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ISTITUTO UNIVERSITARIO ORIENTALE ANNALI DI ARCHEOLOGIA E STORIA ANTICA DIPARTIMENTO DI STUDI DEL MONDO CLASSICO E DEL MEDITERRANEO ANTICO Nuova Serie N. 4 ESTRATTO 1997 Napoli

Una ignorata galleria d'età augustea fra Lucrinum e Baiae e la più antica iscrizione di un curator aquae Augustae (10 d. C.)

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ISTITUTO UNIVERSITARIO ORIENTALE

ANNALIDI ARCHEOLOGIAE STORIA ANTICADIPARTIMENTO DI STUDI DEL MONDO CLASSICO

E DEL MEDITERRANEO ANTICONuova Serie N. 4

ESTRATTO

1997 Napoli

UNA IGNORATA GALLERIA D'ETÀ AUGUSTEA FRA LUCRINUM E BAIAE E LA PIÙANTICA ISCRIZIONE DI UN CURATOR AQlìAE AUGUSTAE (10 D.C.)

GIUSEPPI^, CAMODKCA

Ormai circa venti anni fa, nel corso delle lunghee pazienti ricognizioni nell'ambito del territo-rio flegreo, fatte insieme ai miei collaboratori,ci venne fatto di ritrovare una delle tante gal-lerie scavate nel tufo, tipiche dei Campi Flegrei,per la precisione nella collina dello Scalandronedominante il lago Lucrino. La galleria risultavadi difficile accesso, poiché dal vano, da cui orasi entra tramite un'apertura moderna praticatasu via nuova Scalandrone, erano stati sversatirifiuti e materiale di risulta nel lato in declivio,ostruendolo fin quasi alla volta. Mentre il brac-cio, che risaliva verso Baia, era assolutamenteimpraticabile perché del tutto ingombro diterriccio, forse per il franamento della volta, fuinvece possibile, superato il suddetto sbarra-mento di rifiuti, esplorare e rilevare in pianta(fig. 1) il tratto della galleria, che scendeva perun centinaio di metri con notevole pendenzaverso il Lucrino per poi finire bruscamente inmodo sorprendente con uno strapiombo sul vuoto.

La galleria, laddove conserva ancora il pianodi calpestio originario in cocciopesto, risultaalta circa 3,5 m. e larga ca. 2,5/3 m., e presentain più punti la volta rinforzata con centinaturein cementizio; qua e là si notano pìccole sarciturein reticolato delle pareti tufacee. Assai interes-sante risulta, anche per osservare le tecnicheusate dai cavamonti, un braccio secondario, situatoproprio all'altezza dell'apertura moderna e il

cui scavo, diretto verso l'interno della collina,era stato interrotto dopo pochi metri; sì notachiaramente come lo scavo procedesse lungo Ìdue lati e la volta, lasciando ad una secondafase l'asportazione della 'mollica' centrale. Lagalleria prendeva originariamente aria e luceda pozzetti e lucernai a gola di lupo, apertisulla volta e ad intervalli regolari nella paretedella galleria sul lato verso il lago Lucrino. Matali prese d'aria e di luce risultano ormai tutteostruite dai crolli e da riempimenti e talvoltada tamponature d'epoca moderna; ne consegueche la galleria si trova ora nel buio più assolutoed è percorribile con circospczione solo allaluce delle torce elettrichc.

Con grande nostra sorpresa, risalendo la gal-leria per riguadagnare l'uscita, notammo, illu-minata casualmente nel buio dalla luce dellatorcia, un'iscrizione monumentale a grandi let-tere, ancora abbastanza ben conservata, incisanella parete tufacea della galleria (nella piantadi fig. 1 è indicata con un asterisco), che nelloscendere non si era notata, perché, come si potèconstatare, l'iscrizione era stata incisa in modotale da essere visibile in particolare a chi risa-liva la galleria. Sarebbe altamente desiderabileche questo importante monumento venisse li-berato dagli accumuli dì terra e rifiuti che neimpediscono non solo un completo rilievo e studioma finanche l'accesso1. È proprio in attesa di

1 Pur avendo segnalato a suo tempo la scoperta del-l ' importante monumento alla competente Soprintendenza(per la precisione all'allora ispcttrice di zona, dr.ssa Giu-liana Tocco, attualmente Soprintendente Archeologo diSalcrno) nul la si è fatto o si è potuto fare per proteggerequesto singolare monumento. Addirittura nel 1985 all'epo-ca della costruzione delle strade di emergenza post-bradisi-smo con l'allargamento di via Scalandrone, che sovrappassala nostra galleria, si sfondò durante la palificazione per lanuova strada una delle antiche prese d'aria nella voltadella galleria romana; all'inìzio i tecnici dell'impresa pen-sarono ad una delle tante cavità naturali dei Campi Flegreie tentarono di colmarla versandovi dentro il contenuto di

diverse betoniere dì cemento, naturalmente senza ottene-re alcun risultato. Alla fine, la Tocco, avvertita, si ricordòdella galleria, di cui le avevo dato notizia, e si potè orga-nizzare un sopralluogo all'interno della struttura. Ricor-do bene lo stupore del tecnici dell'impresa edile quando,dopo aver superato uno sbarramento di r i f i u t i e di mate-riale eli risulta, entrammo nella galleria; la Soprintenden-za potè così far progettare una variante tecnica per evi-tare che la strada moderna poggiasse direttamente sullavolta della s trut tura romana; purtroppo il connesso pro-getto di bonifica e di recupero conservativo del monu-mento antico non fu allora attuato, né è stato fatto inseguito. E da allora che non rimetto più piede nella gai-

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Fig. 1 - Planimetria della galleria. L'asterisco (presso la sezione B-B) indica il posizionamento dell'iscrizione.

un intervento di bonifica e restauro di questogenere, più volte progettato, ma mai realizza-to, che l'edizione del complesso è stata r iman-data così a lungo2. Ora questo compito nonmi sembra ulteriormente procrastinabile; na-turalmente resta sempre la speranza di potertornare sul tema in migliori condizioni per lostudio, se si realizzerà quanto sopra auspicato.

