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autori: Munroe Blair, Wright Lawrence, Vigarello Georges Marsilio … · 2015. 1. 5. · All‟epoca di Sargon il Grande, pare esistessero in un suo palazzo ben sei toilette,

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autori: Lidia Zaffaroni, Ernesto Restelli

Lidia Zaffaroni, esperta navigatrice (di rete, non d‟acqua) ed Ernesto Restelli, autore

di diversi saggi di storia varesina, si sfidarono un giorno a chi trovava più notizie sul

W.C. La prima saltando di pagina in pagina in rete, l‟altro scartabellando tra vecchie

e polverose scartoffie. Il risultato?… Questo libro.

Bibliografia e riviste consultate

Cipolla M. Carlo, Contro un nemico invisibile - epidemie e strutture sanitarie

nell‟Italia del Rinascimento, Società Editrice Il Mulino, Bologna, 1985

Munroe Blair, Ceramic water, published Shire Publication Ltd., 2000

Wright Lawrence, La civiltà in bagno, Garzanti Editore spa, 1961

Vigarello Georges, Lo sporco e il pulito - L‟igiene del corpo dal medioevo ad oggi,

Marsilio Editori, Venezia, 1981

FOCUS,Gruner+Jahr/Mondadori Spa

Un ringraziamento a tutti coloro che hanno fornito fotografie e in particolare a:

Lionetti Bruna, Loose John, Palmizi Mimmo, Parasporo Valeria, Binda Edoardo e

Flavio, Ballinari Graziano, Montalbetti Luigia, D‟Ugo Vincenzo, Longo Grazia

in copertina l‟opera “cessocittà” di © Ezio Ferreri, 2002 - tutti i diritti sono riservati

© 2002 Macchione Editore

MACCHIONE EDITORE via S. D‟Acquisto, 2 – 21100 Varese - tel. e fax 0332 232387

http/www.macchione.it

e-mail: [email protected]

Finito di stampare nel mese di maggio 2002

dal Consorzio Artigiano “L.V.G.” - Azzate - Varese

ISBN 88-8340-109-3

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The toilet is a part of the history of human hygiene

which is a critical chapter in the growth of civilisation.

Toilet is the critical link between order and disorder.

And a good or bad environment.

(dr. Bindeswar Pathak)

La toilette è parte della storia dell‟igiene umana

che è un capitolo critico nello sviluppo della civiltà.

La toilette è il legame critico tra ordine e disordine.

e tra buono e cattivo ambiente.

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Tutto è cominciato quando, in un

momento di folle disattenzione, ho

osato rispondere “Sì, sì,

vedi tu...” alla mia

legittima consorte. Dopo

qualche giorno mi sono

ritrovato la casa invasa

da campioni di

piastrelle, cataloghi di

sanitari, preventivi di

architetti…Ho così

scoperto che stavamo

ristrutturando il nostro

vecchio bagno. Il mio

bagno! E perché mai? E

come faremo senza? E

per quanto tempo?

Tempo due giorni avrei avuto un bagno nuovo e più funzionale. Perché

cosa non funzio- nava in quello vecchio? Beh, le piastrelle erano un po‟

vecchiotte e forse lo scopino andava cambiato...ma il resto mi sembra-

va a posto. Inutile dire che non tutto funzionò come previsto. Il

muratore ritardò di mezza giornata, il piastrellista rimase

senza aiutante, l‟imbianchino stava terminando un altro

lavoretto e io rimasi senza bagno per ben quattro

giorni! Facevo la barba in camera, mi lavavo (come

non facevo da cinquant‟ anni!) senza sprecare

acqua, facevo pipì ( se proprio dovevo!) nel

vasino di Gianluca e per il resto, prima

di andare in ufficio, passavo da mam-

ma. Siamo in casa solo la sera, co-

sa vuoi che sia per uno o due

giorni senza bagno... Il water

(da leggersi „vater‟, all‟italiana)

è proprio una di quelle cose che tutti conoscono, che tutti usano (almeno una vol-

ta al giorno!), che deve esserci e soprattutto che non dovrebbe mai essere cambiato!

Ma chi l‟ha inventato?

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Sicuramente non l‟uomo preistorico, che, con tutti i problemi che già aveva, non si

poneva certo quello della pulizia personale o della propria caverna.

Almeno finché non si trovò una compagna che lo costrinse a costruire una capanna e

a pulirsi i piedi prima di entrare.

Probabilmente si comportava come fa oggi il nostro gatto: fatto il „bisognino‟ lo

ricopriva con della terra. Qualcuno sostiene che scavava delle buche, le riempiva e poi

le copriva.

Ma perché fare tanta fatica?

Ad ogni modo, finché gli archeologi non troveranno un dipinto o un libretto con le

istruzioni per l‟uso del bagno preistorico, non ci resta che affidarci alla fantasia.

Ma, vi è mai capitato di aver bisogno del bagno durante una scampagnata o in un

bosco? Come avete fatto? Più o meno quello che faceva il nostro antenato preistorico!

Con il passare dei millenni, il nostro antenato è

via via passato da una vita solitaria al vivere in

gruppi di più individui, dal ruolo di cacciatore a

quello di agricoltore e di allevatore, dall‟abitare in

grotte naturali al costruirsi le prime capanne e le

prime vere piccole città.

Probabilmente ha anche scoperto l‟importanza

dell‟acqua per rinfrescarsi (non oso dire lavarsi!) e

la potenza dei ruscelli per allontanare i suoi

rifiuti maleodoranti. O la forza di un acquazzone

per ripulire la sua grotta.

Latrina pubblica - Ostia Antica

via della Forica, angolo nord ovest

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Latrina pubblica - Ostia Antica

via della Forica, angolo nord est

A scuola mi avevano insegnato che, non a

caso, proprio nei pressi di grandi corsi d‟acqua

come il Nilo, il Tigri e l‟Eufrate, l‟Indo, il

Fiume Giallo, si sono sviluppate le Grandi

Civiltà antiche. E da qui voglio iniziare la mia

ricerca per scovare l‟inventore del w.c.

Allora,

cominciamo dalla

Mesopotamia

(6000-3000 a.C.).

La mitica

Babilonia, con i

suoi giardini

pensili, pare

abbia fornito agli archeologi la prima testimonianza

storica certa della presenza di un bagno nelle abitazioni.

I ricchi avevano una stanza da bagno separata, dove i

proprietari usavano rinfrescarsi con acqua o spalmarsi il

corpo con olii profumati.

Il popolo invece si bagnava nei numerosi canali o nelle

cisterne sistemate in giardino e si riservava un bagno

vero e proprio solo nelle grandi ricorrenze.

Alcuni archeologici suppongono che il w.c. dell‟epoca non

fosse altro che un foro praticato al centro della stanza da

bagno con lo scarico che terminava in uno scavo

sotterraneo.

A proposito di Babilonia, lo

sapete che la prima inflazione

si ebbe in Mesopotamia nel

2000 a.C. in coincidenza con la

caduta del regno di Akkad?

“Il tuo oro possa essere venduto

come se fosse solo argento, il

tuo argento possa essere

venduto come se fosse argento

Zaham (di scadente qualità), il

tuo rame possa essere venduto

come se fosse solo piombo…”

E ancora, che ben oltre 4000

anni fa Sumeri e Babilonesi

usavano contratti, lettere di

credito e assegni? Allora si

trattava di tavolette di argilla,

ora di un rettangolino di carta,

ma il significato è proprio lo

stesso. E se pagassi il mio

nuovo bagno con una tavoletta

d‟argilla?

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Latrina pubblica - Ostia Antica

via della Forica

Altri invece ritengono che le strade, strette e

senza pavimentazione, non fossero altro che

fogne a cielo aperto. Periodicamente rifiuti ed

escrementi venivano ricoperti con uno strato di argilla (in pratica una moderna

riasfaltatura!) causando un innalzamento del livello delle strade e costringendo la

popolazione a ricostruire le proprie case ai livelli più alti. Da qui la caratteristica

struttura delle case a terrazza.

All‟epoca di Sargon il Grande, pare esistessero in un suo palazzo ben sei toilette,

costituite da un sedile alto e da un raccoglitore che permetteva di trasportare

all‟esterno gli escrementi, dapprima in un canale di scolo e quindi in una fognatura.

Comunque, il mio gabinetto non arriva certo né dai sumeri, né dagli assiro-babilonesi.

Vediamo se va meglio in Egitto.

Attorno al 2500 a.C. pare che anche gli Egiziani fossero espertissimi nella costruzione

di canali di scolo e fognature.

Gli Egiziani credevano che la morte fosse

solo un passaggio da una vita a un‟altra:

e quindi, se il defunto durante la sua vita

terrena aveva avuto bisogno di cibo,

acqua, vestiti, anche nell‟altra avrebbe

avuto sicuramente bisogno delle stesse

cose.

Latrina pubblica - Ostia Antica

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Latrina pubblica a 12 posti

Efeso (Turchia)

In alcune piramidi sono stati trovati

bagni, lavandini e canali di scolo che

terminano all‟esterno, nel fiume.

Le abitazioni dei ricchi erano molto grandi, con stanze da letto, alloggi per i servi,

sale da pranzo e bagni. I bagni avevano delle tazze che venivano svuotate a mano e

l‟acqua sporca finiva in un contenitore esterno.

Sì, ma il water?

Alcune notizie relative a ritrovamenti nella zona di Tel el-Amarna, fanno supporre

l‟esistenza di un w.c. con sedile di calcare e pozzetto sottostante con recipiente

asportabile (1350 a.C.).

Nella Casa di Nekt è stato rinvenuto qualcosa di più moderno: due pile di mattoni che

sorreggono un sedile, forse di legno.

Nel bel mezzo del Mediterraneo, tra il 3000 e il 1500 a.C. si sviluppò la civiltà cretese,

con Minosse, il Labirinto e le sue fognature

sotterranee che ancor oggi servono per far

defluire le acque piovane. Nel Labirinto è stato

individuato il bagno della regina, con pareti

decorate da affreschi, una vasca di terracotta

dipinta che veniva probabilmente svuotata nella

vicina stanza da toletta che aveva un foro di

scarico al centro del pavimento.

Poco lontano, gli archeologici hanno rinvenuto

quello che ritengono un w.c. a stramazzo con

sedile in legno e serbatoio per il getto di scarico.

Latrina romana

Roma Trastevere

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Latrina pubblica romana

Kos (Grecia)

E non era un lusso solo per la regina: nel palazzo ne sono stati

rinvenuti altri.

L‟acqua di sciacquo, proveniente da cisterne di raccolta

dell‟acqua piovana, veniva poi scaricata nella fogna principale.

Purtroppo, Creta e la sua civiltà vennero azzerate da un

terribile terremoto nel 1400 a.C. e a me non resta che

continuare la mia ricerca da un‟altra parte. Provo a spostarmi in Grecia.

Ma perché non trovo nemmeno un disegno di com‟erano? Possibile che gli archeologi

siano attratti solo da anfore e tombe?

Ai tempi di Filippo il Macedone, era pratica comune e quotidiana per i Greci

immergersi in una vasca o bagnarsi con quella che oggi chiameremmo doccia.

Ippocrate, padre della medicina, era

solito avvisare i suoi concittadini che

era meglio sedersi in una tinozza

d‟acqua fredda che sdraiarsi su un

letto!

Ma non conoscevano l‟acqua calda? I

veri UOMINI usavano solo acqua

fredda - l‟acqua caldina era solo per

le donne! Le solite discriminazioni…

Latrina del Palazzo - Mshatta

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Latrina del castello

Saranda Kolones (Cipro)

Certo è che gli antichi greci prestavano molta

attenzione alla salute.

Dall‟800 a.C., in ogni grande città vi era

almeno un gymnasium con bagni caldi e freddi

e nelle abitazioni private si potevano trovare

tinozze in terracotta, per un bagno rilassante -

e sicuramente caldo anche per gli uomini (tanto

lì non li vedeva nessuno!). I greci

consideravano poi una forma di cortese

benvenuto l‟offrire all‟ospite il proprio bagno,

magari con una bella schiava che gli

massaggiava la pelle con un raschietto per

togliere sudore e polvere. Anch‟io! Ma perché le

buone abitudini si perdono sempre…

Recentemente nell‟isola di Amorgos, nelle Cicladi, è stata ritrovata una latrina

databile 400 a.C. è in tutto simile ad un piccolo tempio greco, misura 2,1x1,5 metri,

ha un tetto in pietra, le pareti interne dipinte a colori vivaci e probabilmente serviva

il gymnasium che si trovava nelle vicinanze.

Prevedeva quattro posti a sedere su due panchine di marmo e i rifiuti venivano

allontanati con acqua corrente in un condotto aperto ai piedi degli utenti.

Nel 201 a.C. arrivarono i Romani e iniziò il declino della civiltà ellenica.

Altre notizie trovate qua e là, riportano che in India, a Lothal, tra i resti dell‟antica

civiltà Harappa, nel 2500 a.C. erano in uso gabinetti con sciacquone in ogni casa. Con

il declino della civiltà Indo, tutto scompare e anche in India si ritorna agli usi

preistorici. Pare che ancora nell‟era Mughai, ad Agra e Delhi fosse abitudine defecare

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all‟aperto e ricoprire poi con terra. E questa purtroppo è ancora prassi abituale per

quei milioni di indiani che hanno per casa le strade delle grandi città.

Presso i Maya e gli Aztechi venivano usati gabinetti alla turca, ossia si

accovacciavano in nicchie ove era possibile far scorrere dell‟acqua corrente.

