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Anno X/XI - Numero 22-2009/1-2 2010 15 dicembre 2009 - 31 gennaio 2010 26 attività Grande Oriente d’Italia Ultime dal Vascello - Oriente Eterno Notizie dalla Comunione 30 rassegna stampa storia e cultura attualità in primo piano DIREZIONE,REDAZIONE AMMINISTRAZIONE: Via di San Pancrazio, 8 00152 Roma Tel. 06 5899344 Fax 06 5818096 www.grandeoriente.it E-MAIL: [email protected] Gran Loggia 2010 - Etica della libertà Etica della responsabilità E’ scomparso Bent Parodi Cronaca 2 Dagli al massone Servizio Biblioteca 6 ROMA Caput mundi e i suoi misteri 7 ROMA Parliamo di laicità Manifestazioni 10 UDINE Fine vita, le aperture del teologo e dei massoni 14 PERUGIA Nuova sede per la Massoneria umbra 18 FIRENZE Festa della Luce 2009 19 TORINO I giovani e la libertà Solidarietà 20 L’AQUILA Una bella storia 21 TERREMOTO HAITI La circolare del Gran Maestro Attività internazionali 22 REGNO UNITO Fratelli italiani oltremanica 23 ALBANIA Arriva la Luce a Tirana 24 USA Gemellaggio oltreoceano 25 REPUBBLICA CECA Loggia Santini compie un anno 24 IN ITALIA • RICCIONE • ROMA • SIGONELLA Tempio maggiore della nuova casa massonica di Perugia, sede circoscrizionale dell’Umbria e delle logge dellla città 46 identità Grande Oriente d’talia

AnnoX/XI-Numero22-2009/1-22010 15dicembre2009-31gennaio …

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Anno X/XI - Numero 22-2009/1-2 201015 dicembre 2009 - 31 gennaio 2010

26 attività Grande Oriente d’Italia• Ultime dal Vascello - Oriente Eterno• Notizie dalla Comunione

30 rassegna stampa• storia e cultura• attualità

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o DIREZIONE, REDAZIONEAMMINISTRAZIONE:

Via di San Pancrazio, 800152 Roma

Tel. 06 5899344Fax 06 5818096

www.grandeoriente.it

E-MAIL:[email protected]

Gran Loggia 2010 - Etica dellalibertà Etica della responsabilitàE’ scomparso Bent ParodiCronaca2 Dagli al massoneServizio Biblioteca6 ROMA Caput mundi e i suoi misteri7 ROMA Parliamo di laicità

Manifestazioni10 UDINE Fine vita, le aperture del teologo e dei

massoni14 PERUGIA Nuova sede per la Massoneria umbra18 FIRENZE Festa della Luce 200919 TORINO I giovani e la libertàSolidarietà20 L’AQUILA Una bella storia21 TERREMOTO HAITI La circolare del Gran Maestro

Attività internazionali22 REGNO UNITO Fratelli italiani oltremanica23 ALBANIA Arriva la Luce a Tirana24 USA Gemellaggio oltreoceano25 REPUBBLICA CECA Loggia Santini compie

un anno24 IN ITALIA

• RICCIONE• ROMA• SIGONELLA

Tempio maggiore della nuova casa massonica di Perugia, sede circoscrizionale dell’Umbria e delle logge dellla città

46 identità Grande Oriente d’talia

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E’ scomparso Bent Parodi“I nostri labari oggi hanno un nastro nero: piangiamo ungrande Fratello, un uomo di Luce, protagonista di millebattaglie di libertà”Così il GranMaestro Gustavo Raffi ricorda insieme a tutta la Massoneria del Grande Oriente d’Italia il MaestroBent Parodi di Belsito, GrandeOratore Aggiunto, scomparso improvvisamente il 16 dicembre all’età di 66 anni.“Nel Tempio del libero confronto e nella pietra della nostra inquieta ricerca – ha espresso il Gran Maestro– restano i suoi insegnamenti di Vita, i suoi scritti che hanno fatto strada al dialogo, nel segno dell’uma-nità e della bellezza. Nel Pantheon del Grande Oriente d’Italia la sua voce ci chiamerà ancora a guardarelontano”.Pubblichiamo un suo ricordo nelle pagine centrali di questo bollettino. Era condirettore di “Erasmo Notizie”.

Neanche le bonarie dichiarazioni di Dan Brownsulla Massoneria riescono a fare breccia: ditutto (o quasi) è sempre colpa dei massoni chesi dissimulano e tramano nell’ombra. Ma non èche quel Simbolo perduto porta una nuova‘isteria’ contro le logge?In queste pagine a cavallo del vecchio e nuo-vo anno testimoniamo quello che sembra unavera e propria ossessione per la Libera Mura-toria: si è dovuto precisare con Fabio Fazio,conduttore su Rai Tre del ‘gettonatissimo’Che tempo che fa, per alcuni sue dichiarazioninel corso di una sua intervista proprio a Dan Brown; con il vescovodi Prato che vede la sua città infestata da pericolosi incappucciati; conil sindaco di Roma Gianni Alemanno che ha dato il placet a un emen-damento sulla dichiarazione pubblica di eletti e nominati del Comu-ne sull’adesione ad associazioni, anche massoniche. Alemanno dice

che si tratta di una proposta del Consiglio comunale contro l’appar-tenenza a società segrete “qualsiasi esse siano”. “Qui non è questio-ne di Massoneria – ha tenuto a precisare – che in larga parte non è piùsegreta ma normalmente registrata, ma parliamo di società segrete”.E alla logica reazione del Grande Oriente d’Italia ha risposto invitandoil Gran Maestro Raffi in Campidoglio per chiarire i termini della que-

Di lato, l'esilarante personaggio delMassone ideato qualche anno fa daCorrado Guzzanti, celebre autore satirico.Tra i tanti obiettivi del Massone c’eraquello di controllare il sistema radio-televisivo nazionale per manipolare ilmondo dell’informazione ed esercitare un“controllo totale delle menti deboli,cioè l’80% di questo Paese”.

Dagli almassoneCorsi e ricorsi del vecchio, immaginario e mai dimenticato ‘complotto’

stione. Intanto però l’iniziativa ha allertato altre amministrazioni. Perfortuna ancora senza danni.Con tutto ciò le nostre spigolature finiscono con una bella notizia dal fron-te giudiziario. Chi si ricorda del pm di Potenza Henry John Woodcocke della sua indagine, nel 2007, su veline e politici che portò in carcere Vit-torio Emanuele di Savoia? E di quella – sempre sua, in parallelo – con-tro i massoni? All’epoca il magistrato chiese con clamore di poter ave-re l’anagrafe completa del Grande Oriente (e di altre Comunioni mas-soniche), ma il Gran Maestro gli rispose picche, ricevendo anche il so-stegno del Garante della Privacy Paissan (cfr. Erasmo Notizie 9-10 e 11-12 del 2007) che disse che “le liste della Massoneria non sono segrete,ma nemmeno a disposizione del primo che passa”.Il 22 dicembre l’archiviazione di quell’indagine è arrivata, e proprio suproposta di Woodcock (ora di stanza a Napoli). Nel decreto, il Gip di Po-tenza scrive che “l’assunto investigativo iniziale non ha trovato nel cor-so delle indagini idonei elementi di riscontro tali da poter sostenere l’ef-fettiva esistenza di un sodalizio criminoso organizzato e diretto dai sog-getti indicati, avente le finalità illecite proprie delle norme in contesta-zione, laddove la ‘fumosità’ degli elementi che si è riusciti a selezionarene rende pressoché certa l’inidoneità in ottica dibattimentale a suffragarele complesse contestazioni originariamente ipotizzate”.Insomma, nulla di fatto e, dopo gli esiti fallimentari dei procedimenti di que-sti anni contro la Massoneria, ci auguriamo, per il futuro, che siano rispar-miati, non solo i tormenti ai fratelli massoni, ma anche i soldi dei contribuenti.

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LOGGE E MASSONI SECONDO FABIO FAZIO

Il Gran Maestro: “P2 vecchiastoria da palude, ora Faziomi inviti in tv. Dan Brown hacolto alcuni segnidell’istituzione, marespingiamo con forzaequazione con Gelli”

‘’Certo giornalismo qualunquista enalzionalpopolano non perde occa-sione per passare legna ad anacroni-stici roghi’’. Non ci sta a ridurre laMassoneria alla P2, il Gran Maestro

del Grande Oriente d’Italia, Gustavo Raffi, che in un’in-tervista da Parigi all’Adnkronos scuote la testa e condecisione spiega: ‘’Di fronte a Dan Brown, che giusta-mente parlava dello spirito della Massoneria come diuna forza che unisce sotto lo stesso Tempio uomini didiverse fedi e storie nel segno dell’umanità e della tol-leranza, Fabio Fazio a ‘Che tempo che fa’ (del 6 dicem-bre), senza alcun contradditorio e parlando solo dallasua parte di vetro, non trovava di meglio da fare che ri-condurre la Massoneria italiana alla sola P2, evocandospettri e tristi periodi consegnati a un passato che nonpuò ritornare e di cui siamo stati le prime vittime’’.

CORSI E RICORSI

Si sgonfia un’altrainchiesta di Woodcock:la massoneria occultanon esiste

L’ennesima inchiestasulla massoneria, sulleassociazioni segreteche tramano alle spalledella Repubblica, fini-sce in archivio. Il gipdi Potenza Luigi Spi-na, il 22 dicembre, haarchiviato la maxi in-chiesta su 24 presunticospiratori con grem-biulino e compassoche avrebbero costitui-to un network eversi-vo. Per il pm JohnHenry Woodcock ave-vano organizzato unanuova P2, evocandoscenari apocalitticiamplificati a dismisu-ra nell’estate del 2007dai media nazionali.

(Gianluigi Nuzzi – Libero 29 dicembre 2009)

Il pm Woodcock all’epoca dei fatti

>>> segue a pag. 32 >>>

>>> segue a pag. 4 >>>

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‘’Per fare un esempio – aggiunge – sarebbe come parlare di tuttala Chiesa facendo riferimento ai roghi degli eretici e alla caccia al-le streghe, o considerare il Pd ricordando di questo partito solo leradici comuniste. Ma gli esempi sarebbero milioni. L’equazioneMassoneria uguale P2 e Licio Gelli – rimarca quindi il Gran Mae-stro – è un’operazione che respingiamo con forza, tanto più che suquel signore di Villa Wanda ormai anche i muri sanno che fu mes-so alla porta dal Goi con sonore pedate al sedere e con una con-danna morale senza appello. Ho ribadito sempre che Gelli sta alGrande Oriente come le Brigate Rosse stanno al Pci. Per questonon accettiamo improvvisate gogne mediatiche, da qualunqueparte vengano’’.Quanto all’autore de ‘Il Simbolo perduto’, ‘’l’ho invitato da tempoal Vascello – rivendica Raffi – per un confronto a tutto campo e tra-sparente, come è nel nostro stile, sulle radici e il messaggio dellaMassoneria e anche per presentare il suo libro che in molti passaggiriesce a cogliere, da profano, alcuni spunti importanti della nostrascuola di pensiero che va oltre il tempo e le storie: per noi parlano ifatti, non i luoghi comuni di chi rimesta acque di palude’’.‘’A questo punto – incalza Raffi – se la terza rete Rai ha un sussultodi dignità, mi aspetto di sedere una sera, per pochi minuti, sulla pol-trona di Fazio per spiegare agli italiani cosa è davvero la Massone-ria e da quali uomini è formata. Se questo invito non dovesse arri-vare, a mal partito si troverebbe chi pensa di detenere la verità en-

trando con delle falsità nelle case della gente e la televisione italia-na avrebbe perso un’altra occasione per fare il suo compito: infor-mare e raccontare come stanno le cose’’.‘’Rispetto alla P2, lo ripetiamo fino alla noia, abbiamo i guanti bian-chi e puliti e il volto fermo. Forse, però – fa notare il Gran MaestroRaffi – fa più comodo riesumare le malefatte di un ‘ex materassaio’,come lo definisce il presidente Cossiga, che il lavoro silenzioso eoperoso di 21mila persone e coscienze che ogni giorno portano il lo-ro contributo onesto e costruttivo alla società italiana’’.‘’Ci permettiamo infine, con massonica umiltà e tolleranza, di ricor-dare al guru Fazio che la foresta che cresce fa meno rumore di un al-bero che cade, ma alla lunga quella foresta silenziosa è una boccatad’ossigeno per tutti. Nella vita, come nella tv, esiste il confronto eper farlo bisogna essere in due. E pensare che il primo dovere delgiornalismo dovrebbe essere quello di verificare fatti e fonti. Nessu-no – taglia corto l’avvocato ravennate alla guida del Grande Orien-te d’Italia – si stracci le vesti per queste doverose precisazioni: ab-biamo un dovere morale di fare chiarezza, come abbiamo semprefatto, nei confronti di migliaia di giovani che compongono comepietre di senso e di speranza le colonne dei nostri Templi. E costrui-scono insieme a tutto il Grande Oriente il tempo della proposta perl’Italia, invitando al dialogo sempre. Il resto sono giochini da imbo-nitori catodici o chiacchiere da supermercato delle idee. E i trovaro-be delle ideologie e degli schemi precostituiti da sempre non appar-tengono alla nostra storia di libertà di pensiero’’.

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>>> segue “Fazio” da pag. 3 >>>

Il 10 dicembre il consigliocomunale di Roma ha ap-

provato all’unanimità la delibera di iniziativa con-siliare per l’istituzione dell’anagrafe pubblica deglieletti. Il testo approvato è stato emendato dalla mag-gioranza di centrodestra. Significherà che consiglierie assessori o le persone nominate nelle società co-munali dovranno dichiarare l’appartenenza ad as-sociazioni e organizzazioni, anche quelle massonichescatenando una violenta reazione del Gran Maestrodel Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi che ha par-lato di schedature.“Le facevano i nazisti e gli stalinisti“ – ha detto Raf-fi – annunciando le più ampie tutele in tutte le sedi“.

Commentando le dichiarazioni del giorno prima delsindaco Gianni Alemanno, secondo cui “i nominatie gli eletti non possono appartenere a società segre-te, a prescindere se siano massoniche o meno“, il GranMaestro ha sottolineato:“Odorano di zolfo e rie-cheggiano, amiamo credere per ignoranza (nel sen-so latino del termine), le nefaste denunce del com-plotto demo, plutocratico, giudaico, massonico di tri-ste e stucchevole memoria”. Ribadendo che “la mas-soneria del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giu-stiniani non è una società segreta ma opera alla lucedel sole“. (le dichiarazioni integrali sono a pagina 31 nel-la nostra rubrica ‘rassegna stampa’)Da Londra, dove Alemanno era in visita ufficiale,

in una nota ha detto di non avere “al-cuna avversione” verso la massoneriae che inviterà presto il Gran MaestroRaffi in Campidoglio “per chiarireogni equivoco e trovare una soluzio-ne che garantisca la massima traspa-renza sull’anagrafe degli eletti senzadiscriminare né offendere nessunasensibilità e nessuna cultura“.Nella seduta del consiglio in partico-lare sono stati approvati sei dei setteemendamenti presentati: con quellidella maggioranza, primi firmatari

Federico Mollicone e Andrea De Priamo, si esten-de l’anagrafe anche ai nominati cioé i destinatari diincarichi nell’amministrazione comunale e nelle isti-tuzioni culturali oltre che nelle aziende partecipa-te del Comune di Roma.Inoltre in base ad un altro emendamento eletti e no-minati dovranno dichiarare la propria appartenenza“ad associazioni culturali e sportive, a enti morali, aOnlus, a cooperative sociali, ad associazioni masso-niche, a fondazioni e ad ogni altro genere di forma as-sociativa pubblica e privata non coperta dalla privacy“.L’inserimento delle associazioni massoniche hacreato polemiche e per questo i primi firmatari Mol-licone e De Priamo si sono detti “disponibili ad in-contrare tutte le associazioni, compreso il GrandeOriente, che ne facciano richiesta per spiegare chequest’obbligo è esclusivamente conoscitivo“.“Siamo soddisfatti per l’approvazione della delibera– ha detto il capogruppo del Pd Umberto Marroni– perché la trasparenza è l’elemento fondante di unademocrazia partecipativa ed è alla base di un pro-cesso teso ad un maggiore coinvolgimento dei cit-tadini alla vita politica e delle istituzioni“. Il capo-gruppo del Pdl Dario Rossin ha spiegato che “l’e-stensione dell’anagrafe anche ad amministratori enominati è una scelta che va nel segno di una totalenitidezza amministrativa verso i cittadini“.

ALEMANNO E LA MASSONERIA

A Roma arriva anagrafe eletti, massoni dovranno svelarsiGrande Oriente, ci schedano: Alemanno, nessuna avversione

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Confronto a tutto campo ma senza paure. Inuna lettera aperta al vescovo di Prato, monsi-gnor Gastone Simoni, il Gran Maestro delGrande Oriente d’Italia Gustavo Raffi respin-ge le accuse di ‘trame’ massoniche nella città,

facendo riferimento a un’intervista nella quale il prelato parla-va di “certi poteri e di certe logge”, oltre alla “attrazione per l’e-soterico”.“Vorrei rassicurarla – spiega il numero uno di Palazzo Giustiniani– che non ha nulla da temere dai liberi muratori, uomini onesti edi buoni costumi. Le tenebre non scenderanno sulla città con i cap-pucci e i grembiuli della Massoneria. I tempi delle prediche allaSavonarola sono passati da lunga pezza”.

(Adnkronos 10 dicembre 2009)

A MACERATA E RECANATI

“I massoni allo scoperto”Bocciata la mozione Munafò. La richiesta era stata avanzata dalconsigliere comunale del Comitato AnnaMenghi. Contrario il Pd, il Pdl si astiene

Il consiglio comunale di Macerata ha bocciato la mozione che obbligavaconsiglieri, assessori e sindaco a dichiarare la loro eventuale appartenenza

alla Massoneria. La richiesta era stata presentata da Placido Munafò (Comitato Anna Menghi), sul-la scia del caso di un assessore anconetano, costretto nei mesi scorsi alle dimissioni, dopo aver re-so pubblica la propria appartenenza a una loggia massonica.La mozione impegnava la giunta a modificare il regolamento comunale, inserendo l’obbligo direndere pubblica l’adesione alla Massoneria. Il documento è stato respinto con 14 voti contrari (Pd,Maurizio Mosca di Città Viva, Luciano Pantanetti e Reinhard Sauer di Rifondazione comunista), 9a favore (Comitato Menghi, Udc, Comunisti italiani e Ruben Leporoni di Rifondazione comunista)e 4 astensioni (Pdl e Uliano Salvatori del Gruppo misto).Secondo Munafò, “si tratta di una questione di trasparenza: i cittadini devono sapere chi li rap-presenta”. Contrario Federico Valori (Partito socialista), mentre per Reinhard Sauer (Rifondazio-ne) “il problema della trasparenza è concreto, ma imporre un obbligo non è il modo giusto per unconfronto politico”. Riccardo Sacchi (Pdl) non si è detto contrario a una maggiore apertura ai cit-tadini, ma ha criticato lo strumento della mozione.Alessandro Savi (Comunisti italiani) ha giustificato il suo voto favorevole sostenendo che “l’ap-partenenza alla massoneria non può essere paragonata a quella di altre associazioni”. Favorevoleanche Ivano Tacconi (capogruppo Udc), mentre Romano Carancini (Pd) ha sottolineato come “ob-bligare a dichiarare l’appartenenza alla Massoneria è un illecito sia sotto il profilo civilistico cheamministrativo”.

(il Resto del Carlino 22 dicembre 2009)il Resto del Carlino 30 dicembre 2009

Il Gran Maestro Raffi

IL GRAN MAESTRO RAFFI AL VESCOVO DI PRATO

Nessuna tramamassonicain città e auspica confrontoa tutto campoma senza paure

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Il Servizio Biblioteca del GrandeOriente d’Italia e il Collegio circo-scrizionale del Lazio hanno propostoil 16 novembre al Teatro Vascello unincontro culturale tra mito e storiaper comprendere i “segreti” di Romatra Rinascimento e Illuminismo. Vi-vace e approfondito il dibattito tragli specialisti invitati, nonostante laforzata assenza del giornalista e di-vulgatore scientifico AlessandroCecchi Paone e del Gran MaestroGustavo Raffi che ha delegato il Pri-mo Gran Sorvegliante Gianfranco DeSantis a fare gli onori di casa e a chiu-dere i lavori del convegno. Il Colle-gio del Lazio è stato invece rappre-sentato dal vicepresidente FrancescoLorenti (anche direttore responsabiledi “Erasmo Notizie”) che ne ha illu-strato l’impegno a favore della cultu-ra e del confronto con l’opinionepubblica: “la nostra è sempre una ca-sa di vetro, – ha precisato – aperta aldialogo e alla conoscenza con tutti.Noi massoni, siamo uomini del dub-bio e sappiamo quanto è bello cerca-re insieme ad altri un pezzo di veritàda portare all’alba”.Ha rappresentato l’incontro l’imma-gine del frontespizio dell’opera Obe-liscus Pamphilius di Athanasius Kir -cher perché, come ha spiegato inapertura il responsabile del ServizioBiblioteca Dino Fiorvanti, nelle vesti di moderatore, qui sono conte-nute le chiavi interpretative del percorso artistico della “Roma segre-ta”: l’immagine di Saturno divoratore, che impugna la falce e incatenala Fama causando l’oblio dell’antica sapienza contenuta negli obeli-

schi, è contrastata da Philomatia che,con l’aiuto di Mercurio, svela i “ritiarcani e sublimi” superando la diffi-coltà dello studio rappresentata dalcoccodrillo.Con Roma Segreta. Chiavi di volta diun percorso tra mito e storia dal Rina-scimento all’Illuminismo (questo èproprio il titolo della manifestazio-ne) si è evidenziato come mostre disuccesso (Athanasius Kircher. Il Mu-seo del mondo; La Lupa e la Sfinge. Ro-ma e l’Egitto dalla storia al mito) e al-cuni studi (La “Porta Magica” di Ro-ma e i Rosacroce; Suggestioni massoni-che: l’Egitto tra moda ed esoterismo nelXVIII secolo) rappresentino un idea-le proseguimento della Philomatiadel Kircher.Lo storico dell’arte Claudio Strinati,già soprintendente speciale per ilpolo museale romano, è autore diimportanti studi sull’arte romanatra il Cinquecento classicista e ma-nierista e il primo Seicento, e inquanto specialista in materia ha ri-costruito con grande precisione ilruolo dei fratelli Zuccari, Taddeo eFederico, nello sviluppo artistico eculturale della Roma cinquecente-sca; ricordando tra le altre cose, ilprofondo valore simbolico della Bi-blioteca Hertziana.Eugenio Lo Sardo, direttore dell’Ar-

chivio di Stato di Roma e curatore del catalogo della mostra intitolataLa Lupa e la Sfinge. Roma e l’Egitto dalla storia al mito, ha invece ricorda-to il suo primo incontro con la Massoneria, attraverso lo studio dellaRepubblica Napoletana e di personaggi come Pagani, Filangeri e Ci-

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Caput mundi e i suoi misteriAl Teatro Vascello un convegno per conoscere arti e saperi ‘particolari’della storia capitolina

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Pubblico al Teatro Vascello

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Immagine del frontespizio del libro di Athanasius Kircher “ObeliscusPamphilius” (1650, inc. di G. A. Canini e C. Bloemarert), scritto in

occasione del restauro e della collocazione dell’omonimomonumento a Piazza Navona

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rillo. Ha sottolineato i legami profondi tra Roma e la cultura egizia, ri-cordando alcuni esempi di questa profonda commistione, a comincia-re dalla Piramide Cestia, dalle statue di Tevere e Nilo sul Campidoglioe dalle numerosissime sculture di origine egizia a Villa Adriana. LoSardo si è poi ricollegato al Kircher, ricordando il suo ruolo di grandeesperto di egittologia, in particolare nella traduzione dei geroglifici,una passione culturale che traeva origine dalla sua profonda convin-zione che il principio della visione trinitaria della Divinità derivasseproprio all’antico Egitto.Delle influenze egizie nella Roma del Cinquecento ha parlato un altrostorico dell’arte, Aldo Mastroianni, direttore e coordinatore della Gal-leria Borghese di Roma. Autore del recente saggio “Suggestioni mas-soniche: L’Egitto tra moda ed esoterismo nel XVIII secolo”, ha illu-strato l’importante funzione di Marsilio Ficino nell’individuazione dicollegamenti essenziali tra la cultura sapienziale e l’Egitto, che da quelmomento divenne il fulcro di ogni concezione misteriosofica. L’ereditàdi Marsilio Ficino fu raccolta, nella seconda metà del XVI secolo daGiordano Bruno, convinto – come il Kircher – che dalla terra dei fa-

raoni originasse la vera religione. Dal Seicento in poi vari studiosisi recarono in Egitto riportandone le conoscenze e diffondendo unanuova visione di quella cultura agli occhi degli occidentali. Secon-do Mastroianni, nel secolo successivo questo filone di studi si tra-sformò nell’architettura in una sorta di “moda” che portò alla rea-lizzazione di edifici senza archi, ornati di geroglifici o di simboli co-me l’ibis e il bue Api. Ha citato a proposito anche alcune testimo-nianze rinvenute in ambienti liberomuratori, come la medagliamassonica del 1742 dedicata a Martin Folkes e raffigurante la pira-mide Cestia.Mino Gabriele, Ordinario di Iconografia e Iconologia all’università diUdine, ha chiuso la schiera dei relatori parlando dell’incontro a Ro-ma tra le grandi personalità della regina Maria Cristina di Svezia, da-gli ampi interessi nell’arte, nella filosofia e nell’alchimia, e del nobileromano Massimiliano Palombara che fu l’ideatore della Porta Magi-ca. Collocata all’ingresso dei suoi horti sull’Esquilino (attualmente

Piazza Vittorio), fu edificata tra il 1655 e il 1680 e ha incisi sette segni-si-gilli simboleggianti i sette pianeti che ispirano l’Uomo alla realizzazio-ne della Grande Opera attraverso i procedimenti necessari per purifica-re, scomporre, ridurre la materia fino al seme originale, cioè a quella ma-teria comune, o pietra filosofale, di cui è alla ricerca da sempre.Al termine dell’incontro, i ringraziamenti del Primo Gran Sorveglian-te De Santis ai relatori non sono stati solo di rito, ma di vera gratitudi-ne per il loro apporto alla conoscenza della cultura massonica che, an-che in questa occasione, ha dimostrato di essere vasta, variegata e per-meante – come sempre – la storia dell’Umanità. Ha ricordato perciòquanto siano ‘infondati’ i pregiudizi sulla Massoneria, dettati solo dacongiunture storiche che non hanno riscontro con la vera natura del-l’Istituzione.“Solo attraverso il nostro continuo impegno a farci conoscere e a so-stenere la cultura – ha aggiunto De Santis – riusciremo a eliminare gliultimi preconcetti che non si originano dal senso comune, ma solo daambienti interessati”.

