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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI FACOLTA’ DI ARCHITETTURA Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17 prof. arch. Caterina Giannattasio Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro nel XX secolo L’assorbimento del pensiero critico nei restauri degli anni ‘60 e ’70

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UNIVERSITA’ DEGLI STUDI DI CAGLIARI

FACOLTA’ DI ARCHITETTURA

Corso di Laurea in Scienze dell’Architettura_L17

prof. arch. Caterina Giannattasio

Corso di Teoria e Storia del Restauro Il restauro nel XX secolo

L’assorbimento del pensiero critico nei restauri degli anni ‘60 e ’70

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INTERVENTI DI RESTAURO

anni ‘60

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1961-63_Chiesa della Rimembranza, Berlino_E. Eiermann

Veduta d’insieme e dettaglio dell’accostamento fra i resti della vecchia chiesa e il nuovo edificio sacro. Della chiesa, risalente al 1891-95 e caratterizzata da forme di matrice romanica con slanci gotici, a causa della guerra è rimasto un troncone della torre. La rovina neoromanica viene consolidata e reintegrata anche con l’impiego di materiali moderni. La parte superstite è stata conservata come oggetto autonomo provvisto di proprie valenze simboliche inserito in un circuito figurativo nuovo, molto discusso dai berlinesi, attribuendo alle fabbriche i nomignoli di ‘portacipria’ e ‘rossetto’. Si tratta di un significativo accostamento di antico e nuovo, tema molto dibattuto a partire dai primi decenni postbellici.

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1963_Loggia Rucellai, Firenze_P. Sanpaolesi

La loggia prima e dopo i restauri e la messa in

opera della vetrata a grandi luci, collocata in

posizione arretrata rispetto alle colonne.

L’intento era quello di recuperare il disegno

albertiano, quasi intatto ma nascosto sotto

trasformazioni successive.

Sanpaolesi demolisce le tamponature

seicentesche degli archi, ritrovando l’originaria

orditura lapidea a opus reticulatum.

Provvede altresì a trattare le superfici con

fluosilicati per proteggere le parti in pietra

rimaste a lungo non esposte.

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1964_Palazzo Da Scorno, Pisa_P. Sanpaolesi

Il palazzo dopo i danni causati dal bombardamento del 1944 e dopo l’intervento di restauro e di completamento, che è il risultato di quegli atteggiamenti post-razionalisti che permearono, con effetti assai contraddittori, il gusto degli anni della ricostruzione postbellica in Italia.

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1967_S. Maria della Pace, Milano_C. Perogalli

La navata d’ingresso della chiesa dopo i restauri iniziati nel 1900 da G. e F. Bagatti Valsecchi e dopo i restauri di Carlo Perogalli.

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INTERVENTI DI RESTAURO

anni ‘70

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1971_Palazzo del Podestà, Mantova: P. Gazzola e G. Volpi

Ghirardini

Fronte verso

piazza del

Broletto in una

immagine attuale.

L’intervento fu

condotto dall’ing.

Volpi Ghirardini e

coordinato da P.

Gazzola.

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1948-85_Ex Ospedale Maggiore, Milano_L. Grassi

Cortile della Ghiacciaia, l’accostamento tra il lato ricostruito e quello completato con volumi aggettanti sopra i resti del colonnato.

Il lucernaio al centro del cortile dà luce alle autorimesse realizzate più recentemente.

Liliana Grassi opera polarizzando la sua attenzione sul rapporto antico-nuovo, sul quale basa il “recupero creativo della memoria storica”.

Afferma che il restauro deve rispondere all’esigenza di un tempo “ritrovato”, cioè realizzare “una sintesi dialettica di progresso e continuità”.

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1948-85_Ex Ospedale Maggiore, Milano_L. Grassi

Cortile della Ghiacciaia con i due lati ricostruiti ricomponendo i pezzi estratti dalle macerie.

Fronte su via F. Sforza, dettaglio del tratto murario superstite lasciato in leggero aggetto rispetto al muro in mattoni a vista.

