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Stupore I l significato del viaggio non sta nella distanza co- perta ma nell’intensità e nell’emozione con cui si è percorsa, a volte basta un metro per cadere in un buco o un altro, per fare un incontro che può cam- biare la nostra vita. O rimanere per sempre nel cuore. Così sono entrato in quella cosa chiamato deside- rio all’aeroporto di Zurigo. Stavo percorrendo col trenino sotterraneo il tragit- to che mi separava dall’imbarco per Nairobi, quan- do rimasi paralizzato da una visione: una donna di colore, straordinariamente bella mi precedeva di qualche metro. Detto così parrebbe una cosa banale ma non è sta- to proprio così. I colori non sono di per sè uno spa- vento ma se collocati nei posti giusti potrebbero an- che mozzare il fiato all’improvviso. Ecco perché il suo buy-buy multicolore era perfetto su quella borsa gial- la, quasi anonima, che lei trascinava dolcemente sul- le rotelline che facevano un rumore di biglie in corsa al contatto col pavimento. Sperimentai in quel momento, perché di questo burns è fatta la mia vita, cioè di sperimentazione con- tinua, un’ampia autonomia della parte più sensibile rispetto all’intelleggibile mio consueto. Mi fermai per vederla camminare, sfiorai la punta del mio naso e trovai conferma di essere proprio un dinostupito in quel momento. Accettai quella presenza così come si accoglie l’arcobaleno nel cielo. Scriveva Sartre: “ Non bisogna vedere nell’emozione un disordine passeg- gero dello spirito, che turba dal di fuori la vita psi- chica…” D’accordo, ma tanta eleganza non sempre si sposa con la inflessibilità della ragione. Qui esiste, qui vuole affermarsi. Ma è la mia esagerata predispo- sizione al bello oppure è semplicemente l’avverti- mento di una emozione forte? Soggetto oggetto, sog- gettivo, oggettivo? Ieri sera ho visto mia moglie nuda: era ed è oggettivamente bella, abbronzata, giovane, senza aree debordanti, un seno contenuto e protetto. Aderendo a un pensiero nascente, biologico, di- stante dalla sintassi, dalle buie istanze che corrodo- no i bordi della realtà, mi proietto in questa nuova luce. Questo sguardo verso la donna ma anche ver- so mia moglie, è il viaggio verso l’inesplorato, verso l’illeggibile calligrafia della vista. Se fosse transita- ta stanotte davanti a miei occhi forse non l’avrei no- tata, ma ora che le cose escono dal nascondimento notturno mostrando i contorni di una bellezza ine- luttabile, questa visione perturba la volontà di pro- cedere oltre. Questa zona del pensiero necessita di stasi, la lingua deve rompersi di tutta la sua immo- bilità pur di avvicinarsi a un senso compiuto e rea- le per quel corpo forse abitato da un’anima comu- ne. Molto spesso la bellezza esteriore non coincide con quella interiore ma quando questo accade è un vero e proprio stato di grazia che nemmeno un poe- ta riesce a cantare e nel tentativo di farlo ne esce sem- pre sconfitto. Intanto sono fermo in una giungla di vetri, voci, lingue, altoparlanti che chiamano viaggiatori in ri- tardo. L’occhio intrattiene un corpo a corpo con l’oc- chio della donna perturbante il mio. Il suo lato mi- gliore me lo mostra proprio di fronte a un cartellone pubblicitario, ed è fatto di docilità dei lineamenti, scuri, naturali. E 39, si siede di fronte alla mia stessa gate, destina- zione Dar El Salam via Nairobi. Quante volte ho fatto questo viaggio eppure mai mi era capitato un rapimento simile, forse invecchio, for- se il bagliore è troppo forte per la mia vista, forse… Le istanze del tutto a volte si fanno largo in zone d’ombra a volte imperscrutabili, altre volte interro- gano il giallo, il bianco, l’aria, il viaggio, senza farse- ne una ragione. Quindi domande senza nomi, risposte senza paro- le, il senso di tutto che rimane nascosto, segreto nel- la mente. I minuti si collocano nelle misure del can- to. Una modella, una regina, una puttana? Poco im- porta vorrei adesso dirle, direttamente, “Scusi, ma co- me si sta con tanta bellezza addosso, non è a volte seccante, fastidiosa, non le danno spavento gli occhi degli uomini e delle donne sempre addosso? “La com- parsa delle indicazioni è in ritardo, bisogna per il momento accontentarsi dell’indicibile contempla- zione, in un tempo fermo, famelico, ma che prende sguardi, li capovolge, li cataloga, li divora, li smarrisce li rende pronti alla memoria. Una danza che aduna ogni movenza nel labbro socchiuso, nella seduttiva aria del gioco, mi guarda, mi sorride. Sfacciata lettri- ce del pensiero? Il mio? Questo è il viaggio del pen- siero che brucia ogni distanza. Biologia del pensiero. Atto puro dell’incanto. Bataille nel suo inquietante capolavoro “La storia dell’occhio” sostiene che la sovranità dell’istante sta nel non sapere. Ignorare la ragione, ogni voce, ogni suono, contemplazione pura. E stupirsi semplice- mente di questo abbozzo di labbro nel sorridente moto che rompe l’ordinario per entrare nello straor- dinario. Nell’istante che segnala lo choc dell’emo- zione e la paura di essere smascherati di tanta sfron- tata impudenza si vive l’assoluto privilegio di una vi- ta brevissima, inespugnabile fatta di fibre-sfere di una percezione che svela il mondo, ma non lo spiega. Chissà cosa deve aver provato l’australopiteco quan- do ha capito che stava camminando su due zampe anziché su quattro. Questa purezza dei due occhi in- contrati sulle labbra, quasi come tizzoni ardenti, pro- vocano una salivazione insolita, la stessa che l’homo africans tre milioni di anni fa deve aver avuto quando per la prima volta in piedi ha addentato la mela, guar- dando compiaciuto la sua Eva. E così venuto il momento di salire sull’aereo. Con lei che mi precede adesso di pochi centimetri. Vi scri- verò dal volo, ma vi risparmierò delle naturali voluttà terrene, vi parlerò invece di una carnalità diffusa in quella dialogata-dilagante opera, che la bellezza ha costruito intorno a quel piccolo tempio chiamato cor- po. Ci sono pezzi di carne che non contano nulla, per quanto eternamente e misteriosamente ambiti, ri- spetto a questo prezioso punto di vista. Rispetto al senso compiuto della vera commozione. I romantici poi aggiungono che i più grandi amori sono sempre quelli non consumati. Buon viaggio. Dino Azzalin 6 N. 11 - Agosto 2005 Giuseppe Ajmone - Nudo seduto, 1983 - litografia. Lavorazione marmo e graniti Monumenti - Edilizia - Arredamento COCQUIO TREVISAGO (VA) Via Appennini, 8 Tel. 0332.971132 Pescheria ZANOVELLO Via Bertolotti, 5 - BESOZZO Tel. 0332.971099 Terrazza sul lago Menu vario compresi piatti tipici Piazza Lago, 1 - Caldè Castelveccana - Tel. 0332.521164 Ristoro - Bar Gelateria PROGETTAZIONE D’INTERNI Cuveglio (Va) Via Battaglia S. Martino, 72 Tel. 0332.650.190

