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TORIA AMBIZIONI E REPUTAZIONI Élite nel Lodigiano tra età moderna e contemporanea A cura di Pietro Cafaro di EMI FRANCOANGELI S

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TORIA

AMBIZIONI E REPUTAZIONIÉlite nel Lodigiano tra età moderna e contemporanea

A cura di Pietro Cafaro

AMBIZIONI E REPUTAZIONI Élite nel Lodigiano tra età moderna e contemporanea

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In che modo è possibile parlare di élite in una realtà come Lodi eattraverso quali veicoli esse si rafforzano oppure si indeboliscono nelcorso dei secoli?

Il presente volume collettaneo affronta questo problema analizzan-do il rapporto tra famiglie e istituzioni fra età moderna e contempora-nea. Il libro descrive così una pluralità di soggetti che attraverso lacreazione e in seguito il controllo delle istituzioni costruiscono repu-tazioni e nutrono ambizioni, generando modelli diversi di cittadinan-za. Dall’analisi, i gruppi di vertice risultano molto dinamici e presenta-no destini mobili: possono rafforzare il loro potere e la loro ricchezzama anche perderli. La metodologia è stata dunque quella di focaliz-zarsi sulle strategie e le pratiche sociali piuttosto che inseguire un’i-nafferrabile identità di ceto, oppure un’altrettanto sfuggente culturacomplessiva.

In particolare, gli Autori si soffermano sui veicoli adottati dalle élite:si parte dall’analisi dei benefici tra Sette e Ottocento, fondamentaleper comprendere l’uso della religione come sistema di affermazionema anche di reclutamento, per arrivare fino alle moderne casse rura-li e alla rappresentanza politica, in un discorso che abbraccia ancheil Novecento.

Pietro Cafaro insegna Storia economica e Storia della moneta e dellabanca presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. In prece-denza ha insegnato nelle Università di Trento e di Cassino. Si è occupatodi storia dell’industria e di storia della banca ed in particolare delle impre-se di forma cooperativa. Nel 2002 gli è stato attribuito il premio Capalbioeconomia per il volume La solidarietà efficiente. Storia e prospettive delcredito cooperativo in Italia (Bologna, il Mulino). È direttore per i nostri tipidella «Rassegna gallaratese di storia e d’arte». Ha recentemente pubbli-cato Il lavoro e l’ingegno. Confcooperative: premesse, costituzione, rina-scita (il Mulino).

S

FrancoAngeliLa passione per le conoscenze

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La ricerca di questo studio ha potuto essere realizzata grazie al sostegno finanziario dellaBCC Laudense Lodi e al patrocinio del Comune di Lodi, della Provincia di Lodi e dellaCamera di Commercio di Lodi. Gli autori ringraziano quindi il presidente Giancarlo Geronie il Consiglio d’Amministrazione, oltre al direttore generale Fabrizio Periti e al vicediretto-re generale Giuseppe Giroletti che hanno seguito i lavori con passione e vivo interesse.

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FRANCOANGELI

AMBIZIONI E REPUTAZIONIÉlite nel Lodigiano tra età moderna e contemporanea

A cura di Pietro Cafaro

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Copyright © 2013 by FrancoAngeli s.r.l., Milano, Italy

L’opera, comprese tutte le sue parti, è tutelata dalla legge sul diritto d’autore. L’Utente nel momento in cui effettua il download dell’opera accetta tutte le condizioni della licenza d’uso dell’opera previste e

comunicate sul sito www.francoangeli.it.

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Indice

Ambizioni e reputazioni, di Pietro Cafaro

Parte prima Età moderna e passaggio al contemporaneo

1. Godere di credito. Finanza e istituzioni nella costruzione dell’élite lodigiana tra Seicento e Ottocento, di Marco Dotti

2.Benefici e costruzioni di élite a Lodi (XVIII-XIX secolo),di Emanuele C. Colombo

3. Appendice

Parte seconda Età contemporanea

4.Élite ed istituzioni nel Lodigiano tra Otto e Novecento, di Enrico Berbenni

5.SviluppoeconomicoeistituzionilocalidelLodigianonelse-condoNovecento,diAndrea Salini