Dai successi dell’Italia civile degli anni Settanta con il divorzio e l’abortosi è passati oggi all’oscurantismo delle leggi sulla procreazione assisti-ta e sul testamento biologico. Massimo Teodori, nel suo ultimo saggioedito da Longanesi dal titolo “Contro i clericali, dal divorzio altestamento biologico. La grande sfida dei laici”, presenta la necessità dichiedersi come mai sulle questioni di libertà, sui diritti civili e sui temibioetici, ogni giorno in Italia si fanno passi indietro. Perché dilaga l’in-fluenza clericale proprio quando non esiste più la Dc, partito unico deicattolici? Perché gran parte del ceto politico, soprattutto nel centrode-stra ma anche nel centrosinistra, è diventato così ossequioso verso la ge-rarchia ecclesiastica mentre la società si fa più libera e aperta? Il Servi-zio Biblioteca del Grande Oriente d’Italia ha invitato il politologo a chia-rire questi interrogativi insieme a storici e opinionisti di fama. L’incon-tro si è svolto il 30 novembre al Teatro Vascello di Roma con la parteci-pazione del Gran Maestro Gustavo Raffi che ha testimoniato l’impegnodella Massoneria italiana per la realizzazione dell’idea laica nel nostroPaese.In Italia, l’operato dei massoni ha infatti una grande tradizione, lungaquanto la sua storia. Dino Fioravanti, responsabile del Servizio Biblio-teca, ha aperto l’incontro mostrando una circolare del Grande Oriente

d’Italia del 16 dicembre 1953, firmata dal Gran Segretario Enzo Minu-tillo, che invita i maestri venerabili, i consiglieri dell’Ordine e i grandirappresentanti dell’epoca ad analizzare alcuni problemi sociali come ildivorzio, il certificato prematrimoniale, la limitazione delle nascite, l’as-sistenza medica statale e la pensione. “È la dimostrazione di come la lai-cità abbia costituito sempre una parte importante del nostro Dna – haprecisato Fioravanti – come base fondamentale anche per la ricostruzionenazionale nel secondo dopoguerra”.Nel suo libro Massimo Teodori ha racchiuso mezzo secolo di storia ita-liana individuando le persone, i gruppi e le forze che sono stati prota-gonisti, laici e clericali, del conflitto combattuto nella società, nella po-litica e nella legislazione. Senza reticenze e ambiguità si indicano nomie cognomi, si raccontano fatti, misfatti e impensabili voltafaccia, si citanoappelli e dichiarazioni, si stabiliscono nessi tra pressioni ecclesiastichee abdicazioni politiche.Ha aperto gli interventi Massimo Bordin, direttore diRadio Radicale, spie-gando al pubblico che il saggio di Teodori è il terzo volume di una tri-logia iniziata nel 2006 con il libro “Laici. L’imbroglio italiano” che ri-prendeva le fila di un dibattito allora in corso sul referendum sulla fe-condazione assistita, parlando di un vero e proprio “imbroglio” compiuto

� ROMA

Parliamo di laicitàIl Servizio Biblioteca presenta l’ultimo saggio di Teodori per discuteredi un grave ‘vulnus’ nel nostro Paese

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Le conclusioni del Primo Gran Sorvegliante De Santis

in quei mesi soprattutto dal Vaticano. Secondo l’autore, le gerarchie ec-clesiastiche e lo stesso Pontefice si fingevano tolleranti con il laicismo acondizione che questo “si spingesse fino a un certo punto”. Il secondolibro aveva invece una connotazione storica e affrontava la “Storia deilaici” nel nostro Paese, sostenendo come tale componente politica nonfosse affatto minoritaria negli anni del dopoguerra sebbene il suo ruo-lo sociale e politico fosse progressi-vamente diminuitoproprio a partire dallafine degli anni Cin-quanta. Per Bordin, ilterzo libro confronta, in-fine, il periodo attualecon quello delle grandiconquiste civili, con unodierno ridimensiona-mento delle “battaglie lai-che”. La tesi fondamenta-le di Teodori, secondo ilgiornalista, è che, nono-stante gli evidenti falli-menti recenti e le profondedivisioni attuali, non si pos-sa considerare l’arco di tem-po trattato dal libro – e cioèdagli anni ‘60 ad oggi – unadisfatta.Anche Enrico Cisnetto, gior-nalista e presidente dell’as-sociazione Società Aperta, hacondiviso questa idea spie-gando al pubblico quali fos-sero, per esempio, comporta-menti e situazioni ai tempid’oro della Democrazia Cri-stiana. E’ partito dalla doman-da che pone Teodori nel suo li-bro sui motivi per cui all’epoca,pur in presenza di un partitoegemonico come la Dc, espres-sione del mondo cattolico, la for-za dei laici fosse tanto superiorerispetto al momento attuale. Oggi,ha precisato, pur mancando unarappresentanza unitaria dei cat-tolici, assistiamo a “un’acquie-scenza marcatissima verso le ge-

rarchie ecclesiastiche” e a un “fiorire di leggi che vanno in una direzioneche nessun buon democristiano di un tempo si sarebbe mai sognato diproporre”. “La coincidenza tra la nascita della seconda repubblica e loscivolamento clericale che Teodori giustamente denuncia – ha aggiunto– non sono casuali, ma strettamente legati al modo in cui il sistema po-

litico si è modificato in questianni, quando si è passati dall’e-saltazione dell’antipolitica allademonizzazione dei partiti po-litici, con il loro conseguentedistacco dalle persone e dai va-lori che li caratterizzavano”.Per Cisnetto, questi cambia-menti hanno dato vita a un si-stema bipolare “muscolare,ben lontano da un bipolarismomaturo”, caratterizzato da unadebolezza strutturale e in-trinseca, in cui l’accondi-scendenza verso il Vaticano ele sue posizioni sono figlidel nostro sistema politico,deficitario di una rappre-sentanza politica laica realea causa delle numerose efrequenti diaspore e divi-sioni degli ultimi anni tragruppi ed esponenti.Interessante l’interventodel senatore Luigi Com-pagna (Pdl), docente diStoria delle dottrine poli-tiche alla Luiss-GuidoCarli di Roma, che haanalizzato la distanza traun sistema politico ba-sato sulla contrapposi-zione tra laici e cattoli-ci e quello attuale, in cuii partiti principali, Pd ePdl, “non costituisconoreali soggetti politici”.In una situazione delgenere è perciò ine-luttabile, sostiene il

politico, che un gruppodi pressione così forte – quello clericale – diventi egemonico e pre-in

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Pubblico al Teatro Vascello

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Circolare del Gran SegretarioMinutillo (1953)

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valga sulle tematiche legate ai diritti della persona e della bioetica.La ricostruzione storica del rapporto tra Chiesa, società e gestione delpotere è stata opera di Giordano Bruno Guerri, storico, giornalista e pre-sidente della Fondazione “Il Vittoriale degli Italiani”, già ospite in pas-sato del Grande Oriente d’Italia.“La Chiesa ha sempre cercato di adattarsi alle necessità del momento –ha spiegato – mantenendo il medesimo scopo e cioè il controllo sulla so-cietà e sul potere. Fino al Rinascimento, la sovrapposizione di poteri futotale, ma da quell’epoca iniziarono i problemi e con Machiavelli – cheindicò la Chiesa come responsabile del mantenimento della divisione del-l’Italia – si palesò un vero e proprio scontro tra mondo laico e religio-so, un conflitto che si concluse con la Controriforma, durante la qualesi arrivò a proibire la gran parte di libri e la circolazione del libero pen-siero”. Secondo Guerri un’altra fase importante di questo scontro è daconsiderare nel Settecento illuministico e della Massoneria dove la Chie-sa reagì – di nuovo e in vari modi –partendo sempre dall’idea che l’Ita-lia le appartenesse. “Da principiotentò di tenere i cattolici fuori dalloStato – ha specificato il saggista –proibendone la partecipazione allagestione politica per poi stabilire unpatto con il regime fascista”. “Conquesto – ha aggiunto – condividevala visione della gestione del Paese,come un pastore di fronte a un greg-ge, un padre di famiglia con un figlioun po’ stupido. Tale ‘sciagurata al-leanza’ aiutò la Chiesa a recuperareil potere perduto e a preparare le vit-torie della Democrazia Cristiana at-traverso la quale ha mantenuto il con-trollo per cinquant’anni”.Lapidaria la sua conclusione secon-do cui, oggi, lo strumento con ilquale le gerarchie cattoliche in-fluenzano gli aspetti più importantidelle nostre vite è da ricercare proprionella “carenza dei valori in entram-bi gli schieramenti politici, un feno-meno che permette alla Chiesa diriaffermare il proprio potere, purevitando di apparire direttamente”,a fronte dell’assenza di azione poli-tica da parte del mondo laico, nelquale non appaiono ancora barlumiche indichino una ripresa.Massimo Teodori è intervenuto pri-ma del Gran Maestro, che ha chiusoi lavori, ringraziando il GrandeOriente d’Italia per lo spazio dedicatoai temi della laicità in questo mo-mento storico, rafforzando il suoruolo “nobile”. L’autore ha delinea-to il piano di lavoro del suo saggiodove il mondo cattolico s’identificacon gli integralisti fondamentalisti,cioè “coloro che si fanno schermo del-la religione per affermare il loro po-tere”. “Questo rappresenta – ha pre-cisato – una delle principali questionidella politica, anche a livello inter-nazionale, investendo ampi campi

della nostra vita, in un periodo in cui, in ambito politico e sociale, sia-mo tornati su posizioni pre-conciliari in termini di libertà di scelta e di

coscienza sul profilo privato”.Secondo il politologo, la responsa-bilità di questa deriva clericale allaChiesa stessa, che svolge solo la suafunzione, è da imputare ai politici, didestra e di sinistra, che risultano“proni agli interessi della più gran-de e potente lobby che agisce in Ita-lia”. “Infatti, il mondo laico – ha ag-giunto – ha ceduto il passo alle po-sizioni clericali, andando addirittu-ra al di là di quanto previsto nelle in-terpretazioni religiose del diritto. Equesto arretramento si è prodotto inun Paese nel quale la componentelaica, sebbene divisa, non ha mai rap-presentato un settore minoritario, maaddirittura il 25-30% dell’Italia”.Al termine del suo intervento, Teo-dori ha invitato a fare un bilancio suquesti anni di decadenza politica ead aprire un dibattito su tali que-stioni e sui motivi per i quali ognibattaglia civile e laica non riesca piùa trovare uno sbocco politico nei par-titi e in Parlamento.Il Gran Maestro Gustavo Raffi haquindi ‘riavvolto’ il filo della di-scussione, lunga e approfondita susvariati aspetti, tutti però influenzatidal presupposto del particolare con-testo storico del nostro Paese che havissuto e continua a vivere la ‘pre-senza’ sul suo territorio della mas-sima gerarchia ecclesiastica. “Lastoria della Massoneria nel mondo– ha spiegato il Gran Maestro – ci in-segna proprio perché in Italia la di-sputa, se così vogliamo chiamarla,tra laici e religiosi sia stata piùaspra che altrove”. “Da noi essereanticlericale è sempre stato sinoni-mo di ateismo – ha aggiunto – e imassoni tra Ottocento e Novecentone sanno qualcosa, quando eranoconsiderati ‘miscredenti’ per il loroforte impegno contro l’oscuranti-smo”. Secondo Gustavo Raffi anche

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I relatori con il Gran Maestro Raffi

Giordano Bruno Guerri

Massimo Bordin ed Enrico Cisnetto

Luigi Compagna, il Gran Maestro Raffi, Massimo Teodori

Riportare la vitaalla naturalezza

originaria. Con questo auspicio si èconcluso, il 28 novembre a palazzo Ke-chler, il quarto seminario di studi mas-sonici “La vita: una sfida per ciascunodi noi, il testamento biologico”, orga-nizzato dal Grande Oriente d’Italia, incollaborazione con il Collegio circo-

scrizionale del Friuli Venezia Giulia el’Associazione culturale “Galilei”.“La morte e la malattia sono parti inte-granti della vita, non dobbiamo trince-rarci dietro allo spauracchio dell’eutana-sia”, così don Paul Renner, teologo dell’I-stituto di scienze religiose di Bressanoneha introdotto la sua personale idea del fi-ne vita, una posizione spesso osteggiata

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se l’Italia è cresciuta,continua a vivere dina-miche politiche e socia-li che necessitano aper-ture, “laddove ci sonoancora troppi spazid’ombra”. Ha bisognodi laicità e la Massoneriapuò intervenire perché,da sempre, ne ha glistrumenti.“Una Libera Muratoriache non viva intensa-mente la laicità – ha det-to ancora – e non contri-buisce al dibattito dioggi, non ha ragione di esistere. Per troppi anni siamo stati silenti e ab-biamo seguito aspetti formali a scapito dei contenuti, senza rispondere

alle domande della società suquale fosse il nostro contribu-to. Negli ultimi 10 anni, rite-niamo però di aver dato di-mostrazione di esserci riap-propriati del nostro ruolo,come ha sottolineato il nostroamico Teodori, e di fornire ilnostro apporto al dialogo e alconfronto”.“Non abbiamo traguardi elet-torali da raggiungere – ha con-cluso il Gran Maestro – né ba-luardi di potere da conqui-stare e dobbiamo capire chequesta è la nostra forza. Ecco

perché possiamo parlare con tutti e ‘costruire’ ovunque, soprattutto dovece n’è bisogno”.

Dino Fioravanti con Massimo Teodori e Giordano Bruno Guerri

Relatori al convegno con il Gran Maestro Raffi

� UDINEQuarto seminario di studi massonici delle logge cittadine. Iniziativa dedicataal fratello Antonio Celotti scomparso recentemente

Fine vita, le aperture del teologoe dei massoniDon Renner e il Gran Maestro Raffi si sono confrontati su accanimentoterapeutico e biotestamento

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negli ambienti ecclesiastici. Ma, a sentire il teologo, “sempre più nellaChiesa avanza l’idea della naturalezza del fine vita”. “Perché – ha pro-seguito Renner – condizioni scarsamente dignitose di esistenza sono le-gate ai progressi fatti dalla scienza medica: oggi ci troviamo davanti aproblemi che un secolo fa erano impensabili. Anche Papa GiovanniPaolo II ha dimostrato grande forza nell’accettare serenamente la mor-te e persino Papa Benedetto XVI ha utilizzato un’espressione interes-sante quando ha detto che la “vita va difesa dal suo inizio fino alla suafine naturale”, perché c’è molto di artificiale nelle cure. Non è sufficien-te invocare la sacralità della vita, anche la Chiesa ha bruciato gli ereticie si è impegnata nelle Crociate”. >>> segue a pag. 12 >>>

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Il pubblico

il Gran Maestro Onorario Enzio Volli

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Udine - 29 novembre 2009

Udine - 28 novembre 2009

10 dicembre 2009

E, per istituzionalizzare il fine vita, da più parti si è chiesta l’istituzio-ne del testamento biologico: “Sarebbe una scelta di civiltà – ha esordi-to il Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia Gustavo Raffi – perchénon è corretto che siano soggetti estranei al malato a decidere sul per-durare di uno stato vegetativo che solo le attuali conoscenze scientifi-che consentono”.A margine del convegno è stata anche annunciata l’istituzione di due

borse di studio in memoria del medico chirurgo Antonio Celotti, cuiera dedicato il seminario, scomparso nel luglio scorso, all’età di 103anni, e iniziato alla Massoneria nel 1925 alla loggia udinese “La Ve-detta”. Quindi, le migliori tesi di laurea delle facoltà di scienze stori-che e documentarie dell’università di Udine e di medicina dell’ateneotriestino, saranno scelte, con cadenza biennale, per una borsa di studioin memoria di Antonio Celotti.

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(...) Don Renner non lecrea problemi parteciparea un’iniziativa della Mas-soneria, visto che i masso-ni sono scomunicati?“Premetto che non appar-tengo alla Massoneria,anche se ci sono alcuniecclesiastici che “criptica-

mente” vi aderiscono. Va, poi, precisato che nel dirittocanonico fino al 1983 i massoni erano automaticamente scomu-nicati, perché c’erano alle spalle circa duecento anni di visualiin rotta di collisione. Poi la Massoneria si è evoluta divenendomeno anticlericale, meno antiecclesiale e anche la chiesa con ilConcilio Vaticano II ha fatto grossi passi avanti. Un frutto delConcilio è il Codice di diritto canonico dell’83 nel quale nonsi prevede più la scomunica ipso facto dei massoni, bensì lascomunica per coloro che “partecipano a società segrete checospirano contro la Chiesa”. Chiedo, quindi, spesso ai mas-soni se cospirino contro la Chiesa e loro lo negano con forza.Certo la Chiesa mantiene una forte prudenza nei loro con-fronti, tant’è che molti non vedono di buon occhio il dialo-go che ho intrapreso con il Goi, ma d’altra parte negli in-contri come quello di oggi trovo persone interessanti, pen-santi, intelligenti con le quali si dialoga volentieri. Abbia-mo, quindi, molto da imparare reciprocamente”.

Il presidente delle logge di Udine Sergio Parmegiani Luisella Battaglia Don Paul Renner

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Perché la Chiesa che in Italia ha decine di milioni di fedeli, fatanta resistenza verso i massoni che sono poche decine di mi-gliaia?“Perché un lungo passato di conflitti non si cancella con un colpodi spugna, ci sono, quindi, ancora molte reciproche riserve menta-li. Inoltre sono pochi anni che la Massoneria italiana, almeno il Goigrazie a Raffi, si è aperta alla società, non è così segreta. Anche perquesto adesso si riesce a dialogare. Nei miei interventi presento aimassoni la visuale cattolica e trovo spesso un’accoglienza ampia eattenta. C’è, poi, un comune interesse per l’umanesimo, la persona,il bene comune. Credo che su alcune finalità condivise ci possa es-sere anche un lavoro comune”.Quanta parte della Chiesa è su posizioni simili alle sue?“Sicuramente una percentuale molto bassa, proprio perché il dialogoè iniziato da poco. Spesso si paragonano Massoneria e Opus Dei”.Ci sono analogie?“Di simile c’è il rigore intellettuale e morale, l’ascesi, un certo spiri-to ‘esoterico’ e una certa riservatezza. Ci sono però due aspetti dia-metralmente opposti: l’Opus Dei è un organizzazione religiosa,mentre la Massoneria insiste per non essere identificata come reli-gione; l’Opus Dei, poi, lavora molto sulle certezze, mentre la Mas-soneria ha come suo fondamento il dubbio sistematico”.Cosa dirà al convegno a proposito del testamento biologico?Parlerò di autonomia ed eteronomia. Dirò che l’autonomia totalenon potremo mai a raggiungerla perché dipendiamo da tante va-riabili fisiche, psicologiche, ambientali, culturali e non da ultimo lavariabile divina per la quale Dio gioca un ruolo nella nostra vita.Per questo possiamo gestire la nostra vita in libertà, ma non in mo-do assoluto. Non possiamo, quindi, lucidamente disprezzarla. Noi

inoltre siamo responsabili verso gli altri, verso la famiglia, verso leistituzioni alle quali apparteniamo. Quindi l’uomo deve deciderenon sentendosi una monade, ma anzi sentendosi soggetto in rela-zione. Ciò premesso spiegherò, partendo dal messaggio della Bib-bia, che la vita non è mai sacra di per sé, bensì sacra è la persona.Quindi, la persona che lucidamente arrivasse a capire che determi-nate condizioni non permettono una vita umana dignitosa, accetta-bile, deve prevedere che non si applichi nei suoi confronti un acca-nimento terapeutico, perchè è giusto accettare il limite della vita,ossia il fatto che dobbiamo morire. Quindi l’uomo, se si rende con-to che le condizioni richiedono per la sopravvivenza interventi “pe-santi”, può chiedere che gli si consenta di morire. È la scelta, tra l’al-tro che ha compiuto una persona al di sopra di ogni sospetto comeGiovanni Paolo II, che, forse, se avesse chiesto di tentare l’impossi-bile potrebbe essere ancora attaccato a qualche macchinario. Essen-do persona di fede, quando ha capito che il buon Dio aveva postofine alla sua vita, non ha chiesto di vivere a ogni costo, ma ha ac-cettato questa fine. Dando un esempio importante e luminoso”.Quindi si può dire con una battuta ch su questi temi in politicac’è qualcuno che è più “papista del Papa”?Questo è poco, ma sicuro. Anche perché essere più “papisti del Pa-pa”, lavorando sulle paure della gente che venga tolto il nutrimen-to necessario per sopravvivere, porta voti. Quando, però, la curvadella vita prende quella pendenza che porta verso il morire, biso-gna accettarlo. Personalmente chiederò, se sarà necessario, di nonapplicare nessun accanimento terapeutico nei miei confronti e di la-sciarmi morire serenamente. Anche perché penso che lassù ci aspet-ti un banchetto festoso e non vorrei arrivare ultimo.

