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Sovvenire TRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SUL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA ANNO XVI - NUMERO 4 - DICEMBRE 2017 A NATALE DONIAMO PER I SACERDOTI Il nostro grazie li accompagna nella missione Periodico trimestrale di informazione - Numero 4, Anno XVI - Dicembre 2017. Contiene invio prop. per la raccolta fondi e I.R. Sped. in Abb. Post. DL 353-2003 (conv. in l. 27/02/2004 n.46) Art. 1, comma 1 Aut. GIPA/C/RM/2012. Taxe perçue - Tassa pagata. In caso di mancato recapito restituire al mittente presso Padova C.M.P. che si impegna a pagare la tassa dovuta RITRATTI / LILIANA DE CURTIS “Vi racconto la fede di Totò, mio padre” IL 60° DELL’ENCICLICA Quei 400 fidei donum sostenuti dalle Offerte PARROCI E NUOVE POVERTÀ In aiuto delle famiglie senza più una casa

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SovvenireTRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SUL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA ANNO XVI - NUMERO 4 - DICEMBRE 2017

A NATALE DONIAMO PER I SACERDOTI

Il nostro grazieli accompagna nella missione

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RITRATTI / LILIANA DE CURTIS

“Vi raccontola fede di Totò,mio padre”

IL 60° DELL’ENCICLICA

Quei 400 fideidonum sostenutidalle Offerte

PARROCI E NUOVE POVERTÀ

In aiutodelle famigliesenza più una casa

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02 S O V V E N I R E

Anno XVI - N. 4 - Dicembre 2017Direttore editoriale:Matteo Calabresi

Coordinatore di redazione:Laura Delsere

Servizio Promozione:Maria Grazia Bambino

Bianca CasieriPaolo Cortellessa

Letizia FranchellucciStefano Gasseri

Chiara GiuliRaffaella Gugel

Francesca Roncoroni

Via Aurelia 46800165 ROMA/Fax 06-66398444

Indirizzo Internet:www.sovvenire.it

email: [email protected]

Fotografie:Romano SicilianiFrancesco Zizola

In copertina:don Giovanni Maurello

tra ad alcuni fedeli della parrocchiadi San Girolamo,

a Castrovillari (Cosenza)(foto Agenzia Romano Siciliani)

Progetto graficoe impaginazione:

Aidia sasdesign editoriale - Milano

Stampa:Mediagraf Spa

Noventa Padovana (PD)

Periodico trimestraledi informazione

Numero 4 Anno XVI,Dicembre 2017

Registrazioneal Tribunale di Padova

Numero 1779 del 15/2/2002Direttore responsabile

Ivan Maffeis

Sovvenire è stampato su carta concertificazione internazionale FSC.

È garanzia della provenienza daboschi a corretta gestione ambientale

e sociale (rispetto dell’ambiente,della biodiversità e dei diritti delle

popolazioni locali). FSC è sostenutadalle maggiori sigle ambientaliste

mondiali, come Greenpeace, WWF eFederForeste.

La realizzazione e la spedizionedi questa copia è costata 0,34 euro.

La rivista è inviata per un anno a tutticoloro che hanno donato un’offerta per il

sostentamento del clero.A pagina 13, le indicazioni

per partecipare.

Questo numero è statochiuso il 22 settembre 2017

ISCR. AL ROC 22684

EDITORIALE

“Dedito corpo,anima e frattaglieal prossimo”di LILIANA DE CURTIS e ELENA ANTICOLI figlia e nipote di TotòTesti a cura di MARTINA LUISEfoto in esclusiva per gentile concessione della famiglia De Curtis

I ritmi implacabili a teatro, gli affetti fa-miliari, la fede a tu per tu con i santi ela dedizione ai poveri. Questo era miopadre, che è stato sempre e intrinseca-mente votato agli altri. In un certo sensoera due persone, la più grande masche-ra italiana e Antonio De Curtis : “Ho gran-de rispetto di Totò – diceva – mi dà davivere”. Già da piccolo al rione Sanità,imparò che il teatro rovesciava la suarealtà di povertà e solitudine: cresciutoda sua nonna Teresa, per farla sorridereripeteva per lei i gesti della Messa, cheda chierichetto conosceva bene. Anchecosì teneva lontana la ferita dell’abban-dono dei genitori: quella nonna amore-vole era infatti il contrario di sua madreNannina (Anna Clemente), una ‘carabi-niera’ che però non c’era mai, e di suopadre, il marchese Giuseppe De Curtis,che lo riconobbe solo quando Totò eraormai ventenne. Di quel bambino malin-

conico che era stato, diceva: “lo portosempre per mano”. L’eleganza persona-le o la mania per l’arredamento erano unmodo per risarcire se stesso degli stentie del poco affetto. Forse anche per que-sto suo passato, su noi familiari riversa-va infinite attenzioni e premure: con meil rapporto era protettivo fino all’ecces-so. Non mi iscrisse neppure a scuola iprimi anni, meglio insegnanti a domicilio.Lui lavorava senza sosta: perfino quan-do venni al mondo Totò era in scena, siassentò giusto il tempo di venire a co-

06 PHOTOREPORTAGE >> SACERDOTI E HOUSING SOCIALEIn parrocchia i poveri trovano un tetto [ di C.BELLEFFI, S.LEONETTI, S.NASSISI ]

13 AIUTACI A RISPARMIARE / COME DONARE

I-IV DOSSIER >> LA FEDE OGGINel silenzio della Notte santa Dio si rivela [ di DON CARLO SACCHETTI ]

14 INCHIESTA >> VIAGGIO TRA LE MONTAGNE ITALIANELe 9 parrocchie di don Italico alle porte della Carnia (Pordenone) [ di GILBERTO TITO ]

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noscermi, poi tornò in palcoscenico. Ecosì fu sempre: rientrato da teatro, tuttele attenzioni erano per mia madre Dia-na e me. C’era gran divario d’età tra loro,però li accomunavano l’amore e un’in-fanzia dolorosa. Una volta celebre, nellacasa di Roma, ai Parioli, papà volle riu-nire tutti attorno a sé, compresi nonnaNannina e il marchese De Curtis. Tutta-via era indispettito dalle abitudini ‘vera-ci’ di lei, che gettava gli avanzi ai gattidall’alto della finestra del cortile. E quan-do, in un’altra occasione, gli riferirono

che uscendo dal palazzo la corpulentanonna Nannina era caduta dalle scale eil portiere per risollevarla era dovuto ri-correre a una poltrona, divertito inventòla battuta ‘Issate la marchesa!’ che finìnel film Totò sceicco. Erano due tipi sin-golari i genitori di Totò: lei imponente, luipiù minuto, con la fissazione di vestirsi dibianco e se pioveva di farsi prendere inbraccio per non sporcarsi attraversan-do la strada.Fuori dalle scene papà era estrema-mente riservato. E lo era anche nel-

