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CAPPELLA TEMPLARE DI MONTSAUNÈS IL MISTERO
Vincenzo Pisciuneri
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Sommario SAINT-CHRISTOPHE-DES-TEMPLIERS LA VOLTA MISTERICA ....................................... 4
VOLTA PRIMA ARCATA ............................................................................................................. 5
Figura 1. Volta lato ovest Cappella templare di Montsaunès .......................................................... 5
Figura 2. Successioni geometriche volta prima arcata ..................................................................... 6
Figura 3. Modello costruttivo per lunghezze d’onda pitagoriche .................................................... 6
Figura 4. Particolare centrale motivo prima arcata .......................................................................... 7
VOLTA SECONDA ARCATA ................................................................................................. 10
Figura 5. Successioni geometriche volta seconda arcata ............................................................... 10
VOLTA TERZA ARCATA ....................................................................................................... 12
Figura 6. Simbolismo geometrico numero 19 ................................................................................ 12
VOLTA QUARTA ARCATA ................................................................................................... 13
Figura 7. Volta lato ovest Cappella templare di Montsaunès ........................................................ 13
TRENTA RAGGI-SUONI DIVINI ........................................................................................... 14
Figura 8. Sole Misterico e Tetractis pitagorica di 30 punti ............................................................ 14
CORNICI LATO NORD E SUD ............................................................................................... 16
Figura 9. Particolari settore Sole lato coro ..................................................................................... 16
Figura 10. Particolare settore Luna ................................................................................................ 17
SETTORE CENTRALE QUARTA ARCATA – LA MUSICA DELLE SFERE..................... 18
Figura 11. Modello armonico completo ......................................................................................... 18
Figura 12. Volta lato est quarta arcata ........................................................................................... 19
Figura 13. Ruota Origine lato Nord ............................................................................................... 19
Figura 14. Isidoro di Siviglia diagramma Mundus Annus Homo e Cosmos Homo ...................... 20
Figura 15. Volta quarta arcata - Ruota Origine Nord .................................................................... 20
Figura 16. Volta quarta arcata - Ruota Origine .............................................................................. 21
Figura 17. Volta quarta arcata - affreschi lato nord ....................................................................... 22
Figura 18. Volta quarta arcata – Sesta e Settima ruota prima serie .............................................. 22
Figura 19. Ottava ruota prima serie ............................................................................................... 23
Figura 20. Volta quarta arcata - vista parziale serie di ruote ......................................................... 24
Figura 21. Volta quarta arcata - vista parziale terza serie di ruote ................................................. 25
Figura 22. Volta quarta arcata – ultima ruota terza serie ............................................................... 25
Figura 23. Affreschi quinta fila ...................................................................................................... 26
Figura 24. Particolare affreschi quinta fila ..................................................................................... 26
Figura 25. Particolare affreschi navata lato coro ........................................................................... 27
NAVATA PARETE EST........................................................................................................... 28
Figura 26. Affreschi finestre lato Est ............................................................................................. 28
Figura 27. Timpano destro lato Est ................................................................................................ 29
3
Figura 28. Il rettangolo armonico e i triangoli della famiglia della Sectio Aurea ......................... 29
Figura 29. Timpano sinistro lato Est .............................................................................................. 30
IL RITUALE MISTERICO DELLE TESTE E DELLE BOTOLE ........................................... 31
Figura 30. Prima arcata sx calderone ............................................................................................. 31
Figura 31. Triplice fiamma Kundalini - Calice .............................................................................. 33
Figura 32. Lancia e spina dorsale................................................................................................... 34
Figura 33. Botola e calderone ........................................................................................................ 35
Figura 34. Paret Ovest – Il centauro il bracco la cerva la scacchiera ............................................ 37
Figura 35. Albero a 7 rami tre radici ............................................................................................. 38
Figura 36. I tre colori della grande opera nello stendardo templare Beauceant ............................. 39
Figura 37. Volta quarta arcata ........................................................................................................ 40
Figura 38. Testa femminile timpano lato coro – testa cucciolo animale ....................................... 40
Figura 39. Baphomet - finestra lato sud - tre teste ......................................................................... 42
Figura 40. Scalini che portano alla Testa di cucciolo .................................................................... 42
LA PIETRA DEL CIELO – IL CENTRO SUPREMO ............................................................. 44
Figura 41. Miniatura di Wolfram von Eschenbach ........................................................................ 44
Figura 42. N. Roerich – Il Guardiano del Calice ........................................................................... 48
Figura 43. Parigi 1923 - La Pietra delle stelle ................................................................................ 49
Figura 44. L’Isola Bianca nel Mare del Gobi 12.000 a.C. ............................................................. 50
Figura 45. Chartres Portale Nord - Melchisedech .......................................................................... 52
Figura 46. Il cavaliere del Cigno .................................................................................................... 57
Figura 47. Segrete di Chinon graffito Cigno .................................................................................. 58
4
SAINT-CHRISTOPHE-DES-TEMPLIERS LA VOLTA MISTERICA La volta della Cappella Templare è come uno scrigno rimasto integro, infatti, a differenza delle pareti
conserva la totalità degli affreschi misterici. Le quattro volte narrano simbolicamente la cosmogonia dei
Templari, la creazione dei mondi. Due botole e dei fori rettangolari compaiono sulle volte e solo per questa
Cappella Templare. Quale scopo avevano, visto che sopra la volta della Cappella si trovavano le stanze
dell’alloggio del Gran Maestro Templare?
L’ingresso è a Occidente il luogo, dove tramonta il sole. La creazione biblica secondo il simbolismo della
tradizione inizia al tramonto1 e nei pressi dell’equinozio d’autunno, cioè al tramonto del Sole nel ciclo
annuale. La sera e la mattina della Genesi costituiscono il giorno. La sera precede la mattina. La Genesi col
primo versetto recita: “In principio Dio (Elohim) creò i cieli e la terra”. In realtà la traduzione dovrebbe
essere: “Il Principio, la Divinità, creò i cieli superiori e inferiori2”. Le prime tre arcate raccontano i primi tre
giorni della creazione. Ogni giorno della creazione termina con le parole “e fu sera” (ereb), “e fu mattina”
(boker) che stanno a indicare nel linguaggio dei cieli crepuscolo, intervallo tra una creazione e l’altra. Le
volte sono disseminate di stelle ordinate in file nelle prime tre campate e disallineate nell’ultima. In
sanscrito stella è detta staras, zend shtare, che significa “spargere”; le stelle sarebbero le spargitrici di luce
nel firmamento, disseminate nel padiglione del cielo. Le stelle rappresentano lo Spazio.
L’inizio della navata è scandito dalla potenza del quattro e ordinato dal 12. Nella prima arcata la volta è
decorata con un motivo di stelle a otto punte perfettamente allineate 12 stelle disposte in 24+24 file ai due
lati di un motivo geometrico misterico: regna l’ordine matematico nella volta celeste. Il Talmud attraverso il
Mishna recita così: “Vi sono 12 Ore durante il Giorno e nelle quali si compie la Creazione”. Dodici ore di
attività per il Giorno, Dodici ore di riposo per la Notte3, ventiquattro in tutto.
La volta della seconda arcata è la camera del tempo, con 50 file di stelle a otto punte. Il Santo dei Santi
chiamato anche la Voce che emana dal Pensiero, è il cinquantesimo anno.
La terza volta nell’intento templare è il terzo stadio della creazione dove inizia la costruzione delle forme
materiali. Il terzo giorno della creazione Dio disse: “Le acque che sono sotto il cielo si raccolgano in un sol
luogo e appaia l’asciutto”. Continua il processo lento di condensazione e di materializzazione, la parte più
densa viene separata dal resto delle acque e viene chiamata Terra nella Genesi.
Il quarto giorno riguarda quello della creazione della Luce nel firmamento, per distinguere il giorno dalla
notte. Nel quinto giorno Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra”. Nel
sesto giorno è narrata la creazione di esseri viventi quali animali, rettili bestie selvatiche per poi giungere
all’Uomo Primo. Alla fine di ogni creazione Gli Elohim (Dio) videro quanto era stato fatto ripetono la frase
“era buono”, ma alla fine del sesto giorno lo ripetono due volte, una dopo la creazione degli animali e una
dopo la creazione dell’Uomo; la settima creazione è l’Adamo Celeste. L’Adamo Celeste, compare
exotericamente alla fine del sesto giorno, in realtà appare al settimo giorno, quello della perfezione. I Sei
Giorni della creazione significano sei periodi di evoluzione, mentre il settimo giorno rappresenta la
culminazione, exotericamente descritta come il riposo.
1 Gli ebrei osservavano l’inizio del giorno alla sera: il giorno si determina partendo dal tramonto del giorno prima. La
festività del Shabbat inizia al tramonto del venerdì. 2 Rispettivamente i sette Cieli e le sette Terre.
3 Il cerchio celeste viene diviso in Quattro parti, ed ognuno di questa in Tre parti per un totale di Dodici settori che
simbolizzano i 12 segni zodiacali, le ore di un orologio, i mesi dell’anno.
5
VOLTA PRIMA ARCATA Nella prima arcata (ingresso principale), la volta è decorata con un motivo di stelle a otto punte
perfettamente allineate 12 stelle disposte in 24+24 file ai due lati di un motivo geometrico misterico: regna
l’ordine matematico nella volta celeste.
Guardando meglio le due file ai fianchi del motivo geometrico notiamo che il disegno misterico copre in
parte la successione di stelle; si notano altre tre stelle disposte a triangolo tra una botola quadrata e il
disegno geometrico.
FIGURA 1. VOLTA LATO OVEST CAPPELLA TEMPLARE DI MONTSAUNÈS
Subito dopo la botola, un affresco che inizia con una barra trasversale e termina con una ruota con un fiore
a sei petali bianchi. La barra trasversale dopo tre stelle disposte a triangolo, i tre aspetti della Divinità
sconosciuta, sembra voglia indicarci una netta separazione tra la zona della botola, una regione che non
può essere vista e la successiva successione di simboli, tra un prima e un dopo. La barra copre parzialmente
un arco di cui sono visibili 5 e 1/2 settori rettangolari bianchi sul lato nord, 6 e 1/2 lato sul sud, 12 in tutto. I
Maestri d’opera vollero intenzionalmente lasciare visibili solo quel numero di settori, se avessero voluto
mostrarne di più la barra scura non coprirebbe i settori bianchi. Conteggiando i settori coperti che devono
essere scuri, arriviamo a 14, due volte sette il numero del Mistero, le 14 parti di Osiride, sette Virtù e sette
Peccati capitali, sette Cieli e Sette Terre, ma solo dodici sono visibili. Anziché dividere i 12 settori
esattamente in due, i Templari preferirono fare una divisione diversa: 5 e 1/2 sul lato spirituale, il Nord,
cinque è un numero dispari spirituale. L’arco con i settori bianchi termina con due settori scuri di color
rosso, quelli che dovevano comparire sotto la barra, in totale 12+2=14, due volte sette i Poteri Creatori che
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presiedono ai sette cieli superiori e ai sette cieli inferiori. L’input alla creazione è fornito dalla Croce Patente
Templare che rappresenta la discesa dello Spirito nella Materia.
FIGURA 2. SUCCESSIONI GEOMETRICHE VOLTA PRIMA ARCATA
Dall’arco si dipartono due strisce assiali. A nord la striscia è formata con 9 settori bianchi disuguali, e a sud
con 12 settori bianchi, in totale 21. Il numero 21 rappresenta nella Cabala ebraica il valore numerico di
“Ahiyè”, cioè “Io sono”. Quando Mosè chiese al Signore il suo nome, ed Egli rispose: “Io sono colui che
sono4“. I Rabbini considerano i numeri 10, 6, 5 i più sacri di tutti. Il nome ebraico di Dio Jod(10) – Hè(5) –
Vau(6) - Hè(5) ha come valore numerico 26, ma se si considera una sola volta Hè, allora si ha 21. Riducendo
21 si ha: 2 + 1 = 3, si ottiene la Trinità, i Tre Logos; si conclude che i 21 Poteri Creativi sono emanati dalla
Trinità Astratta. Gli Gnostici Marcosiani avevano tre Ebdomada: due in Cielo, una nel Cielo superiore e una
in quello inferiore, infine una terza e una in Terra sul piano della materia: in totale 7 + 7 + 7 = 21.
I 21 settori sono arrestati da due figure che sembrano una torre rossa terminante a punta al cui interno una
torre bianca contenente un disegno a spirale a doppia foglia, la dualità. Questo simbolo costruttivo lo
ritroviamo sia sul lato sud sul timpano che separa la navata dal coro e sia sulla parete nord nel motivo che
divide il settore con il Sole con il settore sottostante composto solo di stelle. Il simbolo è in relazione con
l’armonia musicale pitagorica perché fornisce i rapporti di armonica. La fotografia ad alta risoluzione
permette di eseguire delle misure che portano a considerare la figura un modello armonico. Prendendo
come riferimento la base del modello, l’altezza al vertice è esattamente 2/3 (SOL) della base, che è lo stesso
rapporto tra le lunghezze di corda di un’ottava 1/2 (DO’) e di una quarta 3/4 (FA): cioè 3/4:1/2=3/2.
FIGURA 3. MODELLO COSTRUTTIVO PER LUNGHEZZE D’ONDA PITAGORICHE
4 Esodo III, 13, 14.
DO’’ 1:4
DO’ 1:2 1:2
DO’ 1:2
FA 3:4
SOL 2:3 SI 8:15
DO 1:1
LA 5:6
7
La corda dell’Unisono, il DO, la nota del Padre Celeste non compare nella figura, il Padre è celato nell’alto
dei Cieli, sopra la figura a torre con punta conica. Le dimensioni altezza e base della torre rapportate alla
corda dell’Unisono sono (3/4) FA e DO’ (1/2). La nota della creazione è FA, cioè Fare, il DO’ dai Pitagorici è
chiamato Armonia. L’altezza della parete verticale rapportata alla base 1/2 è il SI (8/15). Il SI anziché essere
espresso 156/243 secondo la scala di Filolao è espresso utilizzando la scala musicale del pitagorico Archita
di Taranto che modificò le note musicali MI, LA, SI, esprimendole con rapporti più semplici5. Analizzando la
torre bianca all’interno di quella rossa verifichiamo che la base è 1/4, cioè il DO’’ di seconda ottava. La parte
rettangolare bianca ha come altezza 1/2, cioè il DO’, si è così realizzato il doppio quadrato il rettangolo
dinamico con i lati in rapporto 1/2. L’altezza del vertice bianco misurata dalla sua base è 5/6 il LA, quella
misurata dalla base DO’ è 2//3 cioè il SOL. Mancano tre note il DO, il RE, il MI. Il valore dell’Unisono (DO)
non è visualizzato quasi a significare il Mistero Nascosto del Padre Celeste. L’ipotesi del DO e delle altre due
note mancanti sarà confermata dagli affreschi sul lato nord nei pressi del coro.
S. Agostino nel primo libro del suo trattato De Musica, definisce quella musicale come la “scienza del ben
modulare”. Il rapporto più ammirevole, secondo Agostino, è quello dell’uguaglianza o simmetria, il
rapporto 1:1, perché l’unione o consonanza tra le due parti è la più intima possibile. Seguono nell’ordine i
rapporti 1:2, 2:3, e 3:4, gli intervalli degli accordi perfetti, l’ottava, la quinta e la quarta. È da notare che,
per S. Agostino, seguendo il metodo pitagorico, la preminenza di questi intervalli non deriva dalle loro
qualità estetiche o acustiche. Queste sono piuttosto echi percepibili della perfezione metafisica. Privato del
governo numerico, come Agostino lo chiama, il cosmo tornerebbe nel caos. Le scuole cistercensi di Cluny e
di Chartres e dei Maestri d’Opera Templari, fanno propria la teoria pitagorica e platonica dell’armonia
cosmica in base al passo biblico “I cieli cantano la gloria di Dio”, in base alla quale Dio ha creato l’universo
attenendosi al numero dell’aritmetica, alla misura propria della geometria e al peso della musica.
Sotto la Croce Patente Templare una campana ai cui lati vi sono 10+10 tasselli o tessere, terminanti con due
lance a significare due forze distinte. Filolao, discepolo di Pitagora, affermava che: “Il 10 è responsabile di
tutte le cose, fondamento e guida sia della vita divina e celeste, sia di quella umana … Senza di essa (la
Decade) tutto sarebbe interminato, incerto, oscuro”.
La campana contiene un fiore della vita a sei petali bianchi su fondo rosso su cui appoggia il braccio
verticale della Croce, l’Asse del Mondo. Il fiore della vita, è conosciuto anche
come “Sesto giorno della Genesi”, il primo nome è dato ovviamente dalla
forma che ricorda un fiore e i suoi sei petali, il secondo nome è dato dallo
schema geometrico con cui il simbolo è costruito. Il fiore nasce dalla
rotazione e dalla perfetta intersecazione di ben sei cerchi, ognuno di essi
rappresentante un giorno della creazione descritta nella Genesi. Il fiore della
vita a sua volta appoggia su un motivo a onde, onnipresente nella cappella,
che dà l’impressione del mare con i pesci, la vita nel mare della materia. Ai
due lati del fiore 4 triangoli non regolari rossi e 4 bianchi, in totale 4+4=8
triangoli rossi e 4+4=8 triangoli bianchi. Quello che a prima vista sembra il
nono triangolo rosso, in realtà è la base della croce sul cerchio sei petali.
FIGURA 4. PARTICOLARE CENTRALE MOTIVO PRIMA ARCATA
5 Unisono 1/1- seconda maggiore 8/9 - terza maggiore 4/5 - quarta giusta 3/4 - quinta giusta 2/3 - sesta maggiore 3/5 -
settima maggiore 8/15 - ottava 1/2.
8
L’Otto è un numero molto venerato dai Templari, le stelle ordinate della volta sono a otto punte. “II mondo
di Pitagora” ci dice Plutarco, consisteva di un doppio quaternario. La Tetrade o Quaternario, riflettendosi su
se stessa, produce le quattro coppie, l’Ogdoade, il numero Otto. L’Otto simbolizza il moto eterno e la spirale
dei cicli, rappresenta la respirazione regolare del cosmo rappresentata dagli Otto Grandi Dèi. Il numero Otto
rappresenta il doppio quadrato, i quadrati dello Spirito e della Materia, il processo mediante il quale lo
Spirito discende nella Materia, e questa risale verso lo Spirito.
Lo Gnostico Marco6, la cui filosofica era decisamente pitagorica ha realizzato con i numeri e le lettere
dell’alfabeto greco un sistema analogo a quello adottato dai Rabbini Cabalisti. I rabbini degli Ebrei,
ritornando dalla cattività babilonese, riportarono in patria le nozioni espresse in un simbolismo di numeri
apprese dai Caldei , come lo Sepher Yetzirah. Questo metodo di lettere e numeri, fu grandemente
sviluppato dalle tendenze ellenizzanti dei Rabbini istruiti al tempo della Diaspora. L’Egitto e specialmente
Alessandria, fu uno dei centri di questa particolare scienza. G.R.S. Mead commentando la Gnosi da fonti
tratte dai Padri della Chiesa Cristiana, spiega che la fonte quasi unica, da cui possiamo trarre notizie di
Marco e dei suoi seguaci, è una lunga sezione degli scritti di Ireneo. Ippolito ed Epifanio, inseguito, non
fanno altro che copiare Ireneo, il Vescovo di Lione, nelle cui mani era giunto un manoscritto attribuito a
Marco. Ireneo, vescovo di Lione, ansioso di veder diminuire l’influenza nella vallata del Rodano dei seguaci
di Marco, per primo lo attacca riportando storie scandalose, riconoscendo che si basavano su dicerie e
ciarlataneria, su un uomo che egli non aveva mai visto. Probabilmente lo stesso manoscritto era giunto
nelle mani dei Templari.
Marco nella sua Rivelazione, narra come “la Suprema Tetrade discese” fino a lui “dalla regione che non può
essere né vista né nominata, sotto forma femminile, perché il mondo sarebbe stato incapace di sopportare
la sua apparizione sotto forma maschile”7 e gli rivelò la “generazione dell’universo” fino allora mai rivelata
né agli angeli né agli uomini. Marco insegnò che la divinità doveva essere considerata sotto il simbolo di
Quattro sillabe o suoni. Ora la pronuncia del Gran Nome avvenne nel seguente modo: il Padre proferì la
prima Parola (il Verbo) del suo Nome; la prima nota del suo Nome fu un suono che era la combinazione di
Quattro elementi (lettere); il secondo suono, fu altresì la combinazione di Quattro elementi. Quindi il terzo
suono, composto di Dieci elementi; e infine fu pronunciato il quarto che conteneva Dodici elementi.
La campana suggerisce l’idea della generazione dei suoni: quattro più quattro triangoli diversi, che possono
combinarsi tra loro, sembrano che escano dalle pareti interne della campana: i Primi Due Suoni. Sotto la
campana una successione di triangoli rossi e bianchi all’interno di 11 rettangoli: visivamente il flusso sonoro
emanato dalla campana. Dai bordi inferiori della campana partono doppie linee che si arrestano alla fine
del quinto rettangolo, dividendo la successione in 5 + 6 rettangoli. Marco afferma che il Terzo Suono è
composto di dieci elementi. Le due linee si arrestano al quinto rettangolo cioè al decimo quadrato: il Terzo
Suono. Dopo sei rettangoli, dodici quadrati: il Quarto Suono. I rettangoli sono formati ciascuno con due
quadrati: in totale si hanno 22 quadrati, a loro volta divisi in due in triangoli rossi e bianchi. Il totale degli
elementi dei Quattro Suoni è 4+4+10+12=30.
6 H.P. Blavatsky afferma che Marco rivelò al pubblicò più verità esoteriche di qualsiasi altro gnostico, ma che anche lui
non fu mai ben compreso. 7 La Sapienza Segreta è simboleggiata da una forma femminile velata: Iside, Sofia, Elena ecc., mentre la forma
maschile rappresentava il Mistero svelato. Quindi il mondo non essendo pronto a riceverlo, non poteva sopportarlo e la
rivelazione di Marco doveva essere data velata o allegorica. Quando Mosè discese dal monte sacro con la Legge, il suo
volto era raggiante tanto da coprirlo con un velo: alla rivelazione data al popolo eletto fu posto un velo.
9
Nel Sepher Yetzirah8, il processo della creazione è dato in numeri, lasciando intendere che la Saggezza di
Dio è contenuta nei numeri. Nel secondo capitolo del Libro della Creazione si parla delle 22 consonanti.
Esse sono le lettere fondamentali con le quali Dio ha formato l’anima dell’intera creazione e di tutto ciò che
è stato creato, sono la causa prima della materia; per mezzo del loro potere di combinazione,
trasformazione e trasposizione forniscono un numero infinito di parole e cifre diventando così i tipi di tutti i
molteplici fenomeni della creazione. Ricordiamo che 22 è anche il numero degli aminoacidi che concorrono
a formare l’impalcatura della vita o come i 22 paia di cromosomi contenuti nel seme umano e di qualsiasi
altra cellula del corpo umano. La base della Grande Piramide è di 440 cubiti reali, 220 cubiti di semibase
(22x10).
