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LOTTA DI CLASSE E RIVOLTA SOCIALE ! CHIUDERE CASAPOUND, CHIUDERE CASAGGÌ, E TUTTI I COVI FASCISTI! di Lello e Daddo ( cellula stu- dentesca Firenze) Martedì 13 dicembre tutto il mondo ha subito una scossa di orrore dovuta ad un vero e proprio massacro verso alcuni ambulanti senegalesi, prima in piazza Dalmazia dove sono mor- ti Samb Modou e Diop Mor, poi al mercato di San Lorenzo dove sono state ferite altre due persone. Tutto ciò è avvenuto per mano di Gianluca Casseri, militante dell’or- ganizzazione neofascista Casa- pound, che dopo aver agito si è tolto la vita. Il gesto di violenza squadrista ha mobilitato le associazioni antirazzi- ste e antifasciste da tutta Italia e ha portato a Firenze più di ventimila persone pronte a scendere in piazza per manifestare contro il fascismo, in difesa dei migranti. Questo gesto estremamente razzista è solo un assaggio di quello che può succedere se questi covi fascisti ri- marranno aperti. Non possiamo avere fiducia nelle istituzioni, siano esse di centrode- stra o centrosinistra, che fino ad oggi hanno coperto ed aiutato Casapound, Casaggì, ecc, è perciò necessaria una vasta mobilitazione popolare affin- ché questi centri vengano chiusi per togliere una macchia infamante dal nome della nostra città: Firenze. La vicenda non è, come vogliono farci credere giornali, TV e mass media, un gesto di un folle, ma bensì un atto squadrista, evoluzione degli insegnamenti che vengono trasmessi nei covi fascisti. Per questo motivo chiediamo la chiusura di ogni sede fascista dove gli ideali comuni e prevalenti sono razzismo, omofobia e xenofobia affinché si possano evitare episodi come quello avvenuto a Firenze. Rafforzeremo anche la nostra batta- glia al fianco dei migranti, per il per- messo di soggiorno garantito a tutti, per il diritto al lavoro e alla casa e per il diritto di voto. di Ruggero Rognoni Il governo Monti, dopo aver imposto ai lavoratori una pensione da fame costringendoli a lavorare fino al rag- giungimento di 41 anni di contributi più un mese per le donne e 42 anni più un mese per gli uomini, dopo aver azzerato il potere d’ acquisto delle retribuzioni, aver aumentato le accise sui carburanti e aver imposto grappoli di balzelli, adesso si accin- ge a varare la FASE DUE. La seconda fase sarà per i lavoratori anche peggiore della prima perché prevede la cancellazione dei diritti acquisiti in un secolo di lotte del mo- vimento operaio. Questo governo è lo strumento principale oggi in Italia per la restaurazione dei rapporti di forza ottocenteschi tra la borghesia e le classi subalterne. Il capitalismo italiano tramite il Dr. Monti, Marchionne e Confindustria, ha un preciso programma da seguire: cancellare tutti i precedenti accordi, aumentare il carico di sfruttamento e togliere anche le minime difese sindacali ai lavoratori. Le banche devono riscuotere 90 miliardi di in- teressi all’ anno e spazi concertati- vi e riformisti non ce ne sono. Per raggiungere questo livello di sfrutta- mento l’ unica strada praticabile è l’ eliminazione di ogni possibile con- flitto sociale. Si parla ad esempio di “flexsecurity”, ossia di normative vigenti nel Nord Europa, che consi- stono nella possibilità per il datore di lavoro di licenziare un lavoratore, anche se con un contratto a tempo indeterminato. Con questo sistema, i neo-assunti non entrerebbero più in azienda con i contratti a tempo de- terminato, ma allo stesso tempo essi potrebbero essere più facilmente li- cenziati, rispetto alla situazione at- tuale dei contratti a tempo indetermi- nato. Quindi, non si applicherebbero loro le tutele previste dall’art.18, che obbligano al reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa o giu- stificato motivo, per le aziende sopra i 15 dipendenti. In pratica la can- cellazione mascherata dello stesso articolo. Viene inoltre proposto un contratto definito “unico a protezio- ne crescente” per eliminare le lotte delle categorie più combattive come quella dei metalmeccanici rappre- sentati in particolare dalla FIOM. Sono tutte alchimie per soffocare il conflitto sociale. Per questo fine, ogni mezzo è lecito: perfino la dialettica del presidente della Repubblica Napolitano, i fiumi di inchiostro dei giornali dei grandi gruppi finanziari, radio e televisioni e i partiti di destra e di centro sinistra che ad ogni piè sospinto ripetono lo stesso identico ritornello. Il sacrifi- cio di oggi sarà ricompensato dal fu- turo sicuro dei giovani. Niente di più falso. Il capitalismo nella sua storia non ha mai diviso nulla con le classi subalterne a maggior ragione nella sua più devastante crisi da un secolo ad oggi. Le poche briciole a favore dei lavoratori raggranellate dal rifor- mismo socialdemocratico qualche decennio fa, sono state tutte ripre- se a tappe forzate. Il riformismo è colpevole, ipocrita e partecipe alla realizzazione di ogni programma ca- pitalistico in un percorso obbligato passato e presente che vede oggi la borghesia spietatamente in rotta di collisione con la classe lavoratrice. Qual’ è il nostro compito se non quel- lo di contrastare e respingere l’ attac- co contro la classe operaia con una grande rivolta sociale? Dobbiamo rafforzare le organizzazioni operaie e organizzare le lotte con avanguardie consapevoli del livello dello scontro in atto e contrastare la catastrofe. Il compito del Partito Comunista dei Lavoratori è proprio questo. Aprire la strada con obbiettivi transitori ad un “nuovo mondo” con l’ economia strutturata a favore delle necessità sociali. Con una cultura e una forte coscienza di classe. L’ unica solu- zione possibile è la rivoluzione. O il socialismo o la barbarie. GIORNALE TOSCANO DI CONTROINFORMAZIONE numero 1 gennaio 2012 € 1 LA FASE DUE DEL GOVERNO MONTI: ELIMINARE I DIRITTI DEI LAVORATORI

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LOTTA DI CLASSE E RIVOLTA SOCIALE !CHIUDERE CASAPOUND,

CHIUDERE CASAGGÌ, E TUTTI I COVI FASCISTI!

di Lello e Daddo ( cellula stu-dentesca Firenze)

Martedì 13 dicembre tutto il mondo ha subito una scossa di orrore dovuta ad un vero e proprio massacro verso alcuni ambulanti senegalesi, prima in piazza Dalmazia dove sono mor-ti Samb Modou e Diop Mor, poi al mercato di San Lorenzo dove sono state ferite altre due persone.Tutto ciò è avvenuto per mano di Gianluca Casseri, militante dell’or-ganizzazione neofascista Casa-pound, che dopo aver agito si è tolto la vita.Il gesto di violenza squadrista ha mobilitato le associazioni antirazzi-ste e antifasciste da tutta Italia e ha portato a Firenze più di ventimila persone pronte a scendere in piazza per manifestare contro il fascismo, in difesa dei migranti.Questo gesto estremamente razzista è solo un assaggio di quello che può succedere se questi covi fascisti ri-marranno aperti.Non possiamo avere fiducia nelle istituzioni, siano esse di centrode-stra o centrosinistra, che fino ad oggi hanno coperto ed aiutato Casapound, Casaggì, ecc, è perciò necessaria una vasta mobilitazione popolare affin-ché questi centri vengano chiusi per togliere una macchia infamante dal nome della nostra città: Firenze.La vicenda non è, come vogliono farci credere giornali, TV e mass media, un gesto di un folle, ma bensì un atto squadrista, evoluzione degli insegnamenti che vengono trasmessi nei covi fascisti.Per questo motivo chiediamo la chiusura di ogni sede fascista dove gli ideali comuni e prevalenti sono razzismo, omofobia e xenofobia affinché si possano evitare episodi come quello avvenuto a Firenze.Rafforzeremo anche la nostra batta-glia al fianco dei migranti, per il per-messo di soggiorno garantito a tutti, per il diritto al lavoro e alla casa e per il diritto di voto.

