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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI AGRARIA Dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali TESI DI LAUREA IN SCIENZE FORESTALI ED AMBIENTALI ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA VEGETAZIONE ERBACEA NEI CANALI DI BONIFICA Relatore: Prof. RAFFAELE CAVALLI Correlatori: Prof. VINCENZO D’AGOSTINO Dott. For. STEFANO RAIMONDI Laureanda: Giorgia Zane matricola n° 420601/AB ANNO ACCADEMICO 2002 - 03

ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

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UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PADOVA FACOLTÀ DI AGRARIA

Dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali

TESI DI LAUREA IN SCIENZE FORESTALI ED AMBIENTALI

ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA VEGETAZIONE ERBACEA NEI CANALI DI BONIFICA

Relatore: Prof. RAFFAELE CAVALLI Correlatori: Prof. VINCENZO D’AGOSTINO Dott. For. STEFANO RAIMONDI

Laureanda: Giorgia Zane

matricola n° 420601/AB

ANNO ACCADEMICO 2002 - 03

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Indice

Riassunto Pag. IX

Summary Pag. XI

.

Introduzione Pag. 1

Capitolo1. La manutenzione dei corsi d’acqua Pag. 5

1.1 La flora delle zone riparie Pag. 5

1.2 Modalità e tempi di esecuzione della manutenzione

Pag. 14

1.2.1 Manutenzione del fondo e taglio della vegetazione acquatica

Pag. 16

1.2.2 Taglio della vegetazione di sponda Pag. 17

1.2.3 Manutenzione degli argini Pag. 18

1.2.4 La gestione della vegetazione sfalciata Pag. 19

1.3 Macchine ed attrezzature Pag. 21

1.3.1 Trinciasarmenti Pag. 22

1.3.2 Barra falciante Pag. 24

1.3.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante Pag. 28

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VI

Capitolo 2. La manutenzione sostenibile Pag. 31

2.1 I corsi d’acqua naturali Pag. 33

2.2 I corsi d’acqua artificializzati Pag. 35

2.3 Watercourse Act: l’esperienza danese nella manutenzione

Pag. 37

2.4 Il canale di corrente Pag. 38

2.4.1 La vegetazione nel canale di corrente Pag. 41

2.4.2 Manutenzione del canale di corrente Pag. 44

2.4.3 I risultati ottenuti Pag. 45

2.5 I canali inerbiti: l’esperienza statunitense Pag. 46

Capitolo 3. Materiali e metodi Pag. 49

3.1 Area di studio Pag. 51

3.1.1 Rio Tasca Pag. 54

3.1.2 Scolo Bigonzo Pag. 57

3.2 Quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante

Pag. 60

3.3 Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto ad un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente

Pag. 60

3.4 Analisi della viabilità consortile Pag. 63

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VII

Capitolo 4. Risultati Pag. 65

4.1 Quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante

Pag. 65

4.2 Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente

Pag. 67

4.3 Analisi della viabilità consortile Pag. 94

Capitolo 5. Possibilità di sviluppo Pag. 99

5.1 Macchine motrici in grado di operare in maniera simmetrica rispetto all’asse dell’asta fluviale

Pag. 100

5.2 Macchine motrici a carreggiata ridotta e ruota stabilizzatrice

Pag. 103

5.3 Motobarche dotate di organi stabilizzatori e di appoggio in grado di sopportare attrezzature pesanti o su braccio articolato

Pag. 105

Conclusioni Pag. 107

Appendice A Pag. 111

Bibliografia Pag. 123

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IX

Riassunto

Le attività di manutenzione, ordinaria e periodica, dei corsi d’acqua e dei

canali artificiali sono le azioni che svolgono normalmente i Consorzi di

Bonifica per garantire la sicurezza idraulica e la tutela della salubrità

ambientale. Queste attività si realizzano, in parte, con lo sfalcio della

vegetazione riparia, utilizzando macchine ed attrezzature che presentano

caratteristiche e funzioni diverse in relazione, soprattutto, alla variabilità

morfologica dell’alveo e al grado di urbanizzazione. Tale vegetazione,

benchè costituisca biotopi di estremo interesse e svolga sia funzioni

idrobiologiche che funzioni fondamentali per la vita animale, è

continuamente minacciata dalla realizzazione di opere idrauliche e dalla

diffusione di attività agricole a ridosso degli argini.

La manutenzione “gentile” proposta nei New Watercourse Act danesi, che

entrarono in vigore nel 1982, mira, invece, a cambiare in modo attivo il

corso d’acqua, così che sviluppi forme che offrano un habitat compatibile

con lo sviluppo della flora e della fauna. Con la manutenzione “gentile” si

può sviluppare un corso d’acqua angusto e sinuoso all’interno di uno

canalizzato, utilizzando le forze che agiscono nel corso d’acqua stesso e

realizzando un canale di corrente. Questo consiste nel limitare lo sfalcio

della vegetazione a una fascia, conferendogli un andamento sinusoidale,

così da riprodurre le condizioni che si presentano in un corso d’acqua

naturale.

Un’altra esperienza volta alla costituzione e al mantenimento della

vegetazione in alveo, è rappresentata dai canali inerbiti: una pratica di

origine statunitense che risale agli anni ’50, sviluppata dall’U.S. Soil

Conservation Service.

Presso il Consorzio di Bonifica Dese Sile sono state realizzate tre

sperimentazioni. La prima, volta alla quantificazione del sedimento e della

vegetazione asportati con la cucchiaia rovescia a griglia con barra

falciante, ha dimostrato come tale attrezzatura causi ingenti danni sia al

piede della sponda sia alla vegetazione erbacea, riducendo sensibilmente

la biodiversità. La seconda sperimentazione, volta alla realizzazione di un

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canale di corrente, ha dimostrato come tale pratica permetta il

contenimento del rischio idraulico e, allo stesso tempo, la conservazione

di una fascia vegetazionale che assolve le numerose funzioni attribuite

alla vegetazione riparia. La terza, volta all’analisi della viabilità consortile,

ha dimostrato come il crescente inurbamento e certe pratiche agricole,

impediscono le normali operazioni di sfalcio con mezzi meccanici, con il

conseguente l’impiego di operatori per lo sfalcio manuale. Da tale

sperimentazione, inoltre, si è preso spunto per la presentazione di alcuni

macchinari innovativi, di fabbricazione straniera, che agiscono in relazione

solo alle caratteristiche morfologiche dell’alveo, indipendentemente dalla

presenza di ostacoli sugli argini.

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XI

Summary

Standard and periodic maintenance operations of watercourses and

canals are usually carried out by Land Reclamation Syndicates in order to

guarantee water safety and to safeguard the environment. These

operations are performed partly by mowing riverine vegetation using

machines and tools which have differing features and functions according

to the riverbed morphological variations and according to the urban

migration phenomena. Although this vegetation consists of extremely

interesting biotopes and carries out both hydrobiological and essential

functions for animal life, it is continuously threatened by plumbing

constructions and by the increase of agricultural activities close to the river

banks.

“Soft” maintenance suggested by the Danish New Watercourse Act, which

became effective in 1982, on the other hand aims at changing

watercourses in an active way creating forms which offer an ideal habitat

for flora and fauna. With the “soft” maintenance one can develop a narrow

and winding watercourse within a canal taking advantage of the forces

which act in the watercourse itself creating a flowing canal.

This involves limiting the mowing of the vegetation to a strip, creating a

winding pattern in order to reproduce the conditions of a natural

watercourse.

Another trial aimed at creating and maintaining riverbed vegetation is

represented by turfed channels. This US method dates back to the 50s

and was developed by the US Soil Conservation Service.

The Dese Sile Land Reclamation Syndicate has experimented three

methods.

The first which quantifies the sediment and vegetation removed with a

cutting reverse grid shovel, demonstrated that this type of machine causes

great damage both to the lower part of the bank and to the vegetation

greatly reducing the biodiversity.

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XII

The second method involved creating a flowing canal and showed that this

limited the water works’ risk and at the same time saved a portion of

vegetation imperative to several riverine vegetation functions.

The third method which consisted in analyzing the Syndicate’s system

demonstrated that the increasing urban migration and certain agricultural

activities prevent standard mechanical mowing procedures from being

performed therefore making it necessary to have workers mow manually.

This experience has prompted to present a number of innovative

machines, manufactured outside of Italy, which operate only on the

riverbed form and structure, without taking into account any obstacles

present on the banks.

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1

Introduzione

Rendere compatibili gli usi di un corso d’acqua e delle sue aree riparie con

la difesa dalle piene nonché con la salvaguardia o il ripristino della

biodiversità, da cui deriva la conservazione della capacità autodepurativa

del sistema fiume, è un’esigenza inderogabile per i nostri corsi d’acqua

(Braioni e Penna, 1998).

Spesso, invece: ”l’istintiva risposta delle autorità e della popolazione alle

sempre più frequenti alluvioni è la richiesta di interventi immediati di

arginature e di pulizia dei fiumi dalla vegetazione e dagli accumuli di

ghiaia, affrettatamente individuati come responsabili delle esondazioni”

(Sansoni, 1995).

La salvaguardia degli ambienti fluviali assume, un’importanza tale da

incoraggiare fortemente gli studi ad essa interessati, sia la formulazione di

indici che offrono spunti per un approccio multidisciplinare al problema.

La nascita di questa problematica è riconducibile agli anni della

ricostruzione postbellica e del successivo miracolo economico. In tali

condizioni si è assistito a uno sviluppo che ha trascurato la tutela

dell’ambiente e del paesaggio.

Le conseguenze sono state: un’urbanizzazione senza precedenti delle

coste, delle pianure alluvionali, con il conseguente dilatarsi delle periferie

e delle infrastrutture viarie, contestualmente all’inquinamento delle acque,

dell’aria e del suolo. La costruzione di insediamenti industriali e abitativi, la

realizzazione di nuove strade ed autostrade e l’allargamento di vecchie

sedi stradali in prossimità degli alvei, hanno indotto la riduzione delle aree

di esondazione, dove, in caso di piena, le acque vengono trattenute.

La legislazione sulla tutela delle acque, coerente con tale contesto socio-

economico, è stata sino agli anni ’90, con l’introduzione della legge

183/89, quasi inesistente: “C’era infatti il prevalere di un obiettivo

utilitaristico, anziché ecosistemico: un risanamento dei fiumi finalizzato

non tanto al ripristino della loro funzionalità ecologica, ma in primo luogo a

garantire la disponibilità di una risorsa di qualità adeguata agli usi umani,

produttivi, energetici, irrigui, potabili” (Silingardi et al., 2000)

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Negli ultimi cinquant’anni lo sviluppo economico ha investito anche il

paesaggio agrario determinandone una radicale trasformazione, con un

”...rapido passaggio dall’agricoltura contadina a quella meccanizzata, da

un mosaico di colture diverse e separate da filari di alberi, siepi,

cavedagne e corsi d’acqua contornati di vegetazione a monocolture su

grandi appezzamenti…” (Ghetti, 2003), con arature e lavorazioni del

terreno a ridosso degli argini.

In questo scenario complesso, la pubblica amministrazione e i privati, al

fine di garantire la sicurezza idraulica, anziché concentrarsi su un gestione

territoriale oculata, garantendo ai fiumi spazi sufficienti al transito delle

portate di piena, hanno promosso sistemazioni idrauliche. In esse, i corsi

d’acqua scorrono entro alvei geometrici devegetati e argini sopraelevati,

controllati da difese spondali, briglie, cementificazioni e canalizzazioni

(Baldo, 2002).

L’accresciuta attenzione ai problemi ambientali, promossa anche da

politiche mirate, ha però di recente messo in discussione questo modello

di gestione dei corsi d’acqua.

“Numerosi studi ne hanno, infatti, evidenziato gli effetti negativi sia dal

punto di vista ambientale che da quello del rischio idrogeologico ed è

emersa la necessità di ricostituire l’integrità naturale dei corsi d’acqua,

restituendo ai fiumi le loro proprie funzioni, a partire da quelle di

regolazione delle piene e di autodepurazione degli inquinanti” (Cirf et al.,

2002).

Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di

manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali di bonifica, e

di proporre, in seguito ai risultati ottenuti con le sperimentazioni, sia nuove

metodologie di gestione, maggiormente volte alla valorizzazione

dell’ecosistema fluviale e della biodiversità, sia macchine e attrezzature

innovative, pensate e costruite senza perdere di vista le caratteristiche

dell’ambiente in cui operano.

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Le tesi che si intendono dimostrare con tale lavoro sono:

• L’elevato impatto ambientale esercitato dall’utilizzo della cucchiaia

rovescia a griglia con barra falciante.

• L’applicabilità della pratica del canale di corrente sui canali della

pianura veneta e la sua convenienza.

• L’influenza dell’urbanizzazione e delle pratiche agricole sulle

modalità di sfalcio meccanizzato dei canali.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

“Devono essere considerate attività di manutenzione tutte le azioni volte al

mantenimento e al ripristino della funzionalità ecologica del territorio oltre

alla funzionalità idraulica di tutte le opere, manufatti e strutture necessarie

per il perseguimento del Piano Stralcio per l’Assetto Idrogeologico (PSAI).

Gli interventi di rinaturazione, se volti al ripristino della funzionalità

ecologica di un ecosistema o parte di esso (ad esempio i tratti fluviali)

sono da considerare interventi di manutenzione del territorio” (Comitato di

consultazione Autorità di Bacino Po, 2001).

1.1 La flora delle zone riparie

La vegetazione riparia è definita tipicamente azonale, ovvero di tipo ed

ecologia diversi rispetto alle vegetazioni esterne al sistema fluviale che

seguono invece una precisa zonazione climatica. Il corso d’acqua

rappresenta quindi un elemento geografico di forte differenziazione

ambientale e paesaggistica (Sartori e Bracco, 1993) che Di Fidio (1991)

ha definito come un macroecosistema, costituito al suo interno da un

mosaico di biotopi (Fig.1.1)

Fig. 1.1 Profilo tipico della vegetazione di un corso d’acqua di pianura in

condizioni naturali (Di Fidio, 1991)

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Ciutti (2003) definisce la zona riparia, secondo l’aspetto funzionale, come:

”…un ecotono tridimensionale fra ecosistema acquatico e terrestre, che si

estende in profondità (acqua sotterranea), in altezza verso la copertura

vegetale, esternamente attraverso la piana alluvionale e gli ecosistemi

terrestri ed in senso longitudinale al corso d’acqua con ampiezze variabili”.

Emerge, quindi, come negli ambienti di acqua dolce (fiumi, canali, stagni,

paludi) e nelle loro immediate adiacenze (rive, scarpate, ecc), si

concentrino elementi floristici e vegetazionali costituenti biotopi di estremo

interesse che, a causa della crescente espansione delle attività umane

nelle zone di pianura, sarebbero altrimenti destinate all’estinzione. Negli

ultimi anni, in tutto il mondo, e particolarmente in Europa, hanno preso vita

iniziative per la salvaguardia di tali ambienti (Pinna, 1983) dai

preoccupanti fenomeni d’inquinamento e di eutrofizzazione. La

scomparsa, o la drastica riduzione, di talune specie vegetali,

particolarmente sensibili, a favore di altre assai invadenti e tendenti ad

omogeneizzare e a banalizzare il paesaggio sono la manifestazione

dell’attuarsi di tali fenomeni.

La sensibilità degli organismi vegetali anche alle minime variazioni

chimico-fisiche di un corso d’acqua fanno sì che questi, da un lato,

costituiscano dei formidabili indicatori biologici della qualità dell’ambiente

ma, dall’altro, siano estremamente suscettibili a una serie di disturbi di

natura biotica, come l’azione erosiva e l’azione di deposito dei materiali da

parte del corso d’acqua, e di natura abiotica, quali le attività umane.

La continua realizzazione di opere idrauliche favorisce l’impoverimento di

questi ambienti. Infatti, se per un verso consentono il più regolare

convogliamento e scorrimento delle acque, dall’altro tendono a

trasformare sempre più il corso dei fiumi in corsi d’acqua privi di vita, in cui

si antepongono la portata, la velocità di scorrimento, il trasporto solido,

ecc, agli aspetti legati alle caratteristiche biologiche proprie del corso

d’acqua (Amministrazione della Provincia di Venezia, 1986).

Anche le attività agricole hanno contribuito al depauperamento delle fasce

di vegetazione riparia che costituiscono uno dei pochi elementi di

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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biodiversità del paesaggio agrario. Ciò è dovuto alle colture agrarie che,

arrivando a ridosso dei fossi esistenti, condizionano negativamente

l'evoluzione delle formazioni vegetali verso uno stadio di maggiore

equilibrio. A questo proposito Fregolent e Grespan (1997) affermano come

”…nonostante il patrimonio vegetazionale risulti piuttosto povero

quantitativamente e qualitativamente è comunque in grado di assolvere la

funzione di rifugio della fauna stanziale. Sarebbe auspicabile, quindi, al

fine di preservare i canali dall' inquinamento idrico, la creazione di fasce di

rispetto da sottrarre alle pratiche agricole”.

Il fattore determinante sulla composizione e la struttura delle vegetazioni

riparie è rappresentato dalla dinamica dei livelli idrici, compresi quelli

freatici, e dai naturali processi geomorfologici che ne derivano

(Francescato, 2002; Hupp, 1999). Il regime delle acque condiziona infatti

la genesi del suolo, il rifornimento di sostanza nutritiva, la granulometria, la

disponibilità idrica, ecc.

La disponibilità idrica in terreni prossimi al corso d’acqua diminuisce in

senso trasversale rispetto alla direzione della corrente ed, in generale,

diminuisce da monte verso valle, quando ai substrati ghiaiosi si vanno

sostituendo quelli argillosi. Alla granulometria del substrato è invece legata

la fertilità del terreno: i depositi più fini sono dotati di una maggiore

capacità di trattenere nutrienti minerali rispetto alle frazioni più grossolane.

Un apporto significativo di fertilità è inoltre fornito dalle piene che

trasportano e depositano consistenti quantità di materiali organici, dando

vita a una vera e propria fertilizzazione naturale operata dal fiume

(Ellenberg, 1982).

L’acqua corrente invece rappresenta insieme una condizione favorevole e

un aspetto svantaggioso per le piante che vivono immerse. Il

rimescolamento delle acque, infatti, provocato dalla turbolenza, le

arricchisce dei gas necessari alla vita, e il loro continuo movimento

permette alle piante di assumerli con continuità. La torbidità rappresenta in

genere una situazione transitoria, legata ai periodi di piena: Normalmente,

l’acqua appare limpida e permette una buona illuminazione delle foglie

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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sommerse. In condizioni di piena, però, all’azione meccanica della

corrente e a quella della turbolenza si associa anche l’opera di abrasione

da parte dei sedimenti trasportati, che danneggiano soprattutto le superfici

delle foglie sommerse particolarmente delicate. Le piante, quindi, devono

essere capaci di resistere alle sollecitazioni meccaniche imposte dal

flusso, perciò raramente presentano lamine molto ampie, più tipicamente,

le foglie sono invece ridotte a fini lacinie, o a nastri sottili e flessibili.

Il moto dell’acqua provoca anche l’erosione del fondo dell’alveo per cui i

sedimenti, nei quali la vegetazione corrente affonda le sue radici, possono

essere asportati. Ciò rende precario l’ancoraggio e instabile la

vegetazione. L’asportazione degli elementi più fini del fondo priva poi le

piante di una gran parte dei nutrienti in essi contenuti (Bracco, 1983).

L’insieme dei fattori ecologici descritti e la loro combinazione determina

l’instaurarsi di vegetazione con composizione caratteristica ma instabile,

poiché in tali ambienti la potenziale valenza ecologica è raramente

raggiunta e più spesso è sostituita da consorzi floristici impoveriti,

deturpati e soprattutto eutrofizzati. Fregolent e Grespan (1997) affermano

come il raggiungimento di una determinata sequenza vegetazionale sia,

infatti, possibile solo in condizioni di equilibrio e naturalità e in assenza di

elementi perturbatori quali l’azione dell’uomo e l’alternanza della portata.

Spesso perciò si riscontrano tra la vegetazione in alveo popolamenti

monospecifici. Tale aspetto probabilmente è legato alle precarie condizioni

ecologiche a cui le specie sono soggette e alla selezione che tali

condizioni determinano.

La comunità vegetale riparia riveste un ruolo fondamentale per la vita

animale (Fig.1.2), fornendo habitat, mediante risorse alimentari, ambienti

rifugio, substrati per l’ovodeposizione, ad una ricca varietà di vertebrati ed

invertebrati e svolgendo la funzione di “corridoio ecologico”, per lo

spostamento della fauna. La vegetazione acquatica offre inoltre grandi

superfici al perifiton, cioè all’insieme complesso di alghe, batteri, protozoi,

detriti organici, particelle di carbonato di calcio, che si forma e sviluppa

sulla superficie delle piante sommerse. Questo particolare biofilm è in

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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grado di decomporre la sostanza organica presente nell’acqua, di

assimilare i nutrienti e di favorire la trasformazione dell’azoto nitrico

disciolto nell’acqua in azoto gassoso mediante un processo di

denitrificazione (Agostinetto e al., 2002).

Le piante acquatiche, poi, rivestono funzioni idrobiologiche, poiché sono

idonee alla frega dei pesci e danno il maggior contributo

all’autodepurazione delle acque. L’apparato radicale delle piante legnose

forma una zona di contatto tra l’acqua corrente e l’acqua sotterranea della

falda circostante.

