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ANICA 28 settembre 2015

ANICA · 25/09/2015 10:05 Cinema a soli 3 euro per i "Cinema Days": tutte le sale aderenti a Udine e provincia 9 25/09/2015 13:01 CinemaDays: film a 3 euro per tutti, anche a Venezia

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ANICA

28 settembre 2015

Page 2: ANICA · 25/09/2015 10:05 Cinema a soli 3 euro per i "Cinema Days": tutte le sale aderenti a Udine e provincia 9 25/09/2015 13:01 CinemaDays: film a 3 euro per tutti, anche a Venezia

INDICE

ANICA CITAZIONI

25/09/2015 La Stampa Web 07:09

Inizia la corsa agli Oscar: quale film italiano porteresti a Los Angeles? 6

25/09/2015 www.tuttosport.com 11:47

Il mondo dello spettacolo sosiene Cinemadays8

25/09/2015 www.udinetoday.it 10:05

Cinema a soli 3 euro per i "Cinema Days": tutte le sale aderenti a Udine e provincia9

25/09/2015 www.veneziatoday.it 13:01

CinemaDays: film a 3 euro per tutti, anche a Venezia e provincia10

26/09/2015 outsidersmusica.it 23:42

Durante i Cinema Days guardi un sacco di film a 3 euro l'uno11

26/09/2015 www.politicamentecorretto.com 15:33

RAI5: AL VIA LA SERIE UNA BIBLIOTECA, UN LIBRO12

25/09/2015 www.adnkronos.com 16:48

RAI5: AL VIA LA SERIE UNA BIBLIOTECA, UN LIBRO Sabato 26 alle ore 20,40 edomenica 27 settembre alle ore 17,55

13

CINEMA

26/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

L'amore normale di Buy e Ferilli «Con i sentimenti si fa anche politica»15

27/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

Il funambolo delle Torri17

28/09/2015 Corriere della Sera - Nazionale

«Più spazio alle attrici anche nei film d'azione»19

27/09/2015 Il Sole 24 Ore

Rubando i dialoghi alla vita21

27/09/2015 Il Sole 24 Ore

Generazione Capatonda22

28/09/2015 Il Sole 24 Ore

Cinema, teatri, stadi, ballo: tutte le spese al botteghino23

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27/09/2015 La Repubblica - Nazionale

Cartoonsofia26

27/09/2015 La Repubblica - Nazionale

La lunga strada che ha fatto il cinema per arrivare ai Minions28

28/09/2015 La Repubblica - Nazionale

La grande bugia29

28/09/2015 La Repubblica - Nazionale

Federica e Marina un amore normale in un paese che cambia31

26/09/2015 Il Messaggero - Nazionale

«Io e lei, amore senza limiti»33

26/09/2015 Il Messaggero - Nazionale

Zemeckis, anteprima alla Festa di Roma35

27/09/2015 Il Messaggero - Nazionale

«Il cinema è donna»36

26/09/2015 Il Giornale - Nazionale

Il nostro horror vola in America37

27/09/2015 L'Unità - Nazionale

Radar: cinema, con "Inside out" inizia la nuova era dell'animazione38

27/09/2015 Il Tempo - Nazionale

«Segreto d'Italia», il film sull'eccidio rosso che i partigiani non fanno proiettare40

26/09/2015 Il Giornale d'Italia

La drammatica "Attesa" di Piero Messina41

28/09/2015 La Stampa - Torino

"Al Tff preferisco investire in tre sale cinematografiche che nell'aereo delle star"42

26/09/2015 Il Messaggero - Umbria

Peter Greenaway riparte da Terni43

28/09/2015 Il Centro - Aquila-avezzano-sulmona

La città senza cinema Niente più film alla sala Pacifico44

26/09/2015 La Gazzetta Del Mezzogiorno - Bari

E il cinepanettone con Boldi e Izzo si gira a Polignano45

TELEVISIONE

26/09/2015 Corriere della Sera - Roma

«Roma web fest»: la fiction va in rete e sfida cinema e tv47

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28/09/2015 Il Sole 24 Ore

Netflix da nuovo slancio alla formula on-demand48

28/09/2015 Il Sole 24 Ore

Pay-tv; occhio alle offerte (e alle scadenze)49

28/09/2015 La Repubblica - Affari Finanza

Apple-Amazon un derby per rendere la tv di casa un polo hi-tech52

28/09/2015 La Repubblica - Affari Finanza

Sky non è un monopolio, parola di giudice54

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ANICA CITAZIONI

7 articoli

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Homepage Inizia la corsa agli Oscar: quale film italiano porteresti a Los Angeles?  La corsa agli Oscar 2016 inizia lunedì. Quando la commissione istituita presso l'Anica sceglierà, tra i nove

aspiranti, il titolo italiano sui cui puntare nella gara per la statuetta al miglior film in lingua non inglese.

L'annuncio delle nomination è previsto per il 14 gennaio, la notte delle stelle è già fissata per il 28 febbraio, a

Los Angeles. Della squadra che sceglierà il film da designare fanno parte Nicola Borrelli, Direttore Generale

Cinema del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, il compositore premio Oscar Nicola Piovani, il regista

Daniele Luchetti, le produttrici Tilde Corsi e Olivia Musini, il distributore Andrea Occhipinti, il presidente della

Fondazione Centro Sperimentale di Cinematografia Stefano Rulli, la giornalista Natalia Aspesi, il critico e

studioso di cinema Gianni Canova. Queste le pellicole in lizza: Il giovane favoloso di Mario Martone Rilettura

immaginifica e un po' rock della vita del poeta più moderno della storia della letteratura italiana. Al centro

della narrazione, nei panni del protagonista Giacomo Leopardi, uno straordinario Elio Germano, in

un'interpretazione all'americana, dove la maschera dell'attore scompare in quella del personaggio. Latin

Lover di Cristina Comencini La nostalgia del grande cinema italiano, quello delle commedie che sapevano

graffiare divertire e raccontare al meglio l'evolversi del Paese, nelle dinamiche che si scatenano tra le tante

donne di un divo scomparso. Il caro estinto, frullato di Gassman, Tognazzi e Mastroianni, è interpretato da

Francesco Scianna, ma la prova più riuscita è di Virna Lisi, l'ultima della sua carriera, sicuramente fra le

migliori. L'attesa di Piero Messina In una Sicilia assolata e misteriosa, tra le stanze silenziose di una grande

villa, due donne si fronteggiano aspettando un uomo che non tornerà. Juliette Binoche è la madre addolorata,

incapace di affrontare il dramma della perdita del figlio, Lou de Laage è la fidanzata innamorata, costretta a

scoprire, giorno dopo giorno, una verità intollerabile. Mia madre di Nanni Moretti Sul set di un film che parla di

operai in lotta contro la chiusura di una fabbrica, la regista di talento Margherita Buy vive, tra incubi e sensi di

colpa, il dolore di assistere al progressivo spegnersi della madre. Ad aggravare il tutto, il legame, appena

spezzato, con il compagno e i rapporti tumultuosi con il protagonista della pellicola, il superdivo Usa John

Turturro, amabile gigione che non memorizza le battute, pianta una grana al giorno, ma incanta la troupe con

il suo fascino esuberante. Nessuno si salva da solo di Sergio Castellitto La cronaca di un amore finito, che

forse potrebbe ricominciare, ma che, in ogni caso, resterà vivo per sempre nel cuore di chi, tra sofferenze e

incomprensioni, vi ha profondamente creduto. Al centro della trasposizione cinematografica del romanzo di

Margaret Mazzantini, la coppia formata da Jasmine Trinca e Riccardo Scamarcio, tanto diversi, tanto affiatati.

Non essere cattivo di Claudio Caligari Le vite ai margini di due amici-fratelli, sul lungomare di Ostia, alla metà

degli Anni Novanta, quando il fiume di droga snaturò per sempre rapporti umani ed equilibri criminali. Nel film

postumo di Claudio Caligari, girato con ritmo appassionato e sconfinata vitalità, svettano le interpretazioni dei

protagonisti, Luca Marinelli, destinato all'autodistruzione, e Alessandro Borghi , portatore di un tenue filo di

speranza. Per amor vostro di Giuseppe M.Gaudino Ballata romantica, antropologica e psichedelica sulla vita

senza luce di una moglie di camorra che, un giorno, grazie alla possibilità di un amore, trova il coraggio della

ribellione e della denuncia. Per il modo con cui ha incarnato la protagonista, Valeria Golino ha vinto la Coppa

Volpi all'ultima Mostra di Venezia. Sangue del mio sangue di Marco Bellocchio Sospeso tra un passato

oscuro e repressivo, dove una suora colpevole di aver fatto innamorare un cavaliere subisce la condanna di

vivere murata, e un presente insensato e corrotto dove sopravvive solo chi traffica e imbroglia, «Sangue del

mio sangue» è il film più giovane e più libero del maestro 75enne Marco Bellocchio. Nell'opera, girata a

Bobbio, il paese natale di Bellocchio, recita buona parte della famiglia del regista, in testa il figlio Piergiorgio,

per la prima volta pienamente protagonista di una pellicola del padre. Vergine giurata di Laura Bispuri

Seguendo le rigide regole del Kanun (codice di comportamento tuttora adottato tra alcuni dei montanari

albanesi), l'orfana Hana (Alba Rohrwacher) si auto-proclama uomo, rinunciando a tutte le prerogative del suo

25/09/2015 07:09Sito Web La Stampa Web

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 6

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sesso e giurando di rimanere vergine per sempre. Molti anni dopo, in Italia, le scelte di Hana saranno rimesse

in discussione. Un esordio talmente convincente da aver trovato posto nella gara dell'ultima Berlinale.

25/09/2015 07:09Sito Web La Stampa Web

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 7

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Il mondo dello spettacolo sosiene Cinemadays pagerank: 5 Il mondo dello spettacolo sosiene Cinemadays

Dal 12 al 15 ottobre film in sala a 3 eurotwitta

Il mondo dello spettacolo ha deciso di mobilitarsi a supporto di CinemaDays, realizzando foto,

videomessaggi, tweet e altri contributi esclusivi, che verranno lanciati dal sito ufficiale dell'iniziativa

www.cinemadays.it.

Tanti nomi a supporto di CinemaDays, la nuova festa del cinema, che per la prima volta si svolge in autunno:

dal 12 al 15 ottobre il prezzo del biglietto nelle sale cinematografiche di tutta Italia sarà di 3 euro.

L'obiettivo principale di CinemaDays è quello di far apprezzare la bellezza e il fascino del grande schermo e

molti sono gli artisti, e altri se ne aggiungeranno, che hanno deciso di sostenere l'iniziativa tra cui Matteo

Garrone, Gabriele Salvatores, Giuseppe Tornatore, Carlo Verdone, Nastassja Kinski, Jasmine Trinca, Rupert

Everett, Enrico Brignano, Monica Guerritore, Elena Sofia Ricci, Vanessa Incontrada, Enrico Lo Verso,

Edoardo Leo, Raf, Giorgia Surina, Francesco Scianna, Aurora Ruffino, Giulio Berruti, Luca Ward e Federico

Zampaglione. Sul sito www.cinemadays.it si trovano già i contributi video di Garrone, Brignano, Incontrada,

Berruti e Ruffino mentre a breve si potranno vedere anche gli altri.

Oltre ai contributi degli artisti coinvolti, sul sito sarà possibile scoprire tutte le iniziative legate al progetto,

come il concorso "Vinci un anno di cinema".

CinemaDays è organizzata dalle associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA, con il

sostegno della Direzione Generale Cinema del MiBACT e con il supporto di Unicredit (main sponsor) e

Garofalo (sponsor).

Seguici su Twitter all'hashtag #Cinemadays alla mention @cinemadays e su tutti i canali social dell'evento:

25/09/2015 11:47Sito Web www.tuttosport.com

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 8

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Cinema a soli 3 euro per i "Cinema Days": tutte le sale aderenti a Udine eprovincia pagerank: 4 Informazioni

Dove

,

Quando

Dal 12/10/2015 Al 15/10/2015

Costo

3 euro

Vai al sito

Ti Piace?

1Pollice in giù

In arrivo "CinemaDays", la nuova Festa del Cinema che si terrà dal 12 al 15 ottobre 2015 e coinvolgerà molte

sale d'Italia, Friuli e provincia di Udine compresi. Per quattro giorni il prezzo del biglietto per l'ingresso sarà di

soli 3 euro. Strutturato sull'esempio di altre esperienze europee l'appuntamento "CinemaDays" è organizzato

dalle associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA, con il sostegno della Direzione

Generale Cinema del MiBACT.

25/09/2015 10:05Sito Web www.udinetoday.it

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 9

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CinemaDays: film a 3 euro per tutti, anche a Venezia e provincia pagerank: 4 CinemaDays, cinema a 3 euro dal 12 al 15 ottobre 2015 Venezia e provincia Eventi a Venezia

"

Dal 12 al 15 ottobre l'emozione della sala cinematografica si vive a prezzi stracciati. Grazie all'iniziativa

CinemaDays per quattro giorni il prezzo del biglietto in tantissime sale cinematografiche italiane è di 3 euro,

ad esclusione dei film in 3D e degli eventi speciali.

Fino all'11 ottobre si potrà anche partecipare all'estrazione di cento biglietti per il cinema. Aderire è semplice:

basta iscriversi al sito ufficiale della manifestazione e conservare i biglietti d'ingresso alle sale. I vincitori

avranno in omaggio un anno di cinema gratuito, aggiudicandosi una delle 45 tessere annuali messe in palio

dal concorso.

Promossa dalle associazioni dell'industria cinematografica Anec, Anem, Anica, con il sostegno della direzione

generale cinema del Mibact e con il supporto di Unicredit e Garofalo, la manifestazione mira ad avvicinare un

pubblico sempre più vasto al meraviglioso mondo della pellicola.

Ecco tutte le sale della provincia di Venezia che aderiranno all'iniziativa:

UCI CINEMAS MARCON Via Enrico Mattei, Marcon

UCI CINEMAS MESTRE Via Colombara, n. 46, 30176 Venezia

CINEMA VERDI Piazzetta Mainardi, 6, Cavarzere

MULTISALA GIORGIONE 4612 Sestiere Cannaregio, Venezia

MULTISALA ROSSINI Salita del Teatro, 30124, Venezia

MULTISALA ASTRA Via Corfù, 12, Venezia

CINEMA DANTE Via Sernaglia, 10, 30171, Mestre

CINEMA TEATRO MIRANO Via della Vittoria, 75, 30035 Mirano

"

Potrebbe interessarti: http://www.veneziatoday.it/eventi/cinema/cinemadays-3-euro-12-15-ottobre-2015.html

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25/09/2015 13:01Sito Web www.veneziatoday.it

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 10

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Durante i Cinema Days guardi un sacco di film a 3 euro l'uno Un appuntamento imperdibile per gli appassionati della settima arte che in occasione della Festa del cinema

#CinemaDays avranno la possibilità per quattro giorni di vedere i migliori film in uscita nelle sale

cinematografiche al costo ridotto di 3 euro.

#CinemaDays si svolgerà dal 12 al 15 ottobre 2015 e coinvolgerà le migliore sale cinematografiche di tutta

Italia che proporranno una riduzione del costo del biglietto al fine di rendere più fruibile la visione delle

pellicole ad una platea più ampia, che in questo modo potrà farsi una scorpacciata di pellicole a costi

contenuti.

cinemadays 1

L'iniziativa ad opera delle associazioni dell'industria cinematografica ANEC, ANEM, ANICA, con il sostegno

della Direzione Generale Cinema del MiBACT, è stata pensata come le precedenti iniziative messe in campo

nel resto d'Europa e oltre alla visione a basso costo dei film, sul sito ufficiale viene proposto a tutti i

cinedipendenti la possibilità di partecipare al concorso "Vinci un anno di cinema".

26/09/2015 23:42Sito Web outsidersmusica.it

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 11

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RAI5: AL VIA LA SERIE UNA BIBLIOTECA, UN LIBRO rogramma televisivo "Una Biblioteca, un Libro" che Rai Cultura trasmette su Rai5 in quattro puntate da

sabato 26 settembre alle 20.40. Il progetto che nasce dalla collaborazione tra la Direzione Generale per le

Biblioteche e gli Istituti culturali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo e Rai Cultura, ha

come obiettivo quello di far conoscere al grande pubblico le principali Biblioteche storiche del nostro Paese e

di mostrarne le straordinarie architetture e gli immensi tesori.

Prodotta dalla MetiPictures per la regia di Maria Teresa de Vito è stata realizzata anche grazie al sostegno

dell'Associazione Italiana Editori, della Fuis e dell'Anica.

La prima puntata dal titolo La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Carlo Cecchi e i manoscritti di Elsa

Morante ci porta a conoscere le numerose sale della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, con i suoi 7

milioni di volumi e migliaia di manoscritti di scrittori vissuti tra il VI e il XX secolo: tra questi, anche gli autografi

di Elsa Morante che Carlo Cecchi, attore e regista, racconta accompagnato dalle note della pianista Rita

Marcotulli .

Sabato 26 (h 20,40) e domenica 27 settembre (h 17,55).