(Epolis Friuli 28 novembre 2009)

Nato il 27 giugno del 1906 a San Giorgio di No-garo, Antonio Celotti ha dedicato tutta la vita allacura e alla ricerca medica, conciliando le sue nu-merose attività con gli impegni in Massoneriadove entrò giovanissimo, all’età di 19 anni.Dopo gli studi ginnasiali e liceali si laureò in Me-dicina e Chirurgia all’Università di Padovadove si specializzò in Tisiologia e Igiene.Iniziò la sua attività clinica presso l’Istituto Pneu-mologico Forlanini dell’Ospedale di Udine nel1932 sotto la guida del professor Azzo Varisco,fondatore della scuola pneumologica udinese,diventando nel 1950 primario del reparto dipneumologia fino al pensionamento nel 1975.Ancora prima, dal 1940 al 1945, pur agendo incorsia, fu nominato direttore sanitario dell’O-spedale di Udine. La sua opera viene ricordataper aver assistito pazienti ebrei e militanti nel-la resistenza accolti con falso nome.Nel secondo dopoguerra fu testimone dell’av-vio dell’era della chemio-antibiotico terapiache rivoluzionò il trattamento della malattia tu-bercolare, sino allora considerata una vera e pro-

pria piaga sociale. Sempre nel-l’Ospedale di Udine, prima diandare in pensione, favorì l’i-stituzione dei reparti di Pneu-mologia, Tisiologia e Fisiopa-tologia respiratoria e l’ulterio-re crescita della scuola medicapneumologica.Una volta a riposo si dedicò atempo pieno ad attività filan-tropiche (attraverso il Rotaryudinese, l’Associazione Italia-Israele e l’Accademia Culturaledi Udine) e alla Libera Muratoria.Antonio Cerlotti fu iniziato il 25 maggio 1925 nel-la storica loggia “La Vedetta” di cui fu più vol-te maestro venerabile. Con la ripresa dei lavo-ri, dopo la seconda guerra mondiale, fu nellastessa officina, diventando poi presidente delCollegio dei maestri venerabili del Friuli Vene-zia Giulia.Per oltre mezzo secolo appartenne inoltre al RitoScozzese Antico e Accettato fino a raggiungerei massimi incarichi e diventare nel 1973 Sovra-no Gran Commendatore.Fu un attento studioso di fatti massonici comelo dimostra il suo libro “La Massoneria in Friu-

li. Prime ricerche sulla sua esistenza ed influen-za” pubblicato nel 1982 e di cui curò una riedi-zione aggiornata per il suo 100esimo com-pleanno. Scrisse nella prefazione: “Io, vecchiomassone, penso che l’influenza della Massone-ria sulla società si applichi attraverso i sentimentie l’operare dei suoi appartenenti, non come Isti-tuzione fine a sé stessa. Mi sono fatto questa con-vinzione durante la lunga appartenenza alla Mas-soneria e nella mia vita ho operato seguendo que-ste idee quanto meglio ho potuto”.Si è spento il 13 luglio 2009. Le sue ceneri sonostate tumulate nel cimitero di Gemona delFriuli.

Il Gran Maestro Raffi nel 2006 con Antonio Celottiper il 100esimo compleanno

Chi eraAntonio Celotti

Dopo una lunga attesadurata decenni la Mas-soneria umbra è riu-

scita finalmente ad avere una sede di proprietà.Si conclude così una tormentata peregrinazioneiniziata nei primi giorni di ottobre del 1924,quando, per opera di squadristi fascisti giun-ti da Arezzo, fu devastata e distrutta la casamassonica di Palazzo Angelini-Paroli in viaBartolo che, sin dal 1908, era stata la sede prin-cipale, alla quale si era aggiunta nel 1923 un’al-tra più piccola in via Marzia. La legge 2029 del26 novembre1925 sancì la messa al bando ditutte le società segrete, ivi compresa la Mas-soneria, sebbene questa non fosse tale, con laconseguenza che anche in Umbria si fu costrettiad un lungo periodo di relativa inattività, con-clusosi solo dopo la ca-duta del regime.Negli anni diclandestinità imassoni ebbero lapossibilità di in-contrarsi, seppure

in modo nascosto e riservato, in due sedi di-verse, messe a disposizione la prima dai “Socidel Villino”, una casetta non più esistente neipressi della Università, abituale luogo di riu-nione dei repubblicani e dei mazziniani, e laseconda dai Soci della Società Operaia. In que-gli anni e in varie occasioni i massoni ebberomodo di incontrarsi, a seconda delle necessità,presso le case o i locali di alcuni di essi, comea Ponte d’Oddi da Memmo Cecchini, nella Vil-la di Ponte Pattoli di Cesare Agostini, a Pon-te Rio nella Osteria di Eugenio Scapicchi, allaMontagnola di Torgiano, nei locali di via delConventuccio, dove nel 1940 fu tenuta dopotanti anni una tornata rituale dimostrando unavitalità più forte di ogni avversità. Infatti, che

all’indomani della liberazione di fronte alla of-ferta, fatta da ufficiali alleati massoni, di un aiu-to per riprendere l’attività massonica, Maria-no Guardabassi rispose che la Massoneria pe-rugina era stata sempre viva e vegeta, ado-perandosi, poi, affinché, a partire dal 1951, unanno prima della sua immatura morte, fosseriaperto un Tempio regolare in via della Lunaoperante fino al 1970, quando ci fu il trasferi-mento a Palazzo Sorbello in Piazza Piccinino.La nuova sede, situata in un antico palazzoubicato in corso Cavour, è stata oggetto di unprofondo restauro, che ha consentito, tra l’al-tro, il recupero di un pregevole e vasto am-biente, un tempo destinato al culto, la cui sto-ria viene presentata in una opera che vuole te-stimoniare il sentito momento inaugurale e,sottolineandone il contesto relativo alla ubi-cazione nel “Borgo Bello” e al vicino Borgo XXGiugno, il suo “genius loci” unitamente, al ri-cordo di un traguardo a lungo cercato, con ca-parbietà e con perseveranza.

(La Nazione, Perugia, 20 dicembre 2009)

� PERUGIA Inaugurazione della casa massonica

Il Grande Oriente apre in Borgo BelloNuova sede per la Massoneria umbra

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Lavorinel tempioGran Maestro partecipaalla consacrazione dellanuova casamassonicaL’inaugurazione dellanuova sede perugina si èsvolta in due giorni perconsentire la presentazio-ne pubblica e riservata(cioé ai soli fratelli) in duemomenti distinti.La mattina del 19 dicem-bre il presidente circoscri-zionale dell’Umbria Ful-vio Bussani e quello dellelogge perugine AugustoVasselli hanno fatto glionori di casa invitandoesponenti dell’informa-Il “Messaggero” Umbria del 20 dicembre

Richiamo in prima pagina del “Corriere dell’Umbria” del 20 dicembre

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zione, autorità locali e semplici cittadini a visita-re la nuova casa massonica. Per la Regione, sonointervenuti il presidente del Consiglio RegionaleFabrizio Bracco, l’assessore alla Cultura SilvanoRometti e il consigliere Ada Girolamini, mentrel’amministrazione comunale è stata rappresenta-ta dal consigliere Massimo Monni.Impossibilitati a partecipare il sindaco e il vice-sindaco di Perugia, Vladimiro Boccali e Nilo Ar-curi, che hanno inviato un saluto.L’incontro successivo con i media è stato moltosoddisfacente e il risultato è stato l’ampia infor-mazione data da giornali (che documentiamo inquesto numero di Erasmo Notizie) e tv locali conimmagini e dettagli sulla nuova casa massonica ela precisa opera di recupero dei locali storici chela ospitano. L’amministratore della sede, il fratel-lo Gonario Guaitini, ha spiegato con precisione ilrestauro effettuato, esprimendo soddisfazioneper le bellezze artistiche scoperte durante le atti-vità che sono state preservate dalla rovina. I fra-telli Bussani e Vasseli sono invece intervenuti sutemi di attualità assicurando un confronto sem-pre più ampio della Massoneria umbra, e in par-ticolare perugina, con l’opinione pubblica e leistituzioni.Il Gran Maestro Gustavo Raffi ha potuto visitarela nuova sede due giorni dopo, il 21 dicembre.Per l’occasione è stata organizzata una tornata ri-tuale alla quale hanno partecipato oltre 180 fra-telli di tutte le logge della circoscrizione e unafolta rappresentanza dalla Toscana e persino dal-la Calabria.Erano presenti i Gran Maestri Aggiunti MassimoBianchi e Antonio Perfetti, il Gran Oratore Ag-giunto Ruggero Stincardini, il Gran Tesoriere Ag-giunto Mimmo Forciniti, il consigliere dell’Ordi-ne in Giunta Pierluigi Tenti, il presidente dellaQuarta Sezione della Corte Centrale RomanoSciarretta, il grande architetto revisore OlindoStefanucci, il gran cerimoniere onorario Domeni-

Raffi: “Ora c’è una massoneria piùdinamica anche in Umbria”

I modi affabili e schietti da romagnolo verace valgono piùd’un biglietto da visita. Sono già un programma. E il Gran

Maestro Gustavo Raffi, reduce dall’inaugurazione della nuova Casa della massone-ria perugina in Corso Cavour 97, questo suo modo d’essere l’ha impresso o cercatod’imprimere all’intera massoneria italiana. “I rapporti con la società italiana in tuttele sue sfaccettature sono molto buoni e proficui e questo perché negli ultimi anni ab-biamo cambiato atteggiamento”. Cambiato atteggiamento? Raffi, risponde pronto al-l’interrogativo come se questa domanda se la fosse formulata già più volte in passa-

to. “Per un periodo la massoneria e tutti coloro che ne fanno parte sono stati perce-piti da larghi strati della società – continua Raffi – come una monade chiusa all’e-sterno, qualcosa con un alone di sospetto e indecifrabilità. Forse la colpa era anchenostra che non riuscivamo a comunicare all’esterno le nostre idee e iniziative”.E in Umbria, terra di massoneria per eccellenza? “In Umbria questo processo di aper-tura l’ho toccato con mano e l’apertura della Casa della massoneria qui a Perugia èun gesto altamente simbolico”. Una massoneria più dinamica anche in Umbria, dun-que. “Sicuramente, qui a Perugia la loggia ha organizzato dei dibattiti sui tempi piùsvariati coinvolgendo studiosi di vaglia – continua Raffi – e soprattutto con uno spi-rito di tolleranza e rispetto delle idee più diverse che è un dato importante”.Ieri sera, all’Hotel San Gallo di Perugia, è stata una serata in cui si sono ritrovati in-sieme iscritti dell’Umbria con quelli provenienti da altre regioni. Il tutto in un climadi grande collaborazione.Tra i presenti c’era anche l’ex senatore e sindaco di Perugia, Giorgio Casoli. E proprionel corso della serata il Gran Maestro Raffi ha annunciato che alla prossima riunionedella Gran Loggia, Giorgio Casoli verrà proposto alla carica di Gran Maestro onora-rio. Una scelta, questa, che lo stesso Raffi ha voluto motivare così: “Giorgio Casoli èil simbolo di questa apertura e impegno civile che ha sempre avuto e avrà anche infuturo. Una persona che nell’attività politica e professionale – ha continuato Raffi –ha messo sempre spirito d’indipendenza e lealtà verso gli ideali più alti”.Presente alla serata, tra gli altri, anche il dottor Fulvio Bussani una delle colonne sto-riche della massoneria perugina e umbra. “L’apertura della loggia in corso Cavour –ha dichiarato Bussani – è stato il coronamento di un percorso di grande empatia trala loggia e la società regionale”. Il corononamento di un percorso che, conclude Bus-sani, “proseguirà anche in futuro”.

(Pierpaolo Burattini - il Giornale dell’Umbria 22 dicembre 2009)L’allocuzione del Gran Maestro Raffi

Il Gran Maestro Gustavo Raffi con il presidente circoscrizionale dell’Umbria FulvioBussani in occasione dell’inaugurazione della nuova sede massonica perugina

>>> segue a pag. 16 >>>

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co Macrì e il presidente dell’Urbs Enzo Viani. Il fratello Marco Si-moni, prima viola del Maggio Musicale Fiorentino, è stato l’artefi-ce della colonna musicale dei lavori.Grande la soddisfazione espressa in apertura dal fratello Vasselli– alla guida della tornata coadiuvato, nelle varie cariche, dai mae-stri venerabili di Perugia – per il momento epocale che i fratelliumbri stanno vivendo, ringraziando quanti negli anni si sonoadoperati per raggiungere questo obiettivo.Anche il presidente Bussani ha rivolto ringraziamenti, in primis alGran Maestro, alla Giunta e all’Urbs per l’attenzione e la dispo-nibilità dimostrata in tutte le fasi che hanno portato all’acquistodella casa massonica, rea-lizzata – ha sottolineato –grazie a un attento riasset-to economico fatto all’ini-zio del suo primo mandatoe raggiunto con la collabo-razione di numerosi fratel-li. “Il risultato ottenuto –ha precisato Bussani – deve essere un collante per una sempremaggiore unità e condivisione di intenti e progetti futuri”.Il fratello Giancarlo Seri, autore della prefazione di un libro sullastoria dell’immobile, stampato per l’occasione, ha ricordato insintesi le fasi della ristrutturazione curate e seguite in prima per-sona sin dal suo mandato di presidente del Consiglio delle loggeperugine. Ha elogiato il lavoro svolto e le maestranze che hannoportato a termine il recupero con grande professionalità.

>>> segue “Lavori nel Tempio” da pag. 15 >>>

La nuova sede si trova sulla vecchia “viapapale” che porta al monumento al XXGiugno, davanti all’ex Inquisizione

“Un luogo di immenso valoresimbolico”

La nuova Casa massonica –come viene spiegato in un li-bro realizzato da MassimoCarloncelli con la prefazionedi Giancarlo Seri – è situatain un contesto del tutto pe-culiare per i tanti eventi,personaggi, istituzioni che,pur non avendo un nessodiretto con la Massoneria(se si escludono i tragicifatti del 20 giugno 1859),costituiscono comunqueun substrato, un humusstorico-culturale nel qua-le la Massoneria affondale sue radici.Innanzitutto la Casamassonica si trova lungoquella che, un tempo,

era chiamata “via papale”e che culmina nel monu-

mento del XX Giugno.Dall’altra parte della strada, sul retro della chiesa di San Domenico, sorgeil Palazzo dell’ex Inquisizione; a San Domenico è sepolto papa BenedettoXI, ultimo pontefice prima che Clemente V, eletto in conclave a Perugia,desse inizio alla “cattività avignonese”, aprendo la strada alla persecuzio-

ne dei Templari da parte di Filippo il Bello.Ed ancora, nelle vicinanze della Casa massonica di Corso Ca-vour esiste un’antica, prestigiosa Commenda di CavalieriGerosolimitani con la chiesa e l’“ospitale” di pertinenza.Per finire, la piazza antistante la chiesa di San Domenico è in-titolata a Giordano Bruno e qui la Massoneria perugina vole-va fosse eretto il monumento per il XX Giugno.

(il Giornale dell’Umbria 20 dicembre)

(...) Sulla storia dell’edificio (...) la prima notizia pre-cisa risale al 1616 quando Giovanni Battista Pontanidecide “di impegnarsi nella realizzazione di un’ope-ra benefica rivolta al sociale”. Questo perugino illu-stre, celebre giureconsulto (nipote di Guglielmo, suozio paterno, celebre giurista e ambasciatore di Pe-rugia presso il Papa) e ricchissimo destina alcune ca-se di sua proprietà alla creazione di un monastero con annessa chiesetta destinato ad ospitare dodici orfanelle nate da “poveri gentiluomini ocittadini perugini” che dovranno essere denominate “Orfane del Pontani”, anche se poi la consuetudine popolare finirà per indicarle come le“Cappuccinelle di Porta San Pietro”. In un manoscritto conservato all’archivio dell’Abbazia di San Pietro Annibale Mariotti cita il documento ro-gato da Marco Torelli il 16 maggio 1616 con il quale vengono stabilite la realizzazione del complesso, le finalità dell’iniziativa e i criteri di se-lezione delle giovani assistite. Della chiesetta parla anche Serafino Siepi che cita anche un quadro con una presentazione della Vergine Fanciul-la al Tempio e due piccoli ovali con San Francesco e Santa Chiara. Nel 1775 la marchesa Caterina Formi Estense Tassoni dispone notevoli con-tribuzioni per ammodernare e ampliare il complesso. A metà dell’800 le Cappuccinelle lasciano la loro sede e vengono trasferite nel vicino Or-fanatrofio di Sant’Anna. Della chiesetta non si parla più almeno nei documenti. Agli inizi degli anni Sessanta del Novecento i locali ospitaronol’Istituto professionale per l’industria e l’artigianato (Ipsia) fino a quando, qualche anno fa venne trasferito a Piscille. “II lungo letargo di un se-colo e mezzo – sottolinea Carloncelli – non ha comunque alterato la sacralità di questi spazi”. E ora questi locali passano da una sacralità reli-giosa ad una sacralità laica.

Elio Claro Bertoldi

NEL CUORE DEL BORGO BELLO

Il volume sulla storia della nuova sedemassonica di Perugia

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“Corriere dell’Umbria” del 21 dicembre

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manifestazioni

Alla fine, l’intervento del Gran Maestro è stato ricco di parole di apprez-zamento non solo per la nuova sede della circoscrizione umbra che si ri-vela una delle più belle d’Italia, ma per il grande impegno che da sem-pre, così come in questa ultima occasione, i fratelli della circoscrizioneriescono a spendere in qualsiasi iniziativa, realizzando opere di grandequalità. Anche nelle loro numerose manifestazioni pubbliche che ormaida anni hanno fatto instaurare un ottimo rapporto con l’opinione pub-blica e le istituzioni. “Ma questo è dovuto alla qualità dei fratelli – ha det-to Gustavo Raffi – che qui operano e si distinguono per la loro levatura.Ricordiamo che proprio di recente il Comune di Perugia ha dedicato unastrada a Vittor Ugo Bistoni, nostro fratello di grande profilo”. “E a di-mostrazione di come la Libera Muratoria possa presentarsi all’esterno

con azioni e uomini di alto valore –ha aggiunto – ho il piacere di an-nunciare che, nella prossima GranLoggia, il fratello Giorgio Casolisarà proposto per la carica di GranMaestro Onorario. In questo modosarà testimoniato il suo esempio divero cives come magistrato, avvoca-to, sindaco, senatore della repubbli-ca e massone. Un uomo, un liberomuratore, che con il suo operato dàlustro alla nostra Istituzione”.

IL TEMPIO

Grande Oriente,riti e simboli

Al tempio si accede da una porta postaa occidente con ai lati due colonne.Quella di destra ha un capitello corinzio

con sopra delle melegrane e sul suo tronco è affissa la lettera J;quella di sinistra ha un capitello dorico con sopra il globo cele-ste e sul suo tronco è affissa la lettera B. Le melograne, fruttiche contengono migliaia di semi succosi, sono l’immagine delpopolo massonico che forma una sola armonica famiglia; ilglobo celeste indica i limiti del tempio, il regno spirituale e l’i-stituzione massonica. Entrando nel tempio ci si trova di fronteal trono del Venerabile (che quindi è posto a Oriente).Sul trono campeggia il Delta (l’occhio della conoscenza) e lascritta: A∴G∴D∴G∴A∴D∴U∴ (Alla gloria del Grande Ar-chitetto dell’Universo. Per ogni massone il grande architettoè Dio). Ai lati del trono, la luna e il sole. La volta della stanzaè affrescata di blu e punteggiata di stelle. II pavimento è si-mile a una scacchiera bianca e nera.Questi sono alcuni degli elementi comuni a tutti i templi mas-sonici.Per una fortunata coincidenza la volta del tempio principaledella Casa Massonica di corso Cavour, una volta scrostata, harestituito volte azzurre, stelle di campione giottesco e nomi incaratteri neri e dorati intestati alla Madre Celeste.

il Giornale dell'Umbria 20 dicembre 2009

RINGRAZIAMENTII presidenti del Collegio e del Consiglio desiderano, a nome di tutta la Comunione umbra, ringraziare ifratelli: Salem Bunuara, Marco Carbonari, Massimo Carloncelli, Claudio Cristallini, Franco Donati, PaoloFumi, Sergio Giannini, Gonario Guaitini, Giuseppe Parlani, Mario Rossetti, Mirco Salari, Carlo Salucci,Alessandro Sartoretti, Giancarlo Seri, Corrado Stornelli, Fabio Versiglioni, Antonio Valentini che con laloro fattiva disponibilità hanno contribuito in modo compiuto alla realizzazione della casa massonicadi Perugia.

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� AREZZO

Benedetto Cairoli avrà unastrada grazie ai massoniNell’aprile 2009 il Collegio della Toscana realizzò ad Arezzo un con-vegno per celebrare il 140esimo anniversario della loggia aretina“Benedetto Cairoli”. In quell’occasione il presidente circoscriziona-le Stefano Bisi propose di intitolare una via della città al celebre sta-tista e patriota garibaldino.La sua idea fu immediatamente ‘sposata’ dal maestro venerabiledella “Cairoli”, Fabio Dominici, che si è impegnato alla sua realiz-zazione. A fine 2009 il Comune di Arezzo, grazie anche all’assesso-re Camillo Brezzi, ha approvato la delibera per intitolare a Benedet-to Cairoli la strada che unirà Via Garibaldi con Via Crispi.

� PISA

Scienza ed eticaIl Collegio toscano organizza a Pisa per il 30 gennaio una tavola ro-tonda su “Scienza ed Etica: un dialogo per la vita”. L’appuntamen-to è nell’Aula Magna nuova dell’Università di Pisa, a Palazzo dellaSapienza (Via Curtatone e Montanara) alle ore 16,30. Dopo il salutodi Marco Pasquali, Rettore dell’Università di Pisa, intervengono ilgiurista Antonio Baldassarre, Presidente Emerito della Corte Costi-tuzionale, il teologo Vito Mancuso, il matematico Giorgio Israel,Mauro Barni, vice presidente del Comitato nazionale per la Bioeticae professore emerito di medicina legale, e del senatore Ignazio Ma-rino, medico chirurgo.Il Gran Maestro Gustavo Raffi chiude i lavori moderati dal presi-dente circoscrizionale della Toscana, Stefano Bisi.

IN BREVE

27 dicembre 2009

Una presenza massiccia di circa 600 persone ha gratificato l’impegnodel Collegio toscano alla realizzazione della sua tradizionale Festa del-la Luce, giunta alla sesta edizione, decretandone il pieno successo.L’Hotel Sheraton di Firenze ha ospitato la manifestazione il 12 dicem-bre con la partecipazione dei massimi esponenti del Grande Orienteguidati dal Gran Maestro Gustavo Raffi, di tanti consiglieri dell’Ordi-ne e garanti di amicizia. Sono intervenuti anche i presidenti circoscri-zionali Fulvio Bussani e Francesco Paolo Barbanente, rispettivamentedei Collegi di Umbria e Liguria, e una rappresentanza della Gran Log-gia Nazionale Francese guidata da Gaspare Giallo. Numerosi i fratelligiunti da varie parti d’Italia e, naturalmente, dalla regione, per lo piùaccompagnati da parenti e amici. Infatti a questa celebrazione, che rien-tra nella suggestiva tradizione mas-sonica di accostare le ricorrenze tem-porali a coincidenze astronomicheastrali e mitologiche, possono par-tecipare, dopo la chiusura del librosacro, anche ‘non massoni’. Alla tor-nata ha fatto seguito un’agape bian-ca con quasi 500 persone.La prima parte dei lavori è stata con-dotta da Flavio Bindi, maestro ve-nerabile della loggia “Europa 92”(1078) di Firenze, che poi ha affida-to il maglietto al Gran Maestro. Levarie cariche sono state ricoperte dafratelli di più logge della Toscana:primo sorvegliante Michele Matteo-ni (“Francesco Burlamacchi” di Luc-ca), secondo sorvegliante GennaroZanfardino (“Giosuè Carducci” di Follonica), oratore Filippo Maria Bou-gleux (“Mahtma Gandhi” di Firenze), segretario Alberto Caruso (“Giu-stizia e Libertà” di Pistoia), primo e secondo diacono Daniele Magginie Lapo Sergi (“Europa 92”), copritore interno Francesco Borgognoni (“Ca-millo Cavour” di Firenze), copritore esterno Giovanni Salvini (“Avve-nire” di Firenze). Sono stati maestri delle cerimonie: Paolo Niccolini (“Av-venire”), Alessandro Gueli (“Fiorenza” di Firenze) ed Enzo Heffler (“Ci-tius” sempre di Firenze); maestro delle colonne di armonia Guido Boni(“Fiorenza”), responsabile della scorta Elio Filidei (“Giuseppe Garibal-di” di Firenze). Senza dimenticare il lavoro dei fratelli fiorentini Sandro

Serafini (“Avvenire”), Stefano Chiari (Plinio Citi”), Giovanni Stefanelli(“Alessandro Lagi”) e Sergio Galdini (“Giuseppe Dolfi”).La tornata è stata caratterizzata anche dall’attribuzione di riconosci-menti a 20 fratelli toscani con oltre 40 anni di appartenenza alla Mas-

soneria. Il presidente toscano Stefa-no Bisi, affiancato dal segretario cir-coscrizionale Lorenzo Del Lungo,ha consegnato ai fratelli i loro atte-stati ringraziandoli per la loro lun-ga appartenenza all’Istituzione chedimostra dedizione e impegno. Hapoi ricordato la ormai consolidatatradizione della Festa della Luce inToscana che, ogni anno di più, si ri-vela un appuntamento gioioso efondamentale per la Comunità mas-sonica toscana e che sarebbe bellodiventasse l’appuntamento di tuttala Comunione italiana.Anche il Gran Maestro Gustavo Raf-fi ha condiviso l’auspicio del presi-

dente Bisi perché convinto, da diretto testimone, che questi eventi, al-largati a familiari e amici, cementino ancora di più lo spirito di fratel-lanza e di solidarietà ampliando il concetto di Comunione, non più in-teso in senso strettamente simbolico e rituale.Alla fine dei lavori un pensiero particolare è stato rivolto, attraverso l’o-ratore del Collegio Riccardo Viligiardi, ai fratelli toscani passati all’O-riente eterno nel 2009.Ha chiuso le celebrazioni un’agape festosa nel corso della quale lesignore hanno ricevuto un omaggio floreale da parte della loggia“Alessandro Lagi” su iniziativa del suo maestro venerabile PaoloPasseri.

