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180 Eziopatogenesi e diagnostica allergologica Direttore Responsabile Sergio Rassu Caleidoscopio ... il futuro ha il cuore antico M EDICAL S YSTEMS SpA Fernanda Perdelli, Maria Gabriella Mazzarello, Anna Maria Bassi, Mascja Perfumo, Maurizio Dallera ISSN 0394 3291 www.medicalsystems.it

Caleidoscopio - Medical Systems SpA · 2015. 10. 27. · per I. professionale ed Igienisti dentali relativamente a Microbiologia Clinica ... Patologia Clinica presso la Facoltà di

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Eziopatogenesi e diagnosticaallergologica

Direttore ResponsabileSergio Rassu

Caleidoscopio

... il futuro ha il cuore antico MEDICAL SYSTEMS SpA

Fernanda Perdelli, Maria Gabriella Mazzarello, Anna Maria Bassi, Mascja Perfumo, Maurizio Dallera

ISSN 0394 3291www.medicalsystems.it

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Eziopatogenesi e diagnosticaallergologica

Direttore ResponsabileSergio Rassu

Caleidoscopio

... il futuro ha il cuore antico MEDICAL SYSTEMS SpA

Fernanda Perdelli, Maria Gabriella Mazzarello, Anna Maria Bassi, Mascja Perfumo, Maurizio Dallera

Laboratorio Analisi P.O. Ovada (AL)

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ISTRUZIONI PER GLI AUTORI

INFORMAZIONI GENERALI. Caleidoscopio pubblica lavori di carattere monografico a scopo didattico su temi diMedicina. La rivista segue i requisiti consigliati dall’International Committee of Medical Journal Editors. Gli Autorivengono invitati dal Direttore Responsabile. La rivista pubblica anche monografie libere, proposte direttamentedagli Autori, redatte secondo le regole della Collana.

TESTO. La monografia deve essere articolata in paragrafi snelli, di rapida consultazione, completi e chiari. I conte -nuti riportati devono essere stati sufficientemente confermati. E’ opportuno evitare di riportare proprie opinionidando un quadro limitato delle problematiche. La lunghezza del testo può variare dalle 60 alle 70 cartelle dattilo -scritte ovvero 100-130.000 caratteri (spazi inclusi). Si invita a dattilografare su una sola facciata del foglio formatoA4 con margini di almeno 25 mm. Usare dovunque doppi spazi e numerare consecutivamente. Ogni sezione dovrebbeiniziare con una nuova pagina.

FRONTESPIZIO. Deve riportare il nome e cognome dell’Autore(i) -non più di cinque- il titolo del volume, conciso mainformativo, la Clinica o Istituto cui dovrebbe essere attribuito il lavoro, l’indirizzo, il nome e l’indirizzo dell’Autore(compreso telefono, fax ed indirizzo di E-mail) responsabile della corrispondenza.

BIBLIOGRAFIA. Deve essere scritta su fogli a parte secondo ordine alfabetico seguendo le abbreviazioni per le Rivistedell’Index Medicus e lo stile illustrato negli esempi:

1) Björklund B., Björklund V.: Proliferation marker concept with TPS as a model. Apreliminary report. J. Nucl. Med.Allied. Sci 1990 Oct-Dec, VOL: 34 (4 Suppl), P: 203.

2 Jeffcoate S.L. e Hutchinson J.S.M. (Eds): The Endocrine Hypothalamus. London. Academic Press, 1978. Le citazioni bibliografiche vanno individuate nel testo, nelle tabelle e nelle legende con numeri arabi tra parentesi. TABELLE E FIGURE. Si consiglia una ricca documentazione iconografica (in bianco e nero eccetto casi particolare da

concordare). Figure e tabelle devono essere numerate consecutivamente (secondo l’ordine di citazione nel testo) eseparatamente; sul retro delle figure deve essere indicato l’orientamento, il nome dell’Autore ed il numero. Le figurerealizzate professionalmente; è inaccettabile la riproduzione di caratteri scritti a mano libera. Lettere, numeri e sim -boli dovrebbero essere chiari ovunque e di dimensioni tali che, se ridotti, risultino ancora leggibili. Le fotografiedevono essere stampe lucide, di buona qualità. Gli Autori sono responsabili di quanto riportato nel lavoro e del -l’autorizzazione alla pubblicazione di figure o altro. Titoli e spiegazioni dettagliate appartengono alle legende, nonalle figure stesse. Su fogli a parte devono essere riportate le legende per le figure e le tabelle.

UNITÀ DI MISURA. Per le unità di misura utilizzare il sistema metrico decimale o loro multipli e nei terminidell’International system of units (SI).

ABBREVIAZIONI. Utilizzare solo abbreviazioni standard. Il termine completo dovrebbe precedere nel testo la suaabbreviazione, a meno che non sia un’unità di misura standard.

PRESENTAZIONE DELLAMONOGRAFIA. Riporre il dattiloscritto, le fotografie, una copia del testo in formato .doc oppu -re .rtf, ed copia di grafici e figure in formato Tiff con una risoluzione di almeno 240 dpi, archiviati su CD in busteseparate.

Il dattiloscritto originale, le figure, le tabelle, il dischetto, posti in busta di carta pesante, devono essere spediti alDirettore Responsabile con lettera di accompagnamento. L’autore dovrebbe conservare una copia a proprio uso.Dopo la valutazione espressa dal Direttore Responsabile, la decisione sulla eventuale accettazione del lavoro saràtempestivamente comunicata all’Autore. Il Direttore responsabile deciderà sul tempo della pubblicazione e conser -verà il diritto usuale di modificare lo stile del contributo; più importanti modifiche verranno eventualmente fatte inaccordo con l’Autore. I manoscritti e le fotografie se non pubblicati non si restituiscono.

L’Autore riceverà le bozze di stampa per la correzione e sarà Sua cura restituirle al Direttore Responsabile entrocinque giorni, dopo averne fatto fotocopia. Le spese di stampa, ristampa e distribuzione sono a totale carico dellaMedical Systems che provvederà a spedire all’Autore cinquanta copie della monografia. Inoltre l’Autore avrà l’op -portunità di presentare la monografia nella propria città o in altra sede nel corso di una serata speciale.

L’Autore della monografia cede tutti i pieni ed esclusivi diritti sulla Sua opera, così come previsti dagli artt. 12 esegg. capo III sez. I L. 22/4/1941 N. 633, alla Rivista Caleidoscopio rinunciando agli stessi diritti d’autore (ed accon -sentendone il trasferimento ex art. 132 L. 633/41).

Tutta la corrispondenza deve essere indirizzata al seguente indirizzo:

Restless Architect of Human Possibilities sasVia Pietro Nenni, 6

07100 Sassari

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3Caleidoscopio

L’allergia costituisce un tema di notevole interesse sia epidemiologico chescientifico e questo interesse finisce per influenzare sia le pubblicazioniscientifiche che la stessa realizzazione dei corsi formativi. Questa monogra-

fia ha il grosso pregio di riassumere sinteticamente tanti aspetti di estremo interessedel settore: si pensi alla allergia agli alimenti o al tema della reattività crociata e lo fagettando un ponte, che appare ancor più indispensabile nel campo dell’allergologia,tra il Clinico ed il Laboratorista. Solo il vissuto quotidiano ed il continuo impegnonella ricerca degli Autori ha potuto permettere questa importante sintesi.

La Dr.ssa Maria Gabriella Mazzarello, laureata in Scienze Biologiche e specializza-ta in Igiene con orientamento di Laboratorio, è Referente del Laboratorio Analisi delP residio Ospedaliero di Ovada e Responsabile dell’Area di Micro b i o l o g i a -Parassitologia e Settore di Allergologia del Laboratorio dell’ASL 22. Relatore eModeratore di Corsi, Convegni, Seminari relativamente alla Diagnostica allergologi-ca in vitro, in Microbiologia, Qualità (Certificazione ed Accreditamento Istituzionale)fa parte del Direttivo Regionale Sibioc e del Comitato Scientifico APL. E’, inoltre,Docente presso Facoltà di Medicina e Chirurgia di Novara per Corsi di Laurea inTecniche di Laboratorio Biomedico relativamente a Biochimica Clinica-Enzimologia/Certificazione dei processi diagnostici del C.I., Diploma Universitarioper I. professionale ed Igienisti dentali relativamente a Microbiologia Clinica(Università di Novara e di Torino). E’ stata Relatore e Correlatore di tesi di Laurea inScienze Biologiche (Genova ed Alessandria) e di specializzazione in Microbiologia eVi rologia (Genova). Commissario per Esami di Stato per Laureati in ScienzeBiologiche (Univ. Genova ed Alessandria). Autrice di 40 pubblicazioni a livello nazio-nale ed internazionale.

La Prof.ssa Fernanda Perdelli, Laureata in Scienze Biologiche, ha conseguito laSpecializzazione in Igiene e Medicina Preventiva. E’ docente di Igiene presso laFacoltà di Scienze dell’Università di Genova ed attualmente Professore straordinariodi Igiene presso la stessa Facoltà. Docente di vari insegnamenti presso la scuola diSpecializzazione in Igiene e Medicina Preventiva, è Direttore del Master in Nuove tec-nologie nei controlli degli alimenti. Ha inoltre collaborato a programmi di ricercafinanziati da MURST, ISPESL, WHO, UNEP, CNR, SSN su problematiche ambientali

CaleidoscopioI t a l i a n o

Editoriale

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collegate alla salute pubblica. La Prof..ssa Perdelli ha orientato la propria attività diricerca in diversi campi dell’Igiene fra cui: Igiene ambientale, del lavoro, ospedaliera,degli alimenti e Sanità pubblica ed ha partecipato come Relatore a numerosi Congres-si nazionali ed internazionali ed è membro di diversi gruppi di lavoro. Infine, è E’Autrice di oltre 130 pubblicazioni edite su riviste italiane specializzate e su rivistestraniere.

La Prof.ssa Anna Maria Bassi ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche. Ricer-catore presso il settore scientifico disciplinare MED/04 afferente alla sezione di Pato-logia Generale del Dipartimento di Medicina Sperimentale (DIMES) dell’Universitàdi Genova. Docente di Patologia Generale, Fisiopatologia Generale, Patologia Clinicapresso la Facoltà di Medicina e Chirurgia, quella di Farmacia, di Chimica e TecnologieFarmaceutiche, di Scienze MFN ed in diverse scuole di Specializzazione. La Prof.ssaBassi ha svolto ricerche in diversi campi della Patologia sperimentale, quali i dannicellulari da stress ossidativo, i meccanismi di cancerogenesi, la differenziazione cel-lulare in coltura in vitro, la biotrasformazione degli xenobiotici. Ha inoltre partecipa-to a diversi progetti di ricerca e finanziamenti: Programma di ricerca MURSTNazionale che le hanno permesso la edizione a stampa di 140 pubblicazioni su rivistenazionali ed internazionali.

La Dr.ssa Mascja Perfumo ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche ottenen-do l’abilitazione alla professione di Biologo. E’ stata tirocinante presso il LaboratorioAnalisi Chimico Cliniche e Microbiologiche dell’Ospedale Civile di Ovada (ASL22)per lo svolgimento della tesi di Laurea sperimentale relativamente alla Diagnosticaallergologica in vitro ed al Monitoraggio pollinico. Docente presso l'Istituto diAvviamento al Lavoro (IAL) di Genova per Norme Igieniche Sanitarie e HACCP.Consulente presso ASL 22, Laboratorio Analisi P.O. di Ovada..

Il Dr. Maurizio Dallera ha conseguito la Laurea in Scienze Biologiche ottenendol’abilitazione alla professione di Biologo. Collaboratore a tempo determinato nel set-tore scientifico disciplinare MED/42 Igiene generale ed applicata del D.R. n° 589 del23/12/2002, ha un rapporto di Collaborazione Coordinata e Continuativa con il DIS-SAL (Dipartimento di Scienze della Salute) UNIGE. E’ Responsabile e gestisce unLaboratorio di Microbiologia presso il DISSAL. Esperto di Igiene Ospedaliera soprat-tutto per quanto riguarda le verifiche di qualità delle sale operatorie, UTI e reparti arischio dal punto di vista microbiologico, chimico e comportamentale è anche docen-te di Microbiologia, Igiene ambientale ed ospedaliera nel Corso di Igiene per ScienzeBiologiche. E’, infine, coautore di 4 lavori scientifici e 3 pubblicazioni editi su rivisteitaliane e straniere specializzate.

Sergio Rassu

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Introduzione

L’immunologia è quella scienza che studia tutti i processi di difesa del-l’organismo contro l’aggressione o il contatto con sostanze estranee. Unarisposta immune avviene ogni volta che un antigene, sostanza estranea capa-ce di provocare una risposta immune, viene a contatto con un anticorpo,sostanza che reagisce specificatamente con un antigene. Lo scopo dellarisposta è quello di eliminare, distruggere o neutralizzare l’antigene. Gli ele-menti come batteri, virus, parassiti, globuli rossi, sono tutti antigeni.

L’allergologia, che è una branca dell’immunologia, studia specificatamen-te tutte quelle reazioni che l’organismo manifesta quando viene a contattocon particolari sostanze quali gli allergeni: antigeni capaci di provocare unareazione allergica.

Il termine di allergia, coniato da Von Pirquet nei primi del 1900, definisceun “modo diverso di reagire”, inteso nei termini di ipersensibilità.

Attualmente, significato della parola allergia deve essere inteso esclusiva-mente nel senso di abnorme ipereattività immunitaria specifica verso sostan-ze eterologhe, innocue per i soggetti normali, le quali determinano, nei sog-getti divenuti reattivi, specifiche reazioni immunitarie, umorali e/o cellulari,responsabili delle manifestazioni cliniche (23).

Come sinonimo di allergia è spesso usato il termine di ipersensibilità,anche se non è del tutto esatto: infatti, nell’allergia non vi è soltanto unaumento della normale sensibilità ad una sostanza eterologa, ma anche unareattività qualitativamente alterata e ben differenziata da quella normale.

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Cenni storici

Per la grande maggioranza degli individui le prime osservazioni clinichedi manifestazioni gravi e talora mortali, dopo esposizione a sostanze inno-cue, risalgono ad epoche remote.

Già nei secoli XVI-XVII si è trovato più volte segnalato il rapporto tra l’in-sorgenza di manifestazioni asmatiche ed il contatto con determinate piante.

E’ indubbio, comunque, che le conoscenze sull’allergia hanno avuto ori-gine dalle indagini sperimentali iniziate nella prima metà del secolo scorso.

Il primo esempio di anafilassi sperimentale è quello descritto daMagendie (1839), che osservò che i conigli, dopo una seconda iniezione diovalbumina, presentavano gravi manifestazioni, assenti dopo la prima inie-zione. In seguito ci furono altre segnalazioni ma, dal momento che nessunoera in grado di comprenderne il significato biologico, passarono quasi inos-servate. Solo nel 1901 Richet riuscì ad attribuire a questi fenomeni un preci-so significato, svolgendo esperimenti su cani trattati con dosi non letali diestratti glicerici tossici di tentacoli di attinie. Egli notò che ad una secondainiezione della dose tossica, gli animali presentavano reazioni anche mortali.Questo fenomeno fu chiamato anafilassi (controprotezione).

Seguirono le indagini di Arthus (1903) e di Smith (1906), ma i primi ten-tativi di applicare alla patologia umana questi dati della patologia sperimen-tale furono compiuti dal pediatra viennese Von Pirquet (1906), a cui si devel’introduzione del termine allergia.

Fu quindi possibile documentare un preciso rapporto tra alcune affezionie l’esistenza di una sensibilizzazione dell’organismo verso varie sostanze.

La pollinosi fu la prima malattia ad essere considerata ad etiopatogenesiallergica (1906); seguirono l’asma bronchiale, l’orticaria, etc.

Nel 1911 furono introdotti nella pratica clinica, ai fini diagnostici, i testscutanei e, ai fini terapeutici, l’immunoterapia specifica. Iniziarono anchemolti studi sui mediatori chimici delle reazioni allergiche e le indagini sulruolo dell’istamina portarono alla sintesi dei primi antagonisti sintetici del-l’istamina stessa (Bovet e Staub, 1937).

Gli studi di Landsteiner (1932-1945) dimostrarono l’esistenza di antigeniincompleti (apteni), in grado di produrre, solo se uniti ad una proteina, rea-zioni di sensibilizzazione, ma capaci di scatenare anche da soli un’allergia,una volta creatasi la sensibilizzazione.

Gli anticorpi reaginici erano noti sin dagli studi basilari di Prausnitz eKustner (1921), i quali dimostrarono la possibilità del trasporto passivo loca-le di anticorpi presenti nel siero di soggetti allergopatici.

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Nel 1966 Ishizaka riuscì ad isolare, da sieri di un pool di soggetti allergo-patici, una frazione contenente gli anticorpi reaginici, accertandone la naturaimmunoglobulinica e dimostrando la loro appartenenza ad una classe immu-noglobulinica diversa da quelle note, denominata inizialmente gE. Pochimesi dopo Bennich e Johansson trovarono un caso di mieloma in cui la pro-teina monoclonale mielomatosa presentava un’assoluta identità con le gE.

Nel 1967 l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) ha sancito uffi-cialmente la scoperta di questa nuova classe immunoglobulinica, denomina-ta IgE, correlata all’allergia.