26/09/2015 15:33Sito Web www.politicamentecorretto.com

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 12

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RAI5: AL VIA LA SERIE UNA BIBLIOTECA, UN LIBRO Sabato 26 alle ore20,40 e domenica 27 settembre alle ore 17,55 pagerank: 7 Programma televisivo "Una Biblioteca, un Libro" che Rai Cultura trasmette su Rai5 in quattro puntate da

sabato 26 settembre alle 20.40. Il progetto che nasce dalla collaborazione tra la Direzione Generale per le

Biblioteche e gli Istituti culturali del Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo e Rai Cultura, ha

come obiettivo quello di far conoscere al grande pubblico le principali Biblioteche storiche del nostro Paese e

di mostrarne le straordinarie architetture e gli immensi tesori. Prodotta dalla MetiPictures per la regia di Maria

Teresa de Vito è stata realizzata anche grazie al sostegno dell'Associazione Italiana Editori, della Fuis e dell'

Anica. La prima puntata dal titolo La Biblioteca Nazionale Centrale di Roma. Carlo Cecchi e i manoscritti di

Elsa Morante ci porta a conoscere le numerose sale della Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, con i suoi 7

milioni di volumi e migliaia di manoscritti di scrittori vissuti tra il VI e il XX secolo: tra questi, anche gli autografi

di Elsa Morante che Carlo Cecchi, attore e regista, racconta accompagnato dalle note della pianista Rita

Marcotulli . Sabato 26 (h 20,40) e domenica 27 settembre (h 17,55). La trasmissione sarà disponibile anche

in streaming su http://www.rai5.rai.it/.

Comunicato stampa

25/09/2015 16:48Sito Web www.adnkronos.com

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ANICA CITAZIONI - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 13

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CINEMA

21 articoli

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L'amore normale di Buy e Ferilli «Con i sentimenti si fa anche politica» Maria Sole Tognazzi alla regia di «Io e lei»: la quotidianità di una relazione al femminile Segnali dall'alto «Horivisto "Il vizietto" di mio papà. L'ho preso come un suggerimento arrivato dall'alto» La società che cambia«La società è cambiata, eppure di storie omosessuali il cinema ne racconta poche» Stefania Ulivi Il sentimentale è politico. Almeno in Italia, dove una questione accettata e risolta praticamente in ogni Paese

d'Europa - il riconoscimento di pari diritti civili alle coppie gay - diventa una montagna da scalare. E così

Maria Sole Tognazzi si trova a mandare nelle sale (200 le copie che usciranno il prossimo 1° ottobre) il suo

quinto film, la commedia d'amore Io e lei ideata oltre due anni fa, proprio mentre le vicissitudini del disegno di

legge Cirinnà sulle unioni civili richiamano toni da tragedia o cinepanettone.

Io e lei sono Sabrina Ferilli e Margherita Buy, coppia di donne borghesi: Marina, ex attrice alla guida di

un'enoteca frequentatissima nel cuore di Roma, lesbica da sempre e Federica, architetta di successo,

separata con figlio ventenne. Stanno insieme da anni, vivono in una bellissima casa, cucinano una per l'altra

e fanno indigestione di puntate della serie prediletta ( Top of lake , firmata Jane Campion) sul divano.

Cercando di cacciare i fantasmi di un rapporto a rischio di arrendersi alle insidie del tempo. Insomma, una

coppia simile a mille altre. «Volevo raccontare esattamente la normalità non la straordinarietà della loro

relazione - conferma Maria Sole Tognazzi -. Una storia come altre, mossa da sentimenti identici. Se tutte le

storie sono uguali anche i diritti devono esserlo. In questo sì, la mia commedia sentimentale ha un significato

politico. Il fatto che esca proprio in questi giorni lo leggo come un segno fortunato, non è un film pensato a

tavolino».

Ancora prima che pensato è «arrivato dal cielo», racconta. «Tornavo da Cannes dove avevo rivisto Sabrina

che volevo dirigere da tempo. E pensavo mi sarebbe piaciuto vederla accanto a Margherita, con cui dopo

Viaggio sola cercavo un bis. Ho acceso la tv e facendo zapping mi sono imbattuta in una scena de Il vizietto

con mio papà. L'ho preso come un suggerimento arrivato dall'alto», scherza ma neanche tanto. Si è sdebitata

del «regalo» attraverso il personaggio dell'ex della Buy, Ennio Fantastichini, patriarca di una famiglia

allargata: «È un po' Ugo».

Dai tempi del film con suo padre e Michel Serrault sono passati quasi quarant'anni, la società è molto

cambiata, eppure di storie omosessuali il cinema italiano ne ha raccontate poche. Per quelle con protagoniste

donne anche le dita di una sola mano sono troppe: Riparo , Viola di mare . «Una commedia su due donne di

oggi che si amano non c'era», osserva la regista. Io e lei , prodotto da Indigo, Lucky Red (che cura anche la

distribuzione) e Rai Cinema, l'ha scritta con i suoi co-sceneggiatori di sempre, Ivan Cotroneo e Francesca

Marciano avendo in mente fin da subito le due attrici. Tutta cuore e passione (anche politica) Ferilli; maestra

di nevrosi e ironie Buy. «Senza di loro non ci sarebbe stato il film. Ci hanno creduto fin dal primo istante». Le

dirette interessate confermano e rilanciano (oltre a farsi molti complimenti). «Ci piacciamo da tempi non

sospetti - dice Ferilli -. Siamo psicotiche in modo diverso: io esco di casa con ogni tipo di medicina e non

sono mai stata male. Lei sta male sempre e non ha mai con sé un farmaco. Io non ho mai fame e in borsa ho

di tutto, lei mangia come una depravata e non ha mai dietro nulla». Insomma, è nata una coppia comica e

magari Io e lei non resterà un caso isolato.

Intanto si dedicano all'uscita del film nelle sale. «Ha ragione Sole, non è un film bandiera - sostiene Buy -.

Non spetta al cinema risolvere i problemi ma può far riflettere sull'egoismo di chi non vuole capire cosa

significhi vivere senza diritti». Un Paese «bigotto», rilancia Ferilli. Se ne è accorta, dice, anche girando in rete

(«ho un nickname, mi sono attrezzata»). «Ci sono paura e pregiudizio. Per questo serve di più un film come

questo, fatto in punta di piedi, che affronta il tema dal lato "omo-sentimentale". Le legge? C'è un governo di

sinistra: se non ora, quando?».

26/09/2015Pag. 54

diffusione:619980tiratura:779916

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 15

Page 16: ANICA · 25/09/2015 10:05 Cinema a soli 3 euro per i "Cinema Days": tutte le sale aderenti a Udine e provincia 9 25/09/2015 13:01 CinemaDays: film a 3 euro per tutti, anche a Venezia

Intervistata da una giornalista sul suo passato da attrice, Marina-Ferilli ha un solo rimpianto: di non aver detto

che la persona che amava era una donna. «È una scena chiave. Fa capire quanto sia importante per lei dire

al mondo quel che è. Ma, attenzione, il coming out è un diritto, non un dovere, la vita privata è privata.

Ognuno deve essere libero di scegliere», conclude Tognazzi.

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La sequenzaFoto: Ex attrice Sabrina Ferilli (51 anni) è Marina, un'ex attrice che gestisce un'enoteca nel centro di Roma.

Estroversa ed espansiva, vive felicemente la propria omosessualità

Foto: Architetta Margherita Buy (53) interpreta Federica, architetta con un divorzio alle spalle e un figlio

ventenne. Quella con Marina è la sua prima relazione con una donna

Foto: Alla ricerca del materasso Federica e Marina, che vivono assieme da anni, vanno a scegliere un nuovo

materasso. Ma davanti al venditore Federica si mostra imbarazzata

Foto: La posizione del cucchiaino Per «testare» la qualità del materasso, Ferilli suggerisce a Buy: «Girati su

un fianco, mettiti come dormi di solito: a cucchiaino». E l'altra: «No, grazie»

La tramaFederica (Buy) e Marina (Ferilli) si amano ma hanno alle spalle storie molto diverse

Il passato rischia di mettere in discussione il loro amore Maria Sole Tognazzi (44 anni, foto), regista, è figlia

di Ugo Tognazzi e del- l'attrice Franca Bettoja. Nel 2003 il debutto con «Passato prossimo». Tra i suoi film

anche «Viaggio sola» (2013)

26/09/2015Pag. 54

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Il funambolo delle Torri «The Walk» Il kolossal 3D con Joseph Gordon-Levitt andrà al Festival di Roma Rivive l'impresadell'equilibrista Petit a New York nel '74 Zemeckis: gesto poetico, il mio film esalta l'amore per la vita Giovanna Grassi «L'impossibile, a volte, può diventare realtà», sorride Robert Zemeckis, il regista di Forrest Gump e Ritorno al

futuro , che firma The Walk , il film co-prodotto con la Sony sull'uomo che ha realizzato il suo incredibile

sogno: attraversare il vuoto tra le due torri del World Trade Center in equilibrio su una fune d'acciaio. Era il

miraggio, impossibile e irreale, di Philippe Petit e lo tramutò in realtà il 7 agosto del 1974, superando ogni

ostacolo, ogni divieto.

Incardinato su questa storia vera, il film, visibile anche in 3D e su schermo Imax, ha inaugurato il New York

Film Festival e sarà presentato alla decima edizione della Festa del cinema di Roma e poi distribuito in

contemporanea sugli schermi del mondo dalla Sony.

Sorride l'attore che ha prestato il volto e la sua smilza figura al vero Philippe, ossia Joseph Gordon-Levitt, che

nella vita è anche scrittore di brevi fiabe, poesie e raccontini (arricchiti da suoi disegni) e che Oliver Stone ha

voluto per il film su Edward Snowden, il discusso informatico Usa che ha rivelato programmi di segreta

sorveglianza di massa statunitensi e britannici. Dice Joseph: «È stato un sogno a occhi aperti, da funambolo

dell'immaginazione e della quotidianità, diventare Philippe, che mi ha dato anche il suo benestare e, con gli

occhi lucidi di commozione, ha visto il film. L'allenamento mi ha coinvolto per mesi, ma, come sullo schermo,

ho avuto al fianco un grande maestro, Ben Kingsley, che interpreta il mentore del mio protagonista, Papa

Rudy».

Zemeckis non ha dubbi: « The Walk è una delle pagine di cronaca più poetiche e impensabili tra quelle delle

imprese compiute dall'umanità. Perché, se ormai sono più di dieci le persone che hanno messo piede sulla

Luna, solo Philippe è riuscito a danzare nell'aria a 412 metri da terra. Il libro da lui scritto, Toccare le nuvole

fra le Twin Towers. I miei ricordi di funambolo (2012), è un best seller che continua ad accendere

l'immaginazione dei lettori di ogni età e, confesso, sono fiero di aver potuto girare un film che, in linea con

tutta la mia carriera, è adatto a tutte le età».

Aggiunge: «Oltre a essere una storia d'amore nei confronti della vita e di New York, The Walk narra una

delicata vicenda sentimentale che getta un ponte tra Parigi e la Grande Mela non solo degli anni Settanta, ma

di ogni tempo passato e futuro. Philippe, infatti, intreccia una relazione, dolce e complicata, con una musicista

di strada, impersonata dall'attrice franco-canadese Charlotte Le Bon. La vita è davvero imprevedibile; perché

Petit, che ha attraversato il vuoto tra le Torri Gemelle, non può, invece, rendere concreto il suo sentimento.

La ragazza non si era innamorata di Philippe ma dei suoi sogni: e, un giorno, ritorna nella Parigi tanto

vagheggiata anche dal protagonista».

Interviene Gordon-Levitt, una laurea in Letteratura alla Columbia University: «La storia di The Walk è

intrigante anche perché ci riporta, in tempi "digitali" in cui pensiamo di poter conquistare tutto e spesso

perdiamo, invece, i nostri sogni, i complicati ma artisticamente fecondissimi anni Settanta. Fu un periodo di

grandi cambiamenti della società, a partire dai movimenti di emancipazione femminile. Furono anni turbolenti

e la camminata su quella fune d'acciaio sospesa ne è, a mio parere, il simbolo per antonomasia. Nel film, poi,

c'è la musica, da me molto amata, di Alan Silvestri, il compositore della colonna sonora di Forrest Gump, oltre

all'eco di uno dei miei chansonnier francesi preferiti, Jacques Brel».

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RegistaTra i film di Robert Zemeckis (63 anni), «Ritorno al futuro» e «Forrest Gump». In alto, Charlotte Le Bon e

Joseph Gordon-Levitt in «The Walk»

27/09/2015Pag. 42

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Finzione e realtàFoto: Tra le nuvole Joseph Gordon-Levitt in «The Walk»

Foto: Sulla fune Philippe Petit attraversa le Torri Gemelle

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«Più spazio alle attrici anche nei film d'azione» Emily Blunt, eroina dei thriller e protagonista di «Sicario»: la parità delle donne può essere conquistata conruoli forti Giovanna Grassi TORONTO «Lo ammetto, la mia vita d'attrice è stata cambiata da Tom Cruise più che dagli abiti d'epoca della

giovane Regina Vittoria, da me interpretata con la regia di Jean-Marc Vallée. Al fianco di Tom in Edge of

Tomorrow ho scoperto il fascino di essere un'attrice d'azione. Cosa poi accaduta in modo molto impegnativo

e gratificante in Sicario» dichiara Emily Blunt, l'idealista agente dell'Fbi nel film orchestrato a colpi di

sparatorie e sfilate di cadaveri murati dal regista franco canadese Denis Villeneuve.

Presentato a Cannes e riproposto con proiezioni sold out al Festival di Toronto, in concomitanza con il lancio

in tutto il Nord America, il film ha regalato una grossa popolarità alla delicata, ma volitiva Emily, che in

passato fu l'acida collega di Anne Hathaway in Il diavolo veste Prada . «È stato un anno importante per noi

attrici: abbiamo avuto ruoli significativi, dimostrato che potevamo rendere al box office. A cominciare dal

viaggio armato, ma anche spirituale e di conoscenza della mia Kate Macer in Sicario ».

Emily non ha nulla a che fare con i social media: è riservatissima sulla sua vita di moglie di John Krasinski (

The Office ) e di madre della loro bambina. Fa una sola confidenza: «Per tutto il tempo dell'impegnativo set di

Sicario ero incinta della mia piccola Hazel».

Grazie al suo personaggio e, prima ancora, a quello di Scarlett Johansson in Lucy , il cinema d'azione non è

più solo appannaggio dei maschi. «La parità - sorride Blunt - passa anche per queste strade e ha messo in

pugno alle donne non le pistole, ma caratteri con una sostanza. Angelina Jolie lo ha dimostrato ai tempi della

sua Lara Croft».

Terminato a Londra, al fianco di Charlize Theron, Jessica Chastain e Chris Hemsworth, il prequel delle

avventure di Biancaneve, The Huntsman , Emily ha preso gusto ai film blockbuster spettacolari e dice: «Sono

un'autentica cattiva, anzi super perfida in The Huntsman , mi sono molto divertita». Inoltre ha già in tasca un

ruolo che tutte le attrici volevano, quello di Rachel Watson nell'adattamento cinematografico e thriller del

bestseller La ragazza del treno (ed. Piemme) di Paula Hawkins. «Intanto - racconta - mi rilasso dando voce,

come fanno al mio fianco Stallone, mio marito John Krasinski, il grande Ian McKellan e Danny De Vito, a uno

dei personaggi del film d'animazione Animal Crackers ».

Nata nel 1983, inglese per colori dell'incarnato e cultura (anche teatrale), Emily ha preso di recente la

cittadinanza americana. «Non lascerò mai il cinema indipendente Usa, che mi ha dato tanto e, infatti, uno dei

personaggi che ho più amato è quello della sorella della mia amica Amy Adams, in Sunshine Cleaning di

Christine Jeffs: insieme, per guadagnarci da vivere, dovevamo pulire gli appartamenti dove si era compiuto

qualche crimine. In fondo, i miei personaggi femminili hanno quasi sempre avuto valenze coraggiose»

racconta.

Blunt confessa il grande sogno di essere diretta da Danny Boyle. Poi elenca le attrici con le quali vorrebbe

recitare: Cate Blanchett, Juliette Binoche, Emma Thompson, Christine Scott Thomas e afferma: «Vincere al

box office con ruoli di donne forti spinge gli sceneggiatori uomini a vedere in un'altra ottica i personaggi

femminili». Quest'estate, prosegue, «le donne hanno avuto ruoli coraggiosi, penso alla surfista di Helen Hunt

in Ride , a Melissa McCarthy in Spy , a Emilia Clarke in Terminator Genisys e alle ragazze di Le amiche della

sposa . Ogni smentita al credo che gli incassi sono appannaggio delle star maschili è una vittoria collettiva

per noi attrici e contro chi voleva in Sicario un personaggio maschile, come era stato previsto nella prima

stesura, al posto della mia agente».