Fig.1.2 Funzioni della vegetazione in ambiente ripario:1) l’ombreggiamento mantiene l’acqua

fresca e ossigenata; 2) gli insetti ed altri piccoli invertebrati che cadono dalle piante sono catturati

dai pesci; 3) la vegetazione fornisce supporti per l’emergenza delle ninfe acquatiche consentendo

la metamorfosi e lo sfarfallamento degli insetti adulti; 4) la vegetazione permette agli insetti alati

di posarsi per deporre le uova dalle quali origineranno larve acquatiche; il perifiton depura l’acqua;

5) molti insetti adulti trovano rifugio tra la vegetazione; 6) gli uccelli dei campi nidificano qui; 7)

habitat favorevole per le farfalle, i coleotteri e altri insetti; 8) gli apparati radicali consolidano le

sponde; 9) gli uccelli trovano cibo sugli alberi; 10) le radici sommerse sono un ottimo rifugio per i

pesci; 11) le foglie cadute sono una fonte alimentare per gli invertebrati acquatici. (Madsen 1995,

Sansoni, 1996)

La riva è permeabile e quindi consente scambi tra i due corpi d’acqua,

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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appunto attraverso le radici delle piante, che assorbono sali dalle acque e

quindi esercitano un effetto depurante.

La vegetazione di riva favorisce un duplice processo di sedimentazione: in

tempo di piena il corso d’acqua vi deposita le materie solide trasportate,

mentre viceversa la sabbia e il limo asportati per erosione superficiale dai

terreni circostanti vengono trattenuti, con un effetto di filtrazione sulle

acque meteoriche di ruscellamento; in entrambi i casi sono sottratte al

corso d’acqua sostanza nutrienti e quindi diminuisce il carico inquinante.

Gli alberi presenti lungo gli argini, con le loro chiome, fungono da

regolatori della temperatura dell’acqua e della luce. Le rapide fluttuazioni

di temperatura, infatti, hanno un impatto negativo sulla deposizione delle

uova e sulla sopravvivenza delle specie ittiche, mentre la luce favorisce lo

sviluppo di periphyton e macrofite.

Dall’analisi delle specie tipiche della zona riparia emerge come queste

possiedano adattamenti morfologici ed ecologici peculiari: fusti e radici più

flessibili, aerenchimi o radici avventizie, riproduzione vegetativa per

radicamento di rami, fusti e radici, disseminazione per trasporto acqueo

(Ciutti, 2003).

A livello sistematico, in ambiente mediterraneo, tra la vegetazione

acquatica che può crescere all’interno dell’alveo si riscontrano sia rizofite

(specie radicate al fondo) quali il millefoglio d’acqua – Myriophyllum spp.,

la ninfea gialla – Nuphar luteum (L.) Sibth, la ninfea bianca – Nymphaea

alba L., le brasche - Potamogeton spp., i ranuncoli – Ranunculus spp., la

castagna d’acqua – Trapa natans L.; che pleustofite (specie natanti non

radicate al fondo) quali il morso di rana – Hydrocharis morus-ranae L., la

lenticchia d’acqua, Lemna spp., presente nei piccoli affluenti, ad acqua

fresca, limpida e debolmente corrente che scorrono sotto copertura

arborea, e l’erba pesce – Salvinia natans (L.) All.

A proposito delle prime, Bracco (1983) afferma come le condizioni

severamente limitatrici per la vita vegetale in cui vivono ne influenzano lo

sviluppo. È infatti comune una sensibile torpidità delle acque dovuta sia a

materiali consistenti, quali foglie morte, coltri gelatinose di alghe, piantine

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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galleggianti in superficie, che ad un’elevata presenza di microalghe in

sospensione, dovute a condizioni di sensibile eutrofia delle acque, che

conferiscono all’acqua un colore verdastro.

Un’altra condizione limitante è rappresentata dalla ridotta disponibilità dei

gas necessari alla vita della pianta. La lentezza con cui questi si

diffondono nell’acqua ferma, infatti, determina una notevole precarietà di

approvvigionamento. Tale fenomeno tende poi ad aumentare nella bella

stagione quando il riscaldamento dell’ acqua diminuisce il tenore di gas

disciolti in essa. La vegetazione che si sviluppa ha la tendenza quindi a

presentare una struttura complessa, disposta a strati rispetto al fondo e

alla superficie. Le zone più profonde sono occupate da piante

completamente sommerse, adatte a scarsi apporti di luce, che svolgono

tutto il loro ciclo vitale completamente sott’acqua. Le foglie sono

traslucide, sottili e assai delicate, oppure piumose, per la divisione del

lembo in numerose, minute lacinie.

In corrispondenza di una modesta diminuzione di profondità si possono

invece insediare piante che, pur avendo fusto e foglie sommerse,

fioriscono in superficie. Insieme a queste compaiono anche quelle specie

che, pur avendo fusto sommerso, producono foglie in superficie, che

galleggiano liberamente insieme agli organi fiorali. Tali foglie presentano

un aspetto omogeneo dovuto alla consistenza coriacea e alla presenza di

idrorepellenti superficiali che conferiscono loro una certa lucentezza.

Le pleustofite rappresentano, invece, la vegetazione che galleggia

liberamente senza essere ancorata al fondo. A proposito di tali specie

Bracco (1983) descrive come assorbono i gas e la luce necessari ai

processi fotosintetici direttamente dall’atmosfera e come ciò le renda

abbastanza indifferenti alla qualità delle acque in cui di insediano.

Tale vegetazione si riscontra in quei corpi idrici in cui l’acqua risulta

perfettamente tranquilla, lontano da correnti e dall’azione del vento.

Tra le vegetazioni igrofile, quelle più diffuse sono i canneti (Phragmitetea);

questi occupano infatti aree abbastanza estese lungo le sponde dei fiumi,

dei canali e dei fossi, ma anche ampie superfici sia nell’entroterra che in

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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zone prossime agli ambienti salmastri delle lagune (Amministrazione della

Provincia di Venezia, 1986). In particolare i fragmiteti (Phragmitetum)

costituiscono uno degli aspetti più appariscenti delle zone umide non solo

di acqua dolce, ma anche di acqua salmastra, formando cenosi quasi

monospecifiche a cui, a seconda dell’ambiente in cui si sviluppano, si

associano specie schiettamente igrofile o blandamente alofite, formando

nelle aree prossime alle lagune una vegetazione di transizione. In zone

paludose di acqua dolce, in corsi d’acqua di dimensioni ridotte,

Phragmites australis si accompagna od è sostituito da Typha angustifolia

o da T. latifoglia – la mazzasorda- formando un Typhetum responsabile

dell’interramento dei canali e della minaccia all’efficienza idraulica

dell’alveo.

Il settore più esterno al corso del fiume è, in genere, occupato dal bosco

ripariale costituito in prevalenza dal pioppo bianco e nero (Populus alba;

P. nigra) e da salici (Salix alba; S. triandra, ecc.) riferibile all’associazione

Salicetum alba. Sono rilevabili sporadiche presenze di ontani (Alnus

glutinosa) e, in posizione più distale, di roverelle (Quercus pubescens).

Nella fascia più a ridosso del corso d’acqua è presente solitamente una

vegetazione arbustiva dominata da salici (Salix purpurea; S. eleagnos).

La componente animale degli ecosistemi è strettamente legata agli aspetti

fitocenotici che tali ecosistemi presentano.

La vegetazione, infatti, può rappresentare per le specie animali un’area di

rifugio, una nicchia trofica o un’area idonea alla riproduzione.

Benché molti tratti fluviali non presentino elementi floristici e faunistici di

elevato pregio naturalistico, possono comunque essere interessati da

sporadiche presenze stanziali o frequentazioni accidentali durante la

stagione migratoria.

Nelle aree fluviali gli interventi volti al mantenimento dell’efficienza

idraulica e alla difesa spondale devono, quindi, essere messi in atto

valutando attentamente e preventivamente le valenze ambientali e

naturalistiche che questi ambiti rivestono.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Tali interventi possono, infatti, rappresentare un elemento di disturbo alla

vita degli animali e specialmente alla avifauna a causa delle alterazioni

ambientali che arrecano, in modo particolare in concomitanza di

determinati “periodi critici”, quali accoppiamenti e prime fasi dello sviluppo

della prole, particolarmente delicati per la vita degli animali.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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1.2 Modalità e tempi di esecuzione della manutenzione

Nonostante le numerosi funzioni che riveste la vegetazione, il suo

contenimento è comunque essenziale, per la stessa sopravvivenza degli

habitat che si vuole proteggere.

In un canale, che presenta una profondità della corrente modesta, in cui

non si procede a nessuno sfalcio, la vegetazione tenderà in poco tempo

ad invadere completamente l’alveo, rallentando la velocità della corrente,

favorendo l’accumulo di sedimento e determinando un ambiente poco

diversificato. In occasione di precipitazioni, inoltre, la vegetazione

determinerà resistenza al deflusso, producendo l’innalzamento del livello

idrico.

La manutenzione ordinaria e periodica delle opere, l’esercizio delle

idrovore, la manutenzione dei corsi d’acqua e dei canali artificiali, sono le

azioni normalmente attuate dai Consorzi di Bonifica per garantire la

sicurezza idraulica e la tutela della salubrità ambientale.

I continui interventi sono infatti mirati alla salvaguardia delle infrastrutture,

pubbliche e private, e degli insediamenti urbani, per garantire uno sviluppo

dal punto di vista agricolo, civile ed industriale.

La manutenzione dei collettori naturali e artificiali è quindi realizzata

sistematicamente al fine di ripristinare e mantenere l’officiosità idraulica

dei corsi d’acqua, e consentire così sia un idoneo drenaggio dei terreni

circostanti sia il rapido deflusso delle portate di piena (Bajetti e

Paolocci,1999).

Tali operazioni si realizzano generalmente con mezzi meccanici. Spesso

però, in aree soggette a un’elevata pressione antropica, la presenza di

cortili, recinzioni, muri di confine a ridosso del ciglio del corso d’acqua,

interrompe la continuità di accesso e determina così la necessità di

operare manualmente, con conseguente aumento dei tempi e dei costi.

La programmazione degli interventi segue un ordine che risponde ad un

criterio di priorità e di alternanza, considerando, inoltre, l’estensione e la

complessità delle reti idrografiche in cui si opera e il condizionamento

esercitato dal clima e dagli agenti atmosferici. Di norma nei Consorzi di

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Bonifica, entro il mese di marzo di ogni anno è redatto il calendario degli

interventi su tutti i corsi d’acqua consortili, indicando il tipo di attrezzature

da impiegare e il periodo di intervento. Tale calendario, per disposizione

provinciale, deve essere inviato agli Uffici di caccia e pesca delle Province

e a tutti i Comuni interessati. Ogni settimana viene redatto un programma

di lavoro che indica gli interventi da effettuare, il personale e i mezzi da

impiegare. (Raimondi, 2002).

Secondo Bajetti e Paolocci (1999) le difficoltà che si incontrano durante le

fasi di manutenzione possono essere sintetizzate in:

o carenza “fisiologica” di finanziamenti destinati a tali attività;

o dispersione delle attività cantieristiche lungo le aste dei corsi

d’acqua;

o difficoltà di accesso in alcuni tratti;

o qualità delle acque convogliate;

o disinteresse generalizzato delle pubbliche amministrazioni e

dei privati, se non a seguito di crisi.

A tali difficoltà se ne possono aggiungere altre, legate, per esempio, alla

variabilità morfologica e idraulica del corso d’acqua, che implicano

differenziazione nelle attrezzature e la diversificazione del piano di lavoro

della macchina operatrice rispetto a quello della motrice.

La sostanziale simmetria delle strutture spondali rispetto alla mezzeria

dell’asta fluviale, invece, comporta: asimmetria di lavoro e sollecitazioni

strutturali sulla macchina motrice nel caso di operazioni condotte su un

solo lato del corso d’acqua, compattazione della testa di sponda e pericolo

di cedimento (Cavalli, 2003).

Si riscontrano anche problematiche di carattere ambientale legate alle

caratteristiche delle comunità vegetali di tali ambienti, per cui la

vegetazione riparia non può essere assimilata ad una classica formazione

boschiva.

Infatti un corso d’acqua ha un potenziale ecologico abbastanza elevato

che permette di ricolonizzare l’alveo con grande rapidità, a seguito dei

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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normali interventi di manutenzione (Bajetti e Paolocci,1999). La

complessità di tali ecosistemi dà inoltre luogo a diversi biotopi compresi tra

lo xerofitismo delle aree golenali e l’idrofitismo dell’alveo.

Gli interventi di manutenzione idraulica devono essere, perciò, progettati e

realizzati analizzando le peculiarità del sito d’intervento, privilegiando il

miglioramento e la conservazione della vegetazione presente. Solo in casi

particolari è consentita anche la totale eliminazione della vegetazione

qualora possa ridurre o compromettere l’efficienza idraulica.

1.2.1 Manutenzione del fondo e taglio della vegetazione acquatica

La gestione della vegetazione acquatica deve essere attuata al fine di

soddisfare esigenze di tipo idraulico, quali la velocità del flusso, la

limitazione dell’interramento e la riduzione del rischio di esondazioni, e di

tipo ambientale, quali la qualità dell’acqua, le opportunità ricreative e gli

aspetti naturalistici e paesaggistici.

Le macchine e le attrezzature attualmente utilizzati a questi scopi sono la

motobarca con barra falciante a doppia lama oscillante e la barra falciante

a doppia lama oscillante portata su braccio articolato da trattore.

Il taglio della vegetazione va eseguito tra fine agosto e ottobre allo scopo

di rispettare il periodo riproduttivo della fauna ittica, che generalmente si

concentra nei mesi di febbraio-giugno.

Durante le operazioni di taglio l’operatore deve evitare di movimentare il

fondo così da limitare i rilasci di fosforo, causati dalla messa in

sospensione del sedimento, e contenere l’azione abrasiva sulla

vegetazione.

Le erbe sfalciate, trasportate dalla corrente, devono essere fermate

tramite la costituzione di paratoie a griglia temporanee, comunemente

dette “ferme”, realizzate con una serie di pali di legno posti in

corrispondenza di ponti e con una estremità infissa nel fondo.

La vegetazione deve essere raccolta entro 12 ore, al fine di evitare il

rilascio dei nutrienti contenuti nei tessuti vegetali che favoriscono lo

sviluppo della vegetazione stessa, fungendo da fertilizzante.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Se sono presenti alberi e arbusti all’interno dell’alveo, gli interventi di

ripulitura possono essere di tipo radicale, avendo cura di asportare anche

le ceppaie.

1.2.2 Taglio della vegetazione di sponda

Gli interventi di manutenzione delle sponde devono impedire l’invasione

dell’alveo da parte di dense formazioni di alte erbe e contenere l’eccessiva

diffusione di popolamenti monospecifici, assicurando la velocità di

scorrimento, la limitazione dell’interramento e la riduzione del rischio di

esondazione.

Allo stesso tempo tali interventi non devono annullare i benefici che la

presenza della vegetazione porta al corso d’acqua. Questa infatti, oltre

alla funzioni biologiche già descritte nei paragrafi precedenti, protegge il

piede della sponda, evitandone il cedimento e l’erosione, e attenua il moto

ondoso.

Il taglio viene realizzato con l’escavatore semovente o con il trattore

agricolo dotato di braccio articolato, muniti di cucchiaia rovescia a griglia e

barra falciante.

Il taglio non va eseguito durante il periodo riproduttivo dell’avifauna, che

generalmente si concentra nei mesi di aprile–luglio. Nella scelta dell’epoca

è, invece, preferito il periodo invernale se si persegue il rinvigorimento dei

popolamenti di specie elofite, o il periodo estivo, con particolari attenzioni

per la fauna, se si persegue il contenimento dell’invasione dell’alveo da

parte delle specie elofite e la creazione di un canale di corrente.

In presenza di canneti si realizzano tagli ripetuti nell’arco dell’anno,

concentrati nel periodo estivo, per la loro completa eliminazione, o un solo

taglio annuale per limitare l’accumulo di lettiera e il rallentamento dei

deflussi.

È auspicabile la realizzazione di un taglio biennale quando le condizioni di

rischio idraulico permettono di preservare l’habitat per specie selvatiche.

Il taglio è realizzato da novembre a marzo, permettendo la formazione di

popolamenti meno densi, ma più vigorosi, grazie all’effetto protettivo svolto

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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dagli steli dell’anno precedente nei confronti dei nuovi getti (Agostinetto et

al., 2002). Si possono far intercorrere 3 anni o più tra ogni taglio quando, a

rischio idraulico nullo si vuole proteggere la vegetazione erbacea

dall’invasione di quella arbustiva.

L’allungamento dei turni permette infatti di preservare habitat che

presentano un elevato valore naturalistico, mentre sfavorisce i

popolamenti meno densi e vigorosi, la cui vitalità è minacciata

dall’accumulo di lettiera.

Al fine di permettere lo sviluppo del popolamento si deve, inoltre, evitare di

tagliare le piante al di sotto del livello dell’acqua, poiché la sommersione

prolungata delle stoppie priva i rizomi di ossigeno necessario alla crescita.

Anche in questo caso, come per il taglio della vegetazione acquatica, la

vegetazione sfalciata deve essere raccolta entro 12 ore dal taglio per

evitare il rilascio nel corso d’acqua di nutrienti contenuti nei tessuti

vegetali.

In presenza di alberi e arbusti, gli abbattimenti devono essere indirizzati

verso:

o tagli fitosanitari che mirino a rimuovere tutte le parti di pianta

o le piante morte (crollate o in piedi), seccaginose,

pericolanti, debolmente radicate che potrebbero essere

facilmente scalzate ed asportate in caso di piena;

o diradamenti selettivi a carico di specie esotiche (considerate

invasive).

Il taglio delle formazioni arbustive, che offrono una resistenza elastica al

deflusso delle acque, deve essere ridotto al minimo in quanto le

formazioni a canna e gli arbusteti in generale, oltre alla funzione di

consolidamento delle sponde, risultano particolarmente importanti sia per

l’avifauna che per gli anfibi.

Qualora non vi siano condizioni di rischio idraulico, l’esecuzione dei tagli

va effettuata evitando il periodo marzo-giugno per arrecare minimo

disturbo all’avifauna nidificante ed in genere alla biocenosi.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Qualora si intervenga su cenosi di particolare interesse naturalistico, si

deve agire con estrema cautela al fine di non alterare l’equilibrio delle

comunità animali e vegetali che costituiscono l’ecosistema.

1.2.3 Manutenzione degli argini

La gestione equilibrata della vegetazione erbacea e il contenimento della

vegetazione arbustiva hanno lo scopo di proteggere il corpo arginale

dall’indebolimento provocato dagli apparati radicali di alberi e arbusti, che

possono creare vie preferenziali di infiltrazione dell’acqua.

Il taglio della vegetazione si persegue con l’utilizzo della barra falciante a

doppia lama oscillante portata su attacco posteriore o ventro-laterale del

trattore, o con l’utilizzo di trinciasarmenti portato su attacco posteriore o su

braccio articolato del trattore.

Il taglio della vegetazione arbustiva è realizzato annualmente,

preferibilmente in autunno. In particolare “…per favorire le specie a lenta

crescita, che richiedono minore manutenzione e garantiscono una

maggiore varietà di specie, si eseguono due tagli annui (in autunno e

primavera) nei primi tre anni e si prosegue con un unico taglio autunnale

negli anni seguenti” (Cornelio, 2001).

Anche in questo caso, la raccolta della vegetazione tagliata è utile per

evitare l’aumento della fertilità del suolo che favorirebbe la crescita della

vegetazione. Questo, infatti, implicherebbe la necessità di intervenire più

spesso con interventi di manutenzione degli argini.

1.2.4 La gestione della vegetazione sfalciata

La gestione della vegetazione asportata in seguito ad ogni intervento di

manutenzione, rappresenta un problema tecnico che ogni Consorzio di

Bonifica è chiamato a risolvere.

La vegetazione erbacea, come già illustrato, non può essere lasciata in

loco, poiché subirebbe processi di umificazione e mineralizzazione.

Questi processi aumenterebbero la fertilità del suolo, rendendo necessari

sfalci più frequenti.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Una parte della vegetazione è quindi raccolta dalle paratoie a griglia

temporanee, che sono poste in corrispondenza dei ponti.

Il materiale raccolto, se le caratteristiche e il grado di maturità lo

permettono, viene ceduto ad aziende agricole che lo utilizzano come

ammendante, poichè un altro tipo di smaltimento rappresenterebbe per il

Consorzio un elevato costo.

Il trasporto, dal luogo di raccolta della vegetazione all’azienda agricola, è

sostenuto dal Consorzio stesso, che ricorre a contoterzisti per lo

spargimento.

Un'altra parte della vegetazione può essere raccolta da uno sgrigliatore,

cioè da una paratoia a griglia fissa, su cui si accumulano, oltre alle erbe,

anche i rifiuti che scorrono sui canali.

In questo caso la massa raccolta viene lasciata marcire e poi affidata alla

locale azienda municipalizzata che gestisce i rifiuti.

Una possibilità di utilizzo della vegetazione erbacea che cresce sugli argini

è rappresentata dalla produzione di foraggi. In questo caso, dopo lo

sfalcio, è necessario procedere all’essicazione, all’andanatura e

all’imballaggio. Condizione indispensabile è la buona qualità della

vegetazione.

La vegetazione, inoltre, può essere utilizzata per la produzione di compost

o biogas.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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1.3 Macchine ed attrezzature

Le macchine e le attrezzature impiegati nella manutenzione dei corsi

d’acqua presentano caratteristiche e funzioni diverse in relazione,

soprattutto, alla varietà di situazioni in cui queste si trovano ad operare.