Indice dei nomi

Gli Autori

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» 47» 77

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» 183

» 217

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Ambizioni e reputazioni

di Pietro Cafaro

Generalmente, la storia delle élite in Italia è stata ricostruita in modostatico,focalizzandosiiricercatoriinparticolaresultemadell’iscrizioneal-la nobiltà oppure, perquel che riguarda l’età contemporanea, sul rapportotraborghesiaericchezza.Piùraramente,lastoriaeconomicaesocialesièinvecemisurataconanalisiditipopiùdinamico,inteseachiarireleprati-checoncreteadottatedaigruppisocialiperemergere1.Questoè invecel’obiettivodelvolume,comedichiaratofindalsuotito-

lo,Ambizioniereputazioni.Attraversoquestachiavedilettura,lastoriadialcunedellefamigliepiùrilevantidiunaLodiormaiscomparsa,appareinunanuova luceepermettedipoter formularealcuneconclusionigenerali.Laprincipaleèchesedauncertopuntodivistarisultaconfermatalatra-dizionalediscontinuitàtraanticoregimeedetàindustriale,dall’altroalcunistrumenticomeibeneficiecclesiasticitendonoamantenereunaforzanote-volefinoalNovecento2.Èquesto inparticolare il temadella primaparte del volume, scritta da

Marco Dotti e da Emanuele Camillo Colombo, che si concentra sull’etàmodernafinoallaprimametàdell’Ottocento.Inparticolare,ilsaggiodiDottidescriveunasocietàlocaletutt’altroche

immobileedimmutabilemacontinuamenteridisegnatadallepratichecari-tativeefinanziarie(lequaliinbuonapartecoincidono,omegliovedonoinazionegli stessi soggetti).L’analisi si soffermasui legatigestitidall’Ospe-

1.Cfr.peresempioP.Macry,Ottocento. Famiglia, élites e patrimoni a Napoli, Tori-no, 1988; A. Banti, Terra e denaro. Una borghesia padana dell’Ottocento,Venezia,1989;E. Grendi, I Balbi. Una famiglia genovese fra Spagna e Impero, Torino, 1997.

2.Nella leggediconversionedel7 luglio1866,art.11, ibeneficiparrocchiali furonol’unica categoria di beni ecclesiastici non contemplati, sfuggendo dunque all’eversione,cfr. G. Forchielli, Beneficio ecclesiastico, in Novissimo digesto italiano II,Totino,1958,pp.357-445.

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daleMaggiore,cherealizzanounaduplicefunzioneperformativa:“ricorda-reilsingolo”e“trasmettere”uncapitalesimbolico–oltrecheeconomico–alla famiglia. Inquestocontestosievidenziaanche ilvalorecomunicativoe simbolicodeibeniutilizzati inquestogeneredi trasferimenti. Imembridell’élite, tra Seicento e Settecento, cominciano ad utilizzare le entrate fi-scalialienatedellacittàeicreditineiconfrontidellecomunitàlocalietal-voltadeiprivati,siaperlacostituzionedeilegatiedeibeneficicheperbe-neficare i luoghipii.Perquestaviaglienti localidivengonodigranlungaiprincipalidetentorideldebitopubblicolocale,lecuirenditefinisconocolfinanziarequelleche,conunlinguaggiooggipernoiusuale,potremmofa-cilmentedefinireesternalitàpositive,spendibilisoprattuttonelsostegnodelwelfare. Questo sistema di legittimazione e di costruzione di reputazionitendeadincanalarelevelleitàfamiliarientromodelliistituzionalicollegia-li3,comel’Incoronatael’OspedaleMaggiore.Iltemadicomeagisconolefamiglielodigianeperraggiungereemante-

nere uno status economicoesocialeelevatoèaffrontatoanchedaColom-bo, attraverso un’indagine rivolta in specifico ai benefici ecclesiastici.Co-meènoto,ibeneficifuronoinanticoregimeunodeglistrumentipiùusatidalle famiglie, nobili e non, per garantire una carriera ai propri cadetti eallostessotempoperproteggereilpatrimoniofamiliare.Manonsolo.Ibe-neficirappresentanopiùingeneralelabaseperrealizzareampiepromozio-nisociali,consentendoindiversicasiainterefamigliedientrareafarpar-tedelleélite.LapromozionedellaparrocchialediCodognoacollegiatanel1678 ne è un calzante esempio: un luogo (Codogno) è riconosciuto come“comunitàmaggiore”,mentre al tempo stesso alcune famiglie (quelle chehannofornitoicapitalinecessariall’erezionedellacollegiata)ottengonoincambiouncanonicato.Idodicicanonicaticorrispondonodunqueallefami-glie più importanti in quelmomento, che si sono auto-promosse e hannopromosso al tempo stesso la comunità4. Il saggio analizza in seguito unodeibeneficipiù importantidellaLodimedioevaleemoderna,quellodellafamigliaTresseni(oggiestinta),perconcludersiconl’analisidelconcettodiélitenel corsodellaRestaurazione. Inparticolare, emergecome lanobiltàufficialmentericonosciutasiaridottaormaiapochefamiglie,icuimembrinonsonopiùcoincidenticonlepersonepiùricchediLodi(inappendiceèstatotrascrittounimportantedocumentofinorainedito,cheriportaiprimi100estimatialladatadel1847).