Dal depliant di un‟agenzia di viaggi, ho appreso che alle Maldive (forse ci andrò

quando avrò finito di pagare il bagno nuovo!) sono state trovate tracce di un popolo

misterioso, i Redin, con strane somiglianze con Sumeri, Ittiti, Fenici, Egiziani,

Peruviani. Evidentemente le Maldive erano in una posizione di crocevia per chi

navigava seguendo le stelle. E qui recenti scavi hanno portato alla luce un bagno

cerimoniale preistorico con una scala megalitica. Per ora pare non ci sia traccia di

altro.

Latrina Pubblica – Oplonti (NA)

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Latrina romana

Pompei

Non mi resta che cercare qualcosa nell‟epoca Romana.

I romani sono riusciti a fare dell‟igiene una questione

pubblica e sociale.

Nel periodo repubblicano i militari romani erano

addirittura costretti ad attraversare tre volte al giorno

il Tevere. Anche se allora le sue acque erano

certamente più pulite, si trattava pur sempre di una

pulizia sommaria, ma tanto per cominciare…

È proprio vero, comunque, che la storia si ripete. Oggi,

come allora, quando i Romani devono fare qualcosa

che sanno non essere gradito al popolo, addolciscono la

pillola con fanfaronate e pinzillacchere…Allora, per

costringere il popolo ad una maggiore pulizia

personale hanno inventato le Terme: luogo di incontro,

di socializzazione...ma dopo aver fatto ben tre bagni!

Le Terme

Di norma le terme restavano

aperte dal primo pomeriggio

all‟ora di cena. Accanto ai

luoghi per il bagno e le attività

sportive, comprendevano

giardini, biblioteche, sale per

conferenze, spettacoli. I Romani

andavano alle terme per

discutere di affari, di filosofia,

per spettegolare, per far

politica.

Per lungo tempo vi furono

edifici termali distinti per i due

sessi, poi si arrivò alla

promiscuità o quantomeno

all‟orario differenziato, non

sempre rispettato.

Il rito del bagno vero e proprio

era più o meno il seguente.

Dal vestibolo si passava a uno

spogliatoio con guardaroba. Si

andava poi alla palestra

scoperta, dove ci si ungeva e ci

si scaldava con esercizi fisici.

Si passava poi al laconicum o

bagno turco. Infine si arrivava

al caldarium, una grande

vasca circolare con acqua

calda. Dal caldarium si

passava al tepidarium e da lì

nel frigidarium, di solito una

grande stanza lussuosamente

decorata. Si finiva con un tuffo

nella natatio o piscina scoperta.

Non mancavano le popinae,

specie di bar per una rapida

consumazione.

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Qualche drittone del popolino sicuramente riuscì a

fargliela in barba e usarle più per stare al caldo nei

mesi invernali che per socializzare…

Proprio come oggi, fatta la legge trovato l‟inganno.

Ad ogni modo, nelle Terme c‟erano anche le latrine

pubbliche: certo non tenevano in molto conto la privacy

visto che solitamente arrivavano ad ospitare sino a 20

utenti! Erano costruite in pietra a panchina chiusa con

lunghi sedili (sellae pertusae) in pietra o legno con

tanti fori quanti potevano essere i clienti, con un canale

sottostante di raccolta inclinato in modo da convogliare

l‟acqua di scolo e i rifiuti alla cloaca. Ne è un esempio

quella ritrovata, nel 1963, per il crollo del muro di

sostegno del piazzale davanti alla chiesa di S. Pietro in

Montorio e che si fa risalire al II-III secolo d.C..

Tratto della cloaca

massima

La Cloaca Maxima

La tradizione attribuisce a

Tarquinio Prisco la

realizzazione di un complesso

sistema di fognature che

servivano a drenare il fondo

paludoso della valle del Foro

Romano.

La principale fu la Cloaca

Maxima che scendeva

dall‟Argiletum e attraversando

il Foro si dirigeva verso il

vicus Tuscus, passando per il

Velabro, il Foro Boario e, dopo

un‟ampia curva, sfociando nel

Tevere all‟altezza di Ponte

Emilio. Originariamente il

condotto correva a cielo aperto

e solo a partire dal II - I sec.

a.C. venne coperto con una

volta di tufo. La sezione del

condotto è all‟argine di m.

2,70 di altezza per m. 2,12 di

larghezza, aumenta poi

progressivamente sino a

raggiungere, alla fine del

percorso, l‟altezza di m. 3,30 e

la larghezza di m. 4,50.

Ancora non completamente

esplorata, è visitabile solo nel

tratto iniziale.

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L‟imperatore Tito Flavio Vespasiano già

in epoca imperiale aveva disposto la

costruzione di latrine a pagamento, per

la raccolta e vendita dell‟urina a conciai e

tintori, facendo multare chi non le

usasse. A chi protestava per questa

nuova tassa, rispose che i soldi non

hanno odore.

Da lui ovviamente presero il nome gli

orinatoi pubblici che sino a qualche

tempo fa si trovavano nelle nostre città.

Per motivi igienici, pare, sono stati, o

meglio dovrebbero essere stati sostituiti

dai moderni gabbiotti di plastica a

monetina.

Ecco, che è ritornata la tassa!

Tralascio cosa usassero al posto della

carta igienica…se proprio volete saperlo,

un bastoncino con una garza bagnata che

rimettevano dopo l‟uso in una brocca!

(contenti?).

Negli scavi di Pompei sono stati trovati,

sul retro di un palazzo, una serie di

gabinetti dotati di cisterna per scaricare

l‟acqua e vicino alla cucina un piccolo

alloggiamento simile che lascia supporre

che le latrine sul retro della casa fossero

riservate agli uomini e quelle vicine alle

cucine alle donne.

Una prima versione di

Tito

Flavio

Vespasiano

Nacque nel 9 d.C. a Reate, nella Sabina e diede

inizio alla dinastia Flavia.

Pretore nel 40, sotto l'imperatore Claudio,

proseguì brillantemente la sua carriera politica

con il comando delle legioni in Britannia, il

consolato ed il proconsolato in Africa. Nel 67,

divenuto governatore della Giudea, domò una

rivolta degli Ebrei.

Fu designato all'impero dalle legioni orientali in

opposizione a Vitellio.

Alla morte di quest'ultimo, nel dicembre del 69,

il senato gli conferì i più ampi poteri,

esonerandolo dall'obbligo di rispettare le sue

decisioni e quelle dei comizi.

Avviò il riassetto politico-amministrativo

dell'impero, limitando le spese, aumentando le

imposte e punendo gli evasori fiscali.

Nel 72 d.C., decise di costruire il primo

anfiteatro stabile della città nell‟area occupata

dal lago artificiale della Domus Aurea di

Nerone.

Tuttavia, Vespasiano, morto nel 79, non poté

assistere all'inaugurazione dell'Anfiteatro.

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Latrina pubblica - Pozzuoli

Anche nella villa del Poeta Tragico, la latrina è collocata vicino alla cucina e

utilizzava l‟acqua di scarico come sciacquone.

Nonostante l‟agiatezza dei suoi cittadini, Pompei non disponeva di una rete fognaria.

Gli scarichi venivano convogliati in strada e da qui, grazie alla pendenza con cui

venivano costruite e allo scorrere continuo di acqua dalle fontane, giungevano alla

cinta muraria nei pressi delle porte e lasciavano la città.

Grosse pietre squadrate lungo le strade e negli incroci, consentivano ai pompeiani di

spostarsi senza bagnarsi i piedi.

Va riconosciuto ai Romani non solo di aver costruito strade, ma di aver portato

l‟acqua in ogni casa (n.d.a.: è solo una licenza poetica!) con i loro acquedotti. E cosa

farne dell‟acqua, se non ricreare le Terme? Ovunque arrivassero costruivano infatti

bagni pubblici (con ovviamente le latrine).

Purtroppo, con la decadenza dell‟Impero e la progressiva avanzata dei barbari

scomparvero tutte quelle piccole e preziose pratiche di igiene che erano ormai

diventate consuetudine presso tutte le popolazioni locali. La promiscuità, gli aspetti

licenziosi e lussuriosi dei bagni pubblici romani erano diventati incompatibili con i

precetti e la morale cristiana.

Con la caduta di Roma la Chiesa, che incarnava nella sua forza spirituale e

organizzativa l‟eredità morale di Roma Antica, divenne il punto di riferimento per le

popolazioni continuamente in fuga dai barbari. La sua influenza crebbe, vuoi perché

attorno alle abbazie cominciarono a gravitare sempre più comunità in cerca di

protezione dalle invasioni barbariche, vuoi perché le parrocchie o le pievi sempre più

spesso si vedevano investite di funzioni amministrative e politiche. Fu però un

Cristianesimo che pesava sulle coscienze, opprimente, con una visione continua del

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peccato, con la sola convinzione di un‟esistenza migliore nell‟aldilà.

Ignoranza e superstizione, creduloneria e rassegnazione hanno accompagnato l‟uomo

del medioevo per tutta la propria vita, già dura e difficile. Il dovere dell‟uomo

medievale era di restare dove Dio lo aveva collocato: elevarsi era segno di orgoglio,

abbassarsi peccato vergognoso.

La malattia e il dolore fisico erano visti come segni esteriori del peccato, della

maledizione divina, anche se attribuibili principalmente alle disumane condizioni di

vita e alla mal nutrizione.

Igiene e immoralità sembrano essere un binomio inscindibile nel Medioevo.

La Chiesa pur non condannando apertamente alcuna pratica igienica, ne controllò

Latrine del Castello Federiciano

Lagopesole

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severamente l‟uso e invitò i cristiani a servirsi dei benefici

bagni solo a "causa propriae salutis", castamente senza

indulgere ai facili diletti del corpo poiché esso è, insieme

all‟anima, consacrato a Dio. I bagni caldi erano visti come

pericolosi veicoli di eccitazione e quindi come minaccia alla

castità. I bagni freddi, invece, erano un mezzo per la

purificazione e mortificazione del corpo per elevare lo

spirito. E così, per guadagnarsi il Paradiso e non

commettere peccato, ci si lavava solo tre volte nel corso

della propria esistenza: alla nascita, al matrimonio e alla

morte. O addirittura non ci si lavava per non eliminare

l‟acqua del Santo Battesimo.

Il signore aveva talvolta il suo bagno privato (ossia una tinozza di legno), vicino alle

sue stanze. Ma solo i più ricchi potevano permettersi un bagno caldo: la legna per

scaldare l'acqua, i teli di lino per foderare la tinozza e gli oli da bagno costavano cari.

Non dimentichiamo poi che non c‟era l‟acqua corrente in casa e fare un bagno voleva

dire andare a prendere acqua alla fonte, scaldarla sul camino, riempire la tinozza. Un

traffico! Meglio lasciar perdere e acquistare in santità!

All‟interno dei castelli non esistevano servizi igienici o fognature, al più vi erano

sgabuzzini (garderobe) a muro con una condotta verticale in tubi di terracotta che

scaricavano in una fossa nauseabonda, il pozzo nero, che

periodicamente doveva essere svuotato.

In alcuni casi fortunati, se vi era un corso d‟acqua sotto casa, si

creava una sporgenza esterna e si usufruiva di questo scarico. Per

lo più, ci si limitava a fare i propri bisogni ovunque capitasse,

nelle strade o al meglio in angolini nascosti.

Un vaso da notte (pitale) era già una comodità, anche se poi lo si

svuotava dalla finestra nella strada, senza curarsi più di tanto

degli eventuali passanti.

Pare che questa pratica fosse diffusissima ovunque. Parigini,

londinesi, milanesi avevano la consuetudine comune di utilizzare

la strada come cloaca, sperando che passasse qualcuno a ripulire.

E pensare che gli olandesi dell‟epoca pulivano e lucidavano la

strada di fronte a casa!

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Nicchia per lucerna

per latrina

Tra il 1347 e il 1351 giunse anche in Europa

un'epidemia di peste, la "Morte Nera," che sterminò

milioni di persone. Ne furono causa la totale

mancanza di igiene, dovuta all'abbandono degli

acquedotti Romani, all'estendersi delle paludi per

l'inselvatichirsi dei campi abbandonati, al

proliferare di topi, veicolo del contagio. Fu allora

che si cominciarono a promulgare leggi e divieti di

carattere igienico e sanitario.

Nel 1216, con le "Consuetudines Mediolani", si

impone, nel contado milanese, che lo scarico dalle

finestre sia preceduto da un avviso, pena il dover

risarcire colui che era stato insozzato.

E sempre per parlare di cose di casa nostra, non posso non riportare qualche notizia

tratta dagli Statuti delle strade e delle acque del contado di Milano (1346), che

riprendono in parte i provvedimenti del 1216, estendendoli. Il regolamento viene

"esteso a li burghi, lochi, cassine, molini e case de religiosi del contado di Milano

segundo la forma della provvisione facta ne l'anno miletrecentoquarantacinque de

comandamento de li magnifici et excelsi Signori et domini Johanne per Dio gratia et

Luchino fratelli de li Visconti signori generali de la prefatta città di Milano". Nello

statuto ci sono delle indicazioni ben precise per quanto riguarda la manutenzione

delle strade. In particolare si prevede che si debba intervenire su quelle "de la citade

et de li borghi de Milano in modo tale che le aque correno dove sono solite de currere o

vero melio potessero correre con mancho desconzo de ciascheduno che se pò". Sono

previste, anche, precise scadenze, come, ad esempio quella "de reconzare" le strade

ogni anno "ne li mesi de marzo, aprile e maio: e questo sia fatto a le spese de quelli che

hanno le case sopra tale strate".

Sicuramente qualche assessore dell‟epoca era andato in missione in Olanda!