di Ruggero Rognoni

Il governo Monti, dopo aver imposto ai lavoratori una pensione da fame costringendoli a lavorare fino al rag-giungimento di 41 anni di contributi più un mese per le donne e 42 anni più un mese per gli uomini, dopo aver azzerato il potere d’ acquisto delle retribuzioni, aver aumentato le accise sui carburanti e aver imposto grappoli di balzelli, adesso si accin-ge a varare la FASE DUE. La seconda fase sarà per i lavoratori anche peggiore della prima perché prevede la cancellazione dei diritti acquisiti in un secolo di lotte del mo-vimento operaio. Questo governo è lo strumento principale oggi in Italia per la restaurazione dei rapporti di forza ottocenteschi tra la borghesia e le classi subalterne. Il capitalismo italiano tramite il Dr. Monti, Marchionne e Confindustria, ha un preciso programma da seguire: cancellare tutti i precedenti accordi, aumentare il carico di sfruttamento e togliere anche le minime difese sindacali ai lavoratori. Le banche devono riscuotere 90 miliardi di in-teressi all’ anno e spazi concertati-vi e riformisti non ce ne sono. Per raggiungere questo livello di sfrutta-mento l’ unica strada praticabile è l’ eliminazione di ogni possibile con-

flitto sociale. Si parla ad esempio di “flexsecurity”, ossia di normative vigenti nel Nord Europa, che consi-stono nella possibilità per il datore di lavoro di licenziare un lavoratore, anche se con un contratto a tempo indeterminato. Con questo sistema, i neo-assunti non entrerebbero più in azienda con i contratti a tempo de-terminato, ma allo stesso tempo essi potrebbero essere più facilmente li-cenziati, rispetto alla situazione at-tuale dei contratti a tempo indetermi-nato. Quindi, non si applicherebbero loro le tutele previste dall’art.18, che obbligano al reintegro del lavoratore licenziato senza giusta causa o giu-stificato motivo, per le aziende sopra i 15 dipendenti. In pratica la can-cellazione mascherata dello stesso articolo. Viene inoltre proposto un contratto definito “unico a protezio-ne crescente” per eliminare le lotte delle categorie più combattive come quella dei metalmeccanici rappre-sentati in particolare dalla FIOM. Sono tutte alchimie per soffocare il conflitto sociale.Per questo fine, ogni mezzo è lecito: perfino la dialettica del presidente della Repubblica Napolitano, i fiumi di inchiostro dei giornali dei grandi gruppi finanziari, radio e televisioni e i partiti di destra e di centro sinistra che ad ogni piè sospinto ripetono lo

stesso identico ritornello. Il sacrifi-cio di oggi sarà ricompensato dal fu-turo sicuro dei giovani. Niente di più falso. Il capitalismo nella sua storia non ha mai diviso nulla con le classi subalterne a maggior ragione nella sua più devastante crisi da un secolo ad oggi. Le poche briciole a favore dei lavoratori raggranellate dal rifor-mismo socialdemocratico qualche decennio fa, sono state tutte ripre-se a tappe forzate. Il riformismo è colpevole, ipocrita e partecipe alla realizzazione di ogni programma ca-pitalistico in un percorso obbligato passato e presente che vede oggi la borghesia spietatamente in rotta di collisione con la classe lavoratrice. Qual’ è il nostro compito se non quel-lo di contrastare e respingere l’ attac-co contro la classe operaia con una grande rivolta sociale? Dobbiamo rafforzare le organizzazioni operaie e organizzare le lotte con avanguardie consapevoli del livello dello scontro in atto e contrastare la catastrofe. Il compito del Partito Comunista dei Lavoratori è proprio questo. Aprire la strada con obbiettivi transitori ad un “nuovo mondo” con l’ economia strutturata a favore delle necessità sociali. Con una cultura e una forte coscienza di classe. L’ unica solu-zione possibile è la rivoluzione. O il socialismo o la barbarie.

GIORNALE TOSCANO DI CONTROINFORMAZIONE numero 1 gennaio 2012 € 1

LA FASE DUE DEL GOVERNO MONTI:ELIMINARE I DIRITTI DEI LAVORATORI

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editoriale pagina 2

ACQUA PUBBLICA:DISATTESO IL REFERENDUM, PARTE LA CAMPAGNA DI AUTORIDUZIONE DELLA BOLLETTA.

Il 12 e 13 giugno scorsi tramite un referendum, il popolo italiano ha ribadito il proprio no all’impiego dell’energia nucleare e ha sancito la impossibilità della privatizzazione di servizi e dei beni comuni come l’acqua. Dopo sei mesi da quella straordinaria mobilitazione e dalla schiacciante vittoria gli esiti della consultazione sono stati comple-tamente disattesi. Se infatti le mire nucleariste non sono state mai ac-cantonate e l’attuale governo Monti continui l’operazione di privatizza-zione forzata di tutti i servizi pub-blici, in Toscana è il centro sinistra al gran completo a tradire la volontà dei cittadini.

Contro il parere di milioni di elet-tori, che si erano pronunciati per una ripubblicizzazione del servizio idrico, la gestione dell’acqua resta in mano a società per azioni, per lo più a compartecipazione pubblica, le quali ottengono profitti enormi spe-culando sul bene di prima necessità come l’acqua.

Come se non bastasse, nonostante sia stata la regione con maggiore affluenza al voto e maggiore per-centuale di SI, la Toscana è oggi la regione con le bollette del servizio idrico più care d’Italia. Il tanto in-criminato 7% di remunerazione del capitale investito, che il referendum aveva imposto di cancellare, conti-nua ad essere presente nelle nostre bollette. Per di più negli ultimi anni le tariffe medie sono salite media-mente del 6-8% annuo.

E’ per queste ragioni che i comitati “per l’acqua bene comune” hanno deciso di dare il via ad una campa-gna nazionale di autoriduzione della bolletta. Questa campagna, denomi-nata di “obbedienza civile” , consiste nel non pagare più, proprio come il referendum aveva sancito, la famosa quota del 7% della bolletta riservata al profitto del gestore. Questa iniziativa interessante, so-prattutto per gli effetti che potrebbe avere se applicata a livello di massa, rischia però di non avere il giusto sbocco politico.

Non si può limitarsi a chiedere, an-che se giustamente, la riduzione della bolletta. Bisogna rispettare a fondo l’esito referendario e rivendicare la ripubblicizzazione immediata di tut-ti i servizi pubblici, a partire dall’ac-qua, rompendo finalmente con tutte le amministrazioni locali, anche del centro sinistra, che invece hanno tra-dito l’esito del referendum.

STRAGE FASCISTA A FIRENZE

di Compagno Vasilij

E’ il 13 dicembre e nel mercato di piazza Dalmazia la mattinata proce-de regolarmente come tutti i giorni.Una questione di secondi, un uomo parcheggia la macchina, scende, estrae una pistola e uccide Samb Modou e Diop Mor.L’assassino, gianluca casseri, viene subito identificato, è un militante di Casapound Pistoia. Fuggendo da piazza Dalmazia, il fascista si dirige al mercato di San Lorenzo dove fe-risce altre due persone di nazionalità senegalese. Braccato dalla polizia si nasconde nel parcheggio sotterraneo del mercato centrale e non trovando una via di fuga si suicida.Da questo momento in poi i giornali-sti inizieranno a gonfiare e stravole-gere la notizia, partendo da un “rego-lamento di conti tra spacciatori” fino ad arrivare “al gesto di un folle”.Noi che non tolleriamo queste men-zogne ci battiamo per ribadire il con-cetto che il fascista gianluca casseri non era un folle, possedeva un por-to d’armi regolarmente concesso e quindi aveva supertato test psicolo-gici, scriveva per Casapound ed era considerato un intelletuale.L’azione fascista che ha portato all’uccisione di Diop Mor e Samb Modou non può e non deve essere considerata come lo sfogo di un paz-zo.I covi fascisti a Firenze come Casa-pound e Casaggì portano avanti idee xenofobe, razziste, sessiste e omofo-be che non si soffermano alla sola te-

oria, ma come è stato dimostrato da questo ultimo gesto vengono messe in pratica con disumana violenza.Purtroppo queste non sono due vit-time isolate perchè negli ultimi anni i fascisti, sdoganati dalle istituzioni, hanno ucciso persone solo perchè Antifasciste.E’ quindi giusto ricordare Davide Cesare di 26 anni, ucciso a Milano nel 2003 e Nicola Tommasoli di 29 anni ammazzato a Verona nel 2008.Alle 18 del 13 dicembre parte un corteo selvaggio per il centro stori-co fiorentino al quale erano presenti Migranti e Antifascisti.Subito la risposta della polizia che non aspetta altro che un occasione simile per sfoderare i manganelli e menare duro qualche Antifascista in-sieme a qualche Migrante.Qualche sbirro avrà pensato ad un re-galo di natale anticipato quando si è trovato davanti persone a mani nude che si limitavano a urlare “Fuori i fa-scisti dalle città”.Dopo qualche manganellata ben piazzata è stato ordinato di far deflu-ire il corteo in piazza Duomo, dove sono intervenuti burocrati della co-munità senegalese che inneggiavano alla calma e alla preghiera.Perfino Enrico Rossi ha tentato di in-tervenire cercando di placare la rab-bia, ma è stato ricoperto giustamente di fischi ed insulti.La ciliegina sulla torta è stato l’in-tervento dell’imam fiorentino Izze-din Elzir che circa due mesi prima era stato presente ad un’iniziativa di Forza Nuova.

