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CHIESA 2 Ignacio Larranaga: “L’ideale di Francesco per la società di oggi” INTERVISTA 3 Mons. Luigi Negri: “La novità? L’amore a Cristo e all’uomo” CAGLIARI 7 Ecumenismo, verso la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani DIOCESI 12 La Veglia missionaria: l’orizzonte per tutti è il mondo intero PAESI TUOI 13 Ad Assemini riprese le attività oratoriali con l’Azione cattolica Liberi, oltre le sbarre n carcere non è cambiato molto dopo la Visita del Papa: i problemi restano quelli di sempre. Certo, se ne parla di più, vista l’attenzione dell’opinione pub- blica suscitata da fatti recenti, in particolare dopo l’accorato appello del Presidente Na- politano che ha invitato tutti a fare qualcosa per la situazione delle carceri. Il Papa ha colpito molto i detenuti, fin dall’inizio, fin da quel gesto del Giovedì santo in cui ha lavato i piedi a persone come loro. E poi il fatto che citi spesso le car- ceri ha creato un filo sottile che li unisce, che non significa che gli riconoscano minore autorevo- lezza: hanno scritto al Papa per chiedere una parola di conforto e di aiuto. Anche l’incontro nella Cattedrale di Cagliari è stato molto bello: le sue parole di speranza, e poi il riferimento alla cultura del- lo scarto. Per tanta parte della mentalità mo- derna i detenuti sono lo scarto della società. E resta indimenticabile il richiamo forte a non usare i poveri, la loro carne, per i propri inte- ressi, così come l’appello a non trasformare il volontariato in assistenzialismo. E quindi l’in- vito, con quel “non fatevi rubare la speranza”: dopo quel giorno, nessuno ha più diritto di bruciare la speranza dei nostri fratelli ristretti. Parole molto serie, su cui tutti dovremmo tor- nare ogni tanto. In ogni parte, e quindi anche a Buoncammino, I P. MASSIMILIANO SIRA, ofmcap c’è il problema del sovraffollamento: siamo sempre su una media di 500 detenuti. Il carcere può contenerne fino a 375, non può superare i 400: i disagi dunque ci sono, anche se noi cerchiamo di non farli pesare. Le catechesi e le tante attività che organizziamo ogni giorno servono anche per aiutare i detenuti a uscire dalle celle e non farsi tediare da questo pro- blema: tantissimi detenuti passano 20-22 ore in cella, quindi non è facile vivere un’esistenza normale. Non hanno da lavorare, molti non hanno hobby: anche le sale che sono state create dentro il carcere non possono esse- re utilizzate da tutti, perché spesso non puoi affidare alcuni attrezzi a qualche detenuto che in passato ha avuto problemi di un certo tipo (penso, per esempio, alla tossicodi- pendenza, o a problemi psichici). Quanto alla vivibilità, cerchiamo di non far pesare troppo l’isolamento dal resto del mon- do: certo, sentir parlare di indulto e amnistia sta creando moltissime aspettative. Penso che questa possa essere una buona occasione, ma intanto sarebbe giusto applicare le leggi che ci sono in modo corretto. Tanti che escono prima per via dei benefici di legge, spesso non sanno nemmeno dove andare: molti di loro hanno ri- fiutato l’applicazione delle norme che preve- devano uno sconto di pena proprio perché non avrebbero saputo cosa fare, e da chi an- dare, una volta fuori. Non hanno una fami- glia e nessuno li vuole. E’ il problema del “do- po”: il carcere lo vivi, e poi? La prospettiva del nuovo carcere è positiva: gli spazi dovrebbero essere più grandi, le cel- le più capienti, e i detenuti dovrebbero stare in due per ogni cella. Sembra molto più vivibile, è un carcere strutturato meglio: speriamo di avere più sale, un campo sportivo. Si spera di avere più attenzione, sarà da vedere quali at- tività e in che modo saranno proposte. Sarà un istituto più grande, quindi aumenterà la po- polazione carceraria in proporzione alla ca- pacità di ciascuna cella. Sarà poi da gestire la realtà del 41 bis, tanti agenti stanno arrivando, e la consegna non è più tanto lontana. Il problema resterà il “dopo”: l’area educati- va fa quel che può, come tutti quelli che la- vorano a contatto con i detenuti. Si tratta di individuare dei progetti per il re-inserimen- to lavorativo: imprenditoria e coop sociali stanno portando avanti alcune iniziative a Torino, dove apriranno due call center al- l’interno del carcere. Bisogna pensare a ini- ziative diverse, ad un volontariato che possa costruire qualcosa di concreto. A Buoncam- mino si vive con dignità, sia da parte degli agenti sia di tutti gli altri: ci può essere uno stato di malessere, ma è comprensibile. I de- tenuti sono da guardare con comprensio- ne: sono coraggiosi e sono capaci di andare avanti nonostante le fatiche di ogni giorno, a prescindere da ciò che hanno fatto.Il fatto che i detenuti non manifestino troppo di- sappunto per ciò che non va ci aiuta a por- tare avanti le attività con loro tutti i giorni. * cappellano del Carcere di Buoncammino SOMMARIO DOMENICA 3 NOVEMBRE 2013 1.00 ANNO X N .40 S ETTIMANALE D IOCESANO DI C AGLIARI Poste Italiane SpA - Spedizione in abb.to postale D. L. 353/2003 (conv. in L. 27/02/04 n. 46) Art. 1 comma 1 - DCB Cagliari Ascolta! FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 102,200 - 104,000 Tel. 070 523162 Fax 070 523844 www. radiokalaritana.it foto di roberto pili

A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B S …...CHIESA 2 Ignacio Larranaga: “L’ideale di Francesco per la società di oggi” INTERVISTA 3 Mons. Luigi Negri:

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Page 1: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B S …...CHIESA 2 Ignacio Larranaga: “L’ideale di Francesco per la società di oggi” INTERVISTA 3 Mons. Luigi Negri:

CHIESA 2Ignacio Larranaga: “L’ideale di Francesco per la società di oggi” INTERVISTA 3Mons. Luigi Negri:“La novità? L’amore a Cristo e all’uomo”CAGLIARI 7Ecumenismo, versola Settimana di preghieraper l’unità dei cristianiDIOCESI 12La Veglia missionaria:l’orizzonte per tuttiè il mondo interoPAESI TUOI 13

Ad Assemini ripresele attività oratoriali con l’Azione cattolica

Liberi, oltre le sbarren carcere non è cambiato molto dopola Visita del Papa: i problemi restanoquelli di sempre. Certo, se ne parla dipiù, vista l’attenzione dell’opinione pub-

blica suscitata da fatti recenti, in particolaredopo l’accorato appello del Presidente Na-politano che ha invitato tutti a fare qualcosaper la situazione delle carceri. IlPapa ha colpito molto i detenuti,fin dall’inizio, fin da quel gesto delGiovedì santo in cui ha lavato ipiedi a persone come loro. E poi il fatto che citi spesso le car-ceri ha creato un filo sottile che liunisce, che non significa che gliriconoscano minore autorevo-lezza: hanno scritto al Papa perchiedere una parola di conforto edi aiuto. Anche l’incontro nella Cattedrale diCagliari è stato molto bello: le sue parole disperanza, e poi il riferimento alla cultura del-lo scarto. Per tanta parte della mentalità mo-derna i detenuti sono lo scarto della società. Eresta indimenticabile il richiamo forte a nonusare i poveri, la loro carne, per i propri inte-ressi, così come l’appello a non trasformare ilvolontariato in assistenzialismo. E quindi l’in-vito, con quel “non fatevi rubare la speranza”:dopo quel giorno, nessuno ha più diritto dibruciare la speranza dei nostri fratelli ristretti.Parole molto serie, su cui tutti dovremmo tor-nare ogni tanto.In ogni parte, e quindi anche a Buoncammino,

IP. MASSIMILIANO SIRA, ofmcap c’è il problema del sovraffollamento: siamo

sempre su una media di 500 detenuti. Il carcerepuò contenerne fino a 375, non può superarei 400: i disagi dunque ci sono, anche se noicerchiamo di non farli pesare. Le catechesi e letante attività che organizziamo ogni giornoservono anche per aiutare i detenuti a usciredalle celle e non farsi tediare da questo pro-blema: tantissimi detenuti passano 20-22 ore

in cella, quindi non è facile vivereun’esistenza normale. Non hannoda lavorare, molti non hanno hobby:anche le sale che sono state createdentro il carcere non possono esse-re utilizzate da tutti, perché spessonon puoi affidare alcuni attrezzi aqualche detenuto che in passato haavuto problemi di un certo tipo(penso, per esempio, alla tossicodi-pendenza, o a problemi psichici).

Quanto alla vivibilità, cerchiamo di non farpesare troppo l’isolamento dal resto del mon-do: certo, sentir parlare di indulto e amnistiasta creando moltissime aspettative. Penso chequesta possa essere una buona occasione, maintanto sarebbe giusto applicare le leggi che cisono in modo corretto. Tanti che escono primaper via dei benefici di legge, spesso non sannonemmeno dove andare: molti di loro hanno ri-fiutato l’applicazione delle norme che preve-devano uno sconto di pena proprio perchénon avrebbero saputo cosa fare, e da chi an-dare, una volta fuori. Non hanno una fami-glia e nessuno li vuole. E’ il problema del “do-po”: il carcere lo vivi, e poi?

La prospettiva del nuovo carcere è positiva:gli spazi dovrebbero essere più grandi, le cel-le più capienti, e i detenuti dovrebbero stare indue per ogni cella. Sembra molto più vivibile,è un carcere strutturato meglio: speriamo diavere più sale, un campo sportivo. Si spera diavere più attenzione, sarà da vedere quali at-tività e in che modo saranno proposte. Sarà unistituto più grande, quindi aumenterà la po-polazione carceraria in proporzione alla ca-pacità di ciascuna cella. Sarà poi da gestire larealtà del 41 bis, tanti agenti stanno arrivando,e la consegna non è più tanto lontana.Il problema resterà il “dopo”: l’area educati-va fa quel che può, come tutti quelli che la-vorano a contatto con i detenuti. Si tratta diindividuare dei progetti per il re-inserimen-to lavorativo: imprenditoria e coop socialistanno portando avanti alcune iniziative aTorino, dove apriranno due call center al-l’interno del carcere. Bisogna pensare a ini-ziative diverse, ad un volontariato che possacostruire qualcosa di concreto. A Buoncam-mino si vive con dignità, sia da parte degliagenti sia di tutti gli altri: ci può essere unostato di malessere, ma è comprensibile. I de-tenuti sono da guardare con comprensio-ne: sono coraggiosi e sono capaci di andareavanti nonostante le fatiche di ogni giorno, aprescindere da ciò che hanno fatto.Il fattoche i detenuti non manifestino troppo di-sappunto per ciò che non va ci aiuta a por-tare avanti le attività con loro tutti i giorni.

* cappellano del Carceredi Buoncammino

SOMMARIO

DOMENICA 3 NOVEMBRE 2013

€ 1.00ANNO X N.40 S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O D I C A G L I A R I

Poste Italiane SpA

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abb.to postale D. L. 353

/200

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v. in L. 27/02

/04 n. 46) Art. 1

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liari

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foto di roberto pili

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il Portico domenicA 3 novembre 20132 IL PORTICO DEL TEMPO

L’intervista.Ad un mese dalla visita del Papa alla città umbra, ripercorriamo la figura e l’insegnamento del santo di Assisi.

UN MESE DALLAVISITAdi Pa-pa Francesco ad Assisi, do-po commenti a caldo e va-lutazioni legate al mo-

mento, vale la pena soffermarsi supoche linee fondamentali che han-no contraddistinto san Francesconel tempo in cui è vissuto e lungo isecoli sino ad oggi. Amore totale verso Gesù, amoreprofondo alla Sua Chiesa, amore acuore aperto verso tutte le persone,soprattutto sofferenti e rifiutati.Queste caratteristiche sono statespesso messe in luce da diversi au-tori, ma Ignácio Larrañaga, padrecappuccino di 85 anni, è noto so-prattutto per il libro “Nostro Fratel-lo di Assisi”. Proprio a padre Igna-cio, autore di una quindicina di vo-lumi e da oltre cinquant’anni ani-

MASSIMO PETTINAU

Cosa può dire San Francesco agli uomini di oggi?La radicalità del Vangelo con dolore e con amoreParla Ignacio Larranaga,padre cappuccino, autoredi una quindicina di volumie animatore di comunitàin più di trenta nazioni:“Francesco amò Cristoin modo davvero originale”

matore di comunità in oltre trentanazioni con i suoi “Incontri con l’e-sperienza di Dio” e con le sue “Scuo-le di preghiera e di vita”, abbiamovoluto chiedere alcune parole sullafigura del Santo di Assisi. San Francesco ha amato Gesù in un

modo personalissimo e unico. Maquali erano le caratteristiche uma-ne che è possibile riscontrare in lui eche magari sono presenti in tantigiovani del mondo oggi?Sì, è vero. San Francesco amò GesùCristo in una maniera originale.

A

EGISTA SARDO TRAPIANTATO aRoma, ma con il cuore inSardegna, specie quella

delle isole minori, Gianfranco Ca-biddu è tra i più ferventi sosteni-tori del Festival “Le Isole del cine-ma”, rassegna di appuntamentiche si svolge in quattro isole mi-nori: La Maddalena, l’Asinara, Ta-volara e San Pietro.Il progetto, finanziato con fondieuropei, ha messo in rete le quat-tro rassegne, che restano comun-que indipendenti, anche se han-no in comune le isole e il cinema,declinato in quattro diversi aspet-ti. Fino al 4 novembre all’internodel multisala di viale Monastir aCagliari è visitabile una mostrache racconta dei quattro festival,mentre nello scorso fine settima-na esperti, protagonisti del mon-do delle celluloide del calibro diGiulio Montaldo (regista di “Sac-co e Vanzetti”), si sono ritrovatiper parlare di cinema e tutto ciòche ruota intorno alla settima ar-te.“L’idea de “Le Isole del Cinema” -

dice Gianfranco Cabiddu orga-nizzatore “Creuza de Ma”, il festi-val che racconta dell’incontro tracinema e musica a Carloforte -nasce dalla convinzione che laSardegna dovesse essere vista co-me un’entità unica e quindi ab-biamo deciso di insieme i quat-tro festival “Una notte in Italia” aTavolara, “La valigia dell’attore” aLa Maddalena, “Pensieri e parole”all’Asinara e “Creuza de Mà” aCarloforte, dividendoci ognunogli aspetti creativi del cinema. Infondo pensiamo che uniti si puòfare una proposta originale al ci-nema italiano.Qual è lo stato di salute di questiFestival?Dal punto di vista di pubblico sia-mo felici perché sono molto se-guiti. In questi sette anni abbiamocompreso che il pubblico li seguemassicciamente anche in luoghinon facili: andare a Carlofortenon è semplice e non certo eco-nomico eppure in tanti ci vanno.Da punto di vista finanziario fintanto che siamo rimasti dentro aduna visione europea, utilizzandofondi comunitari, è stato possi-bile programmare e quindi por-

tare nomi importante del cinemaitaliano in Sardegna. Il problemaè che questi fondi europei vannointerpretati insieme al territorio:a fianco dovremmo avere tutti icomuni, una regia regionale checreda nello sviluppo non del turi-smo ma della conoscenza dellaSardegna attraverso delle mani-festazioni culturali. Così si pos-sono utilizzare i fondi comunita-ri in maniera intelligente. Spessoperò quando si cade nella leggedel cinema i fondi sono quelli che

sono, e quindi i festival sono sal-tati da 100 a 20 e quindi è difficileproseguire.Il mondo del cinema sardo inve-ce come sta?Si dovrebbe pensare ad un di-scorso di filiera ed invece i fondiper il cinema si perdono in millerivoli. Si fa poi fatica con la buro-crazia che non da le risposte, eperciò chi investe nel cinema inrealtà non ha mai una data certadi quando avrà la risposta e se equando arriverà il contributo. Le

possibilità per la Sardegna sareb-bero enormi ma è necessario cre-derci, non i soli operatori ma tut-ti. Da Roma, dove vivo, ho vistoad esempio che lavorando conrealtà del Piemonte piuttosto del-la Puglia le risposte arrivano conpiù celerità, siano esse negativeo positive. La Sardegna per la suanatura e per le condizioni clima-tiche sarebbe ideale per le produ-zioni cinematografiche, ma dob-biamo crederci e non solo noi ad-detti ai lavori.