3. Si veda per una definizione di questomodelloN.Terpstra,Abandoned Children of the Italian Renaissance. Orphan Care in Florence and Bologna,Baltimore,2005.

4. Sui benefici milanesi cfr. G. Dell’Oro, Il regio economato. Il controllo statale sul clero nella Lombardia asburgica e nei domini sabaudi, Milano, 2007, che analizza in par-ticolareisistemidicontrollointrodottidalpoteresovrano.

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I saggi di EnricoBerbenni edAndrea Salini rappresentano invece unprimoabbozzosultemaperquantoriguardal’etàcontemporanea.Atalfi-ne, i due autori hanno compiuto una ricostruzione generale delle vicen-deeconomichediLodieterritorionelNovecento,cercandodi illuminarespecialmente l’azionedelle istituzionipubbliche.Per risponderealle sfidepostedaimutamenti economici e socialidel secolo si sono infatti rivela-tefondamentalilevisionielepropostedegliamministratorilocalinonchédelle numerose associazioni di categoria presenti sul territorio. In questosenso, il protagonismo della classe dirigente lodigiana può essere intesacomeesempioparadigmaticodicomesièrealizzatoalivellolocaleilmo-dello di rappresentanza pluralista che ha caratterizzato la società italiana nelcorsodelXXsecolo.AncheLodieilLodigiano,comemoltissimiter-ritoridipiccolaemediadimensione, sicaratterizzano, infatti,per lapre-senzadi élite che circolavanomoltofluidamente tra l’associazionismo, lapolitica, ilmondodelcredito, secondounasortadiprincipiodeivasico-municanti.Salini si è soffermato in particolare su alcune esperienze virtuose, og-

gi definite best practices, da cui è possibile cogliere i nodi problemati-ciaffrontatielesoluzionipiùsignificativechehannoguidatoingeneralele azioni orientate allo sviluppo.A questo proposito, un ruolo di aggre-gazione degli interessi e di incubatori di idee venne svolto soprattuttodall’ATSIL (Associazione per la Tutela e lo Sviluppo degli Interessi delLodigiano) e dalConsorzio provincialeper ilmiglioramentodelle condi-zionieconomicheesocialidelLodigiano.Essifacilitaronolamaturazionediunacoscienzacomprensorialetragliamministratoripubblicielepopo-lazionidelterritorio,ingradodisuperaregliangusticonfinidegliinteressilocaliecampanilistici,gettandolebasiperlacreazionealcunidecennipiùtardi della provincia diLodi. Furonogli amministratori dimoltissimi co-munidelterritorio,sostenutianchedaidirigentipolitici,chesimosseroperdare nuovo slancio economico e sociale alLodigianonella profonda con-sapevolezzadiunamarcatadiversitàediunaspecificapeculiaritàneicon-frontidelcapoluogomilanese.Paradossalmente, però, proprio negli anni successivi all’istituzione del-

laProvinciadiLodi,cheinteoriahasegnatoilriconoscimentoistituzionalediunacoesionesocialeeterritorialedifatto,ilLodigianosiètrovatoado-veraffrontarenuovieprofondimutamenti,riconducibilientroicanonidel-lagrandetransizionealcapitalismodel territorioitaliano.Retidirelazionesemprepiùlarghe,crescenteterziarizzazionedell’attivitàeconomicaegran-deinstabilitàdelcontestocompetitivocomplessivohannoresoestremamen-temutevoleunoscenariocheperdecennierastatostabileecoeso,facendovenirmenoanchel’equilibriochecontraddistinguevailpattosocialesucuisifondavalacomunitàterritoriale.UnequilibriocheBerbennieSalinihan-

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noricostruitoapartiredainuoviparadigmi incuisiarticolanoeconomia,politicaesocietà,inparticolarefraipossessorideicosiddettibenicompe-titividiterritorio5,cioèquellerealtàchecontribuisconoaformareogiàco-stituisconolenuoveélitelocali.

5.SucuisivedalasintesidiA.Pichierri,Lo sviluppo locale in Europa. Stato dell’arte e prospettive,SoveriaMannelli,2005.

