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design focus interview

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design focus

decorativeessayPaolo GiardielloViviana SaittointerviewKarim RashidPatricia UrquiolaobjectAlcantara® Interiors, design Giulio Cappellini + Paola Navone/Alcantara® Naturalia recreating nature, design Arpa lab/Arpa IndustrialeMarblelace, design Patricia Urquiola/BudriTerraviva, design Massimiliano Adami/DesignTaleStudio by Ceramiche RefinMosaico+, design Giugiaro Design/Mosaico+Phenomenon Mosaics, design Tokujin Yoshioka/MutinaMadras®, design Vitrealspecchi/VitrealspecchireviewfactoryZumtobel

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dallo stile allo status architettonico from architectural style to status

text by Paolo Giardiello

Più di dieci anni fa area si interessò e pubblicò alcune riflessioni teoriche sulla decorazione1 frutto di ricerche condotte, in ambito scientifico tra Napoli e Milano, a partire dalla metà degli anni novanta; in un periodo cioè in cui gli esiti poco felici e le critiche al post-modern avevano praticamente escluso dalla prassi progettuale qualsiasi riferimento stilistico creando un diffuso consenso verso un atteggiamento minimalista ritenuto scevro da linguaggi2. Erano tempi in cui parlare di stile, di apparati decorativi, di ornamento, di matrici ordinatrici, di linguaggio architettonico, significava essere indicati come fautori di un ritorno al passato. Anni in cui, inoltre, le uniche vere sperimentazioni linguistiche erano prodotte dalla ricerca tecnologica – high tech – ovvero dall’esperienza di nuove forme espressive autonome.Insomma, ora come allora, persiste l’incertezza su cosa si debba realmente intendere per decorazione in architettura o nel design, confondendo la ricerca di un carattere espressivo e di una grammatica comunicativa atta a relazionarsi col mondo circostante, con una presunta mancanza di “purezza” della forma essenziale.Forma pura che in realtà non esiste in quanto la decorazione, in architettura, “è per principio superflua, ma la sua superfluità, lungi dal renderla eliminabile, mostra l’esistenza di un necessario che travalica lo stesso principio di funzione, […] chiunque cerchi di eliminarla si troverà inesorabilmente, e a volte angosciosamente, davanti al suo fantasma”3. In tale contesto storico e critico si manifestano nuove ricerche che invece fanno esplicito riferimento alla decorazione e al rapporto tra involucro e spazio e, in particolare, tra pelle dell’involucro e struttura dei margini. Architetture, come quelle di Herzog e de Meuron – solo per fare un esempio – che, già dalla fine degli anni novanta, propongono un attento lavoro di analisi e di approfondimento sul rapporto tra superficie e spazio, tra “abito” e struttura costruttiva, tra

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and the structure of the margins, is emerging. Architectures as those by Herzog and de Meuron – just to make an example – which, already since the late Nineties, feature an attentive analysis and in-depth research on the relationship between surface and space, between the “clothes” and the structure of the building, between narration and communication.This kind of research, which not only concerns architecture but also the field of interior decoration and the design of furniture and objects, makes it possible to focus the attention directly on the values and potentials of the expressive significance of the writing on the surfaces, of decoration. Since one has become aware of its possible autonomy with respect to the body supporting it, or in other words of the dual level of communication provided by the requirements of construction techniques as compared to those related to descriptive and communicative aspects, we are witnessing an experimentation which explores, more and more extensively, the merits of the rules and the very reasons of stylistic and decorative phenomena.The study of historical patterns, based on the familiarity and recognisability of forms rooted in tradition, has given rise to the concept of oversized graphic decorative details, the extrapolation of single signs, the inversion of massive and empty areas, of positive and negative, the materialization of only two-dimensional traces on the surface and objects that invade space, conquering a completely new physical dimension.We are, in recent years, also witnessing an inversion of the trend in the building and decoration market which, adapting to these suggestions, present products and building elements (stretched grids, micro-perforated sheet metal, silk-screened glass panes), interior decoration elements (facing materials which may be customized with textures and patterns as preferred), design objects (oversized objects, transformation of existing items, redesigns of traditional pieces), multimedia and art installations (changing urban scenic effects, interactive communication) which play an increasingly active role in the places of everyday life, and which use decoration as a means of stressing the contents and meaning of living. This approach is not aimed at proposing a contemporary style, it does not attempt to suggest languages and words that everyone can understand; rather, it makes it possible to identify aggregates of “users” who choose critically, and who wear the “clothes” they consider best suited to reflect their period. It is therefore, more often than not, a matter of the definition of an architectural status, or in other words the relationship between the individual and his fellows, declined through the form of the space and the objects, an unstable and ephemeral relation subject to changes in taste and fashion, yet capable of recovering important, and sometimes neglected or marginalized, ways to do things.

1. Cfr.: P. Giardiello, La decorazione negli interni, in “area”, 47, 1999.2. Va infatti sottolineato che un linguaggio, per così dire, più essenziale, dalle linee rigorose, non è un linguaggio “non decorativo”, non realizza cioè spazi o oggetti non decorati, è semplicemente un tipo di decorazione geometrica riferita a materiali e colori, trame e texture che nel complesso realizzano un aspetto più severo.3. R. Masiero, Elogio della decorazione contro la superficialità, in “Rassegna”, 41/1, 1990, I sensi del decoro.1. See.: P. Giardiello, La decorazione negli interni, “area”, 47, 1999.2. It should be noted that a more essential language, characterized by rigorous lines, it isn’t a “non-decorative” language, it doesn’t realize not decorated spaces or objects, but it is simply a type of geometric decoration related to materials and colors, patterns and textures that produce a more severe aspect.3. R. Masiero, Praise of decoration against superficiality, in “Rassegna” 41/1, 1990, I sensi del decoro.

narrazione e comunicazione. Tale tipo di ricerca, non relativa solo all’architettura, ma applicata anche nel campo del disegno degli interni, dei complementi di arredo e del design, permette di focalizzare l’attenzione direttamente sui valori e sulle potenzialità del portato espressivo della scrittura delle superfici, della decorazione. A partire dalla presa di coscienza della sua possibile autonomia rispetto al corpo che la supporta, del doppio livello di comunicazione dato cioè dalle necessità tecniche costruttive rispetto a quelle descrittive e comunicative, si assiste a sperimentazioni che sempre più entrano nel merito delle regole e delle ragioni stesse dei fenomeni stilistici e decorativi. Lo studio di pattern storici, basandosi sulla consuetudine e riconoscibilità di forme derivanti dalla tradizione, introduce il concetto di fuori scala di dettagli grafici delle decorazioni, l’estrapolazione di singoli segni, l’inversione di pieni e vuoti, di positivo e negativo, la materializzazione di tracce solo bidimensionali in superfici e oggetti che guadagnano lo spazio e conquistano una fisicità del tutto inedita.In questi ultimi anni si assiste ad una inversione di tendenza anche del mercato edilizio ed dell’arredo che, facendo proprie tali indicazioni, propone prodotti e componenti costruttive (reti stirate, lamiere microforate, vetri serigrafati), finiture per gli interni (rivestimenti personalizzabili con texture e disegni a scelta), oggetti di design (oggetti fuori scala, trasformazione di pezzi esistenti, ridisegno della tradizione), installazioni multimediali ed artistiche (scenografie urbane mutevoli, comunicazione interattiva) che sempre più entrano in contatto con i luoghi di vita quotidiana, agendo sulla decorazione come strumento per sottolineare i contenuti ed i sensi dell’abitare.Tale atteggiamento non persegue l’obiettivo di proporre uno stile della contemporaneità, non cerca di suggerire linguaggi e parole capaci di essere compresi da tutti, quanto piuttosto consente di identificare insiemi di “utenti” che scelgono criticamente e indossano l’“abito” che ritengono più opportuno per mettere in scena il loro tempo. Si tratta quindi più della definizione di uno status architettonico, del rapporto cioè tra il singolo e i suoi simili, declinato attraverso la forma dello spazio e degli oggetti; relazione instabile ed effimera, soggetta alle variazioni del gusto e delle mode, capace tuttavia di recuperare importanti modalità del fare, talvolta trascurate o marginalizzate.More than ten years ago area took an interest in, and published, a number of theoretical reflections on decoration1, the result of research carried out within a scientific context in Naples and Milan. This was in the mid-Nineties, in other words a period in which the rather mediocre results and criticisms of postmodernism had practically excluded any stylistic reference from design, creating a diffused consent in favour of a minimalistic attitude considered immune from languages2.Those were years in which speaking of style, of decorative apparatuses, of ornaments, ordering matrixes and architectural languages meant being frowned upon as an advocate of a return to the past. And in those years the only true linguistic experiments took place in the field of high tech research, or through the experience of new autonomous expressive forms. In a nutshell, then as today, an uncertainty as to what one should really understand with decoration in architecture or design persists; research of an expressive character and a communicative grammar capable of relating to the surrounding world is confused with a presumed lack of “purity” of the essential form.Actually, such a pure form does not exist, as decoration, in architecture “is by principle superfluous, but its superfluity, far from making it eliminable, reveals the existence of a need which goes beyond the very principle of function, […] anyone who seeks to eliminate it will inexorably, and sometimes distressingly, find himself face to face with its ghost”3. In this historical and critical context new research which on the contrary explicitly refers to decoration and to the relationship between shell and space and, in particular, between the skin of the shell

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decor-azione, interpretazione e sperimentazione di nuovi pattern decorative action, interpretation and experimentation of new patterns

text by Viviana Saitto

“E sempre penso a queste infinite possibilità dell’arte: date ad uno un quadrato venti per venti e, benché nei secoli tutti si sian sbizzarriti con infiniti disegni, v’è sempre posto ancora per un disegno nuovo, per un vostro disegno. Un acutissimo amico mi chiedeva cosa avverrà dopo che l’ultimo disegnatore avrà fatto l’ultimo disegno, quando tutti i disegni saranno fatti. Non avverrà nulla, perché non ci sarà mai l’ultimo disegno, e non ci sarà mai l’ultimo disegnatore”. (Gio Ponti, Giochi con i rivestimenti di Salerno in “Domus”, n. 414, 1964).

Configurare pattern, nella forma più generale, può caratterizzarsi come un’operazione che ordina gli elementi in base all’identità e alla differenza, significa dare proporzione allo spazio, esplicitarne gli usi in riferimento alla funzione che il manufatto dovrà assolvere. La decorazione è secondo Gottfried Semper un’arte in grado di “misurare”, rappresentare e rendere riconoscibile lo spazio abitato riproponendo, o semplicemente evocando, la conoscenza del mondo circostante. Considerata parte integrante della progettazione di interni, forma di comunicazione in grado di individuare valori e posizioni nel sociale, è stata vista per un lungo periodo come una sorta di “demone da addomesticare”1, portando i progettisti alla realizzazione di texture date dalla semplice successione di elementi, svilendo spesso il significato e il valore del singolo decoro. Per Ernst H. Gombrich il ruolo del disegnatore è invece molto complesso. Deve accettare e superare, nel creare la sua infinita gerarchia di forme, una serie di restrizioni che non potremmo mai apprezzare se non davanti al prodotto finito. “Il disegno si radica nel movimento”2, ed è caratterizzato da un procedimento ordinato, una “complicazione per gradi”3, che inquadra e riempie, delimita campi e organizza lo spazio.Parliamo di psicologia della percezione, della ricerca di una «quiete» decorativa attraverso un processo sistematico e impulsivo: un “arricchimento graduale”, per citare Owen Jones4, in grado di dar vita ad un’ “armonia della forma”.Ogni ornamento, quindi, per quanto lontano, può essere ricondotto alla sua radice e il segreto della sua buona riuscita è legato alla produzione di un vasto effetto generale, ottenibile attraverso la ripetizione di una matrice di partenza e pochi semplici elementi.

“And I always think of these infinite possibilities of art: give someone a square, twenty by twenty and, even if everyone have given their fantasy free reins with infinite drawings, there is always room for a new design, a design by you. A very acute friend of mine asked me what I would do when the last designer has made the last design, when all designs have been made. Nothing will happen, because the last design will never come, and there will never be a last designer”. (Gio Ponti, Plays with tiles in Salerno in “Domus”, no. 414, 1964).

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Pattern ottenuti dall’associazione e la permutazione di una matrice tipo;deformazione, permutazione e alleggerimento graduale del decoro;applicazione del metodo ad uno dei decori realizzati da Gio Ponti per il Parco dei Principi di Sorrento.Pattern obtained by association and permutation of a standard matrix;deformation, permutation and gradual lightening of the decoration; application of the method to one of the decorations realized by Gio Ponti for the Princes’ Park of Sorrento.

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È dall’attualità di queste teorie che si è scelto di partire per l’individuazione di un procedimento base per la configurazione di nuovi pattern: una sorta di “progettazione guidata” per la decora-azione contemporanea, in grado di interpretare e riproporre decori tradizionali attraverso un’azione di deformazione degli stessi5.Il quadrato è il modulo base scelto. “Enigmatico nella sua semplicità […] genera una serie di interessanti ed infinite figure: tutto un gruppo di rettangoli armonici”6. Le parole di Bruno Munari chiariscono al meglio i “giochi di pannelli”7 corbusieriani, pubblicati a dimostrazione dell’efficacia armonica del Modulor, in questo caso utilizzato come base di riferimento per la trasformazione di disegni tradizionali. I decori selezionati possono quindi essere sovrapposti alle nuove matrici, modificati attraverso un’azione di deformazione delle geometrie che li compongono8 e successivamente trasformati per essere assemblati.Il “metodo di permutazione” di P. Dominique Douat9 rappresenta uno dei contributi più concreti e di facile applicazione. Attraverso una successione di tavole l’autore esplicita l’importanza della matematica e delle permutazioni nella composizione di pattern, dimostrando l’inesauribile quantità di soluzioni ottenibili associando e ruotando un modulo unitario. Raddoppiando e permutando in maniera sistematica il decoro, alleggerendolo gradualmente con un processo inverso a quello di Jones, è possibile dare vita ad un numero di decori codificabili all’infinito e adattabili a qualsiasi tipologia di spazio. Un esperimento concreto è stato condotto sulle piastrelle realizzate da Gio Ponti, nel 1960, per il Parco dei Principi di Sorrento. L’architetto è riuscito con trenta moduli prodotti dalle Ceramiche D’Agostino a comporre, attraverso un procedimento molto vicino a quello descritto, più di cento pavimentazioni differenti. I disegni di Ponti evocano nel colore e nel decoro le antiche “riggiole” partenopee dimostrando che la tradizione può essere interpretata e può rispondere alla contemporaneità in maniera sempre nuova grazie a piccoli accorgimenti. Giocando ironicamente con le piastrelle del Parco dei Principi è stato possibile ottenere nuovi decori, lontani dalla presunzione di sostituire quelli di Ponti, esempio dimostrativo dell’efficacia del procedimento. Per quanto apparentemente meccaniche, infatti, queste semplici regole non solo permettono di comprendere le caratteristiche intrinseche dei singoli elementi, di controllare l’effetto finale del disegno, ma rappresentano un metodo per la composizione di pattern contemporanei in grado di riproporre, in continuità con il passato, il problema della decorazione nella sua globalità.To configure patterns may, more generally speaking, take the form of an operation where the elements are put in order according to their identity and difference; it means to give a space proportion, to clarify the uses associated with the purpose the product has to serve. Decoration is, according to Gottfried Semper, an art capable of measuring, representing and making recognizable the inhabited space, presenting a new version of, or simply evoking, knowledge of the surrounding world. Considered an essential part of interior design, form of communication capable of identifying values and

Prototipi realizzati per il corso di Decorazione tenutosi nell’a.a. 2006/2007 presso la Facoltà di Architettura dell’Università degli Studi di Napoli Federico II (foto di Giovanni Fabbrocino).Prototypes realized for the Decoration course held in the academic year 2006/2007 at the Faculty of Architecture of the Federico II University of Naples (photo by Giovanni Fabbrocino).

positions in society, it has for a long time been seen as a kind of “demon to tame”1, making designers create textures produced by a simple sequence of elements, often debasing the meaning and value of the single decoration. To Ernst H. Gombrich, the role of the designer is on the contrary very complex. He must accept and surpass, when creating his infinite hierarchy of forms, a series of restrictions which we will never be able to appreciate except when placed before the finished product. “Drawing is rooted in movement”2, it is characterized by an orderly procedure, a “complication by degrees”3, which frames and fills, outlines fields and uses space.We are speaking of the psychology of perception, of the pursuit of a decorative “tranquillity” through a systematic and impulsive process: a “gradual enrichment”, to quote Owen Jones4, capable of creating a “harmony of the form”.Every ornament, therefore, no matter how distant, may be retraced to its roots, and the key to its accomplishment is linked to the production of a vast general effect, which may be obtained by repeating a basic matrix and a few simple elements.We have chosen these very topical theories as starting point for the identification of a basic procedure for the configuration of new patterns: a kind of “guided design” for the contemporary decorative action, capable of interpreting and presenting new versions of traditional decorations through their deformation5. The square is the basic module chosen. “Enigmatic in its simplicity […] it generates a series of interesting and infinite figures: a whole group of harmonious rectangles”6. Bruno Munari’s words are ideal as explanation for Le Corbusier’s “plays with panels”7, published to demonstrate the harmonious efficiency of the Modulor, and in this case used as basis for the transformation of traditional designs. The chosen decorations can therefore be superimposed on new matrixes, modified through an action of deformation of the geometries they are formed of8 and then transformed in order to be assembled.P. Dominique Douat’s “method of permutation”9 is one of the most concrete and easily applied contributions. The author uses a sequence of plates to clarify the importance of mathematics and permutation in the composition of patterns, demonstrating the endless number of solutions that can be obtained by associating and rotating a unitary module. By doubling and permuting the decoration in a systematic manner, gradually lightening it with a process that is the opposite of the one adopted by Jones, it is possible to create a number of decorations that may be codified infinitely and adapted to any type of space.A concrete experiment has been conducted on the tiles created by Gio Ponti in 1960 for the Princes’ Park in Sorrento in 1960. The architect managed to compose, by using thirty modules produced by D’Agostino Ceramiche, adopting a process very similar to the one described above, more than a hundred different pavement decorations. The colours and decorations of Ponti’s designs remind of the ancient “riggiole” used in the area of Naples, as demonstration of the fact that tradition may be interpreted and

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can meet contemporary requirements in always new ways, with small adjustments. By playing ironically with the tiles used in the Princes’ Park, it has been possible to create new decorations; far from presuming to replace those designed by Ponti, the experiment demonstrates the validity of the procedure. In fact, even if they may appear mechanical, these simple rules not only make it possible to appreciate the intrinsic characteristics of the single elements, and to control the final effect of the design; they also represent a method for composing contemporary patters capable of once again posing the problem of decoration in its global sense, without any breaks with the past.

