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Centro Di Della Edifimi SRL is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Prospettiva. http://www.jstor.org Centro Di Della Edifimi SRL Nuove terracotte di Benedetto da Maiano Author(s): Francesco Caglioti Source: Prospettiva, No. 126/127 (Aprile-Luglio 2007), pp. 15-45 Published by: Centro Di Della Edifimi SRL Stable URL: http://www.jstor.org/stable/24434955 Accessed: 16-12-2015 17:44 UTC Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at http://www.jstor.org/page/ info/about/policies/terms.jsp JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. This content downloaded from 192.133.28.4 on Wed, 16 Dec 2015 17:44:01 UTC All use subject to JSTOR Terms and Conditions

\u003eNuove terracotte di Benedetto da Maiano\u003c, in “Prospettiva”, 126-127, aprile-luglio 2007, pp. 15-45

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Nuove terracotte di Benedetto da Maiano Author(s): Francesco Caglioti Source: Prospettiva, No. 126/127 (Aprile-Luglio 2007), pp. 15-45Published by: Centro Di Della Edifimi SRLStable URL: http://www.jstor.org/stable/24434955Accessed: 16-12-2015 17:44 UTC

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Nuove terracotte di Benedetto da Maiano Francesco Caglioti

Scopo principale di queste pagine è pre sentare due figure in terracotta che per stile e per qualità si fanno serenamente riconoscere come preziosi lavori autogra fi inediti di Benedetto da Maiano (1441 -

97). Quantunque la loro paternità sia la

medesima, le due opere non hanno in co mune né una destinazione originaria né alcuna delle loro vicende recenti, ed anzi

appartengono a due filoni della produzio ne fittile di Benedetto che si possono te nere distinti almeno in parte l'uno dal l'altro: nel pezzo che introdurrò per pri mo, e che ha una presenza fisica in sé

conclusa, è lecito individuare il modello di una ben nota scultura poi realizzata dal

;maestro nel marmo, mentre il secondo

pezzo è il lacerto di un gruppo di figure fatto per essere esibito unicamente e de finitivamente nella materia plastica origi naria, benché rivestita di colori. Conside rato che il catalogo delle terracotte maia nesche si divide principalmente, e quasi si esaurisce, nei due 'filoni' cui ho appe na alluso, non sarà forse inopportuno che le due diverse opere fin qui sconosciute ritornino alla luce insieme, come fram menti delle valve di un medesimo dittico. Nel corso della presentazione sarà inevi tabile accennare ad alcune altre terracot te che godono ormai d'una fortuna maia nesca giusta e consolidata; ma mi soffer merò pure qua e là, fra il testo e le note, su ulteriori opere fittili già pubblicate e tuttavia sottostimate ο addirittura non ri conosciute quali cose di Benedetto, così

come, per converso, su altre terracotte

che sono collegate al suo nome impro priamente.

La prima terracotta nuova, dunque, è

questa 'Carità' in una collezione privata fiorentina (figg. 1-3, 8-9), alta 52,2 cen

timetri, larga 27,5 tra i punti di massima

espansione, e profonda 22,7 alla massima

sporgenza. La figura - un altorilievo scontornato piuttosto che un'immagine a tutto tondo - è stata modellata e cotta in

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1. Benedetto da Maiano: 'Carità' (1492 circa). Firenze, collezione privata. [Saggi] 15

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un pezzo unico. Durante la modellazione eventualmente seriori. Pare comunque rianti significative rispetto alla versione la materia è stata svuotata a tergo e in che sopra la terra "rozza", cioè uscita marmorea (alta esattamente una quarta basso per rendere più facile e prometten- dalla fornace,2 sia stato steso un sottile parte in più6). Ciò che in quest'ultima è te la successiva cottura, ottenendo nel velo di colore affine a quello della terra condotto con minuziosa e raffinata atten

contempo un oggetto più maneggevole stessa, ma leggermente più chiaro, per zione ai dettagli (delle carni, dei capelli, (fig. 9). Poiché l'opera è stata plasmata sanare piccole lesioni ed altri lievi acci- delle vesti) e alla loro delicata vibrazione con tecnica diretta, cioè senza pressare la denti di cottura. Allo strato terroso ha fat- luministica, nel modello fittile soggiace a materia entro uno stampo della forma ne- to séguito un'imprimitura bianca su cui una concezione più sintetica, che si sof

gativa dell'immagine, lo svuotamento si sono stati poi applicati i colori destinati a ferma sulla distribuzione delle masse, è dovuto limitare al cuore della massa, risaltare: fra di essi, malgrado le perdite sull"architettura' del panneggio e del senza poter troppo assottigliare da dietro amplissime e i drastici abbassamenti di chiaroscuro, sull'evidenza dei gesti, sui lo spessore del rilievo così come invece tono, si riescono ancora a percepire il rapporti fisici e sentimentali tra le figure, avviene solitamente nella tecnica indiret- marrone scuro della base, il rosso delle II trattamento dei panni, per quanto già ta. All'interno della cavità, ma anche sul- vesti della Carità,3 e l'azzurro (oggi vira- complessivamente e definitivamente le altre superfici scabre e accidentate del to in verdolino) delle nubi su cui essa è orientato verso le soluzioni della contro

tergo, sono palesi e numerose le impron- assisa. Fatte salve le cadute del colore, la parte lapidea, risulta più sobrio e severo, te lasciate sia dalle stecche sia dai polpa- materia ci è pervenuta tuttavia in uno sta- non ancora percorso da quel fitto gioco di strelli delle dita. to di conservazione ottimo.4 rigonfi, acciaccature e piego line che im In un'epoca imprecisabile, però evidente- La nostra terracotta può essere ricono- preziosisce - al pari dell'intera produzio mente molto antica, si è proceduto a colo- sciuta come modello autografo per l'alto- ne maianesca in marmo - la 'Carità' di rire la scultura coi pennelli. Nel corso del rilievo marmoreo della 'Carità' campeg- San Gimignano e le altre figure che la

tempo la pigmentazione è stata nondime- giante al centro del retablo che domina circondano. no rimossa a forza di ripetuti lavaggi (se- l'arca-altare di san Bartolo nella chiesa di Nella 'Carità' fittile lo 'studio' di panni condo la prassi frequente per simili ma- Sant'Agostino a San Gimignano (1492- che toccano terra è svolto con ampiezza nufatti nel collezionismo pubblico e pri- 95, figg. 4, 6).5 Prim'ancora che attraver- su uno spezzone di suolo pianeggiante, vato soprattutto del primo Novecento '), so l'analisi tecnica, la genuinità della mentre la 'Carità' marmorea, così come sicché oggi non è facile distinguere ad nuova opera s'impone grazie alla pecu- la 'Fede' e la 'Speranza' che la mettono occhio nudo la successione e la distribu- Ilarità della maniera e all'alto livello del- in mezzo nel suo altare (fig. 4), è am zione dei vari strati pittorici originari ed la figurazione, la quale offre inoltre va- bientata su una sorta di corbeille consi

16 [Saggi] 2-3. Benedetto da Maiano: 'Carità'. Firenze, collezione

privata.

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4. Benedetto da Maiano: Altare di San Bartolo (1492-95) (part.). San Gimignano, chiesa di

Sant'Agostino.

stente in una massa di cirri sorretta da una testa di cherubino. Le differenze fra la terracotta e il marmo

sono particolarmente suggestive nella fi

gura del bambino. Nella prima versione le gambette s'incrociano sensibilmente

(sicché il piedino sinistro quasi scompare al di sotto del polpaccio destro) e le ma nine poggiano piatte e parallele sul seno sinistro della donna. Nella seconda ver sione le due gambette sono state sapien temente quasi spiccate Luna dall'altra

per venire incontro a un'esigenza di let tura chiara dal basso e da lontano all'in terno d'una compagine monumentale af follata e in penombra, mentre le due ma nine sono state distanziate per far vedere lo spacco della veste intorno al seno, pri ma mancante, e per consentire alla mani na destra di aggrapparsi all'orlo del man tello della nutrice, drappeggiato intorno alle spalle. Anche la massa dei capelli del

bambino, ottenuta nella prima versione mediante un trattamento 'sprezzante' e

brioso della terra, che fa spuntare con finto disordine ciocche umide e ribelli, ripiega nella seconda versione su una più pacata composizione di riccioli turgidi e

pulitamente rilevati. Non meno importanti sono le difformità che riguardano la testa della donna: dap

principio quasi torreggiante sul collo in cotta, nondimeno, dovendo servire come un'attitudine di concentrazione nobile e immagine autonoma e poggiare salda austera (fig. 8), poi più mollemente indi- mente al suolo, rispetto al marmo sangimi nata sulla sua destra, e ispirata a una soa- gnanese risulta priva della matassa inferio vità sottilmente malinconica. Nei capelli re di nubi sorretta da una testa d'angelo, della versione fittile il maestro ha scelto di sperimentare anticipatamente l'effetto Le ricerche specialistiche avviate nel se chiaroscurale dei piccoli buchi di trapano condo Ottocento e tuttora in pieno fervo lasciati a vista: un accorgimento tipico re hanno a poco a poco rivelato in Bene delia scultura in marmo, che tuttavia Be- detto da Maiano il più brillante artista nedetto adotta in altre terracotte (per es. i fiorentino dell'ultimo quarto del Quattro tre elementi dell"Annunciazione' che si cento nel campo non solo della scultura ricorderanno oltre, figg. 22-24), sortendo marmorea (alla quale fu degno di avviare esiti di accattivante maestria e ricordan- Michelangelo giovinetto), ma anche della doci la sua vocazione di virtuoso dell'in- produzione fittile. La ricomparsa pure re

taglio lapideo. cente d'importanti opere inedite del mae II carattere autografo e prototipico della stro ha interessato tanto il primo quanto il 'Carità' qui presentata si può ulterior- secondo campo: ed è verosimile che so mente apprezzare a riscontro con un'altra prattutto da quest'ultimo (così come da

versione fittile della stessa opera (alta cm quello dell'intaglio ligneo) siano da aspet 56, larga cm 30), attestata negli anni tren- tarsi per il futuro le migliori sorprese.8 ta del secolo scorso in proprietà privata a Se si escludono i rilievi di soggetto ma Firenze e riapparsa qualche anno fa sul riano destinati alla devozione privata mercato antiquario italiano (fig. 5).7 In ("tondi", "quadri", "colmi"), e spesso questo terzo esemplare della 'Carità' prodotti in serie, le terracotte autografe maianesca, il ripetersi quasi costante del- attribuibili a Benedetto ascendono attual le corrispondenze di dettaglio con Fedi- mente a una ventina di pezzi ο poco più, zione marmorea di San Gimignano, ben fra i quali è opportuno, ma non sempre leggibile anche al di là delle pesanti ridi- facile, distinguere quelli fini a sé stessi

pinture, denuncia lo status di opera deri- da quelli serviti come modelli per opere vativa, realizzata magari in antico - da da scolpire poi in marmo (in scala identi

qualche collega ο collaboratore del mae- ca ο di poco ingrandita). Alla prima cate stro - per serbare memoria della versione ufficiale del soggetto. Anche tale terra- [Saggi] 17

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goria appartengono sicuramente alcuni quasi candidare Benedetto come il primo la loro originaria funzione servile, rilievi fatti per essere invetriati da altra scultore moderno ad essersi avvalso si- Il celebre inventario postumo delle botte

mano, e tuttora esposti nelle loro antiche stematicamente di modelli fittili "grandi" ghe di marmi e legnami che Benedetto te sedi del Santuario di Loreto ('San Mat- quali strumenti determinanti nel processo nevatraVia de'Servi e Via del Castellac teo'e'San Luca', 1485 circa, nelle lunet- d'avvicinamento alla figurazione mar- ciò (1497) getta una luce indiretta e tutta te sopra le porte delle due sagrestie set- morea.12 Tale conclusione, per quanto ap- via chiara su tale pratica. Nello stesso

tentrionali)9 ο della Certosa del Galluzzo parentemente incoraggiata dal numero di momento in cui documenta la permanen ('San Lorenzo e due angeli', 1496, nella modelli "grandi" superstiti, ha nondime- za in bottega di alcune terracotte palese lunetta sopra la porta del Refettorio),10 no ben poche chances di corrispondere mente utilizzate diversi anni prima nel ma anche alcune spettacolari creazioni di alla realtà storica, mentre al suo posto as- l'elaborazione di opere monumentali in

respiro monumentale come la 'Madonna sume sempre più verosimiglianza una so- marmo (le 'Storie francescane' per il per dell'Ulivo' a Prato (1480, fig. 7) ο la luzione intermedia: cioè che Benedetto gamo Mellini in Santa Croce, tra il 1481 'Madonna'di Berlino (1485 circa).

" Nel- sia stato il primo scultore a reimpiegare e 1'87, ο i quattro tondi cogli 'Evangeli la seconda categoria rientra un gruppo abitualmente come opere autonome i prò- sti' per il tabernacolo eucaristico degli d'opere più nutrito, che sembrerebbe pri modelli fittili dopo averli sfruttati per Spannocchi presso l'aitar maggiore di

San Domenico a Siena, 1480-85 circa13), ci dice che altre terracotte 'sacre', le qua li in virtù dei soggetti e dei formati erano meno vincolate ai contesti originari di

destinazione, si rendevano agevolmente disponibili a trovare degli acquirenti che le riutilizzassero entro nuovi siti di culto.

Così, per esempio, dopo la morte del maestro l'abate di San Frediano a Pisa

comprò tre pezzi che evidentemente in tendeva far montare all'interno d'un me desimo trittico: "una Nostra Donna di terra cotta col Bambino di braccia 1 3/4", "uno San Giovanni Vangelista di terra cotta di braccia 1 2/3" e "uno San Gio vanni Battista simile".14 Mentre nei due 'San Giovanni' sono stati da tempo rico nosciuti facilmente i modelli "grandi" -

uno dei quali superstite (figg. 10-11) -

per le omologhe statue che fiancheggiano L'Annunciazione' nell'altare Correale di Terranova in Santa Maria di Monteolive to a Napoli (1489-91 circa),15 la 'Madon na col Bambino' si potrà altrettanto sicu ramente identificare, anche grazie alla

corrispondenza delle misure, con il mo dello "grande" per quella già esibita al centro del coevo altare Correale di Terra nova in Santa Caterina d'Alessandria a Terranova di Calabria Ultra, complesso marmoreo andato in parte distrutto e in

parte smembrato a séguito d'un terremo

to nel 1783. Alla 'Vergine' marmorea

(tuttora nella Parrocchiale di Terranova

Sappo Minùlio, RC) corrispondono non una ma due redazioni fittili: una, alta cm 106 circa, nella Currier Art Gallery a Manchester (New Hampshire; figg. 12

13, 35-36), e l'altra, di pari dimensioni ma un po' meno fascinosa (e verosimil mente realizzata a calco), già nella colle zione dell'antiquario Carlo De Carlo a Firenze (figg. 14-15).16 Se molte delle terracotte maianesche na te come modelli per la scultura in marmo non si recuperano nell'inventario del

1497, lo si deve al fatto che ad alienarle e

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18 [Saggi] antiquario italiano (1932 e 2003). era stato spesso, come s'è accennato, il

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5. Da Benedetto da Maiano: 'Carità'. Mercato antiquario italiano (1932 e 2003).

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6. Cappella di San Bartolo (1491 ss.). San Gimignano, chiesa di Sant'Agostino. [Saggi] 19

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loro medesimo autore. Il caso più sicuro l'altorilievo dell "Annunciazione' nel già lativa ad un intervento pittorico effettua ed emblematico in tal senso lo fornisce la citato altare Correale di Napoli: la 'Ver- to su terracotte maianesche quando il lo

'Giustizia' seduta al centro della lunetta gine', Γ'Arcangelo Gabriele' e il 'Padre ro autore era ancora in vita riguarda una

interna del portale marmoreo della Sala Eterno accompagnato da angeli e dalla 'Pietà' di quattro figure ("cioè una Vergi dell'Udienza in Palazzo della Signoria a colomba dello Spirito Santo' (figg. 22- ne Maria col suo Figliuolo in grembo et Firenze (1476-81, fig. 20): il suo model- 24). Questi tre elementi, verosimilmente sancto Giovanni Evangelista et sancta

lo fittile autografo, un po' più piccolo del venduti prima del 1497 da Benedetto me- Maria Madalena") allestita sull'altare di

marmo,17 fu acquisito già nel 1492 dal desimo, dovettero essere allestiti tutt'in- una cappella che un notabile pratese, Gi

Collegio del Cambio di Perugia, che lo sieme all'interno d'una cappella pubblica rolamo di Lorenzo di Cenni Talducci, fece dipingere e dorare da Bartolomeo ο privata toscana (poi appartenuta forse fondò nella chiesa di Santa Trinità a Pra

Caporali per inserirlo entro il sontuoso alla famiglia Rasponi Spinelli). Una foto- to.26 In questo caso, tuttavia, ci troviamo arredo della sua famosa Sala dell'Udien- grafia italiana di fine Ottocento ο inizi di fronte non ad un riuso di modelli fitti

za, ove l'immagine fu inaugurata il 25 Novecento, di cui si conserva un raro li "grandi" predisposti per l'intaglio mar

gennaio 1493 (fig. 19).18 L'acquisto av- esemplare negli archivi del Département moreo, ma alla fornitura di un'opera nuo venne tramite il fiorentino Domenico del des Sculptures al Musée du Louvre, do- va espressamente realizzata per Tocca

