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- Capitolo Italiano del M.V.P.A. - Anno XXII - N1/2014 Registrazione Tribunale di Mantova N. 3/93 del 1.2.1993 - Poste Italiane Spedizione in A.P. - 70% - Milano CAR AND WAR: LA STORIA CONTINUA ITALIA Army Motors www.imvcc.it SPECIALE I CARRI ITALIANI

Army motors n1 2014

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LA COLONNA DELLA LIBERTÀ

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CAR AND WAR: LA STORIA CONTINUAITALIA

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SPECIALE I CARRI ITALIANI

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SOMMARIO

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I T A L I A

Giornale dell’M.V.C.C.Capitolato Italiano del M.V.P.A.

Trimestrale - anno XXIi - N. 1/2014

Direttore responsabileJolanda Croesi

Registrazione Tribunale di Mantova N.3/93 del 1.2.1993TMB Grafiche s.r.l.

Via C.Cattaneo 19/21 Gorgonzola

Proprietario - Editore M.V.C.C.Sede Legale: P.zza Biade, 12 -

36100 Vicenza

M.V.C.C. Segreteria Via Mantova 13 - 10153 Torino - tel. 011/859526 -

fax/segreteria telefonica 011/2486590 E-mail: [email protected]

Realizzazione editorialeE.C. Editing

Direzione e redazioneE.C. Editing

Responsabile trattamento dati (Legge 675/96): Jolanda Croesi

PRESIDENTE Piero Brezza

VICEPRESIDENTELorenzo ScarlataCONSIGLIERI

Enzo Caniatti (rivista sociale), Gustavo Cappa Bava (consulenza tecnica), Aurelio Sanmartino, Paolo Thaon di Revel

ARMY MOTORS ITALIA

Iveco VM 90-T

49PAGINA

a r m y m o to r s

Raduno Ternavasso 3Carro Fiat L3 33 6Il Club informa 15Le spiagge dello sbarco 18I mitra del Terzo Reich 25Car and War 37 Foto archivio 43Iveco VM 90-T 49Carro M15/42 57

CarroM15/42

57PAGINA

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PARCO ESPOSIZIONI NOVEGROMILANO/LINATE AEROPORTO

17 - 18 MAGGIO 201455a Fiera del Collezionismo Militare

Tel. 0270200022 - www.parcoesposizioninovegro.it

ORARIO: 10.00 - 18.00

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MEZZI STORIC I

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LE NOSTRE IN IZ IAT IVE

TERNAVASSOIMVCC SHOW27-28-29 GIUGNOLA PASSIONE SI SENTE

UN LAGO PER GLI ANFIBIUN LAGO PER GLI ANFIBI CORSE SUI TRATTURICORSE SUI TRATTURI IL TOP DEL COLLEZIONISMOIL TOP DEL COLLEZIONISMO

IMMERSI NELLA NATURAIMMERSI NELLA NATURA RICOSTRUZIONI STORICHERICOSTRUZIONI STORICHE MEZZI CORAZZATI IN AZIONEMEZZI CORAZZATI IN AZIONE

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MEZZI STORIC ILE NOSTRE IN IZ IAT IVE

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ARMY MOTORS ITALIA

Venerdì 27 GiugnoArrivo partecipanti, sistemazioni, allestimento Campi dei Gruppi di Reenactors: Tedeschi, Regio Esercito ed USA 2°GM. Civili anni ’40, Legione Straniera in Africa e Naia nell’Esercito Italiano anni 70/80, preparazione Borsa-Scambio10.00 Inizio iscrizioni, percorsi liberi nella TenutaCena libera: possibilità di ristorazione nella Locanda del Borgo (si consiglia di prenotare con anti-cipo), in Panineria mobile e presso i Campi dei Rievocatori

Sabato 28 Giugno09.00 Iscrizioni, sistemazione veicoli, apertura Borsa-ScambioPer tutta la giornata si alterneranno le animazioni dei Reenactors nei rispettivi settori e spazi preposti. Escursioni facoltative all’esterno ed all’interno della Tenuta, esibizioni di anfibi nel lagoPranzo libero: possibilità di ristorazione nella Locanda del Borgo, in Panineria mobile e presso i Campi dei RievocatoriProve facoltative di abilità nella cava della Tenuta16.00-17.00 Evoluzioni mezzi blindati in apposito spazioCena sociale organizzata dal IMVCC con intrattenimento musicale che continuerà con serata danzante

Domenica 29 Giugno09.30 Carosello nel Bosco e lungo il lago. Attività dei Reenactors. Borsa-Scambio, esibizioni di anfibi nel lago11.00-12.00 Evoluzioni mezzi blindatiPranzo libero: possibilità di ristorazione nella Locanda del Borgo, in Panineria mobile e presso i Campi dei Rievocatori.15.00 Defilè finale, con carosello veicoli per il pubblico e commiato

PER ISCRIZIONI E INFORMAZIONI RADUNO IMVCC Tel. 011.859526 Fax 011.2486590 [email protected] Scarlata Tel. e Fax 0171.758179 – 339.7151185 [email protected] iscrizioni e informazioni RievocazioniAurelio Sanmartino Tel. 335.6535099 [email protected] Tahon di Revel Tel. 335.5927527 [email protected]

ALBERGHI CONVENZIONATIDa prenotarsi direttamente a cura dei partecipanti facendo riferimento alla Manifestazione per usufruire del trattamento di favore stabilito.Hotel RIO VERDE via Alba 10 10040 PRALORMO Tel. 011.19885381 [email protected] matrimoniale compresa 1° colazione 50.00 Euro a notte per due persone, per altre siste-mazioni contattare la Direzione dell’Hotel.Hotel LO SCOIATTOLO via Poirino 24 10040 PRALORMO Tel.011.9481148 [email protected] Sistemazione standard in camera matrimoniale compresa 1° colazione 49.00 Euro a notte per due persone, per altre sistemazioni contattare la Direzione dell’Hotel.

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MEZZI STORIC ILE NOSTRE IN IZ IAT IVE

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ARMY MOTORS ITALIA

SCHEDA DI ISCRIZIONE IMVCC 2014 SHOW Tenuta di Ternavasso Poirino (to) 27-29 GIUGNO 2014

La scheda dovrà pervenire entro il 20 giugno 2014 unitamente alle quote di iscrizione a:IMVCC – Via Mantova 13 – 10153 Torino

Responsabile Organizzazione per il ClubLorenzo Scarlata - Tetti Quatin -12010 Roaschia (CN)

Il sottoscritto Residente a Via cap Tel Socio IMVCC n° Partecipante con veicolo Rievocatore Veicolo marca tipo Targa

QUOTE PER PARTECIPANTE (BARRARE LA CASELLA CORRISPONDENTE)

Costo iscrizione alla manifestazione = Euro 10,00

Cena sabato sera = Euro 30,00

Ogni partecipante dichiara che il proprio veicolo è in regola con le norme vigenti di Circolazione stradale ed iscritto e/o omologato ASI.Dichiara inoltre per sé e per i suoi accompagnatori di conoscere ed accettarele norme del Regolamento della manifestazione e di sollevare gli organizzatori da ogni responsabilità connessa con lo svolgimento della stessa.Dichiara di essere al corrente che l’Organizzazione non accetterà appunti e reclami di alcun genere in forma verbale ma, unicamente per iscritto, così da poterli valutare e discutere in sede opportuna.

Firma

REGOLAMENTO MANIFESTAZIONE1) La manifestazione è riservata esclusivamente ai mezzi iscritti ed accettati a seguito dell’iscrizione da effettuarsi entro il 20/06/2013 a mezzo scheda di adesione, accompagnata dalla quota di partecipazione. 2) È vietata ogni azione che possa arrecare danno o disturbo a persone, animali o cose all’interno della Tenuta, come pure spingersi con i veicoli fuori dai percorsi previsti e segnalati per la manifestazione. 3) Alla manifestazione saranno ammessi veicoli storici esclusivamente ex militari, sia come origine che co-me conservazione. Per i percorsi su strade pubbliche i veicoli ed i loro equipaggi dovranno essere in regola con le vigenti norme di circolazione stradale. 4) Ogni veicolo potrà trasportare solo il numero di persone indicato sulla carta di circolazione. 5) Gli equipaggi dei mezzi militari storici sono invitati a indossare uniformi dell’epoca in armonia con il veicolo presentato, o quantomeno, un abbiglia-mento che non crei stridenti contrasti. 6) È consentito portare simulacri di armi e/o le stesse disattivate a norma della Legge italiana. 7) Il Comitato organizzatore declina ogni responsabilità per quanto causato da comportamenti in contrasto con le norme vigenti. 8) Il Comitato organizzatore non accetterà appunti o reclami di alcun genere espressi in forma verbale ma, unicamente per iscritto, così da poterli valutare e discutere in sede opportuna.

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MEZZI STORIC I

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LA L IBERAZIONE D I CANNES

MEZZI STORIC I

CARRO ITALIANO FIAT L3 33

Fu chiamato in diversi mo-di: all’inizio vezzeggiativi – scatoletta di sardine, ba-

rattolo – e poi, nei duri anni di guerra, con epiteti decisamente inquietanti: carretta o cassa da morto. Entrò in produzione nel 1933 come “carro veloce” C.V. 33

e in seguito “carro leggero” L3-33. Venne impiegato su tutti i fronti di guerra, spesso con tragiche con-seguenze per gli equipaggi che furono costretti ad usarlo contro carri nemici nettamente superiori come mole, corazzatura e arma-mento. Eppure, quando venne

progettato nel 1930, appariva come il mezzo migliore con cui dotare le neonate forze corazza-te italiane. Prodotto dall’Ansaldo Fossati di Genova Sestri con organi meccanici Fiat, sfruttava l’imposta-zione e la fi losofi a del britannico Carden Loyd Mk VI, considerato

FU PROGETTATO ALLA FINE DEGLI ANNI VENTI COME CARRO LEGGERO CON IL COMPITO DI ESPLORARE E ACCOMPAGNARE LA FANTERIA ANCHE SU PERCORSI STRETTI E DISAGEVOLI. FINÌ PER ESSERE IMPIEGATO IN GUERRA ANCHE COME CARRO D'ASSALTO CON TRAGICHE CONSEGUENZE

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MEZZI STORIC I

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LA L IBERAZIONE D I CANNES

CARRO ITALIANO FIAT L3 33

dai sostenitori dei piccoli blinda-ti di economica fattura (tankette), la risposta più idonea alle esigen-ze di supporto della fanteria. lo scopo era di proporre un mezzo di produzione nazionale con ca-ratteristiche superiori. In prima battuta doveva integrare l’azione

dei Fiat 3000, di maggiore mole, ma meno adatti ad operare nelle zone di confi ne montagnose. Il C.V.33 era relativamente veloce, maneggevole, robusto, sembrava quindi adatto al compito assegna-to. Tuttavia già nel 1933, quando dopo tre anni di prototipi e col-

laudi furono consegnati i primi esemplari alle truppe, era meno evoluto rispetto ai nuovi carri te-deschi, inglesi e francesi, a partire dall’armamento fi sso, visto che già si sperimentavano con successo le torrette girevoli. Nonostante ciò, sostenuto da un incredibile battage

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MEZZI STORIC I

pubblicitario fatto di dimostrazioni e parate, non fu solo imposto alle forze armate, ma venne acquistato da diversi Paesi esteri visitati dalle nostre missioni militari ed econo-miche. Nel 1935 esplose la guerra d’Etiopia, i reparti carristi contribu-irono in modo determinante alla rapida e vittoriosa conclusione del-la campagna. Inquadrati nei battaglioni dei carri d’assalto, i

C.V. 33 si dimostrarono particolar-mente indicati per contrastare le azioni degli etiopi sul terreno mon-tagnoso, anche se non mancarono episodi in cui si trovarono in net-ta difficoltà. Come quando nella gola di Dembenguina, gli abissini arrestarono la marcia dei carri con una valanga di macigni, attaccan-do poi uno a uno gli equipaggi e trucidandoli. Un’altro ancora più

minaccioso campanello d’allarme suonò durante la guerra di Spagna (1937-39), allorché, sulla “Car-retera de Francia”, i carri veloci si trovarono ad affrontare in campo aperto i carri russi dell’esercito re-pubblicano, armati con cannoni da 37 e 45 mm montati su torrette girevoli, che li surclassavano come mole e corazzatura.

