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17 luglio 2008 anno I - n. 10 a r c i 5 0 @ l i b e r o . i t w w w . a r c i . i t / r e p o rt pausa I senza nome a r c i r e p o rt sicilia a cura dell’Arci Sicilia hanno collaborato: Anna Bucca, Teresa Campagna, Miriam Di Peri, Giovanna Pirrotta, Maria Luisa Rivilli foto: Grazia Bucca redazione via Carlo Rao, 16 Palermo numero 10 Allegato al n. 27 del 15 luglio 2008 di Arcireport [email protected] L ampedusa. Gennaio - giugno 2008: 9.342 immigrati clandestini. Cpt: ricettività ordinaria n. 381 posti, 762 in caso di necessità. 17 luglio 2008: 1.005 immigrati presenti. E questi sono solo i dati ufficiali forniti dal ministro dell'Interno Maroni e per i soli sbarchi a Lampedusa. Non passa un solo un giorno senza notizie di sbarchi in Sicilia. Di uomini, donne, bambini a bordo di barconi, quando va bene, o aggrappati alle reti dei tonni, se non va proprio bene, o di cadaveri, quando va proprio male(!). Sono talmente tanti, gli avvistamenti e gli sbarchi che quasi non fanno più notizia. Uomini, donne, bambini. I più fortunati sbarcano a terra vivi. Alcuni riescono ad ottenere lo status di rifugiato o di protezione umanitaria, altri ricevono l'or- dine di espulsione, ma in molti casi non saranno espulsi. Molti migranti ven- gono trasferiti in altri centri. E proprio in uno di questi, a Pian del Lago a Caltanissetta, nella notte fra il 29 ed il 30 giugno un immigrato africano è morto, dopo essersi sentito male nel pomeriggio. Anche questa notizia è passata praticamente inosservata. Solo la mattina del 30 giugno quando alle 7,30 sono arrivati i medici della Croce Rossa ne è stato constatato il decesso, malgrado gli altri migranti avessero sollecitato per ore l'intervento di un medico. Nelle ore successive alla morte del migrante "senza nome", in molti hanno atteso, inutilmente, un comunicato da parte della direzione del centro o della Questura di Caltanissetta, o una agenzia di stampa che almeno desse notizia del fatto, confermato da fonti diverse durante la giornata. Il silenzio è calato sul giova- ne africano. Non è la prima volta che accade. E vorremmo che non acca- desse più. Vorremmo che sia fatta chiarezza sulle circostanze della morte del migrante, anche se non ha un nome. Vorremmo che qualche magistrato indagasse su ruoli, competenze, assistenza di tutti questi centri, non solo quello di Caltanissetta. L'estate è ancora lunga. ci saranno nuovi sbarchi, nuovi morti senza nome. E sarà sempre poca l’indignazionane, preoccupati solo di prendere delle stu- pidissime impronte a bambini, adulti e chi più ne ha più ne metta. Le migliaia di senza nome non hanno diritto. I diritti nel nostro Paese spetta- no soltanto a chi ce li ha già, anzi a chi ne ha fatto un privilegio, sottraendo- si persino alle leggi dello Stato stesso. Quando si porrà fine a tutto cio? [email protected] DEMOCRAZIA NON SIGNIFICA CHE LA MAGGIORANZA HA RAGIONE. SIGNIFICA CHE LA MAGGIORANZA HA IL DIRITTO DI GOVERNARE. DEMOCRAZIA NON SIGNIFICA PERTANTO CHE LA MINORANZA HA TORTO. SIGNIFICA CHE, MENTRE RISPETTA IL GOVERNO DELLA MAG- GIORANZA, ESSA SI ESPRIME A VOCE ALTA OGNI VOLTA CHE PENSA CHE LA MAGGIORANZA ABBIA TORTO (O ADDIRITTURA FACCIA COSE CONTRARIE ALLA LEGGE, ALLA MORALE E AI PRINCIPI STESSI DELLA DEMOCRAZIA), E DEVE FARLO SEMPRE E CON LA MASSIMA ENER- GIA PERCHÉ QUESTO È IL MANDATO CHE HA RICEVUTO DAI CITTADINI. QUANDO LA MAGGIORANZA SOSTIENE DI AVER SEMPRE RAGIONE E LA MINORANZA NON OSA REAGIRE, ALLORA È IN PERICOLO LA DEMOCRAZIA. (UMBERTO ECO) Legami di memoria foto Grazia Bucca

