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TRIMESTRALE DELLA SEZIONE DI GORIZIA DEL CLUB ALPINO ITALIANO, FONDATA NEL 1883 ANNO XLV - N. 1 - GENNAIO-MARZO 2011 “Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - 70% - DCB/Gorizia” In caso di mancato recapito restituire a CAI Gorizia, Via Rossini 13, 34170 Gorizia Vita sezionale BUONI PROPOSITI Ellebori Gallina vecchia farà buon brodo? di MAURIZIO QUAGLIA Presidente sezionale La tradizione popolare è piena di proverbi, detti, frase fatte e metafore. Ne farò uso per descrivere il momento in cui vive la nostra sezione e il rinnovo del Direttivo. Ho scelto questo titolo, forse perché, con il cognome che porto, più si avvicina a quello che spero si possa dire alla fine di questo manda- to. Certamente ci sono due aspetti che si possono analizzare dopo l’elezione del nuovo Consiglio Direttivo: il primo di stampo negativo ed il secondo chiara- mente positivo; potremmo rappresen- tarlo tramite “il bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto”. La parte negativa è che nel Con- siglio sono entrate delle persone già con un vissuto nella nostra sezione e non c’è stato un ricambio “generazio- nale”. In città quasi tutte le società, sportive e non, soffrono questo proble- ma, vuoi per l’invecchiamento generale della città, ma soprattutto per la scarsa voglia delle persone più giovani ad im- pegnarsi in maniera attiva in un’asso- ciazione. Anche la nostra sezione ri- sente di questo ed anche il costante al- zarsi dell’età media dei soci è una con- seguenza che non depone a nostro fa- vore. La parte positiva è rappresentata dal fatto che queste persone, ripropo- nendosi in Consiglio, lo hanno fatto con passione e sono motivate a dare una mano alla Sezione in maniera più attiva di quello che erano solite fare dall’e- sterno. Il bicchiere mezzo pieno è anche l’aver riscontrato che fin dalla prima riunione del Consiglio Direttivo c’è stato entusiamo collettivo e voglia di lavorare per il bene della Sezione. Ci siamo messi a discutere su come o dove cercare mezzi e modi per avvici- nare i giovani all’impegno nell’interno dell’associazione. Con i giovani, le loro idee e il loro diverso modo di vedere l’attività, sportiva e non, possono esse- re risolti anche i problemi legati al preoccupante fenomeno del progressi- vo depauperamento del numero di soci. le si terrà al pomeriggio l’Assemblea dei Delegati del Friuli Venezia Giulia. Per ciò che concerne poi l’attività più prettamente sportiva la Scuola Isontina di Alpinismo organizzerà da metà mag- gio un corso AR1 (corso roccia), mentre per quanto riguarda l’escursionismo, a giugno partirà il corso avanzato e ad ot- tobre quello di base. A marzo si è con- cluso il primo corso di escursionismo in ambiente innevato. Concludo citando “Se son rose...”. Monti in rosa di BARBARA PELLIZZONI Vice Presidente sezionale Quale componente femminile del Consiglio Direttivo della Sezione del CAI di Gorizia, il mio proponimento è di poter avvicinare alla montagna ed a tutte le attività sociali della nostra se- zione il maggior numero di donne pos- sibile. L'escursionismo, l'alpinismo ed ogni altra attività che si svolge nell'am- bito montano nella maggioranza dei casi sono praticati da uomini. Secondo me, la montagna è fatica sì, ma ci rega- la grande soddisfazione e gioia che ti fanno dimenticare i problemi ed i pen- sieri della vita quotidiana per immerger- ti completamente nella bellezza della natura. Il mio intento è di programmare alcune iniziative rivolte alle socie. Per iniziare a far ciò ho pensato di organiz- zare, in occasione della festa della donna, "una salita in rosa". Tale gita sarà effettuata domenica 13 marzo e sarà adatta a tutte le signore (i dettagli sul nostro sito). Mi auguro che tale ini- ziativa possa incontrare il favore delle socie e dia inizio ad una attività al fem- minile all'interno della Sezione. Avanti con entusiasmo di GIORGIO PERATONER Segretario Secondo mandato in Consiglio Direttivo. Il primo è stato caratterizzato da una presa di contatto con tutte le problematiche che una buona gestione Un rimedio potrebbe essere innanzitut- to la comunicazione tempestiva della nostra attività, che come leggerete in queste righe e soprattutto nelle righe dei consiglieri, per quest’anno risulta essere notevole, pubblicizzandola al meglio. Lo faremo usando tutti i mezzi: dai più moderni quali internet e da tutti i social network a quelli più tradizionali quali una massiccia frequenza nelle pa- gine dei quotidiani locali ed una consi- stente presenza delle locandine, non solo nelle due bacheche ma anche presso altri punti “strategici”. Per quanto riguarda la parte “politi- ca”, la Sezione sta organizzando il Convegno Biveneto dei Delegati che ospiteremo il 9 aprile. Sempre il 9 apri-

BUONI PROPOSITI - CAI sezione di Gorizia · La tradizione popolare è piena di proverbi, detti, ... portanti ricorrenze sezionali. ... L’uscita di domenica 20 febbraio alla Scuola

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TRIMESTRALE DELLA SEZIONE DI GORIZIADEL CLUB ALPINO ITALIANO, FONDATA NEL 1883

ANNO XLV - N. 1 - GENNAIO-MARZO 2011

“Poste Italiane Spa - Spedizione in abbonamento Postale - 70% - DCB/Gorizia”

In caso di mancato recapito restituire a CAI Gorizia, Via Rossini 13, 34170 Gorizia

Vita sezionale

BUONI PROPOSITI

Ellebori

Gallina vecchia farà buon brodo?di MAURIZIO QUAGLIAPresidente sezionale

La tradizione popolare è piena diproverbi, detti, frase fatte e metafore.Ne farò uso per descrivere il momentoin cui vive la nostra sezione e il rinnovodel Direttivo. Ho scelto questo titolo,forse perché, con il cognome cheporto, più si avvicina a quello che sperosi possa dire alla fine di questo manda-to. Certamente ci sono due aspetti chesi possono analizzare dopo l’elezionedel nuovo Consiglio Direttivo: il primo distampo negativo ed il secondo chiara-mente positivo; potremmo rappresen-tarlo tramite “il bicchiere mezzo pieno emezzo vuoto”.

La parte negativa è che nel Con -siglio sono entrate delle persone giàcon un vissuto nella nostra sezione enon c’è stato un ricambio “generazio-nale”. In città quasi tutte le società,sportive e non, soffrono questo proble-ma, vuoi per l’invecchiamento generaledella città, ma soprattutto per la scarsavoglia delle persone più giovani ad im-pegnarsi in maniera attiva in un’asso-ciazione. Anche la nostra sezione ri-sente di questo ed anche il costante al-zarsi dell’età media dei soci è una con-seguenza che non depone a nostro fa-vore.

La parte positiva è rappresentatadal fatto che queste persone, ripropo-nendosi in Consiglio, lo hanno fatto conpassione e sono motivate a dare unamano alla Sezione in maniera più attivadi quello che erano solite fare dall’e-sterno. Il bicchiere mezzo pieno èanche l’aver riscontrato che fin dallaprima riunione del Consiglio Direttivoc’è stato entusiamo collettivo e vogliadi lavorare per il bene della Sezione. Cisiamo messi a discutere su come odove cercare mezzi e modi per avvici-nare i giovani all’impegno nell’internodell’associazione. Con i giovani, le loroidee e il loro diverso modo di vederel’attività, sportiva e non, possono esse-re risolti anche i problemi legati alpreoccupante fenomeno del progressi-vo depauperamento del numero di soci.

le si terrà al pomeriggio l’Assembleadei Delegati del Friuli Venezia Giulia.Per ciò che concerne poi l’attività piùprettamente sportiva la Scuola Isontinadi Alpinismo organizzerà da metà mag-gio un corso AR1 (corso roccia), mentreper quanto riguarda l’escursionismo, agiugno partirà il corso avanzato e ad ot-tobre quello di base. A marzo si è con-cluso il primo corso di escursionismo inambiente innevato.

Concludo citando “Se son rose...”.

Monti in rosadi BARBARA PELLIZZONIVice Presidente sezionale

Quale componente femminile delConsiglio Direttivo della Sezione delCAI di Gorizia, il mio proponimento è dipoter avvicinare alla montagna ed atutte le attività sociali della nostra se-zione il maggior numero di donne pos-sibile. L'escursionismo, l'alpinismo edogni altra attività che si svolge nell'am-bito montano nella maggioranza deicasi sono praticati da uomini. Secondome, la montagna è fatica sì, ma ci rega-la grande soddisfazione e gioia che tifanno dimenticare i problemi ed i pen-sieri della vita quotidiana per immerger-ti completamente nella bellezza dellanatura. Il mio intento è di programmarealcune iniziative rivolte alle socie. Periniziare a far ciò ho pensato di organiz-zare, in occasione della festa delladonna, "una salita in rosa". Tale gitasarà effettuata domenica 13 marzo esarà adatta a tutte le signore (i dettaglisul nostro sito). Mi auguro che tale ini-ziativa possa incontrare il favore dellesocie e dia inizio ad una attività al fem-minile all'interno della Sezione.

Avanti con entusiasmodi GIORGIO PERATONERSegretario

Secondo mandato in ConsiglioDirettivo. Il primo è stato caratterizzatoda una presa di contatto con tutte leproblematiche che una buona gestione

Un rimedio potrebbe essere innanzitut-to la comunicazione tempestiva dellanostra attività, che come leggerete inqueste righe e soprattutto nelle righedei consiglieri, per quest’anno risultaessere notevole, pubblicizzandola almeglio. Lo faremo usando tutti i mezzi:dai più moderni quali internet e da tuttii social network a quelli più tradizionali

quali una massiccia frequenza nelle pa-gine dei quotidiani locali ed una consi-stente presenza delle locandine, nonsolo nelle due bacheche ma anchepresso altri punti “strategici”.

Per quanto riguarda la parte “politi-ca”, la Sezione sta organizzando ilConvegno Biveneto dei Delegati cheospiteremo il 9 aprile. Sempre il 9 apri-

2 Alpinismo goriziano - 1/2011

Cresta delle Cime Piccole di Riobianco. Sullo sfondo la Cima Alta di Riobianco.

deve risolvere e dal mio inserimento inun gruppo già affiatato, ricco di unaconsuetudine consolidata da anni di la-voro in comune e con ruoli ben definiti.Forte di questa esperienza, confortatodall’alto numero di preferenze e in com-pleta sintonia con gli altri componentidel nuovo Consiglio, ho accettato conmolto piacere di impegnarmi in questaavventura con il ruolo di segretario se-zionale e di consigliere.

La Sezione è ricca di una storiaultra centenaria, ha più di 1300 soci, hauna situazione economica in ordine, c’èun gruppo dirigente e una schiera dicollaboratori che lavorano con entusia-smo.

Il mio obiettivo è di lavorare in ar-monia all'interno del ConsiglioDirettivo, dedicando il mio tempo liberoe tutte le mie energie, affinché laSezione cresca nel far conoscere lamontagna e la sua cultura soprattuttoai giovani e perché il CAI sia una realtàcittadina sempre più presente e autore-vole.

Non per soldi... ma per denarodi ROBERTO FUCCAROCassiere

Non per soldi .... ma per denaro.In qualità di Tesoriere sezionale,

rilevo che come tutte le Associazionidi volontariato, anche la nostraSezione non si differenzia per lo statodi difficoltà delle sue disponibilità fi-nanziarie. Gli ultimi Consigli Direttivi,pur animati da buone idee e da gran-de volontà, prima di procedere conqualsiasi iniziativa hanno dovuto edevono effettuare una disamina moltoattenta dei costi da affrontare.Bisogna altresì dire che per iniziativedi particolare importanza la Sezionefinora ha sempre avuto un fondamen-tale appoggio da parte delleIstituzioni (Fondazione Cassa diRisparmio di Gorizia in primis,Provincia di Gorizia e Comune diGorizia) oltre ai previsti contributi cheprovengono dalla Regione FriuliVenezia Giulia.

Una delle fonti di preoccupazionesorta negli ultimi dieci anni circa enon ancora risolta, è rappresentatadalla partecipazione alle escursioniprogrammate in pullman. Mentrenegli anni ’90 il bilancio delle escur-sioni si chiudeva sostanzialmente inparità, ora le quote dei partecipanti,tranne qualche sporadica occasione(vedi le gite sull‘altopiano del Carso),riescono a coprire sì e no il 60% delcosto degli automezzi. Un aiuto note-vole sarebbe perciò rappresentato dauna partecipazione sensibilmente piùnumerosa da parte dei nostri soci. Ivantaggi di una simile pratica sareb-bero tanti: dalla tranquillità degli stes-si partecipanti (anche con la bevuta diuna birra in più....), ad un maggior ri-spetto dell‘ambiente, alla possibilitàdi socializzare con altre persone chemagari non si ha la possibilità di fre-quentare.

Un altro modo tangibile per aiuta-re le sempre „asfittiche“ casse socia-li, potrebbe essere rappresentatodall‘acquisto delle nostre pubblica-zioni che, frutto di accurate ricerche,sono state emesse per ricordare im-portanti ricorrenze sezionali.