La possibilità di disporre di grandi quantità di IgE purificate ha permes-so di ottenere, mediante immunizzazione di animali, anticorpi purificati anti-IgE, con conseguente messa a punto di metodiche radioimmunologiche edimmunoenzimatiche, oggi ancora diffusamente usate nella diagnosi delleallergopatie.

Le ricerche successive sono state rivolte essenzialmente allo studio dellebasi molecolari e cellulari della risposta IgE e delle successive reazioni IgE-mediate, identificando diversi mediatori chimici, preformati o neoformati, estudiando il loro ruolo nelle reazioni immediate, tardive e nella successivaflogosi allergica.

Sono stati identificati le molecole, gli elementi cellulari implicati nel pro-cesso di infiammazione ed i relativi mediatori solubili da essi liberati.

In particolare, studi sulle citochine e sul loro complesso ruolo nella modu-lazione e nell’amplificazione della risposta immune, ha consentito un grossoprogresso nelle conoscenze sulla patogenesi delle sindromi allergiche.

Inoltre grazie alle tecniche del DNA ricombinante è stato possibile accer-tare dopo il clonaggio le sequenze aminoacidiche delle principali proteineallergeniche e di ottenere queste ultime sotto forma di peptidi sintetici.

Attualmente sono in fase di studio nuovi farmaci in grado di interferiresull’attivazione delle cellule effettrici o di svolgere azione antagonista su varimediatori. Inoltre, le recenti scoperte sulle citochine permettono di intrave-dere la possibilità di una immunoregolazione, cioè di una modulazione far-macologica della risposta immune che potrebbe rivelarsi risolutiva nel trat-tamento delle allergopatie (23).

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Epidemiologia

Le sindromi allergiche sono notevolmente frequenti ed in continuoaumento, probabilmente in rapporto alle modificazioni qualitative e quanti-tative di numerosi fattori ambientali verificatesi negli ultimi decenni. Infattirisulta notevolmente aumentato il numero delle sostanze allergeniche, moltedelle quali non esistenti in natura, la frequenza delle esposizioni ai vari aller-geni ed anche un aumento di vari fattori predisponenti e concorrenti allacomparsa di manifestazioni allergiche (ad esempio stati flogistici delle vieaeree causati dal fumo o dall’inquinamento atmosferico).

Si ritiene che la maggiore igiene e la diminuzione delle malattie infettive,verificatesi negli ultimi decenni, con la conseguente mancanza di stimoli alsistema immunitario, causi uno squilibrio nei globuli bianchi (linfociti), conla conseguenza di una ridotta tolleranza verso le sostanze allergeniche (35).

Inoltre le più alte percentuali nella frequenza delle allergopatie vengonosegnalate nelle Nazioni più industrializzate ed a più alto tenore di vita; se nepotrebbe desumere che le sindromi allergiche siano legate, almeno in parte,alla civilizzazione ed all’industrializzazione. In Italia si ritiene che circa il15% della popolazione presenti manifestazioni allergiche, di diversa entitàclinica. Le malattie allergiche possono insorgere a qualsiasi età, anche se infrequenza maggiore nella seconda e terza decade di vita; inoltre vi è una lieveprevalenza nel sesso maschile fino al 15° anno di età e nel sesso femminile inetà successiva.

Manifestazioni allergiche, provocate da allergeni diversi, sono state osser-vate anche in varie specie animali.

Nelle diverse sindromi allergiche si possono riscontrare alcune caratteri-stiche comuni:

● Deviazioni dalla norma: la sostanza allergenica deve essere innocuaper i soggetti normali.

● Specificità: la reazione allergica deve essere prodotta esclusivamentedall’allergene o dagli allergeni verso cui l’organismo è sensibilizzato.

● Indipendenza dalla dose dell’allergene: la reazione allergica è dose-indipendente, per cui anche dosi minime dell’allergene stesso possonoprovocare manifestazioni allergiche, anche molto gravi, in un sogget-to sensibilizzato.

● Accessionalità: le manifestazioni cliniche si presentano a crisi soltantoin seguito ad esposizione all’allergene specifico, mentre l’interruzioneall’esposizione provoca la scomparsa della sintomatologia.

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● Costante modalità d’insorgenza: a seconda della natura dell’allergenecui il paziente è sensibilizzato, la sintomatologia si manifesta costan-temente quando il soggetto è esposto all’allergene stesso; ad esempio,nel caso della pollinosi, i sintomi si ripresentano con periodicità sta-gionale, in rapporto al periodo di pollinazione.

● Dimostrabilità di reazioni immunitarie specifiche, umorali o cellula-ri, verso l’allergene responsabile.

● Efficacia della prevenzione e della terapia specifica.

Per uno stesso tipo di reazione immunitaria, si ha una grande varietà disintomi: dagli starnuti alla lacrimazione, dal gonfiore delle labbra alla crisiasmatica.

Determinate manifestazioni respiratorie quali la rinite, spesso accompa-gnata da congiuntivite ed asma, soprattutto insorgendo in un soggetto rela-tivamente giovane con una familiarità per queste malattie, possono esseresospette e quindi vanno indagate da un punto di vista allergologico.

Una diagnosi precoce non solo è utile per una precisa individuazionedella terapia farmacologica, ma anche per valutare un eventuale allontana-mento del paziente dall’allergene individuato e per la preparazione del vac-cino antiallergico, unica vera terapia che, come ha recentemente affermatol’OMS, può prevenire o bloccare la naturale progressione della malattia aller-gica.

Le malattie allergiche, comprendendo anche l’asma, sono la patologia piùcomune e la loro prevalenza è in continuo incremento; addirittura nel nordEuropa la prevalenza della rinite allergica in età pediatrica supera il 40%. Ildibattito sulle cause di questo continuo incremento delle allergopatie è sicu-ramente aperto a varie ipotesi interpretative. Le cause sono probabilmente diordine ambientale e non genetico in quanto, un incremento così notevole inun così breve arco di tempo non può essere causato da mutazioni genetiche(nel giro di un secolo la prevalenza è aumentata anche di oltre 20 volte).

I fattori ambientali più importanti sembrano essere: fattori outdoor (pol-luzione ambientale, ozono, traffico veicolare ed esposizione all’allergene),fattori indoor (fumo di tabacco, polluzione domestica, allergeni domestici estile di vita), fattori personali (composizione della famiglia, stato socio-eco-nomico, nutrizione ed infezioni).

Fattori outdoor

● Polluzione ambientale: aggrava i sintomi allergici ed aumenta larisposta infiammatoria.

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● Ozono: è in grado di determinare la comparsa di vari sintomi respira-tori, ipereattività bronchiale, flogosi bronchiale (con infiltrato neutro-filo e rilascio di leucotrieni).

● Traffico veicolare: tra le varie sostanze rilasciate dai motori a scoppio,sicuramente il particolato del diesel ha maggiore importanza in aller-gologia in quanto le piccole dimensioni ne facilitano la penetrazionenei piccoli bronchi inducendo una risposta immunologica di tipo Th2,linfociti a prevalente attività “helper” che producono soprattutto lacitochina IL-4.

● Esposizione allergenica: esiste una chiara correlazione tra grado diesposizione allergenica e sviluppo di sensibilizzazione; numerosistudi hanno evidenziato che alti livelli di allergene inducono una ele-vata prevalenza di soggetti sensibilizzati. In particolare, gli elevatilivelli di Acari e derivati di animali domestici sono tra i più importan-ti responsabili dell’ incremento epidemiologico delle allergopatie.

Fattori indoor

● Fumo di tabacco: viene sicuramente considerato il principale fattore ingrado di determinare lo sviluppo di allergie e di sintomi respiratori. Ilfumo di tabacco può agire con diverse modalità: per inalazione diret-ta o attiva, per inalazione passiva ed anche attraverso gli scambimaterno-fetali durante la gravidanza; tra l’altro il fumo di tabacco con-tiene una proteina che induce la sintesi della citochina IL6.

● Polluzione domestica: le moderne abitazioni sono caratterizzate daspinte misure di coibentazione che impediscono il ricambio d’aria edelevano il tasso di umidità, condizioni che favoriscono il ristagno diinquinanti legati alle cucine a gas ed al fumo.

● Allergeni domestici: è sempre più diffuso il numero di case in cui sonopresenti animali domestici (la persistenza degli allergeni di gatto puòrimanere per mesi).

● Stile di vita: vengono trascorse sempre più ore in ambienti confinati,che sono spesso inquinati e con alti livelli di allergeni. Inoltre recentistudi hanno dimostrato che i bambini, che abitano in ambienti ruralidove vengono allevati animali, sono meno soggetti ad allergie.

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Fattori personali

● Famiglia: nelle famiglie numerose è evidente un minore tasso di aller-gici, in particolare gli ultimogeniti sono più protetti, probabilmenteper il ruolo svolto dalle infezioni acquisite dai fratelli maggiori.

● Stato socio-economico : è dimostrata una correlazione diretta tra altotenore di vita e prevalenza di allergie, anche in questo caso, scadenticondizioni igienico-alimentari pro t e g g e re b b e ro dallo sviluppo diallergie.

● Nutrizione: vari fattori alimentari possono favorire lo sviluppo diallergie quali l’allattamento artificiale, l’assunzione di cibi manipolati,additivi, scarso consumo di vitamine, acidi grassi insaturi...

● Infezioni: probabilmente questo aspetto è quello più importante comepossibile fattore causale dell’incremento delle allergie e dell’asma.

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Allergeni

Sono chiamati allergeni tutte le sostanze eterologhe capaci di produrrenell’organismo, ad esse sensibilizzato, una reazione allergica specifica eresponsabili di manifestazioni cliniche diverse. Attualmente sono definitiallergeni le sostanze capaci di dar luogo ad una reazione IgE-mediata, men-tre gli antigeni sono sostanze capaci di sensibilizzare un soggetto dando ori-gine anche a reazioni non IgE-mediate.

Struttura chimica degli allergeni

Gli allergeni possono essere di natura proteica (antigeni completi) o dinatura non proteica (polisaccaridi etc.); in questo caso si comportano da anti-geni incompleti (apteni), che acquistano potere antigenico coniugandosi conle proteine dell’organismo. Ad una seconda esposizione, però, il solo apteneè in grado di indurre una risposta immunitaria specifica.

Determinanti antigenici (epitopi)

In molti casi le caratteristiche allergeniche sono legate ad un gruppodeterminante antigenico (epitopo) della molecola; in tal caso si possono averefenomeni di reattività crociata (cross-reattività) tra sostanze diverse chehanno in comune lo stesso determinante antigenico (allergia di gruppo).

In altri casi, invece, può verificarsi una vera e propria allergia multipla, dapolisensibilizzazione ad allergeni diversi, senza determinanti antigenicicomuni, che possono dar luogo ad un’unica manifestazione clinica ovvero aquadri clinici diversi.

Una stessa molecola può possedere numerosi e differenti epitopi.Ad oggi sembra dimostrato che, in una singola molecola, siano presenti

determinanti allergenici in grado di produrre una risposta immunologica ditipo IgE e determinanti antigenici che producono risposte immunologichenon IgE-mediate.

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Patogenesi

La patogenesi dell’allergia è multifattoriale per il variabile combinarsi deiseguenti ordini di fattori: genetici, ambientali, predisponenti e concorrenti.

Le malattie ad eziopatogenesi allergica sono prodotte da reazioni immu-nitarie, umorali o cellulari, che agiscono con meccanismi diversi.

Generalità sul sistema immunitario

I meccanismi immunitari consentono il riconoscimento e l’accettazione ditutto ciò che appartiene all’organismo stesso (self) o che gli è strettamentecorrelato e respingono tutto ciò che gli è estraneo (non self).

Il sistema immunitario si divide in sistema immune naturale ed in siste-ma immune acquisito.

L’immunità innata o naturale è caratterizzata dall’attività di cellule fago-citiche e di mediatori aspecifici (fattori plasmatici e citochine), preesistenti aqualsiasi contatto con il patogeno o con la sostanza estranea e che possonointervenire in breve tempo per eliminarli. Rappresenta una prima linea didifesa contro i microrganismi e si attiva grazie al riconoscimento di strutturemolecolari comuni alla parete cellulare di molti patogeni (13).

Il termine immunità acquisita o specifica si deve al fatto che solo dopo l’e-sposizione ad un agente infettivo o ad una sostanza estranea si sviluppa unarisposta di difesa diretta contro lo stimolo iniziale. Questa risposta sarà piùintensa ed efficace ad ogni successivo contatto con lo stesso microrganismo(memoria immunologica).

Il sistema immune svolge la sua attività attraverso la cooperazione dellecellule immunocompetenti propriamente dette, che comprendono le diversepopolazioni linfocitarie implicate nella risposta immune e delle cellule acces-sorie come: monociti, macrofagi, neutrofili, eosinofili, basofili… con il con-corso di varie molecole come le citochine…

Tra immunità innata e specifica si sono evoluti dei meccanismi di coope-razione per cui le risposte innate stimolano e facilitano l’inizio di una rispostaspecifica, mentre l’immunità specifica utilizza le cellule ed i mediatori pro p r idi quella innata come sistema eff e t t o re per l’eliminazione dei patogeni.

Esistono due tipi di risposte immuni specifiche che caratterizzano lacosiddetta immunità umorale ed immunità cellulare.

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La prima è mediata da anticorpi prodotti dai linfociti B ed è prevalente-mente destinata all’eliminazione dei patogeni extracellulari tramite l’attiva-zione del complemento, mentre la seconda è rappresentata dai linfociti T edè attiva contro patogeni intracellulari o cellule infettate da virus.

Le caratteristiche fondamentali della risposta immune specifica sono:

● Specificità: la risposta immune è diretta specificatamente contro sin-gole molecole tra loro diverse dette antigeni o porzioni di esse dettedeterminanti antigenici o epitopi.

● Diversità: il sistema immune di un individuo può riconoscere un’am-plissima gamma di specificità diverse, circa 1010 determinanti antige-nici distinti, mediante specifici recettori.

● Memoria: il sistema immune è in grado di rispondere più velocemen-te e più efficacemente ad una seconda esposizione all’antigene ed atutte quelle successive (principio della vaccinazione).

● Specializzazione: il sistema immune genera risposte ottimali e diver-sificate per eliminare i diversi tipi di patogeni.

● Autoregolazione: tutte le risposte immuni in condizioni normali siautolimitano dopo aver eliminato l’antigene.

● Tolleranza: il sistema immune è in grado di discriminare tra antigeniesogeni e molecole endogene, tra self e non self e di salvaguardare l’in-tegrità di un individuo.

Linfociti

I linfociti comprendono diverse sottopopolazioni con fenotipo diverso ediverse funzioni.

I linfociti B prendono il nome dall’organo degli uccelli, borsa di Fabrizio,in cui maturano. Nei mammiferi la maturazione avviene completamente nelmidollo osseo.

I linfociti B producono gli anticorpi, quindi sono responsabili dell’immu-nità umorale.

Riconoscono l’antigene attraverso un complesso recettoriale (BCR= B CellReceptor) in cui l’immunoglobulina di classe M (IgM) rappresenta la mole-cola che lega l’antigene.

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I linfociti T sono le cellule effettrici dell’immunità cellulare ed il loro nomederiva dal timo, l’organo in cui maturano. Svolgono funzioni di riconosci-mento dell’antigene, attivano la risposta immune e, nel caso delle reazionicellulo-mediate, esercitano funzioni citotossiche nei riguardi delle cellulebersaglio.

Si distinguono due sottopopolazioni: i linfociti T helper (TH) che coadiu-vano nelle diverse fasi della risposta immunitaria sia cellulare che umoraleproducendo linfochine ed i linfociti T citotossici (TC) che eliminano celluleinfettate da virus o alterate. Tutti i linfociti T presentano il recettore per l’an-tigene (TCR= T Cell Receptor) che li distingue ed un marcatore fenotipicocomune che è il CD3 che fa parte del complesso recettoriale. Inoltre, la sotto-popolazione Th esprime una proteina di superficie chiamata CD4, mentre lamaggior parte dei TC esprime il CD8.

Un’ulteriore popolazione linfocitaria è rappresentata dalle cellule NaturalKiller (NK), che esprimono recettori diversi dai linfociti T e B e svolgono fun-zioni di controllo nell’immunità innata specialmente contro cellule tumoralio virus. Esse sono cellule dotate di capacità citotossica innata, in assenza distimolazione.

I linfociti, come già accennato, producono una serie di fattori solubili, lelinfochine, che regolano lo sviluppo dei meccanismi effettori responsabilidell’eliminazione dell’antigene. Le prime linfochine prodotte consentonol’amplificazione del clone linfocitario mediante una stimolazione autocrinadella crescita. Il principale fattore di proliferazione per i linfociti T è l’inter-leuchina 2 (IL-2) che produce i suoi effetti mediante il legame con recettori adalta affinità.

Sulla base delle citochine prodotte, i linfociti Th sono stati suddivisi indue sottopopolazioni funzionalmente diverse. Le cellule T helper 1 (Th1)producono principalmente Interferone-g (IFN-γ) e IL-2 e promuovono l’atti-vazione dei macrofagi e lo sviluppo delle reazioni di ipersensibilità ritardata.Le cellule T helper 2 (Th2) rilasciano IL-4, IL-5 ed IL-10, coadiuvano nella sin-tesi delle altre classi di anticorpi, incluse le IgE e stimolano l’attività deglieosinofili e dei mastociti. IL-4 rappresenta il principale stimolo per la popo-lazione Th2. Esiste una regolazione reciproca tra le due sottopopolazioni Thin quanto lo sviluppo di una risposta Th1 comporta l’inibizione di quella Th2e viceversa ed i segnali negativi o positivi sono rappresentati dalle rispettivecitochine.