Arcireportsicilia 10

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17 luglio 2008anno I - n. 10

a r c i 5 0 @ l i b e r o . i tw w w . a r c i . i t / r e p o rt

pausa

I s e n z a n o m e

a r c ir e p o rtsicilia a c u r a d e l l ’ A r c i S i c i l i a

hanno collaborato:

Anna Bucca, Teresa Campagna, MiriamDi Peri, Giovanna Pirrotta, Maria LuisaRivillifoto: Grazia Buccaredazione via Carlo Rao, 16 Palermo

numero 10Allegato al n. 27 del 15 luglio 2008 [email protected]

Lampedusa. Gennaio - giugno 2008: 9.342 immigrati clandestini. Cpt:ricettività ordinaria n. 381 posti, 762 in caso di necessità. 17 luglio 2008:1.005 immigrati presenti.

E questi sono solo i dati ufficiali forniti dal ministro dell'Interno Maroni e per isoli sbarchi a Lampedusa. Non passa un solo un giorno senza notizie di sbarchi in Sicilia. Di uomini,donne, bambini a bordo di barconi, quando va bene, o aggrappati alle reti deitonni, se non va proprio bene, o di cadaveri, quando va proprio male(!). Sonotalmente tanti, gli avvistamenti e gli sbarchi che quasi non fanno più notizia.Uomini, donne, bambini. I più fortunati sbarcano a terra vivi. Alcuni riesconoad ottenere lo status di rifugiato o di protezione umanitaria, altri ricevono l'or-dine di espulsione, ma in molti casi non saranno espulsi. Molti migranti ven-gono trasferiti in altri centri. E proprio in uno di questi, a Pian del Lago aCaltanissetta, nella notte fra il 29 ed il 30 giugno un immigrato africano èmorto, dopo essersi sentito male nel pomeriggio. Anche questa notizia è passata praticamente inosservata. Solo la mattina del 30 giugno quando alle 7,30 sono arrivati i medici dellaCroce Rossa ne è stato constatato il decesso, malgrado gli altri migrantiavessero sollecitato per ore l'intervento di un medico. Nelle ore successivealla morte del migrante "senza nome", in molti hanno atteso, inutilmente, uncomunicato da parte della direzione del centro o della Questura diCaltanissetta, o una agenzia di stampa che almeno desse notizia del fatto,confermato da fonti diverse durante la giornata. Il silenzio è calato sul giova-ne africano. Non è la prima volta che accade. E vorremmo che non acca-desse più. Vorremmo che sia fatta chiarezza sulle circostanze della mortedel migrante, anche se non ha un nome. Vorremmo che qualche magistratoindagasse su ruoli, competenze, assistenza di tutti questi centri, non soloquello di Caltanissetta. L'estate è ancora lunga. ci saranno nuovi sbarchi, nuovi morti senza nome.E sarà sempre poca l’indignazionane, preoccupati solo di prendere delle stu-pidissime impronte a bambini, adulti e chi più ne ha più ne metta. Le migliaia di senza nome non hanno diritto. I diritti nel nostro Paese spetta-no soltanto a chi ce li ha già, anzi a chi ne ha fatto un privilegio, sottraendo-si persino alle leggi dello Stato stesso. Quando si porrà fine a tutto [email protected]