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Parte prima

Età modernae passaggio al contemporaneo

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1. Godere di credito. Finanza e istituzioni nella costruzione dell’élite lodigiana tra Seicento e Ottocento

di Marco Dotti

Laquestione delle élite – comedisseMauriceAymard diversi anni or-sono – ha incontrato nuovamente l’interesse degli storici dopo una lungaemarginazione.Inparticolare,negliultimidecenni,lastoriasocialeequel-la economica che, ad un certo punto, avevano privilegiato degli “ogget-ti” quantitativi, sono tornate a dedicarsi a tale tematica1. Questo rinnova-tointeressehapermessodiorientarediversamentelosguardo,focalizzandole strategie ed i comportamenti anziché inseguire un’inafferrabile identi-tàdell’élite,oppureun’altrettantosfuggenteculturacomplessiva.Del resto,anche inantico regime,quando la“nobiltà” inqualchemodosegnavaunasoglia, molto labile e confusa nella pratica, ma quantomeno vistosa nellaforma,l’identitànobiliaresiriducevaaduneserciziotautologico2.Pareinquestosensopiùstimolanteunaletturacheprivilegiladimensio-

nedellepratichesociali,volgendolosguardoalcomplessodelleazioniat-traverso lequalisigeneraesi legittimail“verticesostanziale”(aprescin-dere dunque dai titoli nobiliari) della società locale. Si tenterà dunque diguardare alle dinamiche sociali entro le quali erano coinvolte le famiglieegemonidiLodi, interpretando iprocessidiascesasocialesiaattraverso idispositividiaffermazionechemediantequellidilegittimazione.Emerge in questi termini un tratto caratteristico della società barocca,

ovverolasovrapposizionedi“pubblico”e“privato”,mavieneallalucean-

1.Cfr.M.Aymard,Pour une historie des élites dans l’Italie moderne, in La famiglia e la vita quotidiana in Europa dal Quattrocento al Seicento. Fonti e problemi,AttidelCon-vegno,(Milano1-4dicembre1983),Roma,1986,pp.207-19,inparticolare207-9.

2.La stessaossessionedeinobili settecenteschiper ladefinizionediunapropria con-sistenzacetuale, siperdeva inunarassicurantequantodeprimente«[…]ridda tautologica,per cui è nobile chi, nato nobile, vive nobilmente,muore nobilmente e viene nobilmentesepolto[…]».G.Benzoni,A proposito di cultura nobiliare (e non dirigenziale), in M. Pe-grari(acuradi),La società bresciana e l’opera di Giacomo Ceruti,Brescia,1988,pp.183-225.

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cheunaconfigurazionelocalepeculiare,chetendeadincanalarelevelleitàfamiliari entromodelli istituzionalipercosìdire“collegiali” (li sipotreb-beanchedefinire“comunitari”,tenendoperòpresentelanaturapursempreelitariadelleistituzioniciviche).

1. Ambizioni e celebrazioni

Cercandounapossibilemappaturadeicomportamentidell’élitelodigianainetàmoderna–senzadistingueretranobiliepossidentinontitolati–nonsipuòprescinderedallemodalitàditrasmissioneedimpiegodellaricchez-zaalmomentodellamorte.Ilascitiailuoghipiiedilegatiperlacelebra-zionedimesse,daquestopuntodivista,costituisconounpassaggioquasiirrinunciabileperimembrideicetimedio-alti.

Si tratta, del resto, di una pratica diffusa in gran parte dell’Europa d’an-cien régime, cheè stata invariomodo interpretatadai contemporanei an-corprimachedaglistorici.Adunadiffusaepocoarticolatavisionebene-vola di tale comportamento si alternano letture più complesse e critiche.Nonèdifficiletrovaretraccediunacondanna,ancheaspra,benprimadelcelebreattacco settecentescodiMandeville. Inun raccoltacinquecentescadisentenzemoralisilegge:

Grandeerrorequand’il riccos’indugiafinallamortesuaa far l’elemosina,Etal-loraè liberalediquellochenonpuòportar seco.A lamorte le ricchezze lascia-no i ricchi: et non i ricchi le ricchezze.Noi altri huomini nonmangiamo uccel-li,neanimali,senonquandosonomorti,arrostoòlessi:Cosiavvienea’poveretti,chenonpossonomangiaredellarobbadiquestitaliricchi,finchelamortenongliammazza,lessa,òarrostisce3.