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Ingresso (a sinistra in alto) e particolare della

latrina del mastio - Castello di Lagopesole

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Gli Statuti delle strade e delle acque del contado di Milano rappresentano il primo

tentativo non solo di riordinare il sistema viario ma di migliorare le condizione igieniche

della popolazione. Infatti dispongono:

“Como nesuno possa. butare in piaza alchuna cosa brodega fora, de casa, o de lobia

(loggia).

Se fora de casa o vero lobia de alchuno sarà, butado o vero spantegato alchuna cosa,

brodega, (sudicia) sia condennato quello el qual sta in quella tal casa in soldi sesanta de

tercioli tuta volta che sarà trovato essere contrafacto...”

“Como nessuno possa, tegnire ledame ne le vie publiche

Nessuno tegna ne lassa tegnire ne le vie pubbliche alchuno ledame o vero alchuna altra

cosa putrida ultra, tri di: et chi sarà contrafacto sia condemnato per ciaschuna, volta in

lire cento de tercioli.”

“Como se debbe portare fora de la citade le cose che puzeno

El paltano ne altra cosa che puza non sia portato ne le strade ne lochi publici, ma siano

portate fora de le citade dove le cose che puzano sono portade”

Evidentemente si comincia a pensare che la gestione

dei rifiuti, la pulizia della città nonché la sua

organizzazione possa essere una delle cause delle

devastanti epidemie che continuano a decimare la

popolazione.

E chi meglio di Leonardo da Vinci poteva avere

pronta la soluzione?

Milano, per le sue condizioni insalubri, nel 1484 non

riesce a fronteggiare la diffusione velocissima della

peste, non ha strutture, la situazione generale della

città si presenta in uno stato di abbandono, non sono

rispettate le più comuni regole di igiene.

Latrina di Castel del Monte - Andria

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Leonardo ritiene che la causa sia da ricercare nelle cattive

condizioni delle abitazioni e a “tanta congregazione di popolo che a

similitudine di capre l‟uno addosso all‟altro stanno empiendo ogni

parte di fetore...semenza di pestilente morte”.

Nel suo progetto per Dieci Città Nuove propone di decentrare la

popolazione e riorganizzare le strutture urbane in modo tale da

garantire disposizione più ampia degli spazi, risolvendo anche i

problemi di viabilità e dei servizi pubblici. Concepisce una città

attraversata da “strade alte” ad uso dei “gientili omini” adiacenti a

portici che permettono l‟entrata agli edifici di civile abitazione e da

“strade basse” da usufruire per l‟approvvigionamento, destinate ai

“cariche e le altre some”. Consiglia anche una terza via: condotti sotterranei che passano

sotto le strade alte e servono per lo smaltimento dei rifiuti delle case.

Nel disegno progettuale dei canali posti sotto i palazzi, Leonardo indica chiaramente che

l‟acqua del fiume, su cui è prevista la costruzione della città, non possa arrivare alle

cantine e non possa creare inondazioni o secche “eleggere sito accomodato, come porsi

visino a uno fiume, il quale ti dia i canali che non si possino nè per inondazione o

secchezza delle acque, dare mutazione alle altezze d‟esse acque”

Leonardo consiglia per la comunicazione fra i diversi piani delle case, una serie di scale

a chiocciola,“..perchè nei cantoni delle quadre si piscia ..e nella prima volta sia un uscio

ch‟entri ....in pisciatoi comuni”. Disegna anche un sedile mobile per gabinetti che “..deve

girare in tondo come la tramoggia dei monasteri ed essere riportato alla posizione

originale da un contrappeso”. In sostanza progetta un meccanismo che consente di

chiudere ermeticamente, in modo automatico, i servizi dopo il loro uso.

Tutta la pulizia della città è affidata

a un lavaggio con acqua “...siafatta

detta terra o presso a‟ mare o altro

Progetto per condotti d‟acqua

sotterranei all‟interno della città

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Progetto di Leonardo per lo smaltimento

di rifiuti attraverso condotti sotterranei

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fiume grosso, a ciò che le brutture della città, menate dall‟acqua, sieno portate via” da

effettuare almeno una volta all‟anno. “..Vuolsi torre fiume che corra, a ciò che non

corrompessi l‟aria alla città, e ancora sarà comodità di lavare spesso la città, quando si

leverà il sostegno sotto detta città, e con rastrelli e recisi (scope fatte di rami tagliati,

n.d.a.) removerà il fango in quelle moltiplicato, che si mischierà coll‟acqua facendo quella

torbida. E questo si vorre‟ fare ogni anno una volta”.

Sui codici leonardeschi si ritrovano altri suggerimenti per migliorare la vita dell‟epoca,

come quello proposta a Francesco I di installare doppie porte nel castello di Amboise in

modo da isolare le stanze adiacenti il garderobe ed evitare il diffondersi degli odori. Sono

passati cinque secoli e stanno ancora affrontando problemi di viabilità, salubrità delle

città e gestione dei rifiuti.

Poco a poco, il garderobe è stato sostituito dalla più intima seggetta, sedia o cassa con

coperchio e raccoglitore, più o meno mascherata con

velluti, nastri e borchie. Talvolta avevano il coperchio

che si poteva chiudere a chiave per impedirne l‟uso da

parte della servitù.

In Francia si chiamavano Chaises Percèes, Chaises

d‟Affaire, Chaises de Retrait, Chaises Necessaires,

Chaises Pertusèes o semplicemente Selles, e a

Versailles all‟epoca di Luigi XIV ve ne erano ben 264.

La seggetta non veniva nascosta, anzi aveva quasi una

funzione ufficiale, tanto che Luigi XIV era solito

concedere udienza nel compimento delle sue funzioni

fisiologiche o dopo aver ricevuto il regolare

eteroclisma. Del resto la medicina del tempo conosceva

solo tre rimedi, per qualsiasi disturbo: salasso, purga,

clistere.

Torre San Nicolò

con latrina - Firenze

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Seggetta a trono

di Luigi XIV

E nella buona società farsi praticare un serviziale era

ordinaria amministrazione. Anche le gentil dame solevano

farsi somministare clisteri profumati e attenderne la

liberazione conversando o assistendo a una

rappresentazione teatrale.

Nel 1700, nei libri di buone maniere viene consigliato di

ignorare chi fa i propri bisogni dove capita, in pubblico. Ma

non di non farli!

Nel 1715 Luigi XIV ordina la rimozione settimanale dei

„bisogni‟ dai corridoi del palazzo di Versailles.

Nel 1738 l‟architetto Blondel illustra alla corte i Cabinets

d‟aisance à l‟anglaise, praticamente i gabinetti a valvola costruiti in Inghilterra, ma

perfettamente sconosciuti alla maggior parte degli inglesi.

Nel 1739, nel corso di un gran ballo a Parigi, appaiono per la prima volta le targhette

Uomini – Donne : Garderobe pour les femmes e Garderobe pour les hommes (erano

appena iniziati gli scavi di Pompei, per cui lasciamogli pure

credere che siano stati i primi..).La seggetta è ormai sempre

più spesso camuffata o nascosta in un altro mobile,

facendola apparire una normale poltrona o addirittura una

pila di libri.

Democraticamente, seggette più spartane erano

probabilmente in uso anche nelle abitazioni del popolo.

Accessorio indispensabile, era comunque il contenitore che

stava sotto il sedile (probabilmente lo stesso che veniva

usato la notte) e che sempre più spesso faceva bella mostra

di sé ai piedi del letto o su uno sgabello.

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Seggette

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Seggette

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Il vaso da notte medievale era un contenitore di vetro, talvolta di terracotta verniciata,

con un collo stretto e la bocca larga, a imbuto (una copia del moderno pappagallo,

usato per gli infermi). E proprio come oggi, consentiva ai nostri antenati di non alzarsi

dal letto nelle fredde e rigide nottate invernali.

Attorno al XIV secolo, veniva fabbricato in metallo, peltro, rame, argento o oro, e

mostrato come status symbol ai piedi del letto o su uno sgabello.

Vaso di notte in terraglia – Canterbury Vaso di notte in metallo - XVII sec.

Pare che nel 1653, il cardinal Mazzarino ne avesse uno di vetro ricoperto di velluto e

decorato con una fascia d‟oro e cordoni in seta e oro. Giacomo I ne possedeva uno

d‟argento, finemente cesellato. Luigi XIV ne aveva ben due d‟argento, sui quali era

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Vasi da notte dell‟inizio

Novecento

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...e questa era la versione

più comune

Vaso da notte con bordo

frastagliato e decoro a

decalcomania 1800 – 1850

Heron Cross Pottery of stoke

on Trent, England

Blu e bianco con decori di frutta

sul bordo interno

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inciso il suo stemma e altri due „di riserva‟.

Verso il XVII secolo, appaiono i primi vasi da

notte in terraglia bianca.

Nel 1710 viene introdotta in Europa la

porcellana, e a St. Cloud vennero fabbricati i

primi Pots de Chambre Rondes du Japon,

ossia i primi vasi da notte in porcellana.

All‟originalità e all‟estro artigiano ormai non

c‟è limite e così nel 1800, i vasi da notte

divennero dei capolavori. Talvolta si esagerò

inserendovi addirittura un carillon.

Per i viaggi in carrozza, il buon vecchio vaso da notte trovava posto sotto il sedile e

prese il nome di cantarello. Per una maggiore comodità, talvolta il sedile era bucato e

bastava sollevare il cuscino.

Ma il loro destino è ormai segnato. Anche se ancora

vengono ritenuti un bel regalo di nozze, cominciano a

lasciare il posto alle moderne tazze.

E pensare che già nel 1596, duecento anni prima, un

inglese aveva ideato e progettato il primo water closet.

Bourdaloue

Si dice che alla corte di Luigi XIV

vi fosse un predicatore gesuita

molto apprezzato ma dai sermoni

estremamente lunghi, l‟abate

Louis Bourdaloue.

Le signore, per non perdere

neppure una parola di cotanto

oratore, presero l‟abitudine di

portarsi appresso un vaso da

notte per le impellenti necessità

fisiologiche. E lo chiamarono

bourdaloue.

Altre fonti sostengono invece che

fosse l‟oratore ad avere

frequentemente bisogno di orinare,

per una qualche disfunzione

renale, e che da allora venne dato il

suo nome ai comuni pots de

chambre.

Vaso da notte francese (bourdaloue)

in porcellana Chantilly - 1740

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Esemplari in porcellana cinese

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Vaso da notte inglese con coperchio

Completo da camera

Vaso da notte Minton

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Vasi da notte del Museo Internazionale del design ceramico

Palazzo Perabò – Cerro di Laveno

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Costui è Sir John Harington, l‟inventore del gabinetto!

Il padre di Sir John aveva sposato in prime nozze la figlia

illegittima di Enrico VIII e quindi per poco il nostro John non

divenne addirittura nipote della regina Elisabetta. Ma sempre di

casa era e la regina gli fece da madrina.

E già da qui uno avrebbe capito che la fortuna non era proprio

dalla sua parte! Ma il nostro intrepido eroe, sicuramente

brillante e intelligente, a vent‟anni decise di tradurre la vicenda della Gioconda - la

parte più vivace dell‟Orlando Furioso.

Probabilmente pensava solo di ingraziarsi la corte ed era lungi da lui intravedere alcun

riferimento alle manovre matrimoniali della sua madrina.

Ma così non la pensò la regina che lo condannò a restare lontano dalla corte finché non

avesse tradotto interamente l‟Orlando Furioso. Ci mise 10 anni, ma ancor oggi la sua

trasposizione in Inglese del poema epico dell‟Ariosto è la più bella.

Il progetto di

John Harington

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Ma, come dice il proverbio, il lupo perde il pelo ma non il vizio.

E così, qualche tempo dopo (1596) scrisse un nuovo libretto carico di doppi sensi e

allusioni, se non di volgarità, intitolato “Nuova trattazione su un vecchio argomento, la

metamorfosi di Ajax”. Ora, ai tempi di Elisabetta il vaso da notte veniva chiamato jakes

e Ajax alla fin fine si pronuncia alla stesso modo. Nel suo libretto, Sir John Harington

descrisse, tra l‟altro, il primo w.c. a sciacquone dell‟era moderna.

Il w.c. di Harington era costituito da un sedile con recipiente, una cisterna collocata

superiormente, un tubo di troppo pieno, un tubo per l‟acqua di sciacquo, una valvola di

chiusura e uno scarico che andrà lasciato immerso in una buona spanna di acqua pulita

ogni volta che si svuoterà.

Da buon figlioccio, ne fece omaggio di un prototipo alla stessa regina Elisabetta che pare

ne fosse entusiasta. Il gabinetto di Harington alla fine costava solo 6 scellini e 8 pence,

ma venne solo ridicolizzato e ne furono costruiti solo due esemplari : uno per Sir John e

l‟altro per la regina Elisabetta.

A dire il vero, il costo di questo primo water si portava via l‟intero guadagno di un anno

di lavoro. Un po‟ troppo.

E poi, questo ingegnoso sistema non prevedeva una adeguata ventilazione e quindi i gas

di scarico permeavano „la stanza del potere‟.

E visto che Sir Harington avvertiva che se l‟acqua è scarsa, sarà sufficiente aprire lo

scarico, una volta al giorno, anche se saranno in venti persone a usarlo, preferisco non

immaginare quanti bacili con erbe ed essenze dovevano servire per annullare il tanfo.

Povera servitù…

Comunque, gli Inglesi continuarono a usare, nel migliore dei casi, seggette e vasi da

notte che svuotavano in strada, nella speranza che la guardia civica la spazzasse.

