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APERTO PER RESTAURO
QUANDO UN CANTIERE DIVENTA AMBIENTE MUSEALE
Costanzi Cobau Andreina
C.C.A. Centro di Conservazione Archeologica, Roma
Convento di S.Nicola, Belmonte in Sabina 02020 RI
Fax: 0765 77145 E-mail: [email protected]
In questa sede viene analizzato come e perché un cantiere di restauro all’interno dei Musei
Capitolini sia diventato un cantiere aperto al pubblico. Viene vista da vicino la trasformazione
del cantiere, da momento di chiusura al pubblico a momento di informazione e scambio con i
visitatori, da attività interna del museo ad attività ed evento culturale. Il cantiere di restauro
si trasforma in cantiere di conservazione.
Nel settembre del 2001 è stato inaugurato il cantiere di restauro, nel Salone del Palazzo
Nuovo dei Musei Capitolini, di due sculture romane provenienti da Villa Adriana: il Centauro
Vecchio ed il Centauro Giovane.
Durante il restauro, eseguito dal C.C.A. Centro di Conservazione Archeologica, il Salone
del Museo non è stato chiuso al pubblico. Si è colta l’occasione per mostrare tutte le fasi
dei lavori: è stata attrezzata una pedana sulla quale lavoravano i conservatori e
contemporaneamente sono state organizzate una serie di attività culturali con il fine di
favorire la comprensione dell’intervento. Al cantiere ed alle iniziative collegate è stato dato
il nome “Aperto per Restauro” (Fig. 1).[1]
Aprire un cantiere di restauro al pubblico è oggi sempre più comune. In occasione di un
restauro all’interno di un museo vengono previsti pannelli esplicativi, visite guidate,
restauratori disponibili a rispondere alle domande del pubblico[2].
Figura 1 Il cantiere “Aperto per Restauro”.
2
Il cantiere vissuto solo dagli addetti ai lavori è ormai superato dalle esigenze del visitatore
odierno, che vuole essere informato e vede il restauro e la conservazione delle opere d’arte
come parte del percorso di visita, come dimostrazione dell’attività del museo, come parte
dell’ambiente museale.
L’intervento di restauro diventa quindi un momento di scambio con il pubblico, in quanto il
visitatore è pronto a diventare parte attiva.
Coinvolgere il visitatore, in particolare i bambini ed i ragazzi, provocare emozioni,
significa contribuire a consolidare il ricordo della visita al cantiere di restauro e quindi
assicurare memoria dell’opera d’arte che si vuol conservare. Ma soprattutto permettere al
pubblico di vedere quanto siano fragili le opere d’arte assistendo direttamente al delicato e
complesso lavoro di conservazione.
Illustrare al pubblico lo stato di conservazione delle statue e le fasi dell’intervento, mostrare
i materiali usati, sviluppa una conoscenza della loro fragilità e aiuta a capire perché occorre
restaurare. Spiegando il come ma soprattutto il perché si restaura, si sensibilizza l’opinione
pubblica sul tema della prevenzione, e questo può essere d’aiuto per contrastare problemi
sempre attuali, quali il vandalismo, l’abbandono, l’incuria, la negligenza.[3]
Inoltre, se le attività preventive sono un’importante alternativa a molti interventi di
laboratorio o a costosi studi tecnici, diventa ancora più utile divulgare questo messaggio visto
l’importante contributo che proprio il pubblico può dare nella salvaguardia del patrimonio
culturale. Enfatizzare il guadagno che la qualità della vita ha quando il patrimonio culturale
viene conservato ed è accessibile a tutti, significa sottolineare i benefici di una buona
amministrazione ed i costi di una sua eventuale assenza.
Quindi non è solo il messaggio dell’opera d’arte che deve diventare bagaglio culturale, ma
anche la consapevolezza che rispetto e conservazione del Patrimonio Culturale mantengono
vivo quel messaggio[4].
L’impegno per conservare un’opera d’arte deve essere preso da tutti, altrimenti i nostri figli
diventeranno i vandali del domani.
Oggi questo messaggio di rispetto passa attraverso interventi di conservazione a volte
spettacolari: l’evento eccezionale fa più audience di un normale intervento di restauro
compiuto all’interno di un museo, figuriamoci quanto possa essere interessato il pubblico ad
un piano triennale di manutenzione e spolvero delle statue.