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Citochine

Le citochine sono fattori solubili prodotti, come già ricordato, dalle cellu-le immunocompetenti che agiscono come immunotrasmettitori, in quantotrasmettono segnali di crescita, di differenziazione e di attivazione ai diversitipi cellulari.

Mediante l’impiego delle tecniche del DNA ricombinante è stato recente-mente possibile clonare numerose citochine e studiarne l’attività biologica.

Per quanto riguarda la flogosi allergica possiamo citare le seguenti cito-chine:

Interleuchine (IL), di cui ricordiamo:

● IL-1: prodotta essenzialmente dai monociti/macrofagi, comprende duesubunità (IL-1α e IL-1β). Oltre ad indurre la proliferazione e la diffe-renziazione dei linfociti T e B, può attivare eosinofili, neutrofili e costi-tuisce probabilmente il principale mediatore della risposta flogistica difase acuta.

● IL-2: fattore di crescita per i linfociti T attivati; infatti nelle fasi acutedelle sindromi allergiche i linfociti T esprimono recettori per IL-2.Esalta la produzione di anticorpi, stimolando i linfociti T helper ed ilinfociti B.

● IL-4: prodotta dai linfociti Th2 ma anche dai mastociti/basofili e da cel-lule stromali del midollo osseo. Svolge numerosi effetti di carattere sti-molatorio sui linfociti B, sia a riposo che attivati, sui linfociti T e sullecellule mielo-monocitarie. E’ di fondamentale importanza nella rego-lazione della sintesi delle IgE.

● IL-5: elaborata dai linfociti T, è una glicoproteina che induce prolifera-zione ed attivazione degli eosinofili. Inoltre gli eosinofili stessi sono ingrado di secernere IL-5, che ne incrementa poi la sopravvivenza.

● IL-6: la sua produzione è indotta da IL-1, durante la risposta immune,in diversi elementi cellulari. Possiede molte attività biologiche analo-ghe a quelle dell’IL-1, infatti sembra che l’IL-6 nella flogosi sia ilmediatore di molte o forse di tutte le attività dell’IL-1.

● IL-10: elaborata dai linfociti Th2 e dai mastociti. E’ un cofattore di pro-liferazione dei mastociti, dei timociti immaturi ed inoltre stimola ilinfociti B.

Interferoni (IFN): sono divisi in tre classi, a seconda della loro origine:● α (dai monociti);

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● β (dai fibroblasti);

● γ (dai linfociti T).

Colony Stimulating Factors (CSFs): peptidi che incrementano la produ-zione, da parte del midollo osseo, di vari elementi cellulari.

Tumor Necrosis Factors (TNFs): prodotte essenzialmente dai monoci-t i / m a c rofagi, svolgono un ruolo fondamentale nella flogosi allerg i c a .Esistono due forme molecolari: TNF-α e TNF-β.

Fattori liberatori di istamina (HRFs): rilasciati dai linfocici T e B, daimacrofagi, dalle piastrine, dai neutrofili e dagli eosinofili.

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La reazione allergica

La prima esposizione ad un allergene causa una modesta reazione.Tuttavia, l’organismo riconosce la sostanza estranea con particolari celluledette APC o cellule che presentano l’antigene (es. macrofagi), attraverso unmeccanismo di restrizione genetica, cioè in associazione con antigeni di clas-se II del Complesso Maggiore di Istocompatibilità (MHC). La specificità del-l’identificazione è garantita dal fatto che le molecole MHC di classe II devo-no essere identiche tanto sulle APC che sui Th, mentre la varietà dei TCRdeve essere molto più ampia, in rapporto al numero di antigeni possibili. Inquesto modo gli allergeni vengono in contatto con i linfociti B i quali, ripro-ducendosi sotto l’induzione di diverse citochine prodotte dai T helper,danno origine alle plasmacellule. Queste ultime producono anticorpi (immu-noglobuline) leganti i mastociti. Questa fase viene detta di sensibilizzazionee la sua finalità è quella di fornire mastociti la cui parete esterna è completa-mente rivestita dagli anticorpi IgE. Questi iniziano a circolare nel sangue edalcuni di essi si localizzano nelle mucose, come quella nasale e bronchiale. Lemast-cellule sono così in grado di agire nel momento in cui il soggetto vienenuovamente a contatto con l’allergene. Quando ciò accade il legame tra l’al-lergene ed IgE determina il rilascio, tramite esocitosi, di diverse sostanze chi-miche chiamate mediatori (Figura 1).

Dopo la risposta immunologica primaria, i linfociti a lunga vita sonodepositari della memoria immunologica, in modo tale che ad una secondastimolazione con lo stesso antigene, daranno una risposta molto più rapidaed intensa di quella primaria, cioè dopo ogni nuovo contatto con l’allergenela reazione sarà sempre più veloce e più grave (2).

Nel caso di allergia, i pazienti si sensibilizzano a sostanze eterologhe(allergeni) innocue per i soggetti normali. In questi ultimi deve esservi unmeccanismo di “tolleranza immunitaria” verso gli allergeni, probabilmenteper mancanza di un segnale costimolatorio che impedisce l’attivazione deicloni T e l’avvio della risposta immune. La comparsa di una sensibilizzazio-ne e di una sindrome allergica è quindi dovuta allo scavalcamento (by-pass)di questo meccanismo di sorveglianza.

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Le fasi della reazione allergica

I vari mediatori chimici originati dalle cellule attivate manifestano la loroazione in tempi diversi ed è quindi possibile distinguere una fase pronta oimmediata (in cui prevalgono le reazioni vascolari ed il richiamo chemiotat-tico) da una fase tardiva in cui sono più evidenti l’azione contratturante sullamuscolatura e l’instaurarsi di flogosi tissutale (Figura 2).

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Figura 1. La reazione allergica. Corsico R., D’Amato G., Fringuelli G.: Lepiante come fonte di allergia, Rhone Poulenc Rorer, 1999.

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Classificazione di Gell e Coombs

- Reazioni IgE-mediate (di tipo I), dovute ad anticorpi IgE che si fissanoai recettori specifici di vari elementi cellulari, soprattutto dei mastociti e deibasofili. L’incontro tra le IgE Specifiche ed il relativo allergene provoca atti-vazione mastocitaria, degranulazione e liberazione di mediatori chimici.

- Reazioni non IgE-mediate, che possono essere:

● Reazioni di tipo simil-reaginico, con meccanismo analogo a quello dellereazioni IgE-mediate.

● Reazioni citolitiche o citotossiche (di tipo II), in cui gli anticorpi (esclu-se le IgE) reagiscono con antigeni presenti sulla superficie cellulare,con effetto citolesivo dovuto all’azione del complemento (23).

Le reazioni di tipo II sono responsabili delle immunocitopenie da far-maci.

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Figura 2. Fasi della reazione allergica. Corsico R., D’Amato G., Fringuelli G.:Le piante come fonte di allergia, Rhone Poulenc Rorer, 1999.

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● Reazioni da immunocomplessi (di tipo III), in cui l’azione lesiva,mediata dal complemento, è dovuta alla formazione di immunocom-plessi circolanti costituiti dall’insieme antigene/immunoglobulina,che si depositano soprattutto nei piccoli vasi ed intorno ad essi. Questimicroprecipitati danno luogo a vasculiti, ad alveoliti, a malattia dasiero ed a sindromi da sensibilizzazione a farmaci ed alimenti (33).

● Reazioni cellulo-mediate (di tipo IV), prodotte dall’azione dei linfocitiTDH (Delayed Hypersensitivity), che sono in grado di reagire specifi-camente con l’allergene mediante la liberazione di sostanze solubili adattività citolesiva.

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IgE

Come detto in precedenza, nel 1967 l’OMS ha sancito ufficialmente la sco-perta di una nuova classe immunoglobulinica: IgE, la cui caratteristicaimmunobiologica è quella di fissarsi ai mastociti ed ai basofili, che sono lecellule dotate di recettori ad alta affinità per le IgE.

Le IgE sono presenti, sia pure a bassi livelli, in tutti gli individui svolgen-do anche un importante ruolo nei meccanismi di difesa contro i parassiti.

Nei soggetti allergici si verifica un’elevata e persistente produzione di IgEche si dirigono specificamente verso un determinato allergene (IgESpecifiche).

Pertanto, i livelli di IgE Specifiche presenti nel siero, sono utili per la dif-ferenziazione tra Pazienti allergici e non allergici.

Sono presenti anche IgE specifiche mucosali che, a differenza di quellesieriche, aumentano molto precocemente dopo esposizione all’allergene spe-cifico, ad esempio all’inizio della stagione pollinica nei soggetti affetti da pol-linosi.

La produzione di IgE è controllata dai linfociti T classe-specifici ed anti-gene-specifici mediante fattori solubili prodotti dagli stessi linfociti T, anchein collaborazione con i macrofagi. Negli atopici è stata supposta l’esistenza diun deficit dei linfociti T soppressori IgE-specifici.

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Mediatori chimici

Nel corso delle reazioni IgE mediate vengono liberati mediatori chimicimastocitari, capaci di indurre conseguenze immediate oppure a lungo termi-ne sugli organi bersaglio. Le sostanza liberate direttamente dai mastocitisono dette mediatori primari e possono essere distinte in: mediatori granulo-associati e membrano-derivati.

Tra i mediatori granulo-associati il più noto e studiato è l’istamina. Essa sitrova all’interno dei granuli dei mastociti sotto forma di complessi eparina-peptide basico a basso peso molecolare. E’ un’ammina primaria sintetizzataa partire dall’istidina, nell’Apparato di Golgi, dal quale viene trasportata nelgranulo del mastocita. L’istamina può essere secreta sia dai mastociti, nellarisposta immediata, che dai basofili, in quella tardiva.

L’istamina è la sostanza responsabile della caratteristica reazione allergi-ca: vasodilatazione, aumento della permeabilità dei vasi (arrossamento dellacute), pomfo (rilievo cutaneo arrossato), reazione pruriginosa. La liberazionedi grandi quantità di istamina può indurre shock anafilattico (caduta dellapressione, pallore, tachicardia, sudorazione, angioedema delle vie aree supe-riori, difficoltà a respirare, collasso circolatorio, morte).

Negli individui allergici esiste una correlazione tra la gravità dei sintomiclinici ed il rilascio di istamina. L’istamina può liberarsi anche dalle piastri-ne: infatti la reazione tra antigene ed anticorpo provoca il rilascio di un fat-tore piastrino-attivante (PAF), che a sua volta induce la sua liberazione.

Esistono anche mediatori chimici detti secondari (es. prostaglandine eleucotrieni), in quanto sono rilasciati in seguito all’azione dei mediatori pri-mari su vari elementi cellulari o su sistemi biologici.

Le prostaglandine (PG) costituiscono una famiglia di acidi grassi a 20atomi di carbonio sintetizzate, negli organismi viventi, a partire dall’acidoarachidonico, che, sintetizzato dai fosfolipidi di membrana in seguito all’at-tivazione della mast-cellula, imboccando la via ciclossigenasica, determina laproduzione di prostaglandine.

I leucotrieni costituiscono un gruppo di acidi grassi sintetizzati, negliorganismi viventi, dall’ingresso dell’acido arachidonico nella via lipossige-nasica (Figura 3).

E’ stato dimostrato, inoltre, che alcune linee mastocitarie sono in grado diprodurre citochine.

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Mastociti e basofili

I mastociti ed i basofili costituiscono gli unici elementi cellulari dotati direcettori ad alta affinità per le IgE (23). Inoltre sulla loro membrana sono pre-senti recettori per l’adenosina, per l’acetilcolina, per i peptici, per l’istamina,per la noradrenalina e per le prostaglandine (gli ultimi tre con funzione ini-bitoria sull’attivazione mastocitaria e sulla successiva degranulazione).

Recentemente è stato dimostrato che queste due cellule hanno sulla loromembrana un ligando (CD40), fondamentale per la sintesi delle IgE.

I mastociti sono diffusamente presenti nelle mucose e nei tessuti connet-tivi, soprattutto negli apparati che vengono più a contatto con l’ambienteesterno (cute, tratto gastro-intestinale, apparato respiratorio).

Nell’uomo si sono identificate due diverse sottopopolazioni mastocitarie:

1. T-mastociti, contenenti tritasi, prevalentemente mucosali.

2. TC-mastociti, contenenti tritasi e chimasi, prevalentemente connetti-

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Figura 3. Sintesi dei mediatori chimici a partire dall’acido arachidonico.Corsico R., D’Amato G., Fringuelli G.: Le piante come fonte di allergia,Rhone Poulenc Rorer, 1999.

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vali, che costituiscono la maggior parte dei mastociti presenti nella cute enella sottomucosa intestinale.

I basofili sono presenti in circolo in concentrazioni di 20-45/mm3.Come per i mastociti, anche per i basofili si possono distinguere due sot-

topopolazioni, differenziabili morfologicamente in base alla densità delleparticelle dei granuli.

I basofili sembrano produrre solo istamina, leucotriene C4, alcune idrola-si lisosomiche, proteoglicani e, forse, un enzima simil-callicreinico. A diffe-renza dei mastociti, i basofili non producono PGD2, trombossano A2, acido4-idrossieicosatetraenoico, PAF/AGEPC, fattori chemiotattici.

Attivazione dei mastociti e dei basofili

Il momento iniziale dell’attivazione mastocitaria, nel caso delle immuno-reazioni IgE-mediate, risulta costituito dal legame di allergeni con due mole-cole contigue di IgE, fissate con il frammento Fc ai recettori mastocitari.L’interazione allergene-IgE Specifiche induce aggregazione dei recettori perle IgE e modificazioni allosteriche sulla molecola delle IgE, con esposizionedi una “struttura effettrice”, che rappresenta una stimolo idoneo a produrrela degranulazione mastocitaria.

L’aggregazione dei recettori ad alta affinità per le IgE è essenziale perindurre l’attivazione dei mastociti (o dei basofili) e la conseguente degranu-lazione, con successiva liberazione di mediatori.

I basofili sono più facilmente attivabili e la loro attivazione può avvenireattraverso molteplici meccanismi IgE- e non IgE-mediati.

Recentemente sono stati identificati nuovi stimoli in grado di attivare ibasofili ed i mastociti umani con un meccanismo immunologico di tipo“superallergenico”. In tal senso è stata identificata una proteina endogena(Fv), alcune proteine batteriche ed una glicoproteina virale che hanno lacapacità di interagire con elevata affinità con le IgE umane adese alle cellule.

La proteina Fv è sintetizzata dal fegato e la sua sintesi è stimolata dalvirus dell’Epatite virale; essa è il più potente stimolo IgE-mediato dei basofi-li in quanto induce la secrezione di istamina, la sintesi di leucotrieni ed inter-leuchine, comportandosi come un superallergene immunoglobulinico ingrado di attivare le cellule umane. Anche una proteina dello Staphylococcusaureus ed una glicoproteina virale attivano i basofili umani con analoghemodalità ed inducono in tal modo sia la secrezione di mediatori preformatiche la sintesi ex novo di altri mediatori.

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Non si può escludere, pertanto, l’ipotesi che l’aumento delle IgE sierichee le manifestazioni allergiche che si verificano o si riacutizzano in corso dialcune infezioni batteriche o virali possano essere attribuite almeno in partea tale meccanismo superallergenico (26).

Eosinofili

Gli eosinofili rappresentano una varietà di globuli bianchi caratterizzatida un citoplasma con granulazioni di colore arancio e da un nucleo formatoda due grossi lobi. Nei soggetti allergici è costante il riscontro di una ipereo-sinofilia, cioè un aumento del numero dei eosinofili circolanti. Si tratta di unfenomeno determinato da due vie, che non si escludono in modo reciproco.Nella prima via, le mast-cellule, oltre a liberare mediatori dell’infiammazio-ne, generano citochine pro-infiammatorie che, agendo sulle cellule epitelialirespiratorie, inducono la produzione di citochine, le cui cellule bersagliosono gli eosinofili. Nella seconda via, l’allergene è presentato, tramite le APC,ai linfociti Th2, che, in contrasto con le mast-cellule, sono indispensabili perl’incremento degli eosinofili mediante la produzione di IL-5.

Gli eosinofili sono considerati come marker di persistenza della flogosiallergica, anche in assenza di sintomi clinici, per la loro capacità di rilasciare,dopo attivazione, altri fattori infiammatori tra cui la Proteina Cationica degliEosinofili (ECP), che è di natura alcalina ed è liberata dai granuli secondari(2). L’ECP è costituita da due sub-componenti: ECP-1 ed ECP-2; si può deter-minare a livello sierico ed in altri liquidi biologici.

E’ stato dimostrato che la Proteina Cationica degli Eosinofili sierica inpazienti affetti da orticaria cronica idiopatica è significativamente aumentatarispetto ai controlli sani. La ECP può essere considerata fra le sostanzeresponsabili delle lesioni epiteliali nelle sedi di flogosi allergica.

Neutrofili

Non è stato ancora completamente definito un preciso ruolo di questigranulociti. Essi svolgono essenzialmente azione citotossica ed istiolesiva inragione di diversi mediatori contenuti nei loro granuli primari, che vengonorilasciati in seguito alla loro attivazione. Tra questi l’elastasi e la mieloperos-sidasi.