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APPROFONDIMENTO | CARLO SCARPA

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Architetto e designer (Venezia 1906 - Sendai 1978)

Nel 1926, si diplomò in architettura all'Accademia di belle arti,

Dal 1962 al 1975, fu professore presso l'Istituto universitario di

architettura di Venezia. La sua prestigiosa attività di insegnante e

professionista si concentrò prevalentemente nell'allestimento di

esposizioni e mostre (1956, premio Olivetti per l'opera svolta in campo

museografico), nel restauro di complessi monumentali, nella

realizzazione di abitazioni private e negozi.

In tali occasioni rivelò doti di raffinato progettista, capace di fondere

mirabilmente un aristocratico sapere artigianale con scelte formali

neoplastiche o razionaliste, non prive di suggestioni organiche wrightiane.

La genialità dei suoi dettagli tecnologici, mista a una spiccata sensibilità

materica, arricchisce di poetici frammenti la sua singolare produzione.

Nota Biografica

http://www.treccani.it/enciclopedia/carlo-scarpa/

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Lavori e Progetti

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1961-1963

SHOWROOM GAVINA

Bologna

PALAZZO ABATELLIS

Palermo

1953-1954

CASA VERITTI

Udine

1955-1961

CASTELVECCHIO

Verona

SWOWROOM OLIVETTI

Venezia

1957-1958

1956-1964

GIPSOTECA CANOVIANA

Possagno, Treviso

1955-1957

RIORDINO QUADRERIA

DEL MUSEO CORRER

Venezia

1957-1958

FONDAZIONE

QUERINI-STAMPALIA

Venezia

1961-1963

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BANCA POPOLARE

Verona

1973-1981 (1966-1972)-1985

INGRESSO FACOLTà

DI ARCHITETTURA

Venezia

CASA CASSINA

Como

1963-1964

1964

CASA BALBONI

Venezia

FONDAZIONE MASIERI

Venezia

TOMBA BRION

Treviso

1969-1978

1970-1983

CASA DE

BENEDETTI-BONAIUTO

Roma

1965-1972

CASA OTTOLENGHI

Verona

1974-1979

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Dicono di lui …

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«voglio vedere le cose,

non mi fido che di

questo. Voglio vedere, e

per questo disegno.

Posso vedere

un’immagine solo se la

disegno»

Carlo Scarpa

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«Scarpa utilizzava il disegno come pensiero, nei

disegni dava spazio a riflessioni e ragionamenti, si

poteva vedere in diretta il suo pensiero che si

imprimeva sulla carta: disegnava una serie

concatenata di figure, ma con una logica diversa

da quella usuale degli altri architetti, che è di tipo

concettuale.

Essa era governata da una ragione che generava

passaggi momentaneamente apparentemente inutili

e ovvi, ma che successivamente si dimostravano

particolarmente produttivi. Il suo sistema

compositivo era svolto mediante il disegno, con

modalità esemplificative ma anche con dettagli

tipici della raffigurazione, della citazione»

Sergio Los, Scarpa, Taschen, Köln 1994.

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«ero interessato ad esplorare la relazione con il mondo esterno

attraverso le aperture e l’organizzazione interna dello spazio»

Carlo Scarpa

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«Possiamo dire che l'architettura

che noi vorremmo essere poesia

dovrebbe chiamarsi armonia,

come un bellissimo viso di

donna.

Ci sono forme che esprimono

qualche cosa. L'architettura è un

linguaggio molto difficile da

comprendere, è misterioso, a

differenza delle altre arti, della

musica in particolare, più

direttamente comprensibili...

Il valore di un'opera consiste

nella sua espressione: quando

una cosa è espressa bene, il suo

valore diviene molto alto»

Carlo Scarpa, 1976

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Autore di memorabili allestimenti di mostre, piccoli edifici, negozi, complesse sistemazioni

museografiche, il veneziano Scarpa fu il modellatore poeticamente più dotato dell’architettura italiana del

dopoguerra: non solo per l’artigianale, nitida raffinatezza dei dettagli e per il dominio dei più diversi

materiali, ma specialmente per l’intensità delle composizioni spaziali. Fluide, magiche, pulsanti, esse

rinviano a De Stijl (specificamente alla pittura di Mondrian) e alla lezione di Frank Lloyd Wright.

