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Abbracciare un grande albero "Ohi taddannu sa pippìa", diceva mia nonna. "Taddannu", diceva, quando cadevo sul granito duro del cortile e mi sbucciavo le ginocchia. E poi mi sollevava e a volte mi dava un pezzo di pane buono, di quello fatto in casa, con pomodoro fresco schiacciato e un po' di sale. E poi in campagna con mamma e papà camminavamo fino ad arrivare in un posto magico di cui ancora oggi ricordo il profumo di terra bagnata e foglie cadute, e lì, respirando a pieni polmoni, mi ritrovavo ad abbracciare il tronco nodoso di un albero secolare, chiamato non a caso "la Grande Quercia". Quando la mia mente si perde, inseguendo pensieri negativi o sensazioni oscure, ripenso a questi momenti leggeri e un senso di sicurezza e tranquillità immediatamente mi pervade. Ci sono momenti in cui l'aria della città, il traffico e lo stress ci portano a ricercare un contatto con quella forza vitale e rigenerante che solo la natura incontaminata e le cose semplici sono capaci di darci, e allora ci lasciamo trasportare da questa esigenza istintuale e andiamo a cercare quel pezzetto di verde che, anche solo per pochi istanti, riesce a farci uscire dalla routine e dal grigiore quotidiani. A volte siamo talmente pigri e abbruttiti dai nostri comfort casalinghi che non ci sembra possibile uscire dal nostro cubo di cemento e dalle nostre city fatte di cavi elettrici e luci al neon per andare alla ricerca di un fiume, una foresta o di una spiaggia bianca poco affollata. Eppure il potere terapeutico della natura è ben noto ormai da tempo: per aiutarci a sentirci meglio può bastare una passeggiata su un sentiero di alta montagna, due passi in una spiaggia al tramonto, perdersi in un prato verde e lasciarsi investire dal profumo dei fiori di campo. In momenti di difficoltà siamo spesso portati a rivalutare molte occasioni o attività che magari in precedenza ci sembravano scontate o quasi banali e spesso chi soffre, anziché sentire l'esigenza di catapultarsi il sabato pomeriggio all'interno di un affollato e rumoroso centro commerciale, preferisce ritornare alle cose semplici e genuine, ai prodotti della natura e alle meraviglie che questa può regalarci. D'improvviso sintonizzarci con il rumore del mare o fare attenzione, per una volta, a quello del vento ci farà sentire più forte il bisogno di prenderci cura di noi stessi, della nostra anima e del nostro corpo, scegliendo di ritornare esattamente da dove eravamo partiti: dalla terra e da Madre Natura. Non è un caso che molti manager e uomini e donne di successo, esaurite tutte le energie a inseguire una vita stressante e debilitante, stiano scegliendo di abbandonare un ben noto way of life metropolitano per abbracciare un ritorno all'aria pulita, all'autoproduzione enogastronomica e ad una vita improntata sull'autenticità. Sempre più giovani, demoralizzati dal momento economico e lavorativo non certo favorevole, scelgono di reinventare la loro vita dedicandosi all'agricoltura o all'allevamento. Ecco allora che assistiamo alla nascita di nuove attività imprenditoriali di successo (agriturismi, cooperative agricole o aziende dedicate all'allevamento del bestiame) che non si concentrano su progresso e tecnologia ma sul ritorno a uno stile di vita "essenziale" e lontano dal caos cittadino. Esistono numerosi siti che, oltre a spiegare dettagliatamente le fasi che possono portare ad un reale cambiamento di vita, propongono interviste e approfondimenti sulle persone che questo passo l'hanno fatto realmente. Tra i più interessanti, "Mollo Tutto ", "Voglio Vivere Così " e "Voglio Vivere Così World ". Ultimamente poi abbiamo assistito al ritorno dell'orto di casa, inteso come fazzoletto di terra da utilizzare per la coltivazione di prodotti di stagione. Ho visto nascere piccole coltivazioni tra insospettabili stradine di Roma e sempre più persone, stanche di ritrovarsi di fronte ai banchi del supermercato a guardare con un certo sospetto pomodori perfettamente lucidi e rotondi o fragole in pieno inverno, stanno preferendo coltivare con cura e dedizione un pezzetto di giardino. Durante tutta l'estate ho assistito quotidianamente alla raccolta degli ortaggi coltivati da mio padre, una sorta di rituale mattutino familiare: una meravigliosa sorpresa trovare, dentro il cestino in bella mostra sulla credenza della cucina, un tripudio di colori, fiori di zucca che parlano, melanzane storte ma buonissime, zucchine piccole ma prelibate. Stiamo allora vivendo un'inversione di tendenza che ci porterà a rimettere finalmente in moto il ciclo della natura e ad assaporarne i frutti? Siamo pronti per tornare a ricercare le nostre radici e le nostre attitudini ancestrali? Sono certa che stabilire un contatto con la natura e con la terra, che sia vero e incontaminato, è quello che, probabilmente, in futuro, ci salverà da un prevedibile abbruttimento spirituale e fisico.