ROBERTO COMPARETTI

R

Questa originalità è consistita nellaradicalità con cui Francesco mise inpratica il Vangelo senza interpreta-zioni, letteralmente. Francesco sep-pe anche coniugare, soprattutto altermine della sua vita, due assoluti:dolore e amore, perché le sue pia-ghe non erano decorazioni. Eranoferite vere che causavano dolore efebbre. L’identificazione di France-sco come Cristo crocefisso a La Ver-na come binomio tra dolore e amo-re fu l’altezza massima alla quale ar-rivò l’unione di Francesco con Cri-sto. Le caratteristiche umane furono,tra le altre, la sensibilità per i lebbro-si e i mendicanti, in una parola pergli ultimi e gli abbandonati della so-cietà. Una sensibilità altissima cheebbe anche per tutti gli esseri dellacreazione.Il messaggio francescano ha datoalla Chiesa una vitalità che ancorasi estende per tutti i Continenti. Qua-li sono i maggiori pericoli che laChiesa corre oggi?La vitalità perenne di Francesco lun-go tutti i secoli si riscontra nelle suecaratteristiche di personalità, cioècarattere vivace e vibrante, passio-nalità con tenerezza, semplicità to-talizzante, senso poetico, pietà sem-plice e profonda.I pericoli che correla Chiesa, a mio parere, sono: con-centrazione su se stessa, immobili-

smo, assenza di una preghiera per-sonale e profonda, non cogliere i se-gni dei tempi, eccessivo dogmati-smo, clericalismo dominante. I santi francescani come san Salva-tore da Horta, san MassimilianoKolbe o san Pio da Pietrelcina han-no vissuto da figli di san Francesco,in modo diversissimo, la loro voca-zione alla santità. Ma come si puòdiventare santi oggi?I santi francescani vissero la loro vo-cazione alla santità, ciascuno se-condo le caratteristiche della pro-pria personalità, però portandoavanti l’ideale francescano, cioè l’i-deale che fu incarnato dal FratelloFrancesco: povertà, umiltà e frater-nità. Alcuni santi con la tendenzaverso la solitudine contemplativa ealtri verso la dimensione missiona-ria; e in ogni caso in grado eroico.Per essere santi, oggi, non si richiedesolo una vita di preghiera, ma an-che una vita di contemplazione tra-sformante, con una sensibilità so-ciale, mantenendo permanente-mente gli occhi fissi su Gesù di Na-zaret. Quel Gesù umile, paziente ecompassionevole. Quel Gesù chepassò in tutti i luoghi “beneficandoe risanando”. Quel Gesù che passòsconosciuto e inerme per i luoghidove si fece presente cercando solola Gloria del Padre.

Cinema sardo,è necessario crederciParla il regista Cabiddu: “Nell’Isola condizioni ideali”

Padre Ignacio Larranaga.

Gianfranco Cabiddu.

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IL PORTICO DEGLI EVENTI 3domenicA 3 novembre 2013 il Portico

blocnotes

Ha risposto con la propria per-sonale carità, con il proprio per-sonale entusiasmo all’amore diCristo che aveva travolto la suavita. Nella sua vita, così quoti-diana eppure così straordinaria,il Signore preparava cose bellis-sime. Cose straordinarie in unavita ordinaria vissuta nella cer-tezza della fede, della speranzae della carità. Cosa avevano vi-sto gli occhi di questa suora? Ladevastazione dell’inizio del ca-pitalismo moderno, con la ridu-zione di tutto a rapporti econo-mici: si disgregavano le famiglieper correre dietro al capitalismosfrenato, per andare a vivere nel-le grandi città a tutti i costi, per fi-nire dentro i rapporti totalmenteconflittuali tipici dei primi rap-porti di lavoro, tra borghesi ricchie la realtà di povera gente. E l’ab-bandono dell’agricoltura signifi-cava pian piano l’abbandono deipiccoli centri.

Bisogna dimostrare allora che lavita cristiana era capace di leg-gere questi segni, coinvolgersinella realtà nuova di questa si-tuazione, e di starvi di fronte nonin forza di una propria sconfina-ta presunzione. E aveva in sé lacoscienza che i compiti a cuiadempiva dovevano essere ade-guati alle sfide della realtà che sitrovava di fronte.Era l’inizio della disgregazionesociale: ai tempi della beata Giu-seppina si traduceva in una im-moralità diffusa, quella dei gio-vani che pur di guadagnare unpezzo di pane facevano qualun-que cosa venisse loro richiesta,e quella delle giovani che spes-so capivano che l’unico modoper mantenersi era scendere acompromessi terribili con la pro-pria coscienza, con l’immoralitàspesso accettata come strada,come lavoro. L’impossibilità disfamarsi, di avere un luogo sta-bile dove riposare la sera: biso-gnerebbe mettere in rapporto gliinizi dell’avventura della beatasuor Giuseppina Nicoli con lastraordinaria iniziativa di SanGiovanni Bosco a Torino.

Una vita cristianacapace di leggere i segni

MONS. NEGRI E SUOR NICOLI

Personaggi. L’arcivescovo di Ferrara, mons. Negri, ha ricevuto il premio Cultura Cattolica.

icevendo il premio“Cultura cattolica” harichiamato il rischioche questa resti qual-

cosa di nicchia, comunque mi-noritaria o elitaria. Qual è ades-so la responsabilità dei cattoli-ci?Questo momento è difficile ecomplesso perché la cultura cat-tolica è paradossalmente attesada molti: il consenso intorno alnuovo Papa ne è un segno. È atte-sa e invocata, per come è per co-me dovrebbe essere: una buonanovella sull’uomo, l’annuncio diun modo nuovo di vivere e di pen-sare. Credo che il legame da rian-nodare continuamente sia quellotra vita e cultura. La cultura è lacoscienza critica e sistematicadell’esistenza, come mi insegna-va don Giussani quando facevo ilLiceo Berchet. L’ho capito annidopo: senza il popolo, la culturacattolica cade, perché diventa unesercizio intellettuale, magari so-

RSERGIO NUVOLI

stenuto da interessi anche buo-ni, non necessariamente interes-si di potere di natura intraeccle-siale o ecclesiale nella società. An-che se - a dire il vero - uomini so-li finiscono sempre per colluderecon strutture di potere. Qual è la questione fondamen-tale da affrontare oggi?La crescita e la maturazione dellacoscienza del popolo cristiano:era il messaggio che con tantapertinenza aveva lanciato Bene-detto XVI al convegno ecclesialedi Verona, qualche anno fa. In Ita-lia la Chiesa ha custodito la cul-tura del popolo, e l’ha maturata.Quanto è diffusa questa coscien-za nel popolo cristiano?Èdiffusa seminalmente, come di-cevano i cristiani parlando dei se-

mi del Verbo sparsi nelle culturediverse dalla loro. Basta poco: èsufficiente dare un segnale vero,reale, paterno e materno - cioèeducativo - e il popolo si risve-glia. Ahimè, c’è una parte del po-polo che non riconosce di averebisogno di questo: si sente già cri-stiano adulto, lo dico senza po-lemica. E si sente adulto non perun’esperienza di appartenenza edi sequela alla Chiesa e alla suaautorità, ma in virtù di un pro-cesso individualistico.È per questo che lei sostiene chel’emergenza educativa riguardapiù gli adulti dei bambini?Certo, ritengo che bisogna riapri-re oggi il problema della cultura.Dopo i pontificati di GiovanniPaolo II e Benedetto XVI, è incre-dibile dover fare ancora i conticon il dualismo tra fede e cultura.Non ho sufficienti elementi perun’analisi compiuta, ma certodev’essere successo qualcosa ne-gli ultimi passaggi. Si tratta di ri-prendere il nesso vitale tra l’esi-stenza del popolo, la sua matura-zione e l’esprimersi di una cultu-ra come capacità critica. “Se la fe-de non diventa cultura – dicevaGiovanni Paolo II – non è statapienamente accolta e vissuta”. Secapisce questo, oggi la Chiesa puòriprendere davvero ad educare.Nutro una grande speranza neigruppi di preghiera, che vedospesso vivacissimi.Lo dice perché la preghiera è lacoscienza della dipendenza?Esattamente. Ed è al tempo stes-so l’incremento di questa co-scienza, dentro un impegno tota-lizzante che c’entra con tutto: conil vivere e il morire, con il man-giare e il dormire, come dice ilVangelo. Non si può restringere ilcampo. E’ fondamentale capireche la comunità è un ambito diuna vita intera, dove giudicaretutto ciò che accade. Se la comu-nità ritrova il senso della sua iden-tità svolge un’azione educativa, ein questo modo offre un conte-nuto specifico come realtà cultu-rale, educativa e della carità. E dàvalore anche alla missione, voca-zione comune di tutto il popolodi Dio. Il nostro vero problema è

“Ripartendo dall’amore a Cristo e all’uomo produrremo novità”

che il popolo non vive la propriavita come missione, cioè come vi-ta animata da fede, speranza e ca-rità: serve una presenza missio-naria nell’ambiente.Oggi sembra esserci una gara neldividersi tra opposte tifoserie diFrancesco e di Benedetto XVI.Dov’è l’errore?Intanto si deve scontare l’aspettodiabolico dei mass-media, chesono non al servizio della Veritàma di egemonie presunte o reali.Questo dovrebbe essere ben chia-ro tra noi cattolici: non parliamopiù in un territorio neutrale, néad una comunità carica della vo-glia di capire, ma ad una realtàsospettosa, che manipolerà le pa-role per affermare la posizione diuno o di un altro. Il cardinal New-man si convertì perchè vedevauna realtà unita, un Ordo, eppu-re carica di varietà. Quello cheserve è ancora l’unità, anche og-gi. Oggi abbiamo il compito di ri-trovare la sana disciplina dellaChiesa, garantita dal Papa, e disottoporci ad essa perché ognunopossa dare il suo contributo. Da-to così, l’apporto di ciascuno èsempre valido. Fuori dalla logicadella comunione, anche il migliorcontributo tende a dividere.Guardini parla molto della diffe-renza tra il “riformatore” e lo “sci-smatico”: il primo fa passare ilcontributo dentro la disciplinaunitaria, il secondo privilegia tal-mente il suo personale punto divista al punto da rompere l’unità.C’è un punto di speranza da cuiripartire, anche guardando asuor Giuseppina Nicoli?Sì: la contemporanea passioneper Cristo e per l’uomo. In fondoquesta donna si è posta in unmondo in cui cominciava la di-sgregazione oggi arrivata alleestreme conseguenze, forte delsuo amore a Cristo, quindi fortedella sua volontà di diffonderequesto amore a Gesù come carità.La carità è questo: la diffusionedell’amore a Cristo per noi. SuorGiuseppina in questo modo hadato espressione all’intuizioneprofonda della Lettera a Diogne-to: se si vive così, si ha un granderispetto per le persone che ci cir-condano. L’autore della Lettera aDiogneto dice dei cristiani di Ro-ma che avevano una capacità dirispetto ignota a tutti. Han rispet-tato i malati, gli orfani, i piccioccusde crobi. E dentro questo rispettoquesti ragazzini si sono ritrovati ehanno ritrovato Cristo. Forse, piùpropriamente, hanno ritrovato lamadre del Signore: ma se si ritro-va la madre, prima o poi si ritrovaanche il Figlio. La loro è stata dav-vero una crescita umana e insie-me cristiana. Se la Chiesa ripartedall’amore a Cristo e dall’amoreall’uomo, comincia a produrrenovità in ogni campo. Poi, comeCristo e la Chiesa utilizzano que-sta novità, ultimamente non di-pende da noi.

Conversazione a tuttocampo: “Ènecessariorisvegliare la coscienzadel popolo: senza di essa,anche la cultura cattolicadiventa un puro e inutileesercizio intellettuale”

isogna dire sempre le cosecome stanno”. Lo ripetequasi come un mantra,

Luigi Negri. E non da oggi. A Ca-gliari per partecipare alla “festa po-polare” (per usare la felice espres-sione di padre Rana) della BeataGiuseppina Nicoli, l’arcivescovo diFerrara-Comacchio parla volentie-ri della situazione dei cattolici inItalia, e della necessità di risveglia-re la coscienza di un popolo.Luigi Negri è sempre stato così: pren-dere o lasciare, non ci sono scelte in-termedie. Fin da quando, ragazzino,incontrò nelle aule del Berchet donLuigi Giussani e cominciò a seguirlocome un’ombra, non solo in senso fi-sico ma anche spirituale.Oggi la nettezza, la schiettezza dimons. Negri riecheggia spesso quelladel fondatore di Comunione e Libe-razione, anche ora che siede nellaConferenza episcopale italiana.

Nato nel 1941, oggi è membro dellaCommissione Episcopale per la Dot-trina della Fede, l'Annuncio e la Ca-techesi e membro del Pontificio Con-siglio della Pastorale per i Migranti egli Itineranti.Filosofo, teologo e saggista mai ba-nale, per nulla scontato, ha scrittodecine di volumi per difendere l’au-tenticità della fede cristiana: la pro-va di quanto sono lette le sue opere èanche il fatto che la chiesa della crip-ta di San Domenico nei giorni scorsinon è bastata per contenere tutte lepersone che hanno voluto ascoltarela lezione sulla Beata Nicoli.Poco tempo fa, la trasmissione “Le ie-ne” ha provato ad incastrarlo su unproblema nato trent’anni fa nellasua Diocesi. Lui, pur distinguendo leresponsabilità da chi guidava laChiesa locale in quel periodo, non siè tirato indietro, e ha subito incon-trato in modo riservato i protagoni-sti di una dolorosa vicenda di cro-naca.

“Bisogna dire semprele cose come stanno”

S. N.

B

Ritratto minimo dell’arcivescovo di Ferrara-Comacchio

L’incontro con mons. Negri ha concluso la festa per la beata suor Nicoli.

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4 IL PORTICO DEL TEMPIOil Portico domenicA 3 novembre 2013

A SETTIMANA DEL Santo Pa-dre è stata caratterizzatain particolare dall’Incon-tro con le Famiglie previ-

sto nell’ambito dell’Anno della Fe-de.Nell’omelia della Messa di Dome-nica Papa Francesco ha insistito sul-l’impegno che ogni famiglia deveavere nel custodire la fede: «in chemodo noi, in famiglia, custodiamola nostra fede? La teniamo per noi,nella nostra famiglia, come un beneprivato, come un conto in banca, osappiamo condividerla con la testi-monianza, con l’accoglienza, conl’apertura agli altri? Tutti sappiamoche le famiglie, specialmente quel-le giovani, sono spesso "di corsa",molto affaccendate; ma qualchevolta ci pensate che questa "corsa"può essere anche la corsa della fede?Le famiglie cristiane sono famigliemissionarie […] nella vita di ognigiorno, facendo le cose di tutti i gior-ni, mettendo in tutto il sale e il lievi-to della fede!». Nella giornata precedente il Papaaveva incontrato le famiglie in Piaz-za San Pietro. Agli sposi il Santo Pa-dre ha ricordato la forza della graziache nasce dal Sacramento che han-no ricevuto: «gli sposi cristiani nonsono ingenui, conoscono i problemie i pericoli della vita. Ma non hannopaura di assumersi la loro respon-sabilità, davanti a Dio e alla società.Senza scappare, senza isolarsi, sen-za rinunciare alla missione di for-

L

mare una famiglia e di mettere almondo dei figli. - Ma oggi, Padre, èdifficile… -. Certo, è difficile. Perquesto ci vuole la grazia, la graziache ci dà il Sacramento! I Sacra-menti non servono a decorare la vi-ta - ma che bel matrimonio, che bel-la cerimonia, che bella festa!… - Maquello non è il Sacramento, quellanon è la grazia del Sacramento.Quella è una decorazione! E la gra-zia non è per decorare la vita, è perfarci forti nella vita, per farci corag-giosi, per poter andare avanti! Sen-za isolarsi, sempre insieme. I cri-stiani si sposano nel Sacramentoperché sono consapevoli di averne

bisogno! Ne hanno bisogno per es-sere uniti tra loro e per compiere lamissione di genitori». In settimanaPapa Francesco aveva ricevuto inUdienza i partecipanti alla Plenariadel Pontificio Consiglio per la Fa-miglia ricordando l’importanza disostenere i diritti della famiglia e ladignità del matrimonio come sa-cramento.Sempre in settimana il Santo Padreha conferito l’Ordinazione Episco-pale a Mons. Speich e Mons. Glo-der, impegnati nel servizio diplo-matico della Santa Sede. Con loroha insistito sul servizio e sulla pre-ghiera: «“Episcopato” infatti è il no-

me di un servizio, non di un onore.Al vescovo compete più il servireche il dominare […] un vescovo chenon prega è un vescovo a metà cam-mino. E se non prega il Signore, fi-nisce nella mondanità».Ricevendo in udienza i partecipan-ti al Convengo nazionale dei cap-pellani delle carceri italiane PapaFrancesco ha mostrato la presenzadi Cristo dentro la sofferenza deicarcerati: «il Signore non rimanefuori, non rimane fuori dalla lorocella, non rimane fuori dalle carce-ri, ma è dentro, è lì. Potete dire que-sto: il Signore è dentro con loro; an-che lui è un carcerato, ancora oggi,carcerato dei nostri egoismi, dei no-stri sistemi, di tante ingiustizie, per-ché è facile punire i più deboli, ma ipesci grossi nuotano liberamentenelle acque. Nessuna cella è cosìisolata da escludere il Signore, nes-suna; Lui è lì, piange con loro, lavo-ra con loro, spera con loro; il suoamore paterno e materno arrivadappertutto». All’Udienza generaleil Santo Padre si è soffermato sul te-ma di Maria, immagine e modellodella Chiesa: «la Madonna vuoleportare anche a noi, a noi tutti, ilgrande dono che è Gesù; e con Lui ciporta il suo amore, la sua pace, lasua gioia. Così la Chiesa è come Ma-ria: la Chiesa non è un negozio, nonè un’agenzia umanitaria, la Chiesanon è una ONG, la Chiesa è man-data a portare a tutti Cristo e il suoVangelo; non porta se stessa– se pic-cola, se grande, se forte, se debole, laChiesa porta Gesù».

Il Papa.Parole chiare del Pontefice rivolte ai vescovi in occasione di due ordinazioni.

“Episcopato è il nome di un servizioVi compete servire, non dominare”

ROBERTO PIREDDA

pietre

Attacco ad una chiesa copta

EGITTO

Quattro morti e 18 feriti in un attac-co alla chiesa copta-ortodossa del-la Vergine Maria avvenuto durantei festeggiamenti di un matrimonionel quartiere di Warraq al Cairo. Frale vittime vi èanche unabambina diotto anni.Questo è ilprimo attac-co deliberatocontro unachiesa dellacapitale dal 3luglio, giornodella caduta del presidente islami-sta Mohamed Morsi. Secondo unaprima ricostruzione due uomini abordo di una motocicletta si sonoavvicinati all'ingresso dell'edificioe uno di loro ha aperto il fuoco conun mitragliatore sulla folla riunitadavanti al sagrato in attesa di ac-cogliere i due sposi. Gli attentatorihanno sparato da pochi metri di di-stanza. Tutte le persone rimaste fe-rite sono in gravi condizioni.

