Carissimo fratello e padre per riverenza del dolcissimo
sacramento in Cristo dolce Ges. Io Catarina, serva e schiava dei
servi di Ges Cristo scrivo a voi nel prezioso sangue suo; con
desiderio di vedervi illuminato di vero e perfettissimo lume,
acciocch conosciate la dignit nella quale Dio v'ha posto.
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Perch senza il lume non la potreste conoscere; non conoscendola
non rendereste lode e gloria alla somma Bont che ve l'ha data, e
non nutrireste la fonte della piet per gratitudine, ma la
dissecchereste nell'anima vostra, con molta ignoranza e
ingratitudine.
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Perch la cosa che non si vede, non si pu conoscere: non
conoscendola non l'ama; non amandola, non pu esser grata n
conoscente al suo Creatore. Adunque ci bisogno il lume. O carissimo
fratello, egli ci di tanta necessit, che se l'anima lo considerasse
quanto gli di bisogno ella eleggerebbe innanzi la morte, che amare
o cercare quella cosa che le toglie questo dolce e dritto
lume.
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E se voi mi diceste (volendo fuggirla): qual quella cosa che me
la toglie? io vi risponderei, secondo il mio basso intendimento,
che solo la nuvola dell'amore proprio sensitivo di noi medesimi
quello che ce la toglie.
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Questo un albero di morte, che tiene la radice sua entro la
superbia. Onde dalla superbia nasce l'amore proprio, e dall'amore
proprio la superbia; perch subito che l'uomo s'ama di cosiffatto
amore, presume di s medesimo, e i frutti suoi generano tutti morte,
togliendo la vita della Grazia nell'anima che li possiede.
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E li mangia col gusto della propria volont, cio, che
volontariamente cade nella colpa del peccato mortale, che germina
l'amore proprio. Oh quanto pericoloso! sapete quanto? che egli
priva l'uomo del conoscimento di s, onde acquisterebbe la virt
dell'umilt; nella quale umilt sta piantato l'amore e l'affetto
dell'anima, che ordinata in carit.
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E lo priva del conoscimento di Dio, dal quale conoscimento trae
questo dolce fuoco della divina carit. Perch, di suo principio gli
tolse il lume con che conosceva: e per si trova spogliata della
carit, perch non conobbe. Senza il conoscimento fatta simile
all'animale, siccome per il conoscere col lume di ragione, l'uomo
diventa un angelo terrestre in questa vita.
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Specialmente i ministri, i quali la somma Bont chiama i cristi
suoi, questi debbono essere angeli, e non uomini: e veramente cos
sono, se non si tolgono questo lume; e drittamente hanno l'officio
dell'angelo.
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L'angelo ministra a ognuno in diversi modi, secondo che Dio
l'ha posto; e sono in nostra guardia dati a noi per la sua bont:
cos i sacerdoti posti nel corpo mistico della santa Chiesa a
ministrare a noi il sangue e il corpo di Cristo crocifisso, tutto
Dio e tutto uomo per la natura divina unita con la natura nostra
umana, l'anima unita nel corpo, e il corpo e l'anima unita con la
deit, natura divina del Padre eterno.
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Il quale deve essere ed ministrato da quelli che hanno vero
lume, con fuoco dolce di carit, con fame dell'onore di Dio e salute
dell'anime, le quali Dio v'ha date in guardia, acciocch il lupo
infernale non le divori. Questi gusta i frutti delle virt, che
danno vita di grazia, che escono dall'albero del vero e perfetto
amore.
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Il contrario, siccome ora dicemmo di sopra, fanno quelli che
tengono l'albero dell'amore nell'anima loro, cio dell'amore
proprio. Tutta la vita loro corrotta, perch corrotta la principale
radice dell'affetto dell'anima.
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Onde se sono secolari, essi sono cattivi nello stato loro,
commettendo le molte ingiustizie non vivendo come uomini, ma come
l'animale che si volge nel loto, vivendo senza veruna ragione: cos
questi tali non degni di esser chiamati uomini, perch si hanno
tolta la dignit del lume della ragione; ma animali, che s'involgono
nel loto dell'immundizia, andando dietro a ogni miseria, secondo
che l'appetito loro bestiale li guida.
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Se egli religioso, o chierico, la vita sua non la guida non
tanto come angelo n come uomo, ma come bestia, molto pi
miserabilmente che spesse volte non far un secolare. Oh di quanta
rovina e reprensione saranno degni questi tali! La lingua non
sarebbe sufficiente a narrarlo: ma bene lo prover la tapinella
anima, quando sar messa alla prova.
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Preso hanno questi tali l'officio delle dimonia. Le dimonia,
tutto il loro studio ed esercizio di privare l'anime di Dio, per
condurli a quel riposo che ha in s medesimo: cos questi tali si
sono privati della buona e santa vita, perch hanno perduto il lume,
e vivono tanto scelleratamente.