Il sabato seguente (17 dicembre) si è svolta la manifestazione nazionale contro il razzismo ed il fascismo a Firenze. Più di 20000 erano presenti in piazza per manifestare affinchè i covi fascisti vengano chiusi.Nella giornata di lotta al fascismo sono stati riscontrati però degli in-filtrati; tra gli identificati spiccano i nomi di Bersani, Ferrero, Vendola e Bindi, tutti colpevoli di aver votato in passato leggi razziste come la Tur-co-Napolitano che legittima l’apertu-ra di veri e propri lager per migranti, i cosiddetti CIE (Centri di identifica-zione ed Espulsione).Come di consueto coloro che prati-cano l’Antifascismo da anni quoti-dianamente sono stati bersagliati e rinominati “provocatori” da tutti i media, mentre partiti come Rifonda-zione Comunista e Partito Democra-tico o associazioni come Socialismo Rivoluzionario (SR) che l’Antifasci-smo lo rispolverano e lo tirano fuori se va bene per il 25 aprile hanno vo-luto mettere il cappello riempiendo le interviste di belle parole scordan-do che i fatti sono più importanti e in lor’ caso inesistenti.Noi che non tolleriamo questo com-portamento ci schieriamo dalla parte dei Lavoratori, dalla parte degli Stu-denti e dei Migranti per portare avan-ti una battaglia Antifascista ai fini di mantenere la memoria storica della Resistenza.Basta covi fascisti coper-ti e pagati dalle istituzioni, adesso gli chiuderemo noi.Per ricordare le vittime del fascismo di ieri e di oggi, ora e sempre Resi-stenza.

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pagina 3 locale RIGASSIFICATORE OFFSHORE OLT - LNG:IMPIANTO INUTILE E POTENZIALMENTE CATASTROFICO

di Alessandro Ferri

Chiamata la Piccola Svizzera per le sue stupefacenti bellezze naturali, la Garfagnana non può certamente de-finirsi altrettanto straordinaria da un punto di vista prettamente sociale e politico. Nel bel mezzo di una crisi economica e occupazionale che la sta investendo, il suo popolo da buon incassatore, continua a ricevere duri colpi ben assestati con la spiacevole conseguenza, vista la totale mancan-za di un contrattacco, che prima o dopo finirà letteralmente al tappeto. E’ davvero strana la natura del gar-fagnino: un vero leone rinchiuso tra le mura del Bar, negli ambienti adia-centi al posto di lavoro, dove la sem-plice vista del borghese, del capo, del padrone, del consigliere comu-nale, lo trasforma con la rapidità della luce in agnello. Il servilismo è diventato parte integrante della vita garfagnina, dove parti sociali e par-titi politici hanno lavorato a lungo per raggiungere questo stato di cose,

e dove sfortunatamente sono riusciti appieno. E’ qui, in questa terra, dove la politica ha solo ed esclusivamente un ruolo elettorale, dove niente im-porta se aziende chiudono lasciando che i propri operai rimangano da soli con il proprio mutuo da pagare e la mancata possibilità di poter sostene-re la propria famiglia. E’ qui, dove invece di opporsi con tutte le forze alla costruzione di un nuovo ospedale unico, il quale porterà inevitabilmen-te grossi disagi sanitari e indiscussi tagli di personale, ma evidenti profit-ti per alcuni privilegiati, tutto rimane fermo in attesa degli sviluppi. A que-sto punto sorgerà spontanea in voi la domanda: “Facile per te sentenziare per mano di una penna! Che cosa hai fatto per opporti a questo scempio? “ La mia risposta non può che essere questa:” Io personalmente niente”, ma se la stessa domanda la poniamo sotto quest’altra forma: “Che cosa ha fatto il tuo Partito per opporsi a questo scempio?”, Posso afferma-re con estrema fierezza: “Molto! E continueremo senza alcun dubbio a lavorare a fondo, opponendoci con-

tro le istituzioni concertate con il capitale”. Il Partito Comunista dei Lavoratori ha da sempre manifestato il proprio dissenso verso la politica esclusivamente elettorale presente in questa terra, dove tutto rimane fermo in attesa di chissà che cosa. Ci siamo sempre esposti in prima linea con-tro la strana natura dei partiti che si definiscono comunisti, i quali parte-cipano attivamente al massacro gar-fagnino; sono risultati inutili i nostri innumerevoli inviti alla costruzione di un fronte di lotta comune per op-porsi al massacro istituzionale garfa-gnino. E’ estremamente evidente che quelle forze politiche non potranno mai unirsi a noi in un fronte comu-ne, visto che sono tra i protagonisti di questo sterminio sociale, visto che fanno parte di svariate giunte, comunali e provinciale. E’ davvero inspiegabile come sia stata ignorata la nostra ultima proposta, dove in un comunicato inviato alle parti sociali e alla Federazione della Sinistra garfa-gnina chiedevamo: “Siamo convinti che sia necessario sottolineare tutta la complicità istituzionale locale e

provinciale a questa totale anarchia borghese; pertanto invitiamo tutta la sinistra radicale, di movimento, il sindacato, ad aprire un tavolo di di-scussione per poter organizzare una grande manifestazione, proletaria e popolare, che evidenzi tutto il suo dissenso verso gli attacchi ingiustifi-cati portati alla classe lavoratrice. La semplice solidarietà a tutti quei la-voratori in precarie condizioni di oc-cupazione non porterà a niente; solo una manifestazione di piazza potrà evidenziare tutto il nostro dissenso verso le classi dirigenti locali e pro-vinciali collaborazioniste del massa-cro operaio garfagnino.” Pertanto, a fronte di una palese mancata parte-cipazione al fronte popolare e prole-tario di qualsiasi movimento politico e sindacale, invitiamo la cittadinanza a mobilitarsi assieme a noi, facendo vedere una volta per tutte che il vero garfagnino non è quello dalle “scar-pe grosse e dal cervello fino”, come recita quel famoso detto che tanto ci fa arrabbiare, ma colui che final-mente si opporrà a questo massacro sociale!

LA STRANA POLITICA DELLA GARFAGNANA

di Sergeyev Artem

La Toscana avrà la sua grande opera voluta da Confindustria, dalle ban-che in particolare la BCE, dai passati governi di destra e centrosinistra e da Passera neo ministro dello svilup-po economico del governo Monti: il rigassificatore offshore al largo del-le coste livornesi-pisane della OLT LNG. Un progetto da 800 milioni di € che non darà in cambio posti di lavo-ro ma solamente un enorme impatto ambientale con la clorazione dell'ac-qua marina e il suo notevole abbas-samento della temperatura, le enormi emissioni di gas serra e il pericolo di possibili incidenti catastrofici. Confindustria e le multinazionali ( ENI, Endesa, E.On ) affiancate dal-le amministrazioni di centrosinistra locali come quelle di Pisa-Livorno e quella della Regione Toscana hanno cogestito insieme ai governi centrali un progetto mostruoso anche dal lato ingegneristico. Primo al mondo di questo genere sarà un banco di prova sperimen-tale. Non è un caso che la Regione Toscana messa alle strette dal mo-vimento contro l' OFFSHORE e dal parere negativo di una commissione tecnica internazionale, non abbia ancora rese pubbliche le valutazioni sulla sicurezza da parte di un' appo-sita commissione. Un silenzio che urla sulla pericolosità della gestio-ne, trasformazione e stoccaggio di milioni di metri cubi di gas naturale LNG. Non è ancora spento il dolo-roso ricordo della strage di Viareg-gio provocato dai pochi metri cubi di gas GPL di un vagone cisterna. E' inimmaginabile quello che potreb-be succedere ad una nave rigassifica-trice immensamente più grande. L' arrivo della nave TOSCANA Of-fshore FSRU (Floating Storage Re-gassification Unit) in realizzazione nei cantieri di Dubai è stato riman-dato dalla prima data prevista del

2009 a quella possibile del 2013. I costi per la manutenzione venten-nale dell'impianto e quelli per la sua realizzazione con quale ricaduta a favore dei cittadini sarebbero ricom-pensati? Nessuna. Questa è la risposta disarmante. Anzi dopo vent'anni di esercizio e distruzione della vita di un tratto molto vasto di mare compreso tra l' Isola di Gorgona e il litorale pisano livornese, alle due città rimarrà solo la difficilissima bonifica di un am-biente distrutto. Tutto questo scena-rio dentro una situazione economica dove la domanda di gas è crollata e dove la Toscana diventerebbe unica-mente un terminale di stoccaggio di enormi quantità di LNG invendute. Non dimentichiamo che è in fase di realizzazione anche il metanodotto GALSI che collegherà il Nord Afri-ca con la stessa Toscana.

