66
Il rischio e l’analisi del rischio PAGINA 11 La manutenzione integrata dell’A.O.R.N. “A. Cardarelli” di Napoli PAGINA 29 Un nuovo legame tra energie rinnovabili e project management: gli “Equator Principles” PAGINA 53 numero 2 marzo-aprile 2011 POSTE ITALIANE S.P.A. - SPED. IN ABB. POST. - D.L. 353/2003 (CONV. IN L. 27.02.2004, N. 46) ART. 1, COMMA 1, DCB (NA) ISSN 2038-4742

di Napoli gli “Equator Principles” · Un nuovo legame tra ... Pietro Ernesto De Felice, Mario Pasquino Direzione, redazione e amministrazione 80134 Napoli, Via del Chiostro, 9

Embed Size (px)

Citation preview

Il rischio e l’analisidel rischio

PAGINA 11

La manutenzioneintegrata dell’A.O.R.N.“A. Cardarelli”di Napoli

PAGINA 29

Un nuovo legame traenergie rinnovabili eproject management:gli “Equator Principles”

PAGINA 53

numero 2marzo-aprile 2011

PO

ST

E ITA

LIA

NE

S.P

.A. -

SP

ED

. IN

AB

B. P

OS

T. -

D.L

. 353/2

003 (

CO

NV

. IN

L. 27.0

2.2

004, N

. 46)

AR

T. 1, C

OM

MA

1, D

CB

(N

A)

ISSN 2038-4742

Il rischio e l’analisidel rischio

PAGINA 11

La manutenzioneintegrata dell’A.O.R.N.“A. Cardarelli”di Napoli

PAGINA 29

Un nuovo legame traenergie rinnovabili eproject management:gli “Equator Principles”

PAGINA 53

numero 2marzo-aprile 2011

PO

ST

E ITA

LIA

NE

S.P

.A. -

SP

ED

. IN

AB

B. P

OS

T. -

D.L

. 353/2

003 (

CO

NV

. IN

L. 27.0

2.2

004, N

. 46)

AR

T. 1, C

OM

MA

1, D

CB

(N

A)

ISSN 2038-4742

SOMMARIO

marzo-aprile2011

IngegneriNapoli

marzo-aprile 2011Bimestrale di informazione a cura del Consiglio dell’Ordine

EditoreOrdine degli Ingegneri della Provincia di Napoli

Direttore editoriale: Luigi Vinci

Direttore responsabile: Armando Albi-Marini

Redattori capo: Edoardo Benassai,Pietro Ernesto De Felice, Mario Pasquino

Direzione, redazione e amministrazione80134 Napoli, Via del Chiostro, 9

Tel. 081 5525604 – Fax 081 5522126www.ordineingegnerinapoli.it

[email protected]/c postale n. 25296807

Comitato di redazione: Luigi Vinci, Paola Marone,Nicola Monda, Eduardo Pace, Marco Senese,

Annibale de Cesbron de la Grennelais, Giovanni Esposito,Paola Astuto, Francesco Paolo Capone, Fabio De Felice,

Renato Iovino, Andrea Lizza, Giovanni Manco,Salvatore Vecchione, Eduardo Sgro’

Coordinamento di redazione: Claudio Croce

Progetto grafico e impaginazione:doppiavoce

Stampa: Officine Grafiche Francesco Giannini & Figli s.p.a.Via Cisterna dell’Olio, 6/B – 80134 Napoli

Reg. Trib. di Napoli n. 2166 del 18/7/1970Spediz. in a.p. 45% – art. 2 comma 20/b – I. 662/96 Fil. di Napoli

ISSN 2038-4742

I contenuti possono essere modificati per esigenze di spazio conil massimo rispetto del pensiero dell’autore. Le riproduzioni

di articoli e immagini sono consentite citandone la fonte.L’editore resta a disposizione di ogni eventuale avente diritto

per le competenze su testi e immagini.

Associato U.S.P.I.Unione Stampa Periodica Italiana

Tiratura: 13.000 copieFinito di stampare nel mese di maggio 2011

Tecnologia

Un progetto di ponte di Archimedein un lago cinese

pag. 3

Sicurezza

Il rischio e l’analisi del rischio.Comparazione tra rischio sismico erischio incendio in un’area urbana

pag. 11

Recensione

Progettare DatabaseModelli, metodologie e tecniche per l’analisie la progettazione di basi di dati relazionali

pag. 18

Tecnologia

La banda larga mobile tra presentee futuro / Parte seconda

Mercato, tecnologie, opportunità e criticitàpag. 19

Normativa

Osservazioni in merito alla certificazioneacustica degli edifici

pag. 25

Ricordo di Filippo Mannapag. 27

In copertina: San Francesco di Paola, Piazza del Plebiscito, Napoli

Ingegneria gestionale

La manutenzione integrata dell’A.O.R.N.“A. Cardarelli” di Napolipag. 29

Istituzionale

Combattere gli abusi in difesa della credibilitàpag. 37

Normativa

Nel Friuli Venezia Giulia tornano certificatorienergetici solo gli iscritti agli albi professionalipag. 39

Recensione

Il Decision Making e i sistemi decisionalimulticriterioLe metodologie AHP e ANPpag. 40

Sicurezza

Fasi realizzative di adeguamento di strutturein c.a. mediante isolamento sismico alla basepag. 41

Energie rinnovabili

Un nuovo legame tra energie rinnovabili eproject management: gli “Equator Principles”pag. 53

Istituzionale

Due ingegneri ai vertici della scuola in Campaniapag. 56

Normativa

Albo pretorio on line e tutela della privacypag. 57

3

UN PROGETTODI PONTE DI ARCHIMEDE

IN UN LAGO CINESE

“Il ponte avrà un usosolamente pedonale, a

scopo turistico, tuttavia siintende che debba servire

da laboratorio peresperienze da utilizzare

successivamente in caso dicostruzione di un ponte di

grandi dimensioni

La tipologia di attraversamenti som-mersi (SFT = Submerged Floating Tun-nels) ha da alcuni anni raccolto note-vole interesse. In particolare il pro-getto di “Ponte di Archimede” dove ilponte è sommerso e la spinta idro-statica è contrastata da ancoraggista incontrando notevoli interessi. Èverosimile che un ponte del generesia presto costruito in un lago cinese.

IntroduzioneNel 1969 fu bandito un concorso in-ternazionale di idee sul modo di farsuperare a treni e automezzi i tre chi-lometri di mare che separano la Sici-lia dal continente. Fra i progetti vin-citori ex-aequo del primo premio ci fuquello dell’ ingegnere Alan B. Grantche prevedeva un collegamento co-stituito da un tubo sommerso ad unaprofondità di circa 30 metri. Poiché iltubo aveva un peso inferiore allaspinta verso l’alto, veniva trattenutoda cavi ancorati al fondo marino: da-to che la forza preponderante eraquella idrostatica e visto che l’ubica-zione era prossima alla patria delgrande matematico, al progetto fudato il nome di “Ponte di Archimede”col quale ancora oggi viene cono-sciuto. Nel 1983 fu costituita in Messina laSocietà “Ponte di Archimede” (oggiPonte di Archimede InternationalSpA) che presentò ufficialmente unprogetto di massima per l’attraversa-mento dello Stretto di Messina nel1984, commissionato al Registro Ita-liano Navale che ne attestò la fattibi-

lità. Ragioni essenzialmente politichefecero preferire la soluzione ponte so-speso e da allora le iniziative furonotutte indirizzate in quella direzione,anche se a tutt’oggi il programma dicostruzione resta sempre allo stadioembrionale e comunque soggetto apesanti critiche da parte di molti am-bienti qualificati.La Società Ponte di Archimede Inter-national SpA non ha tuttavia mai ces-sato di promuovere iniziative a livel-lo nazionale e internazionale a favo-re della tipologia del ponte sommer-so. La più importante fu la formazio-ne di un gruppo di studio italo-cineseper la progettazione di un prototipoda collocare nella Repubblica Popo-lare Cinese.Fu istituito un laboratorio denominatoSIJLAB (Sino-Italian Joint Laboratoryof Archimedes Bridge a cui facevanocapo l’Istituto di meccanica della Ac-cademia Cinese delle Scienze (prof.Youshi Hong), la Soc. Ponte di Archi-mede (prof. Antonio Fiorentino),l’Università Federico II di Napoli(prof. Federico Mazzolani) il Politec-nico di Milano (prof. Federico Perot-ti). Il Sijlab ricevette anche contributifinanziari dal nostro Ministero per gliAffari Esteri che vedeva favorevol-mente questa collaborazione. Analo-gamente da parte cinese contribuì ilMOST (Ministry of Science and Te-chnology) Dopo varie ricerche, l’Accademia Ci-nese delle Scienze espresse il parereche la località più idonea per la co-struzione di un prototipo fosse il lago

Antonio Fiorentino Ingegnere navale e meccanico

numero 2marzo-aprile 2011

4Ingegneri

Napoli

Qiandao nella provincia dello Zhe-jiang. Il capoluogo della Provincia è la cittàdi Hangzhou, importante centro asud di Shanghai e il lago dista da es-so 145 kilometri. In cinese, “Qian dao” significa lette-ralmente “mille isole” perché il lago èartificiale ed è stato ricavato in unagrande vallata di 573 kilometri qua-drati oggi tutta sommersa ad eccezio-ne delle cime delle colline che si ele-

vano dalle acque rappresentandoquindi tanti isolotti, per la precisione1.078, che giustificano il nome datoal lago. Lo spettacolo è straordinaria-mente suggestivo e la località gode diuna grande frequentazione turistica,pertanto si è pensato che il prototipoavrebbe una grande risonanza comeattrazione e costituire un veicolo pro-mozionale per la realizzazione di altriponti di Archimede di grandi dimen-sioni e destinati al traffico stradale.

Progetto originale Grant.

Progetto per lo Stretto di Messina (1983).

Il progetto SIJLABNel 2006 si definì la localizzazionedel prototipo e si iniziarono le primeindagini sulla natura del fondo, sullevariazioni batimetriche nel corso del-le stagioni, sulle caratteristiche sismi-che del luogo e vari altri parametriambientali. Fu scelta una baia rac-chiusa da due piccole penisole e sipensò che il ponte di Archimede do-vesse collegare le due punte di esse,per una lunghezza di 100 metriSi stabilirono quindi le dimensioni delponte: la lunghezza fu fissata in 100m, ottenuti dall’unione di cinque bloc-chi prefabbricati da 20 m ognuno. Lastruttura è costituita da tre strati: il piùinterno in acciaio con spessore 0,02m, l’intermedio in cemento armatocon spessore 0,30 m e il più esternoin alluminio alveolato con spessore0,10 m.L’acciaio è il materiale con le miglio-ri caratteristiche meccaniche, anchese soggetto a corrosione, ed è il piùindicato per le pareti interne a causadella resistenza al fuoco e agli urti, ilcemento è il materiale più economi-co, con buona resistenza a compres-

sione e non soggetto a corrosione,inoltre il suo elevato peso concorre abilanciare la spinta idrostatica scari-cando in parte la tensione dei cavi diormeggio. Infine l’alluminio dello stra-to esterno migliora la resistenza allacorrosione e, per la sua struttura al-veolare, è in grado di assorbire inparte l’energia di eventuali urti pro-teggendo il resto della struttura. Uncriterio che fu applicato alle vecchiecorazzate della nostra marina dovein alcuni casi si sostituirono le coraz-ze con strutture ad alta deformabili-tà. Complessivamente il tubo avrà undiametro esterno di 4,39 m.I materiali usati per il prototipo sonoacciaio S235, cemento C20/25 e le-ga di alluminio 6061-T6.Il ponte avrà un uso solamente pedo-nale, a scopo turistico, tuttavia si in-tende che debba servire da labora-torio per esperienze da utilizzare suc-cessivamente in caso di costruzionedi un ponte di grandi dimensioni. Adesempio sarà utile introdurre nel pro-totipo un eccitatore di vibrazioni inmodo da verificarne il comportamen-to in caso di terremoti: in previsione

numero 2marzo-aprile 2011 5tecnologia

6Ingegneri

Napoli

di ciò si è previsto un diametro inter-no tale da contenere un piccolo mez-zo gommato.La figura che segue indica la posi-zione del ponte rispetto al fondo dellago.

Il peso della struttura è inferiore allaspinta di Archimede e quindi il com-plesso tende a spostarsi verso l’alto.Per impedire questo movimento, siprevede un ancoraggio costituito dauna serie di cavi di acciaio da 60mm di diametro (carico di rottura3140 kN) fissati a blocchi di cemen-to appoggiati sul fondo del lago. Si ècalcolato che la struttura pesi 125kN/m, rispetto alla spinta di Archi-mede che vale 160 kN/m: pertantola spinta netta verso l’alto può essereal massimo 35 kN/m. In caso di altoaffollamento di turisti all’interno deltubo, il loro peso può ridurre la spin-ta di 10 kN/m.Per la stabilità della struttura è ne-cessario che i cavi rimangano sem-pre in tensione. Sono previsti tregruppi di cavi di acciaio collegati alcentro dei tre moduli mediani, men-tre i due moduli estremi sono colle-gati alla terraferma. I cavi inclinati

servono a contrastare i movimentitrasversali del ponte in caso di ondeo di correnti.Il progetto SIJLAB fu presentato uffi-cialmente presso l’Ambasciata Cine-se a Roma il 22 ottobre 2007.

Il Simposio ISAB 2010Nei giorni 17-20 ottobre 2010 si ètenuto al lago Qiandao un simposiointernazionale denominato ISAB2010. Il tema del simposio era su-gli attraversamenti SFT (SubmergedFloating Tunnel) e in particolare sul-la tipologia “Ponte di Archimede”.La tipologia è di particolare interes-se per i cinesi che avevano orga-nizzato il convegno proprio a Qian-dao per valorizzare il progetto sullago e avevano dato al simposio unesplicito indirizzo (ISAB = Interna-tional Symposium on ArchimedesBridge).I comitati organizzatori erano presie-duti pariteticamente da personalità ci-nesi e italiane:– Honorary Chairmen

Yongxiang LU, Chinese Academyof Sciences, ChinaElio MATACENA, Ponte di Archi-mede International, Italy

numero 2marzo-aprile 2011 7tecnologia

8Ingegneri

Napoli

– Executive ChairmenYoushi HONG, Institute of Mecha-nics, Chinese Academy of Scien-ces, ChinaFederico M. MAZZOLANI, Univer-sity of Naples “Federico II”, Italy

e il comitato scientifico era compostoda studiosi provenienti da Cina, Ita-lia, USA, Giappone, Norvegia chesono i Paesi dove la tipologia Pontedi Archimede ha trovato maggioriconsensi:– Comitato Scientifico

Antonio FIORENTINO, Ponte diArchimede International, ItalyKaare FLAATE, Norwegian RoadResearch Laboratory, NorwayBeatrice FAGGIANO, University ofNaples “Federico II”, ItalyWalter C. GRANTZ, ImmersedTunnel Consultant, USABernt JAKOBSEN, Cowi AS, Nor-wayShunji KANIE, Hokkaido Universi-ty, JapanTakashi MIKAMI, Hokkaido Uni-versity, JapanJiachun LI, Institute of Mechanics,Chinese Academy of Sciences,ChinaNaigang LIANG, Institute of Me-chanics, Chinese Academy ofSciences, ChinaHåvard ØSTLID, Norwegian Pu-blic Roads Administration, Nor-wayFederico PEROTTI, Technical Uni-versity of Milan, ItalyLidvard SKORPA, Norwegian Pu-blic Roads Administration, Nor-wayYiqiang XIANG, Zhejiang Univer-sity, China.

Nel corso del simposio sono statepresentate oltre 40 memorie da par-te di autori provenienti dai Paesi so-pra citati oltre che da Spagna e Co-rea. Discorsi di carattere politico so-no stati tenuti da personalità localidella Contea Chun’an a cui il lagoQiandao appartiene amministrativa-mente.Il successo del Simposio non è statosolo scientifico, ma ha rappresentato

un’importante promozione per la co-struzione del prototipo e un notevoleampliamento dell’interesse interna-zionale sull’argomento.