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Foto: Emily Blunt (32 anni) alla prima londinese di «Sicario» (attualmente sui nostri schermi), il crime-thriller

del regista Denis Villeneuve di cui è protagonista accanto a Benicio del Toro e Josh Brolin. A sinistra, l'attrice

28/09/2015Pag. 41

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(nata a Londra ma naturalizzata americana) in una scena del film in cui interpreta Kate Mecer, una giovane e

idealista agente dell'Fbi che si trova coinvolta nella lotta ai narcos sul confine tra Usa e Messico

Foto: Angelina Jolie è stata la pioniera con «Lara Croft» Il box office è una sfida per le interpreti femminili

28/09/2015Pag. 41

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riflessi nel grande schermo Rubando i dialoghi alla vita Roberto Escobar C'è un sospetto di colpa, all'origine di Ritorno alla vita ( Every Thing Will Be Fine, Germania, Canada,

Francia, Svezia e Norvegia, 2015, 118', 3d). Non si tratta di quello su cui si apre il film di Wim Wenders e

dello sceneggiatore Bjørn Olaf Johannessen, ma di un sospetto che ha a che fare con lo scrivere storie, e

forse con il girarle. Giovane romanziere che fatica ad affermarsi, Tomas Eldan (James Franco) cerca

ispirazione in un capanno nel mezzo di una landa ghiacciata presso Montréal. Il suo rapporto con la moglie

Sara (Rachel McAdams) è in crisi, e in crisi è la sua creatività. Gli è sembrata dunque una buona idea fuggir

via dalle contingenze della quotidianità, dal suo "troppo pieno", per immergersi in un gelo e in un vuoto che,

spera, si riempiranno di parole, personaggi, storie. Ma così non succede. La sua scrittura resta sterile, come il

suo rapporto con Sara. Rassegnato alla sconfitta, guidando nel buio della notte gli accade di travolgere una

piccola slitta, sbucata all'improvviso da un pendio innevato. Sceso dall'auto, scopre d'avere investito un

bambino, rimasto però illeso. Ancora non sa che con Christopher (Jack Fulton) - così si chiama il bambino -

sulla slitta c'era il fratello. È questo il sospetto di colpa esplicito e dichiarato che apre Ritorno alla vita. Tomas

non avrebbe molto da rimproverarsi. Non lui porta la responsabilità di una morte, ma il caso. Ne sembra

convinta anche la madre di Christopher, Kate (Charlotte Gainsbourg). Eppure l'incidente travolge la sua

esistenza, gravandola di un'angoscia profonda. La sua carriera sarebbe compromessa, se dopo qualche

anno un incontro con Kate non riuscisse a liberarlo da ogni rimorso. Passano altri dieci anni, e ritroviamo

Tomas scrittore affermato. Nell'esperienza dell'incidente, e nella sua memoria attenuata dal tempo, la sua

scrittura sembra aver trovato le parole, le storie e i personaggi che inutilmente aveva cercato nel vuoto e nel

gelo. Tomas deve dunque la carriera e la rinnovata tranquillità con la seconda moglie Ann (Marie-Josée

Croze) alla morte di un bambino, al dolore di un altro e alla disperazione di una madre. È questa la colpa il cui

sospetto muove il film di Wenders, e ancora prima la sceneggiatura di Johannessen. Ma non si tratta di una

colpa morale in senso stretto. Si tratta piuttosto di una colpa "funzionale", legata al mestiere del protagonista.

È possibile scrivere (o girare) storie, far vivere personaggi, dipanare dialoghi senza rubare quelle storie, quei

personaggi, quei dialoghi alla vita? La questione è stata ricorrente nell'opera di Wenders, e più d'una volta -

almeno da Fino alla fine del mondo (1991) - ha appesantito i suoi film di finzione (non i suoi documentari,

come lo splendido Il sale della terra, del 2014). Ma perché rubare alla vita sarebbe la colpa di chi scrive? E in

quale senso? A queste domande regia e sceneggiatura cercano di rispondere senza intellettualismi, ma

anche con una narratività qua e là mediocre. Tomas attraversa i decenni rimanendo uguale a se stesso nel

volto, ma perdendo profondità. Quando lo ritroviamo all'apice del successo, il suo personaggio quasi non c'è

più, come si fosse svuotato. Niente accade davvero in lui, nel suo pensiero, nei suoi sentimenti. O almeno

niente che il film ci renda subito "visibile". Al massimo, la sceneggiatura affida a Kate e ad Ann, e anzi alle

loro parole, il compito di raccontarcelo. In particolare, da Ann veniamo a sapere - in quanto lei glielo

rimprovera - che lui ama restare ai margini della vita, osservandola con freddezza e non lasciandosene

coinvolgere (l'occasione è un piccolo incidente in un luna park). E ci sembra di capire che Wenders alluda a

quella che suppone sia la caratteristica e la colpa necessaria degli scrittori, e degli autori in genere:

l'introversione, il rimanere "celati" come ladri accorti, pronti a eludere la vita, a tenerla sotto controllo per

farsene padroni nella finzione. Proprio come, nonostante la buona volontà, a Wenders stesso ora non riesce.

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Foto: ritorno alla vita di wim wenders Kate (Charlotte Gainsbourg) Tomas Eldan (James Franco)

27/09/2015Pag. 45DOMENICA

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il senso del ridicolo Generazione Capatonda Gianni Canova Qualcuno ha detto che sembra una divinità neopagana discesa dagli impervi picchi delle montagne

abruzzesi, ma a me sembra più un fool impertinente e beffardo emerso all'improvviso dalle viscere del web e

della società crossmediale. Marcello Macchia, alias Maccio Capatonda, classe 1978, è una delle maschere

più rappresentative dell'italiano medio nell'era di Internete dei new media. Il senso del ridicolo, in lui, è

sempre 2.0: implica la presenzae la partecipazione dei social, si nutre di followers e di like, è virale e

contagioso. La sua popolarità, a dire il vero, nasce prima nella vecchia Tv grazie ai finti trailer cinematografici

andati in onda nelle trasmissioni televisive della Gialappa's Band, che poi però vengono postati su You Tube

e diventano virali nella rete. La sua comicità, non a caso, si genera proprio al crocevia delle tre pratiche

comiche più amate ed efficaci sul web: la parodia di oggetti culturali di successo, la deformazione

espressionistica del linguaggio e l'iperbole portata ai limiti estremi. La parodia - da Totò a Franchi e Ingrassia

- è da sempre uno dei registri più diffusi nella comicità italiana, ma Maccio la applica con voracità bulimica: da

La febbra a Il sesto scemo (parodia di Il sesto senso), i suoi fake­trailer sono esilaranti per come irridono e

sbeffeggiano i propri oggetti di culto. Perché Maccio è quasi lo shaker della sua generazione: prima ingurgita,

vede e divora tutto ciò che è possibile vedere negli anni '80 e '90 - l'alto e il basso, Non è la Rai e Nino

Frassica, i grandi film hollywoodiani e la Tv spazzatura - poi lo "rigetta" in forma gioiosamente caricaturale e

deliziosamente demenziale. Il suo primo film da regista, Italiano medio, uscito nelle sale a gennaio 2015 (con

un box office che ha superato i 4 milioni di euro) è un piccolo capolavoro di questa arte della parodia come

cocktail multimediale: come il protagonista di Fight Club, anche Giulio Verme - il personaggio interpretato da

Maccio - ha un alter ego dai comportamenti vistosi ed eccessivi ed entra a far parte di un gruppo che vuol

compiere eclatanti azioni terroristiche, come in Limitless cambia identità a causa di una sostanza chimica,

parla alla folla come il finto messia di Brian di Nazareth e nella scena di sesso accelerato parodizza

addirittura Arancia meccanica di Stanley Kubrick. Il linguaggio verbale adottato - come si diceva - fa continue

capriole espressioniste e si sottopone a incessanti deformazioni sia lessicali che idiomatiche («mi son cacato

sopra!»), in un frenetico lavorio trasformistico per cui Maccio costruisce incessantemente identità e le

sbriciola. In questo gioco di mimetismo ininterrotto - spesso spinto fino ai limiti estremi del verosimile, un po'

come faceva Fantozzi negli anni '70 - è possibile ritrovare i vizi, i tic, le ossessioni e le manie degli italiani del

nostro tempo. Impossibile non farci i conti - come del resto con Luca Medici, alias Checco Zalone - per

chiunque voglia cercare di capire qualcosa dell'Italia di oggi. E del suo/nostro senso del ridicolo.

Foto: box office Il suo primo film da regista, «Italiano medio», ha incassato più di 4 milioni di euro

Foto: Si chiude stasera a Livorno, con l'incontro di Gianni Canova con Maccio Capatonda, il festival Il senso

del ridicolo, diretto da Stefano Bartezzaghi www.ilsensodelridicolo.it

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L'INFODATA DEL LUNEDÌ Cinema, teatri, stadi, ballo: tutte le spese al botteghino Quando si tratta di spendere per il divertimento, gli italiani non hanno dubbi: al primo posto c'è il cinema.

Secondo i dati dalle Siae relativi al 2014,a incassare di più al botteghino è stato il grande schermo. Al

secondo posto per incassi ci sono le partite di pallone, al terzo le sale da ballo. Il biglietto più costoso? Quello

per gli spettacoli lirici: in media, 46,5 euro. u pagina 10 pQuando si tratta di spendere per il divertimento, gli

italiani non hanno dubbi: al primo posto c'è il cinema. Secondo i dati dalle Siae relativi al 2014, tra le tante

forme d'intrattenimento disponibili nel nostro Paese, a incassare di più al botteghino è il grande schermo.

L'anno scorso il fatturato delle sale cinematografiche italiane è stato di oltre 600 milioni di euro. Nemmeno il

calcio, la passione per antonomasia degli italiani, è in grado di intaccare questo primato: nel 2014 gli incassi

del comaprto sono stati di 280 milioni, nemmeno la metà di quanto ha saputo fare il grande schermo. Terze

classificate, per giro d'affari, sono le sale da ballo, che l'anno scorso hanno incassato oltre 273 milioni di euro

grazie a quasi 29 milioni di biglietti staccati. Meglio di quanto hanno saputo fare i concerti di musica leggera,

che nonostante un aumento medio del prezzo dei biglietti del 7% rispetto al 2013 hanno fatturato circa 228

milioni di euro. La kermesse canora che ha registrato maggior successo in Italia tra aprile e giugno del 2015?

L'intramontabile Vasco Rossi, che nella seconda serata allo Stadio Meazza di Milano ha saputo raccogliere

57.056 fan. Ai templi italiani della lirica, che nel 2014 hanno portato a casa un incasso di quasi 93 milioni di

euro, spetta il primato del biglietto più caro: in media, 46,5 euro a spettacolo. Il più economico? È il cinema:

un biglietto costa in media 6,1 euro. Una cifra che farà sobbalzare chi vive nelle grandi città, dove fra

proiezioni 3d e diritti di prevendita gli ingressi a soli sei euro sono praticamente introvabili. Chi perde di più,

rispetto al 2013, sono i parchi di divertimento, che non stanno attraversando una delle stagioni più rosee della

loro storia: secondo i dati Siae l'anno scorso il fatturato del comparto è sceso di quasi il 12%. fonte: el aborazi

one Sole 24 Ore su dati Si ae

GLI INCASSI IN ITALIA

600280273228 C alcio f onte: Si ae S ale da ballo In milioni di euro, nel 2014 Ci nema C oncerti di musi ca leggera

La musica più ascoltata, città per città. La mappa sui generi musicali più ascoltati in Italia: aTaranto va forte il

Pop, Mantova è prima nel rock classico, a Rimini spadroneggia la dance. La classifica degli album più

venduti. Scoprire quali sono i cantanti che hannovenduto più album nel 2014: Vasco Rossi è primo. Ma dove

sono gli artisti dei talent show? I NUMERI DELLO SPETTACOLO Qwww.infodatablog.ilsole24ore.com

Data visualization Infografici Il Sole 24 Ore

TOTALE ITALIA

spesa al botteghino

parchi divertimentospesa al botteghinoballo2.249,77In milioni €calcioconcerti di musica leggera2014/2010valore medio del ticket variazione

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In milioni= 100.000numero di ingressicinema300.998422concerti jazz12.44714,8360manifestazioni all'aperto1.5128,1attrazioni viaggianti16.034833teatro11,11.53512,74.776lirica9677,32.1501.68528,8644musical9,639.8203.74796012.94825,1sport di squadra25,8altri sportconcerti classici46,54841.63310,4concertini con orchestra12,511,6

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42216,7circo12,86,1varietà1.46011,011,637.328valore medio del ticket

14,44

€-2,6%

numero di ingressi

229,94

mostre

fiere

5,7

sport individuali

12,8

balletto

9,8

burattini e marionette

6,9 g € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € € fiere lirica 3.376 2.679 11,33% 7.353 4.341 10,11% 6.790

3.946 2.745 9,46% ballo 12,50% 13,44% 10,24% 12,22% 14,83% 14,14% 12,27% 15,37% 10,37% mostre

46.622 17.589 15.433 musica leggera musical varietà circo 9,98% 9.366 7.433 14,91% 10,22% calcio

14,58% 12,01% 10,33% 22,67% 24,81% 28,35% 10,19% cinema teatro 83.506 14.797 12.782 15.100 45.687

16.033 0, 39 n.d. 7, 94 4,57 3, 11 1,26 39,95 0, 99 31,48 0, 51 10,89 1,10 1, 54 n.d. 7,54 12,45 0, 40 12,84

n.d. 4,47 92,95 2, 05 1, 25 89,32 89,32 34,14 0, 20 32,21 63,50 1,40 1, 22 11,99 3, 77 39,23 394.041

359.932 concerti jazz sporto individuali attrazioni viaggianti esposizioni burattini e marionette 110.008

concerti classici balletto 3.016.007 sport di squadra altri sport manifestaz. all'aperto 98,25 -4,7% 600,07

+7,1% 228,69 28, 67 -2,3% 0,0% +0,6% 273,84 +10,5% +2,2% -24,1% 16, 25 13, 75 -11,8% -5,0% 205,53

172,27 +3,9% 12,25 +9,8% +11,3% 11, 08 +49,1% +21,1% -8,7% 21, 96 +4,4% +8,2% 280,46 concerti con

orchestra attività teatrale attività sportiva parchi divertimento +1,7% 2, 00 il mese più redditizio spettacoli del

mese % sul totale annuo totale spettacoli annui spettacolo cinematografico attività musicale-concertistica

spettacolo viaggiante e all'aperto Per ciascun tipo di spettacolo, il mese di maggior afflusso sul totale annuo

lo spe ttacolo che vale in italia TUTTI GLI INCASSI AI BOTTEGHINI Ingre ssi e spe sa al botte ghi no in e uro

per ge ne re di manife stazi one ( dati 2014)

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 25

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R CULT Cartoonsofia "Inside Out" sbanca il botteghino raccontando come funziona la psiche di una ragazzina. "Anomalisa"premiato a Venezia per come esplora l'animo umano. Sono solo gli ultimi casi che mostrano le potenzialitàespressive dell'animazione. Ecco perché dal pesciolino Nemo all'orco Shrek ai mondi di Miyazaki siamo difronte a un nuovo modo di trattare la metafisica. Che i bambini capiscono molto meglio degli adulti MAURIZIO FERRARIS Un'amica coltissima mi ha mandato una mail nel cuore della notte, raccomandandomi di andare a vedere

Inside out con mia figlia di nove anni.

Troppo tardi: mia figlia ci era già andata con sua madre, la quale peraltro è una filosofa esperta del ruolo

delle emozioni nel ragionamento e nelle decisioni pratiche, e dunque trovava, per così dire, un interesse

professionale nella vicenda. Lontano è il tempo in cui essere sorpresi dai genitori con dei fumetti in mano era

una nota di demerito e il dialogo sul primo numero di Linus tra Eco, Vittorini e Del Buono sui Peanuts -

protagonisti ora di un nuovo film, in arrivo nelle sale italiane - fece storcere più di un naso (espressione

icasticamente adatta alle risorse espressive offerte dai cartoon).

Certo, tanto è cambiato da quel 1965. Perché negli ultimi decenni il disegno, soprattutto animato, è diventato

una delle più potenti e universali forme espressive. Dimostrando anche di essere il tipo di racconto più adatto

alla discussione sui temi alti dell'esistenza, perfino i più astratti. La novità di quest'ultimo periodo, però, è che

le potenzialità filosofiche del cartoon non sono più nascoste tra le pieghe della narrazione, ma ne diventano

protagoniste dirette. Come in Inside out, appunto, pellicola che mette in scena le emozioni primarie degli

esseri umani, e per la quale il regista Pete Docter, nella conferenza stampa romana, ha scomodato i padri

della psicanalisi: «Abbiamo letto tanto Freud, e per inconscio e subconscio abbiamo realizzato una versione

pop di quello che dice Jung». Un altro esempio recentissimo di questa svolta è Anomalisa di Charlie

Kaufman, prodotto "adulto" gran premio della Giuria all'ultima Mostra di Venezia: un'esplorazione esistenziale

a 360 gradi (sesso compreso) realizzata con la tecnica dello stop motion.

Ma questi perfetti esempi di un genere che potremmo battezzare cartoonsofia non nascono dal nulla. Anzi,

vengono da lontano.

In primo luogo, le generazioni cresciute a contatto con i fumetti e con i cartoni animati sono tantissime

(Yellow Kid, il prototipo del fumetto, risale al 1894-95, cioè è contemporaneo di Nietzsche e di Mahler), e

dunque sono capaci di riconoscerne i meriti (il mio primo contatto con la Divina commedia ha avuto luogo

nella versione a fumetti con Paperino al posto di Dante e non ricordo più quale altro papero al posto di

Virgilio). Dall'altra, e soprattutto, si sono riconosciute le enormi potenzialità cognitive di un medium (il disegno,

fisso o in movimento) e di una utenza, i bambini. Le due cose non vanno necessariamente assieme, si pensi

a cartoni per adulti come I Simpson, Family Guy, American Dad, South Park, e in definitiva gli stessi Peanuts.

Ma quando ha luogo l'incontro fra l'infanzia e la cartoonsofia si assiste a un miracolo espressivo che mai si

potrebbe ottenere in altri ambiti, perché il punto fondamentale non sta solo nel medium, ma nei destinatari, i

bambini.

I bambini sono metafisici spontanei. Mentre gli adulti si concentrano generalmente su questioni contingenti e

pratiche, i bambini sono aperti a questioni davvero radicali: ad esempio, se Dio è infinito, come c'è posto per

tutto il resto? (Domanda che Saul Kripke, il più grande logico e ontologo del secolo scorso, ha posto a sua

madre quando aveva quattro anni). Non è dunque difficile immaginare che sarebbe stato interessato alla

ridiscussione delle categorie spaziotemporali nel serial televisivo americano Adventure Time così come nel

giapponese Doraemon.

Sebbene solitamente si sostenga il contrario, agli adulti si può mentire, ed è quello che per lo più avviene.