Scopi primari della manutenzione sono il contenimento del rischio idraulico

e la salvaguardia e tutela della salubrità ambientale attraverso

l’eliminazione della vegetazione presente in prossimità e all’interno

dell’alveo. Tali scopi vengono perseguiti in un contesto complesso

costituito dai corsi d’acqua stessi, da zone profondamente urbanizzate e

da ambienti agricoli in cui questi sono inseriti.

Le caratteristiche tecniche delle macchine e delle attrezzature, così come i

tempi di lavorazione e i costi, sono quindi influenzate da questa

complessa realtà, nonché dalla natura stessa dei corsi d’acqua.

Le macchine, infatti, operano su canali che presentano elevata variabilità

morfologica ed idraulica, ricchi di ostacoli, in cui coesistono acqua e terra.

La macchina operatrice si trova in un piano di lavoro diverso rispetto a

quello della macchina motrice, in una condizione di simmetria delle

strutture spondali rispetto alla mezzeria dell’asta fluviale.

Un ruolo fondamentale nelle attività di manutenzione rivestono gli

operatori, cioè quelle persone che in pratica lavorano con e sul corso

d’acqua. Il termine inglese “river keeper” descrive appieno tali figure

professionali, oggi, più che mai, chiamate a interagire con il corso d’acqua.

Se in passato il loro compito era unicamente ripulire le sponde e l’alveo

dalla vegetazione, perché l’acqua potesse fluire liberamente, oggi gli

operatori devono perseguire altri scopi. Devono, infatti, agire per garantire

che l’acqua fluisca via facilmente, senza compromettere, però, lo sviluppo

delle condizioni naturali del corso d’acqua.

Di seguito sono descritte le macchine e le attrezzature comunemente

usate nella pulizia degli alvei.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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1.3.1 Trinciasarmenti

I trinciasarmenti (Foto 1.1) sono attrezzature costituite da una struttura in

cui l’organo lavorante è formato da un rotore ad asse orizzontale al quale

sono collegati degli utensili sagomati che ruotano a velocità maggiore di

quella di avanzamento.

Gli utensili normalmente sono costituiti da coltelli, ma possono essere

utilizzati in alternativa zappette, martelli o altro.

La vegetazione tagliata è trinciata all’interno del carter in cui ruota il rotore,

la percorre verso l’alto e fuoriesce dalla parte posteriore.

Il trinciasarmenti può essere montato posteriormente al trattore agricolo

per la pulizia delle sommità arginali e spondali, o lateralmente su braccio

articolato, per operare su superfici non orizzontali. In questo caso il

trinciasarmenti è orientabile – a mezzo di pistone idraulico – secondo

l’inclinazione del terreno.

E’ possibile inoltre uno spostamento laterale, a mezzo di pistone idraulico,

per evitare velocemente ostacoli verticali, quali segnaletica stradale e

alberi, senza deviare la marcia del trattore e senza fermarsi. Per

salvaguardare l’attrezzatura dalle conseguenze dell’urto contro ostacoli,

un sistema di sicurezza garantisce l’arretramento del trinciasarmenti, con

ritorno automatico nella posizione di lavoro.

I trinciasarmenti dispongono di un sistema di regolazione dell’altezza di

lavoro, ottenuto tramite slitte laterali oppure ruote o tramite un rullo

posteriore, che ha anche la funzione di creare uno strato uniforme di

prodotto lavorato sul terreno.

Le diverse situazioni in cui tali macchine operano hanno portato allo

sviluppo di varie combinazioni e attacchi al fine di realizzare lo sfalcio in

tutte le tipologie di corso d’acqua.

Si può quindi trovare il trinciasarmenti montato su braccio articolato

portato da un trattore agricolo che consente passate di larghezza pari a 1

metro e di accedere a zone altrimenti non accessibili, scavalcando una

vegetazione a ciglio, che può giungere sino ad un’altezza di 1- 1.5 m.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Tale combinazione consente di lavorare anche sulla sponda opposta a

quella di transito in corsi d’acqua di ridotte dimensioni.

Il trinciasarmenti montato posteriormente e lateralmente ad un trattore

agricolo permette, invece, di realizzare passate con larghezza di lavoro di

2- 2.5 m; in questo modo è possibile operare sulla sommità arginale e

lavorare in un solo passaggio su sponde con larghezza pari o inferiore alla

larghezza dell’attrezzatura stessa.

Il trinciasarmenti posizionato in modo fisso posteriormente al trattore è il

più classico tra i trinciasarmenti. Ampiamente utilizzato in agricoltura e

nella manutenzione delle sommità arginali e spondali, è impiegato per

primo per creare la via di accesso ai mezzi che lavorano dentro l’alveo.

Questi tipi di attrezzature, nei loro diversi aspetti, sono ampiamente diffusi

per i vantaggi operativi ed economici che comportano.

Consentono infatti una buona velocità di esecuzione, una triturazione e

una distribuzione omogenea della vegetazione sul terreno, che rende

inutile l’intervento di altre macchine e ne permette una pronta

degradazione. I fenomeni di umificazione e mineralizzazione che si

instaurano contribuisco ad aumentare la fertilità del suolo, favorendo così

lo sviluppo di specie erbacee a rapida crescita. Per limitare tale fenomeno,

che è causa di una maggior frequenza negli interventi, è ipotizzabile

l’utilizzo di trinciasarmenti in grado di raccogliere l’erba in contemporanea

al taglio.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Foto 1.1 Trinciasarmenti

1.3.2 Barra falciante

La barra falciante a doppia lama oscillante è costituita da due lame a

pettine che scorrono l’una sull’altra, muovendosi con moto contrapposto.

Le caratteristiche che presenta, soprattutto in termini di lunghezza,

dipendono dal mezzo su cui viene montata; infatti può essere posta sul

braccio articolato portato da un trattore agricolo o su motobarche ed

operare quindi su sponde, argini e fondo del corso d’acqua.

Qualunque sia la tecnica, l’attrezzatura è comunque caratterizzata da una

ridotta velocità di lavoro e dalla necessità di provvedere al recupero della

vegetazione tagliata.

Si può quindi associare alla normale manutenzione del corso d’acqua la

produzione di foraggi, attività conveniente per i privati, facendo seguire

allo sfalcio vero e proprio, l’essiccazione, l’andanatura, l’imballaggio, il

caricamento e l’asporto delle balle. La vegetazione raccolta può inoltre

essere riutilizzata sia in agricoltura tramite l’interramento sia per la

produzione di compost o biogas.

Quando la barra viene invece montata su motobarche per eliminare le

macrofite acquatiche, la vegetazione fluttua sull’acqua e il recupero può

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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essere eseguito immediatamente da personale posto sugli argini con

l’ausilio di forche o, in seguito, in corrispondenza di ponti dove vengono

realizzate le “ferme”. Il recupero avviene poi mediante un autocarro dotato

di gru a braccio articolato con benna.

Non sempre la pendenza del corso d’acqua o la velocità della corrente

sono sufficienti per permettere la fluttuazione; in questi casi si procede allo

sfalcio del bagnasciuga sia in destra che sinistra idraulica e la vegetazione

tagliata è spinta con la barca stessa.

L’uso della barra falciante montata su braccio articolato di un trattore

agricolo permette lo sfalcio della vegetazione che cresce sul fondo dei

corsi d’acqua purchè abbiano dimensioni tali da permettere all’attrezzatura

di raggiungere il fondo.

L’ operazione richiede un numero di passaggi variabile, poiché si procede

alla pulizia della sponda e del piede per entrambi gli argini e

successivamente alla pulizia del fondo, la cui larghezza naturalmente

varia da corso d’acqua a corso d’acqua.

La lavorazione è eseguita preferibilmente in destra idraulica, cioè in contro

corrente, cosicché la vegetazione non sia schiacciata e quindi più

facilmente falciabile.

Per corsi d’acqua di grandi dimensioni è comunque necessario procedere

in entrambe le sponde, per cui si esegue la falciatura operando sia in

destra idraulica che in sinistra idraulica.

I danni maggiori causati dalla barra falciante su braccio articolato si

rilevano sui piedi delle sponde, per opera sia dell’angolo che si crea tra la

barra e il braccio, che per opera della testa della barra, che asportano

terreno nel loro movimento lungo l’argine. (Foto 1.2)

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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Foto 1.2 Barra falciante portata su braccio articolato, impiegata nello sfalcio della

vegetazione acquatica.

L’uso delle motobarche falcianti permette invece di falciare dentro l’alveo

la vegetazione acquatica che cresce sul fondo e sulle parti più basse delle

sponde dei corsi d’acqua.

Il loro impiego è possibile in canali, laghi e collettori di bonifica interni ed è

certificata secondo la normativa emanata dal Ministero delle Infrastrutte e

dei Trasporti.

La motobarca è costituita da uno scafo, da una testata falciante, da un

apparato motore, da un sistema di propulsione e da un posto comando.

Lo scafo è in lamiera, a sezione trapezioidale, di dimensioni variabili

secondo i modelli, con larghezza superiore in genere pari a 1,60 m e

inferiore pari a 1,10 m mentre l’altezza è pari a 65-70 cm.

La testata falciante è costituita da due barre perpendicolari tra loro, a

costituire una sorta di T, poste sulla parte anteriore della barca.

La barra trasversale è preposta alla vera e propria funzione di sfalcio della

vegetazione sul fondo o sulle sponde, mentre la barra verticale ha il

compito di tagliare la vegetazione galleggiante che si trova davanti alla

prua della motobarca e che ne ostacolerebbe l’avanzamento.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

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L’operatore ha diverse possibilità di taglio in funzione delle caratteristiche

del corso d’acqua, delle sponde e della vegetazione presente (Fig. 1.3)

Può agire sia sulla profondità sia sull’inclinazione della testata, operando

con barra in posizione verticale, disassata o inclinata rispetto all’asse

orizzontale al diminuire della pendenza dello sponde.

A) Posizione di trasferimento via acqua B) Lavoro normale

C) Taglio in profondità D) Taglio inclinato o perpendicolare le

sponde

E) Taglio verticale F) Barra falciante disassata per sponde

Fig. 1.3 Possibilità di taglio della barra falciante montata su barca

La profondità e la larghezza di taglio variano da 1,60 a 2,50 m.

Il motore di tipo diesel si trova posteriormente al posto di comando, ed

aziona sia il sistema di propulsione sia l’impianto idraulico, che permette il

funzionamento della barra falciante e dei dispositivi di controllo.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

28

Il sistema di propulsione è ad elica, con una o due eliche a seconda delle

dimensioni.

Il posto comando è costituito da uno o due seggiolini in prossimità della

prua, dotato di timoni laterali a comando idraulico.

La resa oraria media è pari a 9000 m3/h.

La movimentazione della motobarca da un corso d’acqua a un altro è

realizzato mediante un autocarro dotato di gru a braccio articolato per il

recupero e messa in acqua del natante e di un cassone di dimensioni tali

da contenere la motobarca.

L’utilizzo di questa attrezzatura presenta l’enorme vantaggio di operare in

situazioni in cui l’accesso ad altri mezzi è difficile se non impossibile. Non

si riscontrano infatti problemi di viabilità, dovuti alla presenza di case,

pompe di irrigazione e ponti, che per i mezzi terrestri implicano interruzioni

e rallentamenti nelle lavorazioni.

Presentano però costi più elevati di utilizzo e richiedono notevole

professionalità da parte dell’operatore.

Se la barra, infatti, viene utilizzata troppo in profondità determina un

elevato asporto di terreno con problemi di movimentazione del fosforo,

alterazione dell’ecosistema e dell’equilibrio tra flora e fauna.

1.3.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante

Si tratta di un’attrezzatura intercambiabile da montare di norma su

macchine operatrici adibite a movimento terra. È costituita da una benna

formata da barre di ferro sagomate che durante la lavorazione lasciano

passare l’acqua trattenendo invece la vegetazione sfalciata. Al posto dei

denti da scavo è montata una barra falciante a doppia lama oscillante (Fig.

1.4).

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

29

Fig. 1.4 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante

La sua larghezza varia da 2 a 4 m circa, con una capacità da 400 a 750 l.

È impiegata per lo sfalcio dei corsi d’acqua con caratteristiche tali da

permettere al braccio di raggiungere il fondo e dove è consentito il transito

e l’accesso lungo la sponda. La sua modalità d’uso e le sue caratteristiche

determinano, inoltre, un’azione di risezionamento del fondo dei corsi

d’acqua (Foto 1.3)

È utilizzata quindi in situazioni di sottodimensionamento e in condizioni di

rischio idraulico, in cui è necessario un continuo risezionamento e uno

sfalcio frequente.

Le caratteristiche della cucchiaia e le modalità con cui è impiegata la

rendono però l’attrezzatura con l’impatto più elevato dal punto di vista

ambientale.

C’è infatti un consistente asporto di sedimento, con conseguente

movimentazione di sostanze organiche e rimozione delle nicchie

ecologiche.

Si riscontrano inoltre notevoli danni

al piede delle sponde nella fase

finale del movimento della cucchiaia

e un aumento del trasporto solido,

come rappresentato in Fig.1.5 Fig.1.5 Azione della cucchiaia sulle sponde.

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Capitolo 1. La manutenzione dei corsi d’acqua

30

Foto 1.3 Cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante in azione sul Rio Tasca

Sono inoltre asportate sia la flora con i propri apparati radicali,

rendendone il ricaccio lento e difficoltoso, sia la fauna, riducendo in modo

massiccio la biodiversità.

Dal punto di vista operativo l’attrezzatura presenta una buona velocità di

esecuzione e la vegetazione, non rimanendo in alveo, non dà problemi di

fluttuazione e rimozione.

Spesso, in corsi d’acqua di piccole dimensioni, il solo sfalcio estivo è

sufficiente, poiché la vegetazione non ricaccia.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

31

Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

Nella gestione dei corsi d’acqua, per garantire al tempo stesso la

sicurezza idraulica e la conservazione delle funzioni ecologiche, si può

seguire un “approccio ecologico”. Tale approccio implica due regole

principali: garantire lo “spazio vitale” del fiume, evitando l’edificazione e la

realizzazione di infrastrutture nelle aree esondabili, e rallentare il deflusso

delle acque (CIRF e al. 2002).

Tutto ciò, come proposto da Sansoni (1996), è perseguibile realizzando un

criterio di attuazione unitario che:

o superi l’attuale visione frammentata applicando una

progettazione unitaria a livello di bacino;

o superi la separazione tra il governo attuato dagli

amministratori e il governo attuato dagli enti idraulici;

o superi la contrapposizione tra sicurezza idraulica e interessi

ambientali applicando una progettazione idraulico-

naturalistica.

Solo tale visione unitaria, infatti, consente il rispetto della “connettività” dei

sistemi fluviali, cioè della proprietà di ogni cambiamento locale, naturale o

indotto dall’uomo, di ripercuotersi su tutto il reticolo idrografico e su tutto il

bacino, soprattutto a valle dell’intervento (Sansoni,1995).

Una conoscenza ecologica comune definisce che quanto maggiore è la

diversità che regna nelle condizioni ambientali, tanto maggiore è la

diversità che esiste tra la flora e tra la fauna. L’uniformità dei corsi d’acqua

canalizzati, quindi sottoposti a una manutenzione severa, offre condizioni

di vita molto impoverite. Al contrario, la grande variazione nella velocità

della corrente, nella profondità, nel materiale di fondo, nella vegetazione e

nel profilo delle sponde che caratterizza i corsi d’acqua naturali, offre una

ampia varietà di habitat per piante e animali.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

32

La Fig. 2.1 richiama l’attenzione sull’importanza del mantenimento della

diversità ambientale, per poter garantire la sopravvivenza agli organismi

acquatici e terrestri e mantenere la funzionalità dell’intero ecosistema.

Fig.2.1 Confronto della morfologia, dell’idraulica e dell’ecologia di un corso d’acqua

naturale e di uno artificializzato (Brookes, 1988; modificato da Sansoni, 1995)

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

33

2.1 I corsi d’acqua naturali

I corsi d’acqua naturali seguono il loro percorso nel paesaggio. Tale

percorso è determinato dalla pendenza del terreno, dal tipo di suolo e

dall’entità del deflusso, mentre la forma della sezione trasversale o il

profilo sono definiti dalla distanza dalla sorgente, dal deflusso e dal tipo di

suolo.

La definizione del proprio andamento è possibile in virtù dell’ energia di cui

la corrente è dotata. È la corrente che, erodendo materiale dal letto e dalle

sponde e trasportandolo via prima che questo possa depositarsi

nuovamente, infatti, ne determina profondità, larghezza e traiettoria.

Nel caso di corsi d’acqua meandriformi, in alcuni tratti la corrente erode

materiale dalle sponde (estradosso della curva del meandro), mentre in

altri deposita sabbia e fango, formando delle barre. È presente, in altre

parole una condizione in cui c’è alternanza tra i fenomeni di

sedimentazione e di erosione. Infatti, se per un verso l’eccessivo apporto

solido, sedimentazione, è dannoso, poiché provoca l’innalzamento del

letto e favorisce l’esondazione; dall’altro il depauperamento eccessivo del

naturale apporto solido, ha come conseguenza un eccessivo

approfondimento ed erosione del letto e delle sponde (Benini, 1990).

Un corso d’acqua sinuoso, quindi, oltre a mostrarsi a livello paesaggistico

più attraente di uno rettilineo, e a offrire un habitat più favorevole alla vita

di piante e animali, presenta caratteristiche idrauliche favorevoli.

L’acqua, infatti, defluisce in modo tale da preservare le sponde e il letto

più di quanto avvenga nei canali rettilinei: l’andamento meandriforme

mette in gioco delle dissipazioni energetiche di forma che limitano

sensibilmente l’azione erosiva sulle sponde.

Particolare è il caso durante il periodo di grandi portate. In tale fase è

naturale che, in un corso d’acqua sinuoso, l’acqua debordi dalle sponde.

Fenomeni erosivi sono presenti comunque anche nei corsi d’acqua

sinuosi, dove, però, la turbolenza della corrente assicura che il materiale

eroso si depositi nuovamente nell’ansa del meandro contiguo.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

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Un corso d’acqua sinuoso trascina una quantità molto inferiore di

sedimento rispetto a un corso d’acqua canalizzato (Hansen e Madsen,

1996).

Misurazioni su corsi d’acqua meandriformi hanno evidenziato che esiste

un modello delle distanze per la formazione di meandri (Fig.2.2): la

lunghezza d’onda di un meandro è

approssimativamente 10-14 volte la larghezza del

corso d’acqua (Leopold et al., 1964), dove la

larghezza considerata è quella che si rileva quando

il flusso è elevato e il corso d’acqua è colmo. In

queste condizioni, in cui la corrente è dotata di

maggior energia, è utile determinare la sua

traiettoria, profondità e larghezza.

Fig. 2.2 Lunghezza d’onda di un meandro (Leopold et al., 1964)

In un corso d’acqua naturale e sinuoso sono presenti anche raschi o

“riffle” e buche o “pool”, che rappresentano elementi morfologici di grande

importanza ecologica.

La distanza tra due raschi e la distanza tra due buche segue lo stesso

schema dei meandri, cioè pari approssimativamente a metà della

lunghezza d’onda di un meandro, ossia 5-7 volte la larghezza del corso

d’acqua (Leopold et al., 1964).

Le condizioni di vita, invece, differiscono notevolmente in corrispondenza

di raschi o di buche. La corrente, infatti, sale sui raschi e scende sulle

buche, con una continua alternanza di velocità, che induce una

differenziazione granulometrica nel substrato.

I raschi hanno sedimenti più grossolani e la corrente è normalmente più

veloce che in altri punti. Sono presenti invertebrati, che richiedono un

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

35

buon apporto di ossigeno, indotto dalla turbolenza, e che sono in grado di

tollerare la corrente.

Nelle buche il letto è generalmente sabbioso o limoso. La corrente ha

andamento a spirale, e tende a sottoescavarle, creando rifugi ideali per i

pesci. Sono abitati da invertebrati capaci di sopravvivere in condizioni di

scarsità di ossigeno, e nello stesso tempo, offrono una possibilità di

sopravvivenza alla fauna ittica nelle estati particolarmente asciutte. La

presenza di alberi, con l’ombreggiamento, evita l’eccessivo riscaldamento

delle acque.

Fig.2.3 Quando il deflusso è elevato, la corrente può a volte muovere pietre da un raschio

all’altro. La probabilità che siano mossi pietre e ghiaia diminuisce all’aumentare della loro

densità (Madsen, 1995).

2.2 I corsi d’acqua artificializzati

Il termine canalizzazione comprende tutti i processi di ingegneria fluviale

che perseguono: il controllo delle inondazioni, il miglioramento del

deflusso, il mantenimento della navigazione, la riduzione dell’erosione

delle sponde o la loro risistemazione per la costruzione di grandi strade.

La canalizzazione può essere realizzata praticando l’allargamento, il

raddrizzamento, l’arginatura dei corsi d’acqua, o proteggendo canali già

esistenti, o creandone di nuovi. I processi di canalizzazione possono

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

36

essere considerati come azioni di manutenzione, includendo il dragaggio,

la pulizia della vegetazione, la rimozione di ostruzioni nei canali urbani.

(Brookes, 1988)

Nei corsi d’acqua artificializzati scompaiono quelli elementi, tipici di una

situazione naturale, che favoriscono la vita di piante, animali e pesci.

Sono assenti cioè i nascondigli per invertebrati e pesci, e la corrente

spesso è troppo veloce per essere tollerata dagli organismi acquatici.

In un corso d’acqua rettificato, infatti, c’è un incremento della pendenza e

quindi della velocità, come rappresentato in Fig. 2.3.

Fig.2.3 Incremento della pendenza in un corso d’acqua meandriforme e in un corso

d’acqua rettilineo (Madsen, 1995).