Tasso, il quale, prim'ancora che autore cumenta le tre terracotte ancora in com- sione. Benedetto, il quale diede al com delle splendide parti lignee di quell'arre- pagnia (fig. 21), poco prima che T'An- mittente anche il progetto architettonico

do, era fratello di Chimenti, a sua volta nunziata' prendesse una strada diversa della cappella (affidato per l'esecuzione

cognato di Benedetto da Maiano. Quan- dagli altri due pezzi e toccasse al Metro- a Giovanni di Benedetto, uno scalpellino tunque gli studi abbiano avvertito da tem- politan Muséum di New York con la col- uscito significativamente dalle mae

po l'esistenza d'un legame fra la 'Giusti- lezione di Benjamin Altman (fig. 24). stranze di Palazzo Strozzi a Firenze27), zia' di Perugia e quella di Firenze, quasi L'Arcangelo' e T'Eterno', malgrado i lavorò alle quattro figure a partire dalla nessuno sembra essersi accorto sinora numerosi passaggi di proprietà successi- primavera 1494, modellandole entro Ta che la prima è il modello vero e proprio vi, sono rimasti insieme per un altro se- gosto successivo e cuocendole entro set delia seconda:19 cosa sfuggita sia perché colo, finché di recente non si sono an- tembre.28 Nell'agosto 1495 il Talducci le è mancata un'indagine sistematica sulla ch'essi divisi, approdando il primo in una mandò a prendere da Prato a Firenze che

produzione fittile di Benedetto e sui suoi collezione privata di New York (figg. 23, erano ancora "rozze", cioè del tutto spo nessi con quella marmorea, sia perché la 37-38), il secondo - privo ormai della glie d'integrazioni cromatiche,29 e le affi 'Giustizia' fiorentina, essendosi a un cer- 'Colomba dello Spirito Santo' - al De- dò al suo pittore di fiducia, il pratese to punto spezzata alla radice del collo, è troit Institute of Arts (fig. 22).21 Tommaso di Piero Trombetto, il quale tuttora disturbata da una maldestra ri- Il precoce intervento di Bartolomeo Ca- non solo le colorì, ma dipinse tutta la cap composizione che ne distorce la testa. Il porali sulla 'Giustizia' di Perugia sugge- pella, e in particolare il tabellone colla raffronto fra i due esemplari dovrà essere risce che anche i tre elementi dell "An- croce e col Calvario destinato a campeg tenuto presente non solo per restituire nunciazione', tuttora ricchi di tracce di giare alle spalle del gruppo maianesco, idealmente a quello di Palazzo Vecchio la colore, furono affidati molto per tempo a completandone la messinscena (1497).30 spada e Torbe che esso ha perduto, ma qualche pittore per essere 'completati'in A causa della soppressione di Santa Trìni anche per aiutarsi, un domani, nel riposi- vista del reimpiego cultuale. Così come il ta, più di due secoli fa,31 la 'Pietà' è an zionarne il capo sulle spalle mediante un Caporali, anche il pittore delC'Annuncia- data purtroppo dispersa. 1 documenti pra accorto restauro. zione' potè benissimo essere estraneo al- tesi del 1494-95 ci risarciscono però ai Se la 'Carità' preparatoria per San Gimi- la bottega maianesca, ed ingaggiato piut- meno in parte, e in modo duplice, facen

gnano (figg. 1-3, 8-9) è giunta sino a noi, tosto dall'acquirente. Alcune carte d'ar- doci indirettamente conoscere un'altra, è dunque perché deve aver conosciuto in chivio degli anni in cui Benedetto era at- più antica e un po' più piccola 'Pietà' fit antico un destino analogo a quello della tivo ci somministrano ulteriori spunti in tile di quattro figure che Benedetto aveva 'Giustizia' di Perugia: nel senso che fu tal senso: nel 1467 Giuliano da Maiano già realizzato per la chiesetta fiorentina

presto alienata dall'artista, forse come fornì alla Collegiata di San Gimignano di Santa Maria Nipotecosa ο del Giglio ο terracotta "rozza", e poi dipinta a spese "tre teste di terracotta per mettere sotto el degli Adimari, ο anche di San Donnino del suo compratore. Resa autonoma dal pergamo dell'organo", opere oggi perdu- (all'incrocio fra l'odierna Via de' Cal suo contesto monumentale, la nostra da- te che erano state magari eseguite da Be- zaioli e Via del Corso).32 Sebbene pure ma allegorica, accompagnata da un solo nedetto, e che si diedero da colorire a Be- questo gruppo sia scomparso da più di

putto in luogo dei due ο tre consacrati da nozzo Gozzoli;22 nel 1482 Neri di Bicci due secoli insieme alla chiesa che lo buona parte della sua tradizione icono- dipinse un 'Crocifisso' ligneo intagliato ospitava (1768), tutto lascia credere che

grafica, sarà stata facilmente presa per da Benedetto a spese di Filippo Strozzi ne avanzino almeno due cospicui elemen una Vergine col Bambino (nonostante il per la chiesa di Santa Maria a Lecceto;23 ti: la parte superiore della commovente simbolo della fiamma nella mano de- tra il 1482 e T83 il giovane Filippino Lip- 'Vergine' (figg. 25-26, 31-32), oggi nel

stra), e dunque utilizzata come immagi- pi, verosimilmente, colorì il 'Sant'Anto- Museo Civico della Spezia (restituita die ne di devozione in qualche camera ο cap- nio abate' che Benedetto intagliò in legno ci anni fa al suo autore da Giancarlo Gen

pellina.20 perché Filippino stesso lo allogasse nella tilini33), e la non meno bella 'Maddalena Una fortuna materiale affine a quella del- nicchia centrale della pala da lui dipinta genuflessa', custodita nella medesima la 'Giustizia' perugina era del resto oc- per la famiglia Bernardi in Santa Maria collezione privata newyorkese che acco corsa - forse prim'ancora che alla 'Cari- del Corso a Lucca;24 e tra il 1496 e il '97 glie T'Arcangelo' per 1 "Annunciazione' tà' per San Gimignano - ai tre modelli Sandro Botticelli colorì la maschera fu- Correale. fittili autografi superstiti in rapporto con neraria di Pier Capponi gettata da Bene- E questa la seconda terracotta inedita di

detto (verosimilmente in gesso).25 Benedetto da Maiano cui si riferisce prin 20 [Saggi] La documentazione forse più notevole re- cipalmente il titolo delle mie pagine

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(figg. 27-28, 33-34). Pervenutaci purtrop- exploits del medesimo genere sono già poi in lui la sua acme e insieme la sua cri

po con una pelle cromatica non genuina degli anni ottanta del secolo (grazie a si. Ritornando alle 'Pietà' fittili e a Firen

(né troppo fedele a quella originaria),34 la Francesco di Giorgio e forse a Giacomo ze, può essere allora utile portare avanti le

'Maddalena disperata' di New York,35 co- Cozzarelli),40 e che a Lucca fin dall'a- ricerche sul gruppo perduto di Santa Ma

sì come la 'Vergine' della Spezia che le si prirsi del medesimo decennio Matteo Ci- ria Nipotecosa: tanto più che ad esso, e

collega, ci presenta l'artista in un'attitudi- vitali affrontava temi statuari e scultorei non alla 'Pietà' di Santa Trinità a Prato, ho

ne patetica che finora gli studi sono stati come il Cristo della Passione inclinando appena proposto di collegare la 'Vergine'

poco abituati a riconoscergli. Ciò potreb- a una profonda austerità penitenziale.41 Si e la 'Maddalena' qui illustrate,

be indurre in inganno un occhio superfi- ha dunque la sensazione che la fase savo- A rigor di filologia, le carte d'archivio

ciale, facendolo dubitare dell'attribuzio- naroliana rappresenti, non solo nel campo pratesi sulla 'Pietà' maianesca del 1494

ne di Gentilini ο di quella mia ο di en- delle arti figurative, il momento culmi- non esplicitano che l'esemplare di Santa

trambe. Ma, anche se non ci fossero i do- nante e più memorabile di un moto etico Maria Nipotecosa, cui Benedetto s'ispirò cumenti pratesi a garantirci l'impegno di e spirituale che nei circoli elitari più colti a quanto pare fedelmente limitandosi ad

Benedetto in tale genere di opere, lo stile e sensibili dell'Italia centrale si diffuse ingrandirlo per Girolamo Talducci, fosse

e il livello qualitativo dei due elementi già prima dell'avvento del frate, trovando anch'esso di mano sua.42 In linea di prin

qui riuniti deporrebbero eloquentemente a vantaggio del loro autore. Per meglio capacitarsi delle potenzialità di Benedet to in quest'ambito, converrà mettere le due terracotte a paragone e a contrasto

con alcuni fra i non pochi esempi super stiti di 'Pietà' fittili in quattro figure pub blicate a Firenze tra lo scorcio del Quat trocento e i primi anni del Cinquecento (figg. 29-30).36 Tali raffronti aiutano nel

contempo a farsi una più precisa idea del lo schema delle composizioni maiane sche perdute, verso le quali la maggio ranza dei gruppi sopravvissuti (più tardi e

spesso anonimi) denuncia non pochi de

biti; e servono altresì a spiegare una mu tilazione apparente come quella della mano destra della 'Maddalena' di New

York, forse mai realizzata onde facilitare il montaggio fisico della figura (e la sua

partecipazione emotiva) a ridosso delle

gambe del Cristo disteso. La prolungata carenza di attestazioni a carico di Benedetto come autore di grup pi di compianto ha fatto sì che il suo no me non appaia mai nel saggio inaugurale sulle 'Pietà' fittili fiorentine del Rinasci mento dato alle stampe da Wilhelm Bode nel 1887, e riedito più volte.37 Benché

largamente integrato e rettificato nel ca

talogo e nelle attribuzioni dalla letteratu ra degli ultimi decenni, e in particolare da un contributo di Giancarlo Gentilini

(1991) che presenta una toccante 'Pietà' fittile non invetriata di Andrea della Rob bia oggi al Museo Nazionale del Bargel lo (1505 circa),38 il saggio di Bode, fin dal suo titolo, ha segnato con forza il cammino di tutta la critica successiva, concentrata su fra Girolamo Savonarola e

sul potente influsso della sua devozione e

predicazione. Non è qui mio scopo con testare questa tendenza esegetica, ma so lo rilevare come una sua accettazione

troppo rigida rischi di postdatare di un numero d'anni non ingente ma significa tivo l'avvio delle 'Pietà' fiorentine del

Quattrocento maturo,39 trascurando insie- 7 Benedett0 da Maiano: .Madonna deirulivo, (1480). me il fatto che a Siena i primi notevoli Prato, Duomo (dal podere pratese dei fratelli da Maiano). [Saggi] 21

7. Benedetto da Maiano: 'Madonna dell'Ulivo' (1480). Prato, Duomo (dal podere pratese dei fratelli da Maiano).

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cipio, il modello fiorentino avrebbe potu- Agli appassionati del nesso fra Savonaro- (Andrea Sansovino, Michelangelo) e riu

to essere anche molto più antico, giacché la e l'arte sacra farà piacere apprendere scendo ancora una volta a fornire model

l'iconografia chiamata in causa e la sua inoltre che Bartolomeo Lapi fu in rela- li di eleganza alla pittura migliore (che al

peculiare messinscena di quattro perso- zioni ottime con il martire domenicano, cambio del secolo compete a Piero di Co

naggi ravvicinati non erano state una ra- Tali legami, di cui sfortunatamente non simo e ai giovani Fra Bartolomeo e Ma

rità nemmeno presso generazioni ormai so indicare il momento iniziale, sono prò- riotto Albertinelli). lontane (si pensi per tutti al celebre grup- vati da almeno tre testimonianze coeve, Ad aiutare l'osservazione stilistica circa

po ligneo di Alberto di Betto d'Assisi - le quali, pur lasciando il Lapi ai margini la spettanza della 'Vergine' della Spezia e

1421 - nel Duomo di Siena43). Ma proprio della tragedia del frate, si esprimono in della 'Maddalena' di New York all'altare la rapidità e quasi l'ovvietà con cui i do- misura nient'affatto trascurabile su di lui. dei Lapi sembrano intervenire poi le di cumenti pratesi invocano il modello fio- Non solo la cronaca savonaroliana di Si- mensioni. Una rassegna delle principali rentino, rispetto al quale non prospettano mone Filipepi fratello di Sandro Botticel- 'Pietà' fittili fiorentine analoghe e coeve differenze benché minime se non di mi- li elenca il Lapi fra i più di trecento fir- fa emergere una differenza fra gruppi più sure, lascia concludere che quel gruppo matari della celebre supplica a papa Aies- grandi in cui la 'Vergine', tenendosi sem

fittile fosse del medesimo scultore ora in- Sandro VI per il ritiro della scomunica di pre seduta, raggiunge i centodieci centi

gaggiato dal Talducci. Del resto, nel 1494 Girolamo, pubblicata nel giugno 1497;45 metri, e gruppi in cui la stessa figura si Benedetto era ormai inventore troppo fe- ma è Girolamo stesso a ricordare il nostro assesta sui cento:49 scarto non eccessivo, condo e originale per aver bisogno ο vo- committente, lodandolo come benefatto- che tuttavia spiega perfettamente la misu

glia di appoggiarsi ad esempi artistici al- re della sua famiglia. Nel cosiddetto "se- ra "uno pocho maggiore" richiesta da Gi

trui; e qualora il committente avesse avu- condo falso processo" del 1498, l'accusa- rolamo Talducci per la 'Pietà' di Prato ri to in animo un progetto simile, si sarebbe to si pronuncia nella forma seguente: spetto a quella di Santa Maria Nipoteco dovuto indirizzare ad un maestro con ben "Altri danari ο cose non si troverrà habbi sa. In virtù dei suoi ottanta centimetri minore autoconsiderazione e più disponi- mai dato a' mia. Et si domandi Bartolo- d'altezza ben conservati, la 'Maddalena' bilità di tempo del nostro affermatissimo meo Lapi, el quale, trovandosi a Ferrara, maianesca di New York sembra confron scultore. soccorse e' mia fratelli, l'anno passato, di tarsi meglio con le immagini omologhe Nel tentativo di precisare la cronologia certo grano; et a me gli raccomandò, di- dei gruppi minori,50 così come fa del re dei gruppo di Santa Maria Nipotecosa, mi cendomi che ero troppo crudele a non gli sto la 'Vergine' a mezza figura della Spe sono dunque imbattuto nel suo commit- soccorrere, perché sono molto poveri".46 zia (cm 49,5): elemento, quest'ultimo, tente, il danaroso e pio lanaiuolo Bartolo- A séguito di tale generoso donativo, Sa- palesemente modellato e cotto a sé,51 per meo di Apollonio Lapi (1444-1504).44 vonarola, scrivendo al fratello Ognibene essere poi abilmente montato sulla parte Costui fece approntare le quattro figure il 23 maggio 1497, aveva esordito così: inferiore, col sedile e con le gambe pan tra il 1480 e il '90 per l'altare della Pietà "Noi siamo molto obligati a Bartolomeo neggiate (in un unico ο in due elementi, da lui fondato nella chiesa parrocchiale Lapi, e però pregherò per lui, non li po- posteriore ed anteriore), ed essere raccor della propria famiglia. Poco dopo, dettan- tendo altro fare, e sempre sarò suo".47 dato sul davanti al corpo del Cristo "in do il più importante fra i suoi testamenti Restano da spiegare le ragioni per le qua- grembo".52 (1490), egli inserì tra moltissime altre li io propendo a credere che la'Vergine' Se dunque fin dagli anni ottanta Benedet

"opere piatose" l'istituzione di una cap- della Spezia e la 'Maddalena' di New to da Maiano dava alla luce gruppi di

pella nella chiesa romana di San Grego- York siano avanzi della 'Pietà' Lapi di Fi- 'Pietà' secondo il canone nobilmente liri rio al Celio, "la quale si chiami della Pie- renze e non di quella Talducci di Prato, co ed intimistico che tanto bene cono

tà, che vi sia di rilievo ο di marmo ο di Innanzitutto il punto di stile, per il quale sciamo attraverso la produzione altrui dei terra chotta, ο di legname dipinta, la in- già nel 2000, senza sapere dei documenti decenni successivi (figg. 29-30), a lui si

magine della Pietà, et dalla mano diritta sui due gruppi fittili, mi ero indotto ad deve senz'altro rendere il merito di aver vi sia la Nostra Donna col Nostro Signio- anticipare ai pieni anni ottanta l'epoca rilanciato a Firenze questo filone creati re in grembo, et dalla mano mancha vi sia della'Vergine', posta da Gentilini "verso vo, intaccandone durevolmente l'antico sancto Giovanni Evangelista et sancta il 1495".48 Tale retrodatazione mi sembra schema attraverso un sapiente lavoro sui Maria Magdalena, con quello ornamento rafforzarsi al cospetto della 'Maddalena', caratteri e sulle pose. Quasi tutte le 'Pie

parrà a chi Farà a.ffare" (.Appendice, doc. il cui ampio drappeggio mostra ancora, tà' fittili fiorentine a venire sono per mol

3): non proprio, forse, la replica esatta del malgrado la cedevolezza dell'argilla, una te vie così profondamente debitrici dei

gruppo fiorentino che poco più tardi sa- cascata d'orli spezzati e di creste ammac- modelli maianeschi, da mettere ancora a rebbe stata ordinata da Girolamo Talduc- cate che ricorda le prove dei tardi anni disagio chi tenti di sceverarne le pur di

ci, ma qualcosa di comunque assai vicino settanta e primi anni ottanta (figg. 7, 19), stinte botteghe di provenienza,53 gestite (anche perché la fondazione della cappel- e che trova immediata continuità nelle peraltro da scultori che si potevano, a la romana, che verosimilmente non ebbe terracotte preparatorie sicuramente data- maggiore ο minor diritto, proclamare ai mai luogo, venne rimandata da Bartolo- bili alla fine del medesimo decennio lievi di Benedetto. E quantunque la 'Pie meo Lapi - con troppo ottimismo circa un (figg. 10-13, 22-24, 35-38); mentre la tà'vaticana di Michelangelo per il cardi lontano futuro in cui né lui né Benedetto 'Carità' fittile per San Gimignano qui naie Jean Bilhères de Lagraulas (1498 da Maiano ci sarebbero più stati - al mo- presentata - coeva della 'Pietà' di Prato - 99) esorbiti in tutti i sensi da tale traietto mento in cui le rendite di una certa parte si schiude ormai ad un fare largo di onde ria, d'ora in poi converrà nondimeno della sua eredità, conferita in prevalenza copiose e rotonde, come di lana spessa e reinserire nel densissimo retroterra cultu allo Spedale di Santa Maria Nuova di Fi- greve (figg. 1-3), che segna la fase estre- rale dell'autore anche i gruppi dolorosi

renze, avrebbero raggiunto la somma di ma di Benedetto, quella in cui il grande del suo più che verosimile maestro, milleduecento ducati larghi). maestro avverte finemente i primi aliti

della prossima maniera moderna, metten- Così come ebbe un ruolo decisivo nell'e 22 [Saggi] dosi al passo coi suoi allievi più dotati laborazione del tipo delle 'Pietà' piasti

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che fiorentine de'IR in a scime nt ο

^maturo,

celebratasi a New York nel 1927^

e nella

possa

^ormai

pronunciare con le

^

stessa

ne, force, alcuni cesi robbiani). * L'enor^ li

me dispersione del patrimonio originario JÊ

giustifica le difficoltà del compito, al

quale è indispensabile prepararsi attra verso una paziente ricognizione del vasto materiale battuto alle aste di fine Otto- | cento e primo Novecento, e non sempre

accompagnato da riproduzioni fotografi- 8· Benedetto da Maiano: 'Carità' (part.). Firenze, vitali. Ma prima che venisse irrimediabil

che. Con tali oggetti sembra che proprio co ezione Pnva,a mente devastato nelle due figure principali

Elia Volpi abbia giocato la parte del leo- gone con Benedetto: ma forse fu tale an- da un "restauro" degli antiquari Duveen, ne.57 Fu lui, tra l'altro, a possedere per che per Benedetto stesso, antico allievo e era invece l'ultimo importante 'Presepe'

qualche anno quello che, insieme al 'Pre- collaboratore di Antonio, del quale seppe ben conservatosi del Quattrocento fioren

sepe' non invetriato di Andrea della Rob- al solito far maturare le forme naturali ti- tino.61 Le fotografie anteriori alla rovina

bia nel Duomo di Volterra (1474 circa),58 mide e un po' acerbe in un nuovo senti- fanno apprezzare tanto nel neonato dal

sembra essere oggi l'esemplare in mi- mento del vero, sciolto e sorvegliato nel sorriso largo quanto nella madre tutta

glior condizioni e di maggior qualità del contempo, e del tutto a proprio agio nel- compunta il plasticatore di mestiere, forse

secondo Quattrocento fiorentino: il grup- lo spazio e nella luce grazie a un model- della bottega robbiana, incline alla tipiz

po di Antonio Rossellino, in cinque figu- lato già carico di sprezzature. Quanto ab- zazione dei ruoli per servire a una vasta

re, acquisito nel 1911 dal Metropolitan biamo perso nella 'Madonna'che verosi- platea e alla coralità della festa. Questa Muséum di New York (figg. 43, 41). Pub- milmente accompagnava il 'Bambino' simpatia facile e persino scontata non era

blicato da Wilhelm Valentiner quello maianesco, possiamo valutarlo invocan- certo nelle corde di Benedetto da Maiano:

stesso anno col giusto nome d'autore,59 e do a contrasto un 'Presepe' successivo, per mezzo di lui, versato nella pratica di

più tardi curiosamente dirottato da lui diviso oggi tra la National Gallery of Art tutte le tecniche, ma statuario per genio, stesso su Andrea della Robbia quando si di Washington (la 'Vergine' e il 'Bambi- anche il legno e la terracotta più effimeri

avvide appunto dell'esistenza del gruppo no') e il Walters Art Muséum di Baltimo- finivano con l'essere attratti nelle sfere

di Volterra (1926),60 il 'Presepe' rosselli- ra (il 'San Giuseppe'). Passato anch'esso classiche dei marmi imperituri.62 niano è per noi oggi, attraverso il suo per le mani di Elia Volpi (figg. 44, 42), è

'Bambino', il termine obbligato di para- stato a lungo ritenuto opera di Matteo Ci- [Saggi] 23

8. Benedetto da Maiano: 'Carità' (part.). Firenze, collezione privata.

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Appendice doc. 4),63 ci sono fondate ragioni per identifi- Calzatoli), fondata nel secolo XII e soppressa Alcuni documenti sull'Altare della Pietà dei care l'artista con Benedetto da Maiano. Que- al tempo del granduca Pietro Lepoldo (1768).