1. Demoni da addomesticare è il titolo assegnato da Ernst H. Gombrich ad uno dei paragrafi del decimo capitolo del libro Il senso dell’ordine. In queste pagine l’autore approfondisce il tema della progettazione del caos nella decorazione. Cfr. E. H. Gombrich, The Sens of Order. A Study in the Psychology of Decorative Art, Phaidon Press Limited, London 1979, trad. it., Il Senso dell’Ordine. Studio sulla Psicologia dell’arte decorativa, Elemond Editori Associati, Milano 2000, pp. 271-301.2. E. H. Gombrich, op. cit., p. 172.3. E. H. Gombrich, op. cit., p. 93.4. La teoria dell’“arricchimento graduale” è stata pubblicata nel 1856 da Owen Jones nel suo testo più importante la Grammatica dell’Ornamentazione. Cfr. O. Jones, The Grammar of Ornament, London 1883.5. La presente indagine è stata svolta nel 2006 dal gruppo di ricerca coordinato da Agostino Bossi e Paolo Giardiello, a partire da precedenti studi sulla decorazione tradizionale delle maioliche partenopee. Il metodo strutturato ha portato alla produzione di un cospicuo numero di prototipi realizzati artigianalmente dalla Ceramica Stingo di Napoli.6. B. Munari, Il Quadrato, Corraini, Mantova 2008, p. 9.7. Le combinazioni “gioco di pannelli” proposte da Le Corbusier, basate sulle infinite possibilità che un quadrato ha di essere suddiviso secondo i valori espressi dal sistema numerico proposto, ci permette di individuare un cospicuo numero matrici armoniche da utilizzare come base per la trasformazione dei decori. Cfr. Le Corbusier, Il Modulor, 2 vol., Marzotta, Milano 1984.8. L’associazione della nuova matrice al decoro non è casuale ma strettamente legata ad un’analisi delle similitudini che caratterizzano le geometrie delle due unità.9. L’opera di Douat si presenta come il primo, e forse più raro, trattato della teoria del disegno e reca il titolo Méthode pour fraise una infinité de desseins differént avec des carreaux mi-partis de deux coleurs par une ligne diagonal. Le tavole realizzate da Douat sono consultabili su: E. H. Gombrich, op. cit., p. 92.1. Demons to tame is the title given by Ernst H. Gombrich to one of the paragraphs of the tenth chapter of the book The Sense of Order. On these pages the author studies in depth the theme of design of chaos in decoration. Cfr. E. H. Gombrich, The Sens of Order. A Study in the Psychology of Decorative Art, Phaidon Press Limited, London 1979.2. E. H. Gombrich, op. cit., p. 172.3. E. H. Gombrich, op. cit., p. 93.4. The theory of the “gradual enrichment” was published in 1856 by Owen Jones in his most important text The Grammar of Ornament, London 1883.5. This research has been conducted in 2006 by the research team coordinated by Agostino Bossi and Paolo Giardiello, on the basis of previous studies on the traditional decoration of majolica in the Naples area. The structured method has led to the production of a large number of prototypes, realized by the craftsmen of the Stingo Ceramic manufacturer of Naples.6. B. Munari, Il Quadrato, Corraini, Mantua 2008, p. 9.7. The “play with panels” combination proposed by Le Corbusier, based on the infinite ways in which a square can be subdivided according to the values expressed by the numeric system proposed, enables us to identify a large number of harmonious matrixes to use as basis for the transformation of the decorations. See Le Corbusier, Il Modulor, 2 vol., Marzotta, Milan 1984.8. The association of the new matrix to the decoration is not casual, but closely linked to an analysis of the similarities which characterize the geometries of the two units.9. The work of Douat is presented as the first, and perhaps rarest, treatise on the theory of design and carries the title Méthode pour fraise una infinité de desseins differént avec des carreaux mi-partis de deux coleurs par une ligne diagonal. The plates realized by Douat may be consulted in: E. H. Gombrich, op. cit., p. 92.

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Karim Rashid: il lato spirituale del colore Karim Rashid: the spiritual side of color

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area: Nell’ambito delle arti figurative esiste una lunga tradizione ed una consuetudine secolare a rappresentare realtà e finzione attraverso due sole dimensioni; che si tratti di fogli, tavole o tele il pittore e il grafico lavorano con facilità all’interno di questo schema. Per un architetto o un designer lavorare senza la profondità dell’oggetto è più difficile mentre tu sembri perfettamente a tuo agio e lavori con sorprendente disinvoltura (una disinvoltura da artista) sulle superfici decorandole e disegnandole con sapienza e facilità. Questa tua versatilità è realmente semplice come appare? Karim Rashid: Nell’era digitale esiste un nuovo linguaggio, un vernacolo che io chiamo “infostetica”, ovvero l’estetica dell’informazione. Tutto parte dall’idea di utilizzare strumenti moderni per creare progetti grafici complessi in 2D che siano tuttavia percepiti come 3D. La caratteristica del movimento della grafica, l’applicazione e l’uso di tecniche di composizione sono stati resi possibili dall’impiego delle nuove tecnologie e di moderni software. Il nuovo movimento tipico della tecno grafica crea un paesaggio ipertestuale, ipergrafico, ipertrofico e pieno di energia. area: Quanto conta la materia e i materiali nei tuoi progetti e quanto i colori, il disegno, l’immagine?K.R.: Il mondo sta diventando sempre più in grado di comprendere, sia le informazioni che riceve che gli input visivi, i consumatori vogliono essere stimolati dall’ambiente che li circonda. Se oggi qualcuno decide di fare shopping in un negozio piuttosto che online, l’esperienza deve essere allettante, seducente, ispirante. Il negozio vende abbigliamento e oggettistica pensati per un target che va dai 16 ai 25 anni, ho pertanto deciso di utilizzare colori decisi come il lime, l’arancione, il rosa, l’azzurro per creare un ambiente pieno di energia. Il colore è uno dei fenomeni più belli a cui assistiamo nel corso della nostra esistenza. Per me il colore è vita, è un modo per gestire e toccare con mano le proprie emozioni, la nostra psiche, il nostro lato spirituale. Alcuni colori sono forti, altri sono più tenui, ciò che è veramente importante è trovare la giusta sfumatura, la giusta tinta, la giusta saturazione di ogni colore e saperli poi abbinare. I colori possono essere utilizzati in modo corretto o scorretto, l’importante è non averne paura. Ci danno un senso di euforia spirituale e fenomenologica. area: Nell’ultimo Cersaie l’azienda Ceramica Cielo ti ha chiesto di lavorare sulla decorazione di un piatto doccia di produzione, si trattava perciò di un lavoro di grafica, di un progetto bidimensionale, come hai affrontato questo tema così particolare?K.R.: Voglio che ogni cosa che ci circonda sia progettata con intelligenza, sia bella, poetica, utile, sexy, illuminante, ispirante, contemporanea, colorata, piena di energia, splendente, potente, ad alte prestazioni ed accessibile per chiunque. Credo che qualsiasi cosa al mondo dovrebbe essere intelligente, bella e progettata in modo olistico, ovvero in modo sperimentale ed ecologico. In ogni cosa che io faccio poi, mi piace inserire un po’ dello spirito umano, un po’ di umorismo per alleggerire quella cosa altrimenti troppo palesemente “seria” che è la vita. area: Il tuo corpo presenta molteplici tatuaggi gli stessi disegni e motivi che ritroviamo sulle superfici dei tuoi oggetti. Utilizzi il tuo corpo come tela, come superficie mezzo di comunicazione di un linguaggio artistico?K.R.: Questi possono essere considerati i miei geroglifici, ho sviluppato 55 simboli negli ultimi 13 anni. Ognuno di questi ha un significato. Io li definisco “Karimagologos”, il significato è spiegato nel mio libro Evolution. Non uso mai questi simboli intenzionalmente, diciamo che vengono riproposti nelle mie opere in modo subcosciente, con una tempistica accidentale. Ho 12 tatuaggi, ognuno dei quali fatto in una città diversa, da Tokyo a San Francisco, da New York a Londra, Chicago ecc. (sono come timbri sul mio passaporto o come gli adesivi sul mio bagaglio).area: Within the context of the figurative arts there is a long tradition and century-old custom of representing reality and fiction in only two dimensions; whether it is a matter of sheets of paper, plates or canvases, the painter and the draughtsman are comfortable when working within this scheme. It is harder for an architect or designer to work without the depth of the object; however, you seem to be perfectly at ease and to work Rimmel, Tatoo collection, Ceramica Cielo.

with surprising nonchalance (the nonchalance of an artist) on the surfaces, decorating them and drawing them with skill and ease. Is this versatility of yours really as simple as it seems? Karim Rashid: The digital age has a new language, a vernacular I refer to as the ‘Infostethic’, the aesthetics of information). The premise is using new tools to create complex 2D graphic work that has a perception of 3D. A characteristic of the movement of graphic design and application and the use of composition techniques only made possible through the use of new technologies and software. The new movement of techno graphics is creating a landscape that is hypertextual, hypergraphic, hypertrophic, and energetic.area: How much does the material, and materials, matter in your projects, and how much do the colours, the design, the image?K.R.: The world is becoming very savvy – both visually and about information – and consumers are interested in being stimulated by their physical environments. Nowadays, if one decides to shop in stores (rather than online), the experience must be seductive, engaging, and inspiring. The store sells fashion and lifestyle products for a market between 16-25 years old, so I selected bold colors such as lime, orange, pink, baby blue to create this energetic environment. Color is one of the most beautiful phenomena of our existence. For me color is life and a way of dealing with and touching our emotions, our psyche, and our spiritual being. Some colors are strong, some are soft, but what is important is the specific hue or tint or saturation of each color and how they work together. Color can be used well or poorly but no one should be afraid of color. It is a spiritual phenomelogical euphoria.area: During the past Cersaie Ceramica Cielo has asked you to work on the decoration of a shower tray that is in production; it was therefore a matter of a graphic work, of a two-dimensional project. How have you tackled this very particular theme?K.R.: I want things that surround us to be smart, beautiful, poetic, useful, sexy, enlightening, inspiring, contemporary, colorful, energetic, fulgent, powerful, of performance, and accessible to everyone. I think everything we make in this world should be smart and beautiful and holistically designed, meaning it is experimental and ecological. But in everything I inject some human spirit and humor because it lightens up this overtly-serous thing we call life.area: You have numerous tattoos on your body, with the same designs and motifs as we find on the on the surfaces of your objects. Do you use your body as canvas, as a surface by means of which to communicate an artistic language?K.R.: They are my hieroglyphics. I developed 55 symbols over the last 13 years. Each has meaning. I call them Karimagologos. My book Evolution explains the meanings. I never try to intentionally use them but they come into the work subconsciously at the most incidental times. I have 12 tattoos on me – one from each different city in the world from Tokyo to San Francisco to New York to London, to Chicago, etc. (like a stamped passport or stickers on luggage!).

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Moroso e Urquiola, dieci anni di sodalizioMoroso and Urquiola, ten years of association

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Il 2010 è stato il decimo anno di sodalizio fra la Moroso e la nota designer spagnola Patricia Urquiola, celebrato attraverso una mostra organizzata con l’Ordine degli Architetti di Roma presso l’Acquario Romano. La proficua collaborazione tra la designer e Patrizia Moroso, costellata dalla creazione di una ricca serie di oggetti di design di qualità e valore, apprezzati dalla critica internazionale, prosegue con la nascita di progetti ispirati a culture diverse e tecniche tradizionali appartenenti ad epoche lontane come quello per la linea Fergana. area: La Moroso è stata la tua prima collaborazione con un’azienda?!Patricia Urquiola: Mi sono trasferita dalla Spagna in Italia durante il periodo della formazione universitaria e, dopo aver concluso gli studi al Politecnico di Milano, ho svolto immediatamente una prima esperienza lavorativa importante presso l’ufficio tecnico di una nota azienda di elementi di arredo. Questo lavoro è durato sei anni ed è stata un’opportunità molto preziosa perché in quel periodo sono entrata in contatto con personaggi straordinari, grandi protagonisti del design contemporaneo, che mi hanno insegnato molto. È stata una vera e propria scuola per me, ed un grande onore stare vicino a Vico Magistretti. Successivamente ho lavorato con Piero Lissoni, all’interno del suo studio, seguendo i suoi progetti di design e grazie a lui sono entrata in contatto con molte aziende. Questa opportunità mi ha consentito di ampliare le mie conoscenze e di sperimentare tecniche e realtà produttive diverse, cosa di cui avevo molto bisogno. Parallelamente al lavoro svolto con Lissoni, ho potuto iniziare a sviluppare la mia attività personale e negli ultimi due anni sono entrata in contatto con la Moroso e per loro ho disegnato il mio primo divano di successo, il Lowland, nel 2000. Insieme abbiamo ritenuto che potessi essere la persona giusta per seguire l’azienda e con serenità ho deciso di avviare la mia attività autonomamente. La Moroso mi è stata molto di aiuto in quella fase della mio percorso professionale, dandomi credibilità e consentendomi di mantenere il mio proprio studio. Questo avvenne 10 anni fa. area: Come si svolge la tua consulenza, o meglio il tuo rapporto di collaborazione con l’azienda Moroso?P.U.: Il lavoro con Moroso inizia sempre con un lungo viaggio in macchina o in treno, necessario per raggiungere la sede a Udine! All’inizio della collaborazione le mie giornate trascorse in azienda erano molto frequenti, molto assidue e con il passare degli anni e il moltiplicarsi degli impegni abbiamo necessariamente dovuto trovare dei ritmi e una modalità diversa di lavorare insieme. Sono state e sono tuttora giornate di lavoro molto intense, impegnative per me ma soprattutto per i collaboratori in azienda che a volte temono quasi il mio arrivo; con loro oramai si è instaurato un rapporto di stima reciproca, simpatia e di grande confidenza. In sede ci si confronta, si discute, si “cucina” tanto. Per me le idee sono molto chiare ma a queste deve seguire il lavoro di un intero ufficio tecnico che deve riuscire ad interpretarle, elaborarle e quindi a preparare il materiale per la mia prossima visita. Non è semplice per loro; noi designer arriviamo in azienda con disinvoltura, carichi di proposte e suggestioni con cui l’ufficio tecnico deve poi avere a che fare e talvolta questi progetti si scontrano con la mentalità stessa dell’azienda e con i limiti tecnici della produzione. Una caratteristica molto bella delle aziende italiane è infatti quella di tendere a non rispondere mai alle nostre sollecitazioni

con un “non si può fare” ma piuttosto quella di dire, in ogni caso, “pensiamoci”, “proviamoci”. Quel “ci pensiamo” è molto bello perché significa non dire un “no” anche se in quel momento agli occhi dell’azienda, il progetto rappresenta un sfida difficilissima da realizzare.area: Tra tutti i materiali con cui tu lavori, come la plastica, il legno, il metallo, tra i vari settori produttivi che hai affrontato, qual è quello che in questo momento, dopo tanti anni di esperienza, ti danno maggiore soddisfazione e che tu ricerchi?P.U.: Non ho una preferenza ben definita, sono molto aperta e posso avere “simpatia” e affetto per esprienze, oggetti, materie molto differenti. Ad esempio, nel caso del progetto che ho curato con le donne sarde per la creazione di una serie di tappeti e che abbiamo venduto con la Moroso, si è creato un rapporto umano e di collaborazione straordinario. Posso lavorare ed essere felice lavorando ad un progetto come questo ed essere allo stesso tempo una patita degli stampi. Sono una vera patita degli stampi, che siano per la creazione di oggetti in plastica, ceramica, porcellana, gomma, o metallo… lo stampo in fondo è alla base del prodotto industriale ma mi piacciono anche moltissimo il legno così come i tessuti in generale. Sono molto versatile e tutto dipende dal progetto a cui mi affeziono.area: Parliamo della tua modalità di lavoro; tu preferisci lavorare a commessa, ovvero che ti venga dato un tema da sviluppare, oppure preferisci essere tu a proporre l’idea su cui lavorare.P.U.: Entrambi, direi. Come diceva Castiglioni, il brief dell’azienda per me “è come il pane per la marmellata”, è una struttura utile, necessaria sulla quale sviluppare il progetto ma al tempo stesso posso anche dimenticarmene per reinterpretare a modo mio la commessa. Molte volte invece mi vengono richieste le mie idee, le mie proposte ed io ne ho molte. In studio abbiamo continuamente dei progetti che sono work in progress, delle ricerche che sviluppiamo insieme con i miei collaboratori e che noi forniamo quando mi vengono chieste. In questo caso aiutano molto quei rapporti di vera amicizia che esistono con alcune aziende e che consentono di sviluppare dei processi più lenti, di dedicare il tempo giusto a questi progetti di design e a realizzarli in modo estremamente accurato. Questo avviene con Patrizia Moroso insieme alla quale riusciamo a realizzare fino a cinque, sei pezzi l’anno e al tempo stesso, ad esempio, abbiamo fatto uscire recentemente una sedia di plastica che era pronta come prototipo da più di un anno. Abbiamo dedicato tempo non soltanto allo studio e alla scelta del materiale corretto, più adatto da utilizzare, per conferire un significato corretto alla creazione di un oggetto nuovo ma soprattutto per far in modo che le cose che si presentano con Moroso siano oggetti credibili e reali. Sono progetti che seguiamo da tempo e che inseguiamo da tempo, sono il frutto di un lungo e attento lavoro di ricerca, di studio e di maturazione. area: Come definirebbe il rapporto tra designer e produzione industriale oggi, in particolare in Italia?P.U.: Il designer è il vero operatore nei confronti dell’industria e siamo delle figure al tempo stesso esterne e considerate, rispettate dall’azienda che ha voglia di instaurare in un rapporto di interazione positivo e costruttivo. Più il rapporto con una azienda è longevo e più si riesce a capire quali siano i limiti che si possono spostare, forzare, discutere, e a capire come appassionare l’azienda, come incuriosirla.