N. Pevsner, J. Leming e H. Honour –“Dizionario di architettura”- Einaudi Tascabili 1981-1992

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«Scarpa impone un certo percorso, obbligando il visitatore a

soffermarsi sugli elementi che ritiene importanti.

Ci riesce, motivando anche il visitatore più svogliato, attraendolo,

risvegliando la sua curiosità, facendolo girare intorno a una scultura o

inducendolo a muovere il quadro per vederlo con la luce migliore»

Sergio Los, Carlo Scarpa, Köln 1994.

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Il Museo di Castelvecchio

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Costruito tra il 1354 e il 1356 per disposizione di Cangrande II della Scala, fu concepito come

difesa sia dalle invasioni nemiche che dalle ribellioni popolari.

Dal 1404, durante la dominazione veneziana, fu destinato ad uso esclusivamente militare.

Nel XVIII secolo divenne, poi, sede dell’Accademia Militare della Serenissima.

Durante l’epoca

napoleonica, la

struttura esistente fu

radicalmente

modificata per

adattarla al gusto

neoclassico

LINEAMENTI STORICI

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I restauri di inizio Novecento

Nel 1923, il castello, abbandonata definitivamente la connotazione prettamente

militare, subisce un profondo rinnovamento strutturale.

Il restauro, curato da Antonio Avena (direttore dei Musei Civici di Verona) e

Ferdinando Forlati, fu realizzato in modo da contribuire all'intento di riconfigurare

esplicitamente l’aspetto medievale della città.

Nel 1925 diventa sede museale.

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Alcune immagini di Castelvecchio, nel 1924, dopo l’intervento di

Avena e Forlati.

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I danni bellici.

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"A Castelvecchio tutto era falso"

dirà Carlo Scarpa nel 1978.

Il Restauro di Carlo Scarpa

Nel 1958, Licisco di Magagnato (direttore del museo) affida a Carlo

Scarpa la risistemazione di Castelvecchio per rivalutarne il

patrimonio storico e artistico alterato dalle precedenti

ristrutturazioni, lontane dalla più recente filologia conservativa.

DUPLICE PERCORSO INTEGRATO

1. ARCHEOLOGICO-ARCHITETTONICO, ATTRAVERSO I SEGNI

STRATIFICATI DEL PASSATO,

2. ARTISTICO-MUSEALE, ATTRAVERSO IL MONDO DELL'ARTE.

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I suoi disegni rivelano:

• l’ossessione per i materiali da

costruzione, tra cui spiccando gli

effetti della luce e delle texture,

• l’attenzione per la costruzione,

• l’assemblaggio tridimensionale degli

oggetti.

Scarpa disegnava per costruire. Elaborava gli schizzi in

loco, consegnandoli direttamente agli artigiani.

Si avvaleva, però, della

collaborazione del geometra

Angelo Rudella che trasformava i

suoi disegni e schizzi in elaborati

tecnici esecutivi.

Il disegno

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IL RESTAURO

In linea con le convinzioni teoriche affermatesi nel dopoguerra, è calibrato

di volta in volta, soprattutto alla luce delle numerose scoperte

archeologiche che si susseguirono.

Scarpa, come un archeologo, sceglie cosa demolire e cosa salvare perché

l’edificio possa essere letto nella sua vera essenza storica.

Infatti, proprio nel tentativo di mettere a nudo le strutture originarie del

castello deve distruggere le stratificazioni che vi si sono progressivamente

addossate. Elimina qualunque traccia del precedente restauro in quanto

riteneva che ne avesse snaturato le forme originarie. Al contempo, i nuovi

materiali da costruzione sono perforati perché rivelino agevolmente la

sottostante superficie storica.

ALLESTIMENTO MUSEALE

Le opere d’arte sono presentate scenograficamente e hanno

un posto unico e permanente, dettano gli spazi e le

proporzioni.

MUSEO DEMOCRATICO: il visitatore comunica con l’opera

attraverso il percorso. Ispirandosi alla cultura giapponese,

Scarpa offre al visitatore un frammento di oggetto invitandolo

a proseguire nella scoperta.

Il Progetto

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Il progetto mirava a ristabilire i confini

originari mediante l’inserimento di due siepi

parallele e un muretto di calcestruzzo a

protezione dell’interno della galleria dal

mondo esterno.