Senza cercare esempi che dimostrino quanto sia efficace il linguaggio di comunicazione più
semplice e quanto basti poco per ottenere ottimi risultati nella divulgazione del messaggio
culturale legato alla conservazione, si può dire che se oggi si sente sempre più spesso parlare
di manutenzione e di conservazione preventiva forse lo si deve anche alla tenacia di chi si è
battuto per divulgare un’idea diversa dal semplice restauro fine a se stesso. [5]
Purtroppo ancora oggi si trovano pannelli esplicativi ancorati ad un riduttivo concetto di
informazione dove l’intervento di restauro viene sintetizzato da una foto del Prima
confrontata ad una del Dopo, così proprio quei pannelli che dovrebbero attirare il pubblico,
sono pedanti descrizioni dell’intervento che allontanano il visitatore anziché renderlo
partecipe.[6] L’importanza del Durante [7] in un intervento di conservazione è doppiamente
rilevante se si considera anche la possibilità di mostrarlo al pubblico con tutte i vantaggi
informativi.
Il CCA ha iniziato ad organizzare cantieri aperti al pubblico dal 1983, da allora il rapporto
pubblico – conservatore si è evoluto a pari passo con i mezzi di comunicazione. Nel 1983 il
pubblico veniva fatto salire sui ponteggi ad orari prestabiliti, guidato da un conservatore che
illustrava le varie fasi dell’intervento [8]; negli anni novanta si sono organizzati vari cantieri
aperti alle visite ad orari prestabiliti ma in più, attraverso degli spioncini appositamente messi
lungo le pareti di chiusura del cantiere, si lasciava al pubblico la possibilità di osservare
3
Figura 2 Atrio dei Musei Capitolini, pannello di chiusura del cantiere con gli spioncini
per permettere al pubblico di osservare il lavoro. Roma 1999
il lavoro dei restauratori in qualsiasi momento (Fig.2)[9].In seguito si sono svolti vari
interventi organizzando il cantiere in modo da essere sempre visibile al pubblico[10]. Infine
il cantiere “Aperto per Restauro” sui Centauri dove il pubblico è diventato parte attiva grazie
ad un concorso narrativo ed uno grafico.
L’idea del concorso è nata osservando come spesso ci si dimentichi di quanto siano
prevalentemente gli adulti a proiettare la loro idea dell’archeologia e della conservazione ai
bambini, mentre il punto di vista dei bambini, proprio quello libero da pregiudizi, lontano da
stereotipi e distaccato da ogni opinione precostituita, rischia di diventare un vero reperto
archeologico che si conserva per miracolo. Questo è diventato uno spunto per coinvolgere i
bambini ad esprimere la propria opinione sulla conservazione. [11]
L’occasione del restauro dei Centauri si è mostrata ricca di spunti per spingere, non solo i
bambini ma anche gli adulti, ad esprimere la propria idea secondo vari punti di vista.
Per esempio, per citare solo i temi più significativi, si veda quanto possano apparire
differenti i Centauri a seconda della chiave di lettura scelta: archeologica, mitologica, estetica,
museale e naturalmente conservativa.
4
Figura 2 Il Centauro Vecchio
Figura 3 Il Centauro Giovane
Quindi chiedere ai bambini di lasciar libera la fantasia davanti ai due Centauri in restauro è
sembrata un’idea …di conservazione!
Figure per metà uomo e per metà bestia, i centauri sono esseri fantastici della mitologia
greca e rappresentano l’idea dell’uomo primitivo nel quale domina la forza e la violenza, a
volte a scapito dell’ordine e della ragione.
I Centauri dei Musei Capitolini, uno giovane ed uno vecchio, possono essere visti come
metafora della vita, come contrapposizione tra la spavalderia e la saggezza. [12]
Le sculture sono due splendidi esemplari in marmo bigio morato, eseguite da Aristeas e
Papias, due artisti della scuola di Afrodisia, dei quali è leggibile la firma in greco sulla base.
Probabilmente appartenevano ad un gruppo di statue volute dall’imperatore Adriano (117-
138 d.C.) per decorare la sua villa a Tivoli.
Acquistati nel 1765 per il Museo Capitolino da papa Clemente XII, sono anche chiamati
Centauri Furietti, perché rinvenuti nell’orto del cardinale omonimo a Tivoli, nel 1736.