Per i più giovani una montagna di occasionidi MAURO GADDIConsigliere, responsabile alpinismo giovanilee montikids

È iniziata sotto il segno dell’entu-siasmo l’attività 2011 di AlpinismoGiovanile (A.G.) della nostra Sezione.L’uscita di domenica 20 febbraio allaScuola di Mushing di Fusine (Ud) – cheha visto ben cinquanta partecipanti – èstata la prima di un ricco calendario diattività ideato e diretto dallo staff diAG goriziano coordinato dall’ “inesau-ribile” Ales sandra Pozzo (AAG - Acc.Alpi nismo Giovanile), responsabiledell’intero progetto AG per Gorizia.Perché è ben vero che qui, in primis,proprio di progetto educativo si deveparlare, per il fatto che l’AlpinismoGiovanile ha lo scopo precipuo di aiu-tare il giovane nella propria crescitaumana, proponendogli l’ambientemontano per vivere con gioia espe-rienze di formazione.

Venendo all’attività 2011 – cheverrà ripresentata il 17 marzo, pressola sede sociale, alle ore 18.30 – dopol’“Escursionismo in ambiente montanoinnevato” (febbraio – marzo), sarà lavolta di “Montikids introduzione allamontagna” (marzo); poi toccherà a“Mani sulla roccia” (arrampicata spor-tiva e via ferrata”, maggio); quindi alle

Lavoro di squadradi ROBERTO DRIOLIConsigliere, responsabile manutenzione sentie-ri, opere alpine e strutture

Durante il periodo invernale la ma-nutenzione riguarda la zona del Carsoed il tratto del Sentiero Italia che attra-versa la nostra Provincia; con l'arrivodella buona stagione si inizieranno i la-vori in zona alpina ed in particolare sulsentiero n° 620 che da Chiusaforteporta alla cima del Cuel de la Bareta,dove un sopralluogo, fatto dopo leprime nevicate, ha rilevato situazioniche richiedono un lungo lavoro.

Posso contare su una squadra af-fiatata che si ritrova tutti i lunedì perportarsi nelle zone dove è richiesto l'in-tervento di manutenzione; in questigiorni siamo sul sentiero n° 75 che,poco frequentato ed a lungo trascura-to, ci impegna fin da dicembre e ci im-pegnerà ancora per alcune giornate.

Le opere alpine verranno ispeziona-te appena saranno libere dalla neve, inmodo da poter segnalare subito even-tuali danni riportati durante l'inverno.Stesso intervento di ispezione sullestrutture in montagna che, comunque,sono state sistemate da poco con rifa-cimento del parafulmine e sostituzionedei materassi. Un particolare discorsova fatto per Casa Cadorna: nel Direttivostiamo stilando un calendario per assi-curarne l'apertura nei periodi primaveri-li ed autunnali con varie attività, cer-

Per qualche serata insiemedi MARINO FURLANConsigliere, respondabile attività culturali

In questo mandato il nuovoDirettivo mi ha affidato l’attività cultura-le della sezione, incarico mica da pocoma che cercherò di svolgere nel miglio-re dei modi, rimanendo comunque a di-sposizione di chi vorrà aiutarmi a mi-gliorare il programma per il prossimo2012 con proposte e suggerimenti. Almomento dell’uscita dell’articolo avre-mo già assistito a due eventi: alla pre-sentazione dei Campionati Mondiali diSci Alpinismo, serata che si è svolta il14 febbraio presso l’Auditorium di viaRoma, ed alla proiezione di Un 7000friulano di Tarcisio Forgiarini, previstapresso la nostra sede mercoledì 23marzo.

Il calendario propone il 27 aprilecon Renzo Bassi, caporedattore diMeridiani ed autore di un insolito e cu-rioso libro a fumetti sulla conquista delCampanile di Val Montanaia dal titoloCampanile di Val Montanara - La sfidainvisibile, il 18 maggio con la presenta-zione della guida della Val TramontinaAtôr pa’ la valade con l’intervento del-l’autore Renato Miniutti, presidentedella sezione C.A.I. di San Vito alTagliamento; il 15 giugno proporremouna serie di filmati sportivi di RobertoTessari, apprezzato e conosciuto regi-

cando di coinvolgere anche i gruppi se-zionali.

Per la prima volta quest'anno siterrà, subito dopo la festa di S. Andrea,una giornata dedicata alla promozionesul territorio della nostra Sezione.Abbiamo già richiesto la disponibilitàdella sala grande dell'UGG nella qualeogni gruppo sezionale allestirà un ban-chetto dove gli interessati potranno tro-vare informazioni sull'attività che essaintende effettuare nel corso dell'annosuccessivo; si potrà rinnovare o richie-dere la tessera CAI; ci saranno altre ini-ziative che, per ora, sono ancora in fasedi definizione.

sta di documentari; il 14 settembreGiuliano Basso ci illustrerà la sua guidaAlla scoperta del Carso con proposteed itinerari storici, culturali, escursioni-stici ed anche gastronomici del Carsotriestino; una domenica di settembreod ottobre il maestro Giorgio Samar siesibirà in concerto a Casa Cadorna; il12 ottobre Luca Beltrame ci parlerà delsuo ultimo libro Alpinista d’acqua dolcee, per finire, fra la fine di novembre e laprima metà di dicembre cureremo unamostra pittorica di acquerelli diRiccarda de Eccher, che esporrà pres-so la Biblioteca Statale.

Buona visione!

“Escursioni e conoscenza dell’am-biente montano” (giugno – novembre),senza dimenticare, inoltre, le gite inmountain bike (maggio – ottobre) e l’u-scita in grotta (ottobre). Il 15 dicembre,infine, a suggello di un’annata intensa(e, speriamo, anche densa di soddisfa-zioni) ci sarà la “Festa conclusiva” convideo e foto delle imprese dei nostri“aquilotti”, consegna attestati e pizzafinale!

Per info sempre aggiornate consul-tare il sito della sezione: www.caigorizia.it (cliccando prima “at-tività”, quindi “alpinismo giovanile”)

Alpinismo goriziano - 1/2011 3

Gorizia, Auditorium, 14 febbraio 2011. Serata organizzata per la presentazione dei CampionatiMondiali di SciAlpinismo a Claut. Nella foto il tavolo degli ospiti e relatori: il cineoperatore e re-gista Roberto Tessari, la campionessa olimpionica e vincitrice di una Coppa del Mondo difondo Gabriella Paruzzi, il Presidente Sezionale Maurizio Quaglia, l’Assessore allo sport delComune di Gorizia Sergio Cosma, la Guida Alpina e Maestro di sci Sergio De Infanti e ilPresidente del comitato organizzatore dei Mondiali a Claut. (foto Max Stabile)

CONSIGLIO DIRETTIVOper il triennio 2011/2013:

Maurizio QUAGLIAPresidenteResponsabile Sci alpinismoResponsabile Corsi GinnasticaResponsabile rapporti con gruppiSezionaliResponsabile rapporti con la stampaDelegato sezionale

Barbara PELLIZZONIVice PresidenteResponsabile iniziativa “Donna InMontagna”Componente Commissione gite

REVISORI DEI CONTIManlio BRUMATIRevisore dei Conti titolare

Giancarlo CERIANI Revisore dei Conti titolare

Paolo GEOTTI Revisore dei Conti titolare

Manlio MINIUSSIRevisore dei Conti supplente

COLLEGIO DEI PROBIVIRICarlo TAVAGNUTTIProboviro titolare

Dario OLIVIERIProboviro titolare

Alvise DUCAProboviro titolare

Eugenio TURUSProboviro supplente

Robert TABAJResponsabile Gruppo Mountain Bike

Carlo TAVAGNUTTIIncaricato dei servizi fotograficidi Alpinismo Goriziano

Eugenio TURUSIncaricato gestione Casa Cadorna

Bruno ZAVERTANICollaboratore Serata Socio

Benito ZUPPELIncaricato Albo socialeCollaboratore BibliotecaComponente Commissione gite

COMMISSIONE GITE

Roberto LEBAN Presidente

Paolo CETTOLO

Barbara PELLIZZONI

Paolo BESTI

Marino FURLAN

Giovanni PENKO

Benito ZUPPEL

SITO SEZIONE

Roberto FUCCARO

Aurelio NALGI

Franco SENECA

Paolo BESTIComponente Commissione gite

Matteo BOREANCollaboratore Corsi escursionismoAccompagnatore Escursionismo

Federico BIGATTONCollaboratore Corsi escursionismo

Manlio BRUMATIRevisore dei conti della CommissioneBerti

Elio CANDUSSIIncaricato Gruppo Senior

Paolo CETTOLOComponente Commissione giteDelegato sezionale

Gianluigi CHIOZZAIspettore del Sentiero Lonzar

Bruno DEL ZOTTOIncaricato corsi fondo

Lino FURLANAccompagnatore Escursionismo

Paolo GEOTTIRevisore dei conti della CommissioneBertiComponente Delegazione regionale

Giorgio GRATTONAssistenza fiscale

Fulvio MOSETTIDirettore di “Alpinismo goriziano”Incaricato Montifilm

Aurelio NALGIReferente Biblioteca

Giovanni PENKOComponente Commissione giteResponsabile Corsi escursionismoAccompagnatore Escursionismo

Alessandra POZZOIncaricata Montikids-Alpinismo giovanileAccompagnatore Alpinismo Giovanile

ASSEMBLEA GENERALE ORDINARIA

L’Assemblea generale ordinaria dei soci è convocata in primaconvocazione per mercoledì 23 marzo 2011 alle ore 17.00 pres-so la Sede sociale di via Rossini 13 ed in seconda convocazioneper giovedì 24 marzo 2011 alle ore 20.30 presso la stessa Sede,per discutere il seguente ordine del giorno:

1. NOMINA DEL PRESIDENTE E DEL SEGRETARIO DELL’AS-SEMBLEA;

2. LETTURA ED APPROVAZIONE DEL VERBALE DELL’ASSEM-BLEA DEL 25 NOVEMBRE 2010;

3. RELAZIONE DEL PRESIDENTE SEZIONALE;4. BILANCIO CONSUNTIVO 2010;5. NOMINA DEI DELEGATI SEZIONALI PER IL 2011;6. VARIE ED EVENTUALI.Si prevede che l’Assemblea si riunisca in seconda convocazione.

Il PresidenteMaurizio Quaglia

Le decisioni dell’assemblea

L’appuntamento di primavera

... e gli altri incarichi

Giorgio PERATONERSegretarioCollaboratore TesseramentoCollaboratore spedizione AlpinismoGoriziano

Roberto FUCCAROCassiereResponsabile Attività InvernaleResponsabile Serata SocioDelegato sezionale

Roberto DRIOLIConsigliereResponsabile Opere Alpine eSentieristicaResponsabile Magazzino SocialeResponsabile Sede SocialeResponsabile Casa Cadorna

Marino FURLANConsigliereResponsabile attività culturaliComponente Commissione gite

Mauro GADDIConsigliereResponsabile Montikids-AlpinismogiovanileResponsabile rapporti con le Scuole

Roberto LEBANConsigliereResponsabile Commissione Gite

Franco SENECAConsigliereCollaboratore TesseramentoComponente Delegazione regionale

4 Alpinismo goriziano - 1/2011

F ino a qualche anno fa uno dei pas-saggi nella vita della maggiorparte dei giovani italiani era l’annodel servizio militare obbligatorio.

Un periodo di sospensione nello scor-rere normale della vita, generalmenteposto tra il termine degli studi e l’in-gresso nel mondo del lavoro, e comu-nemente mal sopportato. Del resto lanoia era la cifra comune di quei dodicimesi. Il senso dell’inutilità pratica delleattività che si facevano e del tempo but-tato era l’angustia della maggior partedei coscritti. A ben guardare però, allafine, un senso quei dodici mesi l’ave-vano: erano, se non altro, un modo permettere in contatto, e per permettere diconoscersi, giovani di ogni parte d’Italia.Un modo, insomma, per rafforzare que-st’unità oggi centocinquantenne e datroppi discussa e vituperata.

Capitò anche a me, quasi tre de-cenni fa oramai, e finii in una vecchiacaserma alla periferia di Bari. Eravamo indiverse centinaia, provenienti da tutte leregioni d’Italia. Ciascuno di noi soppor-tava come meglio poteva e sapeva lelunghe pause d’inattività tra un adde-stramento, il lancio di una finta bomba amano, una marcetta e l’agognata liberauscita.

Scoprii così di non essere l’unico atenere all’uopo un libro in una tasca dellamimetica. L’altro era un ragazzo ligureche leggeva un manuale tecnico del CAI.Finimmo ovviamente per parlare. Lamontagna era solamente un pretesto perscambiarci le nostre ancora verdi espe-rienze. Lui era curioso delle Alpi dell’este della mia città che conosceva solodalle vicende della prima guerra mon-diale apprese a scuola. Si stupì moltoquando gli raccontai del confine (alloraesisteva ancora, eccome) che cieca-mente divideva e della complessità dipopoli, culture, lingue che qua si eranoincontrate, sovente scontrate, comun-que mescolate, contaminate. Lo vidi al-libito quando gli dissi di non essereiscritto al CAI ma di essere socio dellaSocietà Alpina Slovena di Gorizia. Pocomancò che mi chiedesse come mai fa-cevo il militare in Italia. Ci misi del belloe del buono per raccontare come incittà, allo scoppio della prima guerramondiale, fossero presenti tre distinteassociazioni alpinistiche: l’italiana, la slo-vena e quella austro-tedesca. Fargli in-tendere che ancora nei nostri anni CAI eSPD-GO convivessero fu impresa quasiimpossibile.