6 N. 11 - Agosto 2005 Stupore I · degli uomini e delle donne sempre addosso? ... Una danza che aduna ... quasi come tizzoni ardenti, pro-

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StuporeIl significato del viaggio non sta nella distanza co-

perta ma nell’intensità e nell’emozione con cui siè percorsa, a volte basta un metro per cadere in un

buco o un altro, per fare un incontro che può cam-biare la nostra vita.

O rimanere per sempre nel cuore.Così sono entrato in quella cosa chiamato deside-

rio all’aeroporto di Zurigo.Stavo percorrendo col trenino sotterraneo il tragit-

to che mi separava dall’imbarco per Nairobi, quan-do rimasi paralizzato da una visione: una donna dicolore, straordinariamente bella mi precedeva diqualche metro.

Detto così parrebbe una cosa banale ma non è sta-to proprio così. I colori non sono di per sè uno spa-vento ma se collocati nei posti giusti potrebbero an-che mozzare il fiato all’improvviso. Ecco perché il suobuy-buy multicolore era perfetto su quella borsa gial-la, quasi anonima, che lei trascinava dolcemente sul-le rotelline che facevano un rumore di biglie in corsaal contatto col pavimento.

Sperimentai in quel momento, perché di questoburns è fatta la mia vita, cioè di sperimentazione con-tinua, un’ampia autonomia della parte più sensibilerispetto all’intelleggibile mio consueto. Mi fermai pervederla camminare, sfiorai la punta del mio naso etrovai conferma di essere proprio un dinostupito inquel momento. Accettai quella presenza così come siaccoglie l’arcobaleno nel cielo. Scriveva Sartre: “ Nonbisogna vedere nell’emozione un disordine passeg-gero dello spirito, che turba dal di fuori la vita psi-chica…” D’accordo, ma tanta eleganza non sempresi sposa con la inflessibilità della ragione. Qui esiste,qui vuole affermarsi. Ma è la mia esagerata predispo-sizione al bello oppure è semplicemente l’avverti-mento di una emozione forte? Soggetto oggetto, sog-gettivo, oggettivo? Ieri sera ho visto mia moglie nuda:era ed è oggettivamente bella, abbronzata, giovane,senza aree debordanti, un seno contenuto e protetto.