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I neutrofili richiamati ed attivati sono coinvolti in varia misura nei pro-cessi iniziali dell’attivazione mastocitaria che portano alla produzione deiderivati dell’acido arachidonico (prostaglandine, leucotrieni…), alla libera-zione di radicali liberi dell’ossigeno e di enzimi lisosomiali.

Piastrine

Le piastrine svolgono un ruolo di primissimo piano nella flogosi allergicaessendo responsabili del rilascio di numerosi mediatori ed interagendo invaria misura con i flogociti. Gli atopici esprimono sulle piastrine un numerodi recettori superiore al normale. L’attivazione piastrinica può avvenire adopera delle IgE o per effetto di mediatori diversi. Una volta attivate rilascia-no a loro volta numerose sostanze di grande importanza nella dinamica dellaflogosi (serotonina, PGE2, trombossano A2, …). Le piastrine svolgono inoltreattività chemiotattica nei confronti di fibroblasti, monociti e neutrofili,aumentando, in questi ultimi, la tossicità (33).

Cellule epiteliali

Le cellule epiteliali delle mucose respiratorie partecipano al divenire deglieventi flogistici, amplificandoli in seguito alle lesioni subite ad opera dellemolecole attive liberate dai flogociti. Tali lesioni delle cellule epiteliali indu-cono probabilmente la liberazione di metaboliti della lipossigenazione del-l’acido arachidonico, che facilitano il rilascio di varie molecole attive. Le cel-lule endoteliali, inoltre, al pari dei fibroblasti, possono subire l’azione delTGF-b, del TNF-a e dell’IL-1 prodotte dai macrofagi attivati ed esprimeremaggiormente le molecole di adesione che favoriscono la chemiotassi e ladiapedesi degli eosinofili (33).

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Reazioni di cross-reattività tra sostanze

Sostanze diverse, aventi un determinante antigenico comune, possonoprovocare sensibilizzazioni e reazioni crociate. Ad esempio, un soggettoallergico ad una sostanza che contiene un epitopo, è potenzialmente allergi-co ad altre sostanze che contengono lo stesso determinante.

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Classificazione degli allergeni

Gli allergeni possono essere classificati in maniera diversa a seconda:

● della loro origine: vegetale, animale...;

● della continuità di esposizione: permanenti (Acari, forfora di animalidomestici…), stagionali (pollini)...;

● della loro natura chimica.

L’esposizione del soggetto avviene con la seguenti quattro modalità (23):

1. Allergeni da inalazione : pollini, Dermatofagoidi ed altri parassiti pre-senti nelle polveri ambientali, derivati di origine animale (forfora, peli...),spore fungine...; più raramente anche alcuni farmaci possono raggiungerel’organismo per via inalatoria, ad esempio per somministrazione per viaaerosolica.

Gli allergeni da inalazione danno luogo, nella grandissima maggioranzadei casi, a manifestazioni cliniche a carico delle vie respiratorie (soprattuttorinite allergica ed asma bronchiale), che costituiscono almeno i 2/3 di tutte lesindromi allergiche, mentre più raramente producono manifestazioni a cari-co di altri organi o apparati.

2. Allergeni da ingestione: alimenti di origine animale o vegetale, sostan-ze chimiche diverse e farmaci.

Gli alimenti provocano più frequentemente manifestazioni a carico dellacute e delle mucose (sindrome orticaria-angioedema...), ma possono darluogo a sindromi orali, gastro-intestinali, respiratorie o a carico di altri orga-ni o apparati.

Analogamente i farmaci, oltre a condizioni morbose sistemiche (shockallergico), possono dar luogo alle manifestazioni cliniche più varie, soprat-tutto cutanee (eruzioni pomfoidi, eritematose, papulose o papulo vescicolo-se...), respiratorie (sindromi bronco-asmatiche, rinite allergica...) ed ematolo-giche (immunocitopenie).

3. Allergeni da iniezione o da puntura: farmaci e veleni di insetti.Le manifestazioni allergiche determinate dalla somministrazione paren-

terale di farmaci non differiscono, in linea di massima, da quelle prodottedalla somministrazione per via orale, eccetto che per la maggior gravità e perla rapidità di comparsa della sintomatologia.

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I veleni di insetti, soprattutto di Imenotteri (api, vespe, calabroni), posso-no dar luogo a reazioni locali e generali, anche a tipo di shock, dovute a sen-sibilizzazione a varie sostanze allergeniche presenti nei veleni stessi; ciò siverifica, in particolare, in soggetti esposti per motivi professionali (apicolto-ri, agricoltori) a ripetute punture di tali insetti.

4. Allergeni da contatto: sostanze chimiche diverse, cosmetici, farmaciper uso topico, sostanze di origine vegetale...

Le manifestazioni cliniche sono a carico della cute e consistono soprattut-to in dermatiti da contatto.

Pollini

Il termine polline, introdotto da Linneo con il significato di polvere fine,indica il complesso dei granuli pollinici o microspore prodotte dalle anteredelle piante a semi o Spermatofite. Rappresentano gli elementi maschili(gametofiti maschili) cui è demandato il compito di fecondare gli ovuli omo-specifici delle piante superiori.

Le dimensioni dei pollini variano, a seconda delle specie di piante, da unminimo di 5 µ ad un massimo di 200 µ.

I pollini che possono determinare allergia sono quelli anemofili cioè quel-li che sfruttano il vento per fecondare altre piante e che quindi si differenzia-no da quelli entomofili che sfruttano gli insetti. La dispersione anemofila deipollini, che rappresenta il più antico metodo presente in natura per garanti-re l’impollinazione, costituisce una strategia riproduttiva più dispendiosarispetto a quella utilizzata da piante che affidano i granuli pollinici ad altrivettori come uccelli, acqua e soprattutto insetti (impollinazione entomofila).

Nelle piante ad impollinazione anemofila può succedere che siano solopochi i granuli pollinici, tra le molte migliaia affidate al vento, in grado diraggiungere l’organo femminile di un’altra pianta della stessa specie. Lamaggior parte, invece, si deposita su superfici cosiddette non ricettive ai finidella riproduzione. Tra queste ci sono le mucose congiuntivali o quelle dellevie aeree di persone che vivono nelle zone dove diffondono le nubi pollini-che.

E’ stata dimostrata la natura proteica o glicoproteica degli allergeni polli-nici, che sono contenuti nello strato interno (intina o endina) dei granuli, dacui fuoriescono tramite alcuni pori situati sulla loro superficie. Nell’intina deigranuli pollinici sono contenuti anche alcuni enzimi che facilitano la pene-trazione degli allergeni attraverso le mucose, favorendo così la sensibilizza-zione.

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I pollini costituiscono aerosol biologici ed il loro involucro protettivo lipi-dico e polisaccaridico, quando raggiunge le mucose, viene dissolto dall’ac-qua e dagli enzimi delle secrezioni mucose, mentre vengono liberate le fra-zioni proteiche o glicoproteiche dotate di potere allergenico.

Le sostanze proteiche dei pollini possiedono uno spiccato potere antige-nico anche in virtù del loro ruolo nel complesso mondo vegetale. Infatti, perevitare il rischio di fecondazioni incompatibili, esiste nel mondo vegetale uncodice genetico, per cui i pollini contengono speciali marker che vengonoriconosciuti ed accettati soltanto da elementi di riconoscimento dei pistillispecie-specifici e, viceversa, rigettati dagli altri.

I pollini liberano il loro contenuto nelle prime vie aeree, subito dopo ilprimo impatto con le mucose rino-faringee. A causa delle loro dimensionisolo pochi pollini sono in grado di depositarsi nelle medie vie aeree, tuttavia,è stato dimostrato che componenti allergeniche polliniche si ritrovano inmicroparticolati atmosferici, paucimicrotici o submicrotici, la qual cosa puòconsentire la loro deposizione nelle piccole vie aeree. Inoltre, i granuli polli-nici si dissolvono per cause osmotiche; ciascun granulo di molte famiglie dipollini libera varie centinaia di amidoplasti, cioè di granuli amidacei dotatidi notevole allergenicità, di diametro inferiore a 3 µ, che possono facilmentepenetrare nelle vie aeree distali.

I pollini, per essere in grado di sensibilizzare un soggetto a produrre pol-linosi, debbono avere le seguenti proprietà:

1. Contenere componenti specifici atti a sensibilizzare

2. Appartenere a piante anemofile

3. Essere prodotti in grande quantità.

4. Essere molto leggeri, onde poter essere trasportati a grande distanzadal vento

5. Appartenere a piante di larga diffusione.

La dispersione dei pollini è facilitata dalla siccità e dal vento, mentre èridotta dalle precipitazioni atmosferiche.

Pollinosi

La pollinosi è l’insieme dei sintomi indotti da una reazione allergica cau-sata dai pollini delle piante anemofile.

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I sintomi possono essere:

o Oculari (congiuntivite).

o Respiratori (rinite ed asma).

o Cutanei/Mucosi (orticaria, eczema, angioedema…).

Nella stagione dei pollini si susseguono le fioriture di diversi tipi di pian-te in periodi abbastanza ben delimitati. E’ molto importante per l’Allergologosapere in quale periodo sono comparsi i sintomi per poterli collegare, visti irisultati delle prove allergologiche cutanee, con una singola pianta.

Anche se la sintomatologia della pollinosi venne già segnalata daIppocrate nel V secolo A.C. e da Galeno nel II secolo, il primo ad identificaregli agenti eziologici con i pollini fu Charles Blackley (1873).

Si è calcolato che in Italia almeno il 5% della popolazione presenti mani-festazioni cliniche di pollinosi; negli Stati Uniti ed in altre Nazioni Europeela frequenza risulta anche superiore.

La pollinosi inizia più frequentemente nel secondo o nel terzo decennio divita, più di rado nell’infanzia o in età più avanzata.

Numerosi studi hanno dimostrato che soggetti con anamnesi familiarepositiva per pollinosi presentano un rischio nettamente più elevato di anda-re incontro a manifestazioni cliniche della sindrome.

E’ stato recentemente osservato che nei pollinosici esiste un effetto dipotenziamento delle reazioni allergiche respiratorie attribuibile a componen-ti dell’inquinamento atmosferico, rappresentati sia da materiale particolatoche da composti gassosi.

Prevalenza delle pollinosi in Italia:

● Graminaceae 65%

● Urticaceae (Paritaria) 37%

● Oleaceae (Olivo) 16%

● Cupressaceae 15-30%

● Betulaceae – Corylaceae 14%

● Compositae 13%

La monosensibilizzazione (circa 30%) è prevalente per Graminaceae eParietaria; la polisensibilizzazione (circa 70%) è prevalente, in genere, perGraminaceae e Parietaria associate o meno a pollini di piante erbacee o arbo-ree (Amarantaceae…) (25).

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Tenendo conto della stagionalità dei pollini si possono distinguere:

● Pollinosi pre-primaverili

● Pollinosi primaverili-estive

● Pollinosi estivo-autunnali.

Pollinosi pre-primaverili

Partecipano alle pollinosi del periodo pre-primaverile, i pollini dellepiante appartenenti alla famiglia delle Cupressaceae. Questi pollini, partico-larmente nelle zone della Riviera Ligure e dell’Italia centrale, si rendonoresponsabili di manifestazioni allergiche che, a causa della loro precocità sta-gionale, sono spesso misconosciute.

Proprio in questi ultimi anni sono aumentate le segnalazioni, nell’areamediterranea, di una particolare forma di “pollinosi invernale”, un’allergo-patia respiratoria da Cupressaceae e generi correlati (Taxodiaceae) (1).

La sintomatologia allergica della pollinosi da Cipressi riguarda frequen-temente le vie bronchiali ma la sintomatologia congiuntivale è spesso la piùintensa e duratura. In Italia la cutipositività al Cipresso sarebbe riscontrabilenel 10% dei soggetti cutipositivi, ma la prevalenza presenta una variabilitàcorrelata all’area geografica esaminata. Si ritiene che l’incremento dell’inci-denza di questa patologia allergica sia dovuto in gran parte al crescente uti-lizzo di piante della famiglia delle Cupressaceae e generi correlati a scopoornamentale ed anche all’inquinamento ambientale.

Il Nocciolo (Corylaceae) fiorisce prima della comparsa delle foglie, in unperiodo che va da Dicembre a Marzo e la sintomatologia dovuta a questiallergeni è in genere precoce, ma tende a perdurare nel tempo a causa dellacross-reattività con pollini di Ontano e Betulla (Betulaceae), piante che spes-so sono caratterizzate dalla stessa distribuzione geografica e la cui fioriturapuò protrarsi sino a Maggio.

La stagione di pollinazione degli Ontani è tra le più precoci: nelle zonegeografiche caratterizzate da inverni più miti, i pollini sono già riscontrabilinei mesi di Dicembre. La fioritura si protrae per un periodo ampio che ingenere comprende i mesi da Febbraio ad Aprile ed è caratterizzata dalla libe-razione di una quantità elevatissima di pollini che sono trasportati a grandedistanza dal vento.

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Una gran parte dei casi di pollinosi riscontrati nel Nord Europa è soste-nuta da sensibilizzazione ai pollini di Betulla. La fioritura si verifica nelperiodo compreso fra Marzo e Maggio. In Italia le segnalazioni di sensibiliz-zazione a pollini di Betulla interessano soprattutto le regioni settentrionali(circa il 35% dei soggetti con sensibilizzazione ai pollini). L’allergia allaBetulla è in genere responsabile di manifestazioni a carico delle alte e bassevie respiratorie, ma la comparsa dell’asma sarebbe successiva alla rinite (15).

Pollinosi primaverili-estive

Nel periodo primaverile-estivo, tra i pollini di maggiore interesse allergo-logico vi sono quelli delle Graminaceae, che in Italia rappresentano la più dif-fusa causa di pollinosi, anche se non raggiungono i valori riscontrabili inFrancia ed in Olanda, ove la sensibilizzazione a pollini di Graminaceae siverifica in circa l’80% dei soggetti con sensibilizzazioni a pollini.

In Italia la stagione di fioritura può estendersi da Aprile sino a Settembre,con valori più elevati di concentrazione pollinica nell’aria tra Aprile eGiugno. In genere, nelle zone di pianura il periodo di maggior fioritura ha uninizio di poco consecutivo alla fine delle piogge primaverili, quindi corri-spondente alla fine di Aprile o inizio di Maggio; invece nelle zone montane enei Paesi del Nord Europa, oltre che in Gran Bretagna, la stagione della pol-linazione è più tardiva. Normalmente la stagione della pollinazione si esau-risce nel corso del mese di Giugno, ma quando si hanno ripetute alternanzedi periodi di pioggia e di sole, possono verificarsi fioriture ripetute che, pro-lungando la stagione di emissione dei pollini, determinano un prolunga-mento della sintomatologia allergica che risulta caratterizzata anche da fasidi diversa intensità.

Quasi tutti i pollini di Graminaceae presentano un’elevata cross-reattivitàfra di loro e l’esordio della sintomatologia interessa soprattutto le congiunti-ve e la mucosa nasale, mentre solo nel 20-30% dei casi si ha poi un’estensio-ne significativa alle vie bronchiali.

La stagione di pollinazione dell’Olivo (Oleaceae) interessa i mesi diMaggio e Giugno, ma il picco di concentrazione aerea dei pollini è in generepiuttosto breve. La sintomatologia spesso insorge, in soggetti con preesisten-te sensibilizzazione ad altri tipi di pollini, anche dopo periodi di esposizionerelativamente brevi; interessa sia le congiuntive che la mucosa delle primevie aeree, ma in circa la metà dei casi si ha anche asma bronchiale, che puòtalora rappresentare il sintomo di esordio della manifestazone allergica.Anche altre Oleaceae (Frassino e Ligustro), sono causa di sensibilizzazione,soprattutto per l’esistenza di reattività crociata tra gli antigeni delle diversepiante di questa famiglia.

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Tra le Urticaceae, la Parietaria può essere, insieme all’olivo, consideratatipicamente rappresentativa delle aree a clima mediterraneo. Nelle regionimeridionali le concentrazioni polliniche registrano due momenti stagionalidiversi: il primo di questi si verifica in genere nel corso del mese di Marzo; ilsecondo periodo è più prolungato e si protrae sino ai mesi autunnali, ma ècaratterizzato da concentrazioni polliniche più elevate. Nell’Italia settentrio-nale la stagione di pollinazione è più tardiva e breve in quanto si esauriscecol finire del mese di Settembre.

E’ da notare che negli ultimi anni le concentrazioni dei pollini riscontratenella Pianura Padana sono risultate a volte anche superiori a quelle delle areemeridionali, verosimilmente a causa della ridotta ventilazione di tale area neimesi estivi.

Le manifestazioni allergiche causate dai pollini di Paritaria si estendonoanche alle vie bronchiali e, nei soggetti con monosensibilizzazione a questipollini, la sintomatologia asmatica è rilevabile in più del 50% dei soggetti (15).

Pollinosi estive-autunnali

Tra le piante di maggiore interesse allergologico del periodo estivo-autun-nale vi sono l’Artemisia e l’Ambrosia, appartenenti alla famiglia delleCompositae. La stagione di fioritura interessa i mesi della tarda estate neiPaesi del Nord Europa, mentre nei Paesi più soleggiati, come l’Italia, avvie-ne più tardivamente, fino ad interessare i mesi di Settembre e Ottobre.