Ma i profitti delle multinazionali saranno comunque garantiti dalle decisioni del passato Governo Pro-di grazie alla delibera 178 emanata dall’Autorità per l’energia nell’estate 2005 “per aiutare la competizione”, lo Stato italiano ha incentivato la co-struzione di rigassificatori azzerando il “rischio di impresa” per le società che vogliono entrare nel business del LNG. All’interno di questa delibera l’Autorità per l’energia ha infatti in-serito (articolo 13, comma 2) un “fat-tore di garanzia che assicura anche in caso di mancato utilizzo dell’im-pianto la copertura di una quota pari all’80% dei ricavi di riferimento” per i costi fissi del terminale, che a loro volta costituiscono circa il 95% dei costi dell’impianto. Così, se le socie-tà che gestiscono il terminale non ri-usciranno ad avere il LNG , cosa che (come abbiamo visto) è molto pro-

babile, interviene lo Stato italiano prelevando i soldi dalle bollette dei consumatori finali, cioè dai cittadini. Ma quali sono le fonti principali di approvvigionamento ? I paesi del Golfo Persico, Libia, Al-geria, Nigeria, Russia, Venezuela. Paesi nel pieno scontro di interessi imperialisti internazionali nella cor-sa spasmodica per depredare popo-lazioni e territori. La lotta contro il rigassificatore OLT quindi diventa prioritaria per essere anticapitali-sta, antimperialista in difesa dell' ambiente. Una lotta anche contro il debito pubblico che opere colossali ed inutili come questa aumentano a dismisura.

Ringraziamenti: Comitato contro il rigassificatore of-fshore di Livorno/Pisa. Aristide Colli anarchico livornese

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lavoro e sindacato pagina 4LETTERA APERTA A SUSANNA CAMUSSO: LA CONCERTAZIONE E’ FINITA: SERVE UNA LOTTA VERA!

REPRESSIONE A PISA: QUESTURA E DIRIGENZE SINDACALI CONTRO IL DISSENSO DEI LAVORATORI

di Partito Comunista dei Lavoratori

Cara Susanna Camusso, la ripresa della concertazione è stata un falli-mento ed ora in ogni caso non vi è più nulla da concertare. Dopo lo “storico” accordo da te fir-mato con Confindustria il 28 Giu-gno, hai incassato l’articolo 8 e tre finanziarie Berlusconiane contro il lavoro. Dopo la tua apertura di cre-dito al governo Monti, alla coda del PD, hai incassato una nuova finan-ziaria di massacro sociale- cui non hai opposto alcuna reale resistenza- ed oggi l’annuncio di un nuovo at-tacco all’articolo 18 senza neppure la parvenza di un reale negoziato. La verità è che il governo Monti ha abrogato di fatto il tavolo di con-certazione, e che in ogni caso la sua politica sociale, dettata da banche e Confindustria, non ha nulla da offri-re ma solo da togliere al mondo del lavoro. Sei invitata dai fatti a prenderne atto ,evitando illusioni , nuove umiliazio-ni, e nuove sudditanze al PD. La CGIL è nuovamente di fronte a un bivio. O una capitolazione a Monti, Bersani, Napolitano e alla

loro predicazione della responsabili-tà nazionale, a favore di industriali e banchieri. Oppure finalmente una lotta vera per arrestare la valanga: ciò che implica opporsi al governo Monti, rompere con il PD e con Na-politano, promuovere un’azione di massa continuativa: un’azione tanto radicale quanto radicale è l’attacco portato ai lavoratori. Queste sono le due vie possibili. Una terza possibilità non esiste. La svolta di lotta è tanto necessaria

quanto possibile. Nonostante l’enor-me disorientamento tra le fila dei la-voratori, dovuto anche a tanti anni di speranze deluse e tradite, esiste e si allarga una domanda di reazio-ne ad un’offensiva senza precedenti nell’intero dopoguerra. Le stesse lot-te di fabbrica di queste ore ne sono testimonianza. La CGIL è oggi la principale orga-nizzazione del mondo del lavoro in Italia. La disgregazione della sinistra la carica oltretutto di un ruolo obietti-

vo di supplenza politica. Se la CGIL rompesse gli indugi, si liberasse dei riflessi concertativi, chiamasse i la-voratori ad una lotta vera per vince-re, richiamerebbe perciò stesso tante energie e disponibilità oggi sopite. E potrebbe riaprire la partita. Se la CGIL varasse una piattaforma di lotta unificante per il blocco dei licenziamenti, l’abrogazione di tutte le leggi di precarizzazione del lavo-ro, la ripartizione tra tutti del lavoro esistente a parità di salario, un vero salario sociale ai disoccupati, un piano di opere sociali finanziato da grandi patrimoni, rendite, profitti; se la CGIL preparasse su questa piatta-forma uno sciopero generale prolun-gato , con l’occupazione di tutte le aziende che licenziano, con la preci-sa volontà di piegare l’avversario e strappare risultati, essa diverrebbe il punto di riferimento dell’enorme malcontento sociale e un possibile fattore politico di svolta. Molto dipende dalla tua volontà e dalle scelte del gruppo dirigente del-la tua organizzazione. Di certo un rifiuto della svolta, la continuità del piccolo cabotaggio, aprirebbero la via a una disfatta storica del mondo del lavoro. Di cui saresti pienamente responsabile, e senza alibi.

di N. Senada

Il 12 dicembre scorso, a Pisa, in oc-casione dello Sciopero Generale pro-clamato dai sindacati confederali di ben 3 ore, si è consumato l'ennesimo atto di repressione nei confronti di qualunque forma di dissenso dalle li-tanie istituzionali che vengono ripe-tute quotidianamente da ogni organo di stampa e per voce di ogni espo-nente del centrodestra, del centrosi-nistra e delle segreterie dei sindacati padronali e concertativi. La polizia è stata schierata sul lun-garno mediceo per impedire che un centinaio di lavoratori della Fiom Piaggio, del Cobas e altri senza ap-partenenza sindacale che avevano aderito all’appello lanciato dalla RSU FIOM Piaggio a partecipare al corteo indetto per lo sciopero genera-le di otto ore della FIOM, potessero raggiungere piazza Mazzini, luogo della celebrazione rituale dello scio-pericchio di tre ore e del conseguen-te comizio congiunto di Cgil Cisl Uil e Ugl. Dopo essere stati costretti a raggiungere piazza Mazzini per vie secondarie e alla spicciolata, i lavo-ratori sono stati nuovamente bloccati e spintonati dalla polizia davanti alla prefettura. La Polizia ha di fatto agito da servi-zio di sicurezza, garante della sacrali-tà e della inutilità dei comizi di Cgil, Cisl, Uil e Ugl. I burocrati di questi sindacati si riempiono la bocca par-lando di unità finalmente raggiunta, ma l'unica unità che gli interessa è quella delle loro segreterie nella ri-costruzione della concertazione uni-

taria e subalterna agli interessi di confindustria e delle banche. Questo stesso sciopericchio di tre ore non aveva altro fine che quello di ricol-locare Cgil, Cisl, Uil e Ugl nel ruolo di referenti istituzionali dei padroni. La repressione subita dai lavoratori scioperanti si colloca in perfetta con-tinuità con il clima pesante che l'am-ministrazione comunale pisana sta creando in città attraverso la polizia municipale contro il legittimo dirit-to di espressione e l' agibilità politi-ca dei vari settori di movimento. In particolare da settimane viene leso il diritto di propaganda politica attra-verso i volantinaggi o l' ingresso alla assemblee comunali. Ne hanno fatto le spese l' associazione Italia-Cuba e Rebeldia, ma anche il PCL al quale è