Costruzione del prototipoDurante e parallelamente allo svolgi-mento dell’ISAB 2010 si è svolta an-che una riunione tecnica fra i diri-genti della Ponte di Archimede Inter-national e i dirigenti di due impor-tanti società cinesi: la STEDI (Shan-ghai Tunnel Engineering and RailTransit Design & Research Institute) ela STEC (Shanghai Tunnel Enginee-ring Co.) con la partecipazione dirappresentanti della contea di Chu-n’an alla cui amministrazione spette-rà ovviamente l’ultima parola sullacostruzione e la gestione del prototi-po del Ponte di Archimede.Nel corso della riunione, da parte ci-nese è stato illustrato lo studio pro-dotto autonomamente dalla STEC edalla STEDI come analisi di fattibilitàdel prototipo. Lo studio chiaramenterivela lo standard progettuale e co-struttivo cinese e, per quanto il con-cetto fondamentale della tipologiaPonte di Archimede sia rimasta im-mutato nelle sue linee guida, alcunesoluzioni differiscono da quelle adot-tate nel progetto uscito dalla collabo-razione italo-cinese del laboratorioSIJLAB.La lunghezza e il posizionamento delponte nella baia è pressoché invaria-ta, così come il concetto costruttivo diprevedere cinque sezioni prefabbri-cate da congiungere in acqua. Variainvece la struttura del tubo che i cine-si hanno previsto in solo acciaio e diforma ottagonale anziché circolare.È vero che la struttura in solo acciaiorisulta più facile a costruire che nonquella in composito, tuttavia se ciò èragionevole per un tratto sperimenta-le di 100 metri, non lo è altrettantose si volesse adottarlo in una strutturadi 1000 o più metri. Il ponte nel lagodovrebbe essere visto come un espe-rimento per validare una tipologia daestendere a dimensioni maggiori do-ve l’economicità del cemento puògiocare un ruolo considerevole.

La conseguenza di una struttura in so-lo acciaio comporta anche un minorpeso del tubo che, in assenza dellozavorramento costituito dal cemento,risulta molto inferiore alla spinta diArchimede.Ne segue che la soluzione propostarichiederà un maggiore sforzo sop-portato dagli ormeggi e quindi unmaggior numero di cavi. Dovrà quin-di decidersi quale tecnica seguire, omeglio quale filosofia di base segui-re: se costruire un ponte che abbia ilminor costo possibile, oppure consi-derarlo come un prototipo da studioche consenta indagini sperimentali inscala 1:1.La scelta di una sezione poligonale èstata probabilmente dettata dallamaggior facilità di costruzione nel ca-so di una struttura interamente in ac-ciaio che così risulterebbe compostada tutte lamiere piane da 20 mm.

Il tunnel verrebbe così circoscritto dauna quadrato di 4237 mm di lato,contro il diametro di 4390 mm dellasezione circolare. Il pavimento di cal-pestio risulterebbe di 2600 mm con-tro i 2500 mm della sezione circola-re. Differenze minime.Dove invece la differenza è sostan-ziale è nel tipo di ancoraggio al fon-do del lago.La spinta di Archimede, non più con-trastata dal peso della struttura in ce-mento, deve essere completamenteassorbita dalla tensione dei cavi.Questi sono stati previsti in materialesintetico UHMWPE (Ultra-high-mole-cular-weight-polyethylene fiber) da52 mm di diametro.L’alto sforzo complessivo che deve es-sere esercitato dagli ancoraggi fa sìche a ognuno dei cinque moduli deltubo fanno capo due gruppi di cavidi ormeggio, mentre nel caso del pro-

numero 2marzo-aprile 2011 9tecnologia

Octagon section is recommended.

10Ingegneri

Napoli

getto originario solo i tre moduli cen-trali erano ormeggiati da un gruppodi cavi e in più uno solo di essi eraormeggiato con quattro cavi conorientamento in diagonale. I due mo-duli di estremità non richiedevanoparticolari ormeggi. In tutto quindierano necessari otto cavi.Nel nuovo progetto cinese tutti e cin-que i moduli vengono dotati di duegruppi quattro di cavi ciascuno. Que-sto infittimento di cavi (40 invece di8) renderebbe il sistema molto rigidoe di conseguenza un eventuale espe-rimento di vibrazioni indotte non da-rebbe risultati utilizzabile per costru-zioni future.Il progetto originario era stato con-cepito anche in vista di una di unacampagna di verifiche della rispostadel Ponte di Archimede ai terremoti.La zona di Qiandao non è per nullasismica, ma lo scopo del prototipo èanche quello di convincere la comu-nità scientifica e tecnica sulla validitàdel progetto per sviluppi futuri.Allo stadio attuale il risultato più im-portante è comunque che un tale at-traversamento abbia incontrato l’ap-provazione di due importanti societàcinesi, una di ricerca e progetto e

una di costruzioni, disposti ad ap-profondire il progetto e a costruire ilprototipo. In più la contea si è mo-strata pienamente disposta a ricevereil ponte nel lago Qiandao ed è total-mente d’accordo sulla tipologia dibase.Oggi continuano le trattative e i pro-getti, mentre l’Accademia Cinese del-le Scienze sta attivandosi per ottene-re il sostegno (fondamentale) delMOST, cioè del Ministero Cinese diScienza e Tecnologia. A chiusura, mi piace citare la com-posizione del gruppo di studi italia-no che, a parte il sottoscritto, sta ri-scuotendo notevoli consensi a livellointernazionale:– Ponte di Archimede

International SpAProf. Antonio Fiorentino

– Università di Napoli”Federico II”Prof. Federico M. MazzolaniProf. Raffaele LandolfoProf. Beatrice FaggianoIng. Matteo EspostoIng. Giulio Martire

– Politecnico di MilanoProf. Federico PerottiDr. Mariagrazia Di PilatoIng. Gianluca Barbella

11

IL RISCHIO E L’ANALISI DELRISCHIO. COMPARAZIONE

TRA RISCHIO SISMICO ERISCHIO INCENDIO IN

UN’AREA URBANA

“Uno dei paradossi delnucleare è che i principali

concetti di analisi dirischio nascono nel

dopoguerra dalla ricercasulla sicurezza negli

impianti nucleari, ma daallora in poi è tutt’ora

utilizzata quella filosofia dirischio

I recenti avvenimenti in Giappone ri-lanciano l’attualità del concetto di ri-schio e dell’analisi di rischio che so-no strumenti necessari nell’attività diprevenzione. La metodologia dellaAnalisi di Rischio Quantitativa Pro-babilizzata (ARQP) ci consente di in-dividuare tutti i possibili scenari cia-scuno con la propria probabilità e va-lore delle conseguenza da cui pos-siamo ricavare gli indicatori di ri-schio. Nelle pagine che seguono pre-sentiamo i risultati di una compara-zione tra il rischio sismico e incendioper determinare le priorità e l’accet-tabilità del rischio.

Alla fine degli anni 60 Frank Regi-nald Farmer (1), studiando la sicu-rezza dei reattori nucleari del RegnoUnito stabilì una relazione di propor-zionalità tra il rischio e le conse-guenze. Il perché Farmer si fosse po-sto il problema è da mettere in rela-zione all’incidente nucleare di Win-dscale (1957), da esso maturò nellacomunità scientifica la convinzioneche non poteva esistere la sicurezzaassoluta di un impianto e che dunqueera necessario quantificare il rischio.In Figura 1 è riprodotta la curva diFarmer nella versione originale pub-blicata dalla IAEA nel 1967. In ascis-se è riportata l’attività in Curie di Io-dio 131 ed in ordinate è riportato ilparametro “reactor years” che signi-fica anni di lavoro di un reattore nu-cleare. Come è noto lo I 131 è il pri-mo radionuclide (ma non l’unico) chefuoriesce da un impianto in caso d’in-

cidente in quanto gas leggero, ma lastatistica di Farmer si ferma solo aquesto elemento. L’inverso del para-metro “reactor years” ha le dimen-

sioni di una frequenza , dove t è

l’unità di tempo. Ipotizzare, leggen-do dal grafico, 107 anni di lavoro diun reattore è impensabile. Come sisia passati analiticamente da questoparametro alla frequenza e poi allaprobabilità di accadimento deglieventi non è spiegato. Analogamen-te 106 Curie è una attività enorme pa-ri a quella della fusione del nocciolodi un reattore. Come si giunge adipotizzare questa entità di rilascionon è spiegato. Il merito di Farmer,se così si può dire, è quello di aver in-dicato una strada fino ad allora sco-nosciuta ma lascia più interrogativiche certezze. Il principio adottato sipuò così sintetizzare “the bigger theaccident the less likely or less fre-quently it should happen”. Farmer sipone l’obiettivo di ridurre il rischio.Tale obiettivo è un requisito auspica-to rispetto alle conseguenze deglieventi pericolosi. In altri termini nel-l’analisi incidentale o in fase di pro-getto l’attuazione delle misure protet-tive consente di diminuire la gravitàdelle conseguenze e di associare unvalore del tempo di ritorno dell’even-to più alto.La formula del rischio R, è: R = P • Mdove P è la probabilità ed M il valo-re di magnitudo. In scala lineare Rquale prodotto di P per M, è un ramo

Ciro LuongoIngegnere

numero 2marzo-aprile 2011

Figura 1. Curva di Farmer (IAEA, 1967).

12Ingegneri

Napoli

di iperbole. Essa pesa equamenteeventi rari con danni elevati ed even-ti frequenti con danni trascurabilidunque gli eventi associati dovreb-bero avere lo stesso rischio. Que-st’ultima affermazione in genere tro-va il disappunto dell’opinione pub-blica che percepisce in modo molto

più marcato i rischi connessi a graviconseguenze che si manifestano unatantum rispetto ad eventi caratteriz-zati da conseguenze modeste anchese molto più frequenti.Oggi l’approccio di Farmer risulta al-quanto datato pur tuttavia l’idea cheesistano eventi rari, caratterizzati da

Figura 2. Curva del rischio.

Figura 3. Distribuzione di probabilità in fun-zione delle vittime/anno subito dopo l’inci-dente, su 100 reattori.

13numero 2

marzo-aprile 2011

una bassa probabilità di accadimen-to ma con conseguenze gravi, su cuiagire con misure protettive, da unsenso compiuto alla Safety. Analoga-mente per quanto attiene le misurepreventive.Negli anni 70 il Rapporto Rasmus-sen, anche noto come WASH 1400,costituì il primo studio rigoroso sullasicurezza degli impianti nucleari ne-gli USA. Esso utilizzava tutti i metodiallora disponibili che per la gran par-te lo sono ancora oggi e determinavale probabilità di accadimento degliincidenti nelle centrali americane. Adesempio per la centrale di Peach Bot-tom con un reattore da 1065 MWela probabilità di fusione del noccioloera 3•10-5 [1/y]. Ancora oggi ad ol-tre trenta anni dalla prima stesura ilRapporto Rasmussen costituisce il pri-mo riferimento di safety per gli anali-sti di impianti.In assenza di vincoli normativi, un cri-terio praticato di accettabilità del ri-schio è quello della sicurezza strada-le in galleria (2), che è così formula-to: il rischio di un evento incidentaleper il quale si verifichi la morte di un

numero di individui maggiore ouguale a 50 in un singolo evento, de-ve essere considerato non tollerabilese la frequenza è stimata essere su-periore ad 1/500 per anno (F =2•10-3 per anno; N = 50). La zonacompresa tra la curva di Rischio Tol-lerabile e la curva di Rischio Accet-tabile definisce la zona di applica-zione del principio “ALARP” (quantopiù basso ragionevolmente possibi-le). Il principio ALARP è utilizzato perla scelta giustificata delle misure com-pensative necessarie quando il siste-ma analizzato non soddisfi i requisi-ti minimi di sicurezza. Il dominio del-le misure compensative è il dominiodi applicazione del principio ALARPin accordo alla metodologia del-l’analisi di rischio.

L’Analisi di rischio quantitativaprobabilizzataL’analisi di rischio quantitativa pro-babilizzata (ARQP) è la metodologiapiù completa per studiare gli scenariincidentali e contempla l’utilizzo deiprincipali sistemi di analisi quali,FTA, ETA, … per determinare gli in-

sicurezza

Figura 4. Aree di accettabilità per la sicurezza stradale in galleria.

14Ingegneri

Napoli

dicatori di rischio. Gli alberi dellecause, che partono dallo stato finaledi guasto del sistema e risalgono a ri-troso fino ad identificarne le cause,sono il metodo di analisi più usatoper i sistemi meccanici. Gli alberi de-gli eventi, almeno sul piano concet-tuale, partono da eventi iniziatori (ocause) e procedono attraversoun’analisi dettagliata delle conse-guenze. Il guasto del sistema è con-siderato l’evento iniziatore e un al-bero delle cause si sviluppa a partireda questo evento. Attraverso la rico-struzione logico-sequenziale di unflusso strutturato di eventi è possibiledescrivere l’evoluzione del pericolodagli Eventi Costituenti (cause), pro-dromici degli Eventi Iniziatori (EI), fi-no agli Scenari di Danno. Questoprocesso sequenziale è illustrato gra-ficamente considerando l’evento “cri-tico” iniziatore come punto nodaletra le pre-condizioni (cause) e gli ef-

fetti (conseguenze): tale rappresenta-zione è definita nella letteratura an-glosassone come Bow-Tie Model.Il rischio può essere definito sinteti-camente da due indicatori:– Valore atteso del danno: questo in-

dicatore viene usato nell’applica-zione del criterio comparativo. Essosi ottiene come somma dei prodottitra le probabilità dei singoli eventicritici iniziatori e le corrispondentisommatorie delle probabilità deglieventi terminali dei singoli rami del-l’albero degli eventi moltiplicate peri corrispondenti indicatori di dannoespressi in numero di vittime nor-malizzato all’anno.

– Distribuzione retrocumulata trac-ciata sul piano (N-F) dove F indicala probabilità di superamento diun valore soglia N che rappresen-ta il numero di fatalità. Tale indi-catore viene impiegato nell’appli-cazione del criterio assoluto.

Figura 5. Modello Bow Tie.

15numero 2

marzo-aprile 2011

Un caso studio: comparazione trarischio sismico e rischio incendio inun’area urbanaÈ possibile comparare due tipologiedi rischio al fine di stabilire le priori-tà e l’accettabilità di rischio. In que-sta sezione riportiamo le conclusionidel lavoro di calcolo degli indicatoridi rischio sia per il rischio sismico nel-la provincia de l’Aquila (2009) e siaper il rischio incendio in un’area ur-bana di caratteristiche simili alla pri-ma. In entrambi i casi i beni espostisono le persone e le case. Si partedall’evento iniziatore, EI, fino a de-terminare le probabilità di ramo a cui

associamo le conseguenze. Dallacurva, la probabilità che si abbia unnumero di vittime maggiore di 10 è,P (N > 10) = 2•10-3 y-1.Così com’è la curva sperimentale, per1 < N < 8 ricade nella zona di nonaccettabilità, attraversa la zona ALARPper 8 < N < 16, ricade nella zona diaccettabilità per 16 < N < 32. Il valore atteso del danno calcolatoper il rischio incendio in area urbanaè E(D)r.incendio = 0,24 vittime/anno.Per il rischio sismico è stato ricavato(3) l’indicatore di rischio E(D)r.incendio= 0,80 vittime/anno. Il confron-to ci consente di affermare che

sicurezza

Figura 6. Rischio incendio in un’area urbana.

Figura 7. Rischio sismico (L’Aquila 2009). Re-trocumulata del rischio.

16Ingegneri

Napoli

E(D)r.simico > E(D)r.incendio. Ciò ci con-sente di trarre le conclusioni.