(segue a pagina 12)

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MEZZI STORIC I

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In alto, il carro veloce C.V. 33 come appariva all'entrata in produzione nel 1933. Prodotto in un numero di esemplari intorno alle 2000 unità, nell'arco di diversi anni subì solo alcune migliorie. Sopra, soldati inglesi si impossessano di un L 3/33 in Africa.

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MEZZI STORIC IMEZZI STORIC I

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MEZZI STORIC IMEZZI STORIC I

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Lo scafo è composto da una serie di lamiere scudo in acciaio, collegate fra loro in modo da costituire un complesso indeformabile. Il mezzo era armato con una coppia di mitragliatrici Fiat 35 cal. 8 mm, gemellate, sistemate in casamatta, collegate da un manicotto di protezione in lamiera scudo, munito di alloggiamento per il mirino.

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MEZZI STORIC I

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MEZZI STORIC I

(segue da pagina 8)Solo il fatto che fossero in un nu-mero ridotto impedì un’ecatom-be. L’intervento dei tedeschi por-tò alla rapida vittoria delle forze franchiste e il corpo di spedizione italiano tornò in patria con tutti gli onori. Il C.V. 33 fu nel frattempo affiancato dal C.V. 35, la cui dif-ferenza principale consisteva in un nuovo processo di assemblag-gio, che univa alla saldatura delle piastre l’imbullonatura per fornire maggiore protezione. All’entrata in conflitto dell’Italia nel giugno

1940, quattro battaglioni di carri veloci (ormai chiamati L) furono inviati ad Aosta dove, attraverso la strada del Piccolo San Bernardo, dovevano raggiungere il confine francese. Ma il primo battaglione, costretto a marciare in fila india-na, incappò in uno sbarramento minato che causò la distruzione del carro di testa. Gli altri mezzi rimasero in crisi sotto il tiro delle artiglierie nemiche prima di riu-scire a invertire la marcia. A causa della penuria di carri medi, il co-mando italiano fu costretto a man-

tenere in prima linea i carri legge-ri, affidando loro compiti spesso a dir poco discutibili. Ed è così che li troviamo fatti a pezzi nei deserti africani dai Matilda inglesi o an-nientati nelle steppe russe dai T 34 sovietici. Già all’inizio del 1942, sul fronte africano rimanevano pochissimi esemplari, riuniti in compagnie autonome con com-piti di supporto; in breve tempo scomparvero dalla scena. In Rus-sia gli equipaggi appiedati conti-nuarono a battersi e a farsi onore nelle grandi battaglie dell’inverno

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Il motore è un Fiat a quattro cilindri verticali in linea, monoblocco, a quattro tempi con valvole laterali e cilindrata di 2746 cc. Eroga una potenza di 43 CV che consente di raggiungere una velocità massima su strada di 42 km/h. A fianco, CV 33 in parata in occasione della visità di Göring in Libia nel 1939. Sotto, la presenza "umana" evidenzia le dimensioni del carro alto solo 1,28 metri e lungo poco più di 3 metri.

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MEZZI STORIC I

1942. I superstiti furono ritirati dal fronte alla fine di febbraio. Dopo l’8 settembre, i tedeschi sequestra-rono tutti gli L disponibili che ven-nero principalmente impiegati nel-la lotta contro le bande partigiane anche dai ricostituiti reparti della RSI. Nell’immediato dopoguerra alcuni degli L superstiti furono da-

ti in dotazione alla Polizia. Lungo poco più di tre metri, largo 1,40 e alto solo 1,28, L3-33 era mosso da un motore a benzina 4 cilindri di 2746 cc, in grado di erogare una potenza massima di 43 CV. Lo sca-fo era composto da una serie di piastre in lamiera ed era suddivi-so in tre compartimenti. Quello di

combattimento ospitava il pilota e il capocarro con compiti anche di mitragliere. L’armamento era gene-ralmente costituito da una coppia di mitragliatrici Fiat 35 cal.8 gemel-late in casamatta fissa. Prodotto in un numero di esemplari vicino alle 2000 unità, nel corso degli anni su-bì solo alcune migliorie.

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SPEC IALE NORMANDIA

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Per quanti si apprestano a partire per la Normandia, per vivere una esperienza davvero unica e straordinaria, abbiamo pensato di ricordare le celebri spiagge dello sbarco, dove è ancora vivo il ricordo del D-Day

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Nel maggio 1943 si tenne a Washington, ai mar-gini della conferenza Trident una riunione se-

greta tra i massimi responsabili del fronte occiden-tale per scegliere la zona di sbarco dell'operazione Overlord, l'attacco alla fortezza Europa. Dopo una serrata discussione, si fi nì per preferire le coste della Normandia al Pas-de-Calais dove Hitler aveva schie-rato le sue migliori divisioni e dove soprattutto non c'erano suffi cienti spiagge e porti per poter rafforzare rapidamente la testa di ponte. La zona dello sbarco fu inizialmente individuata tra gli estuari dell'Orne e della Vire e prevedeva l'impiego di cinque divisioni, due aviotrasportate e tre (una americana e due bri-

tanniche) trasportate via mare. Altre venti divisioni dovevano essere pronte in Gran Bretagna per raffor-zare la testa di ponte. A fi ne gennaio 1944 la gigan-tesca operazione iniziò a prendere forma, il fronte di sbarco passò da 40 a 60 chilometri, dall'estuario dell'Orne alla costa est del Contentin. Le divisioni aviotrasportate avrebbero coperto l'intero settore protegggendo l'operazione sin dalla notte preceden-te lo sbarco. Furono individuate cinque zone dove fare sbarcare le truppe, chiamate in codice Sword Beach, Juno Beach, Gold Beach, Omaha Beach e Utah Beach. Nel pomeriggio del 5 giugno tutto era pronto per dare il via all'operazione Overlord.

LE SPIAGGEDELLO SBARCO

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MEZZI STORIC ISPEC IALE NORMANDIA

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Intorno alle 6,30 del mattino sotto un cielo grigio i primi LCT del 13th/18th Hussars del corpo di spe-dizione britannico sono in vista della costa nor-manna. Sui mezzi da sbarco fervono le operazioni per mettere in acqua i carri DD. É previsto che rag-giungano la costa autonomamente, pronti a entrare in combattimento, ma le condizioni del mare ren-dono diffi cile agli equipaggi di mantenere la rotta verso la costa. I galleggianti impediscono la visuale e occorre affi darsi alla bussola per raggiungere la spiaggia che dista circa 4 chilometri. Di 40 carri DD ne arriveranno a terra 31. Dietro di loro, altri LCT trasportano i cannoni semoventi del 7th Field Regiment R.A. del 76th (Highland) Field Regiment R.A. e del 33rd Field Regiment R.A. Gli artiglieri, incuranti del mare grosso, approno il fuoco contro le batterie tedesche ancora prima di toccare terra. Sotto un diluvio di fuoco i granatieri del Regiment 736 fanno quello che possono per frenare lo sbarco delle soverchianti forze britanniche. Del corpo di spedizione fanno parte anche i francesi del com-mando Kieffer che dopo avere attraversato a passo di corsa la spiaggia, aprono una breccia nelle difese tedesche. L'arrivo dei carri e dell'artiglieria pesante britannica mette fi ne alla resistenza tedesca.

Nonostante il mare grosso e i numerosi ostacoli di cui è dissemimata la spiaggia, le forze britanniche sbarcano con relativa facilità. Le perdite di uomini sono inferiori del previsto. A sera i britannici hanno stabilito una solida testa di ponte.

Intorno alle 6,30 del mattino sotto un cielo grigio i primi LCT del 13th/18th Hussars del corpo di spe-dizione britannico sono in vista della costa nor-

SWORD

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Le difese tedesche, come l'osservatorio di Chaos situato al bordo della falaise di Longues-sur-Mer, tra Arromanches e Port-en-Bessin, sono tuttora impressionanti. L'osservatorio dirigeva il tiro dei cannoni da 152 mm e fu più volte bombardato.

Sono i Canadesi della 3rd Division a sbarcare per primi intorno alle 8 del mattino nel settore defi nito in codice Juno Beach. Il mare grosso rende diffi cile raggiungere la riva. Soldati e mezzi arrancano fa-ticosamente nella sabbia trasformata in fanghiglia dalla bassa marea. Dei duri combattimenti si accen-dono tra i canadesi e i difensori tedeschi. I Reginas faticano ad avere ragione della strenua resistenza te-desca a Courseulles, mentre i Winnipegs subiscono pesanti perdite a Graye-sur-Mer. A est la 8a Brigata sbarca alle 8,05 davanti a Bernières con i Queen's Own Rifl es of Canada. Ancora più a est il North Shore Regiment prende terra a Saint-Aubin-sur-Mer, presto raggiunto dagli Inglesi del 48 Royal Marines Commando. Su 630 uomini sbarcati solo 341 saran-no ancora in grado di combattere a fi ne giornata. Nonostante le pesanti perdite, già in tarda mattinata in tutto il settore le forze d'attacco canadesi e in-glesi riescono ad aprire diverse brecce nella difesa tedesca, attraverso le quali si gettanto le truppe co-razzate. A mettere in diffi coltà la progressione verso l'interno è un gigatesco imbottigliamento di mezzi e materiali all'uscita delle spiagge, nonostante ciò a fi ne giornata la divisione canadese risulterà quella che è riuscita a progredire maggiormente.

Sono i Canadesi della 3rd Division a sbarcare per primi intorno alle 8 del mattino nel settore defi nito

JUNO

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MEZZI STORIC IMEZZI STORIC ISPEC IALE NORMANDIA

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Lo sbarco su Gold Beach è affi dato alla 50th Infatry Division britannica. Alle 7,25 le prime truppe pren-dono terra a Saint-Cône-de-Fresné. La conquista di Hamel da parte del 1st Hampshire si presenta su-bito diffi cile. I tedeschi, ben acquartierati, aprono un fuoco infernale sugli invasori. Nell'assalto, che si protrae per tutta la mattinata, l'Hampshire perderà ben 182 uomini prima di riuscire ad avere ragione della resistenza germanica. Anche il 5th East Yorks si trova ad affrontare un nemico piuttosto coriaceo. I granatieri della 7./736 non hanno nessuna intezione di cedere le armi senza combattere. Per piegare i tedeschi occorre il massiccio intervento dei cannoni della fl otta che polverizzano le casematte dei mi-cidiali 88. In altri settori dello sbarco, presidiati da truppe tedesche di seconda linea meno motivate e combattve, la conquista delle spiagge non presenta grandi diffi coltà. Già a partire dalla mattinata il 7th Green Howards può avanzare su Ver-sur-Mer sen-za incontrare alcuna resistenza da parte delle resi-due forze tedesche. Rapidamente la divisione può spiegare tutta la sua forza e raggiungere alcuni de-gli obiettivi previsti dal piano di invasione. Le sue avanguardie in serata sono in vista della cattedrale di Bayeux. La città sarà conquistata il giorno dopo.

Ad Arromanches, con i cassoni detti "Phoenix", fu costruito un porto artificiale i cui resti sono ancora visibili. Le forze britanniche sbarcarono con relativa facilità, ma le cose cambiarono quando (foto sopra) si spinsero verso Caen.