Forse è per proteggersi dal fetore che nel 1550 i francesi inventarono il fazzoletto da

naso! Ecco, perché vezzosi giravano sempre con un prezioso fazzolettino in mano e

spessissimo se lo portavano al naso. Sicuramente sarà stato profumato, visto che i

profumi abbondavano, ma il sapone era ancora poco usato...

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Oggi le nostre città sono inquinate da gas di scarico, piogge acide e veleni, ma allora

certo non andava meglio: forse era un inquinamento più naturale e non chimico…

La decomposizione dei rifiuti organici genera metano e anche Gianluca sa che non si

deve giocare con il gas perché può saltare la casa. Sicuramente qualcuno l‟avrà

sperimentato di persona, magari verificando con una candela un condotto di scarico o il

pozzo nero, che spesso si trovava proprio sotto il pavimento del salotto.

E che dire di topi, pidocchi, pulci ?

Una bell‟epoca davvero!

E siccome nessuno è profeta in Patria, il w.c. di Harington trovò una migliore

accoglienza in Francia dove veniva venduto con il nome di Angrez.

In Inghilterra invece passarono altri duecento anni di seggette e vasi da notte da

svuotare, prima che un altro inglese riprendesse il lavoro di Sir Harington e lo

migliorasse. In ogni caso la via era ormai tracciata ed è un susseguirsi di miglioramenti.

Purtroppo, non mi intendo affatto di valvole e sifoni, per cui mi limito ad elencare

sommariamente i diversi progressi così come li ho trovati. Spero che il mio idraulico non

legga questo libro prima di aver terminato il mio bagno!

Nel 1775 Alexander Cummings disegna un gabinetto in cui l‟acqua per il lavaggio

Il gabinetto di Cummings - 1775

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entra nella parte bassa della tazza, ma ciò che è più importante una piccola quantità di

acqua, dopo ogni risciacquo, rimane nel tubo curvo - il sifone - impedendo ai miasmi di

diffondersi per la casa.

In pratica era un vaso con attaccata una maniglia: tirando la maniglia, l‟acqua,

contenuta in un serbatoio collocato sopra il vaso, cadeva nel vaso, pulendolo, e allo

stesso tempo si apriva un tappo per lo scarico.

Talvolta però il sistema di chiusura non funzionava alla perfezione e in casa girava una

puzza…

Nel 1778. Joseph Bramah modificò il w.c. di Cummings sostituendo l‟apertura a

scorrimento con una valvola di uscita autopulente a ribalta. Il gabinetto di Bramah, con

il suo sigillo di uscita, divenne più popolare di quello di Cummings: fu concepito per

tenere l‟acqua nel contenitore e non permettere che i gas entrassero nell‟abitazione Il

Bramah risultò il water closet più venduto dell‟epoca e ancor oggi se ne può ammirare

uno perfettamente funzionante nella Camera dei Lords o su qualche imbarcazione.

W.C. di Bramah - 1778

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I problemi di questi water erano dovuti al fatto che erano costruiti in metallo, dalle

valvole alla tazza. E il metallo si arruginava, si incrostava, era difficile da pulire. Si

deve a Josiah Wedgwood, uno dei primi ceramisti Inglesi, la realizzazione della prima

tazza in ceramica, più facile da pulire e più economica.

In un primo momento ci si limitò a sostituire la tazza, ma ormai la sfida era lanciata e i

ceramisti di allora si ingegnarono a studiare come sostituire anche il costoso valvolame

in metallo.

Nel 1782 John Gaittait progettò un w.c. con una trappola per gli odori, in pratica un

sifone.

Il primo w.c. realizzato interamente in ceramica venne chiamato Liverpool e per il

momento continuò ad essere mimetizzato in armadietti di legno.

Modello Liverpool

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Ma ormai, la soluzione era prossima.

Presto qualcuno avrebbe costruito veramente il mio gabinetto!

In questo periodo, l‟epoca della rivoluzione industriale, molta gente abbandonava la

campagna e si trasferiva in città con la speranza di più facili guadagni.

Le città ben presto divennero sovraffollate e ciò ebbe nefasti effetti sulla salute pubblica.

Non esistevano fognature, i vasi da notte si svuotavano ancora per strada, pochissime

abitazioni disponevano di acqua potabile (e comunque solo ai piani bassi), i fiumi erano

ormai delle cloache a cielo aperto e da lì si approvvigionava l‟acqua per uso potabile.

Così, nel 1832 si manifestò la prima epidemia di colera a Londra. Ben 50.000 persone

morirono tra il 1832 e il 1866 di colera o febbri tifoidee in Gran Bretagna. Lo stesso

avveniva in quasi tutte le città europee. Basti ricordare i ripetuti episodi di peste a

Milano.

Del resto, nelle case non esistevano servizi igienici, l‟acqua veniva prelevata alle pompe,

era razionata e quella poca che arrivava doveva servire centinaia di persone. Se

fortunatamente si riusciva a prelevarne un po‟, bisognava poi portarsela a casa in

qualche modo. In tali condizioni, chi poteva pensare di sciuparla per un bagno o per un

water closet?

Ed era così per tutti: anche i ricchi, che pur mostrando di possedere tinozze di rame o

stagno per il bagno, non avevano acqua e se ne avevano, questa arriva solo al primo

piano delle case, doveva poi essere scaldata e portata ai piani superiori.

Le case solitamente erano basse, l‟una accanto all‟altra, con pochissime finestre (per via

della tassa sulle finestre!), appartamenti piccoli e ovviamente maleodoranti. In questi

caseggiati, se c‟era, la latrina, umida e putrida, si trovava al pianterreno, ad uso di tutti.

E i pochi che possedevano un water closet in casa dovevano ugualmente lottare con le

perdite e le fuoriuscite di odore.

Nel 1848 viene promulgato a Londra il primo Public Health Act (o Provvedimento per la

Salute Pubblica) che sanciva la necessità che ogni abitazione fosse dotata di un servizio

igienico, sia esso un gabinetto a sciacquone, una latrina o una fossa biologica. Inoltre

vennero stanziati 5 milioni di sterline per la ricerca sanitaria e avviata la costruzione di

una rete fognaria.

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La situazione era talmente drammatica che nel

1859 il Tamigi, ormai praticamente una fogna a

cielo aperto, appestò talmente l‟aria che le

sedute del Parlamento furono sospese, le

finestre sigillate e gettati ovunque disinfettanti

per allievare il disagio.

Nel frattempo, non pochi, stanchi del fetore che

fuoriusciva un giorno sì, uno no dal water di

casa, erano passati ad un sistema più salubre: il

gabinetto a terra di Henry Moule.

Il gabinetto a terra di Moule

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W.C a terra del

Rev. Henry Moule - 1860

La carica di terra...

....e la raccolta finale

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Questo è un w.c. a terra originale di Henry

Moule con tanto di istruzioni per l‟uso. É in

quercia e riporta la scritta Moule‟s Patent

Earth Commode Pat. 1869 .

Nelle istruzioni si raccomanda di usare terra setacciata

e asciutta, di non usare sabbia, di non versare liquidi, di

alzarsi in fretta (addio lettura del giornale in bagno!) e

di versare una piccola quantità di terra nel vaso prima

del bisogno.

Henry Moule nacque a Melksham, Wiltshire, il 27 Gennaio 1801, studiò a Cambridge e

divenne vicario di Fordington nel 1829, ove rimase per tutta la vita.

Nel 1859 non sopportando più il tanfo del pozzo nero di casa lo coprì e ordinò ai suoi

famigliari di usare dei secchi. Dapprima sotterrò i rifiuti in cortile e poi casualmente

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scoprì (probabilmente scavando dove aveva già sepolto qualcosa) che nel giro di tre -

quattro settimane non rimaneva traccia alcuna del materiale depositato.

Da lì a pensare di mischiare ogni giorno i bisogni della famiglia con della terra asciutta,

senza più scavare buche fu un tutt‟uno. E scoprire poi che la stessa terra poteva essere

usata più volte e che, se riportata in giardino, funzionava da eccellente concime, fu

l‟apoteosi.

E ci sono voluti 5000 anni per scoprire quello che il nostro antenato preistorico già

faceva? Ma perché non ci ha lasciato un manualetto sull‟uso del w.c.?

Certo, il w.c. di Moule eliminava qualsiasi odore, era economico e non creava problemi.

Secondo i calcoli del nostro abate, per una famiglia di 6 persone che lo usasse

quotidianamente occorrevano circa 50 kg di terra la settimana: ve lo immaginate un

sistema del genere in uso nelle nostre città? Magari all‟ultimo piano di un grattacielo?

Il w.c. ormai non era più un lusso ma una necessità. E un mercato molto redditizio…

specie per l‟industria della ceramica che diversificò la sua produzione, aggiungendo al

vasellame o alle ceramiche artistiche la più utile produzione di tubazioni per fognature e

tazze per w.c.

Nel 1851 alla Grande Esposizione di Londra fecero, con grande scalpore, la loro

comparsa le prime toilette pubbliche: ebbero un successo inaspettato e George Jennings

divenne un eroe!

W.C. a piedistallo di Jennings

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Il signor Jennings sicuramente aveva il pallino degli affari.

Visto il grande successo ottenuto, si offrì di installare e gestire altre toilette pubbliche in

Londra in cambio di un piccolo esborso da parte degli utenti.

La prima toilette pubblica (halting station, come la chiamava Jennings) venne

inaugurata nel 1851 sulla Fleet Street: era però solo per uomini!

Nel 1852 apparve la prima toilette per donne in Bedford Street.

Ben presto i londinesi ebbero a disposizione una nutrita schiera di toilette pubbliche a

pagamento.

Nel 1884 George Jennings vinse la medaglia d‟oro alla Health Exhibition con il suo

water closet con piedistallo, tutto in ceramica. Pare però che l‟idea fosse di un certo

Twyford...

The „Closet of the Century‟

by George Jennings & Co.,

Lambeth, London, 1900

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W.C. a valvola “Ediros”

di John Bolding &

Il „Syphonic Closet‟ di Shanks & Co.,

1895, con decorazioni

policrome applicate

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Il celeberrimo „Dolphin‟ esposto anche all‟esposizione Internazionale di Filadelfia (1876).

Probabilmente prodotto da Edward Johns & Co. di Armitage, Staffordshire

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Il „Laurel‟ di S. Gratrix Junior and Brother,

Manchester, 1896

Il „Progress‟ di Johnson Bros-Hanley,

Staffordshire, 1898 con decorazione

monocromatica applicata

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Unitas di Twiford - 1896

Il „Cairo‟ (talvolta indicato

come „Excelsior‟), 1890

Il „Puritas‟ di Johnson Bros – Hanley, 1894

Decorazione a tecnica mista: decalcomanie

e pitture a mano

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THOMAS WILLIAM

TWYFORD :

il nonno del mio gabinetto!!

Nel 1870 Thomas William Twyford (nato a Stoke-on-

Trent nel 1849 e discendente da una rinomata

famiglia di ceramisti) realizzò un Bramah tutto in

ceramica, senza alcuna parte in metallo e per il buon

vecchio Bramah fu la fine.

Collaborò con Jennings per la messa a punto di un

water closet con risciacquo in un sol pezzo, ma

mentre Jennings si buttò nel settore sociale con le

sue toilette pubbliche, Thomas William Twyford

avviò nel 1885 la produzione dell‟Unitas, il papà del

mio gabinetto.

Nel 1887, inaugurò la sua prima fabbrica a Cliffe

Vale, nei pressi di Hanley e da lì, anno per anno,

aumentò e diffuse la sua produzione di sanitari in

ogni parte del mondo.

Cronistoria della dinastia

Twyford

1680 Joshua Twyford (1640 - 1729)

fondatore della fabbrica di ceramica

Twyford a Shelton Old Hall, Hanley.

1849 Thomas Twyford fabbrica lavabi e

closet pans esportati in America, Russia,

Australia, Francia, Germania, Spagna e

altri paesi.

1849, 23 Settembre – nasce Thomas

William Twyford.

1885 Thomas William Twyford realizza

il primo w.c. a piedistallo

l‟ UNITAS

1887 Lo stabilimento di Cliffe Vale viene

additato come modello dagli Ispettori

Governativi

1889 Viene fabbricato il primo lavabo con

troppopieno

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W.C. a risciacquo

UNITAS

in due parti (sopra) e a pezzo unico sotto

Cronistoria della dinastia

Twyford

1890 Viene ampliata la fabbrica di Cliffe

Vale e inizia la produzione di fireclay.

1896 La ditta Twyford diventa una

Private Limited Company

1901 Viene costruita una fabbrica in

Germania - abbandonata nel 1914 - ora

Keramag.

1903 Viene fondata la Edward Curran

Engineering Co.

1911 Nuova fabbrica di fireclay a Cliffe

Vale.

1912 Viene edificata la Etruria Works

negli edifici occupati in precedenza come

rifugio invernale dal circo Barnum and

Bailey.

1914 Edward Curran Engineering viene

convertita per la produzione di

armamenti

1919 La ditta Twyford diventa una

Public Limited Company.

1921 Muore T. W. Twyford: riconosciuto e

apprezzato pioniere dell‟industria

sanitaria

1945 Viene ricostruita la Etruria Works e

installato in primo forno a tunnel.

1953 Viene ricostruita lo stabilimento

per la produzione di fireclay a Cliffe Vale.

1956 Viene avviata la costruzione a

Alsager, Cheshire uno stabilimento per la

produzione di vitreous china.

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Cliffe Vale - 1887

Cliffe Vale - 2000

Cronistoria della dinastia

Twyford

1960 Si inizia la produzione di

manufatti in vitreous china in India,

con la Hindustan Sanitaryware &

Industries Limited.