L’Ambrosia si è insediata in Italia in epoca relativamente recente, ma hatrovato subito facile diffusione, grazie alla sua adattabilità a situazioniambientali anche difficili. Ogni pianta è in grado di produrre milioni di gra-nuli pollinici, di 20-25 mm di diametro, facilmente trasportabili ad elevatadistanza.

La pollinosi estivo-autunnale che interessa l’Italia si verifica particolar-mente nell’area Nord-Ovest e nell’area Nord-Est (15).

Trattamento della pollinosi

La terapia è solitamente a lungo termine e necessita di più farmaci.I farmaci usati sono:● Decongestionanti nasali

● Antistaminici topici e sistemici

● Corticosteroidi topici e sistemici

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● Cromoni

● Ipatropium bromuro

● Beta stimolanti

● Anti leucotrieni

● Vaccino terapia antiallergica.

La terapia deve essere rapportata all’andamento dei sintomi (intermitten-te, persistente, lieve, moderata, severa), alla collaborazione ed all’aderenzadell’interessato (25).

Acari

Gli Acari della polvere appartengono alla specie A r t ropodi, classeArachnida, ordine Acari, subordine Acaridae. Le Acaridae vengono ulterior-mente suddivise in tre famiglie maggiori, una associata alla scabbia e le altredue all’asma (Tabella 1) (23).

Tra gli Acari che causano asma, Dermatophagoides pteronyssinus, Dermato -phagoides farinae e Dermatophagoides microceras sono i più potenti. Questi“Acari maggiori”, così detti per la loro notevole importanza in Allergologia,si adattano molto bene alla vita nelle nostre case, dimorando essenzialmentenel letto e si nutrono delle scaglie di pelle umana perse con la fisiologicadesquamazione, di micofiti e di residui alimentari. Gli Acari ricavano i liqui-di dall’aria per cui il tasso di umidità nell’atmosfera è fondamentale per illoro proliferare. L’habitat ideale è dato da una umidità intorno all’80% ed unatemperatura di 25 °C. Nelle aeree montane oltre i 1400 metri di quota la loropresenza è più sporadica, probabilmente per effetto della riduzione dell’u-midità e della temperatura. Hanno dimensioni intorno agli 0,3 mm e le lorofeci intorno ai 20 millesimi di millimetro e sono quindi adatte ad essere ina-late in profondità nel naso e nei polmoni.

Gli Acari hanno una vita media di 2-4 mesi; durante questo periodohanno uno o due accoppiamenti, dopo i quali la femmina depone complessi-vamente 20-50 uova. Lo sviluppo numerico dei Dermatofagoidi nelle polve-ri domestiche risente notevolmente dei fattori ambientali e climatici, per cuisi possono trovare da 100 a 1000 e più acari/g di polvere.

Vi sono, inoltre, moltissime specie di “Acari minori”, molti detti “Acaridelle derrate”, alcune delle quali sono dotate di attività allergenica.

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Di questi i più importanti dal punto di vista allergologico sono Acarus siro(il cui habitat preferenziale è rappresentato da farine, cereali e formaggi),Lepidoglyphus destructor (che si trova soprattutto nei salumi, nel fieno e neicereali), Tyrophagus putrescentiae (presente, in particolare, nei prosciutti, neiformaggi, nelle coltivazioni di funghi, nel grano e nella farine), Glycyphagusdomesticus (presente nei prodotti dolciari, nei formaggi, nel grano e nelle fari-ne) e Gohieria fusca (presente in vari cereali).

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FAMIGLIA GENERE SPECIE

Pyroglyphidae Dermatophagoides pteronyssinusfarinae

microceras

Euroglyphus mayneilongior

Acaridae Tyrophagus putrescentiaelongior

Acarus sirofarris

Tyroborus lini

Tyreophagus entomophagus

Glycyphagidae Glycyphagus domesticusprivatusornatus

Lepidoglyphus destructor

Blomia kulaginithori

Carpoglyphidae Carpoglyphus lactis

Chortoglyphidae Chortoglyphus arcuatus

Labidophoridae Gohiera fusca

Tabella 1. Acari più frequentemente responsabili di sindromi allergiche.

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Alcuni degli allergeni degli Acari sono costituiti da enzimi proteolitici,che facilitano la permeabilità della mucosa. La loro capacità di alterare enzi-maticamente l’architettura cellulare, di liberare citochine pro-infiammatorie edi stimolare la produzione di IgE è stata dimostrata da studi condotti su pre-parati bronchiali in coltura.

Due allergeni “maggiori” sono stati identificati per il Dermatophagoidespteronyssinus: l’allergene Der pI (glicoproteina contenuta per oltre l’80% nellefeci degli Acari) e l’allergene Der pII (contenuto nelle feci, nella cuticola, nelleghiandole sessuali e nelle secrezioni spermatiche e vaginali); per ilDermatophagoides farinae sono stati isolati gli allergeni Der fI (di origine feca-le) e Der fII (nel corpo e nelle feci).

L’Argas reflexus (zecca del piccione), di cui è stato dimostrato un elevatopotere allergenico, è responsabile di alcuni casi di shock allergico in soggettipunti ripetutamente da questi Artropodi, che hanno una straordinaria capa-cità di sopravvivenza e che sono sempre più diffusi, anche nell’ambientedomestico, a causa dell’aumento del numero di piccioni nelle città e dellaloro tendenza a nidificare nei sottotetti (23).

Derivati animali

Gli animali domestici sono oggi tra le principali cause di reazioni allergi-che e perché si scateni l’allergia non è necessaria la presenza dell’animale;infatti gli allergeni sono presenti nell’aria, nella polvere di casa e, nel caso delgatto, anche dopo molto tempo dall’allontanamento dell’animale.

Negli ultimi anni numerosi studi sono stati compiuti per la caratterizza-zione degli allergeni di origine animale; in alcuni casi sono state rilevate, inparticolare per gli animali domestici, differenze antigeniche in rapporto allarazza (23).

Dal punto di vista clinico, sono notevolmente frequenti i casi di allergo-patie respiratorie di ipersensibilità ad allergeni di origine felina. Il principaleallergene del gatto (Fel dI), che negli anni precedenti si era ritenuto prodottoessenzialmente dalle ghiandole salivari, viene prodotto, invece, dalle cellulesebacee e, in grado minore, dalle cellule epiteliali squamose basali e si accu-mula soprattutto sulla superficie dell’epidermide, nella forfora e nei peli (14).Concentrazioni estremamente elevate di Fel dI si possono ritrovare inambienti in cui vi sia la presenza di uno o più di tali animali domestici; ciòspiega l’insorgenza di manifestazioni cliniche improvvise e gravi in soggettispecificamente sensibili, quando entrino in uno di questi ambienti.

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L’allergene del gatto è legato a particelle molto piccole, di 2-5 µ, in gradodi disperdersi rapidamente nell’aria e di rimanere sospese per molte ore,soprattutto in ambienti con scarso ricambio d’aria. Questo allergene, inoltre,tende ad accumularsi in particolare nei materiali tessili di arredamentoambientale (tappeti, divani, poltrone, tappezzerie, tende, etc.), da cui, comedetto, scompare molto lentamente anche dopo l’allontanamento dell’anima-le. Il Fel dI presenta una parziale cross-reattività con antigeni di felini supe-riori (leone, tigre, giaguaro, leopardo…).

Per quanto riguarda il cane, la frequenza di sensibilizzazioni varia aseconda delle razze canine. Il principale allergene del cane (Can fI), ottenutodal pelo e dalla forfora, presenta una discreta cross-reattività con i determi-nanti antigenici di altri canidi (lupo, sciacallo…).

Sensibilizzazioni alla forfora di cavallo e coniglio si riscontrano quasiesclusivamente in soggetti esposti per motivi professionali (veterinari, alle-vatori…).

Vi sono numerose segnalazioni sull’importanza allergenica dei derivatidello scarafaggio, praticamente endemico in tutte le abitazioni delle regionicalde, soprattutto a scarso livello igienico.

Non rari sono, inoltre, i casi di allergopatie respiratorie di allergeni diInsetti: derivati delle farfalle, delle locuste, di larve di insetti, etc.Particolarmente importante è l’allergenicità delle larve di un Coleottero(Tenebrio molitor), presente nei granai e nelle farine, che vengono usate daipescatori come esca (14).

Miceti

I Miceti fanno parte del regno dei Funghi, sono molto adattabili e posso-no crescere ovunque vi siano ossigeno ed umidità sufficienti. Sono formati daun lungo filamento che cresce sulla superficie di materiali organici quali iresidui vegetali in decomposizione, la frutta ed il formaggio marcescenti(Tabella 2) (23).

I Miceti possono parassitare molti vegetali (soprattutto i cereali, ma anchepiante arboree e piante ornamentali), infatti sono saprofiti per definizione edubiquitari.

I Miceti disperdono nell’atmosfera grandi quantità di spore; la concentra-zione di queste nell’atmosfera decresce con l’altitudine. In natura la funzionedei Funghi è essenzialmente quella di degradare grandi quantità di materiaorganica vegetale o animale (viva o morta) e di composti solubili presenti nelsuolo. Si possono trovare anche nell’ambiente domestico come negli umidifi-

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catori e nelle macchie di umidità sui muri, tuttavia, l’aria confinata comequella delle abitazioni è meno ricca di spore rispetto all’aria esterna.Quest’ultima è strettamente correlata alla vegetazione in quanto la maggiorparte delle spore aerodisperse è di origine fitoparassitaria, con un apportonon trascurabile anche di basidiospore di macromiceti.

La loro distribuzione presenta pertanto fluttuazioni periodiche con pre-dominanza dei ritmi circadiani e stagionali e variazioni correlate alle condi-zioni metereologiche (38).

Le condizioni ottimali per la loro crescita sono rappresentate da una tem-peratura di 18-32 °C e da un’umidità relativa superiore al 65%.

Si distinguono:

● Miceti atmosferici, presenti sul terreno, in particolare in zone agricole,ove svolgono un ruolo importante nei processi di decomposizione divegetali e di altri materiali organici.

● Tra questi Miceti, quelli che hanno una predominanza estivo-autunna-le,, a maggiore rilevanza allergologica sono l’ A l t e r n a r i a ed ilCladosporium.

● Miceti domestici, presenti tutto l’anno, soprattutto in ambienti pocoventilati.

Tra questi di rilevanza allergologica vi è l’Aspergillus, di cui alcunespecie sono impiegate in varie lavorazioni industriali (farmaceutiche,del pane, del formaggio, della birra...).

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CLASSE IFOMICETI BLASTOMICETI CELOMICETI ZIGOMICETI

Genere Aspergillus Candida Phoma MucorAlternaria Rhizopus

CladosporiumPenicillium

AureobasidiumBotrytis

HelminthosporiumStemphyliumFusarium, etc

Tabella 2. Tassonomia dei Miceti di prevalente interesse allergologico.

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Nell’allergia da Funghi, l’allergene può essere:

1. la spora fungina2. l’antigene fungino presente in un alimento3. il fungo stesso in una fase parassitaria in una sede del corpo.

L’esposizione all’inalazione continuativa di spore fungine può causareuna serie di manifestazioni che vanno da forme di ipersensibilità dell’orga-nismo, con la produzione di anticorpi specifici, a forme tossiche correlate eprodotti metabolici elaborati dal fungo. Benché la maggior parte degli aller-geni fungini siano glicoproteine, la componente carboidratica di questepotrebbe svolgere un ruolo importante nell’attività allergenica.

L’inalazione continuativa di spore o componenti volatili di Funghi fila-mentosi presenti nell’aria confinata può causare:

● Allergie di tipo I come asma e riniti (allergia di tipo immediato allespore fungine inalate)

● Allergie di tipo II e III, legate ad una ipersensibilità di tipo misto,immediata o semiritardata, come l’Aspergillosi Bro n c o p o l m o n a reAllergica (ABPA)

● Allergie di tipo III come l’Alveolite Allergica Estrinseca (EAA) oPneumopatia d’Ipersensibilità (HI) comparabile alla malattia del pol-mone dell’agricoltore.

Nell’ambito delle malattie respiratorie il genere Aspergillus, malgrado lasua debole patogenicità per l’organismo sano, va assumendo una grandeimportanza nella patologia bro n c o p o l m o n a re, in particolare la specieAspergillus fumigatus. Oltre alle forme cliniche con meccanismo immuno-allergico, l’Aspergillus è responsabile di forme di aspergillosi disseminate,dell’aspergilloma e di aspergillosi bronchiale semplici od ostruttive.

Recentemente le spore fungine sono state incluse tra i microrganismiresponsabili di non specifici disturbi respiratori di incerta etiologia, meglionote come “Sick Building Syndrome”(SBS) (12).

L’incremento delle patologie allergiche respiratorie da Miceti sembraimputabile alla sempre maggiore diffusione di svariate sorgenti fungine(impiego di microfunghi in numerose processi industriali, conservazione dialimenti…).

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Alimenti

Diversi studi confermano che le allergie alimentari interessano una per-centuale fino al 2,5% della popolazione adulta.

Le conoscenze sempre più approfondite dei meccanismi alla base di que-ste allergie stanno aprendo la strada a specifici interventi terapeutici di tipoimmunologico, alcuni dei quali sono ormai giunti al livello di studio clinico.

Nell’arco della vita una persona introduce 2-3 tonnellate di alimenti (pesosecco). Il sistema digestivo deve processare tali alimenti fino ad ottenereforme utilizzabili per sostenere i processi di proliferazione e di mantenimen-to cellulare. Nel fare ciò l’apparato digerente deve eseguire un’accurata sele-zione, in modo tale che i sistemi di difesa dell’organismo vengano scatenatisolamente nei confronti dei germi patogeni. Su queste premesse appare sor-prendente come il sistema digestivo compia solo così pochi “errori immuno-logici”. Tali errori, tuttavia, a volte avvengono e sono alla base delle allergiealimentari.

Secondo alcune stime, reazioni allergiche nei confronti degli alimentisono responsabili, ogni anno negli Stati Uniti, di 100-125 decessi (41).

Le reazioni che possono essere prodotte dagli alimenti sono fondamen-talmente tre:

1. Reazioni allergiche propriamente dette (food allergy), dovute a mec-canismi immunologici e, generalmente, dose dipendenti

2. Reazioni pseudoallergiche (P.A.R.= Pseudo-Allergic Reactions),spesso dose dipendenti, in cui sono operanti meccanismi extraimmunologici

3. Reazioni da intolleranza, generalmente dovute a deficit enzimatici(es. deficit di lattasi nell’intolleranza al latte).

Si possono,inoltre, distinguere:

● reazioni allergiche alimentari IgE-mediate (la maggior parte dei casi)

● reazioni allergiche alimentari non IgE-mediate.

I processi di degradazione a cui vanno incontro gli alimenti in fase dige-stiva, gli additivi e la salute della mucosa intestinale, creano una notevole dif-ficoltà ad individuare le responsabilità allergizzanti dei cibi introdotti cometali (33)

Inoltre le allergie alimentari si manifestano sotto forma di un ampio spet-tro di sindromi, molte delle quali non comprendono l’orticaria (la classicareazione allergica alimentare) e non sono mediate da IgE (il classico mecca-

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nismo delle allergie); questo rende difficoltosa una corretta valutazione del-l’elevata prevalenza delle allergie alimentari.

Le stesse manifestazioni strettamente gastrointestinali delle allergie ali-mentari possono assumere forme marcatamente diverse, come schematizza-to in Tabella 3.

Entro certi limiti, comunque, si possono distinguere quadri clinici carat-teristici delle sindromi allergiche, che insorgono in soggetti di tutte le età,generalmente a breve intervallo di tempo dall’ingestione dell’allergene.

Quadri clinici sindromi IgE-mediate:

● Sindrome Allergica Orale (FVOAS= Fruit and Vegetable Oral AllergicSyndrome), con edema delle labbra e fenomeni flogistici a carico delcavo orale, che a volte si associano ad edema della glottide.

● G a s t ro e n t e ropatia acuta, caratterizzata, essenzialmente, da doloriaddominali, vomito e diarrea.

● Manifestazioni cutanee, in particolare una sindrome orticaria-angioe-dema molto frequente, ma anche manifestazioni esantematiche ed eri-tematose.

● Manifestazioni respiratorie, non frequenti, caratterizzate da rinite (talo-ra associata a congiuntivite, sinusite o otite media sierosa) o asmabronchiale.

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MANIFESTAZIONI MEDIATE MECCANISMI NON-MEDIATE DA IgE MISTI DA IgE

Gastrointestinali Ipersensibilità Gastroenterite Enterocolite,gastrointestinale allergica proctite o entero-immediata eosinofila patia da introdu-

zione di proteineOro-faringee Sindrome

allergica oraleCutanee Orticaria acuta Dermatite atopica Dermatite

ed angioedema erpetiformeRespiratorie Broncospasmo Asma (con Emosiderosi

acuto (con aumento del polmonare daaumento del rischio di alimentirischio di anafilassianafilassi generalizzata)generalizzata)

Tabella 3. Manifestazioni cliniche causate dagli alimenti.

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● Manifestazioni sistemiche, fino allo shock allergico.

Quadri clinici sindromi non IgE-mediate:

● G a s t ro e n t e ropatia cronica, con diarrea modesta ed intermittente,malassorbimento, presenza di sangue occulto nelle feci.

● Manifestazioni cutanee diverse, ad esempio esacerbazioni di dermatitida nichel in seguito all’assunzione di alimenti ittici o vegetali.