Lapi già in Santa Maria Nipotecosa a Firen- sti, infatti, nel 1494 avrebbe compiuto per la Ad aula unica e perfettamente orientata, vol

ze e sulla committenza religiosa di Bartolo- chiesa di Santa Trinità a Prato una 'Pietà' in geva la facciata al Corso degli Adimari, men

meo dì Apollonio Lapi terracotta "in quello modo et forma che sta tre il fianco destro ο meridionale dava su Via

quella che è nella chiesa di Sancta Maria Ni- del Corso. Alla vigilia della soppressione set

I documenti segnalati, commentati e in picco- potechosa dal Chanto del Giglio in Firenze, tecentesca, l'interno presentava, oltre all'aitar

la parte trascritti qui di séguito si collegano in ma uno pocho maggiore":64 considerate Tee- maggiore, tre altari gentilizi, due dei quali modo più ο meno diretto al gruppo fittile di cellenza del maestro e la stima piena che gli lungo il fianco settentrionale ed uno presso il

quattro figure allestito negli anni ottanta del arrideva a quel tempo, riesce difficile credere meridionale (nel quale si apriva inoltre un

Quattrocento presso l'Altare della Pietà dei che egli si piegasse ad imitare chiunque dei uscio secondario su Via del Corso).65 II se

Lapi in Santa Maria Nipotecosa a Firenze, suoi colleghi fiorentini viventi, i quali tutti - condo altare a sinistra dell'ingresso principa Benché nessuna di tali testimonianze nomini morto ormai il Verrocchio -

gli erano inferio- le era dedicato alla Pietà, e fu amministrato

espressamente l'autore dell'opera (con la tar- ri nel mestiere. per quasi tre secoli dallo Spedale di Santa

dissima e curiosa eccezione di un inventario Santa Maria Nipotecosa era una piccola chie- Maria Nuova, cui lo donò nel 1480, insieme

parrocchiale del 1722 secondo cui essa "di- sa parrocchiale del Corso degli Adimari (cioè alla più parte dei propri averi, Bartolomeo di

ce[va]si fatta dal Cieco di Gambassi": infra, del tratto settentrionale dell'odierna Via dei Apollonio di Lionardo di Salvestro Lapi (in

fra, doc. 2).66

le fortune di Bartolomeo aumentavano e la

prospettiva di una discendenza maschile di

9. Benedetto da Maiano: 'Carità'. Firenze, collezione minuiva).77 Di tale progetto dà conto SOprat 24 [Saggi] privata. tutto una scrittura ultima dettata da Bartolo

Sill

m

9. Benedetto da Maiano: 'Carità'. Firenze, collezione

privata.

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meo nel 1490: rogito meticolosissimo, che Nuova tanto nella struttura organizzativa e elargizioni alle chiese, ai monasteri e ai con

nel suo testimone principale (una copia mem- amministrativa quanto in quella propriamente venti principali di Firenze e Roma (con una

branaceadel 1504) si compone di ben settan- edilizia ("et sia più al disegnio di quello di preferenza speciale per i siti "osservanti"), ta pagine fittamente scritte {infra, doc. 3). Sancta Maria Nuova di Firenze si potrà"), molte delle quali abbinate all'istituzione di

Le donazioni di Bartolomeo mettevano lo Non sembra tuttavia che tale complesso, pre- messe per l'anima di Bartolomeo e per quella

spedalingo di turno del maggiore istituto sa- visto "in luogho più commodo alla città si po- dei congiunti, è verosimile che non poche ve

nitario fiorentino a capo di una vastissima re- trà, et maxime presso a Ponte Sixto verso nissero poi disattese. L'investimento devoto

te di fondazioni e provvisioni pie che interes- Campo di Fiore con l'orto insino in sul Teve- più sicuro rimaneva in definitiva quello origi sava Firenze e quasi in pari grado Roma, re", vedesse mai la luce. Allo stesso modo, e nario intitolato alla Pietà in Santa Maria Ni

estendendosi però anche a Venezia, Genova, a fortiori, non nacque mai il nuovo, rigidissi- potecosa, chiesa parrocchiale e sepolcrale de

Milano e Napoli: città, tutte, nelle quali il La- mo ordine religioso - maschile e femminile -

gli antenati.

pi aveva accumulato la sua ricchezza e nelle che Bartolomeo sognava di creare, preponen- In un testamento dettato dal Lapi nel 1478

quali continuava a coltivare interessi finan- dolo alla gestione dell'ospedale romano e di {infra, doc. 1), e ancora nel lascito del 1480

ziari cospicui. Sul piano dell'assistenza sani- tutti quelli che sarebbero dovuti sorgere sulla {infra, doc. 2), la cappella di Santa Maria Ni

taria, la mira più ambiziosa di Bartolomeo era sua scia a Venezia, a Genova, a Milano, a Na- potecosa è già prevista, ma non realizzata, né

la creazione di un grande ospedale romano poli e "in qualunque regnio della cristianità et se ne dà la denominazione. Tutto risulta inve

esemplato sulla casa-madre di Santa Maria inperio et ducato".78 Fra le numerosissime ce compiuto entro il 1490, quando nel testa

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10-11. Benedetto da Maiano: 'San Giovanni Evangelista' (poco prima del 1489). Saint Louis (Missouri),

collezione privata (sino al 2002 a Lugano, collezione

Thyssen-Bornemisza). [Saggi] 25

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mento del 9 marzo (infra, doc. 3) Bartolomeo un gruppo della 'Pietà' precisamente indicato colo sopra la porta secondaria della chiesa,

afferma di "havere murato decta cappella del- nelle sue quattro figure, ma lasciava agli ese- Quest'immagine, stimata una "dipintura gre l'entrate de' beni da.llui donati et comperati a cutori la facoltà di farlo fare in scultura di ca" - cioè anteriore al Quattrocento

- sia da

decto spedale [se. di Santa Maria Nuova]".79 marmo ο di terracotta oppure in pittura. La Ferdinando del Migliore (1684) che da Giu

li testamento include le prescrizioni necessa- descrizione dell'opera ("la inmagine della seppe Richa (1758), era accompagnata anco

ne alle messe di suffragio mattutine perpetue Pietà, et dalla mano diritta vi sia la Nostra ra nel Settecento da un'arme dei Lapi.81 II

e all'alimentazione perenne d'un lume "di- Donna col Nostro Signiore in grembo, et dal- perfetto coordinamento assiale tra la porta nanzi allo altare della Pietà" (ma nelle dome- la mano mancha vi sia sancto Giovanni Evan- della 'Vergine' e la Cappella della Pietà82 con

niche e nelle feste comandate si sarebbero ag- gelista et sancta Maria Magdalena") ci fa ca- sentiva verosimilmente una visione del grup

giunte, "davanti a decta Pietà", "tre lucerne pire che Bartolomeo meditava un'iconografia po maianesco a tutti i passanti di Via del Cor

accese a uso di torchietti"), disponendo inol- assai vicina al gruppo fittile di già inaugura- so: e questo cammino unitario di devozione si

tre la creazione di una seconda cappella dedi- to presso l'altare di Firenze. suggellava nel ricordo del committente e del

cata alla Pietà nella chiesa romana di San Fra gli obblighi che gli spedalinghi di Santa la sua prosapia attraverso il reciproco riman

Gregorio al Celio, e modellata di fatto su Maria Nuova assumevano verso Santa Maria do fra gli stemmi della porta e dell'altare.83

quella fiorentina sia nell'allestimento sia nel- Nipotecosa accettando l'eredità Lapi, c'era La 'Pietà' fittile di quattro figure voluta da

le funzioni liturgiche. Per l'adornamento di quello di far ardere perennemente una lucer- Bartolomeo Lapi è attestata presso il suo sito

tale sacello, dove sarebbe stato inumato se na notturna - sorta di lampione civico80 - al originario ancora dopo circa duecentoquaran fosse morto a Roma, il testatore desiderava servizio della 'Vergine' allogata nel taberna- t'anni, nel 1722 e nel 1729 (infra, docc. 4-5).

26 [Saggi]

12-13. Benedetto da Maiano: 'Madonna col Bambino'

(1489 circa). Manchester (New Hampshire), Currier Art

Gallery.

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È facile supporre che essa vi rimanesse poi 1. voluit et iussit quod in dieta ecclesia reficia

per altri quattro decenni, sino alla completa Firenze, 3 aprile 1478. tur lapis superior sepulture ipsius testatoris

soppressione della chiesa (1768).84 Da quel Testamento di Bartolomeo di Apollonio Lapi. et fiat lapis marmorea cum scultura armo

momento si arriva direttamente ad oggi, sen- ASF, Notarile antecosimiano, 10198 (olim rum ipsius testatoris. Et ultra predicta voluit za una documentazione intermedia che io mi G.619), ser Simone di Grazzino di Jacopo et iussit et reliquit diete ecclesie florenos

sia preoccupato di cercare. Grazzini da Staggia, protocollo di testamenti centum largos, quos voluit expendi in bonis

La ricchezza straordinaria del fondo archivi- dal 1456 al 1496, cc. 268r-269v. immobilibus quorum redditus serviat quoli stico dell'Arcispedale di Santa Maria Nuova bet anno uni lampade retinende accense de confluito nell'Archivio di Stato fiorentino la- c. 268v notte ymagini Virginifs] Marie que est extra

scia sperare che parecchie altre notizie sull'e- "Item amore Dei reliquit et voluit quod in dictam ecclesiam, et uni alteri retinende ac

redità Lapi siano suscettibili di recupero, ma- ecclesia Sancte Marie Nepotum Cose fiat cense de die et de notte diete cappelle, et tri

gari pure sul conto di Benedetto da Maiano. una cappella in qua expendantur floreni tre- bus officiis mortuorum que fieri vult quoli Quanto è emerso sinora sembra nondimeno centi largì, et dotatur de tot bonis quorum bet anno prò anima sua et suorum patris et sufficiente rispetto ai limiti della ricostruzio- redditus annuus sit florenorum XX largorum matris et suorum descendentium et uxoris

ne qui tentata.85 prò uno cappellano ibidem deputando per sue".

consules Artis Lane civitatis Florentie et non

per alium vel alios [aggiunta al margine de

stro: qui quolibet die dicat ibi missam]. Et

'i

14-15. Benedetto da Maiano e bottega: 'Madonna col Bambino' (1489 ο poco dopo). Già Firenze, collezione di Carlo De Carlo (sino al 2000). [Saggi] 27

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16. Da Benedetto da Maiano: 'Madonna col Bambino'.

Pittsburgh (Pennsylvania), Carnegie Muséum of Art

(depositi).

T

afc

17. Da Benedetto da Maiano: 'Madonna col Bambino'. Prócida, chiesa abbaziale di San Michele Arcangelo.

18. Da Benedetto da Maiano: 'Madonna col Bambino'. Roma, chiesa di San Silvestro al Quirinale, sagrestia.

2. persone e conventi come meglio li parrà, in- ta messa, si diputi per decto spedalingo un ai

Firenze, 30 marzo 1480. torno a.cciò la suo conscientia [stc] agravan- tro, e non lo facciendo in detti dua mesi, lo

Bartolomeo di Apollonio Lapi lascia i suoi do, in modo né la detta messa né la decta lam- possino poi diputare e eleggiere decti conso

beni allo Spedale di Santa Maria Nuova di Fi- pana accesa né decta lanterna mai sobmetta. li. Et pel salario di decto prete detto di sopra

renze. Et obmettendosi alcuna di decte cose per spa- siano oberati e' fructi di detti beni di tempo in

ASF, Notarile antecosimiano, 10192 (olim tio di duo mesi, in tal caso sia tenuto per ogni tempo; et possa detto prete di suo propria

G.618), ser Simone di Grazzino di Jacopo volta decto Spedale di Sancta Maria Nuova auctorità pigliare di detti fructi insino sia sa

Grazzini da Staggia, atti sciolti dal 1454 al dare allo Spedale delli Innocenti detto fiorini tisfacto interamente. El quale prete sia tenuto

1481, cc. 183v-189r; copia coeva di mano di venti d'oro larghi per ciascuno anno in perpe- dire dette messe nel principio delle quale

ser Bernardo di Domenico di Niccolò di ser tuo che dette cose ο alcuna di quelle non sempre habbia a dire con voce alta el salmo

Vermiglio in ASF, Diplomatico (serie: nor- s'observassino. Le quali messe dire si debbi- de profundis con una delle orationi de' morti.

mali), Santa Maria Nuova, 30 marzo 1480; no come di sopra per salute dell'anima di Et non si possa pagare decto salario a decto

altra copia coeva in ASF, Ospedale di Santa decto Bartolomeo e suo padre et madre e con- prete se non harà fede dalla badessa di decto

Maria Nuova, 74/1, Testamenti, 1486-1508, giunti, per e' quali si debba fare in decta mes- monasterio di sua mano, ο per mano di nota

cc. 27v-32r.86 sa particulare oratione, agravando in ciò la ro, che habbia observato dire decta messa e

conscientia di tale prete che dicesse decta tenere decta lampana accesa; la qual messa e

[...] messa. orationi e salmo si dichino per l'anima di dec

"Item sia tenuto per qualunque anno in per- E più sia tenuto decto spedalingo ο governa- to Bartolomeo e suo donna, e così sia tenuto

petuo decto spedalingho ο governatore di tore di decto Spedale di Santa Maria Nova in nominare decto prete decto Bartolomeo,

decto spedale [se. di Santa Maria Nuova] da- perpetuo qualunque anno dare e pagare a un Et similmente decto Bartholomeo vuole e di

re e pagare a uno prete cappellano ο de' frati prete cappellano ο al monastero e convento chiara che in decta donagione venga e com

observanti di San Francesco ο di San Ieroni- de' monaci di San Benedetto ο a' frati di San prendasi una bottega a uso di linaiuolo posta

mo ο di San Marco di Firenze fiorini dodici Francesco observanti, ο ad altri a chi ο dove sotto detta casa di Firenze [se. unam domum

larghi per dire e el qual dica, e così dir faccia ordinasse decto Bartolomeo per instrumento cum suis habituris et pertinentiis positam Flo

decto spedalingo ο governatore qualunque Inter vivos ο per sua ultima volontà, fiorini rentie in populo Sancte Marie Nepotum Cose,

mattina una messa nella chiesa di Sancta Ma- dodici larghi che dica ο faccia dire e per dire cui a primo via, a 11° Guidonis Georgii Pieri ria Nepticose di Firenze, a una cappella dove e che si dica qualunque mattina in perpetuo de Riccis, a III bona del Bigallo, a 1111° Anto

ha ordinato decto Bartolomeo, cioè ducati una messa al munistero delle Murate di Fi- nii del Barbigia, a V'° bona Partis Guelfe, a

dieci per suo salario e mercede, e ducati dua renze ο di Santa Chiara di Firenze, ο altrove VI° Leonardi Francisci de Tornabuonis, a

per tenere e che lui tenga accesa una lampana dove ordinasse decto Bartolomeo, e per tene- VIP bona cui dicitur "la Taverna delle Ber

continuo dinanzi all'aitar detto, e per olio per re accesa una lampana dove s'arà a dire e di- tuccie" et bona ecclesie Sancti Bartholomei,

una lanterna con una lucerna che sia accesa la rà detta messa continuo, el qual pagamento e ab Vili et nono chiassolino, a X° Jeronimi

notte per ogni tempo dinanzi a una ymagine messa si cominci quando sarà dichiarato per fornarii], con palco, camera, aqquaio e agia

di Nostra Donna sopra la porta di decta chie- decto Bartolomeo come di sopra, e non di- mento e ogni sua apartenenza, con questa

sa di Santa Maria Nepticose verso Duccio chiarando altro s'intenda havere a cominciare nondimeno conditione, che ogni volta che

Adimari; e' quali fiorini XII larghi si debbino decto pagamento e messa al tempo della mor- detto Bartholomeo ο per contracto ο per ulti

pagare per decte cagioni per decto spedalingo te di decto Bartholomeo dove parrà al detto ma volontà disponessi dell'entrata ο pigione

etiamdio che decto caso venuto non fusse di spedalingo. El quale sia tenuto infra quattro di decta bottega ο in una ο per una cappella

rimanere detti beni liberi al detto spedale nel mesi proximi futuri dal dì della morte di det- nella chiesa de' Servi ο di San Lorenzo ο ai

modo e forma e come e quando dichiarerà to Bartolomeo fare detta dichiaratione e dipu- trove a luogo piatoso ο ecclesiastico, che tut

decto Bartolomeo per instrumento ο per ulti- tatione, et non lo facciendo la possino fare e' to quello che decto Bartholomeo ne dispones

ma volontà, et non dichiarando altro, s'inten- consoli dell'Arte della Lana, a' quali in decto se vaglia e tenga di ragione e observisi pel

da cominciare il tempo di decto pagamento el caso s'apartenghi la electione di decto prete decto spedalingo e spedale sanza alcuna con

dì della morte di decto Bartolomeo, eleggien- sanza altra confermatione, diputando e eleg- tradictione, come se questa presente donagio

dosi sempre per decto spedalingo persona de' giendo nondimeno el luogo di decta messa ο ne di decta bottega fatta non fusse, e a quella

decti conventi ο persone religiose quale a.llui a detto monasterio delle Murate ο di Santa cappella e cappellano e luogo in detto caso

meglio parrà, e per quello tempo e modo che Chiara, ο altrove in Firenze a munisterio ο donata s'intenda di presente come d'allora

a.llui parrà, potendo sempre rivocare e rieleg- luogo observante. Et così s'observi poi di decta entrata. Et se altro non disponesse dec

giere in perpetuo e diputare a decta messa e tempo in tempo, ogni volta mancasse tal pre- to Bartholomeo in vita, s'intenda decta entra

opera piatosa e lampana e lanterna di decte te diputato, che infra dua mesi dal dì della ta distribuita in questo modo, cioè fiorini cin

morte di decto prete, ο altro caso pel quale que larghi al decto prete che dirà la messa a

28 [Saggi] mancasse decto prete di dire ο poter dire dee- decta cappella di Santa Maria Nepticose co

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me di sopra, e fiorini cinque larghi al detto bono a pagare a' detti cappellani insino a tan- Maria Nuova et a quelli della casa de' Lapi, monasterio dove si diputerà decta altra messa, to che dette messe si cominceranno a dire in con quella honoranza a.lloro parrà, con in

per paliotti e pianete e diacono e sodiacono decti luoghi ο alcuni di quelli, singula singu- charicho che in quella chiesa dove sarà sepul

per decti altari coll'arme di decto Bartolomeo lis referendo" to lo spedalingho di Sancta Maria Nuova sia

e de' Tornabuoni, de' quali è la sua presente [...] tenuto ogni anno nel dì della sua morte in per

donna; e tutto il resto di decta pigione e en- petuo, come herede di decto Bartholomeo, fa

tata di decta bottega rimanga a decto speda- re fare uno uficio de' morti, nel quale uficio

le. Et il camarlingo di detto spedale sia tenu- 3. si spenda in cera, preti et altre cose lire otto

to pagare decti fiorini dieci larghi in decti duo Firenze, 9 marzo 1489/90. [c. Iv] piccoli, et pongha a chonto delli infra luoghi e altari per le decte cagioni qualunque Nuovo testamento di Bartolomeo di Apollo- scripti altri legati; et in caso che morissi a Ro

anno in perpetuo e per hornamento dello alta- nio Lapi. ma, volle essere sepulto nella chiesa di Sanc

re e cappelle predecte. Et insino a tanto che ASF, Diplomatico (serie: a quaderno), Santa to Gregorio di Roma; et se altrove morissi, sia

decte messe non si diranno, sia tenuto decto Maria Nuova, 9 marzo 1489/90 (rogito di ser sepulto dove parrà a' detti sua heredi"

spedalingo decta entrata di decta bottega con- Bernardo di Giannino Orlandini, in copia di

vertire in murare una cappella in decta chiesa mano di ser Francesco di ser Bartolomeo di c. Iv

di Santa Maria Nepotecose, dove s'harà a di- ser Gabriello Leoni, 21 novembre 1504).87 "Item lasciò et leghò che li infrascripti sua

re decta messa, et in hornamento di quella; et heredi sieno tenuti et debino ogni anno fare

similmente si spendino e' ducati dodici larghi c. Ir consumare barile mezzo di olio per fare tene

che secondo le cose decte di sopra s'ànno a "El suo corpo, quando sarà passato di questa re acceso uno lume dinanzi a una Nostra Don

spendere nel cappellano che harà a dir messa vita, volle che fusse sepolto nella chiesa di na dove è dipinto esso testatore alla chasa da

a decta cappella di Santa Maria Nipote Cose, Sancta Maria Nepotecosa di Firenze, nella se- oste che esso testatore donò a decto spedale, et i ducati XII che s'hanno a pagare al mona- pultura de' sua passati apresso alla drappella posta a Sancto Romolo a Colonnata"

sterio dove s'harà a dir decta altra messa, e' della Pietà in decta chiesa, overo nella chiesa

quali danari si spendino e pagar si faccino per di Sancta Maria Nuova di Firenze, come par- cc. Iv-IIIIr

decto spedalingo anno per anno come hareb- rà allo spedalingho dello Spedale di Sancta lasciti a chiese, conventi, monasteri e ospeda

■ «

\\

Mf.