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Fergana: un progetto

complesso e raffinato, simbolo dell’approccio

cross-over che contraddistingue la ricerca nel design di Moroso, un’attenta

ricerca sui tessuti, che combinano antiche tecniche di tessitura Uzbeke,

con realizzazioni industriali europee.Fergana: a complex, refined design symbolic of Moroso’s characteristic cross-over approach and a carefully

considered choice of fabrics combining ancient Uzbek weaving techniques

with European industrial processes.

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Le aziende in cui si crea il prodotto industriale di design, made in Italy, che siano grosse o a conduzione familiare, sono molto più abituate a cercare la linea di confronto con il designer, sono molto più flessibili e disposte a lavorare interagendo con il designer e questo per noi è estremamente prezioso. Sicuramente nelle grosse industrie è molto più difficile ritrovare questo tipo di rapporto ma credo anche anche che tutta la produzione di oggetti teconologici abbia bisogno di “usarci” di più, anche nella nostra veste di personaggio esterno, non soltanto in quanto progettisti interni. Il designer esterno all’azienda ha una maggiore capacità critica nei confronti del prodotto e soprattutto un maggiore potere di provocazione, di sollecitazione.In 2010 the collaboration between Moroso and the renowned Spanish designer Patricia Urquiola has lasted for ten years; celebrated with an exhibition organized by Ordine degli Architetti di Roma in the Acquario Romano. it has given rise to an ample range of design objects, whose quality and value are confirmed by international critics. The prolific union between the designer and Patrizia Moroso continues this year, with the launching of projects inspired by different cultures and traditional techniques dating from distant epochs, as those created for the Fergana line.area: Was Moroso your first collaboration with a company?!Patricia Urquiola: I moved from Spain to Italy while studying at university; when I graduated from the Milan Polytechnic I immediately begun my first and very important professional experience with the design department of a well-known manufacturer of furniture accessories. I worked for this company for six years; it has been a great opportunity because I came into contact with extraordinary personalities, leading figures in contemporary design, who have taught me a lot. It has been a true school for me, and a great honour to be close Vico Magistretti. After that I worked with Piero Lissoni, in his studio, developing his design projects, and thanks to him I have established contact with many

companies. This opportunity has enabled me to amplify my knowledge and familiarize with different techniques and production realities, something I was in great need of. While working for Lissoni I have been able to develop my personal activities, and in the last two years I began to cooperate with Moroso, designing my first successful sofa, Lowland, in 2000. Together we have decided that I would be the right person to collaborate with the company, and I have serenely decided to start my own independent activity. Moroso has been very helpful to me during this phase of my career, giving me credibility and allowing me to operate with my own firm. This happened 10 years ago. area: How does your consulting for, or rather your cooperation with, Moroso take place?P.U.: My work with Moroso always begins with a long journey by car or train, necessary to reach their headquarters in Udine! In the early stages of my collaboration my visits to the company were very frequent, very assiduous; with the passing of the years and the multiplication of my commitments we have had to find another rhythm and way to work together. These days have been, and are still, very intense and demanding for me, but above all for the company employees who sometimes fear my arrival; by now a relationship of mutual esteem, liking and great trust has been established. At the headquarters we meet, discuss and “cook” a lot. My ideas are very clear to me, but they must be adapted to the work of a whole design department which must manage to interpret them, elaborate them and prepare the material for my next visit. It is anything but easy for them; we designers arrive at a company nonchalantly, full of proposals and suggestions which the design department must then work on, and sometimes these projects enter into conflict with the mentality of the company and the technical limits of the production. In fact, a very positive characteristic of the Italian company consists of the fact that our suggestions almost never meet with the reply that “it cannot be done”, but rather, in any case, “we’ll think

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about it”, “let’s try”. That “we’ll think about it” is very nice, because it means avoiding to say “no”, even if that moment the project appears, in the eyes of the company, a very difficult challenge. area: Of all the materials you work with, as plastic, wood, metal, and of the various manufacturing sectors you have dealt with, which is the one that you today, after many years of experience, find to be the most satisfactory, and which you prefer?P.U.: I do not have any clearly defined preference, I am very open and appreciate and like very different experiences, objects and materials. For instance, in the case of the project I have directed with Sardinian women, aimed at the creation of a range of carpets we have sold through Moroso, an extraordinary relationship, both on a human and professional level, has been formed. While I can work happily on this kind of project, I am at the same time an addict of moulds. I am a true aficionado of moulds, whether they are for the creation of objects in plastic, ceramics, porcelain, rubber, or metal... In the final analysis, the mould is at the basis of the industrial project, but I am also very fond of wood, as well as fabrics in general. I am very versatile and everything depend on the project I get attached to.area: Let us speak about how you work; do you prefer to work on the basis of requests, or to be given a theme to develop, or would you rather be the one to suggest the idea on which to work?P.U.: Both, I would say. As Castiglioni said, the company brief is “like the bread for the jam” to me; it is a useful, indispensable structure on which to develop the project, but at the same time I can also forget about it to reinterpret the assignment in my own way. I am often, on the contrary, asked to suggest my own ideas and proposals, and I have many. In my studio we work on projects all the time, which are works in progress, researches which we develop together with my collaborators and which we present when I am asked to. In this case it is very helpful to be able to count on true friendships with some companies, which

make it possible to develop slower processes, to dedicate the necessary time to these design projects, and to realize them in an extremely accurate manner. This is the case of Patrizia Moroso, with whom we manage to realize as much as five or six pieces o year, and at the same time, for instance, we recently produced a plastic chair which had been ready as a prototype for more than a year. We have dedicated time not just to the study and choice of the correct material that was best suited to the purpose, to give the right meaning to the creation of a new object, but above all to assure that the items presented with Moroso are credible and real objects. They are projects which we work on, that we pursue for a long time, they are the products of a long and careful research, study and maturation. area: How would you define the relationship between designer and industrial production today, in particular in Italy?P.U.: The designer is the true operator in relation to industry, and we are at the same time external and esteemed figures, respected by the company which wants to create a relationship of positive and constructive interaction. The more lasting a relationship with a company is, the more one manages to understand the nature of the limits which may be moved, forced, discussed, and how to enthuse the company, how to elicit its curiosity. The companies with which Italian industrial design products are created, whether large or family-run, are much more accustomed to mediating with the designer, they are much more flexible and willing to interact with the designer, and this is extremely precious to us. It is certainly much harder to find this kind of relationship in the large industries, but I also believe that the entire production of technological products needs to “use us” more, also in our capacity of external figures, not just as internal designers. The designer who is independent with respect to the company is more able to see the product with critical detachment, and above all a greater ability to provoke, to inspire.

Nella pagina a fianco, la linea di imbottiti Fergana disegnata da Patricia Urquiola per Moroso, è il frutto di un‘attenta ricerca sui tessuti che combinano antiche tecniche di tessitura Uzbeke, con realizzazioni industriali europee. In questa pagina, la mostra organizzata da Moroso, con l‘Ordine degli Architetti di Roma, allestita da Emiliano Calderini presso l‘Acquario Romano in occasione dei dieci anno di collaborazione con Patricia Urquiola. In the following page the line of Fergana sofa designed by Patricia Urquiola for Moroso, it is the result of a carefully considered choice of fabrics combining ancient Uzbek weaving techniques with European industrial processes.In this page the exhibition organized by Moroso with Ordine degli Architetti di Roma at the Acquario Romano. The exhibition is set up by Emiliano Calderini on the occasion of ten year of collaboration between Moroso and Patricia Urquiola.

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alcantara®

interiorscappellini + navoneazienda Alcantara®

anno realizzazione prodotto 2010/2011materiale Alcantara®

decori Roma, Firenze, Elba, Maddalena, Milano, Siena, Verona, Venezia, Capri, Portofino, Torino, Taorminafirm Alcantara®

year of realization 2010/2011material Alcantara®

patterns Roma, Firenze, Elba, Maddalena, Milano, Siena, Verona, Venezia, Capri, Portofino, Torino, Taormina

Alcantara® INTERIORS porta la tridimensionalità nel rivestimento per rendere sempre più contemporaneo e attuale un materiale unico nel suo genere. Proprio l’amore per il materiale e per il suo inimitabile fascino tattile ha spinto due grandi designer, Giulio Cappellini e Paola Navone, a collaborare ad un progetto che ne interpreta le infinite declinazioni dando vita ad una collezione che schiude molteplici possibilità decorative. Non più solo cromie, estetica e sensorialità “flat” abbinata a funzionalità. Grazie alle innumerevoli tecnologie di lavorazione possibili, Alcantara® si proietta nel futuro con inediti esercizi stilistici e nuove proposte. Stampa, goffratura, ricamo, plissé e resine danno vita a dodici decori (dai nomi di altrettante località italiane) per una collezione che accosta differenti texture e linguaggi espressivi sempre lussuosi e sorprendenti: stampe Principe di Galles e Pied de Poule fuori scala, preziosi ricami, goffrature millerighe, plissettature, Camouflage e altro ancora.Alleato imprescindibile il colore, con mood che alternano bianchi e neri a tonalità blu, bordeaux, verde acido e marrone. Alcantara® INTERIORS è una collezione versatile e infinita nelle applicazioni. Un invito ad accostare, mescolare, far vivere insieme differenti emozioni attraverso incroci e dialoghi tra linee dritte e curve. La relazione è tra verticale e orizzontale. Tra pareti che delineano spazi e imbottiti squadrati o tondi. Il volume in sé richiede un rivestimento in grado di nobilitare le forme senza snaturarle, rendendole preziose (anche con la massima discrezione). Una proposta dal DNA contemporaneo, adatta a ritmi di vita attuali e cosmopoliti, a persone sempre in viaggio tra una meta e l’altra, che cambiano spesso lavoro e città, amici e passioni: persone che amano richiamare nei propri spazi i concetti di movimento e costante contaminazione di umori e tendenze, per renderli il punto di riferimento di uno stile davvero personale.

Alcantara® INTERIORS brings the third dimension into surface coverings, making this unique material even more contemporary and relevant. Love of Alcantara® and its inimitable tactile charm has driven two great designers, Giulio Cappellini and Paola Navone, to work together on a project interpreting its infinite forms and create a collection offering a multitude of decorative possibilities. But this time, there is more to it than just colours, aesthetics and “flat” sensoriality combined with functionality. Countless possible processing technologies take Alcantara® into the future, with new exercises in style and new proposals. Printing, embossing, embroidery, pleats and resins create twelve different patterns (named after twelve Italian towns) in a collection that combines different textures and expressive languages, all luxurious and surprising: oversized Prince of Wales check and Houndstooth prints, precious embroidery, embossed pinstripes, pleats, camouflage and much more.Colour is an essential ally, in a mood alternating black and white with shades of blue, burgundy, acid green and brown. Alcantara® INTERIORS is a versatile collection with an infinite variety of applications. An invitation to mix and match, to bring together different emotions through crossing and dialogue between straight and curved lines. The relationship is between vertical and horizontal. Between walls bounding spaces and square or round upholstery. The volume itself demands a covering that will ennoble its forms without betraying their nature, making them precious (though most discretely). A proposal with a contemporary feel, suited to today’s cosmopolitan lifestyles, for people who are always on the go between one place and another, who change their jobs and homes, their friends and passions all the time: people who want to see the concepts of movement and constant contamination of moods and trends reflected in the spaces they inhabit, to allow them to reflect a truly personal style.

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cromie ricche, texture originali, nuovi

linguaggi espressivirich colours,

original textures, new expressive

idioms

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naturalia recreating naturearpa labazienda Arpa Industrialeanno realizzazione prodotto 2010dimensioni 3050x1300mm, spessore 6,4/9,7/12,8mmcolori Grano, Duna, Lichene, Marna, Castagna, Ossidianafiniture Erre, Ghibli, Larix, Naked, Mikafirm Arpa industrialeyear of realization 2010dimensions 3050x1300mm, thicknesses 6.4/9.7/12.8mmcolors Wheat, Dune, Lichen, Marne, Chestnut, Obsidianfinishes Erre, Ghibli, Larix, Naked, Mika

Emozione estetica e alte performance: la vastissima gamma di prodotti Arpa (oltre 500 decorativi, 30 finiture e numerosi formati) si arricchisce di una nuova collezione, una reale novità per il mondo dei materiali: Naturalia è una proposta dedicata a chi desidera un materiale naturale come il legno ed esige nel contempo performance altamente funzionali. Frutto dell’innovazione e della costante ricerca dell’azienda nel mondo dei materiali, nonché della sua expertise nella lavorazione dei laminati, Naturalia è un materiale dall’anima eco, proveniente da risorse naturali rinnovabili. Naturalia è una superficie lignea eco-sostenibile, realizzata con elementi provenienti da foreste europee certificate PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification), che si compone di strati di fibre di legno impastate con resine termoindurenti pressate ad alte temperature. Ne deriva un pannello omogeneo, dotato di un decoro ottico e tattile tutto naturale, dato dalla consistenza e dalla disposizione casuale delle fibre e connotato da morbide cromie derivanti dai pigmenti organici presenti nelle resine. Alle qualità estetiche si associano caratteristiche tecniche di livello assoluto: omogeneo, compatto, idrorepellente, con elevata densità e resistenza al carico, Naturalia offre assoluta libertà di progettazione, rivelandosi ideale sia per utilizzi orizzontali come banconi, mobili, superfici di appoggio e particolarmente per i piani da lavoro in cucina (igienico e antigraffio), che per svariate applicazioni verticali come rivestimenti parietali, elementi divisori o pannellature. Infinita la libertà progettuale: Naturalia può essere lavorato e tagliato in moltissime forme o angolature e sottoposto a processi di fresatura e di pantografatura. Le sei tonalità cromatiche e le cinque finiture proposte consentono di generare emozioni nuove e coinvolgenti in ogni ambiente, di ricreare in raffinati interni calde atmosfere naturali, scegliendo un materiale unico sintesi di ricerca, tecnologia, progettualità e di una grande attenzione per l’ambiente.

Aesthetic thrills and high performance: the vast Arpa product range (including more than 500 decorative items, 30 finishes and numerous different sizes) is now enriched with a new collection, a real novelty in the world of materials. Naturalia is specifically intended for people who want a natural material like wood but at the same time demand highly functional performance. The product of the company’s ongoing research and innovation with materials and its expertise working with laminates, Naturalia is a material with an ecological soul made from renewable natural resources. Naturalia is an environmentally sustainable wood surface made with materials from PEFC (Programme for the Endorsement of Forest Certification) certified European forests, consisting of layers of wood fibre mixed with thermosetting resins pressed under high temperatures. The result is a homogeneous panel with a perfectly natural optical and tactile decoration created by the consistency and random arrangement of the fibres and characterised by soft colours produced by the organic pigments present in the resins. Its aesthetic qualities are combined with top technical properties: homogeneous, compact, water-repellent, with high density and resistance to loads, Naturalia offers perfect freedom of design, turning out to be ideal for horizontal uses such as counters, furniture, surfaces such as kitchen work surfaces (it is hygienic and scratchproof), as well as for a variety of vertical applications such as wall coverings, dividers and panels. Finally, it permits great freedom of design: Naturalia may be worked and cut in a great variety of shapes and angles, and may be milled or pantographed. The six colours and five finishes available create thrilling new emotions in any room and recreation of warm natural atmospheres indoors, choosing a unique material that is a synthesis of research, technology, design and focus on the environment.

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Elemento decorativo e piano tavolo salotto in Naturalia Grano finitura Larix, cucina “ecocompatta” in Naturalia Castagna finitura Naked; dettagli: Naturalia multicolor pantografato, Naturalia Grano pantografato, Naturalia Castagna finitura Larix, Naturalia Grano finitura Larix.Decorative element and living room tabletop made of Naturalia Wheat with Larix finish, “Ecocompatta” kitchen made of Naturalia Chestnut with Naked finish; details: multicoloured pantographed Naturalia, pantographed Naturalia Wheat, Naturalia Chestnut with the Larix finish, Naturalia Wheat with the Larix finish.