Il testo epigrafico, inquadrato in una tabulapseudoansata, alta 90 cm. e larga 155, è di-sposto su 5 linee di scrittura con lettere nellaprima linea alte 18 cm., più piccole nelle altre4 linee (linee 2-3: cm. 9; linea 4: cm. 12; linea5: cm. da 8 a 10); in più punti sono ancoraevidenti i segni di interpunzione in forma divirgole. La lettura è resa difficoltosa non soloper il luogo totalmente buio dove si troval'epigrafe, ma anche per l'altezza, essendo in-cisa subito al di sotto della volta, il che nonconsente un accurato controllo autoptico; inoltrespecialmente ostacola una piana lettura laconsunzione del tufo, che si presenta non solofessurato e lesionato in più punti, ma anchequasi del tutto levigato nella parte destra del-l'iscrizione ad opera, credo, delle correnti d'aria,

che si creano nella galleria. La sua conserva-zione però dopo venti secoli è già di per séstraordinaria, tenendo conto del materiale friabilecome Ìl tufo su cui è incisa, della sismicitàdella zona e dei cataclismi che vi sono avve-nut i (si pensi solo al sorgere nelle immediatevicinanze del Monte Nuovo nel 1538). Ad ognimodo dopo molti sforzi e sopralluoghi ho potutodecifrare con sicurezza, salvo che alla linea 2,il testo dell 'epigrafe monumentale, che è ilseguente (figg. 2-3):

Haustus • adapert(us]perm\_i\s(su) ac [.cu\r(a)ì D(ecimi) • Stii[ri] Ra[g]o-niani • curatori^ • aquacAugusta e ìli k(alendas] lanttqriqs

5 lunio Blaesio Ser(vio) Lenllulo co(n)s(ulibus)\.(30 clic. 10 d.C.)

Alla linea 1, in lettere assai più grandi (cm.18) che nel resto dell'iscrizione, è indicata l'operafatta eseguire dal curator aquae Augustae: si tratta,come ora vedremo, dell'apertura di una presad'acqua (haustus). Haustus* , da barrire = at-tingere, ha nelle fonti letterarie, giuridiche,

leria e spero che non vi siano stati nel frattempo cedimentidella volta tali da renderla del tutto inaccessibile. Un miorecente sopralluogo (primavera 1997) ha mostrato chel'ingombro di terra è fortemente aumentato nello stessovano di accesso su via nuova Scalandrone, prima piùfacilmente praticabile.

- Anche se non ho mancato di dare notizie della scoper-

ta a quegli studiosi che ne fossero per varie ragioni inte-ressati: ad es. Pagano 1983-4, pp. 194-6; Corbier 1984, pp.255 s.

5 'l'h. L.L. s.v. col. 2574 -6; ovviamente non ci interessaqui il significato traslato di sorsata di liquido (in genereacqua); cfr. ad es. v. Verg., Georg. 4. 229: bau sin aquarum\. 35. 17. 7: haustu aquae eguisse.

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Figg. 2 - 3 . Iscrizione incisa nella parete tufacea.

epigrafiche, sempre il signi-ficato principale di presad'acqua da una sorgente(fons) o da un pozzo (cfr.Plin., N.H. 19.60; Tuv., 3.227, da poz/o) e natural-mente anche quello connessodi servitù di presa d'acqua,servitili hauriendi, aquachauriendae o anche aquachaustus, cioè il diritto di at-tingere acqua da fons nelfondo servente e di pene-trarvi a questo scopo, checostituiva una specifica ser-vitù rustica4: cfr. D. 8.2.10:quia et haustu relicto iterquoque ad hauriendum

praestaretur; D. 8. 3. 3. 3: qui babet haustum,iter quoque habere videtur ad hauriendum''. Manella nostra iscrizione haustus è collegato conil verbo adaperio, che significa 'aprire ciò cheera chiuso'6; particolarmente calzante per il nostrocaso è l'espressione adaperto cuniculo di Livio,(5. 21. 8), ma cfr. anche Ovid., Metam. 14. 740:adaperta ... ianua; Liv., 25. 30. 10: adapertasfores portae. Da ciò si deduce che qui haustusha non solo il significato normale di presa d'acqua,ma anche indica in senso traslato il cunicolostesso mediante il cui scavo quella era stata resapossibile7.

Poiché la tabula pseudoansata con l'iscrizio-ne è posta proprio al di sopra dell'imbocco diun condotto a sezione rettangolare, scavato neltufo della collina e at tualmente ostruito dal laterra dopo pochissimi metri (fig. 3), mì pareevidente che sia questo l'haustus aperto a curadel curalor aquae Augustae.