ConclusioniL’applicazione della metodologiaARQP ai due casi specifici è pura-mente indicativa, essa può essere ap-plicata in diverse discipline ed incomparazione tra dati omologhi, aparità di beni esposti, nel campo as-sicurativo, così come nelle tematicheambientali, in ingegneria od in eco-nomia. I parametri fisici che sono og-getto di analisi sono la potenza ter-mica di un incendio e la magnitudodi un sisma. Gli eventi incendi sonoeventi indipendenti sia per gli aspettifenomenologici che statistici, così co-me lo sono gli eventi sismici. Occor-re sottolineare che il bene esposto ca-sa è da intendersi abitazione e nonattività soggetta a rischio incendio(elencate nel D.M. 16/2/1982).In termini di comparazione tra indi-catori di rischio, entrambi calcolatisperimentalmente, quello relativo al-l’evento terremoto ha valore maggio-re E(D)rischio simico > E(D)rischio incendioper cui con riferimento alle risorse edagli investimenti disponibili è priori-tario costruire case solide che possa-no resistere al terremoto, che sebbe-ne individuato come evento raro,comporta conseguenze più onerosein termini di perdite di vite umane esalvaguardia dei beni. Oltre alla per-dita di vite umane, il cui valore è ine-stimabile, si stima che per il sisma deL’Aquila sono necessari oltre 10 mi-liardi di Euro per la ricostruzione, adessi bisogna aggiungere i costi per ilfunzionamento della macchina deisoccorsi nelle prime fasi dell’emer-genza. Al contrario investire sugliaspetti preventivi di adeguamento de-gli edifici è volano di sviluppo eco-nomico oltre che una necessità per lasicurezza delle persone e del patri-monio abitativo.Come già detto, in termini di rischiosociale connesso alla realizzazionedi un nuovo impianto, ovvero numeroatteso di vittime in funzione degli sce-nari incidentali ipotizzati, il rischio direalizzare il progetto è non accetta-

bile se la curva del rischio residuocalcolata giace all’interno della zonadi non accettabilità. Nell’area ALARPil rischio è accettabile con un com-promesso tra costi e benefici, ovveroil massimo possibile rispetto alle esi-genze sociali ed economiche perse-guibili. Al di sotto della retta di ac-cettabilità il progetto è approvabilesenza se e senza ma, in quanto sicu-ro per quanto attiene i rischi.L’analisi del rischio ci consente diadottare provvedimenti cautelativi mi-rati anziché indicare misure genera-lizzate più onerose per la proprietàdell’impianto e per la collettività.L’applicazione della metodologiaARQP ci ha dato conferma che lacurva di Farmer non fornisce spiega-zioni esaustive in termini di studiodelle possibili situazioni di rischio.In mancanza di una metodologia dianalisi per gli eventi terremoto ed in-cendio non è possibile associare al-cun valore di rischio. Come è noto,l’opinione pubblica in base a formedi percezione, classifica il rischio se-condo alcuni parametri quali la po-tenziale pericolosità, controllabilità,minaccia alle generazioni future, fa-miliarità, equità, livello di compren-sione dei fenomeni ed altro. Dei due,il primo evento, naturale, è conside-rato erroneamente come una sciagu-ra su cui non si può far nulla, il se-condo di natura antropica è più con-tenuto e dunque controllabile. Al con-trario ciascuno dei due fenomeni, (ilprimo evento raro ed il secondo even-to frequente), non ha lo stesso livellodi rischio e dunque tali eventi non ap-partengono alla stessa curva di Far-mer.L’applicazione della metodologia del-l’albero degli eventi, (ETA), ci ha con-sentito di individuare tutte le possibi-li conseguenze incidentali, ciascunacon la propria probabilità di accadi-mento e dunque non solo i due even-ti limite possibili secondo la logica diFarmer, eventi frequenti con bassamagnitudo ed eventi rari con alta ma-gnitudo.In questi giorni attraverso le TV egiornali stiamo rivivendo ciò che è

17numero 2

marzo-aprile 2011

accaduto in Giappone. I commenta-tori sostengono è che lì vi è stata unaapocalisse, tsunami e terremoto a cuisi è aggiunta la catastrofe dei reatto-ri nucleare. Alla luce di quanto è ac-caduto è necessaria una seria anali-si dei costi-benefici sia per gli im-pianti esistenti e sia per quelli in pro-getto, quantificando i rischi alle per-sone, alle cose, all’ambiente, a bre-ve, a medio e lungo termine. Uno deiparadossi del nucleare è che i princi-pali concetti di analisi di rischio na-scono nel dopoguerra dalla ricercasulla sicurezza negli impianti nuclea-ri, ma da allora in poi sebbene siacresciuta nell’opinione pubblica unaavversione per l’utilizzo della energianucleare, è tutt’ora utilizzata quellafilosofia di rischio.Concludiamo dicendo che la divul-gazione e l’applicazione della ARQP

è una arma vincente per la determi-nazione delle situazioni di rischio,ciò alla fine consentirà all’Autorità edal cittadino di vedere sotto la stessalente d’ingrandimento più situazioniapparentemente differenti e di sce-gliere quella che in fin dei conti è piùvantaggiosa in termini economici, disicurezza e di salute.

Bibliografia1. F. R. Farmer. Siting criteria - A new ap-

proach, proceedings of IAEA symposiumon the containment and siting of nuclearpower reactors, Paper IAEA SM 89/34,1967.

2. Anas. Linee guida per la progettazione del-la sicurezza in galleria, 2006.

3. M. Guarascio, M. Zucconi. Tesi di Laurea“Analisi di rischio” Università di Roma “LaSapienza”, 2010.

sicurezza

INGEGNERI, PRESSING SULLE REGOLE PER L’IMPIANTISTICA

Nel corso di un Forum organizzato ieri a Roma dalla commissione impianti del CNI, è stato compiuto un monitoraggiosulla legislazione ed i regolamenti che riguardano il settore strategico dell’impiantistica. Dal Presidente del Comita-to Tecnico Centrale del CNI ing. Ernesto De Felice, coordinatore del forum, è stato ribadito come la figura profes-sionale dell’ingegnere debba essere tutelata ed in taluni casi rilanciata all’attenzione del legislatore e di tutti i refe-renti istituzionali, perché centrale e di alto profilo nei vari settori che attengono l’impiantistica. Un richiamo subitoraccolto dall’ing. Fabio Dattilo Direttore Centrale per la Prevenzione e la Sicurezza Tecnica-CN dei Vigili del Fuocoche, intervenuto al forum, ha prospettato il pieno coinvolgimento degli ingegneri nella consultazione che seguirà l’ap-plicazione dei decreti attuativi sulla SCIA (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) per la prevenzione incendi. Co-sì come è stata auspicata una forte attenzione del CNI in vista dell’emanazione del terzo decreto attuativo previstoper il Decreto sulla Sicurezza degli impianti elettrici, illustrato nel corso del forum dall’ing. Roberto Moneta, della Se-greteria Tecnica Dipartimento Energia presso il Ministero per lo Sviluppo Economico in quanto conterrà le procedu-re per l’abilitazione delle figure professionali preposte alla certificazione della messa in sicurezza degli impianti elet-trici. La presenza tangibile del CNI è stata infine sollecitata anche nel settore dell’acustica, dal Professor Ing. Ales-sandro Cocchi, Consigliere dell’ordine degli Ingegneri di Bologna e docente alla Facoltà di Ingegneria dell’Univer-sità di Bologna che ha evidenziato come il legislatore sembra orientato a predisporre un Decreto nel quale vengarichiesta la classificazione acustica obbligatoria per ogni singola unità immobiliare, con un aggravìo di costi per lestrumentazioni necessarie a compiere questa certificazione. L’ing. Romeo La Pietra, Presidente del Centro Studi delCNI come l’evoluzione delle normative in tutti questi importanti settori chiama gli ingegneri a sempre maggiori re-sponsabilità cui si deve far fronte con un impegno sempre maggiore nell’aggiornamento professionale, “Alla luce diquesti aggiornamenti – ha sottolineato il Vice Presidente Vicario del CNI, Ernesto De Felice – non solo è auspicabi-le, ma diventa indispensabile una presenza vigile del CNI in tutti gli ambiti dell’impiantistica dove si attueranno leinnovazioni normative ed operative previste in quest’ultimo periodo. Si tratta di un doveroso impegno per la salva-guardia della competenza professionale degli ingegneri e per la conquista di un legittimo riconoscimento del ruolodell’ingegnere in uno dei comparti più nevralgici della sicurezza per la collettività”.

18Ingegneri

Napoli

PROGETTARE DATABASE.MODELLI, METODOLOGIE E TECNICHE PER L’ANALISI ELA PROGETTAZIONE DI BASIDI DATI RELAZIONALIRecensione

Sergio Palumbo

Editore Lulu, pagine 99, euro 19,90www.progettaredatabase.it

La progettazione di un database èuna fase cruciale nell’ambito dellarealizzazione di un sistema informa-tivo. È la fase in cui si gettano le fon-damenta per la costruzione dellestrutture che ospiteranno il più impor-tante asset del sistema: le informa-zioni. “Progettare Database” è un vo-lume in cui vengono trattati semplice-mente ed efficacemente i modelli, lemetodologie e le tecniche per l’anali-si e la progettazione di basi di datirelazionali.Il volume illustra le tecniche più utiliz-zate per una buona progettazionedei database, secondo una metodo-logia che prevede tre fasi principali:la progettazione concettuale, la pro-gettazione logica e la progettazionefisica. Nel capitolo relativo alla progetta-zione concettuale viene illustrato ilmodello Entità/Relazioni per la sche-matizzazione, tramite appositi dia-grammi, del contenuto informativodel dominio applicativo in esame.Vengono proposte tre tipologie di no-tazione: la notazione di Chen, laCrow’s Foot e quella che prevedel’utilizzo di UML.

Nel successivo capitolo, relativo allaprogettazione logica, viene illustratocome avviene il passaggio dalloschema concettuale alle strutture lo-giche della base dati che si intenderealizzare. Viene proposto un esem-pio completo che, a partire dalla rac-colta e dall’analisi dei requisiti, mo-stra come condurre le fasi di proget-tazione concettuale e logica, illu-strando con dovizia di particolari tut-ti i passaggi da eseguire e le motiva-zioni delle scelte adottate.Completano il volume una trattazio-ne semplice della normalizzazionedelle basi dati ed il capitolo sulla pro-gettazione fisica, che espone le pos-sibili decisioni da intraprendere in se-de progettuale per ottimizzare le pre-stazioni di un database.La trattazione, semplice ed efficace,anche grazie agli esempi proposti,consente una semplice comprensioneda parte dei neofiti del mondo dellaprogettazione delle basi di dati rela-zionali, ma il volume è anche consi-gliato per studenti universitari e pro-fessionisti del settore.

Alessandra Staiano

19

LA BANDA LARGA MOBILETRA PRESENTE E FUTURO

PARTE SECONDAMercato, tecnologie, opportunità e criticità

“Nel mondo di Internetsta progressivamente

sfumando la filosofia del“tutto gratis” e l’asse si sta

spostando dai servizi free aiservizi freemium: si offronodelle caratteristiche di basegratuite, ma si richiede un

pagamento per fruirnecompletamente

”numero 2

marzo-aprile 2011

Sergio PalumboIngegnere, funzionario presso

l’Autorità per le Garanzienelle Comunicazioni

6. L’impatto delle tecniche di gestionedel traffico sulla neutralità della reteLe tecniche di gestione o di modella-zione del traffico comportano diverseimplicazioni sul principio di neutrali-tà della rete. Intendendo strettamenteil principio di net neutrality, una retedi telecomunicazione dovrebbe tra-sportare tutto il traffico trattandolo al-lo stesso modo, senza distinzioni. Idati dovrebbero, pertanto, essere tra-sportati senza alcuna discriminazionenei confronti dell’origine, della desti-nazione o dell’effettivo contenuto del-le informazioni trasmesse attraversola rete. Questo stesso principio ha go-vernato Internet dalla sua nascita: in-frastrutture aperte, nessun trattamentoprivilegiato per nessun tipo di traffico.Eppure, è ben chiaro che questa na-tura prettamente best effort della reteInternet mal si presta, al crescere del-la domanda di banda da parte dellacrescente platea di utenti, alla fornitu-ra di applicazioni che, per loro natu-ra, hanno necessità di canali privile-giati per garantirne il corretto funzio-namento. È il caso, ad esempio, del-le applicazioni VoIP, per le quali èfondamentale garantire un tempo dilatenza per la trasmissione dei pac-chetti contenuto al di sotto di determi-nate soglie e per le quali è vitale con-tenere la variabilità dei ritardi subitidai pacchetti (jitter).

Questa necessità è stata fronteggiatacon l’introduzione di apposite tecni-che di traffic management, ossia digestione del traffico dati, modellan-dolo (traffic shaping) e prioritizzan-dolo in modo opportuno, così da ga-rantire l’adeguata qualità alle diversetipologie di servizio. In questo modo,il traffico VoIP avrà una maggiorepriorità, ad esempio, rispetto alla tra-smissione della posta elettronica, chepresenta minori requisiti in termini diritardo. Con l’evoluzione verso la LTE,il trattamento dei pacchetti secondopriorità ben definite, associate aibearer, è ancor più marcato. La preoccupazione dei fautori delprincipio di neutralità della rete èche le tecniche di gestione del traf-fico, adottate inizialmente per lasalvaguardia della rete e per evita-re il deteriorarsi dei livelli di quali-tà del servizio a causa dell’utilizzodi applicazioni “bandivore”, pos-sano essere utilizzate in modo im-proprio, arrivando ad una vera epropria segmentazione delle retimobili: alcuni contenuti potrebberoavere delle corsie preferenziali ri-spetto ad altri. Le possibili tecniche di gestione deltraffico, ordinate per impatto cre-scente rispetto alle tematiche di neu-tralità della rete, possono essere rias-sunte nei seguenti punti24:

24 Traffic Management and net neutrality, Ofcom, 2010.

20Ingegneri

Napoli

1. Best effort: nessuna gestione deltraffico;

2. Tecniche di gestione del trafficoapplicate solo nei momenti di mag-giore congestione;

3. Prioritizzazione delle applicazionipiù “vulnerabili” in termini di QoS(ad es. VoIP, streaming audio-vi-deo, giochi);

4. Blocco di contenuti indesiderati(ad es. spam) o illegali;

5. Strozzamento (throttling) o dete-rioramento di alcune tipologie ditraffico (ad es. P2P);

6. Prioritizzazione del traffico a se-conda dell’applicazione o del con-tent provider. In questi casi, glioperatori di rete mobile potrebbe-ro offrire un servizio prioritario aquei fornitori di applicazioni o dicontenuti disposti a pagar loro un“pedaggio” per ottenere una cor-sia preferenziale per il traffico cheli coinvolge;

7. Blocco di contenuti o applicazionidi operatori o fornitori di contenu-ti concorrenti (ad es. IPTV di ope-ratori competitor).