Lo sbarco su Gold Beach è affi dato alla 50th Infatry Division britannica. Alle 7,25 le prime truppe pren-

GOLD

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MEZZI STORIC ISPEC IALE NORMANDIA

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Alle 4,30 quattro uomini armati solo di pugnali nuo-tano silenziosamente tra le rocce delle isole Saint-Marcouf, piccolo arcipelago situato al largo della zona prevista per lo sbarco. Il loro compito è di re-perire e neutralizzare eventuali sentinelle tedesche, ma sulle isolette non c'è anima viva. Alle 5,45 l'im-ponente fl otta d'appoggio USA apre il fuoco con tutti i pezzi sulle difese tedesche. Pochi minuti dopo 276 Marauders della 9th US Air Force lanciano 4.404 tonellate di bombe su sette obiettivi considerati "sensibili". L'effetto è devastante, molte postazioni tedesche sono polverizzate, non esiste più alcuna linea telefonica tra i comandi tedeschi e ciò che re-sta dei difensori delle spiagge sottoposti a un diluvio di fuoco dal cielo e dal mare. Alle 6,40 venti LCVP toccano terra con le prime truppe seguiti dai carri DD del 70th Tank Battalion. Per un benigno errore del destino, causa la forte corrente del Cotentin, le forze americane sbarcano a 2,5 chilometri più a sud della zona prevista, fuori portata dei cannoni delle batterie d'Azeville e Saint-Marcouf ancora perfetta-mente effi cienti nonstante il pesante bombardamen-to. In una sola ora il 237th Engineer Batallion riesce a liberare la spiaggia e ad aprire numerose brecce nel muro anticarro. I tedeschi si arrendono.

Sul luogo dello sbarco, a Saint-Martin-de-Vareville (in codice Utah), è stato eretto un monumento alla 2a divisione corazzata francese del generale Leclerc. Sopra, i mezzi da sbarco americani in rotta verso la spiaggia. Le perdite furono piuttosto contenute.

Alle 4,30 quattro uomini armati solo di pugnali nuo-tano silenziosamente tra le rocce delle isole Saint-

UTAH

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Alla 5,50 del mattino la fl otta d'appoggio USA apre il fuoco sulle postazioni tedesche, mentre le truppe prendono posto nei mezzi da sbarco pronte a rag-giungere la costa. Il vento soffi a da nord-ovest a 18 nodi, il mare è grosso con onde alte oltre due metri. Sbalottati negli LCT, molti uomini sono in preda al mal di mare. Sulle loro teste passano 480 bombar-dieri B24, hanno il compito di ammorbidire con 1285 tonellate di bombe le difese costiere. Una costa che è diffi cile intravedere, avvolta come è da basse nubi illuminate a tratti da terrifi canti esplosioni. La forza d'assalto è divisa tra due divisioni: la 1st Infa-try Division nel settore di Saint-Laurent e Colleville (in codice Easy e Fox) e la 29th Infantry Division in quello di Vierville (Dog e Charlie). Ai Rangers inve-ce il compito di conquistare la Pointe du Hoc. Alle 6,30 la prima ondata arriva davanti alla spiaggia. La nebbia mattutina e il fumo delle esplosioni non per-mettono ai fanti di distinguere chiaramente le pareti scoscese che si inalzano alle spalle della spiaggia. Al riparo nei loro bunker, ancora storditi dagli scop-pi, ma miracolosamente incolumi, i tedeschi osser-vano quelle sagome scure che si avvicinano tra la spuma delle onde. Gli ordini sono precisi: "aprire il fuoco solo quando gli assalitori saranno immersi

nell'acqua sino al petto". Sbattuti dal mare grosso, gli LCT abbassano le rampe. Spaventati, bagnati, in-freddoliti, i fanti americani si gettano tra le onde. Alcuni mezzi da sbarco hanno abbassato in anticipo le rampe i soldati, gravati dal pesante equipaggia-mento, si trovano sommersi da due metri d'acqua. Diversi annegano, mentre altri perdono le armi nel disperato tentativo di raggiungere la riva a nuoto. Gli altri arrancano tra la spuma delle onde con l'ac-qua che gli giunge al petto... È il momento scelto dai Tedeschi per aprire un infernale fuoco di sbarramen-to. A causa delle nubi basse e della nebbia le bom-be USA sono finite nelle paludi lasciando pressoché intatte le difese tedesche. Le mitragliatrici falciano l'intera prima ondata di fanti mentre la batteria di Houtteville con i suoi mostruosi pezzi da 105, pol-verizza uomini e mezzi prima ancora che tocchino terra. Si va avanti così sino a mezzogiorno: ondata dopo ondata, mentre la spuma del mare si colora di sangue. Verso le 12,30 i coraggiosi genieri di alcuni gruppi di combattimento riescono ad aprire alcune brecce nel "muro" delle dune. Lo scarsegggiare delle munizioni da parte tedesca e l'intervento massiccio della flotta e dell'aviazione USA fanno il resto, a sera tutte le spiagge sono state conquistate.

Alla 5,50 del mattino la fl otta d'appoggio USA apre il fuoco sulle postazioni tedesche, mentre le truppe prendono posto nei mezzi da sbarco pronte a rag-

nell'acqua sino al petto". Sbattuti dal mare grosso, gli LCT abbassano le rampe. Spaventati, bagnati, in-freddoliti, i fanti americani si gettano tra le onde.

OMAHA

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GUN STORY

Fu l'arma individuale più celebre in dotazione alle forze armate tedesche durante il secondo conflitto mondiale, simbolo stesso della

loro aggressività. Questa è la sua affascinante storia

Nel marzo del 1918 le armate imperiali ger-maniche scatenarono un'ultima disperata of-

fensiva in Piccardia per spezzare la linea di difesa inglese. L'opera-zione, denominata in codice Mi-chael, scattò alle 9.40 del 21 mar-zo dopo ore di incessante pesan-te bombardamento delle trincee britanniche con granate di grande potenza e bombe a gas. Le trup-pe d'assalto tedesche strisciarono sbucando fuori dalla nebbia prima che le sbigottite e assordate forze avversarie potesseno prepararsi alla difesa delle trincee. Fu i quel momento che i fanti inglesi fecero

diretta conoscenza con una nuova micidiale arma in dotazione alle unità d'élite delle Sturmtruppen: un moschetto in grado di sparare a raffica, quasi fosse una piccola mitragliatrice portatile. Era stato ideato da Hugo Schmeisser e pro-dotto dalla Bergmann che lo aveva denominato Muskete 18,I o MP (Maschinen Pistole) 18,I. Era nato dalla necessità di fornire alle trup-pe d'assalto un'arma individuale d'attacco più pratica da utilizzare di un fucile negli spazi ristretti del-la trincea e capace di risultare ri-solutiva prima ancora di affrontare il corpo a corpo con l'avversario. Sino a quel momento infatti gli as-

salti alle postazioni nemiche erano in gran parte affidati alle baionette e in generale alle armi bianche. L'MP 18,I era lungo complessiva-mente 815 mm, aveva una canna rivestita e ventilata di 200 mm e pesava a vuoto 4,18 kg. Dotato di caricatore a pacchetto da 32 colpi, era in grado di sparare au-tomaticamente circa 450 cartucce da pistola calibro 9 mm al minuto. Un volume di fuoco spaventoso e dagli effetti devastanti all'interno di una tricea. Prima che le osti-lità finissero ne furono distribuiti alcune migliaia che finirono nel bottino di guerra dei vincitori. Nel trattato di Vesailles fu fatto divieto

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Fu l'arma individuale più celebre in dotazione alle forze armate tedesche durante il secondo conflitto mondiale, simbolo stesso della

loro aggressività. Questa è la sua affascinante storia

Nel marzo del 1918 le armate imperiali ger-maniche scatenarono

diretta conoscenza con una nuova micidiale arma in dotazione alle unità d'élite delle Sturmtruppen:

salti alle postazioni nemiche erano in gran parte affidati alle baionette e in generale alle armi bianche.

I MITRADEL III REICH

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Come mostrano le foto di questa pagina i moschetti automatici furono dati in dotazione alle SS. Sopra, un milite controlla i documenti di alcuni ebrei polacchi, in spalla porta un MP28. A sinistra, un altro MP28, riconoscibile dal copricanna traforato, pende dalla spalla di questa SS. Nella pagina a fianco, un Fallschirmjäger armato di MP38.

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I Fallschirmjäger furono i primi ad essere equipaggiati con le pistole mitragliatrici MP38 all'inizio espressamente realizzate per loro. Sopra, un para in marcia con la sua MP durante l'Operazione Merkur. A sinistra, nonostante le MP gli Jäger si trovarono a Creta in serie difficoltà. Nella pagina a fianco, siamo a Stalingrado e le MP sono ormai tra le armi più diffuse.

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ai tedeschi di produrne e posse-derne. Tuttavia questi aggirarono il divieto creando succursali estere in Paesi neutrali e stabilendo ac-cordi con i fabbricanti locali. Fu così che la SA Belge Anciens Eta-blissements Pieper di Herstal-Lèz-Liége in Belgio realizzò una ver-

sione migliorata dell'MP 18 che fu esportata anche in Cina, Bolivia e Giappone. Alla Waffenfabrik Solo-thum AG, una compagnia fondata in Svizzera nel 1929 dalla tede-sca Rheinmetall con la collabora-zione dell'austriaca Steyr, furono studiate e testate nuove pistole

mitragliatrici al riparo degli sguar-di curiosi degli Alleati. Quando Hitler, dopo avere conquistato il potere, annunciò il riarmo della Germania, i fabbricanti d'armi te-deschi avevano già pronti i proto-tipi da sottoporre alla valutazio-ne della neonata Wehrmacht. La

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Bergmann propose l'MP 34 Bgm, evoluzione moderna dell'MP 18. Da questo derivò l'MP 35 Bgm de-stinato ad armare le squadre d'as-salto delle Waffen-SS. Era un'arma semplice, sicura e straordinaria-mente robusta, ma aveva il difetto di essere pesante: quattro chilo-grammi senza le cartucce. Hein-rich Vollmer disegnò invece per la Erma la Maschinenpistole Erma o MP. E. Lunga 892 mm, aveva una canna di 250 mm e pesava circa 4,15 kg senza caricatore; la celerità di tiro era di 500 colpi al minuto. In un incavo, sul lato de-stro del calcio, sopra al grilletto,

c'era un interruttore a raggera che permetteva di selezionare il tipo di fuoco: semi-automatico o automa-tico. L'Erma fu data in dotazione soprattutto alla polizia e ai reparti paramilitari. Venne anche forni-ta in buona quantità alle truppe di Franco durante la guerra civile spagnola. Fu tuttavia nel 1938 che Berthold Geiper con l'aiuto del-lo stesso Heinrich Vollmer e altri progettisti della Erma ideò e mise a punto quello che doveva diventare il più celebre mitra tedesco: la Ma-schinenpistole Erma 38 o MP 38 che gli Alleati chiamarono gene-ricamente ed erroneamente Sch-

meisser anche se Hugo Schmeis-ser non aveva contribuito in alcun modo alla sua realizzazione. La MP 38 fu ideata inizialmente per i paracadutisti che necessitavano di un'arma individuale in grado di fornire un buon volume di fuoco, ma anche sufficientemente legge-ra e pratica per poter essere portata con sé durante il lancio. I paraca-dute tedeschi si aprivano con una forte scossa, ne risultava che armi ed equipaggiamenti voluminosi sfuggivano a chi li portava. La MP 38 era invece abbastanza piccola e leggera da poter essere infilata sotto la bardatura.

Un disegno di propaganda dell'Illustrierter Beobacher mostra l'assalto finale su Stalingradocome se lo auguravano i tedeschi.I soldati impugnano chiaramente delle MP.