18 ATLANTE 8XMILLE >> IL 60° DELL’ENCICLICA FIDEI DONUMDa 400 missionari grazie ai nostri donatori [ di ELISA PONTANI ]

20 OFFERTE PER IL CLERO >> CRESCITA A DUE CIFRESiamo al +17,4%, doniamo a Natale per chi annuncia il Vangelo [ di PAOLA INGLESE ]

22 LETTERE

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la spiritualità. Pregava in casa, ancheperché per Totò non era semplice anda-re in chiesa con la famiglia, in racco-glimento e serietà, come voleva lui. Siain Morto che parla che in Guardie e la-dri rappresentò ironicamente un napo-letano che parla con sant’Antonio. Ma ilsanto era davvero venerato in casa no-stra, e con quell’immagine papà facevalunghe chiacchierate. Se però le cosenon andavano come avrebbe voluto, gi-rava il quadro verso la parete. Era direttae profonda la sua fede. Portava semprecon sé il Vangelo, un rosario di legno eaveva occhi per il prossimo. Fece difen-dere dal suo avvocato un poveretto cheaveva rubato per fame. E poi ricordava ilbene ricevuto: mi raccontò che quandoancora recitava senza compenso, in unasera piovosa d’inverno, dopo lo spettaco-lo chiese spiccioli all’impresario per pa-garsi il tram, ma quello lo scacciò. Lungola strada si riscaldò da una caldarrostaiae fissava le castagne per la fame. La don-na gliene regalò qualcuna. Quando annidopo la rivide, Totò la volle aiutare. Spes-

so tornava al rione Sanità e soccorrevai poveri ma di notte, perché non volevaessere ringraziato. Anche a Roma, conla seconda moglie Franca Faldini, anda-va regolarmente in un orfanotrofio a por-tare giocattoli. Non scordò mai che dabambino non aveva mai ricevuto regali,nemmeno a Natale. Da piccolo ha vis-suto proprio di niente e si è salvato coltalento: mi raccontò che un giorno gli cu-cirono i calzoncini con la stoffa di un ve-stito fiorato della madre. Sceso in strada,gli altri scugnizzi lo bersagliarono e per larabbia se li strappò: ma in quel momen-to arrivò anche un guizzo geniale e conle sue movenze snodate diede vita a unascena comica che conquistò tutti, la si-tuazione era capovolta.“Io mi dedico agli altri anima, corpo efrattaglie” diceva. E quest’attenzioneai meno fortunati l’ha trasmessa anchea noi. Per questo anche i proventi delnuovo libro (Totò mio padre, 2016) li ab-biamo destinati ad un’associazione di Us-sita, nelle Marche, per la ricostruzionepost-terremoto. A lungo ho portato al col-

50 ANNI DOPO

Totò, unoe centomila

E’ stato il maggiore comico italiano di tuttii tempi ma soprattutto un uomo di profon-da umanità. Sempre attento ai “pezzenti”,Totò (Napoli 15 febbraio 1898 - Roma 15aprile 1967) debuttò giovanissimo in unteatro napoletano. Dopo essersi trasferitoa Roma, nacque la celebre maschera delburattino disarticolato con cui si impose al

pubblico cinematografico (girò un cen-tinaio di film), tv e teatrale. Autoredi canzoni e poesie indimenticabili,Totò ricorda qualcosa di Charlot, di

Petrolini ma il suo stile resteràper sempre irripetibile. Così

come il suo enorme ani-mo. Lo sa bene la figliaLiliana De Curtis (natanel 1933 dal matrimoniocon Diana Rogliani), che

ha speso la vita a documen-tarne la grandezza. Attrice escrittrice, ha curato diverse

monografie sul padre tra cuiMalafemmena e Io lo cono-scevo bene. “Caro Papà, te ne

sei andato molti anni fa - scrive- eppure sei più vivo che mai,non soltanto nel mio cuore, maanche in quello del tuo pubblico.Il patrimonio umano e artisticoche hai lasciato su questa Ter-ra alimenta tante persone. A medà la forza di andare avanti tra

le mille difficoltà della vita”. Cosìè anche per noi, 50 anni dopo la

scomparsa di un attore travolgente.Laura Novelli

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lo il rosario di papà, con una sua foto. Poil’ho donato al cardinale di Napoli, mons.Crescenzio Sepe: avevo appena perdutomia figlia Diana, era un momento diffici-lissimo, e nel Giubileo degli artisti cele-brò una Messa per nonno e nipote.(Qui prende la parola sua figlia Elena,nipote di Totò): “Mio nonno e mammahanno avuto un legame sublime. Eral’unica che riusciva a rifare le mos-se di Totò-burattino, indossava la suabombetta, il suo frac e lo imitava: eraun momento intimo tra loro, in cui fi-nalmente Totò aveva trovato chi face-

va ridere lui. Quando mia nonna, primamoglie di Totò, decise di andarsene,lui ne soffrì moltissimo. Scrisse per lei“Malafemmena”, ma il legame restòcosì forte che tutti i guadagni percepi-ti per la canzone li donò a lei, che erastata la sua musa, e le comperò unacasa. In quel momento di sconforto,mia madre bambina fu la sua roccia.Con un padre devoto ma possessivo ilrapporto non fu semplice: così quandomamma si sposò diciottenne, Totò nonvenne alle nozze. La pace tornò con lanascita del primo nipote, anche perché

non avrebbe mai potuto starle lontano.A lei Totò in punto di morte disse duecose: “portatemi a Napoli” e “io sonocattolico, apostolico e romano”, rica-pitolando così la sua fede tenuta ge-losamente lontano dai riflettori. Con lamorte aveva dialogato tutta la vita. Ad-dirittura con i primi risparmi si compròuna tomba, al cimitero del Pianto, doveoggi è sepolto, “per andarci ad abita-re da morto” diceva. La poesia ’A li-vella, che di questo parla, è in dialettoperché, come amava ripetere, le cosepiù profonde le scriveva in napoleta-no. Aveva la sicurezza della resurre-zione e di una vita nell’aldilà, e quella‘coabitazione’ con la morte nutriva lasua capacità di far ridere demolendosoprusi e manie di grandezza, le ‘pa-gliacciate dei vivi, malati di fantasia’.l

Istantanee private della famiglia De Curtisda un pomeriggio sulla terrazza della casaromana, concesse in esclusiva alla nostrarivista. Un Totò mai visto, intimo e rilassato,gioca con l’obiettivo che, in un limpidobianco e nero, senza tempo, cattura lacomplicità tra lui e la figlia Liliana

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“Aiutiamo le famiglierimaste senza casa”Interviste di CLAUDIA BELLEFFI (CHIOGGIA)/SABINA LEONETTI (FANO)/STEFANO NASSISI (AGRIGENTO)foto di AGENZIA ROMANO SICILIANI (CHIOGGIA E FANO)/ANDREA MALTESE (AGRIGENTO)/CREATIVE COMMONS