Adun’interpretazionechevede inquestepratiche la ricercadi salvezzain extremis, seneaffiancheràpoiunapiùcomplessa,chevi leggeunavo-lontàdialimentareunafamacheoltrepassi i limitidellapropriaesistenza.AllafinedelSettecentoMandevillescrisse:

L’uomo che finanzia a proprie spese ciò cui si dovrebbe provvedere col denaropubblico apre un credito con ognimembro della società e perciò tutti sono pron-tiadesprimerglilalororiconoscenzaesisentonoobbligatiagiudicarevirtuosetaliazioni,senzaesaminarenéscrutareafondoimotivichehannospintoacompierle4.

3. Effetti mirabili della limosina et sentenze degne di memoria, appartenenti ad essa. Raccolti da Giulio Folco,Verona,1591,p.248.

4.B.DeMandeville,La favola delle api, ovvero vizi privati, pubblici benefici. Con un saggio sulla carità e le scuole di carità e un’indagine sulla natura della società,Roma,1994,p.63.

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Ciòvaleva,secondol’Autore,soprattuttonelcasodeilascitiadenticari-tativi,«[…]questisonoinfattiimigliorimercatiperacquistarel’immortali-tàconpocomerito»5.Aldilàdellavalutazionemorale,quest’ultimoragionamentometteinlu-

ceduequestioni centrali nell’interpretazionedi tali comportamenti: daunlato c’è il temadel “merito” o, in altri termini, della reputazione di colo-rochelascianopartedellepropriericchezzeadunluogopio;dall’altroc’èl’argomento dellamemoria imperitura. Tuttavia, in questa prospettiva, percertiversiattualizzante,vienealmeno inparte frainteso il sensopramma-tico di questi lasciti; si guarda infatti alla remunerazione in termini indi-viduali, come soddisfacimento della vanità del benefattore, addirittura ascapitodeilegittimieredi.Alcontrario,moltospessoilascitiob piam cau-samedirelativilegati,inetàmoderna,annuncianooproseguonoundialo-gocondottoproprioinnomedeipropriaviedafavoredelpropriolignag-gio,perseguendodunqueunastrategiaeconomicafamiliare.Mancainoltreilnessorituale tra idueaspettichevengonocolti (lacostruzionedellare-putazioneediunamemoria imperitura), ovveroquellodella celebrazione:laripetizionedellemessequotidiane,ebdomadarieedeglianniversaridel-lamorte,neicuicicliprobabilmenterisiedeinbunamisurailsensoultimodella pratica6.Queste riflessioni di carattere generale, tuttavia, ci servono solo, da un

lato, per apprendere la percezione esterna di pratiche ben poco generaliz-zabili;dall’altroperdelineare l’orizzonte“universale”diundiscorso i cuiterminidevonoesserelettinellaloroarticolazionelocale.Percuiciadden-treremo nelle pratiche successorie dell’élite lodigiana, concentrandoci so-prattutto su di una serie particolarmente densa e completa, ovvero quel-ladelleereditàricevuteinetàmodernadall’OspedaleMaggiorediLodi.Ilquadropuò tuttavia essere arricchito e completato con l’analisi, non siste-matica,deilegatigestitidaaltreistituzioniurbane.

5. Ibidem.6.Sullastruttura intimadiqueste“ripetizioni”continuanoadessere illuminanti leos-

servazionidiGillesDeleuze:«Laripetizionecomecondottaecomepuntodivistaconcer-ne una singolarità impermutabile, insostituibile. […] Se lo scambio è il criterio della ge-neralità, il furtoe ildonosonoicriteridellaripetizione.C’èdunquedifferenzaeconomi-catraidueordini.Ripetereècomportarsi,mainrapportoaqualchecosadiunicoodisin-golare, chenonha simileo equivalente.E forse codesta ripetizione comecondotta estre-mariecheggiaperpropriocontounavibrazionepiùsegreta,unaripetizioneinterioreepiùprofondanelsingolarechelaanima.Lafestanonhaaltroparadossoapparente:ripetereun“irricominciabile”.Nonaggiungereunasecondaeunaterzavoltaallaprima,maportarelaprimavoltaall’ennesimapotenza.Sottotalerapportodellapotenza, laripetizionesirove-scia interiorizzandosi;comedicePéguy,nonè la festadellaFederazioneacommemorareorappresentare lapresadellaBastiglia,maè lapresadellaBastigliachefesteggiaeripe-teperprefigurazionetutteleFederazioni[…]».G.Deleuze,Differenza e ripetizione, Mila-no,1997,pp.7-8.