� FIRENZE

Festa della Luce 2009m

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Il vicepresidente circoscrizionale Moreno Milighetti

Due momenti della tornata con la conduzione dei lavori del maestro venerabile Bindi e del Gran Maestro Raffi

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� TORINO

I giovani e la libertàPremiati gli studenti del concorso bandito dalla loggia “Brofferio”

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Lo scorso 3 ottobre la loggia “Angelo Brofferio” (924) di Torino ha consegnato i premi del suo concorso letterario “Parliamo di libertà” riservato astudenti dei primi due anni delle scuole superiori della città. La premiazione è avvenuta al termine della tornata rituale congiunta di tutte le offici-ne della circoscrizione Piemonte-Valle d’Aosta che ogni anno il Collegio organizza con manifestazioni a latere di interesse ‘profano’, e che in questaedizione si è tenuta al Lingotto Fiere.Al termine dei lavori rituali, chiuso il libro della Legge Sacra, le porte del tempio si sono aperte per far entrare i ragazzi che hanno partecipato al con-corso, i docenti della commissione esaminatrice e i Presidi degli istituti partecipanti. Accanto al Gran Maestro ha preso posto, in rappresentanza delsindaco e del Consiglio Comunale di Torino, l’onorevole Michele Coppola, vicepresidente consiliare, che ha premiato i vincitori insieme ai massimiesponenti del Grande Oriente d’Italia (ha partecipato tutta la Giunta) e al maestro venerabile della “Brofferio”, Giacomo Tinetti. Erano presenti an-che il presidente circoscrizionale di Piemonte e Valle d’Aosta Marco Jacobbi e una rappresentanza della Gran Loggia Nazionale Francese.Prima di procedere alla premiazione, il giudice della Corte Centrale Carmine Di Leo, membro della “Brofferio”, e organizzatore del concorso lette-rario, realizzato nelle tre edizioni precedenti dalla loggia “Tito Ceccherini” (872) sempre di Torino, ha illustrato ai presenti gli obiettivi e le modalitàdel concorso al quale hanno partecipato 165 studenti di 15 istituti tra i più prestigiosi della città.Sono stati assegnati sette premi. Si è aggiudicata il primo posto Annalisa Platani, il secondo Giulia Coppelli e il terzo Daniela Barbato, tutte del Li-ceo Ginnasio “Camillo Cavour”; quarta e quinta classificata due ragazze del Liceo Ginnasio “Vittorio Alfieri”, Giulia Dalla Verde e Elisa Di Biase; alsesto e al settimo posto finalmente due ragazzi, Felix Alexandru Ferauanu dell’Istituto Tecnico Commerciale “Quintino Sella” e Stefano De Giorgisancora del Liceo Ginnasio “Camillo Cavour”.Ha ritirato il premio riservato all’Istituto di appartenenza del primo classificato, la professoressa Maria Clelia Zanini, preside del Liceo Ginnasio “Ca-millo Cavour”, che ha espresso grande apprezzamento per l’iniziativa che gli ha consentito di conoscere da vicino la Massoneria del Grande Orien-te d’Italia e i suoi valori. A questo proposito ha esortato gli organizzatori a ripetere l’iniziativa e, rivolgendosi al fratello Di Leo, lo ha invitato a con-tinuare, nei loro istituti, il suo ciclo di conferenze sulla Massoneria che ha suscitato vero interesse tra studenti e docenti.Intanto la loggia “Brofferio” ha bandito il concorso per il 2010. Il titolo è “Parliamo di Rispetto...” ed è riservato agli studenti degli ultimi tre anni de-gli istituti superiori di Torino. Le modalità di partecipazione sono su www.goipiemonte-aosta.it.

LA PREMIAZIONE

Le immagini del tremendo terremoto di Haiti ci ricorda-no la tragedia nostrana dell’Abruzzo. Qualcuno potrebbedire che non c’è paragone in termini di disastro. Forse lodirebbe chi sta comodamente seduto in poltrona o allun-gato sul divano a guardarsi la catastrofe in tv.Non crediamo però che chi vive il dolore possa dire cheil suo valga meno di quello di un altro. Che la perdita diun proprio caro possa considerarsi diversa. Ecco perchébisogna partecipare alla sofferenza e sentire nelle vene lapena degli altri come se fosse propria.Nella nostra tragedia nazionale ci sono tanti casi di dolo-re sommersi, sta a noi individuarli per portare conforto.I fratelli di una loggia romana, la “Giuseppe Garibaldi” (1188), ne hatrovato uno, particolare. E’ la storia, con risvolti drammatici, di duebambini che hanno perso i genitori sotto le macerie della loro casa latragica notte del 6 aprile. Sono rimasti soli, accolti in una struttura di

assistenza, fino a che un loro parente, nemmeno prossimo, li ha presiin custodia insieme ai suoi figli. E’ un operaio che, con una famiglia co-sì allargata e una situazione precaria dovuta al terremoto, è evidentetrovi difficoltà nelle necessità quotidiane.I fratelli della “Garibaldi” sono intervenuti e hanno adottato questanuova bella famiglia con il desiderio di portare un po’ di sollievo.Il 19 dicembre la tradizionale agape solstiziale della loggia aquilana“Guglia d’Abruzzo” (998) ha permesso il loro incontro. Inutile descri-vere l’atmosfera. Parlavano i sorrisi e gli abbracci. E per chi c’era è sta-to bello perché, per una volta, lo scambio di auguri è stato vero, riccodi significati e speranze. Il desiderio è stato uno: che questo sia l'iniziodi una gran bella storia. Per tutti.

� L’AQUILA

Una bella storia

Foto di gruppo della loggia “Giuseppe Garibaldi”con i due ragazzi e il loro papà adottivo

Agape della “Guglia d’Abruzzo” a Villa Feronia

Il Gran Segretario Giuseppe Abramo all’incontro, con il maestrovenerabile aquilano Fernando Cataldi

SOTTOSCRIZIONE PERI TERREMOTATI D’ABRUZZOCOME CONTRIBUIREGRANDE ORIENTE D’ITALIAc/c pressoUnicredit Banca di RomaCODICE IBANIT 40 N 03226 03215 000500019249CAUSALEPro terremotati Abruzzo

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TERREMOTO HaitiTERREMOTO Haiti

solidarietà

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La loggia “I Filadelfi” (1270) di Castell’Arquato ha frequentazioni chepotremmo dire inusuali. Da quando il fratello Vittorio Segalini, nel2005, è entrato a farne parte (ora è il primo sorvegliante) è un via vai difratelli da oltremanica in omaggio alla sua precedente appartenenzaalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra. Per tanti anni è stato infatti nel

Regno Unito per motivi di lavoro ed era logico fosse un massoneinglese, anzi londinese.Alla loggia “I Filadelfi” appartiene il Gran Maestro Onorario FrancoRasi che il 5 novembre scorso ha attraversato La Manica per ricam-biare la visita dei fratelli inglesi, accompagnato proprio dal fratello

Segalini. Si è trattato della parte-cipazione ufficiale a una tornatarituale a Fremmasons’ Hall, lasede nazionale dei massoniinglesi, per l’insediamento delmaestro venerabile AnthonySidoli della “Haymarket Lodge”(6271) di Londra, un’officinaimportante nella Gran LoggiaUnita d’Inghilterra, consacratanel 1946. Ha un motto bellissimotratto da Shakespeare: would thatwe all of one mind, and one mindgood.Il Gran Maestro Onorario Rasi hapartecipato con la solennità delsuo ruolo nel Grande Orienteportando doni al neo eletto vene-rabile, figlio di italiani, ma ormaiinglese, ed esprimendo le felicita-zioni del Gran Maestro GustavoRaffi e di tutta la Comunione ita-liana. Durante i lavori è stato let-to anche un messaggio auguraledel Gran Segretario GiuseppeAbramo. Erano presenti numero-si fratelli, anche qualificati, siadella “Haymarket Lodge” che dialtre logge inglesi.La giornata si è conclusa conun’agape fraterna, affettuosissi-ma e in perfetto stile british concanti in onore del nuovo maestrovenerabile, doni e discorsi, e lapromessa, ai fratelli del GrandeOriente d’Italia, di ricambiarepresto la visita in Italia.

Due momenti della partecipazionedel Gran Maestro Onorario Rasialla tornata rituale a Freemasons’Hall. In entrambe le immagini ilfratello Rasi è a sinistra delvenerabile Sidoli. Il fratelloSegalini è invece a sinistra delGran Maestro Onorario

� REGNO UNITO Inghilterra

Fratelli italiani oltremanicaA Freemasons’ Hall esponenti del Grande Oriente ospiti di loggialondinese

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Nel luglio 2008 il Grande Oriente d’Italiacostituì una loggia a Tirana di nome “Arberia”(1333) con fratelli italiani e albanesi in Italia perportare la luce massonica in questo Paese e cos-tituire una Gran Loggia indipendente, come èaccaduto gradatamente in tutti gli Stati liberatidalla dittatura comunista. Infatti, così come ac-cadde a cavallo tra prima e seconda guerramondiale nelle aree sotto i regimi nazi-fascisti,la Massoneria scomparve da questi territori ericominciò a dare segni di vita solo con laripresa della democrazia.Il nome della prima loggia albanese indica l’a-rea geografica nel sud Italia in cui tra il XV eil XVIII secolo si insediarono numerose co-munità di profughi albanesi che diedero ori-gine a diversi paesi. Appartengono alla mi-noranza etnico-linguistica arbëreshë, e neiluoghi in questione si parla ancora questa lin-gua (detta anche arberesco). La zona più in-teressata è la provincia di Cosenza, ma ve nesono anche in Abruzzo, Basilicata, Campania,Molise, Puglia e Sicilia. La scelta di questo ti-tolo distintivo rivela perciò la volontà del Gran-de Oriente di creare ulteriori condizioni discambio e convivenza con la popolazione al-banese che ha così lontane appendici in Italia.Lo scorso 6 dicembre si è fatto un altro passoavanti, effettuando le prime iniziazioni (13 perla precisione) di albanesi a Tirana per con-sentire all’officina di delineare una propriaidentità anche attraverso l’utilizzo, nel corsodei lavori, del proprio idioma.La cerimonia si è svolta nel tempio allestito al-l’Hotel Livia (Rruga Qemal Stafa) alla presenzadi altissimi vertici del Grande Oriente d’Italia,alcuni anche membri dell’officina, quali ilGran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi,che ha portato il saluto del Gran Maestro Gu-stavo Raffi, e il Gran Maestro Onorario Mau-ro Lastraioli. Il presidente del Collegio circo-scrizionale della Puglia Mauro Leone ha con-dotto i lavori nella qualità di maestro venera-bile della “Arberia”, coadiuvato da AlfredoBruni e Giuseppe Crusi (primo e secondo sor-vegliante), Silvio Nascimben (oratore) e Lui-gi Gianni (segretario). I fratelli Michele Minervae Bruno Fuso hanno svolto il ruolo, rispetti-vamente, di maestro delle cerimonie e di fra-tello esperto.In apertura Leone ha ringraziato i presenti, trai quali anche il Gran Tesoriere della SerenissimaGran Loggia della Repubblica di San Marino,Franco Botteghi che ha portato il saluto del pro-prio Gran Maestro e donato alla “Arberia” ilgioiello della sua Gran Loggia.Dopo la cerimonia l’oratore Nascimben haparlato della loggia “Arberia” come pietra mi-

liare del prossimo GrandeOriente d’Albania. “Uo-mini diversi, lingue e cul-ture diverse, – ha conti-nuato – si sono incontrati eritrovati in pace e amorefraterno intorno alla sacraara dei giuramenti su cui,in bella evidenza, come ègiusto che sia, su Bibbia eCorano, fanno mostra di sésquadra e compasso”.“L’ingresso rituale dei tredici nuovi fratelli – hadetto ancora – non è un avvenimento comune;il fermo proposito dei candidati, malgrado ilprocedere spedito e consapevole delle prove ri-tuali da superare, non ha impedito a tutti noidi cogliere quella genuina partecipazione emo-zionale di sapore antico, vissuta, del resto, daciascuno di noi all’atto della cerimonia d’ini-ziazione”. A questo proposito, il fratello Na-scimben ha paragonato i massoni a “tempo-nauti” che si ritrovano nel tempio inteso comeun’immensa “astronave” che viaggia nel “pas-sato”, per cogliere gli insegnamenti illuminatidegli antichi maestri e attualizzarli nel “pre-sente”. “Il fine – ha aggiunto – è il migliora-mento delle condizioni di vita dell’Umanitàproiettando nel futuro progetti di luminosa e fra-terna convivenza fra tutti i popoli della Terra”.L’ambizioso programma delineatodall’oratore dell’officina, che poi ècomune a tutti i liberi muratori, èstato ripreso negli interventi suc-cessivi. Il fratello Mauro Leone haspronato tutti, ma in particolare inuovi entrati, a non scoraggiarsimai davanti alle difficoltà che po-tranno incontrare nel loro percor-so. Ora che il suolo del loro Paeseè stato consacrato, ha aggiunto, tro-veranno nuova energia per porta-re avanti il loro progetto.Stesse parole d’incoraggiamentosono state espresse dal Gran Mae-stro Onorario Mario Lastraioli cheha portato ai nuovi apprendisti an-che gli auguri della sua loggia, la“Citius” (825) di Firenze e del pre-sidente del Collegio circoscrizionale della To-scana, Stefano Bisi.Il Gran Maestro Aggiunto Bianchi ha chiusogli interventi con la situazione storica del-l’Albania ricordando che dal 1989 (caduta delmuro di Berlino) e dal 1991 (inizio dell’esododegli albanesi in Italia) si era aperto un nuo-vo scenario anche per la Massoneria univer-sale e, in particolare, del Mediterraneo. “Il

Grande Oriente d’Italia – ha spiegato – ha con-tribuito a ridisegnare la geografia della Libe-ra Muratoria riconosciuta nel nostro vecchiocontinente, già con la costituzione delle GranLogge di Cipro e del Montenegro”. “Quandosi scriverà la storia massonica albanese, – hacontinuato –, cominciata con il mattone posatooggi, si dovrà fare riferimento a questa data edecco perché dobbiamo essere coscienti dellaportata storica di questo avvenimento”. Ri-volgendosi poi ai nuovi apprendisti ha dettoche solo loro sapranno fare le scelte importantiper il cammino verso la costituzione del Gran-de Oriente d’Albania. “Noi, insieme a voi, – haconcluso il Gran Maestro Aggiunto – abbiamocreato le condizioni per questo fine e siamo di-sposti ad accompagnarvi e guidarvi nellescelte e nelle decisioni che vi appartengono

quali figli e massoni di questa terra. Noi ri-torneremo per veder crescere quanto abbiamoseminato e ci auguriamo che, per tutti voi, l’in-gresso in Massoneria rappresenti una effetti-va scelta di vita che si consoliderà sempre dal-l’avvio del perfezionamento che avete intra-preso e che comporta il miglioramento proprioe degli altri attraverso un comportamento coe-rente di fatti e parole”.

� ALBANIA

Arriva la luce a Tirana

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Da destra, i fratelli: Botteghi (San Marino), Lastraioli, Leone,Bianchi, Bruni, Nascimben

L’hotel Livia di Tirana dove è stato allestito iltempio per le iniziazioni

attivitàinternazionali

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Primo anno di vita per la loggia italofona “Santini” (22) di Praga, gui-data dal maestro venerabile Marco Pasqualetti. In questi mesi l’offici-na ha ospitato numerosi fratelli grazie anche a un’adeguata pubblicitàdelle sue tornate attraverso il nostro giornale.Per il primo compleanno ha preso parte ai lavori il nostro consiglieredell’Ordine in Giunta Carlo Petrone, accompagnato dai fratelli Mau-rizio Manfredonia, Antonio Gallitelli, Domenico Della Ventura e Otta-vio Di Stanislao appartenenti a logge italiane diverse. Come semprel’accoglienza è stata molto affettuosa.I festeggiamenti si sono svolti il pomeriggio del 5 dicembre nella sedemassonica della capitale alla presenza del Gran Segretario della GranLoggia della Repubblica Ceca Jan Tomsa, accompagnato dal maestrovenerabile della loggia “Sluneční Kámen – Petra Solaris” (20) di Pra-ga, Michal Sedlarik.Durante i lavori il venerabile Pasqualetti ha fatto una sintesi del lavo-ro svolto dall’officina nel suo primo anno di vita. Un lavoro soddisfa-cente, ha spiegato, che sarà di certo migliore nel tempo grazie al climadi serenità della loggia. Ha annunciato che il prossimo appuntamentocon fratelli italiani è fissato per il prossimo 17 aprile con una tornataparticolare per quanti vorranno giungere dall’Italia.Il consigliere Petrone ha portato i saluti del Grande Oriente d’Italiaringraziando per la splendida accoglienza e augurando alla giova-

nissima officina un lavoro fecondo a servizio dell’Istituzione e dellasocietà.

REPUBBLICA CECA

Loggia Santini compie un anno

Foto di gruppo con i fratelli italiani a Praga. Il Gran Segretario Tomsa è ilsecondo a destra. Seguono il maestro venerabile Pasqualetti e il

consigliere dell’Ordine in Giunta Petrone

� RICCIONE

Loggia bavarese in RomagnaDal 23 al 25 ottobre la storica loggia “Rosen im Alpenland” di Garr-misch-Partenkirken delle Grandi Logge Unite di Germania ha sog-giornato in Italia per ricambiare la visita alla loggia “Europa” di Ric-cione recatasi in Baviera nel febbraio 2009.Durante la tornata rituale congiunta il venerabile della “Europa”, Li-borius Ceran, ha evidenziato l’importanza della visita dei fratelli te-deschi che hanno sancito, con il loro gesto, i vincoli di fratellanza chelega le due officine e rafforza, a ogni incontro, lo spirito di comunio-ne tra le rispettive Obbedienze.Il maestro venerabile della loggia bavarese, Oliver Zock, ha ringra-ziato tutti i fratelli della “Europa” per la bellissima accoglienza, ri-badendo i legami di amore fraterno e amicizia.

I lavori sono stati arricchiti dalla tavola musicale del fratello musici-sta Peppino Principe che ha interpretato brani classici con la fisar-monica, di cui è un grande virtuoso. Suggestivo anche il tradiziona-le scambio di doni.I tre giorni in Romagna dei fratelli tedeschi sono stati pieni di ap-puntamenti. L’ultimo giorno hanno visitato, accompagnati, la stori-ca Rocca di San Leo, compresa la cella dove Cagliostro, condannatodall’Inquisizione, trascorse drammaticamente gli ultimi anni di vitae morì di stenti.I fratelli delle due logge si sono lasciati con la promessa d’incontrar-si presto, magari a Bolzano, in occasione del tradizionale convegnoorganizzato dalla Collegio del Trentino Alto Adige.

� ROMA

Fratelli lussemburghesinella capitaleLa loggia romana “Dio ePopolo” (786) ha orga-nizzato il 7 novembreuna tornata rituale inonore della loggia “SaintJean de l’Espérance” diEchternach, all’obbe-dienza della Gran Loggiadel Lussemburgo.

IN ITALIA

Foto di gruppo delle logge “Europa” e “Rosen im Alpenland”

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I maestri venerabilidelle due officine alla

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Ai lavori, svolti nella casa massonica di Via Penta, hanno partecipato ol-tre ottanta fratelli, tra cui membri di altre dodici officine della capitale,una di Frosinone e di Pescara e due di Reggio Calabria. Significativa lapresenza di una rappresentanza francese della loggia “Croix du Sud” diParigi della Gran Loggia Nazionale Francese. Presenti inoltre esponen-ti del Collegio circoscrizionale del Lazio (tesoriere, presidente del tribu-nale e alcuni ispettori) che hanno onorato la presenza alla tornata del GranSegretario della Gran Loggia lussemburghese e del Grande Rappresentanteaccreditato al Grande Oriente che ha ricoperto il ruolo di primo sorve-gliante. I lavori si sono svolti negli idiomi delle due officine.Uno scambio dei doni tra i due maestri venerabili ha preceduto lebatterie di giubilo tirate prima dai fratelli lussemburghesi e poi daquelli italiani. Al termine è seguita un’agape bianca.

� SIGONELLA

Terzo Family DaySi è svolto lo scorso 27 settembre nella base Nato di Sigonella il Ter-zo Family Day tra la loggia “Giuseppe Garibaldi” (315) di Cataniae la “Sigonella Travel Lodge” (1288) che ha lì sede.Al simpatico incontro, ormai atteso, hanno partecipato i fratelli delle duelogge con le loro famiglie e i rispettivi venerabili, Massimo Lello per la“Garibaldi” e Marianito Rosal per la loggia di Sigonella, il grande uffi-ciale Salvo Pulvirenti, sempre della “Garibaldi”, una rappresentanza del-la “San Giorgio e il drago” (759) di Ragusa guidata dal maestro vene-rabile Emanuele Licitra, il garante d’amicizia Antonino Recca e il fra-tello Tony Cosentini, membro onorario della “Sigonella Travel Lodge”.

segue IN ITALIAatt

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CASERTA Correndo sull’arcobaleno è il titolo della tavola tenu-ta l’11 novembre 2009 nella loggia casertana “Aquilegia” (1293) dalfratello Duccio Bari, maestro venerabile della “Salomone” (758) diSiena.La discussione si svolta nel corso di una tornata rituale, guidata dalmaestro venerabile della “Aquileia” Umberto Limongelli, al quale hapartecipato anche la loggia “Sfinge” (1283) di Napoli con il suo ve-nerabile Cesare Caruso.Durante i lavori Limongelli ha espresso il saluto del secondo gransorvegliante Geppino Troise e del presidente del Collegio della Cam-pania Giovanni Esposito, così come il fratello Bari ha portato quel-lo dei fratelli Stefano Bisi e Moreno Milighetti, rispettivamente pre-sidente e vicepresidente del Collegio della Toscana, e degli altri mae-stri venerabili di Siena.L’oratore della loggia, nelle sue conclusioni, ha evidenziato lo spes-sore poetico e culturale della tavola del fratello Bari, la qualità de-gli interventi, e l’armonia e lo spirito fraterno che hanno invaso iltempio. Un’agape fraterna ha chiuso la serata.