DON ANTONIO CHIEREGHIN

«La Tenda di Saraapprodo per tanti fratelli»Il loro indirizzo per qualche tempo sarà La Tendadi Sara. Sono in 20 in questo momento ad avervitrovato un’abitazione, tutti italiani, di cui 4 mino-ri: sono singoli e famiglie, in condizione di gra-ve disagio, segnalati dai servizi sociali, che quitrovano un tetto e una possibilità di ripartenza.L’ingresso è in un’ala del patronato della parroc-chia Buon Pastore a Chioggia, che da giugno2016 è volto concreto della carità, dice il par-roco, don Antonio Chiereghin. «Non possiamoscegliere il prossimo, è lui che arriva. Come co-

munità cristiane siamo chiamati a prendercenecura, senza giudizi. La Tenda di Sara mi obbliga,da prete, a dar corpo a ciò che predico agli altri,ad accompagnarli nel cammino, nella concre-tezza della vita».Gli spazi sono grandi, c’è tepore: uno stanzo-ne-dormitorio e 4 unità abitative. «Ciascuno diquesti alloggi è un momento di snodo nella fa-se di accoglienza temporanea, che prevede unpercorso di accompagnamento – spiega CarloNaccari, responsabile dell’housing sociale del-la Caritas di Chioggia – Grazie all’8xmille siamoriusciti a rendere La Tenda davvero accoglien-te per i nostri fratelli, che ci chiamano a misu-rarci con questi nuovi tipi di emergenza sociale

Dal 2006 al 2015 sonoaumentate dall’11,6

al 27% le personecon problemi

abitativi, secondola Caritas Italiana.

Con la crisieconomica, affitti

e utenze diventanopiù difficili

da coprire. Nellediocesi

è grande l’impegnodei sacerdoti

nell’annunciarela misericordia anche

creando alloggi,a breve o medio

termine. Da doveripartire. Ecco le

storie di tre di loro

P H O T O R E P O R TA G E PA R R O C I E N U O V E P O V E R T À

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e relazionale».Franca ha 52 anni ed è stata tra i primi ad esse-re accolti qui. Una volta uscita, oggi aiuta nel-la gestione: «questo posto ce l’ho nel cuore: miha regalato un tetto e la speranza di un lavoro.

Possiamo dire solo grazie a chi ci ha aiutato eancora ci sta vicino». «Un vero miracolo – ag-giunge Luigi, 43 anni – È stato splendido trova-re La Tenda e poter ripartire!».Don Marino Callegari, direttore della Caritasdiocesana, spiega come grazie all’housing è en-trato nel mondo della grave marginalità: «È un fe-nomeno vicino, non solo metropolitano, e quantomai complesso, che chiede risposte intelligentie articolate. La Tenda è davvero un esempio dicome oggi la carità ci insegni a ‘leggere’ il ter-ritorio. È l’applicazione pratica delle parole delVangelo “I poveri li avrete sempre con voi”, edè un modo di testimoniare la fede, oltre le appa-renze». C.B.

Don Antonio Chiereghin,parroco del Buon Pastorea Chioggia (Venezia),dove sorge l’operadiocesana La Tendadi Sara sostenuta anchedalle nostre firme.Qui sopra: Carlo Naccari,responsabile perl’housing sociale Caritasdella diocesi veneta.Secondo il ministerodell’Interno dietro il 90%di sfratti nel 2016 c’è stata‘morosità incolpevole’(licenziamenti, riduzioneore, chiusura attività,separazioni), con quasi100 famiglie al giornocoinvolte

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DON GIUSEPPE PONTILLO

«Chi arriva viene accoltocon familiarità»C’è anche la cattedrale tra le parrocchie che han-no risposto all’appello dell’arcidiocesi di Agrigen-to per ospitare persone in emergenza abitativa.Don Giuseppe Pontillo, dal 2003 parroco di SanGerlando, ha allestito nei locali dietro la chiesaun rifugio notturno con 6 posti letto, interamentegestito da volontari. “È destinato quasi esclusi-vamente alle emergenze temporanee – spiega ilsacerdote, classe 1971 e ordinato nel 1997 – C’èun ricambio giornaliero. Chi arriva viene accoltocon grande familiarità. Ognuno dei parrocchiani fa

quello che può. Per ora è soltanto un piccolo se-gno, ma speriamo che presto possa diventare unpunto di riferimento e un modello d’accoglienza”.Negli ultimi anni sono cresciuti i numeri di fami-glie e persone sole senza tetto. E chi ha bisogno diun’accoglienza per un periodo più lungo – per unlicenziamento, per una separazione o una malat-tia che ha compromesso i risparmi – è indirizzatoinvece a Casa Rahab, struttura di housing socia-le della Caritas diocesana, aperta nel febbraio del

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2014 e cofinanziata dall’8xmille della Chiesa cat-tolica.All’interno, 7 mini appartamenti con spazi comuniche possono ospitare circa 15 persone, per lo piùitaliane. Gli ospiti della struttura vengono sì aiutatia cercare un nuovo alloggio, ma soprattutto sonoaccompagnati al reinserimento sociale.“Il nostro obiettivo – spiega Matteo Corbo, ope-ratore responsabile della casa – è portare i nostriospiti fuori dall’emarginazione. Quando arriva-

no si sentono incapaci di ribaltare il loro desti-no. Noi lavoriamo sulle potenzialità, cercando direstituir loro fiducia e consapevolezza. Li coinvol-giamo anche nella gestione della Casa o in attivi-tà di volontariato, proprio per renderli protagonistidel proprio percorso e sconfiggere quel pernicio-sissimo senso d’inutilità che spesso li avvolge”.“Ora voglio cercare di trasmettere ad altri tuttoquell’amore incondizionato che sto ricevendo quie che a parole non riesco neppure a esprimere”afferma Roberto, attualmente ‘domiciliato’ a Ca-sa Rahab. “Gli operatori sono geniali. Mi sembradi vivere una favola con una nuova famiglia” glifa eco Emanuele, che adesso aiuta in mensa. Lanotte, almeno per loro, è alle spalle. S.N.

L’arcidiocesi di Agrigentoha aperto sia CasaRahab (con 138 mila eurodall’8xmille),sia alloggi-rifugio comequelli della cattedraledi San Gerlando, affidataa don Giuseppe Pontillo.Secondo dati OpenPolis 2017, l’emergenzaabitativa tocca redditibassi (22 mila eurol’anno) e medi (35 mila).L’identikit di chi perdela casa è composto peril 55% di operai (specieedili), il 23% precari (ingran parte laureati), il12% disoccupati e il 10%pensionati

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DON GIULIANO MARINELLI

Vite cambiate passandoda Casa AccessibileRosciano, periferia di Fano (Pesaro-Urbino). Ri-saliva al 1821 ed era ormai fatiscente, l’ex cano-nica della parrocchia di Santa Maria. E’ statariconvertita in casa-alloggio per circa 25 perso-ne su impulso del vescovo di Fano-Fossombro-ne-Cagli-Pergola mons. Armando Trasarti e diun parroco che al popolo di Dio ha dedicato lavita, don Giuliano Marinelli, 77 anni, già diretto-re della Caritas diocesana. Le nostre firme han-no dato una mano coprendo metà dei costi diristrutturazione, con circa 200mila euro nel 2004.