Gli undici rettangoli formati da un doppio quadrato hanno i lati in rapporto 1:2, cioè di ottava; questo
rettangolo dinamico può essere definito Padre-Madre, perché racchiude sia la legge del suono dell’ottava,
sia la legge della generazione dei rapporti aurei. La figura termina con un fiore della vita bianco su fondo
bianco, duale al primo fiore con petali bianchi su fondo rosso, la dualità della sostanza o materia dello
spazio! Il fiore in alto su campo scuro a sei petali sintetizzato nel settimo che il centro, rappresenta le Sette
Entità Angeliche dei cieli superiori; Il fiore in basso a sei petali su campo chiaro sintetizzato nel settimo che
il centro, rappresenta le Sette Entità Angeliche dei cieli inferiori o terrestri. Nel primo giorno della creazione
Elohim separa la Luce dalle Tenebre e fu Luce, simbolizzata dal fiore su campo bianco. Il fiore è circondato
da una corona con 23 settori, divisi 13 al lato sud, e 10 al lato nord.
Dieci è la Decade, fondamento e guida della vita divina e umana. Tredici è un numero primo, cioè
incorruttibile che non può essere scisso; è il settimo numero della successione di Fibonacci, dopo l’8 e
prima del 21; è la somma dei quadrati del primo numero pari e del primo numero dispari, 13 = 22 + 32. Il
numero 13 è collegato al lato Sud alla luce della creazione materiale, cioè al visibile; il numero 10 è
collegato al lato nord, all’invisibile, a ciò che è nascosto dalla forma. I due numeri nella ruota del divenire
formano, ventitré il nono numero primo, ed è anche un numero felice9.
8 Il Sepher Yetzirah (Libro della creazione) è il più antico testo ebraico di pensiero speculativo che apparve nel X
secolo, ma la cui origine è fatta risalire al periodo di cattività (VI sec. a.C.) in Babilonia. 9 Un numero felice è definito tramite il seguente processo: partendo con un qualsiasi numero intero positivo, si
sostituisca il numero con la somma dei quadrati delle sue cifre, e si ripeta il processo fino a quando si ottiene 1.
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VOLTA SECONDA ARCATA
La seconda parte della volta è decorata con un motivo di fondo di stelle a otto punte perfettamente
allineate su a nord e a sud con 25 file formate da 12 stelle ai lati del disegno centrale, in totale 25x2=50 file,
una fila di 12 stelle in più rispetto alla prima campata. Vi è una crescita lineare di una fila di 12 stelle. Le
stelle a 8 raggi, sia nella prima sia nella seconda campata sono perfettamente allineate, continua a regnare
l’ordine geometrico!
Abbiamo in totale 25x24=600 stelle. In realtà mancano tre stelle, le due file di stelle al lato della figura
geometrica sono composte di 11 stelle lato nord e 10 stelle lato sud. Il computo del tempo si basa sul
numero 60: numero dei secondi che compongono il minuto, numero dei minuti che compongono l’ora. Il
ciclo solare occidentale dei Greci e di altre nazioni durava 600 anni. I Caldei utilizzavano il numero 60 come
base per il calcolo dei tempi: il primo ciclo segreto era un Neros, di 600 anni 10x60.
Anche il numero cinquanta delle file o raggruppamenti di stelle, è in relazione con il conteggio del tempo.
Questo numero è formato da sette cicli di sette unità, il ciclo della Fenice, più il numero Uno che
rappresenta il Principio: 50=7x7+1. Il Santo dei Santi è il cinquantesimo anno, chiamato anche la Voce che
emana dal Pensiero. Il numero 50 è sacro per gli Ebrei, e per i Cristiani rappresenta il numero del Giubileo e
si riferisce anche al Regno dello Spirito Santo.
La volta della seconda arcata rappresenta la camera del tempo. La Fenice presiedeva al giubileo regale. La
Fenice in Egitto è nota come il Bennu, essendo colei che ri-sorge per prima, fu associata al pianeta Venere
che appunto era chiamata “la stella della nave del Bennu-Asar” (Asar è il nome egizio di Osiride, che si dice
avesse rivelato al Bennu il segreto della vita eterna), e menzionata quale Stella del Mattino. La stella del
Mattino è il Cane Maggiore, la Madre Iside. La volta stellata è il mantello della Madre Cosmica.
FIGURA 5. SUCCESSIONI GEOMETRICHE VOLTA SECONDA ARCATA
Nella seconda arcata l’inizio del disegno misterico è un fiore della vita a 6 petali rossi su fondo bianco, lo
spazio per effetto dei quattro suoni è chiaro. La fine dello schema misterico è un fiore a petali bianchi su
fondo bianco: la dualità del colore dei petali, la manifestazione della forma! Il primo fiore a petali rossi è
circondato da una corona divisa in 29 settori. Ventinove è il decimo numero primo, e anche la somma di tre
quadrati dei primi tre numeri 22+32+42=29 (l’Uno, non entra nel conteggio). La somma dei primi tre quadrati
indica generazione di superfici. Al fiore della vita è unita una serie di 7 quadrati a loro volta divisi in 4
triangoli due bianchi e due rossi, in totale 14+14=28 triangoli, il numero della gestazione!
I Templari adottarono il simbolismo della dualità espressa visivamente tramite coppie di quadrati chiari e
scuri: le Sigizie degli Gnostici. Gli Gnostici come gli Ebrei presero molto dalla religione di Zoroastro dei Parsi
11
(Parsi = Farsi) da cui la setta dei Farisei, soprattutto il dualismo; vi è un collegamento tra l’insegnamento
ebraico, gnostico e templare.
Quattro quadrati sono disposti in modo assiale, tre quadrati sono disposti in modo trasversale 4+3=7.
Ventotto (7x4) è il secondo numero perfetto dopo il sei ed è anche il settimo numero triangolare.
Segue una seconda ruota diversa da quella di partenza, circondata da una corona divisa in 26 settori: 13 dal
lato sud, e 13 dal lato nord. La corona perde tre tasselli rispetto a quella precedente; la ruota perde due
archi e si trasforma in una croce templare a bracci curvi non colorati. Tra la seconda e la terza ruota di
nuovo il numero 28, una nuova gestazione. La rappresentazione termina con una terza ruota, un fiore della
vita a sei petali, bianco su fondo bianco.
Nella prima arcata la dualità era nel colore del fondo cioè della materia dello spazio; nella seconda la
dualità è nei colori dei petali cioè nella forma. Il secondo giorno della creazione Elohim fece il firmamento e
separò le acque che sono sotto il firmamento da quelle che sono di sopra.
Il fiore della vita finale è circondato da 14+14=28 settori per lato. I tre cerchi sono collegati da due vie
formate da 7 quadrati divisi in 14+14=28 triangoli. Domina il numero ventotto sia nei due collegamenti alle
tre ruote e sia nei settori dell’ultima ruota. Ventotto è il numero dei giorni del mese lunare, e poiché la Luna
è la Madre della generazione, la gestazione umana si compone in 280 giorni, in dieci mesi lunari. Ogni 28
anni i giorni della settimana tornano sempre a corrispondere con i giorni del mese. La somma dei tasselli o
settori delle tre ruote è 83, il ventiduesimo numero primo!
12
VOLTA TERZA ARCATA
La volta della terza arcata è affrescata con un mare di stelle ancora ordinate su 57 file, ciascuna fila è
composta di 13 stelle; in questo caso la crescita è nel numero di stelle per fila che passa da 12 a 13 rispetto
alle prime due campate. Cresce ancora il numero totale di stelle che teoricamente da 600 passa a
57x13=741. Troviamo sul lato sud la formazione di ruote apparentemente incompiute e una sul lato nord10,
che vedranno la loro realizzazione al quarto stadio, cioè nella volta della quarta campata. La terza volta
nell’intento templare è il terzo stadio della creazione dove inizia la costruzione delle forme materiali. Le
ruote sembrano una trasformazione delle stelle. Il terzo giorno della creazione Dio disse: “Le acque che sono
sotto il cielo si raccolgano in un sol luogo e appaia l’asciutto”. Continua il processo lento di condensazione e
di materializzazione, la parte più densa viene separata dal resto delle acque e nella Genesi viene chiamata
Terra.
Tredici è il sesto numero primo. Il numero tredici è scomposto in 6 e in 7, una stella a sei punte (6) con una
stella a sei punte con il punto centrale (7). Sovrapponendo le due figure si ottiene la stella a sei punte
contenente tredici punti. Tredici è la somma dei quadrati del
primo numero pari e del primo numero dispari: 22+32=13. È l’ipotenusa, cioè il Figlio, del triangolo
pitagorico di lati 5-12-13, infatti: 52+122=132.
Dominano con le stelle della terza campata i numeri primi 13 e 19. Il numero totale delle file di stelle,
cinquantasette, è scomponibile in 3x19. Diciannove è l’ottavo numero primo. Diciannove è anche
visualizzabile come il terzo numero ottaedrico formato da due
piramidi a base quadrata con base in comune. L’Ottaedro nel Timeo
di Platone è la forma solida quella dell’Aria, la seconda dopo quella
del Fuoco.
FIGURA 6. SIMBOLISMO GEOMETRICO NUMERO 19
Il numero 19 moltiplicato per tre genera 57, che è il terzo numero ico-
esagonale (ico significa 20). In geometria, un icoságono è un poligono
regolare con 20 lati e altrettanti vertici e angoli. L’icosagono figura
bidimensionale attende di trasformarsi in icosaedro figura
tridimensionale. L’icosaedro è il quarto solido platonico che rappresenta l’Elemento Acqua. L’icosaedro è
duale del dodecaedro che a sua volta rappresenta il Cosmo.
10
Non vi sono foto
13 6 7
+ =
4
4
11
19=(4+4)+11
13
VOLTA QUARTA ARCATA
Il quarto giorno della Genesi riguarda la creazione della Luce nel firmamento, per distinguere il giorno dalla
notte. Nel quinto giorno Dio disse: “Le acque brulichino di esseri viventi e uccelli volino sopra la terra”. Nel
sesto giorno è narrata la creazione di esseri viventi quali animali, rettili bestie selvatiche per poi giungere
all’Uomo Primo. Alla fine di ogni creazione Gli Elohim (Dio) videro quanto era stato fatto ripetono la frase
“era buono”, ma alla fine del sesto giorno lo ripetono due volte, una dopo la creazione degli animali e una
dopo la creazione dell’Uomo; la settima creazione è l’Adamo Celeste. L’Adamo Celeste, compare
exotericamente alla fine del sesto giorno, in realtà appare al settimo giorno, quello della perfezione. I Sei
Giorni della creazione significano sei periodi di evoluzione, mentre il settimo rappresenta la culminazione,
exotericamente descritto come il riposo. L’Uomo del primo capitolo della Genesi è l’Uomo Celeste, l’Adam
Kadmon della Cabala il Macrocosmo, non l’uomo nato dalla polvere, il microcosmo, quello citato nel
capitolo successivo. Quest’Adamo terrestre, l’umanità, è esotericamente l’ottava creazione.
FIGURA 7. VOLTA LATO OVEST CAPPELLA TEMPLARE DI MONTSAUNÈS
Come mai la volta della quarta campata a differenza delle prime tre campate è divisa in otto settori assiali?
La volta è divisa in 8 settori, di cui in sette, quattro sul lato nord e tre su quello sud, sono solcati da file di
stelle perfettamente allineate e ordinate. Il settore centrale è dipinto con simboli e stelle non più allineate.
I due settori adiacenti a quello centrale oltre alle stelle hanno dipinti il Sole a nord e la Luna a sud, i simboli
della polarità. La volta centrale l’ottava, riguarda l’uomo terrestre. Gli altri sette settori con stelle
perfettamente allineate e ordinate, riguardano il macrocosmo.
14
Si è già intuito dalla rappresentazione fatta nella volta della prima arcata che il maestro Templare11 che
diede le specifiche per gli affreschi seguiva l’insegnamento segreto o misterico e che l’esposizione di tale
mistero doveva essere inaccessibile ai non iniziati12, e non doveva assolutamente suscitare alcuna reazione
negativa dei fedeli della religione exoterica. S. Paolo parla ai Corinzi da Iniziato: “Noi ragioniamo Sapienza,
non di questo secolo … ma esponiamo la Sapienza di Dio Misteriosa e Occulta”. Rispondendo agli attacchi di
Celso, Origene confermò che la Chiesa adottava il sistema esoterico ed exoterico, metodo comune fra i
sistemi filosofici di quel tempo13.
TRENTA RAGGI-SUONI DIVINI
Contando da sinistra, nel quarto settore nord, il Sole è rappresentato con 30 raggi rossi, che emanano da
un fiore della vita a sei petali bianchi su campo rosso. Il Sole è posto esattamente al centro della quarta fila
di stelle. La Tetractis pitagorica, espressa nel mondo della forma, in uno spazio tridimensionale si esprime
con una piramide a base quadrata di lato quattro contenente Trenta punti: 12 + 22 + 32 + 42 = 30.
FIGURA 8. SOLE MISTERICO E TETRACTIS PITAGORICA DI
30 PUNTI
Le file di stelle ordinate, nei sette settori, sono
al lato nord 1+4+5=10 nei settori con solo stelle,
e 4 nel settore Sole. A sud (a destra) nei due
settori con solo stelle di 7+5=12 file, e di 4 nel settore Luna. Le file di stelle dei settori Luna e Sole sono 4+4,
il primo suono della Prima Tetrade o superiore, lato Sole, e il suono della seconda Tetrade o inferiore, lato
Luna. Le file dei settori con solo stelle sono 10+12=22 che rappresentano il terzo più il quarto suono, le 22
consonanti del Libro della Creazione. In totale si contano 4 + 4 + 10 + 12 = 30 file di stelle.
Il Pleroma o corpo spirituale dell’Uomo Celeste, secondo Valentino è formato da 30 Eoni da cui si
sprigionano dei raggi di Luce che, come un unico globo di Luce, circonda la materia amorfa (chiamata
aborto o caos) dandole forma ed energia, creando così l’universo. Marco14 attribuisce alla Divinità il
numero 30 in Quattro sillabe o suoni15, che significa un Triangolo (30 = 3 + 0 = 3) e un Quadrato (4), in tutto
triangolo più quadrato, 3 + 4 = 7 (Sette), che sul piano della manifestazione costituiscono le Sette Lettere
segrete divine, delle quali è composto il nome di Dio, i sette settori 3+4, ai lati del settore centrale.
11
Non è detto che vi fosse un solo Maestro Templare dietro il progetto della cappella. 12
La figura scura e minacciosa del guardiano di soglia, in una nicchia lato nord della prima campata, che guarda verso
la quarta campata indica che il mistero non è accessibile a tutti. 13
La scuola che interpretava allegoricamente le scritture in quei tempi s’identificava con la scuola di Alessandria di
Egitto, di cui facevano parte Origene, S. Ambrogio, S. Girolamo, Clemente Alessandrino. I Templari appartenevano a
una Scuola ancora più segreta, di cui faceva parte al tempo delle crociate, il Patriarca di Gerusalemme, Teoclete della
setta nazarena, il sessantasettesimo successore di Giovanni Battista. 14
Di Marco stesso non sappiamo nulla oltre al fatto che egli era stato uno dei primi discepoli di Valentino. Valentino e i
suoi seguaci conoscevano la filosofia numerica pitagorica. 15
L’elemento o sillaba può significare una nota musicale, o una lettera dell’alfabeto greco. Le immagini o lettere che
compongono l’alfabeto greco sono 24 più 6 nascoste per le tre lettere doppie (), (), (), in totale 30.
30
15
Il settore Sole contiene quattro file di stelle, la prima in alto con 16 stelle, la seconda con 17, la terza e la
quarta per la presenza del simbolo del Sole e di una botola rettangolare contengono rispettivamente con
12 e 13 stelle. In totale si contano 58 stelle cioè 2x29; il Primo Suono emanato dal settore del Sole,
composto di quattro lettere, cioè le quattro file di stelle, è caratterizzato dal numero 29, il decimo numero
primo.
Il settore Luna contiene quattro file di stelle, con 14 stelle, ma la stella una fila è occupata dalla Luna, perciò
3x14+1x13=55 che è scomponibile in 5x11. Il Secondo Suono emanato dal settore della Luna, composto di
quattro lettere, le quattro file di stelle, è caratterizzato dai numeri 5 e 11, il terzo e il quinto numero primo.
Sul lato nord, abbiamo 4 settori, di cui quello più in basso, cioè vicino alle nicchie, è formato da una sola fila
di 14 stelle. Il settore adiacente, il secondo, è formato da 4 file di 14 stelle. Il settore successivo, il terzo
formato da cinque file, è separato da un motivo uguale al precedente, ma leggermente minore come
spessore. Si contano tre file con 14 stelle e due file con 13 stelle. In totale si contano 138 stelle cioè 6x23. Il
Terzo Suono composto di 10 lettere, le dieci file di stelle, è caratterizzato dal numero 23, il nono numero
primo.
Sul lato sud, il terzo settore quello vicino alle nicchie, è solcato da sette file di 13 stelle. Il secondo settore è
separato dal terzo da un motivo serpentino di triangoli rossi opposti tra loro che formano quadrati bianchi;
il secondo settore è solcato da cinque file di 13 stelle. In totale i due settori hanno 12 file, ciascuna
contenente 13 stelle 12x13. Il Quarto Suono composto di 12 lettere, le file di stelle, è caratterizzato dal
numero 13, il sesto numero primo.
16
CORNICI LATO NORD E SUD
Il primo settore nord partendo dal basso, è separato dal secondo da un motivo
serpentino da una coppia di 68 triangoli rossi opposti tra loro che formano 68
quadrati16 bianchi 4x17=68. Il secondo settore è separato dal terzo settore da un
simile motivo però formato da una coppia di 104 triangoli più piccoli e 104=8x13
quadrati bianchi.
Il terzo e il quarto settore, sono tra loro separati da due diversi motivi. Il primo motivo è formato da due file
staccate di 28 triangoli di triangoli rossi, opposti e alternati come la pelle di un serpente che formano
un’onda bianca. Anche in questo caso abbiamo la dualità. Il motivo regolare nei pressi del coro
s’interrompe con 11 figure diverse. Si contano sulla prima fila 6 piccoli triangoli con cerchio, e 5 modelli a
torre armonici (visti prima) terminanti con una strana croce un rettangolo rosso17 sopra cui è posto un
triangolo rosso con il vertice in basso. In totale abbiamo sei triangoli e cinque torri, cioè 6+5=11 figure. Il
numero 11 è l’addizione del Pentagono 5, l’Uomo il microcosmo, con l’Esagono 6, il Macrocosmo. L’undici è
il Quinto numero primo. La prima fila è formata da 28+11=39 figure, tre volte tredici. Abbiamo visto che il
tredici è formato da due Tetractis pitagoriche (a 10 punti) a triangoli intrecciati.
Il secondo motivo è formato da una serie di 28+9=37 triangoli rossi con il cerchio al vertice, che si
susseguono allineati con i doppi triangoli della striscia superiore, di cui 28, fino al motivo delle 11 figure. Il
28 è il numero del ciclo lunare della generazione. Un cubito reale egizio è uguale a 28 pollici, ventotto è un
numero legato al ciclo lunare, la creazione nel ventre materno di un essere umano avviene in 10 mesi di 28
giorni, cioè in 280 giorni, il numero di
cubiti dell’altezza della Grande Piramide.
Trentasette è il dodicesimo numero primo,
è la somma dei quadrati dell’uno e del sei,
37 = 12 + 62.
FIGURA 9. PARTICOLARI SETTORE SOLE LATO
CORO
A fianco del Sole abbiamo una botola rettangolare che comunica con la parte fortificata della cappella. La
botola non è messa a caso vicino al Sole, a nord e con decorazioni misteriche; ai bordi maggiori abbiamo
3,5+3,5=7 triangoli rossi terminanti con due Fiori di Lys (al posto del mezzo triangolo), su un bordo minore
due triangoli rossi con piccoli cerchi al vertice, in totale 9 triangoli.
I settori dei primi due Suoni, del Sole e della Luna, sono separati da quello
centrale da due file di quadratini chiari e scuri. Ogni coppia quadratini scuri e
chiari è abbracciata (unita) da semicerchi, per riaffermare l’armonia che nasce
dell’equilibrio degli opposti. La striscia del settore del Sole è composta di 2x33
scuri e 2x33 chiari, in totale 4x33=4x3x11. Il settore del Sole collabora con il
settore centrale, sotto la legge dei multipli del numero dispari 11, il quinto
numero primo. Sul lato sud, la striscia che separa il settore della Luna da quello centrale è composta di due
16
I quadrati sono scindibili in una coppia di triangoli bianchi. 17
Il rettangolo è disposto orizzontalmente e ha i lati in rapporto 1:2.
17
file di quadratini chiari e scuri 2x32 scuri e 2x32 chiari, in totale 4x32=4x4x8. Il settore della Luna collabora
col settore centrale, l’ottavo, sotto la legge dei multipli dei numeri pari 4 e 8.
FIGURA 10. PARTICOLARE SETTORE LUNA
Il settore contenente il simbolo della Luna è separato da quello inferiore da un
motivo uguale a quello del settore Sole senza le 11 figure diverse. Si contano
tre file di 36 triangoli, uno in meno rispetto al settore del Sole, la coppia di
triangoli superiori è di 72. Il settore della Luna è legato ai numeri 36, 72 e la
loro somma 108, numeri legati al computo del tempo18. Settantadue è il numero dei congiurati che uccisero
Osiride, la Luce; numero dei nomi cabalistici della divinità; valore numerico triangolare19 del Tetragramma
ebraico HVHI, che è la maschera posta sul nome ineffabile. Moltiplicando il numero dei congiurati
72 o anni impiegati dal sole equinoziale per completare uno spostamento precessionale di un grado, per i
gradi di ogni settore zodiacale si ottengono gli anni corrispondenti a un segno zodiacale, o a un’era di 72x30
= 2.160 anni, che diventano 4.320 anni per due costellazioni zodiacali. Secondo i Brahmani, la fine del
mondo si compie dopo 72 milioni di Maha Yuga, o 100 Anni di Brahma.
Il secondo settore composto di 5 file di stelle è separato dal terzo settore composto di sette file di stelle da
un motivo serpentino uguale a quello del settore nord composto di una coppia di 107
triangoli rossi opposti tra loro, che formano 107 quadrati bianchi. Centosette è il 28°
numero primo! Il terzo settore con sette file di stelle non è separato da alcun motivo
dalle nicchie in basso.
18
10.800 sono gli anni dell’Aion o del Grande Anno di Eraclito. 19
Kircher Oedipus Aegyptiacus Vol II, pag 267.
18
SETTORE CENTRALE QUARTA ARCATA – LA MUSICA DELLE SFERE
Le stelle nel settore centrale sono disposte in modo disordinato, sia a 8 sia a 6 punte, s’intravvede una sola
stella a 10 punte. Il totale delle stelle a sei e otto punte è 179, il quarantunesimo numero primo.
Quarantuno è la somma di due quadrati, 41=42+52; è la somma dei primi sei numeri primi, 41=2+3+5+7+
11+13; è la somma di tre numeri primi consecutivi, 41=11+13+17. Il numero 41 di posizione gerarchica tra i
numeri primi è ancora un numero primo, il tredicesimo.