La linea 2 è di assai difficile lettura perchémolto danneggiata da fessurazioni e cadute deltufo; la prima parola PERM[...], per quantonon interamente leggibile, è a mio avviso sen-za dubbio da integrare come permissu, poichédalla linea 3 si desume con certezza che il nomedel curator era al genitivo, caso che deve esse-

4 Su cui in part. Nerat. 4 reg. (D. 8. 3. 2. 1-2: haustusaquae}; già Cic., prò Cacc. 26. 74: aquae ductm, haustus, iter,actus...; Lex Urson. (CIL I2 594): itus, actus, aquae haustus;sulla servitiis aquae haustus vedi specialmente L. CapogrossiColognesi, Ricerche sulla struttura delle servitù d'acqua indiritto romano, Milano 1966, pp. 107 ss.

5 Qui Ulpiano riporta il parere dì Nerazio (lib. 3 memhranantm}sul diri t to di attingere acqua da una fonte privata (haustus

ex fonte privato}; inoltre D. 34. 1. 14. 3; D. 39. 3. I / . 2 e4; D. 43. 20. 1. 6 (haustus servitus}; D. 43. 22. 1. 1 (haustusaquae].

fl Cfr. Tb. I...L. s.v. col. 568 s.: detto anche de portis etlocis claush.

1 Un significato più vicino a quello della nostra iscrizio-ne mi pare l'uso che di haustus fa Columclla (r. r. 15. 1:si deerit fluens linda, putealis qitaeratur in vicino, quae non

194 Camodeca

re rette appunto da permissu\e è forseleggibile dopo una breve lacuna una S: ciò consentedì supporre l'abbreviazione perm[i]s(su)*. Que-st'espressione è comunissima in contesti ana-loghi: cfr., ad es., CIL VI 360 (del 166): permissu... curat(oris) aedium (sacrarum) (sott. locusadsignatus est)\; 1990=36747.

Le due lettere successive sono una A e quasicertamente una C (o al limite una G), cui se-guono tracce di due o tre lettere del tutto incerte,poi la parte superiore con occhiello di una P,B, o R. Di queste lettere non riesco a dare unaplausibile interpretazione; solo con molta cautelae dubbi avanzo la proposta di intendervi AC[CV\R(A). Ad esse segue, prima di un puntodi separazione, una D9, che, per quanto nonperfettamente conservata, è a mìo avviso dainterpretare come il praenomen D(ecimus) delcurator aquae Augustae, la cui onomastica ingenitivo occupa infatti la fine della linea 2 el ' inizio della linea 3, dove si legge chiaramen-te la fine del suo cognomcn [ Irtiani, segui-to da un punto di separazione. Dopo la D ècerta la lettura SAT, ovviamente l'inizio delgentilizio"1; in seguito appaiono, dopo una brevelacuna di un paio di lettere, tracce sicure diuna R e di una /I, e in fine della linea sembraesservi stata una O. Per questo motivo l'inte-grazione più semplice e spontanea di [G]RA/NIANI è a mio parere da respingere, tantopiù che in tal caso il gentilizio iniziante perSAT risulterebbe inverosimilmente abbrevia-to. Pertanto ritengo soluzione migliore inten-dere ed integrare SAT[RI] (o eventualmenteSATfTI]) RA[G]O/NIANl; anche se rari, Ragoniisono comunque attestati in età tardorepubblicanae augustea a Capua11.

Il curator aquac Augustae permise dunque

l'apertura déSl'haustus: questa interpretazionesembra trovare un puntuale confronto ancheterminologico nella lex Quinctia del 9 a.C.,riportata da Front., aqu, 129.11 (grassetto mio):Quo minus ex iis fontibus, rivis, specibus,fornidbus aquam sumere haurire iis quihuscumquccuratores aquarutn perni i scruni:, pertniserint,praeterquam rota, calice, machina liceat, dumne qui puteus neque foramen novum fiat, eiushac lege nihilum rogato^-.

La precisa datazione dell'epigrafe è leggibilenelle ultime due righe, lertium (ante) k(alendas)lanuarias (il 30 dicembre) dell'anno del con-solato di Q. Tun ius Blaesus (PIR2 1 738) (quiinesattamente scritto Blaesio) e di Ser(vius)Cornelius Lentulus Maluginensis (PIR2 C 1394)(nel nostro caso indicato, come altrove [CILX 6639; 8070,4], con omissione del gentilizioe del secondo cognomen}, che furono consoliBuffetti nella seconda metà del 10 d.C. Sebbe-ne Q. lunìus Blaesus nelle altre datazioni con-solari della coppia risulti sempre precedutoda Ser. Cornelius Lentulus, non mi pare fac-cia alcuna difficoltà il fatto che qui i consolisiano menzionati nell'ordine invertito.

Dunque l'iscrizione monumentale a ricordodell'opera pubblica quel giorno inaugurata fuposta il 30 dicembre del 10 d.C.: è davverosorprendente che in duemila anni questa iscri-zione sia sempre sfuggita all 'attenzione deinumerosi viaggiatori e visitatori dei Campi Flegrei,nessuno dei quali l'ha mai riportata, anche solose in forma scorretta, e per giunta è sfuggitapure agli studiosi ed eruditi locali, rimanendoinedita fino ai nostri giorni, in una zona purfrequentatìssima a due passi da Baia, dai bagnidì Tritoli e dalle stufe di Nerone15. Fortunata-mente questo non breve tratto della galleria (un

sit haustus profundi [se l'acqua sorgiva mancherà, si cerchinelle vicinanze quella di pozzo (putealìs, sott. aqua], laquale non sia di scavo profondo]: qui baustus significaproprio lo scavo per raggiungere e attingere l'acqua.