75 anni di presenza dei Frati Cappuccini

IN CIAD

I Frati Minori Cappuccini hanno ce-lebrato nei giorni scorsi i 75 anni dipresenza in Ciad e nella Repubbli-ca Centrafricana, con una Messanella Cattedrale di Moundou. L'evento è stato preceduto da unasettimana di preghiere, adorazionieucaristiche e conferenze. P Mi-chel Guimbaud, giunto in Ciad nel1957 e che ha ora 82 anni, è uno deipochi cappuccini ancora in vita cheha conosciuto alcuni dei fondatoridella missione cappuccina in Cen-trafrica-Ciad. P. Michel ha quinditracciato a grandi linee la storia del-la presenza dei Frati Minori Cap-puccini nei due Paesi. L'evangelizzazione del Ciad è mol-to recente perché risale al 1929 adopera dei Padri Spiritani provenientida Bangui (Centrafrica) e poi daiSacerdoti del Sacro Cuore di Gesù(Dehoniani) arrivati da Foumban inCamerun.

Da un anno nessunanotizia di 3 religiosi

CONGO

Ad un anno esatto dal loro rapi-mento non si hanno notizie dei 3padri assunzionisti (Agostiniani del-l'Assunzione) di nazionalità con-golese. I tre sono scomparsi la se-ra del 19 ottobre 2012 (nella loroparrocchia Notre-Dame des Pau-vres di Mbau, a 22 km da Beni, nelNord Kivu (est della RepubblicaDemocratica del Congo). Il loro ca-so non è però una vicenda isolataperché almeno 800 persone sonostate finora rapite nel territorio diBeni. La maggior parte dei rapi-menti sono attribuiti alla coalizioneterrorista Al Shabaab, altri sonoopera di miliziani mai-mai e altri dibande armate non identificate.

Padre Massimiliano Sira, Cappellano del Carcere di Buoncammino, Massimo Pettinau,Insegnante di religione al Liceo Scientifico Pacinotti, Roberto Comparetti, giornalista pubbli-

cista e vicedirettore Radio Kalaritana, don Roberto Piredda, Direttore dell’Ufficio diocesano per l’Insegnamento della Religione Cattolica e in-segnante di religione al Liceo Dettori, Carla Sitzia, Giovane per un Mondo Unito, Matteo Meloni, laureato in Governance e Sistema Globale,Sandra Cois, Responsabile del GEL, Pino Siddi, diacono, don Andrea Busia, studente al Pontificio Istituto Biblico di Roma, fra SilvanoBianco, Segretario provinciale Frati minori conventuali, Carlo Boi, sindacalista, padre Fadi Rahi, missionario redentorista, MatteoMazzuzzi, laureato in Governance e Sistema Globale, Matteo Venturelli, giornalista pubblicista, Gianni Piras, parrocchiano di San Vincenzomartire (Orroli), Franco Camba, insegnante di religione e collaboratore del Seminario Regionale Sardo, mons. Tore Ruggiu, Vicario episco-pale per la vita consacrata e parroco di N. S. delle Grazie in Sanluri, Michele Antonio Corona, specializzato in Teologia Morale e SacraScrittura, dottorando in Fonti scritte della civiltà mediterranea, don Luca Venturelli, parroco di San Carlo Borromeo, Davide Lai, collabora-tore dell’Ufficio catechistico diocesano.Il direttore della testata, Sergio Nuvoli, è giornalista professionista, laureato in Giurisprudenza e ha un master in Economia e Finanza etica. La tiratura di questo numero è stata di 3800 copie.Il giornale non pubblica, e non ha mai pubblicato, articoli di agenzie di stampa.

Hanno collaborato a questo numero:

foto roberto pili

Page 5: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B S …...CHIESA 2 Ignacio Larranaga: “L’ideale di Francesco per la società di oggi” INTERVISTA 3 Mons. Luigi Negri:

5IL PORTICO DEI GIOVANIdomenicA 3 novembre 2013 il Portico

d'azzardo. Quando abbiamo lan-ciato l’iniziativa il sito internet diriferimento è stato hackerato, se-gno forse che la nostra scelta dafastidio”. Dietro al mondo dell’azzardo c’èun business miliardario, che vedeperò oltre mezzo milioni di italia-ni ludopatici, per lo più personemeno istruite, con più tempo libe-ro ed un reddito basso, con costiche si aggirano sui quarantamilaeuro a soggetto affetto da questapatologia, e dispendio di denaroper le casse pubbliche. Cercare di invertire la rotta è pos-sibile. “Io – dice Claudia, una gio-vane cagliaritana - sono qui perimpegnarmi in prima persona ver-so la mia città. Slot Mob è un’ini-ziativa che vuol liberarci dallaschiavitù del gioco d’azzardo. Nelmio piccolo cercherò di sensibi-lizzare chi mi è vicino: ognuno dinoi ovunque si trova può fare qual-cosa”.

Iniziative. Torniamo sullo SlotMob, che nelle scorse settimane ha coinvolto in modo originale tante persone.

NA RIVOLUZIONE che partedal basso. “Slot Mob, Cit-tadini mobilitati per ilbuon gioco contro le

nuove povertà e la dipendenza dalgioco d’azzardo" è l’iniziativa cheha fatto tappa anche a Cagliari,“mobilitando” diverse centinaia dipersone ritrovatesi nel centro cittàal caffe Valentina, per premiare lascelta di Vittorio e della sua fami-glia di bandire dal proprio eserci-zio commerciale slot machine e

UROBERTO COMPARETTI

gioco d’azzardo. “Faccio questomestiere da 20 anni- dice Vittorio,il barista - e fino a qualche tempofa avevo anch’io la saletta con leslot e una ricevitoria, che fruttavaanche se il mio guadagno andava adiscapito delle persone. Questonon mi piaceva, pur convinto che

chi fa questo mestiere lo faccia perguadagnare. Ho scelto questo me-stiere perché mi piace. La decisio-ne di bandire il gioco d’azzardo dalmio bar non è stata semplice. Pianpiano però sono riuscito a rima-nere in piedi ed oggi Slot Mob hascelto noi per mostrare come siapossibile fare business in modo sa-no”.Lo Slot Mob è un modo per “pre-miare” le virtù civili, e soprattuttofare cultura e opinione. “È un mo-do per votare con il portafoglio -dice l’economista Leonardo Bec-chetti, Ordinario di Economia Po-litica, presente alla manifestazione- Attraverso questa modalità pos-siamo cambiare il mondo: la vit-toria arriverà perché verranno pre-miate con i nostri consumi leaziende più socialmente e am-

“Votando con il portafoglio premiamocon i consumi le aziende più responsabili”

bientalmente responsabili, graziealla consapevolezza dell’auto-in-teresse ovvero al fatto che ciascu-no può decidere chi premiare conle proprie scelte”.Slot Mob ha coinvolto oltre 20 traassociazioni e soggetti del terzosettore cagliaritano che hanno da-to la loro adesione: dal volontaria-to, ai movimenti ecclesiali, dalmondo dello spettacolo ai medialocali. Tutti uniti per dire basta algioco d’azzardo.Tra i fautori della tappa cagliari-tana di Slot Mob, il ricercatore dieconomia all’ateneo di CagliariVittorio Pelligra. “Ci stiamo atti-vando per mappare la città di Ca-gliari e stilare un elenco di eserci-zi commerciali che sono già slot-free e di quelli che lo vorrebberodiventare. Per questo contiamosui singoli che possono segnalar-ci gli esercizi commerciali chehanno rinunciato ad avere nelproprio locale slot e/o altri giochi

Così l’economistaLeonardo Becchettiha commentato l’iniziativaorganizzata a Cagliari.Più di 20 le associazionicoinvolte, centinaiale persone interessate

Nelle foto di Roberto Pili, la manifestazione “SlotMob”.

ESPIRIAMO OGNI GIORNO etocchiamo con mano laviolenza dei conflitti, le

conseguenze di calamità natura-li, ma anche la generosità che su-scitano nei cuori delle persone,ed anche noi ci siamo chiesti, malà dove la nostra quotidianitàsembra filare liscia come l’olio,cosa possiamo fare e quale puòessere il nostro contributo per mi-gliorare la qualità della vita dellepersone che abbiamo intorno?Tanti di noi sono impegnati nelleproprie parrocchie di apparte-nenza ma ci siamo sentiti chia-mati a rispondere sempre piùconcretamente all'invito di PapaFrancesco di “andare verso le pe-riferie esistenziali”.Cagliari è per noi oggi un cantie-re aperto, settimanalmente dia-mo la nostra disponibilità alla Ca-ritas e più volte alla settimana sia-mo presenti per la catechesi e l'a-

nimazione delle Messe nel carce-re di Buoncammino.Da circa tre mesi come Giovaneper un Mondo Unito offro la miadisponibilità alla Caritas in unaparrocchia di Cagliari, nel repartoindumenti/giocattoli e alimentidi prima necessità. Uno dei no-stri compiti è quello di smistare ilvestiario che tante famiglie gene-rose fanno arrivare: eliminandotutto ciò che ci appare vecchio,rovinato e quindi non presenta-bile; con tanto amore e rigore lisistemiamo negli appositi scaffa-li e poi la cosa più coinvolgente eforte viene vissuta proprio nel ser-vire le persone bisognose.La Caritas è una realtà molto deli-cata, perché si entra in contattodiretto con delle persone che pre-sentano situazioni di vita non fa-cili.Vedi con i tuoi occhi la tristezzanei visi, senti con le tue orecchie ladisperazione di non avere nem-meno un litro di latte con il quale

“Aiutando i più poverifinalmente amo davvero”

CARLA SITZIA

Rfare colazione o un giubbotto cal-do con il quale uscire! Tocchi conmano ogni tipo di disagio: mam-me con figli piccoli, genitori di-soccupati, extracomunitari.E ogni volta, mi chiedo: “Io Carla,cosa posso fare oggi per renderefelice quella persona?” E la mia ri-sposta è sempre la stessa, ognigiorno: “Amarla con la A maiu-scola”.Mi sono ritrovata spesso ad ascol-tare anche le situazioni meno fa-cili e lì, l’unica cosa da fare, è es-sere se stessi ed esserlo fino infondo, con un grande cuore total-mente aperto al prossimo che inquel momento mi passa accanto.Per esempio io a inizio autunnoavevo pensato: “ questi maglioni

prima o poi li indosserò, decidodi tenerli ancora nel guardaroba”,poi ad un tratto il mio atteggia-mento è cambiato.Ho iniziato a stare più attenta acerte cose che prima davo perscontate e ho compreso che conalcuni gesti semplici posso ren-dere felici altre persone.Donando il mio maglione prefe-rito una ragazza sarebbe stata alsettimo cielo; con quel pupazzoche tengo sul letto avrei fatto feli-ce un bambino; con quegli stiva-li con la pelliccia avrei potuto scal-dare i piedi di una signora ….; epoi è magnifico il passaparola:chiedere ai parenti, ai vicini di ca-sa se hanno del vestiario che nonutilizzano e preparare insieme a

La testimonianza di una Giovane per un mondo unito

loro tantissime buste da portarecon me!Inizi a pensare all’altro e non piùsolo a te stessa, inizi a fare sacrifi-ci anche nel mangiare: non lasciopiù un ultimissimo cucchiaio dipasta perché non mi va più, piut-tosto lo mangio perché molte per-sone lo desidererebbero e non ègiusto che lo si sprechi.Concludo con una frase attraver-so la quale possiamo riflettere: “Seuno vedendo il suo fratello in ne-cessità, gli chiude il proprio cuo-re, come dimora in lui l’Amore diDio?”.L’esperienza Caritas arricchisce eio auguro a tutti voi di poterla spe-rimentare, perché è un continuogenerare Amore!”.

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IL PORTICO DEI GIOVANIil Portico DOMENICA 3 novembre 20136

Cultura. dalla Somalia al camerun, dai reading letterari ai film: si è parlato senza censure del continente più ignoto.

ERVE DARE VISIBILITÀ all’A-frica: in tanti hanno vo-glia di sapere, c'è moltacuriosità e interesse ver-

so il continente”. Esordisce cosìMarisa Fois, tra i fondatori del si-to affrica.org, nel raccontare a IlPortico l’esito di “Incontri d’AF-FRICA”, manifestazione giunta al-la seconda edizione, e che ha co-me obiettivo quello di sensibiliz-zare il grande pubblico verso letematiche legate all’Africa.Come ha risposto la cittadinanzaall’evento?Siamo molto soddisfatti della par-tecipazione del pubblico. Comel'anno scorso, abbiamo avuto unapresenza trasversale e variegata:hanno assistito agli eventi perso-ne di ogni genere ed età, e non in-

MATTEO MELONI

Immagini, suoni e parole per parlare d’Africa:c’è tanto interesse per ascoltare i protagonistiAntropologi e missionarihanno intessuto una tramadi incontri e visioni sul temaper rispondere al grandedesiderio di conosceremeglio e più da vicinoun popolo e la sua cultura

serite nel solo circuito accademi-co. Questo significa che c'è un in-teresse per il continente africano,che la gente ha bisogno e vogliadi sentire parlare dell'Africa, diascoltare i suoi protagonisti par-lare e raccontarla. I temi affronta-ti quest'anno sono stati vari. Sia-mo partiti dalla Somalia, laceratadalla guerra: questo ha permessodi parlare anche dell'Italia, del suoruolo nella colonizzazione, dell'e-redità coloniale e delle responsa-

bilità del nostro Paese. Si è poi par-lato di contaminazione di culturee delle varie identità come gli ita-lo-somali dei Kaha e degli Antar.A suo avviso quale è stato il mo-mento più interessante della ma-nifestazione?Sono stati molteplici i momentiche hanno attratto, quasi incan-tato, la platea di “Incontri d’AF-FRICA”. Il reading di Timira in par-ticolare è stato veramente emo-zionante, denso di significato. Per

S

ER IL SECONDO ANNO conse-cutivo si è svolta a Caglia-ri la manifestazione deno-

minata “Incontri d’AFFRICA”,evento organizzato dai fondatoridel sito internet affrica.org che hacome obiettivo principale quellodi raccontare il continente africa-no senza filtri né censure. È stato l’Hostel Marina, nelle sca-lette di San Sepolcro, lo scenariodella due giorni di incontri e di-battiti, che ha visto la numerosapartecipazione della cittadinan-za, interessata ed appassionata al-le tematiche in discussione al ciclodi conferenze, svoltosi nelle gior-nate del 18 e 19 ottobre scorsi. Anche quest’anno “immagini, pa-role, musica” sono state il trait d’u-nion della manifestazione, con lapartecipazione di protagonisti – avario titolo – dell’Africa contem-poranea. L’evento, seguendo il format vin-cente della prima edizione, haproposto documentari, incontri eracconti dal continente africano.Storie intense e drammatiche, co-

me quelle raccontate nella primagiornata, che ha ospitato KahaMohamed Aden e Antonio MariaMorone dell’Università di Pavia.Aden, nata a Mogadiscio negli an-ni Sessanta, a 20 anni ha dovutoabbandonare il suo Paese per viadella persecuzione della sua fa-miglia da parte del regime di SiadBarre. Arrivata in Italia nel 1986 si è lau-reata in Economia all’Universitàdi Pavia e ha poi iniziato a lavora-re nell’ambito della mediazioneculturale e dell’intercultura. È stato soprattutto il padre, SheikhMohamed Aden – importante chi-rurgo laureatosi in Italia – a subi-re le angherie del governo somaloche lo aveva fatto arrestare duevolte per aver assunto un atteg-giamento critico rispetto alle ideedel regime. Alla storia di Aden è seguito l’in-contro con Antar Mohamed Ma-rincola, insieme al reading di Ti-mira. Marincola, nato in Somaliada madre italiana e padre somalo,risiede a Bologna dal 1983 dovelavora come educatore e media-tore culturale. Egli porta con sé lesingolari storie dello zio e della

mamma, dalle quali sono nati duelibri di successo: “Razza partigia-na. Storia di Giorgio Marincola(1923-1945)” di Carlo Costa, Lo-renzo Teodonico e Timira, e “Ro-manzo Meticcio” di Wu Ming 2 edello stesso Antar Mohamed. Iprotagonisti sono Giorgio e Isa-bella Marincola, nati in Somaliarispettivamente nel 1923 e nel1925 dall’unione tra un sottouffi-ciale dell’esercito italiano e unadonna somala. Riconosciuti dalpadre, i due fratelli giungono inItalia da piccolissimi, e in Italiacrescono e studiano. Sono citta-dini a tutti gli effetti, ma avere lapelle scura ed essere italo-africaniin un Paese che si percepisce co-me bianco e omogeneo, avrà im-portanti conseguenze sulla vita dientrambi. Sabato 19 è stato proiettato il film

dell’antropologo e missionariosardo Tonino Melis “L’uomo checerca parole”. È lo stesso missio-nario il protagonista del lungo-metraggio: nel nord del Camerunal confine con il Ciad da anni staportando avanti un progetto, rea-lizzare il primo vocabolario dellalingua Masa. Attraverso le scenedi vita quotidiana, dal mercato al-la messa, il film racconta l’impe-gno di Don Tonino e le difficoltànel ricercare, capire e spiegare ivocaboli di quella lingua e di quelmondo. Con i colori della savana, gli scudidi paglia africani al fianco dellemaschere dei mammuthones e iQuattro Mori sempre presenti, illungometraggio rappresenta unbellissimo abbraccio di culture edi lingue. Protagonisti della se-conda pellicola proiettata ad “In-

contri d’AFFRICA” sono i quaran-ta bambini della Scuola Primariadi Sedilo, con il documentario “Sucontu de Funtana Froria”. Progetto dell’associazione in Me-diAzione, il filmato tratta del ri-spetto dei beni comuni e di socia-lità. Il progetto, interamente insardo, è l’esito del laboratorio dicinema tenuto presso la scuola diSedilo. Di grande interesse la sfi-lata di abiti senegalesi della linea“Gis Gis”, nata nel Centro Socio-Culturale di formazione in taglio ecucito, nel cuore della banlieu diGuediawaye, nei pressi di Dakar.L’obiettivo principale del proget-to Gis Gis è quello di avviare le ra-gazze alla professione, attraversola creazione di una cooperativa edi un’attività commerciale fina-lizzata all’immissione dei prodot-ti nel mercato locale e internazio-nale. La scuola di Sunugal nonsvolge solo un’azione di forma-zione, ma anche educativa e so-ciale.