Come si potrà intuire, con il terminetraffic management si può fare riferi-mento, in realtà, un ampio ventagliodi possibilità di gestione del trafficodei pacchetti degli utenti. Di per sé,quindi, la tecnica del traffic manage-ment non è né positiva né negativa.Difatti, grazie a questo tipo di tecnicaè possibile migliorare l’offerta di ser-vizi con vincoli stringenti di qualitàdel servizio (ad es. VoIP) ed è possi-bile offrire nuovi servizi (ad es. tele-medicina); di converso, l’adozione dipolitiche volte a favorire il traffico re-lativo a specifiche applicazioni o aspecifici fornitori di contenuti, sullabase di accordi economici o strategi-ci, può comportare una minaccia al-la concorrenza, a danno degli ope-ratori o dei fornitori di contenuti conminor potere contrattuale. Il dibattito sulla net neutrality è at-tualmente in corso su scala mondia-le. Alle posizioni degli operatori, chepotrebbero sia offrire servizi innova-tivi che ottenere indubbi vantaggi da

accordi economici con i fornitori dicontenuti interessati ad avere una“corsia preferenziale” per il propriotraffico, si contrappongono quelle dichi è preoccupato per la concorren-za, sia nel settore degli operatori direte, sia nel settore dei fornitori dicontenuti, poiché gli operatori domi-nanti avrebbero un indiscusso margi-ne di vantaggio rispetto ai competi-tor. Di conseguenza, queste pratichepotrebbero costituire un serio rischioper l’innovazione, poiché le start-up,che in passato tanto hanno contribui-to allo sviluppo delle applicazioniche hanno cambiato Internet (si pen-si agli albori di Skype, di Google edi Facebook, solo per fare degliesempi), rischierebbero seriamente dimorire sul nascere, poiché si trove-rebbero a competere in modo deci-samente impari rispetto ai colossi chedominano i rispettivi mercati.Un fattore che ha sparigliato il frontedei sostenitori della neutralità dellarete è stato l’accordo tra Google eVerizon. Il fatto che Google, che sem-pre aveva sostenuto la natura apertae libera della rete, aprisse alla possi-bilità di corsie preferenziali per certetipologie di traffico è stato un ele-mento di enorme sorpresa. In moltihanno osservato che la stessa Goo-gle, se la rete non fosse stata “open”,non avrebbe avuto il crescente suc-cesso planetario che ha ottenuto ne-gli ultimi quindici anni. Molti analistihanno commentato l’accordo Goo-gle-Verizon facendolo coincidere conla fine della stagione del “Don’t beevil”, il famoso motto di Google: untrattamento privilegiato del traffico le-gato ai servizi di Google (Youtube,Gmail, Google Maps, lo stesso mo-tore di ricerca, etc.) sulle reti mobilidel colosso statunitense delle teleco-municazioni Verizon porrebbe la stes-sa Google in una condizione di poterdominare ancor di più il mercato,con forti impatti sulla concorrenza. Dicontro, la posizione dei due colossi,ben espressa nella loro dichiarazio-ne congiunta, evidenzia il fatto chela loro proposta permetterebbe lo svi-luppo e la fornitura di nuovi servizi e

consentirebbe alle start-up di potersviluppare nuove idee per gli utentiInternet, nel contempo offrendo aglioperatori di rete ulteriori mezzi perinvestire sulle proprie reti.Sul fronte regolamentare, diverse Au-torità Nazionali di Regolamentazio-ne (ANR) europee, tra cui l’Agcom25,hanno avviato indagini conoscitive fi-nalizzate all’acquisizione di elemen-ti informativi sulla neutralità della re-te, al fine di verificare l’opportunitàdi eventuali interventi regolamentari,anche in virtù dell’approvazione delnuovo quadro regolamentare euro-peo del novembre 2009, che attri-buisce alle ANR il potere di fissare li-velli minimi di qualità per i servizi ditrasmissione al fine di promuovere lanet neutrality. Alcune ANR, poi, han-no pubblicato atti di indirizzo sull’ar-gomento (ad esempio Svezia e Nor-vegia). Al riguardo, è molto interessante laposizione della vicepresidente del-l’Unione Europea Neelie Kroes, laquale, all’avvio della consultazioneeuropea sulle principali problemati-che legate alla neutralità della rete,ha dichiarato26: “Mi sono impegnataa mantenere la rete internet aperta eneutrale. I consumatori devono poteraccedere ai contenuti che desidera-no, mentre i fornitori di contenuti e glioperatori dovrebbero beneficiare diincentivi adeguati a favore dell’inno-vazione. La gestione del traffico e laneutralità della rete, però, sono que-stioni molto complesse e non do perscontato che un approccio debbaprevalere sull’altro”. Come si leggenel comunicato stampa, la consulta-zione, avviata il 30 giugno 2010 edattualmente in corso, “è intesa a sta-bilire se è opportuno che i fornitori diservizi internet possano impiegaredeterminate pratiche per la gestionedel traffico (dando priorità ad un tipodi traffico internet rispetto a un altro),se tali pratiche possano creare pro-blemi o avere effetti iniqui per gliutenti, se il livello di concorrenza trai diversi fornitori di servizi internet ele disposizioni del nuovo quadro perle telecomunicazioni a favore della

trasparenza possano essere suffi-cienti ad evitare questo tipo di pro-blemi, dando ai consumatori mag-giori possibilità di scelta, e se l’UEdebba impegnarsi maggiormente pergarantire l’equità del mercato internoo se spetti invece al settore prenderel’iniziativa”.

7. Backhauling e femtocelleUn altro fattore di criticità, da risol-vere di pari passo, risiede nel bac-khauling, ossia nel collegamento trale stazioni radio ed il backbone. Di-fatti, le attuali infrastrutture, princi-palmente in rame, non risulterebberosufficienti nello scenario della risolu-zione delle problematiche nello stratod’accesso: si sposterebbe, semplice-mente, il collo di bottiglia. Due possi-bili ricette per questo problema, chenon si escludono a vicenda, sono lasostituzione del rame con la fibra el’impiego, su larga scala, di tecnolo-gie basate sull’utilizzo di femtocelle.Una femtocella è una stazione radiobase “in piccolo”. È un dispositivo abassa potenza messo a disposizionee gestito direttamente dall’operatoremobile che, senza necessità di confi-gurazione da parte dell’utente finale,offre una copertura cellulare (gene-ralmente 3G) per un ristretto raggiod’azione, tipicamente un apparta-mento o un ufficio. Le femtocelle so-no collegate alla rete dell’operatoremobile attraverso una normale con-nessione a banda larga, ad esempiouna tradizionale ADSL residenziale.La ricetrasmissione avviene sulle stes-se bande concesse in licenza al-l’operatore, pertanto l’utente non habisogno di cambiare il terminale cel-lulare.L’architettura femtocellulare è sche-matizzata in Figura 1.La tecnologia femtocellulare, pertan-to, consente un alleggerimento siadella rete d’accesso dell’operatoresia del backhaul, dato che il collega-mento tra l’antenna e il backbone av-viene sfruttando la connettività messaa disposizione dell’utente. Dal puntodi vista dell’utente, invece, si può ot-tenere un sensibile miglioramento del-

numero 2marzo-aprile 2011 21tecnologia

25 Alla fine del 2009 l’Agcom, con la deli-bera n. 649/09/CONS, ha avviato un’in-dagine conoscitiva concernente “Garanziedei consumatori e tutela della concorrenzacon riferimento ai servizi vocali su protocol-lo internet (VoIP) ed al traffico peer-to-peerda rete mobile”, allo scopo di analizzare iprofili tecnici, economici e giuridici che ca-ratterizzano i servizi dati in mobilità, conspecifico riguardo al VoIP e al peer-to-peer,e valutare la possibilità di eventuali inter-venti a tutela della concorrenza e dei con-sumatori e degli utenti finali.26 Comunicato stampa IP/10/860 del 30giugno 2010.

22Ingegneri

Napoli

la copertura anche in ambienti indo-or particolarmente schermati, oltre aduna migliore connettività: il segnaleproveniente dalla femtocella, non es-sendo soggetto a particolari ostacolio a percorsi troppo lunghi, risulta me-no degradato e più potente. Uno scenario che preveda un utilizzodiffuso delle femtocelle garantirebbeuna ancor più capillare coperturamobile senza la necessità di investi-menti infrastruttrali particolarmente in-genti, oltre alla possibilità di offrirenuove tipologie di servizi ed opzionitariffarie agevolate, come ad esem-pio la cosiddetta home zone. Si trat-ta della possibilità di fruire di una ta-riffazione agevolata nel campod’azione della femtocella, ossia nel-l’ambito delle mura domestiche o delproprio ufficio, oltre alla possibilità,sempre nell’ambito della home zone,di terminare su dispositivi mobili nu-merazioni geografiche, così ottenen-do una sorta di convergenza fisso-mobile. Sempre sfruttando il concettodi home zone è possibile dar vita adapplicazioni legate al mondo dome-

stico o dell’ufficio, come videosorve-glianza, controllo remoto, ma ancheintrattenimento, teledidattica o tele-medicina, sfruttando i terminali e lereti mobili. Gli operatori mobili po-tranno, così, offrire servizi innovativialla propria clientela, con l’effetto diuna maggiore fidelizzazione.Secondo Idate27, entro il 2013 lefemtocelle genereranno, globalmen-te, 875 milioni di euro di ricavi pergli operatori, a fronte di 9,7 milionidi dispositivi installati. Gli Stati Unitid’America dovrebbero essere i piùdinamici del settore, con il 50% del-le installazioni, seguiti dagli opera-tori asiatici (26%), mentre solo il23% delle installazioni sono previstenell’Europa occidentale. Idate ricon-duce questa disparità alle differentiaspettative legate alle femtocelle,poiché gli operatori statunitensi ten-derebbero a valorizzare soprattuttola migliore copertura indoor, mentregli operatori asiatici ed europei sa-rebbero più interessati all’aspetto ap-plicativo, con particolare riferimentoalle caratteristiche di convergenza le-27 Femtocell World Market, Idate, 2009.

Figura 1.

gate alle femtocelle. Pertanto, il suc-cesso delle femtocelle in questi pae-si potrebbe arrivare quando l’offertadi applicazioni sarà più matura econsolidata.Le femtocelle possono tradursi in ungrande vantaggio sia per gli opera-tori mobili (risparmio nel backhau-ling, arricchimento dell’offerta, fide-lizzazione e lock-in sia di singoli con-sumatori che di intere famiglie oaziende con conseguente riduzionedel churn in uscita, acquisizione dinuovi clienti e vendita di nuovi servi-zi), sia per i fornitori di servizi con-vergenti, con la possibilità di vende-re servizi mobili agli utenti fissi e divendere servizi di accesso a bandalarga su rete fissa ad utenti mobili. Dal punto di vista degli utenti, inve-ce, ferma restando la potenziale con-venienza in termini tariffari e di mag-giore varietà dei servizi fruibili, non-ché la migliore copertura di rete inambito indoor, secondo gli analisti ilsuccesso delle femtocelle potrebbeessere inficiato dalla messa in cam-po di soluzioni alternative, come adesempio il potenziamento della co-pertura delle odierne reti cellulari edil consolidamento delle attuali solu-zioni home zone implementate su re-te cellulare. Anche una maggiore ca-pillarità della copertura WiMAX el’impiego di tecniche di handover tra-sparenti tra cellulari e reti Wi-Fi(UMA28), unitamente all’utilizzo di ter-minali multimodali, potrebbe sposta-re quote di mercato a sfavore delletecnologie femtocellulari. A ciò si ag-giungono le difficoltà tecniche chepotrebbero sorgere a fronte di unadiffusione capillare delle femtocelle,riguardanti principalmente le interfe-renze tra femtocelle vicine e tra la co-pertura femtocellulare e la coperturacellulare, che potrebbero comportarela configurazione di vere e proprie“zone d’ombra”. Inoltre, si registra lanecessità di migliorare le proceduredi handover tra rete femtocellulare ereti 3G e 2G, al fine di evitare sgra-dite interruzioni di comunicazioni nelpassaggio da ambienti indoor adambienti outdoor e viceversa.

8. Verso un nuovo modello dibusiness In Europa, come s’è visto, si è assisti-to ad una diminuzione del tasso dicrescita del fatturato del mercato del-le comunicazioni mobili e addiritturaad una contrazione dei ricavi in Ita-lia. È un dato molto interessante, trat-tandosi della prima contrazione delmercato dopo dieci anni di crescita.Effetto della crisi, senz’altro, ma an-che indice di una nuova tendenza delmercato delle telecomunicazioni, an-cor più rilevante nel settore delle co-municazioni mobili. Si assiste, difat-ti, ad uno spostamento sempre piùmarcato di quote di mercato dal set-tore della fornitura dell’accesso e del-la connettività verso il settore dellafornitura di servizi, applicazioni econtenuti. Nel mondo di Internet sta progressi-vamente sfumando la filosofia del“tutto gratis” e l’asse si sta spostandodai servizi free ai servizi freemium: sioffrono delle caratteristiche di basegratuite, ma si richiede un pagamen-to per fruirne completamente. Un ca-so emblematico è quello dei portalidi informazione. Il New York Times èstato il primo a infrangere il tabù del-le news a pagamento e diversi siti sistanno muovendo in tal senso. Anchein Italia si stanno iniziando a speri-mentare soluzioni analoghe: alcuniquotidiani on line hanno stretto ac-cordi con i maggiori gestori di tele-fonia mobile per offrire la lettura del-le notizie come servizio freemium, os-sia è possibile leggerne un breve rias-sunto gratuitamente, ma per leggereil contenuto integrale dell’articolo èrichiesto un pagamento, utilizzando,in genere, la stessa piattaforma di bil-ling del gestore.La catena del valore, che in passatoera sbilanciata soprattutto a favoredei fornitori di connettività, inizia,ora, a spostarsi a favore dei fornitoricontenuti, che diventano partner sem-pre più interessanti per i fornitori diconnettività. Si rende, difatti, conve-niente, per entrambe le parti in cau-sa, la stipula di accordi commercialie strategici, dando vita a un nuovo

numero 2marzo-aprile 2011 23tecnologia

28 Unlicensed Mobile Access.

24Ingegneri

Napoli

modello di fruizione dei servizi su In-ternet, che già qualcuno non ha esi-tato a denominare “Web 3.0”.È opinione diffusa, tra gli analisti, checon lo sviluppo del mobile broad-band gli operatori di rete mobile nonpossano, nel medio periodo, mante-nere lo stesso livello di ricavi agendonel mero ruolo di trasportatori delleinformazioni. La flessione del merca-to dei servizi voce ed SMS dimostracome la saturazione del mercato, uni-ta ad una concorrenza sempre piùagguerrita, abbia portato gli opera-tori di rete mobile a dover puntare sualtri comparti, come ad esempioquello della connettività ad Internetda rete mobile, per contingentare leperdite. In uno scenario dove si van-no sempre più affermando modelli ta-riffari flat o semi-flat, per mantenerel’ARPU (Average Revenue Per-User)sui livelli attuali, nel medio periodogli operatori dovranno puntare ad unmodello di business differente, che livede sempre più protagonisti nellafornitura di servizi innovativi.Il modello di business a cui si sta giàassistendo, e che in futuro sarà sem-pre più sviluppato, è quello dellosmart pipe: oltre alla fornitura del ser-

vizio di connettività alla rete Internet,gli operatori mobili stanno iniziandoa fornire nuovi servizi ai propri uten-ti, o comunque a stringere accordi dipartnership sempre più strategichecon i fornitori di contenuti.Si parte dalla fornitura di contenutimultimediali, notizie, audio e videoin streaming, TV via protocollo DVB-H, infotainment, fino ad arrivare almercato delle apps (nel quale Appleha tracciato la via maestra) ed ai ser-vizi di geolocalizzazione e di geo-marketing. Il vantaggio degli operatori di retemobile sui restanti player è indubbio:prima di tutto vantano la vasta basedi clienti dei servizi di comunicazio-ne, che sono, di conseguenza, po-tenziali clienti di altri tipi di servizi.Inoltre, detengono il pieno controllodei sistemi di billing, con la possibili-tà di addebitare direttamente sullafattura (o di scalare dal credito rica-ricabile) gli importi relativi al serviziofornito. Infine, l’utilizzo dei portali de-gli operatori per la pubblicizzazionee la fornitura di questi nuovi servizioffre un canale che consente di rag-giungere vastissime platee di poten-ziali utenti.

25

OSSERVAZIONI IN MERITOALLA CERTIFICAZIONE

ACUSTICA DEGLI EDIFICI

“Chi certifica oggicolui che fornisce le

garanzie richieste dallalegge? Qui sta il problema

che la legge lasciainsoluto

Per lunghi anni le caratteristiche acu-stiche degli edifici e degli impianti inessi inseriti sono state regolamentatedal DPCM 5/12/97, con sofferenzepiù o meno manifeste da parte siadei costruttori, lenti a recepire mag-giori oneri sia per materiali e loro po-sa in opera, sia per prestazioni pro-fessionali specifiche.Più veloce a reagire è stato il merca-to, che non ha esitato a trascinare intribunale chi non aveva ottemperatoa dovere, superando in reattività gliuffici comunali, che quasi ovunque sisono limitati a recepire documenti eattestazioni progettuali che promette-vano prestazioni che poi nessuno an-dava a controllare a fine lavori, fi-dandosi di asseverazioni di compia-centi “tecnici competenti in acustica”.Ed il punto cruciale sta proprio qui.La sospensione di validità della ap-plicabilità del DPCM 5/12/97 alcontenzioso tra privati, ed in parti-colare tra venditori e compratori, èstato il primo passo del Parlamentoper porre rimedio non solo ad una si-

tuazione che stava divenendo inso-stenibile (almeno per i Tribunali), maanche per tentare di migliorare undecreto lacunoso sotto tanti aspetti;come però spesso accade, l’occa-sione è stata propizia ai tecnici delsettore, ed in particolare ai compo-nenti la Commissione Acustica del-l’UNI, per impostare uno studio com-pleto della problematica della quali-ficazione acustica degli interi edifici,a cominciare dalle unità abitativeche li compongono, in analogia conquanto avviene già per gli aspettienergetici.Purtroppo però la complessità e ladelicatezza del problema acusticotravalicano di gran lunga quella delproblema energetico: se ad esempioun errore di cantiere nella realizza-zione di un tamponamento può por-tare a una macchia di umidità loca-lizzata e di relativa influenza sul bi-lancio energetico di un edificio, cosìnon è per una discontinuità in uncomponente resiliente, che compro-mette l’isolamento acustico di un in-

Alessandro CocchiIngegnere

numero 2marzo-aprile 2011

Il prof. Alessandro Cocchi, esimio fisico tecnico della facoltà di ingegneri di Bo-logna, è da decenni uno dei padri dell’acustica architettonica in Italia, oltre chetermotecnica di fama europea.Da sempre vicino all’ingegneria impiantistica (è consigliere dell’ordine di Bolo-gna) ha espresso una serie di perplessità su quanto di va legiferando sull’acu-stica in Italia, nel corso di un forum sull’ingegneria impiantistica presso il CNI.Per sua gentile concessione, una sintesi di tali osservazioni viene di seguito sot-toposta ai colleghi napoletani.