8 Per questa abbreviazione v. ad es. CIL VI 37326.9 E non, come a prima vista potrebbe sembrare, IS; l'ipo-

tetico tratto curvo superiore della S è in realtà prodotto daun foro nel tufo. Si confronti questa D con quella assaimeglio conservata della lìnea 1: la forma della lettera è amio avviso identica, sebbene in quella della linea 2 nonsono più ben visibili gli attacchi fra il tratto verticale e la'pancia' della D. Infine argomento sostanziale e dì granpeso, questa D, seguita da punto di separazione, restitui-sce il prenome D(ecimus) del curator aquae Augustae, chealtrimenti ne risulterebbe inverosimilmente privo.

10 Che SAT sia l'inizio del gentilizio mi pare certo: è adogni modo del tutto esclusa la possibilità dì intendere uncognomen SAT[V]KNIANI, che a tacer d'altro sarebbeinverosimile per l'epoca, come d'altra parte inammissibilesarebbe l'indicazione del curator aquae Augustae con il solocognomen.

11 Vedi G. D'Isanto, Capua Romana. Ricerche di prosopo-grafia e storta sociale, Roma 1993, p. 213.

12 Sappiamo però che in epoca successiva le concessionia privati divennero a Roma di competenza diretta dell ' im-peratore, Front., aqu. 105. 1.

n Ad es. la galleria risulta ignorata anche nella cataloga-zione delle strutture archeologiche della zona fatta neglianni 70 da Forma Italiae 1979, pp. 35 ss. Nella più recen-te indagine archeologica sul Lucrino di Pagano 1983-4,

Una ignorala galleria d'età augustea 19.5

centinaio di metri è ancora percorritele) ha resistitoagli sconvolgimenti tellurici, che hanno profon-damente modificato la zona, in particolare alvicinissimo sorgere del Monte Nuovo durantela celebre notte nel settembre del 1538.

Probabilmente sia la conservazione dell'iscri-zione, sia il silenzio su di essa sono dovuti alfatto che, come vedremo, la galleria stradalerimase in funzione, in quanto tale, per nonpiù di un secolo. Ho già detto che dal latoverso il Lucrino la galleria dopo una curva agomito finisce improvvisamente tagliata a stra-piombo; è evidente che da questa parte l'im-provvisa fine della gallerìa deve essere dovutaad un intervento dell'uomo, mentre, come detto,dal lato verso Baia risulta ostruita dalla terra,forse per un un crollo della volta o un collas-samento delle pareti laterali; dall 'aperturamoderna su via Scalandrone è anche avvenutolo sversamento di materiale di risulta e di ri-fiuti in tempi recenti. All'altezza della curva agomito in direzione del Lucrino si aprono nellato verso monte due condotti con coperturaa spiovente, alti m. 2 x 80 cm. di larghezza,che sì sono potuti restituire in pianta solo peruna ventina di metri, sebbene essi si inoltrinoancora, discendendo nel fianco della collinaper non breve tratto (circa un centinaio di metri).È difficile pensare, per un semplice calcolo diquote, che essi fossero corridoi d'accesso e diispezione all'acquedotto augusteo, scendendoessi ben al di sotto dei 38/40 m., quota a cuicorreva in questa zona lo speco dell'acquedot-to augusteo. Questi lunghi e stretti cunicoliche si inoltrano nel fianco della collina richia-mano invece i condotti di captazione di sor-genti d'acqua calda e vapore, così frequentinella zona (si pensi a quelli delle vicine stufedi Nerone)14, pur mancando ogni apprestamentodì vano termale nella galleria.

Quale funzione aveva questa galleria? Risul-ta evidente dal segmento della lunghezza dicirca un centinaio di metri, che si è potutoancora percorrere in non lieve pendenza, ol-tre che da quanto comunque si intravedevaostruito dai crolli, che essa conduceva dallesponde del Lucrino fino alla sommità delle colline

di Baia. All'altezza dell'ingresso moderno suvia Scalandrone, il piano di calpestio anticodella galleria si trova a quota 44 m. circa; essopoi scendeva verso il Lucrino fino all'improv-viso taglio della collina, calcolabile grosso modoa quota 30 m. o poco più. Sappiamo dall'iscri-zione ancora in situ che la galleria stradaleesisteva già nel 10 d.C.; mi pare chiaro con-cludere che anche questa galleria, come anchele altre numerose della zona, sia da attribuirealla riorganizzazione del territorio disposta daAgrippa verso il 37 a.C., all'epoca della guer-ra di Ottaviano contro Sesto Pompeo, chedominava il mare Tirreno, al fine di installareuna base militare della flotta nel complessolacustre del lago Lucrino (portus lulìus) e dellago d'Averno, quest'ultimo collegato tramitela famosa galleria di Cocceio con Cuma e amezzo di un'altra galleria, che passava sottol'acropoli, con il porto cumano. E quindi amio avviso probabile che anche la nostra gal-lerìa sì debba al geniale architetto di Agrippa,L. Cocceio Aucto, di cui parla Strabene (V4.5), e che quindi anch'essa dovesse avere inorigine uno scopo latamente militare, assicu-rando rapidi collegamenti in un'area orografi-camente tormentata; si pensi all'altra assai si-mile galleria, impropriamente detta 'grotta dellaSibilla', che collegava fra loro le conche dellago di Lucrino e del lago d'Averno'"5.