Aderendo a un pensiero nascente, biologico, di-stante dalla sintassi, dalle buie istanze che corrodo-no i bordi della realtà, mi proietto in questa nuovaluce. Questo sguardo verso la donna ma anche ver-so mia moglie, è il viaggio verso l’inesplorato, versol’illeggibile calligrafia della vista. Se fosse transita-ta stanotte davanti a miei occhi forse non l’avrei no-tata, ma ora che le cose escono dal nascondimentonotturno mostrando i contorni di una bellezza ine-luttabile, questa visione perturba la volontà di pro-cedere oltre. Questa zona del pensiero necessita di

stasi, la lingua deve rompersi di tutta la sua immo-bilità pur di avvicinarsi a un senso compiuto e rea-le per quel corpo forse abitato da un’anima comu-ne. Molto spesso la bellezza esteriore non coincidecon quella interiore ma quando questo accade è unvero e proprio stato di grazia che nemmeno un poe-ta riesce a cantare e nel tentativo di farlo ne esce sem-pre sconfitto.

Intanto sono fermo in una giungla di vetri, voci,lingue, altoparlanti che chiamano viaggiatori in ri-tardo. L’occhio intrattiene un corpo a corpo con l’oc-chio della donna perturbante il mio. Il suo lato mi-gliore me lo mostra proprio di fronte a un cartellonepubblicitario, ed è fatto di docilità dei lineamenti,scuri, naturali.

E 39, si siede di fronte alla mia stessa gate, destina-zione Dar El Salam via Nairobi.

Quante volte ho fatto questo viaggio eppure mai miera capitato un rapimento simile, forse invecchio, for-se il bagliore è troppo forte per la mia vista, forse…

Le istanze del tutto a volte si fanno largo in zoned’ombra a volte imperscrutabili, altre volte interro-

gano il giallo, il bianco, l’aria, il viaggio, senza farse-ne una ragione.

Quindi domande senza nomi, risposte senza paro-le, il senso di tutto che rimane nascosto, segreto nel-la mente. I minuti si collocano nelle misure del can-to.

Una modella, una regina, una puttana? Poco im-porta vorrei adesso dirle, direttamente, “Scusi, ma co-me si sta con tanta bellezza addosso, non è a volteseccante, fastidiosa, non le danno spavento gli occhidegli uomini e delle donne sempre addosso? “La com-parsa delle indicazioni è in ritardo, bisogna per ilmomento accontentarsi dell’indicibile contempla-zione, in un tempo fermo, famelico, ma che prendesguardi, li capovolge, li cataloga, li divora, li smarrisceli rende pronti alla memoria. Una danza che adunaogni movenza nel labbro socchiuso, nella seduttivaaria del gioco, mi guarda, mi sorride. Sfacciata lettri-ce del pensiero? Il mio? Questo è il viaggio del pen-siero che brucia ogni distanza. Biologia del pensiero.Atto puro dell’incanto.

Bataille nel suo inquietante capolavoro “La storiadell’occhio” sostiene che la sovranità dell’istante stanel non sapere. Ignorare la ragione, ogni voce, ognisuono, contemplazione pura. E stupirsi semplice-mente di questo abbozzo di labbro nel sorridentemoto che rompe l’ordinario per entrare nello straor-dinario. Nell’istante che segnala lo choc dell’emo-zione e la paura di essere smascherati di tanta sfron-tata impudenza si vive l’assoluto privilegio di una vi-ta brevissima, inespugnabile fatta di fibre-sfere di unapercezione che svela il mondo, ma non lo spiega.Chissà cosa deve aver provato l’australopiteco quan-do ha capito che stava camminando su due zampeanziché su quattro. Questa purezza dei due occhi in-contrati sulle labbra, quasi come tizzoni ardenti, pro-vocano una salivazione insolita, la stessa che l’homoafricans tre milioni di anni fa deve aver avuto quandoper la prima volta in piedi ha addentato la mela, guar-dando compiaciuto la sua Eva.

E così venuto il momento di salire sull’aereo. Conlei che mi precede adesso di pochi centimetri. Vi scri-verò dal volo, ma vi risparmierò delle naturali voluttàterrene, vi parlerò invece di una carnalità diffusa inquella dialogata-dilagante opera, che la bellezza hacostruito intorno a quel piccolo tempio chiamato cor-po. Ci sono pezzi di carne che non contano nulla, perquanto eternamente e misteriosamente ambiti, ri-spetto a questo prezioso punto di vista. Rispetto alsenso compiuto della vera commozione. I romanticipoi aggiungono che i più grandi amori sono semprequelli non consumati. Buon viaggio.

Dino Azzalin

6 N. 11 - Agosto 2005

Giuseppe Ajmone - Nudo seduto, 1983 - litografia.

Lavorazione marmo e granitiMonumenti - Edilizia - Arredamento

COCQUIO TREVISAGO (VA)Via Appennini, 8Tel. 0332.971132

PescheriaZANOVELLO

Via Bertolotti, 5 - BESOZZOTel. 0332.971099

Terrazza sul lagoMenu vario compresi piatti tipici

Piazza Lago, 1 - CaldèCastelveccana - Tel. 0332.521164

Ristoro - Bar Gelateria

PROGETTAZIONE D’INTERNI

Cuveglio (Va) Via Battaglia S. Martino, 72

Tel. 0332.650.190