stato impedito un volantinaggio con-tro la manovra Monti. Come Partito comunista dei lavoratori eravamo in piazza a fianco di quei lavoratori e quelle lavoratrici che scioperando hanno detto no non solo alla manovra Monti, ma anche alla logica perversa che porta i sindacati confederali ad indire uno sciopero di tre ore che non ha alcun effetto sulla manovra stessa e che serve solamente alle loro buro-crazie come dote da portare al tavolo della concertazione. Non è un caso che il presidentissimo Napolitano, nei suoi salmi dell’im-mediato post capodanno, non dimen-tichi mai di citare l’importanza, per gli equilibri che tutelano gli interessi di padroni e banchieri, dell’accordo

tra sindacati confederali e confindu-stria del 28 Giugno. In tal modo Na-politano contribuisce ad alimentare la pressione e gli attacchi contro tutte quelle voci che dalla base FIOM si levano contro l’accordo del 28 Giu-gno e contro l’operato del governo Monti, proprio come accaduto a Pisa in occasione dello sciopero generale del 12 Dicembre. Contribuire ad an-nientare ogni forma di opposizione sindacale e isolare ogni singolo la-voratore che osi alzare la testa sono parte integrante tanto del programma del governo Monti quanto dei con-tinui salmi che Napolitano recita in difesa della stabilità e dell’amor di patria. Ne sono ulteriore dimostra-zioni le nuove aperture del governo Monti all’ipotesi di un attacco fron-tale all’Articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori. Come Partito comunista dei lavoratori continueremo a lavo-rare in ogni lotta ed in ogni vertenza perché si costruisca un vero sciopero generale prolungato sino alla caduta del governo Monti, la cancellazione della sua manovra e dei suoi effetti e il ritiro dell’accordo del 28 Giugno. La decisione dei lavoratori della Fin-cantieri di Sestri Ponente di attuare uno sciopero generale ad oltranza con presidio degli stabilimenti è la miglior risposta che si può dare alle pretese di rigore, di stabilità, di sa-crifici che vengono dal coro bifronte Monti-Napolitano e la generalizza-zione del loro esempio deve essere la priorità in ogni vertenza e lotta del movimento operaio nelle prossime settimane.

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pagina 5 antifascismo DOSSIER CASAPOUND:

CHI SONO, CHI LI FINANZIA E CHI LI PROTEGGEdi Mariano

Nel numero 0 di “a piena voce” ab-biamo parlato di una realtà oscura e pericolosa come quella della Fonda-zione RSI di Terranuova Bracciolini, questa volta parliamo invece di un gruppo venuto alla ribalta a Firenze dopo il barbaro assassinio per mano fascista di Samb Modou e Diop Mor. L’assassino, Gianluca Casseri, era un militante di Casapound Italia (CPI) Pistoia abbastanza noto nella sua città sia per aver partecipato a varie iniziative di questa organizzazione (come documentato in varie foto sul web: http://www.pclfirenze.blog-spot.com/2011/12/gianluca-casse-ri-con-i-militanti-di.html) sia per essere stato presente a tutte le udien-ze del processo di Pistoia contro gli antifascisti (processo per la presunta devastazione di CPI Pistoia). Ma che cosa è CPI e da dove provengono questi fascisti del terzo millennio? CPI nasce a Roma nel 2003 con l’oc-cupazione di uno stabile ad opera di alcuni neofascisti guidati da Gianlu-ca Iannone, proveniente dal gruppo neonazista Meridiano Zero, il cui leader Maurizio Boccacci è stato ar-restato nei giorni scorsi insieme ad altri appartenenti al gruppo nazista di Roma Militia. CPI fin dall’inizio ha cercato di differenziarsi dalle al-tre organizzazioni del neofascismo italiano per il suo movimentismo e per i suoi riferimenti teorici “ecletti-ci”, da Ezdra Pound a Rino Gaetano. L’ideologia di CPI si rifà al fascismo della Repubblica Sociale Italiana ed al Manifesto di Verona del 1943 del Partito Fascista Repubblicano. L’ideologo di CPI è Gabriele Adinolfi, ex membro di Terza Posizione negli anni 70 ed ex terrorista, indagato per la strage di Bologna e condan-nato per appartenen-za ai Nuclei Armati Rivoluzionari (NAR) di Fioravanti e Mam-bro, rientrato in Italia nel marzo del 2000 insieme a Roberto Fiore (attuale leader di Forza Nuo-va), dal quale viene dettata la linea politica dell’organizzazione. Negli anni tra il 2006 ed il 2008 CPI si costruisce come corrente all’interno della Fiamma per poi uscirne dopo le elezioni politiche. La scissione dalla Fiamma è capeg-giata da Gianluca Iannone che si por-

ta con se nella nuova organizzazione il Blocco Studentesco, organizzazio-ne giovanile della FT, l’occupazio-ne romana dello stabile dove avrà la sede nazionale CPI, e tutti quegli elementi legati a Iannone della FT. Proprio in quei mesi il Blocco Stu-dentesco, molto forte nelle scuole superiori romane, si renderà protago-nista dell’assalto al corteo studente-sco a Piazza Navona, alcune decine di militanti di CPI arrivano in piazza armati di spranghe e caschi ed attac-

cano il corteo degli studenti medi. Pochi giorni dopo CPI tenta di occu-pare gli uffici di Rai 3 a Roma minac-ciando i giornalisti per i servizi usciti sulla TV dopo il pestaggio di Piazza Navona. Nel 2009 CPI si rende prota-gonista di un’altra occupazione a Na-

poli, sotto la protezione e con l’aiu-to del PDL locale, finita dopo pochi giorni grazie ad una mobilitazione popolare massiccia. CPI è stata sdoganata non solo dal PDL ma anche da una schiera di uti-li idioti di centrosinistra che hanno legittimato i fascisti del terzo millen-nio o partecipando a loro iniziative

(Valerio Morucci ex BR, Luca Telese giornalista de “il fatto”, Paola Concia del PD) o firmando un appello per il diritto a manifestare di CPI (Piero Sansonetti ex direttore di Liberazio-ne, Ritanna Armeni ex giornalista di Liberazione, Lanfranco Pace giorna-lista de La 7). Nel maggio del 2011 il sindaco di Roma Alemanno acquista per 11,8 milioni di € lo stabile occu-pato dai fascisti di CPI in modo da legalizzare la sede nazionale, va an-che ricordato che il figlio del sindaco di Roma è stato eletto nella consulta studentesca nelle liste di CPI e del Blocco Studentesco. Il 2008 è anche l’anno in cui si co-mincia a sentir parlare di CPI anche in Toscana, prima tentano di organiz-zare un concerto con gli Zeta Zero Alfa (gruppo nazi rock il cui cantan-te è Gianluca Iannone) nella provin-cia di Firenze e poi organizzano la distribuzione del pane ad Arezzo e ci provano, ma vengono respinti dalla mobilitazione degli antifascisti nel mercato del Galluzzo in provincia di Firenze. Il loro leader fiorentino è Saverio Di Giulio, un picchiatore abbastanza noto a Firenze più per le sue bravate che per l’intelligenza, frequentatore della curva Fiesole e delle palestre fiorentine. Nel 2010 CPI apre una sede anche a Firenze, in via Lorenzo Il Magnifico, in una delle zone più care della cit-tà, in un seminterrato all’interno del

