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*In sinergia con Fondazione Migrantes Cristo è risorto dai morti, con la morte ha vinto la morte, e a quelli nelle tombe ha donato la vita!

Adeste14 domenica 05 aprile 201c

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*In s inerg ia con Fondazione Migrantes

Cristo è risorto dai

morti, con

la morte ha vinto la

morte, e a

quelli nelle

tombe ha

donato la vita!

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F ratelli, siamo a Pasqua! Il nostro Agnello, l'Agnello di Dio, che cancella i peccati del

mondo", è stato già immolato: Egli si è fatto nostro Sacrificio, nostra Redenzione, nostro Con-vito. Ed è risorto, per es-sere il divino nostro lievi-to, nostra risurrezione e nostra vita.

Cristo è risorto, e an-cora è con noi! Nostra speranza, piena d'im-mortalità: Cristo è risor-to e ci precede, Re vitto-rioso, Re invincibile: Al-leluia!

Siamo a Pasqua! Oh perché, miei fratelli, non passeremo dalla tiepidezza al fervore di spirito? Perché, se mai qualcuno si sentisse lontano dalle divine sorgenti della grazia, non vorrà risorgere dalla morte del peccato alla vita in Cristo e dare alla sua anima la pace, la pieno serenità, la fede viva ed ener-gica del bene?

Cristo è risorto! Ora che rima-ne a noi, o fratelli, in questo tempo degli azzimi pasquali? Che con le ri-soluzioni più sante, con le intenzioni più pure, col cuore più umile, andia-mo a Gesù allo spuntare del sole, cioè dopo esserci spogliati con una buona confessione, della veste tene-

brosa dei nostri vizi. E portiamo a Lui i balsami e gli aromi: l'incenso delle nostre azioni e delle nostre vir-tù.

Non ci spaventi la pietra enorme, cioè la legge scritta sulle tavole di pietra: è pietra ormai rimossa, e

fatta leggera. La risur-rezione di Gesù ha reso facili tutte le leggi, ha illuminato tutti i miste-ri: ha confortato di ce-leste speranza tutta la nostra vita.

La gioia e la felicità della risurrezione ren-da consolante alle in-telligenze la fede, renda soave ai cuori la parola del Signore, e ci faccia pregustare il gaudio

della nostra stessa risurrezione alla vita eterna e aria gloria di Gesù Cri-sto! Alleluja! Alleluja! Alleluja!

È Pasqua! Esultiamo e cele-briamo con ineffabile gaudio questa grande solennità cristiana, con gli azzimi santi della purezza, della ve-rità e della carità. Redenti e santifi-cati per la virtù di Cristo, proponia-mo di mantenerci sempre azzimi di fede, di onestà, di illibatezza, sì che il Signore ci riempia di tutta la più santa letizia, e la vita nostra sia fer-vore di santità, e il cuore viva in Cri-sto, splenda e incendi tutti della ca-rità di Cristo. (SAN LUIGI ORIONE )

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Cristo è la Risurrezione e la vita

M aria di Magdala esce di casa quando è ancora

no�e, buio nel cielo e buio nel cuore. Non ha

niente tra le mani, non porta aromi come le al-

tre donne, ha soltanto il suo amore che si ri-

bella all'assenza di Gesù: «amare è dire: tu non mori-

rai!» (Gabriel Marcel).

E vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Il sepolcro

è spalancato, vuoto e risplendente, nel fresco dell'alba. E

fuori è primavera. Il sepolcro è aperto come il guscio di un

seme.

Il segno è un corpo assente dalla tomba. Manca un corpo

alla contabilità della morte, i suoi con, sono in perdita.

Manca un ucciso alla contabilità della violenza, e questo vuol dire che il carnefice non avrà ragione della sua

vi.ma in eterno.

Il Signore Gesù non è semplicemente il Risorto, l'attore di un evento che si è consumato una volta per tu�e

nel giardino fuori Gerusalemme, in quell'alba del primo giorno dopo il sabato. Un evento concluso? No. Se

noi tu. insieme formiamo il corpo di Cristo, allora contemporanea a me è la croce, e contemporanea a me

è anche la Risurrezione. Chi vive in lui, chi è in lui compreso, è preso da lui nel suo risorgere.

Cristo è il Risorgente, adesso. Sorge in questo momento dal fondo del mio essere, dal fondo di ogni uomo,

dal fondo della storia, con,nua a risorgere, a imme�ere con la mano viva del creatore germi di speranza e di

fiducia, di coraggio e libertà. Cristo Gesù risorge oggi, energia che ascende, vita che germina, masso che ro-

tola via dall'imboccatura del cuore. E mi indica la strada della pa-

squa, che vuol dire passaggio ininterro�o dall'odio all'amore, dalla

paura alla libertà, dall'effimero all'eterno. Pasqua è la festa dei

macigni rotolan, via, adesso, dalla bocca dell'anima. E ne usciamo

pron, alla primavera di vita nuova, trascina, in alto dal Cristo Ri-

sorgente in eterno.

Cristo non è semplicemente il Risorto, non è solo il Risorgente, egli

è la Risurrezione stessa. L'ha de�o a Marta: io sono la Risurrezione

e la vita ( Gv 11 ,25 ). In quest'ordine preciso: prima la risurrezione

e poi la vita. Ci saremmo aspe�a, il contrario. Invece no: prima

viene la risurrezione, da tutte le nostre tombe, dal nostro respiro

insufficiente, dalla vita chiusa e bloccata, dal cuore spento, dal ge-

lo delle relazioni. Prima la risurrezione di noi, «né caldi né freddi,

né buoni né ca.vi; di noi, i mor, vivi» (Ch. Peguy) e poi la vita pie-

na nel sole, e poi la vita meriterà finalmente il nome di vita.

La sua Risurrezione non riposerà finché non sia spezzata la tomba

dell'ul,ma anima, e le sue forze non arrivino all'ul,mo ramo della

creazione. E il mondo intero sarà carne risorta per la tua carne, crocefisso Amore.