● Manifestazioni polmonari, caratterizzate da infiltrati polmonari coneosinofilia (37).

Gli alimenti più frequentemente responsabili di una sensibilizzazione ditipo allergico sono rappresentati da: latte vaccino, derivati del latte, uova.

Seguono alcuni tipi di pesce, in particolare il merluzzo, i vegetali, i mol-luschi ed i gasteropodi. Comunque non si può escludere che un qualsiasi ali-mento possa produrre una sensibilizzazione di tipo allergico. Ad esempio,l’aumentata popolarità e diffusione di alimenti esotici e “naturali” si è asso-ciata ad un aumento delle reazioni allergiche. Inoltre la diffusa manipolazio-ne alimentare ha favorito, negli ultimi anni, la comparsa di nuove sostanzepotenzialmente allergizzanti come: glutammato di sodio (dado), i solfiti (pre-senti in particolare nei pesci surgelati e nel vino bianco pastorizzato), sodiobenzoato, giallo di tartrazina e l’acido acetilsalicilico.

Per quanto riguarda le pseudoallergie (Reazione Pseudo Allergica P.A.R.)si possono ricordare:

● Tra gli alimenti ricchi di istamina: spinaci, insaccati di maiale, pomo-dori, formaggi a fermentazione naturale, tutti i pesci in scatola, alcunebevande fermentate, conserve.

● Fra gli alimenti che contengono sostanze istamino liberatrici: crostacei,frutti di mare, cioccolato, fragole, albume d’uovo, banana, papaia.

● Fra gli alimenti che contengono amine vasoattive: tiratina in formaggiofermentato, cavolo, agrumi, molluschi, patate; serotonina nella bananae feniletilamina nel cioccolato.

Un allergene introdotto per via alimentare raggiunge velocemente imastociti localizzati a distanza; comunque molti aspetti dell’assorbimentointestinale degli antigeni sono ancora sconosciuti. Gli alimenti ingeriti ven-gono a contatto con acidi ed enzimi proteolitici, la cui azione combinata nonriesce tuttavia a frammentare completamente le proteine in aminoacidi.Secondo alcuni studi le proteine ingerite sono assorbite come frammenti pep-tidici abbastanza lunghi da essere immunologicamente riconoscibili come

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derivati da latte, uova... Alcuni di questi frammenti possono comprendereepitopi che sono in grado di attirare l’attenzione del sistema immunitariodell’ospite o di determinare la degranulazione di mastociti contenenti IgEallergene-specifiche.

Le allergie alimentari sono particolarmente frequenti durante i primi dueanni di vita, quando la barriera intestinale è ancora immatura ed il sistemaimmunitario sta ancora affinando le proprie capacità di tolleranza agli ali-menti. Reazioni allergiche riguarderebbero una percentuale compresa tra il 6e l’8% dei bambini nel corso dei primi anni di vita.

Nella sindrome allergica orale ed in alcuni casi delle più comuni allergiealimentari gli allergeni presentano una caratteristica piuttosto curiosa: essiprovocano reazione allergica solo quando l’alimento viene introdotto crudo,nella sua forma naturale. Esistono, ad esempio, casi di pazienti che incorro-no inevitabilmente in una reazione allergica quando mangiano una mela,mentre il succo di mela, la torta di mele o una mela anche solo scaldata in unforno a microonde risultano del tutto inoffensivi. In alcuni casi per rendereinoffensivo un allergene è addirittura sufficiente la presenza di glicerolo,sostanza conservante che viene spesso aggiunta agli estratti alimentari con-tenuti nei kit commerciali utilizzati per valutare le reazioni allergiche cuta-nee.

Ciò indica che alcuni anticorpi riconoscono semplicemente una sequenzaaminoacidica (cioè un epitopo lineare), mentre per altri è necessario che lasequenza possieda una specifica conformazione tridimensionale (cioè un epi-topo “conformazionale”).

Nel primo caso la sequenza aminoacidica in grado di scatenare una rea-zione allergica determina la reazione indipendentemente dal modo in cui l’a-limento viene preparato, a meno che la preparazione non interrompa lasequenza. Nel secondo caso una determinata sequenza aminoacidica non è ingrado di scatenare la reazione allergica se il trattamento dell’alimento, comead esempio il riscaldamento, ha determinato una modificazione conforma-zionale della molecola proteica.

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Reattività crociata

E’ importante ricordare che i pazienti allergici a pollini possono lamenta-re la comparsa, nel periodo di pollinazione, di sintomi quali l’edema dellelabbra e della bocca accompagnati da un intenso prurito, dopo aver mangia-to frutta o verdura. Questo fatto può essere spiegato dalla presenza di aller-geni comuni tra i pollini e questi alimenti: questa malattia viene chiamataSindrome Orale Allergica e colpisce circa il 25% dei pazienti pollinosici. Lasintomatologia può arrivare fino all’edema della glottide determinando dif-ficoltà respiratoria. I pazienti devono pertanto, prudenzialmente, evitare l’as-sunzione degli alimenti sospettati di dare reazione crociata con i pollini a cuiil soggetto è allergico (Tabella 4) (23).

Trattamento delle allergie alimentari

Una volta confermata la presenza di un’allergia alimentare, quest’ultimariguarda quasi sempre uno o due alimenti.

Non esiste una terapia specifica, esistono tuttavia almeno tre ordini dimotivi che giustificano l’esecuzione di una valutazione diagnostica e l’inter-vento da parte del Medico. Il primo ordine di motivi riguarda la possibilitàdi istruire il paziente ad evitare l’esposizione agli allergeni. Il secondo riguar-da la necessità di rendere il paziente conscio del rischio di anafilassi, ed ilterzo riguarda il fatto che terapie specifiche stanno probabilmente per affac-ciarsi all’orizzonte (41).

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FAMIGLIE DI POLLINI ALIMENTI VEGETALI CROSS-REATTIVI

Graminaceae Frumento, melone, anguria, pomodoro, arancia, kiwi, prugna, pesca, albicocca, ciliegia.

Urticaceae Mora, gelso, piselli, basilico.Compositae Sedano, melone, anguria, mela, banana, zucca,

camomilla.Betulaceae Mela, pera, albicocca, noce, ciliegia, banana,

nocciola, finocchio, carota, sedano, patata.

Tabella 4. Alimenti causanti cross-reazioni con i pollini.

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Farmaci

Numerosi sono i farmaci che, indipendentemente dalla via di sommini-strazione, possono dare luogo a reazioni avverse. Alcuni di essi sono: anti-biotici, sulfamidici, chemioterapici, sieri eterologhi, insulina, corticotropina,vaccini…

Anche farmaci per uso topico (neomicina, benzocaina, antistaminici…)possono indurre una sensibilizzazione di tipo allergico, spesso dando luogoa dermatiti allergiche da contatto.

Si distinguono:

- Farmaci che agiscono come antigeni completi, ad alto peso molecolare(insulina, corticotropine…)

- Farmaci che agiscono come antigeni incompleti (apteni), a basso pesom o l e c o l a re, che per indurre la sensibilizzazione necessitano dellaconiugazione con una proteina carrier. A questo gruppo appartiene lamaggioranza dei farmaci. L’aptene è generalmente rappresentato nondalla molecola intera del farmaco ma da un suo metabolica, che puòavere una struttura chimica molto diversa da quella del farmaco origi-nario (23).

Purtroppo le incomplete conoscenze dei determinanti antigenici dei far-maci e dei loro metaboliti creano un notevole limite alla diagnostica di que-sto tipo di sensibilizzazioni.

A ciò si deve aggiungere che numerose sostanze chimiche evocano nel-l’organismo umano reazioni avverse sostenute da IgA(reazioni di tipo II e ditipo III di Gell e Coombs) che pertanto non possono essere studiate con laricerca di IgE Specifiche. Inoltre, molti farmaci, provocano reazioni pseu-doallergiche non su base immunologia (33).

Importante è il fenomeno della fotosensibilizzazione, dovuto all’assorbi-mento dei fotoni, che provocano ossidazione e formazione di radicali liberi,con produzione di nuovi apteni che si legano alle proteine cutanee e vengo-no in tal modo processati dalle cellule di Langerhans con instaurazione diuna vera e propria reazione di tipo allergico. I farmaci fotoallergenici posso-no essere:

● Per uso topico: composti salicilanidici alogenati, sulfanilamidi, fenotia-zinici, antimicotici e sostanze impiegate negli schermanti solari

● Per uso sistemico: sulfamidici e sulfaniluree, diuretici tiazidici, fenotia-zinici e alcuni antistaminici.

Le manifestazioni cliniche dell’ipersensibilità ai farmaci sono molteplici,

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polimorfe, immediate (entro pochi minuti nella maggior parte dei casi, comelo shock allergico o l’asma bronchiale) oppure tardive (a distanza di alcunigiorni, come le eruzioni esantematiche, o di alcune settimane, come la malat-tia da siero).

Le sindromi reattive da farmaci possono insorgere:

● Alla prima somministrazione del farmaco, come nel caso delle reazio-ni di tipo A o di alcune reazioni di tipo B, quale la malattia da siero(si tratta sempre di reazioni tardive, in quanto la sensibilizzazioneavviene al momento della prima esposizione al farmaco, per cui ènecessario un certo periodo di tempo per la formazione degli anticor-pi).

● Ad una successiva somministrazione del farmaco in pazienti che inprecedenza avevano ben tollerato il farmaco, cui si erano poi gradual-mente sensibilizzati. In questi casi le sindromi reattive possono pro-dursi immediatamente dopo la reintroduzione in terapia del farmaco,poiché nel paziente si erano già formati anticorpi specifici verso il far-maco stesso.

Tra le manifestazioni sistemiche quella di maggior rilievo, anche per lasua gravità, è lo shock allergico, mentre la malattia da siero è meno frequen-te che in passato.

Le sindromi cutanee costituiscono le manifestazioni cliniche più frequen-ti di ipersensibilità ai farmaci.

Molto frequente è anche la sindrome orticaria-angioedema, invece menospesso si hanno reazioni eritemato-vescicolo-bollose e dermatiti da contatto.

L’asma bronchiale, tra le sindromi respiratorie, costituisce l’unica manife-stazione clinica di una reazione allergica da farmaci o può essere associata adaltre manifestazioni cliniche.

Le reazioni da ipersensibilità a farmaci costituiscono uno degli aspetti piùdrammatici della medicina moderna, in quanto possono dar luogo a quadriclinici di estrema gravità come shock…

Veleno di insetti

I veleni di insetti, soprattutto di Imenotteri, oltre a sostanze dotate di atti-vità tossica primaria, posseggono sostanze antigenicamente attive in gradodi sensibilizzare soggetti esposti per motivi professionali come agricoltori,apicoltori...

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Le reazioni da punture da Imenotteri sono note fin dall’antichità, comedimostrano le iscrizioni funerarie relative al faraone Menes, primo faraonedella prima dinastia, che sembra sia deceduto nel 2641 A.C. a seguito di unapuntura di Vespa crabro (calabrone) (7).

La reazione indesiderata da puntura di insetto, nella maggioranza deicasi, è dovuta ad una sensibilizzazione IgE-mediata, meno frequentementead una azione tossica o irritante del veleno, raramente ad un meccanismopatogenetico sconosciuto. Le IgE prodotte sono dirette contro sostanzevasoattive contenute nei veleni degli Imenotteri, (ad esempio fosfolipasi edialuronidasi).

Le reazioni IgE-mediate insorgono rapidamente dopo la puntura, aumen-tano rapidamente di intensità e, se trattate in maniera adeguata, regredisco-no velocemente.

Si possono manifestare con vari sintomi di diversa gravità, dalla reazionelocale estesa allo shock anafilattico, sulla cui base sono state proposte varieclassificazioni tra le quali la più utilizzata è quella di Mueller (Tabella 5).

Dagli studi epidemiologici emerge che, a fronte di una significativa pre-valenza di sensibilizzazione allergica verso il veleno di Imenotteri, la preva-lenza delle reazioni sistemiche è decisamente inferiore; ciò è legato al fattoche sia la sensibilizzazione allergica che la storia naturale della malattia aller-gica sono influenzate da una interazione complessa di fattori genetici edambientali, non ancora completamente conosciuti.

I dati al momento disponibili fanno ipotizzare che gli atopici siano gene-ticamente predisposti ad una facilitata produzione di IgE o ad un prolunga-mento della loro permanenza in circolo; più sicuro appare il ruolo dell’atopianel condizionare evoluzione e gravità del quadro clinico.

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GRADO SEGNI E SINTOMI

1. Lieve Orticaria generalizzata, prurito, malessere, ansia.2. Moderato Edema generalizzato, costrizione toracica, sibili respiratori,

dolori addominali, nausea, vomito, vertigini.3. Grave Dispnea, disfagia, secchezza delle fauci, stato confusionale,

angoscia.4. Shock Cianosi, ipotensione, collasso, incoscienza, incontinenza.

Tabella 5. Classificazione di Mueller.

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Allergeni da contatto

Le sostanze che, agendo per contatto, possono produrre una sensibilizza-zione e dare luogo a dermatiti allergiche sono numerosissime. Ricordiamo inparticolare: sostanze chimiche professionali (nichel-derivati, cromo-deriva-ti…), cosmetici, fibre tessili, detersivi, farmaci per uso topico, sostanze vege-tali.

Importante è anche il fenomeno della fotosensibilizzazione da sostanzerese antigeniche dopo l’assorbimento dei fotoni delle radiazioni attiniche.Dermatiti da fotosensibilizzazione possono essere prodotte ad esempio daolii essenziali contenuti nei profumi.

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Patologie allergiche riconosciute cometali dall’Organizzazione Mondiale dellaSanità

● Rinite e sinusite allergica

● Asma bronchiale

● Polmonite da ipersensibilità ed alveolite allergica estrinseca

● Allergia alimentare ed alcune malattie gastroenteriche

● Dermatite atopica, orticaria ed eczema

● Angioedema

● Anafilassi

● Cefalea ed emicrania allergica (33).

Rinite allergica

La rinite allergica è un processo infiammatorio, non infettivo, della muco-sa nasale. Si tratta di una malattia che colpisce individui di età compresa trai 15 e i 25 anni, mentre è più rara dopo i 45 anni. E’ causata da allergeni ditipo inalatorio che giungono all’organismo attraverso l’aria respirata. In basealla causa scatenante, è possibile distinguere una rinite perenne o persisten-te ed una stagionale o intermittente. La prima è causata dagli Acari e daiMiceti, mentre la seconda dai pollini. Anche fattori ambientali, quali tabacco,virus ed inquinanti atmosferici, possono essere causa di rinite allergica, oltread accentuare tutti i sintomi della malattia (2).

La rinite allergica è un problema sanitario globale che colpisce fino al 50%della popolazione e la sua prevalenza è in aumento.

La diagnosi raramente è un riscontro isolato e necessita quindi di essereinquadrata nel contesto di malattia allergica sistemica caratterizzata da moltecomplicanze quali asma, otite media, dermatite, sinusite cronica, ipertrofia

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del tessuto linfatico delle prime vie aeree, disturbi del sonno, peggioramen-to della qualità della vita e disturbi comportamentali dell’età pediatrica.

La rinite allergica e le patologie concomitanti ad essa sono causa di un’e-levata morbidità nella popolazione generale, prevalentemente in età pedia-trica quando le conseguenze delle allergopatie respiratorie non adeguata-mente trattate coinvolgono lo sviluppo psico-fisico del paziente (28).

Congiuntivite allergica

Con il termine di congiuntiviti allergiche si è soliti indicare entità nosolo-giche distinte, coinvolgenti l’intera superficie oculare, caratterizzate da unaflogosi su base immunologica che riconosce come meccanismo patogeneticoprincipale un meccanismo di ipersensibiltà di tipo I associato ad una attiva-zione di varie componenti cellulari. Tali forme flogistiche possono coinvol-gere specificamente la superficie oculare e possono essere associate ad altreforme allergiche sistemiche quali la rinite, la dermatite atopica e l’asma bron-chiale (42).

Dal punto di vista clinico sono classicamente distinte in:

● Rinocongiuntivite allergica, ad insorgenza stagionale o perenne.

● Cheratocongiuntivite primaverile.

● Cheratocongiuntivite atopica.

● Congiuntivite gigantopapillare.

Questa classificazione, però, riconosce delle limitazioni rese ancora piùevidenti dal progredire delle conoscenze sui vari meccanismi patogenetici.

Negli ultimi anni la maggiore novità per la terapia delle congiuntivitiallergiche rappresentata dai farmaci a duplice o, in alcuni casi, a multiplaazione, che agiscono stabilizzando le membrane dei mastociti e, nel contem-po, bloccando i recettori dell’istamina. In particolare il farmaco ketotifene èin grado anche di inibire la formazione dei leucotrieni, di diminuire la che-miotassi e l’attivazione degli eosinofili.

Questo particolare meccanismo d’azione permette di agire su vari livellidella flogosi allergica garantendo così sicura efficacia anche nelle forme consintomatologia moderata o grave.

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Asma bronchiale

L’asma è una patologia infiammatoria cronica delle vie aeree nella qualemolte cellule e molti elementi cellulari giocano un ruolo. In soggetti suscetti-bili questa infiammazione induce ricorrenti episodi di respiro sibilante, man-canza di respiro, senso di costrizione toracica e tosse, soprattutto durante lanotte o nelle prime ore del mattino. Generalmente questi episodi si accom-pagnano ad ostruzione bronchiale diffusa ma variabile, che è spesso reversi-bile spontaneamente o a seguito di terapia. L’infiammazione provoca ancheun parallelo incremento dell’ipereattività bronchiale, già esistente, ad un’am-pia gamma di stimoli.