Dopo aver festeggiato proprio a Santa Maria il53° di sacerdozio, don Giuliano si è ritirato da po-che settimane per raggiunti limiti d’età: “Il so-gno di Giacobbe – racconta con l’entusiasmodi sempre – o Casa Accessibile, come la chia-miamo qui, risponde al disagio abitativo del ter-ritorio, alla precarietà familiare, che impediscepoi di costruirsi solide relazioni sociali. Ora ab-

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biamo qui 5 famiglie, integrate nel quartiere”.Dietro c’è il lavoro generoso di tanti. “La casafunziona dal 2008 – aggiunge l’attuale direttoredella Caritas diocesana, il diacono Angiolo Far-neti- ma il primo passo fu nel 2004 l’avvio del-la cooperativa sociale Casa accessibile: così ladiocesi sperimentava concretamente una nuovavia che superasse l’emergenza e accompagnas-

se le persone verso l’autonomia”. Un progettoeducativo dunque, che a partire dalla legge 328del 2000 muoveva il primo passo cercando ap-partamenti vuoti, sfitti o dismessi, per metterli adisposizione con canoni accessibili di famiglieo singoli esclusi dal mercato ufficiale degli al-loggi o non in grado di rientrare nelle liste d’at-tesa del Comune. La speranza è arrivata ancheper loro con Casa Accessibile: 13 mini-apparta-menti, che oggi ospitano in via temporanea ma-dri separate con figli minori o mariti in carcere,immigrati, padri separati. A Fano la recessio-ne non ha fatto sconti: “abbiamo risentito moltodella crisi nel comparto marittimo, nell’edilizia,tra gli artigiani del tessile e nel commercio. So-

Ospita fino a 25 personela casa-alloggioparrocchialeIl sogno di Giacobbe,aperta a Rosciano,alle porte di Fano,da don GiulianoMarinelli con l’apportodella diocesi

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lo il ritorno alla terra, all’agricoltura, consenteoggi un reddito di sopravvivenza o stagionale”.Vivi, giovane nigeriana con un figlio alla scuo-la materna – racconta Stefania Poeta, respon-sabile del Centro ascolto Caritas e del progettoSulla strada di casa, finanziato dall’8xmille – èarrivata qui per scontare misure alternative al-la detenzione.Ha dimostrato di essere motivata, si è impegna-ta in lavori domestici per coprire l’affitto. Oggi,anche con la nostra mediazione, ha trovato unacasa con una connazionale. Vivi è un piccoloesempio di integrazione: ha imparato a pagarele utenze, a rispettare tempi e scadenze, spessoanticipando, ed è serena”. Se le mura di Casa

Accessibile possono parlare anche di storie dirinascita è merito di tanti, che proseguono sul-la via del Vangelo visibile testimoniata dai sa-cerdoti. La parrocchia dopo don Giuliano è oraaffidata al giovane don Federico Tocchini. Pro-fessionalità e finanziamenti, anche liberati dallenostre firme, sono ingredienti di una realtà cheoggi dialoga con una vasta rete territoriale: dal-le Acli alle associazioni S. Paterniano e Amici diCasa Betania, dalla parrocchia S. Cristoforo conla casa Padre Sempre per i separati (vedi Sovve-nire settembre 2014) alle cooperative I Talenti eCrescere. Perché un tetto è sempre una scom-messa, non facile ma paziente, sul saper viverecome fratelli. S.L.

Qui sopra: il diaconoAngiolo Farneti,

responsabiledella Caritas diocesana

di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola

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Diceva lo scrittore austriaco Adalbert Stifter “la forza che fa gonfiare e andar di fuori il latte nelpentolino della povera donna, è anche quella che fa salire la lava nel vulcano e la fa colare lungoi fianchi della montagna”. Nel Natale ciò che è piccolo racchiude in sé il segreto della vita. Que-sto Bambino fragile e inerme, di cui stiamo per tornare a celebrare la nascita, che si mette nel-le mani degli uomini, totalmente dipendente dagli adulti che lo accudiscono, così uguale a tuttigli altri, ha la forza di rivoluzionare questo mondo, di riuscire in quell’opera che a nessun poten-te è mai riuscita.

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LA FEDE OGGI

Don CarloSacchetti,parrocodell’unitàpastoraledi Rubiera(Reggio Emilia)

Nel silenziodel Natale

Dio si riveladi DON CARLO SACCHETTI

foto AGENZIA ROMANO SICILIANI/CREATIVE COMMONS

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LA FEDE OGGIdossier

PER SALVARCIL’ONNIPOTENTE SI FA PICCOLOIn Dio che si fa Bambino sono racchiusi tutti i so-gni, le grida, i desideri di salvezza che dall’uma-nità sono saliti al cielo nei secoli. Il messaggioprofondo del Natale è proprio questo: se cerchi illinguaggio di Dio, la bellezza, la verità che sosten-gono il mondo, cercale nelle cose piccole, fragili,deboli. Il Natale ha introdotto un’unità di misuranuova per stabilire la vera grandezza, per rico-noscere l’autentica presenza di Dio nel mondo.Alcuni anni fa fui chiamato da un gruppo di ere-

miti a predicare un corso di esercizi spirituali.Eravamo in una località isolata dal mondo. A uncerto punto, in una pausa tra le meditazioni, miincamminai per un sentiero e lì notai, nel silen-zio, uno spettacolo meraviglioso. C’era un eser-cito di formiche che stava compiendo un’operagrandiosa. Mi persi ad osservarle, rapito da tan-ta perfezione.Pensai a quei registi che fanno investimentienormi per ottenere spettacoli che coinvolganoil pubblico due ore e io ero lì a gustarmi qualco-sa che c’era già, preparata da un Regista spe-

II

Nella paginaprecedente: Bernardino

Luini (1485-1532),Madonna col Bambino

dormiente, San Giovannie due angeli, olio su

tela, Museo del Louvre,a Parigi.

Il sonno di Gesù e il linodisteso ai suoi piedinell’iconografia del

grande pittore lombardoche fece partedella cerchia

di Leonardo, sonoprefigurazione della

Passione

1 3086_Cei_Sovvenire_4_2017-SEGNATURA1

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ciale. Certo se non mi fossi fermato, se non fossirimasto in silenzio, non mi sarei accorto di tut-to questo.

DA UNA VITA TRAFELATAALLO SGUARDO RICAMBIATO DI DIOIl Natale non ci parla solo di ciò che è meno va-lutato nel mondo, ma anche del tesoro che si na-sconde dentro al silenzio. Non coglierai mai ilgrande che è racchiuso nel piccolo se non ti fer-mi, se non rimani in ascolto. Il silenzio è quell’as-senza che apre alla Presenza. Quel rinunciare,

tacere, diminuire, lasciare spazio ad altro, che tidà molto di più. Quel morire che, come il chiccodi grano, porta molto frutto. In un mondo dove ilsilenzio è temuto, dove il fermarsi è angoscioso,diventa necessario gonfiare le giornate con cosesempre nuove, emozionanti, tonificanti. Il Nata-le ci riporta a ciò che è sostanza di tutto, ciò chesostiene tutto, ciò che è anima di tutto e questarealtà è accessibile a tutti. L’abbiamo già e dob-biamo solo fermarci per riconoscerla, facendoneil centro del nostro cuore. Il Natale ce la dona eci dà la “chiave” per trovarla.