MAT. MEL.

P

due ore le persone sono state let-teralmente affascinate, si sentivain sala molta partecipazione. Il se-condo giorno si è parlato di Ca-merun, di lingua e dell'importan-za delle parole, del loro uso e dicome la conoscenza sia stretta-mente legata alla lingua. Il filmdell'antropologo Tonino Melis haugualmente interessato il pubbli-co, con tantissime domande in sa-la, che dimostra la volontà d’inte-razione del pubblico con le tema-

tiche della manifestazione. Così èstato anche per il corto che ha perprotagonisti i bambini di Sedilo,coinvolti nel raccontare attraver-so la lingua sarda l'importanza diun bene comune come l'acqua.È questa la formula giusta perraccontare l’Africa?Ci piacerebbe continuare le no-stre iniziative sempre con questaformula. Associando documenta-ri, libri e dibattiti e usando anchealtri mezzi che raccontino l'Africacontemporanea: l'anno scorso c'èstata una mostra fotografica di im-magini scattate tramite l'iPhone,quest'anno una sfilata di modacon una linea di abiti senegalesinata all'interno di una sartoria.Questo per dimostrare che è uncontinente variegato e vivo, ener-gico.Cosa è emerso dalla due giorni di“Incontri d’AFFRICA”?Il sottotitolo degli incontri – im-magini, parole, musica – sintetiz-za proprio lo spirito alla base degliincontri stessi: vogliamo che sianole immagini, le foto, i documen-tari, insieme alle parole dei pro-tagonisti e dei libri, e la musica aparlare dell'Africa e a raccontarla,senza filtri, in modo che ognunopossa poi recepire e interpretare ilmessaggio.

Un lungo abbracciodi culture e sensibilitàDiario di bordo della seconda edizione dell’iniziativa

Un momento della manifestazione.

Gli organizzatori. Sotto, un’immagine di Dietrich Steinmetz.

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DOMENICA 3 novembre 2013 7IL PORTICO DI CAGLIARI IL PORTICO

Ecumenismo. La Diocesi ha organizzato una iniziativa con le altre chiese cristiane.

UEST’ANNOINpreparazio-ne alla Settimana di pre-ghiera per l’unità dei cri-stiani di gennaio, la Dio-

cesi, insieme con le altre chiese cri-stiane presenti sul territorio, ha or-ganizzato due incontri di cono-scenza delle diverse confessioni. Il primo incontro si è svolto lo scor-so giovedì 24 ottobre presso la Par-rocchia di San Sebastiano a Caglia-ri. Don Mario Farci, delegato dioce-sano per l’Ecumenismo e il dialogo,ha introdotto la serata presentandoche cosa è l’ecumenismo. Ha riper-corso le tappe principali del cam-mino verso l’unità e messo a fuoco ledomande: “Ecumenismo come?quando? e perché?”. Anzi (il docen-te non smette mai l’abito) ha affida-to ai presenti il compito di rispon-dere alla domanda: ecumenismocome?In rappresentanza della chiesa or-todossa c’erano padre Andrei Agape,della Parrocchia Ortodossa Romena“Sant’Antimo di Iberia” ospitata aCagliari presso la Chiesa del SantoSepolcro nel Quartiere della Mari-na, e padre Michele Povaliaiev, del-la parrocchia russa, intitolata a sanSavva Osvjaschenyi, che ha sede nel-la chiesa Nostra Signora della Spe-ranza a fianco della Cattedrale.

QPadre Andrei ha presentato la Chie-sa Ortodossa evidenziando comecaratteristica principale “la sua ric-ca vita liturgica e la sua fedeltà allaTradizione apostolica. I cristiani or-todossi credono che la loro Chiesaha conservato la Tradizione e la con-tinuità della Chiesa antica in tuttala sua pienezza e ricchezza del sim-bolismo. Oggi la Chiesa Ortodossa conta al-l’incirca 300 milioni di cristiani cheseguono la fede e la prassi definitedai primi sette Concili ecumenici. Iltermine “ortodosso” (che significaretta fede e retta gloria) è stato tradi-zionalmente utilizzato in ambito el-lenofono per designare comunità oindividui che conservavano la fedevera definita dai Concili”.Questo aspetto della fedeltà alla Li-turgia e alla Tradizione è stato evi-denziato come uno degli ostacoliper celebrare insieme una liturgiaecumenica. Lo scorso gennaio la

chiesetta della Speranza, ha ospita-to anche cristiani di altre Chiese chehanno ascoltato le loro preghiere e iloro canti in lingua russa ma non c’èstata la condivisione della liturgiaecumenica della Parola, che tradi-zionalmente durante la Settimanadi preghiera si svolge la domenica,per la difficoltà di partecipare a un ri-to che vada fuori da quello tradizio-nale. Continuando la presentazione del-l’ortodossia, per noi cattolici la ca-ratteristica che colpisce maggior-mente è l’assenza di un Papa: “LaChiesa Ortodossa è una famiglia dichiese “autocefale” (che si governa-no da sole) di fronte alle quali il Pa-triarca Ecumenico (universale) diCostantinopoli ha un titolo onorarioprimaziale di “primus inter pares”(primo tra uguali). La Chiesa Orto-dossa non è un’organizzazione cen-tralizzata al cui capo c’è un pontefi-ce. L’unità della Chiesa è data non

Nel confronto delle esperienze prosegue spedito il dialogo di fede

da un’organizzazione esterna madalla comune fede e dalla comu-nione sacramentale. Nessun uomosta a capo della Chiesa poiché il suocapo è Cristo”.Nell’assemblea erano presenti la Pa-stora della Chiesa Luterana, KirstenThiele, e il Pastore della Chiesa Av-ventista, Gianfranco Irrera; manca-va la Pastora della Chiesa Battista,Cristina Arcidiacono, impegnata incontemporanea in altra sede per la“Giornata del Dialogo Cristiano-Isla-mico”. Tra i rappresentati del Grup-po Ecumenico di Lavoro, impegna-to in città da oltre un decennio, chie-diamo ad Anna la sua impressionesulla serata: “E' stata per me una ve-ra scoperta l'universo ortodosso,perché ho sentito direttamente co-me vivono e sentono la propria fede:non nozioni apprese dai libri ma laloro esperienza di vita, per certi ver-si inattesa. Importante la schiettez-za delle loro risposte: è stato un mo-do di guardare con onestà ciò cheancora ci divide, dato che noi siamoormai portati a guardare soprattut-to ciò che ci unisce. In questi anniforse abbiamo date per certe alcunecose e invece il dialogo ecumenicoci ricorda che dobbiamo ogni voltaascoltare l'altro profondamentesenza dare niente per scontato”. Quindi il compito di don Mario èproprio molto attuale! A tutti è ri-volta la sua domanda: “Ecumeni-smo come?” Continueremo insie-me la ricerca. Il prossimo appunta-mento sarà giovedì 7 novembre al-le ore 19:30 nella Parrocchia di SanSebastiano, per scoprire le chieseprotestanti.

Sandra CoisPino Siddi

La cronaca del primoincontro organizzatoin preparazione dellaSettimana di preghiera per l’unità dei cristiani.Per conoscersi e scoprirei reciproci doni spirituali

ARIFRATELLI,vi ringrazio, e vorrei appro-fittare di questo incontro con

voi, che lavorate nelle carceri di tut-ta Italia, per far arrivare un saluto atutti i detenuti. Per favore dite cheprego per loro, li ho a cuore, prego ilSignore e la Madonna che possanosuperare positivamente questo pe-riodo difficile della loro vita. Che nonsi scoraggino, non si chiudano. Voisapete che un giorno tutto va bene,ma un altro giorno sono giù, e quel-l’ondata è difficile. Il Signore è vicino,ma dite con i gesti, con le parole, conil cuore che il Signore non rimanefuori, non rimane fuori dalla loro cel-la, non rimane fuori dalle carceri, maè dentro, è lì. Potete dire questo: il Si-gnore è dentro con loro; anche lui èun carcerato, ancora oggi, carceratodei nostri egoismi, dei nostri siste-

mi, di tante ingiustizie, perché è facilepunire i più deboli, ma i pesci grossinuotano liberamente nelle acque.Nessuna cella è così isolata da esclu-dere il Signore, nessuna; Lui è lì, pian-ge con loro, lavora con loro, speracon loro; il suo amore paterno e ma-terno arriva dappertutto. Prego per-ché ciascuno apra il cuore a questoamore. Quando io ricevevo una let-tera di uno di loro a Buenos Aires li vi-sitavo, mentre ora quando ancorami scrivono quelli di Buenos Airesqualche volta li chiamo, special-mente la domenica, faccio unachiacchierata. Poi quando finiscopenso: perché lui è lì e non io che hotanti e più motivi per stare lì? Pensa-re a questo mi fa bene: poiché le de-bolezze che abbiamo sono le stesse,perché lui è caduto e non sono ca-duto io? Per me questo è un mistero

“Èfacile punire i deboli,i pesci grossi sono liberi”

Cche mi fa pregare e mi fa avvicinare aicarcerati.E prego anche per voi Cappellani,per il vostro ministero, che non è fa-cile, è molto impegnativo e moltoimportante, perché esprime una del-le opere di misericordia; rende visi-bile la presenza del Signore nel car-cere, nella cella. Voi siete segno dellavicinanza di Cristo a questi fratelliche hanno bisogno di speranza. Re-centemente avete parlato di una giu-stizia di riconciliazione, ma anchedi una giustizia di speranza, di porteaperte, di orizzonti. Questa non èun'utopia, si può fare. Non è facile,

perché le nostre debolezze ci sonodappertutto, anche il diavolo c'èdappertutto, le tentazioni ci sonodappertutto, ma bisogna sempreprovarci.Vi auguro che il Signore sia semprecon voi, vi benedica e la Madonnavi custodisca; sempre nella manodella Madonna, perché lei è la ma-dre di tutti voi e di tutti loro in car-cere. Vi auguro questo, grazie! Echiediamo al Signore che benedicavoi e i vostri amici e amiche dellecarceri; ma prima preghiamo laMadonna perché ci porti sempreverso Gesù: Ave Maria....

Il discorso del Papa ai cappellani delle carceri italiane

brevi

Il comune cercaingegneri e architetti

PER UN ELENCO DA FORMARE

L'Amministrazione comunale in-tende effettuare un'indagineesplorativa per procedere allaformazione di un “elenco deglioperatori” ingegneri e/o architet-ti cui eventualmente affidare in-carichi di servizi tecnici di carat-tere edilizio, impiantistico, strut-turale e paesaggistico, per corri-spettivi stimati ciascuno inferio-re a 100mila euro (art 91 del D.Lgs. 163/2006).Gli interessati possono presen-tare la domanda di inserimentonell'elenco degli operatori, entroil termine del giorno 31 ottobreore 13 esclusivamente via PECintestata al titolare, all'[email protected], specificandonell'oggetto “Servizio lavori Pub-blici 2 - Domanda di inserimentonell’elenco degli operatori di ser-vizi tecnici”.La domanda deve essere sotto-scritta o firmata digitalmente,avendo cura di allegare tutta ladocumentazione richiesta in for-mato pdf.Gli interessati possono scaricareil bando e gli allegati dal sito isti-tuzionale www.comune.caglia-ri.it.

A San Sebastianoil secondo incontro

GRUPPO ECUMENICO

Come spiegato nell’articolo quiaccanto, si terrà il 7 novembre al-le 19.30 l’incontro dal titolo “Ilcammino ecumenico a Cagliari.Le chiese protestanti”, all’inter-no del ciclo “Forse Cristo è divi-so?”, organizzato dalla Diocesi,dalla Chiesa evangelica luterana,dalla Chiesa evangelica battista edalla Chiesa cristiana avventistadel 7mo giorno.L’incontro si terrà nei locali dellaparrocchia di San Sebastiano (viaSerra, a Cagliari), di fronte al Re-sidence Ulivi e Palme, ed è l’oc-casione per approfondire il temasempre caro e quanto mai ap-propriato dell’ecumenismo.

Convegno liturgicoin Seminario

IL 6 E 7 NOVEMBRE

Il 6 e il 7 novembre, nell’Aula Magnadel Seminario Arcivescovile, si terràil convegno liturgico diocesano inoccasione dei 50 anni dalla pro-mulgazione della Costituzione con-ciliare “Sacrosantum concilium”.Questo il tema del convegno: “Ce-lebrare la liturgia per incontrare ilSignore”.Interverranno tra gli altri GoffredoBoselli (Liturgista, Monastero di Bo-se) e P. Idelbrando Scicolone (Do-cente emerito presso il PontificioIstituto Liturgico S. Anselmo, Ro-ma).Il programma dettagliato dell’e-vento con gli orari è disponibile econsultabile sul sito della Diocesi diCagliari.

Papa Francesco e il Patriarca ortodosso.

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IL PORTICO DE il Portico8

n quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèri-co e la stava attraversando, quand'ecco unuomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblica-ni e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, manon gli riusciva a causa della folla, perchéera piccolo di statura. Allora corse avanti e,per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro,perché doveva passare di là. Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguar-do e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perchéoggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fret-ta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò,tutti mormoravano: «È entrato in casa di unpeccatore!». Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco,Signore, io do la metà di ciò che possiedo aipoveri e, se ho rubato a qualcuno, restituiscoquattro volte tanto». Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è ve-nuta la salvezza, perché anch'egli è figlio diAbramo. Il Figlio dell'uomo infatti è venutoa cercare e a salvare ciò che era perduto».Lc 19, 1-10

I

XXXI DOMENICA DEL T. O.(ANNO C)

dal Vangelo secondo Luca Zacc

L a città di Gerico è il teatro di uno degli epi-sodi più famosi della vita di Gesù in cuil’attenzione non è tanto sulle azioni intra-prese da Gesù e Zaccheo, bensì dai desi-deri, dai bisogni profondi espressi nel bra-no: è indubbiamente un brano in cui siparla di perdono ma questo tema non ètrattato attraverso citazioni bibliche o at-traverso parabole, ma in primo luogo at-traverso l’espressione di ciò che Zaccheo eGesù desiderano e di quanto lo desidera-no. Questi desideri però mutano o megliovengono ulteriormente specificati lungo laparabola. Zaccheo non è noto al lettore del vangeloprima di questo brano, ci viene presenta-to come un capo di pubblicani e come uo-mo ricco, due caratteristiche che, nell’ot-tica del vangelo, non sono propriamentepositive sebbene, proprio nella parabola didomenica scorsa, ci venisse presentatocome modello un pubblicano pentito. Nonsi tratta solamente di un uomo ricco: Luca

non ci sta informando tanto del fatto cheZaccheo fosse ricco, bensì del fatto chequella ricchezza fosse frutto di disonestà,di illegittimi “arrotondamenti” delle tasseche i pubblicani raccoglievano dai cittadi-ni per i romani, e Zaccheo non era inoltresemplicemente un pubblicano, ma addi-rittura il loro capo. Zaccheo ha un deside-rio: vedere Gesù, forse per curiosità, perchéaveva sentito parlare di lui. Per realizzarequesto desiderio compie un’azione che,se pensiamo al suo status sociale, può ri-sultare simpatica e ironica: salire su un al-bero. Gesù gli passa vicino, il desiderio diZaccheo sembra realizzato, ma Gesù faqualcosa di inaspettato: alza lo sguardoverso di lui. Non si tratta semplicemente diaverlo visto, averlo notato tra la folla, è unazione voluta da parte di Gesù. Questosguardo è lo stesso che più avanti ritrove-remo al culmine del vangelo, dopo il terzorinnegamento di Pietro: “il Signore, volta-tosi, guardò Pietro, e Pietro si ricordò del-le parole che il Signore gli aveva detto: «Pri-ma che il gallo canti, oggi mi rinnegherai

tre volte». E, uscito, pianse amaramente”(Lc 22,61-62). Cosa sta facendo Gesù? Ilsuo non è un semplice guardare, il suo èuno sguardo di ricerca: con il suo sguardoGesù cerca il vero Zaccheo, il vero Pietro,quelli formati a immagine e somiglianza diDio, che si erano persi o, meglio, nascostisotto il peso dei loro peccati. La reazioneper Zaccheo, come per Pietro, non si fa at-tendere: accoglie Gesù nella sua casa masoprattutto lo accoglie nel suo cuore, re-stituisce a Dio il posto che gli compete: ilprimo posto. La decisione di Zaccheo di re-stituire la metà ai poveri e quattro voltetanto a coloro che aveva frodato assumeun valore totalizzante contando che buo-na parte delle sue ricchezze erano propriofrutto di ingiustizia, il risarcimento di fat-to deve averlo lasciato quasi nullatenente.Il desiderio di vedere Gesù era, anche senon lo sapeva, sintomo di una ricerca diDio e di sé stesso che andava ben oltre lavera curiosità.Dicevamo che Gesù ha “cercato” Zaccheocon il suo sguardo e questo viene specifi-

cato da lui stesso che, nella risposta a co-loro che mormoravano per il suo ingres-so in casa di un peccatore, dice due cosefondamentali: “anch’egli è figlio di Abra-mo” e “Il Figlio dell’uomo è venuto a cer-care e a salvare ciò che era perduto”. Laprima indica che il peccato non ci puòmai separare totalmente da Dio, che con-tinua a cercarci e aspettare l’occasionebuona per ricondurci a sé (pensiamo al-la parabola del padre misericordioso edel figlio prodigo): Zaccheo è e rimane fi-glio di Abramo (che alla fine significa“amato da Dio”) nonostante il suo pec-cato. Il fatto che Gesù sia venuto per cer-care e salvare chi era perduto indica qui ildesiderio (parliamo ancora di “deside-rio”) profondo del suo cuore, la sua mis-sione viene riassunta – da lui stesso – inquesta frase. Risuona di fatto qui l’oraco-lo del Signore trasmesso attraverso la pa-rola del profeta Ezechiele: “Com'è veroche io vivo, io non godo della morte delmalvagio, ma che il malvagio si convertadalla sua malvagità e viva” (Ez 33,11a)