Ma l'iscrizione del 30 dicembre del 10 d.C.non ha ovviamente nulla a che fare con la galleriastradale, che evidentemente preesisteva. Essaha invece a che fare certamente con l'acque-dotto augusteo del Scrino (Vaqua Augusta, dicui qui si nomina un curator, il curator aquaeAugustae). Il termine haustusì usato nell'iscri-zione, significa tecnicamente, come s'è visto,l'attingere acqua, la presa d'acqua, mentreadapertus fa riferimento specifico all'aperturadi un condotto allo scopo. Dunque ciò cheviene commemorato nell'iscrizione del 10 d.C.è l'apertura di una presa d'acqua attraverso ilcondotto a sezione rettangolare sopra il qualeè incisa l'iscrizione monumentale; non sappia-mo se le numerose cisterne, i cui resti sonoancora conservati lungo le pendici della colli-

pp. 194-6, solo un cenno dietro mia indicazione con con-clusioni però non sempre condivisibili.

14 Vedili in pianta in Pagano 1983-4, tav. I a p. 160.15 Su di essa v. M. Pagano - M. Reddè - J. M. Rodclaz,

'Recherches archeologiques et historiques sur la zone du

lac d'Averne', in MEFRA 94, 1982, pp. 271 ss. In generalesulle tecniche costruttive dì queste gallerie cfr. ora K.Grewe, 'Antike Strassentunnel in Kampanien', in Curaaquarum in Campania (ed. N. de Haan, G. Jansen), Leidcn1996, pp. 125 ss.

196 Giuseppe Camodeca

na dello Scalandrone a una quota immediata-mente inferiore'6, fossero in qualche modo inrelazione con questo bausfus. Ad ogni modotutta la zona collinare del Lucrino, un'areaconsiderata fin dall'epoca tardorepubblicana parteintegrante di Baia ed indissolubilmente asso-ciata nelle fonti antiche agli olia e alle delicìaebaiarti, era fittamente costruita con ville resi-denziali, appartenenti a personaggi del gran mondoromano1', plausibili beneficiari della concessio-ne, Ora già il fatto che ad autorizzare la presad'acqua sia stato il curator aquae Augustae do-vrebbe far intendere che si trattava di captareacqua dal grande acquedotto augusreo del Scrino,il mmosQ fontis Augustei aquaeductus-, e un calcoloanche solo approssimativo delle quote consen-te tale ipotesi, sebbene non sappiamo quantofosse profondo il condotto cui si riferisce l'iscri-zione, essendo ostruito dopo poco più di unpaio di metri, Questa interpretazione di unaderivazione dall'acquedotto potrebbe trovare unaconferma in una disposizione del SC. del 11a.C., riportata da Front., aqu. 108.1: itti usqueeo maneret adtributio aquarum, exceptis quae inusum balinearum essent datae aut haustus co-mine, quoad idem domini possiderent id solumin quod accepissent aquam. Il riferimento offhaustusè stato infatti inteso18 nel senso che i proprie-tari dei fondi confinanti con il percorso del-l'acquedotto avrebbero avuto il diritto di aquaehaustus, quasi una concessione al fondo stesso(D, 43. 20. 1),

Si sa che il percorso dell'acquedotto augusteopassava appunto nei pressi della collina dello

Scalandrone, per dirigersi verso Baiae; qui allaSella di Baia se ne vede ancora in sezione ilcunicolo tranciato alla quota dì ca. 38 m. daltaglio moderno della strada19, ma molti altri restisono stati ad esso riferiti, sparsi nella zona fral'Averne e il Lucrino'0. Il problema della perti-nenza all'acquedotto augusteo è ovviamente legatoad una esatta rilevazione delle quote, che man-ca quasi sempre; né è qui il caso di riprendere,come pure si dovrà fare, l'argomento, sebbenein linea generale il suo percorso nel territorioflegreo sia abbastanza precisamente ricostruibile21.Basti qui ricordare, ad es., che lo speco dell'ac-quedotto è visibile a Piedigrotta nell'area dellaed. tomba di Virgilio, dove correva sul fiancodella crypla ncapolitana di Cocceio2-, poi aFuorigrotta in via Terracina nell'area (grossomodo a q. 47 m.) di fronte al nr. civico 345,poco oltre le terme pubbliche d'età adrianea23,da esso rifornite; infine ampi tratti ne furonoritrovati a Bagnoli, presso la Stazione della Me-tropolitana, mentre una diramazione andava aservire le Terme romane di Agnano. A Pozzuoliarrivava superando in cunicolo il Monte Olibano(dove però le cave ottocentesche ne hanno di-strutto Ì resti), ed, entrato in città, riforniva leterme ed. deU'Ortodonico, e più avanti, subitodopo l'area forense, le altre terme e la grandecisterna delle Centocamerelle (villa Avelline) sottol'attuale via del Cannine (q. 37,2); nell'area ur-bana di Puteoli esso correva sotterraneo grossomodo lungo la isoipsa di 45 m. sul livello delmare (ma un preciso riscontro delle sue quoteè tutto da fare)2"1. Poi proseguiva verso dima

16 Vedi Pagano 1983-4, pp. 189 ss.17 Non sono mancati in zona ritrovamenti di fistiile ac-

quarie della casata imperiale (CIL X 1906) e di senatori,ma assai più tarde: BpbEp Vili 377 e 378 (quest'ultima diQ. Pomponius Maternus, cos. 128); invece le fistiile (AEpigr1903, 167), talvolta erroneamente riferire al Lucrino, pro-vengono in realtà da Baia.