Sono passati un bel po’ di anni da al-lora e alla tessera verde del SPD-GO hoaggiunto quella blu del CAI. Molte cosesono cambiate anche nei minuti rapporticittadini e pure questo foglio ne è statospesso testimone.

Ben conscio però che, nonostantetutto, molti ignorano la storia e la pre-senza di un’altra associazione alpinisticain città, approfittando della felice ricor-renza del centenario della fondazione,ho chiesto all’altro mio presidente,Marco Lutman, e al consigliere nonchécollaboratore di Alpinismo goriziano,Vlado Klemøe, di raccontarci la storia,l’attualità e le prospettive future delloSlovensko Planinsko Druøtvo Gorica -Società Alpina Slovena di Gorizia.

A.G.- Lo SPD Gorica festeggia que-st’anno il suo primo centenario. Quando,come, dove, perché e da chi fu fondato.Quanti furono i primi soci e chi erano.

V.K.- La prima sezione della SocietàAlpina Slovena dell’Isontino si costituìnel 1896, solamente tre anni dopo quelladi Lubiana, che è la principale, a Tol-mino. All’epoca Tolmino era centro d’im-portanza economica e amministrativanell’Isontino. L’associazione riunì fin dal-l’inizio numerosi soci e si sviluppò insottosezioni tra le quali anche quella diGorizia. Nel 1901 lo SPD isontino co-struì sulla sella tra Krn (Monte Nero) eBatognica (Monte Rosso) un rifugio, una

meabile e si poterono organizzare dellegite a Planika per assistere alle gare disalto con gli sci. Momenti di tensione,anche drammatici, ci furono ancora. Unavolta, ad esempio, accadde durante unamanifestazione sociale in città, nei lo-cali del Ragno d’oro (all’inizio di CorsoVerdi, accanto all’attuale Comando deiCarabinieri, n.d.r.), venne lasciata sul da-vanzale di una finestra una bomba amano che per puro caso non esplose.Con il tempo, per fortuna, le cose co-minciarono ad andare a posto. Il confinedivenne il più aperto d’Europa con ipaesi dell’est, il clima politico e culturaledelle nostre terre iniziò a cambiare, letensioni lentamente si allentarono.

Dagli anni ’70 l’associazione ha vis-suto uno sviluppo notevole, probabil-mente legato anche alla diffusione dellosci di massa. Lo sci alpino è semprestato un elemento importante dell’attivitàsociale.

A.G.- Quali sono le attività del SPD-Go, quali quelle più seguite, e quantisono oggi i soci.

M.L.- Attualmente i soci sono circa500.

Alla nascita della sezione l’alpinismoo il turismo di montagna, come venivachiamato allora, aveva dei significati masoprattutto dei contenuti diversi rispettoad oggi. Prima della prima guerra mon-diale era un’attività un po’ d’élite. Oggi lenostre attività hanno valenze diverse,sono più variegate, stratificate, più con-sone alle necessità della società attuale.L’educazione, il rispetto e la difesa dellanatura stanno al primo posto. L’attivitàsportiva è forse in un momento di rista-gno. Nel settore dello sci alpino abbiamoun numero consistente di giovani, che

1951, Val Uqua, corso di sci (foto archivio SPD-GO).

impose la chiusura. L’ultimo presidentefu Ferdinand Rolich.

Tuttavia, sebbene in forma semi-clandestina tra mille rischi e attenzioni,anche dopo questa data alcuni soci con-tinuarono a mantenere attiva una par-venza di vita associativa, fatta principal-mente di escursioni montane nel corsodelle quali potersi esprimere nella pro-pria madre lingua lontano da orecchie in-discrete.

A.G.- Anche il secondo dopoguerranon deve essere stato un periodo facilee tranquillo per l’associazione. Comesono stati superati anche quegli anni dif-ficili?

V.K.- Passata anche la furia della se-conda guerra mondiale, già nell’autunnodel 1945 ritroviamo Ferdinand Rolich conun gruppo di vecchi soci e di giovani en-tusiasti riprendere le attività dell’asso-ciazione. Nel dicembre di quello stessoanno fu convocata l’assemblea generale.Lambert Mermolja fu eletto primo presi-dente del nuovo corso. Non mancaronoulteriori momenti di difficoltà legati allasituazione politica di quest’area di con-fine. È la storia comune di queste terre difrontiera, storia che ci dovrebbe aver in-segnato qualcosa. Anche se pare cheimparare qualcosa dalla storia sia eser-cizio estremamente difficoltoso. La spe-ranza e la fiducia negli uomini sono co-munque più forti di ogni ostacolo e lecose sembrano andare a posto.

C’è stato un periodo, tra il 1946 e lachiusura dei confini, molto efferve-scente. Poi ci fu uno stallo. I soci di allorafrequentavano le montagne più vicine, leGiulie orientali, la valle dell’Isonzo, ancheper motivi logistici oltre che affettivi e lin-guistici. Questi territori improvvisamente

piccola capanna in legno, come si usavaallora. Costruzione che non resistettemolto perché già nell’inverno succes-sivo all’inaugurazione (foto a pag. 99 diEchi dalle Alpi Orientali - 125 anni di cul-tura alpina a Gorizia, ed. sez. CAI Gori-zia, 2008, n.d.r.) fu danneggiata dalleslavine e nell’inverno successivo fu de-finitivamente distrutta. Ovviamente la se-zione ne risentì economicamente vistoche si era assunta totalmente l’oneredella realizzazione del manufatto e i socierano circa 150. Fiduciario della sezionea Gorizia era il dottor Henrik Tuma. Vista

la situazione precaria a Tolmino, Tuma ealtri soci goriziani si attivarono per creareuna sezione autonoma a Gorizia. L’attodi fondazione è del 28 gennaio 1911 neilocali dell’albergo-ristorante Cervo d’oro- Zlati Jelen (allo sbocco dell’attuale viaBellinzona, di fronte all’Arcivescovado,n.d.r.). Primo presidente fu eletto il pro-fessor Jaka Zupanœiœ, insegnante e pre-side incaricato alla Scuola Normale Su-periore di Gorizia. Il primo annoaderirono circa 140 soci, tanti, che por-tarono entusiasmo a volontà. Passaronosolamente tre anni e scoppiò la primaguerra mondiale. Molti furono i richia-mati alle armi, anche fra i soci. Ancora unanno e Gorizia, la valle dell’Isonzo, lemontagne attorno divennero teatro dellebattaglie più sanguinose di quel con-flitto.

A.G.- Come fu la ripresa, il passag-gio dall’impero austro-ungarico al regnod’Italia?

V.K.- Nel 1918 con la pace e il ri-torno delle popolazioni riprese anche lavita sociale. Ai problemi lasciati dal con-flitto si aggiunsero molto presto quellicreati dal nuovo stato e dal regime fa-scista che fu instaurato da lì a breve,mirante all’eliminazione dell’identità slo-vena. Molti soci furono costretti a tra-sferirsi oltre confine o emigrare (si ve-dano a tal proposito le due commoventi,dignitose, umanissime lettere di HenrikTuma indirizzate alla sezione CAI di Go-rizia della quale fu anche socio per lun-ghi anni, pag. 167 op.cit. n.d.r.), altri tramille difficoltà mantennero in vita la se-zione goriziana. Almeno fino al 1926. Nel1927 un decreto ne proibì l’attività e ne

Anniversari

L’altra faccia dell’alpinismo gorizianoDruga plat goriøkega planinstvadi MARKO MOSETTI

vennero preclusi dal calare della cortinadi ferro. L’attività si spostò allora sullemontagne friulane e carniche e sulle Do-lomiti. Ci furono delle difficoltà, se nonaltro per quel che riguardava gli sposta-menti. Allora le gite si facevano noncerto in corriera ma nei cassoni dei ca-mion.

Fortunatamente già nei primi anni’50 il confine ridivenne un po più per-

però si vedono per quattro, cinque anni,poi spariscono. Salvo ritornare dopoqualche anno, in età più matura. Magariproprio nell’escursionismo che, ovvia-mente, è molto importante per noi e se-guito.

I corsi di sci alpino sono sempremolto seguiti, mentre non abbiamo unatradizione nel fondo. Abbiamo anche svi-luppato una scuola di maestri di sci al-

Alpinismo goriziano - 1/2011 5

1951. In cima allo Jôf di Montasio (foto archivio SPD-GO).

Durante l’intervista nella sede dell’SPD-GO. A sinistra il Presidente Marco Lutman, al centro Vlado Klemøe, a destra l’autore dell’articolo.

escursioni ciclistiche sono tre e tre an-che le discese fluviali.

Comunque tutte le gite propostesono alla portata di chiunque abbia vo-glia e passione, anche del meno o pernulla esperto. La guida avrà formato ta-scabile e sarà redatta in italiano e slo-veno.

M.L.- L’ultima delle iniziative cele-brative è una gita escursionistico-turi-stica in Bulgaria, tra il 25 giugno e il 3 lu-glio. Le mete escursionistiche sono lavetta del Mussala, massima elevazionedei Balcani, e quelle della Vitosa e delVihren. La parte turistica prevede la vi-sita alla capitale Sofia e ad alcuni altricentri d’interesse culturale. Nel corsodel viaggio in pullman i partecipantiavranno modo di effettuare anche unabreve visita alla capitale serba Belgrado.

A.G.- Come sono i rapporti con le al-tre associazioni alpinistiche slovene inregione e in Slovenia?

V.K.- Anni fa forse i rapporti eranopiù stretti e frequenti, soprattutto a livelloassociativo. Oggi sicuramente non man-cano ma sono più a livello dirigenziale,istituzionale. Rapporti comunque ot-timi...ma poco frequenti. D’altra parteognuno ha i suoi programmi specifici inbase alle proprie esigenze e quindi ditempo ne rimane ben poco per intratte-nere altri rapporti. Questo non significachiusura, anzi, ma attenzione principaleagli affari di casa propria, alle esigenzedei propri soci. Poi, se rimangono an-cora tempo ed energie, bene, si può e sideve anche gettare uno sguardo fuori.

A.G.- Programmi e prospettive per ilfuturo

M.L.- Intanto puntiamo al duecen-tenario.

Guardando al tempo più breve, sen-tiamo l’esigenza di un ricambio gene-razionale, di uno svecchiamento di socie dirigenti. La funzione dell’associa-zione, quell’essere collante sociale, cul-turale, identitario, fondamentale neglianni storici e nei periodi difficili, oggi

della copia anastatica di un opuscolodel 1913 oggi pressoché introvabile, in-titolato Passeggiate geologiche nel Go-riziano. Vi sono descritte in maniera di-vulgativa e accessibile ai più gli aspettigeologici, la formazione delle rocce e lacontinua trasformazione della superficieterrestre nel Goriziano e nella valle del-l’Isonzo. L’autore è il geologo e natura-lista Ferdinand Seidl, docente presso loStaatsgymnasium della nostra città e

All’interno dell’associazione si è for-mato anche il gruppo speleologico, Letalpe del Carso, che negli ultimi anni haassunto una sua autonomia. C’è qualchegiovane che si dedica all’arrampicatama per questa attività ci si appoggia aicorsi organizzati dalla sezione di NovaGorica, dato che noi non ne promuo-viamo di specifici.

Qualche anno fa abbiamo iniziatoanche un’attività escursionistica perbambini, simile al vostro Alpinismo Gio-vanile-Montikids. Infatti sono state ef-fettuate anche un paio di uscite in co-mune. Accolto subito con moltoentusiasmo da giovani e famiglie,adesso vive un naturale momento di ral-lentamento dovuto alla crescita e allamaturazione dei primi “utenti” e quindi alricambio. Ma è un’attività che dà co-munque soddisfazioni e che siamo de-cisi a continuare. Se non altro per svec-chiare l’immagine dell’associazione.

A.G. - Come celebrerete il centena-rio?

M.L. - In ordine cronologico, perprima viene l’organizzazione del 7° Cam-pionato Provinciale Transfron ta liero diSci. La parte più propriamente agoni-stica si svolgerà domenica 20 marzo aPiancavallo. Il giorno prima, nella stessasede si terranno altri eventi e incontri, lu-dici e sportivi, che culmineranno nellacena con festa collettiva serale. È questauna manifestazione che si è ritagliatauno spazio importante in ambito provin-ciale e non solo, alla quale noi teniamomolto, vista anche la formula che la ca-ratterizza, molto indovinata e apprez-zata, che vede in pista i migliori sciatori,maschi e femmine, dell’Isontino, senza ladistinzione del confine. Spirito agoni-stico, dialogo tra i popoli, momento diaggregazione: è questo il mix vincente.Nell’ambito sportivo ma anche politicolocale questo avvenimento si è creato unruolo sempre più importante e di visibi-lità, considerato anche l’alto numero diatleti partecipanti. L’impegno finanziarioper le nostre casse è notevole e que-st’anno l’amministrazione provinciale ciha dato un supporto significativo. Lagara è organizzata in collaborazione conil comitato provinciale di Gorizia dellaFISI.