Abbracciare un grande albero

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Abbracciare un grande albero

"Ohi taddannu sa pippìa", diceva mia nonna. "Taddannu", diceva, quando cadevo sul granito duro del cortile e mi sbucciavo le

ginocchia. E poi mi sollevava e a volte mi dava un pezzo di pane buono, di quello fatto in casa, con pomodoro fresco schiacciato e

un po' di sale. E poi in campagna con mamma e papà camminavamo fino ad arrivare in un posto magico di cui ancora oggi

ricordo il profumo di terra bagnata e foglie cadute, e lì, respirando a pieni polmoni, mi ritrovavo ad abbracciare il tronco nodoso

di un albero secolare, chiamato non a caso "la Grande Quercia". Quando la mia mente si perde, inseguendo pensieri negativi o

sensazioni oscure, ripenso a questi momenti leggeri e un senso di sicurezza e tranquillità immediatamente mi pervade.

Ci sono momenti in cui l'aria della città, il traffico e lo stress ci portano a ricercare un contatto con quella forza vitale e

rigenerante che solo la natura incontaminata e le cose semplici sono capaci di darci, e allora ci lasciamo trasportare da questa

esigenza istintuale e andiamo a cercare quel pezzetto di verde che, anche solo per pochi istanti, riesce a farci uscire dalla routine

e dal grigiore quotidiani. A volte siamo talmente pigri e abbruttiti dai nostri comfort casalinghi che non ci sembra possibile

uscire dal nostro cubo di cemento e dalle nostre city fatte di cavi elettrici e luci al neon per andare alla ricerca di un fiume, una

foresta o di una spiaggia bianca poco affollata. Eppure il potere terapeutico della natura è ben noto ormai da tempo: per aiutarci

a sentirci meglio può bastare una passeggiata su un sentiero di alta montagna, due passi in una spiaggia al tramonto, perdersi in

un prato verde e lasciarsi investire dal profumo dei fiori di campo.

In momenti di difficoltà siamo spesso portati a rivalutare molte occasioni o attività che magari in precedenza ci sembravano

scontate o quasi banali e spesso chi soffre, anziché sentire l'esigenza di catapultarsi il sabato pomeriggio all'interno di un

affollato e rumoroso centro commerciale, preferisce ritornare alle cose semplici e genuine, ai prodotti della natura e alle

meraviglie che questa può regalarci. D'improvviso sintonizzarci con il rumore del mare o fare attenzione, per una volta, a quello

del vento ci farà sentire più forte il bisogno di prenderci cura di noi stessi, della nostra anima e del nostro corpo, scegliendo di

ritornare esattamente da dove eravamo partiti: dalla terra e da Madre Natura.

Non è un caso che molti manager e uomini e donne di successo, esaurite tutte le energie a inseguire una vita stressante e

debilitante, stiano scegliendo di abbandonare un ben noto way of life metropolitano per abbracciare un ritorno all'aria pulita,

all'autoproduzione enogastronomica e ad una vita improntata sull'autenticità. Sempre più giovani, demoralizzati dal momento

economico e lavorativo non certo favorevole, scelgono di reinventare la loro vita dedicandosi all'agricoltura o all'allevamento.

Ecco allora che assistiamo alla nascita di nuove attività imprenditoriali di successo (agriturismi, cooperative agricole o aziende

dedicate all'allevamento del bestiame) che non si concentrano su progresso e tecnologia ma sul ritorno a uno stile di vita

"essenziale" e lontano dal caos cittadino. Esistono numerosi siti che, oltre a spiegare dettagliatamente le fasi che possono portare

ad un reale cambiamento di vita, propongono interviste e approfondimenti sulle persone che questo passo l'hanno fatto

realmente. Tra i più interessanti, "Mollo Tutto", "Voglio Vivere Così" e "Voglio Vivere Così World".

Ultimamente poi abbiamo assistito al ritorno dell'orto di casa, inteso come fazzoletto di terra da utilizzare per la coltivazione di

prodotti di stagione. Ho visto nascere piccole coltivazioni tra insospettabili stradine di Roma e sempre più persone, stanche di

ritrovarsi di fronte ai banchi del supermercato a guardare con un certo sospetto pomodori perfettamente lucidi e rotondi o

fragole in pieno inverno, stanno preferendo coltivare con cura e dedizione un pezzetto di giardino. Durante tutta l'estate ho

assistito quotidianamente alla raccolta degli ortaggi coltivati da mio padre, una sorta di rituale mattutino familiare: una

meravigliosa sorpresa trovare, dentro il cestino in bella mostra sulla credenza della cucina, un tripudio di colori, fiori di zucca

che parlano, melanzane storte ma buonissime, zucchine piccole ma prelibate.

Stiamo allora vivendo un'inversione di tendenza che ci porterà a rimettere finalmente in moto il ciclo della natura e ad

assaporarne i frutti? Siamo pronti per tornare a ricercare le nostre radici e le nostre attitudini ancestrali? Sono certa che stabilire

un contatto con la natura e con la terra, che sia vero e incontaminato, è quello che, probabilmente, in futuro, ci salverà da un

prevedibile abbruttimento spirituale e fisico.