Le manifestazioni cliniche asmatiche possono iniziare allorché gli agentieziologici intervengono con modalità peculiari, costituite ad esempio da con-centrazioni ambientali di sostanze ad attività asmogena.

Negli ultimi anni, l’asma bronchiale, sta facendo registrare in tutto ilmondo industrializzato un aumento progressivo nella prevalenza e nellamorbilità. Essa è infatti da ricondurre soprattutto allo stile di vita occidenta-le che caratterizza l’uomo moderno, il quale vive spesso chiuso all’interno diabitazioni e di luoghi di lavoro sigillati ed inquinati da composti ad attivitàallergenica (Acari della polvere, forfora di animali…) o irritativa per le vieaeree (fumo di tabacco, profumi, lacche per capelli…) (19).

Per quanto riguarda l’approfondimento sugli aspetti eziopatogenetici sul-l’asma bronchiale un notevole progresso delle conoscenze attuali è stato con-seguito soprattutto grazie alle tecniche endoscopiche che, utilizzando lafibrobroncoscopia, hanno consentito, con l’uso delle biopsie endobronchiali edel lavaggio bronco-alveolare, la evidenziazione del substrato infiammatoriocon l’intervento di vari tipi di cellule e di numerosi mediatori chimici. Questemetodiche invasive per lo studio delle infiammazioni delle vie aeree sonostate recentemente integrate, ed in parte sostituite, da indagini indirettequale l’esame dell’espettorato indotto, la valutazione di “marker” dell’in-fiammazione nel sangue periferico e la misurazione nell’aria espirata dell’os-sido di azoto.

Dermatite allergica da contatto

La dermatite allergica da contatto è un’affezione cutanea pruriginosacaratterizzata da lesioni eritemato-vescicolari di tipo eczematoso, su zone dicute esposte al contatto con sostanze allergeniche.

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Rappresenta il 10% di tutte le affezioni cutanee ed è in grande parte dinatura professionale, infatti colpisce circa l’1% dei lavoratori esposti.

Gli agenti patologici sono gli allergeni da contatto a basso peso molecola-re.

Secondo una recente indagine del Gruppo Italiano Ricerca Dermatiti daContatto ed Ambientali, gli apteni che più spesso causano dermatite da con-tatto sono:

● Metalli (nichel solfato, cromo, cobalto cloruro)

● Cosmetici (balsami, profumi…)

● Sostanze impiegate nell’industria tessile e dell’abbigliamento

● Latice ed additivi della gomma

● Farmaci per uso topico

● Resine presenti nelle industrie di materie plastiche

● Formaldeide e formalina

● Sostanze vegetali

● Sostanze proteiche.

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Diagnosi

Le patologie da ipersensibilità immediata (malattie allergiche) colpisconoin media dal 15 al 25% della popolazione dei Paesi sviluppati e risultano, allostato attuale, in continuo e preoccupante aumento. Alla luce di queste per-centuali, la loro prevenzione, diagnosi e cura riveste grande importanza siadal punto di vista sanitario che economico-sociale, considerando sia il carat-tere di gravità che la malattia allergica può presentare (shock anafilattico,edema della glottide...), che il carattere di cronicità con cui la stessa può evol-vere.

Quando si ha il sospetto di una situazione allergica è necessario fare unadiagnosi precisa.

I metodi diagnostici accettati ufficialmente dal mondo scientifico sonofondamentalmente tre: Prick test, IgE Specifiche Allergologiche e Test di pro-vocazione. Per gli eczemi si utilizza il Patch test. Esiste poi tutta una serie ditest quali: Test citotossici, Test di neutralizzazione/provocazione, Analisi deicapelli, Vega test che non vengono accettati dalle organizzazioni scientificheallergologiche per la mancanza di dati che confermino la loro validità.

Prick test

I mastociti, cioè le cellule a cui si legano gli anticorpi dell’ allergia IgE, sitrovano alla periferia dell’ organismo umano e quindi sulle mucose e sullapelle: è per questo che i sintomi dell’ allergia colpiscono sempre o la pelle(orticaria, dermatite) o l’apparato respiratorio (rinite, asma) gli occhi (con-giuntivite) o l’ apparato digerente (diarrea, vomito). Questa caratteristicaviene sfruttata per l’esecuzione delle prove cutanee: una piccola quantitàdella sostanza che si vuole valutare, disciolta in un liquido, viene posta sullacute dell’ avambraccio del paziente, quindi con un minuscolo ago si praticauna puntura indolore per permettere il contatto tra sostanza e le cellule delpaziente: se il soggetto è allergico, dopo circa 20 minuti, si avrà una specie dipuntura di zanzara che testimonierà l’ avvenuta reazione.

Nel giro di qualche minuto il pomfo re g redisce e la pelle ritorna normale.Questo tipo di test non presenta alcun rischio e si può praticare in qualunqueperiodo dell’anno. Normalmente vengono testati una quindicina di allerg e n i .

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IgE Specifiche Allergologiche

Anche se le manifestazioni allergiche rispondono a caratteristiche genera-li comuni, le loro modalità di insorgenza e la loro eterogeneità clinica creanospesso problemi di inquadramento diagnostico. Il Laboratorio ha assunto unruolo crescente sia per l’aumento delle conoscenze scientifiche sui meccani-smi molecolari alla base della malattia e delle sue manifestazioni che per l’ot-timizzazione qualitativa dei test in vitro: migliore rapporto tra precisione edaccuratezza.

Il dosaggio delle IgE Specifiche è un esame che permette di individuare edi dosare nel sangue il livello degli anticorpi IgE specifici per un determina-to allergene. Deve essere utilizzato soprattutto nell’impossibilità di conclu-dere l’iter diagnostico con la sola indagine clinica o con i test i vivo e per con-fermare il risultato positivo dei test cutanei. Il valore diagnostico dei test invitro è limitato a confermare un sospetto diagnostico o a chiarire manifesta-zioni cliniche complesse, soprattutto in rapporto con reazioni crociate, manon deve in alcun caso surrogare l’indagine clinica, poiché i test in vitro, limi-tati ad evidenziare la presenza in circolo di reagine, non sono di per sé stessidimostrazione di uno stato di malattia, essendo noti casi con IgE Specifichepresenti in circolo anche a tasso elevato, nonostante l’assenza di qualsiasipatologia allergica concomitante.

Test di provocazione

Nel test di provocazione viene utilizzato il contatto diretto tra gli allerge-ni e le mucose del soggetto per scatenare una reazione controllata e poternequindi valutare la sensibilità. Gli allergeni diluiti vengono applicati a livellocongiuntivale o bronchiale e si valuta a quale concentrazione si ha una rea-zione allergica alla sostanza.

Patch test

Studiano l’ allergia di tipo ritardato che colpisce la cute dando l’ eczemada contatto o dermatite, ma non vengono utilizzati in ambito respiratorio. Siapplicano per 48-72 ore dei cerotti sulla schiena contenenti allergeni come ilnichel, i profumi, il cromo. Dopo questo periodo se si è formata una lesionearrossata, edematosa e pruriginosa, eventualmente con delle piccole vescico-le, il risultato è positivo.

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Terapia

Una volta posta la diagnosi di allergia, sia essa nei confronti di pollini,Acari, derivati epiteliali di animali, Miceti, è necessario un adeguato pro-gramma terapeutico che miri non tanto alla guarigione del paziente, spessodifficile, quanto al suo benessere.

La terapia si basa fondamentalmente su tre cardini: la riduzione dell’esposizione all’ allergene, la terapia farmacologica e la immunoterapia spe-cifica o vaccino.

- Riduzione dell’esposizione all’allergene: è ovvio che la reazione allergi-ca avviene quando si ha contatto con la sostanza implicata: se si riescead evitare o a ridurre questo contatto chiaramente il sintomo non si pre-senterà o sarà ridotto. Ci sono allergeni verso i quali è relativamentefacile impostare un programma di questo tipo per esempio gli Acari ogli animali, per altri come i pollini è praticamente impossibile.

- Terapia farmacologica: esiste una varietà di molecole che può dare sol-lievo ai sintomi dell’allergia:

1. Antistaminici: sono il caposaldo della terapia dell’allergia in quantobloccano l’azione dell’istamina rilasciata dai mastociti e sono molto effi-caci contro il prurito. Da un decennio sono utilizzati quelli di secondagenerazione, molto meno sedativi, pressoché privi di effetti collaterali equindi utilizzabili anche per lunghi periodi di trattamento.

2 .C o r t i c o s t e roidi: il cosiddetto cortisone è un potente farmaco antinfiam-matorio ed antiallergico. Dato che la reazione allergica in generale è unaforma di infiammazione, i corticosteroidi sono particolarmente utili nellaterapia di fondo dell’asma e nel ridurre l’ostruzione nasale. Vengono uti-lizzati prevalentemente per via spray, per cui i loro effetti collaterali sonoridotti al minimo. Tra tutti, i farmaci steroidei sono quelli più efficaci nelc o n t ro l l a re l’infiammazione allergica. Purtroppo i potenziali effetti colla-terali (aumento della pressione oculare, induzione di cataratta, ritard odei processi di riparazione…) connessi al loro uso prolungato, ne limita-no l’utilizzo a forme complicate e per periodi brevi (42).

3. Broncodilatatori: sono farmaci usati per via inalatoria che agendo sulmuscolo liscio bronchiale danno pronto sollievo nel caso di attaccoacuto d’asma. A differenza dei cortisonici non svolgono azione preven-tiva ma solo sintomatica.

- Cromoni o farmaci stabilizzanti la membrana cellulare del mastocita:esiste questa categoria di farmaci ad azione preventiva che impedisce la

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degranulazione cioè la liberazione di mediatori da parte delle celluleimplicate nell’allergia. Esistono solamente come farmaci ad uso locale equindi come colliri, spray nasali e bronchiali. Richiedono una certacostanza nella somministrazione ed un intervallo di tempo piuttostolungo prima di agire.

- Immunoterapia specifica o vaccino: è l’unico tipo di terapia che non curisolo un sintomo ma tutta la malattia allergica nelle sue diverse manife-stazioni. Consiste nella somministrazione per via sottocutanea, sublin-guale o inalatoria di dosi via via crescenti dell’allergene. Cura quindi inmaniera altamente selettiva la reazione allergica verso quel singoloallergene. Presenta la possibilità di dar luogo a reazioni allergiche anchegravi, fino allo shock anafilattico, ma non ha gli effetti collaterali chepossono avere i farmaci. La somministrazione della terapia sottocuta-nea può essere fatta solo da un Medico, proprio per limitare le possibilireazioni.

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Indice

Editoriale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . pag. 3

Introduzione . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 5

Cenni storici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 6

Epidemiologia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 8

Allergeni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 12

Patogenesi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13

Generalità sul sistema immunitario . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 13

Linfociti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14

Citochine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15

La reazione allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 18

Le fasi della reazione allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 19

Classificazione di Gell e Coombs . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20

IgE . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 22

Mediatori chimici . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23

Mastociti e basofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 24

Attivazione dei mastociti e dei basofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 25

Eosinofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26

Neutrofili . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 26

Piastrine . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27

Cellule epiteliali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 27

Reazioni di cross-reattività tra sostanze . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 28

Classificazione degli allergeni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 29

Pollini . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 30

Pollinosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 31

Acari . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 36

Derivati animali . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 38

Miceti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 39

Alimenti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 41

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Reattività crociata . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46

Farmaci . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 47

Veleno di insetti . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 48

Allergeni da contatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 50

Patologie allergiche riconosciute come tali dall’Organizzazione

Mondiale della Sanità . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 51

Rinite allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 51

Congiuntivite allergica . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52

Asma bronchiale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53

Dermatite allergica da contatto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 53

Diagnosi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 55

Terapia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 57

Bibliografia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 59

Indice . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 64

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66 Caleidoscopio

1. Rassu S.: Principi generali di endocrinologia. Gennaio ’832. Rassu S.: L’ipotalamo endocrino. Giugno ’833. Rassu S.: L’ipofisi. Dicembre ’834. Alagna., Masala A.: La prolattina. Aprile ’845. Rassu S.: Il pancreas endocrino. Giugno ’846. Fiorini I., Nardini A.: Citomegalovirus, Herpes virus, Rubella virus (in gravidanza). Luglio ’84.7. Rassu S.: L’obesita’. Settembre ’848. Franceschetti F., Ferraretti A.P, Bolelli G.F., Bulletti C.:Aspetti morfofunzionali dell’ovaio.

Novembre ’84.9. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (1). Dicembre ’84.10. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte prima. Gennaio’85.11. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (2) parte seconda. Febbraio ’85.12.Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte prima. Aprile ’85.13. Nacamulli D, Girelli M.E, Zanatta G.P, Busnardo B.: Il TSH. Giugno ’85.14. Facchinetti F. e Petraglia F.: La -endorfina plasmatica e liquorale. Agosto ’85.15. Baccini C.: Le droghe d’abuso (1). Ottobre ’85.16. Kubasik N.P.: Il dosaggio radioimmunologico (3) parte seconda. Dicembre ’85.17. Nuti R.: Fisiologia della vitamina D: Trattamento dell’osteoporosi post-menopausale.

Febbraio ’8618. Cavallaro E.: Ipnosi: una introduzione psicofisiologica. Marzo ’86.19. Fanetti G.: AIDS: trasfusione di sangue emoderivati ed emocomponenti. Maggio ’86.20. Fiorini I., Nardini A.: Toxoplasmosi, immunologia e clinica. Luglio ’86.21. Limone P.: Il feocromocitoma. Settembre ’86.22. Bulletti C., Filicori M., Bolelli G.F., Flamigni C.: Il Testicolo. Aspetti morfo-funzionali e

clinici. Novembre ’86.23. Bolcato A.: Allergia. Gennaio ’87.24. Kubasik N.P.: Il dosaggio enzimoimmunologico e fluoroimmunologico. Febbraio ’87.25. Carani C.: Patologie sessuali endocrino-metaboliche. Marzo ’87.26. Sanna M., Carcassi R., Rassu S.: Le banche dati in medicina. Maggio ’87.27. Bulletti C., Filicori M., Bolelli G.F., Jasonni V.M., Flamigni C.: L’ a m e n o r r e a . Giugno ’87.28. Zilli A., Pagni E., Piazza M.: Il paziente terminale. Luglio ’87.29. Pisani E., Montanari E., Patelli E., Trinchieri A., Mandressi A.: Patologie prostatiche.

S e t t e m b re ’87.30. Cingolani M.: Manuale di ematologia e citologia ematologica. Novembre ’87.31. Kubasik N.P.: Ibridomi ed anticorpi monoclonali. Gennaio ’88.

C a l e i d o s c o p i oI t a l i a n o

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F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica

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32. Andreoli C., Costa A., Di Maggio C.: Diagnostica del carcinoma mammario. Febbraio ’88.33. Jannini E.A., Moretti C., Fabbri A., Gnessi L., Isidori A.: Neuroendocrinologia dello stress.

M a rzo ’88.34. Guastella G., Cefalù E., Carmina M.: La fecondazione in vitro. Maggio ‘88.35. Runello F., Garofalo M.R., Sicurella C., Filetti S., Vigneri R.: Il gozzo nodulare. Giugno ’88.36. Baccini C.: Le droghe d’abuso (2). Luglio ’88.37. Piantino P., Pecchio F.: Markers tumorali in gastroenterologia. Novembre ’88.38. Biddau P.F., Fiori G.M., Murgia G.: Le leucemie acute infantili. Gennaio ’89.39. Sommariva D., Branchi A.: Le dislipidemie. Febbraio ‘89.40. Butturini U., Butturini A.: Aspetti medici delle radiazioni. Marzo ‘89.41. Cafiero F., Gipponi M., Paganuzzi M.: Diagnostica delle neoplasie colo-rettali. Aprile ‘89.42. Palleschi G.: Biosensori in Medicina. Maggio ‘89.43. Franciotta D.M., Melzi D’Eril G.V. e Martino G.V.: HTLV-I. Giugno ‘89.44. Fanetti G.: Emostasi: fisiopatologia e diagnostica. Luglio ‘89.45. Contu L., Arras M..: Le popolazioni e le sottopopolazioni linfocitarie. Settembre ‘89.46. Santini G.F., De Paoli P., Basaglia G.: Immunologia dell’occhio. Ottobre ‘89.47. Gargani G., Signorini L.F., Mandler F., Genchi C., Rigoli E., Faggi E.: Infezioni opportu -

nistiche in corso di AIDS. Gennaio ‘90.48. Banfi G., Casari E., Murone M., Bonini P.: La coriogonadotropina umana. Febbraio ‘90.49. Pozzilli P., Buzzetti R., Procaccini E., Signore E.: L’immunologia del diabete mellito.