Sabato 2 aprile si terrà al KulturniDom di via Italico Brass l’incontro cele-

segnati dei riconoscimenti ai soci più fe-deli, alcuni con tessera dal 1946. Nelfoyer del Kulturni Dom verrà allestita perl’occasione una mostra fotografica diimmagini tratte in gran parte dall’archiviosociale, a documentare l’attività nel pe-riodo dal 1945 agli anni’90.

Abbiamo messo in cantiere ancheun’attività editoriale. La prima uscita èprevista per il mese di marzo. Si tratta

tatto con la natura.Il pubblico al quale la guida si ri-

volge è quello degli amanti delle gite do-menicali, delle famiglie, degli appassio-nati di mountain bike e di sportacquatici.

Sette sono le escursioni descrittenelle zone collinari e montane nelle im-mediate prossimità di Gorizia, con diffi-coltà varie per quel che riguarda l’impe-gno fisico e tecnico richiesto. Le

viene decisamente meno. Rimane cer-tamente, ma con sempre minore im-portanza. Del resto anche la societàesterna sta cambiando, si va evol-vendo. È un processo naturale. Ab-biamo oggi iscritti che non sono di ma-dre lingua slovena, che lo slovenomagari non lo parlano, che si sono av-vicinati iscrivendo i loro figli ai corsi disci. Poi da cosa nasce cosa... e questoci dà molta speranza per il futuro.

l’interno dell’associazione. Infatti i corsidi sci sono tenuti da soci che hannoconseguito la qualifica di maestro di sciin Slovenia. Non ci dedichiamo all’attivitàagonistica, che è troppo specifica, di-spendiosa, per pochi, e dai risultati alea-tori. Privilegiamo invece le uscite ingruppo. Ne effettuiamo circa 25 a sta-gione. Le uniche gare alle quali parteci-piamo sono quelle a livello locale, anchetransfrontaliero.

brativo ufficiale. Una serata per riandareal cammino fatto in questi 100 anni, perricordare le nostre radici e per rifletteresul ruolo della nostra associazione inrapporto al significato che diamo all’al-pinismo e all’escursionismo oggi.

Nel corso della serata si esibirà ilcoro di voci miste Hrast di Doberdò delLago che comprende nel suo organicodiversi nostri soci.

Durante la cerimonia verranno con-

quasi coetaneo di Julius Kugy e HenrikTuma. Era nato infatti solamente dueanni prima di loro, nel 1856. Dal 1887 finoallo scoppio della prima guerra mon-diale Seidl insegnò presso la ScuolaReale Superiore di Gorizia. La sua attivitànon si limitò all’ambito pedagogico ealla ricerca scientifica, ma partecipò at-tivamente alla vita sociale e culturale de-gli sloveni di Gorizia e del Goriziano. Fuanche tra i soci fondatori della nostraassociazione.

La nuova edizione delle Passeggiategeologiche nel Goriziano sarà corredatada un’introduzione suddivisa in tre capi-toli. Nel primo vi è la descrizione dellavita culturale e sociale a Gorizia che pre-cede la prima guerra mondiale. il se-condo è dedicato alla vita e alle operedel Professor Seidl (1856-1942). Nelterzo, a firma dell’illustre docente uni-versitario dr. Rajko Pavlovec, sono con-tenute alcune riflessioni critiche riguardoalle teorie illustrate da Seidl nell’opera,naturalmente sulla base delle cono-scenze dell’epoca.

Nella seconda metà del 2011 do-vrebbe vedere la luce la seconda pub-blicazione in cantiere. Si tratta di unapiccola guida all’escursionismo alpino,ciclistico e alle discese in kayak negliimmediati dintorni di Gorizia, nel Gori-ziano inteso nella sua dimensione sto-rica, senza confini.

V.K.- L’idea per la realizzazione diquesta guida viene dalla constatazioneche in un’epoca di sempre maggiore glo-balizzazione, a fronte della ricerca quasiesasperata di luoghi sempre più esoticida esplorare e visitare, vie nuove sumontagne e pareti in capo al mondo,poco o nulla si vive e si conosce del ter-ritorio più vicino alla vita di ogni giorno,quello che vediamo sfilare quotidiana-mente fuori del finestrino dell’automobilequando ci rechiamo al lavoro, oltre ilgiardino di casa. A ciò va aggiunto il de-siderio di stimolare l’interesse per le at-tività fisiche e ricreative a stretto con-

Gusci di Megalodonti presso il Bila Pec (foto: archivio Iadarola).

6 Alpinismo goriziano - 1/2011

C irca 215 milioni di anni fa, nel pe-riodo Triassico superiore ed inparticolare nel Norico e nel Re-tico, mentre l’Africa e l’America

erano ancora unite, gran parte della no-stra regione era occupata da un vastomare con profondità ridotta, al massimouna decina di metri, in cui erano frequentianche episodi di emersione dovuti allevariazioni di livello marino. In questo am-biente litorale di piattaforma carbona-tica, in clima tropicale, si depositavano inalternanza fanghi calcarei e lamine milli-metriche di alghe calcareo-dolomitiche(stromatoliti) su cui si aggiravano i primidinosauri, le cui orme sono state ritrovateanche nella vicina Val Dogna (sulla ta-bella d’ingresso alla vallata si legge: la“valle del Fittosauro”). Si è avuta in que-sto modo la formazione geologica piùestesa della regione, la Dolomia Princi-pale, presente sia nelle Alpi Carniche sianelle Giulie; in queste ultime, viene gra-dualmente sostituita da una formazionesimile ma calcarea, denominata Calcaredi Dachstein, che infine vi si sovrappone.In poco più di 15 milioni d’anni si sonoaccumulati oltre 2,5 chilometri di questisedimenti marini che ora, divenuti roccia,ritroviamo in alta montagna ed un luogosplendido dove poterli osservare è ilmassiccio del Canin.

Per raggiungere il gruppo del Caninda Chiusaforte si deve percorrere lasplendida Val Raccolana, profondamenteincisa dal torrente omonino; la parte in-feriore dei versanti è formata, sia in de-stra che in sinistra idrografica, dalla Do-lomia Principale (Norico) che affiora supareti ripide soprattutto alla testata dellavalle nei pressi di Sella Nevea. Il con-tatto stratigrafico con il soprastante Cal-care di Dachstein (Retico) è graduale edavviene a circa 1000 m di quota in sini-stra del torrente e oltre i 1300 m in destra,verso il Montasio; la diversità di quotaviene correlata alla presenza della “Lineadella val Raccolana”, una faglia che, ol-tre ad aver determinato le condizioni dimaggior debolezza della formazione roc-ciosa che hanno favorito l’erosione tor-rentizia e la formazione della vallata, haanche prodotto un maggiore solleva-mento del blocco settentrionale (Monta-sio) rispetto a quello meridionale (Canin).Il passaggio stratigrafico lo si apprezzavisivamente perché segnato dalla bru-sca variazione di pendenza dei versanti,molto più evidente a Nord, dove si esten-dono i Piani del Montasio.

Lasciati i depositi morenici e detriticisui quali è posta Sella Nevea, la salitaverso il Rifugio Gilberti si svolge intera-mente sul Calcare di Dachstein che pro-prio sul Canin raggiunge la maggiorestensione areale dell’intero sistemadelle Alpi Meridionali; anche lo spessoreè ragguardevole e raggiunge circa 800 m.La roccia è costituita da una matrice fine(micrite) di calcare purissimo grigiochiaro, disposto in grosse bancate constratificazione spesso indistinta, carat-terizzato dalla presenza di fossili algali inlamine millimetriche (Stromatoliti) e digusci di lamellibranchi bivalvi (Megalo-donti); questi ultimi formano fasce di al-cune decine di metri di spessore ricca-mente fossilifere, con esemplari didimensioni notevoli (10-15 cm di diame-tro). Si possono ammirare i gusci, piùchiari rispetto alla matrice grigia, e le lorosezioni con la classica forma di cuore otriangolari sotto la parete del Monte BilaPec, poco distanti dal rifugio, oppure percentinaia di metri sul sentiero CAI 636ache porta, verso Est, al Monte Poviz. Lo

spessore delle valve di questi molluschici indica che vivevano su un fondo ma-rino dotato di elevata energia (ambientedi scogliera) mentre le loro dimensioninon hanno di certo favorito il loro adat-tamento alle rapide variazioni ambientalima ne hanno determinato, all’opposto,l’estinzione alla fine del Norico; per que-sta particolarità sono stati scelti comefossili tipici del Triassico (fossili guida).

Giunti al rifugio Gilberti ritroviamo lebancate di dolomia biancastra, microcri-stallina, della Dolomia Principale che for-mano l’ampia Conca Prevala e la parteinferiore delle cime del Canin fino allaquota 2100 m circa, superata la quale ri-torna il Calcare di Dachstein, ben strati-ficato, che costituisce tutte le cime delgruppo. Ma come mai una formazionepiù vecchia (la Dolomia Principale) giacequi su una più giovane (il Calcare), sov-vertendo uno dei principi cardine dellastratigrafia? Semplice, il contatto tra ledue formazioni non è più stratigrafico matettonico, a causa cioè della presenza diuna serie di faglie (facenti parte della “Li-nea della Val Resia-Val Coritenza”) lungola quale il settore meridionale (le cime delCanin) si è sollevato rispetto a quello set-tentrionale.

Un brevissimo cenno deve essere ri-servato anche ad altre due formazionirocciose che affiorano, seppur limitata-mente, sul gruppo: i Calcari grigi del Giu-rassico (180 milioni di anni) che si esten-dono dalla Sella di Grubia al Monte Sarte al Monte Poviz e la Scaglia Rossa del

Cretacico (130 milioni di anni), affioranteper brevi tratti al Foran dal Mus e alla For-chia di Terrarossa.

Ma sono senz’altro i Calcari di Da-chstein quelli che caratterizzano l’interogruppo montuoso in quanto possiedonodue caratteri importanti: sono calcarimolto puri, ricchi di carbonato di calcio,e come tali facilmente corrosi dall’acquache qui è particolarmente ricca di ani-dride carbonica e quindi maggiormenteaggressiva. E di acqua di precipitazionein questa zona ce n’è in abbondanza,potendosi superare anche i 4 m l’anno, ecosì la neve ed il ghiaccio, che perman-gono fino a estate inoltrata. Inoltre, lerocce calcaree sono compatte ma, sevengono sottoposte a intensi sforzi dicompressione e di taglio quali quelli tet-tonici, presentano un comportamentofragile e si fratturano. Proprio in corri-spondenza dei piani di frattura si esplicala maggior aggressività delle acque pio-vane e di quelle derivanti dallo sciogli-mento delle nevi. La concomitanza diquesti fattori ha fornito al processo car-sico le condizioni ideali per corrodere emodellare la roccia e dare origine a spet-tacolari morfologie sia superficiali siaprofonde che hanno reso celebre il mas-siccio in campo internazionale. Il carsi-smo ipogeo, la cui esplorazione è ini-ziata nel primo decennio dello scorsosecolo, si esplica con più di mille grottecatastate sul versante italiano, il cui svi-luppo verticale supera i 1000 m e quelloorizzontale si aggira attorno a 60 km.Sono cavità a prevalente sviluppo verti-cale, come gli abissi Boegan (940 m di di-slivello), Modonutti (805 m), Led Zeppe-lin (960 m) o il complesso del Foran dalMus che, con i suoi 1100 m, è il piùprofondo d’Italia. Anche sul versante slo-veno si aprono numerose cavità e traqueste si trovano le più profonde almondo, con oltre 1300 m di dislivello.

Le morfologie carsiche di superficienon sono meno esaltanti, con formazionedi solchi e campi solcati, scannellature ecreste di corrosione, vaschette d’ero-sione, inghiottitoi e doline; queste ultimeanche sulle coltri moreniche.

Sull’altopiano non vi sono corsi d’ac-qua ma in concomitanza con periodi diintense precipitazioni o con lo sciogli-

Un po’ di geologia

Il gruppo del Canindi FULVIO IADAROLA

Cima del M. Canin - versante est.

Tratto inferiore del Foran dal Mus (foto archivio Iadarola).

Alpinismo goriziano - 1/2011 7

mento delle nevi si possono formarebrevi rii che scompaiono nella roccia.L’elevato grado di fratturazione e la dif-fusione delle fenomenologie carsicheipogee favoriscono il rapido assorbi-mento delle acque le quali percolano inprofondità fino ad incontrare la DolomiaPrincipale che, essendo meno permea-bile, ne determina la venuta a giorno incopiose sorgenti. Il collettore dell’interocomplesso carsico è rappresentato dalFontanon di Goriuda in Val Raccolanache scarica le acque nel torrente omo-nimo mediante una spettacolare cascata.

Un’altra morfologia tipica di questequote è quella glaciale; proprio sul ver-sante settentrionale del Monte Canin re-sistono alcuni limitati lembi, ormai rico-perti da detriti rocciosi, di quello che eraun ghiacciaio più vasto, che solo nel1880, come rilevato dal suo primo esplo-ratore, Giacomo Savorgnan di Brazzà,era largo al fronte quasi 3 km, sebbene

T ra le Alpi Carniche pontebbane,non passa certo inosservatol’ampio ed ameno cupolone er-boso del monte Glazzât (Glaçât)

da cui, verso Sud Ovest, attorniata daestese abetaie, si protende con misuratoslancio la cimetta della Creta di Cere-scjatis.