Nella Lumen fidei Papa Francesco mostra il legame che in-tercorre tra ascolto e visione a riguardo della fede. NellaScrittura troviamo espresso in vario modo il rapporto tra Dioche rivolge la sua Parola e l’uomo che è chiamato a presta-re ascolto a questo appello. San Paolo esprime bene que-sto rapporto quando dice che «la fede viene dall’ascolto»(Rm 10, 17): «la conoscenza associata alla parola è sempreconoscenza personale, che riconosce la voce, si apre ad es-sa in libertà e la segue in obbedienza. Perciò san Paolo haparlato dell’"obbedienza della fede" (cfr Rm 1,5; 16,26). Lafede è, inoltre, conoscenza legata al trascorrere del tempo,di cui la parola ha bisogno per pronunciarsi: è conoscenzache s’impara solo in un cammino di sequela» (LF, 29).Per alcuni la concezione biblica di fede come “ascolto” sa-rebbe da contrapporre a quella di “visione”, propria della cul-tura greca. Se si approfondisce però il dato biblico si scopre che nella

Scrittura ritroviamo entrambe le modalità di conoscenzache risultano allora complementari: «l’udito attesta la chia-mata personale e l’obbedienza, e anche il fatto che la veritàsi rivela nel tempo; la vista offre la visione piena dell’intero per-corso e permette di situarsi nel grande progetto di Dio; sen-za tale visione disporremmo solo di frammenti isolati di untutto sconosciuto» (ibidem).Il legame tra ascoltare e vedere lo ritroviamo approfondito nelVangelo di Giovanni: «credere e vedere s’intrecciano: “Chicrede in me […] crede in colui che mi ha mandato; chi vedeme, vede colui che mi ha mandato” (Gv 12,44-45). Grazie aquest’unione con l’ascolto, il vedere diventa sequela di Cri-sto, e la fede appare come un cammino dello sguardo, in cuigli occhi si abituano a vedere in profondità» (LF, 30).La sintesi piena tra udire e vedere è possibile «a partire dal-la persona concreta di Gesù, che si vede e si ascolta» (ibi-dem). La fede porta alla conoscenza di una verità «centra-

ta sull’incontro con Cristo, sulla contemplazione della sua vi-ta, sulla percezione della sua presenza» (ibidem). Questa èl’esperienza degli apostoli che hanno visto con i loro occhiil Risorto e comprendendo quanto vedevano lo hanno te-stimoniato agli altri. Con l’incarnazione la conoscenza chederiva dall’amore giunge alla sua pienezza: «la luce dell’a-more, infatti, nasce quando siamo toccati nel cuore, rice-vendo così in noi la presenza interiore dell’amato, che ci per-mette di riconoscere il suo mistero» (LF, 31). In questa pro-spettiva si comprende allora perché in San Giovanni la fedeè un “toccare”: «con la sua Incarnazione, con la sua venu-ta tra noi, Gesù ci ha toccato e, attraverso i Sacramenti, an-che oggi ci tocca; in questo modo, trasformando il nostrocuore, ci ha permesso e ci permette di riconoscerlo e di con-fessarlo come Figlio di Dio. Con la fede, noi possiamo toc-carlo, e ricevere la potenza della sua grazia» (ibidem).

didon Roberto Pireddail portico della fede IL LEGAME TRA ASCOLTO E VISIONE

DON ANDREA BUSIA

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ELLA FAMIGLIA domenicA 3 novembre 2013 9

e due giornate romanecon Papa Francesco sonostate un vero e proprio

balsamo, per ogni famiglia, e so-prattutto per le famiglie italiane,così ferite e colpite dal clima diindividualismo, di depressione,di disperazione che segna troppospesso il nostro Paese» è il com-mento a caldo di Francesco Bel-letti, presidente del Forum, dopola conclusione delle due giornatememorabili di Piazza San Pietro ela grande udienza con il pontefi-ce.«Il Pellegrinaggio sulla Tomba diPietro ha restituito speranza egioia a ciascuno dei presenti, ecredo anche a tutti coloro chehanno seguito l’evento sui media.Abbiamo amato subito la paternaconcretezza delle indicazioni divita quotidiana, come “non finirela giornata senza fare la pace”, maanche quella delle tre parole ne-cessarie alla famiglia, “scusa, gra-zie, permesso”… Un parlare sem-plice, capito subito dagli allegribambini presenti sulle scale delsagrato di San Pietro, ma chiaro,nella sua profondità, anche allepiù anziane coppie di sposi, ri-pensando ad ogni momento del-

la propria vita coniugale e fami-liare. Ed è scoppiato l’applauso, im-provviso, quando il Papa, alzandola voce, ha esortato a vivere, cosìcome lui stesso è entrato nellaPiazza, insieme a bambini e pal-loncini colorati, “Mano nella ma-no, per tutta la vita! E non fare ca-so a questa cultura del provviso-rio, che ci taglia la vita a pezzi!”.«Ora, tornando a casa, queste pa-role lavorano il cuore di ciascunodi noi, e ci confermano quella“gioia della fede”, che era richia-mata su tutti i manifesti del Pelle-grinaggio. E portiamo nel cuore ilpeso leggero e insieme impegna-tivo del compito di testimoniarequesta gioia in ogni casa e in ognipiazza del nostro Paese, portandola Buona Notizia della famiglia al-l’umanità tutta. «Quella famiglia che Papa Fran-cesco ha definito, sempre congrande chiarezza e semplicità,nell’udienza di venerdì scorso conil Pontificio Consiglio per la fami-glia, “il motore del mondo e dellastoria”. Senza la famiglia non c’èumanità piena» conclude Bellet-ti «con la famiglia la società di-venta più umana. Da oggi questoè ancora più evidente. Grazie, Pa-pa Francesco».

Il motore del mondoe della storia

I. P.

L

Il Forum dopo l’incontro con il Papa.

chèo, scendi subito...

RISC

RITT

URE

"La missione salvifica della Chiesa nel mondo è attuata nonsolo dai ministri in virtù del sacramento dell'Ordine ma an-che da tutti i fedeli laici: questi, infatti, in virtù della lorocondizione battesimale e della loro specifica vocazione, nel-la misura a ciascuno propria, partecipano all'ufficio sa-cerdotale, profetico e regale di Cristo. I pastori, pertanto, de-vono riconoscere e promuovere i ministeri, gli uffici e le fun-zioni dei fedeli laici, che hanno il loro fondamento sacra-mentale nel Battesimo e nella Confermazione, nonché,per molti di loro, nel Matrimonio. (...) Meritano di essere quiriascoltate alcune espressioni particolarmente significati-ve della Esortazione Evangelii nuntiandi di Paolo VI: «Stra-ti dell'umanità che si trasformano: per la Chiesa non sitratta soltanto di predicare il Vangelo in fasce geografichesempre più vaste o a popolazioni sempre più estese, maanche di raggiungere e quasi sconvolgere mediante la for-za del Vangelo i criteri di giudizio, i valori determinanti, i pun-ti d'interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i mo-delli di vita dell'umanità, che sono in contrasto con la Pa-rola di Dio e col disegno della salvezza. Si potrebbe espri-

mere tutto ciò dicendo così: occorre evangelizzare - non inmaniera decorativa, a somiglianza di vernice superficiale,ma in modo vitale, in profondità e fino alle radici - la cultu-ra e le culture dell'uomo (...). La rottura tra Vangelo e culturaè senza dubbio il dramma della nostra epoca, come lo fuanche di altre. Occorre quindi fare tutti gli sforzi in vista diuna generosa evangelizzazione della cultura, più esatta-mente delle culture» (165). La via attualmente privilegiataper la creazione e per la trasmissione della cultura sono glistrumenti della comunicazione sociale (166). Anche il mon-do dei mass-media, in seguito all'accelerato sviluppo in-novativo e all'influsso insieme planetario e capillare sulla for-mazione della mentalità e del costume, rappresenta unanuova frontiera della missione della Chiesa. In particolare,la responsabilità professionale dei fedeli laici in questocampo, esercitata sia a titolo personale sia mediante ini-ziative ed istituzioni comunitarie, esige di essere ricono-sciuta in tutto il suo valore e sostenuta con più adeguate ri-sorse materiali, intellettuali e pastorali”.

Christifideles laici, Beato Giovanni Paolo II

LA MISSIONE SALVIFICA DELLA CHIESA

Le famiglie, con tantissimi bimbi, a Piazza San Pietro

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il Portico domenicA 3 novembre 2013IL PORTICO DEI LETTORI10

n questo anno della fede, breve neltempo (11 ottobre 2012 – 24 novem-bre 2013) ma indicativo di una vita difede nel Cristo salvatore, per ognuno

iniziata col battesimo e da terminare “con ilpassaggio attraverso la morte alla vita eter-na” (Benedetto XVI, Porta fidei 1), la Chiesasta additando in particolare agli uomini edonne della Sardegna un testimone di fedeeroica: il servo di Dio Francesco Zirano, diSassari, dei frati minori conventuali.Infatti il 16 maggio 2012, la Congregazionedei Santi, attraverso nove Consultori Teolo-gi riuniti a congresso, ha espresso voto qua-si unanime sulla sua morte come di ‘marti-re’, in quanto inferta in odio alla sua fede eda lui accolta in fedeltà a Cristo. Una mor-te atroce, avvenuta in Algeri il 25 gennaio1603, dove decine di migliaia di cristianivivevano da schiavi patendo ogni sorta disofferenze e umiliazioni, esposti perciò con-tinuamente alla tentazione di apostatareabbracciando la religione maomettana perporre fine alla loro infelice situazione. IlServo di Dio si era recato in quella città nel-l’estate 1602 per liberare il cugino e confra-tello fra Francesco Serra e altri sardi, volen-doli restituire non solo alla libertà ma anchetoglierli da quella durezza e lunghezza dischiavitù occasione di abbandoni della fe-

de.Quei tempi, perquanto lontani danoi, sono realtà divita ancora oggiper tanti cristiani,soprattutto dovequesti sono mino-ranza e le occasio-ni o tentazioni perabbandonare lafede sono le piùvarie, come conti-nua a parlarci lacronaca di fatti in-

Frate francescano,martire della fede

cresciosi quasi ogni giorno. Ma quei tempi sono realtà di vita anche nelcontesto delmondo occiden-tale, compresala nostra Isola,dove chiamarsied essere cristia-ni è oggi davverodifficile, tantoche come aitempi del padreZirano in tantihanno già la-sciato la fede ovivono come senon l’avessero,come se Cristonon contasse intutto quel chefanno.Proprio due me-si dopo il pro-nunciamentodei ConsultoriTeologi, ha vistola luce in Orista-no, curato dalvicepostulatoredella causa dicanonizzazionepadre UmbertoZucca, il libro Padre Francesco Zirano traCristo e Islam. Diviso in due parti, la prima,

scritta a più mani e centrata sulla figuradel Servo di Dio, questi è visto innanzi tut-

to come puntodi riferimentoper il dialogotra le fedi cri-stiana e islami-ca (Mauro Ma-ria Morfino,Giuseppe Sim-bula), nel con-testo dei rap-porti fra mon-do islamico ecristiano del ‘5-‘600 (Maria Bo-naria Lai), nel-la ricostruzionedelle sua vicen-da terrena sinoal martirio e al-la introduzionedella causa dicanonizzazio-ne (UmbertoZucca) e nel-l’ottica del suoandare e staretra i musulma-ni come indica-to dalla “Regolanon bollata” di

san Francesco (Costantino Piras). La seconda parte del libro, del vice-postu-

latore, è dedicata alla scoperta dei testimo-ni del suo martirio: quattro schiavi (tra cuidue di Tempio Pausania e uno di Caglia-ri), tre frati francescani spagnoli, due viceré(di Sicilia e di Maiorca), alcuni dei quali fa-centi sintesi di quanto riferito da moltepli-ci testimoni orali. Leggendo le loro testimonianze, riportatenell’originale spagnolo e nella traduzioneitaliana, ma precedute da opportune in-troduzioni, è come l’accendersi di un faroche illumina e mette a fuoco le ultime setti-mane, ma soprattutto le ultime ore del Ser-vo di Dio. Significativa la sua preghiera incarcere perché la morte gli venga inflitta“per essere cristiano” e giovi al ritorno deirinnegati alla fede; più significativa ancorala sua testimonianza di fedeltà a Cristoquando per la terza volta gli propongono difarsi maomettano per avere salva la vita.Ormai nudo e con le mani distese e legate aformare col suo corpo una croce, pur aven-do davanti il rinnegato pronto a spellarlovivo, egli interrompendo il suo continuopregare, risponde: “Sono cristiano e religio-so del mio padre san Francesco, per cui co-me tale voglio morire; e supplico Dio chi viillumini così che abbiate a conoscerlo”.In-cisioni antiche e rappresentazioni varie neltempo della sua vita e martirio, quasi tuttea colori, impreziosiscono il libro e ne ren-dono più comprensibile e fruibile la lettura.Il mese missionario di ottobre, col richia-mo al dono della fede di cui essere grati el’impegno a conservarla, e l’anno della fedevoluto per ravvivarla e farcene convinti tra-smettitori, trovano anche in questo Servodi Dio un punto di riferimento. L’auspicio ditanti, specie di Sassari e della Sardegna, èche la sua causa di canonizzazione, ormaia buon punto del suo percorso, possa arri-vare presto al momento in cui la Chiesa ce lopresenti quale modello sicuro di vita e av-vocato dal Cielo, con l’elevazione agli ono-ri degli altari.

Anno della fede, il dono dei modelli: il Servo di dio Francesco ZiranoI

LETTERE A IL PORTICO

Caro Don Paolo, la notizia del tuo trasferimento ciriempie di grande tristezza, questoparticolare e commovente mo-mento non avremo voluto viverlo.Andrai via portando con te le tuepoche cose ma, lascerai a noi tut-ti un’enorme ricchezza… E’ meglio essere cristiani senzadirlo che dire di essere cristianisenza esserlo! Ti chiediamo perdono se in questitre anni di vissuto comunitario ab-biamo peccato di umiltà e di carità.Papa Francesco ci sprona dicen-doci: “Siate sempre pastori e mis-sionari, una Chiesa ricca è unaChiesa che invecchia presto”. Ilvero potere è il servizio!!!Con il cuore carico di emozione,diciamo al Signore e in particolarea te, caro Don Paolo “ Grazie”.

Grazie per quanto ci hai insegna-to spiritualmente. Grazie per tutto il tempo che, conamore, ci hai dedicato sempre nel-la massima trasparenza. Grazieperché in te c’è sempre stato oltreche il parroco la persona. Grazie per la capacità di ascoltaree per la libertà che hai sempre con-cesso a tutti noi. “Grazie per que-sta eredità spirituale”. Ti chiediamo di accompagnarcisempre con la preghiera come noifaremo per te, e come tu ci hai pro-messo il tuo trasferimento non ciseparerà.L’allora giovane prete Karol Woy-tila affermava che il sacerdote èuomo della parola di Dio, uomodel Sacramento, uomo del miste-ro della Fede e, noi in te abbiamovisto questo sacerdote.

Un prete pieno di Fede! Don Paolo, ognuno di noi conser-verà di te un ricordo tutto suo, par-ticolare, unico, personale, così co-me unico e personale è stato il suorapporto con te. Ti saremo sempree comunque vicini nella preghierae ti diciamo ancora grazie per ilbene donato e speso bene perquesta comunità. Ti porteremo gelosamente nel no-stro cuore sapendo di aver perdu-to il nostro faro resterai semprel’immagine del vero sacerdote,servo di Dio e di tutta la comunità,la gratitudine come la carità nonavrà mai fine!Don Paolo i tuoi collaboratori e tut-ta la comunità di Sant’Elia Profetaringraziano Dio per averci fatto do-no in questi anni di Te.Ci hai saputo guidare nella Fede ed

è proprio sul tuo esempio che ac-cogliamo con altrettanta grandeFede la scelta del nostro Arcive-scovo certi che - illuminato dalloSpirito Santo - ha deciso ciò che èmeglio per la nostra crescita spiri-tuale.In nome di questa Fede accoglie-remo con altrettanta gioia il nuovoparroco perché come Pastore pos-

sa continuare a guidarci in Santitàper un solo obiettivo dare GLORIAA DIO nostro Padre e Creatore.Grazie ancora per tutto quello checi hai insegnato saremo sempreAmici anche se un po’ lontani.Ciao Caro Don Paolo... chi Deus t’accumpangiri.