Esempio: le descrizioni sdolcinate dei rapporti tra servi e padroni nella Recherche o nei Buddenbrook sono

sostituite dalla spietata descrizione dei rapporti di dominio in Kung Fu Panda.

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Ibambini non ammettono scusanti culturali. Non si convincerà mai un bambino a guardare Deserto Rosso di

Antonioni con l'argomento che si tratta di un'opera culturalmente rilevante. Le ragioni per vedere un film

devono stare nei contenuti. Così abbiamo certo cartoni per bambini con atmosfere lynchiane ( Leone il cane

fifone ), ma sarebbe diffficile farglieli piacere con il solo richiamo all'atmosfera dotta. I bambini, soprattutto,

sono relativamente poco interessati a quel refugium pecatorum (è il caso di dirlo) che è il sesso. Uno

sceneggiatore di film adulti in difficoltà potrà sempre cavarsela raccontando altre cinquanta sfumature di

grigio: qui invece no. Paradossalmente, il solo modo per rendere appetibile 50 sfumature di grigio a un

pubblico infantile, e magari anche a un pubbico adulto più esteso di quanto non si pensi, sarebbe di rendere

esplicita la struttura favolistica che sta alla sua base (Cenerentola, nella fattispecie), e soprattutto ricorrere ai

cartoni animati. Perché i cartoni non si limitano a offrire delle caricature del genere umano. Fanno molto di

più. Hanno possibilità narrative impensabili per il cinema tradizionale (cinema peraltro in crisi di idee e

originalità da anni, al contrario ad esempio di una fucina di creatività come la Disney /Pixar). Soprattutto,

mettono in primo piano l'animale, questo grande rimosso della narrativa tradizionale.

Qual è il vantaggio dell'animale, questo essere che l'infanzia sente più vicino rispetto all'adulto? In primo

luogo, l'espressività. L'umano può essere qualunque cosa, l'animale è qualcosa per eccellenza, la forza o

l'astuzia, l'umiltà, la timidezza, la sovranità. Quelle che si manifestano negli animali sono anzitutto delle

potenze prima che dei caratteri.

In secondo luogo, queste potenze sono universali. È il motivo per cui gli Egizi diedero ai loro dei parvenze di

animale, e per cui le culture totemiche (e oggi ancora le squadre di calcio o di football americano) si

riconoscono in figure animali.

Quando l'animale o l'essere umano parlano e agiscono come cartone animato, è l'assoluto che parla: Nemo

alla ricerca del padre, Rapunzel che intuisce che fiorendo fa invecchiare la madre, e poi ancora se un orco

possa essere buono come Shrek, se il sublime possa essere raffigurato da Ponyo (capolavoro di Hayao

Miyazaki) che cammina sulle onde in tempesta e se davvero la natura sia un grande organismo, la cui

somma incarnazione è Totoro (ancora Miyazaki). Questi sono i grandi temi, proprio quelli che affrontavano i

romanzi dell'Ottocento e i metafisici del Rinascimento, e che sono stati abbandonati da racconti dei

privatissimi fatti del narratore.

Attenzione, però: come la filosofia dei grandi romanzi dell'Ottocento può essere cattiva filosofia (Dostoevskij

su tutti), così anche la cartoonsofia non è di per sé necessariamente buona filosofia. Ma questa, ovviamente,

è un'altra storia.

Foto: ILLUSTRAZIONE DI EMILIANO PONZI

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L'ANALISI / R CULT La lunga strada che ha fatto il cinema per arrivare ai Minions Per una sorta di contrappasso molti autori cercano dietro la crosta del disegno le tracce del mondo vero EMILIANO MORREALE Inside Out è forse il cartone più esplicitamente filosofico della Pixar, che però da sempre ci ha regalato

momenti di altissima trasposizione visiva di questioni morali e cognitive: pensiamo alla madeleine che attiva il

gusto del critico di Ratatouille, o alla visione di un mondo in cui l'affettività diventa appannaggio delle cose più

che dell'uomo ( Wall-E ), o ancora la visualizzazione della paura, e dell'uso delle emozioni da parte

dell'industria culturale ( Monsters & Co. ). Il cinema animato, considerato "roba da bambini", aveva spesso

realizzato opere ambiziose, con grandi temi o ricerca di modernità poetica. Ma la novità della Pixar è che per

la prima volta è il cartone animato mainstream a parlare a tutti di grandi temi, coinvolgendo ogni tipo di

pubblico, in tutto il pianeta, in un racconto sul rapporto tra emozioni, memoria e identità individuale che,

giocando, si potrebbe far rientrare in una linea di empirismo anglosassone che da Locke e Hume arriva al

Derek Parfit di Ragioni e persone.

Le case rivali della Pixar, peraltro, ci provano anche loro egregiamente: basti pensare al recente Minions, in

cui i pupazzetti gialli incarnano la volontà di sottomissione delle masse allo stato puro, con esiti esilaranti

degni di Swift. Forse, dall'altro lato del Pacifico, l'unico universo paragonabile, anzi più intenso e ricco ma

(almeno da noi) più di nicchia, è il mondo di Hayao Miyazaki e del suo Studio Ghibli, in cui la riflessione sul

bene e sul male si fa più amara, la morale più sfumata, l'inquietudine più profonda. E gli italiani, in questo

campo, possono una volta tanto vantare un ruolo di pionieri. È doveroso infatti ricordare quel film unico che fu

Allegro non troppo di Bruno Bozzetto (1977), l' "anti- Fantasia" che con un'animazione graficamente

aggiornata e mista a siparietti con attori, raccontava in una serie di episodi musicali il rapporto tra leader e

masse, gli orrori della guerra, la teoria evoluzionistica e il ruolo della violenza.

D'altro canto, il cinema di animazione ha sempre avuto una vocazione autoriflessiva e teorica. Da fratello

minore di immagini in movimento che colpivano lo spettatore per il loro "eccesso di realtà", si sono trovate

subito a mettere in scena i limiti del principio di realtà e di non-contraddizione, inscenando una serie di

logiche del delirio. Tutto un filone anarcoide e scatenato, da Chuck Jones a Tex Avery, si è basato su questo:

Daffy Duck alle prese con le mani del disegnatore o con i bordi del fotogramma, Droopy e il suo mondo

assurdo o le sue metafore prese alla lettera. Tanti paradossi logici e linguistici, in fondo tutti nipotini di Lewis

Carroll. Oggi da un lato il cinema d'animazione è un settore sempre più trasversale, grazie anche

all'affermarsi del graphic novel come una delle grandi forme espressive contemporanee. E dall'altro il cinema

live action è diventato sempre meno "forte", meno garante di ciò che filma. Il cinema, che un tempo era

"realismo ontologico" (André Bazin) o "lingua scritta della realtà" (Pasolini), oggi è un insieme di pixel sempre

più manipolabili digitalmente. Per una sorta di contrappasso, allora, molti autori cercano nei cartoon una sorta

di problematizzazione del reale, come a cercare dietro la crosta del disegno le tracce del mondo vero.

Ari Folman in Valzer con Bashir, alle prese con il ricordo e il senso di colpa di ex soldato presente al

massacro di Sabra e Shatila, cerca di rielaborare e spostare il trauma raccontandosi come disegno. Come se

personaggi e cose disegnati guadagnassero in autenticità e profondità rispetto al mondo divenuto fiaba; come

se obbligassero a chiedersi che cosa sono quelle immagini in movimento. Viene in mente allora un vecchio

racconto di Arthur C. Clarke, Lezione di storia, in cui dei venusiani sbarcati sulla Terra scoprono tra i ghiacci

le ultime vestigia dell'umanità scomparsa, e da un misterioso filmato superstite cercano di capire cosa fossero

i suoi abitanti. Il compito però si rivela immane. Migliaia di copie del brano vengono distribuite agli studiosi

extraterrestri. Ma forse invano: «Il suo segreto non sarebbe mai stato violato per l'intera durata dell'universo,

perché non esisteva più nessuno, oggi, capace di leggere il perduto linguaggio della Terra. Milioni di volte, nei

decenni e nei secoli futuri, quelle ultime poche parole sarebbero passate attraverso lo schermo, e non vi

sarebbe stato mai nessuno in grado di capire ciò che significavano: Una Produzione Walt Disney».

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 28

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La storia La grande bugia LANCE ARMSTRONG Sette Tour vinti, poi lo scandalo: in libreria dal 2 ottobre e al cinema dall'8, la paraboladi una delle stelle dello sport più controverse e del giornalista che lo ha smascherato Da eroe della lotta alcancro a simbolo del marcio nel ciclismo: la vita vissuta all'insegna dell'inganno dell'atleta che si vantava dinon essere mai stato scoperto positivo all'antidoping MAURIZIO CROSETTI IL PIÙ colossale imbroglio dello sport moderno è diventato un film: inevitabile. Il protagonista è un autentico

sosia anche ciclistico dell'eroe fasullo Lance Armstrong, e fa impressione scovare nel sottofondo dello

sguardo dell'attore Ben Foster lo stesso torbido mistero, l'identica luce cupa di quando pareva impossibile,

assurdo, inumano scrutare le pupille gelide, quelle vere, di Lance, e non credere alla sua leggenda. Tutto era

troppo perfetto, e necessario a tanta gente malata di cancro. Invece c'era il trucco.

Il regista inglese Stephen Frears, non uno qualunque ( My beautiful laundrette, The Queen, Philomena) non

sapeva quasi nulla di ciclismo, però in appena un anno di lavorazione ha saputo costruire The program, in

uscita in Italia a ottobre: una vicenda, un mondo e uno scenario molto credibili, anche se la storia è proprio

come la si immaginerebbe, didascalica. Si comincia con Lance ragazzo, che prima del suo primo Tour gioca

a calciobalilla col direttore sportivo e segna un gol irregolare: l'inganno è dentro di lui. Nonostante qualche

marchiano errore di grammatica ciclistica (Armstrong accolto come uno sconosciuto nel gruppo, e dileggiato,

nonostante indossi la maglia iridata), la rappresentazione è fedelissima soprattutto nelle immagini, nella

postura in sella, nella gestualità del protagonista: sono riusciti addirittura a farlo pedalare come Lance, con i

talloni un po' all'infuori e il nodo ingobbito di muscoli in salita. Le scene in corsa sono splendide, circostanza

assai rara nei film a soggetto sportivo. Sulle bici hanno messo piccole telecamere e questo rovescia la

prospettiva; il resto lo fanno il direttore della fotografia Danny Cohen ( Il discorso del re) e una colonna sonora

adrenalinica e rockettara.

The program (in un cameo c'è pure Dustin Hoffman) rimette molte dita nelle piaghe. Siccome si basa

sull'ottimo libro del giornalista irlandese David Walsh ( Seven deadly sins: my pursuit of Lance Armstrong,

anche questo in uscita in Italia per Sperling&Kupfer), cioè colui che non credette alla pulizia della trama mitica

e la smontò, pezzo dopo pezzo, anche nel film le due storie (il campione bugiardo, il cronista testardo)

procedono parallele. Isolato dai colleghi, trattato come uno che sputa nella zuppa dove mangiano tutti,

davvero Walsh ricorda i pochissimi giornalisti che seppero mantenersi in direzione ostinata e contraria, come

ad esempio il nostro Eugenio Capodacqua. Avevano ragione loro, e noi non gli abbiamo creduto.

Il film su Armstrong è spietato nel mostrare le sacche di sangue in frigo, le spaventose pratiche nei camper

dei corridori - trasfusioni volanti, aghi come spade nella carne, siringhe nascoste nelle lattine vuote e nelle

scarpe da ginnastica, bici vendute per comprarsi l'Epo - e la protervia con cui Lance ripete davanti allo

specchio il suo mantra («Mai scoperto positivo a un controllo antidoping») per poi dirlo al mondo, ricevendo

pure applausi, gloria, milioni di dollari. Fa riflettere la figura di Michele Ferrari, il dottor Stranamore del doping,

nel delirio di credersi uno scienziato moderno, all'avanguardia («Non più prigionieri dei limiti della fisiologia!»),

invece dell'alchimista che era. The program restituisce alla perfezione l'omertà di un mondo che temeva di

perdere privilegi e decime feudali: corridori, massaggiatori, direttori sportivi, medici, giornalisti. Non si salva

nessuno, sebbene la storia non abbia grande spessore psicologico e alla fine diventi un fumettone, un

western dove qualche ex cattivo si converte, confessa e diventa buono (il ciclista Floyd Landis).

Probabile che il film non farà troppo bene al ciclismo, mostrando le scatole di Epoetin Alfa, più ossigeno nel

sangue e più benzina in bicicletta, ma è stato per primo il ciclismo a non farne a se stesso. Se poi questo

magnifico sport è davvero cambiato, speriamolo ma senza crederci del tutto, perché chi si è bruciato con

l'acqua bollente ha paura anche di quella fredda. Di sicuro, la pellicola avrà successo perché non manca di

ritmo e forza epica, cominciando da Lance in sala operatoria, prima che il trapano gli buchi il cranio e il

chirurgo gli porti via il tumore. Poi c'è lui magrissimo, quasi una larva in cerca di risurrezione, e il resto è il

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tappeto di una vita che si srotola e infine si rivela per quello che era, cioè non era. «Questo dimostrerebbe

che il mondo è una montagna di merda».

Perché di campioni che hanno barato ce ne sono stati tanti, e tanti ce ne saranno. Nessuno, però, era

diventato la bandiera dei bambini malati, il finanziatore della ricerca oncologica, una fotografia appesa negli

ospedali per dare forza a chi crede di non averne più. Ecco, The program rende bene lo spaesamento,

insieme all'ovvia realtà che non siamo solo leggendari, non siamo solo mostruosi, tutto è più complicato. Alla

fine della corsa, siamo misteri senza traguardo. Due anni fa uscì The Armstrong Lie scritto e diretto da Alex

Gibney NEL 2013 UN DOCUMENTARIO SUL TEXANO LE VITTORIE Campione del mondo '93, colpito da

un tumore al testicolo nel '96, torna alle corse nel '98: vince 7 Tour de France consecutivi dal 1999 al 2005. Si

ritira a fine stagione CARRIERA IL RITORNO Nel 2009, a 38 anni, il texano torna alle corse con l'Astana.

Chiude il Giro d'Italia 12°. È 3° al Tour.

Corre con meno fortuna nel 2010, poi lascia definitivamente L'INCHIESTA Viene indagato per doping

dall'Usada: l'inchiesta, rafforzata da testimonianze di ex compagni, porterà il texano alla perdita tutti i risultati

ottenuti dal 1998

Foto: IL FILM E IL LIBRO Sotto la locandina di "The Program", di Stephen Frears. A destra la copertina del

libro del giornalista David Walsh da cui è tratto il film sulla vicenda del campione americano

Foto: IRIDATO A 23 ANNI Il corridore statunitense si è imposto alla ribalta ad appena un anno dal suo

esordio tra i professionisti andando a vincere il Mondiale del 1993 ad Oslo

Foto: 7 VOLTE IN GIALLO Lance Armstrong all'epoca dei suoi trionfi seriali al Tour Nato a Plano, in Texas,

nel 1971, passò professionista nel 1992

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 30

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Anteprima cinema / R2 SPETTACOLI Federica e Marina un amore normale in un paese che cambia "Io e lei" di Maria Sole Tognazzi tratta con ironia e leggerezza il tema delle unioni omosessuali. Buy e Ferillicoppia azzeccata, perfetto Fantastichini PAOLO D'AGOSTINI ANCHE la composizione di un cast dà la misura della capacità creativa e perfino innovativa di un autore

cinematografico. L'assortimento voluto da Maria Sole Tognazzi per Io e lei, sua quinta regia, ne è un

esempio. L'accostamento tra Margherita Buy e Sabrina Ferilli era imprevedibile e, andando indietro negli

anni, addirittura impensabile. Invece è stato un colpo di creatività comporre questa coppia e una conferma il

suo risultato così convincente, così naturale e fluido. Tanto più che le due attrici, nei rispettivi personaggi, non

risparmiano a se stesse la sottolineatura se non perfino una sorniona canzonatura delle proprie

caratteristiche diciamo "storiche", reali o generalmente percepite. Buy la sofisticata, rognosa, supponente.

Ferilli la popolana, ruspante, senza peli sulla lingua.

Ma, qui il bello, riservando la sorpresa di risvolti che mettono in crisi lo schema rivelando più sottili

complessità. Per entrambe questo film costituisce una tappa interessante della loro ormai abbastanza lunga

marcia nel mestiere. Di cui hanno ragione di sentirsi soddisfatte e appagate.

Federica e Marina (Margherita e Sabrina) sono due cinquantenni. Le conosciamo che già da anni hanno

compiuto il passo impegnativo di vivere insieme, formare una coppia. La prima è architetta, l'altra ha un

passato da attrice di cui non va particolarmente fiera e oggi gestisce una soddisfacente attività (di catering,

pare di capire). La prima è molto borghese, la seconda no. La prima è stata sposata (con Ennio Fantastichini,

un piccolo capolavoro il suo ex marito un po' cialtrone ma premuroso) e ha un figlio di ventiquattro anni. La

seconda non ha mai avuto altra identità sessuale , o comunque non lo sappiamo. Federica si comporta con

un certo impaccio che spaccia per riservatezza ma che alla compagna provoca dolore perché vi riconosce

una punta di vergogna. Marina non fa alcun mistero del proprio stile di vita, l'altra si trova di continuo a dover

svicolare legittime quanto ignare attenzioni maschili. Arriva il momento in cui, mentre Marina accetta con

disinvoltura, almeno inziale o apparente, l'inatteso richiamo su un set da parte di un produttore un po' naif ma

ammirato di lei, Federica ritrova un'antica fiamma maschile che mette alla prova la sua scelta di vita.