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Analizzando i legati di giuspatronato dell’Ospedale Maggiore, di cui èpossibileosservare lasequenzanel lungoperiodo,sipuònotarechedal re-moto testamentodiCarloMandelli, risalenteal lontano1325,finoversogliultimidecennidelSeicento,tuttiilegativennerofondatimedianteiltrasferi-mentoditerreniedimmobili(sivedal’appendice).Cerchiamodicomprende-reconcretamente ilmeccanismo:GiulioCodecasa,con il testamentostilatoil14ottobredel1688,stabilìtrelegati,lasciandoneilgiuspatronatoperpetuoall’OspedaleMaggiore.Periprimiduelegati,cheriguardano«lacelebrazio-nediunanniversario»7nellechiesediS.Domenicoenellacattedraledellacittà,venneromesseadisposizione200lireequamentesuddivise.Aquestisiaggiunseunimpegnopiùconsistente:500lirepersovvenzionarelacelebra-zionedi365messeall’annonell’oratoriodiS.SalvatoreaLodivecchio.Spe-secosìconsistentieripetitiverichiedonounsistemadifinanziamentoperma-nente;inquestocasol’ospedaleaffittòunaproprietàdell’ereditànelterritoriodiLodivecchio, il cuivalorevennestimato in12.457 lire. Il testatorestabi-lì inoltreisacerdoti incaricatidellecelebrazioni(rispettivamenteipadrido-menicani, imembri del capitolo della cattedrale ed un cappellano vitaliziodinomina familiare,cheverso lametàdelSettecentoeraGirolamoRanca-ti)el’usodiquantosarebbe«avanzato»dellerenditeannuali,impiegato«permantenereincurabili,poverivecchiimpotentiedementati»8.Lemodalità di questo esempio non si possono certo estendere al “cor-

po” dei legati controllati dall’ospedale, dunque per un quadro analitico si rinviaall’appendice.Nondimenolaseriepresenta,quantomenosottoilpro-filodeibeniutilizzatipercostituireilegati,dellecontinuitàedellefratturebenvisibili.Dopounalungafaseincuilemessevengonopagatemediantel’affittodi terreniecase,apartiredallafinedelSeicentosonogli interes-sisuicreditifornitiallacittàarendereoperativiibenefici.Inalcunicasiirettoridell’ospedale,aprescinderedallaformadelcapitalechehannorice-vuto,utilizzanounadeterminatatipologiadirenditepergarantirelaconti-nuitàdellecelebrazioni,ovvero,ancheseil testatorehaversatodeldenarocontante,poggianolostrumentosuunimmobiledell’ente(sullarelativalo-cazione)oppuresuunarenditadellacittà.Ma,anche inquestosenso,per-manelamedesimadiscontinuitàchecomunqueparesuggeritapiùdalcom-portamentodaitestatorineiconfrontidell’entechenonviceversa.A partire dal testamento del ricco causidico Giambattista Gorla, roga-

tonel1658,divenneabitualeoptareperdellerenditesuldebitomunicipale:quasi tutti i successivi legati furono costituitimediante capitali «impiega-tinelpubblicodiLodi»9o,moltopiùraramente,permezzodialtricrediti.

7.ArchiviodiStatodiMilano(ASM),Amministrazione del Fondo di religione, 504.8. Ibidem.9. Ibidem.

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Questimeccanismi sonobenvisibili nelle stessedisposizioni testamen-tariediGiambattistaGorla,sullequalièopportunosoffermarci.Eglieleg-ge come erede universale la moglie Veronica Rho, vincolandone però lasuccessione:«Finalmenteintuttiglialtrisuoibenigeneralmente,salvoco-mesopra instituisceheredeuniversale lad.aSig.raVeronicaRhòsuamo-glie, e quella morendo ò passando alle II nozze, ò premorendo a dettosig.Gorla instituisce overo sostituisce IlVen.doHospitaleGrande di Lo-di[…]»10.All’eredeGiambattistaimposenumerosilegatiperlacelebrazio-ne dimesse, a partire dalle 24 commissionate agli altari «privileggiati»11 siaperilgiornodellamortecheperilseguente.Acuifeceseguitoillega-to di 500 lire da pagare entro quattro anni alla Scuola del SS. Rosario nel-la chiesadiS.Domenico,per celebrareunproporzionatonumerodimes-se. Un altro legato speculare, sia nelle modalità che nell’importo, è statoindirizzato alla Scuola dellaB.V. delCarmine nella chiesa dell’Annuncia-ta.Singolarmenteiltestatoresiaddentranellestessemodalitàdaadoperar-siperilpagamentodeilegati:

[…] con che fosse lecito all’infrascritta sig.ra Veronica Rò sua herede assignaretanti capitali alled.eScuole rispettivamentedaquali si cavassero i frutti equiva-lenticomesopra,efattidettiassegninonpossilaSig.raVeronicaperlipagamentineevittionitantodecapitalicomedelleannueprestazioniessermolestata,màfattiliassegnis’intendis’intendi[sic.] liberadalcaricodidetti legati;epossanodetteScuolelidettipagamentiecapitaliriscuotereefareliconfessieliberationi[…]12.

Emergono da questi passaggi alcuni elementi rilevanti: oltre allemesseprescrittedirettamenteall’ospedale(sivedasemprel’appendice) il testatoretenneadisegnareunabenprecisatopografiadellecelebrazioni;insecondoluogo indicò l’investimentofinanziariocomelostrumento idoneoall’istitu-zione dei legati; infine distrasse dall’erede ogni responsabilità sull’affida-bilitàdeldebitorepubblicooprivato che fosse.La logicadeldiscorso, sinqui cristallina, s’intorbidisce un poco nel seguito. Probabilmente per evi-tareognigenerediliteilGorlasuggerisce«[…]chenell’attodipagamentodi detti capitali s’habbinod’impiegare in qualcheproprietà idoneanelLo-diggiano di qua dell’Adda, e redimendosi, sempre s’habbino ad impiegare,e convertirsi perpetuamente la rendita d’essi nella celebrazione sodd.a»13. Sembrerebbe indicare una ulteriore destinazione dei capitali (la cui natu-rafinanziariaèevidentevistochenederivano«frutti»,«rendite»e«annue

10.Archivio storico-civicodiLodi (d’ora inpoiASCL),Archivio dell’Ospedale Mag-giore p.a., 19. Eredità, Libro Heredità Gorla, p. 3.

11.Ivi,p.1.12.Ivi,p.3.13. Ibidem.

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prestazioni»)nell’acquistodiunaterraopiùprobabilmentenellacostituzio-ne di un censo consegnativo14 (come suggerirebbe il termine «redimendo-si»).Ma,probabilmente,daquestodiscorsotraspare il timorecheil lascitodivengaoggettodellemalversazionideiconfratelli,percuisi indicaun’op-zioneaidestinataridellegatoinmodoche,daunlatononpossanorivendi-care alcunché per l’eventuale inadempienza dei debitori, dall’altro – comediviene esplicito nella conclusione – non possano per così dire “prestarsi”agevolmenteildenaro.Infattiiltestatoreconcluseilragionamentoproiben-do«[…]l’impiegoinalcunodescolaridelled.eScuole,overalcunloropa-renteòinteressatoinqualsivogliamanieraperdegnecause,caricandoinciòlaconscienzadidettiscolari,econtravenendoàciòprivad.aScuoladid.oLegato,evuolechepervenghineld.oHospitaleMaggiorediLodi[…]»15.Questo discorso, al di là della prolissità e della complessità, ha come

obiettivoprincipalequelloditutelareillegato,chesignificasoprattuttoga-rantirneladuratao–sulpianoideale–l’eternità.GiambattistaGorlasape-vabenechemoltospessolecelebrazionipost mortemvenivanoalimentatepermezzodirenditefinanziarie.Sapevaaltrettantobenechelariscossioneditalicreditieranondiradoonerosaodifficile,anchenelcasodeidebito-ri“pubblici”,percuilefamiglietendevanoaindirizzarliversoleistituzio-ni (che sicuramenteerano ingradodiproteggerlimeglio)equesteultime,più omeno pretestuosamente, usavano l’inadempienza dei debitori per ri-durre le prestazioni di loro competenza. Lo si evince anche da un’ultimaaggiunta,postaimmediatamentedopolaminacciadisottrarre il legatoal-leconfraternitenelcasononrispettinoiltestamento:«[…]ecasochecircal’accettazionenaschiqualchecontroversiaevisianocapitalichepotesseroassegnarsipiùfacilmente,quellilasciapertitolodilegato[…]»16.Lafinalitàèribaditacosìcomel’intenzionediperseguirlaconognimez-

zo.Ma è chiaro che l’impiego di crediti nei confronti della città presen-

14.Suquestistrumentidicreditosiveda:L.Faccini,La Lombardia fra Seicento e Set-tecento. Riconversione economica e mutamenti sociali, Milano, 1988, p. 44. Per un quadro generaledellepratichefinanziarielocalimipermettodirimandarea:Cfr.E.ColomboeM.Dotti, Oikonomia urbana. Uno spaccato di Lodi in età moderna,Milano,2011,pp.17-29