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ADESTE COMUNITA’ ITALIANA IN ROMANIA

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I GENITORI DI S. TERESINA DI LISIEUX PRESTO SANTI

Papa Francesco ha firmato il 18 Marzo il decreto che riconosce un secondo miracolo attribuito ai genitori di santa Teresina del Bambino Gesù: Ludovico Martin e Maria Zelia Guerin, che erano stati proclamati beati da Giovanni Paolo II nel 1994. La Santa di Lieseux è la protettrice delle missioni e i suoi genitori, che Fran-cesco si accinge a canonizzare, rappresentano un esempi di sposi cristiani che la Chiesa indica come modello per tutte le coppie. A livello diocesano, i processi per la beatificazione di Louis Martin e di sua moglie Zelie Guérin furono istruiti separatamente. Essi si tennero rispettivamente nelle diocesi di Bayeux-Lisieux e di Sées dal 1957 al 1960. Le due cause furono poi unificate quando furo-no discusse di fronte alla Congregazione delle Cause dei Santi a Roma. Il 26 marzo 1994 la coppia fu pro-clamata venerabile da san Giovanni Paolo II. Nel 1995 fu aperto in Vaticano il processo di beatificazio-ne della coppia. All'intercessione della coppia è stato attribuito il miracolo della guarigione di un bambino di Pietro Schilirò di Muggiò (MB), nato con una grave malformazione ai polmoni che non lasciava speranza. Il 19 ottobre 2008 Zélie e Louis Martin, dunque, furo-no beatificati dal Cardinale José Maria Saraiva Mar-tins, legato del Papa Benedetto XVI nella Basilica di santa Te-resa di Lisieux. Qual è la caratteristica di que-sta coppia di Beati che si avvia al riconoscimento della loro santità con la loro canonizza-zione? Entrambi i coniugi Martin, in gioventù, avevano desiderato abbracciare la vita religiosa, desiderio che entrambi non po-terono soddisfare. Nel 1858 (anno delle apparizioni di Lourdes) dopo un breve fidan-zamento, decisero di sposarsi. Per dieci mesi vissero il loro matrimonio nella castità, proposito che abbandonaro-no su consiglio del loro confessore e padre spirituale. Durante l’omelia della Beatificazione il Cardinale Jo-sé Maria Saraiva Martins ha riassunto così la straordi-narietà della loro vita familiare: «Qual è il segreto del-la riuscita della loro vita cristiana? Hanno camminato insieme con Dio alla ricerca della volontà del Signore e per essere sicuri di camminare nella vera volontà del Signore, si sono rivolti alla Chiesa esperta in umanità, cercando di conformare tutti gli aspetti della loro vita agli insegnamenti della Chiesa. L'accettazione dunque della volontà di Dio era per loro regola di vita”. Ecco due coniugi che hanno vissuto il loro Matrimonio co-me vocazione. Questo è il miracolo che fu validato per la beatificazione: «Sono nato ammalato, e quando ero malato, i coniugi Martin hanno chiesto a Gesù di guarirmi e Lui mi ha guarito». Così il piccolo Pietro di sei anni, spiega il

miracolo della sua guarigione quando era appena nato, in occasione della beatificazione dei Coniugi Martin. Pietro è l’ultimo nato di una famiglia di cinque figli. Nasce a Milano il 25 maggio 2002. Dal primo giorno della sua nascita, presenta una gra-ve malformazione polmonare, deve rimanere in ospe-dale e seguire una terapia intensiva per poter respira-re. Dopo aver recitato varie volte la novena ai coniugi Martin, il 29 giugno (del 2008), Pietro iniziò a dare segni di miglioramento. Nell’arco di due settimane, il bambino poteva respirare autonomamente, senza os-sigeno, e i medici ritennero la guarigione come «un fatto sorprendente». E questo è il miracolo riconosciuto per la canonizzazione che avverrà nel 2015 Carmen è nata il 15 ottobre 2008 (4 giorni prima del-la beatificazione dei Coniugi Martin), dopo 28 setti-mane di una gravidanza molto difficile. “Preparatevi al peggio” annuncia l’ostetrica. Le complicazioni, frequenti in un prematuro, si moltiplicano: difficoltà respiratoria, cardiaca, doppia sepsi, emorragia cere-brale allo stadio più avanzato, ecc. Essendo la bimba nata il giorno della festa di Santa Teresa d’Avila, il papà entra in un Carmelo fuori città. Le suore si

prendono a cuore questa intenzione. I genitori parte-cipano ogni domenica alla S. Messa e ritornano subito all’ospedale. A fine novem-bre, il caso sembra dispe-rato. Per la prima volta la mamma ha il diritto di toc-care la sua bimba, l’incu-batrice rimane aperta. La famiglia inizia a parlare della sepoltura. Il 23 novembre, la Priora del Carmelo consegna ai genitori la preghiera a Lui-gi e Zelia in spagnolo. Non li conoscono affatto, e non

conoscono nemmeno la loro famosa figlia Teresa di Gesù Bambino. Il giorno successivo avviene un prov-videnziale trasferimento d’ospedale. Contrariamente ad ogni aspettativa, Carmen lo sopporta, l’infezione viene stroncata. Comincia il recupero e viene dimessa il 2 gennaio 2009. Rimane una grave preoccupazione: l’emorragia cerebrale dilata il cranio della bimba e la fa soffrire. È previsto un esame il 19 febbraio. Pro-babilmente occorrerà operare. Nuove preghiere ai coniugi e genitori Martin, le cui reliquie passano in quei giorni provvidenzialmente dal Santuario di Leri-da. Il padre di Carmen, il fratello maggiore Ismaël (nato nel 2004), e i nonni vanno a ringraziare e inter-cedere. Dal loro convento, le carmelitane si uniscono alla loro preghiera. Alcuni giorni dopo l’ecografia rivela che l’emorragia cerebrale è scomparsa, riman-gono solo le cicatrici, e, cosa ancor più sorprendente (a tutt’oggi i medici non riescono a spiegarla), l’as-senza totale di postumi neurologici o motori.

