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Concorso SCRITTORI DI CLASSE indetto dal Conad
AUTORI: classe 3^ E,
coordinata dalla professoressa MARIANNA CINTI
e dalla professoressa LAURA VECCIA per le illustrazioni
Di corsa … verso un sogno Incipit (Luigi Garlando) C’è di meglio che osservare le auto che sfrecciano, ma questo
giardinetto sotto la tangenziale di Milano è il ritrovo del quartiere. I
ragazzi vengono a sedersi sulle panchine di legno e ci lasciano cuori
incisi.
- Perché ti piace tanto correre? - chiede Rosalba.
- Forse perché le mie gambe sono nate in Africa e ci vogliono tornare -
scherza Malik - L’Africa è lontana, se non corri, non ci arrivi più… -
- Non ti basta correre a calcio? -
- No. Appena faccio gol, il gioco si ferma. E poi sto in un recinto di gesso
-
- Mio papà dice che sei il più bravo de che arriverai in serie A -
- Non mi interessa un tubo della serie A -
- Mirko venderebbe la casa pur di arrivare in serie A. Lo sai che ti odia?
Non ti passa mai la palla. Lo vedo. E’ invidioso perché tu segni più gol di
lui -
- No, mi odia perché parlo con te -
Rosalba sorride: - Ma se detesti tanto il calcio, perché ci giochi? -
- Perché quando segno un gol, vedo mio papà che sorride in tribuna -
- Quella serpe di Mirko dice che tuo padre ti allena anche a casa -
- Infatti a quest’ora mi sta già aspetta in giardino con un pallone. Vado -
Malik corre con le spalle dritte e il portamento di un re. Infatti Malik
significa « re» in Senegal, dove è nato. La famiglia che lo ha adottato
l’ha portato a Milano quando aveva 2 anni. Ora ne ha 13, come
Rosalba, che dipinge con la bomboletta spray sui piloni della
tangenziale. È la figlia dell’allenatore di Malik.
Racconto (classe 3^ E – Isc Nardi) A casa Malik, finito l’allenamento con il padre Francesco, ha intenzione
di svelare ai suoi la sua passione per l’atletica. Certo, non sa cosa dire,
ma almeno ha trovato il coraggio per parlare del suo vero sogno.
-Papà, mamma, vi posso parlare? –d omanda Malik.
- Certo, prima fatti la doccia. – Risponde sua madre Lucia dalla cucina.
- No, è importante o lo dico adesso o forse non lo farò più! -
- Allora … parla. - Interviene il padre facendo irruzione nel salotto,
preoccupandosi già di cosa il figlio avesse mai di tanto importante da
comunicare.
- Ok, dunque … da dove iniziare, ehm … sarò diretto: ho sempre odiato
il calcio, sarò bravo ma è uno sport noioso, tutti dietro a una palla per
poi farla finire tra due pali! Non mi piace, la mia passione è la corsa, mi
fa sentire libero! -
-Tu non farai atletica, ho fatto tanti sacrifici per farti arrivare fin qui.
Punto. Affare archiviato! - urla il padre sbattendo la porta di casa per
andare ad assistere ad una partita.
L’abitazione è invasa dal silenzio, improvvisamente interrotto dai
singhiozzi del ragazzo. Preoccupata, la madre si precipita in camera di
suo figlio per consolarlo. Lo abbraccia e gli asciuga le lacrime,
scompigliandogli i fitti riccioli neri per poi, con voce calma e dolce, dirgli:
-Ti piace davvero così tanto l’atletica, Malik? -
-Sì, mamma, mi fa sentire bene, senza pressioni e preoccupazioni, mi fa
sentire libero. –
-Capisco, vediamo cosa fare. Ricordati che io sarò sempre dalla tua
parte, anche all'insaputa di tuo padre. –
-Ma perché papà è così fissato con il calcio? -
-È una storia lunga figlio mio: devi sapere che quando tuo padre aveva
la tua stessa età coltivava la passione per il calcio e come te era
bravissimo, un vero campione! Era il 28 maggio 1986, la sera della
finale del torneo più importante del paese che lui sognava fortemente di
vincere; purtroppo, però, appena sceso in campo, un contrasto
durissimo con un avversario gli ha procurato la rottura del crociato
destro e gli ha impedito sia di giocare quella partita così importante sia
di continuare la sua carriera calcistica. È per questo che vorrebbe che tu
diventassi quello che lui non è mai stato. –
-Ma quello è il suo sogno, non il mio! io voglio sentirmi libero e solo
correndo mi sento me stesso. –
-Allora facciamo così: per ora prosegui con il calcio, ma una volta alla
settimana andrai ad atletica, sarà il nostro piccolo segreto, d’accordo? -
Una sera durante la cena, Francesco si sporca la camicia e Lucia
infastidita gli dice di mettere il capo in lavatrice, da cui il padre vede
spuntare una strana calzamaglia blu elettrico.
Insospettito, chiede spiegazioni al figlio, che non sapendo come
difendersi, confessa.
-Scusa papà, è vero, sono andato ad atletica, però posso spiegarti: io
sono …-
Il padre lo interrompe bruscamente con sguardo cattivo e tono
minatorio: -Basta! Non me ne faccio niente delle tue scuse. Non me lo
sarei mai aspettato! Da oggi in poi addio atletica e pomeriggi con gli
amici, potrai solo andare agli allenamenti di calcio e a scuola. Non si
discute!-
Ancora una volta, Malik se ne torna in camera affranto e ormai in preda
alla disperazione, arrendendosi all'evidenza. Nella sua mente
cominciano allora a frullare, come un tornado, mille pensieri che lo
rendono sempre più triste e preoccupato, teme che non riuscirà mai a
realizzare il suo sogno.