Pietro Ernesto De Felice

26Ingegneri

Napoli

tero ambiente o addirittura di unaunità abitativa per la quale quell’am-biente risulta strategico (ad esempiol’unica possibile camera da letto).Non parliamo poi degli impianti, chepossono rendere invivibile un am-biente, pur mantenendo appieno laloro funzionalità primaria.Se si vuole avanzare oggi una criticaalla norma UNI 11367/10, si puòsolo dire che per porla in atto serveun laboratorio, difficilmente un sin-golo professionista dispone di tutte leapparecchiature e competenze ne-cessarie, a meno che non sia un tec-nico ben preparato e avviato nella at-tività professionale, in altre parole unIngegnere o qualcosa di molto simi-le. Ma ben presto la similitudine si re-stringe, perché per capire le motiva-zioni per cui un suono riemerge amolti metri di distanza in un edificionecessitano competenze di tecnicadelle costruzioni molto vicine a quel-le di uno strutturista specializzato intecnologie antisismiche: cambiano lefrequenze, ma le ragioni per cui la vi-brazione si trasmette e quelle atte adimpedire tale trasmissione sono con-cettualmente le stesse. È indubbio che il DPCM 5/12/97,tornato in piena applicabilità essen-do scaduti i termini della sospensio-ne associata alla legge delega, do-vrà essere sostituito con un altro, piùconsono alla direttive europee, potràesserlo con lo schema attualmente incircolazione o con un altro che ri-chieda minor laboriosità, ma è certoche l’unico operatore abilitato rimar-rà il “tecnico competente in acustica”così come definito nella legge qua-dro 447/95 e nelle successive inte-grazioni del 31/38/98 e del9/12/98 (L. 426, art. 4).Questa figura sarà cruciale se dovràsaper leggere, interpretare e porre inatto la normativa UNI 11367 e nonsolo quella, perché occorrerà inte-grarla con le norme da essa citatenon sempre in essa integrate nel te-sto (tipica la collocazione della mac-china da calpestio quando i solainon sono perfettamente sovrapposti);ma sarà ancor più cruciale se il de-

creto verrà semplificato, perché l’uni-ca semplificazione pensabile consistenel campionamento degli elementi datestare, campionamento che può es-sere fatto solo da chi sa cosa sta fa-cendo.Nulla da eccepire sul fatto che un lau-reato o un diplomato in materia tec-nica, che abbia seriamente operatoper almeno due o quattro anni instretto rapporto con un professionistagià abilitato e ben strutturato, possaa sua volta lavorare in autonomia,ma chi certifica oggi colui che forni-sce le garanzie richieste dalla legge?Qui sta il problema che la legge la-scia insoluto, consentendo così, a chivuol favorire un amico, di abilitarloo, a chi vuol precludere ad altri l’ac-cesso alla professione autonoma, dibloccarlo.Sotto la spinta di questa osservazio-ne, la Regione Emilia Romagna pri-ma, le Marche e forse altre dopo,hanno legiferato, richiedendo co-munque la frequenza di appositi cor-si a livello universitario o para-uni-versitario, costruiti su un plafond mi-nimo di 160 ore sia per il laureatoche per il diplomato, corrispondentia 4 anni di esperienza (delibera G.Reg. E.R. 8/7/2002 n. 1203).La provincia di Ravenna ha consenti-to la frequenza a corsi di minore du-rata, chiedendo che per i diplomatisi provvedesse ad aggiungere unpacchetto di ore dedicate a materiadi base, matematica e fisica. Mi ri-sulta che i corsi in Toscana e nelleMarche vengano affiancati (sempreper i diplomati) da una fase di espe-rienza sul campo, ma questo a noi in-teressa poco.In genere i programmi dei corsi ven-gono sottoposti alle Provincie che poidovranno accreditare chi li supera:queste non rilasciano nulla di scritto,ma se il parere verbale è positivo sipuò procedere ed in genere non sisono poi manifestati problemi allasuccessiva iscrizione negli elenchi.Tra gli altri, gli ordini sia di Bolognache di Rimini hanno organizzato cor-si in tal senso per i propri iscritti.Questa la situazione ad oggi.

27

RICORDO DI FILIPPO MANNA

Il Prof. Manna, laureatosi a Napoli il21 dicembre del 1945 in ingegneriaindustriale/sottosezione meccanica,allievo del prof. Raffaele Tarantini, di-venta professore ordinario di Costru-zione di Macchine nel 1962, contri-buendo con i suoi studi allo sviluppodella vasta disciplina delle costruzio-ni delle macchine, in modo modernoe significativo.Ancora oggi, a distanza di tempo, ilsuo bel libro Costruzione di Macchi-ne rappresenta un efficace strumen-to, sia di apprendimento che di rife-rimento.Si può decisamente affermare, e que-sto è vero più che per molti altri, chela vita del Prof. Manna è stata solo ecompletamente dedicata allo studio.Uomo con una profondissima culturatecnica e umanistica, dopo aver for-giato generazioni di ingegneri mec-canici (il suo era forse il corso più im-portante per essi), nella seconda par-te della sua vita ha studiato a fondoun tema assai affascinante, spesso esoprattutto una volta trascurato: l’uma-nesimo applicato alle conoscenze tec-niche. In base a quanto ha costruito esviluppato su questo tema, può esseresenz’altro definito un anticipatore.Per questo motivo, piace ricordare ilprof. Manna in un ideale percorso atappe dove ogni traguardo è rappre-sentato da una delle sue opere. D’al-tronde, il ricordo di un uomo è esclu-sivamente consolidato da quanto eglilascia ai posteri.Dopo la sua monumentale e maestosaopera tecnico scientifica in due volu-

mi Storia della Saldatura edita dallaESI nel 1979, il prof. Manna, dopoun decennio di silenzio stampa, pub-blica per la Liguori Le Chiavi Magi-che dell’Universo, un appassionato eminuzioso viaggio tra eliche e spirali,che ne pone in risalto il significatomagico assunto presso le varie civil-tà, mai ledendo il rigore scientifico.Anche la Trimurti delle Scienze esat-te, evidenzia il cambio di rotta deglistudi del Prof. Manna che, dopo die-ci anni dalle Chiavi Magiche del-l’Universo – passando per altri volumidei quali piace ricordare Le Spirali diSatana, che donò in occasione dellasua ultima lezione tenuta in una gre-mita Aula Magna della facoltà nellontano 1994 – perviene a una suanuova opera, la più bella tra tutte, itre volumi, splendidamente realizzati,di Uomini e Macchine. Essa, che re-ca il sottotitolo “Storia delle innova-zioni”, rappresenta il viaggio, teme-rario ma bellissimo, di un ricercatoreche, in modo unitario ed esaustivo,ha raccolto e interpretato tutta la suc-cessione di scoperte intervenute dallapreistoria al 1800.Ma il viaggio continua con Il primatodella luce, Dal lucignolo al neon, pas-sando anche per libri scritti a quattromani (con l’ing. Caprioli) Radiazionied ambiente, un titolo binomiale chesembra sancire un nesso tra causa edeffetto. Poi, il sempre attuale Calami-tà naturali ed innaturali, presentatotra l’altro a Casalnuovo. dal prof. Co-senza, un bel libro sui rischi, che nar-ra come gli uomini siano responsabi-

Giovanni Maria CarlomagnoProfessore Ingegnere

Università degli Studi di Napoli Federico II

Edoardo BenassaiProfessore Ingegnere

Università degli Studi di Napoli Federico II

numero 2marzo-aprile 2011

28Ingegneri

Napoli

li di insani comportamenti, i quali so-lo nel secolo scorso hanno prodotto1,5 milioni di vittime per terremoti.Ma la elegante produzione editoria-le del Prof. Manna, che conta oltre300 pubblicazioni, continua nel2005 con Evoluzione e involuzione,un interessante e inquietante trattatosull’evoluzione (intesa come proces-so di adattamento tra organismi eambienti, non soltanto per il lamar-ckismo che ne fa il suo cardine, maanche per il darwinismo) e la colle-gata involuzione, generata dalla ci-viltà tecnologica che ha procuratoesaltazioni contro cui non siamo ingrado di difenderci, sicché l’adatta-mento a esse provoca mutamenti or-ganici che potrebbero portarci a uninesorabile decadimento. Un libroche consiste di oltre 600 pagine, fi-nemente illustrato e che offre fonda-mentali spunti di riflessione.Nel 2006 pubblica Un incrollabilemonumento alla cultura: l’Enciclope-dia di Diderot, e Una peculiarità del-l’umana specie: il linguaggio persimboli, fino ad arrivare al volumeFondamenti del calcolo ad urto, checostituisce un unico ritorno al passa-to, un ultimo omaggio dello scien-ziato Manna alla sua adorata disci-plina Costruzione di Macchine. L’a -veva insegnata per oltre quarant’an-ni, sempre con la passione del primogiorno.Nel 2006 il prof. Manna aveva 85anni e scriveva a ritmi serrati, mante-nendo peraltro sempre vivo il rap-porto con l’Accademia Pontaniana,dove si incontrava spesso, che luiconsiderava di fatto come la sua se-conda casa, di cui è stato Presidente

della I sezione fino alla sua dipartita.Ma la vita del Prof. Manna è straor-dinaria anche per tanti altri aspetti. Le sue opere sono state in gran par-te finanziate dall’Autore, stimolatodall’ansia di profondere agli altri ilsuo sapere. Nato in provincia, pre-cisamente a Casalnuovo di Napoli,ha sempre resistito ai richiami dellacittà nella quale pure svolgeva il suolavoro. Le sue pur appassionate le-zioni risultavano estremamente chia-re e consequenziali. Aveva una curaspeciale del particolare che lo por-tava a indugiare per ore su locuzio-ni che dovevano essere perfette. Infi-ne, ha contribuito alla istituzione diuna nuova Università Telematica de-nominata Giustino Fortunato di cui èstato componente del Comitato Or-dinatore fino alla sua morte. Straor-dinario è stato anche il suo modo dilasciarci. Nel giorno in cui è scom-parso, è venuto alle stampe l’ultimolibro da lui pubblicato Saggi arcaiciinsepolti.Inusuale è stato, poi, anche il suo te-stamento: tutti i suoi averi e la suapreziosissima biblioteca sono stati as-segnati a una fondazione intitolata asuo nome, affidata al nipote Raffaeleche, unitamente ai familiari più carie ai colleghi e amici che vorrannoaderire, permetterà a giovani inge-gneri di studiare e inventare. La Fon-dazione Filippo Manna ha già av-viato la pubblicazione di due volumipostumi: Volare necesse erat (Dal vo-lo muscolare al dirigibile), costituitoda 137 pagine con 65 illustrazioni eScienza e tecnica dell’antichità gre-co-romana, 550 pagine e ben 800 il-lustrazioni.

29

LA MANUTENZIONEINTEGRATA DELL’A.O.R.N.

“A. CARDARELLI” DI NAPOLI

“Il passaggio dalsemplice concetto di

manutenzione a quello piùarticolato di manutenzione

integrata comporteràripercussioni importanti

anche in termini dicosti

IntroduzioneL’Azienda Ospedaliera di RilevanzaNazionale “A. Cardarelli” di Napoliadotta un modello di manutenzioneintegrata per gestire in modo univo-co e non più frazionato una serie ar-ticolata di beni, servizi e lavori, com-prendenti la conduzione e manuten-zione degli immobili, delle aree verdie degli impianti tecnologici (elettrici,di climatizzazione ed idrici, antin-cendio, gas medicinali, e ascenso-ri/montacarichi), il Servizio energia,il Servizio di pulizia e sanificazionedei condotti d’aria per il condiziona-mento e la opere di manutenzionestraordinaria e piccoli lavori su tuttigli impianti con lo scopo di ammo-dernarli, riqualificarli, adeguarli allenormative oppure ripristino della fun-zionalità in caso di guasto.Con l’affidamento dei servizi di ma-nutenzione integrata, l’AziendaOspedaliera si propone di individua-re un interlocutore unico che sia ingrado di garantire la gestione del ri-levante patrimonio impiantistico alservizio dei vari Padiglioni oltre chebeni strumentali con l’obiettivo di ot-tenere un risultato qualitativamenteadeguato rispetto alle proprie esi-genze nonché un risparmio gestiona-le derivante dall’impostazione tecni-ca univoca e una maggior sicurezzae affidabilità degli impianti stessi.La scelta di un interlocutore unico èmotivata anche dall’esigenza di su-perare le problematiche legate allagestione frazionata dei servizi, qualiin particolare la pluralità dei sistemi

organizzativi e dei metodi di gestio-ne propri di ciascuna singola azien-da affidataria in un contesto di mol-teplicità di contratti. Tali condizioniinfatti, seppur abbiano finora garan-tito risultati soddisfacenti, non per-mettono un controllo affidabile daparte dell’Ente pubblico, in partico-lare riguardo l’applicazione dei prin-cipi di qualità.L’adozione di un modello manutentivointegrato modifica il concetto di ma-nutenzione da “costo” a “garanzia”e mira all’ottenimento di risultati qua-litativamente elevati relativamente a:– mantenimento in perfetta efficien-

za del patrimonio dell’AziendaOspedaliera e garanzia della“continuità del servizio”;

– miglioramento dello standard disoddisfazione per gli utilizzatori;

– incremento del livello di sicurezzanelle singole strutture;

– individuazione, attraverso un det-tagliato aggiornamento degli im-mobili e dei relativi impianti esi-stenti, di tutti gli interventi neces-sari per la messa a norma e ri-qualificazione per favorire Io svol-gimento in sicurezza delle attivitàospedaliere;

– ottimizzazione dei tempi di inter-vento manutentivi;

– incremento della manutenzionepreventiva (ed in un secondo mo-mento alla manutenzione miglio-rativa) a discapito di quella acci-dentale o a guasto, fortemente incrisi in termini di rapporto costo-beneficio;

Giovanni ImprotaIngegnere gestionale

Dottore di Ricerca in Economia e Managementdelle Aziende e delle Organizzazioni Sanitarie

Università degli Studi di Napoli Federico II

Ciro VerdolivaIngegnere civile

Direttore della U.O.S.C. G.A.T.P.I.(Gestione delle Attività Tecniche,

Patrimonio Immobiliare ed Inventario)dell’A.O.R.N. “A. Cardarelli” di Napoli

numero 2marzo-aprile 2011

30Ingegneri

Napoli

– ottimizzazione dei risultati ancheattraverso il collegamento dellamanutenzione alla progettazione;

– semplificazione e riduzione delleprocedure di carattere amministra-tivo;

– monitoraggio della spesa per i ser-vizi;

– maggiore facilità di controllo daparte dell’Ente circa l’operato del-l’appaltatore.

Materiali e metodiÈ stata lasciata libertà alle ditte con-correnti di elaborare la loro offertache prevedesse l’applicazione del To-tal Quality Management in tema di: – organizzazione generale,– applicazione di sistemi di qualità,– applicazione di metodologie di

controllo.

Per ottenere gli obiettivi fissati dal-l’AORN Cardarelli di Napoli me-diante l’Appalto di manutenzione in-tegrata è stata progettata una struttu-ra organizzativa coordinata e flessi-

bile in grado di gestire in maniera di-versificata ma integrata la molteplici-tà di servizi e beni afferenti le struttu-re ospedaliere dell’Ente.La struttura organizzativa scelta (Fi-gura 1) è costituita dai seguenti “fat-tori principali”:1. gli input factor, rappresentati da:

– l’A.O.R.N. “Cardarelli”, rap-presentato a livello direzionaledal Referente Tecnico, a livellodi controllo dagli uffici tecnici edalle utenze;

– la struttura organizzativa delsoggetto aggiudicatario, rap-presentata a livello direzionaledal Gestore del Servizio coa-diuvato dal Servizio GestioneTecnica e dal Servizio di Con-trollo della Qualità, a livello dicoordinamento e controllo daicoordinatori dei Servizi e dalpersonale della Centrale Ope-rativa e a livello operativo dalleunità organizzative costituitedalle squadre di operai attivateper lo svolgimento dei servizi;

Figura 1.