III

Al centro: Giorgione,Adorazione dei pastori(Natività Allendale),1505, olio su tavola,conservato allaNational Gallerydi Washington

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IV

LA FEDE OGGIdossier

Diceva la mistica francese Madeleine Delbrêl:“Ogni piccola azione è un avvenimento immen-so nel quale ci viene dato il paradiso, nel qualepossiamo dare il paradiso. Non importa che cosadobbiamo fare. Parlare o tacere, rammendare ofare una conferenza, curare un malato o batterea macchina. Tutto ciò non è che la scorza dellarealtà splendida, l’incontro dell’anima con Diorinnovata ad ogni minuto, che ad ogni minuto siaccresce in grazia, sempre più bella per il suoDio. Suonano? Presto, andiamo ad aprire: è Dioche viene ad amarci. Un’informazione?... ecco-la: è Dio che viene ad amarci. È l’ora di mettercia tavola? Andiamoci: è Dio che viene ad amarci.Lasciamolo fare”.

‘DIO CON NOI’,MAESTÀ INFINITA E QUOTIDIANAIl Natale ci conduce a quella fede che ci fa ricono-scere “Dio che ci viene incontro” là dove nessunopensa di cercarlo. C’è un paradiso che accompa-gna la vita di ogni persona, un paradiso che pro-fuma di umanità e di quotidianità. Un paradiso cheè fatto di piccole cose, di servizio, e non disdegnala debolezza. Entrare in questa sapienza è entra-re nel mistero intimo del Natale. l

Pinturicchio,particolare

dell’Adorazione delBambino con san

Girolamo (1488-1490),cappella Della Rovere(o del Presepio), nella

basilica di Santa Mariadel popolo, a Roma

“Il mondo è oppresso da una pesante cappadi parole, suoni e rumori. Mai come ora c’èbisogno di silenzio per rientrare in noi stessi,tornare liberi, ritrovando il tempo della pre-ghiera“ ha scritto padre Vincenzo Caprara,superiore della parrocchia di San Domeni-co, a Fiesole (Firenze). Perchè il silenzio nonè la parentesi tra un rumore e l’altro, ma “ilfondamento dell’uomo, il suo cuore” dice-va sant’Agostino. Quando tutto tace, l’uomoguarda Dio, si sente amato dal Padre, gra-to di tutto: “la preghiera umile fa spazio innoi per accogliere Dio, invocandolo non peressere esauditi e spiegargli che cosa devefare, ma per conoscere la sua volontà su dinoi, come pregava Gesù – indicava il biblistapadre Filippo Clerici – Al giorno d’oggi ma-gari parliamo con Dio, ma non lo imploria-mo perché non abbiamo fede”. Nella Bibbiail rifiuto di mettersi in ascolto significa rifiu-to di credere e di fare la sua volontà: fede eobbedienza sono inseparabili, come in Abra-mo, mentre l’indurimento del cuore, senza fi-darci di Dio, vanifica l’alleanza. Il silenzio èapertura al mistero.“Il maggior nemico di Dio non è l’ateismo,ma il rumore – spiegava il cardinale CarloMaria Martini – Ascoltare la Parola fa na-scere Dio nel mondo e in noi. È il cielo sullaTerra. Maria è madre non solo perché ha ge-nerato Gesù: un figlio lo concepisci quandolo ascolti e diventa lui la tua vita. Un anticoinno siriaco chiama Maria ‘tutta orecchio’perché la vera maternità è ascoltare, acco-gliere. Con il nostro sì il Padre ci fa uomininuovi, suoi figli”. R.V.

LA SCRITTURA È VITA

«Il silenzioè aperturaal mistero»

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Ecco come puoi donareQuattro modi per far arrivare il tuo sostegno ai sacerdoti

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Le offerte per il sostentamento sono deducibili fino ad un massimo di 1.032,91 euro ognianno. Le ricevute – conto corrente postale, copia del bonifico bancario, estratto contodella carta di credito, quietanza – sono valide per la deducibilità fiscale.

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Vanno intestati a Istituto CentraleSostentamento Clero.Causale: Erogazioni liberaliChi desidera, può segnalarcivia email l’avvenuta donazionevia banca, inviando i suoi datia [email protected]

1. 2. 3. 4.

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14 P R E T I D I M O N TA G N A I N F R I U L I U N S A C E R D O T E P E R 9 PA R R O C C H I E

Don Italico, ogni giornoin una chiesa diversadi GILBERTO TITO e ANNALISA VANDELLI foto ANNALISA VANDELLI

“Èarrivato!”. È atteso ovunquecon affetto il parroco ad An-duins, Vito d’Asio, Clauzetto enegli altri paesi della Val d’Ar-

zino e della Val Cosa, nel Pordenonese. A don Ita-lico José Gerometta sono affidate 9 comunità alleporte della Carnia. Ogni giorno della settimana ce-lebra in una chiesa diversa. Fino a pochi anni fac’erano 9 sacerdoti, ma ora la S.Messa non è piùun evento scontato. “Mi sento benvoluto. E sonograto anch’io al popolo di Dio che il vescovo mi haaffidato, oltre che ai tanti fedeli che in Italia oggiaiutano i sacerdoti”.La missione di don Italico è su chilometri di strade,per valli boscose e fragili, tra comunità provate dal-lo spopolamento e con un futuro da difendere. Cosìsarà anche in questo Natale. Percorsi tra la neve,tra poche luci accese, scintillanti di fede. Classe

1961, nato in Venezuela da emigranti friulani, poiseminarista a Pordenone, prete da 30 anni, di cui 8vissuti in Spagna. “Le nostre montagne sono trop-po spesso dimenticate – dice – ma il patrimoniodi storia, paesaggio e la qualità della vita che of-frono hanno pochi paragoni e meritano di esserevalorizzati”. Lui l’ha fatto, con tenacia e fiducia inDio, in sintonia con la sua gente. “Le mie giornate,ringraziando Dio, sono originali, sempre diverse,aperte alle novità: per la vastità del territorio gliimpegni sono tanti”. Perché a soli 45 minuti d’au-to da Udine, qui la terra cambia. Alture impervie etorrenti incontaminati sono di per sé un viaggio neltempo: “La Val d’Arzino è una poesia del mondo, uncanto raccolto nel grembo del Friuli, un’immaginedelle origini” scriveva il poeta ‘furlan’ e sacerdote,don Meni Zannier. Ma servono risorse e proget-ti. Su paesi di 3 mila abitanti sono passati nel ‘900

Prende il viada questo numero il

nostro viaggiosu Alpi e Appennini,

in un’Italia oggiin profondomutamento.