MESSINA La casa massonica della città ha ospitato il 25 otto-bre oltre duecento fratelli per il funerale massonico del fratello Let-terio Celona, celebrato dalla loggia “La Ragione” (333) di Messina.Erano presenti il Gran MaestroAggiuntoAntonio Perfetti, i Gran Mae-

stri Onorari Orazio Catarsini e Ugo Bellantoni, il presidente del Col-legio circoscrizionale della Sicilia Silverio Magno. Sono giunti fratellida tutta la regione e dalla Calabria.Nel ricordo espresso durante i lavori è emerso un professionista eun uomo stimato per le sue non comuni doti di serietà e correttez-za. Come massone Letterio Celona, Lillo per i fratelli, in ben 63 annidi appartenenza, ha sempre testimoniato la sua fedeltà agli ideali

notizie dalla comunione

Un momento della cerimonia

Partecipanti al Terzo Family Day

notiziedalla

comunione

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E’ mortoBent Parodi di Belsito

Ad appena 66 anni, vittima di una crisi cardiaca, è mortoil 16 dicembre a Palermo Bent Parodi di Belsito. Fine in-

tellettuale (presiedeva la fondazione culturale Lucio Piccolo di Capo d’Orlando)e giornalista (dal 1998 al 2004 ha guidato con passione e competenza l’Ordine diSicilia), professione che volle scegliere nonostante si fosse distinto, giovanissimo,come uno dei principali studiosi italiani di egiziologia e miti antichi.Nato occasionalmente a Kopenhagen (la madre era danese) nel 1943, Bent Paro-di non ebbe un’infanzia qualunque. Su di lui ebbero influenza lo zio, il principeRaniero Alliata di Pietragliata che gli fece scoprire l’entomologia e a cui dedicò ilsuo libro più riuscito (“Il principe mago” edito da Sel-lerio), e i fratelli Lucio e Casimiro Piccolo, i baroni diCalanovella. Fu proprio Casimiro che, poco prima dimorire, lo volle presidente della Fondazione Piccolo diCapo d’Orlando. Scelta lungimirante. Il suo talentonon sfuggì né a Giuseppe Tomasi di Lampedusa né al-la moglie dello scrittore, Alexandra Wolff-Stormersse,figura leggendaria, immortalata sulle pagine de “L’O-ra” da Mario Farinella.Bent fu massone di grado elevato (era Grande OratoreAggiunto del Grande Oriente d’Italia) e non lo nasco-se mai. “È una tradizione culturale familiare” solevadire. E non meraviglia, dunque , che lo abbia voluto ri-cordare Gustavo Raffi, Gran Maestro del GrandeOriente d’Italia (“I nostri labari oggi hanno un nastronero: piangiamo un grande Fratello, un uomo di Luce,protagonista di mille battaglie di libertà”).Con Bent Parodi di Belsito non scompare solo l’intel-lettuale, lo studioso, il giornalista, ma un uomo curio-so capace di discettare con eguale competenza dellaRosalia Alpina delle Madonie e del primato del vinorosso su quello bianco (il rosè non lo prendeva neppu-re in considerazione), delle poesie di Lucio Piccolo edel prezzo dell’olio d’oliva. Perché tutto ciò che simuove sotto l’Universo era per Bent un perché a cuidare risposta.

(Enzo Raffaele - Gazzetta del Sud)

ultime dal vascello

Bent nel Grande OrienteLa loggia di appartenenza di Bent Parodi è stata sempre la “Giustizia e Libertà”(895) di Palermo dove fu iniziato nel 1980 ed è stato maestro venerabile dal 1991per tre mandati consecutivi. Bent è stato vicepresidente del Collegio circoscri-zionale della Sicilia dal 1994 al 1997 ed è stato sempre protagonista delle attivitàculturali del Grande Oriente d’Italia sin dalla prima stagione di apertura dellaComunione avviata dal Gran Maestro Armando Corona che gli conferì l’onori-ficenza “Giordano Bruno”. Dal 2004 al 2009 il Gran Maestro Gustavo Raffi lovolle Grande Oratore Aggiunto nella sua giunta affidandogli incarichi cultura-li sempre più importanti, sia dentro che fuori l’Istituzione.Nel Rito Scozzese Antico e Accettato fu Grande Ispettore Generale del 33esimogrado e membro aggiunto del Supremo Consiglio.A noi di “Erasmo Notizie”, del quale Bent era condirettore, è rimasto l’onore diaver contribuito a far conoscere la sua parola a tutti i fratelli, fin dagli apprendi-sti. Di lui hanno apprezzato erudizione e competenza esoterica, qualità che, sia-mo certi, continueranno ad apprezzare lungo le pagine dei suoi numerosissimiscritti, saggi e romanzi lasciati in dote.Chi poi ha avuto la fortuna di conoscerlo personalmente, potrà ricordarne signo-rilità e umorismo: due pregi che lo rendevano uno squisitissimo compagno di con-versazione. Senza dimenticare le sue barzellette...

Ciao Bent!

attivitàGrandeOriente

d’Italia

liberomuratori e fornito un esempio luminoso a diverse generazio-ni di fratelli.Tra i suoi incarichi ricoperti a livello nazionale sono stati ricordatiquelli di grande architetto revisore durante la gran maestranza Co-rona e di consigliere dell’Ordine per ben quindici anni. Insignito del33esimo e ultimo grado del Rito ScozzeseAntico eAccettato, fu an-che Gran Sacerdote onorario del Rito di York.

MILANO Nel 2009 la loggia milanese “Italia” (92) ha compiutonovant’anni celebrando l’anniversario il 21 novembre nella villasettecentesca Botta-Adorno, vicino Pavia. Alla cerimonia, a carat-tere rituale, hanno partecipato il presidente dei Grandi ArchitettiRevisori Alberto Jannuzzelli (che ha portato il saluto del GranMaestro Gustavo Raffi), il presidente del Collegio della LombardiaEnzo Liaci, il presidente del Tribunale circoscrizionale lombardo

Graziano Lissandrin, l’ex venerabile della loggia “Guido Nozzoli”(1282) di Rimini Mauro Matassoni, il maestro venerabile della“Giunio Bruno Crippa” (979) di Pavia Guido Adinolfi.Il venerabile della loggia “Italia” Gianfranco Brusa ha condotto ilavori coadiuvato dal primo e dal secondo sorvegliante MassimoMigliorini e Andrea Borziani. I novant’anni di vita dell’officina mi-lanese sono stati tratteggiati dall’oratore Giuseppe Borziani attra-verso le figure più rilevanti che dal 1919 si sono avvicendate nelsuo tempio. Ha cominciato con Fabio Luzzatto (1870-1954), ebreodi una famiglia illustre, che fu un esponente del cosiddetto “socia-lismo mazziniano”. Antifascista fin dal 1924, fondò nella sua casamilanese la sezione lombarda dell’Associazione italiana per il con-trollo democratico e fu tra i pochi accademici italiani (12 in tutto,su un totale di 1250) che non si piegò al giuramento imposto dalregime. Un secondo nome prestigioso è quello di Eucardio Momi-

gliano (1888-1970), sansepolcrista ebreo che si staccò dal fascismoquasi subito fondando l’Unione Democratica Antifascista. Da avvo-cato di professione diventò scrittore, compiendo scelte coraggiose,talvolta scomode. E ancora Piero Jacchia (1884–1937), triestino,anche lui ebreo. Volontario nella prima guerra mondiale, nel 1919fu tra i fondatori dei Fasci di combattimento. L’anno successivo en-trò nella loggia “Italia” di Milano, probabilmente dopo aver cono-sciuto Eucardio Momigliano in occasione della riunione in piazzaSan Sepolcro del marzo 1919. Partecipò alla marcia su Roma, mauscì dal Partito Nazionale Fascista con l’inizio delle persecuzionicontro la Massoneria. Passato all’antifascismo militante fu con Car-lo Rosselli, nel 1936, in Spagna dove, con il nome di Fulvio Panteo,andò a combattere contro la sedizione franchista. Il 5 novembre fuferito inAragona e dopo le cure fu destinato al fronte di Madrid do-ve, nel settore di Majadahonda Villanueva del Pardillo, fu ucciso incombattimento a soli 52 anni.Altre due bellissime figure più vicine in ordine di tempo sono Car-lo (Rolly) Cannara (1921-2001) e Guido Nozzoli (1918-2000). Il no-me di Rolly, giornalista televisivo della Rai, è rimasto legato allasua infaticabile opera, negli ultimi vent’anni di vita, come presi-dente dell’Opera Pia “Pane quotidiano”, associazione che da oltrecento anni distribuisce quotidianamente pasti ai poveri e emargi-nati di Milano. Sotto la sua guida l’organismo ha potenziato le at-tività (costituendo anche una doppia sede) riconosciute dal Comu-ne milanese che nel 1993 gli ha attribuito l’Ambrogino d’Argento.Giornalista e scrittore, Nozzoli è noto per aver affrontato temi dicronaca e di attualità dell’Italia del dopoguerra (il caso Giuliano,gli operai modenesi uccisi dalla Celere nel 1950, l’alluvione delPolesine), e internazionali con reportage su l’Africa post-colonialein Algeria, Congo, Uganda, sul conflitto vietnamita. Il suo nomeviene ricordato anche per aver salvato la Repubblica di San Mari-

no dal bombardamento a tappeto previsto dagli Alleati, a cui ave-va riferito (sono sue parole) del disfacimento delle difese tedeschee sulla drammatica situazione dei civili rintanati nelle gallerie, cioèoltre centomila italiani.A Rimini, sua città natale, ora c’è una loggia che ne porta il nome(come del resto a Varese per Rolly Cannara) che ha intessuto stret-ti legami con la loggia “Italia” di Milano.“I loro esempi di eroi moderni, motivo di orgoglio della loggia mi-lanese, - ha detto il fratello Jannuzzelli nel suo saluto ai fratelli -sono testimonianze di una Massoneria vera, patrimonio di tutta laComunione. E l’auspicio è che la loggia “Italia”, esempio di buo-na fucina, possa dare ancora tanti contributi all’Umanità”.

PALMI La loggia palmese “Pitagora-Ventinove Agosto” (1168)è forse tra le ultime officine che ha ospitato Bent Parodi di Belsi-to, scomparso improvvisamente il 16 dicembre. Infatti era stata af-fidata a lui, il 27 novembre, la chiusura della rassegna culturale“Per Colloquia Aedificare”, organizzata dalla loggia per il 2009nella sua nona edizione. Ricordiamo che il tema di quest’anno èstato “Epifaneia”.L’incontro si è svolto nella casa massonica di Palmi in tornata con-giunta con la loggia “Risorgimento” (1240) di Cosenza e i lavoricondotti dai due maestri venerabili Roberto Lovecchio (“Pitagora-Ventinove Agosto”) e Giuseppe Curia (“Risorgimento”). Era pre-sente il Gran Maestro Aggiunto Tonino Perfetti che ha portato ilsaluto del Gran Maestro Gustavo Raffi.Decine le logge rappresentate. Sono intervenuti più di 130 fratelli davari orienti, non solo calabresi: da Messina, Franco Ferrara (“L’Asilodelle Virtù”) e Cosimo Inferrera (“Stretta Fratellanza”); da Reggio Ca-labria, Nuccio Macheda (“Logoteta”) ed Enzo Stilo (“Pitagora”); daGioia Tauro, Renato Vigna (“Franklin”) e Antonio Castellano (“Maz-zini Mori “); da Vibo Valentia, Ugo Grillo (“Benedetto Musolino”) eAntonino Criseo (“Monteleone”). Hanno partecipato anche i fratelliVincenzo DeAngelis della “Vincenzo DeAngelis” di Brancaleone, Ser-gio Tursi Prato della “Salfi” di Cosenza, Giuseppe Caparello della “Fra-tellanza Italiana” di Lamezia Terme, Salvatore Borzomì de “I figli diZaleuco” di Gioiosa Jonica, Pippo Ventra della “Domenico Salvado-ri” di Caulonia, Carmelo Catanzariti della “Ettore Ferrari” di Palmi.Significativa la presenza dei garanti di amicizia Giuseppe Giannetto,Emilio Attinà, Gigi Grasso e Fortunato Violi, del presidente del Colle-gio calabrese Filippo Bagnato e dell’ispettore circoscrizionale NandoPalmenta. Non è mancata addirittura una figura internazionale conil Gran Ufficiale della Gran Loggia di Gibuti Giuseppe Scidone.Prima della conferenza, la loggia ha nominato membri onorariproprio il fratello Bent Parodi, della “Giustizia e Libertà” di Paler-mo, e il fratello Paolo Gastaldi della “I Nuovi Cavalieri di Scozia”di Milano.“Epifania tra miti e misteri” è stato l’argomento affrontato da Pa-rodi che, da vero “ambasciatore della parola”, ha incantato tutticon una narrazione completa e suggestiva di miti e misteri che av-volgono la ‘epifaneia’ che in greco significa apparizione, incontrocon il divino, e che è l’equivalente nella cultura occidentale dellaparola sanscrita “Darshan” usata in Oriente per indicare la visio-ne di una forma di Dio.I fratelli hanno dimostrato la loro attenzione intervenendo di se-guito in modo sapiente e articolato. Grande l’apprezzamentoespresso dal presidente Bagnato e dal Gran Maestro AggiuntoPerfetti che, in qualità di fratello onorario della loggia “Pitagora-Ventinove Agosto”, si è detto felice di poter partecipare a simili in-contri che, oltre ad essere alti momenti di aggregazione, determi-nano un accrescimento culturale fuori dal comune. I suoi miglioricomplimenti si sono poi rivolti al fratello Bent Parodi, come sem-pre, fonte inesauribile di sapienza.La serata si è conclusa con un’agape fraterna.att

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Le celebrazioni della loggia “Italia”

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REGGIO CALABRIA Si è svolta il 22 novembre nella casamassonica reggina la tornata funebre della loggia “Pitagora”(276) di Reggio Calabria in onore del fratello Carmelo Marino, de-ceduto prematuramente dopo una grave malattia.Una cerimonia commovente ha ricordato la sua figura di masso-ne, fine politico e segretario dell’Ordine degli Avvocati di ReggioCalabria.Tantissimi i fratelli intervenuti, tutti stretti in una catena d’affet-to alla moglie e alle due figlie che hanno potuto assistere allacommemorazione dopo la sospensione dei lavori rituali. Eranopresenti: il giudice della Corte Centrale Arturo Occhiuto, il consi-gliere dell’Ordine Gianfranco Fragomeni, i Gran RappresentantiEmilio Attinà e Giuseppe Giannetto e tutte le undici logge di Reg-gio Calabria.La tornata è stata condotta dal maestro venerabile Antonino Ido-ne che in apertura ha ricordato le qualità del fratello scomparso esi è rivolto alla famiglia dicendo: “E’ sempre motivo di orgoglio es-sere liberi muratori, uomini leali, d’onore e di alta moralità, valoriquesti innati in Carmelo”.Dopo il suo ricordo hanno preso la parola i fratelli Nino Pa-palia, Luciano Arcudi, Luigi Leone, Mario Plutino, Peppe Gian-netto, Attinà e Fragomeni che a turno, attingendo alla memo-ria, e senza sconfinare nel mondo delle frasi fatte, hanno ma-nifestato sentimenti di stima, amicizia e rispetto nei confron-ti di un uomo che tanto ha dato nella vita terrena ma che, se-condo chi lo ha conosciuto, tanto continuerà a dare dall’O-riente Eterno.Un messaggio di cordoglio è giunto anche dal Gran Maestro Ono-rario Ugo Bellantoni a lui legato da un’antica amicizia, fondata suprofondi legami di affetto e stima. Moltissime le espressioni anchedalla Puglia e dalla Sicilia.Assente per motivi istituzionali anche il presidente del Collegiodella Calabria Filippo Bagnato che, tuttavia, non ha fatto manca-re la sua vicinanza inviando uno scritto affettuoso.La commozione ha avuto il sopravvento quando ha preso la paro-la il figlio del fratello scomparso, ricordandoci la grande gioia re-galata a suo padre nel momento che ha potuto vederlo iniziatonella sua stessa loggia.

SAVONA Il 24 ottobre la loggia savonese “Sabazia” (96) ha ce-lebrato ben 140 anni di vita. Per il compleanno della loggia madredella Valle del Letimbro sono giunti fratelli da tutta la Liguria e daaltre regioni, tutti riuniti nella casa massonica di Savona alla pre-senza del Gran Maestro Aggiunto Massimo Bianchi. Tra gli altri in-tervenuti, significativa la partecipazione del Gran Maestro Onora-rio Renzo Brunetti, del giudice della Corte Centrale Eugenio Dona-to, del consigliere dell’Ordine Cesare Cometto, del presidente del Col-legio Circoscrizionale della Liguria Paolo Barbanente e del suo vi-cepresidente Stefano Ambrogio. Oltre a numerosi maestri venera-bili e rappresentanze di officine liguri, erano presenti anche fratel-li della Gran Loggia Nazionale Francese.La tornata, condotta dal maestro venerabile Calogero Gaudenti coa-diuvato, nelle varie cariche, dagli ex venerabili della “Sabazia”, sonostati caratterizzati dall’excursus storico dell’officina effettuato dal-l’oratore che ne ha ripercorso le tappe, dalla sua fondazione a oggi,con la sospensione dei lavori sotto la dittatura mussoliniana e la ri-presa alla fine della seconda guerra mondiale. Sono stati letti i nomidei 35 fratelli che ne alzarono le colonne nel 1869, i nomi dei mae-stri venerabili che si sono avvicendati in 140 anni e l’emozionanteverbale del 1945 che ne ha decretato la rinascita.Hanno preso la parola molti fratelli, arricchendo con testimonian-ze, anche dirette, le letture dell’oratore.Il Gran Maestro Aggiunto Bianchi, al quale è stata affidata la chiu-sura rituale, ha parlato dell’importanza di avere ancora oggi, nel ter-zo millennio, simili officine che in un continuum di situazioni e con-tingenze storiche, hanno portato avanti il loro lavoro adattandoloai tempi, reintepretandolo a seconda delle necessità, arricchendo-lo di nuovi significati sempre alla base dei vecchi valori universali.“I fratelli giovani, e intendo non solo massonicamente, – ha dettoil Gran MaestroAggiunto – possono trarre da queste esperienze gran-di insegnamenti per vivere dentro e fuori la loggia. La lunga vita del-la ‘Sabazia’ è infatti la dimostrazione che il dinamismo è il genera-tore della vita: senza energia, trasformazione e rinnovamento nonpuò che esserci il collasso”.Al termine della tornata, è stata scoperta e inaugurata la bachecacon i nomi di tutti i maestri venerabili della loggia dal 1869 a oggi.Un’agape bianca con familiari e amici ha chiuso le celebrazioni.

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attivitàGrandeOriente

d’Italia

CCOOMMUUNNIICCAATTOO DDEELLLLAA RREEDDAAZZIIOONNEEPer evidenti esigenze redazionali a causa della crescente quantità di materiale inviataci per la sezione ‘notizie dalla co-munione’, preghiamo i fratelli di contenere i testi con le cronache sulle loro officine entro 2000-2500 battute. Ogniresoconto non potrà ospitare più di due fotografie. Ogni testo maggiore sarà ridotto a questo limite.Preghiamo inoltre di prediligere l’invio di materiale con il sistema di posta elettronica e di evitare fax e posta or-dinaria.Ringraziamo tutti per la collaborazione che ci aiuterà ad accelerare i tempi e documentare al meglio la vita della nostra Comunione.

La tornata celebrativa della “Sabazia”

notizie dallacom

unione

“Voglio rassicurarla con un sor-riso – scrive Raffi – in qualità diguida della più grande istituzio-ne massonica italiana, il GrandeOriente d’Italia non ha scelto dicolonizzare Prato e non vedrà dinotte girare campanelli sotto isuoi portici né troverà mandra-gore negli orti della Curia”. “Confrontiamoci a tutto campo,ma non sulle paure – sottolinea.“Confrontiamoci sull’apertura

del dialogo, sulle proposte per gli immigrati e i problemi sociali cheinvestono anche Prato come il resto della nostra Nazione. Se poi le ‘ri-cette’ non arrivano, se la politica o le altre forze sociali e la stessa Chie-sa, non riescono a declinare soluzioni, non se la prenda con fantoma-tici poteri esoterici, altrimenti creiamo ancora più ‘spaesamento’ nonsolo tra le sue pecore ma anche tra gli uomini e le donne che cercanodi guardare al domani con il sale della speranza. Amo credere che nelpresepio della sua Diocesi – rimarca il Gran Maestro Raffi – accantoal volto dell’altro, dei nostri fratelli immigrati, accanto al dolore di chicerca lavoro e casa, alla sete di giustizia che si alza da ogni angolo del-la società, da lontano, come Nicodemo nella notte, vi siano anche al-cuni dei nostri fratelli massoni, che stimo e ammiro per la loro profon-da umanità. Se alzerà lo sguardo, li vedrà in silenzio ma sempre al-l’opera, a portare la loro parte di pietra e di luce all’unica strada cheresta, per noi come per Dio: quella dell’uomo”.

Il Gran Maestro Raffial Vescovo di Prato

10 dicembre 2009

Prato, 6 dicembre 2009

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L’intervista su “Jesus”(dicembre 2009)

riportata dalla“Nazione” e citata dalGran Maestro Raffi �

�La lettera aperta del Gran Maestro al Vescovo di Prato �

>>> segue da pag. 5 >>>

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“La massima trasparenza del-l’aula Giulio Cesare è una bellainiziativa: per iniziare bastereb-be non fare discriminazioni. An-che perché le ‘schedature’ le fa-cevano i nazisti e gli stalinisti,non vanno bene al Campido-glio. Le parole del sindaco diRoma Gianni Alemanno, cosìcome riportate da ‘La Repubbli-ca-Cronaca di Roma’ dal titolo‘In Campidoglio nessun iscrittoa società segrete o alla Massone-ria’, odorano di zolfo e riecheg-giano, amiamo credere per ignoranza (nel senso latino del termine), le nefaste denunce delcomplotto demo-plutocratico-giudaico-massonico di triste e stucchevole memoria’’. Lo di-chiara l’avvocato Gustavo Raffi, Gran Maestro del Grande Oriente d’Italia, replicando al-l’amministrazione capitolina, e in riferimento al dibattito su ‘’uno degli emendamenti pre-sentati dalla maggioranza di centrodestra alla proposta di delibera sull’anagrafe pubblicadegli eletti di Roma, all’esame del consiglio comunale’’. ‘’Dobbiamo dolerci – afferma ancora Raffi – che nel terzo millennio ci sia ancora chi vuo-le schedare i cittadini sulla base del loro credo filosofico, sociale e di appartenenza a li-bere associazioni. Chiariamo ancora una volta e senza possibilità di equivoci che la Mas-soneria del Grande Oriente d’Italia di Palazzo Giustiniani non è una società segreta, mauna benemerita formazione sociale che opera alla luce del sole, come le altre associazio-ni in un Paese democratico: i nominativi dei dirigenti sono pubblici, sono pubblici i con-fronti con esponenti della società civile, pubbliche le sue riviste, pubblico il sito internete, addirittura, gli incontri della massima assise: la Gran Loggia. Quali complotti i suoiiscritti, liberi e di buoni costumi, dovrebbero ordire? La trasparenza è una cosa, la dema-gogia un’altra’’.

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Alemanno: inviteròGran Maestro Raffi inCampidoglio. Dopo equivoco

anagrafe eletti, “nessuna avversioneper Massoneria”Il Gran Maestro Raffi sarà presto invitato in Campidoglio per chiarire ogni equivocosull’anagrafe degli eletti, lo assicura il sindaco di Roma Gianni Alemanno, che sottoli-nea: “Nessuna avversione verso Massoneria“. “Non nutro nessuna avversione nei confronti della Massoneria“, spiega, infatti, il sin-daco in una nota, annunciando: “Inviterò presto il Gran Maestro Raffi in Campidoglioper chiarire ogni equivoco e trovare una soluzione che garantisca la massima traspa-renza sull’anagrafe degli eletti senza discriminare né offendere nessuna sensibilità enessuna cultura“.