1961 Edward Curran compra una

pressa da 1600 ton per produrre vasche

da bagno in acciaio.

1970 Si inizia la produzione di

manufatti in vitreous china a

Melbourne, Australia.

1970 Viene ampliata la gamma di

accessori con una serie di lusso-AZTEC

1971 Fusione con Reed International

Limited.

1972 Edward Curran inizia la

produzione di vasche acriliche.

1973 Edward Curran Engineering

Limited di Cardiff, leader nella

produzione di vasche in acciaio,

acquisisce la Reed Building Products.

Ora laTwyfod produce vasche sia in

acciaio che in acrilato.

1975 La Walker Crossweller (MIRA) di

Cheltenham, leader nella produzione di

docce, si unisce alla Reed Building

Products.

1976 Viene ampliato lo stabilimento di

vitreous china a Alsager.

1984 Ulteriore espansione dello

stabilimento a Alsager

1985 Caradon Limited acquista tutte le

attività in U.K. della Reed Building

Products.

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Eccoci arrivati a un altro mito nella storia del w.c.: Thomas Crapper.

Thomas Crapper nacque nel 1836 e di professione era

idraulico, con negozio in Marlborough Street. Non inventò

certo il water closet, ma seppe apportare tante migliorie

come la famosa catenella dello sciacquone o i sistemi di

ventilazione per lo scarico dei gas.

All‟epoca poi non era importante conoscere tanto il nome del

fabbricante di w.c. quanto il nome di chi lo installava:

Crapper, appunto.

Da buon idraulico riscontrò che per una corretta pulizia delle tazze dei w.c. occorreva un

potente getto d‟acqua e questo non poteva certo essere assicurato dalle valvole. Chi

possedeva un water ormai si era rassegnato a lasciar sempre percolare un flusso

continuo d‟acqua per poter mantenere una certa pulizia alla sua tazza.

E lo spreco d‟acqua doveva essere notevole se i fabbricanti di cisterne vennero obbligati

dal Metropolitan Water Act del 1870 ad inserire un dispositivo che evitasse lo sciupio di

acqua.

La soluzione era una sola: porre la cisterna in alto e far cadere con una certa pressione

l‟acqua necessaria alla pulizia scaricandola poi con un sifone.

Tombino con il

marchio T. Crapper

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Quando si tirava la catenella, l‟intera quantità di acqua contenuta nella cisterna cadeva

rapidamente, attraverso un tubo, e provocava un‟energica sciacquata. Una volta

svuotata la cisterna, si doveva aspettare che si riempisse per poterla riusare.

Allorchè la famiglia reale inglese acquistò Sandrigham House e avviò la sua

ristrutturazione, vennero affidati a Crapper alcuni lavori, tra cui l‟installazione di

trenta gabinetti con sedili in legno di cedro e l‟impianto di irrigazione dei giardini: per

questo le aiuole di Sandrigham sono piene di tombini con il marchio Crapper.

La sua fama internazionale è poi dovuta al fatto che i soldati americani della prima

guerra mondiale ritennero l‟incisione T. Crapper-Chelsea sul serbatoio dell‟acqua dei

water closet come identificativo dell‟inventore della toilette. Da lì, usarono prima e

portarono in patria poi, il termine crap o crapper per indicare il gabinetto.

Ancor oggi, la Thomas Crapper è in attività e continua a produrre alcuni pezzi storici

dell‟epoca Vittoriana.

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Come abbandonare la Gran Bretagna senza parlare dello stile Vittoriano?

Può piacere o meno, ma sono centinaia i produttori di sanitari che hanno ancora in

catalogo riproduzioni dell‟epoca e un certo ritorno nostalgico pare proprio ci sia un po‟

dovunque.

Ora capisco perchè Thomas Crapper divenne così famoso! Fare l‟idraulico allora non era

certo un gioco da ragazzi con tutti quei tubi a vista.

Ambientazioni Catchpole & Rye – Kent

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Ambientazioni Catchpole & Rye - Kent

Questo è il mio preferito!

Chi ha detto che il W.C. è il trono della privacy doveva averne uno simile!

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Ci vollero ancora decenni, prima che la stanza da bagno (come la intendiamo oggi) si

diffondesse in Europa.

La peculiarità inglese di considerare la stanza da bagno come un qualcosa di facoltativo,

è dimostrata dalla strana collocazione che le hanno sempre riservata: sul mezzanino, nel

sottotetto, in un sottoscala o nell'angolo di una camera da letto. Che dire poi delle

finestre? Probabilmente si ricordano ancora della vecchia imposta.

La situazione, oggi, non è cambiata. Sapete quanto siano tradizionalisti!

Se vi capita di andare a Londra, fate una passeggiata per Bayswater e date un‟occhiata

al retro delle abitazioni: in quale altra parte del mondo potreste trovare delle soluzioni

così originali?

E questo insolito rapporto con il bagno venne ovviamente trapiantato nel Nuovo

Continente dai Padri Pellegrini. Certo non si può pensare che i coloni avessero al seguito

In uso dall‟Ottocento,

Michigan

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un w.c. portatile o che pensassero come prima cosa a lavarsi – ma aspettare sino al 1829

per installare le prime stanze da bagno in un albergo, il Tremont House di Boston, e per

di più in cantina (per non scandalizzare), è forse un po‟ troppo.

Del resto la vecchia latrina fuori casa – la famosa „outhouse‟ – non è del tutto

abbandonata, anzi...

Ma ancor prima di Cristoforo Colombo e dei Padri Pelligrini, c‟era qualcuno che si

intendeva di tubazioni: gli indiani Hohokam, che nella Salt River Valley, Arizona,

scavarono fossati con utensili di pietra o legno per ben 250 miglia. Gli archeologi datano

i primi tratti di questa rete di irrigazione attorno al 350 a.C. Misteriosamente gli indiani

Hohokam scomparvero nel 1450.

Da allora è buio pesto. Pare che sia i Nativi che i coloni, che cominciavano a popolare il

nuovo continente, non trovassero di meglio che buttare i rifiuti (e anche i loro bisogni) da

qualche parte, senza pensarci troppo. Al massimo scavavano delle buche. Come in

Europa, del resto.

Aggeggi come seggette, comode rimasero del tutto sconosciuti, tantè che si racconta che

la moglie di un colono ne avesse comprate diverse come semplici sedie da cucina. Si

diffusero invece le latrine (outhouse) costruite in legno, accanto alla casa, con sedili a

più posti. Certo al tempo del Far West, con banditi e pistoleros, era un problema recarsi

alla latrina per i propri bisogni, specie la notte con il buio: come potevano difendersi con

le brache calate?

Modellini di Outhouse,

Philadelphia

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Tremont Hotel - Boston

A Crestle Butte, Colorado, si può ancora vedere una latrina a due piani: il piano

superiore veniva usato quando la neve ne impediva l‟accesso al pianterreno! La passione per le outhouse è ancora fortemente radicata negli Americani, ma quello che mi

stupisce è perché ancora usino „le panchette‟ di legno a più posti!

Anche nel nuovo continente si dovette affrontare il problema della distribuzione

dell‟acqua in ogni abitazione.

Nel 1652, venne realizzato a Boston il primo acquedotto, realizzato con tronchi di legno

di abete o olmo. E queste originali tubature in legno continuarono ad essere usate sino

ai primi anni dell‟800, quando, l‟aumentata pressione dell‟acqua fornita dalle nuove

pompe, costrinse i novelli idraulici a passare a tubature in ferro.

In quell‟epoca solo gli alberghi erano però dotati di impianti idraulici e potevano

disporre di bagni e toilette.

Il famoso Tremont Hotel di Boston, ideato da Isaiah Rogers, disponeva di otto w.c. al

pianoterra, sul retro e al centro di un cortile, collegato con corridoi al resto dell‟albergo,

oltre a dei bagni, in cantina, dotati di acqua calda proveniente dalle cucine e dalla

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lavanderia. I tubi erano di rame o stagno e l‟acqua veniva mantenuta in circolazione

sino alla giusta temperatura.

Purtroppo l‟acqua non era disponibile in tutte le abitazioni, che per di più non erano

spesso adeguatamente riscaldate. Per questo in alcuni stati venne addirittura proibito di

fare il bagno quando la temperatura fosse scesa sotto lo zero.

Come già in Europa, anche qui si diffuse la credenza che fare il bagno fosse pericoloso

per la salute. Nel 1835, a Filadelfia venne proibito di fare il bagno in inverno e nel 1845

a Boston venne proibito di farlo se non richiesto specificatamente da un medico.

Anche allora le „bufale‟ correvano veloci!

Comunque, la Rivoluzione Industriale incalza e la popolazione delle città cresce

velocemente e con essa i problemi sanitari legati all‟approvvigionamento e allo scarico

delle acque. Sorgono ovunque reti fognarie e acquedotti.

E anche il water closet muove i suoi primi passi nel Nuovo Continente.

I primi americani ad ottenere un brevetto per il w.c. furono James T. Henry e William

Campbell, nel 1857, e il loro aggeggio assomigliava molto al primo water closet inglese.

Come il lontano parente non era certo igienico e non ebbe seguito commerciale.

Dal 1850 al 1890 fu anche qui un fiorire di idee geniali: come tanti Paperon de‟ Paperoni

avevano intravisto una enorme potenzialità di mercato!

Nel 1860 Michael Flannigan brevettò il Flannigan Fecal Banishment Apparatus, noto

L‟Ablution Assistant

di Flannigan - 1860

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anche come Ablutions Assistant.

L‟invenzione di Flannigan prevedeva la rimozione dei rifiuti non con acqua ma con un

potente sistema di aspirazione. Talmente potente che il presidente Abraham Lincoln

rinunciò a farsene installare uno alla Casa Bianca per paura che venisse aspirato anche

il proprio figlioletto Tadd.

Questo sistema, ovviamente abbandonato ai tempi, è stato ripreso dalla NASA e

installato sui moderni veicoli spaziali.

Nel 1870, John Randall Mann brevettò un water con sifone.Tre tubi portavano acqua

nella tazza: uno attorno al bordo, uno scaricava un getto violento all‟interno e un terzo

scaricava il tutto.

Nel 1876 William Smith brevettò un apparecchio a getto d‟acqua, che catturò

l‟attenzione di George Waring, famoso ingegnere sanitario, che lo inserì nel suo catalogo.

Da cui il termine inglese „sanitary ware‟ a indicare apparecchi sanitari.

Le outhouse vengono ancora fabbricate e vendute dalla comunità Amish.

Queste sono pronte per la spedizione

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Nashma Juncton - Michigan

Whitefish Hill – Michigan

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Outhouse dell‟Ottocento - Clio, Michigan

Ma è soltanto dopo il 1900 che venne realizzato il primo gabinetto a sifone con risciacquo

da Charles Neff e Robert Frame. Come tutti i prototipi, aveva bisogno di qualche ritocco

e una decina d‟anni dopo Fred Adee avviò la produzione in serie dei w.c. americani.

I novelli imprenditori dovettero però combattere a lungo con le massicce importazioni

dalla Gran Bretagna. Finchè Thomas Maddock non appiccicò la scritta “Miglior

terraglia di Stafford - prodotta per il mercato americano” sui suoi w.c.

Attualmente pare che l‟attenzione sia rivolta alla creazione di un gabinetto „jet flush‟,

che ricorrendo a un getto pressurizzato consenta la pulizia della tazza e un ridotto

consumo di acqua.

Già perché pare che si sprechi troppa acqua per pulire i gabinetti dopo l‟uso. Vuoi vedere

che ritorniamo alla terra?

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Ogni anno a Trenary, Michigan, l‟ultimo weekend di febbraio, si svolge una sfilata di

outhouse. E‟ un po‟ come il nostro Carnevale di Viareggio, con la differenza che il tema è

obbligato: outhouse. Poi spazio alla fantasia di grandi e piccoli!

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Anche gli Americani fabbricarono i loro bei w.c. in stile Vittoriano.

Uno dei maggiori produttori fu la Wolff Manufacturing di Chicago - il Crapper

americano. Da fabbrica di scatolette metalliche si convertì alla produzione di tubature e

materiale idraulico per il nascente settore sanitario e quindi alla produzione di articoli

sanitari.

Il Rhone con finiture in bronzo

Il Superior, in ceramica ornata

Produzione Calford

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E a dimostrazione di un revival dello stile Vittoriano, ecco che tornano di moda i w.c.

dipinti. Ovviamente con delle pratiche decalcomanie, per tutti i gusti.

Confessatelo: quanti di voi si augurano che il piccolo di casa non legga questa pagina?

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E in Italia? Come andavano le cose? Come nel resto d‟Europa.

Nel 1759 il Parini scriveva di Milano “Quivi i lari plebei / da le spregiate crete / d‟umor

fradici e rei / versan fonti indiscrete” e il Foscolo, nel 1800, “Milano è pur una cloaca

maligna”.

Nella seconda metà dell‟Ottocento anche da noi, per fortuna, igiene e pulizia ritornarono

ad essere di importanza sociale e sorsero le prime fabbriche per la produzione di

tubature in grès per fognature e di sanitari in ceramica.

Le prime produzioni di apparecchi sanitari datano 1880/1890 con la Società Ceramica

Richard a Milano e 1883 con la Società Ceramica Italiana, ex Manifattura di Laveno.

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Dai primi tentativi con pasta plastica stesa su forme in gesso, si passò alla ‟barbottina‟,

un impasto ceramico fluido ed omogeneo, colata in stampi di gesso e successivamente

rifinita. Solo nel 1929 iniziò la produzione con vitreous china o porcellana sanitaria,

nello stabilimento della Società Ideal Standard a Brescia.