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Maria, 99 anni d’amore per un figlio paralizzato

«Alberto è tutta la mia vita, dal giorno in cui è venuto al mondo settantuno anni fa. Ho passato momenti dif-ficili, ma mai una volta ho pensato di ricoverarlo in un istituto. Sono sua madre e con questo credo di avere detto tutto». E mentre la mamma parla, Alberto la osserva abbozzando un sor-riso. Fatica molto ad espri-mersi, ma capisce tutto. È costretto all’immobilità dal-la nascita per una lesione ai tendini dovuta al forcipe con cui è stato estratto du-rante un parto problematico. Sa di essere molto fortunato, perché ha una madre specia-le. Maria Anzaldi ha novanta-nove anni, a settembre rag-giungerà la terza cifra. Chiusa nel suo piccolo appartamento di una palazzina alla periferia di Pavia, in via Solari, ha consacrato tutta la sua vita al figlio, con una dedizione totale. Fino al 1983 ha condiviso la cura del figlio con il marito Angelo, da trent’anni prosegue da sola nel cammino al fianco di Alberto, sorretta da una grande fede. «A vegliare su di noi c’è la Madonna della Cava», molto venerata nella sua terra d’origine, la Sicilia. Maria e Angelo, nativi di Mar-sala, erano una delle tante famiglie emi-grate al Nord in cerca di fortuna nella pri-ma metà del Ventesimo secolo. E poi c’è anche la devozione per la Madonna di Lourdes. Al solo pronunciarne il nome gli occhi di Alberto si velano di commozio-ne. Al santuario ha compiuto quarantadue pellegri-naggi. «Però a volte dovrebbe comportarsi meglio – commenta mamma Maria –, si arrabbia facilmente e allora gli scappa qualche parolaccia. Per questo lo sgrido e, quando si calma, si scusa riempiendomi di carezze e baci». Nel guardarli è immediato cogliere la forza di un cor-done ombelicale che ancora oggi, dopo 71 anni, lega

indissolubilmente il figlio a sua madre. Poche parole, tanti sguardi. E quando ad Alberto non escono le pa-role interviene la mamma a completare la frase. Lei che ha già capito dagli occhi ciò di cui il figlio ha bi-sogno. Ancora oggi Maria si mette ai fornelli ogni giorno, spesso prepara le specialità siciliane per il figlio: la caponata e il matarocco e quei grandi vasi di cetrioli sottaceto che fanno bella mostra di sé in cuci-na. È lucidissima di mente, dalla dialettica notevole, ca-rattere forte e tanti anni passati a rimboccarsi le mani-che cercando di non dipendere mai da nessuno. La sveglia puntata alla mattina presto, la colazione insie-me, poi la piccola spesa quotidiana e nel pomeriggio la televisione accesa per seguire "Geo&Geo" su Rai3 – «perché Alberto ama molto i documentari sugli ani-mali» – e poi "L’eredità", sempre sulla Rai, perché a Maria piace tenere allenata la mente con i quiz televi-sivi e anche perché, in quella palazzina un po’ antica,

i canali privati si vedono col con-tagocce. «Ma a noi va bene co-sì», sorride lei. La sera è il mo-mento del Rosa-rio. «Chissà se riu-scirò a spegnere le candeline dei cento anni?» si chiede Maria e la domanda na-sconde la preoc-cupazione di una madre. Non certo per lei, che ha

già ampiamente guadagnato il Para-diso con la sua vita terrena, bensì per il futuro del figlio. «Per fortuna ho incontrato sul mio cammino persone d’oro – sorride – e questo mi dà la certezza che, quando non ci sarò più io, Alberto non verrà mai lasciato solo». Già lo scorso novembre, quando una caduta in casa e la frat-tura di più costole l’hanno costretta in ospedale, ha sperimentato la soli-darietà silenziosa e sincera. C’è Maria Riviezzi, l’amica che ogni giorno le fa compagnia per qualche ora. C’è Andrea Albergati, neurolo-go e sindaco di Pavia dal 1996 al

2005, che da più di vent’anni è vicino alla famiglia sia professionalmente che umanamente e che nel 2003, con indosso la fascia tricolore, volle premiare Maria con il titolo di “supermamma”. E c’è il parroco don Gabriele Pelosi, che porta l’Eucarestia a casa ed è sempre molto atteso: perché «il bacino sulla guan-

cia del don» è il regalo più bello per questa mamma d’oro. Avvenire 18 Febbraio 2015)

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In occasione della morte a Pisa, tanto Dimitrie Brătianu quanto C.A. Rosetti

pubblicavano una serie di articoli pieni di elogi sul giornale Românul di proprietà di Rosetti. Brătianu scriveva: Ho so-lo parole di rincrescimento e d’ammirazione - non posso farne di più - per il geniale uomo dabbene e gran patriota che ha dedicato tutta la sua vita all’Italia e all’intera uma-nità. L’opera di questo gigante ha avuto qualcosa di so-vrannaturale; per questo motivo la sua attività è stata immensa, incom-

mensurabile. Per le generazioni future, Mazzini sarà una leggenda, un mito. Aveva una viva immaginazione, una gran memoria, un ammirevole buon senso, un sano giudizio; aveva spirito e presenza di spirito

I Principati romeni hanno raggiunto una prima tappa dell’unità statale nel 1859 (l’unione della Valacchia con la Moldavia), mentre l’Italia otteneva lo stesso risultato nel 1861 in seguito alle azioni garibaldine iniziate a maggio del 1860.Nel 1859, la corte sabauda aveva sostenuto le aspirazioni romene per raggiungere l’unità nazionale. Di rimando, quando Garibaldi si preparava per salpare da Quarto (5-6 maggio 1860), i ro-meni non soltanto dei due Principati, ma anche alcuni di quelli che allora vivevano nell’Impero austriaco in Bucovina, Transilvania, Banato, nel Maramureş e Crişana, sostennero sulla stampa le idee mazziniane (Nicolae Bălcescu, un insigne autore di storia patria scomparso nel 1852 a Palermo aveva già definito Mazzini il più gran rivoluzionario europeo e dun-que aveva contribuito alla diffusione del suo mito tra gli esuli romeni).