La comunità di Sant’Elia Profeta

di FRA’ SILVANO BIANCO

PADRE FRANCESCO ZIRANO

tra Cristo e Islam A cura di Umberto Zucca

Biblioteca Francescana Sarda ORISTANO 2013

O

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IL PORTICO DI CAGLIARI 11domenicA 3 novembre 2013 il Portico

memoriaPlacido Cherchiricordato con affetto

LO STUDIOSO SARDO

Ci ha lasciato il 24 settembre,Placido Cherci, a seguito di unmalore che lo aveva colto du-rante una delle sue abituali pas-seggiate. Docente di filosofia neilicei, era nato a Oschiri e avevastudiato a Cagliari da grandimaestri come Ernesto De Marti-no e Corrado Maltese, interes-sandosi contemporaneamentedi antropologia e storia dell’arte.Autore di libri “demartiniani” evolumi storico-artistici, dedicavai suoi studi all’analisi delle piegheprofonde dell’identità e della no-stra Isola.A un mese di distanza, la Fon-dazione Sardinia, in collabora-zione con altri enti, ha volutocommemorare la figura dellostudioso sardo con un ammen-tu organizzato nei giorni scorsinell’aula Teatro di via Nicolodi aCagliari. Un momento ricco dicommozione, che si è fatta vivadurante gli interventi dei relatoridavanti a un pubblico di studio-si, amici e allievi, e sotto losguardo attento della moglieMariolina.Nereide Rudas, presidente Isti-tuto Gramsci e Fondazione Al-ziator, ha ricordato così l’amico:«La perdita di Placido è moltograve per la Sardegna, sia cul-turalmente sia umanamente. At-traverso un percorso comples-so, era arrivato a una nuova con-cezione relazionare e dialetticadell’identità, che applicava per laprima volta alla Sardegna. Pla-cido usciva dai classici canonidemartiniani, elaborandoli e ap-plicandoli in maniera originalealla nostra Isola. Ci mancheràuno strumento importantissimodi conoscenza di noi stessi e del-la nostra realtà». Bachisio Ban-dinu, presidente FondazioneSardinia, ha parlato dell’uomo:«Era un personaggio che nellasua dialettica non parlava maimale di nessuno. Era un buonod’animo e non cercava il litigio.Tentava sempre di elaborareconcetti e pensieri per trovarepunti in comune e punti di con-trasto costruttivi. Ci lascia in ere-dità un profondo discorso sull’i-dentità sarda e sulle relazionetra il locale e il globale. Pur scrivendo su De Martino,Placido utilizzava quei concettiche poi riversava sulla realtà sar-da di oggi per poter parlare dinoi».In occasione dell’ammentu èstato anche presentato l’ultimolavoro di Cherchi, “Per un’iden-tità critica - Alcune incursioni au-toanalitiche nel mondo identita-rio dei sardi”, terminato di stam-pare proprio nel giorno della suamorte. Il volume, incentrato sul-l’analisi dei fattori etnici che con-notano un popolo e il suo svi-luppo culturale, costituisce unaricerca analitica che coinvolgediversi aspetti, dalla lingua finoall’antropologia, alla società ealla storia, e consente una vi-suale ampia sul tema dell’iden-tità sarda.

Matteo Mazzuzzi

Storia. Con il ricordo delle splendide serate musicali, c’è anche la memoria dei tempi.

TRASCORSO POCO PIÙdi unmese della visita di PapaFrancesco a Cagliari: unacircostanza indimenti-

cabile, anche per tutte le iniziativecollaterali che in modo inappunta-bile sono state programmate in suoomaggio, in particolare le manife-stazioni canore tenutesi nella no-stra città e non solo, capaci di mo-bilitare coristi di numerose associa-zioni musicali, decine di musicisti eartisti, che gratuitamente hanno vo-luto dare lustro alla visita del Pon-tefice. Ci riferiamo in particolare al-l’elettrizzante serata musicale del 28settembre nella parrocchia diSant’Eulalia, in cui si sono esibiti l’or-chestra del Conservatorio Pier Luigida Palestrina di Cagliari, il gruppomusicale Machapu, il coro Colle-gium karalitanumcon il contributoaffascinante del soprano Betty Sca-no e l’impareggiabile direzione delMaestro Giacomo Medas, che han-no allietato la serata con bellissimibrani musicali in particolare dellaMisa Criolla musicata da Ariel Ra-mirez.E’ stata una serata indimenticabileper tutti coloro che hanno avuto lapossibilità di parteciparvi (la chiesaera strapiena e non c’erano più po-sti a sedere). Un bel regalo per la no-stra città, per l’ottima musica e laprofessionalità di tutti gli artisti, masoprattutto per le particolari coin-cidenze che si sono determinate nel-la circostanza.Per l’occasione, idealmente, un filoconduttore ha unito la città di Ca-gliari a Buenos Aires, alla Madonnadi Bonaria, quindi alla piccola citta-dina sorta nel colle di Monreale, og-

ÈCARLO BOI

gi Bonaria, la “Barcelloneta”, in oc-casione dell’assedio al Castrum Kal-lari da parte dell’esercito catalano-aragonese nel 1324, alla chiesa di S.Eulalia e alla esecuzione della mes-sa argentina.Una fortuita e straordinaria coinci-denza: la Misa Criolla è stata esegui-ta, guardacaso, proprio a Sant’Eu-lalia, la chiesa originariamente instile gotico-catalano, sorta nel Tre-cento nel quartiere de la Pola, la Ma-rina di oggi. Bisogna ritornare a quel periodo,quando le truppe - circa 12mila mi-litari, con 4mila cavalli – dopo avercacciato i pisani dal Castello abban-donarono la piccola cittadina, “Bar-celloneta”, sorta sul colle di Mon-reale, oggi di Bonaria, per insediarsinel Castello. Come accade in tutte le spedizionimilitari, anche in quella circostanzasi aggregò alle truppe una nutritacolonia di mercanti, artigiani, colo-ni, negozianti provenienti dalla Ca-talogna, dall’Aragona, dalla Murcia,dal regno di Valencia, dalle Baleari,che - facilitati da particolari benefi-ci (quali salvacondotti di commer-cio, franchigie per debiti e anche im-

munità per crimini, quindi come sidirebbe in gergo cagliaritano ancheun po’ di “burrumballa”) - potero-no edificare nella Pola, ancora inparte deserta, fatta eccezione dellazona di via Baylle di oggi, da 2mila a3mila aree. Notizie conosciute grazie alla co-piosa documentazione storica pro-dotta e riferita a quel periodo. Sap-piamo inoltre che nell’acropoli diCagliari andarono ad abitare auto-rità civili, militari e religiose e fami-glie di nobili origini e nel 1327 anchela colonia ebrea, arrivata a seguitodelle truppe, che diede avvio allacostruzione della Sinagoga, oggiidentificabile nel perimetro dellaChiesa di Santa Croce.A quel periodo, come riportato nel-l’articolo di mons. Antioco Piseddupubblicato sull’Almanacco di Ca-gliari del 1988, sono riportate notiziestoriche di Sant’Eulalia, che datanola nascita della chiesa dedicata allapatrona di Barcellona al 1300 su unprecedente insediamento. Da altre fonti - l’Almanacco di Ca-gliari del 2000 - sappiamo che, nellazona oggi riconoscibile dal palazzodella Rinascente, già dal periodo ara-

Quelle straordinarie coincidenzecon la Visita di Papa Francesco

gonese erano insediate - nella stradache aveva il nome di via delle Conce,l’attuale via Sardegna - diverse bot-teghe artigiane per la lavorazionedei cuoi e delle pelli che proveniva-no dal contado e dalle zone limitro-fe della città di allora. E’ assai naturale quindi che tuttiquesti coloni portassero con sé usi ecostumi della terra di origine. In que-sto caso, come accadeva a Barcello-na, i conciatori, con i calzolai, pel-licciai, sellai e fabbricanti di fodereper spade si organizzarono in coo-perazione o gremio e scelsero comeluogo per le riunioni una cappelladi San Domenico, con patroni SanPietro e San Marco Evangelista. In seguito i conciatori scelsero comesede una cappella della chiesa diSanta Lucia, di cui oggi sono visibilisolo i ruderi nel quartiere Marina,affidandosi a due protettori, SanCarlo Borromeo e San Francesco.Successivamente si trasferirono nel-la chiesa di S. Agostino, dove acqui-starono per 250 lire in moneta ca-gliaritana una cappella dedicata aNostra Signora del Buon Viaggio.E’ documentato che, ancora neglianni intorno al 1860 a Cagliari si con-tavano 10 concerie con 120 operai,che lavoravano 20milacuoi, di cuicirca 15-16mila di produzione loca-le – sardi - e 4-5mila addirittura im-portati dall’Argentina. Quando si di-ce la casualità.Un’ultima chicca: l’usanza dell’in-chino da parte delle navi da crocie-ra - vedi l’isola del Giglio - è tipica-mente cagliaritana, altri poi l’han-no imitata per ragioni squisitamen-te turistiche. Tutte le navi che entra-no nel porto, affiancate dagli or-meggiatori, fanno infatti “l’inchino”alla Basilica di Bonaria.

ASARDEGNACONTINUAa viverepienamente l’anno della Fe-de, secondo l’appello del Pa-

pa Benedetto XVI e del Papa Fran-cesco e secondo l’appello del nostroArcivescovo mons. Miglio. Viverel’anno della Fede, pregando, riflet-tendo, testimoniando, facendo pel-legrinaggi e amandosi l’uno con l’al-tro secondo la Parola del nostro Re-dentore Gesù Cristo. La nostra isola ha vissuto un granevento nel mese di settembre di que-st’anno nel quale ha accolto l’uomobianco, il pellegrino presso NostraSignora di Bonaria, Papa Francesco,che ci ha consolato con le sue paro-le e ci ha dato il coraggio per andare

avanti credendo in Gesù Cristo, no-nostante tutte le difficoltà quotidia-ne, affidando noi stessi a Maria Ma-dre della Chiesa e Madre nostra.Come sappiamo Sua Santità chiu-derà l’anno della Fede con una Mes-sa Solenne in Piazza S. Pietro a Romail 24 novembre 2013 dove partecipe-ranno tutti i patriarchi cattolici orien-tali, vescovi di tutti i continenti e fe-deli di tutto il mondo.Nello stesso giorno mentre l’Arcive-scovo di Cagliari celebrerà la SantaMessa in occasione della chiusuradell’anno della Fede; arriverà all’ae-roporto di Elmas Sua BeatitudineGregorio III Laham, Patriarca d’An-tiochia, di tutto l’Oriente, di Ales-sandria e di Gerusalemme dellaChiesa Greco Cattolica Melchita peruna visita di tre giorni.

Gregorio III Lahamvisiterà la Sardegna

P. FADI RAHI, C.Ss.R.

LDurante la visita, Sua Beatitudine in-contrerà le autorità civili e la chiesalocale. Celebrerà la Divina Liturgia Bizan-tina Cattolica (la Santa Messa) nellaCattedrale di Cagliari nella quale sicoglierà l’occasione per la solennevestizione dei nuovi cavalieri del-l’Ordine Patriarcale della Santa Cro-ce di Gerusalemme. Così la Sardegna concluderà l’annodella Fede accogliendo il Patriarca

dell’Oriente e della Chiesa Melchitanel mondo, ringraziando il Signoreper il dono che ha dato alla Chiesauniversale di vivere quest’anno conla Trinità che ci ha seguito nel nostropellegrinaggio. Così come fedeli inCristo, viviamo un altro evento sto-rico per l’isola e per la chiesa locale diCagliari rinnova la sua fede testimo-niando Cristo. Così la Chiesa Sarda,dopo aver abbracciato Sua Santità,abbraccerà anche sua Beatitudine.

Il Patriarca d’Antiochia sarà a Cagliari il 24 novembre

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IL PORTICO DELLA DIOCESIil Portico DOMENICA 3 novembre 201312

NA VEGLIA MISSIONARIA le-gata alla GMG di Rio. Laparrocchia Madonnadella Strada di Cagliari

ha ospitato domenica sera l’ap-puntamento annuale che segna ilculmine dell’ottobre missionario. Una chiesa affollata di fedeli haaccolto la processione con il Van-gelo e cinque ceri accessi sistema-ti nei pressi del grande mappa-mondo posto ai piedi dell’altaremaggiore ha dato il via alla Veglia.La serie di letture ha preceduto l’o-melia dell’Arcivescovo MonsignorArrigo Miglio, che ha presieduto ilrito insieme a diversi sacerdoti.Nel corso del suo intervento mon-signor Miglio ha evidenziato la ne-cessità di ritornare alla missioneper le strade per poter vivere la no-stra fede. “ Dobbiamo – ha dettol’Arcivescovo – recuperare questadimensione missionaria, per poterpercorrere il cammino di evange-lizzazione. Lo abbiamo letto nelVangelo dove il seme cade nellastrade pare destinato a scompari-

R. C.

Veglia missionaria legata alla GMG:“Percorriamo le strade del mondo”L’arcivescovo ha ripetutola necessità di tornarealla missione per le stradeper potervi vivere la fede.Spazio anche ai giovaniche hanno partecipatoalla Giornata mondiale

re ma non è così. Il seminatorecontinua a seminare perché nelseme, che è la Parola di Dio, c’èuna forza intrinseca che nulla puòfermare. Questo deve essere il no-stro atteggiamento: continuare apercorrere le strade del mondo co-me faceva e fa Papa Francesco. ABuenos Aires veniva chiamato “ve-scovo di strada”, a sintetizzare ilsuo operato tra la gente. È un Papache ci spiazza con criteri diversirispetto alla nostra tradizione eu-ropea”.A seguire spazio alle testimonian-ze dei giovani cagliaritani presen-ti alla GMG e al successivo trasfe-rimento alle missioni della Dioce-si di Viana dove operano don Ga-briele Casu e don Giuseppe Spiga. “La nostra prima tappa – ha detto

Valentino, uno dei tre – è stata unaparrocchia non distante da SanPaolo dove abbiamo fatto le mis-sioni per le strade insieme ai gio-vani dell’Angola. Lì abbiamo an-nunciato a chi trovavamo per stra-da l’amore di Dio per la nostra vi-ta”.Nei giorni della GMG diversi gio-vani sono rimasti nei pressi dellarinomata spiaggia di Copacabana.“Dopo un viaggio difficile con ilbus fermo per cinque ore – ha rac-contato Giacomo - ci siamo ritro-vati vicinissimi alla famosa spiag-gia che avrebbe ospitato il grandeincontro. Lo abbiamo letto comeun dono dopo le tensioni dovute alviaggio e ai disagi patiti. La suc-cessiva visita alla chiesa della Ma-donna dell’Aparecida è stata an-

U

che l’occasione per chiedere allaVergine una grazia, certi che avreb-be ascoltato la nostra richiesta”.Significativa per Mariano l’espe-rienza fatta nella favela. “E’ statauna grande grazia – ha detto -quella di poter entrare in quellarealtà, dipinta spesso a tinte fo-sche dalla cronaca quotidiana. Po-ter avvicinare tanti giovani, anchealcuni con le armi e poter parlareloro della nostra scelta di vita cri-stiana, è un’esperienza che mi por-to ancora nel cuore”.La professione di fede e l’asper-sione dell’assemblea da parte delArcivescovo hanno portato all’at-to finale della Veglia: il mandatomissionario ai fedeli presenti, aiquali è stato consegnato un car-toncino con disegnate delle ormecon un’indicazione precisa: per-correre la strade del mondo perportare il Vangelo.