Tra le dorsaliincontaminate in Val

d’Arzino e Val Cosa(Pordenone), che

hanno entusiasmatodi recente ancheFinancial Times,

don Geromettacon le sue comunitàcostruisce visibilità

e possibilitàdi vita, alla luce

del Vangelo.Ecco dove

lo raggiungonole nostre Offerte

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guerre (le battaglie di Pradis e Pielungo nella riti-rata di Caporetto danno la misura di come le vallifurono sconvolte), emigrazione e poi l’Orcolat, ‘l’or-co risvegliato’ dal sisma del ’76. Ora sono ridotti acento unità. Sono rimaste come vedette le chiese.Ma le giovani famiglie sono poche e l’alta per-centuale di popolazione anziana potrebbe resta-re l’ultima custode di un mondo. “Spesso quandocelebro un funerale, finisce non solo una vicendaumana. Si chiude per sempre una casa, muore ilcognome, una storia. È una cosa epocale – scan-disce don Italico – Tra dieci anni, non tra cento,che cosa accadrà? Che cosa delle nostre solidee nuove case antisismiche? E delle nostre chiese

salvate? Chi aiuterà questi paesi a non essere se-polti e invasi dal bosco? Già ora è tardi. Le famigliestraniere sono rare, anche perché qui servizi indi-spensabili, come cellulare o wifi, non funzionanodappertutto. Ma soprattutto la nostra storia, lin-gua e cultura devono vivere”. Nuove famiglie daicapoluoghi e dalla Bassa friulana hanno riscoper-to questi monti per le seconde case: “arrivano quiin cerca di un’oasi da una vita frenetica, dal caldosempre più torrido e innaturale dell’estate. Ma civorrebbero sostegni all’occupazione e alle famiglie,in risposta alla denatalità”.Le chiese sono il ‘fogolar’ dove ritrovarsi. Si va dalparroco, spiegano nei paesi, non solo per l’anima:“Nelle situazioni difficili le persone con grandespontaneità vanno in parrocchia. I servizi socialifanno un lavoro straordinario, ma a volte sono vin-colati, e allora per un’emergenza c’è il parroco, di-sponibile 24 ore su 24”. La sua vita è missionaria.“Ma tutta la Chiesa lo è” risponde don Italico. “Isacerdoti e il Vangelo che annunciano sono ovun-

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16 P R E T I D I M O N TA G N A I N F R I U L I U N S A C E R D O T E P E R 9 PA R R O C C H I E

que mani tese alle creature. I social media sonoun antidoto vano alla solitudine”. Per i più an-ziani è dura: “passano ore e giorni da soli, specied’inverno”. Lui non manca di visitarli, anche quellidella casa di riposo parrocchiale. Ma in paesi chehanno dato i natali ad inventori dalle mille risorse(‘padri’ dei primi elicotteri o di nuove tecniche percostruire trafori ferroviari), anche don Geromettae le sue comunità hanno reagito con inventiva.E se al catechismo i bambini sono pochi, hannodato vita ad associazioni musicali, come SantaMargherita ad Anduins, con un’orchestra d’archigiovanile, aperta a masterclass che ospitano stu-denti (e famiglie) da fuori. Inoltre l’anno scorsosi sono impegnati per far tornare questi altari dimontagna al centro della vita diocesana, con l’a-pertura della Porta santa giubilare nella chiesadi San Giacomo, a Clauzetto, per secoli meta dipellegrini, anche austriaci e sloveni da oltrecon-fine, in preghiera davanti alla reliquia del Prezio-

sissimo Sangue, proveniente da Costantinopoli.Don Gerometta, con il consenso del vescovo, havalorizzato e purificato questa devozione popola-re, e oggi celebra il ‘perdon grand’ (indulgenza)la domenica dell’Ascensione e ‘perdon picciul’ laprima di luglio, oltre all’esposizione pubblica del-la reliquia la prima domenica del mese e il Vener-dì santo. Nella chiesa dove non c’era più statain 40 anni una Messa infrasettimanale dal gior-no del terremoto, sono arrivati in tanti a vivereconversione e perdono, con un afflusso di fede-li che ha creato grande commozione nella comu-nità. “Con l’aiuto di tutti, unendo le forze per farsentire la nostra voce, nessuna sfida è impossi-

Nelle pagineprecedenti: Dalle

grotte verdi di Pradis(dov’è stata ricavataanche una cappella)

al campanile diAnduins, quest’area

delle Prealpi carnichecomprende una ventina

di chiese, tra piccolepievi e antiche navate

monumentali.Non sempre aperte ma

tenute perfettamentedai fedeli, in attesa del

parroco che a rotazionele visita tutte per

S.Messe o la preghieradel rosario

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bile” dice don Italico. E di recente sempre piùguide internazionali segnalano le grotte di Pra-dis per il canyoning e le spiagge selvagge sufiumi cristallini, come Cerdevol Curnila, ‘ tra lepiù belle del mondo’ per Financial Times. Di cer-to l’identità friulana è anche un suono, una linguamadre: “Nelle mie parrocchie ci sono pronunceinesistenti altrove. Ormai parliamo in italiano coni bambini e in friulano tra di noi: ma mi piacereb-be che fin dall’infanzia le nuove generazioni fos-sero poliglotte, come accadeva a me con italiano,friulano e spagnolo. Soffro al pensiero che questoidioma elegante sparisca dalla storia dell’umani-tà. La diversità delle lingue è una ricchezza, nondovrebbero andare perdute”. La Bibbia e la Mes-sa in friulano sono nate da quest’esigenza di vi-ta: “Abbiamo una tradizione di letture pubbliche equalche anno fa all’oratorio della Purità, ad Udine,è stata proclamata l’intera Scrittura, dalla Genesiall’Apocalisse, con migliaia di lettori 24 ore su 24.Da allora leggiamo un libro l’anno della Bibbia infriulano. Alcuni lettori della Val d’Arzino sono cosìstraordinari che lo traducono nel friulano locale”.