ISCosì P. Grimal nell'cd. BL di Frontino, p. 95 nota131. La legione haustus nomine, non univoca nei mano-scritti, è comunque confermata anche nella più recenteedizione di Frontino di C. Kunderewicz (BT 1973). Ingenerale sui problemi amministrativi del rifornimento idricodi Roma, vedi Chr. Bruun, 'The Water Supply of AncientRome. A Study of Roman Imperiai Administration, Helsinki1991, ove ampia bibliografia.

19Forma Italiae 1979, p. 70 s., n. 35 con fig.lll20Pagano 1983-4, pp. 187., 201, 207, 211, sebbene non

sia sempre chiaro se si tratti in realtà solo di cunicoli idrau-lici di derivazione; anche qui si avverte la mancanza di unaesatta rilevazione delle quote, elemento decisivo in questicasi dubbi.

21 Sul tratto flegreo dell'acquedotto augusteo del Scrinovedi Dubois 1907, pp. 276 ss.; I. Sgobbo in NSc 1938, pp.75 ss., oltre gli articoli cit. alle note 20 e 27. Una utilepianta a cura dell'ardi. J. Rougetct con il percorso dell'ac-quedotto fra Puteoli e Baiae si trova in Pagano - Rougetet1988-89, p. 153, fig. 1.

22 Una foto del cunicolo in Campì Flcgrei, p. 41.23 Su cui cfr. da ultimo Campi Flegrei, pp. 46 ss.2^Per questo resta dubbio se rifornisse o meno anche la

grande cisterna di villa Cardito, che era a quota 47,5 ca.;incerti sul punto sia P. Sommella, Forma e urbanistica diPozzuoli romana (- Puteoli 2), 1978, pp. 61 ss.; sia oraanche A. Gaìlottini, 'Una problematica cisterna putcolana;la Piscina Cardito1, in L'Africa romana, 'Atti XI convegno,Cartagine 15-18 die. 1994', Ozieri 1996, pp. 771 ss., comedel resto già il Dubois 1907, pp. 280 ss., che da parte suapropendeva per la negativa (p. 282 nota 1) e pensavaall'acquedotto Campano. 11 castellum aquae, relativo al-l'acquedotto del Scrino, è stato di recente individuato aimargini orientali dell'area forense a q. 38 ca. (vedi CartaArcheologica, foglio XIII, in Aa.Vv., Puteoli, Napoli 1993).

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lungo la via Domiziana, dove se ne sono recuperatetracce, di recente, in via Luciano poco oltre lostabilimento delTOlivetti23 (ca. q. 40) e inoltreall'altezza del lago d'Averno26. Qui, mentre uncondotto riforniva le grandiose Termc ed. eliApollo27 e un ramo anelava a servire Cuma,passando in cunicolo accanto alla grotta diCocceio, lo speco principale, dopo aver con-tornato FAverne, giungeva nella nostra zona delloScalandrone dal Monte delle Ginestre, A que-sto punto, superata la collina di Tritoli, si ritro-vano suoi resti, come detto, alla sella di Baia,grosso modo a q. 38, da dove l'acquedotto sidirigeva verso Miseno al servizio della grandeflotta militare, lì stanziata dallo stesso Augusto,e ivi concludeva il suo percorso nella grandecisterna della ed. piscina mirabili*.

Questo acquedotto fino alla scoperta dellagrande iscrizione del Scrino, pubblicata dalloSgobbo nel 1938 (AE 1939, 151P, in cui siricordano gli importanti restauri avvenuti sot-to Costantino e inaugura t i nel novembre del324, era ritenuto un acquedotto di Claudio acausa dell'errata interpretazione umanistica dialcune fistule aquarie. Invece l'iscrizione delScrino chiarì senza più dubbi che si trattavadi un acquedotto costruito da Augusto (fontisAugustei aquaeductus). Ma anche in seguito moltistudiosi avevano dubitato che l'acquedotto fossestato interamente completato già in età augusteanel suo lunghissimo percorso di un centinaiodi krn. dal Scrino fino a Miseno, senza conta-re le numerose cliramazioni; così, ad es., anco-ra il D'Arms29, secondo cui "it may have beenClaudius who first brought thè Scrino waters

as far as Misenum". Naturalmente ora che lanostra iscrizione attesta l'acquedotto già in(unzione nel 10 d.C. all'altezza del Lucrino,mi pare chiaro che non vi siano più ragione-voli dubbi a concludere che l'acquedotto siastato completato fino a Miseno già sotto Augusto,come era d'altra parte ovvio, data l ' importan-za della sede della flotta imperiale.

Di grande interesse è anche la menzione delpiù antico curator aquae Augusta? ^ che risultaanche essere in assoluto il più antico curatoraquarum municipale finora attestato. Purtrop-po il suo nome non è più leggibile con asso-luta sicurezza: si trattava comunque quasi cer-tamente di un Satrius oppure, in alternativa,di un Sattius (le lettere SAT sono infatti dilettura sicura); come si è visto, si poteva vero-similmente chiamare D. Sat[rius] Ra[g]onÌanus.Difatti i Satrii costituiscono una famiglia bennota e in posizione di spicco proprio in etàaugustea a Cumae, rna hanno anche qualcherappresentante più tardo a Puteoli30, Altricuratore^ aquae Augustae sono a mio avvisorintracciabili nelle iscrizioni puteolane: uno deltempo di Nerone, L. Cassius L. f. Pai. Ccrealis,che ricoprì anche la suprema magistraturaquinquennale a Puteoli, e fu, oltre che curatoroperum publicorum primtis, anche curator aq\_uaeAug(ustae)Yl. Inoltre un terzo, assai più tar-do, è da riconoscere in CIL X 1805: si trattadi un vir egregius, cioè un personaggio puteolanodi rango equestre del ITI secolo, la cui onomasticaè però quasi completamente perduta nell'epigrafe,che lo ricorda come cur(ator) aquae Aug(ustae)per annos [ ]'2. Infine nel 324 all'epoca dei