cortile di una palazzina. Sempre nel 2010 e nel 2011 CPI Firenze parteci-pa ai cortei organizzati dai cuginetti di Casaggì in occasione dell’anniver-sario delle foibe marciando in coda al corteo (in circa 50 militanti prove-nienti da tutta la Toscana e schierati militarmente). CPI apre sedi anche a Prato, Siena, Pistoia e Lucca e nuclei territoriali nel Valdarno, in Valdi-nievole, a Castelfiorentino ed in Val d’elsa. Viene da chiedersi dove una piccolissima organizzazione riesca a trovare i soldi per pagare l’affitto di 5-6 sedi in una regione dove i con-sensi per CPI sono scarsissimi.E’ evidente la complicità del PDL toscano, sia per aver partecipato più volte alle loro iniziative sia per aver difeso il “diritto” di esistere dei fa-scisti del terzo millennio. Il senatore Totaro ha più volte difeso le organiz-zazioni neofasciste come Forza Nuo-va e CPI, lo stesso hanno fatto vari consiglieri comunali e regionali. Ol-tre alla complicità del PDL CPI si av-vale anche di amicizie altolocate nel-le questure toscane come è apparso in maniera clamorosa durante il pro-cesso agli antifascisti pistoiesi come documentato nel dossier scritto dai compagni del Partito dei CARC che si può scaricare al seguente indiriz-zo: http://www.carc.it/dossier%20definitivo.pdf oppure sempre dal dossier fatto dal Comitato amici e parenti degli arrestati Livornesi per i fatti di Pistoia: http://dossierpi-stoia.files.wordpress.com/2011/02/dossier-definitivo.pdf. Alle ultime elezioni amministrative Casapound è riuscita ad eleggere anche un con-sigliere comunale ad Arezzo, Rober-to Bardelli eletto come indipendente nelle liste PDL e a Figline Valdarno, Ivo Gonfiantini, grazie all’accordo elettorale tra CPI e il PDL. A Prato sempre grazie ad un accordo con il PDL Casapound ha eletto due con-siglieri circoscrizionali, France-sco Corrieri e Renato Montagnolo (quello diventato famoso per aver pubblicato su FB una foto di Hitler per ricordarne l’anniversario della scomparsa). La battaglia contro que-sti gruppi del neofascismo italiano è per noi prioritaria, la chiusura dei covi fascisti deve essere un obiettivo di tutta la sinistra. Fiducia nello sta-to non ne abbiamo, l’antifascismo è rosso e non lo deleghiamo!

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giovani e studenti pagina 6VIAGGIO NEL MONDO DEL PRECARIATO:

E’ IL CAPITALISMO, BELLEZZA!di Nicola SighinolfiAlla ricerca di un posto di lavoro ho risposto ad un annuncio che avrebbe dovuto trattare un semplice “lavoro d’ufficio” e sono rimasto incastra-to in una giornata di prova presso un’appaltata ENEL in cui il lavoro consiste nello spacciare contratti, per modificare le tariffe enel e impe-dire che la clientela fugga verso altri lidi. Gli impiegati, per lo piu’ giova-ni neodiplomati, sono obbligati tutti i giorni a presentarsi in ufficio con largo anticipo e a rinchiudersi in una sala con il personale per urlare slo-gan e darsi la carica. Gli impiegati si pagano benzina e pranzo e vengo-no spediti agli angoli della provincia a girare casa per casa per vendere come imbonitori i contratti. La vendita funziona in questo modo: ci si presenta come “Incaricato Enel” e si procede ad un sondaggio fasul-lo chiedendo se il cliente è ancora a contratto Enel, quanti contatori ha, di quanto voltaggio dispone, fino ad arrivare alla domanda cruciale, quel-la che inerisce l’oggetto della vendi-ta. Può riguardare il tipo di fornitura o un altro aspetto del contratto. La domanda dev’essere posta nel modo piú incomprensibile possibile, al fine di passare subito al passo successivo, farsi mostrare una fattura (in questo modo ci si da aria di professionalità, allontanando l’immagine del vendi-tore). Solo a questo punto si passa alla proposta di contratto, ma quan-do le persone vedono che devono fir-mare si fanno indietro. A questo punto, come recita il ma-nuale del perfetto venditore, bisogna far leva sulle oscure paure umane,

bisogna “far leva sulla gelosia e dire che i vicini lo hanno già sottoscritto, perchè la gelosia muove il mondo”, oppure bisogna spaventarli: il pro-dotto “diventerà a pagamento e sarà obbligatorio” o sulla mancata occa-sione “siamo in zona solo oggi”. Lo stipendio non esiste, si viene pa-gati a provvigioni e la fregatura non sta solo qui: ci sono gare interne che sbloccano ulteriori porzioni di sala-rio. Nella pausa pranzo ho visto un collega di 20 anni distrutto perchè ha ricevuto un sms che recitava “ho chiuso 4 contratti del gas” e lui “vin-ce lei, come faccio questa settimana senza quei 50 euro?”. Così si sostitu-isce la solidarietà tra lavoratori con l’antagonismo sportivo; ci sono clas-sifiche affisse nelle bachece degli uf-

fici come se il lavoro ed il salario fos-sero tornei di calcio. Piú vendi e piú sei un imbonitore di successo. Molte di queste agenzie hanno appalti con piú aziende, anche in concorrenza tra loro e il venditore piú capace ha una fornitura di contratti vastissima e così si finisce all’assurdo che chi si è presentato come un Incaricato Enel finisca a venderti un contratto di te-lefonia mobile. Sono i gradi. Piú sei alto in grado, piú cartucce-contratto hai da vendere, quindi piú soldi puoi fare. La giornata lavorativa dura quasi 10 ore, circa dalle 8 alle 18, di cui una passata ad urlarsi addosso slogan, otto passate in strada casa per casa a imbonire il prossimo e l’avanzo diviso tra pranzo e compilazione

dei contratti in ufficio. L’ufficio è un luogo irreale. Musica altissima e cartelloni giganti con frasi motiva-zionali scritte a caratteri cubitali tra cui: “Pensa solo pensieri positivi” “Tu sei il migliore” “Non piangerti addosso” “Questo lavoro è basato sulla statistica quindi devi correre”. Nei mesi di lavoro gli impiegati im-parano un linguaggio atroce che si portano anche fuori dal lavoro: il mondo si divide in positivi, quelli facili da imbonire e i negativi, quelli che ti mandano a cacare. Il contratto diventa “un pezzo”. Riu-scire in qualcosa diventa “chiudere”. In pausa pranzo i colleghi parlava-no di “chiudere” con una ragazza, intendendo che forse riuscivano a scoparsela. Ciò che piú emerge da una giorna-ta di lavoro è il totale isolamento dei lavoratori, costretti a cammina-re da soli per strada, vedono i col-leghi solo per colazione, pranzo e a chiusura dell’ufficio. Non esiste una dimensione collettiva e per questo si scatenano rancori, invidie, anti-patie. Chi lavora in queste agenzie non ama questo lavoro ma malgrado ciò assume in sè le parole d’ordine dell’azienda, che condiziona il tuo modo di relazionarti col prossimo e ti manda in giro a tessere le lodi del mercato libero: “Col monopolio lei era schiava del governo che decide-va i prezzi, grazie al mercato libero è lei che sceglie il suo prezzo.”Anche se ancora disoccupato non ri-esco a pensare che questa giornata di prova sia stata una giornata persa, è stata, al contrario, molto istruttiva.

Un bel viaggio all’inferno.

ANTIFASCISMO MILITANTE O ISTITUZIONALE ?di Daniele SolainiDopo i fatti di Firenze bisognerà fare un po’ di chiarezza su cosa è l’antifa-scismo e su chi sono gli antifascisti. A sinistra o nel centrosinistra tutti si dichiarano tali, per lo più per eviden-te propaganda elettoralistica, persino nel centrodestra c’è chi si dichiara antifascista, facendo, in realtà, ridere i polli. Soprattutto se si considera che il centrodestra berlusconiano ha da sempre protetto le formazioni della destra radicale, traendone in cambio voti e consensi. Ma non è solamente dal centrodestra che si hanno prote-zioni e strizzate d’occhio alle forma-zioni più razziste e fasciste, se non addirittura neonaziste (Militia, Casa Pound, La Fenice, Forza Nuova, ecc.), anche funzionari o eletti a cari-che pubbliche del centrosinistra han-no appoggiato e difeso certa gente in nome di una non meglio identificata “democrazia” e “libertà di parola”, favorendone di fatto la loro legalità e favorendo un’impunità che ha per-messo loro di agire indisturbati con-tro extracomunitari e persone di sini-stra. Ma la sinistra stessa dialogato con questa gentaglia: Bertinotti non ha mai esitato a presenziare dibattiti nei vari salotti buoni televisivi dove erano presenti esponenti di questi gruppi criminali. Ma veniamo a coloro che, invece, dovrebbero combatterli o, perlome-no, contrastarli seriamente. Dal suo statuto: “… l’ANPI non è un partito politico…”. Ciò è vero in parte, an-

che se dovrebbe essere così. L’ANPI non è un partito politico ma è un’as-sociazione satellite del PD, lo ha di-mostrato e lo dimostra in tutte le sue occasioni. Ricordo la prima Festa Nazionale ANPI a Gattatico, in pro-vincia di Reggio Emilia, nel cascina-le che fu della famiglia Cervi e che oggi è un museo dell’antifascismo, quando l’ultimo giorno della Festa fu invitato l’allora segretario del PD di allora Veltroni a fare quella che fu di fatto pura propaganda elettorale, dove i militanti piddini (o come si chiamavano allora) si comportaro-no come se fosse una loro festa, of-fendendo arrogantemente i militanti