DEMOCRAZIA NON SIGNIFICA CHE LA MAGGIORANZA HA RAGIONE. SIGNIFICA CHE LA MAGGIORANZA HA IL DIRITTO DI GOVERNARE.DEMOCRAZIA NON SIGNIFICA PERTANTO CHE LA MINORANZA HA TORTO. SIGNIFICA CHE, MENTRE RISPETTA IL GOVERNO DELLA MAG-GIORANZA, ESSA SI ESPRIME A VOCE ALTA OGNI VOLTA CHE PENSA CHE LA MAGGIORANZA ABBIA TORTO (O ADDIRITTURA FACCIA COSECONTRARIE ALLA LEGGE, ALLA MORALE E AI PRINCIPI STESSI DELLA DEMOCRAZIA), E DEVE FARLO SEMPRE E CON LA MASSIMA ENER-GIA PERCHÉ QUESTO È IL MANDATO CHE HA RICEVUTO DAI CITTADINI. QUANDO LA MAGGIORANZA SOSTIENE DI AVER SEMPRE RAGIONE

E LA MINORANZA NON OSA REAGIRE, ALLORA È IN PERICOLO LA DEMOCRAZIA. (UMBERTO ECO)

Legami di memoria

foto Grazia Bucca

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Nel 1994 era "Legami di Memoria. Staffetta poeticada Capaci a via D'Amelio". Poi la manifestazione,che ha cambiato diversi sedi, è approdata alla

Biblioteca comunale di Casa Professa di Palermo. Unappuntamento ormai fisso che ha l'obiettivo di non per-dere la memoria e stabilire dei legami fra il passato ed ilpresente. Quest'anno, Legami di Memoria, che si terrà il 19 luglioalle 21, ha come tema la coerenza dell'impegno per unaSicilia libera che è anche il titolo dello spettacolo cheverrà proposto, dopo l'introduzione di Anna Bucca, presi-dente Arci - Sicilia. Le parole e le musiche sono diClaudia Cincotta, Lucina Zanzara e Marilena Monti, conBenedetto Basile, Bebè Cammarata, Vivi Lanzara,Michele Piccione e Rosario Punzo. Sempre a proposito di coerenza, il giornalista Santo dellaVolpe intervisterà il magistrato Ilda Boccassini. A chiudere la serata Anna Puglisi, del Centro Siciliano diDocumentazione Giuseppe Impastato e Rita Borsellinocon "appunti per continuare". Nel corso dell'incontro, ver-ranno proiettati gli spot radiofonici e i video del PremioLibero Grassi, a cura della cooperativa sociale Solidaria. Il programma delle manifestazioni per celebrare il sedi-

cesimo anniversario dell'eccidio in cui persero la vitaPaolo Borsellino, Agostino Catalano, Emanuela Loi,Vincenzo Li Muli, Walter Eddie Cusina e Claudio Traina,inizia domani, 18 luglio, con l'inaugurazione del Villaggiodelle Associazioni in via D'Amelio. Diverse associazionisaranno presenti con i loro gazebo per confrontare leloro esperienze e presentare attività. A mezzanotte gliscout dell'Agesci daranno il via alla veglia che si conclu-derà alle prime luci dell'alba. Parteciperanno, oltre RitaBorsellino, Renato Scarpa, i Ditirammu, StefaniaBlandemburgo, Alessandro Locatelli, Letizia Mirabile,Leggere Palermo, i Ragazzi di Paolo e Addiopizzo.Sabato 19 luglio, alle 10 del mattino, via D'Amelio diven-terà una sorta di ludoteca per i bambini. Alle 11, allacaserma Lungaro di corso Pisani sarà celebrata unamessa in memoria del giudice Borsellino. Nel pomerig-gio, invece, sempre in via D'Amelio, a partire dalle 16.30,il momento intitolato "Dalla memoria all'impegno", in cuiavranno spazio diverse iniziative, performance, spetta-coli e momenti di riflessione a tema unico, quello dellamemoria. Alle 16,58, ora della strage, sarà osservato unminuto di silenzio. [email protected]