Siamo dentro alle regole della commedia sentimentale, cui la scrittura di Francesca Marciano e Ivan

Cotroneo apporta il contributo di modernità nel rispetto e nella conoscenza della regola che è lecito aspettarsi

dai rispettivi profili e curricula. Ma la bravura della regista fa sì che fin quasi all'ultimo appaia tutt'altro che

scontata l'aspettativa di uno scioglimento in linea con le regole di una commedia sentimentale. Ogni possibile

piega rimane aperta, fin quasi sulla soglia del finale.

Che il contenuto prescelto riguardi un sentimento, un amore, omosessuale naturalmente, importa. Fa parte

del necessario bagaglio di antenne e sensibilità di un facitore di commedie (specialmente nella scuola

italiana) il saper cogliere novità e mutamenti sociali. Secondo il giusto dosaggio che avvicina questo tipo di

cinema a un pubblico vasto. Non troppo a rimorchio ma neanche troppo in anticipo sulla società. Ma, senza

arrivare a dire che si tratta di una verniciatura modaiola e opportunistica, perché così non è, non esageriamo

neanche nella sopravvalutazione e nel considerarlo un tratto rivoluzionario. Nella sua molto più accentuata

spigolosità era più spiazzante il francese La vita di Adele: infatti quella non era una commedia. Un bel film,

una buona commedia, che centra i suoi personaggi (forse qualche sbavatura c'è ma ininfluente sull'esito

complessivo) e azzecca le interpretazioni favorendo, per Ferilli soprattutto, una bella occasione e prova di

versatilità.

Foto: LA COPPIA Sabrina Ferilli e Margherita Buy in una scena di "Io e lei"

Foto: IO E LEI Regia di Maria Sole Tognazzi Con Sabrina Ferilli, Margherita Buy, Ennio Fantastichini,

Domenico Diele

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Foto: SUL SITO Lo speciale "Io e lei" con le clip del film e le videointerviste alle protagoniste

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Sabrina Ferilli racconta il suo ruolo di compagna di Margherita Buy nel film di Maria Sole Tognazzi e spezzauna lancia in favore della legge sulle unioni civili. «Anche in campo omosessuale, le donne sonosvantaggiate» L'INTERVISTA «Io e lei, amore senza limiti» «È L'IGNORANZA A METTERE PAURA MIO PADRE HA VISTO LA COMMEDIA E SI È COMMOSSO: NONSARÀ IL SOLO» Gloria Satta In comune con il suo personaggio, l'esuberante ristoratrice omosessuale Marina, Sabrina Ferilli ha un raro

gatto del Bengala. E con Margherita Buy, che sullo schermo interpreta la sua compagna di vita, l'architetto

Federica alla sua prima storia lesbo dopo aver avuto un marito e un figlio, divide la dedizione rigorosa al

lavoro e lo status di primadonna del cinema italiano. Le due attrici sono le protagoniste dell'attesa commedia

di Maria Sole Tognazzi Io e lei (nelle sale il 1 ottobre con 01): vederle recitare una coppia omo tra

schermaglie, riti quotidiani, momenti di commozione e risate, è puro godimento. «Il mio film può essere

considerato politico perché facilita il rispetto della diversità raccontando una storia d'amore tra donne senza

stereotipi, vista nella sua normalità di ogni giorno», spiega Tognazzi, che strizza l'occhio al Vizietto

interpretato nel 1978 da papà Ugo. Ma ascoltiamo Sabrina, che dopo l'indimenticabile ruolo della

spogliarellista malinconica in La grande bellezza è tornata a risplendere nel cinema italiano. Che ha pensato

quando la regista le ha offerto il ruolo di una lesbica? «Ci ho pensato un momento poi ho detto di sì perché il

film, scritto benissimo da Ivan Cotroneo e Francesca Marciano, affronta un tema ancora irrisolto nel nostro

Paese arretrato e bigotto. Sono convinta che Io e lei aiuterà, grazie alla sua confezione accattivante, a

superare paure e pregiudizi. Margherita e io siamo attrici molto popolari, abbiamo quindi la grande

responsabilità di trasmettere il messaggio». Perché l'omosessualità femminile, al contrario di quella maschile,

non è ancora del tutto sdoganata? «Anche in campo omo, le donne sono svantaggiate. E in Italia bisogna

fare ancora molto non solo per garantire gli stessi diritti a tutti ma anche per ottenere quelle conquiste sociali

ostacolate dalla reticenza dei politici e dall'ingerenza della Chiesa. Questo Paese lascia per strada le coppie

di fatto e rende le adozioni troppo difficili». La politica sta facendo abbastanza, secondo lei, per cancellare le

discriminazioni? «Mi auguro che questo governo laico e di sinistra, che si riempie la bocca con il

rinnovamento e la rottamazione, faccia la legge sulle unioni civili che è ora al Senato. E se non lo farà, i

cittadini dovranno far sentire la loro voce e dare battaglia. Bisogna partecipare in prima persona, non si può

delegare la responsabilità esclusivamente alla politica». È favorevole ai matrimoni tra persone dello stesso

sesso e e alle adozioni da parte delle coppie gay? «Dico sì ai matrimoni, ma sulle adozioni non credo di

avere ancora una risposta. Facciamo un passo alla volta». È mai stata attratta da una donna? «Non mi è mai

capitato, ma il film di Maria Sole ha rinforzato la mia naturale curiosità nei confronti di chi è diverso da me». È

contenta della sua carriera? «Non ho la stessa storia cinematografica di Margherita Buy, che considero la

migliore attrice italiana. Ho scelto di essere una persona autonoma, emancipata e ho messo il mio lavoro al

servizio di questo scopo: con i cinepanettoni e la pubblicità mi sono assicurata il guadagno che mi garantisce

la libertà. Ma non sono stata schiacciata dalle mie scelte, la mia identità è più forte di tutto». Com'è andata

con la Buy? «Meravigliosamente, ci siamo compensate. Abbiamo nevrosi diverse. Io esco con la borsa carica

di medicine ma non sento mai il bisogno di prenderle. Lei ogni tanto sta male ma va in giro sprovvista di tutto.

È stato bello sul set prendersi cura di lei...». Il cinema italiano è tornato grande? «Ultimamente ho visto dei

bellissimi film: Il racconto dei racconti, Anime nere, Youth, Non essere cattivo, L'attesa, Sangue del mio

sangue . Ho l'impressione che proprio dalla crisi scaturiscano le cose migliori». Le attrici americane

rivendicano la parità artistica e salariale: una battaglia da combattere anche in Italia? «Vale sempre la pena

combattere per cancellare una discriminazione. Io ho sempre cercato di fare le mie battaglie a tutela di

qualcosa e il fatto che Io e lei toccasse un tema come l'omosessualità femminile mi ha convinta a

interpretarlo». Si aspetta che scateni un dibattito? «La discussione si è già aperta su Internet. Navigando con

il mio nickname, ho registrato consensi ma anche tanti timori: qualcuno sostiene che non si può dare spazio a

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tutti i desideri, altrimenti si arriva a giustificare qualunque cosa, anche la bigamia e la pedofilia. Ma è solo

l'ignoranza a mettere paura. Mio padre quando ha visto Io e lei si è commosso. E non credo che sarà il solo».

Foto: COPPIA Margherita Buy e Sabrina Ferilli in "Io e lei", film diretto da Maria Sole Tognazzi

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"The Walk" Zemeckis, anteprima alla Festa di Roma Il nuovo film del premio Oscar Robert Zemeckis (foto), "The Walk - 3D", sarà presentato in anteprima alla

decima edizione della Festa del Cinema di Roma (16-24/10)con la direzione artistica di Antonio Monda,

prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma presieduta da Piera Detassis. Il geniale autore della trilogia di

"Ritorno al futuro", "Forrest Gump", "Chi ha incastrato Roger Rabbit", "Contact" e "Cast Away", porta sul

grande schermo la storia vera di Philippe Petit, un funambolo francese che sorprese la città di New York

camminando su una fune d'acciaio tesa tra le due torri del World Trade Center. Come nella tradizione del suo

cinema, Zemeckis riesce a conciliare le forme classiche del racconto con l'utilizzo consapevole delle

tecnologie d'avanguardia, in questo caso l'IMAX 3D. Protagonista, nel ruolo di Petit, Joseph Gordon-Levitt,

uno dei migliori attori della sua generazione, a suo agio fra grandi produzioni e cinema indipendente . Al suo

fianco, il premio Oscar Ben Kingsley. La decima edizione della Festa del Cinema dedicherà una retrospettiva

completa al regista, sceneggiatore e produttore cinematografico Pablo Larrain, a cura di Mario Sesti,

coordinatore artistico del comitato di selezione.

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Continua il nostro viaggio nel mondo dei set cinematografici e della disparità di genere Cristina Comencinidenuncia: «In questo settore la presenza femminile è bassissima» La regista presto sul set di "Che resti tranoi", con Paola Cortellesi e Micaela Ramazzotti L'INTERVISTA «Il cinema è donna» NON È VERO CHE NOI RACCONTIAMO SOLO COPPIE E FAMIGLIE: LA BIGELOW HA VINTO L'OSCARCON UNA STORIA DI GUERRA «Siamo molto lontani dalla parità di genere. Il cinema è il fanalino di coda della società». Non usa giri di

parole, Cristina Comencini, 59 anni, regista, scrittrice, drammaturga e voce autorevole del femminismo:

cofondatrice del movimento "Senonoraquando", ha appena lanciato il sito "Chelibertà" per proseguire il

dibattito sui problemi delle donne, primo fra tutti l'"emergenza maternità" (all'ordine del giorno la bassa

natalità e la scarsa occupazione). Ultima regista italiana entrata in finale all'Oscar (nel 2006 per La bestia nel

cuore ), il 12 ottobre Cristina inizierà le riprese di un nuovo film al femminile: Che resti tra noi , ispirato alla

sua fortunata commedia teatrale La scena , e interpretato dalla coppia composta da Paola Cortellesi e

Micaela Ramazzotti. Che storia racconta? «Protagoniste sono due amiche single che hanno un approccio

opposto con gli uomini: Ramazzotti, mamma separata, cerca avventure estemporanee mentre la cantante

Cortellesi si è sentimentalmente bloccata in seguito a una delusione. Sarà un ragazzo 18enne (l'attore

Edoardo Valdarnino) a sparigliare le carte...». Come mai il suo cinema racconta sempre le donne? «Amo

illustrare la complessità dei rapporti fra i sessi: non è un tema femminile ma universale». Perché il cinema è

ancora lontano dalla parità di genere? «Mentre la presenza femminile cresce in ogni settore della società, nel

nostro è bassissima. E non solo tra le sceneggiatrici e le registe». Le quote rosa sarebbero una soluzione?

«Difficile applicarle alla creatività. Il cambiamento deve scaturire da un atteggiamento culturale diverso, da un

nuovo sguardo sul mondo femminile. È una battaglia di lungo respiro e non coinvolge soltanto il cinema».

Perché è importante che il cinema rispecchi lo sguardo delle donne? «Il nostro punto di vista genera storie

nuove, non convenzionali, viste da un'ottica diversa. Sfatiamo un equivoco; non è vero che le registe

debbano parlare solo di maternità, coppia, famiglia. Possiamo raccontare qualunque storia, arricchendola con

la nostra sensibilità. Kathryn Bigelow ha vinto l'Oscar con The Hurt Locker , un film sulla guerra. Nessun

uomo avrebbe espresso la stessa intensità». Fu difficile, vent'anni fa, imporre ai produttori "Va' dove ti porta il

cuore", un film tutto al femminile? «No, perché era stata Susanna Tamaro, l'autrice del best seller da cui il film

era tratto, a chiedere che fossi io a dirigerlo. Poi, una volta uscito, sbancò i botteghini». Ma è vero che tra le

donne c'è più rivalità? «La competizione esiste anche tra gli uomini. E noi oggi stiamo imparando il gioco di

squadra. Siamo nel pieno di un cambiamento epocale e collettivo, non dobbiamo arrenderci». Quali film

stranieri, secondo lei, hanno contribuito a controbilanciare il maschilismo del cinema? «Innanzitutto

l'intramontabile Fiori d'acciaio . Poi penso alle commedie di Nora Efron e a Lezioni di piano , il primo a

esplorare la sessualità femminile. Di recente abbiamo visto la saga di Hunger Games e, tra i cartoon, la

svolta è stata rappresentata da Frozen con la sua meravigliosa eroina: un bel messaggio femminista per i più

piccoli». La grande commedia italiana è popolata di protagonisti maschili: i maestri, tra cui suo padre Luigi

Comencini, volevano preservare le donne dalla loro satira feroce. Che ne pensa? «Un motivo di più per farle

noi, le commedie sulle donne. Dobbiamo avere coraggio, chi osa vince. Anche la tv, che sforna una serie

maschile dietro l'altra, deve cambiare. Io, intanto, ho deciso di dare il mio contributo». In che modo? «Ho

scritto il soggetto della serie di RaiUno Di padre in figlia che verrà sceneggiata da Francesca Marciano, Velia

Santella, Giulia Calenda e diretta da Riccardo Milani. Parla della fine del patriarcato in Italia». Più chiaro di

così. Gloria Satta 2/continua

Foto: LA GUERRIERA Cristina Comencini sta per andare sul set: dirigerà Paola Cortellesi e Micaela

Ramazzotti nei ruoli di amiche single

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CINEMA / off / www.ilgiornaleoff.it da un'idea di Edoardo Sylos Labini Il nostro horror vola in America «Beyond Us» di Pace al Festival Indipendente di Los Angeles Pierpaolo De Mejo Ma chi l'ha detto che l'horror in Italia è morto? Tanti, troppi. Sarà vero? Non è che l'hanno sepolto vivo? In

effetti, dai bei tempi del cinema italiano di genere (i mitici Settanta - Ottanta e qualche sprazzo dei Novanta),

epoca segnata da Lucio Fulci che trapanava cervelli e schiaffava vermi veri in faccia agli attori, da Ruggero

Deodato che inventava il genere «cannibal», da Dario Argento, Lenzi, Martino, Margheriti (dobbiamo citarli

tutti?), si sente la mancanza del film horror artigianale, in cui bastava andare dal macellaio per ottenere

ottime frattaglie «zombesche» o una luce messa al punto giusto per dare effetti spettrali. Eppure, l'horror, il

genere tanto denigrato (non solo nel nostro paese), ancora oggi ispira i giovani talenti italiani, ed è persino

capace di lanciarli all'estero. Selezionato al Los Angeles Indipendent Film Festival Awards e al Colorado

Horror Con & Halloween Film Festival il cortometraggio Beyond Us , diretto dal giovane regista Daniele Pace

(classe 1984). La trama è suggestiva. Lisa (Nika Perrone) ha lasciato alle spalle la propria vita per prendersi

cura della madre affetta da Alzheimer. Ma la malattia non è l'unica cosa che la preoccupa. Qualcosa di

oscuro sta prendendo forma nella casa. Per Lisa e sua madre inizierà una lotta continua contro un male

oscuro che non ha pietà. «Sono cresciuto col Cinema di Lumet, Polanski, Mann - afferma il regista -, ma

sicuramente l'horror (John Carpenter su tutti) ha formato la mia visione. Faccio parte di quel gruppo di crociati

che vorrebbero più cinema di genere in quest'Italia ormai affossata dalla solita commedia». Co-sceneggiato e

co-prodotto assieme a Stefano De Luca. Nel cast anche Stefania Santippo ed Elena Ferrantini.