Sia nei corsi d’acqua naturali che in quelli canalizzati, la corrente utilizza la

propria energia per erodere il letto e le sponde e per trasportare sabbia e

terra. I corsi d’acqua rettificati, avendo maggiore pendenza e quindi

capacità erosiva, diventano facilmente più larghi e profondi rispetto alle

dimensioni iniziali, come rappresentato in Fig. 2.4.

Fig.2.4 Variazione delle sezioni rispetto a quelle originali, tratteggiate (Hansen et al.,

1992).

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

37

L’assenza di copertura sulle sponde, inoltre, le rende più vulnerabili alla

corrente, che può lavorare indisturbata, scalzando le rive e, se non ci sono

solide radici a consolidarle, eventualmente provocandone il collasso.

2.3 Watercourse Act: l’esperienza danese nella manutenzione

Che la manutenzione dei corsi d’acqua potesse convertirsi anche in una

manutenzione favorevole all’ambiente, è stato ipotizzato e applicato con

successo dal Ministero dell’Ambiente e dell’Energia danese sin dagli anni

’80. Nel 1980, infatti, il Danish Environmental Protection Agency Fresh-

water Laboratory divulgò una piccola pubblicazione che conteneva idee su

come la manutenzione dei corsi d’acqua potesse essere svolta in modo

tale da assicurare una buona qualità degli stessi e presentava, inoltre,

nuove proposte di gestione.

Tale pratiche assunsero il nome di “gentle maintenance”, manutenzione

gentile. Secondo il Danish Environmental Protection Agency Fresh-water

Laboratory, lo sfalcio della vegetazione, per esempio, doveva

comprendere anche la conservazione di rifugi per invertebrati e pesci.

Inoltre, si assumeva che la vegetazione in alveo dovesse essere in parte

rilasciata, poiché aumentava le proprietà di autopulizia del corso d’acqua.

Il concetto fondamentale espresso da queste innovazioni era che doveva

esserci una relazione tra la naturale evoluzione del corso d’acqua e le

metodologie impiegate nella manutenzione.

Da tali spunti prese forma la nuova legge danese sui corsi d’acqua,

denominata New Watercourse Act, che entrò in vigore nel 1982,

orientando i propri obiettivi verso una manutenzione più moderata e

favorevole all’ambiente.

Tradizionalmente la manutenzione dei corsi d’acqua danesi aveva come

unico scopo quello di contenere i cambiamenti naturali al fine di assicurare

un deflusso efficiente delle portate di piena. Con la manutenzione

tradizionale, perciò, si eliminava la vegetazione dell’alveo, si scavavano i

depositi di fango e di sabbia e si eliminavano pietre e ghiaia, rendendo

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

38

necessario ripetere gli interventi frequentemente (Hansen e Madsen,

1996).

Mentre la manutenzione tradizionale mirava a contenere e a riparare i

cambiamenti che si registravano sul corso d’acqua, la manutenzione

“gentile” cerca di cambiare in modo attivo il corso d’acqua, in modo che

sviluppi forme che offrano un habitat valido per la flora e la fauna.

Con le nuove pratiche proposte, perciò, si collabora con la forza propria

del corso d’acqua; i “river keeper” devono assicurare sia che l’acqua

defluisca in condizioni di sicurezza, sia un buon sviluppo delle condizioni

ecologiche del corso d’acqua stesso. Lo sfalcio della vegetazione avviene

in maniera moderata, conservando il potere autodepurante delle piante,

mantenendo i rifugi per i pesci e gli habitat per gli insetti, realizzando un

canale di corrente centrale con andamento non necessariamente

rettilineo.

Non sono più effettuati i dragaggi, ma si favorisce una diversificazione del

letto, con limo sabbia, ghiaia e ciottoli. Non si persegue un andamento

rettilineo e uniforme del corso d’acqua, ma si mira alla sinuosità, e la

profondità deve essere varia lungo il percorso (Sansoni,1996).

Con la manutenzione “gentile” si può sviluppare un corso d’acqua angusto

e sinuoso all’interno di uno canalizzato, utilizzando la capacità di

modellamento del corso d’acqua stesso. I meandri si formano e si

evolvono in un processo dominato da una lenta sedimentazione, in cui le

piante acquatiche sono sostituite da quelle palustri, che gradualmente si

uniscono alle sponde (Hansen e Madsen, 1996)

2.4 Il canale di corrente

La realizzazione di un canale di corrente all’interno dell’alveo consiste nel

limitare lo sfalcio a una fascia centrale della vegetazione, conferendogli un

andamento sinusoidale, così da riprodurre le condizioni che si presentano

in un corso d’acqua naturale.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

39

Tale pratica ricostituisce la diversità ambientale e preserva le condizioni di

biodiversità preesistenti. Si ricostituiscono elementi morfologici quali

raschi, buche e barre di meandro.

Nella pratica, è generalmente sufficiente creare un corridoio pari al 60-

70% della larghezza del corso d’acqua, e impegnarsi a realizzare da due a

tre pulizie a intervalli regolari.

Madsen (1995) propone come modello quello rappresentato in Fig. 2.5, in

cui la lunghezza d’onda del meandro del canale di corrente è pari a 10-14

volte la larghezza del corso d’acqua.

Fig.2.5 Esempio di creazione di un canale di corrente in un corso d’acqua rettilineo

(Madsen, 1995).

È importante che il canale di corrente realizzato con lo sfalcio abbia un

andamento sinusoidale e, se il letto non è piatto, segua l’alveo naturale,

cioè la parte più profonda. Questo assicura il migliore deflusso dell’acqua

e la sinuosità delle linee di corrente sia sul piano orizzontale che su quello

verticale.

Gli studi sull’efficacia del canale di corrente sono iniziati nel 1982 sul

Surbæk, un piccolo tributario del fiume danese Arnå. Lo scopo era

verificare il fluire dell’acqua in un canale di corrente rispetto alla

condizione in cui si asporta completamente la vegetazione. Nel corso delle

ricerche furono compiute diverse misure sul deflusso e il livello dell’acqua.

Nel caso del canale Surbæk gli studi vennero realizzati considerando una

portata di riferimento, pari a 400 l/s, a partire dalla quale furono calcolate o

corrette le capacità di deflusso del corso d’acqua. L’incremento o

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

40

decremento rispetto alla portata di riferimento è determinato dalla

resistenza idraulica esercitata dal contorno bagnato della sezione.

Nell’ambito della ricerca, si considerarono quattro differenti condizioni di

vegetazione, e si applicarono tre differenti modalità di taglio, come

rappresentato in Fig. 2.7.

Fig.2.7 Pulizia dell’alveo del Surbæk, secondo tre modalità differenti: A) condizione

iniziale; B) sfalcio di un canale di corrente pari a 1/3 della larghezza dell’alveo; C) sfalcio

di un canale di corrente pari a 2/3 della larghezza dell’alveo; D) sfalcio completo.

(Madsen,1995)

Il 28 luglio fu sfalciato un canale di corrente largo 1,5 m, pari a un terzo

della larghezza del corso d’acqua. Il livello idrometrico raggiunto fu di 14

cm.

In seguito il livello idrometrico aumentò nuovamente, in relazione

all’accrescimento della vegetazione in alveo.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

41

Il 18 agosto fu realizzato un nuovo sfalcio, aumentando la larghezza del

canale di corrente a 3 metri. Il livello idrometrico raggiunto fu di 13 cm,

solo un centimetro in meno rispetto al precedente sfalcio. Il raddoppio

della larghezza del canale di corrente aveva, perciò, determinato un

miglioramento insignificante della capacità di deflusso.

Il taglio finale della vegetazione fu realizzato in ottobre. In quell’occasione

il corso d’acqua fu pulito completamente. Il livello dell’acqua raggiunse i 10

cm, ma presto tornò a 13 cm, come registrato con il canale di corrente di

larghezza pari a tre metri.

La realizzazione del canale di corrente nel Surbæk migliorò

significativamente la capacità di deflusso e ridusse il livello idrometrico in

misura tale che non si verificarono problemi di inondazione dei campi

circostanti il corso d’acqua.

In questa situazione particolare si definì che le operazioni di sfalcio

dovessero essere eseguite quando il livello idrometrico era pari a 25 cm,

cioè quando si presentava il rischio di inondazione.

La pulizia della vegetazione poteva essere, quindi, eseguita solo quando

le condizioni di deflusso e di vegetazione in alveo la rendevano

necessaria, secondo delle considerazioni visive e l’esperienza.

In seguito furono condotti altri studi (Madsen, 1995) sull’efficienza del

canale di corrente, giungendo alla conclusione che un canale di corrente

pari a un quarto della larghezza dell’alveo è sufficiente a determinare

un’abbassamento del 50% del livello idrometrico rispetto a quello che si

otterrebbe con uno sfalcio completo.

2.4.1 La vegetazione nel canale di corrente

Dai numerosi studi realizzati in Danimarca (Madsen, 1995) è emerso

come in un corso d’acqua in cui non è stato realizzato il canale di corrente,

l’acqua tenda comunque a scorrere riproducendo un canale di corrente

che serpeggia da una sponda all’altra. Nei pressi delle sponde, però, dove

l’acqua è poco profonda, la resistenza opposta al suo fluire risulta

maggiore rispetto alle zone più profonde.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

42

È stato inoltre dimostrato come il flusso dell’acqua in un canale di corrente

possa anche essere soddisfacente in presenza di vegetazione,

considerando che tanto più profondo è questo canale tanto minore è la

resistenza opposta la flusso. A densità uguale di vegetazione, infatti, la

resistenza opposta al flusso è minore in un canale di corrente profondo

che in uno largo e poco profondo.

Gli studi realizzati sul Surbæk trattarono anche la vegetazione presente in

alveo, concentrandosi su due specie acquatiche: il ranuncolo fluitante -

Ranunculus fluitans - e il coltellaccio maggiore - Sparganium erectum.

Il ranuncolo d’acqua fluitante può essere una delle piante utili al corso

d’acqua, soprattutto quando è presente in banchi isolati; se questi non

sono troppo chiusi tra loro, vi si può originare un canale di corrente.

Fornisce un buon habitat per gli invertebrati e buoni nascondigli per i

pesci.

Il coltellaccio maggiore è una delle piante acquatiche che, invece, può

causare seri problemi, rispetto al flusso, l’alveo, la flora e la fauna. Le

foglie sono un habitat povero, eccetto per pochi invertebrati che vi si

possono attaccare, per cui la fauna è poco diversificata. È una specie

presente in gran numero e, quando forma popolamenti densi, può favorire

il deposito di fango. In tali condizioni le piante di coltellaccio prosperano

andando a coprire i ranuncoli, che preferiscono, invece, un alveo ghiaioso.

Negli studi condotti si riscontrò, per esempio, come le lunghe foglie di

coltellaccio fossero particolarmente adatte a intralciare il flusso nel caso di

canali di corrente larghi e poco profondi e, al contrario, come le stesse

foglie, presenti in un canale di corrente stretto e profondo, avessero un

effetto differente sul flusso. La resistenza che quest’ultime offrivano,

grazie alla loro flessibilità, era notevolmente minore, in seguito a un

aumento della portata. La corrente, infatti, schiacciava le foglie contro il

fondo, lasciando fluire liberamente l’acqua sopra di esse. In un canale di

corrente profondo, quindi, rivestito con coltellaccio, la capacità di deflusso

è maggiore all’aumentare della portata d’acqua fluente.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

43

Un altro motivo per cui un canale di corrente profondo ha un buon

deflusso anche con vegetazione in alveo è dovuto al modo differente in cui

crescono le specie in un canale di corrente profondo, appunto, e in uno

largo e poco profondo. Il ranuncolo, per esempio, in un corso d’acqua

ampio e poco profondo, riempie quasi completamente la sezione

trasversale dell’alveo; in un corso d’acqua profondo e stretto, al contrario,

le infiorescenze giacciono vicino alla superficie, e sono attaccate al fondo

attraverso lunghi e sottili steli che occupano una piccola parte della

sezione trasversale del corso d’acqua.

Uno studio condotto dalla contea di Sønderjylland (Moeslund, 1986)

mostra come il ranuncolo cresca molto rapidamente in primavera, quando

c’è abbondanza di luce e l’acqua inizia a riscaldarsi, mentre in estate,

dopo la fioritura, la pianta avvizzisce. Lasciandola, perciò, in alveo fino a

quel momento, la corrente stessa provvede a sfoltire le parti già secche.

Se si procede allo sfalcio già all’inizio dell’estate, la luce è invece in grado

di penetrare sino alle parti più profonde, favorendone il ricaccio, così che

presto il corso d’acqua è nuovamente invaso.

È pertanto consigliabile procedere alla pulizia in estate, ritardando

l’intervento fino a quando risulta possibile. Una pulizia anticipata offre,

inoltre, al coltellaccio la possibilità di prendere il sopravvento, poiché la

luce favorisce l’allungamento di piccole germogli.

Il coltellaccio cresce per tutta la durata dell’estate in condizioni di

abbondanza di luce. Al piede della pianta è sempre presente una serie di

germogli pronti a ricacciare, favoriti dalle operazioni di taglio che

apportano luce. Se, invece, si procede solo quando la pulizia è essenziale,

c’è solitamente abbastanza ombra sul piede della pianta da impedire la

crescita ai nuovi germogli.

Tali studi hanno evidenziato come i più seri problemi con la vegetazione

occorressero nei corsi d’acqua canalizzati, dove la vegetazione è sfalciata

di frequente, mentre sono di facile gestione in quei corsi d’acqua che sono

disturbati il meno possibile.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

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2.4.2 Manutenzione del canale di corrente

Quando un canale di corrente è realizzato per la prima volta, la

vegetazione permane a lungo sulle sponde del corso d’acqua. Questo

fornisce un buon habitat per pesci e invertebrati. Con il trascorrere del

tempo e il proseguimento dell’azione della corrente, il corso d’acqua passa

per vari stadi, come descritto in Fig. 2.8.

La figura rappresenta la trasformazione di una sezione larga e poco

profonda, soggetta a manutenzione spinta, in una sezione caratterizzata

da una canale di corrente e da sponde consolidate da copertura vegetale.

Fig.2.8 Evoluzione di un corso d’acqua con la pratica del canale di corrente (Madsen,

1995).

È comunque necessario mantenere il canale di corrente. Si deve, infatti,

evitare che questo si approfondisca troppo, asportando in questo modo lo

spazio necessario alla vegetazione per crescere.

Alcuni autori danesi, come Markmann (1991), propongono di realizzare il

taglio in modo reticolare, o costituendo delle piccole isole di vegetazione,

attraverso le quali possano scorrere canali di corrente ramificati.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

45

2.4.3 I risultati ottenuti

Nella contea di Nordjylland già nel 1978 si decise di procedere ad alcune

prove che potessero mettere il relazione la manutenzione gentile, e le

pratiche ad essa legata, con la manutenzione tradizionale. Lo scopo era

verificare la variazione che si produceva sulla popolazione di trote e quindi

sulle condizioni ambientali in generale.

Le prove furono realizzate sul fiume Voer Å e su i suoi tributari Spånbæk e

Tøsbæk.

A partire dal 1980 le autorità acconsentirono ad alcuni cambiamenti sui

corsi d’acqua: per esempio, i banchi di ghiaia furono lasciati ad intervalli

pari alla distanza tra due raschi in un corso d’acqua inalterato, cioè 5-7

volte la larghezza dello stesso. Questo indusse presto altri cambiamenti

come l’erosione da parte della corrente delle pozze tra i banchi di ghiaia.

Furono inoltre costruiti rifugi per i pesci e banchi di pietre che spuntavano

fuori dalle sponde come piccole penisole, definiti concentratori di corrente.

In alcuni casi sia le sponde che i concentratori furono stabilizzati con delle

fascine.

Gli studi sul fiume Voer Å inclusero anche la manutenzione gentile, per cui

si rilasciarono fasce di vegetazione lungo le sponde, in tratti alternati, così

che l’acqua seguisse una traiettoria sinuosa, benché il canale in cui

scorreva avesse andamento rettilineo. Si seguì il modello già illustrato in

precedenza, cioè una distanza tra due meandri pari a 10-14 volte circa la

larghezza del corso d’acqua.

Naturalmente lo sfalcio della vegetazione fu realizzato più frequentemente

rispetto alle pratiche tradizionali, al fine di assicurare una capacità di

deflusso sufficiente. Dopo un certo tempo, le fasce di vegetazione si

coprirono di limo e si unirono alle sponde. Una volta cresciuta, la

vegetazione spondale formò una densa rete di radici che stabilizzarono

sabbia e fango.

Il corso d’acqua assunse un andamento meandriforme e divenne più

stretto e profondo. Ciò non indusse una diminuzione della capacità di

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

46

deflusso, in parte per l’approfondimento del canale di corrente, e in parte

per lo sfalcio più frequente.

La messa in pratica di queste tecniche si rivelò benefica per le popolazioni

di trote, che ebbe un netto incremento in quei luoghi dove si erano

stabilizzati i banchi di ghiaia, creati rifugi, costruiti concentratori di corrente

e si era proceduto alla manutenzione gentile (Madsen, 1995).

A livello economico, la manutenzione gentile si dimostrò inizialmente più

costosa rispetto a quella tradizionale, a causa degli oneri di realizzazione

dei vari interventi. Dopo la fase iniziale, però, i costi di gestione delle

nuove pratiche divennero pari a quelli delle tradizionali.

2.5 I canali inerbiti: l’esperienza statunitense

Un’altra esperienza, volta alla costituzione e al mantenimento della

vegetazione in alveo, è rappresentata dai canali inerbiti.

I canali inerbiti sono una pratica di origine statunitense che risale agli anni

’50, sviluppata dall’U.S. Soil Conservation Service e ampiamente applicata

alla fine degli anni ’70 nei canali artificiali, negli scarichi delle acque

urbane e nei canali di scarico di emergenza dei bacini idrici. (Temple e al.,

1987).

Tale tecnica si fonda sulla convinzione che la presenza di erba e

vegetazione in generale determina nei canali una minor velocità del flusso.

La copertura, inoltre, stabilizzerebbe la struttura del canale, consolidando

l’alveo, riducendo l’erosione sulla superficie e controllando il movimento

delle particelle di terreno lungo il fondo.

Nel caso dei canali inerbiti, il coefficiente di scabrezza di Manning n fu

definito in funzione della classe di resistenza (retardance) associata alla

vegetazione, e fu determinata la sua relazione, legata alla vegetazione e

indipendente dalla pendenza e dalla forma del canale, con il prodotto tra la

velocità media del flusso V e il raggio idraulico R.

Si ricorda a tale proposito che l’espressione della portata in condizioni di

moto uniforme, cioè quando le caratteristiche del moto sono indipendenti

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

47

dal tempo ed inoltre si mantengono inalterate lungo la direzione del moto,

è:

Q = V A = (1/n Rh2/3 i1/2) A

dove

Q = portata, m3/s

V = velocità media del canale, m/s

A = area della sezione, m2

n = coefficiente di scabrezza di Manning, m-1/2s

Rh = raggio idraulico, m

i = pendenza del fondo, m/m

Come risultato, vennero sviluppate una serie di curve empiriche,

rappresentate in Fig. 2.10, di n rispetto al prodotto VR, per 5 differenti

livelli di ritardo: molto alto, alto, moderato, basso e molto basso.

La classificazione dei livelli di ritardo è basata sul tipo di vegetazione

presente e sulle modalità di crescita, secondo una tabella, formulata dal

U.S. Soil Conservation Service.

Le curve n-VR così sviluppate possono essere applicate anche ad altri tipi

di vegetazione, provvedendo a ridentificare il livello di ritardo. A tale

proposito l’U.S. Soil Conservation Service ha elaborato una tabella che

funge da guida nel determinare il ritardo per differenti condizioni di densità

e altezza media dell’erba. (Ven Te Chow,1959).

La velocità del flusso in un canale inerbito è la velocità che impedisce una

forte erosione nel canale per un periodo di tempo ragionevolmente lungo.

Le velocità consentite per differenti coperture vegetali, pendenze del

canale, e condizioni del suolo, sono state definite da studi del Soil

Conservation Service.

La scelta della vegetazione per la bordura dei canali dipende soprattutto

dalle condizioni climatiche e pedologiche nelle quali crescono le piante.

Dal punto di vista idraulico, devono essere considerati altri fattori quali la

stabilità, la portata, la pendenza, la modalità di semina delle piante.

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Capitolo 2. La manutenzione sostenibile

48

Fig.2.10 Curve empiriche n-VR, elaborate dall’ U.S. Soil Conservation Service. (Ven Te

Chow, 1959).

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Capitolo 3. Materiali e metodi

49

Capitolo 3. Materiali e metodi

La sperimentazione svolta ha come finalità la proposta di nuovi criteri di

manutenzione per i corsi d’acqua e di macchine innovative per l’attuazione

di tali pratiche.

o Quantificazione del sedimento e della vegetazione

asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante.

Sono state valutate le quantità, in sostanza secca, di sedimento e

vegetazione asportati durante gli interventi di manutenzione realizzati con

la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante.

Lo scopo è quantificare il divario tra la massa di sedimento asportato e

quella di vegetazione sfalciata, a riprova dell’elevato effetto impattante di

tale attrezzatura.

o Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente.

È stato realizzato un canale di corrente, seguendo le indicazioni descritte

nel Cap.2. Secondo gli studi condotti da Madsen nel 1995 sull’efficienza

del canale di corrente, lo sfalcio di un canale pari a un quarto della

larghezza dell’alveo è sufficiente a determinare un’abbassamento del 50%

del livello idrometrico rispetto a ciò che si otterrebbe con uno sfalcio

completo.