arcireportsicilia

Era stata una domenica trascor-sa al mare. Una giornata tipica-mente estiva, sole, mare e

tante risate. Lontana mille miglia daproblemi e, soprattutto, rilassante,senza neanche quella cappa afosache rende l'aria irrespirabile. Il rientroa casa ed una telefonata. DaCaltanissetta, mia zia. Riesco solo acapire: "State tutti bene? Accendi latelevisione?". Di colpo, sono ripiom-bata in quel senso di angoscia, didisperazione, di umiliazione, di impo-tenza che avevo provato solo duemesi prima, il 23 maggio. Le immagi-ni scorrevano sullo schermo insiemealle mie lacrime. Penso alla mia fami-glia. Esco. Voglio sapere dove sono.Il luogo della strage non è distante dacasa mia. Trovo mio fratello allo sta-dio, all'allora Favorita, stava lavoran-do per il concerto contro la mafia chedoveva essere un momento di aggre-gazione e di riflessione. Ovviamenterinviato. Camminavo per le vie dellacittà senza una meta cercando di

capire. Poi la rabbia. Non so spiegareperché, ma all'improvviso ci siamoritrovati tutti, quelli della cosiddettasocietà civile, davanti alla sede dellaPrefettura, in via Cavour. Era stataconvocata d'urgenza una riunionecon tutti quelli che "contano", ministrodella giustizia, capo della polizia,autorità locali, civili e militari. Fuorimomenti di tensione. Grida, urla,spintoni contro quelli che non aveva-no saputo (o voluto) difendere PaoloBorsellino ed i ragazzi della scortaAgostino Catalano (caposcorta),Emanuela Loi (prima donna a farparte di una scorta), Vincenzo Li Muli,Walter Eddie Cusina e ClaudioTraina. Ancora una volta la mafia erastata più forte e per la seconda voltaaveva colpito in maniera feroce, cru-dele, barbara. Ma il nostro stato d'ani-mo non era quello del 23 maggio. Iltritolo sotto un tratto dell' autostradaPalermo - Mazara del Vallo non erafacile preventivarlo. Ma il tritolo in viaD'Amelio, sotto casa della madre del

giudice, si. Ed invece, non era nean-che stato neanche istiuto il divieto disosta, nonostante le richieste dellafamiglia. Lo stesso Borsellino era aconoscenza del fatto che era arrivatoin città l'esplosivo. Ed era per lui.Durante l'ultima apparizione pubblicaalla biblioteca comunale aveva parla-to di se stesso come di un "cadavereambulante". Troppi, quindi, gli interro-gativi, e troppa la rabbia. Davanti laPrefettura, sempre quella sera, ad uncerto punto abbiamo notato deiragazzi di una scorta, non ricordo dichi fosse, che spingevano l'auto diservizio! In un primo momento siamorestati senza parole. Poi le domande,ancora una volta per cercare di capi-re. Perché non si ribellano, perchéaccettano di spingere, perché metto-no in gioco la loro vita e, soprattutto,per che cosa, per chi. Ci guardaronoquasi senza forze, cercando le paro-le, alla fine, molto semplicementerisposero: siamo uomini dello Stato.t e r e s a c a m p a g n a @ t i s c a l i

Borsel l ino, sedici anni dopo

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La coerenza e la memoria

Cosa è diventato il movimentoun´altra storia? Il movimentorimane quello che è sempre