Quando l’ultima nota dell’Armonia Divina dell’ultimo sub-elemento cantata dal Verbo, ebbe espresso il
proprio suono speciale, l’eco di questo si propagò nell’immagine di tutti questi elementi e sub-elementi, e
dette origine a un’altra serie; e questa serie è la causa non solo degli elementi del mondo che conosciamo,
ma anche di quegli elementi che hanno un’esistenza anteriore a quelli del nostro mondo. L’ultima nota
divina stessa, un’eco dopo l’altra risuonò verso il basso, fu sospinta verso l’alto dal proprio suono per
completare l’intero Nome, mentre un’eco discendeva nelle parti inferiori. L’ultima nota divina che
consisteva di trenta elementi, ciascuno dei quali conteneva altri elementi, mediante i quali il nome di
ciascun elemento radicale era compilato; e così all’infinito. Marco spiega che ogni singolo elemento dei
Trenta ha la sua speciale espressione, ma non conosce la forma del suono di cui è un elemento. Così
proferendo tutto quello che sa, crede di far risuonare l’intero Nome. Poiché essendo ciascun elemento
parte dell’intero Nome, enuncia il suo suono speciale come se fosse l’intera Parola, e non cessa di risuonare
fino a che non giunga l’ultimissima lettera dell’ultimo sub-elemento nella sua lingua speciale20.
Si è visto che il terzo settore lato nord, cioè quello del Sole, e il quarto sono separati da due diversi motivi il
primo terminante con 11 figure di cui 5 rappresentano il modello armonico visto nella trattazione della
prima volta a dopo l’ingresso a Ovest. I cinque modelli a torre con tetto conico21, sono sormontati una
strana antenna su cui è posto un rettangolo rosso (rapporto lati 1:2) e un triangolo con il vertice in basso.
Unendo i due modelli armonici della prima e della quarta campata, oltre alle cinque note DO’-SI-LA-SOL-FA
si ricavano le lunghezze di corda delle tre note mancanti, MI-RE-DO, in totale le note dell’Ottava Pitagorica.
I modelli armonici a torre sono in numero di cinque22 per indicare per chi ha occhi per vedere e orecchie
per udire, che sulla volta della campata sono rappresentati cinque spartiti musicali che cantano l’Armonia
delle Sfere.
FIGURA 11. MODELLO ARMONICO COMPLETO
20
G.R.S. Mead Gnosticismo e Cristianesimo delle origini. Il simbolismo numerico di Marco. 21
Le due torri templari della cattedrale di Chartres sono anch’esse a punta! 22
Cinque sono i solidi descritti nel Timeo da Platone che rappresentano i quattro elemento cosmici e la quinta essenza.
DO’ 1:2
DO 1:1
FA 3:4
SOL 2:3 SI 8:15
RE 8:9 MI 4:5
LA 5:6
19
Pitagora nel suo insegnamento parlò della Musica delle Sfere. Affermava che i movimenti dei corpi celesti
che ruotavano nell’universo producessero un suono. Questi suoni potevano essere percepiti interiormente
solo da chi si era lungamente preparato ad ascoltarli. La Musica delle Sfere poteva anche essere riprodotta
fisicamente negli intervalli delle corde pizzicate. Il settore centrale della quarta volta rappresenta il campo
d’azione nella creazione dei 30 suoni emanati dai sette settori laterali, in cui sono rappresentate in senso
assiale cinque serie di figure misteriche geometriche contenenti nodi e croci templari e fiori della vita. Le
figure sono proporzionate secondo le leggi armoniche pitagoriche uscenti dalla prima coppia di suoni,
Unisono 1:1 DO e Armonia 1:2 DO’, e dalla seconda coppia 2:3 SOL e 3:4 FA23.
FIGURA 12. VOLTA LATO EST QUARTA ARCATA
All’inizio della volta della quarta campata vi sono
due grandi ruote distanziate di una stella rispetto
alle cornici che separano il settore centrale dal
settore dal settore Nord con il Sole e dal settore Sud
con la Luna. Il Verbo emette dal lato Nord, il Primo
Suono formato da Quattro sillabe, poi altre Quattro
sillabe dal lato Sud, il Secondo Suono.
La nascita del divino, è simbolicamente al solstizio
d’inverno, il Nord, dove primeggia una grande
Ruota con un doppio nodo templare composto di
Otto petali o vibrazioni. Dal petalo situato a Nord-
Est della prima ruota si genera una prima serie di
trasformazioni geometriche, una Genesi di suoni. Nel mondo classico solo
dopo aver delimitato i confini del Tempio con 4 pietre di fondazione
(cubiche), iniziava la costruzione vera e propria della struttura, la prima è
quella posta sull’angolo NE. A Sud la Ruota è composta di un solo nodo
templare di quattro petali. Queste due ruote emettono il primo e il secondo
suono.
FIGURA 13. RUOTA ORIGINE LATO NORD
Visivamente se pizzichiamo una corda questa vibra emette un suono, l’oscillazione, disegna un petalo, cioè
un suono. La Ruota Origine contiene un fiore a otto petali, un doppio nodo templare, come appare anche
negli affreschi templari a San Bevignate a Perugia, e negli schemi della teoria Platonica Pitagorica dei 4
elementi, dei 4 umori, utilizzati nei numerosi manoscritti di Isidoro di Siviglia (VII secolo). Questo doppio
nodo templare mostra l’interconnessione tra l’uomo e l’universo: nel centro è scritto “Homo Kosmos”, cioè
Uomo immagine del Cosmo. Cristo è la sintesi, è la totalità. E per totalità s’intende: maschile-femminile,
luce-buio, ecc., cioè la totalità del mondo manifesto. Cristo è il Centro dove si uniscono gli opposti; è il
23
La seconda coppia è ottenuta per incremento successivo di un’unità il rapporto 1/2 di Armonia ottenendo i rapporti di
corda (1+1)/(2+1)=2:3 (SOL) e (2+1)/(3+1)=3:4 (FA).
E
N
20
Quinto Elemento o quintessenza che dimora nella cavità o caverna del cuore dell’Uomo (microcosmo) e nel
centro del Cosmo (macrocosmo).
FIGURA 14. ISIDORO DI SIVIGLIA DIAGRAMMA MUNDUS ANNUS HOMO E COSMOS HOMO
Se si osserva la figura di Isidoro di Siviglia con
attenzione si può notare che in realtà la partizione
non è solo in quattro, ma in otto. Le figure si
sovrappongono intersecandosi, formando una rete
di relazioni molto più complessa, in cui ciascun
termine partecipa ad altri due che lo descrivono. Il
cerchio esterno è diviso in sezioni che mostrano gli
elementi e le loro qualità: terra/freddo e secco,
fuoco/caldo e secco, aria/caldo e umido,
l’acqua/freddo e umido. Il cerchio interno mostra, attorno alle parole Homo Kosmos, la stagione e l’umore
associati a ciascuno degli elementi/qualità. In questo modo l’autunno e l’umore malinconico era collegato
con la terra, l’estate e il collerico con il fuoco, la primavera e il sanguigno all’aria, l’inverno e il flemmatico
con l’acqua. Inoltre ciascun termine ha un opposto, due termini intermedi e due che lo descrivono,
formando un grande anello di relazioni che finisce per congiungere tutto, persino gli opposti logici, in
un’unica immensa armonia.
FIGURA 15. VOLTA QUARTA ARCATA - RUOTA ORIGINE NORD
La prima grande ruota sul lato Nord, dalla parte del settore Sole
possiamo considerarla Ruota Origine perché il diametro del cerchio
esterno è preso come misura base 1:1, (DO, Unisono), e il diametro
del cerchio interno rispetto a quello esterno vale 8:9, cioè il Tono24
intero (RE). L’interno del secondo cerchio (RE) della prima ruota
contiene una specie di fiore a otto petali, un doppio nodo templare25,
realizzato con archi di cerchio diametro 3:4 (FA), il cui centro è sul
cerchio esterno (DO). L’intervallo DO-RE, è un tono, detto di seconda
giusta, mentre quello DO-FA è di quarta giusta. L’intervallo tra il RE e il FA è un intervallo di terza minore
perché mezzo tono più piccolo di una terza giusta o maggiore. Al centro del doppio nodo templare, un
piccolo cerchio diametro 1:7, frequenza 7f, cioè LA#’’ (diesis)26 che coincide con il SIb’’ (bemolle).
Abbiano nella prima ruota la prima e la settima frequenza, il primo e il sesto armonico!
24
L’importanza pitagorica del tono deriva dal fatto che il rapporto tra la media armonica media e l’aritmetica è 8/9,
inoltre nasce dalla differenza (moltiplicazione di un rapporto per l’inverso dell’altro) della seconda coppia di suoni:
Tono intero = 2/3 (Quinta) - 3/4 (Quarta) =2/3x4/3=8/9. 25
Il nodo templare è raffigurato nella parete esterna dell’abside della chiesa templare del XII secolo di Ognissanti a
Trani (BA). I nodi mostrano l’intreccio dell’universo. 26
Il diesis (#) innalza di un semitono la nota e viceversa il bemolle (b) lo abbassa di un semitono. Il nostro sistema
musicale usa dodici note, che in un pianoforte sono divise in 7 tasti bianchi e 5 neri. I tasti neri rappresentano i diesis o
i bemolle, i gradini tra una nota e l’altra dei tasti bianchi. Sono DO, DO#(o RE b), RE, RE# (o MI b), MI, FA, FA# (o
SOL b), SOL, SOL# (o LA b), LA, LA# (o SI b), SI, anziché solo sette (DO, RE, MI, FA, SOL, LA, SI).
21
L’intervallo DO-LA#’’, cioè DO-SIb’’, è di settima minore, formato da 10 semitoni. Infine, al centro della
ruota un Punto da cui tutto ha origine, e cui tutto ritorna. Gli Otto archi di cerchio con diametro 3:4 (FA)
rispetto al cerchio che li contiene, creano otto vibrazioni o note musicali, questi petali o suoni creano a loro
volta altri vortici energetici nelle serie di ruote con diametro esterno 3:4 (FA).
La seconda grande ruota sul lato Sud è anch’essa Ruota Origine perché i due diametri della sua corona sono
ancora DO e RE. La Ruota lato Luna emette il LA, mentre quella del lato Sole emette il LA#’’ diesis, relativo
alla terza ottava. L’intervallo FA-LA è di terza maggiore. La Ruota lato Sole emette quattro suoni DO-RE-FA-
LA, ed è circondata da 10 stelle. La Ruota lato Luna emette quattro suoni DO-RE-FA-LA, oltre agli intervalli di
seconda DO-RE, di quarta DO-FA, di sesta DO-LA abbiamo gli intervalli di
terza minore RE–FA e di terza maggiore FA-LA. La Ruota è circondata in
modo regolare da 14 cioè due volte sette stelle. Entrambi i Vortici emettono
la nota FA della creazione, la nota LA viene emessa solo dal Vortice a Sud, il
Vortice Nord emette un ipertono27, il LA#’’ diesis, o SIb’’ bemolle a chiusura
dei primi sette. È indubbio che si volesse rappresentare con questi intervalli
dalle Ruote Padre-Madre, l’input alla creazione.
FIGURA 16. VOLTA QUARTA ARCATA - RUOTA ORIGINE
Ogni volta che le frequenze delle oscillazioni sonore non possono essere rappresentate con rapporti
pitagorici semplici, si perde la sensazione di armonia e si avverte “disaccordo” o dissonanza. L’intervallo di
seconda DO-RE è il minimo movimento melodico possibile perché lega due note vicine nella scala, e per
questo è l’intervallo più frequente nella maggioranza delle melodie. Il celeberrimo Inno alla gioia della Nona
Sinfonia di Beethoven è uno degli esempi più efficaci di impiego di intervalli di seconda.
Tante famose melodie iniziano con un intervallo di quarta DO-FA ascendente nel contesto della musica
tonale, perché evoca in maniera esplicita è uno slancio che approda al suo naturale punto di riposo. Molti
inni nazionali e canti di lotta iniziano con l’incitamento di una quarta.
La terza è infatti l’intervallo fondamentale nella costruzione degli accordi. La terza è l’intervallo
fondamentale nella costruzione degli accordi: la terza maggiore e la terza minore, messe una sopra l’altra in
modo da realizzare una quinta giusta, formano l’accordo perfetto maggiore, mentre la terza minore più la
terza maggiore formano l’accordo perfetto minore.
L’intervallo di sesta è l’intervallo più ampio che sia privo di un carattere di tensione. Per la sua cantabilità
espansiva la sesta maggiore ascendente si ritrova in molti passi operistici, anche di impronta espressiva
completamente diversa. Mozart, nelle Nozze di Figaro, lo impiega abilmente nell’aria “Contessa perdono”
per sottolineare la riconciliazione che riunisce i personaggi nel finale. Terze e seste sono intervalli
complementari, perché una terza più una sesta portano all’intervallo di ottava.
L’intervallo di settima, il più ampio degli intervalli contenuti entro l’ottava, è carico di tensione: dissonante
e difficile da intonare, nella musica tonale appare raramente al principio di una melodia; è infatti una
dissonanza che deve essere risolta, facendola seguire da una consonanza. Una settima maggiore
27
Gli ipertoni sono le componenti di un suono complesso dotate di una frequenza superiore a quella della fondamentale.
Se le frequenze degli ipertoni sono multipli interi della frequenza della fondamentale, essi si dicono armoniche.
DO LA RE
FA
22
ascendente, ad esempio, apre l’aria “O terra addio” con cui si chiude l’Aida. Nel caso della settima maggiore
ascendente, poiché le manca solo un semitono per raggiungere l’ottava, la sua tensione si placa salendo di
un semitono. La settima minore ascendente, invece, ha soltanto un semitono in più (cinque toni) della sesta
maggiore, e la sua tensione si risolve più spontaneamente scendendo di un semitono.
Archi di cerchio DO’ collegano le coppie di quadratini rossi delle fasce che dividono il settore centrale dai
settori del Sole e della Luna.
Dal petalo situato a Nord-Est della prima ruota si genera una prima serie di trasformazioni geometriche,
una Genesi di suoni. La prima nota 1:1 (DO) a frequenza f genera una seconda nota, l’ottava 1:2 (DO’)28 a
doppia frequenza 2f, detto primo armonico, che a sua volta genera sette diverse trasformazioni tutte tra
loro unite, di cui sei composte di ruote con corone (cerchi) di diametri esterni e interni 1:2 e 3/8 cioè il
FA’del DO’.
FIGURA 17. VOLTA QUARTA
ARCATA - AFFRESCHI LATO
NORD
La prima trasformazione a
NE non è una ruota, ma è
composta di tre archi di
cerchio diametro 1:2 (DO’),
che si arrestano quando è
formata la prima di sei
ruote aventi lo stesso
diametro. Sulle tre
semicirconferenze sono
innestati archi minori che formano un disegno che dà l’impressione di una formazione di sostanza fluida, un
ectoplasma (ciò che ha forma): si notano tre Vesica Piscis, simboli dell’origine della vita secondo la filosofia
classica.
La prima delle sei ruote della seconda ottava di diametri DO’ e FA’, genera al suo interno quattro archi con
centro sulla circonferenza esterna, di diametro di 2:3 di DO’ cioè SOL’, che è anche DO’’. Nella seconda
ruota della prima serie, il diametro degli archi cresce da SOL’ a FA’: la forma cresce e crea la Croce Templare
rossa su fondo bianco, a 4 bracci curvi realizzata con archi FA’. La terza ruota contiene 14 piccoli archi che
formano 14 (due volte sette) spazi tra gli archi e la circonferenza realizzati con diametri MI’’, il quarto
armonico a frequenza 5f. La quarta ruota al suo interno ha 6 bracci rotanti curvi diametro FA’. La quinta
ruota ha un fiore della vita a petali bianchi con archi FA’. La sesta ruota è duale della seconda, con una
croce templare bianca su campo bianco.
FIGURA 18. VOLTA QUARTA ARCATA – SESTA E SETTIMA RUOTA PRIMA SERIE
Chiude la serie un fiore della vita a sei petali bianchi all’interno di una settima
ruota con cerchio con diametro uguale a quello del petalo della Ruota Origine
28
Il DO’ è anche la Quinta o il SOL del FA (3/4x2/3); l’intervallo di quinta è l’unità del sistema musicale.
SOL’
DO’
FA’
FA’
DO’
RE DO DO’
FA
SOL
FA
DO’
FA’ LA#’’ MI’’
14
SOLI
LA
FA DO’
23
3:4 (FA) e cerchio interno 1:2 (DO’). La settima ruota è il coronamento, la sintesi delle prime sei, contiene il
cerchio delle prime sei.
Noi siamo le Sei Luci che emanano dalla Settima Luce (origine di) tutti noi. Poiché non vi è stabilità alcuna in quelle Sei, salvo la Settima, poiché tutte le cose dipendono dalla Settima.29
Infine, staccata dalla prima serie troviamo una “Ottava Ruota”, con diametro uguale a quella della Ruota
Origine DO, contenente un cerchio con diametro in rapporto di ottava 1/2 (DO’). In questo intervallo di
ottava DO-DO’ si osserva un motivo non completamente regolare formato da piccoli archi e cerchi, con
centro su una circonferenza di diametro 3:4 (FA). Con centro sul cerchio con diametro FA si osservano
(contenuti nell’intervallo DO-DO’) piccoli archi di cerchio con diametro 1:4, cioè DO’’’ terzo armonico 4f, e
cerchi con diametro 1:6 SOL’’ quinto armonico 6f, tra il cerchio esterno DO e un cerchio diametro SI (8/15).
Non basta perché con centro sul cerchio FA, vi sono piccole circonferenze con diametro 1:5 MI’’, quarto
armonico 5f. All’interno della corona DO’-FA’ abbiamo un fiore della vita a sei petali bianchi come quello
della quinta ruota. L’ultima ruota, come la Ruota Origine è circondata da una decade (10) di stelle di cui una
in posizione più distaccata.
FIGURA 19. OTTAVA RUOTA
PRIMA SERIE
Dalla ruota Origine,
all’ottava ruota abbiamo,
una sequenza di Sei ipertoni
o sette frequenze crescenti:
f (DO), 2f (DO’), 3f(SOL’), 4f
(DO’’), 5f (SOL’’), 6f(MI’’),
7f(LA#’’). Questa una legge
naturale, da secoli familiare
ai compositori di musica, ma sul cui significato più profondo poco finora ci si è soffermati: qualunque suono,
prodotto in qualsiasi modo, genera spontaneamente altri suoni, secondo un ordine successivo costante.
Se dividiamo la corda unitaria per 2, per 3, per 4, per 5, per 6, per 7, si ottiene una serie armonica come una
progressione aritmetica di frequenze: la differenza tra due armoniche consecutive è costante e pari alla
fondamentale. Considerazioni di natura teorica portano a supporre che, quando una corda vibra, sono
prodotti suoni con lunghezze d’onda che stanno fra loro nel rapporto semplice 1/2, 1/3, 1/4, 1/5, e così via;
per cui il suono complessivo prodotto dalle vibrazioni della corda potrebbe essere ottenuto dalle vibrazioni
simultanee di una serie di diapason le cui frequenze fossero appunto nei rapporti suddetti. Ora, facendo uso
di opportuni strumenti quali i risuonatori di Helmholtz o i moderni analizzatori di suoni, è possibile accertare
sperimentalmente che avviene proprio così. Quando, ad esempio, la corda di un violino suona un DO di
frequenza 256 Hz (ottava centrale dello strumento), per risonanza si metteranno a vibrare unicamente i
risuonatori corrispondenti alle frequenze 256, 512, 768, 1024, 1280, 1536, 1792, 2048, ecc., e non gli altri 30.
29
Zohar (Luce), La Santa Assemblea Superiore. 30
Roberto Fondi, Armonistica.
DO FA
DO’
DO’’
MI’’
SOL’’ SI
DO
24
Quando l’Uno indivisibile, si confronta con se stesso 1/1 emette il primo suono, l’Unisono, e la corda vibra
con frequenza f; quando la corda si dimezza, l’Uno si confronta con il 2, vibra con frequenza 2f (primo
armonico), ed emette il DO’; quando si confronta con il 3, frequenza 3f, abbiamo la corda ridotta a 1/3 e
emette il SOL’; quando si confronta con il 4, frequenza 4f, abbiamo la corda a 1/4 con la nota DO’’, quando
si confronta con il 5, frequenza 5f, abbiamo la nota MI’’, quando si confronta con il 6, frequenza 6f (quinto
armonico), abbiamo la nota SOL’’. Si percepisce, come i rapporti di frequenza di tutti gli accordi puri,
maggiori e minori, che si trovano all’interno di un’ottava, siano esprimibili attraverso il senario31, in altre
parole la serie di numeri da 1 a 6.
1 2 3 4 5 6 7
DO 1/2 DO’ 2/3 SOL’ 3/4 DO’’ 4/5 MI’’ 5/6 SOL’’ 6/7 LA#’’
< ottava <> quinta <> quarta <> terza maggiore <> terza minore32<> settima minore <
Se il rapporto è di 1: 1/2 (DO-DO’) si parla, come si è visto, di “accordo di ottava”; se è di 1/2 : 1/3 (DO’-
SOL’), si parla di “accordo di quinta”; se è di 1/3 : 1/4 (SOL’-DO’’), di “accordo di quarta”; se è di 1/4 : 1/5
(DO’’-MI’’), di “accordo di terza maggiore”; se è di 1/5 : 1/6 (MI’’-SOL’’), di “accordo di terza minore”. I
pitagorici, conclusero che la creatività della natura si manifesta interamente nell’ambito del Senario,
mentre il numero 7 l’Eptade, significa il riposo o pausa necessaria prima di riprendere, con l’Ogdoade il
numero 8, il nuovo ritmo33. Quando l’Uno indivisibile, l’Unisono 1/1, si confronta con il Sette, il numero
vergine non generato, senza Padre e Madre, dà origine a 1/7, la corda vibra solo per un settimo della prima
lunghezza34, con frequenza 7f (sesto armonico), si ottiene la nota alterata (o semitono) dell’ottava di ordine
due volte superiore a quella
della fondamentale. Per cui:
con lunghezza 1/7, il
semitono, LA#’’ (o SIb’’)35.
FIGURA 20. VOLTA QUARTA
ARCATA - VISTA PARZIALE SERIE DI
RUOTE
La seconda serie è formata
da tre ruote di diametro esterno 3:4 (FA) e interno 3:5 (LA) rispetto alla Ruota Origine. L’intervallo musicale
FA-LA è di terza maggiore o giusta. La prima ruota è una croce templare a petali bianchi su fondo bianco,
formata da quattro archi 3:5 (LA). La seconda ruota con gli stessi diametri 3:4 (FA) e 3:5 (LA), per il
raddoppio degli archi, cioè otto, forma un fiore a otto petali con cerchi di diametro 3:5 (LA), con centro sul
cerchio interno. La terza ruota con gli stessi diametri delle precedenti cerchi di diametro 3:4 (FA) e 3:5 (LA),
con semicerchi di diametro 3:5 (LA), con centro sulla circonferenza esterna, forma un perfetto fiore della
vita a sei petali bianchi. Le tre ruote vibrano internamente in LA, con i petali in sequenza con quattro, otto,
sei36.