dell’ANPI che esprimevano dubbi sul fatto stesso e dove la dirigenza dell’ANPI attaccò violentemente una sua sezione che successivamen-te osò protestare pubblicamente. Ma non è solo questo fatto a far esprime-re dubbi sulla sua correttezza come associazione indipendente. A parte episodi dove l’ANPI si è comportata in maniera vergognosa (ad es.: Li-vorno) solo per compiacere al partito a cui fa riferimento (il PD), è proprio la filosofia attuale che fa dubitare e che fa acqua da tutte le parti e che mi ha convinto a non rinnovare più la tessera. Innanzitutto vediamo l’ANPI svolgere solamente un’azione pura-

mente istituzionale: parate con mem-bri delle istituzioni (più o meno cre-dibili) e solo nel giorno canonico (25 aprile), gli altri giorni silenzio o poco più; se accadono fatti gravi compiuti da fascisti si esprime un’indignazio-ne senza mai attaccare o criticare i dirigenti del centrosinistra che, come il sindaco di Firenze, si rifiutano di agire concretamente contro i covi fa-scisti, lasciando il tutto ad una critica superficiale e volatile; i comunicati ANPI si rivolgono esclusivamente contro i gruppi neofascisti ma non attaccano mai il sistema economico che li protegge e i poteri forti (Ca-pitale, Banche, Chiesa), facendo di fatto un’azione a metà perché non ri-guarda i gruppi economici che hanno da decenni creato e protetto il fasci-smo; infine la parte che mi ha fatto più pensare e decidere in merito, la Costituzione della Repubblica italia-na. È certamente una Costituzione avanzata, vista però nell’ottica de-mocratico – borghese, ed è una Co-stituzione da cui si potrebbe partire per crearne una socialista. Per l’AN-PI questa Costituzione borghese esaltante la produzione e la proprietà privata (fondamento essenziale del-la produzione capitalista) è il punto d’arrivo, il non plus ultra in assoluto. Quindi mi chiedo: come fa un mili-tante comunista a sottacere ciò in cui crede ed a far finta di credere in cose che in realtà deve combattere? Non è una forte contraddizione questa? Per me si ed è per questo che sono uscito dall’ANPI.

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pagina 7 internazionale AMERICA LATINA:

NUOVA AGGRESSIONE DEL GOVERNO USA CONTRO CUBAdi Fuser Tronca

Nei giorni tra il 9 e l’11 dicembre lo Stato di Cuba è stato vittima dell’ennesimo atto di provocazione ad opera del “Movimento Democra-zia” a Miami, capeggiato dal terrori-sta Ramón Saúl Sánchez Rizo, che ha annunciato un incursione navale, con una flottiglia di navi, in acque territoriali cubane. Questa organiz-zazione creata il 13 luglio del 1995, e che ha già violato le acque terri-toriali Cubane in 17 occasioni, è le-gata ai cosiddetti “Hermanos al Re-scate”, un altro gruppo terrorista che ha come dirigente l’agente della CIA José Basulto León. Il fatto eccezio-nale è che, mentre in passato queste azioni non erano ufficialmente ap-poggiate dal governo USA, in questa occasione , invece, l’amministrazio-ne nordamericana con a capo il pre-mio nobel per la pace Barak Obama ha partecipato attivamente e dato il suo lasciapassare a questa insensata azione dimostrativa.Il 2 novembre scorso, infatti, presso il Dipartimento di Stato a Washing-ton si è tenuta una riunione tra il Direttore del Burò Cuba del Dipar-timento di Stato, Peter Bremman ed il Presidente del Movimiento De-mocrazia, Ramón Saúl Sánchez. In quella riunione è stato deciso che

ci sarebbero state delle provocazio-ni nei giorni tra il 9 e l’11 dicembre che avrebbero messo a rischio la na-vigazione aerea, a causa di confuse emissioni di luci prodotte in partico-lare dalla flotta di “Ramoncito”, (no-mignolo affettuosamente datogli dai capi della mafia terrorista di Miami), personaggio che ha passato oltre 40 anni a disseminare bombe e compie-re attacchi contro civili in varie par-ti del mondo: Venezuela, Messico, Stati Uniti, Nicaragua, Porto Rico e persino a Washington, contro l’am-

basciatore cubano nel 1979, e ca-vandosela sempre con semplici pene simboliche.Il governo di Cuba ha denunciato con forza questo vile attacco (natu-ralmente taciuto dai media di quasi tutto il mondo), che avrebbe potuto mettere in pericolo non solo la na-vigazione aerea e di conseguenza la popolazione cubana, ma anche, e con maggiore forza, i già precari rappor-ti diplomatici tra i due Stati. Questo atto di incursione è una palese vio-lazione delle regole di convivenza

tra paesi, le stesse regole che sono previste in decine di Convenzioni e che vengono tutelate dal Diritto In-ternazionale.Ciò che è accaduto ci dimostra, non solo, la natura ambivalente di Ba-rak Obama che da un lato dice di lavorare per distendere i rapporti tra USA e Cuba , e dall’altro promuove ed acconsente ad un’incursione con-tro lo Stato sovrano di Cuba, ma ci dimostra anche come l’Amministra-zione nordamericana si comporta nei confronti dei suoi terroristi.E’ lecito chiedersi cosa succedereb-be se gruppi di cittadini di altre na-zioni promuovessero simili atti nei confronti dello Stato americano. Il governo USA sicuramente rispon-derebbe a simili azioni in maniera drastica armando in gran fretta con-traerea e marina militare.Tutto ciò ci indica , come diceva il “CHE”: la bestialità dell’imperiali-smo , bestialità che non ha frontiere specifiche ne è patrimonio di qualche paese determinato; perché la bestia-lità è la natura dell’imperialismo e non possiamo avere fiducia nell’im-perialismo neanche un pochettino.

Saremo sempre dalla parte della Ri-voluzione.HASTA LA VICTORIA SIEMPRE.

di Pablito

Prima della rivoluzione il regime di Mubarak considerava le tifoserie ul-tras del Cairo come una delle prin-cipali minacce alla sicurezza dello stato; già nel 2007 infatti, a sostegno delle due maggiori squadre della megalopoli (l'Al-Ahly e lo Zamalek) erano nati i primi gruppi ultras orga-nizzati sul modello autonomo e mili-tante degli ultras italiani; la tensione sociale in Egitto stava crescendo e anche i cori allo stadio si erano fatti molto più politici. Per tutta risposta la polizia del regime aveva allora iniziato ad intervenire regolarmente a suon di bastonate, e testando sui polmoni degli ultras potenti gas la-crimogeni della specie più tossica; l'intervento delle forze dell’ordine non si limitava più quindi soltanto a sedare i tafferugli tra le opposte ti-foserie (come succede in ogni parte del modo durante i derby più acce-si), bensì prendeva la forma di una vera e propria repressione politica di massa, violentissima.Ed è stato proprio alla fine del 2010 a seguito dell'ennesimo intervento sanguinoso della polizia all’inter-no dello stadio della capitale che si è avuta una vera e propria “tregua rivoluzionaria” tra gli ultras fino allora acerrimi rivali dell'Al-Ahly (provenienti per lo più dalla clas-se lavoratrice dei quartieri popolari della capitale come Shubra e Giza) e dello Zamalek (nell’immaginario

collettivo, provenienti da quartieri più ‘borghesi’). L'odio comune ver-so la polizia, alimentato da anni di repressione e soprusi (ciò che sta ac-cadendo da molti anni anche in Ita-lia), aveva sorpassato di gran lunga l’odio atavico tra i club, e si era ormai trasformato in odio contro il regime. Ed eccoli quindi insieme, fra genna-io e febbraio 2011 in prima linea a difendere Piazza Tahrir dall'assalto dei baltageya (i provocatori assoldati dal governo) e dei poliziotti coi loro gas lacrimogeni che pure Amnesty International ha riconosciuto come mortali e causa di decine di morti per asfissia nei giorni della rivoluzione. Soprattutto durante i primi giorni di

sommossa quando ancora vi era un evidente e inevitabile disorganiz-zazione nella gestione della Piazza, unita ad un morbido quanto ambiguo ‘servizio d’ordine’ dei Fratelli Mu-sulmani, gli Ultras del Cairo hanno dunque avuto un ruolo decisivo nella resistenza cittadina e nell’impedire lo sfondamento delle barricate ed il conseguente bagno di sangue. E’ per questo che gli Ultras sono vi-sti come eroi dai manifestanti: questi ultimi infatti, per la gran parte dedi-ti solo all’uso di internet e telefoni cellulari, sarebbero stati spazzati via dal regime se in prima linea non ci fossero stati quei ragazzi, da tempo