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marblelace patricia urquiolaazienda Budrianno realizzazione prodotto 2010materiale marmodimensioni parete Lace 8,50xH2,40m, parete Marblelace 9xH2,70m, parete modulare Paravent 1,40x1m, tavolo Biscuit 2,70x0,90x0,74m, panche Fachiro 2,20x0,50/1,80x0,40mfirm Budriyear of realization 2010material marbledimensions Lace wall 8.50xH2.40m, Marblelace wall 9xH2.70m, Paravent modular wall 1.40x1m, Biscuit table 2.70x0.90x0.74m, Fachiro benches 2.20x0.50/1.80x0.40m

Irregolare, eccezionale ed ecosostenibile! Dopo il successo di Macrosterias, Patricia Urquiola ci conduce in un mondo nel quale la pesantezza del marmo e delle pietre scompare per lasciare spazio a tessuti leggeri come pizzi: irregolarità e trasparenze rappresentano infatti il focus attrattivo di Marblelace. Forme geometriche plasticamente modellate traducono le nuove strategie di reimpiego creativo dei residui delle lavorazioni, diventando protagoniste di una rinnovata litogenesi artigianale ricca di fantasiosi e ipercromatici intarsi. Il progetto è composto da Lace, un’ampia parete a traforo in Bianco Carrara di elevata complessità tecnica, realizzata con elementi concavi e convessi “intrecciati” l’uno con l’altro che danno vita ad una texture con effetto “jalousie”. All’estremità opposta Marblelace, un’ampia parete a intarsio, a tre livelli, realizzata in Bianco Lasa e marmi policromi. Decine sono i piccoli e grandi ricami e pizzi che compongono questo “tessuto”; la sovrapposizione e disposizione degli intarsi è apparentemente casuale, in realtà nasconde un’attenta e accurata scelta delle forme e dei colori che conferiscono alla parete una evidente tridimensionalità. Nel centro, l’ampio tavolo Biscuit in Bianco Lasa levigato e intarsiato in marmi policromi. Gli intarsi si sovrappongono formando trame di pizzi, un colorato drappo che scende fluidamente lungo la costa del piano. I pizzi a traforo nel marmo bianco confluiscono negli intarasi colorati. Il tavolo è rettangolare con bordi finemente arrotondati, come un biscotto appunto, e divertenti i piedi in massello, che si abbinano al piano. Le Paravent, pareti modulari e mobili realizzate con i negativi di Marblelace in Bianco Carrara si sovrappongono visivamente e creano un intreccio traforato sorprendente, che evidenzia il piacevole contrasto tra la leggerezza del pizzo e la pesantezza materica del marmo. Le due panche Fachiro sono realizzate in Bianco Carrara levigato con piede a massello, a biscotto. L’ironica texture a effetto “pixel” conferisce alle sedute un aspetto decisamente insolito.

Irregular, exceptional and environmentally sustainable! In the wake of the success of Macrosterias, Patricia Urquiola leads us into a world where marble and stone lose their heaviness and become like fabrics, as light as lace. Irregularities and transparencies are the key to Marblelace’s attraction. Geometric shapes modelled like sculptures express the new strategies for creative re-use of process residues and become the key to a new form of stone craftsmanship rich in imaginative, highly colourful inlays. The project is composed of Lace, a large, technically complex openwork wall of Bianco Carrara made out of concave and convex elements interwoven to create a “jalousie” texture. At the opposite end of the scale is Marblelace, a large inlaid wall, on three levels, made of Bianco Lasa and polychrome marble. Its “fabric” is made up of dozens of embroideries and laces, large and small; the overlapping and arrangement of the inlays appears to be random, but in actual fact is the result of careful choice of shapes and colours to give the wall a three-dimensional look. In the centre is the big Biscuit table made of polished Bianco Lasa inlaid with polychrome marble. The inlays overlap to form a weave of lace in colourful drapery that falls softly over the edge of the surface. The openwork lace in the white marble blends in with the coloured inlays. The table is rectangular, with finely rounded edges like those of a biscuit, and fun heartwood feet that match the top. Paravents are modular mobile walls made with the negatives of Marblelace in Bianco Carrara which are visually overlapped to create a surprising weave of openwork emphasising the pleasant contrast between the lightness of the lace and the material heaviness of the marble. The two Fachiro benches are made of polished Bianco Carrara with heartwood biscuit-shaped feet. The ironic “pixel” texture gives the seats an unusual appearance.

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la solidità del

marmo per leggeri ricami tridimensionali

the solidity of marble for light, three-dimensional

embroidery

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terravivamassimiliano adamiazienda DesignTaleStudio by Ceramiche Refinanno realizzazione prodotto 2010materiale grès porcellanatocolori carbon, silver, sand, diamondcolori decoro oro, blue, rosso, beige, grigio, bianco, nerofirm DesignTaleStudio by Ceramiche Refinyear of realization 2010material porcelain stonewarecolors carbon, silver, sand, diamonddecoration colors gold, blue, red, beige, grey, white, black

Un intervento umano, un gesto primordiale che nasce da due osservazioni sul tema dell’oggetto e del materiale legate alla contemporaneità ma anche alla memoria: la geometria intrinseca nella forma della piastrella, un’ortogonalità che diventa regola, e la natura organica del materiale, il grès porcellanato, materiale molto resistente nel tempo, quasi eterno. Massimiliamo Adami firma il progetto Terraviva per DesignTaleStudio, il laboratorio creativo di Ceramiche Refin: un nuovo e significativo passaggio, all’interno del continuo percorso di sperimentazione e ricerca condotto dall’azienda. Terraviva è un ritorno all’elemento base della piastrella, la terra, a cui l’uomo è legato da un indissolubile rapporto naturale, che il designer tenta in questo modo di ristabilire: il “pavimento domestico” viene avvicinato al “pavimento terrestre” e la crepa, spesso considerata difetto, diviene segno della Natura e carattere distintivo della collezione. Adami vuole realizzare un segno/decoro il più naturale possibile che interferisca con la geometria dei formati e che riveli una caratteristica fisica/estetica del materiale stesso, senza limitarsi ad una imitazione di altri materiali naturali. La crepa è un segno determinato dalla natura, che si manifesta in tracce particolari definite dalle qualità tecniche del materiale stesso; ogni materiale si spezza in maniera diversa con crepe sempre diverse. In questa collezione viene addirittura rivalutata per diventare espressione simbolica: la crepa come segno del tempo al quale nessun materiale può sottrarsi. La collezione Terraviva è realizzata attraverso un intervento artigianale sul grès porcellanato collezione Visual di Ceramiche Refin. Ogni lastra viene incisa con tecniche di taglio a idrogetto per creare il tracciato della crepa, e l’incisione viene poi colmata con resina epossidica caricata con ossidi coloranti, applicata a mano pezzo per pezzo. La lavorazione manuale del prodotto rende queste pregiate ceramiche più delicate rispetto al grès porcellanato, pertanto se ne consiglia l’utilizzo a pavimento solo in ambito residenziale

e commerciale leggero, non in ambienti a traffico intenso, soggetti a rilevanti carichi e sollecitazioni meccaniche. A human act, a primordial gesture inspired by two observations about contemporary objects and materials and about memory: the intrinsic geometry of the tile’s shape, right angles that become a rule, and the organic nature of the material, porcelain stoneware: a very long-lasting, practically eternal material. Massimiliamo Adami designed Terraviva for DesignTaleStudio, Ceramiche Refin’s creative laboratory: an important milestone in the company’s ongoing experimentation and research. Terraviva is a return to the basic element of the tile, the earth, to which man is linked by an indissoluble natural relationship, which the designer thus attempts to re-establish: the “domestic floor” is approached in a way similar to the “floor of the earth”, and the crack, normally seen as a defect, becomes a mark of Nature and a distinctive feature of the collection. Adami wanted to create a sign or ornament that would be as natural as possible to interfere with the geometry of different sizes and reveal a physical/aesthetic property of the material itself, without stopping at imitation of other natural materials. The crack is a mark made by nature which appears in particular traces defined by the material’s technical qualities; each material breaks in a different way, with different types of cracks. In this collection it is re-assessed to become a symbolic expression: the crack as a sign of the passage of time, from which no material is immune. The Terraviva collection is created through work performed by hand on Ceramiche Refin’s Visual porcelain stoneware collection. Each tile is cut with a jet of water under high pressure to create the form of the crevice, and then the cut is filled in with epoxy resin to which coloured oxides have been added, applied by hand to each tile individually. Manual work makes these prestigious ceramic tiles more delicate than porcelain stoneware, and so they are recommended for use in the home or in light traffic commercial areas, not in high traffic areas subject to large loads and mechanical stress.

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tracciati liberamente accostabili in

infinite combinazionipatterns freely

combined in infinite compositions

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mosaico+giugiaro designazienda Mosaico+anno realizzazione prodotto 2011materiale resina poliuretanica e vetro sinterizzatodimensioni tessera Nova 23x23mm, tessera Pulsar 15x30mmfirm Mosaico+year of realization 2011material polyurethane resin and sintered glassdimensions tile Nova 23x23mm, tile Pulsar 15x30mm

Il fascino indiscreto della terza dimensione, la visione evoluta dell’essenzialità delle forme geometriche: la ricerca di Mosaico+ si è sempre intrecciata indissolubilmente con il progetto e con le sue infinite sfumature. L’inedito incontro di Giugiaro Design con il mondo del mosaico ha prodotto idee, ispirazioni, prospettive per prodotti originali nati dall’unione tra tridimensionalità, tecnologia e disegno industriale. In questa collezione Mosaico+, Giugiaro presenta un punto di vista completamente puro e libero dall’approccio classico al mondo del rivestimento, una prima volta che non poteva che produrre risultati davvero sorprendenti: texture agili e al contempo sobrie e raffinate esprimono l’energia dell’abitare contemporaneo, superfici diverse muovono la luce naturale con l’elemento base della tessera del mosaico. Nova e Pulsar sono i nomi dei progetti firmati Giugiaro per Mosaico+ e presentati in anteprima allo scorso Cersaie: le tessere sono realizzate come oggetti di design, modulari e componibili in diversi layout, un progetto aperto che manifesta un altissimo potenziale di innovazione e di originalità. Pulsar, con la sua linea aerodinamica, trae ispirazione dal tessuto in fibra di carbonio utilizzato nelle produzioni industriali ad alta innovazione. Le tessere sono realizzate in resina poliuretanica e in vetro sinterizzato ottenuto con la macinazione e la compressione di polvere di vetro proveniente da scarti e dal riciclo di prodotti vetrosi. Questo processo di rigenerazione crea una materia ad altissima resistenza pur mantenendo la ricercatezza e la poesia del mosaico in vetro e sottolinea l’impegno di Mosaico+ nella ricerca di processi produttivi a basso consumo energetico. I colori sono brillanti, lucidi e satinati ed è allo studio una finitura metallica. Il mosaico si presenta in fogli su rete in fibra di vetro e non necessita di stuccatura per permettere la massima resa del pattern e ottimizzare gli effetti della riflessione della luce sulle superfici. Un prodotto non stuccato è il frutto della perfezione dimensionale e della regolarità della produzione

di ogni singola tessera e di un assemblaggio realizzato a regola d’arte. Tutto il processo di produzione si svolge rigorosamente in Italia.The indiscrete charm of the third dimension, an advanced vision of the simplicity of geometric shapes: Mosaico+ conducts research indissolubly linked with the infinite subtleties of design. Giugiaro Design’s new meeting with the world of the mosaic has produced ideas, inspirations and prospects for original products created out of a combination of three-dimensionality, technology and industrial design. In Mosaico+ collection Giugiaro presents a perfectly pure viewpoint, freed from the classic approach to tiles, and this new approach has produced truly surprising results: agile yet sober, refined textures expressing all the energy of contemporary living, different surfaces shifting natural light with the basic element of the mosaic tile. Nova and Pulsar are the names of Giugiaro’s designs for Mosaico+ presented in a preview at the last Cersaie: the tiles are made as design objects, modular so that they can be put together in different layouts, in an open design revealing a very high potential for innovation and originality. The aerodynamic lines of Pulsar are inspired by the carbon fibre fabric used in innovative industrial processes.The tiles are made of polyurethane resin and sintered glass created by grinding and compressing powdered glass from industrial wastes and recycling of glass products. This regeneration process creates a very strong material which nonetheless maintains all the elegance and poetry of the glass mosaic and underlines Mosaico+’s commitment to research in the area of energy-saving productive processes. Colours are shiny, glossy and matt, and a new metallic finish is currently being developed. The mosaic is available in sheets mounted on fibreglass mesh and does not require stuccoing to permit maximum pattern yield and optimise the effect of reflections of light on surfaces. A product requiring no stucco is clearly the result of perfect dimensions, regular production of every single tile and assembly according to the rules of skilled craftsmanship. The entire productive process takes place in Italy.

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Giugiaro esplora la terza dimensione nel

mondo del mosaicoGiugiaro explores the third dimension

in mosaics’ world

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phenomenonmosaics tokujin yoshiokaazienda Mutinaanno realizzazione prodotto 2010materiale grès porcellanatotexture/dimensioni Rain A-B-C 0,5x25cm – su rete 25x30cm, Rock 0,5x1,8cm – su rete 30x30cm, Honeycomb A-B 1,1x1,1cm – su rete 30x30cmcolori bianco, grigio, mokafirm Mutinayear of realization 2010material porcelain stonewaretextures/dimensions Rain A-B-C 0.5x25cm – 25x30cm, Rock 0.5x1.8cm – 30x30cm, Honeycomb A-B 1.1x1.1cm – 30x30cmcolors white, grey, moka

Una collezione frutto della ricerca di Tokujin Yoshioka, sull’interazione dei fenomeni e delle leggi naturali con la creatività propria del designer giapponese: in collaborazione con Mutina, Yoshioka ha ideato Phenomenon, un progetto ceramico capace di esprimere con originalità le texture derivate dalla natura e da immagini che a essa si riferiscono, non per imitarne semplicemente l’aspetto, ma per evocarne l’emozione. “Non è mia intenzione manipolare l’aspetto della natura, ma creare un design che commuova il cuore e rimanga impresso nella memoria” così Yoshioka descrive la sua collezione.Phenomenon integra nella materia ceramica sostanze quasi microscopiche e produce un effetto visivo di profondità e ampiezza sulla superficie. Ricorda diverse espressioni di pattern naturali come il favo delle api, i cristalli di neve, i candelotti di ghiaccio, le cellule delle piante ed evoca memorie di scenari naturali e di esperienze individuali del mondo della natura. Phenomenon esplora la duplice anima di Mutina, quella industriale, che si avvale delle ultime tecnologie disponibili, con Phenomenon Floors e quella artigianale “su misura” con Phenomenon Mosaics, e si completa con nuovi elementi d’arredo con Phenomenon Interior design.Phenomen Mosaics è disponibile nelle texture Rain A-B-C, Honeycomb A-B e Rock e costituisce la massima espressione dell’abilità dei maestri artigiani nella lavorazione del grès porcellanato. In questa collezione, ideale sia per il rivestimento di interni che di esterni, ogni elemento viene pressato singolarmente per ottenere l’inedito formato molto piccolo e l’assoluta leggerezza di ogni singola tessera. Prerogativa della nuova collezione il rispetto per l’ambiente. Phenomenon viene infatti realizzata reintroducendo nel ciclo produttivo gli impasti in esubero, in assenza di smalti, senza l’emissione di elementi nocivi nell’ambiente e, infine, in assenza di V.O.C. (Volatile Organic Compounds) ossia tutte quelle sostanze chimiche volatili in grado di evaporare facilmente a temperatura ambiente.

A collection created by Tokujin Yoshioka’s research into the interaction of natural laws and phenomena with the Japanese designer’s creativity: in collaboration with Mutina, Yoshioka has created Phenomenon, a ceramic design which is an original expression of textures found in nature and images of nature, not simply reproducing their appearance but calling up the same sensations. “My intention is not to manipulate the appearance of nature, but to create a design which stirs ones heart and imagination and remains deep inside ones memory” is how Yoshioka describes his collection.Phenomenon integrates almost microscopic substances into ceramic materials and produces a visual effect of great depth and breadth on the surface. It recalls different expressions of natural patterns such as the beehive, snowflakes, icicles and plant cells and evokes memories of natural scenes and individual experiences of nature. Phenomenon explores Mutina’s dual soul: industrial, based on the most advanced technologies, in Phenomenon Floors and “custom-designed” craftsmanship with Phenomenon Mosaics, completing its range with new items in the Phenomenon Interior Design line.Phenomenon Mosaics are available in the Rain A-B-C, Honeycomb A-B and Rock textures and are the utmost expression of master craftsmen’s ability to work with porcelain stoneware. In the collection, ideal for both interiors and exteriors, each element is pressed individually to obtain the unusual small size and light weight of each individual tile. The new collection’s particular prerogative is respect for the environment. Phenomenon is made by returning excess material to the production cycle, without any enamel, without harmful emissions and without V.O.C.’s (Volatile Organic Compounds), which are volatile chemical substances that evaporate easily at room temperature.

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1. Rain A / 2. Rain B / 3. Rain C / 4. Rock / 5. Honeycomb A / 6. Honeycomb B.