ROMA

Raffi adAlemanno:Campidoglionon discrimini

rassegnastampa

11 dicembre 2009

11 dicembre 2009

cronaca di Roma 11 dicembre 2009 �

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La storia finì su tutti i giornali per leperquisizioni a tappeto disposte dalmagistrato ora in forza alla Procuradi Napoli. Vennero rovistate sedidell’Udc, passati al setaccio i localidella loggia massonica Oriente diScalea (Cosenza) e la “Giuseppe Co-lorano 19” di Potenza. Basta rilegge-re certi titoli per comprendere il cli-ma. L’Espresso aveva già pronuncia-to sentenza di condanna. E tuonavaa tutta pagina: “Fratelli di loggia edi mazzetta” (...). Il settimanale tira-va anche in ballo, come prevedibile, forze in-visibili: “Riemergono dal passato i fantasmidei poteri occulti”. Per farla breve, “Ecco inuovi piduisti”. Al centro raccomandazioni,affari, appalti: dalle fonti di acqua minerale inprovincia di Lucca alla costruzione del nuovoporto di Genova, dalle convenzioni per le cli-

niche private di Livorno sino a patti tra loggecalabresi e toscane per unire le forze e mettermani su torte e commesse pubbliche per centi-naia di milioni. Woodcock interroga, perquisi-sce, ascolta telefoni, verifica tabulati. Insom-ma una inchiesta nello stile scoppiettante diquesto pm conosciuto al grande pubblico per

aver condotto Vallettopoli e avermandato in galera, un anno prima,Vittorio Emanuele di Savoia. Il ma-gistrato mette sotto scacco perso-naggi emersi in altre inchieste e al-cuni ex P2 come il livornese Giam-piero Del Gamba, Emo Danesi, l’a-mico di Bettino Craxi Valerio Bitet-to, ma anche insospettabili come ilgenerale dei carabinieri Carlo Morie Paolo Togni, ex capo di gabinettodi Altero Matteoli. Giorno dopogiorno questa indagine perde diconsistenza, evapora senza speran-za. I giornali non se ne accorgono,presi a inseguire nuove inchieste emanette e pentiti. Woodcock invecesi rende conto di non aver in manonulla. Zero. Così prima di lasciare ilcapoluogo lucano con onestà fa un

passo indietro e chiede lui stesso l’archiviazio-ne del procedimento. Certo, a malincuore:“Da una parte emerge nitidamente come imenzionati soggetti, imprenditori, pubbliciufficiali e soggetti contigui ad ambienti politi-ci – abbiano tessuto ed intrecciato (o meglioabbiano tentato di intrecciare) a diverso titolo

Si sgonfia un’altrainchiesta diWoodcock:

la Massoneriaocculta non esiste

>>> segue da pag. 3 “CORSI E RICORSI” >>>

29 dicembre 2009

NEL 2007 L’INDAGINE

21 maggio 2007

5 giugno 2007

10 giugno 2007

5 giugno 2007

10 giugno 2007

19 maggio2007

20 maggio 2007

20 maggio 2007

rassegnastampa

trame dirette sicuramente a “interferire” e acondizionare in qualche modo il corretto svol-gimento dell’attività della pubblica ammini-strazione, d’altra parte tuttavia sono stati ac-quisiti “elementi significativi ma non idonei asostenere processo”. Ma il gip la vede diversa-mente e cassa la “fumosità degli elementi ac-quisiti che (...) ne rende quasi certa l’inido-neità in ottica dibattimentale a suffragare lecomplesse contestazioni originariamente ipo-tizzate”.Ed il punto è proprio questo: l’ormai storica“fumosità” delle inchieste sulla Massoneria o,meglio, “la fumosità“ delle maxi inchieste supresunte logge occulte, gruppi di potere sot-terranei che oltre a riempire i giornali finisco-no esattamente da dove erano iniziate, ovverodallo zero. I casi si ripetono tra archiviazioni,buchi nell’acqua e situazioni surreali. Il giudi-ce Carlo Palermo che adombrava accordi tralogge, mafia e politica. Il pubblico ministeroAgostino Cordova che aveva acquisito decinedi elenchi di appartenenti a logge e surrogati,con container presi a nolo per custodire gli at-ti dell’inchiesta Cordova non ottenne nessun

successo processuale di rilievo ma un regalosì: Cossiga gli spedì uno splendido cavallo adondolo ricevendo una querela come risposta.Anche quella venne archiviata. Come dimen-ticare David Monti che negli anni ‘90 avevachiesto a quasi tutti i leader politici del primogoverno Berlusconi, da Bobo Maroni a Gian-franco Fini, di salire ad Aosta per essere inter-rogati nell’inchiesta Phoney Money. Monti siera messo di guizzo buono. Voleva sentire an-che l’allora presidente degli Stati Uniti BillClinton. Peccato che alla Casa Bianca non san-no dove si trovi esattamente Aosta. Così gliamericani rimasero sconcertati della notizia echiesero lumi alla Farnesina. L’esito? Un disa-stro: Monti venne trasferito a fare il giudice aFirenze, l’inchiesta spostata e archiviata in po-chi giorni a Roma perché priva di prove. Pernon dimenticare il terremoto della P2 di LicioGelli. II procedimento penale finì in un nulladi fatto.Evidentemente o la legge Anselmi, nata nell’e-mergenza, è mal concepita. In termini assaigenerici indica di condannare chi partecipa adassociazioni segrete costituite per “interferire”

o “sovvertire” l’ordine costituito dello Stato.Oppure negli annali giudiziari ritroviamo ma-gistrati che costruiscono disegni, ipotesi sug-gestive con enorme, spettacolare successo me-diatico, per poi veder ridimensionato a minia-tura qualsiasi sussulto investigativo. A farnele spese non sono tanto o solo gli indagati, chefiniscono pubblicamente dileggiati, quanto lagiustizia dei tribunali nella quale si fa semprepiù fatica a credere. Queste inchieste intriganosì nella lettura quotidiana ma morendo così, inun nulla di fatto, anestetizzano la nostra capa-cità di sorprenderci e indignarci. Ci aiutano apensare che esistono intoccabili. Peggio, pos-sono indurre taluni a ritenere che quei magi-strati siano degli eroi e tutti gli altri, quelli chenon conducono analoghe indagini o archivia-no proprio queste maxi inchieste, quantome-no degli ignavi. Il passo per strumentalizzarein ogni direzione è quindi breve e invogliamolti. Sarebbe invece il tempo di finirla dicondurre inchieste a discapito della fiduciache la gente nutre per la nostra giustizia.

Gianluigi Nuzzi

I massoni umbri del Grande Orientedi palazzo Giustiniani, hanno uffi-cialmente presentato la loro nuovacasa. Che è ospitata in un antico pa-lazzo in corso Cavour 97, a pochi pas-si – pensate un po’ – da piazza Gior-dano Bruno, dalla antica sede del-l’Inquisizione e dal Monumento delXX Giugno. Insomma un luogo alta-mente simbolico e ricco di richiami:Non solo. La nuova sede dell’istitu-zione è stata ricavata su due piani evanta quattro templi, il più grande deiquali (e quello che produce un rile-vantissimo impatto in chi lo visita) èstato recuperato in quella che nel1600 era una chiesa. I vertici dellaMassoneria umbra e perugina hanno organizzato una conferenza stam-pa per presentare la loro nuova sede (costata un milione e 200 euro). Afare gli onori di casa Fulvio Bussani, presidente del Collegio circoscrizionaledei maestri venerabili dell’Umbria, Giancarlo Seri presidente uscente delconsi glio dei maestri venerabili di Perugia (che ha seguito personalmentei lavori), Augusto Vasselli, attuale presidente del consiglio dei maestri ve-nerabili di Perugia, Gonario Guaitini, Raffaele Stoppini (loggia “QuatuorCoronati”) e Roberto Momi (loggia “Concordia”). In particolare Guatini,amministratore della casa massonica, ha sottolineato chel’inaugurazione di una sede di proprietà è il punto fina-le di “lunghe peregrinazioni” iniziato nel 1975 con risparmimessi via via da parte per approdare a questo progetto. Lanuova sede, di 400 metri quadrati, è composta da quattrotempli, intitolati a Guardabassi (Mariano e Francesco), aEnzo Paolo Tiberi, a Baffo (un affiliato molto apprezzato

all’interno della istituzione) e a Gu-glielmo Miliocchi (altra figura peru-gina di grande spessore). Presenteanche una biblioteca intitolata a Vit-tor Ugo Bistoni, massone, uomo po-litico, amministratore e storico delle vi-cende della Massoneria perugina dal1775 al 1975. Giancarlo Seri, autoredella prefazione all’opuscolo dedi-cato alla nuova casa massonica firmatoda Massimo Carloncelli, ha rimarca-to il valore del recupero di un vastoambiente, l’ex chiesa di Santa Mariadelle Orfanelle, risalente al 1602, cheospitava la presidenza dell’Ipsia.“Sotto la pittura a calce – ha spiegatoSeri – durante i lavori condotti in cin-que mesi da una ditta eugubina, sonoriaffiorate volte azzurre, stelle di cam-pione giottesco e nomi in caratteri nerie dorati intestati alla Madre Celeste.

Il restauro ha rispettato caratteristiche e colori originali della struttura, pre-gevole esempio di una maniera umbra attestata anche a San Domenicoe nella cattedrale. Tutto il luogo appare ai nostri occhi pieno di significati,ma vogliamo soprattutto sottolineare che oggi si restituisce alla città e al-l’Umbria un patrimonio di grande valore culturale”.Tra l’altro anche gli arredi sono stati prodotti da artigiani umbri (di Cittàdi Castello). Elio Clero Bertoldi

Presentata la sede dell’istituzione, è su due piani in corso Cavour

La Massoneria in una ex chiesa

La nuova “casa” neglispazi di Santa Mariadelle Orfanelle

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20 dicembre 2009

Un tempio massonico, sotterra-neo, piccolo gioiello del Neo-classicismo lombardo, edificatonell’Ottocento dalla famigliaBatthyany e poi abbandonatonell’incuria e nel degrado. L’ul-tima trincea per difendere laMilano dell’arte passa da qui:Parco di Villa Finzi, quartiere diGorla, a pochi passi da vialeMonza. Sopra una collina, al-l’interno di una cavità artificia-le, si nasconde il Tempio della

Notte, unico esempio a Milano di architettura massoni-ca ipogea. Per la prima volta, il tempio è stato aperto alpubblico in occasione del Solstizio d’Inverno. L’iniziati-va, promossa da Legambiente e dalla Scam (Associa-zione Speleologia Cavità Artificiali Milano) rientra nel-l’ambito della campagna “Salva l’arte” per il recupero ela valorizzazione dei beni artistici minori, poco cono-sciuti e per questo dimenticati. Come il Tempio dellaNotte, ridotto a discarica e rifugio per drogati, senzache nessuno ne sapesse l’esistenza. Fino a quando, loscorso settembre, Legambiente e la Scam non hannosmurato un ingresso al tempio, e con il contributo deivolontari e delle autorità locali coinvolte nella campa-gna “Puliamo il mondo”, lo hanno in gran parte ripuli-to. “L’obiettivo è di continuare il lavoro di recupero, in-serendo un programma di visite periodiche – spiegaFranco Beccari, responsabile di Legambiente Milano –.Faremo una proposta al Comune per la valorizzazionedi questo luogo, che è unico nel suo genere e per que-sto va tutelato”. A pianta circolare, il tempio ha una

struttura a doppia paretee copertura a cupola, co-municante con l’esternoattraverso un oculo som-mitale dal quale provie-ne la luce. Alla muraturain tema sono addossateotto colonne in marmobianco con capitelli diordine corinzio. Il primoavvistamento risale al2005, quando lo speleo-logo Andrea Thum dellaScam notò nel Parco diVilla Finzi un’aperturacircolare coperta da unagrata. Sopraluoghi suc-cessivi portarono alla lu-ce una grotta, fatta dimattoni e blocchi di con-glomerato, – che condu-ceva a un tempio sotter-raneo.Da fonti storiche risulta

che la grotta e il tempio furono edificati per voleredel conte Antonio Giuseppe Batthyany che acquistòla proprietà nel 1829. Alla famiglia Batthyany si de-ve l’impianto neoclassico della villa, il giardino pae-saggistico, il lago, la grotta e, all’interno di una ca-vità artificiale un tempo utilizzata come ghiacciaia,la costruzione del Tempio della notte. “La strutturarientra in un complesso progetto architettonico,astronomico e simbolico legato alla Massoneria e al-la moda del giardino all’inglese del XIX secolo” spie-ga Claudia Ninni, architetto e socia della Scam. Chesottolinea come la scelta di aprire il tempio il 20 di-cembre, giorno del Solstizio d’Inverno, risponda auna logica precisa: “Secondo i nostri studi, durante isolstizi la luce filtra dalla cupola in modo particola-re, tale da illuminare una delle nicchie del tempio”.Oggi le nicchie sono vuote, ma all’epoca dovevanoospitare delle statue, o essere deputate a qualche ri-to propiziatorio.ra

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Il presidente della Regione Lombardia, Roberto Formigoni, all’interno del Tempiodella Notte (www.regione.lombardia.it)

MASSONERIA

I misteri del Tempiodella Notte

Il gioiello neoclassico aperto per laprima volta al pubblico

Nei sotterranei del parco di villaFinzi era abbandonato al degrado

DALLE ORIGINI A OGGI

Quelle loggeiniziatiche chevidero Milanocapitale di“fratellanza”Sembra che a introdurre le ideemassoniche a Milano, attorno allametà del Settecento, sia stato unorologiaio ginevrino, Pierre Geor-ge Madiot, fondatore di una loggiaa cui si affiliarono parecchi nobili (iCastelbarco, gli Alari e i Casneditra gli altri) e qualche alto ufficialedell’esercito. La data di nascita uf-ficiale della Massoneria ambrosia-na è però comunemente fissata al

1805, l’anno in cui alcuni notabilinapoleonici costituiscono nel capo-luogo lombardo il Supremo Consi-glio d’Italia del Rito Scozzese Anti-co Accettato, cioè il primo nucleodi una struttura capillare, minuzio-samente organizzata e con forti le-gami internazionali che si estendevelocemente al resto d’Italia e chedà un contributo determinante allastoria del Risorgimento. Milano è insomma il luogo di na-scita della moderna Massoneriaitaliana e resta la sua città di riferi-mento per buona parte del XIX se-colo. In questo periodo la classe di-

Stemma del Grande Oriented’Italia napoleonico fondato nel1805. Aveva sede principale a

Milano

cronaca Milano19 dicembre 2009 cronaca Milano

19 dicembre 2009

storia ecultura

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rigente della città, quasi al completo, ha nellelogge i suoi punti di ritrovo abituali. Per capi-re quanto sia massonico l’Ottocento milaneseè sufficiente dare una scorsa alla toponomasti-ca del centro: Vincenzo Monti, Andrea Appia-ni, Pietro Maroncelli, Melchiorre Gioia, Gaeta-no Pini, Giuseppe Missori, per non citare che inomi più conosciuti, sono degli illustri “fratel-li”, così come molti esponenti delle famiglieBelgioioso e Parravicini (nella cappella di que-sti ultimi al Cimitero Monumentale sono tut-tora ben visibili la squadra e il compasso). Mi-lano può addirittura contare su un arcivesco-vo “libero muratore”: si tratta del cardinaleaustriaco Carlo Gaetano di Gaysruk, titolaredella diocesi ambrosiana dal 1818 al 1846, chein nome della fratellanza massonica intercedepresso la corte di Vienna per proteggere i libe-rali lombardi, pressoché tutti membri di logge.

Tra Ottocento e Novecento la Massoneria è alcentro della vita economica della città. La Ban-ca Commerciale Italiana, fondata a Milano dal“fratello” Giuseppe Toeplitz, si inserisce inuna vasta ragnatela finanziaria costituita dalogge europee e americane. Parallelamente, ein nome di quel progresso sociale da sempreauspicato dai “liberi muratori”, la Massoneriamilanese dà un contributo determinante allanascita della Camera del Lavoro. Tuttora espo-nenti della CGIL e membri del Grande Orien-te d’Italia siedono fianco a fianco nel consigliodi amministrazione della Società Umanitaria,il lascito più importante di quella stagione difervore massonico. Filantropismo e alta finanza, spiritualità ini-ziatica e condizionamenti politici continuanoa mescolarsi, nella storia delle “obbedienze”ambrosiane, per tutto il Novecento. Dopo loscioglimento del Grande Oriente attuato nel1925 dal Fascismo (peraltro fondato nel 1919 aMilano da ben sedici massoni e in casa del“fratello” Cesare Goldmann), le logge si rico-stituiscono alla fine della seconda guerramondiale. È questo il momento in cui il voltodella Massoneria assume il suo aspetto piùopaco. Nascono varie logge coperte, dedite al-

la gestione di un potere occulto, come la P2.Ma anche come la meno nota (e molto menodeleteria) “Giustizia e Libertà” alla quale, se-condo il massimo storico della Massoneria ita-liana, Aldo Mola, avrebbero aderito esponentidi un potere trasversale che ha base a Milano:dal presidente di Mediobanca, Enrico Cuccia,al dirigente del PCI Gianni Cervetti.

Oggi la Massoneria milanese è soprattuttoun’istituzione culturale, che ha fortemente ac-centuato il suo aspetto spirituale e ha compiu-to un grande sforzo di trasparenza. I suoimembri sono soprattutto liberi professionistie, in misura sempre crescente, intellettuali eartisti. Che hanno nel milanese d’adozioneSalvatore Quasimodo, poeta innamorato dellanotte, del suo culto e dei suoi templi, un pre-cedente illustre.

Roberto Bonghi

PIONIERI

Furono i notabili napoleonici a

fondare in città la prima

massoneria italiana

“MURATORI” Diedero un contributo essenziale

alla nascita della Camera del

Lavoro

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LE NOZZE REGALI

In principio, il modello esemplare del matri-monio fu il “sacro connubio” (ieròs gàmos) fraTerra e Cielo, una coppia che simbolicamenteriveste i ruoli mitici della madre e del Padre.Poi, con l’avvento delle culture storiche le ie-rogamie naturistiche furono sostituite dalle noz-ze “umane” del re e della regina, del sacerdotee della sacerdotessa. Al fondo l’ideologia era in-tatta: in realtà dietro questi personaggi si cela-va – nell’essenza – l’antica realtà divina. Si trat-tava di sostituzioni rituali: nel monarca e nelsacerdote si incarnavano – al momento del con-nubio – gli dei e, prima degli altri, i due esem-plari primordiali, il Cielo e la Terra.La cosa è ampiamente risaputa dagli storici del-le religioni; d’altra parte anche la mitologia clas-sica, seppure ormai fissata in letteratura, conti-nuò a riflettere sui rapporti simbolici. Chi altriè, in effetti, il re degli Zeus o Giove se non l’ar-caico “padre cielo” (Dyaus pitar nella tradizio-ne indù)? E chi altri è Demetra se non Gaia, la“Madre Terra”?Il mistero per cui l’umano può mutare il divi-no, per cui nel prete può esprimersi Dio stesso,ha struttura iniziatica, non è comprensibile aldi fuori degli schemi (e dei modelli) mitico-ri-tuali.Ne abbiamo una gran varietà di esempi nellevarie forme religiose del mondo arcaico-tradi-zionale.

A Babilonia per la grande festa dell’Akitu, chesegnava la rinascita della natura e del tempo,le celebrazioni si concludevano di norma conun “accoppiamento sacro”: il re si univa alla re-gina imitando ritualmente la ierogamia pri-mordiale fra Cielo e Terra; analogamente ancheil gran sacerdote giaceva con una ierodula (“pro-stituta sacra”), che rappresentava simbolica-mente la Grande Dea, madre di tutte le cose.Lo stesso scenario è riscontrabile nella Greciaclassica: ad Atene l’àrchon basilèys (il “re co-mandante”) si accoppiava ritualmente con labasilissa (“regina”) in determinate ricorrenze re-ligiose pubbliche. Esse segnavano veri e propriscarti di livello: propiziavano tutti i matrimonie il buon raccolto nei campi.Ma che rapporto c’è fra le due cose? Nessunameraviglia perché il ciclo demetriaco della spi-ga, in qualche modo, fu per i Greci il modellodelle nozze umane. E il filosofo Proco ci ricor-da che, nell’ambito dei misteri eleusini, si in-vocava il Cielo affinché ingravidasse la Terracon la pioggia benefica e vivificatrice (in tutte

le culture tradizionali, la pioggia è stata sem-pre assimilata al seme umano; la terra alla va-gina femminile).La stessa concezione informava i “sacri connu-bi” con le Ierodule (ad esempio, nel santuarioericino di Afrodite). E, in generale, bisogna ri-conoscere che nel mondo antico la tendenza ariconoscere alla prostituta la dignità delle Iero-dule fu generalizzata, sino al tramonto di Ro-ma. Essa, in fondo, favoriva con la sua attivitàlo sprigionarsi di energie creative, seppur cao-tiche, dell’un sesso e dell’altro: da questo mag-ma traevano beneficio – almeno così si ritene-va per lo più – le messi, ancor meglio nei pe-riodi critici della primavera.E che l’energia sessuale possa dare la giustaspinta alle piante (alimentari e non, poco im-porta), caratterizzandosi nell’humus feconda-tore della terra, è dimostrato anche altrove, nel-l’oriente fascinoso.In India è ancor oggi ben nota la pratica delmaithuna (il mistico amplesso). Essa è tipica del-le scuole tantriche della “mano sinistra”, colo-rita di un certo magismo che sfugge general-mente agli osservatori occidentali. Ricorre purenel buddismo vajra – yana (la “via della folgore-diamante”), la cui dinamica esteriore è tributa-ria ampiamente del tantrismo tradizionale.E’ quasi superfluo rilevare come proprio l’e-sercizio rituale del maithuna abbia dato luogo,in occidente a facili e divertiti fraintendimenti.E’ accaduto di peggio: in molte società cosid-

Bent Parodi

Il mitodell’amore

Adesso ci si deve giustifi-care di essere laici. Èstraordinaria la rapiditàcon cui è mutato il climaculturale nel nostro pae-se. Sino a ieri tutti si di-chiaravano laici, con ze-lo, sia pure con l’aggiunta di “sani” o “positivi”. Adesso è di-verso: se critichi la Conferenza episcopale italiana o approvila sentenza di Strasburgo sul crocifisso nella scuola pubblicadevi offrire le credenziali che non sei nemico della religione,della Chiesa, anzi di Dio. Ci si mettono anche i laici pentiti con le loro raccomanda-zioni. Quando rivendicano con enfasi la religione come