stato. Con l´Associazione ha anche lapossibilità di radicarsi sul territorio conuna sua personalità giuridica. In concre-to, l´associazione vuole essere un luogodella politica che riparte dai cittadini, chedà loro voce per contribuire attraverso ildialogo (e non lo scontro) anche con ipartiti, all´elaborazione di un nuovo pro-getto politico. In Italia ci sono milioni dicittadini che ambiscono al cambiamentoma che non credono più nella politica.L´antipolitica è molto spesso voglia dipolitica vera, diversa, buona. E per tor-nare ad essere tale occorre costruirenuovi luoghi. Girando per l´Italia ho par-lato molto spesso del progetto cheabbiamo portato avanti tre anni fa inSicilia dove persino il programma eletto-rale è stato scritto dal basso: lo hannomesso a punto 20 mila persone, riunitein 200 cantieri sparsi per tutta l´isola.Questo metodo resta alla base anchedell´associazione che non avrà unastruttura verticistica ma sarà invecefederata e federativa per raccogliere,appunto, quelle che sono le istanze ma

anche le esperienze del territorio e perfare politica a partire da essi. Quale sarà l´apporto del movimentonel sociale ed in politica? I risultatielettorali di quest´ultima stagione evi-denziano un dato: cittadini e politicasono come due mondi separati. Il cen-trosinistra perde consensi perché mancadi un progetto chiaro e credibile, conti-nuo nel tempo. Ma soprattutto perché èdiventato sempre più autoreferenziale,ha smesso di confrontarsi con gli uominie le donne che vi si riconoscevano e nonè riuscito ad essere coerente con quan-to annunciato. Ci sono cittadini e cittadi-ne e un mondo organizzato che esiste,produce, pensa, agisce e che credeancora nei valori costituzionali ma cheresta ai margini dell´elaborazione politi-ca. Tutto questo mondo deve riaverevoce. Un´Altra Storia vuole essereinnanzitutto un modo per ricomporre ildistacco tra associazionismo e politica.Non vuole essere una critica alla formapartito ma uno strumento per andareoltre. Il sostegno di tanti intellettuali è utileo c´è il rischio di creare soltanto unmovimento di nicchia? Assolutamente

no. In questa associazione non ci sonosolo intellettuali ma anche loro. Ed inquesto c´è la risposta alla sua domanda.Cosa è rimasto dei cantieri partecipa-ti? Intanto sono rimasti i cantieri: 160 intutta l´isola. E´ dai rappresentanti di queicantieri che nasce l´associazione sicilia-na. Qual è il suo giudizio sui primi mesi digoverno Lombardo? Che sono ancoratroppo pochi e che sono stati confusi.Lombardo vuole difendere l´autonomiadella Sicilia e sta facendo una serie diatti che formalmente vanno in questosenso ma che non riescono a concretiz-zarsi per le pressioni del governo nazio-nale. Sinceramente credo che lo statutoe l´autonomia regionale vadano riempitidi Valori. Questo dalla politica diLombardo finora non è emerso. Pentitadelle scelte che ha fatto nell´ultimacampagna elettorale alle nazionali eregionali? Erano scelte obbligate cheandavano fatte. La mafia è in agonia o è come l´arabafenice che rinasce dalle ceneri?Sinceramente non ho ancora mai visto [email protected]

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arcireportsicilia

Un’Altra Storia, intervista a Rita Borsellino

Rifondare la Sinistra. Cambiare la Sicilia". E' stato questoil tema conduttore del congresso provinciale del Partitodella Rifondazione Comunista, che si tenuto sabato 12

e domenica 13 luglio a Palermo. Due giorni di riflessione edibattiti che si sono conclusi con l'elezione del nuovo gruppodirigente oltre che con la nomina di 8 delegati al congressonazionale, in programma dal 24 al 27 luglio a Chianciano, e di24 delegati al congresso regionale, che si terrà a settembre."Dove è finito il blocco sociale della sinistra? Perché abbiamoperso perfino la speranza di conquistare non solo il voto, maperfino la possibilità di essere ascoltati dal popolo diseredato,dal proletariato urbano, del sotto-proletariato sfruttato e ricatta-to? Siamo diventati afoni? O le nostre parole hanno perso disenso?". E' racchiusa in questi interrogativi la sfida lanciata aicompagni, dal palco del cinema Lubisch, da Giusto Catania,segretario provinciale dimissionario, che ha aggiunto: "Bisognaridare senso alla parola sinistra, ridare senso alla parola parti-to, ridare senso alla parola comunismo, ridare senso alle pra-tiche di trasformazione. Riappropriarci del lessico, avendo lacapacità di riscrivere un nuovo alfabeto della rivoluzione.Dobbiamo discutere di come usciamo dall'angolo, di comericostruiamo un nuovo agire collettivo che ci consenta di avvia-re un lungo cammino verso il cambiamento della società". Ecco perché, oggi, il Comitato politico federale, composto da69 persone, risulta per metà rinnovato, con l'obiettivo di aprireil partito ad una più ampia rappresentanza di giovani, donne,