Marzo ‘90.50. Cappi F.: La trasfusione di sangue: terapia a rischio. Aprile ‘90.51. Tortoli E., Simonetti M.T.: I micobatteri. Maggio ‘90.52. Montecucco C.M., Caporali R., De Gennaro F.: Anticorpi antinucleo. Giugno ‘90. 53. Manni C., Magalini S.I. e Proietti R.: Le macchine in terapia intensiva. Luglio ‘90.54. Goracci E., Goracci G.: Gli allergo-acari. Agosto ‘90. 55. Rizzetto M.: L’epatite non A non B (tipo C). Settembre ‘90.56. Filice G., Orsolini P., Soldini L., Razzini E. e Gulminetti R.: Infezione da HIV-1: patoge -

nesi ed allestimento di modelli animali. Ottobre ‘90.57. La Vecchia C. Epidemiologia e prevenzione del cancro (I). Gennaio ‘91.58. La Vecchia C. Epidemiologia e prevenzione del cancro (II). Febbraio ‘91.59. Santini G.F., De Paoli P., Mucignat G., e Basaglia G., Gennari D.: Le molecole dell’adesi -

vità nelle cellule immunocompetenti. Marzo ‘91.60. Bedarida G., Lizioli A.: La neopterina nella pratica clinica. Aprile ‘91.61. Romano L.: Valutazione dei kit immunochimici. Maggio ‘91.62. Dondero F. e Lenzi A.: L’infertilità immunologica. Giugno ‘91.63. Bologna M. Biordi L. Martinotti S.: Gli Oncogèni. Luglio ‘91.64. Filice G., Orsolini P., Soldini L., Gulminetti R., Razzini E., Zambelli A. e Scevola D.: In -

fezione-malattia da HIV in Africa. Agosto ‘91. 65. Signore A., Chianelli M., FioreV., Pozzilli P., Andreani D.: L’immunoscintigrafia nella dia -

gnosi delle endocrinopatie autoimmuni. Settembre ‘91.66. Gentilomi G.A.: Sonde genetiche in microbiologia . Ottobre ‘91.67. Santini G.F., Fornasiero S., Mucignat G., Besaglia G., Tarabini-Castellani G. L., Pascoli

L.: Le sonde di DNA e la virulenza batterica. Gennaio ‘92.68. Zilli A., Biondi T.: Il piede diabetico. Febbraio ‘92.69. Rizzetto M.: L’epatite Delta. Marzo ‘92.

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F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica

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70. Bracco G., Dotti G., Pagliardini S., Fiorucci G.C.: Gli screening neonatali. Aprile ‘92.71. Tavani A., La Vecchia C.: Epidemiologia delle patologie cardio e cerebrovascolari. Luglio ‘92.72. Cordido F., Peñalva A., De la Cruz L. F., Casanueva F. F., Dieguez C.: L’ormone della cre -

scita. Agosto ‘92. 73. Contu L., Arras M.: Molecole di membrana e funzione immunologica (I). Settembre ‘92.74. Ferrara S.:Manuale di laboratorio I. Ottobre ‘92.75. Gori S.: Diagnosi di laboratorio dei patogeni opportunisti. Novembre ‘92.76. Ferrara S.: Manuale di laboratorio II . Gennaio ‘93.77. Pinna G., Veglio F., Melchio R.: Ipertensione Arteriosa. Febbraio ‘93.78. Alberti M., Fiori G.M., Biddau P.: I linfomi non Hodgkin. Marzo ‘93.79. Arras M., Contu L.: Molecole di membrana e funzione immunologica (II). Aprile ‘93.80. Amin R.M., Wells K.H., Poiesz B.J.: Terapia antiretrovirale. Maggio ‘93.81. Rizzetto M.: L’epatite C. Settembre ‘93.82. Andreoni S.: Diagnostica di laboratorio delle infezioni da lieviti. Ottobre ‘93.83.Tarolo G.L., Bestetti A., Maioli C., Giovanella L.C., Castellani M.: Diagnostica con radio -

nuclidi del Morbo di Graves-Basedow. Novembre ‘93.84. Pinzani P., Messeri G., Pazzagli M.: Chemiluminescenza. Dicembre ‘93.85. Hernandez L.R., Osorio A.V.: Applicazioni degli esami immunologici . Gennaio 94.86. Arras M., Contu L.: Molecole di Membrana e funzione immunologica. Parte terza: I lnfo -

citi B. Febbraio ‘94.87. Rossetti R.: Gli streptoccocchi beta emolitici di gruppo B (SGB). Marzo ‘94.88. Rosa F., Lanfranco E., Balleari E., Massa G., Ghio R.: Marcatori biochimici del rimodel -

lamento osseo. Aprile ‘94.89. Fanetti G.: Il sistema ABO: dalla sierologia alla genetica molecolare. Settembre ‘94.90. Buzzetti R., Cavallo M.G., Giovannini C.: Citochine ed ormoni: Interazioni tra sistema

endocrino e sistema immunitario. Ottobre ‘94.91. Negrini R., Ghielmi S., Savio A., Vaira D., Miglioli M.: Helicobacter pylori. Novembre ‘94.92. Parazzini F.: L’epidemiologia della patologia ostetrica. Febbraio ‘95.93. Proietti A., Lanzafame P.: Il virus di Epstein-Barr. Marzo ‘95.94. Mazzarella G., Calabrese C., Mezzogiorno A., Peluso G.F., Micheli P, Romano L.: Im -

munoflogosi nell’asma bronchiale. Maggio ‘95.95. Manduchi I.: Steroidi. Giugno ‘95.96. Magalini S.I., Macaluso S., Sandroni C., Addario C.: Sindromi tossiche sostenute da prin -

cipi di origine vegetale. Luglio ‘95.97. Marin M.G., Bresciani S., Mazza C., Albertini A., Cariani E.: Le biotecnologie nella dia -

gnosi delle infezioni da retrovirus umani. Ottobre ‘95.98.La Vecchia C., D’Avanzo B., Parazzini F., Valsecchi M.G.: Metodologia epidemiologica e

sperimentazione clinica. Dicembre ‘95.99.Zilli A., Biondi T., Conte M.: Diabete mellito e disfunzioni conoscitive. Gennaio ‘96.1 0 0 . Z a z z e roni F., Muzi P., Bologna M.: Il gene oncosoppressore p53: un guardiano del genoma.

M a rzo ‘96.101.Cogato I. Montanari E.: La Sclerosi Multipla. Aprile ‘96.102.Carosi G., Li Vigni R., Bergamasco A., Caligaris S., Casari S., Matteelli A., Tebaldi A.:

Malattie a trasmissione sessuale. Maggio ‘96.103.Fiori G. M., Alberti M., Murtas M. G., Casula L., Biddau P.: Il linfoma di Hodgkin. Giu-

gno ‘96.

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104.Marcante R., Dalla Via L.: Il virus respiratorio sinciziale. Luglio ‘96.105.Giovanella L., Ceriani L., Roncari G.: Immunodosaggio dell’antigene polipeptidico tis -

sutale specifico (TPS) in oncologia clinica: metodologie applicative. Ottobre ‘96.106.Aiello V., Palazzi P., Calzolari E.: Tecniche per la visualizzazione degli scambi cromatici

(SCE): significato biologico e sperimentale. Novembre ‘96.107.Morganti R.: Diagnostica molecolare rapida delle infezioni virali. Dicembre ‘96.108.Andreoni S.: Patogenicità di Candida albicans e di altri lieviti. Gennaio ‘97.109.Salemi A., Zoni R.: Il controllo di gestione nel laboratorio di analisi. Febbraio ‘97.110.Meisner M.: Procalcitonina. Marzo ‘97.111.Carosi A., Li Vigni R., Bergamasco A.: Malattie a trasmissione sessuale (2). Aprile ‘97.112.Palleschi G. Moscone D., Compagnone D.: Biosensori elettrochimici in Biomedicina.

Maggio ‘97.113.Valtriani C., Hurle C.: Citofluorimetria a flusso. Giugno ‘97.114.Ruggenini Moiraghi A., Gerbi V., Ceccanti M., Barcucci P.: Alcol e problemi correlati.

Settembre ‘97.115.Piccinelli M.: Depressione Maggiore Unipolare. Ottobre ‘97.116.Pepe M., Di Gregorio A.: Le Tiroiditi. Novembre ‘97.117.Cairo G.: La Ferritina. Dicembre ‘97.118.Bartoli E.: Le glomerulonefriti acute. Gennaio ‘98.119.Bufi C., Tracanna M.: Computerizzazione della gara di Laboratorio. Febbraio ‘98.120.National Academy of Clinical Biochemistry: Il supporto del laboratorio per la diagnosi ed

il monitoraggio delle malattie della tiroide. Marzo ‘98.121.Fava G., Rafanelli C., Savron G.: L’ansia. Aprile ‘98.122.Cinco M.: La Borreliosi di Lyme. Maggio ‘98.123.Giudice G.C.: Agopuntura Cinese. Giugno ‘98.124.Baccini C.: Allucinogeni e nuove droghe (1). Luglio ‘98.125.Rossi R.E., Monasterolo G.: Basofili. Settembre ‘98.126. Arcari R., Grosso N., Lezo A., Boscolo D., Cavallo Perin P.: Eziopatogenesi del diabete

mellito di tipo 1. Novembre ‘98.127.Baccini C.: Allucinogeni e nuove droghe (1I). Dicembre ‘98.128.Muzi P., Bologna M.: Tecniche di immunoistochimica. Gennaio ‘99.129.Morganti R., Pistello M., Vatteroni M.L.: Monitoraggio dell’efficacia dei farmaci antivira -

li. Febbraio ‘99.130.Castello G., Silvestri I.:Il linfocita quale dosimetro biologico. Marzo ‘99.131.AielloV., Caselli M., Chiamenti C.M.: Tumorigenesi gastrica Helicobacter pylori - correla -

ta. Aprile ‘99.132.Messina B., Tirri G., Fraioli A., Grassi M., De Bernardi Di Valserra M.: Medicina Termale

e Malattie Reumatiche. Maggio ‘99.133.Rossi R.E., Monasterolo G.: Eosinofili. Giugno ‘99.134.Fusco A., Somma M.C.: NSE (Enolasi Neurono-Specifica) . Luglio ‘99.135.Chieffi O., Bonfirraro G., Fimiani R.: La menopausa. Settembre ‘99.136.Giglio G., Aprea E., Romano A.: Il Sistema Qualità nel Laboratorio di Analisi. Ottobre ‘99.137.Crotti D., Luzzi I., Piersimoni C.: Infezioni intestinali da Campylobacter e microrganismi

correlati. Novembre ‘99.138.Giovanella L.: Tumori Neuroendocrini: Diagnosi e fisiopatologia clinica. Dicembre ‘99.139.Paladino M., Cerizza Tosoni T.: Umanizzazione dei Servizi Sanitari: il Case Management.

Gennaio 2000.

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140.La Vecchia C.: Come evitare la malattia. Febbraio 2000.141.Rossi R.E., Monasterolo G.: Cellule dendritiche. Marzo 2000.142.Dammacco F.: Il trattamento integrato del Diabete tipo 1 nel bambino e adolescente (I).

Aprile 2000.143.Dammacco F.: Il trattamento integrato del Diabete tipo 1 nel bambino e adolescente (II).

Maggio 2000.144.Croce E., Olmi S.: Videolaparoscopia. Giugno 2000.145.Martelli M., Ferraguti M.: AllergoGest. Settembre 2000.146.Giannini G., De Luigi M.C., Bo A., Valbonesi M.: TTP e sindromi correlate: nuovi oriz -

zonti diagnostici e terapeutici. Gennaio 2001.147.Rassu S., Manca M.G., Pintus S., Cigni A.: L’umanizzazione dei servizi sanitari. Febbraio

2001.148. Giovanella L.: I tumori della tiroide. Marzo 2001.149.Dessì-Fulgheri P., Rappelli A.: L’ipertensione arteriosa. Aprile 2001.150. The National Academy of Clinical Biochemistry: Linee guida di laboratorio per lo scree -

ning, la diagnosi e il monitoraggio del danno epatico. Settembre 2001.151.Dominici R.: Riflessioni su Scienza ed Etica. Ottobre 2001.152.Lenziardi M., Fiorini I.: Linee guida per le malattie della tiroide. Novembre 2001.153.Fazii P.: Dermatofiti e dermatofitosi. Gennaio 2002.154.Suriani R., Zanella D., Orso Giacone G., Ceretta M., Caruso M.: Le malattie infiamma -

torie intestinali (IBD) Eziopatogenesi e Diagnostica Sierologica. Febbraio 2002.155. Trombetta C.: Il Varicocele. Marzo 2002.156.Bologna M., Colorizio V., Meccia A., Paponetti B.: Ambiente e polmone. Aprile 2002.157. Correale M., Paradiso A., Quaranta M.: I Markers tumorali. Maggio 2002.158. Loviselli A., Mariotti S.: La Sindrome da bassa T3. Giugno 2002.159. Suriani R., Mazzucco D., Venturini I., Mazzarello G., Zanella D., Orso Giacone G.:

Helicobacter Pylori: stato dell’arte. Ottobre 2002.160. Canini S.: Gli screening prenatali: marcatori biochimici, screening nel 1° e 2° trimestre

di gravidanza e test integrato. Novembre 2002.161. Atzeni M.M., Masala A.: La -talassemia omozigote. Dicembre 2002.162. Di Serio F.: Sindromi coronariche acute. Gennaio 2003.163. Muzi P., Bologna M.: Il rischio di contaminazione biologica nel laboratorio biosanitario.

Febbraio 2003.164. Magni P., Ruscica M., Verna R., Corsi M.M.: Obesità: fisiopatologia e nuove prospettive

diagnostiche. Marzo 2003.165. Magrì G.: Aspetti biochimici e legali nell’abuso alcolico. Aprile 2003.166. Rapporto dello Hastings Center: Gli scopi della medicina: nuove priorità. Maggio 2003.167. Beelke M., Canovaro P., Ferrillo F.: Il sonno e le sue alterazioni. Giugno 2003.168. Macchia V., Mariano A.: Marcatori tumorali nel cancro della vescica. Luglio 2003.169. Miragliotta G., Barra Parisi G., De Sanctis A., Vinci E.: La Turbercolosi Polmonare:

Diagnostica di Laboratorio. Agosto 2003.170. Aebischer T.: Il Comitato Internazionale della Croce Rossa ed il Diritto Internazionale

Umanitario. Settembre 2003.171. Martino R., Frallicciardi A., Tortoriello R.: Il manuale della sicurezza. Ottobre 2003.172. Canigiani S. e Volpini M.: Infarto acuto del miocardio: biochimica del danno cellulare e

marcatori di lesione. Novembre 2003.

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F. Perdelli, M. G. Mazzarello, A. M. Bassi, M. Perfumo, M. Dallera Eziopatogenesi e diagnostica allergologica

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173. La Brocca A. Orso Giacone G. Zanella D. Ceretta M.: Laboratorio e clinica delle princi -pali affezioni tiroidee. Dicembre 2003.

174. Savron G.: Le Fobie. Gennaio 2004.175. Paganetto G.: Evoluzione storica del rischio di patologie umane per contaminazione chi -

mica ambientale. Febbraio 2004.176. Giovanella L.: Iperparatiroidismo e tumori paratiroidei. Marzo 2004.177. Severino G., Del Zompo M.: Farmacogenomica: realtà e prospettive per una “Medicina

Personalizzata”. Aprile 2004.178 Arigliano P.L.: Strategie di prevenzione dell’allergia al lattice nelle strutture sanitarie.

Maggio 2004.179. Bruni A.: Malattia di Alzheimer e Demenza Frototemporale. Giugno 2004.180. Perdelli F., Mazzarello G., Bassi A.M., Perfumo M., Dallera M.: Eziopatogenesi e dia -

gnostica allergologica. Luglio 2004.

I volumi disponibili su Internet nel sito www.medicalsy-stems.it sono riportati in nero mentre in grigio quelli nonancora disponibili su Internet.

Inoltre sono disponibili un limitato numero di copie dialcuni numeri del Caleidoscopio che ormai sono “stori-che”. Qualora mancassero per completare la collana pote-te farne richiesta al collaboratore Medical Systems dellaVostra zona. I numeri sono: Caleidoscopio 14, 18, 33, 40,48, 49, 50, 54, 65, 68, 84, 100, 106, 118, 121, 126, 129, 130,131, 132, 133, 134. I volumi verranno distribuiti sino adesaurimento e non verranno ristampati se non in nuoveedizioni.

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CaleidoscopioRivista mensile di Medicina

anno 22, numero 180

Direttore ResponsabileSergio RassuTel. mobile 338 2202502E-mail: [email protected]

Responsabile Ufficio AcquistiGiusi Cunietti

Servizio AbbonamentiMaria Grazia PapaliaFlavio Damarciasi

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Tel. 010 83401 Numero Verde 800 801005 (senza prefisso); Telefax 010/8340310- 809070.

Internet URL: http://www.medicalsystems.itLa Medical Systems pubblica anche le seguenti riviste: Caleidoscopio Illustrato,

Caleidoscopio Letterario, Giornale della Associazione per l’Automazione del Laboratorio,Guida Pratica Immulite®, Journal of Clinical Ligand Assay, Pandora,

Tribuna Biologica e Medica.

StampaLA STAMPA - Industrie Grafiche S.p.A.

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Iscrizione al Registro degli Operatori di Comunicazione (ROC) n° 1188

Finito di stampare: Luglio 2004Sped. in Abb. Post. 45%

Pubblicazione protetta a norma di legge dall’Ufficio proprietà letteraria, artistica e scientifica della Presidenza del Consiglio dei Ministri, dedicata all’aggiornamento

professionale continuo e riservata ai medici.

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Angelo Maggio

Segretaria di DirezioneMaria Speranza Giola

Giovanna Nieddu

Progettazione e Realizzazione

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