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La MP 38 era prodotta secondo schemi assolutamente innovativi per l’epoca: il gruppo impugnatu-ra, che conteneva il congegno di scatto, era in lega leggera e utiliz-zava estese parti in materiale pla-stico, mentre la scatola di culatta era costituita da un semplice tubo in acciaio irrobustito da fresatu-re longitudinali a cui nella parte anteriore veniva avvitata la can-na. Il calcio era costituito da una gruccia metallica pieghevole, che contribuiva a rendere ancora più compatta e trasportabile l’arma. Il funzionamento era invece del tut-to tradizionale: la MP 38 utilizzava il sistema della chiusura labile con

inizio del ciclo di tiro a otturatore aperto, una soluzione adottata fin dall’inizio in questa categoria di armi e che trova impiego ancor oggi nei modelli di moderna pro-duzione. Il fuoco era unicamente automatico, ma esercitando una leggera pressione sul grilletto era possibile far partire brevi raffiche da due o tre colpi. I tiratori più esperti, grazie alla cadenza di tiro contenuta in circa 500 colpi al mi-nuto, erano in grado di sparare an-che a colpo singolo. Ben presto ci si rese conto che la MP 38 poteva essere migliorata: in particolare il gruppo impugnatura, che era pro-dotto in lega di alluminio, risultava

troppo costoso vista la penuria di questo materiale, mentre la scato-la di culatta fresata richiedeva un tempo di lavorazione troppo lun-go. Sul progetto intervenne Hugo Schmeisser che ridisegnò l'arma per rendere la fabbricazione più semplice ed economica. Entrato in servizio nel 1940, il nuovo model-lo prese la denominazione di MP 40 e fu caratterizzato dal gruppo impugnatura e scatola di culatta in lamiera stampata. Nel frattempo le pistole mitragliatrici, prodotte o semplicemente assemblate da diverse fabbriche, erano diventa-te l'arma individuale d'appoggio per eccellenza di tutto l'apparato

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Nella pagina precedente, un sottufficiale della Grossdeutschland all'assalto armato di MP40. Sopra, la trasparenza di una MP, semplicità ed efficacia. A calcio ripiegato l'arma era lunga solo 625 mm. Da scarica pesava 3,7 kg. La gittata utile era di circa 100-150 metri. A sinistra, le pistole mitragliatrici MP40 si dimostrarono affidabili anche nei clima rigidi.

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Sopra, perquisizione di prigionieri inglesi da parte di uomi della divisione SS Hohenstaufen dopo i violenti combattimenti per la conquista di Arnhem nel settempre del 1944. Ben visibile la MP40 del milite. A sinistra, i paracadutisti tedeschi armati di MP occupano Roma. A destra, in avanscoperta in un villaggio sovietico, la fedele MP in spalla.

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bellico tedesco. Pensate per essere usate anche sui veicoli, divennero rapidamente il simbolo delle ar-mate germaniche che inarrestabili dilagavano per l'Europa. La MP 40 non era tuttavia priva da difetti: a causa del suo sistema di funziona-mento a chiusura labile, se l’arma

prendeva un colpo sul calcio la massa battente poteva arretrare quel tanto da permettere all’ottu-ratore di sfilare una cartuccia dalle labbra del caricatore e di inserirla in canna, provocando la partenza indesiderata del colpo. Per ovviare a questo inconveniente, tipico di

tutte le pistole mitragliatrici della prima e della seconda generazio-ne, fu prodotta nel 1940 la varian-te MP 40/I, dotata di un pulsante di blocco dell’otturatore in posizio-ne avanzata situato sulla manetta di armamento. Grazie a questo ac-corgimento, introdotto anche nel-

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le precedenti versioni MP 38 e MP 40, la pistola mitragliatrice di Ber-thold Geiper divenne finalmente sicura nel trasporto e nel maneg-gio. La MP 38 e le successive va-rianti MP 40 e MP 40/I furono tra le armi più interessanti utilizzate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Micidiali nei combatti-menti a breve distanza, rivelarono ben presto il loro più grave limi-te, costituito dalla gittata ridotta a 100-150 m a causa della scarsa potenza della munizione utilizza-ta, la 9 mm Parabellum, nata per essere impiegata nelle pistole P08, ma poco adatta per sopportare un grande volume di fuoco. Sul fron-te russo, il confronto diretto con

il PPsh-41 dotato di caricatore a tamburo in grando di consenti-re un maggiore volume di fuoco, spinse i progettisti a studiare qual-che cosa di analogo per evitare che i soldati tedeschi dovessero fermarsi per ricaricare più sovente di quelli russi. La MP 40 non era però adatta per applicarvi un tam-buro. La soluzione improvvisata fu di unire due caricatori e modifica-re l'apertura di alimentazione. In talmodo, quando un caricatore era vuoto, l'altro poteva essere fatto scivolare fino all'altezza del foro di alimentazione. Era sufficiente fermarsi, tirare indietro l'otturato-re, far scorrere il caricatore, e con-tinuare a sparare. Il sistema non

ebbe però successo. Il caricatore diventava troppo pesante e ingom-brante. Inoltre, nel duro impiego in condizioni spesso estreme, era soggetto a inceppamenti. Un altro problema comune a tutte le MP erano gli inceppamenti derivati dall'alimentazione a fila singola che provocava un maggiore attrito tra le cartucce quando il carica-tore si svotava. L'abilità stava nel girare l'arma da un lato e scuoterla violentemente, anche se ciò pote-va dimostrarsi fatale nel corso di un'azione. Nonostante le pecche, le pistole mitragliatrici tedesche si dimostrarono particolarmente ef-ficaci e letali nel corso dell'intero conflitto mondiale.

Il feldnaresciallo Paulus, MP in pugno, lotta spalla a spalla con i propri uomini sino all'ultima pallottola prima di soccombere. Così Hitler avrebbe voluto che finisse la disperata difesa di Stalingrado.

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Il giorno 21 Febbraio 2014, alle ore 11.30, si riunisce nei locali della Segreteria in Torino, via Mantova 13, il Consiglio direttivo del IMV-CC. Sono presenti tutti i Compo-nenti eccetto Cappa Bava.Il Presidente Brezza relaziona co-me il numero di Soci si manten-ga costante: al 28 Febbraio dello scorso anno avevano rinnovato 446 Soci ed attualmente al 20/2 ne risultavano rinnovati 428 mentre numerosi altri hanno comunicato il rinnovo non ancora pervenuto a causa della lentezza del sistema postale.Relaziona inoltre sui contatti avuti con l’ASI a riguardo la Manifesta-zione in Normandia del prossimo Giugno: al momento appare an-cora difficile definire l’importo che l’Ente stanzierà per organiz-zare in Normandia la sua cerimo-nia ASIMILISHOW e quanto verrà assegnato ad ogni Club. A questo proposito il Consiglio decide di ri-chiedere un incontro a Pujatti per definire tutte le questioni inerenti la Normandia. Brezza si incarica di richiedere l’incontro e di riferire ai Consiglieri. Scarlata riferisce di non aver ricevuto comunicazioni per manifestazioni 2014 il calen-dario viene quindi così definito:02-09 Giugno Partecipazione al-le celebrazioni in Normandia e ASIMILISHOW.27-29 Giugno IMVCCSHOW a Ternavasso.20-21 Settembre Massa-Forte dei Marmi.

Si procede quindi ad esaminare i dettagli della Manifestazione di Ternavasso. Sanmartino riferisce di aver incontrato Pujatti in occa-sione della riunione ASI di Roma e di aver ricevuto da lui assicura-zione che l’ASI contribuirà alla manifestazione. Viene deciso di richiedere ai proprietari dei veicoli blindati un impegno comune per Ternavasso e per Forte dei Marmi al fine di contribuire alla miglior riuscita di questa manifestazione come stabilito nell’ultima Assem-blea. Scarlata tratterà con Asso-lari e Sanmartino con Temeroli: quest’ultimo contattato al telefono da Sanmartino comunica di avere difficoltà in quanto la sua manife-stazione La Linea Gialla è prevista per il 27-28 Settembre, la trattativa verrà comunque seguita sperando in una soluzione positiva. Viene deciso di dotare il terreno di Ter-navasso di batterie di WC chimici ad uso sia del pubblico che dei ri-evocatori che occupano le tende, Thaon si incaricherà di contattare la Ditta che attualmente già li for-nisce per le manifestazioni ippiche al fine di accertarne i costi. Scar-lata contatterà il responsabile del ristorante della Tenuta per definire la possibilità ed i costi di una even-tuale cena sociale la sera di Saba-to 28/6, tutti gli altri pranzi e cene saranno liberi. Thaon si farà carico di proporre alcune alternative per i percorsi fuori dalla Tenuta da effet-tuarsi la mattina di Sabato 28/6. I rapporti con i Media saranno tenuti

da Caniatti il quale invita alla cau-tela nella comunicazione ai quo-tidiani, stante la presenza di molti reenactors in uniformi delle truppe dell’Asse che potrebbero essere equivocati da qualche cronista con conseguente pubblicità negativa al Club organizzatore ed alla Tenuta. Brezza si incaricherà di richiedere un preventivo di Assicurazione per organizzatore che copra il Club per i danni sia ai partecipanti sia al pubblico. Viene deciso di pub-blicare sulla prossima rivista con l’annuncio ed il programma di mas-sima della Manifestazione anche la scheda di adesione che dovrà esse-re trasmessa al Club con largo anti-cipo e non oltre il 10 Giugno. Per definire la quota di partecipazione sarà necessario conoscere l’impor-to richiesto per la Cena sociale. Brezza e Scarlata comunicano di partire il mattino seguente per la Normandia per partecipare al Con-gresso annuale della FF MVCG, con cui si organizza la Normandia e recarsi ad Isigny per controllare sul posto i dettagli della nostra par-tecipazione e di ASIMILISHOW. Il Consiglio richiede che anche l’ASI contribuisca a queste spese orga-nizzative e che questo argomento venga posto all’OdG del prossimo incontro con Pujatti.Alle ore 14.00, tutti gli argomenti dibattuti, il presidente Brezza di-chiara chiusi i lavori ringraziando i partecipanti.

A Torino lì 21 Febbraio 2014

il clubil clubINFORMA

CONSIGLIO DEL 21/02/2014

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NORMANDIA 2014Di ritorno dalla Normandia e dopo l’incontro con i rappresentanti della FFMVCG riassumiamo quanto è utile sapere prima di recarsi in zona nel prossimo Giugno.MANIFESTAZIONI

Lunedì 2 Giugno Arrivo ed installazione nelle abitazioni. Escursioni libere nel pomeriggio: Blockous di Gefosse (possi-biltà foto) - Batteria Maisy (trincee, blockouse, cannoni) a Grandcamp Maisy.Martedì 3 Giugno Escursioni libereMercoledì 4 Giugno Borsa a Saint Mere Eglise. Escursioni libere. In serata Repas Federal della FF MVCG al ristorante del Camping Fanal.Giovedì 5 Giugno Manifestazione a Briquebeck, alla presenza delle Autorità FIVA e di altri Enti francesi ed italiani, pranzo a vassoio offerto dal Comune. In serata 23h00 spettacoli pirotecnici su tutta la costa.Venerdì 6 Giugno Manifestazioni ufficiali, divieto di transito su tutta la zona litoranea. Esibizione di modellismo navale (modelli naviganti di notevoli dimensioni ( 2,5 m) nel lago del Camping Fanal e di modelli di Carri telecomandati nel prato adiacente. Anche nei giorni seguenti: 7-8 Giugno. Cena sociale IMVCC-CVMS-ASI.Sabato 7 Giugno Concentramento veicoli alla Point de Hoc (9h00/10h30) partenza per Grandcamp Maisy - Sfilata e schieramento veicoli nel centro della Cittadina, Esposizione veicoli (12h00-16h00) pranzo a vassoio offerto. 16h00 Partenza per Isigny su vie secondarie- 18h00 sfilata ad Isigny. 19h30 Rientro al Campo.Domenica 8 Giugno Saint Mere Eglise: lancio di 700 paracadutisti militari (13h30). Convoglio di 50 veicoli a corredo dell'evento 10h30- 17h45 lancio di Paracadutisti Civili da Dakota (10 aerei in volo), sfilata e schieramento. Veicoli a Saint MereEglise 17h00 – 18h00 - Dalle 15h45 alle 16h00. Cerimonia al monumento ai Caduti località La Fiere. Lunedì 9 Giugno Commiato e partenze.Martedì 10 Giugno Carico veicoli militari in partenza per l'ItaliaATTENZIONE Essendoci le elezioni amministrative in Francia nel prossimo mese è possibile che, cambiando gli Am-ministratori di molti paesi, possano esserci cambiamenti alle attività previste dal presente programma che, pertanto, deve essere considerato indicativo, sarà nostra cura comunicare ogni eventuale variazione.PASS PERSONALI E VEICOLARI:I Francesi desiderano il pagamento dei pass da parte del Club al nostro arrivo, pertanto sarebbe opportuno poter in-cassare prima della partenza i pass: ( veicolo + conduttore = 45,00 e partecipante singolo = 10,00) che danno diritto a partecipare alle manifestazioni previste, Gli interessati sono quindi pregati di voler inviare l’importo alla Segreteria di Torino, i Pass saranno consegnati all’arrivo in Normandia.MOBIL HOME