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Radar: cinema, con "Inside out" inizia la nuova era dell'animazione Alberto Crespi Radar: cinema, con "Inside out" inizia la nuova era dell'animazione P. 18-19 Partiamo citando Marx, poi

arriveremo a Freud: un capolavoro si aggira per i cinema italiani, piace (quasi) a tutti dai 6 ai 600 anni, è fin

d'ora il più bel film del 2015 e staremo a vedere se l'Academy che assegna gli Oscar sarà così stupida, o così

snob, da ignorarlo. Si intitola Inside Out ed è ovviamen te un cartone animato (visibile sia in 3D che nella

versione "piatta"). È diretto da Pete Docter e Ronaldo del Carmen ed è ovviamente prodotto dalla Pixar. La

sfilza di "ovviamente" che avete appena letto è dovuta, appunto, al fattore Pixar. Per chi ci legge su que ste

colonne da qualche anno, non è una notizia: la Pixar fa il miglior cinema del mondo da tempo, e attenzione,

parliamo di "cinema" tout court, non di cinema d'animazione. La categoria sta stretta alla compagnia

presieduta da John Lasseter. I suoi film sono cartoni digitali, ma prima di tutto sono film, senza aggettivi di

sorta. Lasseter e i suoi soci sono gli unici autentici eredi di Walt Disney e di George Lucas, i due grandi

produttori/imprenditori/narratori che hanno segnato il cinema fantastico del XX secolo. La fabbrica

dell'immaginario collettivo Disney e Lucas sono accomunati da due cose. La prima è, se vogliamo,

merceologica: il successo planetario, la capacità di piacere a bambini e adulti di tutto il mondo. La Pixar sta

costruendo qualcosa di simile. I suoi film non sono ancora un universo compatto come quello disneyano, e

nel suo catalogo non c'è per ora una saga multiforme e multimediale come quella di Star Wars, ma la via è

tracciata. Lasseter & soci sono oggi nella dimensione in cui si trovava la Disney quando Walt era ancora vivo

e dominante, negli anni '50: ogni film un prototipo dal quale derivano seguiti, spin-o, merchan dising e

quant'altro. Con una dierenza non da poco: Disney creava personaggi autonomi nei cortometraggi e nei

fumetti (Topolino, Paperino, ecc.) mentre per i lungometraggi pescava a piene mani nelle fiabe e nella

letteratura per l'infanzia ( Cenerentola, La bella addormentata, Peter Pan, Mary Poppins ...). La Pixar invece

sforna soggetti originali a getto continuo, esattamente come Lucas con Star Wars , ed è quindi la più

fenomenale fabbrica di Immaginario Collettivo attualmente su piazza. Inside Out è, in questo senso, un

esempio clamoroso, un salto di qualità. La trama è di quelle che, raccontate a un produttore cinematografico,

possono provocare l'immediato licenziamento dello sventurato sceneggiatore: una ragazzina si è appena

trasferita con mamma e papà dal Minnesota a San Francisco e il film racconta le sue dicoltà di adattamento

alla nuova situazione, ma tutto si svolge... dentro la testa della piccola Riley, e i personaggi principali sono le

cinque emozioni che dominano i suoi pensieri e le sue azioni. Gli eroi del film sono dunque Gioia, Tristezza,

Rabbia, Paura e Disgusto, cinque vivacissimi pupazzetti che si alternano - a seconda degli eventi e degli stati

d'animo - a guidare da una sorta di "consolle" le azioni del la bambina. Tutt'intorno a loro c'è la mente di

Riley, fatta di giganteschi scaali dove i ricordi si accumulano come palline colorate (ad ogni emo zione

corrisponde un colore: Gioia è gialla, Rabbia ovviamente rossa, Tristezza blu, Paura viola, Disgusto verde), le

cose importanti della vita corrispondono ad altrettante "isole" e immensi canyon racchiudono l'In conscio. C'è

anche un amico immaginario, Bing Bong, una sorta di elefantino peloso che avrà un ruolo decisivo per

salvare Riley dalla depressione. Non ci avete capito un'acca, vero? Avete ragione: Inside Out non si può

raccontare. Bisogna vederlo, e tutto diventa limpido, lineare, emozionante. Cattura i bambini e commuove gli

adulti, su livelli di lettura diversi. In questo la grandezza della Pixar è la stessa della Disney (e di un gigante

"individuale" come Hayao Miyaza ki): la capacità di creare oggetti narrativi multistrato, in cui ogni età, ogni

sensibilità, ogni cultura può trovare qualcosa cui aggrapparsi. Il deus ex machina di questa operazio ne, che

visualizza gli studi psicologici più moderni mandando in pensione Freud, Edipo e tutto il vecchio

armamentario psicoanalitico novecentesco, è un 47enne del Minnesota di nome Pete Docter. Se cercate le

sue foto in rete, vi troverete di fronte un tipico "nerd" con un cranio lunghissimo, due clamorose orecchie a

sventola e una fronte un po' alla Frankenstein. Una faccia inquietante dietro la quale si nasconde un genio

indiscutibile: Docter è la mente che prima di Inside Out ha diretto due capolavori come Monster & Co. e Up e

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ha scritto i soggetti originali di Toy Story (la saga che ha lanciato la Pixar vent'anni fa) e di Wall-E . Ma

siccome la Pixar è una factory, una sorta di bottega rinascimentale in versione hi-tech, alla voce "sceneg

giatura" ci sono otto nomi e i registi sono sempre due o tre: in questo caso Docter è stato affiancato da

Ronaldo del Carmen. La sua è una bella storia di globalizzazione vir tuosa: nato nelle Filippine, diplomato in

pubblicità nel suo paese, si è trasferito negli Usa nel 1989 e prima di esordire alla regia con Inside Out ha

lavorato a Finding Nemo , Ratatouille e Up . Pixar multi-culturale È lecito parlare di una "filosofia" Pixar come

era giusto, un tempo, parlare di una "visione del mondo" disneyana? La risposta è ancora dicile. La Pixar è

assai multi-culturale. Cars , ad esempio, è un meraviglioso film sulle radici del Mito Americano; la saga di Toy

Story è una metafora del dicile mestiere di crescere, una sorta di "lato B" dei college-movie visti dal punto di

vista dei giocattoli; Ratatouille (diretto da un tizio del Montana, Brad Bird, e da un cecoslovacco, Jan Pinkava)

è un film incredibilmente... francese, per l'ambientazione e le scelte culinarie di fondo! Monsters & Co. è una

delle più lucide analisi sul capitalismo e sulla crisi energe tica che il cinema ci abbia mai regalato, mentre

Inside Out parte da una trama molto americana ma diventa universale... e Up è, né più né meno, la storia

dell'universo, così come Wall-E è una mirabile sintesi fra Cappuccetto Rosso (il bimbo sperduto nel bosco,

come E.T.) e la fantascienza spaziale. C'è veramente di tutto, nel supermarket Pixar, anche se il target

infantile dà grande risalto al tema della famiglia. Ma sempre con un gran de senso della memoria e un uso

incessante dell'ironia. In apertura abbiamo messo in fila Disney, Lucas e Pixar come tre mondi distinti. È

importante ricordare che non è più così. Anzi, i tre marchi si sono incrociati più volte. La Pixar nasce nel 1979

come una branca della LucasFilm dedita ai progetti digitali, e diventa Pixar Animation Studios nel 1986

quando viene acquistata da Steve Jobs, un altro che aveva immaginazione e fiuto per gli aari. Si fonde con la

Walt Disney nel 1995, per la realizzazione di Toy Story , diretto da John Lasseter che poi diventa presidente

e supervisore di tutta la produzione. La notizia del 2015 è che il nuovo Star Wars (l'episo dio VII, diretto da

J.J. Abrams e scritto da Lawrence Kasdan, in uscita in tutto il mondo il 16 dicembre) non è più un film "di"

George Lucas, perché il 71enne multimiliardario di Modesto, California ha ceduto tutti i diritti della propria

saga alla Disney in cambio di una liquidazione stellare di cui nessuno conosce la cifra, ma che dev'essere -

per dirla "disneyanamente", con Zio Paperone - di qualche fantastiliardo di dollari. Quin di Pixar, Disney,

Lucas (e anche Apple, come abbiamo visto) sono pezzi di un Impero galattico che da quasi un secolo

(Topolino è nato nel 1928) ci regala oggetti stupendi con i quali giocare. E il gioco non è finito.

Foto: Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto nella testa della protagonista

Foto: Il salto di qualità Cinque pupazzetti da una consolle guidano le azioni di una bambina Le emozioni.

Nella foto grande, la "tristezza" e la "gioia" di "Inside Out". Foto © Walt Disney Studios Motion Pictures /

courtesy Everett Collection Galleggiando. Nell'immagine qui sopra, i "Minions". Foto © Universal / Courtesy

Everett Collection / Contrasto Nuove Guerre stellari. I personaggi di "Star Wars. Before the Awakening", dal

sito del ciclo Il regista "nerd". Nella foto dentro l'articolo, Pete Docter, il creatore di "Inside Out". foto: Epa

Joerg Cartensen Ansa

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Il caso Ad Atreju la pellicola di Belluco sulle barbarie della Brigata Garibaldi a Codevigo. La storia è statacensurata e proiettata «clandestinamente» in cinema affittati «Segreto d'Italia», il film sull'eccidio rosso che i partigiani non fannoproiettare Destino comune Il registra trattato come il cantante Cristicchi Ant. Rap. Ad Atreju 2015, in nome della «Terra nostra», non possono non avere spazio i racconti delle pagine

strappate delle storia recente del Paese. Una di queste è inserito all'interno de «Il segreto di Italia», l'opera

cinematografica di Antonello Belluco che non è piaciuta alla vulgata resistenzialista ma che è stata

protagonista di un incontro sentito durante la kermesse organizzata da Fratelli d'Italia. Ispirato a fatti

realmente accaduti nella primavera del 1945, a guerra di fatto conclusa, a Codevigo, nel Padovano, dove il

conflitto continua drammaticamente in altre forme. Le vicissitudini di una famiglia si inseriscono infatti in

quello che è stato definito l'eccidio di Codevigo commesso dai partigiani comunisti che si intreccia con la

vicenda della giovane protagonista: Italia. Il film è dedicato all'ex sindaco di Codevigo, Gerardo Fontana,

scomparso recentemente. La trama ha come protagonista Italia (Gloria Rizzato), una ragazzina quindicenne,

e il suo amore per il giovane Fontana (Alberto Vetri), a cui è legato sentimentalmente ma che nutre un affetto

profondo per un'altra donna, Ada (Maria Vittoria Casarotti Todeschini), una vedova fuggita da Fiume per

trasferirsi a Codevigo e che ha subìto il dramma della morte del giovane marito in guerra, un eroe

dell'Aeronautica. Il film si dispiega rappresentando la vita del piccolo paese i cui abitanti vivono

nell'incoscienza della terribile situazione che li sta per sopraffare. Nel film veniamo a conoscenza degli

avvenimenti grazie ai ricordi di Italia da adulta, interpretata da Romina Power, che tornata dall'America

consegna senza filtri le conseguenze dell'arrivo improvviso a Codevigo, alla fine della guerra, della 28ª

Brigata Garibaldi. I partigiani fanno scempio di ogni comune regola civile nonostante le iniziali rassicurazioni

date agli abitanti della comunità. Violenze e omicidi, sopraffazioni. È la rappresentazione di quello che sarà

ricordato come l'eccidio di Codevigo, nel quale i partigiani comunisti uccisero un centinaio di uomini

riconducibili alla Guardia Nazionale Repubblicana e alle Brigate Nere. Non furono risparmiati numerosi civili.

Fra le microstorie che compongono il film è citato l'umiliante trattamento riservato a Corinna Doardo, costretta

a sfilare con una corona di fiori in testa per le vie del paese dopo essere stata rasata per poi essere

barbaramente uccisa e sfigurata. Il film deve il suo successo al passaparola e alle proiezioni autogestite in

alcuni cinema affittati per l'occasione. Come già avvenuto per il cantautore Simone Cristicchi e il suo

Magazzino 18, racconto personale del dramma delle foibe, anche il film ha subìto diversi attacchi e censure,

con l'Anpi in prima linea nell'opera di boicottaggio della pellicola. La reazione quasi naturale a tale fronte del

pensiero unico e dell'intolleranza è stato l'annuncio di una futura collaborazione fra il regista Belluco e il

cantautore.

Foto: Regista Antonello Belluco

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DALLA MOSTRA DEL CINEMA DI VENEZIA E ORA IN CORSA, CON DISCRETE POSSIBILITÀ, ANCHEALL'OSCAR La drammatica "Attesa" di Piero Messina È il racconto di una Sicilia avvolgente negli occhi di Juliette Binoche Luciana Caprara L'attesa, opera prima del regista siciliano Piero Messina, è stato il primo film italiano in corsa per il Leone

d'oro a Venezia edizione 2015. Lontano anni luce dallo stile sorrentiniano, Piero Messina racconta una storia

classica nel suo dolore, ponendo al centro il rapporto di due donne che lentamente si avvicinano nel

superamento di un dramma, che non a caso viene introdotto nelle battute iniziali da un'immagine fortemente

evocativa. Il film delude le aspettative nonostante Messina dimostra una certa personalità visiva, ma la sua

creatività viene presto minata da un copione poco verosimile e contrassegnato da continui momenti di stanca.

Troppo macchinosi i due colpi di scena conclusivi e rarissimi i momenti da ricordare positivamente: è un

esordio piuttosto acerbo e privo di quel fascino che in molti si auguravano di trovare. Brava Juliette Binoche,

ma non è certo una novità. La confezione visiva e sonora è discreta, ma la sceneggiatura è troppo studiata a

tavolino, forzata in alcuni passaggi e vittima di una serie di eccessi retorici che trovano il loro coronamento

nel melodrammatico finale. Un film furbissimo e realizzato ad hoc per avere successo nella corsa ai prossimi

premi Oscar, dove potrebbe partire tra i favoriti. Sembra essere quasi un fiacco melò privo di ambizioni

fantascientifiche, è un film inutilmente laccato, povero d'idee e che sa troppo di già visto. Prevedibile nel suo

andamento narrativo, genera più sbadigli che emozioni e anche i due protagonisti, Nicholas Hoult e Kristen

Stewart, non sono un granché. Piero Messina al suo primo lungometraggio dichiara la propria remota fonte di

ispirazione in "La vita che ti diedi" di Pirandello mettendo in gioco la propria sicilianità depurandola

immediatamente da qualsiasi notazione folcloristica per porre invece al centro lo spazio, sia esso quello degli

interni della villa su cui pesa il senso della perdita che quello del paesaggio che la circonda. Piero Messina

certamente è stato molto influenzato dal lavoro con Sorrentino: la sua cura per i dettagli, la fotografia e le

inquadrature non sembrano quelle di un regista alle prese col suo primo lungometraggio, bensì il lavoro di un

regista già affermato. La complessa struttura narrativa e la sofisticata composizione drammaturgica rendono

tutto più incomprensibile in un film che come questo, chiede allo spettatore una posizione di lettura

complessa, non dispone in modo esplicito gli indizi del plot, l'intreccio viene dissolto per seguire i sentimenti

profondi che abitano lo spazio privato e il paesaggio interiore di questa famiglia. Anna e Jeanne, nell'attesa di

Giuseppe, si conoscono, entrambe sono francesi. L'attesa è il tempo psicologico e spirituale che serve ad

Anna per esorcizzare il lutto, e per nascondere la scomparsa del figlio con la speranza di un possibile ritorno.

Lo spettatore segue questo sfumato stato d'animo della protagonista all'interno di un dramma che, invece di

deflagrare nella tragedia, lascia la possibilità di un ricongiungimento spirituale. Piero Messina affronta il tema

della morte con uno sguardo laico, ma mostrando i sentimenti della fede e della speranza. L'attesa è un film

che ricorda la potenza evocativa e drammaturgica del cinema di Bellocchio ma anche lo stile rohmeriano, la

leggerezza dei dialoghi che ritmano i sentimenti profondi dell'animo umano.

26/09/2015Pag. 11 Il Giornale d'Italia

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 41

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Intervista Emanuela Martini direttrice del Torino Film Festival "Al Tff preferisco investire in tre sale cinematografiche che nell'aereo dellestar" E manuela Martini, direttrice del Torino Film Festival (dal 20 al 28 novembre), è come un docu-film: non

nasconde la realtà, anzi, la viviseziona. E quando le fai una domanda ama rispondere per immagini. Per lei la

spending review si può riassumere così: meno persone che restano fuori dai cinema per un tutto esaurito e

meno viaggi in prima classe per la star di turno. E la notizia del Tff di quest'anno è che torneranno le tre sale

in più del cinema Lux. Visto il carattere del festival, per il suo pubblico è solo questo che conta, più che il

nome hollywoodiano cui dalle parti del cinema Massimo non si chiedono neppure i selfie. Allora direttrice,

come sarà questo Tff? Lo scorso anno la spending review vi obbligò a lasciare le letterone rosse del logo in

cantina. Quest'anno le tirate di nuovo fuori? «Ci stiamo, anzi ci stanno ragionando. Ci sono buon probabilità.

Ma è ancora presto per dirlo. Di sicuro posso assicurarle che torneremo al numero di repliche di sempre

grazie al fatto che ci riprendiamo il cinema Lux. E sono tre sale in più che non guastano». Qualche rimedio

anti-coda? «Guardi, torno adesso da Toronto e mi lasci dire che le code, se un festival funziona, ci sono

dappertutto. In ogni caso quest'anno abbiamo aumentato il numero delle macchinette che timbrano gli

abbonamenti. Ma di cinema non mi chiede niente?». Ma certo. Lo scorso anno ci ha tirato fuori dal cilindro

della Metro-Goldwin-Mayer un fantastico «Via col Vento» restaurato e siccome va pazza per i thriller ci ha

riproposto un «Profondo Rosso» post-lifting. Quest'anno? «Posto che non posso parlare dei film in concorso

vi racconto il menu della retrospettiva . E vi invito quest'anno a rigustare l'"Arancia meccanica" di Kubrik. Un

modo per vedere il lato immaginario punk del futuro». È questo il tema, il futuro? «Sì s'intitola il futuro che

verrà. Quanto c'è oggi, ovunque, della Los Angeles di "Blade Runner" o della Londra di "Arancia meccanica"?

E delle cataste di rottami di Week-end di Godard e di Crash di Cronenberg? E ancora, delle leadership

politiche di rock star immaginate da Peter Watkins in Privilege o da Barry Shears in "Quattordici o guerra"?».

Il suo guest director Julien Temple curerà una nuova sezione? «Sì è molto interessante e presenterà sei

titoli». I lustrini ci saranno a questo Tff? «Le dirò che è l'ultimo nostro problema. Penso che il cartellone farà la

differenza e non ci sarà bisogno di orpelli. L'inaugurazione si farà al Lingotto e per la prima volta nella storia

del Festival non ci sarà una madrina, ma un "madrino"...». Il nuovo manifesto, molto bello, è dedicato ad

Orson Welles. «Sì è uno scatto in bianco e nero, un'immagine che celebra il padre nobile di tutti i cineasti.

Era un omaggio obbligato: del genio che diresse "Quarto potere" quando aveva soltanto venticinque anni

ricorre un doppio anniversario: il centenario della nascita, il 6 maggio 1915, e il trentennale della morte, il 10

ottobre del 1985. Proiettiamo tre dei suoi capolavori in versione restaurata: appunto "Quarto potere",

"Rapporto Confidenziale" e "L'infernale Quinlan"». [E.MIN.]

