Upload
others
View
2
Download
0
Embed Size (px)
Citation preview
Il Sole 24 Ore 31Martedì 22 Novembre 2016 N. 321
CAMPANIA
Startup, Campania nella top fiveTra le prime cinque regioni italiane per numero di nuove imprese innovative, superato il Piemonte
di Vitaliano D’Angerio
Q ualcosa sta cambiando nelmondo delle startup innovativeitaliane. Nel terzo trimestre2016, secondo il report di ministero dello Sviluppo economi
co, Unioncamere e Infocamere, la Campania è entrata nella top five delle regioni italiane con il maggior numero di nuove imprese innovative: 404, il 6,35% del totale nazionale.
La Campania ha scavalcato il Piemonte(402 startup innovative) che è uno dei territori di punta in Italia per la presenza di incubatori certificati e del Politecnico di Torino. Al primo posto la Lombardia (1.382 startup innovative), seguita da EmiliaRomagna (782), Lazio(625), Veneto (492) e appunto Campania.Complessivamente a fine settembre le startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese erano 6.363, in aumento di 420 unità rispetto a fine giugno.
Città, soci e giovaniNapoli è poi fra le cinque province italiane con il maggior numero di startup innovative (202): al primo posto c’è Milano (935), poi Roma (539), Torino (299) e Bologna (203).
In totale, a livello nazionale, a fine settembre erano 25.622 i soci delle 6.217 nuove imprese innovative che presentano almeno un socio. Dal rapporto emerge anche che le startup a prevalenza giovanile (età non superiore ai 35 anni) «sono 1.425, il 22,4% del totale, una quota più di tre volte superiore rispetto aquella rilevata tra tutte le società di capitali (6,85%). Le startup innovative in cui almenoun giovane è presente nella compagine sociale sono 2.430 (38,19% del totale)». Ultima curiosità: le nuove imprese con una compagine sociale a prevalenza straniera sono 164,il 2,58% del totale.
Incubatori e aperitivi«Non siamo un vero e proprio incubatore. Nastartup è un acceleratore delle startup napoletane – ricorda Antonio Prigiobbo, fondatore di Nastartup e designer –. Abbiamo
l’obiettivo di far conoscere quattro startup al mese a potenziali finanziatori. Abbiamo già organizzato 27 eventi a Napoli lanciando appunto 108 nuove imprese». Sul sito dell’acceleratore d’imprese partenopeo Nastartup.itci sono tutte le aziende presentate negli ultimidue anni e mezzo.
Le ultime quattro lanciate il 19 ottobre sono: Tripogy, che propone un’applicazionemobile per creare itinerari di viaggio personalizzati, in base alle preferenze dell’utente; ArtRooms, marketplace per la promozione sul mercato di artisti selezionati e certificati attraverso la vendita e il noleggio di opere d’arte; Puffmap, centro di condivisione di musica, pensato per le case discografiche e per i giovani musicisti o performer in cerca di fama; Cherrasa, marketplace e piattaforma social per ottenere tutte le informazioni utili suiprodotti ortofrutticoli commercializzati. Gli
incontri organizzati da Nastartup avvengononei luoghi più disparati, in giorni infrasettimanali e dopo il lavoro. Tanto che spesso si svolgono davanti a degli aperitivi. «Ci sono almeno 200 finanziatori (potenziali, ndr) ognivolta – aggiunge Prigiobbo – con presenze anche da Lombardia, Piemonte e Toscana».
Digital Magics NapoliIn Campania c’è tra l’altro una delle sedi di Digital Magics, uno dei più importanti incubatori italiani, quotato in Piazza Affari. GennaroTesone, nel 2012, ha fondato la «costola» campana ovvero Digital Magics Napoli, incubatore per il Sud Italia con sede a Salerno. La società ha nel suo portafoglio note e premiate startup come Buzzoole, la prima piattaforma italiana di «Influence engine optimization» (Ieo): permette sia a piccole e medie imprese che a grandi aziende italiane e internazionali
di identificare qualitativamente gli influencer del proprio mercato e di generare passaparola su prodotti e servizi.
Apple e universitàLo sbarco sotto il Vesuvio di Apple con un centro di formazione per programmatori è cosa nota. Per la creazione di tale struttura c’èstata una grande collaborazione con Cupertino da parte dell’Università Federico II di Napoli. E oggi, a quanto si sa, molte aziende hanno già prenotato gli sviluppatori iOS che usciranno dal centro Apple partenopeo.