La proprietà del Campeggio preferisce incassare il saldo della locazione per nostro tramite quindi chi ha riservato una Mobil Home (viste: molto belle) tramite nostro ci faccia pervenire il saldo entro il 20 Aprile prossimo.All'arrivo sarà richiesta dalla Proprietà del Campeggio una cauzione di 200,00 euro che alla partenza, dopo aver constatato le buone condizioni delle Mobil Home, sarà restituita. Le mobil home sono equipaggiate di tutto salvo la biancheria da letto e da bagno (Lenzuola, federe ed asciugamani) chi non se li vuole portare potrà affittarli al Campeggio. Stiamo anche organizzando una serata con cena sociale presso il ristorante del Campeggio per la sera del 6 o 8 Giu-gno. Mentre la sera del 4 Giugno, nello stesso Ristorante, ci sarà la cena sociale dei Francesi a cui, compatibilmente ai posti disponibili potranno partecipare anche i nostri Soci. Gli interessati dovranno far pervenire le loro adesioni, accompagnate da una caparra di 20 euro a persona entro il 20 Maggio alla Segreteria, qualora le adesioni fossero in-sufficienti la serata sarà annullata.CHAMBRES D’HOTES

Anche queste proprietà preferiscono incassare in anticipo gli importi per nostro tramite, gli interessati sono quindi pre-gati di far pervenire il saldo entro il 20 Aprile prossimo.ARMI DISATTIVATE E VEICOLI ARMATI

Come spero tutti saprete la Legge Francese ha equiparato i veicoli blindati e quelli muniti di accessori / supporti per armi (colonne e ralle per mitragliatrici) e di apparecchi radio militari alle armi da guerra di 2° categoria. Pertanto attenzione ad andare in Normandia con veicoli Blindati o altri veicoli così equipaggiati, attenzione anche alle armi individuali disattivate. Ho richiesto al Presidente della FF.MVCG, con i quali parteciperemo all'Evento, di informarmi su cosa fare per essere in regola durante le manifestazioni, ecco la risposta:I Collezionisti stranieri che vengono a titolo temporaneo sul territorio francese, possono portare il loro armamento da collezione ( Armi disattivate) alle seguenti condizioni:debbono avere con sé: certificato/dichiarazione di proprietà e di provenienza (fattura di acquisto) - certificato di di-sattivazione conforme alla legge del Paese d’origine del proprietario - attestazione (certificato) di residenza nel Paese d’origine - documento di identità personale - Dichiarazione del Sindaco del Comune che ospita il Club (tramite la FFMVCG) che attesti la presenza e la partecipazione del/dei collezionista/i nel quadro di una Manifestazione ufficia-

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ADDIO A TRE AMICI È con profonda tristezza che abbiamo appreso la notizia della scomparsa del nostro fondato-re Antonio Allegranzi, spentosi lo scorso mese, all’età di 70 anni, per un malore improvviso nella sua casa di Atlanta. Dopo aver costitui-to nel 1980 il Capitolo Italiano del MVCC era stato l’unoco Presidente europeo del MVCC/MVPA americano. Unanime il cordoglio di chi ha avuto il previlegio di conoscerlo. Il Consiglio e tutti i Soci del IMVCC si stringono ai Familiari in questo momento di dolore. Caro TotoProprio pochi giorni fa ti ho scritto una mail in cui, con gli auguri di Natale, esprimevo la speranza di poterti incontrare in occasione del tuo soggiorno italiano per le Feste e come in risposta è arrivata la notizia.. Non voglio e non posso credere che Tu non ci sia più, per me ti sei di nuovo trasferito come quando decidesti di lasciare Vicenza per vivere negli Stati Uniti, ed ora sei in un nuovo Paese intento a costituire un grande Club insieme agli Amici che Ti hanno preceduto, Club a cui tutti aderiremo quando sarà il momento. Quante cose abbiamo fatto insieme e quante avremmo potuto farne se Tu, per seguire il tuo amore travagliato, non ti fos-si trasferito ad Atlanta. In questo momento non trovo le parole, posso solo dirti: ti ho voluto e ti voglio bene.Ciao Toto

PieroCon altrettanta profonda tristezza dobbiamo co-municare la scomparsa, lo scorso 25 dicembre, di Renzo Pallavicini, altra colonna della nostra Associazione. Ricordandone l’entusiasmo, la vitalità e la passione, ci stringiamo alla Sua Fa-miglia in questo doloroso momento.È venuto a mancare Franco Bianchi per tutti noi, Tony. Dopo alcuni mesi di travagliata ma-lattia si è spento il 29 Novembre 2013. Ama-to da tutti, uomo umile e generoso, un padre esemplare. Dal 2005, anno della fondazione dell’Associazione L.G.T. non mancava mai alle manifestazioni in programma, spesso alla gui-da di una Willy’s, oppure alla guida del Dodge dell’amico Giandomenici per il quale nutriva un particolare affetto. Rispettando il suo ultimo desiderio, gli amici della Gotica Tirrenica han-no reso omaggio alla salma davanti alla chiesa in uniforme da libera uscita suscitando grande commozione tra la folla. Tony lascia un vuoto incolmabile nei cuori e nelle menti di tutti noi.Ci mancherà la tua bella facciona … Ciao Tony.

le - (Inviatemi le vostre eventuali domande da presentare al Sindaco di Isigny). Per i simulacri in zama o quasi-armi (Denix, Nakata, ecc), equiparati a giocattoli non è richiesto alcun documento ma, come per le armi disattivate, ne è comunque sempre vietato il porto e l’esibizione al di fuori delle manifestazioni organizzate. È inoltre sempre vietato il porto e l’esibizione in pubblico delle uniformi degli Eserciti dell’Asse. Naturalmente rimaniamo a disposizione per ogni chiarimento, il mio consiglio è, comunque, di lasciare a casa ogni armamento o similare. Arrivederci ad Isigny. Piero Brezza

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Per quanti si apprestano a partire per la Normandia, per vivere una esperienza davvero unica e straordinaria, abbiamo pensato di ricordare le celebri spiagge dello sbarco, dove è ancora vivo il ricordo del D-Day

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Nel maggio 1943 si tenne a Washington, ai mar-gini della conferenza Trident una riunione se-

greta tra i massimi responsabili del fronte occiden-tale per scegliere la zona di sbarco dell'operazione Overlord, l'attacco alla fortezza Europa. Dopo una serrata discussione, si fi nì per preferire le coste della Normandia al Pas-de-Calais dove Hitler aveva schie-rato le sue migliori divisioni e dove soprattutto non c'erano suffi cienti spiagge e porti per poter rafforzare rapidamente la testa di ponte. La zona dello sbarco fu inizialmente individuata tra gli estuari dell'Orne e della Vire e prevedeva l'impiego di cinque divisioni, due aviotrasportate e tre (una americana e due bri-

tanniche) trasportate via mare. Altre venti divisioni dovevano essere pronte in Gran Bretagna per raffor-zare la testa di ponte. A fi ne gennaio 1944 la gigan-tesca operazione iniziò a prendere forma, il fronte di sbarco passò da 40 a 60 chilometri, dall'estuario dell'Orne alla costa est del Contentin. Le divisioni aviotrasportate avrebbero coperto l'intero settore protegggendo l'operazione sin dalla notte preceden-te lo sbarco. Furono individuate cinque zone dove fare sbarcare le truppe, chiamate in codice Sword Beach, Juno Beach, Gold Beach, Omaha Beach e Utah Beach. Nel pomeriggio del 5 giugno tutto era pronto per dare il via all'operazione Overlord.

LE SPIAGGEDELLO SBARCO

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Intorno alle 6,30 del mattino sotto un cielo grigio i primi LCT del 13th/18th Hussars del corpo di spe-dizione britannico sono in vista della costa nor-manna. Sui mezzi da sbarco fervono le operazioni per mettere in acqua i carri DD. É previsto che rag-giungano la costa autonomamente, pronti a entrare in combattimento, ma le condizioni del mare ren-dono diffi cile agli equipaggi di mantenere la rotta verso la costa. I galleggianti impediscono la visuale e occorre affi darsi alla bussola per raggiungere la spiaggia che dista circa 4 chilometri. Di 40 carri DD ne arriveranno a terra 31. Dietro di loro, altri LCT trasportano i cannoni semoventi del 7th Field Regiment R.A. del 76th (Highland) Field Regiment R.A. e del 33rd Field Regiment R.A. Gli artiglieri, incuranti del mare grosso, approno il fuoco contro le batterie tedesche ancora prima di toccare terra. Sotto un diluvio di fuoco i granatieri del Regiment 736 fanno quello che possono per frenare lo sbarco delle soverchianti forze britanniche. Del corpo di spedizione fanno parte anche i francesi del com-mando Kieffer che dopo avere attraversato a passo di corsa la spiaggia, aprono una breccia nelle difese tedesche. L'arrivo dei carri e dell'artiglieria pesante britannica mette fi ne alla resistenza tedesca.

Nonostante il mare grosso e i numerosi ostacoli di cui è dissemimata la spiaggia, le forze britanniche sbarcano con relativa facilità. Le perdite di uomini sono inferiori del previsto. A sera i britannici hanno stabilito una solida testa di ponte.

Intorno alle 6,30 del mattino sotto un cielo grigio i primi LCT del 13th/18th Hussars del corpo di spe-dizione britannico sono in vista della costa nor-

SWORD

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Le difese tedesche, come l'osservatorio di Chaos situato al bordo della falaise di Longues-sur-Mer, tra Arromanches e Port-en-Bessin, sono tuttora impressionanti. L'osservatorio dirigeva il tiro dei cannoni da 152 mm e fu più volte bombardato.

Sono i Canadesi della 3rd Division a sbarcare per primi intorno alle 8 del mattino nel settore defi nito in codice Juno Beach. Il mare grosso rende diffi cile raggiungere la riva. Soldati e mezzi arrancano fa-ticosamente nella sabbia trasformata in fanghiglia dalla bassa marea. Dei duri combattimenti si accen-dono tra i canadesi e i difensori tedeschi. I Reginas faticano ad avere ragione della strenua resistenza te-desca a Courseulles, mentre i Winnipegs subiscono pesanti perdite a Graye-sur-Mer. A est la 8a Brigata sbarca alle 8,05 davanti a Bernières con i Queen's Own Rifl es of Canada. Ancora più a est il North Shore Regiment prende terra a Saint-Aubin-sur-Mer, presto raggiunto dagli Inglesi del 48 Royal Marines Commando. Su 630 uomini sbarcati solo 341 saran-no ancora in grado di combattere a fi ne giornata. Nonostante le pesanti perdite, già in tarda mattinata in tutto il settore le forze d'attacco canadesi e in-glesi riescono ad aprire diverse brecce nella difesa tedesca, attraverso le quali si gettanto le truppe co-razzate. A mettere in diffi coltà la progressione verso l'interno è un gigatesco imbottigliamento di mezzi e materiali all'uscita delle spiagge, nonostante ciò a fi ne giornata la divisione canadese risulterà quella che è riuscita a progredire maggiormente.

Sono i Canadesi della 3rd Division a sbarcare per primi intorno alle 8 del mattino nel settore defi nito

JUNO

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Lo sbarco su Gold Beach è affi dato alla 50th Infatry Division britannica. Alle 7,25 le prime truppe pren-dono terra a Saint-Cône-de-Fresné. La conquista di Hamel da parte del 1st Hampshire si presenta su-bito diffi cile. I tedeschi, ben acquartierati, aprono un fuoco infernale sugli invasori. Nell'assalto, che si protrae per tutta la mattinata, l'Hampshire perderà ben 182 uomini prima di riuscire ad avere ragione della resistenza germanica. Anche il 5th East Yorks si trova ad affrontare un nemico piuttosto coriaceo. I granatieri della 7./736 non hanno nessuna intezione di cedere le armi senza combattere. Per piegare i tedeschi occorre il massiccio intervento dei cannoni della fl otta che polverizzano le casematte dei mi-cidiali 88. In altri settori dello sbarco, presidiati da truppe tedesche di seconda linea meno motivate e combattve, la conquista delle spiagge non presenta grandi diffi coltà. Già a partire dalla mattinata il 7th Green Howards può avanzare su Ver-sur-Mer sen-za incontrare alcuna resistenza da parte delle resi-due forze tedesche. Rapidamente la divisione può spiegare tutta la sua forza e raggiungere alcuni de-gli obiettivi previsti dal piano di invasione. Le sue avanguardie in serata sono in vista della cattedrale di Bayeux. La città sarà conquistata il giorno dopo.