Lo scopo è quindi quantificare i valori sia di variazione della quota relativa

del pelo libero sia di velocità media dell’acqua ottenuti con questa pratica

e quelli ottenuti con le operazioni di sfalcio consuete, per verificarne

l’applicabilità nei nostri ambienti.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

50

Sono stati calcolati anche i tempi di esecuzione, al fine di valutarne la

convenienza economica.

o Analisi della viabilità consortile

È stata analizzata la viabilità di servizio della rete consortile, cioè la

possibilità dei mezzi meccanici preposti alla manutenzione di accedere ai

canali. In particolare sono state quantificate la lunghezza dei canali in cui

solo una delle due sponde è accessibile e la lunghezza di quelli in cui

l’accessibilità ai mezzi è impedita completamente.

Lo scopo è verificare l’influenza dell’urbanizzazione e delle pratiche

agricole sulla gestione dei canali. La crescente urbanizzazione, lo sviluppo

economico ed edilizio che hanno interessato la zona consortile negli ultimi

decenni, infatti, hanno determinato l’innescarsi di due fenomeni comuni a

molte realtà: l’impermeabilizzazione del suolo e la difficoltà di gestione dei

corpi idrici.

L’impermeabilizzazione è dovuta al proliferare di centri urbani, zone

industriali e infrastrutture, che privano il suolo della sua naturale funzione:

assorbire l’acqua.

La difficoltà di gestione dei corpi idrici nasce, invece, dalla presenza,

sempre più marcata, di ostacoli lungo gli argini, che impediscono l’impiego

delle normali attrezzature per la manutenzione, o ne permettono il

passaggio in un’unica direzione.

Per stimare l’entità di tale problema sono stati definiti i tratti di canali non

percorribili, la cui manutenzione viene eseguita esclusivamente a mano, e

i tratti in cui solo una sponda è accessibile.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

51

3.1 Area di studio

ll Consorzio di Bonifica Dese Sile è un Ente pubblico, amministrato dai

propri consorziati, che coordina interventi pubblici ed attività privata nei

settori della difesa idraulica e dell’irrigazione.

I consorziati sono tutti i proprietari di immobili di qualsiasi natura (terreni,

fabbricati, ecc.) ricadenti nel comprensorio di bonifica.

La spesa per la manutenzione, l’esercizio e la custodia delle opere di

bonifica è sostenuta dai consorziati ed è ripartita in ragione del beneficio

ricavato dalle opere e attività di bonifica, in conformità a criteri fissati nel

Piano di classifica approvato dalla Regione del Veneto, che garantisce un

corretto esercizio del potere impositivo.

Ogni cinque anni i contribuenti eleggono il Consiglio di Amministrazione

del Consorzio che è composto da 30 proprietari di immobili o terreni

ricadenti all’interno del comprensorio, i quali, a loro volta eleggono la

Giunta e il Presidente.

A livello operativo, il Consorzio progetta, esegue, mantiene, gestisce le

opere di bonifica, partecipa alla formazione dei piani territoriali ed

urbanistici ed ai programmi di difesa dell’ambiente contro gli inquinamenti;

concorre alla realizzazione delle attività di difesa del suolo, di fruizione e

gestione del patrimonio idrico e di tutela dell’ambiente, contribuisce

all’azione pubblica per la tutela delle acque destinate all’irrigazione e di

quelle defluenti nella rete di bonifica, predispone il Piano Generale di

Bonifica e di Tutela del Territorio Rurale che è uno strumento di

pianificazione della Regione che detta norme in ordine alle azioni per

l’individuazione e la progettazione delle opere pubbliche di bonifica ed

irrigazione, nonché delle altre opere necessarie alla tutela e valorizzazione

del territorio rurale, ivi compresa la tutela delle risorse idriche.

Il Consorzio di Bonifica Dese Sile occupa una superficie di 43.464 ha, di

cui 7.500 urbanizzati; ha in gestione 627 km di canali e sfalcia ogni anno

4.500.000 m2 di argini e canali.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

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Fig.3.1 Territorio gestito dal Consorzio Dese Sile (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003)

Il territorio gestito dal Consorzio, rappresentato in Fig.3.1, è situato nella

pianura centrale del Veneto a ridosso della Laguna di Venezia ed

interessa le tre province di Padova, Treviso e Venezia. Le superfici sono

ripartite come riportato nelle Tab.3.1, 3.2, 3.3.

Tab.3.1 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Venezia (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003)

Provincia di Venezia Marcon ha 2.495,33 Martellago ha 1.994,65 Noale ha 2.008,52 Quarto d’Altino ha 2.234,85 Salzano ha 1.050,98 Scorzè ha 3.390,61 Spinea ha 292,56 Venezia (terraferma) ha 9.061,74 Totale ha 22.529,24

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Capitolo 3. Materiali e metodi

53

Tab.3.2 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Treviso (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003)

Tab.3.3 Superficie consortile ricadente nella Provincia di Padova (Consorzio di Bonifica Dese Sile, 2003) I due canali in cui si sono applicate le sperimentazioni rientrano in questo

territorio, in particolare il Rio Tasca scorre nel comune di Zero Branco,

mentre lo Scolo Bigonzo scorre nel Comune di Casale sul Sile.

Tali zone, così come gran parte della superficie consortile, sono state

soggette negli ultimi decenni allo sviluppo dei centri abitati e delle

infrastrutture. Ciò ha comportato un sostanziale mutamento dei connotati

tipici dei comprensori agricoli con una stretta coesistenza tra territorio

agricolo ed aree urbanizzate.

II due canali interessano zone in cui è principalmente praticata l’orticoltura,

sia a pieno campo che in serra, connotando incisivamente l’intero

paesaggio circostante. In tali ambiti l’indirizzo colturale spesso risulta

essere misto (orticolo-cerealicolo). Dominanti in questo ambiente sono le

colture di mais, frumento, soia, barbabietola e altre colture agrarie.

Scarsissima la vegetazione spontanea autoctona, rappresentata da

Provincia di Treviso Casale sul Sile ha 2.398,77 Casier ha 1.316,30 Istrana ha 481,00 Mogliano Veneto ha 4.593,49 Morgano ha 509,68 Preganziol ha 1.831,61 Resana ha 936,93 Treviso ha 278,86 Vedelago ha 305,61 Zero Branco ha 2.451,43 Totale ha 15.103,68

Provincia di Padova Piombino Dese ha 2.973,83 Trebaseleghe ha 2.857,25 Totale ha 5.831,08

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Capitolo 3. Materiali e metodi

54

alcune piante erbacee e da qualche albero sparso come il Pioppo ibrido e

il Salice bianco.

In particolare lungo l’area interessata dal Rio Tasca sono presenti più

aziende a indirizzo zootecnico.

3.1.1 Rio Tasca

Il Rio Tasca, Foto 3.1 3.2, è un affluente del Fiume Zero.

Il bacino tributario del Fiume Zero ha una lunghezza pari a 41,517 km, una

superficie agricola pari a 5.248,7 ha, una superficie urbana pari a 616,3

ha, per un totale di 5.865 ha, rappresentanti il 14% circa della superficie

consortile. All’interno di tale superficie il Rio Tasca ricopre una lunghezza

di 4.250 km e una superficie di 472 ha, di cui il 12,7% urbanizzata.

Per le considerazioni sull’uso del suolo nei territori interessati da tale

canale si fa riferimento alla classificazione riportata nel Piano Generale di

Bonifica, Tab. 3.4 e 3.5, in cui si analizza come comparto unico quello dei

bacini a scolo naturale dei fiumi Marzenego, Dese e Zero.

Da tale documento emerge come, per tale comparto, le previsioni di

urbanizzazioni, ai sensi degli strumenti urbanistici approvati, indichino una

percentuale di incidenza sulla superficie complessiva pari al 17%; mentre

sale al 90% invece il rapporto tra aree edificate e di prevista

urbanizzazione ai sensi delle vigenti previsioni urbanistiche.

Nell’ambito produttivo emerge come il 51% della superficie agricola sia

rappresentato da zone a vocazione a seminativo, mentre l’8% è attribuito

alle aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

55

Foto 3.1 Rio Tasca.

Foto 3.2 Immissione del Rio Tasca nel Fiume Zero.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

56

Aree edificate 4.071, 4 ha

Aree urbanizzate ai sensi dei vigenti strumenti urbanistici 4.519,4 ha

Aree con vocazione a seminativo 13.902.2 ha

Aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali 2.292 ha

Aree a prevalenza di pioppeti e prati 1.119 ha

Aree con vocazione a prati a foraggera 566 ha

Aree adibite ad attività vivaistiche 187 ha

Aree arboree di pregio e vigneti d.o.c. 193 ha

Totali 27.047 ha

Tab 3.4 Qualificazione delle classi d’uso del suolo nel comparto Marzenego, Dese e Zero

(Piano Generale di Bonifica, 1991)

Comune di Zero Branco

Superficie residenziale 186 ha

Superficie produttiva 75 ha

Superficie complessiva urbanizzabile 261 ha

Rapporto superficie urbanizzabile e superficie comunale 11%

Tab 3.5 Ripartizione delle superfici del comune di Zero Branco (Piano Generale di

Bonifica, 1991)

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Capitolo 3. Materiali e metodi

57

3.1.2 Scolo Bigonzo

Lo Scolo Bigonzo, Foto 3.3 e 3.4, è un affluente del Fiume Sile e, insieme

al Corso Serva e Collegio dei Santi, costituisce l’ultima parte del bacino,

raccogliendo i deflussi provenienti da circa 3.000 ha di superficie.

Il bacino tributario del Fiume Sile ha una lunghezza pari a 6,8 km, una

superficie agricola pari a 3.673,4 ha, una superficie urbana pari a 1.051,60

ha, per un totale di 4.998 ha. All’interno di tale superficie lo Scolo Bigonzo

ricopre una lunghezza di 11,780 km e una superficie tributaria di 1.323 ha,

di cui il 21% urbanizzata.

Per le considerazioni sull’uso del suolo nei territori interessati da tale

canale, riferendosi alla classificazione espressa dal Piano Generale di

Bonifica, Tab. 3.6 e 3.7, si considerano come comparto unico Bigonzo e

Dosson. Tale comparto comprende le porzioni di comprensorio non

scolante in laguna di Venezia ed interessa sostanzialmente i territori

compresi nei comuni di Preganziol, Casier e Casale sul Sile.

Dallo stesso Piano Generale di Bonifica emerge come per tale comparto,

le previsioni di urbanizzazione, ai sensi degli strumenti urbanistici

approvati, indicano una percentuale di incidenza sulla superficie

complessiva pari al 22%. Sale all’ 82% invece, il rapporto tra aree edificate

e di prevista urbanizzazione ai sensi delle vigenti previsioni urbanistiche.

In ambito produttivo emerge come la percentuale più alta per tale zona,

pari al 34% sia per le zone a vocazione a seminativo, mentre un 14% è

attribuito alle aree con prevalenza di pioppeti e prati a foraggiere.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

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Foto 3.3 Scolo Bigonzo.

Foto 3.4 Scolo Bigonzo, tratto compreso tra le sezione 2 e 3.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

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Aree edificate 816, 3 ha

Aree urbanizzate ai sensi dei vigenti strumenti urbanistici 993 ha

Aree con vocazione a seminativo 1.540,1 ha

Aree con vocazione ad orticole in avvicendamento a cereali 369 ha

Aree a prevalenza di pioppeti e prati 650 ha

Aree con vocazione a prati a foraggera ha

Aree adibite ad attività vivaistiche 72,7 ha

Aree arboree di pregio e vigneti d.o.c. 47,9 ha

Totali 4.489 ha

Tab 3.6 Qualificazione delle classi d’uso del suolo nel comparto Bigonzo e Dosson

(Piano Generale di Bonifica, 1991)

Comune di Casale sul Sile

Superficie residenziale 166 ha

Superficie produttiva 101 ha

Superficie complessiva urbanizzabile 267 ha

Rapporto superficie urbanizzabile e superficie comunale 11%

Tab 3.7 Ripartizione delle superfici del comune di Casale sul Sile (Piano Generale di

Bonifica, 1991)

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Capitolo 3. Materiali e metodi

60

3.2. Quantificazione del sedimento e della vegetazione

asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante

Lungo i due canali, Rio Tasca e Scolo Bigonzo, sono stati individuati tre

punti per ciascun collettore, con lo scopo di raccogliere vegetazione e

sedimento, asportati dalla cucchiaia rovescia nelle operazioni di sfalcio.

L’ insieme di vegetazione e sedimento è comunemente chiamato bennata.

Un primo passaggio è stato eseguito richiedendo all’operatore di eliminare

solo la vegetazione presente in alveo.

Un secondo è stato, invece, eseguito richiedendo all’operatore di

procedere seguendo i criteri tradizionali, che implicano anche un

risezionamento dell’alveo.

Il materiale, suddiviso così tra vegetazione e sedimento, è stato posto su

un telo di geotessuto, e poi pesato.

Dalla stessa massa, quindi, sono stati prelevati 5 campioni, 4 di sedimento

e 1 di vegetazione, e posti in stufa a 103 ±2°c. L’essicazione è continuata

fino a quando non si sono verificate variazioni nei valori tra due pesate

consecutive.

Il peso secco sia della vegetazione che del sedimento presenti nelle

bennate è stato, quindi, ottenuto utilizzando i dati noti di sostanza secca e

peso umido.

Questo procedimento è stato seguito per tre bennate su entrambi i canali.

3.3. Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un

punto di riferimento e variazione della velocità media in

funzione dello sfalcio di un canale di corrente

Prima di procedere alla sperimentazione vera e propria sono stati

realizzati dei rilievi topografici in collaborazione con i geometri del

Consorzi di Bonifica Dese Sile.

In base sia alle sezioni trasversali ottenute sia alle planimetrie dei due

canali, sono stati definiti i tratti su cui realizzare il canale di corrente. Ogni

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Capitolo 3. Materiali e metodi

61

tratto è stato ulteriormente diviso poi in due parti. La prima, infatti,

soggetta allo sfalcio con la barra falciante, la seconda allo sfalcio con la

cucchiaia rovescia.

Per ogni tratto sono state anche definite tre sezioni. La sezione 1

corrisponde all’inizio del tratto interessato dalla barra falciante; la sezione

2 corrisponde alla fine di questo tratto e all’inizio del successivo, in cui,

invece, si opera con la cucchiaia rovescia; la sezione 3 corrisponde alla

fine di questo ultimo.

Una volte definite le porzioni di canale su cui procedere, in accordo con il

calendario degli interventi di manutenzione del Consorzio di Bonifica Dese

Sile, sono stati determinati i valori di velocità media e di quota relativa del

pelo libero sulle tre sezioni in condizioni normali, cioè prima che venisse

realizzata qualsiasi operazione.

Sia i valori di velocià media che di quota relativa del pelo libero sono stati

rilevati rispetto al centro della sezione, considerando la portata costante.

Durante le sperimentazioni, infatti, non è avvenuta l’apertura o la chiusura

di alcuna paratoia.

In particolare, i valori di velocità media sono stati misurati con l’utilizzo di

un mulinello correntometrico, mentre le quote relative del pelo libero sono

state misurate rispetto ad un punto di riferimento.

Successivamente, tra le sezioni 1 e 2, si è proceduto allo sfalcio di una

sola fascia vegetazionale posta al centro dell’alveo, con l’utilizzo della

barra falciante, realizzando così un canale di corrente.

Trascorso un certo tempo, tale da permette alla vegetazione di

allontanarsi e al canale di assumere valori stabili, si sono determinati le

nuove velocità medie e le quote relative del pelo libero sulle tre sezioni.

Poi si sono realizzati i normali tagli necessari per pulire completamente

l’alveo secondo le modalità tradizionali e, trascorso un certo lasso di

tempo, si sono misurati i valori di velocità media e di quota relativa del

pelo libero.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

62

Successivamente anche tra le sezioni 2 e 3, si è proceduto allo sfalcio del

canale di corrente, con l’utilizzo in questo caso della cucchiaia rovescia

(Foto 3.5).

Passate alcune ore, sono stati rilevati i nuovi valori di velocità media e di

quota relativa del pelo libero sulle tre sezioni.

Infine si sono nuovamente realizzati tutti i tagli necessari per pulire

completamente l’alveo e si sono misurati i valori di velocità media e di

quota relativa del pelo libero definitivi.

Foto 3.5 Canale di corrente realizzato con la cucchiaia rovescia a griglia con barra

falciante, presso il Rio Tasca, tra le sezioni 2 e 3.

Oltre alle grandezze idrauliche sono stati calcolati i tempi necessari alle

diverse operazioni.

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Capitolo 3. Materiali e metodi

63

3.4. Analisi della viabilità consortile

In collaborazione con i capi cantiere, e con l’utilizzo di una mappa del

territorio consortile in scala 1:25000, si è proceduto all’individuazione sia

dei tratti di canali in cui non è possibile accedere con i macchinari su

entrambe le sponde, sia di quelli in cui solo una delle sponde è

percorribile.

In base alle notizie fornite dagli stessi capi cantiere si sono quantificati tali

tratti, così da rapportarne la lunghezza con quella totale dei canali gestiti

dal Consorzio.

I dati sono stati raggruppati per bacino, secondo la classificazione adottata

dal Consorzio stesso.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

65

Capitolo 4. Risultati

4.1 Quantificazione del sedimento e della vegetazione

asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante

La Tabella 4.1 rappresenta i valori, in peso secco, di vegetazione e di

sedimento ottenuti dalle tre bennate, sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo.

Rio Tasca Scolo Bigonzo Bennate Vegetazione

kg

Sedimento

kg

Veg/Sed Vegetazione

kg

Sedimento

kg

Veg/Sed

1 6,14 110,72 0,05 15,18 24,2 0,63

2 1,75 9,36 0,19 3,57 4,52 0,79

3 4,38 92,15 0,05 12,5 26,44 0,47

Tab. 4.1 Quantità, in peso secco, di vegetazione e sedimento asportati dalla cucchiaia rovescia sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo.

Si osserva come l’asporto di sedimento, soprattutto sul Rio Tasca, è

sproporzionatamente superiore rispetto alla quantità di erba sfalciata nella

stessa bennata. Tale situazione rispecchia una serie di difetti di tale

attrezzatura che sembrano prevalere sui pregi.

Infatti ad ogni passaggio si determina un risezionamento dell’alveo, vi è

una consistente movimentazione di sostanze organiche e vi è rimozione

delle nicchie ecologiche.

Si riscontrano inoltre consistenti danni al piede delle sponde nella fase

finale del movimento della benna e un aumento del trasporto solido.

I danni dovuti all’utilizzo della cucchiaia, soprattutto da parte di operatori

poco preparati, comportano costi elevati per il ripristino e la stabilizzazione

delle sponde con palizzate.

Tale pratica determina, inoltre, l’asporto della flora con i propri apparati

radicali, rendendone il ricaccio lento e difficoltoso, e un allontanamento

della fauna, riducendo in modo massiccio la biodiversità.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

66

Foto 4.1 Danni al piede e alla sponda, dovuto all’utilizzo della cesta

Dalla tab.4.1 si nota come i risultati siano molto differenti tra il Rio Tasca e

lo Scolo Bigonzo. Il motivo è legato sostanzialmente alla vegetazione

presente in alveo. Nel caso dello Scolo Bigonzo, infatti, le specie vegetali

presentano maggior superficie fogliare e formano una copertura più densa

e continua rispetto al Rio Tasca. La vegetazione rappresenta perciò una

componente maggiore all’interno della bennata, creando anche difficoltà

negli interventi di manutenzione. È necessario procedere con più sfalci per

poter garantire il normale fluire dell’acqua.

Come descritto nel Cap.2, ci sono specie vegetali presenti in alveo che

possono essere utili al corso d’acqua, come il ranuncolo fluitante -

Ranunculus fluitans – che fornisce un buon habitat per gli invertebrati e

buoni nascondigli per i pesci, e specie vegetali che possono causare seri

problemi rispetto al flusso, all’alveo, alla flora e alla fauna, come il

coltellaccio maggiore - Sparganium erectum.

La notevole differenza nelle quantità di sedimento asportate nei due

collettori è, invece, legata alla manualità dell’operatore.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

67

Sullo Scolo Bigonzo, infatti, ha proceduto allo sfalcio un escavatorista di

grande esperienza, interessato alla sperimentazione in atto e a nuovi

possibili criteri di manutenzione. L’azione della cucchiaia rovescia è stata

quindi limitata al solo taglio della vegetazione presente.

4.2 Variazione della quota relativa del pelo libero rispetto a un

punto di riferimento e variazione della velocità media in

funzione dello sfalcio di un canale di corrente

In Fig. 4.1, 4.2, 4.3, 4.4, 4.5 e 4.6 sono riportati le planimetrie e i risultati

dei rilievi topografici eseguiti come fase preparatoria alla sperimentazione,

per il Rio Tasca. La sezione 15, in Fig.4.1, rappresenta la sezione 3 delle

sperimentazioni; la fine cioè del tratto interessato dagli sfalci e, in

particolare, dall’uso della cucchiaia rovescia. La sezione 20, in Fig. 4.3,

rappresenta la sezione 2 delle sperimentazioni; il punto, cioè di

congiunzione tra il tratto interessato dall’utilizzo della barra falciante, a

valle, e quello interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia, a monte.

La sezione 30, in Fig. 4.5, rappresenta la sezione 1 delle sperimentazioni,

l’inizio cioè del tratto sperimentale, in particolare del tratto interessato dal

passaggio della barra falciante.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

68

Fig.4.1 Sezione 15 del Rio Tasca

Fig.4.2 Sezione 17 del Rio Tasca

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

69

Fig.4.3 Sezione 20 del Rio Tasca

Fig.4.4 Sezione 21 del Rio Tasca

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

70

Fig.4.5 Sezione 30 del Rio Tasca

In Fig.4.6 è riportata la planimetria del Rio Tasca in scala 1:2000.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

71

Planimetria

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

72

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

73

In Fig. 4.7, 4.8, 4.9, 4.10, 4.11, 4.12 e 4.13 sono, invece, riportati le

planimetrie e i risultati dei rilievi topografici eseguiti sullo Scolo Bigonzo.