2. i control factor, costituiti da:– gli strumenti, quali il Sistema In-

formativo, gli Indicatori di con-trollo del Servizio, il Telecontrol-lo degli impianti e il Call Cen-ter;

– i processi operativi quali la ge-stione delle richieste e delle atti-vità, la gestione della rendicon-tazione, la gestione del miglio-ramento continuo e le attività direporting;

3. gli output factor, che rappresenta-no l’esecuzione dei Servizi in ap-palto tra cui:– i servizi manutentivi;– i servizi di governo, unici e tra-

sversali sull’Appalto, necessari

per una gestione univoca delleattività, rappresentati dalla ge-stione del sistema informativo,dalla costituzione e gestionedell’anagrafica tecnica, dallapianificazione e programma-zione delle attività.

Come si evince, sarà proprio l’ese-cuzione del coordinamento dell’Ap -palto a garantire sia le sinergie de-siderate che l’univocità in termini diqualità delle prestazioni erogate eil controllo dello svolgimento deiservizi.Il sistema di Total Quality Manage-ment per la gestione integrata delle at-tività di conduzione e manutenzione

numero 2marzo-aprile 2011 31ingegneria gestionale

Figura 2.

Figura 3.

32Ingegneri

Napoli

integrata per l’AORN Cardarelli diNapoli prevede l’adozione di stru-menti operativi specifici che siano con-formi ai requisiti della norma interna-zionale UNI EN ISO 9001:2000 edelle norme UNI EN ISO 14001.Il Sistema di Qualità integrato offertoè di tipo “QSAE” (QSAE = qualità, si-curezza, ambiente, etica). Esso è con-forme ai requisiti della norma inter-nazionale UNI EN ISO 9001:2000 edelle norme UNI EN ISO 14001 ed èorientato a raggiungere e mantenereun’alta qualità dei servizi erogati edun corretto livello di attenzione neiconfronti dell’ambiente, della sicurez-za e della responsabilità sociale. Nell’ambito di applicazione del si-stema di gestione della qualità i do-cumenti principali sono costituiti daun Piano di Qualità Specifico, checonterrà 35 Procedure operative e24 Processi che sono stati predispostie personalizzati per l’Appalto. A integrazione del Sistema QSAE, iservizi saranno organizzati nel ri-spetto dei principi dettati del modelloCMMI, che è uno strumento quantita-tivo valido per la definizione, la va-lutazione ed i miglioramento conti-nuativo dei processi, che eprmette dimisurare puntualmente il migliora-mento della gestione dei servizi. Ilmodello consente un incremento del-lo standard di soddisfazione per gliutilizzatori e si innesta, migliorando-lo, sul sistema di Qualità ISO 9001 e14001 del soggetto aggiudicatario.Il modello CMMI (Capability Maturi-ty Model Integration) è da conside-rarsi indispensabile per una realtà ar-ticolata e complessa quale quella del-l’Azienda Ospedaliera Cardarelli. Tra i concetti derivanti dal modelloCMMI quelli che saranno applicatiall’Appalto di manutenzione integra-ta sono:– Il concetto di “disponibilità dell’im-

pianto”: l’impostazione propostacomporta un cambiamento nellaconcezione del servizio: si passadall’erogazione di una prestazio-ne di servizio al concetto di DI-SPONIBILITÀ di un impianto, ossianon più una struttura che fornisce

servizi ma un sistema organizzatoper processi che definisce tutti gliaspetti che concorrono a renderefruibile un’unità tecnologica e agi-sce per GARANTIRNE la disponi-bilità in modo misurabile e verifi-cabile.

– L’approccio per processi: l’identifi-cazione e la gestione dei proces-si, adottati da un’organizzazione,ed in particolare le interazioni tratali processi, vengono sintetizzatinell’espressione “lavorare per pro-cessi”. L’approccio per processiconvive con la struttura gerarchi-ca, che mantiene i suoi indubbivantaggi di gestione efficiente del-le risorse e si sovrappone a questaper focalizzare l’attenzione sullafornitura e sul cliente. Lavorare perprocessi obbliga quindi a dotarsidi un modello di gestione che as-sicuri l’identificazione dei proces-si, l’utilizzo ottimale degli stessi e illoro miglioramento continuo.

– Il ciclo di vita del servizio: stretta-mente connesso alla logica perprocessi è il “ciclo di vita” intesocome il flusso di attività nelle qua-li si scompone l’erogazione delservizio, flusso suddivisibile in fasidistinte (dalle fasi di attivazionedel servizio a quelle di gestione aregime fino alla dismissione). Cia-scuna fase individua una porzionedel processo realizzativo e si con-clude con un evento significativo.L’appalto sarà gestito suddividen-do le attività aggregate in singoliprocessi lungo tutte le fasi del ciclodi vita dell’espletamento del Servi-zio: con questa logica sarà possi-bile evidenziare le attività di mag-gior rilievo, gli elementi di critici-tà, le problematiche delle interfac-ce e così via, potendo quindi prov-vedere, in modo sistematico e strut-turato, ad una effettiva pianifica-zione delle prestazioni, al monito-raggio e alla gestione dei rischi.

– Le aree sanitarie e le relative strate-gie: il contesto Ospedaliero impli-ca il concetto di area critica chesarà collegato all’organizzazionee alla modellizzazione delle stra-

tegie gestionali tenendo quindiconto della realtà effettiva del-l’AORN “Cardarelli”.

– Gli indicatori e il controllo di alto li-vello: la struttura organizzativa sa-rà totalmente orientata al rispettodegli indicatori qualitativi; di par-ticolare rilevanza è la schematiz-zazione del KMS (Knowledge Ma-nagement Synthesis), un indicato-re finalizzato ad una rappresenta-zione continua e sintetica dello sta-to di alcuni parametri rappresen-tativi (disponibilità del servizio, si-curezza, benessere, e immaginedell’utente) che costituisce un ulte-riore e fondamentale elemento perla conoscenza della situazioneospedaliera.

– La gestione del miglioramento: l’in-troduzione di concetti innovativicomporta un cambiamento che ènecessario pianificare e gestire.Per tutte le risorse umane impiega-te nella gestione integrata sarannodi conseguenza previste azioni diformazione, affiancamento, defini-zione di procedure ecc., che sa-ranno condotte e tenute sotto con-trollo dalle funzioni aziendali pre-poste.

L’applicazione dei processi derivantidal modello CMMI si esplica attra-verso:– l’individuazione e la descrizione

dell’insieme di processi di gestio-ne e operativi;

– la suddivisione per fasi del ciclo divita del servizio;

– il deployment di un’organizzazio-ne di cantiere che sostenga i pro-cessi definiti;

– un sistema di analisi e misura del-le prestazioni che possa modifica-re i processi, per il miglioramentocontinuo sia in termini di livelli pre-stazionali raggiunti sia in terminidi costi;

che consentono di migliorare quali-tativamente il sistema organizzativonel suo complesso.Come riassunto in Figura 4, ciascunafase del “ciclo di vita” del Servizio ècaratterizzata da un preciso elencodi processi ivi applicabili e dai rela-tivi scopi.Gli strumenti necessari per la realiz-zazione di un siffatto sistema inte-grato sono principalmente:– il sistema Informativo e la banca

dati tecnologica;

numero 2marzo-aprile 2011 33ingegneria gestionale

Figura 4.

34Ingegneri

Napoli

– gli indicatori di prestazione delservizio erogato.

Per quanto riguarda il primo punto,la gestione integrata dei servizi dimanutenzione integrata prevede lafornitura di un potente strumento in-formatico ai più alti livelli di mercato,di effettivo valore aggiunto, fruibile informa intuitiva e semplice, in gradodi consentire tutte le performances ri-chieste per un servizio di manuten-zione integrata. Per tale motivo, è sta-to scelto un prodotto di natura com-merciale, di larga diffusione, la cuiapplicazione nel campo dei Servizidi Manutenzione è già stata ade-guatamente personalizzata e speri-mentata, che sarà integralmente for-nito (sia per l’hardware che per i soft-ware necessari) e installato su un ser-ver dedicato nei locali dell’AORNCardarelli. Tale Sistema sarà connesso e usufrui-bile sull’intera rete ospedaliera. Gli

indicatori di prestazione monitore-ranno le attività attraverso quattroazioni:1. incremento graduale, nel ciclo di

vita dell’Appalto, dell’Indicatore diSintesi nell’ottica del miglioramen-to continuo;

2. introduzione di un ulteriore sistemadi monitoraggio basato sulla ge-stione della conoscenza (knowled-ge management), derivante dal-l’applicazione dei metodi delCMMI

3. incremento degli indicatori baseda 9 a 15 per consentire un mi-glior dettaglio della qualità delServizio Erogato.

4. creazione di un ulteriore indicato-re globale grafico per consentireuna valutazione puntuale e “a vi-sta” del GAP prestazionale.

Tali indicatori permetteranno un mag-giore e più facile controllo anche daparte dall’AO Cardarelli.

Figura 5.

RisultatiLa struttura organizzativa che gestirài servizi di manutenzione integrata ècomposta da un livello di governo,deputato al controllo e coordinamen-to generale di tutte le attività in ap-palto e quindi trasversale ai diversiservizi, e da un livello operativo, de-dicato all’esecuzione delle attività diconduzione e manutenzione dellestrutture e degli impianti dell’AziendaOspedaliera.La struttura organizzativa è stata pro-gettata per rispondere appieno alleesigenze specifiche dell’AO Carda-relli, tenendo conto dei servizi richie-sti e della consistenza patrimonialeda gestire.

La struttura di governo dell’Appalto,a sua volta suddivisa in Coordina-mento Centrale e Coordinamento Lo-cale, presterà un monte ore pari a22.600 ore. Le attività operative, svolte attraversole unità organizzative costituite dacirca 70 operai dedicati e 50 a sup-porto, saranno effettuate attraversoun impegno pari a circa 125.000ore lavorate.Le attività di esercizio e di manuten-zione saranno in totale 2452 e sa-ranno applicate su 302 tipologie diimpianti differenti.Per garantire una maggiore traspa-renza e qualità dei servizi prestati, so-no stati elaborati ben 15 indicatori di

numero 2marzo-aprile 2011 35ingegneria gestionale

36Ingegneri

Napoli

prestazione, cui si aggiungono un “si-stema di monitoraggio di alto livello”e un “indicatore globale grafico” a co-pertura totale delle attività in appalto.Nell’ambito di applicazione del si-stema di gestione della qualità i do-cumenti principali sono costituiti daun Piano di Qualità Specifico, sup-portato da 35 Procedure operative e24 Processi che sono stati predispostie personalizzati per l’Appalto e checonsentiranno un approccio qualita-tivo standardizzato alle attività di ma-nutenzione integrata.

DiscussioneLa ditta aggiudicataria ha quindi of-ferto una struttura organizzativa e unsistema di qualità totale in grado dirispondere alle esigenze dell’AORNCardarelli di Napoli e di perseguiregli obiettivi posti alla base della scel-ta dell’Ente di passare da una ge-stione frazionata dei servizi ad unagestione integrata.L’imponente organizzazione previstapermette di coprire tutte le esigenzedirezionali e operative dell’appalto,collegando la manutenzione alla pro-gettazione e ottimizzando i tempi diintervento manutentivi.La programmazione di un numero co-sì elevato di attività di conduzione emanutenzione risponde alla volontàdi mantenere in perfetta efficienzadel patrimonio dell’Azienda Ospe-daliera e garantire della “continuitàdel servizio”, incrementando il livellodi sicurezza nelle singole strutture eil controllo preventivo degli impianti,in alternativa e sostituzione alla ma-nutenzione “a guasto”.L’adozione di un Sistema informaticopotente e integrato e la definizione diprecisi indicatori di prestazione per-mettono la semplificazione e riduzio-ne delle procedure di carattere am-ministrativo, il monitoraggio dei costi

e un più facile controllo da parte del-l’Ente.Inoltre, sebbene un raffronto pura-mente economico tra servizi manu-tentivi attualmente in essere e manu-tenzione integrata appare estrema-mente riduttivo in quanto il nuovo si-stema di “gestione globale” consentedi affidare, nella sua totalità, il servi-zio di manutenzione del patrimonioimmobiliare ad un soggetto esterno,particolarmente qualificato, che ga-rantisce l’estrema efficienza ed effi-cacia di ciascun intervento con i con-cetti di livello di servizio (e non più disingolo intervento), il passaggio dalsemplice concetto di manutenzione aquello più articolato di manutenzioneintegrata comporterà ripercussioniimportanti anche in termini di costi.In particolare:– in termini finanziari, con riferi-

mento alla spesa storica anni2007 e 2008 si è determinato unrisparmio variabile tra il 14.63%ed il 4.08%;

– in termini economici, con riferi-mento alla spesa storica anni2007 e 2008 si è determinata unamaggiore spesa pari al 3.90%, in-feriore rispetto a quanto preventi-vato in fase d’indizione di gara edinferiore rispetto all’inflazione se sitiene conto che la spesa storica èriferita ad appalti affidati nell’an-no 2002 e rinegoziati in minusnell’anno 2006 ed ancora proro-gati stessi patti e condizioni senzaadeguamento prezzi fino a tutto il31.12.2009.

– infine, è importante sottolineareche il Capitolato prevede che iprezzi restino fissi ed invariabiliper i primi tre anni nonché il pa-gamento dei lavori di adegua-mento da realizzarsi nei primi seimesi (per circa 6mln) a rate an-nuali per i successivi sei anni.

37

COMBATTERE GLI ABUSIIN DIFESA DELLA CREDIBILITÀ

“Gli ordini sonochiamati a consolidare la

credibilità nella professionedegli ingegneri attraverso

un’azione forte verso quegliiscritti che, per faciloneria

o per lucrare guadagni,effettuano prestazioni

scadenti contro un ricavomodesto

Al congresso di Torino Nando Pa-gnoncelli, il noto direttore generale diAbacus, ci ha fatto sapere che nel-l’opinione pubblica italiana l’inge-gnere gode di ottima reputazione,ma questo gradito messaggio piutto-sto che soddisfare i presidenti degliordini li ha motivati in una forte azio-ne mirata a trasformare un genericoapprezzamento del cittadino in unapiena consapevolezza del ruolo irri-nunciabile dell’ingegnere nella so-cietà. Non a caso l’assemblea dei presi-denti, in stretta collaborazione con ilCNI e con il Centro Studi, ha attivatoun gruppo di studi per la Comunica-zione, un’azione vigorosa finalizza-ta a pubblicizzare il lavoro, talvoltaoscuro, che l’ingegneria italiana svol-ge in tanti settori della vita quotidianae per l’immagine stessa dell’Italia nelmondo. Insomma, una volontà diuscire dalle sedi degli ordini per en-trare nella realtà mediatica in modoincisivo.Un’opera già avviata, ma che a mioparere non basta.Occorre che i singoli ordini diventinosentinelle del mondo civile e politicoche li circonda, assumendo iniziativemirate da una parte ad evitare cheimprovvide iniziative politiche creinodanno alla società, dall’altro a vigi-lare attentamente perché i propriiscritti rispettino sempre i principi irri-nunciabili della correttezza morale eprofessionale, nel quadro delle rigo-rose norme deontologiche che cia-scun ordine si è dato.

Una strada che già in molti stannoperseguendo, e sempre in più do-vranno perseguire.Nel rapporto con la politica, ci pia-ce segnalare l’azione della federa-zione pugliese presso il TAR per con-trastare deliberazioni, sulla certifi-cazione energetica, che mortifica-vano il ruolo dell’ingegnere a tuttodanno della validità degli interventilegislativi finalizzati all’attivazionedelle linee dettate dall’Europa nelleazioni di risparmio energetico nellaclimatizzazione ambientale. Non di-mentichiamo che su tale argomentoil CNI, attraverso la CommissioneImpianti, ha attivato una serie di ini-ziative, anche giudiziarie, per evita-re il proliferare di azioni sollecitateprioritariamente da interessi di nic-chie imprenditoriali, registrando og-gi sul piano nazionale una coscien-za abbastanza diffusa sul significatointrinseco della certificazione ener-getica, dando priorità all’azione de-gli ingegneri in quanto ritenuti i fon-damentali detentori della cultura pro-pria del razionale utilizzo delle fon-ti energetiche.Ma ora gli ordini sono chiamati aconsolidare la credibilità nella pro-fessione degli ingegneri attraversoun’azione forte, direi addirittura im-pietosa, verso quegli iscritti che perfaciloneria o, peggio, per lucrareguadagni senza un corrispondenteimpegno, effettuano prestazioni sca-denti contro un ricavo modesto (chesi amplifica nel notevole numero diprestazioni).