Però, un contributo altrettanto importante all’affermazione dell’idea nazionale italiana fu dato anche con le armi dai volontari che combattevano tra i Mille; sono stati identificati numerosi combattenti e si sa che il loro numero superava 60 fanti e 10 ufficiali. Molti di loro combattevano insieme al corpo dei volontari ungheresi, altri in altri reparti. Per quanto riguardava il livello ufficiale, una prima missione romena giunse in Italia il 12 novembre 1860 ed era formata dai capitani Cernovodeanu, Dunca e Holban, dai luogotenenti Anghelescu e Algiu, dai sottotenenti Dimitrescu, Paleologu e Crupenschi. Da Torino gli ufficiali romeni raggiunsero il ge-nerale Manfredo Fanti (Capo dello Stato Maggiore dell’Esercito Italiano e futuro Ministro della Guerra) a Na-poli, con la raccomandazione del Governo piemontese di offrir loro la possibilità di prendere parte ai combat-timenti di Gaeta (dove si era rifugiato Francesco II, combattimenti conclusi il 14 febbraio 1861). I romeni si erano subito distinti sul campo di battaglia e per il loro coraggio e la loro audacia furono insigniti il 1° aprile 1861 (George Anghelescu e l’artigliere Alciu) dell’Ordine militare di Savoia nel grado di cavaliere.In una let-tera del generale Fanti al generale romeno Florescu, il comandante italiano apprezzava i fatti d’arme dei due

romeni e chiedeva l’intervento del generale romeno presso il principe Cusa, perché i due romeni potessero esibire in pubblico le medaglie a loro concesse. Dal lato propagandistico, il giornale Românul dava risalto all’apprezzamento di cui godevano i rispettivi connazionali in Italia. Gli altri membri della missione rimasero fino alla fine delle operazioni, nel 1865, anno in cui il Governo italiano conferiva ai maggiori Cernovodeanu e Nicolae Dunca, al capitano Holban e ai luogotenenti Dimitrescu e Crupenschi la “medaglia commemorativa delle campagne delle guerre d’indipendenza degli anni 1860-1861”. Essi avevano preso parte ai combattimenti di Gaeta, dove Dunca era stato ferito ben due volte. Tra le forze di Stefano Turr c’erano nume-rosi romeni, tanto che nella battaglia del Volturno morirono due sol-dati romeni, Nicolae Stoica e Crişan .

VIAGGIATORI ROMENIVIAGGIATORI ROMENIVIAGGIATORI ROMENIVIAGGIATORI ROMENI

DELL’ OTTOCENTODELL’ OTTOCENTODELL’ OTTOCENTODELL’ OTTOCENTO

IN ITALIAIN ITALIAIN ITALIAIN ITALIA

TERZA PARTE

continua

Giuseppe Mazzini

I ROMENI CHE COMBATTERONO

IN ITALIA FRA I GARIBALDINI

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Il Papa ha celebrato la Messa «in coena Domini» del Giovedì santo, con la quale ha inizio il triduo pasquale, nel carcere romano di Rebibbia, e, preparandosi al rito della lavanda dei piedi, ha chiesto ai detenuti, nel corso di una breve omelia a braccio, di pregare «perché il Signore – ha detto – lavi anche le mie sporcizie». Jorge Mario Bergoglio ha poi lavato i piedi a dodici detenuti, partendo da una ragazza nigeriana, visibil-mente commossa, che teneva in braccio il figlio di pochi anni.

Al suo arrivo alla casa circondariale Nuovo Complesso Rebibbia di Ro-ma, poco dopo le 17, Papa Francesco, seguito da vicino solo dall’anzia-no cappellano, don Sandro Spriano, tra gli applausi ha salutato e ab-bracciato uno a uno i trecento detenuti che lo attendevano nel cortile, oltre ai rappresentanti della polizia penitenziaria, dell’amministrazione, dei volontari e ai cappellani. Presenti con il Papa il cardinale vicario per Roma Agostino Vallini e il sostituto della Segreteria di Stato monsignor Angelo Becciu. «Ringrazio tutti voi per l'accoglienza tanto calorosa e sentita, grazie tante!», ha detto Francesco al microfono prima di entrare nell'Istituto. «Questo giovedì Gesù era a tavola con i discepoli celebrando la festa della Pasqua», ha detto il Papa nell’omelia nella cappella «Padre Nostro» del carcere, durante una Messa alla quale hanno partecipato, in via straordinaria, 150 donne detenute, comprese 15 mamme con i bambini, e 150 uomini detenuti. «Il brano del Vangelo che abbiamo sentito dice una frase che è proprio il centro di quello che ha fatto Gesù per tutti noi: avendo amato i suoi che erano nel mondo li amò sino alla fine. Gesù ci amò. Gesù ci ama. Ma senza limite, sempre, fino alla fine. L’amore di Gesù per noi non ha limiti, sempre di più, sempre di più. Non si stanca di amare nessuno. Ama tutti noi, al punto di dare la vita per noi, sì, dare la vita per noi, dare la vita per ognuno di noi, e ognuno di noi può dire: dare la vita per me. A ognuno ha dato la vita, per te, per te, per me. Per ognuno, con nome e co‐gnome, il suo amore è personale. L’amore di Gesù non delude mai, perché lui non si stanca di amare. Come non si stanca di perdonare. Non si stanca di abbracciarci. Questa è la prima cosa che volevo dirvi. Gesù ci amò a ognuno di noi sino alla fine. E poi – ha proseguito il Papa – fa ciò che i discepoli non capi‐vano: lavare i piedi. In quel tempo – ha spiegato il Papa – era uso, era un’abitudine, perché la gente quando arrivava a una casa aveva i piedi sporchi della polvere del cammino, non c’erano – ha detto su‐scitando qualche sorriso – i sampietrini in quel tempo. E all’entrata della casa, si lavava i piedi. Ma que‐sto non lo faceva il padrone della casa: lo facevano gli schiavi, era lavoro di schiavi. E Gesù lava come schiavo i nostri piedi. Piedi dei discepoli. E per questo quello che io faccio tu ora non lo capisci, dice a Pietro, lo capirai dopo. È tanto l’amore di Gesù che si è fatto schiavo per servirci, per guarirci, per pulir‐ci. Oggi, in questa messa, la Chiesa vuole che il sacerdote lavi i piedi di dodici persone, in memoria dei dodici apostoli. Ma nel cuore nostro dobbiamo avere la certezza, dobbiamo essere sicuri che il Signore quando ci lava i piedi, ci lava tutto, ci purifica. Ci fa sentire un’altra volta il suo amore. Nella Bibbia c’è una frase, nel profeta Isaia, tanto bella: può una mamma dimenticarsi del suo figlio? Se una mamma si dimenticasse del suo figlio, io mai mi dimenticherò di te. Così è l’amore di Dio per me. E io laverò oggi i

piedi di dodici di voi. Ma in questi fratelli e sorelle sono tutti voi, tut‐ti, tutti quelli che abitano qui. Voi rappresentate loro. Ma anche – ha aggiunto il Papa – io ho bisogno di essere lavato dal Signore, e per questo pregate durante questa messa perché il Signore lavi anche le mie sporcizie, perché io diventi più schiavo di voi, più schiavo nel ser‐vizio della gente, come è stato Gesù». Bergoglio ha poi lavato e baciato i piedi a dodici carcerati, inginocchiandosi, con l’aiuto di due cerimonieri, davanti a ognuno di loro, a partire da una giova-ne detenuta nigeriana con in braccio il figlio di pochi anni, al quale ha pure ac-carezzato i piedi, e accomiatandosi da ognuno con un sorriso. Una nota infor-mava che i detenuti ai quali il Papa ha lavato i piedi erano sei donne – due dete-nute nigeriane, una congolese, due italiane, una ecuadoregna – e sei uomini: un brasiliano, un nigeriano e quattro italiani.