I due Centauri sono arrivati fino a noi in frammenti e alcune parti furono ricostruite durante
il restauro settecentesco.[13]
L’attuale intervento ha permesso lo studio di tutte le parti originali, la verifica del loro stato
di conservazione, l’analisi delle tracce di lavorazione e delle rielaborazioni successive.[14]
Il pubblico ha potuto assistere da una posizione eccezionalmente ravvicinata a tutte le fasi
dell’intervento, dalle operazioni di pulitura, alla rimozione delle parti pericolanti e
deteriorate, al loro successivo consolidamento e riapplicazione, all’esecuzione delle
stuccature, al trattamento protettivo finale, ma anche alle occasioni di studio e confronto
avvenute accanto ai Centauri con archeologi, studiosi, chimici, tecnici. [15]
Il contatto diretto con il pubblico ha aiutato i conservatori ad acquisire coscienza
dell’interdisciplinarietà della propria professione ed ha aiutato a mantenere alto in tutto il
gruppo il desiderio di essere sempre informati sull’evoluzione generale dell’intervento. [16]
5
Perché a volte, proprio quando il lavoro di restauro sembra avviato nel migliore dei modi, il
restauratore rischia di essere isolato dal suo stesso lavoro, preso dagli aspetti più tecnici.
La richiesta di informazioni, la curiosità, la volontà di approfondire, le domande del
pubblico sono state motivo di riflessione, obbligando i restauratori a mettersi al passo con un
mondo dove la notizia è alla base di tutto, ma dove spesso i valori culturali sono a rischio di
oblio, in nome di una velocità multimediale.
Ci si è accorti di quanto il visitatore di un museo voglia vedere e conoscere, ma di quante
poche occasioni abbia per approfondire ciò che vede.
Fin dalla progettazione del cantiere è stata prevista la partecipazione del pubblico: attorno
alla pedana, sulla quale era stato ripetuto il disegno del pavimento, i pannelli esplicativi
fungevano da unica barriera tra il pubblico ed i conservatori. Nei pannelli esplicativi veniva
suggerito al pubblico di far domande al conservatore per saperne di più. (Fig. 4) Per
permettere una registrazione diretta del cantiere sono stati distribuiti a tutti i bambini dei fogli
da disegno, delle matite e delle macchinette fotografiche. Sono state organizzate delle visite
guidate settimanali.
Per pubblicizzare l’iniziativa sono stati fatti dei comunicati stampa ed è stata allestita una
pagina web dedicata ad Aperto per restauro, dove era possibile seguire le fasi del lavoro
anche da lontano. Ma la principale iniziativa adottata per suscitare interesse e coinvolgimento
è stata l’organizzazione di due concorsi: uno narrativo, La parola ai Centauri, aperto a tutti i
visitatori dei Musei Capitolini, ed un altro prettamente grafico, Il Centauro come lo vedo io,
più specifico per le scuole.
In questo modo il cantiere di restauro all’interno del museo, in genere riservato solo agli
addetti ai lavori, è diventato un’attività culturale che ha anche permesso ai visitatori di
proseguire a scuola o a casa l’esperienza vissuta assistendo direttamente ai lavori di restauro.
Per partecipare ai concorsi era necessario aver visitato il cantiere di restauro ed inventare una
composizione scritta o una composizione grafica-fotografica sui Centauri.[17]
La risposta del pubblico è stata ben superiore alle aspettative: sono state prodotte più di
duecento bellissime composizioni, grazie soprattutto a quegli insegnanti che, dopo aver
portato i ragazzi al museo, hanno continuato ad elaborare l’esperienza in classe.
Dai temi affrontati è risaltata la sensibilità dei bambini-ragazzi ai problemi del mondo, ai
problemi dell’invecchiamento e la loro consapevolezza dell’immensa fatica necessaria ad
affrontare la realtà ed il futuro che li aspetta. In molte occasioni i ragazzi hanno affrontato
problemi d’attualità, piccoli e grandi problemi quotidiani, temi difficili come quello della
morte, o anche si sono posti domande del tipo “chi e cosa sono i veri nemici”: in tutte le
composizioni è risaltata una gran capacità di saper elaborare ed approfondire la visita al
museo, grazie ad un rapporto molto intenso con la scuola e l’insegnante. Ma hanno
partecipato anche persone adulte in visita al cantiere aperto, con testi ricchi di fantasia e
personalità.
La giuria si è avvalsa della collaborazione di una scrittrice e di un fotografo in modo da
avere un giudizio non solo archeologico e conservativo ed i vincitori, premiati dal sindaco di
Roma, hanno ricevuto un buono di 500 da spendere in libri. [18]
I risultati di questa esperienza sono stati molteplici.
Il cantiere di restauro si trasforma e diventa parte del museo, in quanto zona da visitare non
più riservata agli addetti ai lavori e offre nuove occasioni di coinvolgimento del pubblico.
La collaborazione tra i conservatori e la Direzione dei Musei Capitolini si è arricchita grazie
al lavoro interdisciplinare portato avanti con scrittrici, fotografi, esperti di comunicazione,
giornalisti, docenti, psicologi dell’adolescenza.