Posta in posizione generosamenteassolata e ad una quota non elevatis-sima, di 1348 metri, la tondeggiante ele-vazione attira ed incuriosisce anche perl’oronimo evocante luoghi afflitti da tem-perature particolarmente rigide, ma dellequali, localmente, sembra non esisterealcuna giustificazione né testimonianza.

Della convessa radura sommitale, ri-cavata da evidente disboscamento mi-rato alla realizzazione di antico e pre-giato alpeggio, le notizie ufficiali simaterializzano per la prima volta in unatto del 1072; mentre più recentemente,

della contestata volontà di incrementareuna esigua miniera di piombo, esiste uninteressante carteggio che ci informa diuna causa tra un abitante di Paularo edil Comune di Pontebba trascinatasi dal1776 al 1782.

Nel suo libro “Pontebba e la sua sto-ria” edito nel 1982, Giovanni Daniele Pie-monte riporta infatti che, a sostegnodella tesi pontebbana tutelante le attivitàsilvo-pastorali, ritenute primarie per l’e-conomia della zona, intervenne purel’autorità religiosa con la seguente moti-vazione: “Faccio Parrochial e indubitatafede che la montagna di Glazzat ... siistata quasi la sola che ne ha portato inogni tempo il peso per soccorrere que-sta popolazione... che fu quasi il solo ri-paro di questo intiero e misero popolomediante li suoi Boschi e Pascoli che lacircondano, dove quasi tutti li Animalivanno pascolando, sicché se questa ve-

nisse disturbata da qualche altro disse-gno, questo Popolo perderebbe in granparte la sua sussistenza e priva diver-rebbe dei migliori e più necessari Pa-scoli per li di lei Animali. Tanto attestocon sentimento Parrocchiale essere laPura verità. Don Francesco Miussi (Mi-cossi) plevano della Comunità” (1803).

La risoluzione della contesa con-fermò la posizione pontebbana ed il pro-getto minerario si arenò sul nascere nellevestigia verosimilmente ancora oggi ri-scontrabili.

Accantonati da tempo i diverbi, e piùrecentemente abbandonata anche inquesto caso la vocazione peculiare dellamalga a favore di una surrogata inter-pretazione agrituristica, l’attrazione al-pino-escursionistica sostituitasi ludica-mente alle precedenti attività, oggigiornoè catturata più che altro dall’unico in-nalzamento di 1664 metri che sovrasta

l’alpeggio.Vetta e salita decisamente di nicchia,

ma da sempre apprezzate dai locali perl’elementare impegno richiesto e per l’i-nimmaginabile panorama che si godesulle cime più blasonate e sulle valli chela circondano.

Peculiarità non sfuggita nemmeno achi, in tempo di guerra, da lassù potevacontrollare agevolmente i movimenti edadeguarvi le operazioni militari.

Anche se i cartografi le hanno forsesbrigativamente attribuito il nome dellasottostante sella di Cerescjatis, da noi èpiù conosciuta con il soprannome(Cronç) di una famiglia della borgata dellasottostante val Studena Alta; indicantea sua volta una parte della piastra di cot-tura della “cucina economica” (spolert)ancora molto in uso nelle zone montane.

L’aspetto della montagnola, a par-ziale giustificazione dello scarso inte-resse suscitato, è in verità dirupato epoco attraente e i danni causati da unnon lontano incendio ne accrescono ilsenso di repulsività; per quanto, se guar-data da oriente e nella compiacenza diun occhio benevolo ed attirato anche daqueste cimette trascurate, ha un che digrazioso che dovrebbe invitare per al-meno una visita conoscitiva.

Quantunque i pini mughi, ora purebruciacchiati ed anneriti, si siano impos-sessati dei suoi fianchi invadendo ancheampie zone dell’allungata vetta, il sen-tierino che la raggiunge, dopo i nostri in-terventi di sterpatura, è rimasto agevolenegli anni.

Ma non lo sarà in eterno. E gli stessimughi, notoriamente fecondi e tenaci,non si opporranno, democraticamente, alasciarsi recidere da chiunque sia benintenzionato a faticare.

C’è da ritenere che anche altri ver-santi fossero percorsi da ulteriori sen-tieri ma attualmente, l’intrico vegetale,sconsigliando avventure di dubbia grati-ficazione, indirizza sul classico approcciocitato.

Il che, non esclude la possibilità diauspicabili ripristini in grado di ampliarela conoscenza di questi siti, certamentemodesti ma non dimessi, privilegiando,come su altre montagne dalle stesse ca-ratteristiche, non la conquista in quantotale, ma la totale immersione nell’am-biente di cui una lunga e silenziosa sostain vetta sia il perfetto coronamento.

Ne potrà risultare un’esperienza daimultiformi motivi d’interesse che si valo-rizzerà ulteriormente se compiuta nelmeno affollato periodo autunnale.

Anche se il concetto di “alta sta-gione”, coincidente per eccellenza con imomenti estivi di massimo affollamento,qui s’identifica solo con la fase climati-camente più calda dell’anno.

suddiviso in quattro lingue glaciali. Pos-siamo ancor oggi immaginare la suaestensione osservando la base del ver-sante del Monte Canin, laddove la rocciapiù chiara rispetto a quella grigia sopra-stante indica l’altezza raggiunta dalghiacciaio.

Durante il periodo glaciale, almeno500.000 anni fa, il ghiacciaio si congiun-geva a valle con quello del Montasio, aformare un corpo unico in lenta discesaverso NordEst, cioè verso Tarvisio (equindi verso il bacino del Danubio),chiuso a Ovest da un crinale roccioso diquasi 2700 m di altezza che congiun-geva la Forca di Vandul in prossimità delMonte Cimone a Nord con il Monte Sarta Sud. In seguito, il crinale fu eroso pro-gressivamente dai ghiacci e dalle acquedi fusione fino alla sua completa scom-parsa mentre un’accentuata erosione flu-viale ha prodotto il progressivo arretra-mento della testata della Val Raccolana

verso l’attuale Sella Nevea, con conse-guente drenaggio dei ghiacci e delle ac-que del Canin e del Montasio verso l’at-tuale Chiusaforte.

In quota, tutto il paesaggio rivela l’an-tica presenza del ghiacciaio, le forme ad-dolcite di alcune cime (Col delle Erbe),rocce montonate, le sezioni a U dellevalli, la presenza di depositi morenici, dimassi erratici ecc.

Questo interessantissimo territoriosarà oggetto di una escursione organiz-zata dal CAI Gorizia nel mese di settem-bre, che seguirà l’intero sentiero geolo-gico che l’Ente gestore del Parcoregionale delle Prealpi Friulane ha realiz-zato nell’area più spettacolare del com-plesso del Canin, dal rifugio Gilberti alForan dal Mus, per dare modo di osser-vare alcune testimonianze che le rocceconservano di quell’incessante dinami-smo che porta alla continua evoluzionedel paesaggio.

Crete dal Cronç (1664 m) da Studena Alta (foto B. Contin).

L’appartata Crete dal Cronçdi BRUNO CONTIN

8 Alpinismo goriziano - 1/2011

Racconto di frontiera

Lungo il confine del “Trattato diRapallo” fioriva il contrabbandodi DUØAN ØKODIŒ

Nel 1920, due anni dopo la fine dellagrande guerra e la formazione delRegno dei Serbi Croati e Sloveni,veniva firmato il trattato di Ra-

pallo.Con esso la Slovenia perdeva un

terzo del suo territorio. Il confine tagliòfuori il Litorale (Primorska) dall’unità ter-ritoriale; paesi e località si trovarono ina-spettatamente nella fascia di confine. Lavita cambiò alquanto poiché la maggiorparte della gente lungo il confine perse lepreesistenti fonti di guadagno. Il nuovostato (la Jugoslavia n.d.r.) non era unbuon padrone. Ognuno dei popoli cer-cava di tirare il carro con le povere so-stanze dalla propria parte mentre il go-verno di Belgrado, durante questo tira emolla, lo aveva già per metà svuotato.

In generale il paese era alquanto di-sunito, tanto che nei primi dieci anni dellasua esistenza vide l’avvicendarsi di benventiquattro governi, fino a quando il reinstaurò la dittatura.

La gente viveva male, in condizioni digrave penuria, ed alcuni cercavano di ar-rangiarsi come potevano.

Perché si sviluppò il contrabbando

La ragione principale del suo fiorireera la mancanza di alcuni beni che le per-sone non potevano acquistare con i mi-seri risparmi. Si sviluppò così il contrab-bando.

Attraverso selle nascoste dai rilieviiniziò a scorrere il flusso di merce. La do-manda riguardava la quasi totalità deibeni viste le grandi differenze di prezzoche vedevano il costo di diversi articolimoltiplicarsi da una parte all’altra del con-fine.

Le autorità erano alquanto inflessibilinei confronti di questo flusso di merci dalquale le casse statali non traevano alcunbeneficio, e i poteri dei graniciari da unlato e dei finanzieri dall’altro erano pres-soché illimitati. Ma la possibilità di gua-dagnare bene in periodi difficili è estre-mamente attraente, e non vi è forzacapace di fermare l’individuo che, almenouna volta, abbia assaporato fino alla sa-zietà il dolce sapore delle focacce, seppurframmisto a qualche breve istante di ri-schio e paura. Il piccolo contrabbandoera quasi un fenomeno di massa lungo lafascia di confine che coinvolgeva vecchie giovani, donne e bambini, spinti nondal desiderio di guadagno, bensì dallanecessità di sopravvivere.

Vicino al confine spuntavano comefunghi negozietti e depositi di fortunacontenenti merci oggetto di grande ri-chiesta. Il flusso di merci scorreva princi-palmente dalla Jugoslavia verso l’Italia;caffè, tabacco e fiammiferi si vendevanodall’altra parte (in Italia n.d.r.) ad unprezzo da due a quattro volte maggiore;il prezzo della saccarina addirittura siquintuplicava; anche il contrabbando dicarne era florido. La gente ritornava conil denaro ma, a volte, comprava con il ri-cavato generi che non trovava a casapropria. Per un chilo di riso, genere cheabbondava in Italia e da noi non avevaprezzo, il guadagno poteva arrivare finoad otto volte il costo di acquisto.

Curiosità e desiderio di guadagno

Miha e Ivan avevano quattordici anniil giorno di Epifania del ’29, quando fuannunciata la dittatura, ma a loro pocoimportava. La gente semplice non era in-teressata alla politica perché in un modoo nell’altro nulla cambiava.

Il confine più vicino si trovava in valOsojnica, quasi dietro le ultime baite diÆiri.

Là vi era anche un valico ben sorve-gliato; davanti a questo una garitta, con labase in muratura e la torretta in legno, erapresidiata da una guarnigione di barbutigraniciari. Ma anche la Finanza e la Guar-dia alla frontiera avevano le loro posta-zioni.

cupazioni. Sapevano che la garitta con igraniciari era situata sotto il Mrzli Vrh,perciò, quando erano ancora lontani, laevitarono sulla sinistra.

Il tutto sembrava loro fin troppo fa-cile; le guarnigioni nelle loro garitte con-tavano fino a dieci uomini e, se anchetutti questi dieci fossero stati di pattuglia,difficilmente li avrebbero avvistati.

I graniciari provenivano quasi tuttidalla Serbia. Erano in maggioranza uo-

Nel solo abitato di Æiri era alloggiatoun gran numero di finanzieri e guardie difrontiera italiane.

Si erano decisi al contrabbando piùper curiosità e voglia di avventura che perdesiderio di guadagno. A lungo avevanopensato a come attuare un’azione di suc-cesso.

Spesero tutto quello che avevanonell’acquisto di saccarina e tabacco. Ilnegoziante, al quale si erano rivolti, avevaanche dato loro consigli sul chi contattaredall’altra parte in modo da sbarazzarsiquanto prima della merce.

Il contrabbando prosperava da en-trambi i lati del confine; accanto ai nego-zianti, che vendevano la merce, vi eranoanche acquirenti organizzati.

Quando, dopo qualche giorno, lapioggia finalmente cessò e la nebbia ri-copriva i boschi che si vedeva appena, siincamminarono verso il facile guadagno,ognuno carico del suo zaino pesante.

La maggioranza dei sentieri, utilizzatiper lo più da contrabbandieri piccoli e oc-casionali, era conosciuta quasi pubbli-camente. Stabilirono perciò di non usarliper non imbattersi in altri frequentatori.Non pensarono nemmeno di poter in-cappare in qualcosa di peggio.

Era ancora notte fonda quando si in-camminarono verso Selo e là, accompa-gnati dal massiccio latrato dei cani, svol-tarono a sinistra nella val Jarœja e, dopoquesta, in alto sotto la Sivka.

Camminavano veloci e senza preoc-

mini piccoli, tozzi, baffuti, dallo sguardocupo, che svolgevano il loro servizio inmodo estremamente serio.

Raramente si univano alla gente delluogo ed erano inflessibili nei confrontidei contrabbandieri. Era risaputo che illoro fucile scivolava volentieri dalla spallae spediva saluti di piombo dietro il fuggi-tivo, se questi non voleva fermarsi all’al-tolà.