15. ASCL,Archivio dell’Ospedale Maggiore p.a., 19, Eredità, Libro Heredità Gorla, pp.3-4.Questoatteggiamento,peraltro,esprimeun’ampiadivaricazionetralafiduciaripo-stadaltestatorenell’OspedaleMaggioreequella,benmenosolida,ripostanelleconfrater-niteincaricatedipresiederelemesse.Indicazionidiquestogeneredigenerenonsonodeltutto insolite,nella fondazionedell’OspedaleFissiraga–altrograndecasodi“discenden-za”istituzionale–sispecificache«[…]nonsipossaammettereindeputatooministrodelPioLuogochisiaCreditore,oDebitore,oabbiaqualunqueInteressesiattivochepassivocolmedesimo[…]».ASM,Amministrazione del Fondo di religione, 504, Ospitale Fissira-ga,p.2v.

16.ASCL,Archivio dell’Ospedale Maggiore p.a., 19, Eredità, Libro Heredità Gorla, p. 4.

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tanotevolivantaggi:perenticomel’OspedaleMaggiore,icuiamministra-torisonoampiamenteintrodottinelconsigliodellacittà,èmoltopiùfacilegarantire la continuità delle contribuzioni annuali. Inoltre (come vedremopiù diffusamente nel paragrafo successivo) questi titoli esprimonomegliodialtriuncreditosocialeancorprimacheunarenditafinanziaria,diconse-guenzanonc’èmodomiglioreperevidenziarne ilprestigio intrinsecochericordarlo continuamente. Infatti, quantomenoperquanto concerne i prin-cipali legatiperpetuidell’ereditàGorla,chevengonoancoraadempiutipiùdiunsecolodopo,lerenditesonogarantitedaunacasaaLodi,daunlivel-lopagatosu60pertichedi terrasituatenel territoriodiCastioneesoprat-tuttodauncapitaledi7.000lireinvestitonellacittàcherendeil3,5%17.Se allarghiamo lo sguardo al di là dell’ospedale, abbracciando le pra-

tiche religiose e devozionali della società locale nel loro complesso, pos-siamo notare che non si tratta assolutamente di una novità: fin dall’iniziodell’etàmodernal’élitelodigianausòipropricreditineiconfrontidellacit-tàperfinanziaremessepro salute animae.GiànelCinquecentogranpar-tedellecelebrazioniespletatenellachiesadelmonasterodiS.Chiarasonofinanziatemediante rendite della città.MargheritaCagnola, nel suo testa-mentodel1557,disposeunlegatoafavoredellemonacheconilqualetra-sferì loro la titolaritàdi un«redditodi cameradapagarsidai daziari del-lacittàdiLodi»18di66liree4soldiall’annoche,nelcorsodelSeicento,siridusseroa44liree8soldiperviadelledisposizionigovernative.Lemo-nache si obbligarono a far celebrare 18 messe ogni anno per la salvezzadell’animadella testatrice.MargheritaFasoliutilizzòasuavoltauncredi-toversolacittàquando,conilsuotestamentodel19luglio1593,elesseco-mesuoeredeuniversalel’OspedaleMaggiorediLodi,prescrivendoperòaisuoideputatidiversare60lirel’annoallemonachediS.Chiaraperlace-lebrazionediduemesseebdomadarie19.Tuttavia,ancheguardandoalqua-dro complessivo, si evidenzia un trend piuttosto chiaro: nel corso dell’an-tico regime divenne sempre più frequente l’uso dei debiti locali per ilfinanziamentodellecelebrazionireligiose.

Del resto, anche al di là dell’esperienza lodigiana, le entrate alienate del-lecittàed iprestiti allecomunità furonogli strumentiprediletti inquestepratiche, ma talvolta si utilizzarono anche dei censi stipulati tra privati eaddiritturadeidebiticommerciali.Se,anchedaquestopuntodivista,espe-rienzediversenonpossanoesseredeltuttoassimilate(edunqueconsidera-

17. ASM, Amministrazione del fondo di religione, 504.18. ASM, Archivio generale del fondo di religione, 5.152, Legati S. Chiara nuova.19. Ibidem. Il dato è confermato anche da un’altra fonte: ASM, Amministrazione del

fondo di religione, 504.