31
Roberto Fondi, Armonistica. 32
L’intervallo di terza minore tra due note, consiste in 3 semitoni, cioè in un tono e mezzo. L’intervallo di terza
maggiore è quando la distanza tra le note è di due toni. 33
Roberto Fondi, Armonistica. 34
Crea una nota che normalmente non si trova sulla tastiera di uno strumento. 35
La nota che si trova un semitono sopra il DO si scrive DO# (DO diesis) e quella un semitono sotto si scrive DO
b (DO
bemolle), e così per tutte le note. 36
Il ritmo musicale iniziò ad essere misurato in base a definiti valori temporali a partire dalla metà del secolo XII, e per
un genere particolare di musica, nato dallo sviluppo del canto gregoriano: la musica polifonica liturgica. Gli enormi
25
FIGURA 21. VOLTA QUARTA ARCATA - VISTA PARZIALE TERZA SERIE DI RUOTE
La terza serie è formata da “quattro ruote, tre con un foro quadrato e una, la seconda, con foro rettangolare
coincidente con il loro centro”. La prima ruota di diametro 3:4 (FA) rispetto alla Ruota Origine, mostra tra i
due cerchi della corona, una doppia serie di numerosi triangolini rossi che sembrano formare un serpente
arrotolato, motivo dominante nella cappella. Il diametro dei cerchi della seconda corona è LA e RE’ rispetto
al DO della Ruota Origine. La prima ruota con diametri FA-LA-RE’ (rispetto alla Ruota Origine, DO) emette il
primo suono. La seconda ruota emette ancora il suono FA-LA-RE’. Nella ruota successiva le due serie di
triangoli crescono in dimensione e si espandono in modo non regolare serpentino una per corona,
diminuiscono in numero, e nella corona esterna formano una coppia di 18 triangoli. Nella terza ruota il
diametro esterno si comprime passando da 3:4 (FA) a 2:3 (SOL), i triangoli scompaiono, diminuiscono in
numero e si formano settori rettangolari, 13
per corona, una coppia, 2x13 settori. La terza
ruota con diametri SOL-DO’-FA’, emette un
terzo suono.
FIGURA 22. VOLTA QUARTA ARCATA – ULTIMA RUOTA
TERZA SERIE
La quarta ruota della terza serie, quella
centrale cresce nuovamente al diametro 3:4
(FA). La ruota o vortice è decisamente
distanziata dalle prime tre ma attaccata a un
disegno geometrico triangolare. La quarta ruota è divisa in tre corone di cui quella più interna di ampiezza
dimezzata rispetto a quelle esterne. La corona esterna (diametri FA-LA), e la corona intermedia (diametri
LA-RE’) sono divise in 15 settori; la somma dei settori delle due corone è 30. Nella corona interna (diametri
RE’-FA’) si contano ventinove settori. Ventinove è il decimo numero primo, l’ultimo della decade dei numeri
spazi delle cattedrali gotiche, costruite proprio a partire da quel secolo nell’Europa occidentale, furono il ricettacolo di
una musica che si ampliava in tutte le dimensioni, tra le quali, specie nelle occasioni solenni, anche la ’dimensione
verticale’. La dimensione verticale della musica è ciò che oggi definiamo polifonia, e consiste nella possibilità di
intrecciare linee melodiche diverse secondo una logica armonica, cioè in modo tale che il risultato non sia un caos di
voci, ma un insieme significativo musicalmente. Il primo compositore occidentale di cui abbiamo notizia fu proprio un
maestro della Cattedrale di Notre-Dame di Parigi, il Maestro Leonino, ricordato per la sua perizia nel comporre organa,
i primi canti polifonici in notazione, che impiegavano un sistema particolare di notazione ritmica, chiamata modale e
basata sulla combinazione fra le principali tipologie di metri classici e i valori musicali allora in uso (LA longa e LA
brevis). Come nell’architettura, così nella musica questa nuova concezione permise alla polifonia, in genere ancora a
due voci, di ampliarsi in senso verticale consentendo il canto di tre quattro o più voci sovrapposte; l’altezza dell’edificio
sonoro, supportata dal parallelo sviluppo della notazione musicale, crebbe a dismisura.
SOL
FA
DO’
FA’ RE’
LA
FA
RE’
LA
26
primi! In totale nelle due corone abbiamo 59 settori, aggiungendo quello mancante si avrebbero in totale
60 settori i minuti della creazione la divisione per 60 del tempo. Cinquantanove è il diciassettesimo numero
primo! La quarta Ruota della fila centrale ha al centro un foro quadrato, ed è attaccata al vertice di una
figura triangolare rappresentata alla fine della volta presso la finestra centrale della parete est. La quarta
ruota cresce e si espande da SOL a FA e crea delle corone con diametri FA-LA- RE’-FA’, emette quattro note
o suoni. Nove note musicali pitagoriche per le prime tre ruote, quattro per l’ultima ruota, la somma è 13
note.
La quarta serie è uguale della seconda serie, e simmetrica rispetto alla serie centrale, perciò valgono le
stesse considerazioni.
FIGURA 23. AFFRESCHI QUINTA FILA
La quinta serie situata ai confini del settore lunare, è
una strana costruzione geometrica che comprende
cinque figure. La prima figura è una Ruota Origine con
cerchio esterno 1:1 (DO) e cerchio interno 8:9 (RE),
contenente un nodo templare a 4 anse, realizzato con
due coppie di archi diametro diverso 3:5 (LA) e 3:4
(FA). Solo questa Ruota Origine lato Luna emette il LA,
mentre quella del lato Sole emette il LA#’’ diesis, relativo alla terza ottava. La Ruota emette quattro suoni
DO-RE-FA-LA, ed è circondata in modo regolare da 14 stelle, cioè due volte sette stelle.
La seconda figura è un fiore di Lys a tre petali. La terza figura è formata da due cerchi intersecanti37, che
formano una particolare Vesica Piscis. I cerchi hanno diametro 3:4 (FA’) rispetto all’ottava DO’ della Ruota
Origine. Per effetto ottico, sembra che i cerchi contengano ciascuno un numero di 5 bracci curvi rotanti. In
realtà, questa visione si compone di 4 bracci curvi per un cerchio, diametro 3:4 (FA’), e 3 bracci curvi
sull’altro cerchio, in totale 4+3=7 bracci. Seguono allineate 11 stelle a otto punte, altre 11 stelle a sei punte
partono dai due cerchi intersecanti terminano al fiore della vita a sei petali
racchiuso nel doppio cerchio. Più a lato altre due figure: un fiore della vita a sei
petali bianchi di diametro 3:5 (LA) senza i due cerchi esterni, accanto un Fiore di
Lys a tre petali. A destra del fiore si vede l’unica stella a 10 punte.
FIGURA 24. PARTICOLARE AFFRESCHI QUINTA FILA
Il disegno, triangolare al cui vertice è attaccata l’ultima ruota della serie centrale, è diviso in 4+4+6+6=20
settori che formano un triangolo maggiore, a sua volta diviso simmetricamente in 10 settori rispetto l’asse
della navata. Alla base del triangolo maggiore ciascun vertice termina con una specie “S” scritta in modo
inverso, quasi a volerci dire di osservare le cose da un punto di vista ribaltato, come la rappresentazione
della crocefissione di Pietro. S’individuano all’interno del triangolo maggiore, 4 triangoli, due ai lati e due
centrali che formano una figura romboidale. I triangoli laterali sono divisi in 4 settori apparentemente
contenenti i 10 punti della Decade, in realtà quello del lato nord, ne contiene 11, un punto in più non
allineato nel terzo settore, i punti dei due triangoli risultano 21.
37
I cerchi sono inclinati rispetto all’asse della navata, per sottolineare la condizione caotica.
DO
FA’
LA RE
FA
27
FIGURA 25. PARTICOLARE AFFRESCHI NAVATA LATO CORO
I due triangoli centrali, tra loro speculari, sono a
loro volta scomponibili in quattro triangoli
contenenti 4+4 punti che formano un rombo,
contenenti ciascuno 8 punti, in totale 16.
Osserviamo che due di questi triangoli
contengono a loro volta tre triangoli, in totale si
hanno 6 piccoli triangoli che convergono in un
punto centrale, La sequenza dei puntini nei due triangoli centrali è 1 - 1 - 2, ogni punto è la somma dei punti
che lo precedono.
I quattro triangoli contengono dal lato sud 18 puntini, dal lato nord 19, in totale 37 puntini. Il settore del
Sole sulla parete nord della quarta campata è delimitato in basso da un doppio motivo, di cui il secondo è
formato da una serie di 37 triangoli rossi con il cerchio bianco al vertice. Il cerchietto bianco è un punto
manifestato, qui nel grande triangolo abbiamo 37 punti. Il disegno triangolare contiene tre numeri primi:
“L’undici, il quinto numero primo; il diciannove, l’ottavo numero primo; trentasette il dodicesimo numero
primo”.
Il diciannove è anche il terzo numero esagonale centrato. Il
trentasette è il quarto numero esagonale centrato, cioè un
esagono i cui lati sono formati da quattro punti. È la Tetractis
esagonale! È formata dall’unione di sei Tetractis triangolari,
tredici punti si sovrappongono 60-13=37.
28
NAVATA PARETE EST
Il timpano Est (lato coro) ha in alto presso la volta, tre finestre separate da due croci patenti templari. La
volta della finestra verso parete nord, è affrescata con delle stelle, e una ruota composta da una corona di
27 settori, con al suo interno cinque bracci curvi rotanti in senso orario come la seconda ruota della quinta
fila. La volta della finestra verso la parete sud, contiene delle stelle e una ruota realizzata con una corona al
cui interno un tratteggio. All’interno della corona un fiore della vita a sei petali bianchi emanati da un
cerchio rosso. La volta della finestra centrale contiene oltre alle stelle 8 piccoli cerchi. Cinque raggi rotanti,
otto piccoli cerchi, sei petali.
FIGURA 26. AFFRESCHI FINESTRE LATO EST
Le tre finestre separate da due croci
templari, sono affrescate in alto con
una corona con 16 settori a forma di
mattoni rossi e bianchi terminanti con
due fiori di Lys. Sotto le croci due
punte di frecce simili a quelle viste
sotto la croce templare della prima
volta, all’ingresso. I lati delle finestre
simili a colone sono affrescati in modo
diverso. La finestra lato nord ha le
colonne riempite di puntini rossi. La
finestra lato sud ha le colonne affrescate bianco realizzato con un motivo serpentino con 8+8 triangoli
opposti rossi. La finestra centrale ha le colonne con 9 triangoli rossi e bianchi, e sui bordi 9 cerchietti
bianchi disposti in modo diverso: a nord 1+5+3, a sud 1+4+2+1.
Sul lato destro in alto un triangolo al cui interno troviamo il Fiore di Lys a Tre petali. Sotto due rettangoli, il
primo dominato dai numeri 3 e 6, contenente a sinistra una ruota composta da tre cerchi contenente sei
bracci rotanti in senso antiorario; il secondo rettangolo dominato dal numero 4 e 3, contenente una ruota
posta a destra composta da tre cerchi contenente otto bracci curvi che disegnano una croce templare
bianca su fondo rosso. I due rettangoli sono separati da una striscia con 6 quadrati bianchi e sei rossi
scomposti in 12 triangoli rossi, sei per lato.
29
FIGURA 27. TIMPANO DESTRO LATO EST
Sotto le figure precedenti, separato da una cornice a quadrati bianchi e triangoli rossi, cinque settori di cui il
quarto e realizzato con un quadrato apparentemente simile a quello del timpano dell’ingresso, contenente
anziché il simbolo del Chrisma un fiore a otto petali bianchi. La corolla rossa del fiore ha il diametro di 1/3
rispetto a quello esterno, vibrazione di terza armonica. Il cerchio esterno emana 29 piccoli raggi. Ritroviamo
nuovamente il numero 29, il decimo numero primo! La circonferenza esterna è inscritta in un quadrato
decorato all’interno con 16 triangoli rossi in sequenza 3+4+4+5, e 4 triangoli bianchi isolati. Ai quattro
vertici del quadrato, un triangolo diviso in due triangoli rossi e bianchi, in totale 4 triangoli rossi in equilibrio
con i quattro triangoli bianchi.
Nel settore sottostante, un rettangolo armonico con lati in rapporto 1:2, cioè un doppio quadrato diviso in
due diagonali che realizzano due coppie di triangoli. I Maestri d’Opera Templari, c’informano che il punto di
partenza è sempre, il quadrato, le diagonali e le divisioni del quadrato che conducono, al triangolo isoscele,
il cui angolo alla base è di 63° 26’, e la cui base è uguale all’altezza, il triangolo della famiglia della Sectio
Aurea.
FIGURA 28. IL RETTANGOLO ARMONICO E I TRIANGOLI DELLA FAMIGLIA DELLA SECTIO AUREA
Separato da una cornice formata da due oscillazioni di due onde una opposta all’altra, una di tre periodi,
l’altra di due periodi38 rapporto 2/3 (SOL). Le oscillazioni creano quattro petali bianchi e sue semipetali
scuri. Al centro è rappresentato il modello armonico a torre appuntita visto prima. A destra vi è una crescita
di sette triangoli la cui base è il doppio dell’altezza, attaccati alla figura del modello armonico per indicare le
frequenze acustiche. A sinistra la figura è composta da quattro circonferenze divise da un diametro
orizzontale, sormontate da un piccolo cerchio rosso. Il diametro nei quattro cerchi indica la corda che vibra
38
Un periodo è formato da due semionde.
63,46°
√5 √5 2
1 1 1
2
ϕ
Φ
30
nei cerchi della manifestazione, indica i primi quattro suoni, emessi dalle quattro circonferenze: DO-FA-SOL-
DO’. Il cerchio scuro al di fuori dei quattro cerchi chiari, indica la Radice del Suono, che non può essere
udita nei mondi fisici. L’ultimo settore è realizzato con tre figure geometriche legate all’armonica.
FIGURA 29. TIMPANO SINISTRO LATO EST
Sul lato sinistro, verso la parete nord, in alto
troviamo due colonne unite da un arco fatto con 16
tasselli. Questo modello è riprese nelle nicchie che
ritroviamo sul lati Nord e Sud della navata, con la
differenza che questo archi risultano formati da 24
tasselli. Sotto due rettangoli vuoti con i lati in
proporzione 3/10. Ritroviamo la striscia con sei
quadrati bianchi e sei triangoli rossi per lato, ma a
differenza del lato destro non separa i rettangoli, ma è posto a sinistra.
Scendendo ritroviamo altri tre settori, e sopra l’arco del coro, un viso stilizzato che sembra femminile. A
lato anziché ritrovare il quadrato con i triangoli del lato destro, abbiamo un abbozzo, un inizio di dipinto,
apparentemente abbandonato, o un’opera incompiuta. Seguono due strisce vuote a rimarcare che il lavoro
deve essere ancora compiuto.
31
IL RITUALE MISTERICO DELLE TESTE E DELLE BOTOLE
Osservando la volta della Cappella di Saint-Christophe-des-Templiers ci si domanda a cosa serviva una
botola irregolarmente quadrata e disadorna all’inizio della navata, nel punto più lontano dal Coro, ma
perfettamente centrata? E poi perché quattro fori esattamente al centro delle quattro ruote centrali e
centrate della quarta navata, e infine quella seconda botola decentrata nel settore del Sole? Ci si chiede
cosa poteva essere calato dall’alto di tanto importante da queste botole da aver voluto evidenziare con
simboli i bordi della seconda apertura?
L’ingresso principale nella navata avviene attraversando il Portale d’Occidente, sull’archivolto del portale, in
una fascia a semicerchio, sono scolpite 52 teste umane unite a coppie, cioè 2x13 per lato, in totale 4x13.
Alcune sono serene, quasi sorridenti; altre sono grottesche animalesche con ghigni. Al di sopra del Chrisma
un rosone formato da 12 cerchi minori e uno maggiore, 13 cerchi in tutto. Se i cerchi sono simbolicamente
delle teste allora abbiamo 5 gruppi di 13 teste. Ricordiamo ancora una volta che Tredici è il numero tanto
caro ai Templari, legato misteriosamente alla loro storia e al loro destino. È il numero componente un
capitolo templare e dei grandi elettori 12+1 del Gran Maestro, è anche il numero necessario per fondare un
nuovo monastero cistercense.
Dopo aver inizialmente compreso il messaggio misterico espresso nelle sculture dei capitelli, il Novizio
poteva attraversare la Porta del Sole morente, entrando così nella navata, sopra la sua testa una botola
disadorna, e a nord, alla sua sinistra, vedeva in alto l’oscura figura del Guardiano di Soglia, e in basso degli
affreschi misterici: un grande
calderone subito dopo la pesatura
del cuore da parte di Anubi dalla
testa di Cane, infine la figura
dell’arcangelo Michele. Il Guardiano
di Soglia rappresentato oscuro
c’informa che si tratta di rituali
misterici.
FIGURA 30. PRIMA ARCATA SX CALDERONE
Dionisio Zagreus figlio del Dio Zeus e
di Persefone la Materia, ancora
bambino, fu fatto a pezzi dai Titani e
cucinato in un tripode di bronzo
(calderone) ad eccezione del cuore, dal quale nacque un nuovo Dioniso Immortale. Ritroviamo in questo
mito orfico, l’annientamento del corpo tramite un calderone e l’importanza del cuore ricettacolo del Sé
immortale. Il mito racconta che gli empi Titani vennero inceneriti da Zeus e che dalle loro ceneri ebbe vita il
genere umano. Il sangue di Dioniso feconda la terra, la quale con l’albero del melograno donerà il frutto
della vita e della morte39. Poiché le ceneri dei Titani contenevano anche il corpo di Dioniso, l’uomo
partecipa della natura titanica e di quella divina. Dionisio Figlio del Padre Celeste e della Madre Terrena è
39
Gli abitanti dell’antica Grecia e dell’Egitto, riproducevano la melagrana con l’argilla posizionandola all’interno delle
tombe dei defunti.
32
l’immagine dell’Uomo risvegliato. Secondo il mito, i Titani si erano avvicinati al bambino divino
impiastricciati di gesso per non essere riconosciuti. Nei Misteri Sabazi celebrati ad Atene, uno dei riti
iniziatici consisteva nel cospargere i candidati con una polvere o cenere allo scopo di assomigliare ai
fantasmi; in altri termini, gli iniziandi subivano una morte rituale, un rituale arcaico d’iniziazione.
Nigredo la prima fase della Grande Opera è la decomposizione della forma, la morte, un viaggio agli Inferi,
la morte dell’inferiore. Il Cavaliere del Tempio varcata la soglia ovest della Cappella, quella dove il Sole
muore, immerso nella più completa oscurità provava la sensazione di essere immerso in una tomba.
Secondo la Dottrina Misterica, l’Anima spirituale è rinchiusa nel corpo come in una tomba dove regna
l’oscurità, il colore nero. La vita incarnata assomiglia piuttosto a una morte, ecco la rappresentazione con i
visi cosparsi di cenere come dei fantasmi, mentre la morte è il principio della vera vita, quella dell’anima
libera dalla prigione del corpo. La morte cosciente significa liberare l’anima della sua prigione. Il corpo
oscuro contenuto nel calderone deve essere sottoposto all’azione del fuoco interiore che brucia ciò che è
infernale sublimandolo con un’operazione di chimica spirituale. Nella mitologia irlandese compare
associato al dio Bran, il “calderone della rinascita”: i guerrieri morti che sono gettati al cader della notte, la
mattina seguente risorgono. Nel calderone, ventre del femminile, la vita si rigenera, così come la vita
vegetale rinnova la sua nascita in primavera dopo aver riposato nel ventre della Madre Terra durante il
tempo invernale.
Albedo, la seconda fase, è la purificazione, la caduta delle scorie sotto l’effetto del fuoco che permette alla
luce di giungere dove prima c’era oscurità. L’Anima umana è giudicata in base ai suoi meriti e alle sue colpe
ed ecco il giudizio sulla parete nord, dove l’arcangelo Michele custodisce la Porta dei Cieli.
Non sappiamo cosa servisse la botola sulla volta all’inizio della navata, ma una cosa è certa è allineata con il
calderone dipinto sulla parete nord: qualcosa era calato dalla botola, ma possiamo intuire che il tutto era in
relazione al Mistero del Graal.
Nel racconto Mabinogion del Graal, Peredur il Gallese nel castello, vede due uomini che portano una lancia
gigantesca dalla quale calano tre rivoli di sangue; entrano quindi due ragazze che recano un vassoio sul
quale è posta una testa mozzata immersa nel sangue. Per i Celti la testa è la sede dell’anima. Nel racconto
celtico gallese appare una lancia straordinariamente grande, dalla quale sgorgano tre correnti di sangue e
circa la quale l’eroe Peredur deve porre la domanda, non avendola posta, non avendo cioè chiesto perché
la lancia sanguini, Peredur è maledetto e non avrà pace fino a quando non avrà chiarito il mistero della
lancia. In altri racconti, la lancia riposa misteriosamente sospesa sul vaso distillando in esso sangue. Oengus
della stirpe dei Tathua dé Danann ha una lancia che sanguina, con un terribile potere distruttore, per
attenuarlo occorre immergere la punta in una caldaia piena di un liquido scuro che in altri miti è descritto
come sangue, altrimenti brucerebbe il portatore. Nella versione francese di Chrètien de Troyes40, Perceval il
Gallese, arrivato al castello del Re Pescatore, assiste alla strana cerimonia del Graal. Il padrone di casa,
infermo per una ferita alla coscia (ai genitali), gli offre una magnifica spada appositamente forgiata per lui,
ma lui non chiede a cosa serve. Anche Wolfram scrive che Parzival tace e non domanda nulla al Re
Pescatore, Amfortas, che ha in precedenza ha donato all’eroe una spada. Successivamente entrano nella
sala in successione: un valletto che impugna una lancia dalla cui punta di ferro bianco cola una goccia di
sangue sulla sua mano; due giovinetti con candelabri d’oro; una fanciulla bellissima che reca con sé un
Graal d’oro, splendente di luce e incastonato di gemme; un damigella con un piatto d’argento.
40
Il testo rimanda a un certo Maestro Blihis, possessore di una tradizione che deve restare segreta.
33
Il seguente rituale egizio di Iniziazione è riportato nel libro Agni Yoga indicato dal Maestro Morya.
462 - Una parte dell’antico mistero è chiamata “il Calice del Conseguimento”. Un calice a quattro facce era
riempito di succo di melagrana. La superficie interna era d’argento e l’esterna di rame rosso. Si affermava il
conseguimento innalzando il Calice. Quindi si versava il succo dalle quattro parti, a simbolo della volontà di
servire, senza fine, il bene generale.
465 - Tre fiamme, indi il Calice del Conseguimento e il terzo occhio; ciò fa parte del Nostro Mistero.
520 - Fra i Misteri d’Egitto esisteva una procedura chiamata “la spada affilata”. Il neofita stava nell’oscurità
completa. Lo avvicinava il Grande Jerofante, che gli rivelava alcuni Misteri; e la luce Lo illuminava. Poi tutto
tornava nelle tenebre. Veniva allora un sacerdote, designato come tentatore. Nel buio, la sua voce diceva:
“Fratello, cosa hai visto e udito?”. Il candidato rispondeva:
“Sono stato onorato dalla presenza del Grande Jerofante”.
“Fratello, sei sicuro che fosse proprio lui?”.