Erano assai meno severi verso bam-bini e donne che praticavano il piccolocontrabbando. Se si trattava di qualchechilogrammo di caffè nascosto sotto ilvestito, poteva accadere che la pizzicatasul fatto se la cavasse senza il paga-mento della multa. Questo naturalmentesolo se si trattava di una ragazza chepiacesse al baffuto che la tastava.

Il pericoloso attraversamento delconfine sorvegliato

Si spinsero lontano sulla sinistra; giàalbeggiava e già si preannunciava unanuvolosa giornata autunnale accompa-gnata da un vento gelido. Lo strato su-perficiale delle foglie secche si alzava invortice sotto le gambe e frusciava fasti-diosamente.

Avevano fatto bene a quasi conge-larsi perché con il brutto tempo nem-meno i graniciari si spingevano fuori vo-lentieri a fare la ronda.

Raggiunto il crinale incapparono in

cippo riportava un terzo intaglio coloratodi rosso indicante il Nord; ogni cippo diconfine era pertanto un ottimo punto di ri-ferimento che non consentiva errori ad al-cuno sul dove si trovasse o verso dovefosse diretto.

Davanti a loro si stagliò la massabrulla del Mrzli Vrh. Sapevano che lì i fi-nanzieri italiani avevano una grande ca-serma. Subito dietro si estendeva la Sivkaricoperta di vegetazione. Evitarono am-bedue le cime tenendosi sul fianco sini-stro e, attraverso una sella appena ac-cennata, discesero sull’altro versantesotto cresta dove il vento era alquanto di-minuito. Ancora la discesa verso Idriadove, dal primo rivenditore, avrebberoconvertito la saccarina in lire più dolci,pensavano; erano senza preoccupazionie si affrettavano per essere a casa nelprimo pomeriggio.

Improvvisamente furono raggiunti dalgrido “Fermo, chi passa?” Rimasero rag-gelati; tutto intorno era ammutolito. Nem-meno il vento si sentiva; non c’era nullada osservare al di là dei rami superiori de-gli abeti mossi dal vento. “Chi passa?” ri-suonò ancora una voce impaziente. Soloallora sembrò loro di scorgere una figuraverde scura con un cappello in testa, ap-piccicata dietro un grande abete oltre ilquale spuntava la canna di una carabina.

Ivan improvvisamente saltò e senzaparole scattò in fuga. La canna dietro l’a-bete rinculò e subito si sentì lo sparo.“Fermo, fermo!” urlava la guardia in

un grosso cippo di confine alto mezzometro, riportante su un lato incise le let-tere SHS (iniziali indicanti il regno deiSerbi Croati Sloveni, n.d.r.), mentre sul-l’altro la lettera I (iniziale di Italia); in bassoera indicato l’anno 1920, sopra due inta-gli erano rivolti verso altri due cippi postia distanza visibile a destra e sinistra. In-fatti, quando si guardarono intorno, vi-dero anche i due fratellini che spunta-vano fuori delle foglie; sempre sopra il

uniforme alpina. Il diavolo ti porti, pensòMiha che subito si precipitò dietro a Ivan.Aveva fatto appena tre passi che nuova-mente riecheggiò un altro sparo; in velocesequenza la guardia impaurita scaricòdietro di loro tutte le cinque pallottole delcaricatore che per fortuna mancarono ilbersaglio conficcandosi ognuna in unabete diverso.

Ritornarono correndo per la discesacon gli zaini ancora carichi, saltando bu-

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sarono nemmeno un momento; si preci-pitarono giù per la gola di un torrentequasi asciutto così velocemente che lefoglie si alzavano in vortice dietro di loro.Il caporale sparò in aria e subito dopo im-precò. Pensava che si sarebbero gettati aterra come abitualmente reagivano coloroche venivano sorpresi. Ma si sbagliava e,prima di poter ricaricare il fucile, i fuggi-tivi avevano già, con ampi salti, guada-gnato terreno verso valle. Risuonaronoancora gli spari degli altri due graniciarima, a questo punto, i due giovani ave-vano già saltato un fossato gettandosiquasi giù per la scarpata sempre più ri-pida, tanto da quasi precipitare a valangatrascinando il fogliame bagnato. E si sa-rebbero senza dubbio sfracellati se nonfosse stato per questa grande quantità difoglie volate assieme a loro.

Si arrestarono solo dopo essere ro-tolati uno dietro l’altro sopra un tronco in-castrato e per metà marcio.

Trascorse qualche attimo prima che,oltre il margine della scarpata, si scor-gessero le teste baffute degli inseguitoriin agguato dietro ai due fuggitivi.

Il caporale bestemmiava come unturco e gli altri due commilitoni lo aiuta-vano in questo con grande zelo. Miha av-vertì subito di avere la giacca bagnatadall’acqua che correva sotto le foglie.Ivan si sentiva ancora peggio in fondoalla buca con l’acqua fin quasi alla cintola

“Dove diavolo sono sprofondati” si-bilava il caporale attraverso i baffi ingial-liti dal tabacco. “Quasi sicuramente nonsono normali contrabbandieri bensì co-munisti”, bestemmiava e strideva con identi. Sebbene avesse gli scarponi chio-dati, non si arrischiò, vista l’età matura,a discendere la ripida scarpata, e nem-meno gli altri dimostrarono un partico-lare entusiasmo verso questa prospet-tiva.

I comunisti erano stati banditi già daqualche anno nel Regno di Jugoslavia econsiderati elementi pericolosi, perciò, inquesto caso, per i Graniciari, non vi era al-tro da fare che inseguire i fuggitivi nellaboscaglia dove avrebbero incontrato davicino una pistola carica. Tutto intornoalla boscaglia vi era terreno aperto dovei graniciari avevano il vantaggio dellearmi.

Il caporale, dopo un po’ di tempo,sputò di malavoglia e fece un cenno aicommilitoni. Se ne andarono senza pa-role.

I due ragazzi riposarono ancora qual-che minuto; dopo un po’ uscirono a fa-tica dal nascondiglio tutti bagnati e inti-rizziti dal freddo.

Ivan si era strappato lo zaino nel ro-tolarsi giù, ed aveva sparso il riso fuoriu-scito dai sacchetti rotti lungo tutto ilfosso.

Solo allora, quando si rizzò sullegambe, senti un forte bruciore al polpac-cio destro. Guardò il pantalone bagnatoche, un palmo sotto il ginocchio, era tuttoinsanguinato. Fece lentamente un passoe vide che poteva camminare quasi nor-malmente. La pallottola lo aveva colpitomentre saltava e gli aveva forato il mu-scolo del polpaccio. Per fortuna nonaveva toccato le ossa. La bruciatura erastata raffreddata dal pantalone bagnatoper cui si poteva sopportare. Osservò tri-stemente il carico sparso. Lentamente idue ragazzi se ne andarono a casa.

La gamba di Ivan doleva sempre piùnel percorrere dei chilometri, per cui rag-giunsero Æiri appena quando facevanotte.

Alla fine furono fortunati perché nes-suno vide in che stato si trascinavano at-traverso i frutteti dietro le case. Sareb-bero stati presi in giro non poco dallagente.

Dopo quella volta non si dedicaronopiù al contrabbando.

L’uomo annuì soddisfatto e depositòsul banco quaranta sacchetti di riso damezzo chilo ciascuno. Ne sistemaronodieci chili ciascuno negli zaini e partirono.

Le nuvole sopra la Sivka e il Kovk sierano ingrossate e, dopo un po’, era ini-ziato a piovigginare. Faceva freddo e ave-vano l’impressione di dover salire. Sullavia del ritorno stettero alla larga da Le-dine. Cercavano di trovare un passaggiofra le due postazioni della Guardia alla

che e radici, e con il fischio delle pallottolenelle orecchie. Si fermarono solamentequando mancò loro completamente ilfiato. Ivan si tolse lo zaino e, senza direuna parola, si accovacciò dietro il primocespuglio, tanto gli si erano attorcigliatele budella per la tensione nervosa. Miha,steso sul manto di foglie, ansimava e,pieno di paura, volgeva lo sguardo indie-tro, sebbene nessuno li avesse seguiti.Se avessero sentito la voce di qualcunosarebbero corsi subito indietro; ma ciònon accadde, e i due galletti iniziaronolentamente a respirare ed a riflettere suldove proseguire. Davanti a loro vi erasenza dubbio una delle due postazionidella GAF – Guardia alla Frontiera - .

Decisero di passare più sulla sinistraed iniziarono a camminare con grandecautela, quasi accarezzando con i piedi ilterreno per non tradire con il fruscìo lapropria presenza. Avevano i nervi tesicome una corda di violino.

Non sapevano di quanto si fossero al-lontanati durante la fuga precipitosa, nése avessero riattraversato il confine per-ché nella corsa avrebbero potuto benis-simo non vedere i cippi. Dopo un quartod’ora incontrarono una bella stradabianca che iniziarono a seguire ma subitodopo dovettero abbandonarla saltandogiù nei noccioli a lato della massicciata.

Oltre la curva una moto Guzzi concarrozzino rombava avanzando; nel car-rozzino sedeva ritto un ufficiale dellaGuardia di finanza. Dal nascondiglio riu-scivano ad osservare persino le mostrinegialle del colletto indicante il corpo dellefiamme gialle. Ripresero a camminarecon grande cautela, rimanendo per lo piùsotto la strada, tendendo l’orecchio adogni dettaglio.

Come sbarazzarsi della merce chescotta?

La strada si spingeva attraverso sel-lette fra due rilievi dietro i quali si intuivala presenza di uno spazio aperto. Il lorosguardo scivolò oltre e intravidero un’am-pia vallata ricoperta da prati, campi colti-vati ed al centro un piccolo paese rac-colto con la sua chiesa.

Si sentivano meglio alla vista dell’ in-sediamento, sebbene non ne conosces-sero nemmeno il nome. Le indicazioni ri-cevute dal negoziante, dal quale si eranoriforniti erano inutilizzabili perché eranoarrivati molto più in basso di quanto ini-zialmente immaginato.

Misero piede in mezzo alle primecase del paese girandosi intorno, a de-stra e sinistra , per scorgere qualcosa disimile ad un negozio o magazzino dovesbarazzarsi della merce. Da una dellecase uscì una donnetta con un secchielloin mano dal quale spargeva granoturcofra le galline nel cortile. Li esaminò dallatesta ai piedi e sicuramente si avvide delloro carico. “Ragazzi cosa fate qui? Visiete persi?” I due si guardarono un poco,non convinti che valesse la pena raccon-tare i loro affari ad una vecchia. Quandoquest’ultima vide che esitavano, si avvi-cinò loro: “Dio vi aiuti ragazzi; lasciate al-meno la strada. Si vede da lontano chesiete contrabbandieri. I finanzieri vi pren-dono e vi portano a Gorizia.” Esitarono unpo’ ma lasciarono la strada per ripararsidietro la casa. “Dove sono i finanzieri?” Ladonnetta rispondeva solamente concenni di testa e li conduceva verso l’an-golo della casa dal quale si apriva losguardo.

“Non so di dove siete, ma se foste ar-rivati dall’altra parte, sareste caduti inbraccio a loro. Qui a Ledine hanno la ca-serma. Davanti all’entrata del paese viera una caserma grigia, ben fortificata ecircondata da un alto muro nella quale al-loggiavano gli appartenenti alla RegiaGuardia di Finanza.

Sul muro qualcuno aveva scritto, conla vernice nera a lettere cubitali “CHITOCCA LA MILIZIA – TROVA PIOMBO”.Davanti all’entrata della caserma videro

due uomini in uniforme nera come il car-bone che, a voce alta, gesticolando conle mani, contrattavano con una donnache portava dentro un cesto di uova. Inquell’istante iniziava a suonare mezzo-giorno; le due guardie alzavano talmentela voce che singole parole giunsero per-sino ai due giovani. Questi ultimi si guar-darono; avevano avuto veramente più for-tuna che giudizio a non trovarsi sullasoglia della caserma.

frontiera. Si avvedevano del pericolo edello stato di allerta causato dagli sparidel mattino.

Quasi strisciarono fino alla cresta diconfine, poi, per terreno leggermente indiscesa, discesero a gran velocità nel-l’altro versante.

Si erano tolti un grosso peso, fischia-vano e gridavano; la tensione aveva ce-duto e, nell’entusiasmo giovanile, si da-vano di tanto in tanto dei pugni sullaspalla. L’ascensione era riuscita, non do-vevano più salire.

Si fecero largo attraverso lo spessostrato di foglie e cercarono una scorcia-toia a valle. Il versante era attraversato dauna piccola stradina che presero cor-rendo senza nemmeno pensare dove po-tesse condurre.

Il pericolo non è ancora finito

Ma uno scricchiolio metallico risuonòed ambedue si volsero verso la stessa di-rezione. A cento metri di distanza tre fi-gure grigie si stavano avvicinando lungoil sentierino tracciato dai graniciari. Il ca-porale che camminava davanti caricò ilfucile; gli altri due l’avevano appena sfi-lato dalla spalla. Nessuno aveva gridatofino all’ultimo per avvicinarsi il più possi-bile ai due contrabbandieri. Solo quandosi accorsero di essere osservati inizia-rono a gridare, ma i due ragazzi non pen-

“Dentro sono quasi tutti Sardi del SudItalia. Conoscono ogni casa del paese eficcano il naso in ogni pollaio. La cosa mi-gliore è che ritorniate indietro e scendiategiù per il bosco. Sotto non vi è controlloe potrete sbarazzarvi della merce in qual-siasi posto.” Rifletté un poco, poi chieseloro cosa trasportassero. Le vendetterodue scatolette di saccarina e la ringrazia-rono per l’avviso.