“Anche io ho bisogno di essere lavato dal Signore…”

GIOVEDI’ 2 APRILE PAPA FRANCESCO FA LA LAVANDA

DEI PIEDI NEL CARCERE DI REBIBBIA

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Quattro decenni a fianco di Wojtyła: la testimonianza dello storico segretario “don Stanislao”. Che conobbe il futuro papa quando, a diciott’anni, era seminarista.

C onobbi Karol Wojtyła in seminario, a diciotto anni. Fu nel lontano 1957. Lui era il nostro

professore di etica. Ci colpiva la sua conoscenza della materia così come la sua spiritualità e l’apertura menta-le verso il prossimo. Un anno dopo fu nominato vescovo ausiliare della diocesi di Cracovia e dopo qualche anno ne assunse la guida quale arcivescovo metropolita, l’erede di san Stanislao, martire dell’XI secolo, patrono dell’ordine morale della Polonia. Il 23 giugno 1963 ricevetti dalle mani del giovane vescovo Karol il sacramento del sacerdozio. Allora non immaginavo che la storia della mia vita e della mia vocazione sarebbe stata così fortemente segnata dal servizio per la Chiesa accanto a lui. Letteralmente.

Arrivò il 16 ottobre 1978. Il giorno della svolta per il cardinale Wojtyła, un giorno di svolta anche per me. Il neoe-letto Papa mi chiese di continuare ad aiutarlo. E così tutto ebbe inizio. Nessuno di noi sapeva quanto tempo sarebbe durato; nessuno sapeva come sarebbe stato il pontificato di Giovanni Paolo II che arrivò a Roma «da un Paese lontano»: lontano per motivi geografici ma anche politici. Nel Paese del Papa regnava un sistema comunista totalitario che lot-tava contro Dio e la Chiesa e infine contro l’essere umano, con l’obiettivo di privarlo di ciò che è più importante.

Ventisette anni di pontificato. Ventisette anni d’instancabile servizio a Cristo e alla Sua Chiesa. È necessario inserire all’interno di questo suo servizio anche quello che è successo in Piazza San Pietro il 13 maggio 1981. Scorse il sangue del Papa, il Papa si avvi-cinò al martirio di sangue. Del resto, tutto il suo ministero papale, giorno dopo giorno, fu segnato da un tipo di martirio – il lavoro faticoso, il sacrificio, il consumarsi per Cristo e per la sua causa, per la quale Lui – il Salvatore dell’uomo – venne sulla terra. Arrivò infine il 2 aprile 2005. Giovanni Paolo II si spegneva davanti agli occhi del

mondo intero. Passò alla casa del Padre alle ore 21.37. Lo accompagnai fino alla fine, fino all’ultimo respiro. Si sarebbe potuto pensare che fu la fine di tutto. In realtà fu l’inizio di una nuova storia. Storia della santità. Da so-li la morte e i funerali di Giovanni Paolo II diventarono una catechesi emozionante per il mondo intero. Dio solo sa quello che suc-cesse nei cuori di milioni di persone. La san-tità del Papa cominciò in quel momento a parlare loro. La santità del Papa è la sintesi di chi era lui e di quello che riuscì a compie-re.

Come descrivere la santità di Giovanni Paolo II? Come essa si manifestava? Come ti colpiva? Queste domande mi vengono spesso rivolte. Io la definirei come la santità vario-pinta. Oppure – facendo il paragone con il

mondo della musica – la santità polifonica. La santità della preghiera. La santità del servi-zio. La santità della sofferenza......

di Stanisław Dziwisz

2005-2 APRILE-2015

10° ANNIVERSARIO NASCITA AL CIELO DI

SAN GIOVANNI PAOLO II

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Nel decimo anniversario della sua morte, vogliamo

ricordare Giovanni Paolo II

con alcune delle sue frasi più belle

“Non so se posso bene spiegarmi nella vo-

stra... nostra lingua italiana. Se mi sbaglio,

mi corrigerete.”

“Come al tempo delle lance e delle spade,

così anche oggi, nell'era dei missili, a ucci-

dere, prima delle armi, è il cuore dell'uo-

mo.”

“Non c'è speranza senza paura, e paura

senza speranza.”

“Vi ho cercato. Adesso voi siete venu" da me. E vi

ringrazio.”

“Prendete in mano la vostra vita e fatene un capo-

lavoro.”

“Ricco non è colui che possiede, ma colui che dà,

colui che è capace di dare.”

“Non c'è pace senza gius"zia, non

c'è gius"zia senza perdono.”

“L'amore è la fondamentale e na"va

vocazione di ogni essere umano.”

“I bambini che hanno visto la guerra

sono l'unica speranza di pace.”

“Sono un viandante sullo stre*o

marciapiede della terra, e non distol-

go il pensiero dal Tuo volto che il

mondo non mi svela.”

“L'errore e il male devono essere sempre condanna"

e comba*u"; ma l'uomo che cade o che sbaglia deve

essere compreso e amato.”