2:1 Aa.Vv., 'Pozzuoli: II Rione Terra alla luce dei nuoviscavi archeologici', in Bollettino d'Archeologia 22, 1993 [ma1996], p. 138 nota 169, dove però non si fornisce la pre-cisa quota dei due condotti affiancati, che invece sarebbestata per quanto detto di non poco interesse.

26 Pagano - Rougetet 1988-9, p. 192.27 Pagano - Rougetet 1988-89, pp. 178, 191 s., 197.28 Sulla datazione al novembre 324 v. G. Camodeca,

'Iscrizioni inedite di Pozzuoli1, in AttìAcc.Nap 82, 1971.,pp. 24 ss. Una foto dell'iscrizione, ancora conservata neilocali dell'acquedotto di Napoli a Serino, è in G. Camodeca,' I s t i tuz ion i e società di Abcllinum romana', in Storia diAvellino e dell'Irpìnia, voi. I, Avellino 1996, p. 189 fìg. 12.In generale per una rassegna delle fonti cpìgrafichc relati-ve agli acquedotti vedi R Zanovello, in G. Bodon, I. Riera,P. Zanovello, Utilitas Necessaria. Sistemi idraulici nell'Ita-lia romana, Milano 1994, pp. 99 ss.

29 J. H. D'Arms, Romans on thè Bay o/Naples, CambridgeMass. 1970, p. 79.

'"Satrii dell'oligarchia cumana d'età protoimperiale: CIL

X 2930, AEpigr 1927, 158; inoltre iscrizione inedita. IlSilius Satrianus, onorato in un decreto decurionale puteo-lano del 161 (EpbEp Vili 371 = Paleo/i <-)-\Q, 1985-6, pp.65 ss.), discende certo da questa famiglia cumana. L'unicaalternativa possibile a Sat[n} sarebbe il gentilizio Sat[ti\,meno probabile non fosse altro che per la sua minore emeno qualificata diffusione in Campania.

31 Gli editori, (AEpigr 1974, 266 = AEpigr 1980, 236), ave-vano invece integrato semplicemente cur(ator) aq[uac]. Sul-l'importante personaggio d'età neroniana e di origine libertina,rinvio a quanto scrivo in 'L'elite municipale di Puteoli fra latarda repubblica e Nerone', in Les élites municipale1!; de l'Italiepéninsulaire dcs Gracques a Néro/-?, 'Actes table ronde deClermont-Ferrand nov. 1991', Naples-Rome 1996, pp. 99 s.

52 Per questa interpretazione di CIL X 1805, di tradizio-ne manoscritta e dapprima fraintesa nel CIL (ma v. p. 1009),vedi G. Camodeca, 'Ricerche su Puteoli tardoromana (fineIH- IV secolo)', in Puteoli 4-5, 1980-1, p. 117; cfr. ancheCorbicr 1984, p. 255 (con elenco dei curatore?, aquarummunicipali in Italia); di recente è stata invece ignorata da

198 Giuseppe Camodcca

restauri costantiniani ebbe la sovraintenden/adei lavori un praepositus aquaeductus, il virperfectissimus, Pontianus, di rango equestre.

Nulla sappiamo altrimenti delle competenzedel curator aquae August&e\a certo oltre lamanutenxione del manufatto egli, come mo-stra la nostra iscrizione, aveva il diritto diconcedere prese e derivazioni d'acqua a pri-vati, che nel nostro caso, secondo quanto si èdetto, saranno stati verosimilmente i ricchiproprietari delle ville, poste sulle colline in-torno al Lucrino, alcuni dei quali di rangosenatorio. Anche il versante verso Pozzuoli, dicui nulla più resta dopo il sorgere del MonteNuovo nel 1.5.38, era almeno in età tardore-pubblicana ugualmente fìtto di ville residen-ziali, fra le quali per es. quelle dì Cicerone edi Siila, ma a mio avviso dapprima la creazio-ne del portus lulìus nel 37 a.C. ad opera diAgrippa e poi, trasferita già prima del 12 a.C.la flotta militare a Misene, l'estendersi deiquart ieri portuali di Pozzuoli fino al Lucrino,che costituivano un grandioso sistema di portiintegrati con horrea e altri apprestamenti mer-cantili, dovettero trasformare profondamentela destinazione di quest'area, modificandola daresidenziale a portuale-commerciale''.