Nel giro di mezz’ora entrarono nellaprima grande casa della valle che incon-trarono. Il padrone li aveva osservati at-traverso la finestra, si era affacciato sullasoglia e, senza parole, li aveva invitatidentro.

Non vi fu alcuna discussione; svuo-tarono gli zaini sul banco, l’uomo scara-bocchiò velocemente un pezzo di cartacon dei conti e scucì loro un grosso muc-chio di lire. Caddero loro quasi gli occhi.Non avevano mai visto tanto denaro invita loro.

L’uomo si accorse subito di aver ache fare con dei novellini che per la primavolta assaporavano il gusto del veloceguadagno. Offrì perciò loro del riso ita-liano in modo da riavere indietro partedella somma pagata.

Ivan non voleva, Miha però accettò;era subito pronto ad investire parte deldenaro nel nuovo affare. “Perché seicosì? Indietro dobbiamo tornare con osenza carico”.

Pubblicato sulla rivista Planinski Vestnik -11/2009. Traduzione dallo sloveno di SergioScaini.

10 Alpinismo goriziano - 1/2011

sicuro potere evocativo, anzi, invoglia-tivo, vista la bellezza e la spettacolaritàdelle immagini di fronte alle quali ancheil più indifferente degli sciatori da pistanon può non avere un sussulto, un moto,magari piccolo. Il primo morso di un tarloche lo spinge ad assaggiare, almeno unavolta, un po’ di polvere.

C i sono zone nelle nostre Alpi chesono state incomprensibilmenteignorate dallo sviluppo turistico.Fortuna per chi le scopre ancora

intatte, sfortuna per chi ci vive, esclusodai benefici effimeri del turismo di massa.L’augurio, ovvio, di tutti quelli che lamontagna amano e rispettano è che sco-perta e turismo possano convivere ar-moniosamente per far sì che lo sviluppo,anche economico, non è peccato dirlo,non stravolga l’ambiente così fortunosa-mente preservatosi sino a noi. È questol’auspicio anche di Alessio Conz e An-drea Reboldi autori di Scialpinismo inLagorai Cima d’Asta. Entrambi sonoAspiranti Guide Alpine; Conz è ancheIstruttore Nazionale di Alpinismo del CAI,dopo aver praticato la montagna di casama anche quelle più lontane, dal Kyrgy-zistan alla Patagonia, nelle forme e ma-niere più disparate, arrampicata, ghiac-cio, alta montagna, sci alpinismo: propriocon quest’ultima attività scoprono ilgruppo del Lagorai-Cima d’Asta. Rima-nendone affascinati anche in virtù delfatto che la zona era rimasta pratica-mente vergine o quasi. Iniziano cosi un’e-splorazione costante e sistematica, finnei recessi più nascosti, meno noti delgruppo. Da questo alla decisione di rac-cogliere tutto il materiale e redigere que-sta guida il passo è stato breve e obbli-gato. 150 itinerari compresi nelle sei zoneche compongono il gruppo: Valle dei Mo-cheni, Valle di Pinè e Valfloriana, Valle diFiemme, Paneveggio-Passo Rolle-Pri-miero, Valle del Vanoi, Valsugana e Te-sino. Un territorio vasto dove lo sci alpi-nismo è sempre stato praticato, tanto davenir descritto in una guida già nel 1975.Nonostante ciò è rimasto terreno per po-chi e, dicono gli autori, anche lungo gli iti-nerari più classici fino a pochi anni fa erafacile non trovare nessuno.

Adesso ci provano Conz e Reboldi afarlo conoscere ai più, con un’ampiascelta di itinerari per tutti i gusti e le ca-pacità. Descrizioni precise, anche conmappatura satellitare; la simbologia ora-mai classica della collana con orienta-mento dell’itinerario, dislivello, tempi disalita, difficoltà di discesa e alpinistica, ri-

schio di esposizione, pericolo valanghe ebellezza della sciata e dell’ambiente; fotochiare e illustrative del percorso; a com-porre un utile strumento per poter cono-scere luoghi poco o per nulla conosciuti,in alcuni casi per sentirsi quasi i primi adesplorarli. E per poter godere di piacevolie remunerative giornate sugli sci nel ri-spetto dell’ambiente.

P rosegue il giro d’Italia alpinistico earrampicatorio delle edizioni Ver-sante sud. Le loro guide d’arram-picata su vie lunghe e in falesia co-

prono una bella fetta delle aree attrezzateper la scalata della penisola. L’attività dichi cerca e attrezza nuovi siti e nuove vieè però, ovviamente, più veloce di chi queisiti e quelle vie cataloga, descrive, edita.Nella rincorsa apparentemente senzafine né soste bisogna però ogni tantomettere dei punti fermi, tirare le somme.Che il giorno dopo già cominciano ad in-vecchiare. Ma non importa, fa parte delgioco e va messo nel conto.

L’ultimo punto fermo per le falesiedel Varesotto e del Canton Ticino erastato messo nel 1998 con la guida dellaquale questa nuova di Davide Mazzuc-chelli, Varese e Canton Ticino - Falesie evie moderne è la naturale filiazione.Quella del ‘98 era solamente uno spira-glio aperto alla scoperta delle falesie at-trezzate allora. Da quei giorni l’apertura dinuove vie, la crescita di nuove zone èstata costante. L’aggiornamento attra-verso il web ha ulteriormente messo inmoto e accresciuto frequentazione equindi ricerca di ulteriori aree e vie. Il la-voro di Davide Mazzucchelli, un “sem-plice” grande appassionato di montagnain tutte le sue vesti e forme, è stato cosìimponente. La selezione si è resa obbli-gata. Nonostante questo il panoramadelle proposte è vasto e completo. Oltre430 pagine fitte di informazioni, descri-zioni, cartine, disegni e fotografie. Ri-spetto ad altri lavori similari di altri autoriper altre zone, sono proprio le fotografie“spettacolari”, belle ma fondamental-mente inutili all’utilizzo sul campo dellaguida, che sono presenti in misura moltopiù ridotta. Unica concessione sono lecinque interviste sparse tra le pagine apersonaggi legati alle zone descritte,scopritori, tracciatori, attrezzatori di vie.

Come specificato nel titolo, Maz -zucchelli non si è limitato alle falesie ealle vie sportive ma ha censito anche pa-recchie vie di più tiri, a volte di notevoleimpegno, aperte e attrezzate con stili di-

versi che richiedono approcci diversi.Specchio dell’impegno e della passionedi generazioni diverse, fino alle più gio-vani, della continua ricerca, di vie, di pa-reti, di stili, di modi di rapportarsi e di af-frontare la roccia e la sfida con se stessi.Ricerca che è il contributo principale allacrescita, al progresso, all’evoluzione diquest’attività che tanto ci affascina.

Una guida con pochi fronzoli, dun-que, ma con molta sostanza.

Puntuale, da nove anni a questaparte, con l’ammorbidirsi dei rigoriinvernali, compare in edicola UP-Annuario di alpinismo europeo.

Formato rivista ma, come altre volte giàricordato, da tenere in archivio, è unostrumento per tenersi aggiornati sullostato dell’arte dell’alpinismo in Europanell’anno appena trascorso. Curato daMaurizio Oviglia, affiancato da una vastaschiera di collaboratori e fotografi tutti inprima linea e protagonisti della scena al-pinistica europea, anche questo numeroè diviso fondamentalmente in tre parti.Nella prima sono contenute tre lunghe in-terviste con tre protagonisti dell’arram-picata e dell’alpinismo europei. Perso-naggi forse non notissimi al grandepubblico ma che si sono fatti notare nelcircolo ristretto degli addetti ai lavori.Giovani non solo di belle speranze maanche e soprattutto di grandi realizza-zioni già nel palmarès: la venticinquennesvizzera Nina Caprez che dalle gare èpassata felicemente alle vie di altissimadifficoltà in falesia; il padovano Alessan-dro Baù, ventinove anni e una grandepassione per le grandi vie classiche do-lomitiche, unita a quella per le vie mo-derne in ambiente; la polacca Eliza Ku-barska, una delle rare donne al mondoche aprono e liberano vie lunghe e bigwall, dal Mali alla Groenlandia, dalla Gior-dania al Messico, dal Marocco al Ka-rakorum.

La seconda parte è dedicata a vie diroccia, cascate, falesie e boulder chefanno parte della storia dell’alpinismo oche ci stanno entrando, raccontate daiprotagonisti di quelle realizzazioni.

La terza parte è quella più tecnicache raccoglie da un lato la cronologiadelle realizzazioni alpinistiche notevoli,su ghiaccio, in falesia e boulder nel corsodel 2010; dall’altro le relazioni tecnichedelle nuove falesie (Francia, Spagna, Ita-lia e Grecia), delle vie lunghe (Italia, Sviz-zera, Francia, Grecia, Turchia), di ghiac-cio e misto (Francia, Italia, Austria).

L’ho lasciato per ultimo, ma è lachiave di lettura di questo UP 2010, l’edi-toriale. Maurizio Oviglia esamina l’evolu-zione o la possibile direzione che pren-derà l’arrampicata oggi e domani inEuropa, alla luce di un possibile recuperodei valori “di rischio” che trenta anni faerano stati accantonati favorendo la ri-cerca sempre più esasperata della mas-sima difficoltà nell’assoluta sicurezza. Unritorno al rischio, all’adrenalina, al “trad”.Forse l’ultima possibilità di risvegliare unpubblico sempre più distaccato, distratto,confuso. Sogno? Speranza?

Sarà nostro congenito e, sospetto,oramai inguaribile provincialismoma a ben guardare è qualcosa chegià esisteva, già si faceva, anche se

si chiamava semplicemente e modesta-mente sci fuoripista. Da qualche annoha assunto la forza dirompente di unamoda. Forse anche perché ha cambiatonome pur rimanendo eguale la sostanza.Ma vuoi mettere freeride? Provate a dirloa un freerider. Vi riprenderà subito, spe-cificando che non si tratta di sciare sem-plicemente fuori dei tracciati battuti, nellaneve fresca, nella polvere, ma che neltermine è compreso anche un modo disciare più fluido, rapido, con linee dicurva che tendono a diventare semprepiù rette. E non solo. Sotto c’è ancoraqualcosa di più, che va oltre lo sci, la di-scesa, il gesto tecnico, la difficoltà: è unostile di vita, una filosofia, una volontà diconoscere la montagna, rispettandola,imparando, imparando ad amarla. Perapprofondire l’aspetto filosofico dello scifuoripista (allora si chiamava ancora così)può essere assai istruttivo Polvereprofonda neve - 40 anni di sci estatico,valanghe e saggezza ambientale, pic-colo grande testo di Dolores La Chapelleuscito negli Stati Uniti nel 1993 e in Italianel 2000. Per quel che riguarda invece laparte tecnica e quello che il freeride offreoggi ci si può affidare alla guida fresca distampa Freeride in Lombardia di Giu-liano Bordoni e Paolo Marazzi. Vi ven-gono desritti 50 itinerari tra Livigno, Iso-laccia, Bormio, Santa Caterina,Madesimo e Tonale. Sono stazioni ecomprensori sciistici conosciuti e fre-quentati da masse di “pistaioli” ma ancheda numerosi scialpinisti, e che vengonosvelati anche nella loro valenza per ilfreerider. Gli autori, l’uno Guida Alpina el’altro folgorato sulla via del telemark,propongono questo loro lavoro come ilprimo passo, anzi, la “prima curva”perconoscere e apprezzare questo modo discendere lungo i pendii innevati.

Una breve introduzione tecnica; ladescrizione dei criteri di valutazione delledifficoltà, di discesa, alpinistica, di espo-sizione, che assieme alle condizioni dellaneve più i dislivelli di salita e discesa,tutti elementi che concorrono a definirle;un cenno alla simbologa adottata, e si èsubito sul terreno. Cartine riassuntive al-l’inizio di ogni capitolo, per ogni zona,tutte le informazioni logistiche utili, la de-scrizione del singolo itinerario anche coni dati per il GPS, la foto con l’itinerario se-gnato, più altre spettacolari foto delle di-scese. Queste ultime sicuramente inutiliper l’utilizzo tecnico della guida ma di

Giuliano Bordoni, Paolo Marazzi - FREERI-DE IN LOMBARDIA - 50 itinerari - ed.Versante sud - pag. 159 - € 25,00

Alessi Conz, Andrea Reboldi - SCIALPINI-SMO IN LAGORAI CIMA D’ASTA - 150 itine-rari - ed. Versante sud - pag. 351 - € 28,00

Davide Mazzucchelli - VARESE E CANTONTICINO - Falesie e vie moderne - ed.Versante sud - pag. 432 - € 29,50

AA.VV. - UP Annuario di alpinismo europeo2010 - ed. Versante sud - pag. 151 - € 13,50

Letture

Guide per cambio di stagionedi MARKO MOSETTI

Alpinismo goriziano - 1/2011 11

grafi che hanno condiviso la passione ele esperienze esplorative di Zucchiatti,iniziate negli anni ’70, in quel lontanoterritorio, che si affaccia sulle coste sud-orientali del Mar Nero abitato dai Lazi. Sitrattava, a quei tempi, di vere esplora-zioni di un complesso montuoso scar-samente antropizzato ed ancora poconoto.