“L’ho visto con gli occhi e udito con le orecchie”.
“Ma quell’immagine poteva essere fallace e quella voce
menzognera”.
Allora il candidato si confondeva, ed era respinto, o diceva
pieno di fermezza: “Si possono ingannare gli occhi e le
orecchie, ma nulla può illudere il cuore. Io vedo e ascolto con
il cuore, e nulla d’impuro può toccarlo. La spada che mi hanno
dato è tagliente”.
Allora il Grande Jerofante tornava con un calice di una
bevanda rossa e diceva: “Prendi e bevi dal tuo calice; vuotalo
e guarda il mistero del suo fondo”. Sul fondo stava
l’immagine di un uomo supino, attorniato da un serpente
disposto in cerchio, e una scritta diceva: “Tu stesso sei colui
che tutto dà e tutto riceve” 41.
FIGURA 31. TRIPLICE FIAMMA KUNDALINI - CALICE
Negli di scritti del Graal, l’eroe deve dapprima conquistare una spada solo dopo è ammesso nel castello del
Graal. Questa è la spada affilata. Il colore del succo di melograno è rosso e ricorda molto il sangue. Il mito
greco narra che il sangue di Dioniso fece crescere l’albero del melograno, inoltre Dio legato è ai Misteri del
vino (anch’esso rosso e proveniente da un frutto, l’uva, altrettanto sacro). La bevanda rossa, nella
cerimonia egizia era succo di melagrana il frutto dell’incarnazione, il sangue del divino Osiride/Dionisio. Il
calice è il cuore, che è pesato quando l’anima è liberata dal corpo oscuro. Il Calice è il centro energetico del
cuore Anahata chakra, dalle 12 vibrazioni o petali. Lo smeraldo è prossimo al Calice, il rubino all’Occhio di
Brahma42. In un altro libro il Maestro Morya precisa: “La Coppa del Graal, come il Calice del Cuore
consacrato al Servizio maggiore, sono Magneti universali: il Cuore del Cosmo vi si riflette. Tutte le figure
degli Eroi dello Spirito possono rappresentarsi come portatori del Calice. L’intero Universo si specchia nel
Calice dello spirito ardente43“.
41
Roerich Agni Yoga 42
Agni Yoga 535. 43
Mondo del fuoco III, 49-
34
Il calice a quattro facce dei Misteri era di esternamente rame (il materiale a contatto del fuoco delle antiche
pentole), e internamente d’argento. Le tre fiamme sono il fuoco interiore che come un serpente sale lungo
la spina dorsale, Kundalini il drago/serpente di fuoco che dorme avvolto in tre spire e mezza alla base della
spina dorsale. I fuochi del cuore controllano la ascesa del Kundalini lungo il canale midollare. In India,
l'energia di Kundalini è chiamata il potere della Madre. La lancia in questo
brano non è citata, ma altrove è espressamente detto che la spina dorsale è
detta lancia, inoltre che ha la forma di una lancia, l’osso sacro appare come
la punta triangolare della lancia.
FIGURA 32. LANCIA E SPINA DORSALE
Nella parte estrema della spina dorsale dell’essere umano risiede il “Luz”. In
aramaico luz è il nome dell’osso di forma conica o triangolare (come la punta
di una lancia) posto tra la terza vertebra lombare e il coccige composto di tre
o quattro ossicini. Il “Luz” è il nome che i sapienti della Qabbalah, ma anche i
profeti ebrei, hanno dato alla divina scintilla intrappolata nell’osso sacro
(parte considerata indistruttibile, inceneribile44). Si tratta di quella scintilla, la
potente energia di cui parlano tutte le tradizioni che, se attivata, può portare
al risveglio spirituale dei Chakras, della Kundalini. Luz è la sede di Kundalini.
La Scala di Giacobbe la visione celeste che ebbe a Luz, suggerisce la figura
dell’umana spina dorsale. Il viaggio iniziatico non può che cominciare dalla
Città chiamata “Luz” quale punto di partenza necessario per poi vederlo compiersi a Betel, la Casa di Dio (il
Cranio che ospita nel Cervello il riflesso di tutti i Chakra o vortici energetici). Tale risveglio libera dalla
catena dell’esistenza materiale trasformando i risvegliati-iniziati in “sacerdoti” secondo la maniera di
Melchisedech (il Re-Sacerdote di “Giustizia” e “Pace”)45.
Ecco che il fuoco basale interno salendo nella colonna vertebrale infiamma il calice che diventa un
crogiuolo. Il simbolo greco di Kundalini è il Caduceo: un’asta o lancia su cui si avvolgono due serpenti. Nel
rituale la lancia rappresenta la colonna vertebrale, il sangue è sostituito dal rosso succo di melagrana, i tre
rivoli rossi alla base della lancia rappresentano la triplice forza o fiamma del Drago o Kundalini.
Tre fiamme, indi il Calice del Conseguimento e il terzo occhio; ciò fa parte del Nostro Mistero. Il terzo occhio
quello della conoscenza spirituale è situato nella testa. Il chakra Brahmarandra o la Campana, è posto alla
sommità del capo, protetto all’interno di una cittadella, il teschio.
Si può ipotizzare che all’interno della Cappella si celebrasse un rituale misterico d’Iniziazione,
probabilmente simile a quello egizio. Lo Ierofante è in questo caso il Gran Maestro, il neofita è il Cavaliere
con la spada affilata in mano. A sinistra l’affresco del Calderone informa il neofita che tutto ritorna nel
ventre di Madre Terra per essere ricombinato chimicamente. Nella simbologia alchemica il Calderone, la
44
La leggenda ebraica faceva di questo corpuscolo, una particella indistruttibile, l’osso della resurrezione. 45
Profeti ebrei, sapienti della Qabbalah, Yogi, Sufi, Templari conoscevano la realtà del “Luz” che hanno trasmesso
attraverso i suoi diversi significati simbolici.
Osso sacro
35
Coppa, il Cranio del morto sono simboli sia del vaso di trasmutazione, e sia dell’annerimento e della morte
terrena.
FIGURA 33. BOTOLA E CALDERONE
La testa, il cranio Il calderone nell’alchimia simboleggia il
contenitore della materia, il primo stadio dell’Opera
alchemica, quella al nero, la Nigredo, cioè la morte la
putrefazione del corpo fisico i cui componenti sono
sottoposto alle forze di trasformazione e di germinazione.
L’Opera al Nero è anche lo smembramento di Osiride e lo
spezzettamento di Dionisio e la successiva cottura delle sue
carni nel calderone. In Alchimia, una delle fasi principali
della Grande Opera è chiamata caput mortuum, o “Testa di
morto”, che nelle cerimonie era un cranio vero e proprio.
Possiamo ipotizzare che dalla botola scendesse un piccolo
calderone ripieno di rosso succo di melagrana e che due
Cavalieri con una lancia ne immergessero la punta nel
calderone. Dopo il Gran Maestro Templare riempiva dal
calderone un calice come descritto nel rituale egizio. Allora
il Grande Jerofante tornava con un calice di una bevanda
rossa e diceva: “Prendi e bevi dal tuo calice; vuotalo e
guarda il mistero del suo fondo”. Sul fondo stava l’immagine di un uomo supino, attorniato da un serpente
(Kundalini) disposto in cerchio, e una scritta diceva: “Tu stesso sei colui che tutto dà e tutto riceve”.
La spada affilata che faceva parte dei Misteri d’Egitto significa la perfetta discriminazione tra la luce e
l’ombra. Una interessante immagine si ritrova in un manoscritto: “Lancillotto raggiunge il castello del Graal
passando su un ponte costituito dal filo di una spada46. Il cammino verso la Sapienza, dalla Kata-Upanishad
è paragonato all’andare su di un filo di rasoio.
In tutti i racconti del Graal compare un re ferito, un Re Pescatore a cui era stato affidato il Graal, ma che ha
fallito peccando: un'implicazione sarebbe data anche dall'assonanza fra le parole francesi pêcheur e
pécheur cioè pescatore e peccatore. La ferita del Re Pescatore ha in generale la connotazione di una
punizione per peccati commessi in passato. Amfortas è un re storpio, con una ferita sempre aperta ai
genitali che sanguina, è l’immagine misterica della lancia che gronda sangue! Il re decaduto attende un Eroe
cui consegnare il Graal in modo che egli possa guarire e con esso anche la terra desolata. Si è visto che la
lancia che sanguina è il simbolo della spina dorsale, quando questo potere è volto verso il basso cioè la
materialità e la sensualità, allora il serpente gli si rivolta contro e lo rendi impotente. La terra desolata è il
corpo oscuro che imprigiona e soffoca l’Anima.
Nei racconti del Graal è rimarcata e a tutti i Candidati del mistero del Graal, la colpa di non porre la
domanda, cioè di non essere capace di chiedere e comprendere il significato dell’apparizione della testa
mozzata. Se Perendur avesse domandato di chi fosse la testa, e come ciò lo riguardasse, avrebbe saputo
come sciogliere l’incantesimo della “terra desolata”. In un elenco di accuse redatto il 12 agosto del 1308, è
46
J. Evola i Mistero del Graal.
36
scritto che i Templari affermavano che la Testa poteva salvarli, che essa produceva ricchezze, che faceva
germogliare la terra47.
Dopo aver bevuto dalla coppa il succo vegetale rosso sangue, leggeva o gli veniva sussurrato dal Maestro:
“Tu stesso sei colui che tutto dà e tutto riceve”, sei cioè un servitore della Gerarchia Spirituale, poiché il
Maestro in qualità di Anubi/San Cristoforo, ha risvegliato il Christos in te, aiutandoti a traghettare dalle
tenebre alla luce, ora sei un protettore dell’umanità. I Templari protessero non solo militarmente i
pellegrini dalle avide grinfie dei signorotti, dei banditi, ma posero termine al periodo di sfruttamento e di
impoverimento dell’Europa feudale.
Si affermava il conseguimento innalzando il Calice. Quindi si versava il succo dalle quattro parti, a simbolo
della volontà di servire, senza fine, il bene generale.
Agli inizi del XIV secolo prima del loro annientamento, poiché erano esentati dal pagamento di tasse, i
Templari possedevano in Francia quasi mille commende, ciascuna dirigente parecchi granai o fattorie,
coltivate dalla “Mesnie del Tempio”: tenutari, servitori e servi. Non si trattava solo di fortezze ma anche di
semplici fattorie chiuse che si chiamavano spesso i “Recinti del Tempio”. Alcuni inventari, preparati dagli
ufficiali di Filippo il Bello, al tempo dell’arresto, mostrano che queste commende e granai erano
notevolmente organizzate e fornite in abbondanza di materiale culturale. Siccome i Templari, uomini
d’arme addestrati, erano abbastanza temibili, è ovvio che i loro beni sfuggissero ai saccheggi che erano una
tradizione a quest’epoca. Se l’unica funzione dell’Ordine del Tempio doveva essere quella di custodire le
strade della Palestina, e poi le strade per San Giacomo di Compostela, non avrebbe certo avuto bisogno di
impegnarsi a diventare la più grande potenza finanziaria del suo tempo; se riuscì ad accumulare tante
ricchezze, è perché perseguiva un ben più grande disegno. Una così orgogliosa utopia di un’Europa
Moderna e unita faceva dell’Ordine un corpo estraneo nell’Europa Medioevale. Quando il re di Francia
Filippo il Bello e il Papa Clemente V la cui sede era allora trasferita in Francia ad Avignone, si resero conto
della potenza Templari, il loro destino e quello dell’Europa fu segnato, seguirono carestie e pestilenze
povertà.
Il mantello bianco era posto sulle spalle del Cavaliere del Tempio alla fine della cerimonia di iniziazione. Il
colore bianco restava privilegio dei Cavalieri, i sergenti e sottufficiali del Tempio, avevano delle tuniche,
delle cotte e dei mantelli neri con una croce rossa. I Templari dal bianco mantello e dalla croce rossa, erano
legati al Graal, ne erano i custodi del Mistero come indicato da Von Eschenbach
Wagner con il suo Parsifal riprende nelle sue linee fondamentali la storia narrata da Wolfram von
Eschenbach nel suo Parzival, cui si aggiungono elementi ricavati da altri romanzi medioevali: in particolare
dal Conte del Graal di Chrétien, dal Joseph di Robert de Boron, dal Roman d’Alexandre e dal Jüngerer
Titurel di Abrecht von Scharfenberg. Parsifal nell’opera di Wagner, si mostra a Gurnemanz il più anziano dei
cavalieri de Graal, e a Kundry la bella selvaggia, con un’armatura nera. Dopo i due tolgono a Parsifal la
corazza nera e il protagonista dell’opera mostra il corpo avvolto in una veste bianca. Si presume che il
rituale d’Iniziazione avvenisse a notte fonda, il solstizio d’inverno rappresentava in ogni rituale d’iniziazione
il periodo che rappresentava al morte e la nascita del Sole. In termini misterici la notte buia dell’anima. Il
neofita indossava o un mantello nero come quello dei ranghi inferiori, dei solo uomini d’armi (sergenti), o
47
La testa del dio Adone fu gettata in mare, mentre la testa di Orfeo il fondatore dei più importanti Misteri della Grecia,
fu scagliata nel fiume Ebro.
37
addirittura un’armatura nera. A conclusione del rituale il Maestro concedeva il mantello bianco che non era
di sua proprietà ma dato in concessione come ogni cosa nel Tempio.
Le fasi dell’Opera Alchemica sono tre: l’Opera al Nero (Nigredo), al Bianco (Albedo), e al Rosso (Rubedo).
Rubedo è la trasmutazione del piombo in oro. In questa fase si concludeva la fase dell’Opera al Nero e
iniziava quella dell’Opera al Bianco, che avveniva successivamente nella seconda e nella terza arcata della
navata. Albedo, che significa bianchezza, luce bianca. L’Albedo viene anche rappresentata con Aurora, la
dea romana dell’alba. Suo fratello è Elio, il Sole. Con un gioco di parole, Aurora è collegata con aurea hora,
l’ora d’oro. È uno stato di coscienza supremo. Altre immagini alchemiche che rappresentano l’Albedo sono
la Regina Bianca, il battesimo e la colomba bianca.
Nel terzo atto del Parsifal di Wagner durante lo svelamento del Graal48 si succedono i tre colori caratteristici
della Grande Opera. Parsifal si mostra a Gurnemanz e a Kundry con un’armatura nera. Gurnemanz e la bella
selvaggia gli tolgono la corazza e il protagonista dell’opera mostra il corpo avvolto in una veste bianca.
Gurnemanz lo battezza con l’acqua della fonte e lo conduce di fronte al Graal, nella sala del castello dov’è
custodito. Una volta al cospetto del sacro Graal, una luce rossa si diffonde nella sala, la terza fase
dell’Opera, Rubedo.
Nel racconto del Graal, l’eroe che non aveva posto la domanda giusta, giunge in un castello in cui una
scacchiera magica gioca contro di lui con i pezzi che si muovono da soli. Peredur vinto getta la scacchiera
nel lago salvo poi recuperarla. Appare una Dama che lo rimprovera. La partita a scacchi che Peredur gioca
con un avversario invisibile e che in realtà è la sua Dama, il suo Sé immanente. Il fatto di lanciare nel lago la
scacchiera fa ritornare al punto di partenza Peredur. Nel Perceval, Gawain italianizzato in Galvano un
cavaliere della tavola rotonda di Artù, dopo la visione del Graal e aver visto su un seggio un re trafitto da
una lancia e non aver posto la domanda, è lasciato solo a giocare a scacchi contro un avversario invisibile
che ha le pedine d’oro, mentre le sue sono d’argento. Galvano associato all’elemento argento, è sconfitto
tre volte dall’elemento oro, il principio solare, poi per rabbia fa a pezzi la scacchiera e cade in un sonno
profondo che lo porta fuori del castello del Graal. Alla partita a scacchi segue la visione di una Dama (come
Beatrice) di cui l’eroe s’innamora, ma per potersi unire a lei occorre impadronirsi della testa di un cervo più
mistericamente di una cerva. L’Eroe ci riesce con l’aiuto di un cane da caccia, un bracco, dopo consegna la
testa alla Dama nel castello degli scacchi49. Questo è il significato misterico dell’affresco sulla parete ovest
del centauro che con il bracco caccia la cerva e sotto di essa un’enorme scacchiera.
FIGURA 34. PARET OVEST – IL CENTAURO IL BRACCO LA CERVA LA SCACCHIERA
48
Wagner immaginò la sala del Graal nel Duomo gotico templare di Siena. 49
Il Mistero del Graal Julius Evola.
38
Alla fine della Nigredo, appare una luce bianca; il secondo stadio della Grande Opera, l’Albedo, o
bianchezza. Il Fuoco dello Spirito nell’Opera al Bianco, viene fatto discendere “nel fondo del vaso” per
risvegliare il “cadavere”, cioè il nostro corpo fisico. Questa fase è la resurrezione nella carne e della carne,
la discesa dello Spirito Santo e l’ascesa della materia. La redenzione della materia si può effettuare solo
prendendo le mosse da un principio spirituale superiore. Sin dall’antichità la colonna vertebrale fu
associata alla simbologia dell’Albero in cui scorre la linfa vitale. L’energia vitale che scorre dentro il nostro
Albero e il cui flusso è paragonabile a un fiume dorato e luminoso. Questo fiume, fonte di pienezza, vitalità
per l’essere umano, è il midollo spinale che scorre all’interno della colonna vertebrale. Le ultime
diramazioni del midollo spinale si trovano a livello delle vertebre lombari per perdersi definitivamente nella
regione sacrale coccigea. Ritroviamo il simbolismo del vaso o calderone, della lancia e della colonna
vertebrale.
Il Candidato che in questo stadio è il Defunto, cioè colui che prova la morte e la resurrezione iniziatica,
scopre dentro di sé la sorgente della sua vita, la fonte da cui l’acqua della vita scorre, donando giovinezza
eterna. L’acqua dell’eterna giovinezza, uno dei tre doni del prete Gianni all’imperatore d’Occidente, allude
all’immortalità dell’Iniziato. L’Acqua della Vita è in relazione con l’Albero della Vita. Il Cavaliere Templare
vedeva l’Albero della Vita rappresentato all’interno di una nicchia nella parete sud della terza arcata.
L’albero è rappresentato con sette rami e tre radici madri. Le tre radici nell’uomo sono le tre fiamme i sette
rami i sette chakra.
FIGURA 35. ALBERO A 7 RAMI TRE RADICI
Nigredo e Albedo giungono a compimento in rapida successione. Il
Cavaliere del Tempio è ora certo che alla morte del suo corpo fisico
resterà in vita, poiché il suo centro di consapevolezza si trova già ora
nel corpo causale dell’anima.
In termini alchemici la fase di Albedo si conclude con la produzione dell'Argento, cioè la realizzazione
definitiva del corpo mercuriale, o corpo di luce, il tempio dell’anima.
L’anello con le tre pietre, porta tre poteri, quello dell’invisibilità agisce sui corpi sottili invisibili liberi dai
vincoli del corpo fisico. L’invulnerabilità è una caratteristica dello scudo dello Spirito. Il potere sulle acque
allude alla vittoria completa sul potere turbolento delle acque delle passioni.
39
La veste di salamandra indossata dall’imperatore doveva mostrare l’incombustibilità50 di fronte al fuoco
delle passioni, cioè il controllo di sé nelle peggiori condizioni.
Nel simbolismo alchemico l’incombustibilità riguarda la Pietra fissata al rosso, lo Zolfo incombustibile,
principio agente do ogni trasformazione. Non si tratta solo di rimanere impassibili, ma di agire attivamente
di tingere di rosso della propria qualità il modo esteriore. Si allude al potere occulto di trasformare il
Piombo in Oro, nella simbologia del Graal di trasformare la terra desolata in terra di gioia. Wolfram quando
parla della pietra lapsit exillis precisa: “È per la virtù di questa pietra che la Fenice si consuma e diviene
cenere, ma da queste ceneri rinasce la vita; è grazie a questa pietra che la Fenice compie la sua venuta per
riapparire in seguito in tutto il suo splendore, più bella che mai”. Nell’alchimia araba la Fenice è la
raffigurazione dello Zolfo rosso, dell’uomo trascendente, in cui l’opera ha raggiunto la sua fase al rosso. Le
ali della Fenice sono di colore rosso e oro. Esiodo parla di 927 anni di vita (numero simbolico) della Fenice,
che indicano il periodo che l‘anima deve attendere prima di potersi reincarnare. Il mistero della fenice si
legava così anche alla dottrina orfico-pitagorica della reincarnazione. È libera da morte perché è l’unica a
non aver mangiato il frutto proibito del Giardino dell'Eden. La Fenice, chiamata così da Enoch o Fenoch.
Enoch (anche Khenoch) significa letteralmente l'iniziatore e l'istruttore, e da qui lo Ierofante che rivela i
misteri ultimi. L'uccello Fenice è sempre associato con un albero, il mistico Ababel del Corano, l'Albero
dell'Iniziazione o della conoscenza.
Nell’Opera al Rosso il Mago acquieta il suo corpo fisico di modo che i cinque sensi restino inattivi – come
nello stato di meditazione – quindi ritira temporaneamente la sua coscienza nei veicoli sottili aprendo così i
propri occhi su quei piani … e finalmente può portare a termine la Grande Opera, l’alchimizzazione della
Terra, la trasmutazione del Piombo (il corpo fisico) in Oro (Spirito) dopo essere già passato per l’Argento
(anima). Solo agendo come anima e non più come personalità egli ha il potere di spiritualizzare il corpo a
mezzo dell’elemento Fuoco – lo Spirito Santo che egli fa discendere su di lui. Tale opera di cristificazione
della materia si realizza solo se lo Spirito discende nel corpo attraverso l’autoconsapevolezza data dallo
sviluppo dell’anima, cioè l’identificazione dell’uomo con il suo Sé.
Lo stendardo templare o Beauceant, era costituito da una croce patente rossa, in un campo diviso in due
parti uguali, di cui una nera ed una bianca. E’ una chiara allusione alle tre fasi della Grande Opera: Nigredo
o opera al nero; Albedo o opera al bianco; Rubedo o opera al Rosso. La terza fase della Grande Opera per i
Templari era collegata alla croce di color rosso.
FIGURA 36. I TRE COLORI DELLA GRANDE OPERA NELLO STENDARDO TEMPLARE BEAUCEANT
Percorrendo la navata il Cavaliere Templare sulla volta della prima e della seconda arcata
era istruito sui misteri cosmogonici, e sulle pareti apprendeva insegnamenti riguardanti la vita terrena. La
successiva fase del percorso iniziatico di conoscenza dei Misteri del Cielo, avveniva nella seconda metà della
Cappella e precisamente nella terza e nella quarta arcata. L’ingresso del Cavaliere ora era tale dopo
l’Iniziazione del Portale Ovest, avveniva attraverso il Portale Nord, detto dei Cavalieri, posto nella terza
arcata lato nord. Dopo aver inizialmente compreso il messaggio misterico espresso nelle sculture dei
capitelli, il Cavaliere entrava nella terza parte della navata dei cui affreschi si è ampliamente discusso. Dopo
accedeva alla quarta e ultima parte della navata dove si concludeva la terza fase dell’Opera, quella al rosso,
la Rubedo, come il colore rosso della croce e del sangue della testa.