Celebrazioni. Appuntamento annuale stavolta svolto nella parrocchia madonna della StradascuolaIl caso Azuni approdain Consiglio regionale

INTERPELLANZA DEL PD

E’ davvero paradossale la situa-zione di studenti e docenti dell’I-stituto Azuni di Cagliari, se del lorocaso si deve interessare perfino ilConsiglio regionale. Va da sè che -nell’epoca di internet - fa sorridereche una scuola che dovrebbe for-mare cuochi nonabbia le cucine,esattamente comesostenuto dagliiscritti qualche set-timana fa in un lorovolantino: sarebbecome imparare anuotare - diciamo noi - senza l’ac-qua. Della loro vicenda si è interes-sato anche il capogruppo del Par-tito democratico in Consiglio re-gionale: “Il Presidente della Regio-ne e l’Assessore all’Istruzione de-vono intervenire sulla realizzazio-ne del laboratorio di cucina per l’I-stituto Azuni di Cagliari e sulla pos-sibilità di promuovere accordi conaltri Istituti o strutture dotati di cu-cina di Cagliari o nelle vicinanze,fino a risoluzione del problema, perconsentire agli studenti lo svolgi-mento delle lezioni pratiche del cor-so alberghiero e di enogastrono-mia”. Così ha scritto GiampaoloDiana, che sulla problematica hapresentato un’interpellanza in Con-siglio Regionale.“Dopo quattro anni di promesse –spiega Diana – l’Istituto alberghie-ro Azuni è ancora privo di un labo-ratorio di sala e cucina dove gli stu-denti devono poter svolgere l’atti-vità fondamentale di pratica di cu-cina del corso. Da qui lo stato diagitazione più che comprensibiledei docenti, studenti dell’Istituto edei loro genitori, uniti nella protestasull’inaccettabile situazione che laProvincia propone di tamponareper l’anno in corso portando gli stu-denti all’Istituto alberghiero di Pula.Il viaggio sino a Pula – continua ilCapogruppo – comporterebbe sol-tanto un dispendio di energie e ditempo sia per gli alunni che per idocenti accompagnatori. L’orario dilaboratorio inoltre verrebbe ridottoin quanto, per le classi terza e quar-ta, in base al piano di studi, è pre-visto che devono poter realizzaresei ore settimanali di laboratorio.Ciò rappresenta un forte rischio,dal punto di vista didattico e moti-vazionale, per i ragazzi che hannooperato una scelta orientata versoil sapere pratico.Cappellacci e l’Assessore all’Istru-zione – conclude Diana – devonopoter promuovere delle soluzionialternative, come la possibilità diverificare accordi con strutture piùvicine che abbiano una mensa,quali ad esempio l’Hotel ReginaMargherita o l’Istituto tecnico Agra-rio Duca degli Abruzzi di Elmas,considerato che in quest’ultimo ca-so consentirebbe inoltre di realiz-zare una filiera dal produttore dimaterie prime con gli studenti del-l’agrario, al produttore di prodotti la-vorati con gli studenti dell’enoga-stronomico”.E’ davvero incredibile che, pur pri-vi di strumentazioni assolutamen-te indispensabili, sia stato consen-tito all’istituto di ricevere iscrizionianche per quest’anno.

foto elio piras

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IL PORTICO DEI PAESI TUOIdomenicA 3 novembre 2013 il Portico 13

Nelle foto di Alessandro Atzori, due momenti della festa.

brevi

Protestano i lavoratoridella Sogaerdyn

VOLI E DISAGI

Hanno instaurato anche un pre-sidio permanente, nell'area par-tenze dell'aeroporto di Cagliari, i62 lavoratori della Sogaerdyn cherischiano il posto di lavoro in se-guito all'esito della gara per lacontinuità territoriale, con le rot-te assegnate in monopolio ad Ali-talia. Alla base della protesta l'a-

pertura, da parte dell'azienda diassistenza a terra dei voli di unaprocedura di licenziamento col-lettivo, dopo l'assegnazione adAlitalia, assistita dal ConsorzioGh, delle rotte Cagliari-Roma eCagliari-Milano Linate. Come ampiamente previsto daMassimo Lavena su queste co-lonne, la nuova “discontinuitàterritoriale” sta lasciando sulcampo disoccupazione e disagicon buona pace di chi ha archi-tettato il nuovo sistema. Il tuttomentre i corsi - nostri vicini d’i-sola - hanno da tempo una veracontinuità.

Mons. Miglio incontragli operatori Caritas

IL 5 NOVEMBRE ALLE 17.30

Martedì 5 novembre, dalle 17.30alle 19, nel Centro Comunale diSolidarietà "Giovanni Paolo II"Viale Sant’Ignazio 88, l’Arcive-scovo di Cagliari Mons. ArrigoMiglio incontrerà gli operatori del-la Caritas diocesana, delle Caritasparrocchiali e il mondo del vo-lontariato.Il tema sarà relativo ai discorsi ri-volti da Papa Francesco alla Ca-ritas nel corso degli ultimi mesi.Si tratta del primo di una serie diincontri che avranno luogo du-rante il prossimo anno pastorale.

Per gli apprendistidomande di contributo

ASSESSORATO ARTIGIANATO

Da lunedì 28 ottobre e fino al 16 di-cembre 2013, potranno essere pre-sentate le domande di contributoper le assunzioni di apprendisti av-venute nel 2011. L'importo del contributo è pari a3615,20 euro per il primo anno diattività, 2582,28 euro per il secon-do, 2065,83 euro per il terzo e1549,37 euro per i successivi. Qua-lora l'assunzione riguardi un disa-bile, l'importo del contributo è in-crementato del 30%. Nel caso ilcontratto di apprendistato si tra-sformi in contratto a tempo inde-terminato, il contributo è concessoper ulteriori due anni nella stessamisura dell'anno che precede l'as-sunzione a tempo indeterminato.

Parrocchia. Riprese le attività oratoriali alla Beata Vergine del Carmine di Assemini.

OME UN AFFIDABILE mo-tore diesel, il mese diOttobre per la parroc-chia Beata Vergine del

Carmine di Assemini ha visto laripresa delle attività oratoriali do-po la pausa di Agosto e Settembre.Numerose le attività e i laboratoriche i bambini e i ragazzi della par-rocchia potranno condividere coni loro amici. “Da ormai 10 anni – comunicanodalla struttura – le attività dall’o-ratorio vengono portate avantigrazie alla collaborazione con l’A-zione Cattolica parrocchiale cheoltre all’impegno costante dei pro-pri aderenti si occupa dei mo-menti di formazione per tutti. Peri bambini lo slogan di quest’annodell’A.C.R. calza a pennello: “Nonc’è gioco senza Te!”. Durante la settimana non man-cano i laboratori di tutti i gusti. Illunedi lo dedichiamo all’attivitàsportiva come il calcio, il patti-naggio e attività con lo skateboard.Quest’ultime due attività sono

CMATTEO VENTURELLI

un’idea dei bambini stessi natadurante le attività di Grest estivo.Il martedi siamo impegnati con ilavori di bricolage. I bambini im-parano divertendosi a realizzarelavoretti, decorazioni e a costruir-si piccoli giochi come si facevauna volta. La seconda parte dellasettimana è dedicata a prepararegli appuntamenti tradizionali pertutti gli oratori: spettacoli natalizi,di fine anno sociale e patronali.Attraverso i laboratori di ballo,canto e teatro tutti i ragazzi pos-sono mettersi in gioco e offrire ilproprio contributo. Anche que-st’anno insieme al gioco e allacreatività non dimentichiamo al-cuni aspetti importanti come l’ac-compagnamento scolastico e lapossibilità delle ripetizioni.”. Oltre alle attività ricreative, il pun-

to fermo caratterizzante rimanela formazione. “ Per tutti i bambi-ni e i ragazzi, il sabato è dedicatoal gioco libero e alle attività neigruppi ACR. Confrontandosi in-sieme, i ragazzi scoprono la radiceprofonda dell’essere amici e la bel-lezza di imparare a vivere comefratelli dentro la Chiesa”. I gruppirappresentano il segreto dellabuona riuscita delle iniziative. “In oratorio sono presenti anche ilgruppo dei giovanissimi e dei gio-vani – commenta Marta Porced-du, responsabile parrocchiale delSettore Giovani – con i loro cam-mini formativi. Oltre a gruppi diragazzi che si incontrano per uncammino di fede la nostra forza èun’amicizia che ci interpella se-riamente nella vita. Contando sul-l’aiuto reciproco e sulla fiducia

Laboratori, sport e formazione:la ricetta giusta per i nostri ragazzi

della comunità, ci impegniamocon costanza a portare avanti ilnostro cammino e a dedicare ilnostro tempo al servizio dei piùpiccoli nonostante gli impegni o iproblemi della vita di un giovane”.La ricetta sembra essere quellagiusta a sentire le parole di Ales-sandro, tra i papà più attivi nell’a-nimazione. “L’oratorio - confessa- è importante per mio figlio per-ché li trova un ambiente dove ca-pire e rafforzare l’insegnamentodei valori che io e mia moglie cer-chiamo di dargli: la famiglia, l’a-micizia la preghiera, la solidarietà,lo studio, lo sport e il far sorrideresempre il prossimo”.

Da ormai dieci annipiena collaborazionecon l’Azione Cattolicaparrocchiale per offrireservizi sempre migliori.“Non c’è gioco senza te”,lo slogan scelto quest’anno

A SARDEGNA, COME tutti sap-piamo da tempo, è semprestata il fulcro d’attrazione

per il turista, il quale ogni anno ap-proda per lungo tempo in cerca direlax e forti emozioni. Fra queste, non mancano oltre le bel-lissime spiagge le dimore storiche,archeologiche ed artistiche che lanostra Isola ci offre. Un immensoscrigno di testimonianze del passa-to, da immortalare e raccontare co-me un bellissimo libro aperto ai visi-tatori.Oltre alle bellissime testimonianzearcheologiche, il turista rimane in-cantato nell’osservare le molteplicidimore architettoniche ecclesiasti-che, ricche di eccentrici manufattipittorici e scultorei. La storia ecclesiastica orientale edoccidentale, ci narra che il Concilio

Vaticano II è stato l’unico Concilio atrattare un saldo rapporto tra liturgiae architettura. Già nel 787 dopo Cri-sto, nei testi riguardanti il ConcilioNiceno II, si incomincia a citare i va-ri arredi interni degli edifici cristiani,citando principalmente l’ambone,luogo elevato dove si svolge la pro-clamazione dei testi biblici, del sal-mo responsoriale e dell’Exsultet pa-squale.Per conoscer meglio il rapporto tra laliturgia e l’architettura ecclesiastica,nonché artistica a tutti gli effetti, bi-sognerebbe tornar indietro nel tem-po durante le celebrazioni del IV-Vsec. D.C., durante il periodo di Am-brogio e Paolino da Nola in occiden-te e Basilio Magno e Gregorio il Teo-logo in oriente. Per quanto riguarda il Concilio Ecu-menico Vaticano II (anno 1962 – 1965sotto Papa Giovanni XXIII° e PaoloVI), bisognerebbe leggere attenta-

Quelle oasi di federicercate dai credenti

GIANNI PIRAS

Lmente la Costituzione ecclesiasticadella Sacra Liturgia SacrosanctumConcilium e in particolar modo ilcap. VII intitolato “L’Arte sacra e lasacra suppellettile”, ove si parla at-tentamente di architettura, d’arti va-rie, di artisti del tempo e di stili arti-stici, senza trascurare le altre costi-tuzioni, fra cui particolarmente laCostituzione della Chiesa LumenGentium. Il Concilio Ecumenico Vaticano havoluto coniare ed introdurre i prin-cipi della teologia della Chiesa po-polo di Dio in rapporto alla chiesa-edificio, ovvero il luogo ove Dio in-

Liturgia e architettura turistica, un binomio vincente

contra l’uomo. Quest’ultima, edifi-cata per la prima volta nel III sec. a.C.come tempio o Battistero, servivaper riunioni o altri riti sacri. Volgal-mente chiamata “casa della Chiesa”(Domus ecclesiae), e chiamata prin-cipalmente chiesa o casa di Dio, luo-go ove il popolo di Dio si unisce apregare con tanta fede e devozione(Mt. 18, 20). Son proprio questi gli edifici che ilturista devoto e credente cerca mag-giormente, i luoghi di culto dove, en-trando all’interno di essi, trovanosempre più tanta pace e immensaspiritualità cristiana a tutti i livelli.

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14 IL PORTICO DEI PAESI TUOIil Portico domenicA 3 novembre 2013

NA FESTA CON MENO sfarzoe molto più intima. SanRaffaele è stato solen-nizzato nei giorni scorsi

dalla comunità di Villasimius contre giorni di festa che hanno vistoil 24 ottobre il clou degli appunta-menti. “Pur essendo un giorno feriale equindi molti impegnati sul lavoro– dice il parroco don GianpaoloSecci - la partecipazione alla mes-sa serale e alla successiva proces-sione per le vie del paese è stata si-gnificativa, considerando che a fi-ne ottobre il paese è abitato daisoli residenti”.Se in estate Villasimius conta mi-gliaia di presenze di turisti, dallametà di ottobre la comunità ritor-na alla “normalità”, per cui i nu-meri registrati per la festa dellaMadonna del Naufrago a luglio oquelli segnati nella festa di SantaMaria ai primi di settembre, non siripetono per il patrono. Eppure il numero ridotto di per-sone non ha intaccato la solen-

R. C.

A Villasimius festeggiato San Raffaele,senza il clamore e con raccoglimentoDon Giampaolo Secci,il parroco: “Dopo quasi 40 anni di servizio qui,posso dire che la genteha una grande devozionepopolare: questa è una festa di famiglia”

nità della festa: in tanti hanno par-tecipato alla messa e alla proces-sione, segno di una devozionesentita. “Considerando un aspet-to – continua il parroco – che lamaggior parte dei residenti nel pe-riodo estivo è impegnata nellestrutture ricettive del paese equindi molto difficilmente parte-cipa alle celebrazioni di luglio e disettembre, mentre ad ottobre, astagione oramai terminata, i resi-denti sono più liberi e possono es-sere presenti alla festa patronale”.Nei giorni della festa, che non vie-ne celebrata nel giorno della me-moria liturgica, il 29 settembre,ma il 24 ottobre, un gruppo di vo-lontari da vita al Comitato che or-ganizza i momenti di animazionenella via del Mare: dall’esibizionedei gruppi folk, alla gara poetica in

limba, fino allo spettacolo piro-tecnico senza trascurare ancorala musica. Tutti momenti di con-divisione nei quali i quasi 3.500abitanti si ritrovano per vivere unafesta di famiglia, senza il clamoree forse la confusione del periodoestivo.Ci sono due aspetti che però lostorico parroco don Secci eviden-zia. “Il primo – conclude - è chequest’anno a causa di un proble-ma di salute, dopo 38 anni conse-cutivi, non ho potuto parteciparealla processione per le vie del pae-se. Devo ringraziare il diaconoFranco Manca che da Muravera èvoluto venire qui per guidare i fe-deli lungo le vie di Villasimius ad-dobbate a festa per la processionedel santo. L’altra è che qui c’è unadifficoltà di partecipazione dei

Ugiovani, specie quelli che fre-quentano le superiori, perché seigiorni su sette sono in pratica lon-tano da casa e quindi molto diffi-cilmente è possibile realizzarequalcosa con loro, soprattuttoquando si tratta di appuntamentiche cadono nei giorni feriali. Inestate poi diversi sono impegnatinei lavori del settore turistico,quindi resta solo la domenica co-me giorno nel quale poter pre-senziare ad eventuali celebrazio-ni. Al di là di questo l’intera co-munità si ritrova comunque neimomenti di festa e dopo quasi 40anni di servizio posso dire che aVillasimius, accanto allo spirito diaccoglienza verso chi la sceglie perle vacanze, la gente qui ha vera-mente una grande devozione po-polare”.

Parrocchie. Un gruppo di volontari organizza i momenti di animazione nella via del mare.breviOpere pubbliche,il mercato è in calo

LA DENUNCIA DELLA CNA

Cala inesorabilmente il mercatodelle opere pubbliche in Sarde-gna. Nel trimestre luglio-settem-bre 2013 la pubblica ammini-strazione isolana ha emesso 237bandi del valore di 141 milioni dieuro per 221 gare con un calodel 37% per nu-mero di gare (da374 a 237) e ad-dirittura del 54%per valore eco-nomici (da 306 a141 milioni dieuro) rispetto al-lo stesso trimestre del 2012. Seinvece si considerano i primi no-ve mesi del 2012 il numero dibandi si è ridotto del 29% e gliimporti del 46%: da 1.099 gareper un importo di 953 milioni si èpassati a 779 gare del valore di517 milioni. Il bilancio aggiornato del siste-ma degli appalti in Sardegna ècontenuto in una recente ricercaelaborata dal Centro studi dellaCna Sardegna che indica co-munque un risultato a doppia ve-locità: rispetto a periodo aprile-giugno 2013, negli ultimi tre me-si dell’anno è stata da un lato re-gistrata una diminuzione del nu-mero delle gare, passate da 271a 237 (-13%), ma dall’altro è cre-sciuto del 14% il loro valore (da124 a 141 milioni).“Sono dati - dichiarano France-sco Porcu e Mauro Zanda, ri-spettivamente segretario regio-nale della Cna e presidente delsettore costruzioni - che confer-mano la debolezza del mercatodelle opere pubbliche. Una con-dizione destinata a protarsi neltempo ed ad allungare la sta-gnazione in corso: per rilanciareil settore e l’economia tutta oc-corre tenere fuori dal patto distabilità e dal rapporto deficit/pilgli investimenti, avviando un pia-no straordinario di manutenzionedel territorio, di riqualificazioneed efficientamento degli edificipubblici”.