Fig.4.7 Sezione A dello Scolo Bigonzo

Fig.4.8 Sezione B dello Scolo Bigonzo

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

74

Fig.4.9 Sezione C dello Scolo Bigonzo

Fig.4.10 Sezione D dello Scolo Bigonzo

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

75

Fig.4.11 Sezione E dello Scolo Bigonzo

Fig.4.12 Sezione F dello Scolo Bigonzo

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

76

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

77

Fig.4.13 Planimetria Bigonzo

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

78

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

79

La sezione A, in Fig. 4.7, rappresenta la sezione 1 delle sperimentazioni;

l’inizio cioè del tratto sperimentale, in particolare del tratto interessato dal

passaggio della barra falciante.

La sezione D, in Fig. 4.10, rappresenta la sezione 2 delle sperimentazioni;

il punto cioè di congiunzione tra il tratto interessato dall’utilizzo della barra

falciante, a valle, e quello interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia,

a monte.

La sezione F, in Fig.4.12, rappresenta la sezione 3 delle sperimentazioni;

la fine cioè del tratto interessato dagli sfalci e, in particolare, dall’uso della

cucchiaia rovescia.

In Fig.4.13 è riportata la planimetria dello Scolo Bigonzo in scala 1:2000.

I risultati ottenuti, invece, con la realizzazione del canale di corrente nei

due corsi d’acqua sono rappresentati tramite grafici, che meglio

esemplificano le variazioni di velocità media e di quota relativa del pelo

libero, rispetto alle lavorazioni svolte. Ogni grafico mostra gli andamenti

per tutte e tre le sezioni in cui sono stati divisi i due canali.

I dati completi per ogni sezione, sia per il Rio Tasca, che per lo Scolo

Bigonzo, sono contenuti in Appendice A.

Nel grafico 4.1 è rappresentato l’andamento della velocità media sul Rio

Tasca, in relazione alle diverse operazioni per il mese di giugno 2002, per

cui in ordinata sono posti i valori rilevati, mentre in ascisse sono poste le

date e le ore in cui sono realizzate le misure, tenendo in considerazione i

tempi necessari a raggiungere le tre sezioni.

Considerando le lavorazioni svolte nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2,

in cui è stata utilizzata la barra falciante, dal grafico si può vedere come i

valori di velocità media rilevati nelle sezioni 1 e 2 siano leggermente

superiori dopo la realizzazione del canale di corrente (sezione 1: velocità

media 23,34 cm/s; sezione 2: velocità media 21,6 cm/s), rispetto ai valori

rilevati in seguito alla sfalcio di tutto l’alveo (sezione 1: velocità media

22,02 cm/s; sezione 2: velocità media: 21,28 cm/s). Nel caso della sezione

3, invece, la velocità media risulta maggiore in seguito alla pulizia totale

dell’alveo, con un’incremento del 17%.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

80

Anche la realizzazione del canale di corrente tra le sezioni 2 e 3 con

l’ausilio della cucchiaia rovescia ha determinato, nel caso delle sezioni 1 e

2, valori di velocità media maggiori rispetto a quelli ottenuti poi con lo

sfalcio completo dell’alveo. Nel caso della sezione 1, infatti, il primo

intervento ha determinato una velocità media di 20,15 cm/s, mentre il

successivo sfalcio di tutta la vegetazione in alveo ha determinato una

velocità media di 13,89 cm/s, così come nella sezione 2 il primo intervento

ha determinato una velocità media di 25,41 cm/s, mentre il secondo un

valore pari a 18 cm/s.

Nel caso della sezione 3, invece, la pulizia completa dell’alveo ha

determinato un incremento sul valore di velocità media precedentemente

misurato del 34%.

La stessa metodologia è stata seguita per l’analisi degli andamenti della

quota relativa del pelo libero nelle tre sezioni, rappresentati in grafico 4.2.

In ordinata sono riportati i valori di quota relativa del pelo libero, espressi

in centimetri, e in ascisse le date e le ore in cui sono realizzate le misure,

tenendo sempre presenti i tempi necessari a raggiungere le tre sezioni.

Considerando le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 1 e

2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, nella sezione 1 si può

verificare come il valore di quota relativa del pelo libero misurato dopo lo

sfalcio completo dell’alveo sia pari al 94,3% del valore ottenuto con la

realizzazione del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore di quota

relativa del pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del

8,8% rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente,

mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 1,4%.

Considerando, invece, le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le

sezioni 2 e 3, interessate dalla cucchiaia rovescia, nella sezione 1 e 2 i

valori di quota relativa del pelo libero rimangono pressochè costanti,

mentre nella sezione 3 il valore ottenuto con la pulizia completa dell’alveo

è minore del 6,8% rispetto al valore ottenuto con lo sfalcio del canale di

corrente.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

81

Le stesse sperimentazioni, i cui risultati sono espressi nei Grafici 4.3 e 4.4,

sono state realizzate nel mese di settembre 2002, in cui normalmente si

procede allo sfalcio della vegetazione cresciuta nell’arco dell’estate.

In questo caso, lo sfalcio della vegetazione ha interessato solo il tratto

compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui si procede con la barra falciante. Il

tratto compreso tra le sezioni 2 e 3, infatti, non ha richiesto ulteriori

manutenzioni. Ciò è dovuto all’azione impattante della cucchiaia rovescia,

che, asportando gli apparati radicali, rende lento e difficoltoso il ricaccio

della vegetazione, limitandone così lo sviluppo anche nel periodo estivo.

Nel Grafico 4.3 è rappresentato l’andamento della velocità media sul Rio

Tasca.

Considerando le lavorazioni svolte nel tratto compreso tra le sezioni 1 e 2,

in cui è stata utilizzata la barra falciante, dal grafico si può vedere come i

valori di velocità media rilevati nelle sezioni 1 sia maggiore dopo la

realizzazione del canale di corrente (sezione 1: velocità media 15,32

cm/s), rispetto ai valori rilevati in seguito alla sfalcio di tutto l’alveo

(sezione 1: velocità media 12,48 cm/s). Nel caso della sezione 2, invece,

la velocità media risulta maggiore in seguito alla pulizia totale dell’alveo,

con un’incremento del 18,9%.

Il dato di velocità media dopo lo sfalcio completo a valle della sezione 2,

nel caso della sezione 3, non è stato considerato, poiché molto diverso dai

valori in precedenza rilevati. Ciò è probabilmente dovuto ad un errore nelle

misurazioni.

La stessa metodologia è stata seguita per l’analisi degli andamenti delle

quote relative del pelo libero nelle tre sezioni, rappresentati in grafico 4.4.

Considerando le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le sezioni 1 e

2, in cui è stata utilizzata la barra falciante, nella sezione 1 si può

verificare come il valore di quota relativa del pelo libero misurato dopo lo

sfalcio completo dell’alveo sia pari al 85,4% del valore ottenuto con la

realizzazione del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore di quota

relativa del pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

82

11,9% rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di

corrente, mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 5,6%.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

83

7,31

15,47

18,35

22,02

8,04

14,73

21,79

8,08

11,9310,02

23,34

20,15

13,89

8,15

21,6 21,28

25,41

18

7,24

11,56

13,95

21,85

33,12

11,41

0

5

10

15

20

25

30

35

Prima dellosfalc io

Prima dellosfalc io

Dopo lo sfalc iodel c.d.c tra lesezioni 1 e 2

Prima dellosfalc io completotra le sezioni 1

e 2

1 ora e mezzodopo lo sfalc iocompleto tra lesezioni 1 e 2

Prima dell'usodella cesta tra

le sez.2 e 3

Dopo sfalc ioc.d.c tra lesez.2 e 3

Dopo lo sfalc iocompleto tra le

sez. 2 e 3.

9.30-12.30 8.45-9.15 9.30-10.45 13.20-13.50 18.00-18.45 10.15-10.45 14.15-15.15 9.30-10.30

18-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 20-giu-02 20-giu-02 21-giu-02

Tempo

Velo

cità

med

ia (c

m/s

)

Sezione 1

Sezione 2

Sezione 3

Grafico 4.1 Andamento della velocità media nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di giugno. (Con il termine c.d.c si intende il canale di

corrente)

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

84

177

149

232 232

180 180

230

215

160

148149148,5

157,5

176

215

181180,5

198

227

178

191

214217

230

140

150

160

170

180

190

200

210

220

230

240

Prima dellosfalc io

Prima dellosfalc io

Dopo lo sfalc iodel c.d.c tra lesezioni 1 e 2

Prima dellosfalc io completotra le sezioni 1

e 2

1 ora e mezzodopo lo sfalc iocompleto tra lesezioni 1 e 2

Prima dell'usodella cesta tra

le sez.2 e 3

Dopo sfalc ioc.d.c tra lesez.2 e 3

Dopo lo sfalc iocompleto tra le

sez. 2 e 3.

9.30-12.30 8.45-9.15 9.30-10.45 13.20-13.50 18.00-18.45 10.15-10.45 14.15-15.15 9.30-10.30

18-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 19-giu-02 20-giu-02 20-giu-02 21-giu-02

Tempo

Quo

ta r

elat

iva

del p

elo

liber

o (c

m)

Sezione 1

Sezione 2

Sezione 3

Grafico 4.2 Andamento delle quote relative del pelo libero rispetto al punto di riferimento nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di

giugno. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente)

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

85

7,72

16,12 16,8

14,56

9,35

21,49

28,98

12,16

18,75

12,48

15,32

21,82

17,69

9,46

19,25

11,97

0

5

10

15

20

25

30

35

Prima dello sfalc io Dopo lo sfalc io delc.d.c a valle della

sez.1

Dopo lo sfalc io delc.d.c a valle della

sez.2

Dopo lo sfalc iocompleto a valle della

sez.1

62 ore dopo lo sfalc iocompleto a valle della

sez.2

74 ore dopo lo sfalc iocompleto a valle della

sez.2

8.45-9.10 10.00-10.20 12.45-13.20 14.15-14.40 7.45-8.10 19,00-19.30

06-set-02 06-set-02 06-set-02 06-set-02 09-set-02 09-set-02

Tempo

Velo

cità

med

ia (c

m/s

)

Sezione 1

Sezione 2

Sezione 3

Grafico 4.3 Andamento della velocità media nelle sezioni del Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di settembre. (Con il termine c.d.c si intende il

canale di corrente)

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

86

185

160157

147

241245

196

185

175

223 223

192

185

146

171

210

185

196

140

160

180

200

220

240

Prima dello sfalc io Dopo lo sfalc io delc.d.c a valle della

sez.1

Dopo lo sfalc io delc.d.c a valle della

sez.2

Dopo lo sfalc iocompleto a valle della

sez.1

62 ore dopo lo sfalc iocompleto a valle della

sez.2

74 ore dopo lo sfalc iocompleto a valle della

sez.2

8.45-9.10 10.00-10.20 12.45-13.20 14.15-14.40 7.45-8.10 19,00-19.30

06-set-02 06-set-02 06-set-02 06-set-02 09-set-02 09-set-02

Tempo

Quo

ta re

lativ

a de

l pel

o lib

ero

(cm

)

Sezione 1

Sezione 2

Sezione 3

Grafico 4.4 Andamento delle quote relative del pelo libero rispetto al punto di riferimento, nelle sezioni sul Rio Tasca. I dati sono relativi al mese di

settembre. (Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente)

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

87

Analoghi procedimenti sono stati applicati allo Scolo Bigonzo, dove le

sperimentazioni hanno avuto luogo nel solo mese di luglio.

Nell’arco dell’estate, infatti, non si è verificata una crescita della

vegetazione tale da richiedere altri tagli.

Il Grafico 4.5 rappresenta alcuni valori di velocità media. I dati, in questo

caso, non sono stati rilevati con continuità, per cui non è possibile definire

l’andamento della velocità media.

Nel Grafico 4.6, invece, è rappresentato l’andamento delle quote relative

del pelo libero per le sezioni 1, 2 e 3.

In questa occasione è stato necessario procedere agli sfalci con una certa

urgenza, soprattutto in seguito alle intense precipitazioni che hanno

caratterizzato il mese di luglio del 2002. Ciò ha spinto gli operatori del

Consorzio a realizzare più lavorazioni in contemporanea, come avvenuto

in data 25 luglio. I valori rilevati, perciò, sul tratto compreso tra le sezioni 1

e 2, interessato dall’utilizzo della barra falciante, risultano comunque

influenzati dalle operazioni svolte in contemporanea sul tratto compreso

tra le sezioni 2 e 3, interessato dall’utilizzo della cucchiaia rovescia, e

viceversa.

Considerando il tratto compreso tra le sezioni 1 e 2, in cui è stata utilizzata

la barra falciante, nella sezione 1 si può verificare come il valore delle

quote relative del pelo libero ottenuto con lo sfalcio completo dell’alveo, in

data 26 luglio, sia pari al 96,7% del valore misurato dopo la realizzazione

del canale di corrente. Nella sezione 2 il valore della quota relativa del

pelo libero ottenuto in seguito allo sfalcio totale è diminuito del 2,9%

rispetto al valore ottenuto con la realizzazione del canale di corrente,

mentre nella sezione 3 vi è una diminuzione del 14,2%. Questi incrementi

rappresentano dei valori minimi, considerando, infatti, l’influenza esercitata

anche dallo sfalcio contemporaneo del canale di corrente tra le sezioni 2 e

3.

Analizzando, invece, le lavorazioni eseguite nel tratto compreso tra le

sezioni 2 e 3, interessato dalla cucchiaia rovescia, nella sezione 1 il livello

del pelo libero ha registrato una diminuzione del 3% tra i valori ottenuti in

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

88

seguito allo sfalcio del canale di corrente e quelli ottenuti in seguito alla

pulizia completa dell’alveo, mentre la sezione 2 una diminuzione del 4,2%.

Nella sezione 3 il valore ottenuto con la pulizia completa dell’alveo è

rimasto pressochè costante rispetto al valore ottenuto con lo sfalcio del

canale di corrente.

Oltre ai valori di livello del pelo libero e di velocità media sono stati rilevati

anche i tempi di esecuzione, sia del canale di corrente che dello sfalcio

completo dell’alveo.

In Tab. 4.2 sono stati riassunti i tempi di esecuzione rilevati durante la

sperimentazione. I dati sono relativi al tempo, in minuti, necessario per lo

sfalcio di un tratto di alveo lungo 100 m, privo di ostacoli e interruzioni.

Canale di corrente Sfalcio completo

Rio Tasca min/100 m min/100 m

Barra falciante 1,8 4,6

Cucchiaia rovescia 10,84 18,97

Scolo Bigonzo min/100 m min/100 m

Barra falciante 5,88 58,82

Cucchiaia rovescia 5,81 23,25 Tab. 4.2 Tempi di esecuzione dello sfalcio del canale di corrente e dell’alveo completo,

con l’utilizzo di barra falciante e cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante.

Si osserva come la pratica del canale di corrente determini una notevole

diminuzione nei tempi di esecuzione del taglio, soprattutto con l’impiego

della cucchiaia rovescia. Ciò è dovuto in primo luogo al fatto che con il

canale di corrente lo sfalcio è limitato a una sola fascia di vegetazione, per

cui non è necessario procedere a più passaggi. In secondo luogo la

cucchiaia, nel caso del canale di corrente, non è costretta ad interrompere

il suo avanzamento lungo la sponda per scaricare il materiale dopo ogni

passaggio, cosa che avviene, invece, con la modalità tradizionale di taglio

della vegetazione.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

89

Dai dati riportati in Tab. 4.2, inoltre, si osserva una notevole differenza tra i

valori rilevati sul Rio Tasca e quelli rilevati sullo Scolo Bigonzo. La

vegetazione in alveo, sullo Scolo Bigonzo, infatti ha creato notevoli

problemi nel normale deflusso, per cui è stato necessario procedere a un

numero elevato di sfalci così da favorire l’allontanamento delle erbe.

.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

90

11,6

15,88

23,6

13,93

25,1

11,3

19,55 19,12 19,1

8,98

13,8712,7

15,73

7,887,54

0

5

10

15

20

25

30

Prima dellosfalc io

Dopo sfalc ioc.d.c. tra sez. 1

e 2

14 Giorni doposfalc io c.d.c tra

sez. 1 e 2

Dopo sfalc ioc.d.c. tra sez. 2

e 3 e doposfalc io totale tra

sez. 1 e 2

Durante sfalc iototale tra sez. 2

e 3

Dopo sfalc iototale tra sez. 1

e 2

Dopo sfalc iototale tra sez. 2

e 3

18 ore dopotermine sfalc i

9.45-10.10 11.10-11.40 13.00-13.20 17.00-17.45 10.50-11.10 14.00-14.20 16.10-16.40 10.50-11.10

10-lug-02 11-lug-02 25-lug-02 25-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 27-lug-02

Tempo

Velo

cità

med

ia (c

m/s

)

Sezione 1

Sezione 2

Sezione 3

Grafico 4.5. Andamento della velocità media nelle sezioni sullo Scolo Bigonzo. I dati sono relativi al mese di luglio. (Con il termine c.d.c si intende il

canale di corrente).

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

91

130

193 193187

252

115 121 116 112

130

107101 96,5

87

188199194

200,5

113118121,5

9696,5

112,5

60

80

100

120

140

160

180

200

220

240

260

Prima dellosfalc io

Dopo sfalc ioc.d.c. tra sez. 1

e 2

14 Giorni doposfalc io c.d.c tra

sez. 1 e 2

Dopo sfalc ioc.d.c. tra sez. 2

e 3 e doposfalc io totale tra

sez. 1 e 2

Durante sfalc iototale tra sez. 2

e 3

Dopo sfalc iototale tra sez. 1

e 2

Dopo sfalc iototale tra sez. 2

e 3

18 ore dopotermine sfalc i

9.45-10.10 11.10-11.40 13.00-13.20 17.00-17.45 10.50-11.10 14.00-14.20 16.10-16.40 10.50-11.10

10-lug-02 11-lug-02 25-lug-02 25-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 26-lug-02 27-lug-02

Tempo

Quo

ta re

lativ

a de

l pel

o lib

ero

(cm

)

Sezione 1

Sezione 2

Sezione 3

Grafico 4.6. Andamento delle quote del pelo libero rispetto al punto di riferimento, nelle sezioni dello Scolo Bigonzo I dati sono relativi al mese di luglio.

(Con il termine c.d.c si intende il canale di corrente).

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

92

I valori ottenuti con la sperimentazione mostrano come la realizzazione di

un canale di corrente sia applicabile ai nostri corsi d’acqua in quelle

situazioni in cui non si presenta rischio idraulico, permettendo allo stesso

tempo di rilasciare una fascia di vegetazione riparia, e di godere dei

vantaggi che questa offre.

I valori di velocità media rilevati dopo lo sfalcio del canale di corrente,

infatti, spesso sono superiori a quelli rilevati in seguito allo sfalcio

completo dell’alveo, dimostrando come l’eliminazione di una fascia di

vegetazione permetta comunque il libero fluire dell’acqua.

Anche i risultati ottenuti rispetto alle quote relative del pelo libero

sottolineano come gli incrementi di valore tra le due modalità di sfalcio

siano stati limitati. Il massimo incremento calcolato, infatti è ben al di sotto

del 50% ipotizzato da Madsen nei suoi studi.

La realizzazione del canale di corrente, inoltre, determina consistenti

risparmi nei tempi di esecuzione e nei costi, con indubbi vantaggi dal

punto di vista operativo.

Se nei primi anni, infatti, può essere necessario procedere più

frequentemente, per garantire un sufficiente deflusso dell’acqua, nell’arco

di tre, quattro anni, il canale di corrente si mantiene in modo autonomo,

grazie al suo approfondimento e all’azione di ombreggiamento esercitata

dalla vegetazione riparia.

I risultati ottenuti sul Rio Tasca e sullo Scolo Bigonzo evidenziano altri due

aspetti fondamentali nell’approccio al canale di corrente.

In primo luogo, nella sperimentazione è emerso come la realizzazione del

canale di corrente non sia efficace con l’utilizzo della cucchiaia rovescia

quanto con l’utilizzo della barra falciante. La cucchiaia rovescia, infatti,

dotata di meno mobilità, non procede a uno sfalcio completo della

vegetazione nel tratto designato, ma rilascia comunque vegetazione in

alveo, mentre la barra, grazie alla sua struttura, è in grado di eliminarla

tutta in quella parte della sezione designata come canale di corrente, che

spesso assume larghezza pari alla lunghezza della barra stessa.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

93

In alcuni casi, inoltre, si è visto come, utilizzando la cucchiaia rovescia, si

sono verificati aumenti sostanziali tra i valori rilevati dopo la realizzazione

del canale di corrente e quelli rilevati dopo lo sfalcio totale. Ciò può essere

attribuito alle caratteristiche della stessa cucchiaia rovescia che, nel caso

del canale di corrente, procede al taglio della vegetazione, mentre, nel

caso dello sfalcio completo, procede a un risezionamento dell’alveo,

aumentando il raggio idraulico e quindi la velocità dell’acqua (formula di

Chézy).

Tale azione, già definita altamente impattante, non rende necessari gli

sfalci autunnali, poiché asporta gli apparati radicali delle piante, ma limita

fortemente lo sviluppo di forme vegetali e animali nel corso d’acqua.