migranti, esponenti di realtà territoriali. Non a caso, tra loro, cisono anche Madou Tourè e Delfina Nunes, il primo esponentedella comunità dei cittadini della Costa d'Avorio e la seconda diquella capoverdiana. E non a caso a guidare il nuovo collegiodi garanzia c'è una donna Mariangela Federico, insegnante difrancese alle scuole superiori. In autunno, il nuovo gruppo diri-gente del Prc palermitano dovrà affrontare la prima prova: l'e-lezione del nuovo segretario provinciale. Al congresso è statostabilito che la fase di consultazione, che sarà coordinata dal-l'uscente Catania, si dovrà concludere entro il mese di settem-bre. Il congresso è anche servito per fare il punto della posi-zione del partito palermitano in merito al dibattito interno aRifondazione Comunista ed in vista dell'assise nazionale. "Icongressi dei 25 circoli della città si sono svolti regolarmente,con una partecipazione di oltre 650 iscritti, pari al 56% dellaplatea congressuale, - ha spiegato Simone Di Trapani, presi-dente della commissione per il congresso - ed hanno certifica-to, in un clima lontano dalle polemiche, la vittoria della mozio-ne che ha come primo firmatario Nichi Vendola, la quale haottenuto 418 voti pari al 66,5%. La mozione Ferrero ha avuto il26,4% con 166 voti, le altre tre mozioni insieme hanno totaliz-zato circa il 7%. C'è stata una grande partecipazione demo-cratica che segna la volontà dei nostri militanti di riprendere l'i-niziativa per la ricostruzione della sinistra e per il rilancio delnostro partito"[email protected]

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R i f o n d a r e l a S i c i l i a

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arcireportsicilia

Valentina vive a Bergamo e ha 15 anni: anzi, ha com-piuto 15 anni, qui in Sicilia. Quando qualche mese faè venuta a sapere che a Corleone si organizzavano

dei campi di lavoro e conoscenza nel terreni confiscati allamafia, ha deciso che avrebbe voluto esserci anche lei. Più di venti ore di viaggio in treno attraverso l'Italia, il suoprimo viaggio da sola. E poi l'arrivo alla stazione di Palermodove i soci dell'Arci e della cooperativa "Lavoro e non solo"aspettavano lei e gli altri, ragazzi e ragazze toscani, emi-liani, pugliesi, ventiquattro in tutto, per potere insieme rag-giungere Corleone ed iniziare la loro esperienza di campo.La mattina al lavoro sui terreni, a sistemare vigneti ed azappare ed il pomeriggio gli incontri di approfondimento percapire meglio cosa sia la mafia e quali siano le risposte chearrivano dal movimento antimafia.Questo campo di lavoro, iniziato il 20 giugno e concluso il 4luglio, è stato il primo dell'edizione 2008 di "Liberarci dallespine". Il progetto, promosso dalla Cooperativa "Lavoro enon solo", dall'Arci, in collaborazione con tanti soggetticome la Cgil, la Legacoop, Banca Etica e Libera, dal 2005ha portato in Sicilia cinquecento volontari, che hanno potu-to così vivere l'esperienza della gestione di un bene confi-scato. Hanno potuto rendersi conto di quanto sia importan-te l'intreccio tra il pensare e l'agire, tra la teoria e la pratica,di come la lotta alla mafia richieda un'azione di sistema incui le istituzioni, la politica, la magistratura devono certa-mente fare la loro parte, ma in cui un'azione di profondaimportanza è nelle mani della società, dei percorsi formati-