Con l’arrivo della multinazionale americana si è creata una spinta ulteriore verso l’innovazione negli atenei campani. Già da tempo leuniversità di Salerno e Benevento si erano avvicinate al mondo delle startup. Ora però l’interesse è aumentato.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
di Francesca Cerati
u Continua da pagina 29
Ballabio nel 1994 era negli Stati Uniti giàda sette anni e non aveva alcun interesse a tornare in Italia, «ma mi è stata fatta
una proposta molto interessante e allettantedal punto di vista delle potenzialità di libertàdi gestione ricorda il genetista , così ho accettato con entusiasmo trasferendomi dal Centro genoma umano del Baylor college of medicine di Houston al San Raffaele di Milano, prima sede del Tigem. Dopodiché, nel 2000 è stata fatta una scelta controcorrente, ovvero quella di trasferire l’intero Istituto daMilano a Napoli, dove ci è stato offerto uno spazio molto più significativo, con partnership importanti con il Cnr e le università locali, sia la Federico II, sia la Seconda università di Napoli». Con quale impatto per la città?
«I napoletani continua Ballabio hannoimparato a conoscere la Fondazione Telethon e l’eccellenza del Tigem, che viene considerato un punto di orgoglio della regione Campania (questo feedback è tangibile e ci arriva da molte parti, dalle scuole alle università), ma soprattutto rappresenta un polod’attrazione per i giovani ricercatori napoletani, per coloro che sono andati all’estero maanche per gli scienziati stranieri, che nella nostra struttura rappresentano al momento il 15% dei ricercatori, e arrivano da tutto il mondo: Russia, Stati Uniti, Sudamerica, Cina, Giappone fino all’Australia, oltre che da tutta Europa».
Negli oltre 4.500 metri quadrati ci sonoquattro grandi laboratori di ricerca open space, uffici, un auditorium e aree creative dove si possono incontrare le 220 persone che lavorano per l’Istituto, che concentra la propria missione sulla comprensione dei meccanismi di base delle malattie genetiche,per poi sviluppare strategie preventive e terapeutiche. La ricerca si focalizza in particolare su malattie dell’occhio e su quelle metaboliche con approcci che fanno riferimento agenetica molecolare, biologia cellulare, bio
chimica delle proteine, bioinformatica, genomica funzionale, biologia dei sistemi e terapia genica. Una ricerca di altissimo livello che ha bisogno di personale molto qualificato e di strumentazioni sofisticate. Come si sostiene?
L’Istituto è organizzato per essere autosufficiente. «Quando è nato il Tigem riprende Ballabio il finanziamento Telethon copriva oltre il 95% del nostro budget (a oggila Fondazione ha investito 62 milioni di euro,ndr), ma ci siamo resi conto fin da subito che dovevamo reperire fondi con le nostre forze,competendo a livello internazionale con i nostri progetti. Abbiamo acquisito esperienza e successo e oggi circa il 75% del budget dell’Istituto viene da fondi che ci procuriamocompetendo a livello internazionale». A confermare la capacità del Tigem di attrarrefinanziamenti dall’Unione europea e da prestigiosi enti internazionali come i Nih statunitensi, la Fondazione europea di biologia molecolare (Embo), il Wellcome Trust ci sono i 9 grant ottenuti dall’European research council (Erc), sovvenzioni che vengono date a singoli ricercatori per un progetto: le dotazioni vanno dal milione e mezzo ai 2,5 milioni di euro per cinque anni. Gli scienziatiche hanno vinto gli Erc grant possono insegnare all’Università, il che significa creare uncircolo virtuoso della conoscenza a livello del territorio.
Altra voce importante sono le collaborazioni industriali, grazie alle quali è possibilepassare dalla ricerca alla terapia. «La collaborazione più importante è stata avviata con la multinazionale Shire di Boston, la quale ha deciso di investire 22 milioni di dollari per portare avanti 9 progetti quinquennali tutti focalizzati sulle malattie rare, ma con approcci diversi: dalle nuove terapie farmacologiche alla terapia genica. Questo investimento conclude Ballabio per noi significa poter reclutare giovani ricercatorie accelerare la ricerca per portarla al letto del malato».
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Andrea Ballabio (Istituto Telethon di genetica e medicina)
«Tigem polo d’attrazioneper giovani ricercatori»
Innovazione
Finanziamento«Abbiamo acquisito esperienza e successo e oggi circa il 75% del budget dell’Istituto viene da fondi che ci procuriamo competendo a livello internazionale»Andrea Ballabio, direttore del Tigem
Fonte: ministero dello Sviluppo Economico, Unioncamere e Infocamere
Le prime dieci regioni italiane per numero di startup innovative iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese a fine settembre 2016Valori assoluti e quota % sul totale nazionale
Lombardia
1.382Emilia Romagna
782Lazio
625Veneto
492Campania
404Piemonte
402Toscana
344Marche
302Sicilia
294Puglia
232
21,72% 12,29% 9,82% 7,73% 6,35% 6,32% 5,41% 4,75% 4,62% 3,65%
La classifica