1.

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madras®

vitrealspecchiazienda Vitrealspecchimateriale vetro float monoliticodimensioni lastre 2250x3210mm, spessori fino a 10mmcolori chiaro, extrachiarofirm Vitrealspecchimaterial monolithic float glassdimensions plate 2250x3210mm, thickness up to 10mmcolors light, extra-light

Oltre cinquanta proposte in grado di esaltare attraverso una molteplice varietà di effetti le migliori qualità del vetro: la finezza della lavorazione (appena incisa o preziosa come un intaglio e ricca di riflessi, oppure ancora liscia ma sensibile e precisa nel contrasto tra satinature e trasparenze) arricchisce di valore le texture che si apprezzano al tatto e vengono valorizzate dalla luce.Madras® è il vetro tecnologico/creativo per architettura e design prodotto da Vitrealspecchi, frutto di oltre cinquant’anni di esperienza dell’azienda nell’incisione chimica del vetro piano.Texture e decori Madras® sono realizzati sempre e soltanto con le tecniche della satinatura e dell’incisione chimica, che, molto meglio della tradizionale sabbiatura, esaltano le qualità del vetro, gli conferiscono una particolare setosità al tatto, e quindi refrattarietà alle impronte e facilità di pulizia. Temperabili e stratificabili, tutti i vetri Madras® permettono di realizzare porte a tutto-vetro nel pieno rispetto delle normative internazionali in materia di sicurezza.Le ultime proposte Madras® indagano il tema della trasparenza, attraverso il contrasto tra opacità e lucentezza, il gioco di sovrapposizioni suggestivo e intrigante delle lavorazioni double face. Pattern minimali come Kyoto e Uadi si accompagnano a motivi di forte impatto e personalità come, Fili Maté e Wenge Maté entrambi double face, Petali Velo, per offrire a ogni spazio, il vetro più adatto, la soluzione migliore nel tempo.Al di là delle tendenze legate al design e allo stile più attuale, sono indubbi i pregi del vetro in queste applicazioni. Luminosità, leggerezza visiva, brillantezza, possibilità di generare differenti visuali dello spazio grazie ai continui giochi di riflessi e rimandi consentono alle porte in vetro di inserirsi in ogni contesto dal più classico al contemporaneo. Per la semplicità d’installazione e l’immediatezza con cui arredano i diversi ambienti pubblici e privati sono sempre più apprezzate.

More than fifty different proposals for enhancing the best qualities of glass through a multitude of different effects: fine workmanship (lightly etched, preciously notched with a wealth of reflections, or smooth but sensitive and precise, contrasting matt and transparent surfaces) to add value to textures which are appreciated to the touch and enhanced by light.Madras® is the technological/creative glass for architecture and design produced by Vitrealspecchi, the product of over fifty years’ experience in chemical etching of flat glass. Madras® textures and decorations are always made solely using the matt finish and chemical etching techniques, which enhance the quality of the glass much better than the traditional sanding process, giving it a particular silky feel and ensuring that it does not show fingerprints and is easy to clean. All Madras® glass varieties can be tempered and stratified, and can be used to make full glass doors that meet international safety standards. The latest new proposals from Madras® investigate the theme of transparency through the contrast of matt and glossy, the suggestive, intriguing play of overlapping on reversible surfaces. Minimal patterns like Kyoto and Uadi are accompanied by high impact motifs with a strong personality, like Fili Maté and Wenge Maté double face, Petali Velo, to offer the best long-lasting solution.Going beyond design trends and the latest styles, the benefits of glass in these applications are clear: luminosity, visual lightness, brilliance, the possibility of generating different views of space thanks to the continuous alternation of reflections and references allow doors to fit into any context, from the most classic to the contemporary. For their easy installation and immediate impact on spaces both public and private, the doors are increasingly popular.

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satinatura e incisione

chimica del vetroper texture e decori

matt finish and chemical etching of the glass

for textures and decorations

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design focus review

A coppie o a piccoli gruppi, grandi esemplari dai petali ben disegnati si allungano verso il soffitto, quasi a cercare un angolo di cielo sopra di loro o piegano il capo in un elegante inchino verso un immaginario prato d’aprile. Tuli Art è il pannello ceramico decorativo di grandi dimesioni, interamente eseguito a mano in tre varianti di colore su fondo bianco lucido e pennellato effetto seta, nel formato 20x20cm.

In pairs or in little groups, big specimens with well-designed petals reach for the ceiling as if trying to reach a corner of the sky above them, or bend their heads in an elegant bow towards an imaginary spring meadow. Tuli Art is a big decorative ceramic tile made entirely by hand in three colours against a glossy white background with silk-like brushstrokes, measuring 20x20cm.

Tuli Art Ceramica Bardellidesign Ronald Van der Hilst

Ceramica Bardelli – Altaeco spavia Giovanni Pascoli, 4/6 – 20010 Vittuone (MI) tel 02 9025181 – fax 02 90260766 www.bardelli.it – [email protected]

Black Imperial e Desert Honey, essenze diverse che si armonizzano tra loro vestendo di contemporaneità la più classica bellezza del marmo. Eclettica e audace, una soluzione dai toni accesi e dai contrasti forti che disegna textures e geometrie dal sapore selvaggio, animalesco appunto, pensata per coloro che amano osare e dare un tocco di insolita originalità ai propri spazi d’arredo.

Black Imperial and Desert Honey: different essences that blend together to dress up the classic beauty of marble in a contemporary style. Bold and eclectic, a solution abounding in bright colours and bold contrasts that designs textures and geometries with a wild, animal-like flavour for a bold, original interior.

Animalier Citco

Ispirazioni floreali per un decoro senza tempo: porte laccate, incise o pantografate, che prendono spunto da fiori, alberi, foglie, elementi naturali, compongono la nuova collezione Natura. Una linea continua e lieve descrive il leggero decoro Soffi (riprodotti, incisi o pantografati, su uno spesso strato di MDF), che si ispira ai fiori di campo, dallo stelo esile che ondeggia a ogni soffio di vento.

Floral inspiration for timeless decoration: lacquered, engraved and pantographed doors drawing their inspiration from flowers, trees, leaves and other natural elements make up the new Natura collection. A continuous gentle line creates the light Soffi motif (reproduced on a thick layer of MDF by engraving or pantograph drawing), inspired by wildflowers, by slender stems blowing in the wind.

Natura Bertolotto Porte

Bertolotto Porte spa circonvallazione G. Giolitti, 43/45 – 12030 Torre San Giorgio (CN)tel 0172 912811 – fax 0172 912800www.bertolotto.com

Antolini presenta Natura Collection, una linea raffinata ed elegante di pietre naturali, finemente intarsiate con disegni floreali e in perfetto stile animalier. Questi nuovi materiali simboleggiano il forte legame con le creazioni artistiche della natura. Morbidi arabeschi, chiaroscuri geometrici, rilievi floreali e disegni minimal sono delicatamente incisi su superfici lapidee ammorbidite da esclusive finiture.

Antolini presents the Natura Collection, a refined, elegant line of natural stones finely inlaid with floral designs and perfect animalier patterns. These new materials are symbolic of the company's strong link with nature’s own artistic creations. Delicate arabesques, geometric chiaroscuro, floral patterns in relief and minimal designs are delicately engraved on stone surfaces softened by exclusive finishes.

Natura Collection Antolini

Antolini Luigi & C. spavia Marconi, 101 – 37010 Sega di Cavaion (VR)tel 045 6836611 – fax 045 6836666www.antolini.it – [email protected]

Citco srlvia del Lavoro 3, loc. Camporengo – 37010 Cavaion V.se (VR)tel 045 6269118www.citco.it – [email protected]

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Brem’Art arricchisce la collezione con i nuovi modelli pensati per arredare e riscaldare le superfici attraverso l’arte. Nel radiatore Strop’ la luce gioca e rimbalza sulla superficie irregolare creando effetti inattesi e sempre variabili. L’idea di Steven Cavagna porta ad un risultato artistico decisamente sorprendente nel quale la lamiera è trattata come una stoffa e il colore diventa parte integrante dell’opera.

Shine è contraddistinto dalla piastra in acciaio (modello ICE), nella variante bianco o nero, arricchita da una particolare copertura in policarbonato trasparente all’interno della quale sono stati inseriti dei LED luminosi a luce bianca azionati dall’elettricità. Negli ambienti bagno la copertura diventa anche funzionale poiché offre basi di appoggio per salviette o accappatoi, scelta dettata dalla necessità di creare prodotti versatili.

Brem’Art adds new styles to its collection to decorate and warm up surfaces with art. On the Strop’ radiator, light plays with and bounces off the irregular surface to create unexpected ever-changing effects. Steven Cavagna’s idea leads to surprising artistic results in which the sheet of metal is treated like fabric and colour becomes an integral part of the design.

Shine stands out for its steel plate (ICE model), in white or black, enriched by a special clear polycarbonate cover incorporating luminous white light electrical LEDs. In the bathroom, the cover also becomes a practical surface on which to rest towels or dressing gowns, a policy dictated by the need to create versatile products.

Strop’ Bremdesign Steven Cavagna

Shine Caleidodesign James di Marco

Brem srl via dell’Artigianato, 8 – 24046 Osio Sotto (BG)tel 035 4823636 – fax 035 4824173www.brem.it – [email protected]

Caleido – CO.GE.FIN srlvia Maddalena, 83 – 25075 Nave (BS)tel 030 2530054 – fax 030 2530533www.caleido.bs.it – [email protected]

Leggeri decori dal gusto mediterraneo: il progetto Capri di ImolaCeramica è il racconto di una terra attraverso i colori e una texture lievemente rigata. La gamma cromatica si arricchisce di decori, che donano incanto ad ogni parete, ideali per un ambiente bagno dal gusto mediterraneo. Capri è disponibile in dieci colori arancio, sabbia, beige, marrone, azzurro, blu scuro, lavanda, viola, verde acqua, verde scuro.

Sensunels è la nuova collezione di porte da interni complanari e rivestimenti per porte blindate ideate da Karim Rashid: una nuova collezione dall’immagine fresca, attuale e di raffinato design. La porta interna e ancor di più la porta blindata diventano elemento di arredo. Il nome deriva da due concetti guida del progetto: Sensual e Sentinel, la seduzione applicata ad un prodotto tecnico di sicurezza.

Delicate decorations with a Mediterranean flavour: ImolaCeramica’s Capri project tells the story of a land through colours and a slightly rigid texture. The colour range is enriched with decorations which add enchantment to any wall, perfect for a Mediterranean style bathroom. Capri comes in ten colours: orange, sand, beige, brown, light blue, dark blue, lavender, purple, sea green, dark green.

Sensunels is a new collection of interior doors for installation flush with the wall and reinforced door coverings designed by Karim Rashid: a new collection with a fresh, contemporary, refined look. The interior door and the reinforced apartment door are increasingly becoming key elements of the décor. The name comes from the two concepts inspiring the project: Sensual and Sentinel, that is, seduction applied to a high-tech security product.

Capri Cooperativa Ceramica d’Imola Sensunels Di.Bi. Porte Blindatedesign Karim Rashid

Cooperativa Ceramica d’Imolavia V. Veneto 13 – 40026 Imola (BO)tel 0542 601601 – fax 0542 31749www.beeitalian.it – [email protected]

Di.Bi. Porte Blindate srlvia Toniolo, 13/A zona ind.le – 61032 Fano (PU) tel 0721 8191 – fax 0721 855460 www.dibigroup.com – [email protected]

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Offrire all’uomo luce della miglior qualità per ogni specifica esigenza visiva: è l’obiettivo che Zumtobel persegue da oltre cinquant’anni attraverso la ricerca e lo sviluppo di tecnologie innovative che si traducono in sistemi di illuminazione performanti, efficienti, emozionanti. In questo percorso, Zumtobel ha sviluppato tecnologie come la struttura waveguide, le micropiramidi o i LED, trasformandole rapidamente in prodotti concreti per un mercato d’alta qualità. Grande attenzione è stata da sempre dedicata al tema dell’efficienza energetica attraverso sistemi di regolazione che tengono conto dell’andamento della luce diurna e apparecchi luminosi dotati di rendimenti elevati in grado di assicurare una maggiore quantità di luce e una luminosità molto migliore rispetto a sistemi convenzionali.Offering top quality light for all specific visual requirements is the goal Zumtobel has been pursuing throughout more than fifty years of research and development of innovative technologies translating into high performance, efficient, inspiring lighting. Along the way Zumtobel has come up with technologies such as waveguide structure, micropyramids or LEDs and rapidly transformed them into concrete products for the top end of the market. The company has always focused on the issue of energy efficiency, with control systems that take into account the amount of daylight available and high performance light fixtures guaranteeing more light and brightness than conventional systems.

zumtobel

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zumtobel emozioni di luce light emotions

text by Davide Cattaneophoto by Ferdinando Sacco

Non solo prodotti o apparecchi di illuminazione, ma emozionanti progetti luminosi, atmosfere coinvolgenti, ambienti magici. Abbiamo avuto la fortuna di visitare un “mondo di luce”, il Light Forum di Zumtobel Lighting a Dornbirn, una struttura unica, una scatola magica nel quale farsi sorprendere da continui giochi luminosi, da intensità cromatiche avvolgenti, da sensazioni sempre nuove. Le soluzioni illuminotecniche Zumtobel sono studiate per creare ambienti capaci di rendere evidenti i legami fra la luce e l’architettura, fra lo spazio e la sua effettiva percezione. Ciò che ne determina la capacità espressiva e il valore assoluto è la perfetta combinazione di luce della miglior qualità, tecnologia innovativa e design, un giusto mix che si può riscontrare frequentemente percorrendo la sequenza di stanze del Light Forum, ospitato nella sede principale dell’azienda, che va a completare le strutture del complesso del quale fanno parte gli stabilimenti produttivi, il laboratorio di ricerca e test delle sorgenti (merita da solo una visita, davvero fantastico!) e gli uffici amministrativi e direzionali. Accedere al Light Forum vuol dire entrare nel cuore di Zumtobel, dove tutti i progetti prendono forma e vengono mostrati al pubblico, dove le soluzioni proposte, le nuove tecnologie adottate, gli studi sui materiali e sulle sorgenti diventano apparecchi e installazioni luminose dedicate a ogni tipologia di spazio e di funzione, dal settore residenziale al commerciale, dagli uffici agli ospedali, dalle luci per gli impianti produttivi a quelle di sicurezza per i luoghi pubblici. Un tunnel luminoso che cambia continuamente colore e codice interpretativo e che proprio la luce ci fa apparire più esteso di quanto in realtà sia, ci introduce in questo mondo. Superfici neutre rese vive unicamente dalla luce si trasformano e si muovono in continuazione generando alternativamente equilibri delicati o contrasti volutamente stridenti, situazioni che spiazzano, generano sensazioni diverse, fanno pensare. È una sorpresa continua, una tappa indispensabile per toccare con mano ciò che in realtà non si può fare: la luce.Dietro a questo modo poetico ed emozionale di esprimere i risultati del proprio lavoro sta l’essenza di Zumtobel, con la professionalità di tecnici e progettisti, la capacità di gestione dei processi produttivi, l’attenzione ai nuovi input della società multimediale, lo sguardo attento e responsabile verso il futuro…È una sequenza di stanze quella che accoglie il visitatore al livello più basso del centro, una successione di ambienti dalla caratteristiche tecniche definite, una sequenza di molteplici situazioni e potenziali campi d’impiego. Per ognuna di esse sono installati gli apparecchi più opportuni configurati per una migliore resa luminosa e cromatica. Scorrono davanti a noi le infinite possibilità di applicazione, le tipologie di apparecchio (faretti, piantane, sospensione tavolo…). Agli apparecchi si affiancano i sistemi di controllo, i sistemi per la comunicazione di messaggi multimediali sulle facciate degli edifici.Per garantire un’illuminazione della miglior qualità possibile, Zumtobel si dedica intensamente allo studio degli effetti salutari della luce cercando di sfruttarli in modo sempre più mirato, senza mai trascurare l’aspetto del consumo energetico. Trovare il giusto equilibrio fra una luce a misura d‘uomo e l’efficienza energetica significa mettere in sintonia entrambi gli aspetti dell’illuminazione: Human Light + Energy