Finalmente si ottennero manufatti con impermeabilità totale all‟acqua, lucidi e non

incrinabili, con elevata resistenza meccanica, inattaccabili da alcali e acidi.

La vitreous china era allora prodotta dalla Società Ceramica Italiana con il nome di

Lavenite e ben presto il marchio Lavenite divenne sinonimo di elevata qualità tanto da

conquistare anche i mercati esteri.

Il mercato dei sanitari crebbe e dall‟unione di piccole fabbriche locali sorsero complessi

aziendali di importanza mondiale. Dall‟unione tra Società Ceramica Richard e

Manifattura di Doccia nacque la Società Ceramica Richard Ginori spa. A Milano,

dall‟unione di alcuni industriali con la Richard sorse la Società Anonima per Azioni

Manifattura Ceramiche Pozzi.

Nel 1965 la Società Ceramica Italiana e la Società Ceramica Richard Ginori si unirono

nella Società Ceramica Italiana Richard-Ginori spa, che nel 1976 assorbì anche la

Manifattura Ceramiche Pozzi diventando Società Ceramica Italiana Pozzi Richard

Ginori spa, l‟attuale Gruppo Pozzi Ginori.

Nel 1955 venne fondata la Cesame, a Catania, che dal 1985 produrrà apparecchi

sanitari per disabili.

Nel 1965 vide la luce la società Ceramica Dolomite, che si specializzerà anch‟essa nel

settore dei sanitari per disabili.

A Cerro di Laveno, è visitabile la Civica Raccolta di Terraglia (oggi Museo

Internazionale del design ceramico) che, oltre a esporre pregevoli opere di artisti della

ceramica, conserva una raccolta dei primi sanitari prodotti dalla Società Ceramica

Italiana, prima, e dalla Richard Ginori, poi.

In sintesi una breve storia del vater italiano.

Le stanze da bagno seguirono l‟evolversi dei costumi e delle varie mode.

In un primo momento i tre elementi, vasca-bidet-vaso, mantennero una propria

„„personalità‟ e solo negli anni Venti si cominciò a coordinarli in serie.

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Museo Internazionale del design ceramico

Palazzo Perabò di Cerro di Laveno

Dalle imponenti dimensioni dei sanitari dell‟Art Déco si passò ad apparecchi più idonei

all‟uso quotidiano e più funzionali.

Iniziò la collaborazione di prestigiosi architetti con le varie società di ceramica:

Andlovitz e Antonia Campi per la Società Ceramica Italiana di Laveno, Giò Ponti,

Achille Castiglioni e Paolo Tilche per la Ideal Standard, solo per citarne alcuni.

E sull‟onda del design italiano, il bagno non è più solo un locale di servizio ma diventa

un luogo di relax e benessere.

E come ogni moda, le mogli vorrebbero ristrutturare il bagno ogni qualvolta si

ridipingono le pareti o si cambia la moquette!

Avessimo una outhouse in legno come gli Americani!

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Sanitari del Museo Internazionale del design ceramico

Palazzo Perabò – Cerro di Laveno

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Alcuni esempi di vasi decorati (catalogo Richard – Ginori)

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Tazza per Water-Closet, fabbricazione inglese dell‟epoca Vittoriana

Museo Internazionale del design ceramico – Cerro di Laveno

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Twyford 1809

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Servizio da camera Villeroy e Boch

Servizio da camera fine Ottocento

Museo Internazionale del design ceramico – Cerro di Laveno

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Servizio da camera V e C Regina, Sarre Guemines

Museo Internazionale del design ceramico – Cerro di Laveno

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Servizio da camera dell‟inizio Novecento con supporto in metallo

Museo Internazionale del design ceramico – Cerro di Laveno

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Seggetta a dondolo ambientata nel Museo “Casa della nonna” - Peveranza di Cairate

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antichi clisteri

mutande della “nonna” appositamente

aperte al centro

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Ormai ho contratto “il virus del vater” e ovunque vada i miei occhi vagano alla ricerca di

una latrina.

Latrina San Domenico di Varzo

(Verbania), 2001

Modello ad acqua corrente posto su un

rigagnolo d‟acqua

Parco Naturale Alpe Veglia, 2001

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San Domenico di Varzo, 2001

Latrina - Cannobbio

(Verbania), 2001

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26 Luglio 2000

L‟agenzia Reuters di Beijing (China) ha diramato la seguente notizia:

“Archeologi hanno rinvenuto una toilette completa di acqua corrente, sedile in pietra e

confortevoli braccioli nella tomba di un re della Dinastia Han Occidentale (206 a.C. - 24

d.C.) a Shangqiu, nella provincia di Henan.

Questa latrina di alto lignaggio sarebbe la prima del suo genere al mondo ed è molto

simile a quelle attualmente in uso.

Ha un enorme significato e rispecchia l‟elevato grado di civilizzazione di quell‟epoca”

Il che, in parole povere, significa che i Cinesi hanno battuto 3 a 0 gli Inglesi!

“Gli archeologi avrebbero trovato anche una tomba della regina, con 30 stanze tra cui un

bagno, una toilette simile a quella del consorte, una cucina e una ghiacciaia”

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W.C. cinese

Questo per il passato, ma i gabinetti come sono oggi in Cina?

I racconti degli amici turisti che hanno visitato la Cina in tour, non fanno testo perché

hanno potuto visitare e vedere solo ciò che la guida aveva in programma. Ovviamente

l‟albergo in cui alloggiavano era uno dei più lussuosi e quindi attrezzato alla moda

occidentale, con gabinetti a sedere e carta igienica.

Parlando con chi in Cina è stato per lavoro e vi ha soggiornato per lungo tempo, si scopre

una situazione diversa

La toilet cinese pare non sia altro che (letteralmente) un buco puzzolente nel pavimento.

Molte non dispongono nemmeno di sciacquone, ma soltanto di una brocca con dell‟acqua

posta lì accanto. Non cercate poi la carta igienica, perché proprio non esiste: dovete

portarvela da casa. Per fortuna dicono di averla

inventata loro!

W.C. cinese

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Spaccato di casa giapponese

Se in albergo (non certo quello extralusso del tour operator) trovate un cestino per la

carta straccia accanto al water, significa che le tubature non sopportano l‟immissione di

carta igienica e quindi siete pregati di gettarla lì dentro.

Se poi vi capita di utilizzare dei servizi pubblici, sappiate che gli spazi sono angusti e le

porte spesso non esistono proprio.

Comunque, il Governo Cinese ha capito che il turismo porta soldini e quindi hanno

stanziato dei fondi per adeguare i servizi igienici agli standard internazionali.

Ma non erano loro gli inventori del water?

E visto che sono in Oriente, faccio un salto in Giappone.

Per prima cosa è importante sapere che „bagno‟ per i Giapponesi non è sinonimo di

toilette o water closet. Se avete bisogno di quel posticino e chiedete del bagno, vi

ritroverete dinanzi una bella vasca da bagno ricolma d‟acqua e pronta all‟uso.

Doppio stupore.

I Giapponesi non usano la vasca da bagno per lavarsi ma per mantenersi in forma,

rilassarsi e stimolare la circolazione.

Il corpo viene lavato prima di entrare nella vasca da bagno e l‟acqua della vasca,

arricchita di sali minerali o balsami e solitamente ad una temperatura molto calda

(anche 42°C), deve rimanere pulita, senza traccia di schiuma, perché dovrà servire per

tutta la famiglia e per tutto il giorno. Potete restare immersi quanto volete, come pure

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uscire, sedervi sul tappetino (non per terra!), lavarvi

magari i capelli e poi ritornare nella vasca.

Solitamente ogni sera i giapponesi dedicano una buona

mezz‟ora alla cerimonia del bagno. Se poi ci sono

bambini (e tutto il mondo è Paese) allora può essere

anche più lunga e divertente.

Se per caso vi capitasse di usare la vasca da bagno

all‟uso occidentale verrete additati come barbari e

incivili. Quindi, se siete ospiti e vi viene offerto di

prendere un bagno, ricordatevi di non scaricare l‟acqua

della vasca!

Nelle sorgente termali, di cui il Giappone è ricco, o nei

vecchi bagni pubblici, il bagno si prendeva tutti

insieme, uomini e donne, ed era occasione di amabili

conversazioni. Questo costume sta ormai scomparendo,

dato che ogni casa possiede una zona bagno: ossia un

locale bagno e un locale toilette.

Altro che i nostri doppi servizi! Loro ne hanno uno solo, ma che bagno…

E il w.c.? Se con la vasca da bagno le cose non erano semplici, qui lo sono ancora meno.

In Giappone esistono due tipi di gabinetti: quello occidentale e

quello giapponese.

Cominciamo da quello giapponese.

Indicazioni per l‟uso

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Anche qui per accedere all‟agognato gabinetto c‟è tutto un rituale da seguire.

Il water è separato dal resto della zona bagno e per entrarvi si devono indossare delle

pantofole, da usare SOLO in questa stanza. Guai a dimenticarsi di indossarle e ancor

più di toglierle una volta finito.

Una raccomandazione importante: portatevi sempre appresso della carta igienica perché

difficilmente la trovereste dove pensate debba essere!

E mi raccomando osservate qual è la posizione corretta!

Passiamo ora al w.c. versione occidentale.

Se pensate sia simile al vostro di casa, sbagliate di grosso. I gabinetti all‟occidentale

giapponesi mi hanno letteralmente sorpreso.

La versione più semplice ha l‟asse riscaldata, per evitare quel fastidioso senso di freddo

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quando ci si siede nelle rigide giornate invernali… e per fare uno scherzetto a qualche

ospite invadente!

La versione più diffusa (e richiesta) è quella con bidet incorporato e computerino per

programmare la temperatura dell‟acqua, la potenza e l‟inclinazione del getto, e non so

che altro.

Inutile dire che rimangono sempre lindi e puliti e, se hanno anche il deodorante

incorporato, profumati.

Da più fonti viene dato ormai per prossimo sul mercato un water closet (Doctor Toilet)

che sarebbe in grado di analizzare urina e feci depositate sulle pareti e fornire

immediatamente un responso sullo stato di salute dell‟utente.

Potrebbe addirittura memorizzare i dati e avvertire in casi di eccessi alimentari o di

avvisaglie di disfunzioni: “Caro, stai attento, questa settimana hai mangiato troppi

grassi … ti conviene metterti a dieta...arrivederci a settimana prossima”

Santo cielo, non ne bastava una di moglie? Speriamo almeno che il Garante della

privacy ne impedisca l‟ascolto a terzi.

Bene, direi che il mio viaggio nel mondo del

water è quasi concluso.

Non mi resta che accennare ai gabinetti alla

turca.

Gabinetto alla turca

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E‟ facile trovarli un po‟ dovunque, specie nei servizi pubblici: sono sicuramente più

igienici dei cosidetti vasi a sedere e più ergonomici dal punto di vista fisiologico, ma

altrettanto sicuramente così scomodi per il nostro abbigliamento da occidentali. Finchè

si tratta di sollevare una tunica e accovacciarsi, va bene, ma abbassare pantaloni, stare

attenti a non sporcarsi e a non cadere…

E poi non si potrebbe più leggere il giornale in santa pace…

Quello che invece, a mio parere, dovrebbe essere più considerato è l‟orinatoio.

E‟ ritenuto obbrobrioso e disdicevole, ma in realtà, per noi maschietti, è molto più

igienico e pulito. Si eviterebbero schizzi sull‟orlo della tazza, sul pavimento e sulle pareti

nonché i rimbrotti femminili.

Ma perché le mamme insegnano ai maschietti che devono urinare in piedi? E perché se

sono alto 1,85 devono mettermi in casa un water alto da terra nemmeno 50 cm?

Non sono mica Guglielmo Tell!

E se abbiamo bisogno per strada? Sono proprio cavoli amari.

Sfido chiunque a trovare nei dintorni un vespasiano o una toilette pubblica.

Probabilmente, i nostri capi appartengono alla tribù dei Chaga oppure ritengono, come

gli antichi Greci, che inghiottire qualcosa e non doverlo espellere è indice di potere e

autorità. Anche alcuni santoni indiani non hanno mai bisogno di quel posticino:

mangiano solo la quantità necessaria per essere assimilata o comunque assimilano tutto

quello che mangiano.

Orinatoi,

dal catalogo Richard Ginori

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A parte queste eccezioni, comunque le persone normali

hanno talvolta bisogno di recarsi alla toilette e sarebbero

contente di trovarne di pulite e confortevoli quanto meno

nei pressi di piazze, giardini pubblici o altri ritrovi

affollati, non dico ad ogni angolo di via.

Ci penserà qualcuno? A quando un nuovo George

Jennings?

Oddio, vuoi vedere che è per questo che ogni cinque metri

c‟è un bar?

Ma certo, così si dà lavoro, si crea occupazione, e non si

deturpa il paesaggio con degli orribili scatolotti di

plastica. Peccato, che per fare pipì, se ti va bene, devi

spendere quanto un caffè - e se poi non vuoi far vedere che

sei entrato solo per la toilette - puoi trovarti con uno

scontrino mica da ridere!

Le prime toilette pubbliche risalgono al sovrano Mughal

Jenhagir che, nel 1556, ne fece costruire una a Alwar, a

120 km da New Delhi, a disposizione di 100 famiglie.

In Francia, dopo che varie municipalità avevano decretato

che ogni casa doveva disporre di toilette, viene disposta la

costruzione di servizi igienici pubblici.

Nel 1851 appaiono i primi gabinetti pubblici a Londra.

Nel 1878 vengono costruiti i primi servizi pubblici in

India, a Calcutta.