50
La salamandra rappresenta simbolicamente l’incombustibilità.
40
L’Opera al Rosso si compie nella quarta campata. Il Cavaliere avanzando verso il coro, vedeva sopra di sé
sulla volta della quarta arcata lo schema geometrico e armonico della creazione. Percorrendo il centro della
navata il Cavaliere vedeva sulla volta quattro ruote con al centro dei fori rettangolari, tre ruote ravvicinate,
di cui l’ultima posta al centro della volta e
perfettamente allineata all’affresco del Sole. La
quarta ruota è staccata dalle prime tre, e posta
dopo la botola rettangolare lato nord. A cosa
servivano questi quattro fori al centro delle
ruote? Dai fori potevano scorrere delle funi con
lampadari in modo da innalzare le luci così da
poter ricreare la luce dell’alba del giorno preso in
considerazione, oppure avevano un altro scopo
misterico legato alle fasi dell’opera alchemica?
FIGURA 37. VOLTA QUARTA ARCATA
Superate le tre ruote centrali, in alto sul timpano
a sinistra alle sacre porte del Coro, è
rappresentata affrescata una testa umana, di
fattezze gentili, femminile. In basso sullo spigolo di una specie di scala a lato della porta della torre, prima
della balaustra del coro, è scolpita una testa di un cucciolo animale, cui è stato dato il nome di Baphomet.
La testa femminile è riferita alla Sapienza Divina considerata sempre nei misteri femminile, la Sophia degli
Gnostici. Secondo lo studioso del Nuovo testamento Hugh Schonfield, i Templari usarono il codice Atbash
Cipher, usato dagli Esseni autori delle pergamene
del Mar Morto. Una possibile traslitterazione del
termine Baphomet, usando il codice crittografico
Atbash, è proprio Sophia, la Sapienza, in ebraico
Chokmah.
In basso ancora la natura terrena e un po’
animalesca della personalità terrena, ingentilita con
la figura di un “innocente” cucciolo animale è
rappresentata come un cucciolo che deve crescere,
in alto, presso la volta stellata, la natura spirituale
visualizzata nel volto umano e femminile, l’Anima,
della testa della salvezza. A Montsaunès, il mistero
della testa androgina del Baphomet è velato nella
rappresentazione delle due teste separate. Dall’alto
la testa femminile veglia su quella parzialmente
animalesca posta in basso, attendendo la sua
crescita spirituale.
FIGURA 38. TESTA FEMMINILE TIMPANO LATO CORO – TESTA
CUCCIOLO ANIMALE
41
Nell’atto di accusa contro l’Ordine dei Templari, all’articolo 46, troviamo il seguente passaggio: “Che essi (i
Templari) possedevano idoli, cioè teste, in tutte le province. Le teste avevano in parte tre, in parte un unico
volto”. All’articolo 47: “Che essi in assemblea, soprattutto nelle grandi adunanze, veneravano un’immagine
come un dio, come il redentore, e affermavano che questa testa poteva salvarli, concedere all’ordine ogni
ricchezza, far fiorire gli alberi e germogliare le piante sulla terra” (Si ricordi anche che la verga di Aronne
germogliata e conservata nell’Arca). Durante le perquisizioni nelle commende non fu trovato uno solo di
questi idoli.
Nel 1205 fu scritta un’altra versione del Graal, da titolo Perlesvaus, ufficialmente da un monaco dell’abazia
di Glastonbury, secondo altri da un Templare. Nel romanzo si narra di Perlesvaus che, durante i suoi
vagabondaggi, giunge a un “Palazzo di Vetro” nell’Isola dei Senza Età. Il castello ospita un gruppo di Iniziati
che hanno un'evidente familiarità con il Graal. Perlesvaus viene ricevuto da due Maestri: “erano abbigliati
di bianco, e ognuno di loro aveva una croce rossa sul petto ...”. Uno dei maestri afferma di aver veduto
personalmente il Graal: un’esperienza riservata solo a pochi eletti. Inoltre dichiara di conoscere
il lignaggio (la discendenza regale) di Perlesvaus. Poi, battendo le mani, i Maestri chiamano altri 33 uomini,
anch’essi vestiti di bianco con una croce rossa nel petto. Perlesvaus è designato con l’appellativo di Figlio
della Vedova. In Perlesvaus, il cavaliere Gawain cerca la spada che ha decapitato Giovanni Battista e che
sanguina ogni giorno a mezzogiorno. Da notare che il mezzogiorno del ciclo annuale corrisponde al solstizio
estivo, quando si festeggia San Giovanni Battista. Nella cattedrale gotica di Amiens nella navata sinistra, in
una teca si trova tenuto in grande considerazione, il teschio rivestito d’oro di Giovanni Battista. La Testa di
cui si parlò al processo contro i Templari era una cranio d’argento rivestito d’oro. C’è anche una croce rossa
in una foresta percossa con una canna in ogni parte un prete. In un episodio Perlesvaus incontra un carro
che trasporta circa 150 teste tagliate di cavalieri: alcune hanno una base d’oro, alcune d’argento altre di
piombo. Come il piombo è il metallo della Nigredo, l’argento è il metallo dell’Albedo, trasmutato dal
piombo. Poi c’è una giovane che tiene in una mano la testa di un re, con la base d’argento e nell’altra quella
di una regina con la base di piombo. Uno dei custodi del Graal dice all’eroe: “Ci sono le teste con le basi in
argento e quelle con le basi di piombo e i corpi cui le teste appartengono: ti dico tu devi riunire le teste del
re e della regina”. La Rubedo è la fase successiva all’Albedo. Questo è il motivo per cui sono spesso
rappresentati in collegamento l’uno con l’altro, come la Regina Bianca e il Re Rosso. Il piombo, il più impuro
dei metalli, deve essere trasformato nel metallo puro, l’Oro, simbolo dello Spirito.
Al solstizio d’estate la luce solare attraversando la finestra posta sul lato sud illumina una testa posta nel
lato nord prima della balaustra del coro. La finestra esternamente non è spoglia come le altre, bensì
provvista di 4 colonne con capitelli e volta a ogiva. L’importanza della finestra è mostrata dalla presenza di
tre teste, le due ai lati dell’ogiva guardano verso il centro e quella centrale guarda davanti a sé. Le tre teste
guardano nella direzione della luce del solstizio di San Giovanni. La quarta testa è posta sullo spigolo di una
specie di scala a lato della porta della torre, da cui scendeva il Maestro Templare.
Al momento del solstizio di San Giovanni dal settore del Sole, poteva venir calata attraverso la botola
rettangolare, i cui lati sono in rapporto 2:3 SOL, la testa misterica d’Oro, che veniva anch’essa illuminata
dalla luce solare, ma solo dopo aver illuminato e trasmutato quella terrena animalesca. Il rituale misterico
probabilmente iniziava prima del solstizio, il Cavaliere, giunto alle porte spirituali del coro, dalla botola
vicina al Sole e con i lati in rapporto SOL, vedeva scendere dall’alto la testa d’oro divina, inondata di luce. Si
affermava che la testa misterica del Baphomet templare era rivestita d’oro. L’Oro è il colore e il metallo
alchemico riferito al Sole.
42
FIGURA 39. BAPHOMET - FINESTRA LATO SUD - TRE TESTE
Con queste ipotesi le teste diverrebbero sette. La testa d’oro, la settima, illuminata dal Sole è quella del
Divino Androgino51, che ci ricorda le parole del primo capitolo della Genesi, l’Adam Kadmon. Il Baphomet
era costituito da una testa androgina, provvista di barba, oppure con due teste come Giano. Il Baphomet
per i Templari era la Testa della Conoscenza, riferita alla trasmutazione mentale che avviene durante
l’iniziazione. La testa spirituale, la quinta testa, rappresentata femminile come Sophia, la Sapienza, è posta
in alto a nord sul timpano del Coro. La venerazione di questa testa era parte integrante delle cerimonie
d'iniziazione dei nuovi cavalieri.
La corta scala che conduce alla testa scolpita parte dal coro ed era utilizzata dall’Iniziatore, il Maestro
Templare. La scala apparentemente non ha una funzione pratica, sette gradini che conducono al vuoto. Si
possono salire i gradini solo partendo dal coro, non dalla
navata, e l’inizio coincide con la porta della torre da cui
scendeva il Maestro Templare. In realtà al sesto gradino si
giunge alla testa del Baphomet, il settimo gradino è
livellato con la sommità della testa scolpita.
FIGURA 40. SCALINI CHE PORTANO ALLA TESTA DI CUCCIOLO
Il Maestro giunto al sesto gradino, svelava il mistero della
testa calata dall’alto, cioè della natura androgina, che da
quella del Primo Adamo Celeste Kadmon, attraverso il
prototipo del primo uomo terrestre Adamo - Eva giungeva
al mistero umano dello spirito divino imprigionato nella
forma, che nella fase finale dell’iniziazione trovava nel
mondo della forma, la sua liberazione nel perfetto
equilibrio degli opposti.
Nel rituale egizio della rinascita che si svolgeva ad Abydo
51
La polarità maschile/femminile è il modello base per tutte le altre polarità: caldo e freddo; giorno e notte; vita e
morte; gioia e dolore; ecc.
43
(Papiro T 32 di Leida), il postulante, ricevuta la luce, diventava un “giusto di voce”, vale a dire un Maakheru
(termine fin troppo simile a Michael o Michele, che é un’altro modo di chiamare Melchisedech52); egli
doveva raggiungere il sacro luogo di Osiride, lavarsi e purificarsi nell’acqua della rinascita, e vedersi
spalancate le porte dell’Orizzonte dell’altro mondo, dove l’iniziato vedeva il Dio, il suo dio interiore. A quel
punto gli era concesso di ammirare l’INSU, un reliquiario trovato spesso anche raffigurato sui monumenti.
Si trattava di un cesto fissato all’estremità di un’asta e circondato da una fascia regale con lunghi lembi
fluttuanti, sormontata da due piume, similarmente al caduceo mercuriale. Il reliquiario secondo la
tradizione conteneva il gioiello più prezioso della mistica egizia, la testa di Osiride conservata in un vaso
rivestito d’oro ad Abydos. Quindi le reliquie più sacre per gli egizi erano la testa e il volto di Osiride, e si dice
che il massimo obiettivo per un iniziato ai misteri fosse di arrivare a vedere la testa e il volto del proprio
Dio53.
52
In Oriente è noto col nome di Sanat Kumara, che gli antichi conoscevano come “il supremo maestro”, l’Antico dei
Giorni della Bibbia, che i Templari conoscevano con il nome di “Melchitzedek”, la cui nascita all’interno dell’uomo era
dagli antichi Egizi codificata nel mito di “Iside” che da alla luce il figlio Horus dopo la morte di Osiride. 53
http://mikeplato.myblog.it/2012/08/31/baphometto-la-testa-d-oro/
44
LA PIETRA DEL CIELO – IL CENTRO SUPREMO
Ich bin Wolfram von Eschenbach unt kan ein teil mit sange” (Sono Wolfram von Eschenbach e posso
comporre delle canzoni54), così si mostra il poeta nel “Parzival”. Ben
poco si conosce del cantore del Graal (come tutti gli Iniziati), che fu così
vicino per ideali e simboli all’Ordine del Tempio, da essere chiamato il
Templare tedesco. Wolfram ha legato indissolubilmente due potenti
immagini medievali l’una all’altra: il Graal e l’Ordine del Tempio. Non
abbiamo nessun ritratto di Wolfram von Eschenbach, però esiste una
splendida miniatura che illustra il prezioso manoscritto medievale
”Heidelberger Liederhandschrift” del Codex Manesse conservato alla
Biblioteca Universitaria di Heidelberg55. È una raffigurazione che mostra
un cavaliere in armatura che, in piedi accanto al suo cavallo e allo
scudiero, esibisce un blasone con il simbolo della dualità.
FIGURA 41. MINIATURA DI WOLFRAM VON ESCHENBACH
Wolfram, afferma e ripete che il contenuto del suo poema si differenzia
da quello di Chrétien de Troyes, che il suo “Parzival” è il più fedele alla
realtà, perché corrispondente alla fonte originaria. E poi menziona la sua fonte occitana: lo studioso Kyot di
Provenza. Si pensa che Kyot o Giut di Provenza, abbia vissuto sia a Gerusalemme e sia alla corte di Federico
Barbarossa e sia stato iniziato ai Misteri dei Templari nonché a quelli gnostici56.
Wolfram von Eschenbach asserisce che la sua fonte del Parzival 57, è il lavoro di un certo Kyot il provenzale,
che avrebbe trovato a Toledo la vera “storia del Graal, scritta in arabo da un certo Flegetanis: “... uno
studioso della natura, discendente di Salomone e nato da una famiglia che era stata a lungo israelita”. Nel
libro Felek-thani, un pagano di nome Flegetanis astronomo famoso esaminando le stelle scoprì segreti
profondi, di cui non parlava che fremendo. Leggiamo infatti dal Parzival di Wolfram (454,1-30):
Il pagano Flegetanis
Ne parlava con timore
Vide negli astri con i suoi occhi
Il più arcano dei misteri.
Parlò di un oggetto che si chiamava Graal,
il cui nome aveva letto tale quale nelle stelle:
“Lo lasciò sulla terra una schiera,
che poi volò di nuovo in alto tra le stelle,
poiché la sua purezza la riportò
indietro, a casa.
Da allora né hanno cura i cristiani casti e puri.
Chi è chiamato dal Graal è uomo di valore”.
54
In origine le canzoni medioevali furono scritte quasi sempre in versi. 55
L’Eresia Templare, Marineo Sabina. 56
Andrew Sinclair “L’avventura del Graal” cap. il Graal in Germania. 57
Secondo lo studioso Joachim Bumke, il “Parzival” deve essere stato scritto intorno al 1204 e il “Titurel” dopo il 1217.
45
Il pagano Flegetanis era in grado di predire il declino di ogni stella e il momento del suo ritorno.
Esaminando le costellazioni scoprì misteri profondi di cui parlava tremando. Si trattava, diceva, di un
oggetto che si chiama il Graal. Ne aveva letto chiaramente il nome nelle stelle. Un gruppo di angeli l’aveva
deposto sulla terra e poi era volato via, al di là delle stelle. Wolfram nei versi 469,2-8 del Perceval specifica:
Voglio parlarvi di che cosa essi vivono: vivono di una pietra, di purissima natura. Se non la conoscete, allora deve essere qui nominata. Si chiama lapsit exillis. La pietra viene anche chiamata il Graal.
Il Graal per Wolfram era una pietra lapsit exillis, una pietra in esilio o in movimento. Nel suo libro
Shambhala, nel capitolo Urusvati, Nicholas Roerich inserisce la seguente frase latina apparentemente
sibillina: “Lapis exilis dicitur Origo mundi”. Alla luce del contesto attuale, questo può essere inteso nel senso
“il frammento meteoritico si dice che sia l’origine del mondo”.
L’etimologia del nome dell’eroe, Parzival è spigata da Wolfram. “Parlò il labbro di Sigune: “Parzival ti chiami
invero, che vuol dire, dritto nel mezzo”, cioè colui che segue la via del mezzo, il sentiero sottile come la lama
di un rasoio.
Wolfram nei suoi scritti sul Graal e sui Templeisen (i Templari) fornisce due importanti notizie. La prima che
la sua fonte di informazioni proviene da uno studioso non cristiano delle stelle, ma discendente dalla stirpe
di Salomone, un Israelita. Le vicende di questo popolo fino al regno di Re Salomone sono la chiave per
comprendere le vie del Graal, in particolare un capitolo della Genesi, il più esoterico dei Libri del
Pentateuco. La seconda informazione riguarda il Prete Giovanni, il nipote di Parzival che divenne il custode
del Graal, il cui regno si trova nelle Indie, in estremo Oriente.
Nel Titurel Wolfram von Eschenbach fa sì che finalmente il Graal si fermi nel regno del Prete Giovanni. La
leggenda colloca questo regno nelle Indie, e colui che lo guida, il Prete Giovanni, è uno di quei personaggi
che hanno appassionato la cristianità per quasi trecento anni. Al termine dell’antichità, il cristianesimo ha
posto in Asia delle radici abbastanza profonde e conserva importanti piazzeforti in Persia, in Armenia e in
Asia Minore. Nel VII secolo un cristiano della Siria, discepolo di Nestore, chiamato dall'imperatore Tai-
Tsung, si era stabilito in Cina, e qui, per duecento anni, la dottrina nestoriana si sarebbe sviluppata in tutta
libertà. Tanto che solo dopo molte tribolazioni Pechino avrà un arcivescovo cristiano: Giovanni di
Montecorvino. Nel 1146 i Kara-Kitai, una popolazione turca dell’Asia, guidata da un capo cristiano, Yi-Lu-Ta-
Chi, sconfigge i mussulmani sotto le mura di Samarcanda.
La prima notizia su Prete Gianni giunse in Occidente nel 1165, quando l’imperatore bizantino Manuele I
Comneno ricevette una strana lettera, da lui girata al papa Alessandro III e a Federico Barbarossa; il
mittente della missiva si qualificava come «Giovanni, Presbitero, grazie all’Onnipotenza di Dio, Re dei Re e
Sovrano dei sovrani». I due imperatori non diedero peso più di tanto a quel fantasioso testo. Il prete Gianni
si era definito seguace del Nestorianesimo, condannato come eresia dal concilio di Efeso, secondo la quale
le due nature di Gesù erano rigidamente separate, e unite solo in modo morale, ma non sostanziale.
46
Il regno del prete Gianni identificato come il Re del Mondo è in Oriente e si estende tra il Pamir e la
Mongolia. Nell’Asia centrale, e particolarmente nella regione del Turkestan, sono state trovate delle croci
nestoriane che sono per la forma esattamente simili alle croci della cavalleria. È da notare, d’altra parte,
che i Nestoriani, le cui relazioni con il Lamaismo sembrano incontestabili, ebbero un’azione importante,
sebbene enigmatica, negli inizi dell’Islam. I Sabei, dal loro canto, esercitarono una grande influenza sul
mondo arabo ai tempi dei Califfi di Baghdad; si pretende che è presso di essi che si erano rifugiati, dopo un
soggiorno in Persia, gli ultimi dei neoplatonici. I Sabei davano a se stessi il nome di Mendayyeh di Yahia,
cioè discepoli di Giovanni; i Templari erano anch’essi discepoli di Giovanni!
Per Wolfram il Graal si trovava nel castello di Mun–salva–esche (Monteselvaggio), dove cavalieri dai bianchi
mantelli con croci rosse detti “Templeisen”, cioè i Templari, tenevano in custodia l’oggetto misterico.
L’assimilazione dei Templari ai Cavalieri del Graal comporta l’assunzione di un preciso compito: con la
custodia di Munsalvaetsche, “la Montagna originaria” sulla quale troneggia il Graal, i Templari diventano i
custodi del “Centro sacro” che regge il cosmo. Lo sfondo dottrinale del Parzival è dapprima incentrato nella
“ricerca” di una misteriosa Pietra sacra “caduta dal cielo”, in seguito compare un “Luogo sacro” dal quale
s’irradia la Luce del Graal, un specie di “Tabernacolo radiante” posto come un asse centrale del mondo (axis
mundi) e protetto dalla Confraternita di Cavalieri Templeisen. E d’altronde, la stessa espressione
Templeisen von Munsalvaetsche non è l’equivalente esatto dell’attribuzione più famosa dei Templari,
“Custodi della Terra Santa”?
Wolfram scrive che solamente una nobile vergine, Repanse de Schoye, godeva del privilegio di poter
prendere il Graal tra le mani. Il simbolismo della montagna è ben conosciuto, è l’immagine dell’axis mundi
che congiunge la terra e il Cielo. Nemmeno il padre di Repanse, il re menomato Amfortas, era autorizzato a
toccare il Graal. Wolfram scrive che: “Mun–salva–esche, o la Montagna Sacra, era il nome del castello del
Graal. I cavalieri godevano colà di una festa speciale ogni 14 marzo. Nel corso della Cerimonia del Sole, una
ragazza che portava il Graal su un cuscino verde camminava in processione verso una grande tavola
rotonda dove i cavalieri erano seduti. Al suo centro, era messo il Graal, che emanava una luce brillante e
bella. … la grande pietra preziosa risplende giorno e notte in questo Paese, nel raggio di sei miglia … Tutti
quelli che ne erano colpiti, se erano persone anziane, ritornavano di nuovo giovani. I malati erano guariti; i
cibi preferiti comparivano ai loro occhi; e gli uomini erano ispirati a svolgere importanti compiti”.
Wofram scrive che è la pietra che li nutre di una specie molto pura … questa pietra dona all’uomo una forza
così grande che il suo corpo resta giovane: i Templeisen, vivono nutrendosi unicamente della sua energia.
La pietra purissima (lapis erilis, pietra del Signore), posata su di un cuscino verde. Von Eschenbach
successivamente spiega il potere delle pietre: del cavaliere pagano che combatteva a duello contro Parzival
nell’ultima parte della narrazione – e che risulterà essere suo fratello Feirefiz. Si dice, ad esempio, essere
sostenuto nello scontro da «… delle pietre che per la loro pura nobile sorta gli conferivano baldanza e
crescevano le sue forze»; mentre poco oltre ritorna un preciso riferimento alla conoscenza delle virtù delle
pietre preziose avutone sia da «Eracle, o Ercole che sia, e il greco Alessandro, e un altro ancora, il sapiente
Pitagora, che era un astronomo e fuor di dubbio sì saggio che nessuno più, dal tempo di Adamo, ebbe
ingegno uguale al suo … ». La potenza del Graal sembrerebbe dunque accostabile a una qualche forma di
conoscenza sapienziale attorno al potere delle pietre.
Il romanzo di Alessandro, un testo scritto in greco narra che il generale greco calcata la via delle Indie già
percorsa da Eracle e da Dionisio, visita un luogo paradisiaco, che secondo alcuni poeti coincide con il
47
castello del Graal e riceve in dono una pietra grande quanto un occhio che ridà ai vecchi la giovinezza. Un
anziano ebreo dice ad Alessandro che questa pietra vide la luce in tempi lontanissimi e ammonisce e
rimprovera, salva dal desiderio e dalla vile ambizione58. Così Alessandro fu dissuaso dal fare dell’intera terra
il suo impero. Inoltre, la pietra, il Graal è portata da una donna. H. Roerich scrive che quando Alessandro il
Grande aveva ricevuto la pietra aveva accanto una donna, la sua amata Melissa.
Il Graal è associato sia a un Calice e sia a una Pietra. Helena Roerich nel libro Sui Crocevia d’Oriente, che
tratta di leggende e profezie dell’Asia, scrive: Attraverso il deserto vengo — porto il Calice coperto dallo
Scudo. Dentro il Calice c’è un tesoro — il Dono di Orione. Uno dei gioielli sull’elsa della spada Excalibur si
pensa che sia anch’esso proveniente dallo spazio stellare. La leggenda afferma che alcune parti o
frammenti della Pietra Chintamani sarebbero poi state possedute da grandi personaggi come Re Salomone
che ne avrebbe ricavato con un frammento un anello, Alessandro, Gengis Khan, Maometto59 e Akbar il
Grande. La corona di ferro Longobarda avrebbe avuto un frammento della Pietra. Alcuni sostengono che
una sua parte sia proprio la sacra pietra della Ka’ba.