Le fotografie esposte rappresenta-no un documentario importantissimo diquelle “avventure”; valli solitarie, mon-tagne sconosciute, personaggi caratte-

N elle grandi sale del Centro espo-sitivo “Parco 2” di Pordenone èstata inaugurata, sabato 19 feb-braio scorso, la mostra fotogra-

fica “Viaggi in Lazistan” allestita per ri-cordare l’alpinista e ricercatore SilvanoZucchiatti a cinque anni dalla sua pre-matura scomparsa. L’esposizione, cu-rata dall’Amministrazione Comunale edalla locale Sezione del CAI, proponenumerose bellissime immagini a colori,di grande formato, realizzate da RobertoIve e Gianluigi Colin, gli alpinisti-foto-

Particolare di un tratto del gruppo montuoso esplorato negli anni ‘70.

Lazistan. Silvano Zucchiatti (il primo a sinistra) con alcuni abitanti di un piccolo villaggio.

Omaggi

“Viaggi in Lazistan” ...immaginiin mostra per Silvano Zucchiattidi CARLO TAVAGNUTTI

Manifestazioni vicine

Il 4° Bovec Outdoor Film Festivalall’insegna di laboratoridi TANJA TOMASELLI

visitatore qualcosa in più, oltre agli ottimifilm. La scelta non poteva essere mi-gliore, gli iscritti hanno raggiunto leaspettative degli organizzatori e il feed-back si è rivelato entusiasmante. Il cortodi animazione, realizzato dagli alunnidella scuola elementare di Bovec, èstato poi proiettato in ultima serata,prima dell’assegnazione dei premi ai mi-gliori film partecipanti e alla scultura dighiaccio vincitrice, il cui gruppo di scul-tori proviene da Nova Gorica, dal titoloBoffec: pustimo Bovcu peœat (Timbrodel Boff - lasciamo a Bovec il nostrotimbro). In concomitanza col festivaldelle sculture di ghiaccio si è tenuta,presso la piazza centrale di Bovec, lasfilata di maglieria della stilista Ines Fer-dinand Drole. Mentre nell’atrio dellaCasa delle Culture, i visitatori hanno am-mirato, e comprato (anche se le vendite

I l 4° BOFF - 4° Bovec Outdoor FilmFestival - organizzato dalla Societàsportiva Drœa e tenutosi anche que-st’anno presso la Casa delle Culture

di Bovec a fine dicembre - ha eletto, tra26 ottimi film partecipanti, i seguenti vin-citori: nella categoria sport & azione, siposizionano al primo posto il lungome-traggio Mount St. Elias (alpinismo e sci,AUS, G. Selmina) e il cortometraggio ToThe Rainbow (arrampicata, GB, D. & L.Brown), mentre nella categoria natura &ecologia vince il film di produzione au-straliana Salt (M. Fredericks), che ricevela nomina di miglior film assoluto del fe-stival. Il premio della giuria, composta dalregista Klemen Dvornik, dal regista,snowboarder e velista Jaka Ivanc, dallasceneggiatrice e traduttrice Barbara Kelble dall’alpinista e speleologo Sergio Serra,nonché di migliore montaggio e fotogra-fia, vanno al film Life Cycles (mountainbike, Canada, D. Fankowski & R. Gibb).Ed infine, il miglior film sloveno sul podio,è Grilomentary (Domen Smrdela).

Il festival, unico nel suo genere (out-door) in Slovenia, quest’anno ha am-pliato il suo programma, organizzando,anche grazie al finanziamento del FSRS(Fondo sloveno per il cinema), quattroeventi laterali - il laboratorio di sicurezzafuori pista, il laboratorio di animazioneper bambini, il festival delle sculture dighiaccio, ed un mercatino di prodottieco sostenibili - con l’intento di offrire al

sarebbero potute andare meglio), i pro-dotti del mercatino eco sostenibile, rea-lizzati da artigiani sloveni e triestini.

Nei dintorni della pista sciistica delKanin ha avuto luogo il workshop di si-curezza sulla neve, i cui istruttori pro-vengono dal mondo delle guide alpine edella medicina sportiva. Il laboratorio èstato seguito da otto partecipanti, so-prattutto snowboarder. Visto l’entusia-smo dimostrato per l’organizzazione deilaboratori, siamo certi di continuare inquesta direzione e di riproporli il pros-simo anno.

I film vincitori sono stati proiettatianche in data 7 e 8 febbraio presso il Ki-nodvor di Ljubljana, assieme al film Newdimension del regista Jure Breceljnik edell’arrampicatrice Natalija Gros.

È nostra intenzione riuscire ad orga-nizzare un concerto conclusivo, ma, no-

nostante il finanziamento del comune diBovec e del FSRS, le risorse finanziarienon sono ancora sufficienti.

Tirando le somme, visto che il BOFFha sorpassato il suo paese sia di na-scita che di accoglienza - Bovec - il fe-stival restringerà la sua offerta, iniziandoil prossimo anno nel tardo pomeriggioanziché alle 16. Il programma sarà co-munque ricco ma più ristretto. Per con-cludere, invito chi ama il cinema out-door a visitare il 5° BOFF! È forse questoil punto un po’ dolente del festival; saràper la tematica specifica o per la diffi-coltà di arrivare nelle valli di Bovec, mai visitatori oltreconfine - provenienti dal-l’Italia - sono pochi.

Colgo nuovamente l’occasione perinvitare il lettore a visitare il nostro sito,www.boff.si, e a venirci a trovare il pros-simo anno - stessa data stesso posto!!

ristici e costruzioni arcaiche… scatticoinvolgenti e suggestivi che riportanoalla mente vaghe somiglianze con lanostra “montagna povera” di untempo. Forse qualche didascalia sulleimmagini sarebbe stata utile.

A corredo del racconto fotografico,dedicato a Silvano, numerose tabelleesplicative che descrivono: le note bio-grafiche, le sue imprese alpinistiche, lacollocazione geografica e le caratteri-stiche geologiche e fisiche della zonaesplorata, ed ancora alcune testimo-

nianze scritte dai personaggi coinvolti. Pubblico delle grandi occasioni alla

vernice e molti discorsi di ricordo; èstato un importante appuntamento cul-turale in omaggio all’amico SilvanoZucchiatti, un “grande” non solo nelcampo alpinistico, “un esploratoresenza confini” come viene definito neltitolo della mostra.

NB.: Le fotografie nel testo sono tratteda quelle esposte.

12 Alpinismo goriziano - 1/2011

Programma delle escursionidel Gruppo Seniores

- 23 febbraio: bosco del Panovec -Nova Gorica / Valdirose

- 2 marzo: Monti Neri - Dosso Faiti(Carso sloveno)

- 23 marzo: anello di Brestovica eGrofova jama (Carso sloveno)

- 6 aprile: anello di Munh e sito ar-cheologico "Divje Babe" (zona Mostna Soœi)

- 20 aprile: Topolò - Livek (Luico) e ri-torno (valli del Natisone / Kolovrat)

- 4 maggio: Javornik (m. 1240); fore-sta di Piro (Slovenia)

- 18 maggio: anello di Mengore -Prealpi Giulie (Slovenia)

Tutte le escursioni si svolgono al mer-coledì con partenza alle 8.30 dal piaz-zale della Casa Rossa. 

Alcune hanno la durata della sola mat-tinata ed altre si concludono nel pome-riggio.

Per le caratteristiche delle escursioni(durata, dislivello, difficoltà), consultareil sito internet www.caigorizia.it, oppurerivolgersi in sede il martedì (dalle 18.30alle 19.30) o il giovedì (dalle 21.00 alle22.30).

16 gennaio 2011. Gita sociale scialpinistica al Wodner Torl (A) 2.059 m alla quale hanno partecipato 21 soci. (foto Barbara Pellizzoni)

Alpinismo gorizianoEditore: Club Alpino Italiano, Sezione diGorizia, Via Rossini 13, 34170 Gorizia.Fax: 0481.82505Cod. fisc.: 80000410318 - P. IVA 00339680316E-mail: [email protected]

Direttore Responsabile: Fulvio Mosetti.

Servizi fotografici: Carlo Tavagnutti.

Stampa: Grafica Goriziana - Gorizia 2011.

Autorizzazione del Tribunale di Gorizia n.102 del 24-2-1975.

LA RIPRODUZIONE DI QUALSIASI ARTICOLO È CON-SENTITA, SENZA NECESSITÀ DI AUTORIZZAZIONE,CITANDO L’AUTORE E LA RIVISTA.

VIETATA LA RIPRODUZIONE DELLE IMMAGINI SENZAL’AUTORIZZAZIONE DELL’AUTORE.

Slow trekking

Nasce il “Gruppo Seniores”di ELIO CANDUSSI

23 febbraio 2011. Foto di gruppo sul sagrato del convento della Castagnevizza al termine dellaprima gita del neocostituito “Gruppo Seniores” della sezione CAI di Gorizia.

I l 23 ottobre si è svolto a Bergamo il1° Convegno Nazionale degli escur-sionisti “seniores”; è stata l’occa-sione per raccogliere le esperienze

delle varie sezioni seniores in Italia ed inparticolare di quelle della Lombardia,dove operano ben 30 gruppi organizzatie 22 spontanei, che rappresentano dasoli i 2/3 del totale nazionale.

Erano presenti 150 delegati da tuttaItalia, con il sottoscritto unico rappre-sentante del Friuli Venezia Giulia!

Ma perché costituire, formalizzareun gruppo di escursionisti seniores? Dal-l’indagine svolta a livello nazionaleemerge che la prima motivazione èquella di organizzare delle gite durante lasettimana, nei giorni feriali, quando nonc’è affollamento in giro per le montagnee si sta più tranquilli. Risulta evidenteche questa possibilità è un privilegio deipensionati (o quasi).

La seconda motivazione in ordine diimportanza è l’esigenza di effettuareescursioni con difficoltà limitata oppureanche percorsi impegnativi, ma con an-datura “turistica”; privilegiando coloroche vogliono “godere” la montagna, ri-lassati e che non hanno la frenesia diraggiungere rapidamente la vetta, comese l’escursione fosse una competizionesportiva. Questo approccio all’escur-sione montana non è una esclusiva de-gli anziani o dei pensionati, ma interessatutti i soci, di tutte le età e di entrambi isessi.

Forte inoltre è il bisogno di socializ-zare tra persone con gli stessi interessi,la stessa mentalità, lo stesso modo di vi-vere la montagna, non necessariamente

della stessa età. E riuscire a “faregruppo” va incontro anche a coloro chepurtroppo vivono la terza età come unamalattia ed essere classificati “senio-res” per loro è triste, un’etichetta da cuirifuggire.

Ma a quale età si viene consideratisenior? Una risposta univoca non c’èstata, anche se l’orientamento preva-lente è quello degli “over 60”; tuttaviaalla fine, questo dell’età appare un falsoproblema, dato che l’attività dei senioresè aperta a tutti; anche se, agli effetti pra-tici, chi può andare in montagna al mer-

coledì o al giovedì è quasi soltanto unpensionato; di 65 anni, ma anche di 50 o55 anni…

Risulta comunque che il 20% deisoci CAI in Italia ha più di 60 anni, quindiil potenziale di interessati all’attività deiseniores è elevato; in effetti nelle “re-gioni guida” i seniores iscritti rappre-sentano circa il 10% degli iscritti; ciò si-gnifica, per il CAI di Gorizia, ben oltre 100potenziali interessati. Si vedrà…

Ci sono dunque le premesse affin-ché anche la nostra sezione tenti di ve-rificare nei fatti queste potenzialità, av-

vicinando tutti quei soci che, per varieragioni, non sono abituali frequentatoridella sede sociale. Tenuto conto dell’e-sperienza nazionale e lombarda in parti-colare, i principi a cui intendiamo ispi-rarci per la costituzione di un “gruppoescursionisti seniores” a Gorizia sono:

Effettuare delle escursioni nei giorniferiali, quindi con esclusione dei sabati edelle domeniche

Condurre le escursioni con una an-datura “turistica” e rilassata, indipen-dentemente dalla difficoltà del percorso.

Anche se i soci saranno prevalente-mente “over 60”, è ben accetta la parte-cipazioni dei più giovani, senza limiti dietà, così che potremmo chiamare ilgruppo “slow trekking”.

A tale scopo, abbiamo deciso di te-nere aperta la sede, oltre che al tradi-zionale giovedì sera dalle 21 alle 22.30,anche al pomeriggio del martedì dalle18.30 alle 19.30. Così i soci interessatipossono venire ad iscriversi al gruppo,segnalare il proprio interesse all’iniziativao proporre delle attività. Un primo ca-lendario di massima delle escursioni èstato già definito, ma i dettagli verrannodivulgati per mezzo della bacheca e sulsito web del CAI (www.caigorizia.it). Leadesioni verranno raccolte in sede neigiorni di apertura oppure scrivendo allaemail del CAI: [email protected].