una Diataxis italo-greca inedita del XIV secolo per la solennità del «Corpus Domini», in «Epheme-«Epheme-Epheme-rides Liturgicae», 108 (1994), 440-455.28Νέον jAνθολόγιον πληρέστατόν τε καˆ ¢κριβέστατον, Roma 1598.

Fig. 3. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale: cod. gr. 157, ff. 77v-78r

Stefano Parenti

111

compreso il Corpus Domini29. Niente di strano allora che per le celebrazioni di quel giorno abbiano attinto all’unica edizione stampata disponibile, cioè l’Anthologion del salentino Antonio Arcudi di Soleto.

gr. 202 [fig. 4] La scheda descrittiva di p. Marco Petta assegna il codice al XV-XVI secolo e da una annotazione si apprende che nel 1793 questo si trovava ancora nella chiesa parrocchiale di Acquaformosa. Come il codice gr. 69 contiene un An-thologion per il secondo semestre dell’anno ecclesiastico (marzo agosto), circostanza che ci permette di supporre l’esistenza di un volume gemello per il primo semestre (settembre-febbraio) poi andato perso.

Tra i codici già di S. Demetrio pervenuti a Grottaferrata, il gr. 202 è stato il primo ad essere utilizzato negli studi di agiografia bizantina e, in genere, nella ricerca

scientifica. Con la precedente segnatura 385 la compianta Enrica Follieri († 1999) lo ha menzionato in una ricerca monografica su i santi di Metone30. La studiosa propone di identificare nella Morea la regione dove il manoscritto ha visto la luce

29Sulle vicende della festa tra gli Italo-albanesi si rimanda a Cirillo Korolevskij, L’eparchia di Lungro nel 1921, cit., 102-106.30e. FollIerI, Santi di Metone: Atanasio vescovo, Leone taumaturgo, in «Byzantion», 41 (1971), 378-451.

Fig. 4. Grottaferrata, Biblioteca del Monumento Nazionale: cod. gr. 202, ff. 181v-182r.

Qualche osservazione sui codici greci del Collegio di S. Adriano

112

e le numerose improprietà grafiche la inducono a supporre che il copista fosse albanese e non di madre-lingua greca. Dal punto di vista liturgico occorre notare l’insolita importanza attribuita in data 26 luglio alla memoria della martire Parasceve (ff. 160r-175v), in onore della quale è trascritto un canone paracletico seguito da una particolare litania impetrativa. Forse il codice - o il suo modello - era destinato ad una chiesa intitolata alla santa.

* * *

Le poche osservazioni presentate in questa sede non sconvolgono per novità, però vengono a confermare attraverso documenti liturgici quello che già si conosceva attraverso fonti di natura diversa, storiche e giuridiche. La commemorazione collettiva dell’episcopato ortodosso e l’accoglienza di feste e santi occidentali sono le due costanti, niente affatto antinomiche, dell’esperienza religiosa italo-albanese: consapevolezza delle proprie radici ed inculturazione. I codici sono poi uno spaccato della vita liturgica di alcune comunità di Calabria - Acquaformosa e forse Lungro - che nei secoli XVI e XVII ancora facevano ricorso ai manoscritti, prodotti in proprio o procurati altrove. Il cod. gr. 68 possiede un valore documentario unico in quanto rappresenta simbolicamente l’anello di congiunzione tra il culto celebrato in patria prima dell’esodo ed il culto poi celebrato in Calabria. Voglio anche sottolineare che il libro liturgico, pur essendo per definizione una espressione «ufficiale» della vita e dell’autorità di una Chiesa, finché è manoscritto riesce comunque a veicolare, attraverso annotazioni e testi complementari, anche una «liturgia vista dal basso», di grande importanza per delineare una storia sociale della pratica religiosa. Nella nuova collana A People’s History of Christianity, Virginia Burras e Rebecca Lyman espongono le tre tematiche presenti lungo tutta l’opera: «sottolineare la diversità rispetto all’identicità, l’aspetto locale rispetto a quello universale, e la pratica piuttosto che la dottrina» 3131. Forse è un buon metodo, oltre che un eccellente auspicio, anche per una futura storia della pratica liturgica degli Arbëreshë.

31 v. Burras - r. lyMan, Introduction. The Shifting Focus of History, in A People’s History of Christianity, 2: Late Antique Christianity, Minneapolis 2005, 1-23: 2.

Stefano Parenti