19. Benedetto da Maiano: 'Giustizia' (tra il 1476 e il 1480 circa), con intervento pittorico di Bartolomeo Caporali (1492-93). Perugia, Collegio del Cambio, Sala dell'Udienza.

HUE'

20. Benedetto da Maiano: 'Giustizia' (tra il 1477 e il 1481 circa). Firenze, Palazzo della Signoria, Sala dell'Udienza. [Saggi] 29

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li di Firenze (Murate, Santa Chiara, San Giro- decto cappellano fare fede a' decti spedalin- contiene in questo capitolo agravando la con

iamo sulla Costa, Sant'Onofrio di Fuligno, ghi di Sancta Maria Nuova havere ogni anno scienzia di decto prete parrochiano; et debba

Sant'Orsola, Santa Monaca, San Salvatore al observato quello a che in questo presente ca- havere decto olio quando arà fatto fede auten

Monte, Sant'Elisabetta delle Convertite, San pitolo sono tenuti; et che decto cappellano a tica come parrà a' decti spedalinghi havere

Marco, Innocenti, Santa Croce, Ingesuati fuo- decta cappella s'abbi a elegere et deputare per observato questo presente capitolo, in questo ri della Porta a Pinti) e di Roma (Santa Pras- lo spedalingho decto, et quello chassare et ri- agravando la conscienza di decti spedalinghi"

sede, Santa Maria in Aracœli, Santa Puden- muovere come a.llui parrà; et questo fecie

ziana, San Sebastiano fuori le Mura, San Lo- decto testatore a decta cappella perché disse c. XXIIv

renzo fuori le Mura, San Gregorio al Celio, havere murato decta cappella dell'entrate de' "Et più volle decto testatore che ogni volta

San Giovanni in Laterano, Santa Croce in Ge- beni da.llui donati et comperati a decto spe- che decta entrata et parte che tocherà a' decti

rusalemme, Santa Maria Maggiore, San Pie- dale. [c. IlIIr] Item per ragione di legato la- participanti di decta ultima terza parte [se. tro in Vaticano, Santa Maria del Popolo, San- sciò et leghò a decta chiesa di Sancta Maria delle entrate dei beni lasciati] sarà ducati

ta Maria della Pace, Santa Maria della Con- Nipotecosa et al prete parrochiano di quella 1200 larghi ο più per uno, in tale caso et tem

solazione, San Paolo fuori le Mura, San Bar- ogni anno in perpetuo barili cinque d'olio a po et non prima, né poi più, ma solo una vol

tolomeo all'Isola) gabella d'esso prete, et decto prete sia tenuto ta, debbino chavare di tutta la massa di decta

et debba continuamente in decta chiesa di dì entrata ducati 1200 larghi, de' quali se ne

c. IIIv et di notte tenere acceso uno lume dinanzi al spenda ducati 300 d'oro larghi in fare murare

"Item lasciò et leghò per ragione di leghato sacramento del Corpus Domini et uno altro una chappella nella chiesa di Sancto Gregorio alla Cappella della Pietà posta nella chiesa di lume acceso dinanzi allo altare della Pietà in di Roma, la quale si chiami della Pietà, che vi

Sancta Maria Nipote Cose di Firenze et a uno decta chiesa, et ogni domenicha mattina et sia di rilievo ο di marmo ο di terra chotta, ο di

cappellano, ο prete secolare ο frate ο mona- ogni altro dì di festa comandata tre lucerne legname dipinta, la inmagine della Pietà, et

cho conventuale ο observante, ogni anno in accese a uso di torchietti dinanzi a decta Pie- dalla mano diritta vi sia la Nostra Donna col

perpetuo per limosina lire sessanta piccoli, et tà, et ogni nocte una lucerna accesa dinanzi Nostro Signiore in grembo, et dalla mano

decto prete cappellano, ο frate ο monacho si alla Nostra Donna fuori del'uscio sopra l'u- mancha vi sia sancto Giovanni Evangelista et

fusse, sia tenuto et debba dire et fare dire ogni scio di decta chiesa verso Duccio Adimari; et sancta Maria Magdalena, con quello orna

mattina una messa a decto altare di decta cap- sia tenuto decto prete ogni anno in perpetuo mento parrà a chi Farà a.ffare; et ducati [c.

pella, et una volta l'anno del mese di gennaio una volta del mese di febraio dire le messe di XXIIIr] 200 larghi se ne spenda in comperare le messe di sancto Gregorio per l'anima d'es- sancto Gregorio per l'anima d'esso testatore beni inmobili, et l'entrata di decti beni si deb

so testatore et de' sua passati; et sia tenuto et de' sua passati, in questo et in ciò che si bino [.vie] distribuire per chi sarà al governo di decta chiesa insieme col chapellano di dec

ta chapella in tenere fornita decta cappella di

pianete et paramenti per lo altare et chalici et

altre cose necessarie et olio et cera come bi

sognerà, et mantenerla et adornarla et dipi

gnerla quando achadesse, et per olio in tenere

acceso uno lume ogni dì feriale dinanzi allo

altare di decta cappella di dì et di notte, et

ogni dì di festa chomandata se ne tengha ac

cesi tre lumi accesi [sic] dinanzi a decto alta

re; et ducati 200 larghi se ne spenda in com

perare beni inmobili, c[i]oè una chasa più presso alla decta chiesa si potrà, dove debba

habitare decto capellano di decta cappella; et

ducati 500 larghi se ne spenda in beni inmo

bili che sieno l'entrata di decta cappella, et sia

la dota di decta cappella, et decto cappellano abbia e' fructi di decti beni per potere bene

uficiare decta chappella. Et della decta cap

pella volle decto testatore che sempre per

ogni tempo ne sia padrone lo spedalingho di

Sancta Maria Nuova di Firenze, et decto spe

dalingho debba eleggere decto cappellano di

decta capella col consentimento d'uno della

casa de' Lapi el più anticho, et poi delli Aldo

brandi, et siano tenuti et debbino elegere ο

prete ο frate di più santità et buoni costumi et

di buono exemplo et di buona vita potranno, in questo agravando le loro conscienze; el

quale cappellano sia tenuto et debba ogni dì

continuo dire messa a decta cappella, excepto el venerdì et sabato decto cappellano debba

dire la messa in decta chiesa nella chappella et allo altare di Sancto Gregorio, et la metà di

decte messe decto cappellano debba dire le

messe di sancto Gregorio per l'anima di dec

to testatore et delli altri di sopra; et sia tenuto

decto cappellano ogni anno mandare fede al

lo spedalingho di Sancta Maria Nuova di ha

vere observato et decto decte messe, et sia di

mano di chi sarà al governo di decta chiesa, et

quando non mandasse decte fede, lo spedalin ., _ , .. ,, gho possa privare decto cappellano et elegere 21. Benedetto da Maiano: Annunciazione (poco prima ,, ,f , ,, ,· , „ °

del 1489), stato dell'opera tra la fine dell'Ottocento e altro capellano secondo 1 ordine detto, et tan

l'inizio del Novecento, prima che i tre elementi si te volte quante achadesse, in questo agravan 30 [Saggi] separassero (figg. 22-24). do la conscienza di decto spedalingho"

21. Benedetto da Maiano: 'Annunciazione' (poco prima del 1489), stato dell'opera tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, prima che i tre elementi si

separassero (figg. 22-24).

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22. Benedetto da Maiano: 'Eterno Padre' (poco prima del 1489). Detroit, Detroit Institute of Arts.

23. Benedetto da Maiano: 'Arcangelo annunciante'

(poco prima del 1489). New York, collezione privata. 24. Benedetto da Maiano: 'Vergine annunciata' (poco prima del 1489). New York, Metropolitan Muséum of Art (depositi).

[Saggi] 31

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25-26. Benedetto da Maiano: 'Vergine dolente'

(1485-88 circa). La Spezia, Museo Civico di Arte Antica, Medievale e Moderna "Amedeo Lia" (dalla 'Pietà' già a Firenze, chiesa di Santa Maria Nipotecosa, altare di casa Lapi).

c. XXVr

"Et più volle et ordinò decto testatore che [di] decto avanzo che spendere non si potessi in

beni per decti spedalinghi et ghovernatori di

decto spedale di Sancta Maria Nuova si facci

murare et murisi uno spedale d'infermi a mo

do di quello di Sancta Maria Nuova di Firen ze nella città di Roma, in luogho più commo

do alla città si potrà, et maxime presso a Pon

te Sixto verso Campo di Fiore con l'orto insi

no in sul Tevere, et faccisi uno spedale per li

huomini et uno per le donne al dirimpetto a

modo di quello di Firenze, et sia più al dise

gnio di quello di Sancta Maria Nuova di Fi renze si potrà; et faccia decto spedalingho fa

re apresso al decto spedale una stanza per ri

cettare pellegrini abergho [.sic], et un'altra

stanza per ricettare lebrosi, et un'altra per li

gitatelli poveri innocenti. Et finito sarà decto spedale nella città di Roma di murare, et for

nito di masseritie et letti et altri legnami ne

cessarii a decto spedale, così a quello delli

huomini come a quello delle donne, volle et

ordinò decto testatore si comperi a tale spe dale di Roma et in nome di decto spedale tan

ti beni inmobili ο case ο possessioni quanto piacerà alli spedalinghi di Sancta Maria Nuo

va di Firenze che pe' tempi saranno, che sia di

bisognio a tale spedale tempo per tempo; et

che l'entrata di tali beni... [seguono varie ul

teriori disposizioni]. Et murato che sarà dec

to spedale in Roma et fornito condecente

mente di masseritie, et comperate decte pos

32 [Saggi]

sessione et beni come parrà a decto spedalin- tesse a.llaude dello onnipotente Iddio et ac

gho di Sancta Maria Nuova, come è detto, crescimento della sua sancta fede et della cri

detti spedalinghi et ghovernatori di Sancta stianità et salute de' poveri. Et tale religione Maria Nuova di Firenze di decto avanzo sieno nuova volle et dispose esso testatore che sia

tenuti et debbino murare et fare murare uno così dal lato delli huomini come dal lato dei

spedale [c. XXVv] nella città di Vinegia, et le donne, observante, che possino subvenire

poi uno nella città di Genova, et uno nella cit- alli infermi et a tutto che achadrà. Et che a

tà di Milano, et uno nella città di Napoli, nel ogni spedale sieno dodici observanti et uno

modo et forma et come di sopra si dicie in tut- più che sia chapo di tutti a uso di XII Aposta to et per tutto di quello di Roma. Et finiti dee- li, et così dal lato delle donne, et non sieno

ti spedali in dette città, di decto avanzo sieno però molto ristretti; et questi volle servino ai

tenuti et murare faccino in qualunque regnio le messe et confessare et dare el Sacramento, della cristianità et inperio et ducato più altri et andare per loro quando manchano, et ufi

spedali nel modo et forma et come parrà alli ciare decti spedali. Et se tanti non fussino

spedalinghi di Sancta Maria Nuova di Firenze XIII° a servire decti spedali, ciaschuno di lo

che pe' tempi saranno, tutti a similitudine di ro XIII possa nominare insino in dua per uno

quello di Firenze; et questo debba fare decto che sia prete, et acto [c. XXVIv] a.ddire mes

spedalingho insieme col più anticho di quelle sa et uficiare, almeno in uno anno poi, et sia

chase [.se. de' Lapi e degli Aldobrandi] che di decto ordine; et quando manchasse uno ο

participeranno tale parte et con quelli che sa- più de' XIII°, entri in suo luogho uno di quel ranno al governo dello spedale di Roma che li che fusse chiamato, c[i]oè el primo che fus

per li tempi saranno, [seguono varie ulteriori se stato electo dopo decti primi XIII tempo

disposizioni sino a c. XXVIr] per tempo, [seguono altre disposizioni sul

nuovo ordine religioso e sugli ospedali, sino

c. XXVIr a quasi tutta la c. XXVIIIIr] "Et volle et ordinò decto testatore per questo suo presente testamento et ultima volontà che c. XXXIIIIv

tutti decti spedali che così si mureranno in "Et più per questo suo presente testamento

qualunque de' luoghi sopradecti, come è det- decto testatore dichiarò et chiarì che una cap to, da uno nuovo ordine di monaci ο frati ob- pella che per virtù delle decte donagione dei

servanti, e' quali rispondino l'uno all'altro le quali di sopra si fa mentione che s'aveva

come fanno gli altri frati et regole, sieno gho- a.ffare nella chiesa de' frati de' Servi di Fi

vernati, et lo spedale di Firenze insieme con renze, et per decta cappella in decta donagio 10 spedalingho dello spedale di Roma sieno et ne s'era deputata per sua dota la entrata della

s'intendino principio et chapi di tutti li speda- bottegha dove sta Simone di Guglielmo li 11 si faranno per cagione del presente testa- naiuolo sotto la casa della habitatione di dec

mento, a modo che dua stelle relucente che to testatore in Firenze, dichiarò et volle decto

per tutta la cristianità, cho' loro razzi risplen- testatore che detta cappella et dota s'abia a fa

denti, diano lume di tutte le opere pietose et re et facc[i]asi quando se ne contentassino

acti di misericordia et beni che pensare si po- quelli della casa de' Lapi, per li 2/3 ο più, in

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sieme con lo spedalingho di Sancta Maria ma che passati anni cinquanta dopo la morte c. 163r

Nuova di Firenze, non potendo però spendere di decto testatore et non prima. Et dichiarò et "Inventario delle supellettili sagre e profane

più che ducati 200 larghi ο meno in murare non volle però, per questo suo presente testa- spettanti alla chiesa parrocchiale di Santa

decta capella et dotarla, ο tórre delle cappelle mento et legato, che decti sua heredi sieno te- Maria Nipotecosa e di San Donnino di Firen

murate di decta chiesa, mettendovi el segnio nuti di fare decta cappella ο più ο mancho si ze consegnate dagl'eredi della buona memo

di Sancta Maria Nuova et altro segnio quale volessino secondo el modo detto, et che non ria del reverendo signor Carlo Antonini, ret

parrà a' decti Lapi; et di decta cappella ne sia sieno tenuti a farla né più altrimenti, non ob- tore antepassato della suddetta chiesa, a me,

padrone lo spedalingho di Sancta Maria Nuo- stante che in alcuno modo si disponesse padre Giuseppe Maria Piazzini, al presente va che per li tempi saranno, insieme con uno quanto al presente testamento et legato di ra- rettore della suddetta chiesa, il dì primo no

della casa de' Lapi el più anticho et di più età, gione canonica fusse, perché decto testatore vembre 1722".

obligando e' frati a.ddirvi messa ogni mattina, intende questa sia la sua ultima volontà di

in questo agravando la conscienza di decti decta cappella". c. 163ν

frati. Et però per questo suo presente testa- "All'altare di Santa Maria Nuova:

mento liberò decta botegha dalle decte condì- n.° una Pietà di basso rilievo con quattro fi

ttone che sono in dette donagione, et volle et 4. gure similmente attorno di terra cotta, dicesi

lasciò che decta entrata di decta botegha pigli Firenze, 1° novembre 1722. fatta dal Cieco di Gambassi; detti spedalinghi come l'altra entrata delli al- Inventario della chiesa parrocchiale di Santa n.° un grado dipinto nel prospetto a olio; tri beni di decta sua heredità, dandole come è Maria Nipotecosa. n.° 4 boccie di legno a uso di candeglieri, con

detto delli altri beni. Et accordandosene detti Firenze, Archivio Arcivescovile, Visite pasto- sua croce e piede simile; della casa de' Lapi, si facci decta cappella in rali, 54, cc. 163r-164v e 169r-170r.88 n.° una tavoletta delle segrete, con il suo In

decta chiesa de' Servi, ma non possa fare pri- principio e Lavabo;

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27-28. Benedetto da Maiano: 'Maddalena dolente' (1485-88 circa). New York, collezione privata

(dalla 'Pietà' già a Firenze, chiesa di Santa Maria Nipotecosa, altare di casa Lapi). [Saggi] 33

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n.° una predella di albero; n.° un ferro con sua tenda che serve per co

prire la detta Pietà".

5. Firenze, 17 marzo 1728/29.

Inventario della chiesa parrocchiale di Santa

Maria Nipotecosa. Firenze, Archivio Arcivescovile, Visite pasto

rali, 54, cc. 157r-161v.

c. 157r

"Inventario de' mobili e masserizie e arredi sagri della chiesa di Santa Maria Nipoticosa e San Donnino di Firenze, fatto d'ordine del l'illustrissimo e reverendissimo monsignore arcivescovo Giuseppe Maria Martelli nella

sua visita fatta alla suddetta chiesa il dì 17

marzo 1729".85

c. 157v

"All'altare di Santa Maria Nuova:

n.° 1 Pietà di terra cotta consistente in 4 figu

re, intorno alla quale è una cornicie tinta di

giallo filettata di oro intagliata, con suo man

telline brocatello rosso e bianco, con suo fer

ro che reggie detto mantellino; n.° 1 grado di legno tinto [di] giallo filettato d'oro e sua croce di legno; n.° 6 candellieri di legno tinti di giallo a olio, con sue carte glorie simili; n.° 1 paliotto di cuoio d'oro con l'arme di

Santa Maria Nuova, con sua predella".

Sono grato a quanti mi hanno amichevolmente fa vorito nello studio diretto delle opere e nella rac colta del materiale fotografico: primo fra tutti Alessandro Bagnoli; e poi Anna Bisceglia ad Em

poli; Grazia Visintainer a Firenze; Giorgio Guar nieri a Roma; padre Brian Lowery OSA a San Gi

mignano; Marc Bormand a Parigi; Cari B. Strehl ke a Philadelphia; Paola D'Agostino, Hester Dia

mond, James D. Draper e Jack Soultanian a New York. "ASF" sta per "Firenze, Archivio di Stato".

1) Si pensi, per un unico esempio eclatante, e più oltre rammentato, ai "restauri" dei celebri antiqua ri Duveen (infra, testo e nota 61). I lettori esperti sanno d'altronde tristemente che tuttora simili

scempi non sono desueti, sia per le terrecotte che

per le sculture lignee.

2) Oltre alla sua facile perspicuità, l'aggettivo "roz zo" ha il pregio di trovarsi adoperato con questa ac cezione da un documento originale del 1495 su al cune terrecotte maianesche: infra, testo e nota 29.