Si è aperta una nuova collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale, il quale ha
garantito l’adesione scuole di ogni ordine e grado, facendo rientrare in un progetto didattico i
due concorsi; infine grazie al supporto dell’Assessorato alle Politiche Culturali, che ha dato il
6
Figura 4 Il pannello con le informazioni sulle tecniche di conservazione.
7
Figura 5 I manifesti pubblicitari sugli autobus in giro per Roma
suo patrocinio all’intera iniziativa, si è creato un evento culturale che ha attirato ed
incuriosito i visitatori del museo. (Fig 5)Ma il miglior risultato ottenuto è stata la
partecipazione di oltre cinquecento studenti i quali conserveranno nella memoria un
intervento di conservazione su due sculture in marmo bigio morato…
Così si sottolinea come l’intera manifestazione Aperto per restauro sia nata dall’esigenza di
conservare e non di restaurare, nel tentativo di offrire un motivo in più per rispettare quello
che è il Patrimonio Culturale di tutti.
Figura 6 Il rispetto del Patrimonio Culturale nasce anche così.
8
Note e Bibliografia
[1] Il cantiere di restauro è stato curato da Romana Albini per il C.C.A. Centro di Conservazione Archeologica.
Un grazie particolare a tutte le restauratrici che hanno lavorato a questo cantiere, che si sono dimostrate pronte e
disponibili ad ogni nuova iniziativa, ed in particolare: Vittoria Albini, Michela Malfanti, Marcella Orrù e Chiara
Narracci. Le foto sono state eseguite da Araldo De Luca, il video da Domenico Stinellis, la pagina web dalla
sottoscritta.
[2] In occasione della tavola rotonda per scrivere la Carta di Pavia si è discusso sull’importanza della
comunicazione con il pubblico durante un cantiere di restauro e conservazione. G.de Guichen, De la
restauration à la conservatio preventive ou de l’artisan au conservateur-restaurateur ou du secret à la
communication, in “Tutela del Patrimonio Culturale: verso un profilo europeo del restauratore di Beni Culturali”,
Pavia 1997, pp. 251-259; R.Nardi, Strumenti e casistica, Pavia ibidem, pp. 261-268; e tutta la discussione che ne
è seguita (ibidem pp. 283-294). Le informazioni ottenute grazie ad interventi di conservazione educano ed
interessano il pubblico. Si può solo trarre vantaggio aumentando le opportunità di comunicazione diretta col
pubblico, ma occorre pianificare in anticipo le attività per il pubblico.
[3]Helen Jones, The importance of Being Less Earnest: Communicating Conservation, in V&A Conservation
Journal n.41, London 2002, pp.20-22 Uno sprone a tutti i conservatori a non fossilizzarsi sul trattamento
diretto sugli oggetti e sul loro controllo microclimatico: occorre comprendere l’influenza e le conseguenti risorse
collegate alla divulgazione del processo di conservazione. Anche: Krysta Brook, Do not touch, City & Guilds of
London Art of School, 2000.
[4] Gael de Guichen, Media Save Art, Youth and Cultural Heritage, ICCROM 1993, concorso organizzato
nell’ambito dell’omonimo progetto iniziato nel 1991 per coinvolgere i media a tutti i livelli nel comunicare
l’importanza della conservazione. Risultato positivo riconosciuto dall’ IIC, International Institute for
Conservation con il Keck Award 1996; R.Nardi, Coinvolgere il pubblico nella conservazione: una soluzione per
aumentare il livello di consapevolezza ed educare "all'uso" del patrimonio culturale, Museum International,
ICOM, Parigi, 1998; R.Nardi, Going pubblic: a new approch to conservation education, Museum International,
ICOM, Parigi 1999, 5, pp. 44-50; R.Nardi, La sensibilizzazione del pubblico per la salvaguardia del patrimonio
culturale, Bullettin ADCR, Lisbona 1999.
[5]Elisabeth Pye, Caring for the Past, James & James 2001, pp 183-200. Dedica un intero capitolo a
Communicating conservation, diviso in: perché comunicare, significato della necessità del supporto pubblico,
generare pubblico interesse.
[6]J.C.Podany and S.L.Maish, Can the complex be made simple? Informing the public about consrvatio trough
museum exhibits, Journal of the American Institute for Conservation 1993, n.32, pp.101-108 Ricorda come
informare il pubblico in maniera semplice e diretta è sicuramente piu efficace.
[7]G.Urbani, Problemi di Conservazione, Bologna 1974
[8]R. Nardi, The Arch of Septimus Severus in the Roman Forum, ICOM, Sydney, 1987
[9]R.Nardi, Open-heart restoration: raising the awareness of the public, ICOM newsletter 1995, pp.9-11.