Pietro Ernesto De Felice

numero 2marzo-aprile 2011

38Ingegneri

Napoli

Mi riferisco, ad esempio, a quelli cherilasciano certificazioni energeticheper edifici mai visitati, contro unaparcella di qualche centinaia di eu-ro, ma ancor più a quelli che mettonotimbro e firma su certificati di collau-do banalmente redatti da altri semprecontro poche decine di euro, a tuttoscapito della credibilità dell’azioneingegneristica e, spesso, anche dellasicurezza dell’edificato.Su questi punti gli ordini debbono es-sere sentinelle attive e censori infles-sibili, fino a denunziare all’autoritàgiudiziaria chi si rende responsabiledi tali crimini.Per questo motivo il 12 gennaio scor-so ho ascoltato con attenzione il re-soconto televisivo di arresti, a curadella Procura della Repubblica, di in-gegneri e funzionari del genio civiledi Napoli resisi responsabili di misti-ficazioni nel rilascio di certificati dicollaudo, in cui l’ingegnere si era li-mitato a mettere timbro e firma sen-za neppure aprire gli elaborati cheuno scorretto funzionario gli mettevadavanti.La cosa che mi ha reso soddisfatto èla comunicazione, evidente in televi-sione e sulla stampa nazionale, chel’azione era partita da una denunziadell’ordine degli ingegneri. Una noti-

zia che l’opinione pubblica ha rece-pito con soddisfazione, sentendosigarantita, oltre che da comportamen-to della magistratura, dal fatto che gliordini professionali sono censori, nonsilenti complici di queste azioni.Lo stesso deve esser fatto in tutti i set-tori dell’ingegneria, come nella seriacertificazione energetica, negli atte-stati di sicurezza (in particolare nellasicurezza degli impianti), nella reda-zione dei piani di sicurezza nei can-tieri in fase di progettazione e, so-prattutto nell’esecuzione dei lavori,nella certificazione acustica che spe-riamo (la Commissione Impianti stalavorando in questa direzione) ven-ga affidata sempre più agli ingegne-ri che non ad altre categorie profes-sionali inserite in elenchi di impropriaorigine.Mi aspetto segnalazione dai singoliordini sulle iniziative localmente in-traprese in questa direzione, ad indi-care una svolta nel modus vivendi diqueste istituzioni che, non dimenti-chiamo, sono emanazioni periferichedel Ministero della Giustizia a ga-ranzia del cittadino, attraverso l’ac-certamento e la determinazione diun’azione del singole ingegnere sullelinee della deontologia e della com-petenza.

PREVENZIONE INCENDI

Il 27 aprile scorso si è inaugurato un corso di formazione sulla prevenzione incendi, secondo la legge 818/1985,caratterizzato da numerose novità in vista delle notevoli modifiche in arrivo nel settore della prevenzione incendi.Detto corso, per la prima volta, viene tenuto nella prestigiosa sala conferenza del comando provinciale dei vigili delfuoco di Napoli.La lezione inaugurale ha visto (nella foto) la conduzione da parte del diret-tore regionale dei VV.F. per la Campania, ing. Guido Parisi, mentre l’ing. Er-nesto De Felice ha portato il saluto del CNI e l’ing. Marco Senese quello del-l’ordine di Napoli.Il corso si caratterizzerà per numerosi momenti di pratica operativa ed atti-vità di esercitazioni progettuali.Per quanto non si sono potuti iscrivere a questo corso, si precisa che entro fi-ne anno si prevede un ulteriore corso con eguali metodologie.

39

NEL FRIULI VENEZIA GIULIATORNANO CERTIFICATORI

ENERGETICI SOLO GLI ISCRITTI AGLI ALBI

PROFESSIONALI

“Il Friuli VeneziaGiulia si era orientato sul

comportamento dellaRegione Lombardia, e si è

dovuto ricredere,abrogando gli articoli 2, 3,

5 e 6 del Decreto25/08/2010 n. 0199/Pres.

recanti requisiti deisoggetti abilitati alla

certificazioneenergetica

L’insistente azione degli ordini pro-fessionali, e segnatamente da partedel CNI, continua a dare i suoi fruttied a convincere le amministrazioniregionali a uniformarsi con le normenazionali.Il CNI in questa autentica battagliadelle competenze è stato costante-mente in prima linea, e, dopo le azio-ni legali a supporto degli ordini pu-gliesi e delle Marche, ha fatto sentirela sua voce di protesta alla RegioneLombardia (trasmessa il 30.3.2011anche agli ordini lombardi) in meritoalla deliberazione che esclude l’ob-bligo di iscrizione ad un albo profes-sionale per i certificatori energetici.Per iniziativa della Commissione Im-pianti del CNI si è tenuto, il giorno28 marzo, un forum sull’ingegneriaimpiantistica mettendo a punto le pro-blematiche relative al settore, in pre-senza dei responsabili del MSE (perla certificazione energetica e la sicu-rezza degli impianti), dei VV F e deimassimi esperti di acustica con atten-zione anche alla nuova versione del-la raccolta R (ex ANCC). Una rela-zione dettagliata su tale forum saràriportata sul prossimo numero de“L’Ingegnere Italiano”.Tanto movimento ha determinato pre-occupazione in molte Regioni, in par-ticolare in merito alla accertata com-

petenza dello Stato nello stabilire iprincipi fondamentali in materia diprofessioni, lasciando alle Regioni ildiritto di promuovere corsi di forma-zione, aggiornamento e riqualifica-zione senza prevedere un’abilitazio-ne all’esercizio di alcuna professioneo aliquota di attività professionale. IlFriuli Venezia Giulia si era orientatosul comportamento della RegioneLombardia, e si è dovuto ricredere,abrogando gli articoli 2, 3, 5 e 6 delDecreto 25/08/2010 n. 0199/Pres.recanti requisiti dei soggetti abilitatialla certificazione energetica.Un passo avanti verso la determina-zione sul piano giuridico della com-petenza degli iscritti ad ordini pro-fessionali in fatto di certificazioneenergetica, anche se l’utenza termi-nale, sia pubblica che privata, ha di-mostrate di riconoscere competenzaprioritaria agli ingegneri, ai quali siaffida in oltre il 50% delle certifica-zioni finora emanate. Ma queste ma-glie larghe nelle legislazioni di alcu-ne regioni ha dato spazio a certifi-catori poco scrupolosi che hanno de-terminato un calo nel costo delle pre-stazioni, rendendo poco efficaceun’iniziativa, importata dalla CE, chedovrebbe dare uno scossone nel ri-sparmio energetico per la climatiz-zazione degli ambienti.

numero 2marzo-aprile 2011

40Ingegneri

Napoli

IL DECISION MAKINGE I SISTEMI DECISIONALIMULTICRITERIO.LE METODOLOGIE AHP E ANPRecensione

Domenico FalconeFabio De FeliceThomas L. Saaty

Hoepli, Collana Studi economici e sociali Carocci, pagine 250, figure in bianco e nero,formato 17 x 24, ISBN 9788820341848,euro 24,00 ca., 2009

Le nostre vite sono la somma delle no-stre decisioni, sia nella sfera perso-nale sia in quella degli affari. Spes-so, quando decidiamo, è tanto im-portante quanto ciò che decidiamo.Decidere troppo in fretta può esserepericoloso, rinviare troppo a lungopuò significare perdere l’occasione.Alla fine, è fondamentale, in ogni ca-so, “decidere”.Il processo decisionale è, quindi, unodegli elementi chiave su cui si basa ilsuccesso o l’insuccesso delle nostreazioni.Tuttavia, proprio perché ogni deci-sione è, di fatto, soggettiva, non sem-pre sappiamo da dove iniziare percercare di migliorare il modo in cuivengono gestite le decisioni.L’assenza di una struttura ben defini-ta nei processi decisionali costituisceuna delle possibili cause della ripeti-zioni di errori nel tempo, dal mo-mento che i soggetti coinvolti sonosempre differenti. Per questa ragioneè cruciale comprendere in che modosi approda a decisioni importanti ecome un processo strutturato può mi-

gliorare i risultati in maniera decisi-va. Ciò di cui abbiamo bisogno, persupportare questo processo, è un ap-proccio sistematico e completo al de-cision making.Il testo, primo lavoro in lingua italia-na a cui il Professor Thomas Saaty hacontribuito, si propone di far cono-scere al lettore un nuovo modo diprendere decisioni in un ambientecomplesso con il supporto di meto-dologie multi criterio introdotte dalProfessore stesso, quali l’Analytic Hie-rarchy Process e l’Analytic NetworkProcess.L’approccio proposto, non è sempli-cemente una “tecnica” ma un meto-do generale per affrontare probleminon organizzati. Il volume suggeriscemomenti di riflessione su questo te-ma, fornendo strumenti ed esempiche possano supportare il “decisore”nelle sue scelte. Il testo è corredato difigure e grafi ci attentamente definiti,fondamentali per poter comprenderecorrettamente le metodologie deci-sionali multi criterio.

41

FASI REALIZZATIVEDI ADEGUAMENTO

DI STRUTTURE IN C.A.MEDIANTE ISOLAMENTO

SISMICO ALLA BASE

“Le tecniche diintervento innovative a

livello globale sono, allostato attuale, quasi

integralmente riconducibilial controllo passivo delle

strutture medianteisolamento sismico alla

base (BIS) oppure tecnichedi dissipazione (PSD)

1. Introduzione

Allo stato attuale vi sono svariate stra-tegie di adeguamento sismico per unedificio esistente, rivolte ad incre-mentarne la resistenza, la duttilità oentrambe, al fine di soddisfare i livelliprestazionali dettati dalle norme nel-l’ottica del Performance Based Ap-proach (PBA). La scelta del tipo di intervento, dellatecnica da utilizzare, del livello pre-stazionale richiesto e dell’urgenzadell’intervento sono strettamente le-gate ai risultati di una precedente fa-se di valutazione nonché dall’esigen-za del committente. Qualora siano presenti evidenti irre-golarità strutturali in pianta e/o inelevazione, il tipo di intervento dovrànecessariamente mirare a corregge-re tale aspetto al fine di migliorare larisposta dinamica della struttura. L’in-tervento dovrà garantire una miglioreduttilità globale della struttura senzatrascurare la possibile necessità di mi-gliorare la duttilità locale. L’adeguamento sismico di un edificioesistente può essere condotto me-diante tecniche tradizionali a livellolocale e/o globale (ringrosso dei pi-lastri, confinamento dei pilastri conprofilati metallici, inserimento di con-troventi metallici, inserimento di pa-reti sismoresistenti, etc.) oppure ri-correndo a tecniche innovative a li-vello locale e/o globale. Tali tecni-che posso riguardare sia i materialida utilizzare sia la stessa tecnica diintervento.

Le tecniche di intervento innovative alivello globale sono, allo stato attua-le, quasi integralmente riconducibilial controllo passivo delle strutture me-diante isolamento sismico alla base(BIS - Base Isolation System) oppuretecniche di dissipazione (PSD - Passi-ve Supplemental Damping). Nell’ottica di un bilancio energeticotra energia d’ingresso nella strutturaper effetto dell’evento sismico e lasomma di energia accumulata (rever-sibile) o dissipata (irreversibile), pos-siamo procedere ad una distinzionetra i due approcci di adeguamento si-smico. Qualora l’esigenza proget-tuale fosse dettata dal voler ridurrel’energia d’ingresso e quindi “filtra-re” il segnale sismico prima che in-vesta la sovrastruttura, allora occor-rere ricorrere a tecniche BIS. Qualo-ra invece, l’esigenza progettuale nonfosse rivolta alla riduzione dell’ener-gia d’ingresso bensì ad un incremen-to della dissipazione affidata inte-gralmente ad idonei dispositivi piut-tosto che alla dissipazione istereticaper deformazione plastica e relativodanneggiamento strutturale, alloraoccorrere ricorrere a tecniche PSD. In entrambi i casi, l’iter progettualepuò essere condotto assicurando uncomportamento elastico alla strutturaesistente e localizzando l’eventualedanneggiamento nei soli dispositividi protezione sismica. Il garantire uncomportamento elastico alla strutturaesistente permette in entrambi casi, direndere estremamente contenuti gliinterventi di rinforzo sulla struttura in

Donato CancellaraDottore di Ricerca

in Ingegneria delle [email protected]

Dipartimento di Ingegneria StrutturaleUniversità degli Studi di Napoli Federico II

Mario PasquinoProfessore Ordinario

di Scienza delle [email protected]

Dipartimento di Ingegneria StrutturaleUniversità degli Studi di Napoli Federico II

numero 2marzo-aprile 2011

42Ingegneri

Napoli

elevazione se confrontati con quellinecessari nel caso di intervento tra-dizionale. Per quanto concerne le tecniche diisolamento alla base, esse possonoessere condotte secondo due diffe-renti strategie: elongazione del pe-riodo o limitazione della forza. La prima strategia è sicuramente lapiù usata anche se non permette disalvaguardare la struttura per qua-lunque evento sismico ed in partico-lare per eventi sismici anomali, perintensità o contenuto in frequenza.Eventi che la norma non dice di con-siderare, ma può essere necessariocontemplare nel calcolo sismico qua-lora la committenza, per sua scelta,richiede un livello di sicurezza mag-giore per la struttura da adeguare equindi un livello di protezione sismicaanche per tali tipi di eventi sismici ra-ri, ma il cui verificarsi non può esse-re escluso apriori. Comunque, in ba-se alle prescrizioni di normativa(D.M. 14.01.2008) è possibile affer-mare sinteticamente che la sovra-struttura dovrà necessariamente esse-re verificata nei riguardi dello stato li-mite SLV e SLD, mentre i dispositivinonché le connessioni di particolariimpianti dovranno essere verificatinei riguardi dello stato limite SLC.Ciò verrà precisato in modo più esau-stivo nel paragrafo successivo.

2. L’isolamento sismico secondo ilD.M. 14.01.2008

Il D.M. 14.01.2008 prevede verifi-che di sicurezza per le costruzioniisolate, indubbiamente più comples-se rispetto a quelle che si andrebbe-ro ad eseguite su una costruzione tra-dizionale. Nel caso degli edifici conisolamento sismico, è utile individua-re 6 diversi componenti: – la sovrastruttura;– la sottostruttura;– le parti non strutturali (tamponatu-

re, tramezzature e impianti solida-li con la struttura);

– i dispositivi del sistema d’isola-mento;

– le connessioni strutturali e non trala parte di struttura isolata ed il ter-reno o altre parti non isolate;

– le connessioni di condutture di flui-di pericolosi tra la parte di struttu-ra isolata ed il terreno o altre par-ti non isolate.

Per ciascuno di tali componenti è pre-vista una verifica rispetto ad uno spe-cifico stato limite di cui si riporta unasintesi nella Tabella 1.

3. Isolamento sismico alla base

Nell’abito dell’isolamento sismico me-diante strategia dell’elongazione delperiodo, svariate sono le possibilitànel concepire un sistema d’isolamen-to alla base della sovrastruttura. Sielencano i più importanti sistemi diisolamento:1. Sistema di isolamento integral-

mente costituito da isolatori elasto-meri ad alto smorzamento (HDRB– High Damping Rubber Bearing);

2. Sistema di isolamento integral-mente costituito da isolatori elasto-meri con nucleo di piombo (LRB –Lead Rubber Bearing);

3. Sistema di isolamento con disposi-tivi a pendolo a singola superficieconcava (FPS – Frinction PendulumSystem);

4. Sistema di isolamento con disposi-tivi a pendolo a doppia superficieconcava (DCFP – Double ConcaveFriction Pendulum);

5. Sistema di isolamento misto cheprevede l’utilizzo in parallelo diisolatori a scorrimento con superfi-ci piane (FS – Friction Slider) e iso-latori elastomeri ad alto smorza-mento. Tale sistema viene definito(HRLRB + FS);

6. Sistema di isolamento misto cheprevede l’utilizzo in parallelo diisolatori a scorrimento con superfi-ci piane (FS – Friction Slider) e iso-latori elastomeri con nucleo dipiombo. Tale sistema viene defini-to (LRB + FS);

7. Sistema di isolamento misto cheprevede l’utilizzo in parallelo di

43numero 2

marzo-aprile 2011

isolatori a scorrimento con superfi-ci piane (FS – Friction Slider) condissipatori fluido viscosi a matricesiliconica (ESD – ElastomericSpring Damper). Tale sistema vie-ne definito ESD + FS.