3) Il fatto che tanto la veste propriamente detta

quanto il mantello hanno conosciuto una fase di co lorazione rossa induce facilmente a concludere a favore di almeno una ridipintura, giacché è arduo credere che i due capi d'abbigliamento fossero ros si nel contempo: a meno che non si sia voluto far ri saltare il rosso simbolico della Carità in modo inte

grale, ma con delle gradazioni tra veste e manto che

oggi non si possono apprezzare agevolmente.

4) Così come l'omologa versione marmorea ad al torilievo inclusa nell'altare di San Gimignano, e della quale dirò tra poco, la 'Carità' è predisposta a tergo in modo da aderire ad un supporto vertica le. Se quest'ultimo è a San Gimignano una nicchia

poco profonda di pietra rossa (fig. 4), la 'Carità' fittile doveva invece appoggiarsi verosimilmente ad una tavola lignea, cui era assicurata mediante

34 [Saggi]

un chiodo tergale, tuttora visibile al culmine della colonna interna di svuotamento (fig. 9).

5) Su questo monumento e sulla sua storia si veda da ultimo Doris Cari, Benedetto da Maiano: Ein Bildhauer an der Schwelle zur Hochrenaissance, Schnell & Steiner, Regensburg 2006, Tafelband, pp. 11 tav. Ili, 113-121 tavv. 96-106, e Textband, in part. pp. 242-255 e note, 560-573 nn. 1-56 e no

te, la quale riporta con ampiezza l'antica docu mentazione d'archivio, finora trascritta dalla bi

bliografia locale per estratti talvolta brevi. Si av verta tuttavia che l'autrice, non conoscendo il ca lendario romano classico, si trova a mal partito quando le date sono espresse in tal modo (per esempio, la traslazione dei resti di Bartolo nel nuovo sepolcro maianesco non avvenne il 13 apri le 1495, bensì il tredicesimo giorno prima delle calende d'aprile, il 20 marzo). Il problema dei ca lendari antichi si ripropone altre volte in questa pubblicazione, per esempio quando l'autrice, af frontando Napoli e ignorando l'indizione greca ο

costantinopolitana, testimoniata lungo l'intera sto ria meridionale da centinaia di migliaia di docu menti cancellereschi, notarili ed epigrafici, preten de di datare a suo capriccio i documenti che riguar dano l'Altare Correale per Santa Maria di Monteo liveto (Textband, in part. p. 582 η. 2 e nota 126).

6) Le misure che ho rilevato sul marmo sangimi gnanese sono le seguenti: cm 78,5 di altezza mas

sima, cioè comprensiva del peduccio con nubi e testa di cherubino (che è solidale al resto), cm 36 circa di massima larghezza, cm 24 di massima

profondità. Sottraendo il peduccio, che manca nel modello (si veda anche oltre nel testo), si ottiene un'altezza di cm 65,5, pari a cinque quarti di quel la della terracotta. Come si riscontrerà più avanti

(testo e nota 17), un ingrandimento proporzional mente identico nel passaggio dal modello plastico al marmo finale è avvenuto per la 'Giustizia' di Palazzo Vecchio a Firenze (fig. 20), alta circa cin

que quarti della sua terracotta preparatoria, reim

piegata ab antiquo nel Collegio del Cambio a Pe

rugia (fig. 19). 7) La presenza a Firenze negli anni trenta è docu mentata da una fotografia dello Studio Reali nella fototeca del Kunsthistorisches Institut fiorentino

(n. 84219), inventariata il 14 maggio 1932 da Ul rich Middeldorf come "Madonnenstatuette", "Schule des Benedetto da Maiano". Debbo invece alla cortesia di Alessandro Bagnoli e di Angela Acordon la notizia del passaggio dell'opera sul mercato italiano nel 2003.

8) La maggior parte delle scoperte maianesche de

gli ultimi decenni non è ricordata nemmeno per esser respinta nella pur voluminosa monografia appena uscita sullo scultore: D. Cari, Benedetto da Maiano cit. Si tratta di un lavoro che, per le aspet tative indotte dalla mole, per la costante pubblici tà che ne ha accompagnato la lunga gestazione, e

per il fatto di essere apparso simultaneamente an che in inglese, sembra destinato ad una duratura fortuna specialistica. Eppure esso lascia estrema mente perplessi per molte ragioni, a cominciare dalla tanta bibliografia ignorata ο maltrattata dal

l'autrice, con la conseguenza che non pochi mo menti ed aspetti cruciali dell'attività di Benedetto

vengono elusi. Fra le sculture completamente ta ciute si possono indicare a mo' d'esempio la 'Giu stizia' di Perugia (edita peraltro fin dal tardo Otto cento: infra, testo e note 17-19, fig. 19), la base del 'Marzocco' di Piazza della Signoria a Firenze

(ora al Museo Nazionale del Bargello, al di sotto del 'Marzocco' donatelliano: Alessandro Cecchi, Giuliano e Benedetto da Maiano ai servigi della

Signoria fiorentina, in Giuliano e la bottega dei da Maiano. Atti del convegno internazionale di

studi, Fiesole, 13-15 giugno 1991, a cura di Da niela Lamberini, Marcello Lotti, Roberto Lunardi, Octavo/Franco Cantini Editore, Firenze 1994, pp. 148-157 [pp. 153-155 e note 32-39 (p. 157), figg. 104-105]; Giancarlo Gentilini, Fonti e tabernaco li... pile, pilastri e sepolture: arredi marmorei del

la bottega dei da Maiatto, ivi, pp. 182-195 [p. 192 nota 101 (p. 195)]), il maestoso 'Sant'Antonio abate' ligneo di Lucca (Massimo Ferretti, Trittico

lucchese, in Ad Alessandro Conti (1946-1994), a cura di F. Caglioti, Miriam Fileti Mazza e Umber to Panini, Scuola Normale Superiore, Pisa 1996,

pp. 9-43 [pp. 20-35 e note 19-41, figg. 5-16]), al cuni tabernacoli eucaristici in marmo (pubblicati ο

ripubblicati da G. Gentilini, in Antichi Maestri

Pittori, Da Biduino ad Algardi. Pittura e scultura a confronto. Catalogo a cura di Giovanni Romano, Società Editrice Umberto Allemandi & C., Torino

1990, pp. 62-69 η. 7; Idem, Fonti e tabernacoli

cit., pp. 191-192 e note [p. 195]), T'Addolorata' fittile della Spezia (fatta conoscere sempre da

Gentilini, e sulla quale infra, testo e note 33 ss.,

figg. 25-26, 31-32). Al contrario, l'autrice rimpin za il catalogo maianesco di almeno sette marmi con la cui realizzazione si può star tranquilli che Benedetto non ebbe proprio nulla che fare (D. Cari, Benedetto da Maiano cit., Texband, passim; Tafelband, pp. 17 tav. IX, 54-73 tavv. 32-51, 198 tav. 197, 236-237 figg. 47-52, 238 fig. 54): sono infatti opere sicure - alcune delle quali persino firmate - del giovane Antonello Gagini, eseguite fra il 1498 circa e il 1509, cioè dopo la morte di Benedetto (F. Caglioti, Benedetto da Maiano a

Philadelphia: un terzo Spiritello per l'Altare Cor reale di Napoli, nelle Giornate di studio in ricor do di Giovanni Previtali. Siena, Università degli Studi, dicembre 1998 - Napoli, Università degli Studi «Federico II», febbraio 1999 - Pisa, Scuola Normale Superiore, maggio 1999 = 'Annali della Scuola Normale Superiore di Pisa. Classe di Let tere e Filosofia', s. IV, V, 2000, Quaderni 1-2, pp. 117-134 [p. 126 nota 50 (pp. 133-134), figg. 15

16]; Idem, La scultura del Quattrocento e dei pri mi decenni del Cinquecento, nella Storia della Ca labria nel Rinascimento. Le arti nella storia, a cu ra di Simonetta Valtieri, Gangemi Editore, Roma

2002, pp. 977-1042, passim). Oltre a calpestare qualunque evidenza stilistica e documentaria,

l'anticipazione di tali marmi dalla giovinezza messinese e calabrese del Gagini alla maturità di Benedetto comporta in modo del tutto inverosimi le che lo scultore più celebre e più anziano (di più d'una generazione), una volta conquistatasi la pie na stima di alcuni dei principali committenti fio rentini e toscani, dei cardinali di Curia e della cor te aragonese di Napoli, voltasse ad essi le spalle per mettersi al servizio di chiese e conventi tra i

più modesti e inaccessibili della Calabria: luoghi da sempre orientati, in cerca di un contatto col

mondo, verso l'emporio commerciale di Messina, dove non a caso Antonello Gagini al suo debutto

apri bottega nella speranza dei primi guadagni. Difficoltà non così radicali, ma comunque pesan ti, suscitano pure le attribuzioni maianesche del 'San Giovannino' di Faenza (D. Cari, Benedetto da Maiano cit., Tafelband, pp. 12 tav. IV, 31 tav. 9; cfr invece F. Caglioti, Florentine (second half of the 15th century), Bust of the Young John the Baptist [...], Faenza, Pinacoteca Comunale [...], in In the

light of Apollo: Italian Renaissance and Greece.

Athens, National Gallery - Alexandros Soutzos

Muséum, 22 December 2003 - 31 March 2004, edited by Mina Gregori, Silvana Editoriale, Cini sello Balsamo 2004,1, p. 208 η. 11.19) e dei testo ni clipeati sotto il cornicione di Palazzo Spannoc chi a Siena (D. Cari, Benedetto da Maiano cit., Ta

felband, pp. 18-19 taw. X-XVI, 131 taw. 120

123), nonché la presunta collaborazione di Bene detto alle maggiori opere marmoree di Desiderio da Settignano (Tafelband, pp. 25-29 taw. 1-5, 31 tav. 8, 275-276 figg. 174-176). Fra le tante conse

guenze negative del modo in cui l'autrice allesti sce il corpus di Benedetto, c'è una sottovalutazio ne del problema dell'artista come plasticatore. Un'altra vasta lacuna inghiotte i rapporti tra Bene detto e la pittura contemporanea, e soprattutto l'a zione assai incisiva del primo sulla seconda.

9) Cfr G. Gentilini, / della Robbia. La scultura in vetriata nel Rinascimento, Cantini, Firenze [1992],

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29. Plasticatore fiorentino intorno al 1500: 'Pietà'. New York, Metropolitan Muséum of Art (depositi).

30. Plasticatore fiorentino intorno al 1500: 'Pietà'. Philadelphia (Pennsylvania), Philadelphia Muséum of Art, John G. Johnson Collection (depositi). [Saggi] 35

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36 [Saggi]

31-32. Benedetto da Maiano: 'Vergine dolente'. La Spezia, Museo Civico di Arte Antica, Medievale e Moderna "Amedeo Lia".

33-34. Benedetto da Maiano: 'Maddalena dolente' (part.). New York, collezione privata.

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35-36. Benedetto da Maiano: 'Madonna col Bambino' (part.). Manchester (New Hampshire), Currier Art Gallery. [Saggi] 37

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II, figg. alle pp. 462-463.

10) Allan Marquand, A lunette by Benedetto da

Majano, in 'The Burlington Magazine', XL, 1922, pp. 128-131. Sul gruppo delle sculture maiane sche invetriate si veda G. Gentilini, I della Robbia

cit., II, p. 454 e note 15-22 (p. 488), il quale espri me plausibilmente l'ipotesi che la loro invetriatu ra avvenisse nella bottega di Benedetto Buglioni.

11) Cfr D. Cari, Benedetto da Maiano cit., Tafel band, rispettivamente pp. 14-15 tavv. VI-VII, 46 47 tavv. 24-25, e pp. 48-51 tavv. 26-29.

12) Gary M. Radke, Benedetto da Maiano and the use of full scale preparatory models in the Quat trocento, in Verrocchio and Late Quattrocento Italian Sculpture, edited by Steven Buie, Alan P.

Darr, Fiorella Superbi Gioffredi, Casa Editrice Le

Lettere, Firenze 1992, pp. 217-224.

13) L'inventario del 1497, edito e più volte sfrut tato fin dall'Ottocento, è da ultimo in D. Cari, Be nedetto da Maiano cit., Textband, pp. 523-526 η. 23. Le terracotte appena ricordate figurano a p. 525 §§ 130-131.

14) Ivi, p. 525 §§ 123 e 138-139.

15) Cfr in part. Anthony F. Radcliffe, The model and the marble in the Renaissance, in Idem, Mal com Baker, Michael Maek-Gérard, The Thyssen Bornemisza Collection. Renaissance and later

sculpture, with works of art in bronze, Sotheby's Publications - Electa, London-Milano 1992, pp. 10-15 (pp. 11-14 e note 9-10); Idem, ivi, pp. 62-67 η. 4; F. Caglioti, Benedetto da Maiano [...], Ange! of the Annunciation [...], God the Father and Two

Angels [...], in Italian sculpture from the Gothic to the Baroque, Salander-O'Reilly [...], edited by Andrew Butterfield and Anthony Radcliffe, Salan

der-O'Reilly [...], New York 2002, pp. 66-75. 11 'San Giovanni Evangelista' (alto cm 94), passato nel secolo scorso per la collezione di Otto Lanz ad Amsterdam e poi

- attraverso i suoi discendenti -

per quella del barone Hans Heinrich Thyssen-Bor nemisza a Lugano, è stato menzionato e riprodot to ancora di recente come in tale sede (D. Cari, Be nedetto da Maiano cit., Textband, pp. 99, 100 e nota 128; Tafelband, p. 191 tav. 190α), ο addirittu ra nel Museo Thyssen-Bornemisza di Madrid (Jo hannes Myssok, Bildhauerische Konzeption und

plastisches Modell in der Renaissance, Rhema, Miinster 1999, pp. 151-157 § 3.2 e note 519-539, 369-370 n. 33, figg. 64 e 67, il quale lo discute con particolare lunghezza), ma in verità non è mai

partito per la Spagna ed è stato alienato dagli ere di Thyssen nel 2002. L'anno scorso si trovava a Londra presso l'antiquario Daniel Katz: cfr [Gor don Balderston], in Daniel Katz Ltd, Fired Up: European Terracottas 1450-1950, 8 June to 14

July 2006, Empress, London 2006, pp. 18-21 η. 5. Dal mercato londinese è passato ad una raccolta

privata di Saint Louis (Missouri).

16) Sul loro collegamento con l'altare Correale di Terranova in Calabria: F. Caglioti, La scultura del

Quattrocento e dei primi decenni del Cinquecen to cit., pp. 994 figg. 19-20, 997-998 e nota 86 (p. 1033), dove però non si avanza ancora la distin zione di qualità proposta adesso. Sul collegamen to con la 'Madonna' fittile venduta all'abate di San Frediano: F. Caglioti, Benedetto da Maiano

[...], Angel of the Annunciation cit., p. 75. L'e

semplare ex De Carlo è montato ab antiquo su una base lignea che reca lungo il fregio azzurro dei tre lati a vista l'iscrizione dorata "MARIA ■ / ■ MATER GRATIE / M(a)T(e)R

· MIS(er)IC(or

die)". La 'Madonna' marmorea di Terranova, a fi

gura intera ed eretta, costituisce un hapax nella

produzione maianesca ed una rarità nella scultura fiorentina del primo Rinascimento: hapax impo sto evidentemente allo scultore dal committente e dalla tradizione iconografica meridionale (in par ticolare della celebre 'Madonna di Trapani', tosca

38 [Saggi]

na sì, ma di Pisa, e trecentesca). Ciò spiega da un lato la sua enorme fortuna calabrese e siciliana du rante il Rinascimento maturo (F. Caglioti, La scul tura del Quattrocento e dei primi decenni del Cin

quecento cit., passim), e dall'altro come mai Be nedetto dovette promuoverne in qualche modo delle repliche a mezza figura, ben più adatte al mercato toscano: si conoscono di già due esem

plari nel Carnegie Muséum of Art di Pittsburgh (Pennsylvania) e nella chiesa abbaziale di San Mi chele Arcangelo a Prócida (quest'ultimo scoperto da Giancarlo Gentilini), rispettivamente di marmo in forma di tondo (fig. 16) e di gesso profilato co me le versioni fittili intere (fig. 17; David T. Ows

ley, A new Fiorentine Madonna and Child by Be nedetto da Majano, nel 'Carnegie Magazine', XLIII, 1969, pp. 331-332 e fig. a p. [325] [coper tina del fascicolo di dicembre], dove, non cono scendosi ancora altri testimoni dell'invenzione, il tondo americano si pubblica come autografo; F.

Caglioti, G. Gentilini, Il quinto centenario di Be nedetto da Maiano e alcuni marmi dell'artista in

Calabria, nel 'Bulletin de l'Association des Hi storiens de l'Art Italien', 3, 1996-97, pp. 1-4 [p. 4]; F. Caglioti, La scultura del Quattrocento e dei

primi decenni del Cinquecento cit., p. 998 nota 86

[p. 1033]); ad essi posso aggiungerne uno sempre di gesso sagomato, ma inserito entro un tondo, che ho rinvenuto a Roma nella sagrestia di San Silve stro al Quirinale, appeso sopra la porta d'ingresso (fig. 18). I rilievi mariani domestici di Benedetto da Maiano e le loro repliche plastiche non rientra no però nei limiti di queste pagine (ma il proble ma andrà prima ο poi complessivamente affronta

to, giacché non lo si fa nei due tomi di D. Cari, Be nedetto da Maiano cit.). Quanto alle terracotte vendute all'abate di San Frediano, è significativo che il montaggio di tre figure maianesche intere ed erette entro una medesima pala d'altare - come

neppure Benedetto stesso le aveva mai pensate -

avesse luogo al servizio di una chiesa di Pisa: una città dove la tradizione trecentesca delle ancone di Andrea e Nino Pisano non era mai tramontata, perpetuandosi nel nuovo secolo, sia pure fioca

mente, attraverso Andrea Guardi. Per Pisa ο per la sua zona, Agostino di Duccio dovette scolpire ne

gli anni sessanta un altare marmoreo di tre nicchie con le statue dei 'Santi Lazzaro, Marta e Maria' (F. Caglioti, Su Matteo Civitali scultore, in Matteo Ci vitali e il suo tempo. Pittori, scultori e orafi a Luc ca nel tardo Quattrocento, catalogo della mostra

[Lucca, Museo Nazionale di Villa Guinigi, 2 aprile - 11 luglio 2004], Silvana Editoriale, Cinisello Bal samo 2004, pp. 28-77 [pp. 30-31 figg. 1-3, 34-35 e note 12-15 (p. 75), con la bibliografia anteriore]).

17) La terracotta è alta cm 96 senza la corona e con la base (solidale), e cm 84,5 senza corona e senza base (essendo quest'ultima alta cm 11,5). Il marmo è alto cm 122,7 con la base (non solidale) e 108,6 senza la base (alta da sola cm 14,1). Le misure sono mie. Alla nota 6 ho anticipato che l'aumento di misure dalla terracotta al marmo cor

risponde proporzionalmente a quello tra il model lo fittile per la 'Carità' marmorea sangimignanese e quest'ultima.

18) Adamo Rossi, Maestri e lavori di legname in

Perugia nei secoliXVe XVI. [3.], nel 'Giornale di erudizione artistica', I, 1872, pp. 97-106 (p. 98 e note 3 e 6); Idem, Storia artistica del Cambio di

Perugia, compilata sopra nuovi documenti, nel 'Giornale di erudizione artistica', III, 1874, pp. 3 29 (p. 7 e nota 21); August Schmarsow, La sta tuetta della Giustizia nel Cambio di Perugia, nelL'Archivio storico dell'arte', II, 1889, pp. 387

388; Giovan Battista Fidanza, Gli arredi lignei, ne Il Collegio del Cambio in Perugia, a cura di Piero

Scarpellini, Silvana Editoriale, Cinisello Balsamo

1998, pp. 191-228 (pp. 208-209 e note 50-56 [pp. 227-228], figg. 29-30); Lidia Mazzerioli, La do

cumentazione, ivi, pp. 243-274 (p. 254 nn. 79-82). Come si è già detto (nota 8), la 'Giustizia' di Pe

rugia e la bibliografia relativa sono assenti dai due

volumi monografici di D. Cari, Benedetto da Maiano cit.