Secondo una delle tante leggende, il Graal caduto da cielo sotto La forma di più puro smeraldo che sia mai
esistito, venne conservato per qualche tempo a Tiro, in fenicia, presso il Tempio di Ercole, prima di passare
in possesso alla mitica regina di Saba, che lo aveva poi donato a Re Salomone che tramite la sua magia lo
trasformò in una coppa. In uno dei libri del Graal “La morte di Darhur”, Salomone è concepito come un
capostipite degli eroi del Graal. Salomone è la chiave per comprendere il Mistero del Graal. Nel libro Foglie
del Giardino di Morya II, 348, del 1925 è scritto che Salomone che venerava un particolare Aerolite.
Uroil Zena, spirito dell’aria, portò la Pietra a Re Salomone. Lo Spirito disse al suo orecchio ricettivo: “Per
volontà del Signore dei Poteri, affido a te il Suo tesoro. Affido a te il tesoro del mondo”. “Così sia”, disse il Re,
e portò la Pietra nel Tempio. Al Re venne poi il pensiero di tenere parte del tesoro sempre con sé. Allora
convocò Ephraim, l’orefice della tribù di Giuda, e gli ordinò di tagliare un frammento della Pietra, di forgiare
un anello con l’argento puro, e di incidere poi sulla Pietra il calice della saggezza illuminato da una fiamma.
Il Re pensava di non separarsi mai da quel Tesoro. Ma lo spirito gli disse: “Non sei stato saggio a violare la
suprema Non-Sostanza. Sarà assai difficile per i figli degli uomini possedere la Pietra. E solo quelli che sono
con te potranno dirigere la Pietra alla rettitudine60.
Perché Salomone fece incidere il calice con la fiamma? Roerich nel 1.935, dipinse
ciò che vide nel Deserto del Gobi, in Mongolia davanti a dei piccoli menhir: una
scultura di pietra, che raffigura un Guardiano, con un Calice ornato da fuoco
posto nella sua mano sinistra. N. Roerich ammise che a volte un calice era un
simbolo di fuoco, e non potrebbe essere collegato con il concetto di un rituale di
sepoltura. Il calice è collegato al Graal e alla pietra del cielo Cintamani, pertanto,
la scultura del guardiano con il calice è un’indicazione e un avvertimento: ci si
trova in un luogo sacro protetto, nel regno del Prete Gianni o di Shamballa.
58
Egli raggiunge la fontana della giovinezza con due del Sole e della Luna che gli annunciano il suo destino. Wolfram
dice che: “Tale pietra infonde nell’uomo una tale vigore, che le sue ossa e la sua carne ritrovano subito la giovinezza”.
Trevrizent, l’eremita che istruisce Parzival stava nel pressi della fonte del Monte selvaggio. Le due torri ai lati del
portale d’ingresso delle cattedrali gotiche hanno in cima il Sole e la luna (vedi ad esempio la cattedrale di Chartres). 59
Si dice che Maometto ne abbia presi tre pezzi. 60
H. Roerich - Sui Crocevia d’Oriente: la leggenda della Pietra.
48
FIGURA 42. N. ROERICH – IL GUARDIANO DEL CALICE
Oggi il Santo Graal viene protetto e custodito in Oriente. L’origine del Calice è egiziana, e risale a circa
12.000 anni prima di Cristo. Dopo la morte del Buddha, il Calice fu per un certo periodo in un tempio a
Karashar61, dal quale poi scomparve, e da allora viene custodito a Shamballa62.
La dinastia del Graal o la tradizione di esso spesso è ricondotta a Salomone. Nel libro Foglie del Giardino di
Morya è affermato che egli è il possessore dell’anello:
113 - … A voi cominciare, e il Maestro vi manderà il Suo Scudo. Prevedo un buon successo all’esecuzione del
Mio comando. E con il sigillo di Salomone attesto - ho dato, do’ e sempre darò.
114 - Vi esorto a vigilare. Combinate forza e comprensione. Il Mio Anello sigilla la felicità di chi diffonde il
Mio Insegnamento.
Morya afferma che l’anello di Salomone è al suo dito come lo era in passato. Morya fu Salomone e nelle
vicende del Graal è Parzival colui che deve succedere a Titurel. Il Graal e i Templari sono collegati a
Morya63. Moriah (Mōriyyā) è il nome ebraico dato a una montagna o catena montuosa nel libro della
Genesi, nel cui contesto è indicata come il luogo del sacrificio di Isacco. Anche Noè vi fece sacrifici animali
dopo il diluvio. Maometto sarebbe stato trasportato verso i cieli per volere di Allah, partendo proprio sul
monte Moriah.
Il dono di Orione, l’aerolite di pietra verde lucida scura venerato da Salomone, fu consegnato in una
cassetta di pino ai Roerich a Parigi nel 1923 dall’impiegato del Bankers Trust di Parigi, il quale l’aveva
ricevuta da un intermediario che si dice fosse un membro di una società segreta francese senza nome64.
Daniel Entin, c’informa, la società segreta francese era in un primo momento riluttante a rinunciare alla
Pietra perché i Roerich erano a loro sconosciuti, e l’ordine di consegnare la pietra proveniva da un’altra
fonte anonima cui non potevano disubbidire. L’informazione fu data a Daniel Entin da un membro che
affermava di essere il suo unico affiliato americano. La società segreta era Martinista o Rosacruciana. Ci è
detto che il Maestro Morya in una delle precedenti incarnazioni era Salomone. Il Tempio dove fu riposta
l’Arca dell’Alleanza fu fatto costruire da Salomone sul Monte Moriah, dove oggi sorge la Cupola della
Roccia. Una parte della Pietra delle stelle fu incastonata nel leggendario anello di Re Salomone com’è stato
scritto da Helena Roerich nella Leggenda della Pietra.
Da fotografie messe a disposizione dal Museo Roerich, la pietra verde, contenuta in uno scrigno, è stata
consegnata imballata in modo sicuro in una cassa di pino. Sul coperchio sono scritti i nomi dei destinatari –
“Signore e Signora N. Roerich” – e l’indirizzo dei banchieri Fiducia a Parigi - 5 Rue Vendome - e in basso la
scritta da parte di MM. Le lettere si riferiscono senza dubbio al Maestro Morya. H. Roerich65 scrive che: “Lo
scrigno è del tredicesimo secolo d.C. e, si dice, fu ricavato da una pelle di cuoio posseduta da Salomone
stesso, nella quale era avvolta la pietra. Molti simboli alchemici vi si trovano scritti sopra. In Spagna, nel
periodo feudale durante la persecuzione degli ebrei, una nobildonna tedesca offrì protezione al famoso
61
Situata nell’odierno Xinjiang, sul bordo settentrionale del bacino del Tarim, si trova Karashar (città nera in lingua
uigura), in sanscrito, Agnideśa, cioè luogo di Agni, il Fuoco Sacro. 62
H. Roerich Lettere II. 63
Una delle incarnazioni di Morya ci viene detto che fu quella di Re Artù. Ranbir Singh è l’ultima incarnazione terrena
del Signore di Morya. 64
Da un’informazione di Daniel Entin, direttore del Museo Roerich, di NY. 65
Lettere Helena Roerich II, 18 novembre 1935.
49
rabbino, Moses de Leon, che compilò la Torah, e questi consegnò la pelle e la pietra alla nobildonna.
Dunque da Salomone la pietra è passata in custodia ai rabbini cabalisti fino a quando Mosè de Leon la
consegnò a una nobildonna tedesca. Poi non sappiamo come fu custodita nel suo cofanetto dai Rosacroce e
infine dai Martinisti che la consegnarono ai coniugi Roerich che la riportarono in Oriente nel regno del prete
Giovanni.
La Pietra meteorica è immortalata in una fotografia66 scattata nel 1923, che è stata messa a disposizione
dagli archivi del Museo Roerich di New York.
L’immagine qui proposta è stata ricolorata rispetto
quella originale in bianco e nero. Sulla superficie della
pietra è visibile un incavo circolare suggerisce che
potrebbe essere il risultato di una rimozione di una
parte della pietra, quella destinata all’anello.
FIGURA 43. PARIGI 1923 - LA PIETRA DELLE STELLE
Si tratta di un anello con una pietra avente i caratteri
di “un fuoco che riempie il cielo e la terra”, simbolo del supremo potere. Un leggenda racconta che
Salomone avendo perduto questo anello decade. L’anello è gettato in mare, Salomone67 pescando lo
ritrova dentro un pesce, il pesce della sapienza. Le fonti celtiche parlano di un pesce della sapienza “salmon
of wisdom” che brucia le mani ma messo in bocca conferisce ogni conoscenza. L’anello di Re Salomone si
narra in oriente che non sia servito solo come sigillo, per le lettere e decreti, ma come fonte dei suoi poteri
soprannaturali. La perdita dell’anello è legata all’uso personale, ricordiamo cosa di ce la leggenda della
Pietra riportata da H. Roerich: “Il Re pensava di non separarsi mai da quel Tesoro. Ma lo spirito gli disse:
“Non sei stato saggio a violare la suprema Non-Sostanza. Sarà assai difficile per i figli degli uomini
possedere la Pietra. E solo quelli che sono con te potranno dirigere la Pietra alla rettitudine”. Ci sono molte
leggende circa l’anello di Salomone, un po’ da fonti islamiche, perché i musulmani rispettano il re biblico,
chiamandolo Suleiman, e credono che Allah stesso abbia scelto i suoi profeti. Svetoslav Roerich (il figlio di
Nicholas) dipinge nel 1923 il Re Salomone con l’anello nell’indice della mano sinistra e una coppa, come
quella del Graal, nella mano destra, dietro al Re il Tempio da lui edificato. Altre leggende raccontano che
anche Alessandro Magno avrebbe trovato in un pesce gigantesco un anello con una pietra con gli stessi
poteri di quello di Salomone.
Dall’altra opera di Wolfram meno nota “Titurel il Guardiano del Graal”, di cui possediamo soltanto un
centinaio di brevi frammenti, sappiamo che i Templeisen sono sempre presenti presso il trono del Re Titurel
durante tutte le riunioni più importanti di palazzo, e hanno diritto alla parola, quasi fossero parte
integrante della famiglia del Graal, gli “Anschouwe”. Nel Parzival il termine anschouwe, pur essendo con
ogni evidenza costruito sul francese Anjou68, non indica per forza il casato francese degli Angioini.
Seguendo anche in questo caso la particolare tecnica di strutturazione dei fonemi e del simbolismo delle
parole a lui così congeniale, anschouwe appare costruito sul termine das schouwen o beschouwen,
“visione”, che si riferirebbe non a un casato, ma più coerentemente con la struttura complessiva del
66
La fotografia è stata fatta a Parigi quando i coniugi Roerich hanno ricevuto il talismano. 67
Si noti la similitudine di Salmon e di Salomon. 68
Folco d’Anjou fu un Templare, sposato e poi diventato re.
50
Parzival, alla “visione” del Graal69. Parzival scopre anche di essere discendente dei Re del Graal, essendo sua
madre figlia del Re Ferito70.
Wolfram scrive (V, 251) che Munsalvaesche si trova al centro di un regno posto nella Terra de Salvaetsche,
“la Terra Selvaggia” nella quale “non è stato mai tagliato albero o pietra”. Un luogo che gode di una
condizione immacolata, la proiezione nel tempo e nello spazio della “gioia” perpetua nella perfetta
rispondenza fra la condizione spirituale sperimentata dal re Titurel e l’ambiente cosmico nel quale si
riversano le “qualità divine”, quelle che dal punto di vista umano sono colte come semplici virtù. Nel
“Perceval li Gallois” il Graal è posto nell’isola di Avallon o Isola Bianca in una casa posta al sommo di
contrade avventurose, dove anche Artù e la regina Ginevra sono sepolti.
Dove adesso si trovano solo laghi salati e desolati deserti, del Gobi, del Takla Makan e della Zungaria, vi era
un vasto mare interno che si estendeva sull’Asia Centrale. Questo mare rimase fino all’ultimo grande
periodo glaciale, quando circa 12.000 anni fa un cataclisma locale spazzò via le acque al Sud e all’Ovest,
formando un grande e isolato deserto, lasciando un’oasi, con un lago e un’isola al centro.
FIGURA 44. L’ISOLA BIANCA NEL MARE DEL GOBI 12.000
A.C.
In questo mare, vi era una splendida Isola Bianca
(Shveta-Dvipa), sopra la quale fu costruita la città
di Shamballa, che per la sua bellezza non aveva
rivali al mondo … era abitata dagli ultimi residui
della razza che precedette la nostra: misticamente
chiamati i Figli della Nebbia di Fuoco.
La Lettera del Prete Gianni a Emanuele Comneno descrive dove è situato il suo regno. “La nostra
magnificenza domina sulle Tre Indie e raggiunge l'Estrema India, là dove riposa il corpo dell'apostolo san
Tommaso … C’è anche un mare di sabbia, dove non c'è acqua, dato che la sabbia si muove e forma delle
onde simili a quelle del mare e non si ferma mai … In una pianura che si estende tra il mare di sabbia e le
montagne c'è una pietra con un incredibile potere medicamentoso, che guarisce i cristiani, o quelli che
vorrebbero diventarlo, da qualsiasi malattia di cui soffrano in questo mondo”.
L’Isola Bianca o Avallon appare come la sede incorruttibile di un potere di ordine sovrannaturale legato al
Graal, potere che coincide con la regalità suprema del Punto Interno di ogni cosa.
Tra le numerose versioni medievali della Ricerca del Graal, Mircea Eliade considerò il Parzival di Wolfram
von Eschenbach come “la più completa storia e coerente mitologia del Graal”. Eliade fu colpita in
particolare dal fatto che deliberatamente Wolfram incluse numerosi motivi orientali, e fece ciò con molto
rispetto. Wolfram sostenne che la fonte originaria del suo racconto era una saga Ebraico-Musulmana; il
69
Giocando sull’ambivalenza simbolica del termine, Gahmuret l’Anschouwe, il capostipite della dinastia che custodirà
il Graal, diventa contemporaneamente l’”Angioino” e “Colui che vede il Graal”, “il Contemplativo del Graal”. 70
Nella trasformazione cristiana del mito, il Re Pescatore appare nuovamente nel Giuseppe d’Arimatea di Robert de
Boron, in cui il Graal viene per la prima volta associato a Cristo. Nell’opera di de Boron, il “Ricco Pescatore” si chiama
“Bron” (una diversa forma del dio celtico Bran) ed è cognato di Giuseppe d’Arimatea, primo custode del calice di
Cristo.
51
fratello di Parzival sarebbe presto diventato il celebre prete Gianni o Giovanni, monarca Indiano. Nel Titurel
il Graal indica chi volta per volta doveva divenire il prete Gianni. Nel Parzival (XVI, 822) Wolfram, racconta
l’origine della dinastia del “prete Gianni”: “Repanse de Schoye71 fu lieta del suo viaggio, in India ella diede
alla luce un figlio che si chiamò Giovanni la “Grazia di Dio”. I Templari veneravano la figura di San Giovanni.
Alexandre Saint-Yves d’Alveydre nel libro l’Agarttha, scrive dei Templari dell’Agarttha: “Chiamando in loro
soccorso le Potenze cosmiche della Terra e del Cielo, anche se uscissero sconfitti, i Templari e i Confederati
dell’Agarttha potrebbero all’occorrenza far saltare in aria una parte del Pianeta, e stritolare con un
cataclisma e i profanatori armati e le loro patrie d’origine.”
Dopotutto la leggenda del Graal ha anch’essa origine in Oriente, e in realtà è una delle numerose versioni
della stessa Shamballa. Le cronache storiche occidentali raccontano inoltre di Costantino il Grande e
dell’Imperatore bizantino Manuel, i quali ricevettero notizie dalla “Misteriosa Dimora”. Perfino Genghis
Khan ricevette messaggi dal Saggio della Grande Montagna. Nel XII e XIII secolo i Papi della Chiesa cristiana
occidentale sapevano dell’esistenza di una Misteriosa Dimora e Fratellanza spirituale nel cuore dell’Asia,
capeggiata da un allora famoso Prete Gianni, come si faceva chiamare questo grande Spirito. Prete Gianni
inviava, di tanto in tanto, ammonimenti e note di avvertimento ai Papi e ad altri capi della Chiesa. Secondo
certi documenti storici, uno dei Papi mandò un’ambasciata a Prete Gianni in Asia centrale. Si può ben
immaginare lo scopo di una simile ambasceria; ma naturalmente dopo varie sventure e vicissitudini,
l’ambasciata fece ritorno, incapace di trovare la Cittadella spirituale. Tuttavia Prete Gianni continuò a
spedire le sue lettere di ammonimento. Oggi il Santo Graal viene protetto e custodito in Oriente72.
Prete è l’egizio PTR, cioè Pater l’Interprete, tra il divino e gli uomini, il cui geroglifico usato per esprimerla
era un occhio aperto. La parola Patar o Peter colloca il maestro e il discepolo nel cerchio dell’iniziazione e li
connette con la “Dottrina segreta”. Il grande ierofante degli antichi Misteri non permetteva mai ai candidati
di vederlo o udirlo personalmente. Era il Deus ex machina, la Divinità dirigente ma invisibile, che
pronunciava la sua volontà e le sue istruzioni attraverso un intermediario73. Prete Giovanni non è un nome
che designa un dato individuo, bensì la sua funzione.
Mosè de Leon e i suoi discepoli attraversarono la Francia a cavallo senza che la loro presenza fosse notata,
da chi furono protetti o meglio quali appoggi essi ricevettero? La risposta è da coloro che erano
particolarmente legati alla Scienza Sacra di Salomone, i Templari. I Maestri d’Opera delle cattedrali gotiche
erano a capo di confraternite di costruttori chiamate “compagnons”, e la Confraternita dei costruttori più
importante era quella dei Figli di Salomone legati all’Ordine del Tempio, alle quali è attribuita la costruzione
di molte chiese fra cui le cattedrali di Chartres, di Amiens e di Reims74. I Templari in qualche segreto modo
erano legati alla Pietra del Cielo e al Graal. Il patrono dei Templari era l’Arcangelo Michele colui che
combattendo contro Lucifero gli ha fatto cadere sulla Terra lo smeraldo che poi divenne il Graal. Nel
romanzo “Titurel il guardiano del Graal” è detto che: ”Una milizia scelta, quella dei Cavalieri Templeisen (i
Templari), protegge la preziosa pietra”.
71
È la portatrice del Graal. Il nome significa dispensatrice di gioia. 72
H. Roerich – Lettere 30 marzo 1939. 73
H. P. Blavatsky Iside Svelata II. 74
Ci fu un accordo fra i Templari e i Compagnons in base al quale, i primi s’impegnarono sia a proteggere i
Compagnons e sia di mettere le loro competenze a disposizione, mentre i secondi s’impegnarono di mantenere segreti,
tali insegnamenti sugli aspetti esoterici di costruzione. Senza la protezione dei Templari i Compagnons sarebbero stati
costretti a mettersi sotto vassallaggio.
52
FIGURA 45. CHARTRES PORTALE NORD - MELCHISEDECH
Anche se Helena Roerich non accenna mai ai Templari, ma i loro capi,
degli Iniziati, erano sicuramente a conoscenza sia della Pietra sacra, e
sia dell’Unico custode, Melchisedech, l’Antico dei Giorni. Sul lato
destro del portale centrale lato Nord della cattedrale di Chartres75, è
posta la statua di Melchisedech che appoggia i piedi su un piedistallo
senza alcun simbolo sotto, quasi per affermare che Egli si sostiene da
sé. Melchisedech76, rappresentato con tratti orientaleggianti, è il
Maestro dei Maestri, il mai nato e mai morto, nella cui mano
sinistra regge un calice da cui spunta un oggetto solido, la sacra
pietra di Dio. La rappresentazione di Melchisedech appartiene al
periodo di Wolfram von Eschenbach che scrisse che i Cavalieri
Templeisen erano i Guardiani del Graal.
Wolfram scrive che dopo che Parzival e Gawan (Galvano) si sono
recati insieme alla corte di re Artù, le loro strade si dividono e ognuno segue il proprio destino. In groppa al
suo cavallo, Gawan raggiunge il castello di Merveille, qui s’inoltra in uno stretto corridoio che porta al tetto
e ammira la colonna di Luce.
Lassù brillava una colonna che non era di legno: era luminosa, così resistente e spessa, che la bara della
nobile Camilla ci sarebbe poggiata sopra comodamente.(…) La colonna si alzava alta all’ombra di un
padiglione (…) Gli sembrava (a Gawan) che si potessero vedere nel pilastro tutti i Paesi e che questi si
muovessero in cerchio e che le montagne si spingessero a vicenda l’una con l’altra come durante la
confusione di una battaglia. Ed egli vide in questa colonna persone che cavalcavano, che avanzavano, che
camminavano e che stavano ferme. Prese posto in una nicchia per studiare questo spettacolo.(…) Gawan
interrogò una colta dama riguardo la colonna che aveva veduto, e la pregò di spiegargli di che si trattava.
Ella gli rispose: “Da quando l’ho vista per la prima volta, la grande pietra preziosa risplende giorno e notte in
questo Paese, nel raggio di sei miglia. Tutto quello che accade in questo territorio, sia sull’acqua che sulla
terra, si vede nella colonna. Essa mostra sempre immagini reali: sia che si tratti di un uccello o di selvaggina,
sia che si tratti di stranieri o gente sconosciuta. Guardando la colonna, li si può controllare. Essa è così
perfetta che nessun martello e nessun fabbro possono danneggiarla, nemmeno facendo uso d’abilità e
forza”.
Che cosa vede Gawan nel castello Merveille? Sembrerebbe quasi che si sia trovato dinanzi ad una sorta di
apparecchio in grado di trasmettere immagini. Secondo la leggenda medioevale occidentale, il Prete Gianni
in Oriente, aveva uno specchio magico che gli permetteva di vedere tutti gli angoli del suo regno per
sradicare il crimine77.
Come un diamante risplende la luce sulla Torre di Shamballa. Lì risiede il Re del
Mondo, Rigden-jyepo, infaticabile, sempre vigile per il bene dell'umanità. I suoi occhi
non chiudono mai. E nel suo specchio magico che vede tutti gli eventi della terra. E la
75
Il Portale Nord, è detto degli Iniziati. 76
Gli Gnostici ne fecero il principale Eone, mentre Filone lo identificò con il Logos. In uno dei Manoscritti del Mar
Morto di Qumran si definisce Melchisedech come una Entità Celeste. 77
Secondo i poemi del ciclo bretone, il Santo Graal, la pietra celeste, sarebbe stato trasportato proprio nel suo regno.
53
potenza del suo pensiero penetra anche nelle terre più lontane. La sua luce
potentissima può annientare ogni tenebra. 78
Quando leggiamo dello “specchio magico di Shamballa”, molto probabilmente, si tratta di un’enorme roccia
di cristallo. Il Graal per Wolfram era una pietra lapsit exillis. Il segreto del Graal non è da cercare nel
patrimonio letterario celtico, ma piuttosto in Estremo Oriente. I Templeisen di Wolfram, difensori del Graal
e del castello di Munsalvaesche, altri non sono che i Templari. Il poeta templare elesse questo ordine a
custode del Graal, mentre avrebbe potuto scegliere i Cavalieri Teutonici, che a Eschenbach erano di casa e
con cui egli sicuramente aveva buoni rapporti. Invece optò per l’ordine francese. È quindi come sosteneva
lui stesso, esisteva veramente una tradizione graalica antica e una dinastia che continuava, con l’appoggio
dell’Ordine templare, a custodire la preziosa reliquia.