Il problema universale di queste strutture non è tanto la

loro costruzione, quanto la gestione. Il mantenerle pulite e

godibili è estremamente difficile, per non parlare degli

atti di stupido vandalismo. Tutto il mondo è paese!

In India, dove l‟abitudine di defecare all‟aperto è ancora

George Jennings – 1858

“...So che l‟argomento è insolito e

molto difficile da trattare, ma

nessun falso pudore dovrebbe

impedirvi di presentare immediata

attenzione a questioni che

compromettono la salute e il

benessere di migliaia di individui

che affollano quotidianamente le

vie delle vostre città.

La civiltà di un popolo

si può ben misurare

dalle sue installazioni

domestiche e igieniche e

pur sapendo che la mia proposta

può apparire sconcertante, sono

convinto che verrà il giorno in cui

nei luoghi dove si riuniscono molte

persone si costruiranno „stazioni di

sosta‟ fornite di ogni comodità.

Pensate come potrebbe essere uno

di questi servizi completo di tutto:

un rispettabile inserviente avrebbe

l‟obbligo di dare una ripulita con

panno umido ad ogni sedile dopo

l‟uso; lo stesso inserviente dovrebbe

porgere una salvietta pulita, un

pettine e spazzola a chi li

richiedesse…”

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estremamente diffusa, vengono costruite strutture che racchiudono in un solo edificio

gabinetti, bagni e locali con lavatrici per il bucato personale. Talvolta vi è anche un

pronto soccorso. Ne pagano l‟uso solo gli uomini, donne e bambini

sono esenti da qualsiasi, se pur minima, tariffa.

Con una legge sanitaria del 1993, il governo indiano ha stabilito

che le latrine devono essere „a secco‟ e che la pulizia manuale dei

gabinetti pubblici doveva essere ritenuta „offensiva‟. Per questo la

Sulabh International nei suoi complessi utilizza INCINOLET: un

W.C. elettrico che riduce in cenere i rifiuti organici umani.

Complesso di toilette e bagni pubblici installato da

Sulabh International a Calangute - Beach - Goa

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.

Sulabh International Museum of toilets - New Delhi

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Non mi resta che dare un‟occhiata ai servizi igienici sui mezzi di

trasporto, così giusto per vedere…

Mi limiterò a inserire alcune fotografie che ho raccolto e che mi

hanno incuriosito.

Sulle vecchie navi questo era il w.c.. Bisognava solo stare attenti

alle onde, in caso di mare mosso...

Un detto portoghese „attaccati allo scopino‟ ha questa strana

origine. Sulle vecchie navi degli esploratori portoghesi, sulla

poppa vi era la toilette: un secchio con legato un bastoncino

rivestito di stoffa per pulirsi, il tutto a sua volta saldamente legato con una corda alla

balaustra della nave. Così, nella scia della nave vi erano, nell‟ordine, il secchio e poi lo

scopino. Se un marinaio cadeva in acqua, gli veniva gridato ‟attaccati allo scopino‟ e poi

lo si ritirava a bordo.

W.C. nautico del tipo elettrico, sotto,

e manuale - ITT Industries

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Sulle imbarcazioni di oggi non si corre più il rischio di finire in acqua e la gamma dei

w.c. nautici è molto vasta. Ne riporto soltanto alcuni tipi tra i più comuni.

Il tutto è mimetizzato in sontuose e funzionali toilette come queste, prodotte dalla

Giumma spa di Arenzano e installate sulle navi da crociera delle maggiori compagnie

italiane ed estere.

Queste invece sono le toilette che dovremmo trovare sui treni italiani.

Anch‟esse prodotte dalla Giumma spa.

Treno “Pendolino”

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Se andrete mai su un veicolo spaziale, magari per un viaggetto sulla Luna o

semplicemente per qualche giro attorno alla Terra, potreste trovare ancora questo w.c. o

come lo chiama la NASA, Waste Collection System.

Spiegazione: vi dovreste sedere dove adesso c‟è quel coperchio bianco e tenervi

saldamente alle due maniglie: non per aiutarvi nello sforzo, ma per non volar via.

Ricordate: non c‟è gravità! Come facciano poi a pulirsi, questo proprio non l‟ho trovato…

Comunque, a sollievo dei futuri viandanti dello spazio, sembra che la NASA stia

pensando di reintrodurre il più semplice sacchettino di plastica opportunamente

nascosto nella tuta di ciascun astronauta.

Fossi in voi, mi informerei bene prima di partire.

Una soluzione spaziale...

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Il gabinetto nell’arte

Che il bagno (inteso come atto del lavarsi) fosse stato oggetto di numerose opere d'arte lo

sapevo, ma che lo fosse anche il water, proprio non l'immaginavo.

A partire dalla ormai celeberrima Fontana di DuChamp a Il Bagno (1939) di Fernando

A. Botero da Homme assis et lemme à son toilette (1939) di Pablo Picasso sino alla

recente mostra tenutasi a Catania dal titolo inconfondibile CessoSucceso, è tutto un

susseguirsi di opere d'arte, pittorica o scultorea, dedicate al vater.

Salvatore Poma,

scultura in legno

Antonio Ferrara, “Tam Tam”

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Mimmo Palmizi, “Gentleman”

Marco Monastra, “trittico”

Mimmo Palmizi, “Mucca tazza”

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Mimmo Palmizi e Valeria Parasporo,

“La scarica dei 102”

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Anche questa è arte.

Barney Smith ha raccolto e dipinto per oltre 30 anni sedili di vater.

Il Toilet Seat Art Museum si trova ad Alamo Heights, Texas.

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Restando in tema di sedili per vater, queste sono le ultime tendenze.

A voi la scelta!

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Non solo è entrato a pieno titolo nell‟arte. Ha saputo stimolare la fantasia e l‟inventiva

in diversi settori.

Torta al cioccolato e panna

… per campeggiatori

E per proteggere l'ambiente, è nato il water che non richiede acqua o detergenti: il water

a secco.

Si posiziona un sacchetto che verrà sigillato con il suo coperchio inserito su quello del

water. Il contenuto verrà gellificato ecologicamente da una polverina bianca, la stessa

che viene usata nei pannolini usa e getta.

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Bene, l'avreste mai immaginato che il water avesse una storia così ricca?

lo, lo ammetto, proprio no. E non è finita! A parte le stranezze più o meno piacevoli e

originali, dall'asse colorato alle decalcomanie o alla lucina per la notte, oggi si sta

seriamente valutando lo spreco di acqua dello sciacquone e qualcuno si sta seriamente

occupando di orinatoi per donne, water a basso consumo d'acqua...

Ecco alcune delle ultime novità.

Il water autopulente: sciacqua automaticamente,

pulisce, asciuga, disinfetta...il tutto in 20 secondi!

Idroscopino Jet Set System: la moderna alternativa al

tradizionale scopino

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Oggi si può affermare che in ogni casa vi è almeno una stanza da bagno con il suo bel

gabinetto. E come per l‟auto, la televisione, il telefonino, se ne hai uno solo sei quasi un

paria: prima niente ora due o addirittura tre.

Anche le case popolari, quelle costruite per i poveri lavoratori, ormai prevedono due

bagni: uno padronale e uno di servizio. Ma dov‟è la servitù?

E perché due bagni se poi solitamente la famiglia è composta al massimo da papà,

mamma e un bimbo (o bimba)?

Non sarebbe meglio dedicare un po‟ più di spazio, che so, a uno scaffale con dei libri

(ricordatevi di comprare una copia anche di questo, per favore, altrimenti come pago il

mio nuovo bagno?). Ma volete mettere com‟è bello la mattina brontolare per il bagno

sempre occupato, alzarsi prima degli altri per poterselo godere in santa pace, stabilire

dei turni e regolarmente non rispettarli?

Ma questo è il sale della vita!

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Questo è il bagno che avrei scelto io.

Bagno Ideal Standard

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Questo invece è quello che sarebbe piaciuto a mia moglie.

Bagno Ideal Standard

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Nel corso della ricerca ho spesso trovato riferimenti all‟influenza della Religione sul

costume o sul come praticare una corretta igiene corporale.

Non sono certo in grado di spiegare, e tanto meno giudicare, per cui mi limito a riportare

le notiziole come le ho trovate - consideratele solo una curiosità.

Bibbia - Deuteronomio 23, 13

“Avrete fuori dall‟accampamento un posto per i vostri bisogni. Ciascuno porterà con sé

una paletta: quando dovrà soddisfare i suoi bisogni, scaverà un buco fuori

dell‟accampamento, e, dopo, ricoprirà con terra i suoi escrementi.”

Corano

“ O voi che credete non avvicinatevi alla preghiera, né azzardatevi a pregare prima di

esservi lavati. Se siete usciti dai servizi igienici e non trovate acqua, cercate della sabbia

pulita…”

E‟ inoltre offensivo per i musulmani che il water sia orientato in direzione della Mecca.

Zen

Jiyu Kennet nel suo Selling water by the river dice che prima di usare il gabinetto si

devono recitare per tre volte questi versi:

“Adoration to all the Buddhas

Adoration to all the limitless teaching.

Peace! Speak! Blaze! Up! Open!

To the glorious, peaceful one for

Whom there is no disaster whilst

Upon the water-closet, Hail! “

Dogen Zenji informa che il Monaco deve entrare in bagno percorrendo il lato sinistro del

corridoio, con un asciugamano ripiegato in due posto sulla spalla sinistra, purificare il

bagno schioccando tre volte il pollice e l‟indice della mano destra. Quando ha finito deve

tenere la brocca dell‟acqua con la mano destra, versare l‟acqua nella mano sinistra e

lavarsi genitali e natiche per tre volte.

Se poi dovesse usare i servizi pubblici, deve pulirsi con sette „palline‟ di sabbia.

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Mohandas K. Gandhi

Ognuno deve essere lo spazzino di se stesso. Evacuare è necessario come mangiare: e la

cosa migliore sarebbe che ciascuno si autogestisse i propri rifiuti.

Per anni ho sentito che ci deve essere qualcosa di radicalmente sbagliato in quei paesi

dove la gestione della spazzatura è stata resa attività specializzata di una categoria

sociale.

Non abbiamo testimonianze storiche sull‟uomo che per primo assegnò il rango più basso

a questo essenziale servizio igienico. Chiunque sia stato non ci ha certo fatto del bene.

Sin dalla prima infanzia dovremmo avere impressa nelle nostre menti la naturale

evidenza che tutti siamo nati spazzini e il modo più semplice per arrivare a questo é che

chi l‟ha capito cominci a fare quel po‟ di lavoro manuale quotidiano necessario per

meritarsi il pane che si mangia facendo delle attività di spazzino. Occuparsi della

spazzatura in modo intelligente aiuta ad apprezzare l‟eguaglianza umana.

India - Codice Aryan 1500 a.C. Manusmriti Vishnupuran

Chi è sposato deve osservare queste regole:

prima di procedere alla defecazione si deve cantare il seguente mantra dal Narad

Puran:

“Gachhantu Rishio Deva

Pishacha ye cha grinhya ka

Pitrbhutagana surve

Karishye Malamochanam”

prima di procedere alla defecazione è prescritto che il sacro filo sia avvolto a mò di

piccolo gomitolo e infilato nell‟orecchio destro.

il capo deve essere coperto con un telo. In mancanza, il sacro filo deve essere

passato sopra la testa e legato all‟orecchio sinistro.

quindi in silenzio e rivolgendo il viso a nord, se è giorno, a sud, se è notte, si può

defecare.

mentre si defeca, non si deve toccare acqua.

una volta terminato, la caraffa con l‟acqua deve essere impugnata con la mano

destra e ci si deve lavare con la mano sinistra.

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Regole che devono essere osservate in modo diverso a seconda dello stato sociale:

chi è celibe dovrà rispettarle con una doppia fermezza, chi è in “Vanaprastha” tre volte e

i santi quattro volte.

Nel Vishnu Purana si ritrovano alcune regole da osservare per il rituale dell‟abluzione

“Aika Linga guda trin dashabamkare mrid,

Hastdve cha samaranyascharana cha tribhistribhi”

cioè:

dopo aver defecato, Linga (organi genitali) deve essere lavata una volta, Guda

(l‟ano) deve essere lavato tre volte, la mano sinistra deve essere lavata dieci volte e

la destra sette volte, ed entrambi i piedi devono essere lavati tre volte con acqua e

terra.

il recipiente con l‟acqua deve essere tenuto nella mano destra

Linga deve essere sfregata una volta con terra e Guda tre volte. Quindi entrambi

lavati con acqua. Questo per evitare che rimangano odori sul corpo.

Esistono poi delle norme generali a tutela dell‟ambiente:

non si deve urinare a meno di 10 cubiti da una sorgente d‟acqua. La defecazione

deve avvenire a 100 cubiti di distanza.

non si deve urinare a meno di 40 cubiti da un fiume o da un tempio. La defecazione

deve rispettare una distanza di almeno 400 cubiti.

non si deve urinare o defecare in un fiume o in acqua corrente.

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Considerazioni

Abbiamo, con quest‟ultima parte, cercato di ricollegare in modo sintetico lo sviluppo del

servizio sanitario con i molteplici elementi che nel corso della storia hanno avuto su di

esso un‟influenza determinante e sono stati, alcuni, una costante per molti secoli.

Occorrerebbero innumerevoli pagine per dare un significato sostanzioso a tutte le

connessioni che nella ricerca sono emerse.

Ma ci basta riportare in modo schematico quello che abbiamo raccolto per fare in modo

che il nostro lavoro non abbia solo una connotazione tecnica relativamente all‟argomento

trattato.