Si è già detto che la galleria stradale, costru-ita a mio parere nell'ambito del grande proget-to strategico di Agrippa, termina ora verso valle,improvvisamente tagliata a strapiombo. Questopercorso stradale fra Lucrino e Baia in galleriafu quindi ad un certo momento interrotto, amio avviso per un intervento umano, più cheper motivi di catastrofi naturali, essendo trop-po netto il taglio; d'altra parte che il percorsonon funzionasse più in età tardoimperiale èdimostrato da costruzioni di quest'epoca cheoccludono il passaggio già a valle all'altezza stessadel lago Lucrino. Io credo che si possa stabili-re con grande probabilità l'occasione in cui questagalleria fu tagliata con buona parte della colli-na che la conteneva: si tratta della celebre ope-ra, voluta da Nerone nel 64 e iniziata a curadei suoi due grandi architetti Severo e Celere,di un grande canale (la fossa Neronìs) fra ilLucrino e il Tevere, per collegare direttamenteil porto di Puteoli con Ostia, grandioso proget-

to non completato per la morte dell'imperatorenel 68. Come è noto, le fonti antiche (Tac., ann.15. 42; Suet., Nero 31; Stat., Silv. 4.3), sia per-ché pregiudizialmente contrarie al defunto im-peratore (si pensi a Tacito), sia perché l'operarealmente non era stata completata, l'avevanoconsiderata una follia da attribuire alle maniedi grandezza di Nerone. Ma il progetto in realtàsi inseriva perfettamente in un gigantesco pro-getto di miglioramento dell' approvvigionamentoannonario di Roma (si ricordi un'altra audaceopera neroniana, quale il taglio dell'istmo diCorinto, che esprimeva al meglio la sua tipicavolontà di dominio della natura); l'imperatorevoleva evitare una volta per tutte l'alcatorietà ei rischi del trasporto annonario per mare, spe-cie nei mesi invernali, fra Pozzuoli e Ostia, chenon aveva all'epoca un porto sufficientementeprotetto e in grado di accogliere le grandi navida trasporto. L'imperatore aveva così iniziatoad attuare, come credo si possa dimostrare34,una serie di opere pubbliche a partire dal 60con la creazione della colonia neroniana a Puteoli;il grande porto di questa città era ovviamentefondamentale nel suo progetto, essendo il pun-to di arrivo dei flussi annonari dal Mediterra-neo e nel contempo il punto di partenza delcanale per Ostia. Per ampliare quindi la capa-cità del porto puteolano e proteggere al megliole navi alla fonda fece ricostruire, come a mioavviso si può affermare con certezza (v. nota34), il molo di Puteoli nelle forme grandiose anoi note attraverso le rappresentazioni sullefiaschette vitree, esaltato come un capolavorodai poeti del tempo. Ma torniamo al canale (lafossa Neronis); di recente sì è giustamente fattorilevare che dalla foto aerea l'opera si rivelaessere stata in una fase di realizzazione assaipiù avanzata di quanto le fonti antiche, preve-nute nei confronti di Nerone, abbiano volutofar credere; nella nostra zona tracce del trinceroneche si stava scavando per collegare il lago Lu-crino all'estremità settentrionale del lago Fusarosono state riconosciute proprio nelle località diFosso del Castagno e dello Scalandrone con sban-camenti per un'altezza fino a 70 metri, ondeottenere una larghezza prevista del canale dicirca 35 m.55.

A. Abramenko, Die munizipale Mittekcbicht im kaiserzeitl.ìtalien, Frankfurt am Main 1993, pp. 203 ss., che proponel'assurda spiegazione di cura quae(stura) Aug(ustalium)\\5 Vedi la mia pianta di Puteoli (Camodeca 1994) con i

quartieri portuali e suburbani fino al Portus hilius.34 Camodeca 1994, pp. 110 s.55 W. Johannowsky, 'Appunti su alcune infrastrutture

dell'annona romana tra Nerone e Adriano', in Bollettino

Una ignorala galleria d'età augustea 199

Ritengo si possa dunque concludere con sicu-rezza che proprio la costruzione della fossa Neronisnegli anni 64-68 abbia portato all'obliterazionee disattivazione della nostra galleria stradale frail Lucrino e Baia. In seguito essa fu forse usatadai proprietari delle ville sovrastanti per lacaptazione di sorgenti di acqua termale, cosìnumerose ancora oggi nella zona, se questa è lagiusta interpretazione dei due lunghi cunicoli (dicirca un centinaio di metri ciascuno) che si inol-trano nelle pendici della collina.

Abbreviazioni supplementari:

Camodeca 1994 = (_ì. Camodeca, Tuteoli porto an-nonario e Ìl commercio elei granoin età imperiale', in Le ravitaille-ment en blé de Rome, 'Acics Coli.

Campi Flegrei

Corbicr 1984

Dubois 1907

Forma Italiae 1979

Pagano 1983-4

Pagano-Rougetet1988-9

Intern. Centre J. Bérarcl, Naples34-16 fév. 1991', Naples-Rome1994, pp. 103-128.I Campì Flegrei (a cura eli P. Amal-fitano, G. Camodeca, M. Medi-i),Venezia 1990.M. Corbier, 'De Volsinii a Se-stinum: cura aquae et évergétismemunicipal de l'eau en Italie', inREL 62, 1984, pp. 236-274.Ch. Dubois, Pouzzoles antiquc,Paris 1907.M. R. Borricllo - A. D'Ambrosio,Eaiae — Mtsenum, Forma Italiae,I, XIV, Firenze 1979.M. Pagano, 'II lago Lucrino. Ri-cerche storiche ed archeologiche',in Piitcoln-%, 1983-4, pp. 113-226.M. Pagano - J. Rougetet, 'Le gran-di terme dette "tempio eli Apollo"sul lago d'Averno1, in Puteoli 12-13, 1988-89, pp. 151-209.

blé de Rome, 'Actes Coli. Intern. Centre J. Bérard, Naples14-16 fév. 1991', Naples-Kome 1994, p/160.