19) A. Schmarsow, La statuetta della Giustizia

cit., il quale fu il primo a restituire a Benedetto la terracotta perugina, la riteneva opera "dell'ultimo decennio del Quattrocento" (p. 387), cioè "dell'ul timo periodo del maestro" (p. 388), datandola

quindi più di dieci anni dopo il marmo di Palazzo Vecchio: cronologia che ha avuto ampio corso nel la letteratura successiva. Edgar Lein, Benedetto da

Maiano, Verlag Peter Lang, Frankfurt am Main -

Bern - New York - Paris 1988, pp. 54-56 e note 1 5 (p. 182), fig. 23, pur servendosi delle somi

glianze fra le due opere per anticipare la data del la terracotta, colloca comunque quest'ultima dopo il marmo, e precisamente "zwischen die Figuren der Justitia im Palazzo Vecchio und die Madonna

dell'Ulivo", "in die Jahre 1479-1480" (p. 56). Una rara eccezione alla communis opinio è costituita da Wilhelm Bode, il quale, col suo solito intuito, allude alla dipendenza della 'Giustizia' fiorentina da quella perugina nella settima edizione del Ci cerone burckhardtiano, dove il marmo di Palazzo Vecchio è dato anzi come lavoro di bottega: Jacob

Burckhardt, Der Cicerone. Eine Anleitung zum Genuss der Kunstwerke Italiens. Siebente verbes serte und vermehrte Auflage, unter Mitwirkung von Cornélius von Fabriczy und anderen Fachge nossen bearbeitet von Wilhelm Bode, Verlag von E. A. Seemann, Leipzig 1898, II, p. 80 (parere ri

petuto anche nelle tre successive ed ultime edizio ni dell'opera). Cfr anche W. Bode, Denkmàler der

Renaissance-Skidptur Toskanas in historischer

Anordnung, Verlagsanstalt F. Bruckmann A.-G., Munchen 1892-1905, Text, 1905, p. 111. Del valo re della 'Giustizia' perugina come modello di

quella fiorentina ho già detto nel 2002: F. Caglio ti, Benedetto da Maiano [...], Angel of the Annun ciation cit., p. 75.

20) È sintomatica la svista di Ulrich Middeldorf

(sopra, nota 7), il quale schedò come "Madonnen statuette" la 'Carità' derivativa qui riprodotta alla

fig. 5. Nella scultura fiorentina degli stessi tempi si dà almeno un altro caso di 'Carità' non autono ma riutilizzata presto dal suo autore come 'Ma donna col Bambino' autonoma: l'altorilievo mar moreo eseguito nella prima metà degli anni ottan ta da Francesco di Simone Ferrucci per la tomba di Alessandro Tartagni in San Domenico a Bolo

gna (dove la 'Carità' occupa una posizione del tut to affine a quella dell'omologa figura maianesca nell'arca sangimignanese) e da lui replicato nel

1488, appunto come 'Vergine col Bambino', per un altare della chiesetta di Santa Maria Bianca ad Ancarano presso Norcia: Pietro Toesca, Sculture

florentine del Quattrocento, nel 'Bollettino d'ar

te', s. II, I, 1921-22, pp. 149-158 (pp. 154-155

figg. 6-7, 156-158); e (perla data 1488) Francesco

Negri Arnoldi, La scultura del Quattrocento, UTET, Torino 1994, p. 173 e nota 18 (p. 181). An che nel caso del Ferrucci la dama allegorica è ac

compagnata da un solo putto (sulla sua sinistra) e dal vaso ardente nella mano destra. Nel restituire allo scultore la 'Carità-Madonna' di Ancarano, Toesca non escluse che a lui spettasse anche la lu netta con la 'Colomba dello Spirito Santo' che la

sormonta, benché intagliata in un pezzo separato (ma ora Linda Pisani, Francesco di Simone Fer rucci. Itinerari di uno scultore fiorentino fra To

scana, Romagna e Montefeltro, Leo S. Olschki

editore, Firenze 2007, p. 133, forzando la lettura di Toesca, liquida la lunetta come "opera medio cre" del 1511). Colgo l'occasione per rilevare la stretta dipendenza della 'Colomba' marmorea nur sina da quella nel tondo bronzeo che Verrocchio, rimaneggiando nel 1477 il tabernacolo eucaristico di Luca della Robbia per lo Spedale di Santa Ma ria Nuova (oggi a Peretola), escogitò e fuse per chiudere il vano circolare originario e aprirne in basso uno rettangolare (Anna Padoa Rizzo, Luca della Robbia e Verrocchio. Un nuovo documento e una nuova interpretazione iconografica del taber

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37-38. Benedetto da Maiano: 'Arcangelo annunciante' (partt.). New York, collezione privata.

nacolo di Peretola, nelle 'Mitteilungen des Kun sthistorischen Institutes in Florenz', XXXVIII, 1994, pp. 48-68). L'imitazione ferrucciana rende ancora più plausibile la restituzione della 'Colom ba' fiorentina a Verrocchio, di contro al riferimen to tradizionale a Luca della Robbia.

21) Per i tre modelli dell "Annunciazione' napole tana e la loro complessa (e pasticciata) letteratura moderna debbo rinviare a F. Caglioti, Benedetto da Maiano [...], Angel of the Annunciation cit., do ve ho mostrato come la versione genuina della

'Vergine' sia quella del Metropolitan Muséum, senz'alcuna possibilità di confonderla con due de rivazioni scadenti, una, tagliata alle ginocchia, nello Stadelsches Kunstinstitut di Francoforte, l'altra, intera, sul mercato antiquario. Ma tale

equivoco è duro a morire (come si ricava da D.

Cari, Benedetto da Maiano cit., Textband, p. 100 nota 131). Sull'arrivo dell "Eterno' a Detroit, av venuto un anno fa, si veda A. P. Darr, Recent ac

quisitions (2000-2006) of European sculpture and decorative arts at The Detroit Institute of Arts, in 'The Burlington Magazine', CXLIX, 2007, pp. 449-456 (p. 450). La foto degli archivi del Dépar tement des Sculptures del Louvre che ho pubbli cato cinque anni fa reca in basso la didascalia ita liana "L'Annunziazione (Benedetto da Maiano)"; nel frattempo ne ho ritrovato un altro esemplare nell'archivio fotografico della Fondazione Federi co Zeri presso l'Università degli Studi di Bologna (inv. n. 144822).

22) [Enrico Castaldi], Artefici che lavorarono nel la insigne Collegiata ai tempi dell'operaio Ono

frio di Pietro, in Idem, Guido Traversari, Per noz ze Fratiglioni-Castaldi, Stab. Tipografico Cappel li, Poggibonsi 1909, pp. 39-50 (pp. 43-44); Diane Cole Ahi, Benozzo Gozzoli, Yale University Press, New Haven - London 1996, pp. 153, 155, 273-274 η. 122.

23) John Russell Sale, The Strozzi Chapel by Fi

lippino Lippi in Santa Maria Novella, Ph. D. The

sis, University of Pennsylvania 1976, pp. 22 e no ta 71 (p. 64), 521 n. 25, 526 n. 43.

24) M. Ferretti, Trittico lucchese cit., in part. p. 26.

25) Si veda in particolare A. Cecchi, Botticelli, Fe derico Motta Editore, Milano 2005, pp. 329 (con fig.), 332 e note 93-101 (p. 364), 370 doc. IV (con la bibliografia pregressa), il quale ripubblica nel modo più completo la documentazione (nota fin dal 1973), ipotizza che la maschera fosse di terra, e si prova a ravvisare l'esito ultimo della collabo razione fra Benedetto e Sandro in un busto fittile - a dire il vero alquanto sgradevole -

già nella collezione di Elia Volpi ed oggi finito a Hearst

Castle, San Simeon (California).

26) La documentazione relativa alla Cappella Tal ducci si legge presso Ruggero Nuti, La Cappella dei Talducci in S. Trinità di Prato, nella 'Rivista

d'arte', XVI, 1934, pp. 297-303; e presso Renzo

Fantappiè, Artisti e artigiani a Prato fra il XV e il

XVIsecolo, nell"Archivio storico pratese', LXIII, 1987, pp. 5-254 (in part. pp. 143-148 nn. 40-41). Entrambi gli articoli vanno tenuti in considerazio

ne, giacché essi si sovrappongono solo parzial mente, producendo ciascuno qualche documento che non si ritrova nell'altro (anche per Benedetto da Maiano). L'importante contributo di Nuti è

sfuggito sinora, per quel che vedo, a tutta la bi

bliografia maianesca: alla sua utilità per la rico struzione del catalogo di Benedetto accenna sol

tanto, da una posizione un po' eccentrica e comun

que inascoltata, Piero Morselli, Some unknown works of Giuliano da Sangallo and Tommaso di Piero Trombetto for the Hospital of the Dolce in

Prato, in 'The Art Bulletin', LXIII, 1981, pp. 127 130 (pp. 128-129 e nota 19).

27) R. Nuti, La Cappella dei Talducci cit., pp. 300 η. I, 303 η. IV; R. Fantappiè, Artisti e artigiani a Prato cit., pp. 145, 146.

28) Il 22 agosto 1494 il committente apprendeva dall'artista che questi "aveva fatte le sopradette

fiure, ma che non.lle aveva anchora chotte", e il 24 settembre che "l'aveva chotte, et che erano venute a perfetione" (R. Nuti, La Cappella dei Talducci

cit., p. 302 η. IV).

29) Per il prelievo: R. Nuti, La Cappella dei Tal ducci cit., pp. 302-303 η. IV. Le quattro figure "chostorono rozze fiorini dieci larghi d'oro in oro" (R. Fantappiè, Artisti e artigiani a Prato cit., p. 146).

30) R. Nuti, La Cappella dei Talducci cit.; R. Fan

tappiè, Artisti e artigiani a Prato cit., pp. 143-148 nn. 40-41 passim. Fra i lavori commissionati dal Talducci per la cappella è documentato il chiusino circolare dell'avello terragno, in marmi bianchi e neri e con stemma ed epigrafe, eseguito nel 1495 da Andrea di Pietro Ferrucci e dal suo socio Jaco

po d'Andrea del Mazza (R. Fantappiè, Artisti e ar

tigiani a Prato cit., pp. 144-145).

31) Cfr R. Fantappiè, Il bel Prato, Cassa di Ri

sparmi e Depositi di Prato - Edizioni del Palazzo, Prato 1983, 19842,1, Ritratto di Prato città d'arte, con la guida delle memorie storiche di Luigi Fon tanelli (1855), pp. 157-159 η. 40.

32) Benedetto promise al Talducci di condurre la 'Pietà' pratese "in quello modo et forma che sta

quella che è nella chiesa di Sancta Maria Nipote chosa dal Chanto del Giglio in Firenze, ma uno po dio maggiore" (R. Fantappiè, Artisti e artigiani a Prato cit., p. 144, e già, con differenze minime, R.

Nuti, La Cappella dei Talducci cit., p. 302 η. IV).

33) G. Gentilini, La Spezia - Museo Civico Ame deo Lia. Sculture: terracotta, legno, marmo, Fon dazione Cassa di Risparmio della Spezia - Amil care Pizzi S.p.A., La Spezia - Cinisello Balsamo

1997, pp. 20-21 (fig.), 22, 61-66 n. 7 (inv. T289), con una data "verso il 1495" (p. 66). Tale restitu

zione, che non si avvale delle carte d'archivio, è stata accolta e rilanciata -

sempre senza l'aiuto dei documenti - presso F. Caglioti, Benedetto da

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Maiano a Philadelphia: un terzo Spiritello per l'Altare Correale cit., p. 123 nota 37 (p. 132), con la proposta di anticipare il frammento agli anni ot tanta e di individuare in Benedetto il maggior pun to di riferimento per la creazione dei 'Compianti' fittili fiorentini di fine Quattro e inizi Cinquecen to. Nessuna traccia della 'Vergine' della Spezia e della sua bibliografia è adesso in D. Cari, Bene detto da Maiano cit.

34) Resti dei colori antichi della veste e del volto

(in particolare degli occhi e della bocca) emergo no qua e là attraverso le ridipinture, ma non è det to che siano celati estesamente. Il blu del mantel

lo, interamente rifatto, è ciononostante caduto ο usurato in vari punti, lasciando emergere (soprat tutto nei risvolti del tergo) un rosso-vivo che ad occhio nudo non si sa se interpretare come facies antica ο piuttosto come preparazione per una do ratura integrale (a quest'ultimo proposito faccio

presente che Tommaso di Piero Trombetto, incari cato di dipingere la 'Pietà' maianesca di Prato as sieme al 'Calvario' retrostante e al resto della cap pella, secondo i documenti impiegò anche dell'o ro: R. Nuti, La Cappella dei Talducci cit., pp. 301 -

302 η. Ili; R. Fantappiè, Artisti e artigiani a Prato

cit., pp. 145-146). Sarebbe auspicabile un con fronto ravvicinato della 'Maddalena' di New York

con la 'Vergine' della Spezia, assai meglio conser vata nei pigmenti antichi (G. Gentilini, La Spezia - Museo Civico Amedeo Lia. Sculture cit., pp. 61,

64), e abbastanza coerente nelle successive ripre se di colore.

35) Misure: altezza cm 80, larghezza massima cm

48,5, profondità massima cm 32. La figura è stata modellata e cotta in un pezzo solo, copiosamente svuotato a tergo.

36) Dei due riprodotti in queste pagine, quello del

Metropolitan Muséum di New York (inv. 14.23a-d, alto cm 102,9), oggi relegato nei depositi, ha una

bibliografia scarsa: Wilhelm Reinhold Valentiner, Renaissance sculptures, nel 'Bulletin of the Met

ropolitan Muséum of Art', IX, 1914, pp. 142-145

(pp. 142-144, con ili. a p. 143, come "a late work" di Benedetto da Maiano); Joseph Breck, The Met

ropolitan Muséum of Art. Italian Renaissance

Sculpture. Twenty pictures, The Metropolitan Mu séum of Art, New York 1933, p. [3] e fig. 8 (come "Giovanni della Robbia (workshop of)"); G. Gen

tilini, Una Pietà di Andrea della Robbia, Roberto Di Clemente antiquario - Tassinari-Stella, Firenze

1991, p. 8 e note 37-38 (p. 15), senza ili., il quale ne rifiuta giustamente il riferimento maianesco, datandolo nel primo decennio del Cinquecento, e ne precisa la provenienza dall'antiquario Stefano

£

40 [Saggi]

39. Benedetto da Maiano: 'Bambini reggifestone presso un candelabro' (tra il 1476 e il 1480 circa). Firenze, Palazzo della Signoria, Sala dei Gigli, portale della Sala dell'Udienza dei Signori.

Bardini. Quello della Johnson Collection nel

Philadelphia Muséum of Art, alto quasi 60 cm, è

pubblicato nel Catalogue of a collection ofpaint ings and some art objects, III, W. R. Valentiner, German, French, Spanish and English paintings and art objects. Modem paintings, John G. John son - The Gilliss Press, Philadelphia 1914, pp. 213 η. 1189 e 417-418 figg. 1189[a-d], come "Style of Benedetto da Majano, [...] about 1500"; e poi in The new Muséum of Art inaugural exhibition =

'The Pennsylvania Muséum Bulletin', XXIII, 1927-28, 119, pp. 6 (fig.) e 7, come "Benedetto da

Majano" tout court. E. Lein, Benedetto da Maiano

cit., p. 224, si limita a ripudiarlo come "Benedet to zugeschrieben, jedoch nicht von ihm", mentre G. Gentilini, Una Pietà di Andrea della Robbia

cit., p. 8 e nota 39 (p. 15), rigetta anch'egli il rife rimento maianesco, e stima che l'opera "sembra

dipendere dalla plastica giovanile di Andrea San sovino". Si veda infine F. Caglioti, Benedetto da Maiano a Philadelphia: un terzo Spiritello per l'Altare Corneale cit., p. 123 nota 37 (p. 132), do ve il gruppo viene orientato piuttosto nella limi trofa area stilistica di Baccio da Montelupo, fa cendo battere soprattutto l'accento sulla sua di

pendenza da uno ο più modelli perduti di Bene detto da Maiano. Ad altre 'Pietà' fittili fiorentine e toscane di questi anni e al loro genere nel com

plesso è dedicata anche la bibliografia delle note 37-40 e 49.

37) W. Bode, [Eine] Gruppe der Beweinung Chri sti von Giovanni della Robbia und der Einfluss des Savonarola auf die Entwickelung der Kunst in

Florenz, nel 'Jahrbuch der kôniglich preussischen Kunstsammlungen', Vili, 1887, pp. 217-226, poi con piccoli aggiustamenti in Idem, Florentiner Bildhauer der Renaissance, Verlag von Bruno

Cassirer, Berlin 1902, pp. 335-350, e ancora, con ulteriori ritocchi, fino alla quarta ed ultima edi zione della silloge: Verlag von Bruno Cassirer, Berlin 1921, pp. 321-334.

38) G. Gentilini, Una Pietà di Andrea della Rob bia cit.; cfr anche Idem, I della Robbia cit., I, pp. 260-261 e note 32-34 (p. 271). La datazione del

gruppo robbiano, già integralmente dipinto ad olio ma oggi quasi del tutto neutro, è espressa nei due contributi di Gentilini rispettivamente alle pp. 10

("verso il 1510") e 260 ("1505-1510"). La 'Pietà' è entrata al Bargello nel 1998 col numero d'inven tario 529S.

39) Fin dalla prima ristampa del saggio del 1887 all'interno della raccolta dei suoi Florentiner Bildhauer der Renaissance, ordinati in forma dia cronica (1902), Bode lo fece sintomaticamente

precedere da uno sulle opere giovanili di Miche

langelo (pp. 312-334), e poi, in sede di seconda e terza ristampa (1910, 1911), anche da uno su Leo nardo come scultore (caduto poi dall'edizione ul tima del 1921). Del resto, nelle pagine sulle 'Pie tà' Bode non nomina alcuno scultore più anziano di Andrea Sansovino.

40) Cfr per tutti A. Bagnoli, in Francesco di Gior

gio e il Rinascimento a Siena, 1450-1500. Siena, Chiesa dì Sant'Agostino, 25 aprile-31 luglio 1993, a cura di Luciano Bellosi, Electa, Milano 1993,

pp. 392-395 η. 81, il quale scheda la 'Pietà' di San Benedetto fuori Porta Tufi oggi a Castelnuovo Be

rardenga, soffermandosi anche sul suo raffinatis simo modello piccolo oggi a Roma, Galleria Na zionale d'Arte Antica (deposito dell'ex Museo Ar tistico Industriale, p. 392 fig. 1) e sulla celebre 'Pietà' cozzarelliana di sette figure per la cappella di Pandolfo Petrucci all'Osservanza (p. 387 fig. 7): quest'ultima sconfina peraltro nel secolo nuo

vo, facendo esplodere quel senso di teatralità co rale ed avvolgente più proprio della grande tradi zione padana appena interpretata da Niccolò del l'Arca e da Guido Mazzoni.

41) Su tali soggetti e sul ruolo non marginale avu tovi dal committente Domenico Bertini mi sia concesso di rinviare ad un mio contributo prassi

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40. Benedetto da Maiano: 'Gesù Bambino' (1480 circa). Già Firenze, collezione di Elia Volpi (asta di New York, 1927).

41. Antonio Rossellino: 'Gesù Bambino'

(part, del 'Presepe' alla fig. 43). New York, Metropolitan Muséum of Art (depositi). 42. Plasticatore fiorentino di fine Quattrocento - inizio

Cinquecento: 'Gesù Bambino' (part, del 'Presepe' alla fig. 44). Washington, National Gallery of Art, Kress Collection (depositi) (stato anteriore al 1935 circa). [Saggi] 41

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mo a uscire: Matteo Civitali e i suoi committenti nel Duomo di Lucca, in Restauri in Cattedrale. Le

sculture, a cura di Antonia D'Aniello e Maria Te resa Filieri, Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca (in corso di stampa).