Ad Arromanches, con i cassoni detti "Phoenix", fu costruito un porto artificiale i cui resti sono ancora visibili. Le forze britanniche sbarcarono con relativa facilità, ma le cose cambiarono quando (foto sopra) si spinsero verso Caen.

Lo sbarco su Gold Beach è affi dato alla 50th Infatry Division britannica. Alle 7,25 le prime truppe pren-

GOLD

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Alle 4,30 quattro uomini armati solo di pugnali nuo-tano silenziosamente tra le rocce delle isole Saint-Marcouf, piccolo arcipelago situato al largo della zona prevista per lo sbarco. Il loro compito è di re-perire e neutralizzare eventuali sentinelle tedesche, ma sulle isolette non c'è anima viva. Alle 5,45 l'im-ponente fl otta d'appoggio USA apre il fuoco con tutti i pezzi sulle difese tedesche. Pochi minuti dopo 276 Marauders della 9th US Air Force lanciano 4.404 tonellate di bombe su sette obiettivi considerati "sensibili". L'effetto è devastante, molte postazioni tedesche sono polverizzate, non esiste più alcuna linea telefonica tra i comandi tedeschi e ciò che re-sta dei difensori delle spiagge sottoposti a un diluvio di fuoco dal cielo e dal mare. Alle 6,40 venti LCVP toccano terra con le prime truppe seguiti dai carri DD del 70th Tank Battalion. Per un benigno errore del destino, causa la forte corrente del Cotentin, le forze americane sbarcano a 2,5 chilometri più a sud della zona prevista, fuori portata dei cannoni delle batterie d'Azeville e Saint-Marcouf ancora perfetta-mente effi cienti nonstante il pesante bombardamen-to. In una sola ora il 237th Engineer Batallion riesce a liberare la spiaggia e ad aprire numerose brecce nel muro anticarro. I tedeschi si arrendono.

Sul luogo dello sbarco, a Saint-Martin-de-Vareville (in codice Utah), è stato eretto un monumento alla 2a divisione corazzata francese del generale Leclerc. Sopra, i mezzi da sbarco americani in rotta verso la spiaggia. Le perdite furono piuttosto contenute.

Alle 4,30 quattro uomini armati solo di pugnali nuo-tano silenziosamente tra le rocce delle isole Saint-

UTAH

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SPEC IALE NORMANDIA

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Alla 5,50 del mattino la fl otta d'appoggio USA apre il fuoco sulle postazioni tedesche, mentre le truppe prendono posto nei mezzi da sbarco pronte a rag-giungere la costa. Il vento soffi a da nord-ovest a 18 nodi, il mare è grosso con onde alte oltre due metri. Sbalottati negli LCT, molti uomini sono in preda al mal di mare. Sulle loro teste passano 480 bombar-dieri B24, hanno il compito di ammorbidire con 1285 tonellate di bombe le difese costiere. Una costa che è diffi cile intravedere, avvolta come è da basse nubi illuminate a tratti da terrifi canti esplosioni. La forza d'assalto è divisa tra due divisioni: la 1st Infa-try Division nel settore di Saint-Laurent e Colleville (in codice Easy e Fox) e la 29th Infantry Division in quello di Vierville (Dog e Charlie). Ai Rangers inve-ce il compito di conquistare la Pointe du Hoc. Alle 6,30 la prima ondata arriva davanti alla spiaggia. La nebbia mattutina e il fumo delle esplosioni non per-mettono ai fanti di distinguere chiaramente le pareti scoscese che si inalzano alle spalle della spiaggia. Al riparo nei loro bunker, ancora storditi dagli scop-pi, ma miracolosamente incolumi, i tedeschi osser-vano quelle sagome scure che si avvicinano tra la spuma delle onde. Gli ordini sono precisi: "aprire il fuoco solo quando gli assalitori saranno immersi

nell'acqua sino al petto". Sbattuti dal mare grosso, gli LCT abbassano le rampe. Spaventati, bagnati, in-freddoliti, i fanti americani si gettano tra le onde. Alcuni mezzi da sbarco hanno abbassato in anticipo le rampe i soldati, gravati dal pesante equipaggia-mento, si trovano sommersi da due metri d'acqua. Diversi annegano, mentre altri perdono le armi nel disperato tentativo di raggiungere la riva a nuoto. Gli altri arrancano tra la spuma delle onde con l'ac-qua che gli giunge al petto... È il momento scelto dai Tedeschi per aprire un infernale fuoco di sbarramen-to. A causa delle nubi basse e della nebbia le bom-be USA sono finite nelle paludi lasciando pressoché intatte le difese tedesche. Le mitragliatrici falciano l'intera prima ondata di fanti mentre la batteria di Houtteville con i suoi mostruosi pezzi da 105, pol-verizza uomini e mezzi prima ancora che tocchino terra. Si va avanti così sino a mezzogiorno: ondata dopo ondata, mentre la spuma del mare si colora di sangue. Verso le 12,30 i coraggiosi genieri di alcuni gruppi di combattimento riescono ad aprire alcune brecce nel "muro" delle dune. Lo scarsegggiare delle munizioni da parte tedesca e l'intervento massiccio della flotta e dell'aviazione USA fanno il resto, a sera tutte le spiagge sono state conquistate.

Alla 5,50 del mattino la fl otta d'appoggio USA apre il fuoco sulle postazioni tedesche, mentre le truppe prendono posto nei mezzi da sbarco pronte a rag-

nell'acqua sino al petto". Sbattuti dal mare grosso, gli LCT abbassano le rampe. Spaventati, bagnati, in-freddoliti, i fanti americani si gettano tra le onde.

OMAHA

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GUN STORY

Fu l'arma individuale più celebre in dotazione alle forze armate tedesche durante il secondo conflitto mondiale, simbolo stesso della

loro aggressività. Questa è la sua affascinante storia

Nel marzo del 1918 le armate imperiali ger-maniche scatenarono un'ultima disperata of-

fensiva in Piccardia per spezzare la linea di difesa inglese. L'opera-zione, denominata in codice Mi-chael, scattò alle 9.40 del 21 mar-zo dopo ore di incessante pesan-te bombardamento delle trincee britanniche con granate di grande potenza e bombe a gas. Le trup-pe d'assalto tedesche strisciarono sbucando fuori dalla nebbia prima che le sbigottite e assordate forze avversarie potesseno prepararsi alla difesa delle trincee. Fu i quel momento che i fanti inglesi fecero

diretta conoscenza con una nuova micidiale arma in dotazione alle unità d'élite delle Sturmtruppen: un moschetto in grado di sparare a raffica, quasi fosse una piccola mitragliatrice portatile. Era stato ideato da Hugo Schmeisser e pro-dotto dalla Bergmann che lo aveva denominato Muskete 18,I o MP (Maschinen Pistole) 18,I. Era nato dalla necessità di fornire alle trup-pe d'assalto un'arma individuale d'attacco più pratica da utilizzare di un fucile negli spazi ristretti del-la trincea e capace di risultare ri-solutiva prima ancora di affrontare il corpo a corpo con l'avversario. Sino a quel momento infatti gli as-

salti alle postazioni nemiche erano in gran parte affidati alle baionette e in generale alle armi bianche. L'MP 18,I era lungo complessiva-mente 815 mm, aveva una canna rivestita e ventilata di 200 mm e pesava a vuoto 4,18 kg. Dotato di caricatore a pacchetto da 32 colpi, era in grado di sparare au-tomaticamente circa 450 cartucce da pistola calibro 9 mm al minuto. Un volume di fuoco spaventoso e dagli effetti devastanti all'interno di una tricea. Prima che le osti-lità finissero ne furono distribuiti alcune migliaia che finirono nel bottino di guerra dei vincitori. Nel trattato di Vesailles fu fatto divieto

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Fu l'arma individuale più celebre in dotazione alle forze armate tedesche durante il secondo conflitto mondiale, simbolo stesso della

loro aggressività. Questa è la sua affascinante storia

Nel marzo del 1918 le armate imperiali ger-maniche scatenarono

diretta conoscenza con una nuova micidiale arma in dotazione alle unità d'élite delle Sturmtruppen:

salti alle postazioni nemiche erano in gran parte affidati alle baionette e in generale alle armi bianche.

I MITRADEL III REICH

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MEZZI STORIC IGUN STORY

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Come mostrano le foto di questa pagina i moschetti automatici furono dati in dotazione alle SS. Sopra, un milite controlla i documenti di alcuni ebrei polacchi, in spalla porta un MP28. A sinistra, un altro MP28, riconoscibile dal copricanna traforato, pende dalla spalla di questa SS. Nella pagina a fianco, un Fallschirmjäger armato di MP38.

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GUN STORY

I Fallschirmjäger furono i primi ad essere equipaggiati con le pistole mitragliatrici MP38 all'inizio espressamente realizzate per loro. Sopra, un para in marcia con la sua MP durante l'Operazione Merkur. A sinistra, nonostante le MP gli Jäger si trovarono a Creta in serie difficoltà. Nella pagina a fianco, siamo a Stalingrado e le MP sono ormai tra le armi più diffuse.

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GUN STORY

ai tedeschi di produrne e posse-derne. Tuttavia questi aggirarono il divieto creando succursali estere in Paesi neutrali e stabilendo ac-cordi con i fabbricanti locali. Fu così che la SA Belge Anciens Eta-blissements Pieper di Herstal-Lèz-Liége in Belgio realizzò una ver-

sione migliorata dell'MP 18 che fu esportata anche in Cina, Bolivia e Giappone. Alla Waffenfabrik Solo-thum AG, una compagnia fondata in Svizzera nel 1929 dalla tede-sca Rheinmetall con la collabora-zione dell'austriaca Steyr, furono studiate e testate nuove pistole

mitragliatrici al riparo degli sguar-di curiosi degli Alleati. Quando Hitler, dopo avere conquistato il potere, annunciò il riarmo della Germania, i fabbricanti d'armi te-deschi avevano già pronti i proto-tipi da sottoporre alla valutazio-ne della neonata Wehrmacht. La

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GUN STORY

Bergmann propose l'MP 34 Bgm, evoluzione moderna dell'MP 18. Da questo derivò l'MP 35 Bgm de-stinato ad armare le squadre d'as-salto delle Waffen-SS. Era un'arma semplice, sicura e straordinaria-mente robusta, ma aveva il difetto di essere pesante: quattro chilo-grammi senza le cartucce. Hein-rich Vollmer disegnò invece per la Erma la Maschinenpistole Erma o MP. E. Lunga 892 mm, aveva una canna di 250 mm e pesava circa 4,15 kg senza caricatore; la celerità di tiro era di 500 colpi al minuto. In un incavo, sul lato de-stro del calcio, sopra al grilletto,

c'era un interruttore a raggera che permetteva di selezionare il tipo di fuoco: semi-automatico o automa-tico. L'Erma fu data in dotazione soprattutto alla polizia e ai reparti paramilitari. Venne anche forni-ta in buona quantità alle truppe di Franco durante la guerra civile spagnola. Fu tuttavia nel 1938 che Berthold Geiper con l'aiuto del-lo stesso Heinrich Vollmer e altri progettisti della Erma ideò e mise a punto quello che doveva diventare il più celebre mitra tedesco: la Ma-schinenpistole Erma 38 o MP 38 che gli Alleati chiamarono gene-ricamente ed erroneamente Sch-

meisser anche se Hugo Schmeis-ser non aveva contribuito in alcun modo alla sua realizzazione. La MP 38 fu ideata inizialmente per i paracadutisti che necessitavano di un'arma individuale in grado di fornire un buon volume di fuoco, ma anche sufficientemente legge-ra e pratica per poter essere portata con sé durante il lancio. I paraca-dute tedeschi si aprivano con una forte scossa, ne risultava che armi ed equipaggiamenti voluminosi sfuggivano a chi li portava. La MP 38 era invece abbastanza piccola e leggera da poter essere infilata sotto la bardatura.