Cominciano così per lui monotone settimane senza amici e senza
atletica fino a che un pomeriggio mentre si dirige a testa bassa verso gli
spogliatoi, per il consueto allenamento di calcio, con le cuffiette dell’Ipod
nelle orecchie ed il borsone rosso in spalla, si scontra improvvisamente
con Rosalba, impegnata a chattare con la sua amica Federica. A quel
punto, la ragazza ne approfitta per chiedere spiegazioni del
comportamento che Malik ha nelle ultime settimane.
-Che t’è successo Malik? –
-Niente … - mentre guarda perplesso i suoi grandi occhi verdi.
-Non è vero, te lo leggo in faccia … - insiste lei mentre nota gli occhi
dell’amico velanti di lacrime.
-Vieni qui. - Sussurra Rosalba andandogli incontro a braccia aperte.
A questo punto i due amici si stringono in un caloroso abbraccio e Malik
inizia a raccontarle lo scontro avuto con il padre, nascondendo la sua
testa tra i morbidi riccioli rossi dell’amica.
Nel frattempo arriva Mirko con qualche altro compagno di squadra che,
trovandosi davanti questa scena, accecato dalla gelosia, comincia ad
insultare:
-Tornatene in Senegal, stupido orfano! –
Arrabbiato come non mai, Malik colpisce furiosamente Mirko con un
pugno sulla guancia e cominciano a darsene di santa ragione: calci,
pugni, ginocchiate e tanto altro, fino a quando Rosalba si mette in
mezzo, gridando tra le lacrime, per fermarli. I due ragazzi, vedendola in
questo stato, smettono di picchiarsi e vanno verso gli spogliatoi a testa
bassa. Rosalba, preoccupata, parla con il padre.
-Papà, hai notato che Malik è triste ultimamente? -
-Sì, è molto svogliato, sempre con lo sguardo perso nel vuoto, ne sai il
motivo? -
- Lui mi ha confidato di amare l’atletica, ha detto che si sente libero
quando corre e che vorrebbe praticare quello sport-
- Anche se a malincuore perché è un ragazzo in gamba e un ottimo
esterno sinistro in campo, parlerò con suo padre. –
- Grazie mille, papà.-
Così un pomeriggio, il mister incontra Francesco al campo, per parlare
del ragazzo.
-Francesco, devo parlarti di tuo figlio. –
- Dimmi, mister. – Convinto che avrebbe ascoltato parole di elogio sulla
splendida carriera calcistica del figlio.
- Ho notato che Malik è molto distratto durante gli allenamenti, non
partecipa ed è taciturno. –
- Non ho la più pallida idea di cosa abbia. – Mente spudoratamente il
padre.
- Io invece lo so, lo sai bene anche tu … vorrebbe praticare atletica
perché il suo sogno nel cassetto è diventare un campione nella corsa. -
- Assolutamente no, non permetterò mai a mio figlio di abbandonare il
calcio. –
- E’ il suo sogno, non il tuo, giocavo con te quando ti sei infortunato e so
cosa hai provato vedendo il tuo futuro andare in frantumi.-
Il padre non del tutto convinto se ne torna a casa ancora frustrato dalle
parole dell’allenatore.
Il venerdì seguente, a casa di Malik squilla il telefono, la mamma
risponde e una voce sconosciuta ma squillante e vivace.
-Salve signora, sono l’allenatore di atletica, l’ho chiamata perché
domenica ci sarà la gara dei sessanta metri, suo figlio vorrebbe
partecipare?-
-Sarebbe bellissimo, cercherò di fare il possibile per farlo venire.-
-Benissimo ci vedremo domenica mattina, alle otto e mezza, ci conto.-
La madre racconta a Malik la telefonata, lui felicissimo la abbraccia con
affetto.
-Mamma io ci andrò! ti prego, non puoi dirmi di no, avevi promesso che
mi avresti appoggiato. Ti prego, ti prego.
Lucia rimane silenziosa e perplessa:
-Va bene, tesoro! Ci andrai, ma solo stavolta, non possiamo continuare
a mentire a papà, non è giusto! Ti toglierai questa soddisfazione e poi
lascerai l’atletica.
La domenica mattina presto, la madre fa uscire il figlio senza farsi
vedere né sentire dal marito. Una volta al campo, il ragazzo si precipita
a cambiarsi, poi va a riscaldarsi sul prato. Malik sente l’annuncio
dell’inizio della gara e si prepara nella sua corsia, la numero sei.
-Ai vostri posti, pronti … VIA!-
Corre velocissimo, ma non abbastanza da recuperare il primo, sente
qualcuno urlare il suo nome e vede sulle tribune la sua squadra di
calcio, Rosalba e, con grande stupore … anche suo padre con un
enorme striscione con su scritto: FORZA MALIK ed un enorme cuore
accanto!
Preso dall'entusiasmo, accelera come trasportato da qualcosa di più
forte di lui, arrivando a tagliare per primo il traguardo.
Il padre scende allora dagli spalti per abbracciarlo e Malik si sente
finalmente a casa, all'abbraccio si uniscono, i compagni di squadra,
Mirko compreso, che senza avere il coraggio di guardarlo negli occhi
pronuncia la parola:
-Scusa!
Poi c’è Rosalba, la sua cara amica Rosalba, senza di lei non ce
l’avrebbe mai fatta.