28/09/2015Pag. 41 Ed. Torino

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Peter Greenaway riparte da Terni IL PERSONAGGIO

Si girerà a Terni il ritorno dietro alla macchina da presa del regista inglese Peter Greenaway. Dovrebbero

infatti iniziare il 28 ottobre, coinvolgendo anche gli spazi dell'ex centro multimediale di piazzale Bosco, le

riprese della pellicola dal titolo provvisorio Walking to Paris, che racconta il viaggio che nel 1903 l'artista

Brancusi fece percorrendo a piedi il tragitto dalla Polonia a Parigi. Protagonista del film, diretto da uno dei

registi britannici più conosciuti nella scena contemporanea internazionale, sarà l'attore olandese Michiel

Huismann, noto per essere anche il protagonista della pluripremiata serie tv Il Trono di spade. Incontrando il

sindaco Leopoldo Di Girolamo e il vicepresidente della Regione Umbria Fabio Paparelli, Greenaway ha

espresso «notevole interesse per i siti ternani e per l'accoglienza ricevuta».

Oltre ad essere un regista, Greenway, 73 anni, è anche pittore, scrittore e sceneggiatore. Il suo ultimo film,

uscito nelle sale nel 2007, è stato Nightwatching. Pellicola con la quale il regista gallese ha raccontato la

genesi del più celebre dipinto di Rembrandt La ronda di notte, inizialmente intitolato La milizia. Greenaway

insiste da sempre sul concetto di sperimentazione in campo cinematografico, e sul tentativo di superare quelli

che sono per lui i principali limiti del cinema tradizionale, e cioè la trama narrativa, gli attori, la cornice e la

macchina da presa. Il ricorso alla tecnologia digitale, anche derivata da altri media, è vista dal regista come

una grande opportunità per approdare a un genere di opera cinematografica non vincolata a un solo punto di

vista, ma fruibile in maniera multidimensionale.

© RIPRODUZIONE RISERVATA

26/09/2015Pag. 56 Ed. Umbria

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 43

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La città senza cinema Niente più film alla sala Pacifico L'assessore Marinucci: la gestione è troppo gravosa lastruttura verrà utilizzata per incontri ed eventi culturali La città senza cinema Niente più film alla sala Pacifico La città senza cinema

Niente più film

alla sala Pacifico

L'assessore Marinucci: la gestione è troppo gravosa

la struttura verrà utilizzata per incontri ed eventi culturali

SULMONA La città resta senza cinema. Nonostante annunci e promesse si allontana sempre più la

possibilità di riaprire la sala cinematografica del Pacifico. Chi vorrà trascorrere una serata immerso nella

magia del grande schermo dovrà continuare ad "emigrare" verso la multisala di Corfinio o addirittura sulla

costa. Il Comune aveva ipotizzato di restituire il cinema del centro storico alla città per ottobre ma, a conti

fatti, la promessa non potrà essere mantenuta. La sala del cinema Pacifico, infatti, dovrebbe essere

ristrutturata e, condizione fondamentale, tutti i macchinari presenti, ormai troppo datati, dovrebbero essere

sostituiti con quelli adatti al digitale. Una spesa pari a circa 80 mila euro e con la prospettiva di non poter

proiettare nulla, o quasi. E così si va verso una riconversione dello storico cinema. «Non è facile ottenere una

pellicola nuova o una prima visione con una sola sala di proiezione», afferma l'assessore alla Cultura Luciano

Marinucci, il settore è gestito dalle grandi distribuzioni e, attualmente, un piccolo cinema non avrebbe la forza

di sopravvivere. La gestione, infatti», sottolinea, «sarebbe davvero gravosa». Marinucci non nasconde le

difficoltà, ma non intende neanche arrendersi. «Gli interventi per la digitalizzazione della sala saranno

attuati», continua, «ma con l'obiettivo di rendere fruibile la struttura per rassegne e festival, come il

SulmonaCinema, inoltre il Pacifico continuerà ad essere utilizzato per le manifestazioni culturali». Da tempo

nella sala si svolgono anche spettacoli dal vivo, concerti, incontri e dibattiti culturali. Eppure nel contestato

progetto del collettore turistico, finanziato con i fondi Fas, è prevista anche la realizzazione di un centro

cinematografico che dovrebbe avere sede proprio poco distante dal cinema Pacifico, nel palazzo Pretorio. «Il

cinema Pacifico», rimarca Marinucci, «sarà comunque una struttura culturale a disposizione della città».

Nonostante l'utilizzo polivalente della struttura, in molti tornano a chiedere che la città abbia un cinema.

Chiuso per inagibilità all'indomani del sisma del 2009, il Pacifico riaprì il 21 dicembre 2012, a gestirlo

l'associazione SulmonaCinema. La riapertura della sala fu accolta con entusiasmo dai cittadini ma, dopo

qualche mese, scaduto il contratto di gestione, il proiettore fu spento. Il cinema Pacifico non è più sala

cinematografica da aprile 2013. Chiara Buccini ©RIPRODUZIONE RISERVATA

28/09/2015Pag. 14 Ed. Aquila-avezzano-sulmona

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 44

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IL CIAK IL FILM «MATRIMONIO AL SUD»: LE TROUPE AL LAVORO NEL PAESE DI MODUGNO E il cinepanettone con Boldi e Izzo si gira a Polignano INCONTRI MERIDIONALI Carolina Marconi e Massimo Boldi a Po l i g n a n o sul set di «Matrimonio al Sud»

di PATRIZIA GRANDE La prima fase di questo progetto si concluderà proprio oggi, dopo dieci giorni «on the

road» per le strade di Bari. Seguirà poi la fase di costruzione dell'opera vera e propria. «Sarà un art book -

prosegue il designer barese - in cui, calvinianamente, non sarà possibile muoversi da un inizio a una fine, ma

solo immergersi, spaziando secondo il proprio istinto e desideri. Proprio come esploratori in una città

sconosciuta». La mappatura antropologica troverà la sua forza nelle storie di vita, celate dietro i volti.

«Prendiamo Mario Mancini - c o n cl u d e Antonio -, l'abbiamo fotografato nella sua camera da letto, che

contiene uno straordinario aspetto scenografico e teatrale, mentre recita un suo saggio. È un lavoro pittorico,

che sfrutta la luce e vuole tuffarsi nel profondo dell'anima di chi raccontiamo: in quel letto Mario è nato e ci

dormiva con le sue otto sorelle. Ed è il letto in cui continua a dormire». Un cinepanettone in salsa pugliese. È

stato presentato ieri, nell'hotel Cala Ponte di Polignano a Mare, il film Matri monio al Sud che, tuttora in corso

di lavorazione, uscirà nelle sale a metà novembre. Dopo un prologo girato in Trentino, il set si è spostato a

Polignano a Mare che, a partire dal 14 settembre, ha ospitato per due settimane le riprese di un film

esilarante destinato ad arricchire i botteghini. Prodotto da Medusa Film e Idea Cinema con il sostegno di

Apulia Film Commission, Matrimonio al Sud sarà distribuito nelle sale a novembre 2015. Il film racconta la

storia di due padri che incarnano antitesi socio culturali, un industrialotto del Nord e un pizzaiolo del Sud.

Sono costretti alla conoscenza e alla frequentazione reciproca per via di una love story dei rispettivi figli. Alla

presentazione è intervenuto, con il regista Paolo Costella , il protagonista Massimo Boldi che ha spiegato

come il film racconti «una lotta che esiste da sempre, due modi di diversi di vedere la realtà». Presenti anche

gli altri attori che affiancheranno il mitico «Cipollino»: Biagio Izzo , Paolo Conticini , Debor a Vi l l a , Barbara

Tabita , Fatima Trotta , Luca Peracino , Enzo Salvi , Maria Del M o n t e , Loredana De Nardis , Gisella

Donadoni , Carolina Marconi , Gabrie le Cirilli e Beppe Barra . «È il ventiseiesimo film girato dal 2009 qui a

Polignano - ha spiegato Daniele Basilio, direttore di Apc - con un impatto complessivo di 7 milioni di euro. È

una pellicola che, come quelle che l'hanno preceduta, non potrà che giovare alla promozione turistica della

nostra terra». Ancora una volta, dunque, Polignano a Mare è stata scelta come location dalla produzione che,

in accordo con il regista, ha scelto di ambientare proprio qui il Mezzogiorno di Matrimonio al Sud . Nelle

scorse settimane la cittadina si è trasformata in un set a cielo aperto. Il borgo farà da teatro a tutta la vicenda

centrale del film, il preludio al matrimonio. La narrazione tra interni e esterni mettono in particolare evidenza

tutte le caratteristiche più entusiasmanti che l'immaginario collettivo si aspetta da una location pugliese.

26/09/2015Pag. 54 Ed. Bari

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CINEMA - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 45

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TELEVISIONE

5 articoli

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Maxxi «Roma web fest»: la fiction va in rete e sfida cinema e tv Seconda giornata del Roma web fest oggi al Maxxi (via Guido Reni 4/A, info: [email protected]). Fino a

domani, youtuber, filmmaker, creatori di fiction destinate al web si danno appuntamento per fare il punto sul

«cinema ai tempi del web» attraverso incontri e proiezioni di alcune puntate delle serie di maggior successo.

Fra gli appuntamenti di oggi (14.45) anteprima di «Scusa il ritardo» e premiazione dei «fashion film» ( foto ).

Alle 15 incontro «Festival, libri e web serie: come cambia la comunicazione». Alle 18 workshop sulle web

radio. In anteprima la Rai presenterà alle 17 la sua web serie «Come diventare popolari a scuola». Domani

alle 12.45 a cura della Fondazione Cinema per Roma «Short food movies» per Expo 2015. Alle 18

premiazione della web serie vincitrice fra quelle partecipanti alla manifestazione, che gode del sostegno del

Mibact, della Regione, della Roma e Lazio film commission, con l'appoggio di Roma Capitale.

26/09/2015Pag. 13 Ed. Roma

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TELEVISIONE - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 47

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In streaming. Film, fiction e cartoni in abbonamento Netflix da nuovo slancio alla formula on-demand Ga.Pe L'Italia non è fatta solo di pay tv, ma anche di tv on- demand:ve-J reeproprievideotechevirtuali fruibili con un

piccolo abbonamento mensile. L'offerta italiana è andata arricchendosi negli ultimi anni e oggi a farsi

concorrenza ci sono Telecomltalia con Tim Vision, Mediaset con Infinity, Chili Tv e Netflix, il cui debutto

tricolore è atteso il prossimo ottobre. L'offerta La tv on-demand può essere considerata l'alternativa

economica alla Pay Tv.Nonsihannoadisposizione canali live e calcio, ma i cataloghi di film e serie tv sono

molto ricchi. Infinity di Mediaset mette a disposizione oltre5mila film, cartoni animati e serie tv. Può essere

provata a costo zero per 30 giorni, perpoipagare4,99 euro almese (prezzo promozionale) per i successivi 12

mesi.L'offertaèmultidevice.conicontenuti visionabili su più dispositivi. E multidevice è anche Chili Tv,

lapiattaforma di noleggio e acquisto nata su volontà di Stefano Parisi, ex ad di Fastweb. Il catalogo

comprende più di 4.500 tra film e serie Tv eper accedervi bastaregistrarsi sul sito www.chilitv.it e ricaricare il

borsellino elettronico. Con oltre 6.000 titoli disponibili, invece, Tim Vision può essere sottoscritta fino al 30

novembre 2015 a5 euro almese invece diio euro. «Da settembre, invece.perinuoviclientiTimVisionèincluso

gratuitamente nell'offerta Tim Smart - commenta Daniela Biscarini, responsabile multimedia entertainment

diTelecom Italia -. Tutti i contenuti sono fruibili in simultanea da tablet, pc, smartphone e smart Tv. Inoltre, è

possibile accedere anche a Netflix e Mediaset Premium Online con offerte speciali riservate ai nostri clienti».

Aspettando Netflix A ottobre, Netflix debutterà con tre propostediabbonamento:7,99euro al mese in qualità

standard, 8,99 euro in HD per due schermi (due utenti in simultanea) e 11,99 e u r o inHD per quattro

schermi. «Ma gli equilibri del mercato non cambieranno - sostiene Carlo Alberto Carnevale-Maffè, docente di

strategia alla Sda Bocconi -. I contenuti sono di qualità, ma in lingua originale o sottotitolati». Quindi

complementari all'attuale offerta. «Inizialmente Netflix adotterà una strategia wait and see, grazie anche a

costi marginali di acquisizione dei clienti molto bassi - conclude Carnevale-Maffè -. Solo quando avrà

raggiunto la giusta massa critica comincerà a nazionalizzarei contenuti». A quel punto crescerà anche la

competitivita tra operatori.

28/09/2015Pag. 4L'ESPERTO RISPONDE

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TELEVISIONE - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 48

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RISPARMIO&FAMIGLIA Televisione a pagamento Pay-tv; occhio alle offerte (e alle scadenze) Come valutare «bouquet» e promozioni Gaia Giorgio Fedi Sono un appassionato di film e sene televisive. Finora ho guardato soloi canali gratuiti, ma vorrei ampliare le

mie possibilità discelta attivando un abbonamento di pay-tv o formule analoghe: per questo mi interessa

sapere quali sono le opzioni presenti sul mercato, ma anche capire meglio cosa comporta la sottoscrizione, in

termini di costo e di obblighi contrattuali. Per esempio, se cambio idea posso disdire l'abbonamento? In quel

caso dovrò pagare una penale? Chinonèpienamente soddisfatto dell'offerta televisiva tradizionale può

scegliere un abbonamento di pay-tv, cioè un pacchetto di canali a pagamento. «Il primo passo da compiere -

spiegaMarco Giorgi, responsabile marketing di Facile.it, cui fa capo la sezione del confronto pay-tv del sito di

comparazione - riguarda senz'altro la scelta della tecnologia a cui appoggiarsi: le due "classiche", satellitare o

digitale terrestre, oppure quella più innovativa,lo streaming via internet» (sivedal'articolo afianco, ndr).

Perpoter vedere la pay-tv satellitare (cioè Sky), «è necessario dotarsi di parabola e decoder, che vengono

forniti dallo stesso operatore ma possono comportare dei costi aggiuntivi, anche per l'installazione», spiega

Giorgi. In questo momento, per chi si abbona, il decoder MySky (che da accesso anche ai contenuti on

demand) e la digitai key, che da listino costano 99 euro, sono gratuiti, mentre l'installazione ha un costo una

tantumdi69 euro, che sale a 99 euro se serve anche la parabola. «Per quanto riguarda il digitale (Mediaset

Premium) - prosegue Giorgi - è sufficiente un apposito decoder o una cam da inserire nella tv, abitualmente

forniti in comodato d'uso gratuito». Ma anche Mediaset richiede un costo iniziale una tantum di 69 euro. Per

scegliere il proprio abbonamento, spiega Giorgi, «è molto importante valutare nel dettaglio i pacchetti

proposti, perché pur se presentati in maniera identica (per esempio i pacchetti "Calcio", oppure "Cinema", su

entrambi i palinsesti), talvolta sono presenti differenze sostanziali per quanto riguarda canali e contenuti

proposti». Per quanto riguarda il calcio, per esempio, l'offerta Mediaset Premium include tutta la Champions

League in esclusivaper tre anni, più le partite di Serie A in casa e trasferta delle prime otto squadre. Sky

invece ha tutta la serie A in diretta, la serie B in esclusiva e le qualificazioni Uefa. «Dopo aver effettuato

un'attenta analisi - prosegue Giorgi - è consigliabile includere nel proprio abbonamento esclusivamente i

contenuti di sicuro interesse, per non incorrere in costi eccessivi e aggiungerne eventualmente degli ulteriori

in un secondo momento, qualora dovessero rivelarsipotenzialmente interessanti». Per quanto riguarda i

pacchetti offerti dagli operatori, al momento la combinazione più conveniente di Mediaset Premium offre serie

tv e documentari, cinema e il servizio Inflnity (contenuti on demand in streaming) a 19 euro al

meseperiprimii2mesi(poiilcostosale a 26); l'abbonamento per serie tv e documentari, calcio e sport invece

costa 26 euro fino a fine maggio (poi il costo sale 336) e consente la visione di 2 mesi di Cinema e Infinity

inclusinelprezzo;l'abbonamentoper serie e documentari, calcio e sport, cinema e Infinity costa invece 26 euro

fino a fine maggio, dopodiché il costo lievita a42 euro; l'aggiunta del pacchetto bambini costas euro. Sky in

questo momento offre un pacchetto base (serie tv, intrattenimento e news) 319,90 euro almese, con il quale

per sei mesi è possibile aggiungere gratuitamente anche un altro pacchetto a scelta tra Cinema, Sport o

Calcio. Normalmente, il pacchetto Cinema costa 15 euro, i pacchetti Calcio e Sport costano 14 euro

ciascuno, il pacchetto Famiglia 5 euro. Chihal'abbonamento Skydaalmenoun anno può attivare Sky Go, che

permette divedere i contenuti da computer, smartphone e tablet. «Le offerte attualmente sul mercato sono

buone, però bisogna fare attenzione», commenta Silvana De Paolo, content manager di MyBest.it, sito di

comparazione delle tariffe di Adsl, luce,gas epay-tv. «Le offerte che vanno per la maggiore, infatti, di solito

comprendono pacchetti a prezzo scontato per un certo numero di mesi. Quindi occorre tenere bene a mente

la scadenza, per comunicare in tempo all'operatore che abbiamo intenzione di disdire il servizio o tenerlo e

per quali contenuti», aggiunge De Paolo. L'esperta sottolinea che se si vuole risparmiare è importante

scegliere il momento giusto per abbonarsi: «Spesso gli operatorilanciano delle offerte sui costi di attivazione,

28/09/2015Pag. 4L'ESPERTO RISPONDE

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TELEVISIONE - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 49

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del 20,30 040%, quindiè bene aspettare il periodo in cui questi ultimi sono scontati». Il decoder e tutto il

materiale necessario vengono consegnati dall'operatore al momento dell'installazione. «Ma se c'è bisogno

dellaparabola è bene informarsi in anticipo: spesso nei condomini c'èn'ègiàuna,quindièpossibilecollegarsi a

quella senza doverne chiedere una nuova, con un risparmio sul costo dell'installazione», continua De Paolo.