Un disegno di propaganda dell'Illustrierter Beobacher mostra l'assalto finale su Stalingradocome se lo auguravano i tedeschi.I soldati impugnano chiaramente delle MP.

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MEZZI STORIC IGUN STORY

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La MP 38 era prodotta secondo schemi assolutamente innovativi per l’epoca: il gruppo impugnatu-ra, che conteneva il congegno di scatto, era in lega leggera e utiliz-zava estese parti in materiale pla-stico, mentre la scatola di culatta era costituita da un semplice tubo in acciaio irrobustito da fresatu-re longitudinali a cui nella parte anteriore veniva avvitata la can-na. Il calcio era costituito da una gruccia metallica pieghevole, che contribuiva a rendere ancora più compatta e trasportabile l’arma. Il funzionamento era invece del tut-to tradizionale: la MP 38 utilizzava il sistema della chiusura labile con

inizio del ciclo di tiro a otturatore aperto, una soluzione adottata fin dall’inizio in questa categoria di armi e che trova impiego ancor oggi nei modelli di moderna pro-duzione. Il fuoco era unicamente automatico, ma esercitando una leggera pressione sul grilletto era possibile far partire brevi raffiche da due o tre colpi. I tiratori più esperti, grazie alla cadenza di tiro contenuta in circa 500 colpi al mi-nuto, erano in grado di sparare an-che a colpo singolo. Ben presto ci si rese conto che la MP 38 poteva essere migliorata: in particolare il gruppo impugnatura, che era pro-dotto in lega di alluminio, risultava

troppo costoso vista la penuria di questo materiale, mentre la scato-la di culatta fresata richiedeva un tempo di lavorazione troppo lun-go. Sul progetto intervenne Hugo Schmeisser che ridisegnò l'arma per rendere la fabbricazione più semplice ed economica. Entrato in servizio nel 1940, il nuovo model-lo prese la denominazione di MP 40 e fu caratterizzato dal gruppo impugnatura e scatola di culatta in lamiera stampata. Nel frattempo le pistole mitragliatrici, prodotte o semplicemente assemblate da diverse fabbriche, erano diventa-te l'arma individuale d'appoggio per eccellenza di tutto l'apparato

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Nella pagina precedente, un sottufficiale della Grossdeutschland all'assalto armato di MP40. Sopra, la trasparenza di una MP, semplicità ed efficacia. A calcio ripiegato l'arma era lunga solo 625 mm. Da scarica pesava 3,7 kg. La gittata utile era di circa 100-150 metri. A sinistra, le pistole mitragliatrici MP40 si dimostrarono affidabili anche nei clima rigidi.

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Sopra, perquisizione di prigionieri inglesi da parte di uomi della divisione SS Hohenstaufen dopo i violenti combattimenti per la conquista di Arnhem nel settempre del 1944. Ben visibile la MP40 del milite. A sinistra, i paracadutisti tedeschi armati di MP occupano Roma. A destra, in avanscoperta in un villaggio sovietico, la fedele MP in spalla.

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GUN STORY

bellico tedesco. Pensate per essere usate anche sui veicoli, divennero rapidamente il simbolo delle ar-mate germaniche che inarrestabili dilagavano per l'Europa. La MP 40 non era tuttavia priva da difetti: a causa del suo sistema di funziona-mento a chiusura labile, se l’arma

prendeva un colpo sul calcio la massa battente poteva arretrare quel tanto da permettere all’ottu-ratore di sfilare una cartuccia dalle labbra del caricatore e di inserirla in canna, provocando la partenza indesiderata del colpo. Per ovviare a questo inconveniente, tipico di

tutte le pistole mitragliatrici della prima e della seconda generazio-ne, fu prodotta nel 1940 la varian-te MP 40/I, dotata di un pulsante di blocco dell’otturatore in posizio-ne avanzata situato sulla manetta di armamento. Grazie a questo ac-corgimento, introdotto anche nel-

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le precedenti versioni MP 38 e MP 40, la pistola mitragliatrice di Ber-thold Geiper divenne finalmente sicura nel trasporto e nel maneg-gio. La MP 38 e le successive va-rianti MP 40 e MP 40/I furono tra le armi più interessanti utilizzate dai tedeschi durante la seconda guerra mondiale. Micidiali nei combatti-menti a breve distanza, rivelarono ben presto il loro più grave limi-te, costituito dalla gittata ridotta a 100-150 m a causa della scarsa potenza della munizione utilizza-ta, la 9 mm Parabellum, nata per essere impiegata nelle pistole P08, ma poco adatta per sopportare un grande volume di fuoco. Sul fron-te russo, il confronto diretto con

il PPsh-41 dotato di caricatore a tamburo in grando di consenti-re un maggiore volume di fuoco, spinse i progettisti a studiare qual-che cosa di analogo per evitare che i soldati tedeschi dovessero fermarsi per ricaricare più sovente di quelli russi. La MP 40 non era però adatta per applicarvi un tam-buro. La soluzione improvvisata fu di unire due caricatori e modifica-re l'apertura di alimentazione. In talmodo, quando un caricatore era vuoto, l'altro poteva essere fatto scivolare fino all'altezza del foro di alimentazione. Era sufficiente fermarsi, tirare indietro l'otturato-re, far scorrere il caricatore, e con-tinuare a sparare. Il sistema non

ebbe però successo. Il caricatore diventava troppo pesante e ingom-brante. Inoltre, nel duro impiego in condizioni spesso estreme, era soggetto a inceppamenti. Un altro problema comune a tutte le MP erano gli inceppamenti derivati dall'alimentazione a fila singola che provocava un maggiore attrito tra le cartucce quando il carica-tore si svotava. L'abilità stava nel girare l'arma da un lato e scuoterla violentemente, anche se ciò pote-va dimostrarsi fatale nel corso di un'azione. Nonostante le pecche, le pistole mitragliatrici tedesche si dimostrarono particolarmente ef-ficaci e letali nel corso dell'intero conflitto mondiale.

Il feldnaresciallo Paulus, MP in pugno, lotta spalla a spalla con i propri uomini sino all'ultima pallottola prima di soccombere. Così Hitler avrebbe voluto che finisse la disperata difesa di Stalingrado.

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FOTO ARCHIVIOBRITISH AFV IN ACTION

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AFV (Armoured Fighting Vehicles),è il termine generico per definire in inglese i veicoli da combattimento corazzati. In alto il prototipo dell'Alvis Dingo scout car. A destra, un Daimler Dingo sfila in parata a Londra nel settembre del 1941. Nella pagina a fianco in alto, anche la BSA propose una propria versione di scout car. In basso, un MkIII Dingo, privo di tettuccio e con motore completamente sigillato a prova di guado.

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BRITSH AFV IN ACTION

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Sopra, una sorta di autoblindo realizzata sullo chassis di una vettura Sunbeam. fu data in dotazione alla Home Guard, la formazione paramilitare britannica istituita nel 1940 per proteggere il territorio nazionale da un eventuale sbarco tedesco. A destra, un'autoblindo Morris C59/LAC in Francia nel 1940. Nella pagina a fianco due altre autoblindo della Home Guard, una con torretta girevole e l'altra derivata da un'auto civile, irta di bocche da fuoco.

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BRITSH AFV IN ACTION

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Una colonna di Beaverette MkII in esercitazione da qualche parte in Inghilterra nei mesi che precedettero l'inizio del conflitto. L'armamento era costituito da una mitragliatrice Vickers protetta da piastre d'acciaio più che altro di grande effetto.

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Realizzato dalla Divisione Veicoli di Difesa dell'Iveco su specifiche dell'Esercito italiano, si è conquistato una posizione di rilievo anche in

ambito internazionale. Robusto e versatile, è impiegato in vari ruoli

Amio giudizio uno dei veicoli militari moder-ni più affascinanti, ogni volta che incontro una

colonna di questi mezzi in auto-strada mi accodo per lunghi trat-ti, vederli procedere a poco più di cento chilometri all’ora è uno spettacolo molto molto piacevole. Le linee sono armoniose e filan-ti, il telo in vinile molto suggesti-vo. La colorazione NATO Nord Europa a tre colori dà il colpo di grazia definitivo al tentativo di

resistergli… Utilizzato massiva-mente dalle nostre forze armate e da quelle di diversi altri paesi, l’Iveco VM90 Torpedo è un vei-colo poliedrico tuttofare. Svilup-pato all’inizio degli anni ottanta dalla Divisione Veicoli da Difesa dell’Iveco su specifica dell’Eserci-to italiano, ha saputo conquistarsi una posizione di rilievo anche in ambito internazionale grazie alla formula particolarmente azzecca-ta e alla notevole robustezza e ver-satilità: non c’è missione di pace

alla quale non abbia partecipato, dimostrandosi sempre all’altezza della situazione. La meccanica di base deriva da quella ben collau-data del Daily 4x4, la sospensio-ne posteriore è classica a ponte e balestre mentre l’anteriore è a barre di torsione longitudinali. Le gomme Michelin o Pirelli 900 x 16. Può trasportare fino a dieci soldati equipaggiati in fuoristrada, è paracadutabile, scoperchiabi-le, relativamente veloce e quasi parco nei consumi. È predisposto

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Realizzato dalla Divisione Veicoli di Difesa dell'Iveco su specifiche dell'Esercito italiano, si è conquistato una posizione di rilievo anche in

ambito internazionale. Robusto e versatile, è impiegato in vari ruoli

Amio giudizio uno dei veicoli militari moder-ni più affascinanti, ogni

resistergli… Utilizzato massiva-mente dalle nostre forze armate e da quelle di diversi altri paesi,

alla quale non abbia partecipato, dimostrandosi sempre all’altezza della situazione. La meccanica di

VM 90-T IL MULTIRUOLO

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Sopra,VM90T2 dell’Aeronautica Militare alla sfilata del 2 giugno 2007. A sinistra, il primo prototipo del Torpedo, notare la porta della cabina posteriore in vinile e il tappo del carburante in posizione avanzata. Il cofano ha i ganci di fissaggio incassati ed è identico a quello della versione T. Nella pagina a fianco, VM90T2 del battaglione San Marco in Afghanistan, notare la ralla con la calibro 50” e la barra anti decapitazione montata sul paraurti.

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Un altro VM90T2 del San Marco, in questo caso la barra antidecapitazione è montata di lato e culmina con un uncino.

al montaggio di una ralla per la calibro “50” ed ha un’autonomia di circa settecento chilometri. Il confort di marcia non è dei mi-gliori per via della notevole rumo-rosità, cagionata dalla sostanzia-le mancanza di coibentazione , dallo sbattimento del telo in vini-le e dalla mancanza dei mozzi a ruota libera. La tenuta di strada è

notevole, al livello di una buona automobile moderna. La frenata ottima e sincera. In fuoristrada è praticamente inarrestabile grazie alla geometria del telaio, al passo corto (2,8m) e al blocco manuale dei differenziali. La luce da terra elevata e le piastre di protezione della meccanica consentono di muoversi su terreno accidentato

senza problemi, la posizione di guida alta permette un’ottima vi-sione. L’abitacolo può essere ri-scaldato anche a motore spento tramite una caldaia indipenden-te collocata sotto al pianale. La carrozzeria è costruita in fibra di vetro, il pavimento in lamiera di alluminio grecata. Nel corso degli anni il veicolo si è evoluto essen-

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zialmente in tre fasi (T,T2,T3). La prima serie prodotta era equipag-giata col motore da 2,5 litri e 100 Cv, decisamente insufficienti vista la massa totale del mezzo. Sulla seconda serie è stato montato un motore 2,8 litri da 120 Cv e la si-tuazione è migliorata decisamen-te. L’installazione ha comportato diversi cambiamenti, il più eviden-

te riguarda il cofano, ora più allun-gato per aumentare lo spazio inter-no. Lo si riconosce per la zona dei ganci di fermo, che non sono più incassati. La coppia maggiore del 2,8 litri ha consentito di allungare i rapporti al ponte, rendendo più fluida la marcia. L’ulteriore evo-luzione (T3) è stata introdotta per adeguare il veicolo ai requisiti anti

inquinamento e ciò ha richiesto una diversa collocazione di alcuni componenti nel vano motore co-me il filtro dell’aria. Con l’aumen-to della coppia massima si è passa-ti alla trazione 4x4 permanente e al sistema frenante dotato di ABS. Contemporaneamente alla nuova motorizzazione 2,8 litri dalla ver-sione T2è stato modificato il dise-

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Sopra, un cassone del T prima serie: notare il bocchettone del carburante integrato nella fiancata. A sinistra, nel grafico l’evoluzione del Torpedo dal 1980 al 2007. Nella pagina a fianco in alto, le centine del telo sono fissate con dei galletti a innesto rapido. In basso, il cruscotto del T2, notare i sedili rivestiti in panno nero.