IL CORTILE MAGGIORE

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A proposito della facciata sul cortile

«ho deciso di adottare alcuni valori

ascendenti, per rompere la innaturale

simmetria: lo richiedeva il gotico e il

gotico, soprattutto quello veneziano,

non è molto simmetrico»

Scenografia Teatrale

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Ingresso

L’entrata è stata spostata dalla

campata centrale a una laterale per

eliminare ogni influenza simmetrica

sul cortile.

Le porte di entrata e di uscita sono

separate da un semplice muro

intonacato che svolta ad angolo retto.

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«Accanto all’ingresso,

quasi nascosto da un

muro obliquo di

cemento, si protende

fuori dalla facciata un

piccolo scrigno, un

sacello, dove sono

esposti preziosi

reperti, longobardi,

illuminati da

un’apertura zenitale»

Sergio Los, CarloScarpa,

Köln 1994, p.76

Il Sacello

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I lavori di restauro hanno portato alla luce i

resti dell’antica struttura del castello, tra cui

la Porta del Morbio, che si apriva sulla cinta

muraria comunale del XII secolo.

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Collegamento interno-esterno

Con la demolizione dell’ultima campata della galleria occidentale, riposiziona l’altro ingresso, che funge

da collegamento tra esterno e interno, mediante l’inserimento di una quinta indipendente, sottile e quasi

evanescente.

Sceglie, inoltre, questo stesso punto per il riposizionamento della statua di Cangrande della Scala,

conciliando tre problematiche: la collocazione esterna della statua, la protezione della stessa dalle

intemperie e la posizione privilegiata rispetto all’intero complesso edilizio.

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« Nell’ultima campata del prospetto,

demolita per scoprire le stratificazioni

nascoste, Scarpa identifica nel luogo

che sintetizza i cicli di vita del Castello

la giusta posizione della statua di

Cangrande della Scala.

Nel punto di maggiore intreccio storico,

issata su una mensola in cemento, la

statua viene resa volutamente visibile

da ogni punto del Castello, anche grazie

a speciali pertugi »

Sergio Los (1994), p.76

Cangrande II della Scala

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La copertura è staccata dal muro

comunale e segue un profilo irregolare.

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Obiettivo principale era la creazione

di una forte prospettiva

1. le aperture della facciata sul

cortile

2. le sei aperture ad arco allineate

sullo stesso asse.

3. la posa di una nuova

pavimentazione in calcestruzzo.

LA GALLERIA DELLE SCULTURE

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IL PERCORSO I soffitti furono demoliti e ridisegnati e le

sculture ricollocate su nuove basi.

I solai sono stati ricostruiti, realizzando

delle grandi croci in cemento armato,

che suddividono il soffitto in quattro

riquadri intonacati ad enfatizzare la

natura pubblica dello spazio.

Si noti, inoltre, la scabrosita’ dei muri di

intonaco grezzo, e i disegni

rigorosamente ortogonali in

contrapposizione all’irregolarità

planimetrica delle stanze.

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L’ALLESTIMENTO MUSEALE

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«Ci terrei che un critico scoprisse nei miei lavori certe intenzioni che ho

sempre avuto. Vale a dire, un’enorme volontà di essere dentro la tradizione,

ma senza fare i capitelli o le colonne, perché non si possono più fare»

Carlo Scarpa, in una conferenza a Madrid nell’estate del 1978

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BIBLIOGRAFIA E SITOGRAFIA

P. C. SANTINI, L’impiego del cemento nei restauri di un maestro: omaggio a Carlo Scarpa, fa

parte di G. Carbonara (a cura di) Restauro e cemento in architettura, Associazione italiana

tecnico economica del cemento, Roma 1984, pp.78-91.

R. LADOGANA, Carlo Scarpa. Un maestro nell'arte di mostrare l'arte, fa parte di C. Aymerich (a

cura di), Incontri d’arte, C.U.E.C, Cagliari 2001 pp. 21-46.

S. LOS, Carlo Scarpa, Köln 1994.

http://scarpa-architetto.splinder.com

http://www.carloscarpa.it

http://www.archiviocarloscarpa.it

http://fototeca.cipalladio.com