Efficiency = Humanergy Balance, vero obiettivo dell’azienda.La ricerca sulle sorgenti luminose più innovative pone Zumtobel di fronte a nuove sfide. Allo scorso Light+Building, ha presentato interessanti studi concettuali sugli apparecchi d’illuminazione con LED organici (OLED), finalizzati come sempre alla messa a punto di soluzioni concretamente realizzabili. Da più di dieci anni Zumtobel Group si occupa intensamente alla tecnologia LED, e da qualche anno ha avviato attività di ricerca anche sugli OLED, destinati a diventare senza dubbio la sorgente del futuro. La tecnologia dei diodi luminosi organici (OLED) rappresenta la prima autentica sorgente estensiva della storia. Un diodo organico è infatti composto da sottilissime stratificazioni organiche (ca. 100-200 nanometri) inserite fra due elettrodi (anodo e catodo). Fissata sopra un substrato di vetro, questa sorgente estensiva ha uno spessore totale inferiore a due millimetri. Inserendo la corrente, all’interno della stratificazione si viene a formare luce che fuoriesce da uno degli elettrodi. A differenza delle sorgenti convenzionali, i moduli luminosi OLED diffondono una luce estesa con un’alta qualità di colore estremamente gradevole all’occhio umano, escludendo qualsiasi fenomeno di abbagliamento. Oggi il flusso luminoso degli OLED (ca. 20lm/W a 1500cd/m²) è ancora insufficiente per illuminare da solo un posto di lavoro. Zumtobel è stata la prima azienda illuminotecnica a sviluppare un programma di apparecchi ibridi LED/OLED, cercando di coniugare i vantaggi e le migliori caratteristiche di due tecnologie diverse. I LED servono a dare un illuminamento efficiente sul piano utile, mentre gli OLED emettono piacevoli luminanze nel campo visivo. Grande attenzione è dedicata oggi da Zumtobel Group al tema del fotovoltaico sviluppato, grazie alla società Sunways AG per il progetto del Future Cube nel quale riveste un ruolo fondamentale grazie alla totale integrazione con gli altri sistemi di controllo della luce. Collaborando con Zumtobel, lo studio milanese di design Continuum ha ideato un programma completo di apparecchi su base OLED e LED, ma vi sono importanti sviluppi anche sulle visioni futuristiche di Behnisch e dello Studio SANAA. I moduli fotovoltaici con celle solari sviluppati da Sunways vengono inseriti all’interno del vetro strutturale. In aggiunta ad essi, per sfruttare al meglio la luce diurna in base alla posizione del sole è stato realizzato un sistema di alette con celle solari che schermano e direzionano la luce. Quest’innovativa tecnologia non pone limiti alla realizzazione ottica della facciata fotovoltaica. Sunways offre infatti celle solari trasparenti tecnicamente rivoluzionarie ma anche attraenti versioni colorate concepite appositamente per l’integrazione negli edifici. Un design sofisticato che permette di dare al progetto una nota personale ed esclusiva. La concezione della facciata fotovoltaica contribuisce in modo sostanziale a ridurre il consumo energetico dell’intero edificio. L’energia solare viene infatti sfruttata non solo per gli apparecchi d’illuminazione negli interni ma anche per aumentare il comfort generale dell’ambiente. Le strategie che legano le differenti linee di sviluppo dell’azienda trovano la massima espressione in Future

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Con la luce Zumtobel vuole creare sensazioni, semplificare il lavoro, favorire la comunicazione e la sicurezza, consapevole della responsabilità nei confronti dell’ambiente in cui viviamo. Zumtobel, società appartenente a Zumtobel Group, segue con coerenza questa filosofia sviluppando soluzioni illuminotecniche innovative e personalizzate, studiate con criteri ergonomici, ecologici ed economici e con un contenuto di valore estetico. Zumtobel è presente a livello internazionale con organizzazioni distributive e filiali che assistono i clienti sul posto in ben 70 Paesi del mondo. L’azienda austriaca, radicata nella regione del Vorarlberg, ripone la massima importanza nei contatti internazionali con specialisti e progettisti del settore illuminotecnico.Zumtobel uses light to create sensations, simplify work and promote communication and safety, without forgetting its responsibility to the environment. Zumtobel, a member of the Zumtobel Group, consistently applies this philosophy in innovative customised lighting technologies designed to be ergonomic, ecological and economical while offering high quality aesthetic performance. Zumtobel operates on an international scale, with distributors and branches serving customers in 70 different countries. Based in Austria’s Vorarlberg region, Zumbotel has established international partnerships with top lighting designers and lighting specialists.

Zumtobel Illuminazione srlvia Isarco, 139040 Varna (BZ)tel 0472 273300 fax 0472 837551www.zumtobel.it – [email protected]

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Cube un progetto di Behnisch Architekten realizzato in collaborazione con Zumtobel Lighting, Transsolar Energietechnik, Sunways e Bartenbach Lichtlabor, con il quale si prospettano nuovi scenari di sviluppo per la realizzazione di edifici sostenibili nei quali illuminazione, energia elettrica e climatizzazione lavorino in sinergia. Alla base di questo nuovo concept progettuale, che deriva da una lunga esperienza di lavoro nel campo della sostenibilità e da considerazioni approfondite sull’evoluzione degli spazi e delle loro destinazioni d’uso, c’è lo sfruttamento della facciata quale elemento capace di racchiudere in sé molteplici funzioni, andando a semplificare la dotazione impiantistica delle altre parti dell’edificio. La facciata è destinata a diventare un sistema ideale che integra non solo schermature e pannelli solari, elementi direzionanti per ottimizzare la diffusione della luce naturale ed elementi di aerazione, ma anche elementi per l’illuminazione artificiale, invertitori termici, elementi meccanici per la ventilazione. Nel sistema-edificio ipotizzato, la parte più alta della facciata vetrata è dotata di lamelle che direzionano la luce naturale allo zenit convogliandola sul soffitto, che a sua volta la riflette all’interno. Apparecchi LED alimentati direttamente dai moduli fotovoltaici di facciata e posti nelle parti più interne dei locali integrano questo tipo di diffusione e, nel caso ideale, si adattano all’intensità di luce esterna, al fine di mantenere costante il rapporto fra luce esterna e interna. Anche la luce artificiale notturna dovrebbe continuare a provenire dalla facciata, per avere sia di giorno sia di notte analoghe condizioni di luce, miscelando lentamente la luce artificiale di pari passo con l’avanzare del crepuscolo. A tale scopo si possono inserire minuscoli LED in corrispondenza delle lamelle che direzionano la luce diurna, e si può arrivare a pensare di ridurre gli apparecchi d’illuminazione al punto tale da inserirli direttamente nei vetri delle finestre. Accorpare il maggior numero possibile di funzioni in facciata, libera altre parti dell’edificio dalla presenza di impianti,

elimina la necessità di realizzare controsoffitti o doppi pavimenti per le canalizzazioni, aumentando lo spazio negli ambienti, e rende possibile un’estrema flessibilità nell’allestimento interno. Servendosi del fotovoltaico gli elementi di climatizzazione possono essere azionati con la corrente da esso erogata, e si può immettere nella rete la corrente eventualmente in eccesso. La facciata si avvia a divenire un sistema a circuito chiuso, consentendo di risparmiare in termini di volume di costruzione e riducendo notevolmente i costi energetici.La collaborazione continua dell’azienda con designer di fama internazionale si traduce in prodotti che mettono al primo posto la qualità della luce attraverso un continuo controllo dei processi, un costante miglioramento delle prestazioni luminose e perché no, una ricerca costante sul design e sull’aspetto estetico degli apparecchi.Ne è un prestigioso esempio ML5 LED Stable White, l’apparecchio da incasso disegnato da James Irvine, che sviluppa con coerenza la concezione del noto programma Luce Morbida attraverso notevoli passi avanti in termini di efficienza. Con un risultato di oltre 60lm/W, vanta infatti un’efficienza superiore del 40% rispetto al vecchio modello tradizionale. Considerando il lungo ciclo di vita delle sorgenti luminose, 50.000 ore, questo sistema diventa ideale per l’illuminazione degli uffici. Luce Morbida V in versione LED si presenta oggi con un look ancora più raffinato e con un’illuminotecnica all’avanguardia grazie ad un sistema ottico di nuova concezione che assicura brillanze equilibrate e illuminamenti visibili sia sulle pareti che sul soffitto. Per ottenere una perfetta omogeneità sul piano di lavoro, i punti luce LED sono mascherati da un’ottica primaria. La tonalità bianca di 3000K o 4000K rimane sempre stabile con una resa cromatica Ra > 80. L’alta qualità è garantita inoltre dal compatto e affidabile sistema di dissipazione passiva che, oltre a prolungare la durata delle lampade, riduce al minimo la necessità di manutenzione. I downlight LED Panos Infinity Tunable White,

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disegnati da Christopher Redfern di Sottsass Associati sono in grado di riprodurre l’andamento della luce naturale grazie ad un esclusivo dinamismo della temperatura di colore. In base alle differenti esigenze e alla tipologia di spazio che si andrà a illuminare, l’utente può modificare a piacere la tonalità senza bisogno di sostituire lampade o apparecchi. La perfetta regolazione, da 2700 a 6500 Kelvin, non solo migliora la qualità percettiva ma permette di generare accenti particolari ed esaltare i colori, favorendo il bioritmo umano. Panos Infinity Tunable White vanta un’alta qualità di resa cromatica (Ra 90) che non altera i colori. Per impostare le diverse tonalità di bianco si utilizza l’elemento di comando Circle Tune oppure il pannello Emotion touch. Con una temperatura di colore di 2700 Kelvin, questo efficiente downlight LED emette un flusso superiore a 1600 lumen consumando solamente 27Watt. Il linguaggio formale ridotto e l’efficienza fino a 68 Lumen/Watt dimostrano che la tecnologia LED d’alto livello ha ormai superato le classiche lampade fluorescenti compatte sia per efficienza che per qualità della luce.More than just light fixtures and lighting products: exciting light projects, enthralling atmospheres, magical settings. We were lucky enough to visit a “world of light”, the Zumtobel Light Forum in Dornbirn: a unique place like a magic treasure chest where we were continually amazed by the effects created by light, by enthralling colours and ever-new sensations. Zumtobel’s lighting solutions are designed to create settings clearly revealing the links between light and architecture, between space and how it is actually perceived. Expressive capacity and absolute value are determined by the perfect combination of top quality light, innovative technology and design, and we can see several examples of just the right mix in the series of rooms in the Light Forum located in the complex that is the company’s headquarters, including production plants, a laboratory for research and testing of light sources (well worth a visit, very impressive!) and the

company’s administrative and management offices.Accessing the Light Forum means getting into the heart of Zumtobel, where all its projects take form and are shown to the public, and where proposed solutions, new technologies, studies of materials and light sources become lighting apparatuses and installations for all kinds of spaces and functions, from homes to commercial spaces, from offices to hospitals, from factory lights to lighting for ensuring security in public places. A tunnel of light that continually changes its colour and code of interpretation, made to look bigger than life by light itself, introduces us to this world. Neutral surfaces brought to life by light alone are transformed and move continually, alternatively generating delicate balances or intentionally strident contrasts, situations that disorient us, create a variety of sensations and force us to rethink things. It is a continuous surprise, an essential step toward experiencing for ourselves what cannot in actual fact be made: light.The essence of Zumtobel appears in this poetic and emotional expression of the results of its work, with all the professionalism of its technicians and designers, the management skills evident in its productive processes, its awareness of the latest new input from multimedia society, and its attitude of consciousness and responsibility towards the future.A series of rooms welcomes visitors to the lowest level of the centre: a succession of environments with definite technical features, a sequence of different situations and potential applications. The most appropriate light fixtures are installed in each of them, configured to ensure optimal light and colour performance. Infinite possible applications and a great variety of light fixtures scroll past us (spotlights, floor lights, tabletop suspension lights…). Alongside the light fixtures are lighting control systems and communication systems for displaying multimedia messages on the façades of buildings.To guarantee the best possible lighting for all situations, Zumtobel

Luce e colore al Light Forum di Zumtobel Lighting di Dornbirn.Light and colour at the Zumtobel Lighting Light Forum in Dornbirn.

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focuses intensely on the study of the health-giving effects of light, seeking to make more informed use of them without neglecting the need to save energy. Finding the right balance between lighting on a human scale and energy efficiency means harmonising both aspects of lighting: Human Light + Energy Efficiency = Humanergy Balance, the company’s true goal. Research into the most innovative light sources poses new challenges for Zumtobel. At the last Light+Building fair the company presented interesting conceptual studies of organic LED (OLED) light fixtures, as always with the aim of coming up with concrete, feasible solutions. For more than ten years now the Zumtobel Group has been working intensely on LED technology, and a few years ago the company began researching OLED: definitely the light source of the future. Organic luminous diode (OLED) technology is the first truly extensive light source in history. An organic diode is made up of very thin organic layers (about 100-200 nanometres thick) sandwiched between two electrodes (an anode and a cathode). Anchored onto a glass substrate, this light source has a total thickness of less than two millimetres. When the power is turned in, light is formed within the layer and comes out through one of the electrodes. Unlike conventional light sources, OLED units give off high quality diffuse light in a colour which is extremely pleasant for the human eye, eliminating all forms of glare. The light flow that can be obtained from OLEDs today (about 20lm/W at 1500cd/m2) is not yet sufficient to illuminate a workstation on its own. Zumtobel is the first lighting company to develop a series of hybrid LED/OLED light fixtures combining the benefits and the best features of two different technologies. The LEDs ensure efficient lighting for practical use, while the OLEDs give off pleasant light within the visible range. The Zumtobel Group is focusing a lot of attention on photovoltaic technology at the moment, developed with Sunways AG for the Future

Cube project, in which the technology plays an essential role fully integrated with other light control systems. The design studio Continuum of Milan came up with a complete series of OLED and LED light fixtures in collaboration with Zumtobel, and there have also been important developments incorporating the futuristic visions of Behnisch and Studio SANAA. Sunways’ photovoltaic modules with solar cells are inserted in structural glass. In addition to these, to take advantage of daylight according to the position of the sun, a system of wings constructed with solar cells screens and directs the light. This innovative technology sets no limits on the optical construction of photovoltaic walls. Sunways offers technically revolutionary transparent solar cells as well as attractive coloured versions designed to fit into the buildings they are assembled on. Their sophisticated design gives the project an exclusive, personal look. The concept of the photovoltaic wall makes an essential contribution to reducing energy consumption in the building as a whole. Solar energy is used not only for indoor light fixtures but to improve overall comfort in the interior.The utmost expression of the common strategies behind the company’s different lines of development is the Future Cube: a Behnisch Architekten project implemented in partnership with Zumtobel Lighting, Transsolar Energietechnik, Sunways and Bartenbach Lichtlabor proposing new development scenarios for the construction of sustainable buildings in which lighting, electricity and climate control work together. The concept underlying this new design, the result of years of experience in the field of sustainability and in-depth consideration of the evolution of spaces and their uses, is use of the façade as an element capable of performing numerous functions, simplifying the installations required in other parts of the building. The façade becomes an ideal system incorporating not only solar panels and sunscreens, directional elements for optimising the diffusion of natural light and ventilation elements but also artificial lighting

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elements, thermal invertors and mechanical ventilation elements. In the proposed building-system, the top part of the glass façade has blades which direct natural light to the zenith and convey it onto the ceiling, which in turn reflects it inside. LED apparatuses supplied directly by photovoltaic modules on the façade and installed in the innermost parts of the building ensure this type of diffusion and, under ideal circumstances, adapt to the intensity of outdoor light in order to maintain a constant relationship between inside and outside. Artificial light at night should also continue to come from the façade, so that light conditions will be similar by day and by night, slowly blending in artificial light as the daylight fades. For this purpose tiny LEDs may be installed on the blades which are used to direct sunlight by day, and we may even reduce the number of light fixtures inside by incorporating them right in the glass of the windows. Having the façade perform as many functions as possible frees up the rest of the building from installations and does away with the need to construct false ceilings or double floors to conceal utility ducts, increasing the amount of space available in the room and permitting great flexibility in internal organisation. Climate control units use photovoltaic energy and can be driven by the current it produces, contributing any extra current to the electrical grid. The façade thus becomes a closed circuit system, saving on construction volumes as well as energy costs.The company’s ongoing partnership with world-renowned designers translates into products that put the quality of light first, with continuous control of processes, constant improvement of lighting performance and ongoing research into the design and aesthetics of light fixtures.One prestigious example is the ML5 LED Stable White, a built-in light fixture designed by James Irvine, a consistent evolution of the concept behind the well-known Soft Light programme which makes significant steps forward in terms of efficiency. At more than 60lm/W, it is more than 40% more efficient than the old traditional model.

Considering the long life cycle of light sources, 50,000 hours, this could be the ideal system for lighting up buildings. The LED version of Soft Light V now has an even more refined look and employs more advanced lighting technology thanks to a new optical system concept guaranteeing balanced brightness and illumination which is visible on both walls and ceiling. To ensure perfectly even light on the work surface, LED light spots are concealed by primary optics. 3000K or 4000K white remains stable at all times with a colour yield of Ra > 80. High quality is also guaranteed by a compact, reliable passive dissipation system which not only prolongs the light fixtures’ lifespan but reduces maintenance to a minimum. Panos Infinity Tunable White LED downlights, designed by Christopher Redfern of Sottsass Associati, can reproduce natural light trends thanks to an exclusive colour temperature dynamic. Users can change the hue of light on the basis of different requirements and different types of space to be lit up, with no need to replace light bulbs or light fixtures. Perfect control from 2700 to 6500 Kelvin not only improves the quality of perception but makes it possible to create special accents and enhance colours to favour human biorhythms. Panos Infinity Tunable White offers high quality colour yield (Ra 90) which will not alter colours. Different shades of white may be set with the Circle Tune control unit or the Emotion Touch panel. With a colour temperature of 2700 Kelvin, this efficient LED downlight gives off a light flow of more than 1600 lumen while consuming only 27 Watts. Its minimal formal idiom and efficiency of up to 68 Lumen/Watt demonstrate that top quality LED technology now goes far beyond the classic compact fluorescent lights in terms of both efficiency and light quality.