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dette bene e in cerca di evasioni di giornata, sisono inventati dei guru pronti ad ammaestra-re i discepoli nell’arte del mistico connubio; cioèsi è dato vita ad orge collettive.Il maithuna vero, invece, è una cosa terribilmenteseria sulla quale e con la quale nessun indù dab-bene oserebbe mai scherzare: il coito rituale ri-percorre il cammino della cosmogonia primor-diale, della nascita dell’universo e – per analo-gia – del microcosmo umano.Che avviene, in realtà, nel rito maithuna? L’e-nergia maschile si accoppia a quella femminilequasi in un canto celebrativo della polarità co-smica: i due partner umani non sono controfi-gure delle divinità primordiali, ovvero Siva (“ilbenefico”) e Durga (o Parvati) nel caso del ci-clo tantrico di matrice, appunto, sivaita. Siva è,per eccellenza, il nataraja: il “re della danza (co-smica)”. Questa sua, in temporale propensio-ne, è stata accostata da alcuni fisici moderni del-le particelle (come Fritjof Capra ne Il Tao dellafisica) alla “danza degli elettroni”.E, in effetti, queste letture scientifiche del mitocostituiscono molto probabilmente una cartavincente nella esegesi della realtà universa.Ma torniamo alla maithuna. Pochi sanno in realtàche a copulare simbolicamente sono lo Spiritoe l’Anima, giustamente intesi come comple-mentari (alla maniera dello yang dei taoisti ci-nesi). Chi pratica seriamente questa arte sacrae rituale vedrà nella compagnia di circostanzauna “dea”, anzi l’unica dea primordiale (l’Adi-ti, o “Illimitata”, della cultura vedica).Ed egli stesso avrà coscienza d’essere soltantoun attore che misticamente si assimila al gran-de Siva, creatore e dissolutore dei mondi. Nelmaithuna, la difficile “via della mano sinistra”che spesso traligna in forme di magia nera, èvitato l’orgasmo: il seme maschile non può es-sere espulso dalla sua sede naturale.Il connubio non deve essere degradato in pia-

cere umano, esso è strumento e veicolo di asce-sa e non di discesa nel mondo della carne, del-le forme effimere.Il maithuna ha una sola ambizione: ricomporrela polarità perduta, ripristinare l’androginia ori-ginaria (allorché non esistevano ancora il “ma-schio” e la “femmina”, l’uno e l’altro coesi-stendo nel Grande Essere cosmico, il Purusa(“persona”) o “Uomo trascendente”.La Shakti è la “forza sacra” (il termine rivela lastessa radice della parola sacro, sak), una po-tenza che attrae e respinge con timore al con-tempo, che si ama istintivamente e che fa pau-ra al medesimo tempo, nei modi di un divinoparadosso.Il vamacara (“mano sinistra”) costituisce una via(yana, marga) molto pericolosa, che l’operatoredeve saper percorrere con prudenza e magi-stralmente, pena la sua inefficienza. In sostanza,per dirla alla maniera del linguaggio occidenta-le moderno, si tratta di farsi “uno con la natura”(altro che facile erotismo di giornata…), Essere,divenire Shakti, è la massima aspirazione del gu-ru tantrico, il maestro”che dissipa le tenebre”,ed il misticismo erotico indiano rappresenta unaforma originalissima – e per di più ancora attuale– di “metafisica sperimentale”. Che poi sia sta-to generalmente frainteso, con discutibile sensodell’humor, è tutt’altra cosa: il sensibile segnodei tempi che caratterizza il regno dell’avere, la so-cietà industriale e tecnologica.Qui si tratta di nozioni tradizionali, nel sensoprecipuo della parola: “trasmessi” (da trans emittere), dunque ereditari da culture primor-diali. E quando si dice “tradizionale” si vuol di-re “sacro”.La fenomenologia descritta sinteticamente inqueste pagine mira soltanto a dimostrare comele nozze umane abbiano avuto sempre model-li extra-umani (apaurusheya, dicono gli Indù),riferimenti trascendentali che soli giustificano

storicamente l’istituto matrimoniale.Essere un dio, essere una dea, vivere de numiconsacrando ogni gesto, seppur banale, dellanostra giornata: tutto ciò costituì solido baga-glio dell’uomo antico, al quale fu sempre estra-nea la nozione di “profano”, categoria surretti-zia di conio recente se osservata in termini as-soluti e non con gli occhi della storia moderna.Il profano ha trionfato in tempi recenti e non sipuò certo dire che abbia tratto giovamento laqualità del vivere, la poesia: perduto lo ieròs gà-mos che ne abbiamo ottenuto in contraccambio?E’ forse migliorata l’etica nuziale, la morale dicoppia? Non conveniva, forse, continuare a ri-petere ritualmente gli antichi gesti vissuti conanimo autenticamente religioso, e non confes-sionale, l’incontro perenne fra padre Cielo e ma-dre Terra? Ma che vale recriminare? E’ perdu-ta irrimediabilmente la trasparenza del mondoantico, la religiosità cosmica che potè far escla-mare a Talete che “tutto è pieno di dei”. Il granPan è morto, come ci ammonisce Plutarco, e piùnessuno saprà trarlo a nuova vita.Così dobbiamo accontentarci della realtà che cicirconda, di ciò che essa può darci, di buono edi cattivo.Le tracce dell’antica struttura iniziatica saran-no ancora evidenti a chi ha spirito di osserva-zione attenta.Il matrimonio, sacramento per la religione cri-stiana, ne conserva parecchi di questi spunti ini-ziatici. E non a caso esso ha sempre goduto digrande considerazione religiosa in tutte le cul-ture. In verità l’approccio fra maschio e femmina èmomento cruciale nella vita degli interessati, enon solo di essi. Chi può dire, con franchezza,che le energie gioiosamente liberate nel rap-porto non nascondano ancora germinalità in-tatte e vivificatrici sul piano più ampio dellaNatura naturans? (fine)

Dobbiamo giustificarci di essere laici?

In Italia il tempo del dialogo con icattolici sembra finito

Occorre una pausa di silenzio perrimisurare le distanzedi Gian Enrico Rusconi

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componente costitutiva del pluralismo democratico (sal-vo smentirsi immediatamente parlando del cattolicesimocome irrinunciabile indicatore di identità storica naziona-le) citano Rawls e Habermas. Credono di essere nell’A-merica di Barack Obama o nella civile Germaniamulticonfessionale. Siamo invece in un paese dovela semplice proposta del pluralismo nell’insegna-mento della storia delle religioni nelle scuole e laloro analisi comparata viene respinta come l’equi-valente del famigerato relativismo. Come tradi-mento della tradizione cattolica del popolo italiano.A questo punto, anche il più disponibile dei laiciperde la pazienza. È finito il tempo del “dialogo tralaici e cattolici” inteso nel modo tradizionale. È op-portuno prenderci una pausa di silenzio e rimette-re a fuoco parametri e argomenti su cui rimisurarele distanze. Per cominciare, si fa un gran parlare della religionenello spazio pubblico, dimenticando che la dimen-sione pubblica è definita proprio dalla laicità. L’es-sere laico non è un fatto privato, riconducibile allecategorie soggettive del “credere/non credere” –come si pensa comunemente – ma è una dimensio-ne pubblica che prescinde dalle credenze. È l’istitu-zionalizzazione del principio del pluralismo deiconvincimenti. La laicità è parte dello statuto dellacittadinanza. In questo è il fondamento dell’etica pubblica. Laico è il cittadino che esercita il diritto di decidere autonomamentedella propria condotta morale di vita. In questo senso tutti sono o do-vrebbero essere laici. Ma allora nasce il grave problema di coerenzaper i cattolici-clericali che si riservano di condizionare la loro lealtà al-lo Stato democratico quando legifera in modo contrario ai loro con-vincimenti. Si badi: non contro la loro libertà di fede e di comporta-mento, ma contro la loro opinione su come gli altri cittadini devonocomportarsi. Qui nasce il contrasto con la dottrina e la strategia della gerarchia del-la Chiesa quando mira a determinare in modo autoritativo l’etica pub-blica del paese, in particolare nelle “questioni che fanno riferimento al-l’area della soggettività personale”. (Faccio notare che questa sinteticae esplicita espressione è stata coniata dal cardinale Ruini per qualifi-care il Progetto culturale cattolico da lui messo in moto). Detto questo, va chiarito un punto molto importante. Il concetto di eti-ca pubblica è ampio. Chi è laico, nel senso che stiamo illustrando, puòavere larghi spazi di convergenza con le posizioni della gerarchia ec-clesiastica su altri temi sociali e culturali. Penso alla difesa dei dirittidegli immigrati, o all’azione di contrasto di ogni forma di razzismo. Suqueste e altre questioni ci può e ci deve essere convergenza. In questa situazione il laico deve assumersi i seguenti compiti: (a) Sostenere con fermezza la legittimità del contrasto di visioni eti-

che e la illegittimità della prevaricazione autoritativa, tramitenorme di legge, da parte di una maggioranza che non riconoscela pari dignità etica di chi non la pensa come lei. In questo modosi concretizza il principio della laicità come statuto della cittadi-nanza e non come questione di convincimenti personali e di stilidi vita, da regolamentare secondo i criteri delle convinzioni dellamaggioranza.

(b) Contestare gli equivoci che esistono a proposito dello “spazio e deldiscorso pubblico”, distinguendo nettamente tra l’accesso alla sfe-ra pubblica, aperto e praticato senza restrizioni dalla Chiesa, e l’a-zione strategicamente mirata a influenzare con ogni mezzo la de-liberazione politica.

(c) Combattere le confusioni tra scienza e teologia a proposito deiconcetti di natura e di vita che sono diventati cruciali per l’etica

pubblica. Da anni nel mondo cattolico si discute di bio-tecnologie, di testamento biologico, di famiglia “na-

turale” mescolando in modo arbitrario argomen-ti che si pretendono razionali e scientifici, “pu-ramente umani”, con assunti di fede. Il puntoculminante è l’idea di vita (anzi di Vita), poten-

te veicolo di una visione religiosa che diventa osti-nato rifiuto di altre visioni della vita umana, interpretata in mododiverso nella sua concreta storicità, con quel che segue per i rap-porti procreativi, sessuali, familiari – giù giù sino alla contracce-zione.

(d) Aprire un dibattito culturale qualificato di carattere storico-criticosulla formazione della dottrina e della dogmatica cristiano-cattoli-ca (anche in risposta ai discorsi del Pontefice sulla razionalità del-la fede, sul logos, l’illuminismo, l’ellenizzazione del cristianesimoecc.). In questo senso parlo della necessità che i laici siano compe-tenti di teologia e della sua storia. Il disinteresse del pensiero laicoper la riflessione teologica ha portato alla clericalizzazione dellateologia stessa diventata strumento per tenere in minorità intellet-tuale i credenti. Naturalmente conosco le seccate repliche dei teo-logi professionali che mi accusano di ignorare la loro produzione.Ma il punto non è il professionismo degli esperti bensì la “teologiapubblica”, per così dire.

In questo contesto vorrei sollevare alcuni punti problematici. L’ap-proccio etico-religioso oggi dominante mantiene sfocati (o semplice-mente non detti) i riferimenti ai grandi dogmi teologici della colpa ori-ginale, della redenzione, della salvezza che storicamente sono (stati)tutt’uno con la dottrina morale della Chiesa. Oggi questi temi teologi-ci sono diventati incomunicabili a un pubblico religiosamente de-cul-turalizzato. La teologia morale è interamente assorbita dalla tematicadella “vita” e della “natura” con modalità che rischiano di farla cade-re in forme di bio-teologismo o di risacralizzazione naturalistica cari-ca di risentimento verso le scienze biologiche e le teorie dell’evoluzio-ne. La teologia diventa sacra biologia. Nel frattempo però si è verificata una straordinaria mutazionesilenziosa: la Chiesa, nella sua comunicazione pubblica odier-na, trasmette un’idea tutta positiva di natura/naturalità origi-naria – rimuovendo d’un colpo tutti gli aspetti tremendi cheper secoli hanno prodotto e accompagnato l’idea della naturadecaduta con il peccato. E le connesse paure di punizione. Granparte della dottrina morale sessuale cattolica è stata costruitasull’assunto della natura corrotta e sulla minaccia della puni-zione. Ma oggi i teologi morali fanno finta di niente.

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Prima la polemica sull’esposizione delcrocifisso nelle aule scolastiche in Ita-lia, poi il risultato del referendumpopolare in Svizzera che vieta l’e-

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13 novembre 2009

4 novembre 2009

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Il crocifisso

non è una clavadi Enzo Bianchi*

Rubrica di Sergio Romano

7 dicembre 2009

Clipeo centrale del portaled’ingresso del MuseoInterreligioso di Bertinoro,vicino Forlì

attualitàrassegna

stampadificazione di minareti. Le due tematiche sono solo apparente-mente affini.In un caso si tratta infatti della presenza di un simbolo religioso inaule pubbliche non destinate al culto, nell’altro invece di un ele-mento caratterizzante un edificio in cui esercitare pubblicamente ecomunitariamente il diritto alla libertà di culto. Resta il fatto che sifa sempre più urgente una seria riflessione sugli aspetti concreti equotidiani della presenza in un determinato paese di credenti ap-partenenti a religioni diverse e delle garanzie che uno Stato demo-cratico deve offrire per salvaguardare la libertà di culto.La paura esiste, è cattiva consigliera e porta a percezioni distorte del-la realtà – come dimostra anche il recente sondaggio sui timori degliitaliani nei confronti degli im migrati – ma proprio per questo nondeve essere lasciata alla sua vertigine, ma va oggettivata, misurata ericondotta alla razionalità, se si vuole una umanizzazione della so-cietà. Del resto è proprio l’essere “concittadini”, il conoscersi, il vi-vere fianco a fianco, condividendo preoccupazioni per il lavoro, lasalute, la salvaguardia dell’ambiente, la qualità della vita, il futurodei propri figli, che porta a una diversa comprensione dell’altro. Diràpure qualcosa, per esempio, il fatto che tra i pochissimi cantoni sviz-zeri che hanno respinto la norma contro i minareti ci siano quelli diGinevra e di Basilea, caratterizzati dalla più alta presenza di musul-mani.In Italia l’esito del referendum svizzero contro i minareti ha rinfoco-lato le polemiche, e non è mancato chi ha invocato misure analoghe

anche nel nostro paese, impugnando di nuovo la croce come bandie-ra, se non come clava minacciosa per difendere un’identità culturalee marcare il territorio riducendo questo simbolo cristiano a una sortadi idolo tribale e localistico. Così, lo strumento del patibolo del giustomorto vittima degli ingiusti, di colui che ha speso la vita per gli altriin un servizio fino alla fine, senza difendersi e senza opporre vendet-ta, viene sfigurato e stravolto agli occhi dei credenti. La croce, questa“realtà” che dovrebbe essere “parola e azione” per il cristiano, è or-mai ridotta a orecchino, a gioiello al collo delle donne, a portachiaviscaramantico, a tatuaggio su varie parti del corpo, a banale oggetto diarredo... Tutto questo senza che alcuno si scandalizzi o ne sottolinei losvilimento se non il disprezzo, salvo poi trovare i cantori della crocecome simbolo dell’italianità, all’ombra della quale si è pronti a lan-ciare guerre di religione. Ma quando i cristiani perdono la memoriadella “parola della croce”, e assumono l’abito del “crociato”, rischia-no di ricadere in forme rinnovate di antichi trionfalismi, di ridurre ilVangelo a tatticismo politico: potenziali dominatori della storia uma-na e non servitori della fraternità e della convivenza nella giustizia enella pace. Va riconosciuto che la Chiesa – dai vescovi svizzeri alla Conferenzaepiscopale italiana, all’Osservatore Romano – ha colto e denunciatoquest’uso strumentale della religione da parte di chi nutre interessiideologici e politici e non si cura del bene dell’insieme della colletti-vità, ma resta vero che in questi ultimi anni abbiamo assistito a unaprogressiva erosione dei valori del dialogo, dell’accoglienza, dell’a-

scolto dell’altro: a forza di voler ribadire la propria identità senza glialtri, si finisce per usarla e ostentarla contro gli altri. Se la croce è

brandita come una spada, è Gesù a essere bestemmiato a cau-sa di chi si fregia magari del suo nome ma contraddice il

Vangelo e il suo annuncio di amore. La vera forza delcristianesimo è invece il vissuto di uomini e donne

che con la loro carità hanno umanizzato la società,mossi dall’invito di Gesù: “Chi vuol essere mio

discepolo, abbracci la croce e mi segua” edal suo annuncio: “Vi riconosceranno co-

me miei discepoli se avrete amore gliuni per gli altri”. Quando i cristia-

ni si mostrano capaci di solida-rietà con i loro fratelli e so-relle in umanità, quando ri-

nunciano a guerre sante e re-stano nel contempo saldi nel

rendere testimonianza a Gesù,a parole e con i fatti, allora po-tranno essere riconosciuti di-scepoli del loro Signore mite eumile di cuore.Sì, le dispute su crocifissi eminareti non dovrebbero far-ci dimenticare che la visibi-lità più eloquente non èquella di un elemento archi-tettonico o di un oggettosimbolico, ma il comporta-mento quotidiano dettatodall’adesione concreta efattiva ai principi fonda-mentali del proprio credo,sia esso religioso o laico.*fondatore e attuale prio-re della comunità mona-stica di Bove

Il 2 di agosto a Cesenatico fan-no una gran festa; c’è un granclamore di fiera e saltimbanchie piade e piadine, lisce e ripie-ne, sfrecciano a stormo nel piùpoderoso bombardamento digrassi di tutta la stagione dimare. La sera il porto canale ètutto uno sbarluccicare di lumi.I bagni un rinascimento di festeda ballo, e a mezzanotte è tuttoun tripudio di fuochi d’artifi-cio; il giuggiolone della festa, dicono i roma-gnoli di quei strepitosi fuochi. Ligure giuntoagli antipodi, tre anni fa io c’ero a quella festa,talmente per caso che non avevo neppurequalcuno accanto da chiedergli il perché diquel festeggiare. Ignorante e supponente, hostabilito trattarsi di una consueta “festa del tu-rista”, di quelle che fanno tanto bene all’eco-nomia di riviera. Stupido errore. Il 2 agostoCesenatico festeggia ricordando la Trafila Ga-ribaldina. Io non sapevo neppure cos’era, mela sono fatta raccontare, e poi sono andata acercarla, e di quella storia della “Trafila” mene sono fatto una passione. Perché è una sto-ria bellissima, piena di avventura e tragedia,di coralità e di sentimenti, di paesaggi e di no-biltà, di passione politica. E la vado raccon-tando in giro; e a ogni racconto aggiungoqualcosa, perché ognuno dei suoi personaggievoca altre storie, Anita, il Maggiore Leggero,il prete Bassi, Ciceruacchio, e perché è bello ri-camarci sopra, fantasticare sui particolari chele cronache lasciano da parte. E vedo che la

gente ha piacere di ascoltarla, e si intriga, e faoh e ah, e si vergogna di non averne mai sa-puto niente. E sono felice di questo, felice difare la mia piccola parte per salvare dal vastonulla attorno al porto canale di Cesenatico,

una grande epica vicenda dellaleggendaria vita del generaleGaribaldi. Non la racconteròora la Trafila Garibaldina, perfare un dispetto a chi non la co-nosce e perché, per renderlegiustizia, dovrei ingombraretutto questo giornale. Dirò soloche sono i 14 giorni e le 14 not-ti in cui il popolo di Romagnaaiuta il Generale e la sua donnaa sfuggire l’accerchiamento de-gli austro papalini e mettersi insalvo. Sono fuggiti da Roma al-la caduta della repubblica e vo-gliono andare a combattere per

quella di Venezia; non vi arriveranno mai, eAnita morirà il 13° giorno. Come la maggiorparte delle grandi storie epiche è storia di unasconfitta e di una tragedia, ma anche storia diuomini e donne che finché saranno ricordati,finché si canterà il loro poema, non sarannomai definitivamente sconfitti; non in ciò che leloro idee e le loro stesse vite ci hanno lasciatoin consegna.Io so che le stupefacenti vicende della Trafilasono solo una piccola parte di un’altra storia,ancora più grande e tragica, e che quella storiasi studia a scuola con il nome di Risorgimento.Ma so che quella roba del manuale ne è solo ilfossile, la traccia che si sta colmando di polve-re, un reperto sterilizzato in formalina. So chetutti quanti passiamo mille volte da via UgoBassi, via Fratelli Bandiera, via Saffi, piazzaGaribaldi, via Pisacane, piazza Cinque Gior-nate e largo Aspromonte, ma so che sono no-mi che non hanno più voce e non raccontanopiù nulla. Salvo quello che c’è scritto sotto: pa-triota. Che poi, per molti di quelli la patria per

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17 gennaio 2010

RisorgimentoChi ha rubato i nostri eroi?di Maurizio Maggiani*

Giovanni Fattori, La carica di cavalleria (1873)

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cui hanno combattuto e sono morti non assomiglia nemmeno unpo’ a quella che per loro conto hanno chiamato così. E so chequesto obnubilamento, smemoratezza, estraneità, è l’insolutatragedia, la sconfitta irrimediabile del mio Paese e del popolo dicui sono parte.Un popolo, ogni popolo, ha bisogno di una storia per sé; un rac-conto per specchiarsi e condividerne il riflesso attraverso le ge-nerazioni e le epoche. La storia di un popolo non può che essereai suoi occhi una storia grande, anzi, grandiosa; e unica, allo stes-so modo che ogni essere umano sente in cuor suo di essere uni-co, e sa che la sua vita ha diritto ad essere grande. In qualunquecondizione di vita si trovi, in qualunque paesaggio si collochi. Lastoria di un popolo si forma nella materia di racconti straordina-ri, perché abbisogna per la sua grandiosità non di nude crona-che, ma di un costante romanzare. I racconti diventano leggen-de, le leggende si fanno epopee, e le epopee costruiscono un ro-manzo epico in continuo movimento. Quel romanzo, nato oralee collettivo, cresce con la scrittura, con le immagini, con la musi-ca, con ogni strumento adatto a perpetuarne il racconto, renden-dolo sempre più grande, diffuso, coinvolgente. Un popolo ha nelromanzo di sé il suo motivo fondante, il suo più potente stru-mento di duratura affermazione, e partecipa del suo racconto co-me di una realtà irrinunciabile, l’unica adatta a costruire altrerealtà molto più pratiche e materiali. Molto prima di farsi nazio-ne, ed accettare e partecipare di vincoli che lo terranno soggettoad astratti e vincolanti istituti, un popolo ha già elaborato il rac-conto della sua storia, e quel racconto gli è necessario proprio perarrivare fin lì. E il suo ultimo e più fiero e tragico capitolo è pro-prio quello che racconta la sua nascita come nazione.Ed è sempre una rivoluzione o una guerra, una guerra sempre ci-vile. Nessuna nazione potrebbe sopravvivere e prosperare soprail peso dell’infinita sequela di miserie e tragedie, sconfitte e tur-pitudini, generate dal suo formarsi, se quegli avvenimenti nonfossero elaborati e sublimati, resi persino ultraumani in un cora-le canto epico. Una storia che tutti sanno cantare, e rinnovare,tutte le volte che il popolo è richiamato a farsi nazione. So cheogni volta che mi guardo un film western, partecipo di una del-le migliaia di storie di cui è fatta l’epica della nazione americananel suo capitolo più tragico: la guerra di Secessione. So che igrandi eroi di quei film sono tutti degli sconfitti, combattenti dal-la parte sbagliata, cinicamente si direbbe. E so che non ci sareb-be una nazione e un popolo che vi si fonda, se quella guerra cheha distrutto interi Stati non fosse diventata parte di una leggen-da fondante che tutti sanno ancora cantare.E io so che questo mio Paese, il Popolo di cui sono parte, non hail suo romanzo, non ha il suo poema da cantare, la sua leggenda.Ci ha rinunciato, gli è stato tolto, non so; ma è un fatto che oggi èmuto di fronte alla sua storia. Eppure ha vissuto, neppure troppoin là nei secoli, una lunga epopea, che è chiamata Risorgimentoed è persino un bel nome, ed è stata anche epopea di popolo. Ameno che non lo si anestetizzi dentro le date delle guerre d’indi-pendenza, a meno che non si pensi di fondare una nazione sugliappetiti dinastici dei Savoia, sugli interessi della Francia e sullefrodi dei plebisciti. Se questo che ha fatto l’Italia, allora l’Italia nonesiste. Ed è una probabilità, ma non l’unica. Cosa vogliamo ricor-dare delle rivoluzioni del ‘18, ‘21, ‘32, ‘48, su quella del ‘72? Forseabbiamo voglia di credere che tutto ciò che non è impegno belli-co e politico sabaudo si riduce a un manipolo di intellettuali di-sadattati, avventurieri sciupa femmine? Per inciso non c’eranoagenti segreti di Carlo Alberto a cercare di salvare Garibaldi inRomagna, ma barcaioli, contadini, preti e birocciai repubblicani.