Don Italico indica una per una le tante chiesenon parrocchiali dove va una volta al mese per laMessa feriale o il rosario, perché restino apertee vissute: “la Messa è il momento in cui ritrovia-mo noi stessi, con forza e motivazione per lavo-rare” conferma don Gerometta. Pronunciati da luiin friulano i nomi dei paesi diventano una geogra-fia dell’anima: Anduins (che nel nome raccoglie ilnome di un re longobardo), Cjasât (Casiacco) cherichiama le antiche case, Pielùnc (Pielungo), SanFrancesc (San Francesco) detti anche Cjanal, Vît(Vito d’Asio) il capoluogo, Clauziêt, Pradis (con ivasti prati), Pinciàn (Pinzano), Manaccions (Ma-nazzons). E anche chi friulano non è, ora ha più acuore la loro storia. l

Don Italico tra i fedelidelle sue comunitàe in visita alla casadi riposo parrocchiale

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18 AT L A N T E 8 X M I L L E A 6 0 A N N I D A L L’ E N C I C L I C A F I D E I D O N U M

Da 400 missionarigrazie ai nostri donatoridi ELISA PONTANI foto FRANCESCO ZIZOLA / AGENZIA ROMANO SICILIANI

Una storia luminosa di evangelizzazio-ne. È un anniversario di bilanci il 60°dell’enciclica Fidei donum con cui nel1957 Papa Pio XII spronava le Chie-

se occidentali all’impegno missionario deipreti diocesani. In poco più di mez-zo secolo, aprendo seminari eformando generazioni di con-fratelli, hanno reso autosuffi-cienti tante Chiese sorelle nelTerzo mondo. “Ma non è an-cora ‘missione compiuta’ difronte alle molte richieste, peresempio dal Brasile o dall’Asia.Non riusciamo a rispondere a tut-ti – spiega don Michele Autuoro, diretto-re dell’Ufficio nazionale Cei per la cooperazionemissionaria tra le Chiese, snodo oggi per circa 400

missionari inviati dalle diocesi e sostenuti dalle no-stre Offerte – Vengono aperte continuamente nuo-ve missioni, la più recente a Cuba con 3 sacerdotidella Chiesa ambrosiana, e la Santa Sede erige

sempre nuove diocesi”. Segni particolaridel prete ‘dono della fede’: non ar-

rendersi davanti agli ostacoli.Come don Giovanni Piumatti,della diocesi di Pinerolo, cheda decenni annuncia il Van-gelo nella guerra ininterrottaper le materie prime del Ki-

vu, in Repubblica Democraticadel Congo. O don Giuliano Lona-

ti, scomparso a febbraio scorso: nel-la parrocchia di Santa Maria a Trebisonda,

in Turchia, fu successore di don Andrea Santoroche era stato appena assassinato. Ogni 24 mar-

Non c’è ancoraun libro che liracconti tutti.

È incalcolabileil contributo dei

preti italianiall’evangelizzazione

dei 5 continenti.Hanno fatto

crescere giovaniChiese nazionali

e aperto seminari,oltre a trovare

risorse per scuole,ospedali e adozioni

a distanza. Taloraper Cristo hanno

dato la vita.Da 28 anni le

nostre Offerte lisostengono nel

cammino

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zo, anniversario del beato arcivescovo salvado-regno Oscar Romero, i missionari martiri vengonoricordati in una Giornata di preghiera e digiuno. Nel2015 è stato beatificato il primo fidei donum italia-no, don Alessandro Dordi: ucciso in Perù nel ’91 dai

guerriglieri di Sendero Luminoso, riposa nel cimi-tero della chiesa parrocchiale di Santa Maria Na-scente nella nativa Gromo San Marino (Bergamo).Scrivono invece il presente sacerdoti come padreSalvatore Pacifico, beneventano, che in questi 4anni di guerra in Sud Sudan ha servito tra gli oltre2 milioni di profughi: “Il Sud Sudan è ancora nel-le mani di Dio, mani di Padre” ha detto. Anche dalontano i fidei donum sono testimonianza viva perle diocesi di provenienza, mentre fanno crescerescuole, ambulatori e adozioni a distanza. Chi rien-tra in Italia resta un prete ‘pronto a tutto’ e ‘in cam-mino’ – spiegano loro stessi – davanti alla sfidadella scristianizzazione europea, dell’impoveri-mento delle famiglie, all’odissea delle migrazioni.Segni di un mondo cambiato in 60 anni, mentre ilcalo delle vocazioni rende difficile a tante dioce-si italiane, diventate ‘terra di missione’, destina-re presbiteri altrove. Sullo sfondo resta, fiduciosae perseverante in questo Natale, la preghiera cheil Vangelo si diffonda su tutta la Terra. l

Padre Angelo Pansatra gli indios brasilianinello Stato di Parà,padre Adriano Pelosina Bangkok (Thailandia)con suor AngelaBertelli, padre Renato‘Kizito’ Sesana allaperiferia di Nairobi, inKenya. A centro pagina18: padre MicheleAutuoro. Accanto: donAndrea Santoro, martirein Turchia nel 2006

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20 S O S T E N TA M E N T O D E L C L E R O I D AT I A L F O T O F I N I S H

Di slancioper unNataledi generositàdi PAOLA INGLESE foto CRISTIAN GENNARI

(AGENZIA ROMANO SICILIANI)

Grazie a tutti i nostri lettori per unastagione di generosità che ha fat-to tornare le Offerte per i sacerdotiin terreno positivo da oltre un anno

a questa parte.L’intero 2017 si avvia a segnare un ulteriore in-cremento rispetto ai risultati 2016. Sono cre-sciute le donazioni, si diffonde la formazionenelle parrocchie. E i risultati si vedono: i da-ti finora disponibili registrano nei primi 8 mesidell’anno contributi per un milione 903 mila euro(+7,5% rispetto a dodici mesi fa). Le 31.947 dona-zioni (erano 27.206 a fine agosto scorso) mostra-no un incremento ancora più deciso, +17,4%.

Hanno partecipato in tanti, più che in passato,ridimensionando però l’offerta media a 59,57 eu-ro, cioè il -8,5% rispetto ai 65,07 euro dell’annoprecedente.Sempre più fedeli vengono coinvolti in eventiche spiegano da vicino la comunione tra sacer-doti e popolo di Dio, con un aumento di richiesteagli incaricati diocesani per il sovvenire di orga-nizzarne di nuovi nelle parrocchie. Perché – cosìci ha scritto un offerente da Avellino – “i sacer-doti, come la nostra fede, sono un dono da nondare per scontato: l’Offerta ci interpella su qualè adesso il nostro compito verso i ministri di Dio.Nella vita di ogni giorno noi raramente ci rendia-

Con oltre il 17%di contributi

in più la raccoltascalda i motori

per le ultime,decisive settimane

dell’anno.Doniamo secondo

le nostre possibilità,con gratitudine

OFFERTE 2017 FINO A SETTEMBRE (SOLO CON CC POSTALE)

Fonte: elaborazionedati ICSC del 18 settembre 2017

2016 2017

Importiin Euro

1.770.233

1.903.055

2016 2017

Numero offerte

2016 2017

Offerta mediain Euro

Variazione+ 17,4 %

Variazione+ 7,5 %

Variazione– 8,5%

27.206

65,07

31.947

59,57

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mo conto che riceviamo molto di più di ciò chediamo, e che è solo con la gratitudine che la vi-ta si arricchisce. La loro vocazione a servire Cri-sto in tutti ci spinge a fare la nostra parte”. Orache entriamo nel periodo più importante dell’an-no per la raccolta, quello che va dalla Giornatanazionale per il sostentamento dei preti diocesa-ni, domenica 26 novembre, fino a tutto il periododelle solennità natalizie, è di nuovo nelle nostremani il gesto decisivo per far tornare stabilmen-te il segno ‘più’ sulle Offerte, pilastro di una par-tecipazione che vivifica la Chiesa. Doniamo einvitiamo a donare, secondo le possibilità dellefamiglie e di ognuno di noi. l

TEMPO DI CONDIVISIONE

Nella tua parrocchiasi parla di Offerte?Fondi per la formazione al sostegno economico alla Chiesa nelle no-stre comunità. Invitiamo i parroci ad informarsi presso gli incaricatidiocesani per il sovvenire.Si tratta di organizzare fino a 2 incontri annuali sui temi Offerte e 8xmil-le, per far conoscere ai fedeli opere, rendiconti e il valore della corre-sponsabilità, con l’invio di un piccolo contributo per la missione deinostri sacerdoti. P.I.