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direttore responsabileeditorMarco Casamonti

vicedirettoredeputy editorLaura Andreini Philipp Meuser

comitato di direzione editorial commiteeAlessandro AnselmiAugusto Romano BurelliAurelio CortesiClaudio D’AmatoGiangiacomo D’ArdiaNicola PagliaraFranz PratiFranco Stella

comitato di redazioneeditorial committeeMaria ArgentiLaura P. BertolacciniDavide CattaneoIsotta CortesiNicola FloraPaolo GiardielloMaura ManzelleAlessandro MassarenteEfisio PitzalisGiovanni Polazzi Gennaro Postiglione

consulenticonsultantsLuca Basso PeressutAntonio D’AuriaAldo De PoliSergio Polano

corrispondenticorrispondentsCristiano Bianchi, LondraAnnegret Burg, BerlinoJorge Carvalho, PortoGalina Kim, TaschkentCristiana Mazzoni, ParigiThomas Mc Kay, New YorkPhilippe Meier, GinevraAntonio Pizza, BarcellonaYoshio Sakurai, TokioJamal Shafiq A. Ilayan, Amman Zhi Wenjun, ShanghaiMarco Zuttioni, Pechino

hanno collaboratocontributionsMaria AmaranteFederica ArmanCecilia BianchiRoberta BorghiMonica BruzzoneAlessandro GattaraAlessandro MasseraCarmine Piscopo

traduzionitranslationsIlaria CiccioniJorunn MonradSeligSilvia Rodeschini

fotolitophotolitoArt and Pixel, Firenze

stampaprintingFaenza Industrie Grafiche, Faenza

distribuzione esclusiva Italiadistribution in Italym-dis distribuzione media spa, Milano

distribuzione esterodistribution abroadm-dis distribuzione media spa, Milano

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area n°113 anno XXI2010 novembre/dicembrerivista bimestralebimonthly magazineregistrazione Tribunale di Milanon. 306 del 1981 08 08R.O.C. n° 6553 del 10 dicembre 2001spedizione in abbonamento postaleD.L. 353/2003 (conv. 27/02/2004 n°46) art.1 comma 1, DCB Bologna

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associato a

in copertinafotografia di Vicens Giménez

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presentazione/introduction

la danza impetuosa di Benedettatesto Marco Casamonti

editoriale/editorial

Miralles - Tagliabueil valore della continuitàtesto Luca Molinari

scenari di architettura/architectural scenario

Scottish ParliamentEdinburgh, UK

48 Apartment BuildingFigueres, Spain

Hafencity Public SpacesHamburg, Germany

Metro StationNapoli, Italy

Primary SchoolKathmandu, Nepal

Arcelor PavilionEash-Sur-Azlette, Luxemburg

Casa de Les Llengües MuseumBarcelona, Spain

Plaza Ricard ViñesLleida, Spain

Spanish PavilionExpo Shanghai

Scenery for Merce Cunningham Dance CompanyNew York, USA

Camper StoreSevilla, Spain

Extension of Youth Music SchoolHamburg, Germany

Music SchoolGandia, Spain

International Horticulture ExhibitionXian, China

Zhang Da Qian MuseumNeijiang, Sichuan, China

scenari tecnologici/technologic scenario

I dettagli complessi nelle opere di EMBTtesto Matteo Ruta

EMBT Works and Bibliography

scenari di attualità/actuality scenario

Timeless time Form and Spirit in Italian Design

attualità italiana/italian actuality

AILATI - Riflessi dal futurotesto Franco Purini

itinerario contemporaneo: ailati

esiti concorsi/competitions

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realizzazione editorialeeditorial productionArchea Associativia della Fornace 30/r50125 Firenze

redazione editorial staff Archea Associaticoordinamento redazionaleeditorial coordinationBeatrice PapucciIlaria BrogiSara Castellucciotelefono +39 055 683199 fax +39 055 [email protected]

progetto graficographic designA G Fronzoni

direttore editoriale Business Media: Mattia Losi

proprietario ed editore:Il Sole 24 ORE spasede legale: Via Monte Rosa, 9120149 Milanopresidente: Giancarlo Ceruttiamministratore delegato: Donatella Treu

sede operativa: Via C. Pisacane, 120016 Pero (MI) tel. +39 02 30223002ufficio pubblicità: Lorena Villa tel. +39 02 [email protected] traffico: Sandra Forlanitel. +39 051 [email protected] di redazione: Caterina Zanni

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Miralles - Tagliabue il valore della continuità Luca Molinari

Scoprire e vivere il “nuovo” mercato di Santa Caterina nel cuore della Ciutat Vella di Barcellona è come ascoltare uno di quei pensieri vivi e curiosi che a volte si fanno ad alta voce per spostare il centro stanco di una discussione, per provocare visioni differenti chiedendo contemporaneamente l’aiuto di chi ti sta intorno.Il mercato disegnato e costruito da EMBT, ovvero Enric Miralles + Benedetta Tagliabue, tra il 1999 e il 2005, è molto più di una semplice, bella architettura, quanto piuttosto è un punto di domanda sorridente, un pensiero generoso per la città e i suoi abitanti, una di quelle opere che hanno cercato silenziosamente di traghettare la nostra architettura da un tempo ad un altro.Il mercato e i suoi spazi urbani contigui ti raccontano di una Barcellona tradizionale, di storie, materie e colori conosciuti, ma, insieme, di un modo assolutamente contemporaneo e inedito di pensare e costruire luoghi collettivi. La storia, le storie, qualsiasi esse siano, dalle più alte e riconosciute a quei frammenti di memoria oscura che ti si incastrano dentro, sono impastate e digerite nel corpo denso di quel sistema di archi, coperture, volte metalliche, legni e ceramiche, cemento che avvolge il mercato e la vita che incessantemente lo attraversa.Questo progetto, come tutte le storie, nasconde nei suoi meandri altri racconti, eroici e drammatici, che ci possono dire qualcosa in più della vita e dell’attività recente di Benedetta Tagliabue, socia e moglie di Enric, che dall’aprile del 2000, rimase sola a sorreggere e gestire tutta la grande mole di lavori e progetti prodotti da EMBT, a causa dell’improvvisa scomparsa del suo compagno di vita e lavoro.Il nuovo mercato è innanzitutto una conquista sociale e civile a cui i due progettisti hanno dato un contributo polemico e progettuale decisivo; la vecchia costruzione era destinata alla demolizione senza che si fosse portata avanti una riflessione pubblica adeguata sul suo futuro, e nella risposta ferma e indignata della città la voce di Miralles fu una delle più ascoltate e importanti perché si scegliesse una strada diversa.

To discover and live the “new” market of Santa Caterina in the heart of the old town or Ciutat Vella of Barcelona is like listening to one of those vivacious and curious thoughts that one sometimes speaks out loud in order to animate a stalling debate, to elicit other visions, at the same time asking the help of those around one.The market designed and built by EMBT, i.e. Enric Miralles + Benedetta Tagliabue, between 1999 and 2005, is much more than a simple, pretty architecture; rather, it is a smiling question mark, a generous thought for the city and its inhabitants, one of those works that have sought, silently, to ferry our architecture from one period to another.The market and its adjacent urban spaces tell you the story of a traditional Barcelona, about familiar stories, materials and colours, but at the same time about an absolutely contemporary and new way to conceive and build collective places. The story, the stories, regardless of what they are, from the highest and most recognized to those fragments of obscure memory that get stuck inside you, are mixed and digested in the dense body of that system of arches, roofs, metal vaults, wood, ceramic and concrete that embrace the market and the life which incessantly passes through it.This project, like all stories, conceals within it other heroic and dramatic stories which can tell us something more about the recent life and activity of Benedetta Tagliabue, partner and wife of Enric, who remained alone in April 2000, to sustain and manage the great quantity of work and projects produced by EMBT, due to the sudden death of her companion in life and work.

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Santa Caterina Market in Barcelona, 1997-2005. Photo by Duccio Malagamba (in these pages) and Domi Mora (in the previous page).

Dopo la demolizione vennero alla luce le tracce del vecchio insediamento monastico che occupava questo grande isolato, mentre, nel frattempo EMBT, vincitore del concorso di architettura, sviluppava il progetto urbano di ricomposizione paziente e sensibile di questo delicato frammento di città antica. In questi stessi anni Enric e Benedetta costruiscono la loro casa, a poche centinaia di metri da Santa Caterina, nel cuore della città gotica e popolare, e sembra molto difficile separare questi due versanti, progetto pubblico e privato, tanto la dimensione sperimentale e curiosa prende il sopravvento in ogni carattere, dettaglio e spazio che viene sviluppato e realizzato. Le opere sono racconti aperti, in attesa di dialogo e di essere vissute continuamente. Si fa ogni volta molta fatica a individuare un punto e a capo nelle opere di EMBT, ma non si tratta di incertezza o di incapacità di portare a compimento un’opera, quanto piuttosto della strenua volontà di considerare il lavoro di architettura come uno spartito che deve essere interpretato e vissuto attivamente, senza che l’architetto debba avere necessariamente l’ultima parola.

The new market is above all a social and civil conquest, to which the two architects have given a crucial contribution in terms of debate and design; the old building was marked for demolition without an adequate public reflection on its future having been developed, and in the firm and indignant reaction of the city, Miralles’ voice was one of the most respected and important ones to recommend a different solution.After the demolition the traces of the old monastic structure which had occupied this large block came to light; in the meanwhile EMBT, winner of the architecture competition, developed the town plan for the patient and sensible reconstruction of this delicate fragment of the old town.

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In the same years Enric and Benedetta built their home, a few hundred meters from Santa Caterina, in the heart of the Gothic and working-class city, and it appears difficult to separate these two aspects, public and private project, so much does the experimental and curious dimension prevail in every character, detail and space which is developed and realized. The works are open tales that are waiting for continuous dialogue and use. It is very hard, in every work by EMBT, to identify a conclusive point, but this is not a symptom of uncertainty or inability to complete a work, but rather a strenuous desire to consider the work of architecture as a score that must be interpreted and lived actively, without the architect having necessarily to have the last word.In this attitude we recognize the inquisitive lesson of the Smithsons, Giancarlo De Carlo and the Team X, which the young Miralles assimilated during his summer seminaries and, above all, in the continuous dialogue over time with the couple (another!) of English masters.But at the same time I believe we must recognize, in the poetic of the open work, the perceptiveness, unresolved and defiant, of an author who no longer seems satisfied with a continuity with local traditions (from Gaudì via Catalan modernism to the contemporary threshold of his local Masters Pinon and Viaplana), or the inquisitive lesson of the Masters of Modernism (Miralles’ university lectures on Le Corbusier were incomparable and acute), but who is seeking a feasible path out from the century which was coming to an end, opening new fronts of research and comparison. The building site of their home, and the project of Santa Caterina proceeded apace in this period, as well as the first developments for the new Parliament of Scotland in Edinburgh, the university campus of Vigo, the new headquarters for Gas Natural in Barcelona, the expansion of the IUAV in Venice (one of the many poor figures cut and lost opportunities accumulated over the years by our country) in addition to the completion of the building site for a Music School in Hamburg and the Municipality of Utrecht.

Miralles Tagliabue House in Barcelona, 1995, photo by Dexter Hodges.

In questo atteggiamento ritroviamo la lezione irrequieta degli Smithson, di Giancarlo De Carlo e del Team X, che il giovane Miralles respirò nei suoi seminari estivi e, soprattutto, nel dialogo continuo nel tempo, con la coppia (un’altra!) dei Maestri inglesi.Ma insieme credo si debba riconoscere alla poetica dell’opera aperta l’intuizione irrisolta e spavalda di un autore che non sembra più accontentarsi delle continuità con le tradizioni locali (da Gaudì passando per il modernismo catalano fino alla soglia contemporanea dei suoi Maestri locali Pinon e Viaplana), o delle lezioni inquiete dei Maestri del Moderno (le lezioni universitarie di Miralles su Le Corbusier erano impareggiabili e acute), ma che stava cercando una possibile via d’uscita dal secolo che stava andandosene aprendo nuovi fronti di ricerca e confronto.Il cantiere della casa, il progetto di Santa Caterina si muovono pari passo in questo periodo, così come i primi sviluppi per il nuovo Parlamento Scozzese a Edimburgo, il campus universitario di Vigo, la nuova sede per Gas Natural a Barcellona, l’ampliamento dello IUAV a Venezia (una delle tante magre figure e occasioni perse accumulate negli anni dal nostro Paese), oltre che la chiusura dei cantieri per una scuola di Musica ad Amburgo e per il municipio di Utrecht. Questo biennio a cavallo della fine del secolo è decisivo e drammaticamente strategico per EMBT, perché lo studio stava lentamente assimilando il passaggio da un piccolo, prezioso laboratorio semi-artigianale alla dimensione di un importante studio riconosciuto internazionalmente con incarichi sempre più impegnativi e significativi.E nel cuore di questa transizione delicata viene meno la sua anima fondativa, l’autore riconosciuto, forse uno dei talenti più cristallini e audaci che la nuova cultura architettonica europea poteva vantare in quel momento.

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This two-year period at the turn of the century has been decisive and dramatically strategic for EMBT, because the firm was slowly making the transition from a small, precious semi-crafts workshop to the dimension of an important internationally recognized firm with more and more demanding and important assignments. And in the heart of this delicate transition it has been deprived of its founding spirit, the acclaimed author, perhaps one of the most limpid and audacious talents the new European architectural culture could boast at that moment.And Benedetta immediately made a clear and anything but foregone decision, coherent with her background and the philosophy of life that had animated her work with Enric: to continue the projects, naturally, but to avoid the dangerous risk of those who freeze a moment, a style in order to keep alive the fragile sensation of eternity assured by the built work. The works on the tables in those days, and those which have kept arriving in the following years, have been developed by reinforcing the intuition that a work of architecture is the result of a sagacious, strong and silent direction, along with a continuous dialogue with the architects of the firm as well as with the many, and different, fellow travellers who are identified depending on the type of themes that have to be tackled.The choices made by Benedetta Tagliabue have consisted of a conscious direction of a metamorphosis without a predicate objective, an itinerary where the consolidated characters of the architectural research conducted with Miralles have been enriched and gradually challenged by the opportunities encountered and the sensibilities which would inevitably have surfaced. And what we find ten years later is the felicitous and problematic result of this metamorphosis which is still ongoing, indicating both new paths and researches which have produced interesting results.

Youth Music School in Hamburg, Germany, 1997-2010, photo by Duccio Malagamba.

E Benedetta fa immediatamente una scelta chiara, non scontata, coerente con la sua storia e con la filosofia di vita che aveva animato il lavoro con Enric: portare avanti i progetti, naturalmente, ma non cadere nel pericoloso rischio di chi cristallizza un momento, uno stile per prolungare ancora la fragile sensazione di eternità assicurata dall’opera costruita. I lavori sui tavoli in quei giorni, e quelli che sono continuati ad arrivare negli anni a seguire, sono stati sviluppati rafforzando l’intuizione che il lavoro di architettura è frutto di regia sapiente, forte e silenziosa, insieme a un dialogo attivato continuamente con i progettisti dello studio oltre che insieme ai tanti, e diversi, compagni di viaggio che si individuano a seconda dei caratteri diversi e dei temi che devi affrontare.La scelta portata avanti da Benedetta Tagliabue è stata quella di una consapevole regia di una metamorfosi senza un obiettivo predicato, di un percorso in cui i caratteri consolidati della ricerca progettuale insieme a Miralles venissero arricchiti e messi progressivamente in discussione dalle occasioni che si sarebbero incontrate e dalle sensibilità che sarebbero inevitabilmente emerse.E quello che ritroviamo dopo dieci anni è il felice e problematico risultato di questa metamorfosi che ancora sta progredendo, indicando, insieme, strade nuove e ricerche che hanno trovato risposte interessanti.Oltre a tutto questo, Benedetta Tagliabue è anche una figura che anticipa con la sua storia personale, un fenomeno che la cultura architettonica italiana sta sperimentando in questo periodo per ben altre motivazioni.Lombarda di nascita, veneziana di formazione universitaria, dopo il fulminante incontro con Miralles si sposta definitivamente a Barcellona venendo ad essere ormai considerata un’autrice catalana per adozione a tutti gli effetti, anche se, personalmente, a me piace guardare a Benedetta come a una progettista europea di nuova generazione, in cui le “servitù” linguistiche e identitarie si mescolano sfumandosi, dando vita a caratteri ancora in attesa di definizione. È oggi il destino di molti giovani progettisti di talento che hanno “dovuto” lasciare il nostro Paese, povero di occasioni e di soddisfazioni, per stabilire il proprio studio in realtà urbane più evolute e attente alla qualità dell’architettura contemporanea. E quando capita di confrontarsi con loro senti che il l’orizzonte culturale e simbolico con cui si confrontano è l’Europa e quello che rappresenta in termini di occasioni e di caratteri.

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Non credo che andremo incontro a uno “stile” esperanto europeo, quanto piuttosto alla rielaborazione di quei caratteri urbani, insediativi, collettivi che hanno fatto del sistema urbano continentale un modello insediativo in cui ancora individuare modelli e strumenti di riflessione progettuale per il futuro.E su questa linea continua generosamente a lavorare EMBT sotto la regia sorridente e aperta di Benedetta Tagliabue. I lavori di questi anni dimostrano una capacità di ascolto poetico e materico dei luoghi, potente, capace di interpretare, soprattutto attraverso il lavoro ossessivo sugli spazi pubblici, la dimensione mutevole ed irrequieta della società contemporanea e dei suoi desideri emergenti.I piani terra delle opere di EMBT si fanno incessantemente playground e luoghi informali, domestici, d’incontro tra cittadini che cercano di ricostruire legami, tessiture libere all’uso che ripensano discretamente i caratteri della metropoli d’oggi.