vi che si riescono ad attivare, delle agenzie educative for-mali e non formali presenti nel territorio. I campi sono unostrumento per trasmettere memoria e cercare di riattualiz-zarla nelle lotte di ogni giorno, un'occasione di "formazionesul campo", una possibilità di educazione. Per questo ognianno sono dedicati a una o più persone protagoniste delmovimento antimafia, con approfondimenti, nella parte distudio, per far sì che la loro memoria diventi la nostra storiaed a partire da questa poter costruire un presente e un futu-ro più dignitoso. Quest'anno i campi sono dedicati aPeppino Impastato e Pippo Fava, uccisi dalla mafia rispetti-vamente nel 1978 e nel 1984.Due giornalisti, due operatori culturali, due uomini liberi vis-suti in contesti profondamente diversi (Peppino nella Cinisidi Tano Badalamenti, Pippo nella Catania dei Cavalieri dellavoro). Due persone che intrecciavano il lavoro di inchiestacon un grande interesse per gli aspetti culturali, la musica,le poesie, il teatro, la pittura, nella convinzione che il lavoroantimafia fosse innanzitutto un lavoro di emancipazione cul-turale, di crescita comune. Certe che fare antimafia signifi-casse promuovere cultura, favorire sapere critico, curiosità,passione, capacità di ricercare, capacità di andare oltre, dicapire. Ed è ciò quello che ho visto negli occhi di Valentina,nelle sue domande a raffica, nelle sue tante letture. Saràperché è la più giovane partecipante che abbia incontratofinora ai campi di lavoro, ma la sua presenza è un ulterioreseme di speranza per tutti noi. [email protected]

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Attraverso gli occhi di Valentina

QUINDICI CONDANNATI E TRENTA ASSOLTI.DOPO DIECI ORE DI CAMERA DI CONSIGLIO QUESTAE’ LA SENTENZA RELATIVA AI FATTI DI GENOVA.TRA PRESCRIZIONI ED INDULTI NESSUNO DEI CON-DANNATI SCONTERà NEMMENO UN GIORNO DI RECLU-SIONE, NONOSTANTE LE VIOLENZE PERPETRATE AIDANNI DEI MANIFESTANTI NEL CARCERE DI BOLZA-NETO, DIVENUTO PER L’OCCASIONE CENTRO DITORTURA, VIOLENZA GRATUITA, UMILIAZIONE,ATTI DISUMANI.ANZI ALCUNI TORTURATORI HANNO ANCHE RICEVUTODELLE PROMOZIONI PER L’IMPECCABILE LAVOROSVOLTO DURANTE LA LORO CARRIERA. IL MINISTE-RO DELL’INTERNO E QUELLA DELLA GIUSTIZIASONO STATI CONDANNATI A RISARCIRE, ALLE VIT-TIME, DANNI MORALI E MATERIALI PER QUINDIMILIONI DI EURO.LA PROCURA: “ASPETTEREMO DI LEGGERE LE MOTI-VAZIONI DELLA SENTENZA PER VALUTARE ILRICORSO IN APPELLO. E’ STATA, COMUNQUE,RICONOSCIUTA L’ACCUSA DI ABUSO DI AUTORI-TA’”. MA SI RIUSCIRA’ IN TUTTA QUESTA STORIAA FARE ANCORA GIUSTIZIA? ED INTANTO, INCOM-BRE L’OMBRA DEL DECRETO VOLUTO DA BERLUSCONICHE BLOCCHEREBBE I PROCESSI RELATIVI A FATTIACCADUTI PRIMA DEL [email protected] Grazia Bucca