42) Lo ha rilevato di già P. Morselli, Some un known works of Giuliano da Sangallo cit., p. 129 nota 19, sbilanciandosi tuttavia giustamente a fa vore di Benedetto.

43) Su cui rimando, pars prò toto, ad Aldo Galli, ne La Libreria Piccolomini nel Duomo di Siena -

The Piccolomini Library in Siena Cathedral, a cu ra di Salvatore Settis e Donatella Toracca, Franco Cosimo Panini, Modena 1998, pp. 343-346 (a commento di p. 41 fig. 18).

44) Per il quale il lettore troverà nell'Appendice, con la sua introduzione e i suoi excerpta docu

mentari, le fonti delle notizie date qui in breve, nonché ulteriori approfondimenti.

45) Estratto della Cronaca di Simone Filìpepi no vamente scoperto nell'Archivio Vaticano, in Pa

squale Villari, Eugenio Casanova, Scelta di predi che e scritti di fra Girolamo Savonarola, con nuo vi documenti intorno alla sua vita, G. C. Sansoni

Editore, In Firenze 1898, pp. 453-518 (p. 517). Cfr anche Lorenzo Polizzotto, The Elect Nation. The Savonarolan Movement in Florence 1494

1545, Clarendon Press, Oxford 1994, p. 454.

46) La storia di Girolamo Savonarola e de ' suoi

tempi, narrata da Pasquale Villari con l'aiuto di nuovi documenti [1859-61]. Nuova edizione au mentata e corretta dall 'autore. Seconda impressio ne, Successori Le Monnier, Firenze 1898, II, p. clxxvij; ma ora anche / processi di Girolamo Savo narola (1498), a cura di Ida Giovanna Rao, Paolo

Viti, Raffaella Maria Zaccaria, SISMEL - Edizioni del Galluzzo, Firenze 2001, p. 26 e nota 8 (p. 139).

47) Edizione Nazionale delle opere di Girolamo

Savonarola, Scritti vari, a cura di Armando F. Ver

de, O.P, Angelo Belardetti Editore, Roma 1992, pp. 416-417 η. Ili (p. 416), cui già rinvia R. M.

Zaccaria, ne I processi di Girolamo Savonarola

(1498) cit., p. 26 nota 8 (p. 139).

48) Sopra, nota 33. Secondo lo studioso, "una

plausibile datazione [.se. della 'Vergine' spezzina] verso il 1495 verrebbe a coincidere col momento di maggior fervore della predicazione savonarolia na e della sua incidenza sulle arti" (G. Gentilini, La Spezia - Museo Civico Amedeo Lia. Sculture

cit., p. 66).

49) Il primo filone è rappresentato dal gruppo dei Musei di Berlino che, con un'attribuzione oggi in sostenibile a Giovanni della Robbia, diede il via

all'indagine di Bode (sopra, testo e nota 37): efr

Kònigliche Museen zu Berlin. Beschreibung der Bildwerke der christlichen Epochen. Zweite Aufla ge, V, Frieda Schottmiiller, Die italienischen und

spanischen Bildwerke der Renaissance und des Barocks in Marmor, Ton, Holz und Stuck, Druck und Verlag von Georg Reimer, Berlin 1913, pp. 47-48 η. 112 (inv. 160, cm 110), ili. a p. 49; Staat liche Museen zu Berlin. Bildwerke des Kaiser Friedrich-Museums. Die italienischen und spani schen Bildwerke der Renaissance und des Ba

rocks, I, F. Schottmiiller, Die Bildwerke in Stein, Holz, Ton und Wachs. Zweite Auflage, Verlag von Walter de Gruyter & Co., Berlin 1933, pp. 141 142 inv. 160 (con ulteriore bibliografia). G. Genti

lini, Una Pietà di Andrea della Robbia cit., pp. 6 e

fig. 3, 8 e nota 34 (p. 15, con altra letteratura), lo ha spostato su Leonardo del Tasso (efr anche

Idem, La Spezia - Museo Civico Amedeo Lia. Sculture cit., pp. 61 fig., 64). Per il secondo filone si possono menzionare il gruppo di Andrea della Robbia al Bargello (sopra, testo e nota 38), la cui

'Vergine' è alta cm 99,5 (G. Gentilini, Una Pietà di Andrea della Robbia cit., p. 12); quello anoni mo di New York qui riprodotto alla fig. 29, ed al to fino a 102,9 cm (sopra, nota 36); e quello del Victoria and Albert Muséum di Londra (inv. 8882

1863), alto fino a cm 101,6, e già riferito a Gio vanni della Robbia sulla falsariga erronea dell'at tribuzione del gruppo berlinese (peraltro di mano ben diversa): cfr per tutti John Pope-Hennessy, Ronald Lightbown, Catalogue of Italian Sculpture in the Victoria and Albert Muséum, Her Majesty's Stationery Office, London 1964,1, pp. 238-239 η. 240 (con ulteriore bibliografia), e 111, p. 162 fig. 242 (come Giovanni della Robbia, sia pure con

qualche dubbio); e G. Gentilini, Una Pietà di An drea della Robbia cit., p. 8 e nota 35 (p. 15), fig. 4 (con il rifiuto di Giovanni della Robbia ed un ri ferimento a Leonardo del Tasso, ma anche con un accostamento a Baccio da Montelupo, che io pri vilegerei, sganciando l'opera assai più largamente che Gentilini dalla 'Pietà' di Berlino, ed avvici nandola semmai alla piccola 'Pietà' di Philadel

phia, fig. 30). 50) La 'Maddalena' del gruppo di Andrea della Robbia al Bargello si ferma a cm 86 (G. Gentilini, Una Pietà di Andrea della Robbia cit., p. 12).

51) G. Gentilini, La Spezia - Museo Civico Ame deo Lia. Sculture cit., p. 61.

52) Nella Madonna della 'Pietà' di Andrea della Robbia al Bargello, alta in tutto, come s'è detto, cm 99,5 (sopra, nota 49), la parte superiore arriva a tergo sino a circa 63-64 cm: ma un raffronto an

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42 [Saggi]

43. Antonio Rossellino e collaboratori: 'Presepe' (1475-80 circa). New York, Metropolitan Muséum of Art (depositi).

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che veloce con la 'Vergine' della Spezia mostra che Benedetto da Maiano aveva previsto un taglio

più ridotto della parte superiore, per conferire evi dentemente un ruolo diverso al sedile e alle gam be drappeggiate, e quindi al loro rapporto col cor

po adagiato del Cristo (cfr in part. G. Gentilini, La

Spezia - Museo Civico Amedeo Lia. Sculture cit.,

figg. alle pp. 62-63, con Idem, Una Pietà di An drea della Robbia cit., p. 12 fig. 15).

53) Sopra, note 36 e 49.

54) Gothic and Renaissance Italian works of art. The collection of Professor Comm. Elia Volpi. Furniture - Textiles - Rugs - Sculptures - Paint

ings & objects of art -

Including many examples from the Davanzati Palace & Bordini collections, American Art Association, Inc., New York 1927,

pp. 132-133 η. 272 (con ili.), senz'indicazione di una provenienza più antica. Nella fototeca del Kunsthistorisches Institut di Firenze la foto Volpi è archiviata, sulla base del catalogo d'asta, come "zu Bernardo Rossellino" (n. 430925). Il cartone, tuttavia, pur dando il numero corretto del lotto

(272), rimanda impropriamente all'asta Bardini del 1918 piuttosto che a quella Volpi del 1927.

55) Rudolf Berliner, Die Weihnachtskrippe, Pre stel Verlag, Munchen 1955, preceduto nell'impe gnativo apparato iconografico da Idem, Denkmd ler der Krippenkunst, Dr. Benno Filser Verlag G.M.B.FL, Augsburg 1926-30 (in ventuno dispen se, purtroppo mai più continuate).

56) Al Quattrocento fiorentino R. Berliner, Die

Weihnachtskrippe cit., dedica le pp. 45-47 e note 346-355 (pp. 192-193).

57) Oltre ai tre 'Bambini' che illustro qui (figg. 40-42) - al secondo e al terzo dei quali accennerò tra poco -, Volpi ne commerciò almeno altri tre:

[1] uno di stucco dipinto e di venti pollici e mez zo di lunghezza (cm 52, 1 circa), battuto all'asta del 1916 sempre come Bernardo Rossellino, ma da avvicinare piuttosto alla maniera matura del fratello Antonio ([Horace Townsend, Cesare A.

Guglielmetti, Elia Volpi], Illustrated catalogue of the exceedingly rare and valuable art treasures and antiquities formerly contained in the famous Davanzati Palace, Florence, Italy, which, together with the contents of his Villa Pia, were brought to America by their owner Professore Commendato re Elia Volpi [...], [to be] sold at unrestrictedpub lic sale [...], The American Art Association, Man

agers, New York 1916, n. 708; cfr anche Roberta

Ferrazza, Palazzo Davanzati e le collezioni di Elia

Volpi, Cassa di Risparmio di Firenze - Centro Di, Firenze 1993, pp. 177 nota 66 [p. 218], 272 n. 708, la quale ne documenta l'acquisto da parte del ma

gnate William Boyce Thompson [1869-1930] per la sede di Aider Manor a Yonkers, New York, ma non ne conosce la collocazione successiva); [2] uno di terracotta dipinta, lungo quattordici pollici (cm 35,6 circa), riferito ad Antonio Rossellino, ma

spettante piuttosto ad un suo assistente ο seguace (.Illustrated catalogue of the extraordinary collec tion of art treasures and antiquities acquired dur

ing the pastyear by Professor Commendatore Elia

Volpi [...], and recently brought to America by their owner, to be sold at unrestricted public sale at the American Art Galleries [...], The American Art Association, Managers, New York 1917, n.

52); [3] uno, di materiali, misure e attribuzione non registrati, visibile entro una culla cinquecen tesca -

oggi al Museo Home di Firenze - insieme a gran parte dell'arredo della "Camera della Ca stellana di Vergy" a Palazzo Davanzati in una foto del 1920 circa (presso R. Ferrazza, Palazzo Da vanzati cit., p. 55 fig. 42).

58) Sul quale si veda per tutti G. Gentilini, I della Robbia cit., I, pp. 170-171 e note 18-19 (p. 268).

59) W.R. Valentiner, A group of the Nativity by An tonio Rossellino, nel 'Bulletin of the Metropolitan Muséum of Art', VI, 1911, pp. 207-210; seguito da J. Breck, The Metropolitan Muséum of Art.

Catalogue of Romanesque, Gothic and Renaissance

Sculpture, The Metropolitan Muséum of Art, New York MCMXIII, pp. 25-30 nn. 22-26.

60) W.R. Valentiner, Unglazed terra cotta groups by Andrea della Robbia, in 'Art in America and

elsewhere', XIV, 1926, pp. 120-130. Il riferimento rosselliniano delle cinque terrecotte di New York fu conservato a ragion veduta da R. Berliner, Die

Weihnachtskrippe cit., p. 46 e nota 350 (p. 192, con riproduzione presso Idem, Denkmàler der

Krippenkunst cit., tav. Vili, 5), il quale, comunque condizionato dalla virata di Valentiner, ripiegò su un anonimo vicino ad Antonio, e forse suo colla boratore (con una data "etwa 1460-70"). Per la

provenienza Volpi si veda R. Ferrazza, Palazzo Davanzati cit., pp. 113 e nota 118 (p. 139), 113

fig. 108 (foto con le cinque figure), 184 fig. 178

(dettaglio del 'San Giuseppe', accompagnato da una didascalia che rimanda erroneamente al 'San

Giuseppe' di Baltimora cui accennerò tra poco). Negletto ingiustamente dalla successiva letteratu ra non solo sul Rossellino, il gruppo è stato riva

lutato presso F. Caglioti, Su Matteo Civitali scul tore cit., pp. 70 fig. 74, 73-74 e note (p. 77).

61) Dello snaturamento dell'opera e degli equivo ci cui esso ha dato luogo ho scritto più ampiamen te altrove: F. Caglioti, Su Matteo Civitali scultore

cit., pp. 71 figg. 75-76, 73-74 e note (p. 77).

62) Una terracotta maianesca fin qui mai avverti ta come tale è la curiosa statua della 'Vergine im macolata' nella Collegiata di Sant'Andrea ad Em

poli (fig. 45). Dico "curiosa" perché non conosco

un'opera che rechi più di questa lo stigma di Be nedetto nello stesso momento in cui la qualità ri mane tuttavia così modesta (i raffronti migliori di

stile, a un livello ben superiore, sono coi due mar mi femminili di Terranova in Calabria: la 'Vergi ne' e la 'Santa Caterina d'Alessandria'; ma anche col 'San Giovanni Evangelista' preparatorio per l'altare di Napoli, figg. 10-11). L'opera, d'un solo

pezzo e senza vuoti tergali, è alta tra i 92 e i 92,5 cm. La sua presenza presso Sant'Andrea è docu mentata sin dal gennaio 1524 dello stile fiorentino

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44. Plasticatore fiorentino di fine Quattrocento - inizio

Cinquecento: 'Madonna col Bambino' (part, di un

'Presepe'). Già Firenze, collezione di Elia Volpi, ora Washington, National Gallery of Art, Kress Collection

(depositi) (stato anteriore al 1935 circa). [Saggi] 43

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(dunque 1525), ma la letteratura empolese sa bene che essa proviene dalla Compagnia della Conce zione fondata a metà Quattrocento presso la chie sa di Santa Maria a Ripa (dal 1483 dei francesca ni osservanti), e abbandonata nel 1525 perché mi nacciava rovina. 1 confratelli e i loro beni mobili furono ospitati dalla Compagnia di San Lorenzo

presso Sant'Andrea, e nella nuova sede la statua fu custodita sino al 1647 sull'altare (ma nascosta die tro una pala dipinta), poi per sessant'anni entro un tabernacolo sopra l'ingresso, finché non si decise di onorarla al massimo grado introducendola nel la Collegiata e dedicandole la Cappella della Con cezione tuttora allestita nel braccio sinistro del transetto (1717). Ancora un secolo fa, al tempo delle prime citazioni della statua nella bibliografia storico-artistica di respiro non locale (Odoardo Giglioli, Cornélius von Fabriczy), la figura rima neva continuamente velata, scoprendosi solo Γ 8 dicembre di ogni anno. Se Fabriczy pensava ad una cosa anonima della fine del Quattrocento, le voci più recenti si sono espresse a favore dei pri mi del Cinquecento e della bottega dei Buglioni: ma a me pare che si possa tranquillamente retro cedere verso la bottega maianesca prim' ancora della morte del suo titolare (1490 circa). Sicura mente non giovano alla qualità le ridipinture cui la

figura è stata sottoposta nei secoli. Una lunga ispezione da vicino mi ha però convinto che esse non bastano a giustificare da sole la debolezza

complessiva del manufatto: a meno che una futura

indagine tecnica non verifichi che fra il Cinque e l'Ottocento la terracotta, prima di essere ridipinta, fu anche rilavorata per via di levare, abbassando

soprattutto il rilievo del panneggio che copre le

gambe. Bibliografia essenziale: Odoardo H. Gi

glioli, Empoli artistica, Francesco Lumachi Edito

re, Firenze 1906, pp. 179-180 (senza ili.), col rin vio a un documento d'archivio relativo alle vicis situdini cinquecentesche della statua; C. von Fa

briczy, Kritisches Verzeichnis toskanischer Holz und Tonstatuen bis zum Beginn des Cinquecento, nel 'Jahrbuch der kòniglich preuszischen Kunst

sammlungen', XXX, 1909, Beiheft, pp. 1-88 (pp. 29 η. 11.82, 44 fig. 10, come "florentinisch", "vom

Ausgang des Quattrocento", "modem schlecht be

rnait"; la fotografia mostra una corona sette-otto centesca in testa alla Vergine e, ai suoi piedi, un

serpente e un crescente di luna sempre posticci, oggi sostituiti da una base metallica con serpente meno vistosa, ma di gusto ben peggiore); Lucia

Pagni, Walfredo Siemoni, La chiesa e il convento di S. Maria a Ripa. Storia, architettura e patrimo nio, Edizioni del Cerro, Tirrenia (Pisa) 1988, pp. 44-45 e note 14-16 (senza ili.), da consultare in

particolare per la Compagnia della Concezione

(con ulteriori referenze archivistiche); W. Siemo

ni, Appunti su Ottavio Vannini: l'attività empole se, in 'Antichità viva', XXIX, 1990, 4, pp. 5-11, utile per le vicende secentesche della statua, con dizionate dal fatto che Ottavio Vannini realizzò una nuova pala dipinta per la Compagnia di San Lorenzo senza praticarvi quel vano centrale che i committenti gli avevano richiesto per l'allogazio ne della vecchia terracotta (pp. 8 e note 16-17 [p. 11], 9 fig. 8). Bibliografia ulteriore: Annamaria

Giusti, Empoli. Museo della Collegiata. Chiese di Sant'Andrea e S. Stefano, Calderini, Bologna 1988, pp. 66 fig. 211, 67 n. 211, come "Ambito dei Buglioni? Secolo XVI, inizi" (e con la misura di "cm 100 ca."); Rosanna Caterina Proto Pisani,

Empoli. Itinerari del Museo, della Collegiata e della chiesa di Santo Stefano, Becocci-Scala, Fi renze 1990, p. 48 (senza ili.), che dipende dalla Giusti (così come R. Caterina Proto Pisani, in Em

poli, il Valdarno inferiore e la Valdelsa fiorentina. La storia, l'architettura, l'arte delle città e del ter ritorio. Itinerari nel patrimonio storico-religioso, a cura di R. Caterina Proto Pisani, Mondadori -

Regione Toscana, Milano-Calenzano 2000, pp. 61, 62-63, con ili.); Empoli. Una città e il suo territo

44 [Saggi]

rio. Le strade, i palazzi, le chiese, i musei, le ville, il paesaggio, a cura di W. Siemoni e Marco Frati, Editori dell'Acero, Empoli 1997, pp. 27 e 28 (con ili. della Cappella della Concezione).

63) Tale elenco sembra inoltre descrivere il grup po come se fosse di cinque figure ο di sei anziché di quattro, ma un inventario successivo ristabilisce il numero corretto (infra, doc. 5).

64) Sopra, testo e nota 32.

65) Francesco Bocchi, Le bellezze della città di

Fiorenza, dove a pieno di pittura, di scultura, di sacri tempii, di palazzi i più notabili artifìzii et più preziosi si contengono, [Bartolomeo Sermartelli], In Fiorenza MDXCI, p. 28; Le bellezze della città di Firenze, dove a pieno di pittura, dì scultura, di sacri templi, di palazzi i più notabili artifizj e più preziosi si contengono, scritte già da m. Francesco Bocchi ed ora da m. Giovanni Cinelli ampliate ed

accresciute, Per Gio. Gugliantini [...], In Firenze

1677, p. 63; Firenze città nobilissima, illustrata da Ferdinando Leopoldo del Migliore. Prima, secon da e terza parte del Primo Libro, Nella Stamp. della Stella, In Firenze MDCLXXXIV, pp. 407

413; Giuseppe Richa, Notizie isteriche delle chie se fiorentine divise ne'suoi quartieri, Nella Stam

peria di Pietro Gaetano Viviani, In Firenze, VII, MDCCLVIII, pp. 219-226; Walter ed Elisabeth

Paatz, Die Kirchen von Florenz. Ein kunstge schichtliches Flandbuch, Vittorio Klostermann, Frankfurt am Main, III, 1952, pp. 655-660. Im

portanti supplementi di notizie si estraggono dalle visite diocesane: Firenze, Archivio Arcivescovile, Visite pastorali, 3 (Cosimo de' Pazzi, 1509-12), c. 97v (5 dicembre 1509); 4 (Pietro Andrea Gamma

ro, vicario di Giulio de' Medici, 1514-16), cc. 9v lOr (22 luglio 1514); 9/1 (Antonio Altoviti, 1567

68), c. lOv (1° aprile 1568); 12 (Alfonso Binnari ni vescovo di Camerino, delegato apostolico, 1575), cc. 124r-125v (21 giugno); 13 (minuta del la visita precedente), cc. 124v-126r; 25 (Pietro Niccolini, 1633/34-38), cc. 35v-36v (14 gennaio

45. Bottega di Benedetto da Maiano: 'Vergine immacolata' (1490 circa). Empoli, Collegiata di Sant'Andrea, Cappella della Concezione.