(e spesso loro malgrado) ‘esperti’ di scontri di piazzaIl ruolo di primo piano che i gruppi ultras si sono ricavati nella rivolu-zione egiziana riflette quanto il tifo calcistico costituisca peraltro uno dei pochi ambiti sociali capaci di competere con l'onnipresenza della religione musulmana, in cui lo stadio diventa l'equivalente della moschea come polo di aggregazione, e in cui il rito del venerdì di preghiera se la deve vedere con il rito del venerdì di tifo allo stadio.Fare un parallelismo con la situazio-ne italiana attuale o a breve/medio termine sarebbe certamente azzarda-to, anche perché nelle curve italiane ci sono ancora troppe ‘macchie nere’ per far sì che si crei quell’amalgama che ha salvato Piazza Tahrir. Certo è che il movimento Ultras italiano, con tutte le sue contraddizioni ed i suoi errori, è nato da almeno 30 anni (e non da poco tempo come in Egitto) e sono quindi decine di migliaia le persone che hanno conosciuto, oltre ai ‘riti’ della curva, anche i soprusi dello stato e di conseguenza le ‘tec-niche’ di autodifesa.L’ultras in generale è un ribelle, e non un rivoluzionario, certo è che come dimostrano i fatti questa di-stinzione perde momentaneamente senso quando di colpo si è costret-ti a passare dalle parole all’azione concreta, seppure ancora orfani di un’organizzazione rivoluzionaria capillare e strutturata.

RIVOLUZIONE EGIZIANA:IL RUOLO DEGLI “ULTRAS” NELLA DIFESA DI PIAZZA TAHRIR

Page 8: A Piena Voce 1

cultura pagina 8

supplemento locale al giornale comunista dei lavoratori - registrazione al trbunale di Milano

n.87 del o6/02/2008.stampa : tipografia Nuova Cesat Coop

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Mese di Gennaio:Sabato 21

Giornata di mobilitazio-ne nazionale contro il pagamento del debito pubblico alle banche.info: www.nodebito.it

Venerdi 27Sciopero generale dei sindacati di base info: www.usb.it

Sabato 28Corteo di solidarietà ai prigionieri e detenuti politici. Ore 15.30 piazza SS. Annunziata Firenze.

Concerto antifascista ore 21.00 presso Casa del Popolo “il campino” via Caccini 13 b Firenze. MALASUERTE FI*SUD + ospiti - entrata ad offerta libera

Cena di autofinanzia-mento con presenta-zione di “A piena voce” presso Circolo Arci di Lorenzana (PI) in Via Gramsci. Costo 15 euroinfo e prenotazioni: [email protected]

MACHIAVELLI, MONTI E LA CHIESA DI ROMAdi Paolo Vannucci

“Abbiamo, adunque, con la Chiesa e con i preti noi Italiani questo pri-mo obligo, di essere diventati senza religione e cattivi: ma ne abbiamo ancora uno maggiore, il quale è la seconda cagione della rovina nostra. Questo è che la Chiesa ha tenuto e tiene questa provincia divisa [...] E la cagione che la Italia non sia in quel medesimo termine, né abbia anch’el-la o una republica o uno principe che la governi, è solamente la Chiesa...”

Così scriveva Machiavelli nel lonta-no 1514, in una pagina solitamente ignorata dai professori di letteratura cattolici, e mai un’ analisi sulla Chie-sa fu più azzeccata. Cosa c’entra tutto questo con Monti e la sua finanziaria ieri approvata col plauso pressoché unanime di tutto il Parlamento? E’ presto detto: è noto che la chiesa di Roma è il più grosso proprietario immobiliare del nostro paese, un pò meno noto che su questi immobili la “Santa Madre” non paghi l’ I.C.I. Se lo stato recuperasse questa evasione

e quelle della criminalità più o meno organizzata, si supererebbe l’ am-montare di questa finanziaria; ma il “sobrio” e cattolicissimo Monti ieri ha candidamente dichiarato che “a questo non abbiamo pensato”. For-se perché altrimenti, quando va alla messa la domenica con la sua signo-ra, il prete di turno non gli darebbe la comunione? Parafrasando Virgilio si potrebbe dire: “temo i democristiani anche quando portano doni” (figu-rarsi poi quando portano finanziarie “lacrime e sangue”)

di Giacomo Cei

Molte associazioni e svariati intel-lettuali laici si sono in passato ci-mentati nel laborioso e complesso calcolo di quanto costi allo stato italiano la chiesa cattolica. I risultati variano da i 4,5 miliardi di euro l’an-no secondo Curzio Maltese ( 2008) ai 20 miliardi per l’Ares ( agen-zia di ricerca economico sociale ). A cimentarsi in maniera scientifica e approfondita in questa operazione di calcolo è, questa volta, la UAAR ( unione atei agnostici razionalisti) la quale pubblica i risultati dell’indagi-ne sul sito www.icostidellachiesa.it. Secondo la UAAR la chiesa cattolica costa allo stato ita-liano più di 6 miliardi di euro l’anno. La novità rispetto alle stime precedenti sta proprio nell’ac-curatezza delle voci di spesa elencate ad una ad una e nella presa in considerazione anche delle elargizioni che la chiesa riceve non solo dallo stato cen-trale ma soprattutto dalle isti-tuzioni locali. Tra le principali fonti di finanziamento per la combriccola di Razinger figu-rano: oltre 1 miliardo di euro di 8x mille, 500 milioni di esenzione ICI sugli immobili e sugli esercizi commerciali, 250 milioni di riduzione IVA, IRES e IRAP, 1,5 miliardi di finanziamenti per l’insegna-mento della religione cattolica nelle scuole e 300 milioni di contributi statali alle scuole cattoliche.A questi regali fatti dal go-verno centrale, si vanno poi a sommare gli altri regali che,

come anticipato, le gentili ammini-strazione locali, sia di centro destra che di centro sinistra, elargiscono alle curie territoriali. Tra questi figu-rano: 400 milioni di contributi locali alle scuole cattoliche, 150 milioni per i cambi di destinazione d’uso degli edifici, 250 milioni di finanzia-menti regionali, 70 milioni erogati dalle province, 257 milioni erogati dai comuni.In Toscana, ad esempio, la giunta Rossi sostenuta a pieno da PRC e PDCI ha recentemente stanziato ol-tre 2 milioni di euro per assumere 77 nuovi addetti al conforto religioso negli ospedali, per uno stipendio net-to che si dovrebbe aggirare intorno

ai 2500 euro cadauno al mese. Nien-te male per dire un paio di messe al giorno! Non sarebbe stato meglio as-sumere con quei soldi 77 nuovi me-dici o infermieri?Probabilmente no. Probabilmente molti di questi soldi generosamente offerti alle curie dai nostri ammini-stratori locali tornano loro indietro in termini di consenso o di appoggio elettorale. La stessa discussione na-zionale sul far pagare o meno l’ICI anche agli esercizi commerciali ec-clesiastici non ha, di per se, alcun senso poiché il peso totale dei costi della chiesa sulle casse dello stato è ben maggiore dell’evasione legaliz-zata sull’ICI.

Senza tirare in mezzo il buon vecchio principio dell’atei-smo di stato, si tratterebbe più semplicemente di introdur-re, nel nostro ordinamento e nella nostra società, un altro principio, meno radicale ma ugualmente efficace, sul quale si basa per esempio il sistema tedesco di finanziamento alle religioni.In Germania infatti, soltan-to chi risulta effettivamente iscritto ad una confessione religiosa paga una tassa ( Kir-chensteuer) pari al 9% del corrispettivo IRPEF per finan-ziare la propria chiesa. Inutile dire che visto il perio-do di crisi che ultimamente ha colpito anche la Germania, gli uffici anagrafici comuna-li per cancellarsi dai “registri della chiesa” sono stati presi d’assalto. Insomma sarebbe proprio il caso di dire che chi vuole dio se lo preghi pure, a patto che se lo paghi anche!