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Questo, e voi e gli altri che hanno conoscimento, possono
vedere. Essi sono fatti crudeli a loro medesimi, essendosi fatti
compagni delle dimonia, abitando con loro innanzi al tempo. Questa
medesima crudelt hanno verso le creature, perch sono privati della
dilezione della carit del prossimo.
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Elli non sono guardatori d'anime, ma divoratori: che essi
medesimi le mettono nelle mani del lupo infernale. O miserabile
uomo, quando ti sar richiesto dal sommo giudice ragione, non la
potrai rendere: e non rendendola, tu ne cadi nella morte eterna. Ma
tu non vedi la pena tua, perch tu ti sei privato del lume, e non
conosci lo stato nel quale Dio t'ha posto per sua bont.
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Oim, carissimo fratello! egli l'ha posto come angelo, e perch
sia angelo, a ministrare il corpo dell'umile e immacolato Agnello:
e egli dirittamente un dimonio incarnato. Non tiene vita di
religioso, che in s non ha verun ordine di ragione: n vive come
chierico, che deve vivere umilmente con la sposa del breviario
allato, rendendo il debito delle orazioni a ogni creatura che ha in
s ragione e la sostanza temporale ai poverelli e in utilit della
Chiesa.
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Anzi vuole vivere come signore, e stare in stato e in delizie
con grandi adornamenti, con molte vivande, con enfiata superbia,
presumendo di s medesimo. Non pare che si possa saziare: avendo un
beneficio, ne cerca due; avendone due, egli ne cerca tre: e cos non
si pu saziare.
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In scambio del breviario sono molti sciagurati (e cos non fosse
egli!) che tengono le femmine immonde, e l'arme, come soldati, e il
coltello a lato, come se si volessero difendere da Dio, con cui
hanno fatto la grande guerra. Ma duro gli sar al misero a
ricalcitrare a lui, quando distender la verga della divina
giustizia.
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Della sostanza ne nutre i figliuoli, e quelli che sono dimoni
incarnati con lui insieme. Tutto questo gli nato dall'amore proprio
di s, il quale ponemmo che era un albero di morte. I frutti suoi
menano puzzo di peccati mortali: il quale d la morte nell'anima,
perch ci ha tolta la Grazia, essendo privati del lume.
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Ora abbiamo veduto che sola la nuvola dell'amore proprio quella
che ce lo toglie. Poich tanto pericoloso, da fuggirlo, e da fare
buona guardia, acciocch non entri nell'anima nostra: e se egli ci
entrato, pigliare il rimedio.
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Il rimedio questo: che noi stiamo nella cella del conoscimento
di noi; conoscendo noi per noi non essere, e la bont di Dio in noi;
riconoscendo l'essere, e ogni grazia che posta sopra l'essere da
lui. E vedere i difetti nostri, acciocch veniamo ad odio e
dispiacimento della sensualit.
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E con l'odio fuggiremo questo amore proprio, ci troveremo
vestiti del vestimento nuziale della divina carit, del quale
l'anima debba esser vestita per andare alle nozze di vita eterna.
All'uscio della cella porr la guardia del cane della coscienza, il
quale abbaia subito che sente venire i nemici delle molte e diverse
cogitazioni del cuore.
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E non tanto, che abbai ai nemici, ma essendo amici, s abbaier
venendo alcuna volta i santi e buoni pensieri di voler fare alcuna
buona operazione: si dester questa dolce guardia, la ragione col
lume dell'intelletto, perch veda se egli da Dio o no. E per questo
modo la citt dell'anima nostra sta sicura, posta in tanta fortezza,
che n dimonio n creatura gliela pu togliere.
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Sempre cresce di virt in virt, fino che giunge alla vita
durabile conservata e cresciuta la bellezza dell'anima sua col lume
della ragione, perch non c' stata la nuvola dell'amore proprio: che
se l'avesse avuta, gi non l'avrebbe conservata. Considerando questo
l'anima mia, dissi che io desideravo di vedervi illuminato di vero
e perfetto lume.
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Adunque voglio che ci destiamo dal sonno della negligenza,
esercitando la vita nostra in virt col lume; acciocch in questa
vita viviamo come angeli terrestri, annegandoci nel sangue di
Cristo crocifisso, nascondendoci nelle piaghe dolcissime sue. Altro
non vi dico: permanete nella santa e dolce dilezione di Dio.
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Ricevetti la vostra lettera, intesi ci che dice. Sappiate che
di me non si pu vedere n contare altro che somma miseria;
ignorante, e di basso intendimento. Ogni altra cosa si della somma
ed eterna Verit: a lui la riputate, e non a me.