[10]R.Albini, A.Costanzi Cobau, C.Zizola, Rome, San Paolino alla Regola and Mamshit, Israel: what
cooperation or interference between achaeologist/conservators can produce, IIC Copenhagen 1996
[11]P.Stone, Interpretations and uses of the past in modern Britain and Europe, Who need the past?, London
1989, Laytonr. ed, pp 195-206. Sottolinea l’efficacia di un progetto archeologico-conservativo eseguito in una
scuola per influenzare una larga fetta di popolazione con fondi limitati.
[12]In Mitologia compaiono nell’Odissea, nel corteo che celebra il dio Dionisio, in molti rapimenti di giovani
spose causando centauromachie quasi sempre sono collegate al popolo dei Lapiti. Il più noto è il centauro
Chirone, per aver allevato Achille. M.Mattei, Una parola per… conoscere i centauri, in “Aperto per restauro”,
Roma 2003, ed.Electa, pag. 5
[13] Il restauro settecentesco è opera di Antonio Napoleoni, seguito poi da quello di Cavaceppi. Sono di restauro,
nel Centauro giovane: estremità del naso, delle orecchie, dei riccioli; mano sinistra e “pedum”(eccetto sulla
spalla); mano destra e polso; frammenti sulla spalla destra; la pelle di montone; zoccolo anteriore destro e
puntello; parte di mezzo della zampa anteriore sinistra; parte inferiore della zampa posteriore destra; frammenti
della zampa posteriore sinistra; puntello tra le zampe posteriori; gran parte della base e parte inferiore del
puntello. Nel Centauro Vecchio: sopracciglio sinistro; dita della mano destra; pollice e parte del mignolo
sinistro; parte di mezzo della zampa anteriore destra; mezzo zoccolo anteriore destro e parte del puntello;
frammenti sopra il garretto della zampa posteriore destra; gran parte del puntello tra le zampe posteriori; parte
libera della coda e puntello; puntelli della pelle di pantera.
[14] Lo studio ravvicinato eseguito da Peter Rockwell ha individuato i segni di rilavorazione settecentesca delle
superfici. Inoltre sono state studiate tutte le tracce collegate al posizionamento originale delle figure di eroti posti
sul dorso dei centauri e la loro successiva rimozione. Sul Centauro Vecchio l’ erote doveva essere in piedi e
tirare con la mano le ciocche dei capelli che sono state rimosse e sostituite.
9
[15] In occasione del restauro settecentesco la superficie di entrambe le statue era stata uniformata da una patina
colorata in modo da nascondere le discontinuità cromatiche.
[16]Helen Jones, The importance of Being Less Earnest: Communicating Conservation, in V&A Conservation
Journal n.41, London 2002, pag.22 La Jones da due motivi per cercare punti di comunicazione con il pubblico:
primo, la quantità di cose che si imparano dal pubblico e secondo, il dovere di divertirci! Confermo entrambe.
[17] Sintesi del regolamento per partecipare al concorso grafico e fotografico: Il Centauro come lo vedo io.
Riservato agli alunni delle scuole elementari, medie e superiori. I bambini e i ragazzi troveranno una macchina
fotografica a disposizione sul cantiere e dovranno immortalare l’intervento di restauro così come lo vedono loro.
La stampa delle foto è a carico dei partecipanti. Il tagliando di partecipazione al concorso è reperibile sul
cantiere di restauro o sul sito internet e andrà spedito con la foto in concorso. I dati dell’autore non saranno
ceduti a terzi né altrimenti diffusi e saranno custoditi nel rispetto della legge 31.12.1996n.675. All’opera prima
classificata di ogni sezione verrà assegnato un buono d’acquisto del valore di 500 da spendere presso il Book
shop dei Musei Capitolini. Saranno accettate composizioni grafiche, elaborazioni al computer e collage
pertinenti ai centauri e al loro restauro. La grandezza massima è 30cm. x 42cm. (A3) Entro il 15 marzo 2002
dovrà essere spedita la “foto più disegno” in busta chiusa, regolarmente affrancata, allegando il modulo di
partecipazione ritirato sul cantiere “Aperto per Restauro”, al seguente indirizzo: Aperto per Restauro, CCA,
Centro di Conservazione Archeologica, Convento di S.Nicola; 02020 Belmonte in Sabina (RI). Le composizioni
pervenute saranno sottoposte al giudizio finale di una Giuria composta dalla direttrice del Museo, da una
psicologa dell’infanzia e dell’adolescenza, da un conservatore e da un fotografo di fama internazionale.
[18] Tutte le composizioni selezionate dalla giuria sono state pubblicate in AAVV, Aperto per Restauro, Roma
2003, Electa.