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22 S C R I V I A L L A R E D A Z I O N E

Non avrei mai pensato che davecchie carte d’archivio potessenascere qualcosa di pastoralmen-te e culturalmente interessanteanche se, quando qualche anno fadalla Diocesi hanno deciso di por-tar via l’archivio storico della par-rocchia per radunarlo con gli altrinell’archivio storico diocesano hostorto un po’ il naso e con me al-cuni collaboratori. Passato un po’di tempo, ho visto i frutti che nonavrei immaginato: i vecchi regi-stri polverosi hanno cominciato araccontare qualcosa che la gen-te non conosceva e che neanch’ioavevo capito del tutto; prima ve-nivano consultati solo da studio-si, ora sono sul web e raccontanouna storia senza polvere, tra tan-

ti tesori artistici della nostra terra.I giovani mi hanno mostrato chei nostri libri sono insieme ad altridocumenti di grande importanza,che accanto all’archivio c’è unabiblioteca, e che tutto è sul si-to BeWeb (www.beweb.chiesa-cattolica.it) che fa conoscere leopere d’arte diocesane e parroc-chiali d’Italia. Navigando abbiamotrovato raccontata la nostra sto-ria, e ci sono anche alcune App daconsultare sul telefonino. A dire ilvero potrebbero essere migliorateperò: “forte!” hanno detto alcunidei ragazzi. A scuola hanno chie-sto all’insegnante di religione diparlare di come arte e documentitramandino la fede, con ricerchesulle opere della chiesa parroc-

chiale che avevano visto sin dabambini ma non avevano mai os-servato attentamente. Volevo rin-graziare per questo investimentoin cultura, ho visto che ha parte-cipato anche l’8xmille. Non avreipensato di ringraziare quando milamentavo perché ci avevano por-tato via un pezzetto della nostrastoria parrocchiale.

don Michele Tisannie-mail

Cercavo notizie sulle origini dellanostra famiglia e le ho trovate inparrocchia. Il parroco mi ha fattoconsultare i ‘registri delle anime’e siamo andati indietro nel tempo.Oltre a date e dettagli su battesi-mi e matrimoni, c’erano mille sto-

Il nostroindirizzo

Redazionedi Sovvenire,Via Aurelia 468,00165 Roma [email protected]

Leggi i nostri servizianche su internetwww.sovvenire.itin formato web e in pdf.Chi volesse ricevere larivista solo via email, enon per posta ordinaria,può segnalarlo [email protected]

lette

re

SovvenireTRIMESTRALE DI INFORMAZIONE SUL SOSTEGNO ECONOMICO ALLA CHIESA ANNO XVI - NUMERO 4 - DICEMBRE 2017

A NATALE DONIAMO PER I SACERDOTI

Il nostro grazieli accompagna nella missione

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estrale di informazione -N

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RITRATTI / LILIANA DE CURTIS

“Vi raccontola fede di Totò,mio padre”

IL 60° DELL’ENCICLICA

Quei 400 fideidonum sostenutidalle Offerte

PARROCI E NUOVE POVERTÀ

In aiutodelle famigliesenza più una casa

TESTIMONIANZE

Negli archiviparrocchialila nostra storia

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rie che raccontavano l’economia,i mestieri, la povertà, la guerra,perfino le strade e di chi vi abi-tava allora. I sacerdoti, com’eraprevisto all’epoca, aggiornava-no le informazioni durante la be-nedizione pasquale. Case di duestanze erano abitate anche daotto persone, ogni anno portavatrasferimenti, nascite e novità. Po-chi mesi fa poi don Sergio ha or-ganizzato una serata con espertidiocesani che hanno racconta-to, partendo dalle immagini del-le opere d’arte presenti in chiesa,la nostra storia. E’ stata una sco-perta. La bellezza di questi oggettinon sta solo nell’essere stati rea-lizzati da artisti o artigiani impor-tanti, ma nel fatto che ci parlano

della devozione di chi ci ha tra-smesso la fede.

Alessia MorselliModena

Da tempo sono in corso nelle par-rocchie e diocesi italiane censi-menti e informatizzazione degliarchivi, miniere scavate nel no-stro passato. Le fonti racconta-no la storia sociale, economica eartistica dell’Italia, anche nei pic-coli paesi. Ed è un filone di studiche con la digitalizzazione si aprea comparazioni innovative.A questi temi l’Ufficio nazionaleCei per i beni culturali ecclesia-stici e l’edilizia di culto dedicheràil convegno Storie fuori serie. Gliarchivi storici ecclesiastici in

una nuova prospettiva condivisa,il prossimo 27 novembre all’Archi-vio Centrale dello Stato, a Roma.

Grazie anche a...

Antonino Giurdanella di Torino, Lorraine Memme di RoccaSan Giovanni (Chieti), Loda Santilli, Marinella Federicodi Nocera Inferiore (Salerno), Antonio Fiorito di Napoli,Eliseo Galli, Nino Lucarelli Trifone, Isa Di Bartolomeoe Piervincenzo De Lucia di Guardiagrele (Chieti), LuigiaVisconti e Angelo Loffredo di Taranto, Anna Musumecie Domenico Dal Mas di Vittorio Veneto (Treviso), BiagioNapolano di Cava de’ Tirreni (Salerno), Rossana Collu diCagliari, Francesca Mangiagalli Sordi di Cernusco sulNaviglio (Milano), Giuseppina Re di Acireale (Catania),Maurizio Faldi di Prato. Una preghiera per Silvio Gazza-niga di Milano, Giuseppe Trombetta di Como, GiuseppePirovano di Busnago (Milano-Brianza) e per tutti i donatoritornati alla casa del Padre. Raccomandiamo ai sacerdotidi ricordarli nelle Ss.Messe. A tutti i lettori buon Natale.

Negli Status animarumparrocchiali, registrianagrafici che ogni parrocoera tenuto a compilare dal1614, ci sono anche documentid’eccezione, come ilcertificato di morte di GiacomoLeopardi, nella parrocchiadella Ss.Annunziata aFonseca, a Napoli. Il grandepoeta – vi è annotato – morì il14 giugno 1837 nella casa diVico Pero n° 2, a 38 anni

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Grazie ai sacerdotiOgni persona, ogni storia

è importante

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Don Diego Conforzi, parroco di Sant’Ugo a Roma