Agni Yoga 57 - Ricordiamo la leggenda del Graal, Titurel fedele all’Insegnamento, ebbe il potere della luce. Il
suo successore, invece, immerso nelle tenebre, sanguinava da una ferita inguaribile. A ricordo dei giorni
migliori si esposero le spoglie di Titurel; si ripeterono i detti di quel grande scomparso. Ciononostante il
calice della Verità si spense. Fu necessario l’avvento di un nuovo eroe per riprenderlo all’indegno successore
di Titurel. E allora il fuoco del mondo si riaccese. Questa è una leggenda ben nota in Occidente, ma la sua
origine è orientale.
L’indegno successore di Titurel è uno dei suoi figli, “Amfortas” che non poteva toccare il Graal, descritto
come un Re Ferito e Pescatore79. Amfortas è un re storpio, con una ferita sempre aperta ai genitali che
sanguinano, e ha difficoltà a muoversi. Secondo la leggenda, resta malato finché il Graal non passerà a un
successore. Il “Re è vulnerato”, cioè sterile che attende il suo guaritore, rappresenta anche l’umanità offesa
dai peccati degli uomini. L’invalidità si riverbera sul suo regno che si è trasformato in un luogo deserto e
sterile: “la terra desolata”.
Trevrizent (il figlio eremita di Titurel) dice a Parzival: “Forse la vostra gioventù vi trascinerebbe a mancare
della virtù della rinuncia”, poi ricorda il caso di Amfortas: “C’era una volta un re che si chiamava e si chiama
ancora oggi Amfortas. Il male che è dentro il suo cuore dovrebbe muovere anche voi a pietà come me: quel
male fu la ricompensa della sua superbia”. Amfortas nella sua ricerca dell’amore non seppe rispettare la
castità” e fu colpito dai mai di cui ebbero a soffrire anche tutti coloro che lo circondano. Amfortas al
servizio di Orgeluse di Logrois, compì avventure dominate dalla brama d’amore (sensuale), e in una di
queste fu colpito nelle sue parti virili da una lancia avvelenata, la ferita peccaminosa e maleodorante
permane, la forza svanisce egli non è in grado di esercitare la funzione di re e il regno cade in uno stato di
desolazione. Amfortas può derivare sia dal latino, infirmitas, sia dal francese antico, enfertez, che entrambi
significano debolezza, infermità. Orgeluse significa l’Orgogliosa. Nel simbolismo arturiano la raffigurazione
dell’orgoglio e della superbia è quella del cavaliere nemico esterno verso cui si deve sempre stare all’erta.
Trevrizent rivolgendosi a Parzival dice: “Vi è una sola cosa che il Graal e le sue virtù segrete non potranno
mai tollerare in te: la smisuratezza nei desideri”.
78
N. Roerich, Shamballa la Risplendente. 79
Il Re Pescatore appare nuovamente nel Giuseppe d'Arimatea di Robert de Boron. Wolfram von Eschenbach riprende
e amplia la storia di Chrètien de Troyes nel suo poema epico Parzival. Richard Wagner utilizzò scrisse del Re Pescatore
nella sua opera Parsifal, basata sul racconto di von Eschenbach.
54
Giove scaglia Vulcano giù dal cielo e gli storpia una coscia. Nel Libro della Genesi, il Signore, il Sole,
combatte con Giacobbe, lo colpisce alla coscia80. Amfortas è colpito alla coscia da una lancia avvelenata. La
coscia è identificata agli organi genitali che simbolizzano, essi stessi, gli organi genitali del verbo. Il mito
greco narra che Dioniso nacque dalla coscia di Zeus. Dalla coscia di Brahma nacquero gli Dei. I termini
“coscia” e “cavo della coscia” usato un certo numero di volte nella Bibbia in realtà sono eufemismi di
“pene” e il mettere la propria mano “sotto la coscia” e facendo un giuramento è una “stretta di mano” di
una società segreta. I genitali maschili erano tanto importanti che voti solenni venivano giurati per mezzo di
loro (Genesi 24:9), dove il servo di Abramo fa un giuramento col “mettere la sua mano sotto la coscia di
Abramo suo padrone”. Il Giacobbe combatte con il Signore, il Sole, e lo vince - come la materia, fin troppo
spesso, vince lo spirito - ma nella lotta la sua coscia rimane slogata. “Il Sole sorse su di lui, ed egli (Giacobbe)
zoppicava a causa della coscia” (Genesi, XXXII, 31). Il Sole è sconfitto dal simbolo terrestre di lui - la
materia; e il Dio-Sole si alza su Giacobbe e la sua coscia alleati. Infermità definitiva? Il testo non lo dice. Gli
scrittori biblici chiamavano il pene un “muscolo che si restringeva”, che si trova “sul cavo della coscia”.
Questo era un muscolo che Giacobbe fu colpito nel suo duello con “un uomo che era un dio”, quando aveva
circa 97 anni.
Chi era in realtà Giacobbe, e che relazione ha con Amfortas? Secondo degli studiosi, Giacobbe era in origine
un patriarca indipendente, cioè non direttamente legato ad Abramo o a Isacco. Era l’antenato del gruppo
che abitava in Transgiordania, lungo il fiume Labbok e nel centro della Palestina (intorno alla località di
Bethel). Solo in epoca molto posteriore Giacobbe divenne il personaggio di cui leggiamo nella Bibbia.
Attorno a lui si raccolgono le tradizioni dei dodici figli da cui prende nome Israele. Il gruppo di Giacobbe si
identificò con quello di Israele, da qui il cambio di nome. Leggiamo nella Bibbia che Giacobbe il cui nome
significa contorto, ha un atteggiamento contorto e astuto, con Esaù e con Labano.
La Bibbia è un libro scritto dagli Iniziati (almeno il Vecchio Testamento e il Quarto Vangelo) un velo per il
popolo. La lettura letterale è moraleggiante, anche se in certi punti sembra priva di senso se non addirittura
contraria al senso morale. San Paolo affermava che tutta la storia di Mosè e degli Israeliti era allegorica:
“Tutte le cose accadono in figura” (Gal. X, 11). Per la scuola rabbinica, l’interpretazione dei testi è
quadruplice: letterale, allegorica, etica, esoterica. Solo la lettura esoterica rende in modo completo il suo
significato e rivela che le sue basi poggiano sulle stesse tradizioni universali sulle quali poggiano la altre
scritture antiche.
Martinez de Pasqually81 spiega che Esaù, essendo venuto al mondo per primo, era in possesso del diritto di
primogenitura, egli era stato spogliato del privilegio dagli intrighi di Giacobbe al quale la Scrittura ha dato il
nome di soppiantatore. Il bacio che Giacobbe diede Esaù quando ebbe progettato di sostituirsi lui
annunciava il tradimento che l’Uomo-Dio una specie di Giuda Iscariota. Secondo Gershom Scholem,
autorevole studioso di Cabala ebraica, Martinez fu uno dei pochi ad aver compreso la Cabala ebraica
80
La mizvà, il divieto di cibarsi del nervo sciatico è considerata talmente importante, che chi la trasgredisce è passibile
della pena del caret (pena la cui entità è sconosciuta a noi, ma considerata capitale eseguita esclusivamente dal Signore),
assieme al divieto di cibarsi di sangue. Il nervo sciatico ha a che fare con la potenza sessuale nella rappresentazione del
copro presso gli antichi. 81
Martinez Pasqualis nato verso il 1700 nel Portogallo, viaggiò a lungo acquisendo conoscenza dappertutto, in Oriente,
Turchia, Palestina, Arabia ed Asia Centrale. Fu un grande Cabalista, fondò l’Ordine degli Eletti Cohen e le Scuole e le
Logge mistiche Martiniste. Martinez Pasqualis era a sua volta discepolo di Swedenborg, che si racconta sia stato
iniziato dai Rosacroce. Martinez si considerava un anello di una lunghissima catena iniziatico-sacerdotale che affondava
le sue radici ai tempi di Adamo glorioso, passando per Enoch (Metatron per i cabalisti), il quale avrebbe poi
consegnato, rapito da Dio per aver con Lui camminato, il segreto della riconciliazione universale a nove eletti.
55
codificata nel Libro della Formazione e nello Zohar. I seguaci di Martinez, cioè i Martinisti sono legati alle
vicende del lapsit exillis, la pietra delle stelle. Il testo seguente è parte del Trattato della Reintegrazione82 di
Martinez de Pasqually.
Giacobbe ed Esaù sono le repliche dello Spirito Prevaricatore e del Minore dapprima innocente, poi
decaduto. Infatti, Giacobbe “era il primo del concepimento, Esaù il secondo” (I, 116), come gli Spiriti
emanati prima di Adamo. Ma Esaù83, essendo venuto al mondo per primo, era in possesso del diritto di
primogenitura, così come il Minore dapprima aveva il diritto e il potere di comandare agli Spiriti
Prevaricatori. Egli era stato spogliato del privilegio dagli intrighi di Giacobbe “al quale la Scrittura ha dato il
nome di soppiantatore”, come Adamo ne fu privato per essersi lasciato tentare dal demonio e meritò il
castigo poiché, come Adamo, “preferì il culto terrestre a quello del Creatore; egli si occupò completamente
della caccia invece di dedicarsi a combattere l’intelletto demoniaco che si era impadronito di suo fratello
Giacobbe” (I, 117) … Il triangolo col punto venne rappresentato sulla cima del monte Moria, dove Giacobbe
segnò “con tre pietre triangolari” il luogo dove ebbe la visione. “Il luogo . . . raffigurava la forma corporea
della terra … Il demonio tentava senza posa di convertire al proprio culto i Minori, come aveva fatto con
Giacobbe, Nemrod che a Babilonia si diede a “inique operazioni” (I, 108) … Poco mancò che la tradizione del
vero culto divino fosse interrotta dalla prevaricazione di Giacobbe e dei suoi figli che si fecero fuorviare dalla
loro prosperità materiale. Il Principe dei demoni persuase Giacobbe di tributargli un culto. Il Patriarca studiò
le “scienze materiali demoniache”; si propose di “metterle in pratica e di operarle” (I, 118). Al tramonto del
sole invocò il Demonio sul monte Moria … Non appena Giacobbe ebbe fatto l’invocazione, il Signore gli fece
apparire un angelo in forma d’uomo. Irritato dai rimproveri che gli faceva l’angelo, Giacobbe si slanciò sul
messaggero divino iniziando una lotta che durò tutta la notte e dalla quale uscì zoppo. Allora si pentì della
prevaricazione. Per rispondere alle sue suppliche “in vista d'una perfetta riconciliazione”, il Signore gli inviò
una “naturale visione (che Giacobbe percepì con i suoi occhi) che gli si presentò sotto forma umana”. Questo
Spirito insegnò a Giacobbe “i mezzi per ottenere dal Creatore ciò che desiderava . . . lo benedisse84 e l’ordinò
di nuovo” (I, 120) … Il Patriarca fu “rimesso in potenza spirituale divina per operare . . . dopo la sua
ordinazione i differenti culti divini”. Tuttavia gli fu imposta una penitenza di quaranta anni. Al termine di
questo periodo di “privazione”, si recò sul monte Moria verso la sesta ora ed “avendo tutto preparato per
l'operazione (tracciato i cerchi e le figure), rifece la preghiera dalla sesta ora sino verso la metà della notte.
Allora recitò le invocazioni necessarie per arrestare definitivamente gli effetti della giustizia di cui il Creatore
l’aveva fatto minacciare dal suo angelo (scongiuro dei demoni). Riuscì secondo il suo desiderio e quattro
angeli vennero a istruirlo riguardo a ciò che ancora doveva operare per ottenere dal Creatore la completa
riconciliazione”. Nel l'ottavo giorno dopo la sua ultima operazione, Giacobbe si rimise in cammino per
ritornare sulla vetta del monte ed essendovi arrivato alla fine del nono giorno, al tramonto del sole “si
preparò secondo il suo solito per compiere l’ultima riconciliazione”. Nel mezzo della notte ricevette “la
certezza della sua perfetta riconciliazione” poiché vide sette Spiriti che “salivano e scendevano sopra di lui”.
Tra questi riconobbe quello che lo aveva ferito e i quattro angeli che erano venuti a istruirlo; scorse anche la
“gloria del Creatore” nel luogo dove uscivano ed entravano gli angeli. In seguito a questa visione Giacobbe
“si obbligò a operare esattamente il culto divino in avvenire” (I, 120/121)85.
82
Il Trattato si presenta come una specie di sommario e diversione segreta dei primi libri del Pentateuco, in particolare
della Genesi e dell’Esodo. 83
Esaù è il Sole (Asu) che lotta con Giacobbe e non vince. 84
Pasqually usa le parole “benedire” e “benedizione” nel senso di ripresa di comunicazione con la Divinità. 85
In tal modo la visione di Giacobbe è presentata come il tipo dell’operazione riuscita perfettamente e questo successo è
la prova ed il sigillo della riconciliazione.
56
Giacobbe fu punito cioè azzoppato dall’Angelo Solare. La proibizione di ricevere gli zoppi nell'Ordine degli
Eletti Cohen, che ricorda le prescrizioni del Levitico (XXI, 18-21) ed il versetto dei Giudici (II, V, 8): “il cieco e
lo zoppo non entreranno nel tempio” è giustificata in modo simbolico nella Reintegrazione con la ferita che
Giacobbe ricevette durante la lotta con lo Spirito divino: “Dopo quel tempo fu proibito da parte dell’Eterno,
sia al tempo di Mosè, sia in quello di Salomone, che nessuna persona segnata dalla lettera B di nascita,
fosse ammessa al culto divino sotto qualsiasi pretesto” (I, 119). Giacobbe rimesso in potenza spirituale
divina non poté operare i vari culti divini che 40 anni dopo la sua ordinazione (I, 120). Per 400 anni il Re
Pescatore attese colui che lo doveva guarire. Mosè restò 40 anni fuori dell’Egitto dopo la morte dell’egizio
(I, 128) e restò 40 giorni nella nube sul Sinai prima di ridiscendere con le Tavole della Legge (I, 144).
Nella Bibbia il numero quaranta è molto ricorrente, nel solo Vecchio Testamento è citato ben
sessantaquattro volte. La storia della salvezza biblica è contrassegnata da questo numero: il Libro della
Genesi riporta: “E piovve sulla terra per 40 giorni e 40 notti … il Diluvio venne sopra la terra per 40 giorni”.
Si racconta che Set dimorò per 40 anni nel Paradiso Terrestre; Mosé fu chiamato alla sua storica missione
quando aveva 40 anni, rimase separato dal suo popolo dimorando in solitudine per 40 giorni sul monte
Sinai; sostò poi nel deserto per 40 anni col popolo eletto: “Per questo l’ira del signore s’accese contro
Israele; e li ha fatti vagare nel deserto per quaranta anni”. Saul regna 40 anni, Davide anche (II Samuele 5,
4); lo stesso vale per Salomone; Gesù svolge la sua predicazione per 40 mesi, e appare poi ai suoi discepoli
nei quaranta giorni che precedono l’Ascensione (Atti degli Apostoli 1, 3); Il Vangelo di Matteo (2, 13),
riferisce che “Egli, dopo aver digiunato quaranta giorni e quaranta notti, finalmente ebbe fame”. Infine per
40 ore rimase nel sepolcro come morto. La Quaresima è un periodo di penitenza e preghiera lungo
quaranta giorni. Occorre ricordare che sia Buddha sia Maometto iniziarono la loro predicazione all’età di
quaranta anni.
Giacobbe è dunque il Re Amfortas che dapprima ebbe a Beith-El la visione di una scala (cioè della torre di
Shamballa) verso il cielo da cui scendevano e salivano gli angeli: “Com’è terribile questo luogo! Questa è
nientemeno la casa di Dio e la porta del Cielo”. Il Pentateuco narra che Beith-El aveva primitivamente per
nome Luz. In Genesi (28:19; 35:6; 48:3) e in Esodo il “Luz” viene presentato come il secretum secretorum. I
“Figli del Luz” sono sacerdoti eterni secondo il modo di Melchisedech. Poi Giacobbe cade nella materialità
fino allo scontro con l’Angelo del Sole, da cui è colpito alla coscia, solo dopo una purificazione, un’attesa di
40 anni cioè una quarantena, guarì dal marchio del peccato di orgoglio e di intrighi materiali per
riconciliarsi con il divino. Dopo giunge l’Eroe atteso, Parzival, Amfortas guarì e Giacobbe poté recarsi sul
monte Moria dove vide Sette Spiriti che “salivano e scendevano sopra di lui”. Tra questi riconobbe quello
che lo aveva ferito ed i quattro angeli che erano venuti ad istruirlo. Troviamo nel Giudaismo e concerne una
città misteriosa chiamata “Luz”. Questo nome, in origine, era quello del luogo dove Giacobbe ebbe il sogno
in seguito al quale lo chiamò “Beith-El”, cioè a casa di Dio. Si narra che davanti all’entrata di una
caverna che era vicino a Luz, era posto un mandorlo (chiamato “luz” in ebraico) con un buco nel tronco,
attraverso questo buco si entrava in un sotterraneo e si trovava la via per la città, che era completamente
nascosta. La parola “luz”, nelle sue diverse accezioni, sembra per altro derivare da una radice che designa
tutto ciò che è nascosto, coperto, avviluppato, silenzioso, segreto, in altri termini Shamballa.
Esaù è il Sole il principio spirituale vinto dalla materia. Esaù è il rosso come il colore di Adamo86, ed è Edom.
Adamatu è la terra rosso scura con la quale il Signore formò il secondo Adamo (Genesi, secondo capitolo). I
86
In lingua ebraica Adam significa rosso e tale era il colore del primo uomo. Da Adam deriva Adama e Adamo; nonché
Adamu, cioè sangue.
57
suoi figli sono i Re di Edom cioè le sette razze. Edom è il nome ebraico della regione più nota con il nome di
Idumea. Per i cabalisti, invece, è il paese allegorico dove regnarono i sette Re che, per mancanza di
equilibrio, furono distrutti. Un mistero profondamente nascosto che si può trovare nell’allegoria dei sette
Re di Edom, che “regnavano sulla terra di Edom prima che un qualsiasi Re regnasse sui figli di Israele”
(Genesi, XXXVI, 31). La Filosofia Esoterica insegna che i Sette Re di Edom non sono questo tipo di mondi con
forze non equilibrate e pertanto periti, bensì il simbolo delle sette razze-Radice umane delle quali quattro
sono già trascorse, la quinta sta trascorrendo ora, e due debbono ancora venire. Seppure in oscuro
linguaggio esoterico, il riferimento a ciò nella Apocalisse di San Giovanni è abbastanza chiaro quando, nel
Cap. XVI, 10, egli dichiara: “E ci sono sette Re; cinque sono caduti, uno (il quinto, ancora) c’è, l’altro (la sesta
razza Radice) non è ancora venuto...”.
Le coppie di fratelli Esaù e Giacobbe, Trevrizent e Amfortas, rappresentano dei veli dietro cui nascondono i
principi di Luce e ombra, Spirito e Materia. Trevrizent, il figlio eremita di Titurel, rappresenta il depositario
dell’insegnamento spirituale, è lui che informa Parzival che Kyot avrebbe trovato a Toledo la vera “storia
del Graal, scritta da Flegetanis: “... uno studioso della natura, discendente di Salomone e nato da una
famiglia che era stata a lungo israelita”. Questa pietra di Orione conosciuta sotto il nome di Graal è legato
alle vicende occidentali che dai discendenti di Israel, giunge in un’Europa Cristiana. Trevrizent è il Maestro
di Saggezza che avviò Parsifal alla conquista del Graal, quando egli aveva già compiuto il processo di
purificazione, è connesso l’ideale dell’Europa cristiana. L’azione di Trevrizent, tuttavia, non si limita
all’Europa, comprende tutta l’umanità. Egli appartiene alla stirpe del Graal: connettersi a lui significa
connettersi alla corrente del Graal che opera nel mondo.
Il Re menomato è un re decaduto che non può fare nulla per la sua terra che è desolata e sterile, attende
un suo successore pescando, perché? Deve pescare un nuovo pesce della Sapienza, un salmone, cioè
Salomone, il successore di Amfortas è suo nipote Parzival; Salomone è un discendente di Giacobbe. Parzival
diventato il Re del Graal, si ricongiunge alla moglie e scopre di averle dato due gemelli, circondato dai suo
Templari nomina uno di questi Loherangrin, il perfetto cavaliere del Cigno87, quale suo successore e custode
del Graal. Loherangrin (Lohengrin in Wagner) serve con dedizione il Graal. Giunto nella terra di Brabante su
un’imbarcazione trainata da un cigno, salva l’ereditiera Elsa da una falsa
accusa, la sposa solo dopo aver chiesto di non sentirsi domandare il suo
nome e mette al mondo dei figli. “Il Templare destinato da Dio a essere re
giusto di stranieri, non doveva mai permettere domande sulla stirpe sua e il
suo nome: se un di fosse ciò successo, li doveva abbandonare”. Elsa non
tenne fede alla parola data e chiese il suo nome, rompendo così
l’incantesimo: quando è reso il suo nome, insieme ai dettagli della sua
origine, il cavaliere è costretto a ritirarsi nel mondo spirituale da cui era
venuto. Loherangrin salì sulla barca trainata dall’amico cigno e salpò per il
regno del Graal abbandonando la sua spada, il corno e l’anello. Elsa di
Brabante morì. Questo racconto è attribuito al Maestro Kyot, quando
Wolfram accusa di scarsa attendibilità Chrétien de Troyes.
FIGURA 46. IL CAVALIERE DEL CIGNO
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Le storie e le leggende del Cavaliere del Cigno sono riprodotte nel castello del Graal a Hohenschwangau, in Baviera,
commissionate dal principe Ludwig II, mecenate e amico di Richard Wagner.
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La vicenda di Loherangrin svela che i perfetti Templeisen erano degli
Iniziati tenuti al giuramento del silenzio, anche se sottoposti a tortura o a
morte, come avvenne per gli ultimi Templari storici. Nella Tradizione, il
silenzio iniziatico sui sacri misteri è imposto da sempre agli adepti. La
legge della trasmissione dei santi Misteri è che essi non debbano essere
proposti che agli uomini puri.
FIGURA 47. SEGRETE DI CHINON GRAFFITO CIGNO
Il cigno bianco rappresenta la Luce. Il canto del cigno rappresenta le
vibrazioni celesti. Cigno, Sole, Canto. Lo stemma dei Cistercensi di
Bernardo di Chiaravalle raffigura una cicogna, equivalente del cigno, che
sovrasta trionfante la mitra papale, tenendo nel becco un’asta con
annodato un nastro bianco, come riportato in alto sul portone dell’Abbazia di Chiaravalle nei pressi di
Milano. In Oriente Brahma ha come veicolo il cigno. Il graffito nel castello di Chinon dove furono rinchiusi i
Templari mostra un cavaliere inginocchiato di fronte a un cigno, dietro cui s’intravvede una lancia.