Un secondo aspetto, molto importante, è legato alle differenti specie

vegetali presenti in alveo. Come avvenuto sullo Scolo Bigonzo, e come

illustrato nel capitolo 2, la vegetazione presente sul corso d’acqua

influenza notevolmente i risultati ottenibili sia dalla manutenzione

tradizionale che da quella “gentile”. La velocità media dell’acqua è

proporzionale, secondo la formula di Chézy, al coefficiente di scabrezza.

Come ricordato da Ciollaro et al. (2001): “…tale parametro, per un alveo

con rivestimento vegetale, non risulta essere una costante caratteristica

del tipo di copertura ma è sensibilmente influenzato dall’altezza dell’acqua

e dalla forma della sezione trasversale. In particolare il coefficiente n di

Manning cresce con l’aumentare del tirante idrico e della portata, fino al

livello di massimo sviluppo verticale della specie vegetale per poi

descrescere in condizioni di sommersione completa della copertura”.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

94

4.3 Analisi della viabilità consortile

Per facilitare la comprensione dei dati rilevati relativi alla viabilità

consortile, sintetizzati in Tabella 4.3, è stato elaborato il Grafico 4.7, in cui

sono rappresentati i diversi bacini in cui è suddiviso il Consorzio di

Bonifica Dese Sile

Per ogni bacino sono rappresentati, in metri, l’estensione totale, i tratti

spondali dei corsi d’acqua in cui la transitabilità è nulla e quelli in cui la

transitabilità è limitata a una sola sponda.

Bacini Estensione (m)

Transitabilità nulla ( m)

Transitabilità 50% (m)

Bacino Sile 13.558 400 Bacino Fiume Zero 97.684 1.300 9.370 Bacino Fiume Dese 164.593 4.900 17.220 Bacino Fiume Marzenego 90.772 6.950 3.325 Bacino Scolmatore Fiume Marzenego 85.277 1.075 2.500 Bacino Ampl.Carmason 11.967 Bacino Serva Bigonzo 30.680 Bacino Carmason 20.800 Bacino Altino Montiron 17.835 Bacino Portegrandi 7.650 Bacino Zuccarello 27.835 Bacino di Cattal 28.413 200 Bacino Campalto Marghera 22.143

Totale 619.207 14.625 32.415

Tab.4.3 Transitabilità dei canali appartenenti al territorio del Consorzio Dese Sile.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

95

Percorribilità

0%

10%

20%

30%

40%

50%

60%

70%

80%

90%

100%

Bacino

Sile

Bacino

Fium

e Zero

Bacino

Fium

e Des

e

Bacino

Fium

e Marz

eneg

o

Bacino

Sco

lmato

re Fiu

me Marz

eneg

o

Bacino

Ampl.

Carmas

on

Bacino

Serv

a Bigo

nzo

Bacino

Carm

ason

Bacino

Altin

o Mon

tiron

Bacino

Port

egran

di

Bacino

Zucc

arello

Bacino

di C

attal

Bacino

Cam

palto

Marg

hera

Bacini

Per

cent

uale

di p

erco

rrib

ilità percorribilità 50%

percorribilità nulla

Estesa m

Grafico 4.7 Percorribilità dei canali del Consorzio di Bonifica Dese Sile.

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

96

I valori ottenuti, per quanto limitati possano apparire, rappresentano dati

significativi, soprattutto dal punto di vista operativo, per gli operatori del

Consorzio.

La mancata percorribilità, totale o parziale, di un canale implica una serie

di accorgimenti tecnici, che influiscono sui tempi e i costi della

manutenzione.

In queste situazioni è necessario procedere allo sfalcio manuale,

disponendo di almeno tre operai, che procedano al taglio lungo la sponda,

in condizioni precarie di sicurezza e con elevato dispendio di energie.

Oltre alla lunghezza del tratto, deve esserne considerata anche la

larghezza, che varia dai 3 ai 5 m; l’area totale risulta così qualche ettaro.

Anche la pulizia del fondo viene realizzata manualmente. Le erbe tagliate,

in maniera sommaria, vengono poi raccolte dagli stessi operai, per limitare

i processi di eutrofizzazione delle acque.

Si richiedono almeno due tagli ogni stagione; nelle zone urbanizzate si

procede anche a tre sfalci. I tempi e i risultati dipendono dal tipo di

vegetazione presente, se si opera il primo o il secondo taglio, dalla

manualità dell’operatore. Dalle dichiarazioni degli operatori stessi, e dal

calendario delle attività di manutenzione del consorzio, è stato stimato un

rendimento di 250 m/giorno per operaio.

Viste le difficoltà che la manutenzione manuale comporta, l’erba tagliata

viene rilasciata in loco, fungendo da concimante al terreno, e favorendo

così una rapida ricrescita della vegetazione.

Anche quando si procede allo sfalcio meccanico solo da una sponda, non

si consegue, comunque, l’asporto completo della vegetazione presente

sulla sponda opposta, soprattutto in quei canali che presentano una

sezione superiore alla lunghezza del braccio idraulico di cui sono dotati i

mezzi. L’area restante viene perciò sfalciata a mano.

È necessario, infatti, disporre di macchinari dotati di un lungo braccio

articolato, che procedono allo sfalcio della vegetazione realizzando più

passaggi. In questi casi la presenza di ostacoli lungo la sponda, determina

consistenti ritardi nelle operazioni, poiché l’operatore è costretto a tornare

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Capitolo 4. Risultati e conclusioni

97

sulla strada principale ed ad entrare sulla sponda dalla direzione opposta,

sempre che non siano presenti ulteriori ostacoli.

La transitabilità non sempre è garantita per tutto il tratto da sfalciare, ma

spesso interrotta da fossi, tubi aperti, case (Foto 4.2), recinzioni ed usi

impropri della sponda.

Foto 4.2. Esempio di abitazione a ridosso del canale. In questo caso il mezzo meccanico

può transitare solo dalla parte opposta.

A volte, benchè non siano presenti ostacoli al passaggio dei mezzi, non ne

è consentito il transito per il mancato permesso da parte dei proprietari dei

terreni. Una parte degli sforzi dei capi cantieri è perciò tesa a costruire

buoni rapporti con i consorziati.

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

99

Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

Le modalità adottate e le attrezzature impiegate nella manutenzione dei

canali, le problematiche emerse durante l’analisi della realtà consortile e le

sperimentazioni svolte, rappresentano un bagaglio conoscitivo utile per

contribuire allo sviluppo nella gestione dei corsi d’acqua.

Le attrezzature attualmente impiegate provengono dall’agricoltura e sono

il frutto di adattamenti che ne hanno modificato alcuni aspetti, lasciandone

inalterata però la natura. Sono macchine, cioè, destinate ad ambienti

esclusivamente terrestri, in cui non sono presenti le problematiche tipiche,

invece, dell’ambiente ripario e acquatico.

Da quanto esaminato nel lavoro di tesi emerge come i fattori che

condizionano la meccanizzazione nei canali di bonifica sono:

o l’eterogeneità dell’area di lavoro, che comporta la necessità

delle attrezzature, destinate alla manutenzione degli argini,

di operare in presenza di acqua, di terra e su materiale

bagnato;

o la presenza di vincoli o limitazioni all’accessibilità all’alveo, di

origine naturale o antropica, che comporta difficoltà di

transito delle macchine, scarsa efficacia delle macchine

operatrici e la necessità di interventi manuali;

o la tipologia di intervento, che comporta una differenziazione

delle attrezzature e dei tempi di attuazione dell’intervento;

o la variabilità idraulica e morfologica dei corsi d’acqua, che

comporta una differenziazione delle attrezzature e la

diversificazione del piano di lavoro della macchina operatrice

rispetto a quello della macchina motrice;

o la sostanziale simmetria delle strutture spondali rispetto alla

mezzeria dell’asta fluviale, che comporta asimmetria di

lavoro e sollecitazioni strutturali sulla macchina motrice nel

caso di operazioni condotte su un solo lato del corso

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

100

d’acqua, compattazione della testa di sponda e pericolo di

cedimento.

Le problematiche da affrontare nella manutenzione dei corsi d’acqua

riguardano quindi:

o le macchine motrici e operatrici, che devono operare in

maniera asimmetrica rispetto l’asse dell’asta fluviale;

o le dimensioni delle macchine motrici, che possono renderle

inadatte a operare in determinati contesti fluviali in cui siano

presenti ostacoli di varia natura;

o le motobarche, che, pur potendo operare simmetricamente

rispetto l’asse dell’asta fluviale e non essendo condizionate

da ostacoli presenti sugli argini, non sopportano attrezzature

pesanti o su braccio articolato.

Per tali ragioni è indispensabile sviluppare nuove attrezzature, dotate di

un’adeguata specificità, che le renda idonee ad operare in ambiente

ripariale, e di una opportuna multifunzionalità, che consenta di eseguire le

diverse operazioni della manutenzione.

5.1 Macchine motrici in grado di operare in maniera simmetrica

rispetto all’asse dell’asta fluviale

Tra le macchine in grado di operare in maniera simmetrica rispetto all’asse

dell’asta fluviale, si riscontrano proposte che rivoluzionano completamente

l’idea di manutenzione dalla sponda.

Si tratta di macchine (Foto 5.1 e 5.2) in grado di operare indifferentemente

rispetto alla sezione dell’alveo, e all’eventuale presenza di ostacoli sulle

sponde e sugli argini.

L’utilizzo di tali macchine dovrebbe implicare alcuni accorgimenti, come

lasciare liberi da alberi o arbusti alcuni punti di accesso ai corsi d’acqua o

dotare i ponti di rampe, così che possano essere agilmente superati.

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

101

Foto 5.1 Esempio di mezzo per la manutenzione dei corsi d’acqua dotato di benna.

Foto 5.2 Esempio di mezzo per la manutenzione dei corsi d’acqua. Lo sfalcio delle

sponde e la pulizia del fondo vengono realizzate con un unico passaggio. Il braccio

posteriore è orientabile per 180° e può essere dotato di cucchiaia rovescia o di rastrello di

sgombro.

Le macchine illustrate nelle foto 5.3 e 5.4 sono macchine multifunzionali,

in grado di procedere contemporaneamente alla pulizia degli argini, delle

sponde e del fondo.

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

102

Foto 5.3 Esempio di macchina multifunzionale per la pulizia dei corsi d’acqua.

Considerando le potenzialità di tali macchine, è possibile, per esempio,

concepire l’utilizzo in contemporanea di un trinciasarmenti e di un

ranghinatore.

Foto 5.4 Esempio di macchina multifunzionale per la pulizia dei corsi d’acqua.

Ciò permetterebbe di raccogliere meccanicamente l’erba sfalciata,

evitando di lasciarla sulle sponde.

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

103

5.2 Macchine motrici a carreggiata ridotta e ruota stabilizzatrice

Tali macchine presentano il vantaggio di non risentire nella loro operatività

della presenza di ostacoli sulla sponda o sugli argini e di poter procedere

contemporaneamente alla pulizia di argini, sponde e fondo.

Le dimensioni ridotte (Fig. 5.5 e 5.6) ne permettono l’utilizzo soprattutto in

aree urbane, in cui spesso si deve procedere allo sfalcio a mano, per la

presenza di strade o edifici a ridosso delle sponde. Le dimensioni, inoltre,

si prestano alla manutenzione dei corsi d’acqua in presenza di fasce

tampone (Fig. 5.7) o sistemi lineari di siepi, in cui lo spazio tra sponda e

vegetazione è ridotto. In questo caso, è necessario predisporre aree libere

da vegetazione in cui sia consentito l’accesso ai mezzi.

Foto 5.5 Macchina a carreggiata ridotta con cingolo stabilizzatore, dotata di

trinciasarmenti.

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

104

Foto 5.6 Macchina a carreggiata ridotta con ruota stabilizzatrice, dotata di trincia sarmenti

e due barre falcianti da 0,6 m.

Foto 5.7 Macchina a carreggiata ridotta, dotata di cingolo stabilizzatore

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

105

5.3 Motobarche dotate di organi stabilizzatori e di appoggio in

grado di sopportare attrezzature pesanti o su braccio articolato

Uno dei limiti maggiori delle barche attualmente impiegate è quello di non

sopportare attrezzature pesanti o di montare un braccio articolato.

Le proposte illustrate in Foto 5.8 e 5.9 sono motobarche dotate di organi

stabilizzatori e di appoggio in grado, invece, di sopportare attrezzature

pesanti o su braccio articolato.

I vantaggi che presenta l’uso di motobarche sono legati sia alla loro

indifferenza rispetto alla sezione dell’alveo e alla presenza di ostacoli sugli

argini e sulle sponde sia alla loro multifunzionalità.

In particolare la motobarca rappresentata in Foto 5.9 è dotata di carrello

cingolato, che ne consente l’utilizzo anche in condizioni di modesto

battente d’acqua e il trasporto senza l’ausilio di automezzi.

Foto 5.8 Motobarca dotata di organi stabilizzatori per impiegare la cucchiaia rovescia con

barra falciante.

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Capitolo 5. Possibilità di sviluppo

106

Foto 5.9. Motobarca con carrello cingolato dotata di braccio articolato con barra falciante. Le continue innovazioni sono finalizzate a risolvere i problemi naturali di

questi ambienti, già illustrati nei paragrafi precedenti, a superare le

barriere dovute all’urbanizzazione, a ridurre i costi e a limitare al minimo

l’impiego di manodopera al seguito delle macchine o destinata a compiere

la manutenzione manualmente.

L’ottenimento di buoni risultati è determinato dalla portata degli

investimenti, ma anche dalla disponibilità ad aprirsi ad un campo nuovo,

facendo tesoro delle tecnologie acquisite nel settore agricolo, ma

soprattutto delle esperienze e delle osservazioni degli operatori, che

quotidianamente lavorano sul corso d’acqua.

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107

Conclusioni

L’analisi delle attuali modalità di manutenzione, lo studio delle proposte

danesi e statunitensi e, soprattutto, le sperimentazioni svolte presso il

Consorzio di Bonifica Dese Sile hanno dimostrato come la manutenzione

sostenibile rappresenti un’alternativa valida e concreta per la gestione dei

corsi d’acqua.

Lo studio dell’ecosistema fluviale ha sottolineato come questo rappresenti

un elemento di estremo interesse per le sue componenti floristiche e

vegetazionali, e soprattutto ha sottolineato l’importanza che riveste la

vegetazione riparia.

Le funzioni svolte da specie erbacee, arbustive e arboree presenti negli

alvei e lungo i corsi d’acqua, sono fondamentali per il funzionamento

dell’intero ecosistema fluviale, agendo sulla vita animale e su quella

vegetale.

Considerando le tre diverse sperimentazioni si può concludere che:

• la quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata con la cucchiaia rovescia a griglia con barra falciante ha

dimostrato come le caratteristiche tecniche e le modalità di

utilizzazione delle macchine attualmente in uso non consentono la

convivenza tra la manutenzione “gentile” e il contenimento del

rischio idraulico.

La quantificazione del sedimento e della vegetazione asportata,

infatti, ha mostrato come l’utilizzo di certe attrezzature sia legato a

una concezione superata circa la gestione dei corsi d’acqua. La

pulizia dell’alveo dalla vegetazione con tali modalità, comporta

indubbiamente una pulizia efficace e duratura, ma determina

ingenti danni all’ambiente e problemi di tipo tecnico. È necessario

infatti procedere in maniera diffusa e frequente ad opere di

consolidamento delle sponde.

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108

• La variazione delle quote relative del pelo libero rispetto a un

punto di riferimento e variazione della velocità media in funzione dello sfalcio di un canale di corrente, ottenuti sul Rio

Tasca e sullo Scolo Bigonzo, dimostrano come la naturalità, la

qualità, la funzionalità ecologica e paesaggistica - ricreativa dei

corsi d’acqua siano perseguibili senza sottovalutare il rischio

idraulico e il ruolo delle risorse idriche.

È necessaria, però, un’inversione di tendenza rispetto alle modalità

e alle attrezzature impiegate fino ad oggi, in favore di una

riqualificazione dei corsi d’acqua e ad un abbandono delle

sistemazioni idrauliche troppo irrigidenti e monotone.

• L’analisi della viabilità consortile ha sottolineato come le

attrezzature attuali non siano in grado di far fronte alle

problematiche del territorio in cui operano. Una risposta alla

crescente urbanizzazione e alla presenza di coltivazioni sino alle

sponde non può essere lo sfalcio manuale, come avviene oggi

giorno. Le aree urbane, infatti, sono destinate ad aumentare e con

loro i tratti di canali non percorribili dai mezzi meccanici. È

necessario, perciò, concepire e sperimentare attrezzature in grado

di superare tali ostacoli e di operare in relazione solo all’alveo e alla

vegetazione presente.

Le esperienze vissute nell’ambito del Consorzio di Bonifica Dese Sile, gli

incontri con altre realtà consortili e gli interventi del Workshop all’interno di

Forestry nel 2003 a Padova, testimoniano che i Consorzi di Bonifica

vivono un momento di profondo cambiamento.

La legge 183/89, “Norme per il riassetto organizzativo e funzionale della

difesa del suolo”, all’art. 3 elenca una considerevole serie di azione che i

Consorzi sono chiamati a svolgere.

Tra queste vi sono: la sistemazione, conservazione e recupero del suolo

nei bacini idrografici, con interventi idrogeologici, idraulico-forestali,

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109

idraulico-agrari, silvo pastorali, di forestazione e di bonifica, anche

attraverso processi di recupero naturalistico.

Tali azioni sono svolte dai Consorzi con una tensione costante verso il

contenimento del rischio idraulico, la tutela della salubrità ambientale e

l’utilizzazione delle risorse idriche e, non ultima, una nuova spinta verso la

tutela ambientale e la difesa della biodiversità.

Il carattere trasversale che le risorse e i valori ambientali rappresentano

rispetto ad altre sfere di interessi che l’Ente e i legislatori tutelano, quali

urbanistica, attività industriali, gestione del territorio, provocano, però,

ovvie interferenze.

In particolare è innegabile l’interferenza tra tutela dell’ambiente e tutela

della salute, ma le logiche cui si devono ispirare le due discipline sono

necessariamente distinte: la salute si configura nel sistema come valore

assoluto; l’ambiente invece costituisce un valore oggetto di valutazioni sia

tecniche che politiche, aperte a scelte discrezionali.

I Consorzi devono, quindi, mediare quotidianamente tra chi, in nome della

minimizzazione del rischio idraulico e degli usi irrigui, chiede un canale

perfettamente libero da vegetazione e opere di cementificazione; e chi, in

nome della tutela ambiente e della salvaguardia della biodiversità, chiede

una gestione sostenibile e attività ricreative per riappropiarsi dell’ambiente

fluviale.

La convivenza tra queste visioni è possibile se sostenuta da adeguate

azioni di informazione e di educazione ambientale.

Un esempio è la “Settimana nazionale della bonifica e dell’irrigazione”,

tenutasi tra il 10 e il 18 maggio 2003, volta alla promozione del valore e

del ruolo dei Consorzi di Bonifica quali tutelatori del territorio e delle

comunità che lo abitano.

Tramite tali attività è possibile rendere partecipi i propri consorziat, che

sostengono la spesa per la manutenzione, l’esercizio e la custodia delle

opere di bonifica, della politica dell’Ente. Si introducono così quelle

modalità di manutenzione sostenibile capaci comunque di garantire in toto

l’erogazione dei servizi richiesti ad un Consorzio di Bonifica.