Qualche altro euro di risparmio si ottiene «se si evita di farsi mandare la fattura cartacea e si

sceglieladomiciliazione bancaria». Esesicambiaideaesivuole disdire? «Entro iprimii4 giorni si può recedere

senzapenali. Dopo, spesso il contratto ha un tempo di permanenza diun certo numero dimesi: se si disdice

prima, al cliente verrà chiesa la restituzione degli sconti goduti o della differenza tra il costo di listino e il

prezzo scontato», evidenzia De Paolo. Se si disdice alla scadenza, invece, non c'è alcunapenale, «salvo il

costo di disattivazione che di solito è intorno agli8 euro. Ma si dovranno restituire il decoder e il resto del

materiale. Spesso gli operatori richiedono l'imballo originale, quindi è bene conservare con cura le scatole. In

caso di danneggiamento del materiale si rischia di dover pagare il risarcimento», conclude De Paolo.

Novità sullo schermoRECESSO ANTICIPATO DALL'ABBONAMENTO Hosot tosai t tounabbonamentoalb pay- tv ,

mamisonoresocontochenonmi èutileperchénonsonomaiincasa. Vorreidisdirlo,manonvorreiincoirerein penali

C o m e d e v o f a r e ? I l p a g a m e n t o d i p e n a l i d i p e n d e d a l m o m e n t o i n c u i d e c i d e d i d i s d i r e i l

contrattoedallecondizionispecifiche delPabbonamento.il ripensarne ntoè sempre possibilesenzapenalientro

14 giorni dalla sottoscrizione delservizio: basta mandare una raccomandata con ricevuta di ritorno.

Ipotizzando però che sia già trascorso deltempo, le condizioni di uscita dipendono da ciò che

prevedeilcontratto: è probabileche cisiauntempodi permanenza, soprattuttose ha usufruitodi un'offerta

particolare al momentodella sottoscrizione. Seil periodo di permanenza non è ancora trascorso, si può

recedereanticipatamentecon un preavviso di 3Ogiorni ma ci sarà da pagare una penale.chenormalmenteè la

restituzionedegliscontigoduti,oltre alcostodidisattivazione.Seinvecesi avvicina la data di scadenza del

contrattoci puòdisdiresenza penali con un preavviso di 30 giorni. E molto importanteseguirealla lettera le

condizioni indicate nelcontratto per la disdettaeosservareitempi richiesti.

CONTINUE RICHIESTE DI PAGAMENTO Hocambiatol'abbonamentointemetper usufruiredi un'offerta più

v a n t a g g i o s a . I l m i o v e c c h i o o p e r a t o r e c o n t ì n u a p e r ò a m a n d a r m i r i c h i e s t e d i p a g a m e n t o ,

nonostanteioabbiainviatoapiùriprese bmiarichiestadidisattivazione. Quando si recede da un contratto di

fornitura è bene farlo seguendo le procedure formali richieste dall'operatore (con l'invio di una raccomandata

con ricevuta di ritorno). Sesi è certi di aver seguito l'iter corretto e l'operatore continua a chiedere pagamenti

per un abbonamento di cui si è chiesta la disattivazione, la prima cosa da fare èscrivere una lettera di diffida

perfarcessarealtre richieste, con l'invio di una raccomandata A/R 0 posta elettronica certificata. Seil

pagamento avveniva tramite domiciliazione bancaria, meglio avvertire la banca. Se nonostante questo

l'operatore continua ainviare le fatture si può tentare la conciliazione attraverso il Co.Re.Com.,0 Comitato

regiona le per le comunicazioni competente per la propria regione (la convocazione arriva tre-quattro mesi

dopo la richiesta). In caso di mancato accordo,si può chiedere al Co.Re.Com la definizione della controversia

osi può andare davanti algiudice.

CH ROM ECAST ESMARTTV Navigando su internet ho letto che per guardare una delle tante tvondemand

dal proprio televisore bisogna avere una smart tv o in alternativa il dispositivo Chromecast. Ma come faccio a

sapere se il mio televisore è "smart"?E Che cos'è Chromecast? La smart tv è un televisore che integra al suo

interno una connessione Internet. Se i l proprio televisore è "smart" allora è possibile anche guardare un film

on-demand. Per accedere alle piattaforme in streaming, infatti, è necessaria una connessione internet.

L'alternativa alla smart tv potrebbe essere il Chromecast, un piccolo dispositivo (è simile a una chiavetta Usb)

di streaming multimediale che, collegato alla porta Hdmi deltelevisore, consente di trasferirei contenuti dal

cellulare otablet alla Tv. La chiavetta di Google è compatibile solo con alcune applicazioni e tra queste c'è

Infinity, la tvondemand di Mediaset. Ha un costo di 35 euro e può essere acquistata onlinesu GooglePlaye

Amazon.

28/09/2015Pag. 4L'ESPERTO RISPONDE

diffusione:334076tiratura:405061

La proprietà intellettuale è riconducibile alla fonte specificata in testa alla pagina. Il ritaglio stampa è da intendersi per uso privato

TELEVISIONE - Rassegna Stampa 28/09/2015 - 28/09/2015 50

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ABBONAMENTI ONDEMAND FLESSIBILI Stavo valutando l'idea di abbonarmi a una tv on-demand. Ancora

non ho scelto quale, ma su internet ho visto che Infinity offre un periodo di prova di 30 giorni, quindi potrei

tentare questa strada. Volevo però capire cosa devo fare per abbonarmi e se l'abbonamento è in qualche

modo vincolante. Al momento Infinity offre un periodo di provo di 30 giorni per valutare la televisione

ondemand. Al termine dei 30 giorni si pagherà un prezzo promozionale di 4,99 euro al mese per un anno,

dopodichéil costo si assesterà su 6,99 euro, sempre al mese. Per abbonarsi a una qualsiasi tvon-demand,

Infinity compresa, è sufficiente andare sul sito e registrarsi. Una volta creato l'account si sceglie il metodo di

pagamento e si sottoscrive l'abbonamento. L'abbonamento non è in alcun modo vincolante ed è possibile

cancellarsi in qualsiasi momento senza alcuna penale. Così comein qualsiasi momento si può decidere di

registrarsi nuovamente.

OFFERTE ON-DEMAND ANCHE MULTIDEVICE Sono un appassionato di film e serie tveper questo ho

deciso di abbonarmi a una delle tante offerte di tvon-demand. Volevo però capire sei contenuti sono

disponibili su un solo apparecchio o se è possibili visionarli su più dispositivi, magari anche in

contemporanea. Tutte le offerte oggi presenti sul mercato, come Tim Vision, Infinity e Chili sono multidevice.

Questo vuoi dire che i contenuti disponibili sul catalogo possono essere visionati su smart tv, smartphone,

tablet, pc e anche su console come xBox e PlayStation. Non tutti però offrono la simultaneità della visione. Su

SkyGo e SkyOnline, per esempio, è possibile registrare fino a 4 dispositivi, ma i programmi si possono

vis ionare sono da un disposi t ivo a l la vol ta. LaTvondemandi d i T im, invece, permette

anchelavisioneinsimultanea.Se si hanno esigenze particolari, quindi, prima di sottoscrivere un abbonamento

conviene chiedere informazioni direttamente all'operatore. (schede a cura di Giorgio Fedi e Gabriele

Petrucciani)

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multi media Apple-Amazon un derby per rendere la tv di casa un polo hi-tech Valerio Maccari A pagina 25 La sfida tra Amazon e Apple si sposta sui televisori e invade il salotto di casa. Nelle ultime due

settimane i due colossi hanno presentato le versioni rinnovate dei loro "streaming media device" Apple TV e

Amazon Fire TV, le scatolette a metà tra dispositivo smart e decoder da collegare al televisore per avere app

e canali streaming a portata di telecomando. Ma anche contenuti esclusivi in abbonamento, videogiochi e

social media. Una tipologia di prodotto che sta attirando sempre di più le attenzioni dei consumatori e che,

nonostante non goda ancora della popolarità di tablet o smartphone, è in rapida crescita. Secondo le stime

del Npd Group, il 25% delle famiglie Usa possiede un "media enabler" di questo tipo contro il 16% di un anno

fa. E il centro studi prevede che la diffusione passi al 33% nel 2016 e al 40% nel 2017. In quell'anno a livello

mondiale la base utenti di questo tipo di dispositivi dovrebbe raggiungere e superare quota 210 milioni. La

prima Apple TV, lanciata da Cupertino già nel 2007, fu definita "un hobby" da Steve Jobs per l'assenza di un

mercato definito. All'epoca, però, questi apparecchi si limitavano a trasportare i contenuti dal computer allo

schermo di casa. L'evoluzione tecnologica guidata da Apple e Amazon li ha trasformati in dispositivi sempre

più smart, in grado di dare nuove funzionalità agli schermi. La nuova Apple TV, presentata due settimane fa,

permette di comprare video on demand e fruire di app, ma integra anche Siri, il famoso assistente digitale

vocale già presente sull'iPhone e sull'iPad. Grazie a Siri, gli utenti possono parlare con la Tv, chiedendole di

cercare contenuti o notizie e risultati sportivi. Il controllo vocale si estende alle funzionalità di riproduzione, dal

riavvolgimento alla pausa. Apple ha dotato la versione 2015 di un telecomando apposito, Apple Remote,

interattivo e con una parte touch simile a un piccolo trackpad per scorrere agevolmente i menu dal divano.

L'elenco delle app iniziali include il negozio di Apple iTunes, e poi Netflix, Hulu e Hbo, programmi per il fitness

e funzioni di shopping online. Ancore altre app - promette Cupertino - saranno aggiunte più avanti. Per il

dispositivo, la Apple ha realizzato un nuovo sistema operativo, tvOS, che permette di usare Apple TV anche

come console da videogiochi. È poi possibile usare Apple TV per abbonarsi a determinati canali televisivi,

come se fosse Sky. Un prodotto dunque completamente rinnovato, con un processore potente - lo stesso

dell'iPad - e funzioni avanzate che possono avere appeal verso un'utenza varia, dal videogiocatore allo

spettatore televisivo che si abbona a canali pay. La risposta di Amazon è arrivata pochi giorni dopo con una

versione potenziata di Amazon Fire Tv. Il modello di Bezos ha funzionalità simili. Innanzitutto integra Alexa,

l'assistente vocale di Amazon che ha debuttato proprio quest'anno sullo speaker smart Echo, e che è in

grado si svolgere praticamente le stesse funzioni della rivale Siri. Ha poi un sistema operativo dedicato -

FireOS, basato su Android - e una larga selezione di videogiochi. Amazon Fire TV ha pure un'ampia

dotazione di App e una ancora maggiore di servizi tv. A partire da Amazon Prime, una piattaforma di

streaming proprietaria con serie tv e film. Anche dal punto di vista hardware Amazon Fire TV appare più

potente della rivale: sarà in grado di fare streaming anche di video 4K, il nuovo standard dell'alta risoluzione

non disponibile su Apple TV. È equipaggiata con un processore quad-core a 64 bit, realizzato da MediaTek,

una scheda grafica il 100% più capace della versione precedente, connettività Wi-Fi. I i prezzi sono simili: la

Amazon Fire TV costa 99 dollari, quasi 50 in meno di Apple, ma per avere un controller adatto ai vidogiochi

bisogna andare sulla versione gaming da 139 dollari. Secondo i dati della Parks Associates, il comparto delle

streaming devices è dominato da quattro produttori: nel mercato Usa, attualmente il più sviluppato, l'87% dei

dispositivi è marcato Apple (17%), Amazon (14%), Google (19%) e Roku (37%). Quest'ultimo è stato uno dei

pionieri degli streaming devices, ed è diffuso sul mercato americano. Anche questo si è rinnovato: il 2015

vede l'arrivo di Roku 3, dotato di comando vocale, e il proseguimento dell'espansione su più mercati

internazionali: lo Sky Tv Box in vendita in Italia, ad esempio, è basato su una versione ad hoc di Roku. Il vero

competitor di Apple e Amazon, però, potrebbe essere Google. Secondo indiscrezioni, starebbe per arrivare -

già in questa settimana - la nuova versione di Chromecast, il dispositivo di streaming a forma di pennetta del

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motore di ricerca. Basato ovviamente su Android, la seconda generazione di Chromecast dovrebbe avere un

hardware più potente, capacità di connessione rifinite, integrazione con il servizio musicale su abbonamento

Spotify , Social Media e l'assistente vocale. La sfida si accende. apple , s. di meo

1 2 I PRODOTTI ] Alcuni dei "media enabler" della più recente generazione, che trasformano la televisione in

una centrale Internet multimediale in piena regola: il " Chromecast " di Google (1), il decoder di Amazon e (2);

il dispositivo della Apple Tv appena presentato con grande fanfara all' "Apple Day" di San Francisco

Foto: Tim Cook , Ceo della Apple, alla presentazione dei nuovi prodotti

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Sky non è un monopolio, parola di giudice UNA CONTROVERSIA TRA LA PIATTAFORMA E UN MINI-BOUQUET DI CANALI DA ESSA TRASMESSOSANCISCE UN PRINCIPIO: QUELLA DI MURDOCH NON È L'UNICA TV SATELLITARE OPERATIVA EQUINDI NON È OBBLIGATA A OSPITARE NESSUNO Aldo Fontanarosa Pur di vincere questa causa e di mettere nell'angolo l'odiata Sky, l'agguerrito editore del porno in tv non ha

badato a spese. E ha ingaggiato un principe del foro come Vincenzo Zeno Zencovich (abituato a ben altri

clienti, da Mediaset alla Tre). Senza risultato, però. Perché la causa - condotta in nome della libertà d'impresa

e della concorrenza - è stata persa di fronte al Tribunale di Milano.Questadecisione,questaOrdinanza del

Tribunale ha un discreto peso specifico perché sancisce un principio chiaro. Sky - è vero - è il campione

nazionale della pay-tv e controlla tecnologie d'avanguardia, come i suoi satelliti e il suo decoder. Ma questa

forza economica e tecnologica non la obbliga ad ospitare le trasmissionichenonsianodisuogradimento.

L'agguerrito editore del porno in tv si chiama Digital World Television e nasconde - dietro la ragione sociale in

inglese - un gruppo di investitori campani. Persone che operano tra Napoli e Salerno. Gli intraprendenti sex

editori creano un bouquet di canali che, tra le 23 e le 7 del mattino, trasmette "contenuti" per soli adulti.

Conglianni,icanalidiventanoaddirittura 9 (roba come Boy&Boy Hd o Satisfaction Hd) e si trovano tutti

suldecoder diSky trail numero 987 e il numero 995 del telecomando. Ma le trasmissioni sono oscurate,

criptate. Per godersi lo spettacolo, bisogna avereunaRicaricardchemostriiprogrammi dietro pagamento di

denaro.LericevitoriechevendonolaRicaricard sono ben elencate nel sito Internet dell'editore. Il rapporto tra

Sky e Digital World Television nasce nel 2006. Allora la pay-tv della famiglia Murdoch trova conveniente

ospitare il rovente bouquet di canali in cambio di un canone di affitto. E il meccanismo viene rinnovatotre volte

-con tanto di adeguamento del canone - fino al Capodannodel2014.QuandoSkyfatrovare a Digital World

Television una assai indigesta pietanza sulla tavola ben imbandita per le feste. La pay-tv tagliai

filieinterrompe-senzapreavviso e senza appello - la messa in ondadeicanaliun secondodopo lascadenza del

contratto di ospitalità. Di colpodunquegliaffezionati telespettatori si trovano di fronte la scritta: "Gentile cliente

il servizio non è più disponibile sulla piattaforma Sky". Già, il servizio... I sex editori non la prendono bene. Chi

ha già pagato la Ricaricard si èfattosentire-spiegano- conplateali proteste. Gli investimenti di Digital World

Television, necessari ad esserepresentisuSky,sonoormaibruciati. E soprattutto non esistono strutture

alternative dove trasferire Boy&Boy Hd e gli altri canali con la speranzadiraggiungere lastessaplatea di clienti.

La tesi, dunque, è che Sky sia obbligata all'ospitalità del bouquetperchéoperatoredominante della pay-tv.

Digital World Television avvia un procedimento cautelare d'urgenza davanti al Tribunale di Milano e

perdequesto primo round il 3 marzo del 2015. Quindi presenta un articolato reclamo che si appella, tra l'altro,

al Codice delle Comunicazioni elettroniche (l'insieme delle regole del settore tv) e alla Carta europea dei

Diritti fondamentali. Niente da fare. È ancora sconfitta, poco prima dell'estate. Il Tribunale diMilano, nellasua

autorevolesezione specializzata nella materia di impresa, riconosce che la presenza sul decoder di Sky può

essere «conveniente» per un altro editore, ma questo non significa che il servizio di trasmissione sia anche

«insostituibile». Notano i giudici che in Italia opera un secondo editore del satellite, TivùSat, con «milioni di

schede attive»; e poi c'è il digitale terrestre, e poi ancora l'Internet veloce. Insomma: chi dovesse trovare

chiusa la porta di Sky ha una serie di autostrade alternative che possono trasportare i suoi contenuti. E

queste sono parole melodiose per la pay-tv dei Murdoch. Ora Sky, superata la piccola grana della causa dei

sex editori, ha un'arma efficace per negare ospitalità a qualsiasi soggetto le risulti sgradito. S.DI MEO SKY

MEDIASET

Foto: La sede principale di Sky Italia sulla via Salaria a Roma

Foto: Andrea Zappia , ad Sky Italia: la piattaforma può rifiutare di trasmettere i canali che non vuole visto che

non è l'unica tv satellitare

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