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gno del lato destro del cruscotto. L’impianto elettrico è quello NATO standard a 24 Volt, con le classiche batterie quadrate da 110 Ampere/ora. Interessante l’evoluzione del serbatoio: sui primi esemplari T era costruito in lamiera d’acciaio e il tappo del carburante era incas-sato nella fiancata sinistra, ma il rifornimento risultava difficoltoso e quindi si è passati a un serbatoio sempre in lamiera con il tappo in-tegrato. A partire dalla versione T3 si è passati a un serbatoio in pla-stica stampata. I sedili non hanno subito cambiamenti degni di nota, fin dai primi esemplari sono sta-ti installati cuscini di derivazione civile ricoperti di tessuto nero. La preparazione per l’aviotrasporto

richiede circa un’ora di lavoro e consiste nella rimozione del telo, nell’abbattimento del parabrezza e della colonna di sterzo, nella rimozione del roll bar e degli specchi retrovisori. Un Lockeed C130 può trasportarne due, un G-222 uno solo ma con canno-ne al traino. I ganci di attacco del paracadute sono vincolati al tela-io e vi si accede attraverso degli sportelli a sgancio rapido posti sul pavimento del veicolo. L’utilizzo collezionistico è molto piacevole, ma la rumorosità a velocità supe-riori ai settanta chilometri all’ora è notevole e i rapporti sono molto corti, specialmente sulla versione T. Per ovviare al problema è pos-sibile montare le coppie coniche

del Daily 4x4 però l’operazione è decisamente costosa. In teoria il telo in vinile si può arrotolare lasciando i fianchi scoperti, tutta-via i vortici d’aria che ne derivano tendono a risucchiare i gas di sca-rico nell’abitacolo. Le dimensioni interne consentono a tre persone di dormire agevolmente sdraiati, il mezzo si presta pertanto a qual-siasi tipo di viaggio avventuroso. Sul mercato il VM 90 Torpedo non si trova facilmente perché la mag-gior parte dei mezzi alienati è sta-ta (purtroppo per noi) ceduta ai paesi in via di sviluppo. Anche la reperibilità dei pezzi di ricambio è difficile, fatta eccezione per quelli comuni ai modelli civili.

Gustavo Cappa Bava

Posteriore di un T in dotazione ai nostri alpini.

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IN DOTAZIONE ALLE FORZE CORAZZATE ITALIANE, FU REALIZZATO PER ADEGUARE IL CARRO MEDIO M.13/40 ALL'EVOLUZIONE DEL

CONFLITTO, MA QUANDO SCESE IN CAMPO ERA ORMAI SUPERATO

L'M 15/42 arrivò in linea trop-po tardi, quando gli avversari

già disponevano di mezzi superio-ri, e in un numero troppo ridotto per infl uire sulle vicende belliche del confl itto, resta tuttavia uno dei migliori se non il migliore car-ro operativo a disposizione delle nostre forze corazzate. Ne ven-nero costruiti solo 120 esempla-ri, la maggior parte dei quali fu-rono forniti alla divisione Ariete. Nel settembre del 1943 alcuni di

questi parteciparono al fallito ten-tativo di impedire l'occupazione di Roma da parte delle truppe te-desche. Quelli catturati, a riprova della validità del progetto, furono impiegati dai tedeschi contro gli Alleati. L'M 15/42 è una diretta evoluzione di altri due carri l'M 14/41 e l'M 13/40 a loro volta de-rivati dall'M 11/39. È storicamente noto che nel 1939 Mussolini non aveva alcuna intenzione di entrare in guerra a fi anco dell'alleato te-

desco. Come scrisse al Führer, oc-correvano almeno ancora tre anni prima che l'esercito italiano fosse in grado di sostenere un confl itto. Tuttavia il precipitare degli eventi e la smania di sedersi al tavolo di pace tra i vincitori, portò il Duce alla fatale decisione: il 27 mag-gio 1940 l'Italia entrò in guerra. In quel momento disponeva di 106 reggimenti di fanteria, di 12 bersaglieri, di 10 alpini. di 12 ca-valleria, di 5 carristi. L'artiglieria

IN DOTAZIONE ALLE FORZE CORAZZATE ITALIANE, FU REALIZZATO PER ADEGUARE IL CARRO MEDIO M.13/40 ALL'EVOLUZIONE DEL

CARRO M 15/42

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era su 32 reggimenti ed il genio su 19. L'armamento della fanteria era vecchio e superato. Le miglio-ri fra le armi d'accompagnamen-to erano le mitragliatrici Breda 37 ed il mortaio da 81, mentre i pezzi d'artiglieria più efficaci era-no quelli austriaci di preda bellica del 1918. In crisi completa erano l'artiglieria contraerea, quella an-ticarro e i carristi. Quest'ultimi do-vevano ancora contare sul minu-scolo carro L3, male armato e peg-gio protetto, sprovvisto di qualsiasi mezzo di comunicazione. Logico che anche ciò che restava del mo-

ribondo esercito francese ci mise in serie difficoltà. Eppure negli arsenali erano in avanzata fase di realizzazione eccellenti materiali il cui tempestivo impiego avreb-be potuto dare ben altro volto alla nostra scesa in campo. Tra questi spiccava un carro medio che non aveva nulla da invidiare agli stessi Panzer tedeschi fautori della guer-ra lampo. Il suo studio era iniziato all'Ansaldo-Fossati di Genova sin dalla metà del 1938 e presentava soluzioni decisamente innovative come il cannone in torretta, un pezzo da 47 mm, e le due mitra-

gliatrici abbinate in una casamatta sistemate nella torretta fissa, an-teriormente a destra. Nelle fasi di messa a punto furono apportate ulteriori migliorie, quali la mitra-gliatrice abbinata all'armamento principale, la possibilità di siste-mare un'altra mitragliatrice in fun-zione contraerea e la stazione rice-trasmittente di bordo. Tuttavia alla fine del 1939 il carro non era an-cora entrato in produzione a causa dei sempre nuovi requisiti richiesti dalla Commissione. Solo il deciso intervento del Capo dell'Ispetto-rato Superiore dei Servizi Tecni-

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Nella pagina a fianco dall'alto: le sospensioni consistono per ciascun lato di quattro carrelli articolati di due ruote montati in due complessi sostenuti da molle semiellittiche, con la ruota motrice in avanti, la ruota di rinvio indietro e tre rulli guidacingolo. I grossi fari sono schermati. Sopra, Al centro dello scafo vi è la torretta armata di cannone da 47/40 che ha un'elevazione di +20° e una depressione di -10. La rotazione della torretta, comandata elettricamente, è di 360°. L'equipaggio era di quattro uomini.

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Pagina a fianco dall'alto: il motore è un FIAT-SPA 15TB M.42 a benzina, in grado di erogare 170 CV. Il maggiore ingombro richiese la riprogettazione della parte posteriore dello scafo. I due fustini da 20 litri di benzinasulla prua dello scafo. Sopra, sul retro dello scafo sono fissate due ruote di scorta portanti. A sinistra, la mitragliatrice Modello 38 da 8 mm montata coassialmente all'armamento principale.

ci (un nuovo organo istituito per sovraintendere alla realizzazione dei nuovi mezzi bellici) Generale Caracciolo, sbloccò la situazione e l'M 13/40, come venne siglato, poté essere finalmente deliberato. Quando però i primi esemplari scesero in campo, alla fine del 1940, emerse la necessità di di-sporre di un motore più potente, la cui adozione portò alla nascita

dell'M 14/41. Gli M disponibili furono immediatamente impiega-ti in combattimento su tutti i fronti e in particolare in Africa dove, nel 1941, si trovarono ad affrontare i carri inglesi di nuova generazio-ne superiori in armamento e co-razzatura. Verso la fine del 1942, in attesa che fosse disponibile il carro pesante P 40, si decise una rielaborazione dell'M 41, che fu

completamente rivisto. Il motore a nafta fu sostituito da uno più potente a benzina, più leggero e soprattutto in grado di fornire una maggiore accelerazione e una più elevata velocità. L'armamento principale fu migliorato con l'in-stallazione in torretta, con due di-spositivi di rotazione, meccanico ed elettrico, del nuovo cannone da 47/40, analogo a quello pre-

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cedente, ma con velocità iniziale aumentata di circa il 30 per cento, ottenuta mediante opportuna va-riazione della camera a bossolo e con l'allungamento della canna a 40 calibri. La protezione frontale dello scafo salì a 45 mm e quella dello scudo ricavato per fusione a 50 mm. Il cambio venne sostitui-to da un nuovo tipo sprovvisto di riduttore, ma a cinque velocità e retromarcia. Esternamente il carro M 42 si distingueva, oltre che per il cannone più lungo, per il portel-lo di accesso alla torretta ricavato sul lato destro e per la parte po-steriore completamente ridisegna-ta in funzione del nuovo gruppo propulsore. I portelli di ispezione del motore furono forniti di gri-

glie e i silenziatori di lamiere di protezione. Le sospensioni consi-stevano per ciascun lato di quat-tro carrelli articolati di due ruote montati in due complessi soste-nuti da molle semiellittiche, con la ruota motrice in avanti, la ruota di rinvio indietro e tre rulli guida-cingolo. Nonostante le migliorie apportate l'M 15/42 quando fu finalmente consegnato ai reparti nei primi mesi del 1943 era già concettualmente superato. Gli av-versari erano dotati di cannoni di calibro superiore e soprattutto le loro corazzature erano progredi-te, mentre le nostre erano sostan-zialmente rimaste quelle d'inizio conflitto. I difetti principali rima-sero quindi la mancanza di prote-

zione antischegge e la leggerezza della corazza. Le piastre di accia-io, riunite a mezzo di bulloni, non offrivano una efficace resistenza neppure ai proiettili di calibro 47 e tendevano a spezzarsi. Fuori gio-co nel confronto diretto con i carri alleati, l'M 15/42 risultava tuttavia estremamente efficace contro la fanteria. Fu in questo ruolo che vennero impiegati i carri M cattu-rati dagli inglesi in Africa. Dopo l'armistizio la produzione passò sotto il controllo tedesco che li utilizzò soprattutto nella lotta an-tipartigiana e ne fornì alcuni ai due Gruppi corazzati della R.S.I. I pochi esemplari superstiti rimase-ro in servizio all'Esercito italiano fino al 1952-53.

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Nella pagina a fianco, particolarmente efficace nel contrasto alla fanteria risultava la mitragliatrice binata Breda Modello 38 da 8 mm. La dotazione delle munizioni di bordo era di 111 colpi da 47 mm e 2640 da 8 mm. Sopra, il motore è nella parte posteriore dello scafo, accoppiato ad una scatola del cambio ad azionamento manuale. L'esemplare fotografato è del noto collezionista Fabio Temeroli ed è stato uno delle principali attrazioni dell'ultima edizione del nostro IMVCC Show a Ternavasso.