In addition to all this, Benedetta Tagliabue is also a figure who has anticipated, with her personal history, a phenomenon that the Italian architectural culture is experiencing in this period, for very different reasons. Lombard by birth, Venetian by university education, when she met and fell in love with Miralles she moved definitively to Barcelona, where she is by now considered a Catalan author by adoption for all effects and purposes, even if I personally like to consider Benedetta as a European architect of a new generation, where linguistic influences and identities are mixed and blurred, resulting in characters that are still awaiting definition. In is today the fate of many young architects of talent who have “had to” leave our country, lacking in opportunities and satisfactions, to open a firm in more advanced urban realities that are more attentive to the quality of contemporary architecture.And when one happens to encounter them one feels that the cultural and symbolic horizon with which they measure swords is Europe, and what it represents in terms of opportunities and characters.I do not believe the future will bring a European Esperanto “style”, but rather a re-elaboration of those urban, semi-urban and collective characters which have made the continental urban system a settlement model in one may still identify models and design reflections for the future.And EMBT continues to work generously along these lines under the smiling and cooperative leadership of Benedetta Tagliabue. The works of these years demonstrate an ability to listen, in poetic and material terms, to the places that is powerful, able to interpret, especially through an obsessive work on public spaces, the changing and restless dimension of the contemporary society and its emerging desires.

New Headquarter of Gas Natural, Barcelona, 1999-2007, photo by Duccio Malagamba.

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Il lungo porto di Amburgo, come la sequenza magistrale di spazi pubblici e privati per il parlamento scozzese, ma, insieme, la fragile e poetica macchina scenografica per Merce Cunningham, ci raccontano tutti insieme della stessa volontà e visione, capace di prendere forme e materie diverse a seconda dei luoghi che incontra ed interpreta.Le tessiture murarie, quella capacità arcaica e, insieme, modernista di fondere struttura a paramento trasformando la parete in un laboratorio a cielo aperto non sembra conoscere differenza, ma solo un diversificarsi d’intensità tra le pareti cimiteriali di Igualada e le verticali in mattoni di Amburgo, quelle in legno e cemento di Edimburgo, o le tessiture transitorie e fragilissime del padiglione spagnolo di Shanghai.È una strada complessa, che non ha paura dell’autorialità come dichiarazione di ricerca poetica non fine a se stessa, e della carica espressiva degli spazi come possibile risposta al progetto di uno spazio per nuove comunità.La sensazione struggente che si prova nel vedere i lavori degli ultimi anni, soprattutto man mano che ci si allontana dal “maledetto” 2000, è la caparbietà con cui Benedetta Tagliabue ha cercato di progettare senza fermarsi, senza congelare il dolore nelle forme e nei linguaggi di riferimento. Questo, credo, è stato il modo più alto e amoroso di rispettare la storia intellettuale e creativa di Enric Miralles e, insieme, di trasformarla in un motore libero, potente per continuare le ricerche e le strade che, anche lui, aveva contribuito ad aprire in questi anni di profonda e irrequieta metamorfosi.

The ground floor of the buildings designed by EMBT continue to offer themselves as playgrounds and informal, domestic meeting places between citizens who seek to rebuild free connections and tissues which discreetly rethink the characters of the present-day metropolis.The long port of Hamburg, like the masterly sequence of public and private spaces for the Parliament of Scotland, but also the fragile and poetic stage machine created for Merce Cunningham, all tell us the story about the same desire and vision, capable of taking different forms and using different materials to adapt to the places it encounters and interprets.The masonry tissue, that archaic and at the same time modern ability to merge structure and non-structural elements, transforming the wall into an open-air workshop, does not seem to know difference, but only a diversification of intensity between the cemetery wall of Igualada and the brick uprights in Hamburg, those in wood and concrete in Edinburgh, or the transitory and fragile weavings of the Spanish pavilion in Shanghai.It is a complex path which fears no authoritativeness as declaration of poetic research, not as an end in itself, and the expressive charge of the spaces as possible solution for the design of a space for new communities. The tormenting sensation one experiences when seeing the works of the last years, and especially as the “cursed” year of 2000 fades in the distance, is the obstinacy with which Benedetta Tagliabue has sought to design without stopping, without freezing the pain in the forms and in the languages of reference. This, I believe, has been the highest and most loving way to respect the intellectual and creative history of Enric Miralles and, at the same time, to transform it into a free, powerful engine to continue the researches and the paths which also he had contributed to open, in these years of profound and restless metamorphosis.

In these pages: Diagonal Mar Park, Barcelona, 1997 - 2002, photo by Veronicae©fotografía.

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Plaza Ricard Viñes Lleida, Spain 2007 - 2010

architects: Benedetta TagliabueMiralles Tagliabue EMBTchief architect: Elena Rocchicompetition: November 2007collaborators: Alessia Bettazzi, Alice Failla3D: Giuseppe Maria Fanarapreliminary project: 2007chief architect: Josep Ustrellcollaborators: Alessia Bettazzi, Ivan Grippaldi, Jose Manuel López Ujaque urban furniture: Mireia Soriano Alfara3D: Armando Arteaga, Aylin Alfaro Montoyamodel: Gabriele Rotelli, Vanessa Tanguy, Barbara Asnaghi Gordilloexecutive project: 2008-2010chief architect: Daniel Rossellocollaborators: Ivan Grippaldi, Jose Manuel López Ujaque, Susana Osés Lana, Silvia Cama, Georgina Monica Lalli, Nataly Raabmodel: Gabriele Rotelli, Giulio Pellizon, Ginette Gotti Carvajalworks: 2009-2010chief architect: Daniel Rossello, Josep Ustrellcollaborators: Susana Oses Lana, Francesca Origa, Francesc Mercadal, Ana Isabel Ferreira, Jack O’Kelly, Belén Callejasfirm: UTE Dragados-Arno client: Ayuntamiento de Lleida

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Extension of Youth Music School Hamburg, Germany 2009 - 2010

architect: Benedetta Tagliabue Miralles Tagliabue EMBTproject team: Karl Unglaubcollaborators: Stefan Geenen, Verena Vogler, Max Gunst, Carmen Fisher, Davide Argenteri, model: Gabriele Rotelli, Shavleg Chichishvili

photo by Alex Gaultier, Duccio Malagamba

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The new auditorium with the main entrance foyer completes the program of the youth music school, finished in 1999.The extension, which was designed 10 years after the original project, is located in the narrow space between the old school and the new youth music school and creates a new passage between them.A folded entrance roof covers the foyer and connects with the ramp of the existing music school in the upper floorThe auditorium is elevated to the first floor, giving the opportunity of an open space in the ground floor which contains the main foyer and a big multipurpose space.The auditorium is visible as an unregular round shape with a gallery level.The façade is covered by bricks, referring in material and shape to the existing buildings build 10 years ago.A visible ornamentation in the bricks refers to sound waves and indicates the content of the building in the exterior.

Il nuovo auditorium, con il suo foyer all’entrata, completa il progetto per la scuola di musica, terminata nel 1999. Questo ampliamento dell’edificio, già esistente nel progetto originale di 10 anni fa, si colloca nello spazio ristretto venutosi a creare tra la vecchia sede della scuola e il nuovo istituto e va a costituire un passaggio tra i due edifici. L’atrio d’entrata è coperto da un tetto piegato che si collega alla rampa che, a sua volta, conduce alla scuola di musica già esistente, al piano superiore. L’auditorium si colloca al primo piano, al piano terra va quindi ad aprirsi un open space con il foyer e un grande spazio multilifunzionale. L’auditorium appare come uno spazio dalla forma irregolare e rotondeggiante con annessa galleria. La facciata è coperta in mattoncini, simili per forma e materiale a quelli utilizzati negli edifici pre-esistenti, costruiti dieci anni fa. La decorazione che si nota sui mattoni riprende l’idea delle onde sonore, portando quindi all’esterno un riferimento al contenuto interno dell’edificio.

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In the previews pages: fi rst phase, the Youth Music School building completed in 1999. In this page: second phase,the new auditorium 2009-2010.

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contemporary itinerary: AILATIphoto by Gabriele Basilico, Alessandra Bello, Giuseppe Bertolucci, Gaia Cambiaggi, Alessandra Chemollo, Giovanni Chiaramonte, Giuseppe dell’Arche, Roberto Dell’Orco, Pierluigi Faggion, Beppe Giardino, Marco Introini, Peppe Maisto, Attilio Maranzano, Sheila McKinnon, Davide Menis, Alberto Novelli, Fulvio Orsenigo, Raul Pantaleo, Alberto Piovano, Sebastiano Raimondi, Rene Riller, Paolo Riolzi, Filippo Romano, Lamberto Rubino, Pietro Savorelli, Giovanna Silva, Luigi Spina, Studio Mayr Fingerle, Franco Tagliabue Volontà, Cino Zucchi

01. ELASTICOSPA – Stefano Pujatti Architetti, Atelier Fleuriste and Private House 02. DAP studio, Elsa Morante Public Library 03. scandurrastudio, Zurich Insurance Company Italian Headquarters 04. Studio Valle Architetti Associati, Cino Zucchi Architetti with Zucchi & Partners, Canali Associati, Charles Jencks with Andreas Kipar – LAND, Arup Italia, Topotek1, offi ce building in the Alfa Romeo canteen, Portello Quartier 05. Cino Zucchi Architetti, Portello Quartier 06. MAB Arquitectura, Abitare a Milano 07. Italo Rota with Fabio Fornasari, Arengario Museo del Novecento 08. Studio elementare, Kconsult, Sauerbruch+Hutton, scandurrastudio, Studio Italo Rota & partners, Maciachini Quarter 09. Studio elementare, Food Park 10. Piuarch Partners, D&G Headquarters 11. Guidarini & Salvadeo, Sociomedical Centre 12. ifdesign, piazza Nera, piazza Bianca 13. Archea Associati, Nembro Public Library 14. Greppi&Bianchetti Studio, Social Housing 15. Renato Rizzi with Barbara Borgini, Casa d’Arte Futurista Fortunato Depero 16. Studio Terragni Architetti, Gruppe Gut, Jeffrey T. Schnapp, Stanford Humanities Lab, FilmWork, Le Gallerie 17. Christoph Mayr Fingerle, CasaNova 18. Cino Zucchi Architetti, Park Associati, Salewa Headquarters 19. MODUS architects, Skate Park 20. Markus Scherer with Walter Dietl, Restauration of Fortezza’s Fort 21. C+S Associati, primary School 22. Cino Zucchi Architetti with Gueltrini and Stignani Associati, Public Park 23. aMDL Michele De Lucchi, Giorgio Cini Foundation

24. Renzo Piano with Alessandro Traldi and Maurizio Milan, Emilio and Annabianca Vedova Foundation 25. La Fabbrica del Sole, Modourbano Architettura, Exergy with Vento di Venezia, Tobia Scarpa, Thetis, La rivoluzione off-grid in Isola della Certosa park 26. diverserighestudio, Casalogica 27. Labics, Museum and Multifunctional Centre 28. Cristofani & Lelli architetti, “Fornace del Bersaglio” Residential Complex 29. Pietro Carlo Pellegrini, Lucchese Technological Hub 30. Cherubino Gambardella, I.A.C.P. Building 31. Davide Vargas, New City Hall 32. Cherubino Gambardella and Simona Ottieri, Torre dello Ziro Restauration 33. ma0/emmeazero studio d’architettura, Lombardi School Enlargement 34. ma0/emmeazero studio d’architettura, Risorgimento Square 35. Marco Navarra, Program of Self-generation for Tired Urban Landscapes 36. Emanuele Fidone, San Pietro Basilica Restauration 37. Vincenzo Latina, Artemide Pavilion 38. Santo Giunta, Orazio La Monaca, Leonardo Tilotta, Simone Titone, Council Offices New Seat 39. Riccardo Vannucci, FAREstudio, G. Kambou Centre 40. Studio tamassociati with Pietro Parrino and Gino Strada, Salam Hearth Surgery Centre

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project “Elsa Morante” Public Librarytypology library architect DAP studio Elena Sacco – Paolo Danellirealization 2007-2008address Lonate Ceppin, Varese

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project Zurich Insurance Company Italian Headquarterstypology officearchitect Alessandro Scandurra, scandurrastudio realization 2006-2009address Milano

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project Atelier Fleuriste and Private Housetypology dwellingarchitect ELASTICOSPA Stefano Pujatti Architetti realization 2002-2008address Chieri, Torino

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project Office Building in Alfa Romeo canteen, Portello Quartertypology residential, officesarchitect Cino Zucchi Architetti realization 2001-address Milano

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project Maciachini Quartertypology mixed usearchitect Studio elementare, Kconsult, Sauerbruch+Hutton, scandurrastudio, Studio Italo Rota & partners realization 2003-2011address Milano

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project Abitare a Milano - Via Gallaratetypology residentialarchitect MAB Arquitectura - Massimo Basile, Floriana Marottarealization 2006-2009address Milano

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project Arengario Museo del Novecentotypology museumarchitect Italo Rota with Fabio Fornasarirealization 2002-2010address Milano

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project Portello Quartertypology mixed use architect Studio Valle, Cino Zucchi Architetti with Zucchi & Partners, Canali Associati srl, Charles Jencks with Andreas Kipar - LAND srl, Arup Italia, Topotek1 realization 2001-address Milano

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project Piazza Nera, Piazza Bianca typology public spacearchitect ifdesignrealization 2003-2005address Giussano,Monza e Brianza

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project Socio-medical centre typology hospitalarchitect Guidarini & Salvadeo realization 1998-2004address Lesmo, Monza e Brianza

project Public Librarytypology library architect Archea Associatirealization 2002-2007address Nembro, Bergamo

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project Social Housingtypology residentialarchitect Greppi&Bianchetti Studiorealization 2006-2008address Chiari, Brescia

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project Casa d’Arte Futurista Fortunato Deperotypology museumarchitect Renato Rizzi (Rizzi-Proteco) with Barbara Borgini realization 2009address Rovereto, Trento

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project Le Gallerietypology museumarchitect Studio Terragni Architetti, Gruppe Gut snc, Jeffrey T. Schnapp Stanford Humanities Lab, FilmWork srl realization 2008-2010address Piedicastello, Trento

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project Food Parktypology public architect Studio elementare Paolo Pasquini architettirealization 2006-2011address Milano

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project D&G Headquarters typology officesarchitect Piuarch Partnersrealization 2005-2006address Milano

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project Emilio and Annabianca Vedova Foundationtypology musuemarchitect Renzo Piano, Alessandro Traldi, Maurizio Milanrealization 2009address Venezia

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project Public Parktypology publicarchitect Cino Zucchi Architetti with Gueltrini and Stignani Associatirealization 2004-2009address San Donà Piave, Venezia

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project Primary Schooltypology educationarchitect C+S Associati realization 2009address Ponzano Veneto, Treviso

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project Giorgio Cini Foundationtypology museumarchitect aMDL Michele De Lucchirealization 2005-2009address Venezia

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project Salewa Headquarterstypology officesarchitect Cino Zucchi Architetti Park Associatirealization 2007-2011address Bolzano

project CasaNova typology residentialarchitect Christoph Mayr Fingerlerealization 2004-2008address Bolzano

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project Skate Parktypology publicarchitect MODUS architectsrealization 2006-2007address Bressanone, Bolzano

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project Restauration of Fortezza’s Forttypology publicarchitect Markus Scherer with Walter Dietlrealization 2007-2009address Fortezza, Bolzano

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project Torre dello Ziro Restaurationtypology publicarchitect Cherubino Gambardella and Simona Ottierirealization 2006-2008address Pontone d’Amalfi , Salerno

project “Fornace del Bersaglio” Residential Complextypology residentialarchitect Cristofani & Lelli architetti/Lelli & Associati architettura realization 2005-2010address Faenza (RA)

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project I.A.C.P. Buildingtypology residential architect Cherubino Gambardella realization 1990-1992address Ancona

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project Museum and Multifunctional Centre G.Dtypology museumarchitect Labicsrealization 2006-2011address Bologna

project La rivoluzione off-grid in Isola della Certosa parktypology prototypearchitect La Fabbrica del Sole, Modourbano Architettura, Exergy with Vento di Venezia, Tobia Scarpa, Thetisaddress Venezia

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project Casalogicatypology residentialarchitect diverserighestudiorealization 2008-2009address Altedo di Malalbergo (BO)

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project Lucchese Technological Hubtypology research centrearchitect Pietro Carlo Pellegrinirealization 2007-2010address Lucca

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project New City Halltypology publicarchitect Davide Vargasrealization 1999-2009address San Prisco, Caserta

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project Salam Heart Surgery Centretypology hospitalarchitect Studio tamassociati with Pietro Parrino and Gino Stradarealization 2004-2009address Soba (Khartoum), Sudan

project San Pietro Basilica Restorationtypology publicarchitect Emanuele Fidone realization 1999address Ortigia, Siracusa

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project Council Offices New Seat typology offices architect Santo Giunta, Orazio La Monaca, Leonardo Tilotta, Simone Titonerealization 2005-2007address Castelvetrano, Trapani

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project Program of self-generation for tired urban landscapes typology publicarchitect Marco Navarrarealization 2009-2010address Giampilieri, Messina

project Lombardi School Enlargementtypology publicarchitect ma0 / emmeazero studio d’architettura realization 2003-2010address Bari

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project Risorgimento Squaretypology publicarchitect ma0 / emmeazero studio d’architettura realization 2002-2009address Bari

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project Artemide Paviliontypology publicarchitect Vincenzo Latinarealization 2007-address Ortigia, Siracusa

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project G. Kambou Centretypology hospitalarchitect Riccardo Vannucci_ FAREstudiorealization 2006-2007address Ouagadougou, Burkina Faso

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