Lo sviluppo di un discorso organico e lineare sull‟introduzione e l‟evoluzione tecnica del

servizio sanitario trova diverse difficoltà collegate agli eventi storici, alle condizioni

economiche caratterizzate da una diffusa povertà, alle situazioni di igiene insopportabili

che unitamente alle frequenti carestie e alla comparsa di malattie infettive, sono state la

causa di un elevato indice di mortalità.

Condizioni di vita che, per le società industrializzate, oggi possono considerarsi assurde

ed incredibili, ma che testimoniano continuamente l‟inseparabilità fra le situazioni

economiche, sociali e sanitarie.

Non è possibile scindere il concetto di igiene del momento, a livello generale, con quello

del trattamento dei rifiuti umani.

Servizi pubblici

Alpe Devero, 2001

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Servizi pubblici

Così come non è possibile individuare un concetto di igiene in una società prescientifica,

come quella del sec. XVII, che fa riferimento, per quanto riguarda la pulizia, agli scritti

romanzati di autori del momento che improvvisano a loro discrezione, influenzando e

determinando comportamenti e consuetudini che falsificano la realtà e di conseguenza

invalidano gli interventi.

E questo viene permesso dal fatto che la medicina, allora impotente, si avvale solo di

antidoti fatti di intrugli inspiegabili, di purghe e di salassi. Interventi che possono

permettersi, tra l‟altro, i più ricchi.

E l‟inefficienza dei trattamenti viene constatata dal fatto che quelli che godono miglior

salute sono i poveri che non hanno la possibilità di farsi curare dai medici.

Le epidemie non trovavano nessuna giustificazione da parte della “medicina” ufficiale e

l‟indirizzo è quello di rivolgersi, come individuazione delle cause, alle puzze e ai fetori

che invadono le città.

Per comprendere le pratiche di allora occorre liberarci dal nostro modo di concepire oggi

la pulizia, renderci conto delle paure, che non trovano nessuna giustificazione, sulla

trasmissione di malattie infettive e mortali come la peste.

Si elaborano teorie basate, oggi, ingiustificabili, di difficile comprensione se si dovessero

analizzare con i parametri di riferimento odierni, senza immedesimarsi nelle condizioni

del momento.

L‟acqua calda avrebbe causato la dilatazione dei pori con la conseguente possibile

infiltrazione all‟interno del corpo di elementi malsani che avrebbero provocato malattie

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mortali. Ancora, dai pori della pelle sarebbero uscite le energie vitali del corpo

debilitando il fisico.

Anche per queste credenze si instaura nel XVII secolo la pratica della pulizia a secco

effettuata con lo sfregamento di panni.

Precedentemente, nel secolo XVI, i bagni pubblici, ricordo delle vecchie terme romane,

erano stati fatti chiudere perchè erano diventati luoghi del piacere e della trasgressione.

A Parigi vengono indicati come luogo d‟incontro con le prostitute alle quali viene

ordinato di trascorrervi tutto il loro tempo notturno, con la possibilità di allontanarsi di

giorno solo per mangiare.

In Francia, nel 1566, con la chiusura delle case di piacere, vengono ad essere soppressi

innumerevoli bagni che avevano questa destinazione d‟uso.

E anche la Chiesa gioca il suo ruolo condannando apertamente i titolari dei bagni.

Un quadro generale che alla fine si ripercuote sulla funzione dell‟acqua che non viene

vista come un elemento di pulizia, ma veicolo di malattie e di peccato.

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L‟igiene personale non è mai presa in considerazione. Le autorità affrontano il problema

a livello urbano, cercando di rimuovere i rifiuti in modo da non ostacolare la viabilità;

l‟indirizzo generale è solo quello di liberare le strade.

I rifiuti, sia nei castelli che nei villaggi fortificati, sono semplicemente scaricati

all‟esterno del perimetro, mentre gli escrementi fisiologici, come consuetudine, sono

abbandonati per le strade, costituite quasi sempre da terra battuta.

Fango ed escrementi danno origine a forti fetori e alla manifestazione di malattie

contagiose.

Molti utilizzano, per i propri bisogni, gli angoli delle stanze delle abitazioni, ricche o

povere che siano, che vengono ricoperte di strame che di tanto in tanto viene sostituito.

Nei castelli i pavimenti dei saloni di ricevimento e di intrattenimento degli ospiti

vengono tenuti puliti con della sabbia.

Di queste pratiche igieniche, incomprensibili per la cultura odierna dei paesi indu-

Servizi igienici della non più esistente stazione ferroviaria di Torba

(Gornate Olona), sullo sfondo il monastero

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Divieto di accesso

strializzati, si ha un lieve miglioramento nell‟introduzione, soprattutto nelle ore

notturne, dell‟uso del pitale, ma il nuovo sistema serve solo per evitare un‟uscita, perché

abitualmente il contenuto sarà scaraventato per la pubblica via l‟indomani mattina.

Non mancano liti e querele da parte di chi passando per la strada viene completamente

investito da cima a fondo da una scarica di rifiuti olezzanti.

Lo spazio all‟interno delle case è limitatissimo, al limite dell‟agibilità, e le strade

diventano il deposito di tutto.

Chi ha la casa vicino alla riva di un fiume o a un corso d‟acqua, é un privilegiato: la

natura gli offre lo smaltimento diretto in acqua. Senza pensare che questa stessa acqua

sarà, magari più a valle, convogliata nelle fontane pubbliche.

Se da una parte non esistono strutture minime familiari per evacuare i rifiuti umani,

dall‟altra non può esistere la garanzia, e questo per conseguenza, di avere un minimo di

pulizia anche personale.

Per l‟approvvigionamento dell‟acqua bisogna ricorrere, nelle condizioni più fortunate, ad

una fontanella ad uso collettivo.

Il bagnarsi e il lavarsi aveva un significato incomprensibile per la gente, semplicemente

perché non rientra nella loro cultura.

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Quando l‟acqua incomincerà ad essere usata per scopi terapeutici, come ad esempio per

gli impacchi contro le distorsioni, allora si incomincerà ad avere nei suoi confronti un

maggior apprezzamento.

Intanto gli abitanti delle città crescono numericamente in uno spazio ben vincolato da

mura possenti sorte come fortificazioni e che ostacolano un necessario ampliamento che

a volte viene attuato abbattendo un pezzo di cinta per poi ricostruirla conquistando uno

spazio all‟esterno.

Ma sono modifiche di ripiego che intaccano minimamente l‟alta densità di popolazione

che rende più difficile nelle città che nelle zone rurali lo smaltimento dei rifiuti umani.

Le strade raccolgono lo scarico continuo degli scoli che provengono dalle stalle e sono il

deposito permanente del letame degli animali, lasciato a fermentare o messo al sole per

essiccare e usato durante l‟inverno per il riscaldamento. Un buon combustibile con un

potere calorifico uguale a quello della legna, ma anche un ulteriore elemento per

l‟emanazione di ulteriori puzze.

Gli scoli liquidi ristagnano in pozze formando un fango perché non esiste una rete di

scarico prevista per il loro smaltimento all‟esterno del centro abitato.

Anche le latrine, sia quelle private che pubbliche, sono semplicemente formate da assi

poste sopra una buca scoperta, svuotabile con dei secchi.

W.C. di epoca vittoriana

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Produzione Crapper

Una loro descrizione si ritrova nel Decamerone, nella novella di Andreuccio che a

Napoli, in equilibrio sulle assi di una latrina ubicata fra due case, finisce per cadere,

sotto gli occhi della gente, nel pozzo sottostante.

Esalazioni fetide e nocive provenienti da sostanze in putrefazione o da acque stagnanti

sono le peculiarità dell‟ambiente urbano.

Queste condizioni caratterizzano quasi tutte le città europee, tranne, a titolo di cronaca

raccolta, quelle olandesi descritte con le strade pavimentate e con gli abitanti che si

preoccupano di tener pulita la parte di strada davanti alla propria abitazione.

Lo svuotamento delle cantine invase dagli escrementi umani e la bonifica dei pozzi neri

non ha un riscontro efficiente. E‟ un primo momento per concepire, in modo, ordinario,

la prevenzione.

La causa di molte malattie infettive è riconducibile allo stato d‟igiene della popolazione

al sudiciume, al non lavarsi assolutamente nei mesi invernali. Condizioni che

favoriscono l‟habitat di parassiti portatori di malattie mortali.

Il grosso problema della città rimane quello dell‟eliminazione dei rifiuti umani specie nei

periodi di aumento della popolazione dentro le mura della città, come nei periodi di

carestia o di guerra.

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Contrariamente a quanto è avvenuto nel recente passato, allora erano i contadini, nei

periodi di carestia, a spostarsi verso le città dove esistevano le scorte di grano e di

conseguenza era più facile l‟approvvigionamento delle granaglie.

Questo ulteriore sovraffollamento aggrava ancora di più lo stato d‟igiene a livello

generale.

Ma le altre città europee non godono certamente di una migliore situazione,

a differenza delle località a religione mussulmana in cui è prevista la costruzione di

ambienti per l‟igiene personale.

Dalla cronaca parigina del Seicento si ha la visita alla città francese di un siriano che,

dovendosi scaricare del suo contenuto ingombrante, non riesce a trovare nell‟intera

capitale un solo gabinetto e rimpiange la sua città di Damasco e il Geroun che è una

grande piazza circondata da trenta gabinetti.

La religione del siriano, che prevede una serie di rituali e di disposizioni per garantire

l‟igiene, si oppone alla cultura europea e ai suoi pregiudizi religiosi per cui lavarsi è

indice di una preoccupante cura del corpo che può condurre a pratiche peccaminose.

Produzione Crapper

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Vaso da notte in porcellana

All‟imbarazzo del siriano davanti ad una così grave carenza si contrappone

l‟insensibilità dei parigini che, come gli altri europei, sono indifferenti alla mancanza di

servizi anche nelle grandi città.

Il cittadino, rispetto al contadino, può godere di maggiori vantaggi visto che la città

diventa sempre più il luogo in cui si concentrano gli scambi commerciali e il potere e

dove si decide sulle questioni che riguardano il mondo rurale.

La città richiama un numero sempre maggiore di persone tanto che a metà del Seicento,

gli edifici vengono costruiti con più piani, fino ad arrivare a quattro.

Le città europee tendono ad espandersi, e questo sembrerebbe un assurdo, tenendo

conto di come soffiano i venti in modo da evitare i fetori che possono giungere dai

quartieri più puzzolenti

La densità degli abitanti aumenta continuamente.

Di conseguenza, le problematiche di ordine igienico, dovute allo smaltimento dei rifiuti

umani, dei residui di lavorazione delle concerie, degli scarichi degli animali allevati nei

cortili e nelle strade, aumentano in modo esponenziale.

Ma la sporcizia non rappresenta solo un problema in relazione a se stessa. Penetra nella

terra battuta delle strade fino ad arrivare alle falde acquifere, situate a poca profondità

dalla superficie, e a inquinare l‟acqua pescata nei pozzi pubblici con un aggiuntivo carico

di trasmissione di malattie infettive.

Lo stesso effetto si ha con il tentativo di smaltire i rifiuti attraverso fosse perdenti, con

un aggravamento della situazione e l‟aumento delle mortalità con il conseguente

abbassamento dell‟età della vita media.

Tutto questo viene sostenuto dallo scrittore tedesco Patrick Süskind che rileva che le

strade puzzavano di letame e di orina, puzzavano le case e le chiese, puzzava tutta la

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Outhouse a due piani

città. Puzzavano i poveri come i nobili; puzzava anche il re, come un animale feroce, e la

regina come una vecchia capra, sia d‟estate che d‟inverno. Se da parte nostra tutto questo può apparirci disgustoso, allora rientrava in un modo

Nel secolo XVIII, quando si inizia ad avere un altro rapporto con l‟acqua e il suo uso nel

bagno, considerata contrariamente non più come elemento di indebolimento del corpo,

ma anzi come rinvigoritrice dei muscoli e con altri molteplici effetti terapeutici per il

fisico.

Si comincia a formarsi un concetto diverso della pulizia, che porta ad avere più

considerazione del proprio corpo e del proprio ambiente, con l‟organizzazione di sistemi

razionali per lo smaltimento dei rifiuti umani.

Nell‟Ottocento il concetto della pulizia si consolida con interventi sostanziali, come

quello, ad esempio, di ubicare i cimiteri lontano dai centri abitati e di costruire in modo

massiccio bagni e servizi igienici.

Restano esclusi da questi interventi i più poveri che non possono permettersi interventi

di ristrutturazione.

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La città, liberatasi da una serie di concetti devianti, viene sottoposta ad un efficace

risanamento e la puzza, che prima accomunava tutti, diviene un segno di identificazione

discriminante.

Per qualcuno puzza il povero, lo straccione, il drogato, lo straniero o semplicemente chi

non amiamo....

E ancora oggi, a livello più generale, tutti quei paesi che vengono fatti rientrare sotto la

denominazione del terzo mondo, mantengono una situazione arretrata dello

smaltimento dei rifiuti umani quasi esclusivamente per questione di povertà.

Le città del mondo occidentale non olezzano più di scarichi umani. La nostra è diventata

l‟epoca dei deodoranti, dei profumi, della biancheria lavata e ammorbidita. Abbiamo

però le piogge acide, i fiumi inquinati, i laghi inquinati, i mari inquinati, i boschi

devastati e molte nuove malattie.

Forse dovremmo ricordare più spesso come puzzavano tutti e come sostiene il dr.

Bindeshwar Pathak “ora che nei paesi ricchi tutti hanno la toilette, è tempo di fornirla

anche ai paesi in via di sviluppo...” .

...il ritorno al Vespasiano, 2002