1633/34); 23 (inventari connessi alla precedente, 1633-40), cc. 51r-53v (16 gennaio 1633/34); 49/9

(Leone Strozzi e Tommaso Bonaventura della

Gherardesca, 3° quaderno, 1703-05/06), c. 18r-v

(24 luglio 1703); 49/14 (Giuseppe Maria Martelli, 2° quaderno, 1727-28/29), cc. non nn., n. 23 (17 marzo 1728/29); 54 (inventari in parte connessi al la precedente, sec. XVIII), cc. 157r-170v (novem bre 1722 - marzo 1728/29).

66) All'epoca di G. Richa, Notizie istoriche delle chiese fiorentine cit., VII cit., p. 224, il ricordo di Bartolomeo Lapi si era sbiadito in quello, atempo rale, "di un tal Lapi insigne popolano e benefatto re di questa parrocchia": e tale sembra esser poi ri masto sino ad oggi. F. L. del Migliore, Firenze cit tà nobilissima cit., p. 412, più attento come sem

pre alle cronologie araldiche cittadine, identifica va il donatore con una buona approssimazione di

anni, ma chiamandolo Lionardo e facendolo im

propriamente fratello di Salvestro di Michele di Salvestro Lapi, gonfaloniere nel maggio-giugno 1460 (sul quale: Istorie di Giovanni Cambi citta dino fiorentino, pubblicate e di annotazioni e di antichi munimenti accresciute ed illustrate da fr. Ildefonso di San Luigi, carmelitano scalzo della Provincia Toscana, accademico fiorentino, Per Gaet. Cambiagi Stampator Granducale, In Firen

ze, I, MDCCLXXXV, p. 379).

67) Per la data di nascita: R. M. Zaccaria, ne Ipro cessi di Girolamo Savonarola (1498) cit., p. 26 nota 8 (p. 139), la quale dipende da ASF, Tratte, 80, c. 179v (4 giugno 1444). Nella portata al Ca tasto del 1487 Bartolomeo dichiara correttamente

quarantatré anni, attribuendo trentadue anni alla

moglie Gismonda Tornabuoni e dieci alla figlia Lucrezia (ASF, Monte Comune ο delle Graticole.

Copie del Catasto, 111 [1487, Quartiere di San

Giovanni, Gonfalone Vaio], c. 134r). Il luogo e l'anno di morte di Bartolomeo sono segnati al

margine sinistro di c. Ir nella copia del suo testa mento del 9 marzo 1489/90 conservata tra le per gamene dello Spedale di Santa Maria Nuova (Ap pendice, n. 3): "Decessit Rome de anno 1504 et die [vacatf. Poiché tale copia fu redatta il 21 no vembre 1504, è facile supporre che essa venisse commissionata appena dopo la scomparsa del testa tore (ma la glossa necrologica, di mano diversa da

quella della copia, potrebbe essere ben più tarda).

68) Ο anche - per via delle due foglie di fico pre

senti nella parte alta dello stemma - dei Lapi Fi cozzi: F. L. del Migliore, Firenze città nobilissima

cit., pp. 411-412; Marietta de' Ricci, ovvero Fi renze al tempo dell'assedio. Racconto storico di

Agostino Ademollo. Seconda edizione con corre zioni e aggiunte per cura di Luigi Passerini, Sta bilimento Chiari, Firenze, III, 1845, p. 886 nota 19

(pp. 931-932), che amplia e rettifica la Marietta de

' Ricci, ovvero Firenze al tempo dell 'assedio.

Racconto storico di Agostino Ademollo, Nella

Stamperia Granducale, Firenze 1840 (ma 1841

nell'antiporta), I, p. 444 nota 23 (pp. 464-465).

69) Antonio Manetti, Vita di Filippo Brunelleschi,

preceduta da La novella del Grasso. Edizione cri tica di Domenico De Robertis con introduzione e note di Giuliano Tanturli, Edizioni II Polifilo, Mi lano 1976, p. 54. Contrariamente a quanto affer mato da Tanturli nel suo commento (p. 54 nota 4), l'accenno di Manetti a Bartolomeo Lapi non for nisce alcun particolare appiglio cronologico per la

composizione della biografia brunelleschiana. Tanturli si affida infatti ad un articolo di Giusep pe Marchini (da me ricordato nella prossima nota) in cui su base pseudo-documentaria

- e forse an che per un errore tipografico

- Bartolomeo vien fatto morire nel 1489, con quindici anni d'antici

po rispetto alla realtà storica.

70) Giorgio Vasari, Le Vite de 'più eccellenti pitto ri scultori e architettori nelle redazioni del 1550 e 1568. Testo a cura di Rosanna Bettarini, Commen to secolare a cura di Paola Barocchi, Firenze, III, Sansoni Editore, 1971, p. 141 (Torrentiniana e

Giuntina). A causa delle trasformazioni edilizie

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successive, l'intervento di Brunelleschi nella di mora dei Lapi costituiva un problema insolubile

già per C. von Fabriczy, Filippo Brunelleschi. Sein Leben und seine Werke, Verlag der J. G. Cotta' schen Buchhandlung Nachfolger, Stuttgart 1892, pp. 52 e nota 2, 291. La ricerca sulle portate al Ca

tasto, che sarà utile prima ο poi almeno a precisa re il sito, è stata comunque avviata da Guido Ca

rocci, Notizie e curiosità storiche florentine tratte dalle Portate della Decima. [1], in 'Arte e storia', s. Ili, II (= XVIII), 1899, pp. 133-136 (p. 135 e no ta 2), e recata un po' avanti da Giuseppe Marchi

ni, Il Palazzo Datini a Prato, nel 'Bollettino d'ar

te', XLVI, 1961, pp. 212-218 (pp. 216 e 218). Ar rivando a Bartolomeo di Apollonio Lapi, Marchi ni accenna alle sue scritture ultime del 1490 (ma con la data erronea del 1489), facendo inopportu namente morire il testatore a ridosso del rogito. Risulta poi incomprensibile l'accenno dello stu dioso al fatto che Bartolomeo, dopo la dichiara zione fiscale del 1480, "non compare più nella

portata al catasto del 1489". Voleva dire "1487"? Ma la portata di quest'anno ci è pervenuta (sopra, nota 67). Ο voleva dire "1498", e dunque riferirsi alla Decima Repubblicana datata comunemente a

quello ch'è l'anno di incameramento, ma in verità avviata nel 1495? Se è così, anche tale afferma zione va smentita, dal momento che in ASF, Deci ma repubblicana, 34 [Quartiere di San Giovanni, Gonfalone Vaio, lettere A-G], cc. 207r e 249r

249.1/2v, si trovano rispettivamente la portata di Bartolomeo (esibita dal genero Niccolò Lapi il 24

aprile 1495, mentre il dichiarante era a Napoli) e l'elenco dei suoi beni passati a Santa Maria Nuova. Per una definizione dei confini della casa di Barto lomeo nel 1480 si veda qui Y Appendice, doc. 2.

71) Istorie di Giovanni Cambi cit., II, MDCCLXXXV, p. 17.

72) Sergio Tognetti, Il Banco Cambini. Affari e mercati di una compagnia mercantile-bancaria nella Firenze del XV secolo, Leo S. Olschki Edi

tore, Firenze 1999, pp. 310, 313, 321-322 e nota

53,351. Per i Cambini lavorò anche Lotto di Apol lonio Lapi, fratello di Bartolomeo (morto prema turamente): ibidem, p. 352.

73) Un primo sguardo sugli affari di Bartolomeo ci viene concesso dalla serie dei libri contabili che

il 9 marzo 1489/90 egli assegnava allo Spedale di Santa Maria Nuova, facendone stilare l'elenco verso la fine del testamento allora dettato (c. XXXVr-v del testimone membranaceo di cui al

VAppendice, doc. 3).

74) Sulla fortuna professionale del Lapi, forse tut ta da ricostruire, ho trovato utili accenni qua e là in bibliografia (oltre a quanto indicato alla nota

72). Nel febbraio 1478/79 egli fu un testimone

prezioso nella ricostruzione delle vicende impren ditoriali dei Pazzi: Marco Spallanzani, Le aziende Pazzi al tempo della congiura del 1478, negli Stu di di storia economica toscana nel Medioevo e nel Rinascimento in memoria di Federigo Melis, So cietà Storica Pisana - Pacini editore, Pisa 1987,

pp. 305-320 (pp. 311, 312, 317). Tre settimane do

po la celebre congiura, del resto, Lorenzo il Ma

gnifico aveva scritto "al Cardinale di Roano, al

Cardinale Vicecancelliere, al Cardinale di Manto

va, al Cardinale di Pavia [se. rispettivamente Guil

laume d'Estouteville, Rodrigo Borgia, Francesco

Gonzaga, Jacopo Ammannati Piccolomini] per la

andata là [se. a Roma] di Bartolomeo Lapi, man

dato dalli Uficiali de' Rubelli per satisfare a' cre

ditori de' Pazzi" (Protocolli del carteggio di Lo

renzo il Magnifico per gli anni 1473-74, 1477-92, a cura di Marcello Del Piazzo, Deputazione di

Storia Patria per la Toscana - Leo S. Olschki edi

tore, Firenze MCMLVI, p. 51: 14 maggio 1478). Nel novembre 1483 Bartolomeo Lapi stendeva un

consuntivo "di tutta l'entrata che Lorenzo de' Me

dici à in Pisa e nel chontado" (ASF, Mediceo

avanti il principato, XCVIII, c. 43r-v). Dopo la

caduta degli eredi del Magnifico, ne risultava cre

ditore per mille fiorini larghi: Le collezioni medi

cee nel 1495. Deliberazioni degli ufficiali dei ri

belli, a cura di Outi Merisalo, Associazione 'Ami ci del Bargello' - S.P.E.S., Firenze 1999, pp. 48, 53, 59 (rispettivamente cc. 37r, 40v, 46r).

75) Cfr sopra, nota 67.

76) Sopra, testo e note 45-47.

77) Si vedano gli atti citati alle note 86-87.

78) Come tutte le eredità che si rispettino, anche

quella di Bartolomeo andò incontro a pesanti con

tenziosi, aperti in questo caso, e ovviamente, dai

Lapi. Il 12 giugno 1507 Donato Marinelli di Arez

zo, vicario generale di Rinaldo Orsini arcivescovo di Firenze, pronunciò un lodo a favore di Santa Maria Nuova, rappresentata dal celebre spedalin go Lionardo Bonafé: ASF, Ospedale di Santa Ma ria Nuova, 72, [Libro] Pavonazzo. Testamenti, 1480-1743, cc. 2r-4v. Sulla base di tale pronuncia mento e della successiva ratifica da parte del car dinal legato Bernardino Carvajal (data in Cafag giolo il 20 agosto 1507), papa Giulio II emise da Roma una bolla il 19 novembre successivo (ASF, Diplomatico (serie: lunghe), Santa Maria Nuova, ad diem: la pergamena include, come di pramma tica, la trascrizione integrale dei documenti prece denti). Il 21 marzo 1507/08 Piero e Giovanni di Salvestro di Michele Lapi donarono a Santa Maria Nuova i propri diritti sull'eredità di Bartolomeo

(ASF, Ospedale di Santa Maria Nuova, 72 cit., c.

63v-64r). Ma le liti ripresero, sia pure invano, an cora nel 1559 (come rammenta tra l'altro un'an notazione ibidem, c. 5v).

79) Dopo la donazione del 1480 il Lapi continuò in fatti ad accrescerla, acquisendo spesso nuovi beni direttamente per il nosocomio (infra, note 86-87).

80) Come tale essa è ricordata ancora da F. L. del

Migliore, Firenze città nobilissima cit., p. 412.

81) F. L. del Migliore, Firenze città nobilissima

cit., p. 412 ("una Nostra Donna dipinta alla gre ca"); G. Richa, Notizie isteriche delle chiese fio rentine cit., VII cit., p. 224 (col riferimento tanto alla "dipintura greca" quanto allo stemma Lapi).

82) Cui allude cursoriamente ma esplicitamente G. Richa, Notizie isteriche delle chiese fiorentine cit., VII cit., loc. cit.

83) Il chiusino funerario con l'arme dei Lapi nella

Cappella della Pietà, prescritto da Bartolomeo nel

testamento del 1478 (Appendice, η. 1) in sostituzio ne di quello antico di famiglia (ed evidentemente realizzato entro il 9 marzo 1489/90, quando non se ne parla più), è registrato nel famoso sepoltuario se centesco di Stefano Rosselli (esemplare consultato:

Firenze, Biblioteca Nazionale Centrale, ms. ILI. 125-126 [= G.F. 49-50], II (126) [= G.F. 50], pp. 61-62 [c. 312r-v moderna]). Si ricordi che al pro getto d'imitazione della 'Pietà' maianesca di Santa Maria Nipotecosa attuato pochi anni dopo da Giro lamo Talducci in Santa Trinità a Prato non fu estra neo nemmeno un tombino con stemma ed epigrafe, affidato ad Andrea di Pietro Ferrucci e a Jacopo d'Andrea del Mazza (sopra, nota 30).

84) Di contro a quanto sembra aver inteso P. Mor

selli, Some unknown works of Giuliano da Sangallo cit., p. 129 nota 19, nel 1758 Giuseppe Richa (sopra, nota 66) non spende alcuna parola sull'arredo del

l'altare dei Lapi, tacendo dunque la 'Pietà' quattro centesca, così come poi, nel 1952, i coniugi Paatz.

85) Uno spezzone cospicuo dell'archivio domesti

co dei Lapi del quartiere di San Giovanni e del

gonfalone Vaio si trova oggi all'interno delle Carte

Buonguglielmi, a loro volta entro l'Archivio Spi nelli presso la Beinecke Rare Book and Manu

script Library della Yale University (New Haven). Tale presenza si spiega col fatto che nel 1722 la di

scendenza dei nostri Lapi si estinse nelle famiglie Buonguglielmi e Passerini (cfr L. Passerini, Ma

netta de'Ricci cit., Ili cit., p. 932). Fra le carte di

Yale non mancano quelle che si riferiscono diretta

mente a Bartolomeo di Apollonio e alla sua cap

pella (si veda l'inventario in rete alla pagina

http://webtext.library.yale.edu/xml2html/beinec

ke.BUONl.con.html: box 495, folder 7701 [olim filza 25/1]; b. 499, f. 7774 [olim filza 27/16]; f. 7777 [olim filza 27/16]; f. 7781 [olim filza 27/20]; f. 7782 [oft'm filza 27/21]; f. 7783 [o//m filza

27/22]; f. 7784 [olim filza 27/23]; f. 7785 [ohm filza 27/24]; b. 500, f. 7788 [olim filza 27/27]): ma non ne ho preso visione.

86) La pergamena del Diplomatico - dalla quale

trascrivo - è un rotolo contenente quattro atti:

quello del 30 marzo 1480 e tre aggiuntivi del 5

giugno 1480, dell'8 giugno 1480 e del 29 ottobre 1486. Dei tre aggiuntivi, il primo riguarda ulterio ri donazioni di beni da parte del Lapi a Santa Ma ria Nuova, il secondo una locazione di alcuni beni ex Lapi a Gismonda Tornabuoni nei Lapi da parte di Santa Maria Nuova, l'ultimo l'acquisto di nuo vi beni direttamente legati dal compratore al noso comio. Anche i tre atti aggiuntivi sono stati rogati da ser Simone Grazzini, del quale è qui autografo solo l'ultimo, mentre i primi due sono stati copia ti, così come la donazione del 1480, da ser Ber nardo Vermigli. Gli originali dei tre atti aggiuntivi sono in ASF, Notarile antecosimiano, 10192 (olim G.618), ser Simone Grazzini da Staggia, rogiti sciolti dal 1454 al 1481, cc. 215r-216r (5 giugno 1480), 217v-218r (8 giugno 1480); e in ASF, No tarile antecosimiano, 10194 (olim G.619), ser Si mone Grazzini da Staggia, protocollo dal 29 mar zo 1484 al 22 gennaio 1488/89, cc. 77v-78v (29 ottobre 1486). I due atti del giugno 1480 sono co

piati anche in ASF, Ospedale di Santa Maria Nuo

va, 74/1, Testamenti, 1486-1508, cc. 32v-33v, 33v 34r. L'evolversi della vicenda si può seguire grazie a numerosi altri atti di tenore analogo in ASF, No tarile antecosimiano, 10194 cit., cc. 56v (9 no vembre 1485), 65v-66r (8 febbraio 1485/86), 89v 90v (11 febbraio 1486/87), 95v-97v (21 maggio 1487), 122v-123r (11 aprile 1488); e in ASF, No tarile antecosimiano, 10195 (olim G.619), ser Si mone Grazzini da Staggia, protocollo dal 10 apri le 1489 al 26 febbraio 1490/91, cc. 32r-33v (2 lu

glio 1489), 41r-42v (27 luglio 1489), 47r-49r (28 agosto 1489). Ma si veda anche la prossima nota.

87) Fascicolo membranaceo di quaranta fogli, i pri mi tre senza cartulatura e senza scrittura, gli altri trentasette cartulari romanamente in alto a destra su

ogni recto da I a XXXVII, l'ultimo non utilizzato.

Il nome del copista e la data del suo lavoro sono a c. XXXVIv. Tre versioni originali si trovano in

ASF, Notarile antecosimiano, 15677 (olim 0.51), ser Bernardo di Giannino Orlandini, atti sciolti dal marzo 1489/90 al 1496, cc. 10r-16r(più un bifolio non numerato di aggiunte), 229r-v, 231r-256r e 261r-274v. Un'ulteriore trascrizione cinquecente sca del documento, ma abbreviata e concentrata sulle parti più squisitamente fiorentine, si trova in

ASF, Ospedale di Santa Maria Nuova, 12, [Libro] Pavonazzo. Testamenti, 1480-1743 cit., cc. 5v-15v. Fra il 1490 e il giorno della sua morte, Bartolomeo

Lapi continuò a darsi molto da fare intorno al pro getto della donazione a Santa Maria Nuova. Si ve dano per cominciare i documenti in ASF, Ospedale di Santa Maria Nuova, 74/1, Testamenti, 1486-1508

cit., cc. 50r-v (24 marzo 1491/92), 5Ir (28 maggio 1492), 51v-52r (27 febbraio 1491/92), 11 lv-112r (2 maggio 1490), 112v-113v (10 dicembre 1497), 113v-114r (2 agosto 1500); ο anche in ASF, Di

plomatico (serie: a quaderno), Santa Maria Nuo

va, 4 luglio 1495, cc. lr-4v (a c. 5-v un altro atto

del 12 luglio 1498). Ma una simile ricerca rischia

di allargarsi a macchia d'olio.

88) La discontinuità della cartulatura è dovuta al

la presenza di altri documenti legati in mezzo al

nostro.

89) "1729" è un lapsus calami per "1728", indot

to dal fatto che l'anno fiorentino stava allora per terminare e si era già nel 1729 dello stile comune. Come si ricava dai verbali di monsignor Martelli, la visita di Santa Maria Nipotecosa fu da lui effet tuata il 17 marzo 1728/29 (Firenze, Archivio Arci

vescovile, Visite pastorali, 49/14, n. 23 [cc. non

nn.]: sopra, nota 65).

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