COME FU RICORDATO GIOVANNI PAOLO II POCHI GIORNI DOPO IL 2 APRILE 2005,

DATA DELLA MORTE "Chi è stato veramente Wojtyla? “Un santo”; “Santo subito” ha gridato l’enorme folla il giorno delle sue esequie. “Un paladino dell’identità cristiana, il profeta che ha proposto al mondo la certezza che Gesù è risorto”, precisa lo storico Rumi. “Un uomo adorabile, ma con posizioni assai diverse dalle mie sulla morale sessuale”, ricorda il radicale Pannella. “Da ebreo posso dire questo: nel riavvicinamento fra noi e i cattolici – osserva il rabbino capo di Roma, Di Segni – ha fatto di più Wojtyla che tutti i suoi predecessori”. “Chi guida una religione ha l’obbli-go della coerenza e della fedeltà al proprio credo soprattutto in materia morale. E questo Papa è stato coe-rente e fedele fino in fondo”, afferma Scialoja, ex ambasciatore italiano a Riad convertito all’Islam. “Come tutti i papi medievali ha pre-teso una gerarchia delle scienze in cui l’ultima parola spetta sempre alla morale e alla teologia” osserva il filosofo Cacciari. “Lo splendido iniziatore del dialogo interreligioso che ha evitato lo scontro fra civiltà”, dice Enzo Bianchi, priore della comunità monastica di Bose. Ammirazione e affetto per l’uomo, riserve, da parte laica, sul ruolo di ferreo custode del dogma.

Sembra davvero difficile tentare di spiegare Giovan-ni Paolo II nella sua complessità, nelle abbaglianti luci e nelle meno visibili ombre. Vorrei concludere questo mio lavoro con le parole di Rita Levi Montalcini: “Il 2 aprile 2005 ha visto la scomparsa del più grande personaggio carismatico del secondo millennio che ha lottato per combattere le ingiustizie sociali, l’oppressione dei forti sui de-boli, i genocidi e le guerre in un sublime connubio di pensiero e azione. A Giovanni Paolo II s’inchinano oggi fedeli e laici dell’intera umanità”. Egli ha in-dubbiamente contribuito a cambiare la storia, a ca-vallo di due secoli cruciali come il XX e il XXI, ac-compagnando un’umanità smarrita nel terzo millen-

nio e imprimendo dinamismo ad una Chiesa stremata da stanchezza e perdita di fidu-cia in sé. L’ha ricordato an-che Benedetto XVI ai cardi-nali elettori nella Sistina lo scorso 20 aprile, all’indomani della sua elezione: “Giovanni Paolo II lascia una Chiesa più coraggiosa, più libera, più giovane. Una Chiesa che, se-condo il suo esempio, guarda con serenità al passato e non ha paura del futuro”. Chissà che un giorno non sia proprio

lui ad elevarlo alla gloria degli altari… Nel frattem-po questo Papa che venne dall’Est, questo pastore polacco ha già il suo trono nella storia. Un trono gi-gantesco, per una figura da gigante. Da “Grande”. (don Marco Pozza)

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B$%&'()*: Preasfantul Mantuitor (Biserica italiana), Domenica ore 11:15; Adresa: b-dul. Nicolae Balce-scu, nr. 28, sector 1, Bucureşti tel./fax: 021-314.18.57, don Roberto Poli-meni, Tel:0770953530

mail: [email protected]; [email protected]; Tel 0040 756066967. Trasmessa in diretta su www.telestartv.ro Sabato, prefestiva alle ore 18,00 a: Centrul "Don Orione", Sos. Eroilor 123-124 Voluntari.

*°* I&)9: Cattedrale "vecchia" Iaşi - Adormirea Maicii Domnului Bd. Stefan cel Mare, 26, Iasi: I-II-III Domenica del mese ore 11,00-IV Domenica ore 9,30, Don Alessandro Lembo Tel 0749469169 Mail: [email protected]

Trasmessa in diretta su: http://www.ercis.ro/video/iasi.asp

*°* CA$B: Chiesa romano-cattolica dei Pia-risti. Strada Universitatii nr. 5, conosciu-ta anche come „Biserica Universitatii” din Cluj-Napoca. Don Veres Stelian, tel 0745 386527 Mail: [email protected] Domenica alle ore 12,00

*°* AAD& I$A9&: Domenica ore 11:00 nella Chie-sa di Sant'Antonio-Piata Maniu Iuliu nr. 15. Don Horvath Istvan , tel 0745 020262

*°* T9F9)G&'&: Chiesa Sfanta Fecioara Maria Regi-na Timisoara II (Fabric). Str Stefan Cel Mare 19. Domenica ore 18:00. Don Janos Kapor Tel 0788 811266 Mail:[email protected]

*°*

Yuri Gagarin nello spazio:

«Girando attorno alla Terra, nella navicella, ho visto quanto è bello

il nostro pianeta. Il mondo dovrebbe permetterci di preservare ed

aumentare questa bellezza, non di distruggerla!» Così commentò

ai giornalisti Jurij Alekseevič Gagarin dopo la sua impresa senza

precedenti: il primo volo umano nello spazio e il primo uomo ad

orbitare intorno alla Terra. Scelto tra i venti migliori piloti dell'ae‐ronautica russa, il suo lan‐

cio a bordo del raz‐

zo Vostok avvenne la mattina del 12 aprile 1961, dal

Cosmodromo di Bajkonur (lo stesso dello Spuntik), nel‐

la steppa del Kazakistan. Dopo un volo spaziale di 88

minuti ritornò sulla Terra incolume, paracadutandosi

dalla navicella. Accolto come un eroe nazionale, sette

anni dopo morì in un tragico incidente aereo.

I SANTI DELLA

SETTIMANA

DOM.05DOM.05DOM.05DOM.05 PASQUA DI RESURREZIONEPASQUA DI RESURREZIONEPASQUA DI RESURREZIONEPASQUA DI RESURREZIONE

LUN. 05LUN. 05LUN. 05LUN. 05 DELL’ANGELODELL’ANGELODELL’ANGELODELL’ANGELO

MART.07MART.07MART.07MART.07 S.Giovanni B. de La SalleS.Giovanni B. de La SalleS.Giovanni B. de La SalleS.Giovanni B. de La Salle

MERC.08MERC.08MERC.08MERC.08 S. TimoteoS. TimoteoS. TimoteoS. Timoteo

GIOV.09GIOV.09GIOV.09GIOV.09 S. MassimoS. MassimoS. MassimoS. Massimo

VEN. 10VEN. 10VEN. 10VEN. 10 S. TerenzioS. TerenzioS. TerenzioS. Terenzio

SAB. 11SAB. 11SAB. 11SAB. 11 S. Gemma GalganiS. Gemma GalganiS. Gemma GalganiS. Gemma Galgani

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I

INTRODUZIONE C- Nel nome del Padre, e del Fi-glio e dello Spirito Santo

C- La grazia del Signore nostro Gesù Cristo, l’amore di Dio Padre e la comunione dello Spirito Santo siano con tutti voi.