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Appendice A

111

Appendice A

Valori di velocità media e quote relative del pelo libero rispetto

ad un punto di riferimento

Valori rilevati sul Rio Tasca nel giugno 2002

Sezione 1

ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

10,20 0 ya 20,0 175,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

7,30 20 y1 20,0 147,00 7,31 0,0585 PRIMA DELLO

7,40 40 y2 20,0 155,00 200

SFALCIO

8,10 60 y3 20,0 107,73 a partire dalla sponda dx

2,67 80 yb

18-g

iu-0

2

177 450

9.30

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

11,10 0 ya 20,0 219,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

10,8

0 20 y1 20,0 215,00 10,02 0,0802 PRIMA DELLO

10,70 40 y2 20,0 219,00

200

SFALCIO 11,2

0 60 y3 20,0 148,96 a partire dalla sponda dx

3,70 80 yb

19-g

iu-0

2

176 450

8.45

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

18,10 0 ya 20,0 373,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

DI MEZZA SEZ. A 19,2

0 20 y1 20,0 385,00 15,47 0,1238 VALLE DELLA SEZ 1

19,30 40 y2 20,0 316,00

200

12,3

0 60 y3 20,0 163,59 a partire dalla sponda dx

4,06 80 yb

19-g

iu-0

2

160 450

9.30

Sezione 1 ORE

DOPO LO SFALCIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DI MEZZA SEZ. A

33,00 0 ya 20,0 597,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) VALLE DELLA

SEZ.1 26,7

0 20 y1 20,0 508,00 23,34 0,1634 E PRIMA DELLO

24,10 40 y2 10,0 232,00

200 SFALCIO DELL'AL-

22,30 50 y3 20,0 296,59 a partire dalla sponda dx TRA MEZZA

SEZ. A

7,36 70 yb

19-g

iu-0

2

157,5 450

13.2

0

VALLE DELLA SEZ. 1

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

27,40 0 ya 20,0 500,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI TUTTA LA

SEZ.A 22,6

0 20 y1 20,0 387,00 18,35 0,1101 VALLE DELLA SEZ.3

16,10 40 y2 20,0 214,13

200 1 ORA E 30 DOPO LA

5,31 60 yb a partire dalla sponda dx FINE DELLO

19-g

iu-0

2

149 450

18.0

0

SFALCIO

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Appendice A

112

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' PRIMA DEL TAGLIO

24,10 0 ya 20,0 512,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DELLE ERBE

CON 27,1

0 20 y1 20,0 502,00 22,02 0,1321 LA CUCCHIAIA NEL

23,10 40 y2 20,0 307,23

200

TRATTO TRA LE

7,62 60 yb a partire dalla sponda dx SEZ.2 E 3

20-g

iu-0

2

148,5 450

10.4

2

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO IL TAGLIO

24,70 0 ya 20,0 466,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

DELLE ERBE 21,9

0 20 y1 20,0 444,00 20,15 0,1209 CON LA CUCCHIAIA

22,50 40 y2 20,0 299,25

200 NEL TRATTO TRA

7,43 60 yb a partire dalla sponda dx LE SEZ.2 E 3

20

-giu

-02

149 450

14.1

8

Sezione 1 ORE DOPO IL TAGLIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' PESANTE DELLE

18,20 0 ya 20,0 355,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

ERBE CON LA 17,3

0 20 y1 20,0 304,00 13,89 0,0833 CUCCHIAIA NEL

13,10 40 y2 20,0 174,23

200

TRATTO TRA LE

4,32 60 yb a partire dalla sponda dx SEZ. 2 E 3

21-g

iu-0

2

148 450

9.30

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

14,30 0 ya 20,0 289,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

14,6

0 20 y1 20,0 250,00 8,04 0,0643 PRIMA DELLO

10,40 40 y2 20,0 104,00

140

SFALCIO

0,00 60 y3 20,0 0,00 a partire dalla sponda dx

0,00 80 yb

18-g

iu-0

2

232 285

10.3

0

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

11,70 0 ya 20,0 228,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

11,1

0 20 y1 20,0 207,00 8,15 0,0652 PRIMA DELLO

9,60 40 y2 20,0 148,00 140

SFALCIO

5,20 60 y3 20,0 69,16 a partire dalla sponda dx

1,72 80 yb

19-g

iu-0

2

232 285

9.00

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

18,40 0 ya 20,0 379,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

DI MEZZA SEZ. A 19,5

0 20 y1 20,0 348,00 14,73 0,1178 VALLE DELLA SEZ. 2

15,30 40 y2 20,0 281,00

140

TRATTO 1-2 12,8

0 60 y3 20,0 170,24 a partire dalla sponda dx

4,22 80 yb

19-g

iu-0

2

215 285

10.3

0

Sezione 2 ORE

DOPO LO SFALCIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DI MEZZA SEZ. A

27,80 0 ya 20,0 533,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) VALLE DELLA

SEZ.1 25,5

0 20 y1 20,0 473,00 21,60 0,1296 E DURANTE LO

21,80 40 y2 20,0 289,94

140 SFALCIO DELL'AL-.

7,19 60 yb a partire dalla sponda dx TRA MEZZA SEZ. A

19-g

iu-0

2

198 285

13.4

8

VALLE DELLA SEZ. 2

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Appendice A

113

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

36,60 0 ya 20,0 624,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI TUTTA LA

SEZ. A 25,8

0 20 y1 10,0 221,00 21,79 0,1090 VALLE DELLA SEZ.3

18,40 30 y2 20,0 244,72

140

2 ORE DOPO LA

6,07 50 yb a partire dalla sponda dx FINE DELLO

19-g

iu-0

2

180 285

18.3

8

SFALCIO

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' PRIMA DEL TAGLIO

27,40 0 ya 20,0 553,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DELLE ERBE

CON 27,9

0 20 y1 10,0 241,00 21,28 0,1064 LA CUCCHIAIA NEL

20,30 30 y2 20,0 269,99

140

TRATTO TRA LE

6,70 50 yb a partire dalla sponda dx SEZ.2 E 3

20-g

iu-0

2

180,5 285

10.1

5

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO IL TAGLIO

33,00 0 ya 20,0 635,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) LEGGERO

DELLE 30,5

0 20 y1 10,0 284,50 25,41 0,1271 ERBE CON LA

26,40 30 y2 20,0 351,12

140

CUCCHIAIA NEL

8,71 50 yb a partire dalla sponda dx TRATTO TRA LE

20-g

iu-0

2

181 285

15.1

4

SEZ.2 E 3

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO IL TAGLIO

27,10 0 ya 20,0 506,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

PESANTE DELLE 23,5

0 20 y1 10,0 193,00 18,00 0,0900 ERBE CON LA

15,10 30 y2 20,0 200,83

140

CUCCHIAIA NEL

4,98 50 yb a partire dalla sponda dx TRATTO TRA LE

21-g

iu-0

2

180 285

9.

40

SEZ.2 E 3

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

10,70 0 ya 20,0 226,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

11,9

0 20 y1 20,0 215,00 8,08 0,0566 PRIMA DELLO

9,60 40 y2 10,0 69,00 190

SFALCIO

4,20 50 y3 20,0 55,86 a partire dalla sponda sx

1,39 70 yb

18-g

iu-0

2

230 380

12.3

0

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

9,10 0 ya 20,0 172,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

8,10 20 y1 20,0 154,00 7,24 0,0507 PRIMA DELLO

7,30 40 y2 10,0 76,00 190

SFALCIO

7,90 50 y3 20,0 105,07 a partire dalla sponda sx

2,61 70 yb

19-g

iu-0

2

230 380

9.15

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

14,60 0 ya 20,0 282,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI MEZZA

SEZIONE 13,6

0 20 y1 20,0 263,00 11,41 0,0798 A VALLE DELLA

12,70 40 y2 30,0 253,37

190

SEZIONE 2

4,19 70 yb a partire dalla sponda sx TRATTO 1-2

19-g

iu-0

2

227 380

10.4

5

Page 118: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

114

Sezione 3 ORE

DOPO LO SFALCIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DI MEZZA SEZIONE

14,60 0 ya 20,0 280,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) A VALLE DELLA

SEZ. 13,4

0 20 y1 20,0 254,00 11,56 0,0694 1 E DURANTE LO

12,00 40 y2 20,0 159,60

190 SFALCIO DELL'AL-

3,96 60 yb a partire dalla sponda sx TRA MEZZA SEZ. A

19-g

iu-0

2

217 380

13.5

8

VALLE DELLA SEZ.2

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

17,10 0 ya 20,0 314,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI TUTTA LA

SEZ. A 14,3

0 20 y1 15,0 192,00 11,93 0,0656 VALLE DELLA SEZ.3

11,30 35 y2 20,0 150,29

190

2 ORE DOPO LA

3,73 55 yb a partire dalla sponda sx FINE DELLO

19

-giu

-02

215 380

18.4

8

SFALCIO

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' PRIMA DEL TAGLIO

17,20 0 ya 20,0 330,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DELLE ERBE

CON 15,8

0 20 y1 14,0 218,40 13,95 0,0753 LA CUCCHIAIA NEL

15,40 34 y2 20,0 204,82

190

TRATTO TRA LE

5,08 54 yb a partire dalla sponda sx SEZ.2 E 3

20-g

iu-0

2

214 380

10.3

0

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO IL TAGLIO

29,40 0 ya 20,0 543,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) LEGGERO

DELLE 24,9

0 20 y1 20,0 331,17 21,85 0,0874 ERBE CON LA

8,22 40 yb 190

CUCCHIAIA NEL

a partire dalla sponda sx TRATTO TRA LE

20-g

iu-0

2

191 380

14.3

0

SEZ.2 E 3

Sezione 3 ORE DOPO IL TAGLIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' PESANTE DELLE

42,60 0 ya 10,0 423,50 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

ERBE CON LA 42,1

0 10 y1 18,0 503,94 33,12 0,0927 CUCCHIAIA NEL

13,89 28 yb

190

TRATTO TRA LE

a partire dalla sponda sx SEZ.2 E 3

21-g

iu-0

2

178 380

10.3

0

Valori rilevati sul Rio Tasca nel settembre 2002

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

20,50 0 ya 20,0 334,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

12,90 20 y1 20,0 129,00 7,72 0,0463 PRIMA DELLO

0,00 40 y2 20,0 0,00

200

SFALCIO

0,00 60 yb a partire dalla sponda dx

06-s

et-0

2

185 450

8.45

Page 119: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

115

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

25,70 0 ya 20,0 484,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

22,70 20 y1 10,0 183,00 16,12 0,0806 DOPO LO SFALCIO

13,90 30 y2 20,0 139,00

200 DI MEZZA SEZ. A

0,00 50 yb a partire dalla sponda dx VALLE DELLA

SEZ.1

06-s

et-0

2

160 450

10.0

0

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

24,40 0 ya 20,0 539,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

29,50 20 y1 20,0 365,00 15,32 0,0996 DOPO LO SFALCIO

7,00 40 y2 5,0 29,50

200 DI MEZZA SEZ. A

4,80 45 y3 20,0 62,40 a partire dalla sponda dx VALLE DELLA

SEZ.2

1,44 65 yb

06-s

et-0

2

171 450

13.0

0

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

21,90 0 ya 20,0 416,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

19,70 20 y1 20,0 256,10 16,80 0,0672 DOPO LO SFALCIO

5,91 40 yb

200 DI TUTTA LA SEZ. A

a partire dalla sponda dx VALLE DELLA

SEZ.1

06-s

et-0

2

157 450

14.1

5

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 48 ORE DOPO LO

19,20 0 ya 20,0 249,60 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) SFALCIO DI MEZZA

5,76 20 yb 12,48 0,0250 SEZ. A VALLE DELLA

yb

200

SEZ.2

a partire dalla sponda dx

09-s

et-0

2

146 450

8.

10

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 65 ORE DOPO LO

22,40 0 ya 20,0 291,20 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) SFALCIO COMPL.

6,72 20 yb 14,56 0,0291 DELLA SEZ. A VALLE

200

DELLA SEZ.2

a partire dalla sponda dx

09-s

et-0

2

147 450

19.3

0

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

10,30 0 ya 20,0 214,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) PRIMA DELLO

11,10 20 y1 20,0 227,00 9,46 0,0993 SFALCIO

11,60 40 y2 20,0 210,00

9,40 60 y3 20,0 177,00 140

8,30 80 y4 5,0 44,00

9,30 85 y5 20,0 120,90 a partire dalla sponda dx

2,79 105 yb

06-s

et-0

2

241 285

9.05

Page 120: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

116

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

11,20 0 ya 20,0 214,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI MEZZA SEZ. A

10,20 20 y1 20,0 211,00 9,35 0,1029 VALLE DELLA SEZ.1

10,90 40 y2 20,0 213,00

10,40 60 y3 20,0 186,00 140

8,20 80 y4 10,0 86,50

9,10 90 y5 20,0 118,30 a partire dalla sponda dx

2,73 110 yb

06-s

et-0

2

245 285

10.1

0

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

17,00 0 ya 20,0 408,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

23,80 20 y1 20,0 460,00 17,69 0,1238

22,20 40 y2 10,0 183,00

DOPO LO SFALCIO

14,40 50 y3 20,0 187,20 140 DI MEZZA SEZ.

A

4,32 70 yb VALLE DELLA

SEZ.2

a partire dalla sponda dx

06-s

et-0

2

210 285

12.4

3

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

22,10 0 ya 20,0 477,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DOPO LO SFALCIO

25,60 20 y1 20,0 498,00 21,49 0,1290 DI TUTTA LA SEZ. A

24,20 40 y2 20,0 314,60

VALLE DELLA SEZ.1

7,26 60 yb 140

a partire dalla sponda dx

06-s

et-0

2

196 285

14.3

0

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 48 ORE DOPO LO

25,10 0 ya 20,0 473,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) SFALCIO DI MEZZA

22,20 20 y1 20,0 399,60 21,82 0,0873 SEZ. A VALLE DELLA

17,76 40 yb

SEZ.2

140

a partire dalla sponda dx

09-s

et-0

2

185 285

8.00

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 65 ORE DOPO LO

30,50 0 ya 25,0 724,38 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) SFALCIO COMPL.

27,45 25 yb 28,98 0,0724 DELLA SEZ. A VALLE

DELLA SEZ.2

140

a partire dalla sponda dx

09-s

et-0

2

175 285

19.1

5

Page 121: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

117

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA'

15,40 0 ya 20,0 278,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm)

12,40 20 y1 20,0 237,00 11,97 0,0718 PRIMA DELLO

11,30 40 y2 20,0 203,40

190

SFALCIO

9,04 60 yb a partire dalla sponda sx

06-s

et-0

2

223 380

9.10

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

13,30 0 ya 20,0 280,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI MEZZA SEZ. A

14,70 20 y1 20,0 255,00 12,16 0,0729 VALLE DELLA SEZ.1

10,80 40 y2 20,0 194,40

190

8,64 60 yb a partire dalla sponda sx

06-s

et-0

2

223 380

10.2

0

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

21,80 0 ya 20,0 412,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI MEZZA SEZ. A

19,40 20 y1 15,0 261,90 19,25 0,0674 VALLE DELLA SEZ.2

15,52 35 yb

190

a partire dalla sponda sx

06-s

et-0

2

196 380

13.2

0

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

26,10 0 ya 20,0 422,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI TUTTA LA SEZ. A

16,10 20 y1 11,0 159,39 18,75 0,0581 VALLE DELLA SEZ.1

12,88 31 yb

190

a partire dalla sponda sx

06-s

et-0

2

192 380

14.4

0

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' 48 ORE DOPO LO

0 ya 20,0 0,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) SFALCIO DI MEZZA

20 y1 11,0 0,00 0,00 0,0000 SEZ. A VALLE DELLA

31 yb

190

SEZ.2

a partire dalla sponda sx

09-s

et-0

2

185 380

7.45

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero LARG SEZ PROFILO VELOCITA' DOPO LO SFALCIO

0 ya 20,0 0,00 (cm/s) (m²/s) (cm) (cm) (cm) DI TUTTA LA SEZ. A

20 y1 11,0 0,00 0,00 0,0000 VALLE DELLA SEZ.2

31 yb

190

a partire dalla sponda sx

09-s

et-0

2

185 380

19.0

0

Page 122: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

118

Valori rilevati sullo Scolo Bigonzo nel luglio 2002

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero

12,50 0 ya 20,0 273,00 (cm/s) (m²/s) (cm) PRIMA DELLO

14,80 20 y1 20,0 265,00 11,60 0,0696 SFALCIO

11,70 40 y2 20,0 158,10

4,11 60 yb

10-l

ug-0

2

130

10.1

0

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero DOPO LO SFALCIO

25,90 0 ya 20,0 444,00 (cm/s) (m²/s) (cm) DEL CANALE DI

18,50 20 y1 10,0 163,00 15,88 0,0794 CORRENTE

14,10 30 y2 20,0 187,00

TRA SEZ.1 E 2

4,60 50 yb

11-l

ug-0

2

193

11.1

0

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero 14 GIORNI

(cm/s) (m²/s) (cm) DOPO LO SFALCIO

DEL CANALE DI

CORRENTE

25-l

ug-0

2

200,5

13.0

0

TRA SEZ.1 E 2

Sezione 1 ORE DOPO LO SFALCIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero DEL CANALE DI

(cm/s) (m²/s) (cm) CORRENTE TRA

TRA SEZ.2 E 3.

DOPO LO SFALCIO

25-l

ug-0

2

104

17.3

0

COMPLETO BARRA

Sezione 1 ORE DURANTE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero LO SFALCIO

0 66 60 (cm/s) 1,100 (cm) COMPLETO TRA LE

10 56 60 23,60 0,933 TRA LE

20 44 60 0,733

SEZ.2 E 3.

26-l

ug-0

2

193

10.5

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione 1 ORE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero DOPO LO SFALCIO

0 56 60 (cm/s) 0,933 (cm) TOTALE CON LA

20 41 60 13,93 0,683 BARRA TRA LE SEZ.

1 E 2

26-l

ug-0

2

189

14.0

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione 1 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero DOPO LO SFALCIO

(cm/s) (m²/s) (cm) TOTALE CON LA

CUCCHIAIA TRA LE

SEZ. 2 E 3

26-l

ug-0

2

188

16.3

0

Page 123: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

119

Sezione 1 ORE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero 24 ORE DOPO LO

0 59 60 (cm/s) 0,983 (cm) SFALCIO TOTALE

25,10

27-l

ug-0

2

187

10.5

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero

7,50 0 ya 20,0 162,00 (cm/s) (m²/s) (cm) PRIMA DELLO

8,70 20 y1 20,0 167,00 7,88 0,0788 SFALCIO

8,00 40 y2 20,0 156,00

7,60 60 y3 40,0 236,00

4,20 80 y4 20,0 67,08

2,51 100 yb

10-l

ug-0

2

252

9.45

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero

10,40 0 ya 20,0 246,00 (cm/s) (m²/s) (cm) DOPO LO SFALCIO

14,20 20 y1 20,0 270,00 11,30 0,0678 DEL CANALE DI

12,80 40 y2 20,0 162,20

CORRENTE

3,42 60 yb

11-l

ug-0

2 115

11.2

5

TRA SEZ.1 E 2

Sezione 2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero 14 GIORNI

(cm/s) (m²/s) (cm) DOPO LO SFALCIO

DEL CANALE DI

CORRENTE

25-l

ug-0

2

121,5

13.1

0

TRA SEZ.1 E 2

Sezione 2 ORE DOPO LO SFALCIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero DEL CANALE DI

(cm/s) (m²/s) (cm) CORRENTE TRA

TRA SEZ.2 E 3.

DOPO LO SFALCIO

25-l

ug-0

2

118

17.3

0

COMPLETO BARRA

Sezione 2 ORE DURANTE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero LO SFALCIO

0 44 60 (cm/s) 0,733 (cm) COMPLETO TRA LE

20 46 60 19,55 0,767 TRA LE

40 48 60 0,800

SEZ.2 E 3.

50 45,0 60,00 0,750

26-l

ug-0

2

121

11.0

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione 2 ORE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero DOPO LO SFALCIO

0 42 60 (cm/s) 0,700 (cm) TOTALE CON LA

20 48 60 19,12 0,800 BARRA TRA LE SEZ.

40 46 60 0,767

1 E 2

26-l

ug-0

2

116

14.2

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

Page 124: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

120

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione2 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero DOPO LO SFALCIO

(cm/s) (m²/s) (cm) TOTALE CON LA

CUCCHIAIA TRA LE

SEZ. 2 E 3

26-l

ug-0

2

113

16.1

0

Sezione 2 ORE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero DOPO LO SFALCIO

0 47 60 (cm/s) 0,783 (cm) TOTALE

20 45 60 19,10 0,750

30 42 60 0,700

27-l

ug-0

2

112

11.0

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero

7,10 0 ya 20,0 145,00 (cm/s) (m²/s) (cm)

7,40 20 y1 20,0 142,00 7,54 0,0754 PRIMA DELLO

6,80 40 y2 20,0 132,00

SFALCIO

6,40 60 y3 40,0 252,00

6,20 80 y4 20,0 83,12

2,11 100 yb

10-l

ug-0

2

130

9.50

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero

12,00 0 ya 20,0 234,00 (cm/s) (m²/s) (cm) DOPO LO SFALCIO

11,40 20 y1 20,0 212,00 8,98 0,0719 DEL CANALE DI

9,80 40 y2 20,0 169,00

CORRENTE

7,10 60 y3 20,0 103,50

TRA SEZ.1 E 2

3,25 80 yb

11-l

ug-0

2

107

11.4

0

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero 14 GIORNI

(cm/s) (m²/s) (cm) DOPO LO SFALCIO

DEL CANALE DI

CORRENTE

25-l

ug-0

2

192,5

13.2

0

TRA SEZ.1 E 2

Sezione 3 ORE DOPO LO SFALCIO

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero DEL CANALE DI

(cm/s) (m²/s) (cm) CORRENTE TRA

TRA SEZ.2 E 3.

DOPO LO SFALCIO

25-l

ug-0

2

96,5

17.4

5

COMPLETO BARRA

Page 125: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

Appendice A

121

Sezione 3 ORE DURANTE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero LO SFALCIO

0 31 60 (cm/s) 0,5170 (cm) COMPLETO TRA LE

20 30 60 13,87 0,5000 TRA LE

40 32 60 0,5330

SEZ.2 E 3.

60 36,0 60 0,6000

26-l

ug-0

2

101

11.1

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione 3 ORE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero DOPO LO SFALCIO

0 28 60 (cm/s) 0,464 (cm) TOTALE CON LA

20 25 60 12,70 0,417 BARRA TRA LE SEZ.

40 32 60 0,533

1 E 2

50 33,0 60 0,550

26-l

ug-0

2

96,5

11.1

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Sezione 3 ORE

ASS PROF. DZ AREE ELEM VEL.m Vm*y Pelo libero DOPO LO SFALCIO

(cm/s) (m²/s) (cm) TOTALE CON LA

CUCCHIAIA TRA LE

SEZ. 2 E 3

26-l

ug-0

2

96

16.4

0

Sezione 3 ORE

PROF. GIRI TEMPO (s) VEL.m N/T Pelo libero DOPO LO SFALCIO

0 39 60 (cm/s) 0,650 (cm) TOTALE

20 36 60 15,73 0,600

40 35 60 0,583

27-l

ug-0

2

87

11.1

0

DATI RILEVATI CON MULINELLO CON EQUAZIONE: V (m/s) = 0,2525*N+0,003 per 0,67<N<5,5;

V (m/s) = 0,2458*N+0,04 per 5,5<N<13,880; dove N=n° giri al secondo

Page 126: ANALISI E PROPOSTE PER LA MANUTENZIONE DELLA ...Questa tesi si pone l’obbiettivo di analizzare le attuali modalità di manutenzione della vegetazione erbacea praticate nei canali

123

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