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Intervistato da Radio Vaticana alla vigilia di Natale Gianni Alemanno defi-nisce il 2010 “l’anno del dialogo”. Profilo istituzionale ma anche di ferven-te cattolico, il sindaco ha un progetto ambizioso: ricucire lo strappo apertonel 1870 dai Bersaglieri con la Breccia di Porta Pia. Passaggio storico e con-troverso: da capitale dello Stato ecclesiastico Roma si trasformò nella capi-tale di uno Stato laico, mantenendo però le funzioni di centro della mag-giore istituzione religiosa. E fu cambiamento epocale. Ora c’è un altro cam-biamento in vista. Roma avrà finalmente i poteri speciali, per l’esattezza il20 settembre del 2010 quando verranno celebrati i 140 anni da Capitale.Una doppia celebrazione: “Vorremmo che quel momento avesse anche ilsapore della riconciliazione, abbiamo invitato Santa Sede e Capo dello Sta-to”. Sin dal 1847 la Roma papalina, grazie a Pio IX godeva di poteri ammi-nistrativi e di autonoma capacità fiscale e impositiva. Ma il 20 settembre èsempre stata una data “scomoda”. “Una bella data – ha iniziato il processodi revisione Alemanno – se tutto va bene avremo in prima lettura al consi-glio dei ministri i decreti delegati che attuano i poteri speciali di Roma ca-pitale che saranno poi approvati definitivamente a settembre”. L’invito al-la Santa Sede segue un percorso che il primo cittadino ha imboccato datempo. Non solo i pellegrinaggi privati a Lourdes o a Betlemme e le pro-cessioni al Divino Amore. Ma relazioni sempre più strette. Sul piano dellarilettura storica c’è un precedente: lo scorso 20 settembre il delegato del sin-

“Il 20 settembregiorno della

riconciliazione”di Claudio Marincola*

rassegnastampa

La Breccia di Porta Pia all’indomani del 20 settembre 1870

>>> segue a pag. 42 >>>

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27 dicembre 2009

E ancora per inciso, abbiamo visto cento film eletto dieci romanzi sul famigerato bandito Jes-se James, baby soldato confederale sbandato,ma Ninco Nanco chi se lo fila? Era un reduceanche lui, brigante lucano, anche lui dalla par-te sbagliata e non meno di James ricco di av-venture. Ma sono tutte storie dissolte e sepoltenella mortale retorica delle ricorrenze e dellelapidi là dove ce ne sono ancora.Perché? Perché mi è stato sottratto il romanzodel mio popolo, l’epopea della mia nazione?Sono stati i Savoia per imporre la loro canzo-netta? Il fascismo per la sua fanfara? Forse èresponsabilità del ceto intellettuale, che ha ri-nunciato al suo ruolo di testimonianza? So chementre Charles Dickens pubblicava a puntate

su un settimanale popolare il più grande, espesso, romanzo di denuncia sociale del suotempo, Alessandro Manzoni dava alle stampeuna storia secentesca sul ruolo della Provvi-denza Divina come dispensatrice di giustizia.Erano gli anni del Risorgimento, vorrà direqualcosa. So che mentre nel porto di Bostonuna folla incontrollabile di popolosi accalcavaal molo per riuscire a procurar-si l’ultima puntata dell’ultimoromanzo dickensiano,facendo due morti an-negati, ilManzoni ac-cettava con grati-tudine un seggiosenatoriale grazio-samente offertogli

dal re Vittorio. Forse è colpa di Manzoni? Oforse perché l’unità del Paese, la sua costitu-zione come nazione, è una follia, o, peggio,una menzogna? Magari è così. Allora benve-nuti a Cesenatico, dove qualcosa ancora si ri-corda e si canta e ci si fa festa.

*giornalista e scrittore

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daco alla Memoria, l’ex generale dei Granatieri Antonino Torre citòuno per uno i nomi dei 16 zuavi dell’esercito pontificio caduti aPorta Pia. E anche in questo caso fu polemica. “Ricordiamoci sem-pre come è avvenuta la Breccia – ha messo a fuoco quel momentoAlemanno -: ci fu attrito, scontro con lo Stato laico che nasceva.Ovviamente queste cose sono state ampiamente superate maci piace che in quel momento ci sia visibilmente concordiatra la Roma civile e la Roma religiosa”. E ancora: “Romadeve essere consapevole della propria identità, la presen-za del Vaticano è il fatto più profondo che esiste in que-sta città”. Il 17 gennaio Benedetto XVI visita la Sinago-ga, il 21 aprile all’Ara Pacis il Campidoglio ha organiz-zato “con pazienza” un evento di pace: l’incontro traAbu Mazen, Shimon Peres e altri capi di Stato delMediterraneo. “Non sarà “politico” – ha assicura-to Alemanno –, noi non siamo diplomatici ma unmomento di dialogo per dare un segnale”. Altromomento importante del nuovo anno sarà il Sino-do del Medio Oriente. Il primo cittadino ha invi-tato papa Ratzinger al concerto che si terrà in Cam-pidoglio, “nel cuore della Roma civile”, il 29 giugnofesta di San Pietro e Paolo. Critici i Radicali, per iquali l’invito alla Santa Sede “non è opportuno”.“Con il 20 settembre sostiene Massimiliano lervoli-no, membro della direzione nazionale – festeggia-mo ogni anno la liberazione dal potere temporaledella Chiesa perché continuiamo a pensare cheanche oggi la politica della Santa Sede su tutti itemi eticamente sensibili continui a influenzarefortemente i due schieramenti. Vorremmo sape-re se Alemanno pensa di invitare anche esponen-ti di altre confessioni religiose”.

>>> segue “Risorgimento” da pag. 41 >>>

>>> segue “XX Settembre” da pag. 41 >>>

Il monumento al Bersegliere a Piazza di Porta Pia a Romara

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Quando l’inchiesta era ancora in corso, due organizzazioni massoni-che straniere, che a quell’epoca vantavano almeno un ventennio di rap-porti di stretta amicizia con il Grande Oriente d’Italia e che, perciò stes-so, avrebbero dovuto essere in grado di valutare chiaramente l’assur-dità delle accuse che venivano mosse ai loro fratelli italiani – cioè la GranLoggia Unita d’Inghilterra e la Gran Loggia Nazionale Francese (que-st’ultima di nuovo in rapporti fraterni dal 2007) -, decisero di abban-donare il Goi alla propria sorte, avvallando di fatto una sorta di ‘8 set-tembre massonico’ organizzato sotto forma di una fuga repentina e ir-responsabile del Gran Maestro e di un’immediata mise en place di un’en-tità sostitutiva. Questa nuova organizzazione massonica, cui venne datoil nome di Gran Loggia Regolare d’Italia, nacque il 17 aprile 1993, pre-via registrazione effettuata di fronte a un notaio il giorno precedente.La Giunta del Grande Oriente, dopo aver appreso con stupore le de-cisioni di Di Bernardo, comprese subito che la partita si sarebbe giocataanche sul piano delle relazioni internazionali massoniche. La Gran Log-gia Unita d’Inghilterra, dopo una serie di inutili abboccamenti affida-ti ad Armando Corona, il 10 giugno comunicò la sospensione delle re-lazioni con il Goi: a questa decisione seguirono la revoca del ricono-scimento (8 settembre) e il trasferimento dello stesso (8 dicembre suc-cessivo) all’organizzazione dibernardiana. Tuttavia, il risultato che sisperava di ottenere con una tale operazione, e cioè lo smottamento delGrande Oriente d’Italia verso quest’ultima, non si verificò. La stragrandemaggioranza degli affiliati e tutti i membri della Giunta, anche coloroche erano stati i più stretti collaboratori di Di Bernardo, fecero quadratoa difesa dell’Istituzione. Nessun alto dignitario seguì il transfuga e lareggenza venne affidata ai Gran Maestri Aggiunti Eraldo Ghinoi ed Et-

tore Loizzo. Con i membri superstiti della Giunta riorganizzarono le fila,incaricando il Gran Oratore, l’attuale Gran Maestro Gustavo Raffi, didifendere pubblicamente e legalmente l’immagine del Grande Orien-te d’Italia. Sul fronte delle relazioni internazionali il Gran Maestro reg-gente Ghinoi si recò con successo negli Stati Uniti, fruendo dei canalidel Rito di York che si dimostrarono fondamentali, per far conoscereai fratelli d’oltreoceano la reale situazione che si era creata. Questo in-tenso lavoro – nei confronti dell’opinione pubblica da parte della Giun-ta e del Gran Oratore e in campo massonico con intense trattative di-plomatiche svolte dai Gran Maestri Reggenti che permisero al GrandeOriente di mantenere la stragrande maggioranza dei riconoscimenti del-le altre obbedienze sorelle – impegnò l’Istituzione a tutti i livelli e fu-rono otto mesi cruciali per la vita della Massoneria giustinianea. Ma re-stava ancora da affrontare la più difficile e decisiva prova a livello in-ternazionale. Dal 19 al 22 febbraio 1994 si tenne a Washington il con-gresso annuale dei Gran Maestri della Massoneria americana, che ave-va inserito nell’ordine del giorno dei lavori di deliberare sulla richie-sta di revoca del riconoscimento del Goi presentata da Di Bernardo eappoggiata dalla Gran Loggia Unita d’Inghilterra: la decisione della Com-missione americana per i riconoscimenti fu però favorevole ai masso-ni di palazzo Giustiniani, e avallò l’azione difensiva messa in campodurante il periodo della reggenza. Nel frattempo, nell’assembleastraordinaria tenutasi nel dicembre del 1993 fu eletto l’avvocato civi-lista Virgilio Gaito, che in più occasioni si era espresso per il definiti-vo superamento della lunga sequela di problemi legali creati al Gran-de Oriente d’Italia dall’ostilità proveniente dall’ambiente esterno.Gaito fu fin dall’inizio molto attivo nella difesa dell’Istituzione, rivol-

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GRANDE ORIENTE D’ITALIADue secoli di presenza liberomuratoria

di MARCO NOVARINO

Fra tradizione e rinnovamento: la lunga traversata del deserto

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gendo numerosi messaggi alle autorità del paese in un momento in cuicominciava a prendere corpo un’offensiva generale contro la libera-muratoria italiana, condotta mediante provvedimenti che avevano loscopo di inibire ai massoni la possibilità di ricoprire cariche pubbliche(come avvenne nella regione Marche), di svolgere attività all’interno deipartiti e accedere alla magistratura, su proposta del Consiglio superioredella medesima. La gran maestranza di Gaito prendeva le mosse, comesi è detto, in un momento assai delicato in cui l’opinione pubblica erarimasta fortemente impressionata dalle dichiarazioni fatte dal pubbli-co ministero Cordova, non di rado pesantemente e calunniosamente stra-volte e commentate dai media; un contesto in cui la diffusa ostilità mo-strata verso l’Istituzione ebbe pesanti riflessi – che durarono alcuni anni– sulla consistenza numerica e sulle adesioni al Grande Oriente. Era per-tanto logico che un obiettivo prioritario del Gran Maestro fosse quel-lo di lottare contro un tale stato di cose, utilizzando una corretta infor-mazione e dando concrete dimostrazioni della limpidezza morale delsodalizio. Con estremo rigore vennero pertanto perseguiti e sospesi gliiscritti, anche solo per il fatto di aver ricevuto avvisi giudiziari ipotiz-zanti reati infamanti, e che non davano assoluta garanzia di ineccepi-bile moralità e di totale estraneità ad accuse di collusione mafiosa; ac-cuse che, peraltro, erano nella quasi totalità dei casi motivate dall’esi-stenza delle pseudo logge che nulla avevano da spartire con il Goi. Que-sto rigore, necessario e giustificabile per garantire l’immagine e l’inte-grità morale dell’Istituzione, venne anche applicato, con eccessi repressivi,nei confronti di coloro, in particolare apprendisti e compagni d’arte, chein buona fede avevano seguito Di Bernardo e che, accortisi dell’erro-re, volevano rientrare nel Grande Oriente. A questa strategia difensi-va, di argine agli attacchi esterni e interni, non seguì però un progettoculturale d’intervento e di dialogo nei confronti della società: ciò com-portò il ripiegamento dell’Istituzione su una concezione statica del con-cetto di tradizione e una rinuncia alla storicizzazione dei principi allabase della Libera Muratoria. In questo modo il Goi rinunciava alla suapeculiarità storica di coscienza critica formatasi in due secoli di lotte perla difesa dei principi di laicità, di progresso, di democrazia e di dialo-go tra tutte le componenti della società. La Massoneria doveva torna-re a essere un interlocutore nella società, a fornire le proprie idee perconcorrere alla soluzione dei problemi che si ponevano all’Umanità, rial-lacciando un rapporto con la società civile e contribuendo alla difesadella propria immagine che alle soglie del nuovo millennio apparivaalquanto sbiadita. Tuttavia, nel corso di questi anni emerse progressi-

vamente uno zoccolo duro di fratelli che, dopo aver fatto fronte a tut-te le avversità, mostravano di essere animati da nuovo fervore e sen-tivano pertanto l’esigenza di imprimere una svolta alla Massoneria ita-liana: era giunto il momento di uscire da quell’atmosfera di inattivitàe vittimismo che aveva contrassegnato troppe stagioni dal 1945 fino aquel momento. Questi fratelli mostrarono di nutrire fiducia nel pro-gramma messo a punto dall’avvocato ravennate Gustavo Raffi, che, dopoaver ricoperto la carica di Grande Oratore all’epoca di Di Bernardo, nelmarzo del 1999 assunse quella di Gran Maestro. Raffi era mosso dallaconvinzione che dopo un’epoca dominata dall’imperativo della dife-sa era giunto il momento di cambiare e di ripartire all’attacco: time fora change. L’obiettivo che fin dall’inizio del suo mandato si pose il nuo-vo Gran Maestro fu quello di coniugare l’enorme potenzialità conse-guita mediante l’iniziazione massonica con un concreto impegno civilenella società. Tale opera di rinnovamento segnò una cesura con i vec-chi schemi del passato che avevano contraddistinto la storia degli ul-timi decenni, portatori di una cultura spiritualmente e intellettualmenteinadeguata rispetto ai principî e ai valori perenni sui quali venne fon-data la stessa istituzione massonica. Inizialmente questo progetto fu con-trastato da alcuni settori dell’Istituzione che paventavano una profa-nizzazione dell’identità massonica, non cogliendo che il nuovo corsoaveva come linea guida un forte richiamo alla tradizione nel segno del-la contemporaneità. La parola d’ordine della nuova gran maestranzasi racchiudeva nel binomio Tradizione e Innovazione. Il Grande Orien-te d’Italia, pur guardando con orgoglio al suo glorioso passato, fatto diuomini che avevano dedicato la loro vita per il bene dell’Uomo e del-l’Umanità, doveva essere nuovamente un corpo vivo e propositivo, purnel rispetto della sua profonda e irrinunciabile tradizione esoterica, edera chiamato a contribuire in modo originale e costruttivo alla soluzionedi problemi centrali della società moderna. Per realizzare tutto questooccorreva che i massoni del Grande Oriente ritrovassero, attraverso unacontinua critica e verifica delle proprie idee, un punto di equilibrio trala ricerca esoterica e l’impegno sociale, coniugando in sé, in un nuovoumanesimo, spiritualità e scientificità. La Massoneria di Palazzo Giu-stiniani doveva essere pronta a raccogliere, grazie al suo patrimonio ini-ziatico, la sfida posta dagli interrogativi del nuovo millennio in difesadi quegli ideali di libertà, tolleranza, fratellanza e solidarietà che devonoessere non solo un patrimonio dei liberi muratori, ma dell’Umanità in-tera. Questo ambizioso programma necessitava di una nuova strategiadella comunicazione verso la società e la pubblica opinione con una ven-

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NOVITÀ

tata di trasparenza che chiarisse il ruolo e le finalità etiche, culturali, so-ciali ed educative della Libera Muratoria utilizzando i mezzi di co-municazione di massa e telematici. Accanto alla rivista “Hiram”, cheè diventata una apprezzata fonte – per il mondo profano – di conoscenzadel dibattito che percorre il mondo latomista in merito alle riflessionisull’uomo, sulla società e sulle tematiche esoteriche, etiche, filosofiche,storiche e spirituali, il Grande Oriente d’Italia, al passo con i tempi, siè dotato di un sito internet (www.grandeoriente.it), con un radio e untelegiornale on-line, efficace mezzo per diffondere le iniziative promosse,attraverso anche interviste e riprese in diretta di convegni e manife-stazioni. Le assemblee di Gran Loggia, pur conservando la loro funzionedi massime assise interne dell’Ordine, si sono trasformate in un annualeappuntamento che costituisce, anche per il mondo profano, un im-portante avvenimento culturale di incontro e confronto con i liberi mu-ratori del Goi in cui vengono affrontati temi nodali come la centralitàe la città dell’uomo, le vie del dialogo, il diritto alla felicità. La parte-cipazioni di insigni studiosi, intellettuali, scienziati e artisti ai dibatti-ti e agli spettacoli, organizzati contemporaneamente ai lavori delle GranLogge, sono la dimostrazione dell’attenzione che il mondo culturale escientifico dimostra al nuovo corso impresso al Grande Oriente. Ma nonsolo le Gran Logge sono diventate un momento di apertura al mondoprofano. Altre innumerevoli iniziative organizzate dalla Giunta adem-piono a questa funzione di divulgazione del pensiero della Libera Mu-ratoria in modo da evidenziarne la trasparenza, a partire dal tradizio-nale appuntamento del XX Settembre, che da riunione autocelebrati-va di un passato glorioso ma consegnato alla storia, si è trasformato inun momento di riflessione e dibattito sui temi cari al pensiero masso-nico, coinvolgendo personalità illustri, primi tra tutti i premi Nobel RitaLevi Montalcini e Rigoberta Menchú. Numerosi sono i convegni e le gior-nate di studio organizzate a livello nazionale e locale dove non solo siaffrontano i tradizionali temi storici ed esoterici, come era avvenuto inpassato, ma si sono discussi problemi come quello della laicità dello Sta-to, dell’istruzione pubblica, della bioetica, della globalizzazione, dei di-ritti umani, del fenomeno dei fondamentalismi, che mettono in pericolola pace e fomentano l’odio e la guerra. E questi momenti di riflessionesi svolgono ponendo a confronto, intorno a uno stesso tavolo, uominidi fedi religiosi e idee politiche diverse con lo stesso spirito di dialogoe rispetto con cui si riunivano, agli albori della Libera Muratoria spe-culativa, i massoni inglesi nelle taverne londinesi. In questi anni il Gran-de Oriente d’Italia si è impegnato nelle grandi battaglie a favore dellascuola pubblica, per la libertà di ricerca scientifica, per la riaffermazione

del pensiero laico, per i diritti delle minoranze e perché la globalizza-zione possa essere tale anche per i diritti umani. Grazie a questa inci-siva presenza nella società, la Massoneria è oggi tornata ad assumereun importante ruolo attivo e ha riconquistato una propria riconosciu-ta presenza costruttiva e propositiva. Anche l’energica e determinataazione legale in difesa della onorabilità e dei diritti costituzionali di cuii massoni, come cittadini di uno stato di diritto e democratico, devo-no godere, ha ottenuto notevoli risultati. Nel 2001 la Corte Europea deiDiritti dell’Uomo ha accolto il ricorso presentato dal Grande Oriented’Italia contro la legge regionale delle Marche, che obbligava chi con-corre per cariche pubbliche a dichiarare la propria “non appartenen-za alla Massoneria”, condannando lo Stato italiano per aver violato, inpregiudizio dei massoni, la libertà di associazione. Analoga condannaè stata comminata nel 2007, sempre dalla Corte di Strasburgo, per unalegge discriminatoria del Friuli Venezia Giulia.Pertanto con il nuovo millennio si è aperta una stagione di rispetto, di dia-logo, di confronto con il mondo profano che chiede sempre di più di co-noscere, di capire la Libera Muratoria. Ed è allo scopo di rispondere a que-sta voglia d’informazione e conoscenza che la biblioteca centrale, dopoanni di totale abbandono, è stata completamente rinnovata e si è arricchitadi migliaia di volumi diventando una prestigiosa struttura culturale, nel-l’ambito del quale si tengono con frequenza presentazioni di libri, incontrie discussioni con autori, editori e intellettuali, profani e non. Lo stesso di-casi per l’archivio storico che è stato aperto agli studiosi che hanno po-tuto accedere alle fonti originali per completare i loro studi e dare alle stam-pe fondamentali opere storiche di storia della Massoneria. Ricordiamo aproposito le opere di Fulvio Conti, Santi Fedele e Gian Mario Cazzaniga.Con questa apertura il Grande Oriente d’Italia non è stato più oggettoda parte dei mass-media di campagne di demonizzazione, che lo avevanoidentificato con il lato oscuro della società, perché l’opinione pubblica hacapito che i massoni sono uomini che non hanno certezze dogmatiche,non si ritengono depositari di nessuna verità. Sono al contrario uominidel dubbio, che sanno di non sapere, e che nelle logge non tramano o com-plottano ma studiano e si impegnano a essere laici, aperti e tolleranti, pro-prio perché diversi e molteplici sono i modi di essere degli uomini nel-la società. Quindi non assertori di un relativismo post-moderno, ma uo-mini alla continua ricerca della verità attraverso il sapere, il dialogo, lasolidarietà e la tolleranza. Con il fine di condividere, attraverso una in-cisiva opera di trasparenza e di comunicazione, con la società italiana ivalori universali che derivano dalla tradizione bicentenaria del Goi e plu-risecolare della Libera Muratoria. Il rispetto di cui la Massoneria di Pa-

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lazzo Giustiniani gode ora da parte del mondo profano è anche il frut-to di un franco esercizio di responsabile autocritica sul proprio passatoe un continuo interrogarsi sui modi di rapportarsi e di comunicare conla società civile, con la capacità di presentarsi con le proprie idee, prin-cipî e proposte, rivendicando con orgoglio la propria tradizione e il pro-prio modo di essere, al fine di contribuire al dibattito culturale e socialee al benessere dell’Umanità in modo critico e originale. Ma la trasparenza,il dialogo con la società, il dibattere temi d’attualità non ha voluto direrinunciare al senso della riservatezza, che deve riguardare i lavori ritualie la vita privata dei fratelli. La ricerca esoterica e la ritualità costituisco-no una parte fondamentale della tradizione massonica del Grande Orien-te d’Italia. Il lavoro nelle logge è rimasto il principale mezzo per il mi-glioramento dei massoni e il rito e la simbologia sono un momento in-dispensabile per la maturazione e la crescita dell’iniziato e quindi, di con-seguenza, dell’officina e dell’Istituzione. Non è altresì diminuito il secolareimpegno di sostegno umano e finanziario verso diverse istituzioni, mas-soniche e profane, che svolgono un’azione di solidarietà nei confronti deipiù deboli e di tutela dei diritti umani. Questa nuova immagine seria epositiva che il Grande Oriente d’Italia ha acquisito in questi anni ha avu-to ricadute positive anche nelle relazioni con le Obbedienze massonicheregolari e si sono ottenuti concreti risultati sul piano della credibilità. Inquesto quinquennio si è registrato un costante aumento di reciproci ri-conoscimenti e la ripresa di alcuni rapporti in passato sospesi o interrottia causa delle note vicende del decennio scorso. L’apertura verso l’ester-no è stata anche accompagnata da una vigorosa azione di rinnovamen-to della struttura e da significative riforme per eliminare disfunzioni or-ganizzative e procedure elettorali che potevano favorire fenomeni ri-provevoli come i voti di scambio o la creazione di logge solo a fini elet-torali. Ci riferiamo alla riforma elettorale fondata sul principio Un Mae-stro, Un Voto approvata nel 2000, che impedisce condizionamenti internied esterni, rende inutile la costituzione di logge per meri fini elettorali eassicura la libertà e la segretezza del voto. Un altro punto qualificante del-la riforma è stata l’introduzione del sistema della lista bloccata (il votoper il Gran Maestro vale anche per i membri della Giunta da lui propo-sti), che ha evitato dal 2004 il rischio di giunte difficilmente governabiliperché composte con membri di altre liste. Lo stesso principio è stato ap-plicato per l’elezione dei presidenti e dei dignitari dei Collegi circoscri-zionali dei Maestri Venerabili. Accanto a queste riforme un altro gran-de sforzo è stato fatto nella direzione della razionalizzazione e miglio-ramento delle strutture amministrative e nell’acquisizione di nuove case

massoniche per consentire i lavori delle logge in templi prestigiosi e fun-zionali, e grazie alla pubblicazione del bollettino “Erasmo Notizie” tut-ti i fratelli della Comunione sono sempre stati aggiornati sul lavoro del-la Giunta, sulle attività coordinate a livello nazionale e periferico e su-gli articoli che i mass-media dedicavano al Grande Oriente d’Italia.Il grande impegno dell’ultimo decennio ha consentito, infine, di incre-mentare il numero degli affiliati fino a superare la quota di 20mila iscrit-ti, massimo storico mai raggiunto dal Grande Oriente d’Italia, e di ab-bassare, nel contempo, l’età media dei suoi membri a 53 anni e quella deinuovi nuovi affiliati a 43 anni: una impulso di nuova energia per il la-voro di oggi e domani. (8-fine)

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La nuova edizione

si arricchisce di

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l’AGENDA MASSONICA 2010

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Periodico informativo culturale Anno X/XI • Numero 22-2009/1-2 2010 • 15 dicembre 2009 - 31 gennaio 2010

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