ATTO PENITENZIALE C- Nel giorno in cui celebriamo la vittoria di Cristo sul peccato e sulla morte, anche noi siamo chia-mati a morire al peccato per risor-gere alla vita nuova. Riconoscia-moci bisognosi della misericordia del Padre. Breve pausa di riflessione

C- Signore, nostra pace, abbi pietà di noi. T- Signore, pietà. C- Cristo, nostra Pasqua, abbi pietà di noi. T- Cristo, pietà. C- Signore, nostra vita, abbi pietà di noi. T- Signore, pietà. C- Dio Onnipotente abbia mi-sericordia di noi, perdoni i nostri peccati e ci conduca alla vita eter-na. T- Amen

GLORIAGloria a Dio nell'alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà. Noi ti lodiamo, ti benediciamo, ti adoriamo, ti glorifichiamo, ti rendiamo grazie per la tua glo-ria immensa, Signore Dio, Re del cielo, Dio Padre onnipoten-te. Signore, figlio unigenito, Gesù Cristo, Signore Dio, Agnello di Dio, Figlio del Padre, tu che to-gli i peccati dal mondo abbi pietà di noi; tu che togli i pecca-ti dal mondo, accogli la nostra supplica; tu che siedi alla de-stra del Padre, abbi pietà di noi. Perché tu solo il Santo, tu solo il Signore, tu solo l'Altissimo, Ge-sù Cristo, con lo Spirito Santo: nella gloria di Dio Padre. Amen.

COLLETTA C- O Padre, che in questo gior-no, per mezzo del tuo unico Fi-glio, hai vinto la morte e ci hai aperto il passaggio alla vita eter-na, concedi a noi, che celebriamo la Pasqua di risurrezione, di esse-re rinnovati nel tuo Spirito, per

rinascere nella luce del Signore risorto. Egli è Dio... T- Amen

LITURGIA DELLA PAROLA (

P���� L������ Dagli Atti degli Apostoli

In quei giorni, Pietro prese la parola e disse: «Voi sapete ciò che è acca-duto in tutta la Giudea, cominciando dalla Galilea, dopo il battesimo pre-dicato da Giovanni; cioè come Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò be-neficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavo-lo, perché Dio era con lui. E noi siamo testimoni di tutte le cose da lui compiute nella regione dei Giudei e in Gerusalemme. Essi lo uccisero appendendolo a una croce, ma Dio lo ha risuscitato al terzo gior-no e volle che si manifestasse, non a tutto il popolo, ma a testimoni pre-scelti da Dio, a noi che abbiamo mangiato e bevuto con lui dopo la sua risurrezione dai morti. E ci ha ordinato di annunciare al po-polo e di testimoniare che egli è il giudice dei vivi e dei morti, costituito da Dio. A lui tutti i profeti danno que-sta testimonianza: chiunque crede in lui riceve il perdono dei peccati per mezzo del suo nome». Parola di Dio. T- Rendiamo grazie a Dio

SALMO RESPONSORIALE R. Questo è il giorno che ha fatto il Signore:r allegriamoci ed esultiamo. Rendete grazie al Signore perché è buono, perché il suo amore è per sempre. Dica Israele: «Il suo amore è per sempre». R/ La destra del Signore si è innalzata,la destra del Signore ha fatto prodezze. Non morirò, ma resterò in vita e annuncerò le opere del Signore. R/ La pietra scartata dai co-struttori è divenuta la pietra d'an-golo. Questo è stato fatto dal Si-gnore: una meraviglia ai nostri occhi. R/

S������ L������ Dalla lettera di S.Paolo ai Colossesi

Fratelli, se siete risorti con Cristo, cercate le cose di lassù, dove è Cristo, seduto alla destra di Dio; rivolgete il pensiero alle cose di lassù, non a quelle della terra. Voi infatti siete morti e la vostra vita è nascosta con Cristo in Dio! Quando Cristo, vostra vita, sarà manifestato, allora anche voi ap-parirete con lui nella gloria.

SEQUENZA

Alla vittima pasquale, s'in-nalzi oggi il sacrificio di lode. L'Agnello ha redento il suo greg-ge, l'Innocente ha riconciliato noi peccatori col Padre. Morte e Vita si sono affron-tate in un prodigioso duello. Il Signore della vita era morto; ma ora, vivo, trionfa. «Raccontaci, Maria: che hai visto sulla via?». «La tomba del Cristo vivente, la gloria del Cristo risorto, e gli an-geli suoi testimoni, il sudario e le sue vesti. Cristo, mia speranza, è risorto: precede i suoi in Galilea». Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi. Parola di Dio. T- Rendiamo grazie a Dio.

CANTO AL VANGELO Alleluia, Alleluia. Cristo, nostra Pasqua, è stato immo-lato: facciamo festa nel Signore Alleluia C- Il Signore sia con voi T- E con il tuo Spirito!

Il primo giorno della settimana, Ma-ria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro. Corse allora e andò da Simon Pietro e dall'altro discepolo, quello che Ge-sù amava, e disse loro: «Hanno por-tato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l'hanno posto!». Pietro allora uscì insieme all'altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l'altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepol-cro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò. Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario che era stato sul suo capo non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte. Allora entrò anche l'altro discepolo, che era giunto per primo al sepol-cro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittu-ra, che cioè egli doveva risorgere dai morti. Parola del Signore.

OMELIA (seduti) CREDO in un solo Dio, Padre on-nipotente, creatore del cielo e della terra, di tutte le cose visibili

Letture: At 10,34a.37-43 Sal 117 Col 3,1-4 Gv 20,1-9

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e invisibili. Credo in un solo Si-gnore, Gesù Cristo, unigenito Figlio di Dio, nato dal Padre pri-ma di tutti i secoli: Dio da Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato, non creato, della stessa sostanza del Padre; per mezzo di lui tutte le cose sono state create. Per noi uomini e per la nostra salvezza discese dal cielo, e per opera dello Spirito santo si è incarnato nel seno della vergine Maria e si è fatto uomo. Fu crocifisso per noi sot-to Ponzio Pilato, morì e fu sepol-to. Il terzo giorno è risuscitato, secondo le Scritture, è salito al cielo, siede alla destra del Padre. E di nuovo verrà, nella gloria, per giudicare i vivi e i morti, e il suo regno non avrà fine. Credo nello Spirito Santo, che è Signo-re e dà la vita, e procede dal Pa-dre e dal Figlio. Con il Padre e il Figlio è adorato e glorificato, e ha parlato per mezzo dei profeti. Credo la Chiesa, una santa cat-tolica e apostolica. Professo un solo battesimo per il perdono dei peccati. Aspetto la risurrezione dei morti e la vita del mondo che verrà. Amen.