Page 15: A col a! n 1 i e t r n 3 0 A o i 0z 2 6 i d 4 S L C A D B S …...CHIESA 2 Ignacio Larranaga: “L’ideale di Francesco per la società di oggi” INTERVISTA 3 Mons. Luigi Negri:

IL PORTICO DELL’ANIMAdomenicA 3 novembre 2013 il Portico 15

Tranquilli, non si tratta di acquisti dicapi di abbigliamento o di vettureusate, ma di matrimoni o conviven-ze di seconda o terza mano, o ancheoltre. Infatti, per quanto riguarda l’u-sato di prodotti, gli italiani se ne guar-dano bene. Un tempo, anche neinostri paesi, c’era il mercatino della“roba americana”. E, nelle grandicittà, i negozi dell’usato. E la gentecomprava, perché a differenza dioggi (anche se molti piangono mi-seria), la maggioranza delle personenon poteva permettersi il lusso diacquistare nei negozi di abbiglia-mento nuovo, men che meno inquelli che esponevano capi firmati.Oggi le cose sono cambiate e, nien-te di male, per carità. Al contrariodel vestiario o di altri oggetti, la scel-ta del marito o della moglie era defi-nitiva e, spesso, il primo amore eraanche l’unico. Non mancavano an-che prima le eccezioni, ma si tratta-va per lo più di uomini o donne di po-tere, oppure del mondo dello spet-tacolo. Anche molti regnanti convo-lavano a nuove nozze con facilità. Enon erano rari i tradimenti, così ciinsegna la storia. Nel mondo dellospettacolo, tanto per fare qualcheesempio, il famoso Stanlio ebbe ot-to mogli e, Charlie Chaplin 5. Tutta-via, nella mentalità comune, il matri-monio era considerato unico ed in-dissolubile. Qualcuno penserà che sitratta di una dottrina cristiana obso-leta, invece si tratta di un fatto natu-rale. Oggi non si capisce più nulla,c’è un campionario così variegato inquesto campo, che ce n’è per tutti igusti. Già quando inizia una convi-venza stabile, o talora un matrimo-nio, i partner molto spesso (quasisempre), non sono il primo e unicoamore; precedentemente, infatti, cisono state altre relazioni, per cui sipuò affermare, senza offesa per nes-suno ma fotografando la realtà, chesi tratta di merce usata. E qui, la parola “usato” non è un eu-femismo ma si vuole intendere il si-gnificato letterale. Quando poi siconvola a nuove nozze dopo sepa-razioni e divorzi, e talora non solouna volta, il minimo che si può dire èche si tratta di “riciclaggio”. Plauto era spietato quando diceva:“la buona merce trova facilmente uncompratore”. Non vi è dubbio che imass media reclamizzino con faci-loneria il nudo, la bellezza fisica contutti i ritocchi, le storie di amore e itradimenti di uomini e donne famo-si. Tutto questo diventa lezione divita, soprattutto per i giovani o perquelli che hanno pochi o nessun va-lore di riferimento, ai quali di fatto sidice: “divertiti e fai quello che vuoi”.E i valori etici? Beh, quelli lasciamoli alla ChiesaCattolica purchè non si permetta diintromettersi in questioni che non lariguardano. E, invece, la riguarda-no…e come! Forse è giunto il tempodi fare molti passi indietro, ricupe-rando i valori quali la castità, la fe-deltà coniugale, l’indissolubilità delmatrimonio e simili. Ne avremmotutti giovamento e, soprattutto, noncadremmo nel pericolo di conside-rare le cose più serie, come l’amore,merce da cercare nel mercatino del-l’usato. Amen.

detto tra noi

di D. TORE RUGGIU

Caccia all’usato

Chiesa. Il 9 e 10 novembre a Orosei, Hotel Cala Ginepro, il Convegno regionale Vocazioni

PRITI ALLAVERITÀ, porteraila Vita. Chiamati nella Fe-de ad una pastorale vo-cazionale”. È questo il te-

ma del 28° Convegno Regionale Vo-cazioni che si terrà il 9 e 10 novembread Orosei, nell’Hotel Cala Ginepro.Ad organizzarlo è il Centro Regio-nale Vocazioni della Sardegna. De-stinatari dell’interessante ed im-portante iniziativa sono non solodiaconi, sacerdoti, seminaristi, ani-matori, catechisti ed insegnanti direligione ma anche i giovani sensibilial tema della vocazione.I lavori saranno aperti il pomerig-gio di sabato 9 novembre da monsi-gnor Mosè Marcia, vescovo di Nuo-ro e delegato della Conferenza epi-scopale sarda per le vocazioni. Se-guiranno gli interventi di monsignorNico Dal Molin, direttore dell’UfficioNazionale per la Pastorale delle Vo-cazioni della Conferenza episcopa-le italiana, e di padre Antonio Musi,abate del Monastero Benedettino diSan Pietro di Sorres. Le conclusionidel convegno sono affidate a mon-signor Gian Franco Saba, rettore delSeminario Regionale Sardo e diret-tore del Centro Regionale Vocazioni,che dopo aver introdotto e guidato ilavori, interverrà la mattina di do-menica 10 novembre prima dellaConcelebrazione eucaristica pre-sieduta da monsignor Marcia. Inprogramma sabato sera anche unospettacolo musicale, intitolato

AFRANCO CAMBA

“Mondo perché piangi?”, a cura delGruppo Amici della Beata Maria Ga-briella della Parrocchia di Dorgali.La mattina di sabato 9 novembre,con inizio alle 10,30, sempre a CalaGinepro, si terrà un incontro riser-vato ai componenti del Centro Re-gionale Vocazioni, ai membri deiCentri Diocesani Vocazioni e aglianimatori vocazionali degli Istitutireligiosi.Richiamando il tema della Giornata

mondiale di preghiera per le voca-zioni del 2014, nel presentare il Con-vegno, monsignor Gian Franco Sabaha affermato: «Alla Chiesa è richiestala consapevolezza di dover compie-re una missione di verità, e per dirlacon le parole di Caritas in Veritate,“in ogni tempo ed evenienza, peruna società a misura dell’uomo, del-la sua dignità, della sua vocazione”».Proseguendo ha aggiunto: «La ve-rità della vita, che è bene ricevuto e

Per una società a misura dell’uomodella sua dignità, della sua vocazione

donato, è il progetto fondamentaleche Dio ha posto nel cuore di ogniuomo. La pastorale vocazionale, perquesto è chiamata a servire ogni per-sona, perché possa riconoscere inquesto progetto la realizzazione di sée della propria verità».Le adesioni al convegno possonoessere date direttamente al CentroRegionale Vocazioni, che ha sedepresso il Pontificio Seminario Re-gionale Sardo a Cagliari in via Mon-signor Parraguez 19 (telefono070.504768, e-mail: [email protected]), oppure al proprioCentro Diocesano Vocazioni. Quan-ti sono interessati a ricevere ulterio-ri informazioni potranno contatta-re la Segreteria del Seminario Re-gionale Sardo (telefono 070.504768,e-mail: [email protected]).Il Convegno regionale sardo prece-de di due mesi quello nazionale, inprogramma dal 3 al 5 gennaio 2014,a Roma, promosso dall’Ufficio Na-zionale per la Pastorale delle Voca-zioni. L’Ufficio della Conferenza epi-scopale italiana che offre alle Chieseparticolari, alle istituzioni e alle ag-gregazioni che operano nel suo am-bito di competenza, un contributoper l’annuncio, la proposta e l’ac-compagnamento delle vocazioni alministero ordinato, alla vita consa-crata e alla missione “ad gentes”, eche favorisce, quindi, una pastoralevocazionale unitaria e le propostedi accompagnamento e discerni-mento vocazionale.

diMICHELE ANTONIO CORONA

Fece ciò che è giusto agliocchi del Signore, se-guendo in tutto la via diDavide, suo padre, senza

deviare né a destra né a sinistra”(2Re 22,2). Con tale sublime pre-sentazione viene introdotto unodei più importanti personaggi del-l’AT. Lo presentiamo in questa ru-brica biblica di personaggi secon-dari, solo perché spesso è oltre-modo dimenticato dalla nostracultura e religiosità. Di contro, labibbia lo pone come perno di tut-to il periodo monarchico di Giudae grande regista della composi-zione biblica. Il suo operato, oltreche contro l’idolatria, la religio-sità pagana e oggettistica, è statocaratterizzato dalla più alta spiri-tualità per il libro. I capitoli 22-23di 2Re narrano il ritrovamento diun libro dimenticato nel tempio, ilquale venne riconosciuto comeuna delle forme più alte del Deu-teronomio. La storia di Giosia – ilcui nome ha la stessa forma con-

sonantica di Giosuè e Gesù – èemblematica per il popolo. Egliascolta la Parola che viene lettadallo scriba e ad essa risponde conprontezza e fede operosa. Nienteviene rimandato al futuro o allaclaudicante iniziativa personale. Ilre stesso, quale guida politica espirituale del popolo, attua lagrande riforma della religiosayhavhistica. Il primo atto è la so-lenne lettura del libro (2Re 23):tutti ascoltano davanti al tempiodi Gerusalemme e aderiscono al-l’alleanza. Si era alle porte dellagrande catastrofe dell’imminenteesilio. Allo stesso modo si proce-derà al ritorno dall’esilio, davantialle macerie del tempio con loscriba Esdra (Nee 8). La lettura emeditazione della Legge è il mi-nimo comune multiplo della sto-ria di Israele, che in casi di suc-cesso e sconfitta ha nella Torah lapropria vita. Il re Giosia è la guidaperfetta, il conduttore ottimale, ilfedele impeccabile, il ‘martello de-

gli eretici’. Inoltre, è l’ultimo verore del popolo di Dio, dal momen-to che i suoi successori sono ap-prossimativi e di idee poco reli-giose. Rimane un interrogativo: ilmotivo per cui Giosia muoia inbattaglia a Meghiddo per mano diun re egiziano. Nella spiritualitàreligiosa ebraica ciò è incom-prensibile, vista la congiunzioneforte tra modo di vivere e di mori-re. Comunque, Giosia, rimane ilsommo re che ha compiuto la piùgrande riforma religiosa in Giu-da, pari solo a suo nonno Ezechia.Per chi volesse approfondire la suastatura religiosa può leggere la vi-cenda in 2Re e, in parallelo, l’inte-ro Deuteronomio. Ogni gesto, de-

Giosia il grande re

F

PERSONAGGI DELLA BIBBIA

cisione e parola di Giosia, deisuoi ufficiali e del suo popolosono l’applicazione delle gran-di linee del quinto libro biblico.L’elogio del Siracide è testimonedella grandezza di Giosia: ‘Il ri-cordo di Giosia è una misturadi incenso, preparata dall' artedel profumiere. In ognibocca èdolce come il miele, come mu-sica in un banchetto. Egli si de-dicò alla riforma del popolo esradicò i segni abominevoli dell'empietà. Diresse il suo cuoreverso il Signore, in un' epoca diiniqui riaffermò la pietà. Se sieccettuano Davide, Ezechia eGiosia, tutti commisero pecca-ti’ (49,1-3).

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il Portico domenicA 3 novembre 201316 IL PORTICO DELLA DIOCESI

curiositàRegistrazione Tribunale Cagliari

n. 13 del 13 aprile 2004

S E T T I M A N A L E D I O C E S A N O

D I C A G L I A R I

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Abbònati a Il Portico

Continuano le proposte,da parte dell’Ufficio Ca-techistico della nostraArcidiocesi, per la for-

mazione di tutti coloro che vivonola missione di annunciatori dellaBuona Notizia: catechisti, educa-tori, animatori di gruppi e movi-menti, operatori pastorali.Nel precedente numero del nostrosettimanale diocesano è stata pre-sentata la proposta del corso peranimatori di catechisti, per colo-ro, cioè, che intendono formarsicon la specificità di divenire a lorovolta formatori di altri catechisti,mettendo a servizio le proprie co-noscenze e competenze.Questa volta viene, invece, pre-sentata un’offerta di formazioneaperta a tutti coloro che prestano ilproprio servizio nelle comunitàparrocchiali e in altre realtà dellaDiocesi e desiderano approfondi-re il proprio servizio ponendosi inattento ascolto di un mondo e, più

nello specifico, di un territorio e diuna società che sono in continuaevoluzione e necessitano, dunque,anche da parte della Chiesa, unamaggiore qualificazione nell’an-nuncio della proposta cristiana.L’Ufficio Catechistico, attraversoil corso di formazione diocesano,vuole offrire ai catechisti e a tutticoloro che vivono il compito affi-dato dalla Chiesa di annunciare ilVangelo, un percorso di formazio-ne, prendendo in esame i granditemi del Concilio Ecumenico Vati-cano II, fondamentali nell’ambi-to della catechesi, inserita oggi inun contesto di Nuova Evangeliz-zazione.L’itinerario formativo propostoavrà una durata triennale, per untotale di quindici incontri l’anno,che si terranno il mercoledì, dagennaio ad aprile, a partire dal 15gennaio 2014, presso i locali del Se-minario Arcivescovile di Cagliari.Il percorso triennale sarà suddivi-so in base alle tematiche: il primo anno, 2014, sarà dedicato

Un percorso triennaleper tutti i catechisti

DAVIDE LAI

alla “Educazione – Vangelo e Ca-techesi” prendendo in esame il Di-rettorio Generale per la Catechesialla luce dei nuovi orientamentiproposti dalla Conferenza Episco-pale Italiana “Educare alla vitabuona del Vangelo”, ponendo inevidenza la centralità della perso-na, di Cristo, della Parola di Dio,nella catechesi. Ci si soffermeràinoltre sull’analisi della Costitu-zione dogmatica conciliare “Lu-men Gentium”.Nel secondo anno, 2015, l’atten-zione sarà rivolta verso “ La Litur-gia fonte della vita spirituale deibattezzati”, riscoprendo il valoredella liturgia e, in particolare, del-la celebrazione eucaristica dome-nicale.Nel 2016, terzo anno dell’itinera-rio, ci si dedicherà al tema circa “Lapromozione del Regno di Dio”, unpercorso di approfondimento sui

Proposta una vera scuola diocesana di formazione

lineamenti della dottrina so-ciale della Chiesa alla lucedella Costituzione pastorale“Gaudium et Spes”.Gli incontri saranno costi-tuiti da una relazione inizia-le, nella quale verrà presen-tato il tema sul quale si ba-serà la riflessione e verrannoofferte le chiavi di lettura peraffrontare la lettura dei varidocumenti. Seguirà, poi, lasuddivisione in gruppi, neiquali si lavorerà attraverso laforma laboratoriale, guidatida un tutor e, per ultimo, unasintesi e condivisione da par-te dei diversi gruppi.Terminato il percorso for-mativo triennale verrà rila-sciato, inoltre, un attestato difrequenza.Le proposte formative offer-te dall’Ufficio CatechisticoDiocesano sono uno stru-mento attraverso il quale,preso coscienza dell’urgen-za dell’annuncio, ci si impe-gna come Chiesa a crescerel’uno accanto all’altro per di-venire autentici testimoni ededucatori qualificati, missio-nari della Parola di Dio al-l’interno delle nostre comu-nità, delle nostre famiglie, deiluoghi che quotidianamen-te ci vedono impegnati in di-versi ambiti.

ACINQUANTESIMAcandelina èstata spenta. È stato un an-no ricco di grazie per le di-verse cose che hanno ri-

guardato la parrocchia. Le grazie in quest’anno si sono suc-cedute e hanno coinvolto tutti. I let-tori del Portico sono già a cono-scenza delle diverse iniziative che sisono succedute durante lo scorsoanno come le Quarantore caratte-rizzate dal fatto che la chiesa è rima-sta aperta per tre giorni consecutivi,giorno e notte; oppure il San KarlCamp (il grest estivo che ha coinvol-to circa 160 bambini); il campo scuo-la dei giovani della cresima o il pel-legrinaggio giovani sulle orme di sanFrancesco, come anche il cineforumorganizzato, da espertissimi criticidel settore, per i giovani universitariper i quali è stata allestita ancheun’aula studio. Una grazia tutta par-ticolare è stato il recentissimo pel-legrinaggio in Terra Santa, dove oltrea ripercorre i luoghi del Cristo ab-biamo avuto la possibilità di ascol-tare le testimonianze dei nostri fra-telli cristiani del patriarcato latino.Testimonianze toccanti non soloperché hanno descritto cosa signifi-ca essere cristiani oggi in Mediooriente (essere minoranza, essereperseguitati e umiliati) ma ancheperché per noi sono state una spin-ta a vivere la parrocchia in maniera

DON LUCA VENTURELLI

In un anno davvero ricco di donila Provvidenza ha bussato più volte

ancora più incisiva. Un anno che ha visto la parrocchiacrescere anche nella carità. La Prov-videnza ha voluto che l’Ordine diMalta, con la collaborazione di al-cuni parrocchiani e della San Vin-cenzo parrocchiale, si rendesse di-sponibile ogni domenica per un in-vito a pranzo rivolto alle persone piùbisognose. Una Provvidenza che ad oggi regi-stra anche l’aumento dei bambinidel catechismo, oltre 200, e la ria-pertura dell’Oratorio che vede ilcoinvolgimento di diversi bambinidel catechismo e di giovanotti delpost-cresima. Altra grazia per la par-rocchia è quella di essere, grazie so-prattutto al passa parola, punto diriferimento per quelle persone chedesiderano “rimettersi in regola” do-po la fine di un matrimonio: è statoattivato un consultorio giuridico par-

rocchiale, legato alle cause di nul-lità. Queste in linea di massima legrazie che possiamo dire di aver ot-tenuto in quest’anno del cinquan-tesimo. Per prepararci alle date del 3 e 4 no-vembre abbiamo organizzato un tri-duo di preparazione nei giorni dal29 al 31 ottobre dove il compito dioffrici ulteriori spunti di riflessione èstato affidato a don Marco Galanti,cappellano militare dell’Aeronauti-ca Militare della Sardegna. Don Marco ha proposto come temidi riflessione la carità, la preghiera ela sequela. Temi strettamente legatitra loro in quanto vivere uno solo diquesti slegandolo dagli altri due nonavrebbe alcun senso. Il triduo si è presentato particolareper una formula che è stata adottata,ovvero quello di ripetere l’interven-to del predicatore, oltre che nella

messa del pomeriggio, anchein una Liturgia della Parola atarda sera. Questo per venireincontro soprattutto ai lavo-ratori. Il momento più solennesarà la celebrazione dell’euca-restia, il 3 novembre dopo laprocessione (a detta di qual-che parrocchiano è la secondavolta che il santo esce dallaChiesa per una processionenelle vie del quartiere), chesarà presieduta da mons. Pil-lolla. La celebrazione del 3 ve-drà anche la partecipazionedei sacerdoti P. Moschetti eMons. Pittau che nella pasto-rale ordinaria offrono il loroaiuto. Infine un ringraziamen-to tutto particolare a mons.Gavino Pala, per il tanto impe-gno come parroco fondatoreper la costruzione materiale espirituale di questa parroc-chia. Come parroco di questocinquantesimo posso solo di-re che nella lettera inviata l’11ottobre scorso a Papa France-sco per ringraziarLo dell’uti-lizzo della mia ford focusneglispostamenti del 22 settembreconcludevo chiedendo tre be-nedizioni: una per il parrocofondatore, una per il sotto-scritto e una per la comunitàtutta affinché la parrocchia neiprossimi cinquant’anni pos-sa essere luogo d’incontro e dipartenza verso i più lontani.

San Carlo Borromeo.la parrocchia fondata da mons. Pala si prepara alla festa patronale.

Q

L

A La Verna con i ragazzi del Cammino neocatecumenale.