PREGHIERA DEI FEDELI C- In questo giorno santissimo, in cui la potenza dello Spirito ci crea come uomini nuovi a imma-gine del Signore risorto e fa di tutti noi il suo popolo santo, innal-ziamo la nostra preghiera unani-me, perché la gioia della Pasqua si estenda nel mondo intero. Preghiamo insieme e diciamo: R. Per la santa risurrezione del tuo Figlio, ascoltaci, o Padre. Per la Chiesa di Dio, perché abbia sempre più viva coscienza di essere la comunità pasquale, generata dal Cristo umiliato sulla croce e glorificato nella risurre-zione, preghiamo. R. Per tutti i battezzati, perché nell'aspersione del sangue e dell'acqua, che scaturiscano dal costato di Cristo, rinnovino la gra-zia della loro rinascita nello Spiri-to, preghiamo. R. Per l'umanità intera, perché si diffonda nel mondo il lieto an-nunzio che in Cristo si è fatta pace fra l'uomo e Dio, l'uomo e se stes-so, l'uomo e i suoi fratelli, pre-ghiamo. R. Per le nostre famiglie, per-ché in ogni casa si celebri nella sincerità e nella verità l'evento pasquale, e si condivida il dono del Signore con la festosa ospitali-tà ai piccoli, ai poveri e ai soffe-renti, preghiamo. R.

Per tutte le sorelle e i fratelli defunti, perché fin da ora siano commensali al banchetto eterno, nell'attesa della risurrezione dei corpi alla fine dei tempi, preghia-mo. R. C- O Padre, che nella risurre-zione del tuo Figlio dissolvi ogni paura e rendi possibile ciò che il nostro cuore non osa sperare, concedi ad ogni uomo che si dice cristiano di rinnovarsi nel pensie-ro e nelle opere con la fede di chi nel Battesimo si sente risorto. Per Cristo nostro Signore. T- Amen

C- Pregate, fratelli e sorelle, per-ché il mio e vostro sacrificio sia gra-dito a Dio, Padre onnipotente. T- Il Signore riceva dalle tue ma-ni questo sacrificio a lode e gloria del suo nome, per il bene nostro e di tutta la sua santa Chiesa. (in piedi)

C- Esultanti per la gioia pasquale ti offriamo, Signore, questo sacrifi-cio, nel quale mirabilmente nasce e si edifica sempre la tua Chiesa. Per Cristo nostro Signore. T- Amen

PREGHIERA EUCARISTICA C- Il Signore sia con voi. T- E con il tuo spirito. C- In alto i nostri cuori. T- Sono rivolti al Signore. C-Rendiamo grazie al Signore nostro Dio. T- È’ cosa buona e giusta. C- E' veramente cosa buona e giusta, nostro dovere e fonte di salvezza, proclamare sempre la tua gloria, o Signore, e soprattutto esaltarti in questo tempo nel qua-le Cristo, nostra Pasqua, si è im-molato. E' lui il vero Agnello che ha tolto i peccati del mondo, è lui che morendo distrutto la morte e risorgendo ha ridato a noi la vita. Per questo mistero, nella pienezza della gioia pasquale, l'umanità esulta su tutta la terra, e con l'as-semblea degli angeli e dei santi canta l'inno della tua gloria: T- Santo, Santo, Santo …. DOPO LA CONSACRAZIONE C- Mistero della fede T- Annunciamo la tua morte, Si-gnore, proclamiamo la tua risurre-zione nell’attesa della tua venuta. DOPO LA PREGHIERA EUCARISTICA C - Per Cristo, con Cristo e in Cristo, a te Dio, Padre onnipotente, nell’uni-tà dello Spirito Santo, ogni onore e gloria, per tutti i secoli dei secoli. T- Amen T- P A D R E NO S T R O

Padre nostro, che sei nei cieli, sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, sia fatta la tua volontà, come in cielo così in terra. Dacci oggi il nostro pane quotidiano, e rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimet-tiamo ai nostri debitori, e non ci indurre in tentazione, ma liberaci dal male. Amen. C- Liberaci, o Signore, da tutti i mali, concedi la pace ai nostri giorni, e con l'aiuto della tua misericordia vivremo sempre liberi dal peccato e sicuri da ogni turbamento, nell'attesa che si compia la beata speranza e venga il nostro salvatore Gesù Cristo. T- Tuo è il regno, tua la potenza e la gloria nei secoli

R ITO DELLA PACE C- Signore Gesu’ che hai detto ai tuoi apostoli: “Vi lascio la pace, vi do la mia pace” non guardare ai nostri peccati ma alla fede della tua Chie-sa, e donale unità e pace secondo la tua volontà. Tu che vivi e regni nei secoli dei secoli T- Amen C - La pace del Signore sia sempre con voi. T- E con il tuo spirito. C - Come figli del Dio della pace, scambiatevi un gesto di comunione fraterna. T - Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, abbi pietà di noi.(2 VOLTE) Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo, dona a noi la pace. C - Beati gli invitati alla cena del Si-gnore Ecco l’Agnello di Dio che to-glie i peccati del mondo. T - O Signore, non sono degno di partecipare alla tua mensa: ma di’ soltanto una parola e io sarò salvato.

DOPO LA COMUNIONE C- Proteggi sempre la tua Chiesa, Dio onnipotente, con l'i-nesauribile forza del tuo amore, perché, rinnovata dai sacramenti pasquali, giunga alla gloria della risurrezione. Per Cristo nostro Signore. T- Amen. C- Il Signore sia con voi. T- E con il tuo spirito. C- Vi benedica Dio onnipotente, Padre,Figlio e Spirito Santo. T- Amen. C- Nel nome del Signore: andate in pace. T- Rendiamo grazie a Dio