Gli isolatori elastomerici con nucleodi piombo (LRB) presentano un com-portamento marcatamente non linea-re, così come gli isolatori elastomeri-ci ad alto smorzamento (HDRB), an-che se in maniera sostanzialmente dif-ferente. Gli unici isolatori elastomericiad avere un comportamento non li-neare trascurabile e quindi approssi-mabile con un legame forza-sposta-mento a rigidezza costante, sono gliisolatori elastomerici in gomma natu-rale (RB) o più in generale gli isolato-ri elastomerici a basso smorzamento. In generale, per un isolatore HDRB, ilcomportamento è caratterizzato dal-la dipendenza da svariate variabili

che ne rendono difficile la riproduci-bilità per via numerica della rispostaciclica isteretica. I principali aspetti ditale comportamento ciclico isteretico,possono essere riassunti di seguito:1. variazione del valore di rigidezza

e di smorzamento al variare del li-vello di deformazione a taglio;

2. variazione della forma ciclica peri diversi livelli di deformazione ta-gliante;

3. dipendenza dalla storia di carico(strain history) cioè dipendenzadalla velocità con cui il ciclo iste-retico viene compiuto (nonlinearstrain-rate dependence);

4. incrudimento in regime di grandideformazioni;

5. comportamento dipendente dalleescursioni della temperatura;

6. accoppiamento del comportamen-to ciclico isteretico nelle due dire-zione preferenziali (multiaxial o bi-directional elasto-plastic model);

sicurezza

Sovrastruttura SLV Verifica della capacità resistente con riduzione delle sollecitazioni per lasovrastruttura tramite un coefficiente di riduzione di 1.5.

Sottostruttura SLV Verifica della capacità resistente adottando un coefficiente “q” unitario.

Parti non strutturali SLD Verifica dello spostamento interpiano massimo che dovrà risultare non superiore a 2/3 del limite posto per costruzioni usuali.

SLO Verifica dello spostamento interpiano massimo che dovrà risultare non superiore a 2/3 del limite imposto per SLD (limitatamente per le costruzioni di III e IV classe).

Connessioni strutturali SLD Verifica della capacità di spostamento del componente (limitatamente per le e non tra la costruzioni di I, II e III classe).sovrastruttura isolata SLV Verifica della capacità di spostamento del componente (limitatamente per le ed il terreno o altre costruzioni di IV classe).parti non isolate

Connessioni delle SLC Verifica della capacità di spostamento.condutture del gas e impianti pericolosi, in costruzioni di ogni classe

Dispositivi d’isolamento SLC Verifica della piena efficienza di comportamento. Nel caso di sistema a comportamento non lineare, allo spostamento ottenuto alloSLC, occorre aggiungere il maggiore tra lo spostamento residuo allo SLD e il 50% dello spostamento corrispondente all’annullamento della forza, seguendo il ramo di scarico a partire dal punto di massimo spostamento raggiunto allo SLD.

Tabella 1. SL per i diversi componenti di unastruttura isolata alla base.

Figura 1. Isolatore HDRB dell’Alga.

44Ingegneri

Napoli

7. effetto di softening nei cicli succes-sivi al primo (effetto di Mullins det-to anche scragging).

In definitiva, il grosso svantaggio de-gli isolatori HDRB è legato all’inca-pacità di poter contemplare inun’unica modellazione, tutte le va-riabilità sopra elencate. Ciò rendenecessario ricorrere, nell’analisi nu-merica, ad una modellazione lineareequivalente poiché allo stato attualenon vi sono, per tali dispositivi, mo-dellazione non lineari affidabili edallo stesso tempo agevolmente im-plementabili tali da riprodurre pervia numerica il comportamento del-l’isolatore in modo realistico per qua-lunque livello di deformazione ta-gliante. Tale svantaggio rende più af-fidabili e robuste, le modellazioni li-neari equivalenti rispetto alle model-lazioni isteretiche e, in alcuni casi,anche rispetto alle più complesse mo-dellazioni visco-elasto-plastiche. Il“prezzo che bisogna pagare” nel-l’utilizzo di modellazione pseudo-li-neare è il dover ricorrere, inevitabil-mente, ad analisi lineari per la valu-tazione della risposta sismica dellastruttura, precludendo quindi la pos-sibilità di eseguire Analisi DinamicheNon Lineari (ADNL) per una mag-giore affidabilità circa la valutazio-ne della risposta strutturale. Quanto elencato per l’isolatoreHDRB, circa le notevoli variabili delciclo isteretico, riguarda anche l’iso-latore LRB, ma alcune di queste va-riabili sono poco significative, tantoda poterle considerare trascurabili.Ciò, rende decisamente meno com-plesso il comportamento ciclico di unisolatore LRB che presenta una mag-giore stabilità e quindi una più affi-dabile riproducibilità per via numeri-ca del suo comportamento non li-neare.Si ritiene comunque che per un isola-tore LRB, una modellazione elastico-li-neare equivalente sia fortemente ap-prossimata e poco rispondente al suoreale comportamento. Pertanto, unacaratterizzazione non lineare diven-ta inevitabile.

► I dispositivi LRB premettono di as-sicurare livelli di smorzamento drasti-camente maggiori rispetto agli isola-tori elastomerici HDRB. Il notevole in-cremento di smorzamento viscosoequivalente permette di ridurre signi-ficativamente il valore dello sposta-mento massimo alla base della so-vrastruttura con i relativi vantaggi le-gati alla realizzazione dei giunti si-smici e il posizionamento degli ido-nei giunti relativi all’impiantistica. Sisottolinea l’importanza di adottareuno smorzamento controllato al finedi contenere l’incremento dei drift dipiano inseguito ad un maggiore con-tributo dei modi di vibrazione supe-riori al primo. ► I dispositivi FPS differentementedai dispositivi elastomerici (HDRB eLRB) permettono di isolare una strut-tura anche in presenza di ridotte mas-se strutturali. Grazie alla curvaturadella superficie concava, valore dadeterminare in base ai requisiti pro-gettuali, è possibile svincolarsi dallamassa strutturale e allo stesso tempoassicurare un ottimo ricentraggio del-la struttura, nella fase post-sisma.È importante precisare che, per il si-stema d’isolamento FPS saranno au-tomaticamente nulli gli effetti torsio-nali in seguito alla coincidenza tra ilbaricentro di rigidezza del sistemad’isolamento e la proiezione del cen-tro di massa della sovrastruttura sulpiano d’isolamento. Tale coincidenzaè intrinsecamente garantita dal siste-ma FPS dato che la rigidezza dei sin-goli isolatori è funzione dalla forzapeso che su di essi grava e quindidella massa che ad essi afferisce. Inparticolare, osservando l’espressionedella rigidezza effettiva dell’isolatoreFPS, si nota che se la massa si incre-menta e quindi se si incrementa laforza peso, anche la rigidezza au-menterà in modo proporzionale.► I dispositivi DCFP presentano i me-desimi vantaggi degli isolatori FPS,ma grazie alla loro doppia superficieconcava è possibile incrementare lospostamento massimo consentito non-ché ridurre le dimensioni dell’isolato-re, a parità di spostamento massimo

Figura 2. Isolatore LRB dell’Alga.

Figura 3. Isolatore FPS della EPS Inc.

Figura 4. Schematizzazione isolatore FPS – struttura.

45numero 2

marzo-aprile 2011

consentito, rispetto agli isolatori FPS.Ciò assicura un notevole guadano alivello della spazio di ingombro di ta-li dispositivi. Aspetto essenziale, risiede nella pos-sibilità di “gestire” i valori dei raggidi curvatura e dei coefficienti d’attri-to delle due superfici concave. I rag-gi di curvatura nonché i coefficientid’attrito potrebbero avere valori di-versi in modo tale da garantire unaprotezione sismica alla struttura sianei riguardi dell’evento sismico diprogetto sia nei riguardi di un evento

anomalo (maximum credible ear-thquake). ► Infine vi sono i sistemi di isola-mento misti (HDLRB + FS; LRB + FS;ESD + FS). I primi due presentano unparticolare vantaggio rispetto aglianaloghi sistemi con isolatori di unicotipo (HDRB e LRB rispettivamente) aparità di livelli prestazionali assicu-rati alla struttura. Tale vantaggio ri-guarda la possibilità di ridurre i costidel sistema di isolamento dato che ingenere, si riscontra una maggioreeconomicità di un dispositivo a scor-

sicurezza

Figura 5. Fasi di funzionamento dell’isolatore FPS.

Figure 6a e 6b. Montaggio dell’isolatore FPS.

Figura 7. Isolatore DCFP.

46Ingegneri

Napoli

rimento rispetto ad un dispositivo ela-stomerico. ► Il sistema (ESD + FS) si basa sul-l’utilizzo di dispositivi fluido-viscosi lacui comprimibilità del fluido permet-te di assicurare non solo la funzionedi dissipazione, ma anche quella diricentraggio della struttura in eleva-zione. Tale sistema presenta la necessità direalizzare una struttura di contrato acui ancorare i dispositivi ESD, mapossiede il vantaggio di una rapidasostituzione del dispositivo stesso in

caso di danneggiamento. La sostitu-zione è molto agevole ed economicae non richiede le costose procedurenecessarie per la sostituzione di unisolatore localizzato al di sotto di unpilastro. Tali dispositivi posso essere utilizzatianche nei casi di adeguamento si-smico di strutture adiacenti, al fine dimitigare gli effetti di possibili martel-lamenti. L’utilizzo dei dissipatori flui-do viscosi, da interporre tra le duestrutture adiacenti, consente di fron-teggiare le problematiche connessealla possibile inadeguatezza della di-stanza minima di separazione previ-sta nel progetto originario. Si riporta nelle Figure 13-21 e nellaTabella 2 una breve sintesi dei sistemidi isolamento esprimendo un giudiziosui principali parametri caratteriz-zanti i sistemi stessi. Tale tabella pre-stazionale è derivata dal un attentostudio dei risultati ottenuti da svariateanalisi dinamiche non lineari esegui-te su una struttura in c.a., irregolare

Figura 8. Isolatore DCFP durante prova ciclica.

Figura 9. Fasi di funzionamento dell’isolatore DCFP.

Figura 10. Isolatore FS in fase di montaggio.

Figura 11. Dispositivo ESD della Jarrett®. Figura 12. Schematizzazione dispositivo ESD– Struttura.

47numero 2

marzo-aprile 2011

in pianta, isolata mediante i sistemidi isolamento sopra elencati. Dallatabella prestazionale è possibile un

rapido e significativo confronto tra idiversi sistemi di isolamento adotta-bili.

sicurezza

Figura 16. Sistema d’isolamento “HDRB+FS”.

Figura 15. Prospetto Sud; Prospetto Ovest.

Figura 13. Pianta piano terra della strutturaanalizzata.

Figura 14. Sezione A-A della struttura analiz-zata.

48Ingegneri

Napoli

Figura 17. Sistema d’isolamento “LRB+FS”.

Figura 18. Sistema d’isolamento “FPS”.

Figura 19. Sistema d’isolamento “DCFP”.

49numero 2

marzo-aprile 2011sicurezza

Figura 20. Sistema d’isolamento “ESD+FS”.

Figura 21. Set di accelerogrammi adottatiallo SLC per le ADNL.

50Ingegneri

Napoli

Ovviamente, il giudizio prestaziona-le espresso per i sistemi (HDRB + FS)e (LRB + FS), limitatamente ai para-metri riportati in Tabella 2, restanoinalterati nel caso in cui il sistema siacostituito da soli HDRB e LRB rispetti-vamente.

4. Adeguamento sismico medianteisolamento sismico alla base

Illustrati brevemente i possibili siste-mi di isolamento, si procede a de-scrivere qualitativamente le possibilitecniche di adeguamento, nell’am-bito dell’isolamento sismico alla ba-se. Con il presente articolo, si vuoleoffrire ai lettori, un chiaro (si speraaltrettanto utile) quadro di sintesi del-le successive fasi realizzative del-l’intervento di adeguamento me-diante isolamento alla base. È im-portante sottolineare che il ricorso atali tecniche innovative, richiede nonsolamente una progettazione esecu-tiva del sistema di isolamento, maanche un’altrettanto oculata proget-tazione per ciò che riguarda le mo-dalità di esecuzione dell’interventostesso. Le fasi da dover prevederesaranno differenti in base al tipo disistema di fondazione esistente, dal-la presenza o meno di un livello se-minterrato, etc.

4.1. Sistema di fondazione a travirovesceNel caso di sistema di fondazione atravi rovesce occorrerà prevederequanto di seguito sinteticamente illu-strato.1. Scavi per permettere l’accesso al-

le fondazioni e per la realizza-zione di un seminterrato con loscopo di rendere possibile l’ac-cesso ai pilastri centrali.

2. Rinforzo e irrigidimento delle fon-dazioni esistenti e qualora sia ne-cessario, realizzazione di un gra-ticcio di travi di fondazione me-diante inserimento di travi di col-legamento trasversali. Tali travi dicollegamento assolveranno ilcompito di sgravare le travi esi-stenti, delle notevoli sollecitazio-ni torsionali per effetto delle forzedi taglio indotte dagli isolatori.

3. Realizzazione del giunto lateralelungo l’intero perimetro dell’edifi-cio per consentire gli spostamen-ti orizzontali di progetto e l’ac-cessibilità ai pilastri perimetralidella struttura.

4. Realizzazione di opere di soste-gno lungo l’intero perimetro del-l’edificio.

5. Realizzazione di un collegamentoverticale interno tra primo pianoisolato e fondazione, mediate sca-la in ferro opportunamente isola-

Tabella 2. Confronto prestazionale.

51numero 2

marzo-aprile 2011

ta, al fine di rendere ispezionabi-le l’intero sistema di isolamento.

6. Realizzazione di un nuovo gri-gliato di travi irrigidenti dimen-sionate ed armate in funzione deltaglio trasmesso dai martinetti equindi secondo un funzionamen-to ad arco-tirante.

7. Realizzazione del solaio del pri-mo livello isolato.

8. Realizzazione degli alloggia-menti degli isolatori con posizio-namento delle apposite bussoleper il collegamento degli isolato-ri alla fondazione e alla strutturain elevazione.

9. Inserimento e messa in carico deimartinetti idraulici, atti ad assicu-rare la corretta trasmissione delcarico verticale.

10. Taglio dei pilastri al fine di rea-lizzare la separazione tra sovra-struttura e sottostruttura.

11. Inserimento degli isolatori.12. Messa in carico degli isolatori

mediante iniezione di resineepossidiche e/o martinetti piattia perdere, in modo che tali iso-latori assumino i carichi verticalidell’edifico.

4.2. Sistema di fondazione a plinti supaliNel caso di sistema di fondazionerealizzato mediante plinti su pali, sa-rà possibile procedere in modo ana-logo a quanto illustrato in preceden-za, con alcune particolarità. Per taleintervento, è conveniente realizzareun sistema di isolamento con sotto-fondazione e prevedere quanto di se-guito sinteticamente illustrato:1. Scavi per permettere l’accesso al-

le fondazioni e per la realizza-zione di un seminterrato neces-sario per le operazioni di manu-tenzione e/o sostituzione degliisolatori.

2. Rinforzo e irrigidimento dei plintidelle fondazioni esistenti e in par-ticolare dei plinti a due pali, inmodo tale da sgravare gli stessidalle notevoli sollecitazioni tor-sionali per effetto delle forze ditaglio indotte dagli isolatori.

3. Qualora sia necessario, realiz-zazione di un reticolo di travi difondazione mediante inserimentodi travi di collegamento trasver-sali.

4. Realizzazione del giunto lateralelungo l’intero perimetro dell’edifi-cio per consentire gli spostamen-ti orizzontali di progetto e l’ac-cessibilità ai pilastri perimetralidella struttura.

5. Realizzazione di opere di soste-gno lungo l’intero perimetro del-l’edificio.

6. Realizzazione di un collegamen-to verticale interno tra primo pia-no isolato e fondazione, mediatescala in ferro opportunamenteisolata, al fine di rendere ispe-zionabile l’intero sistema di iso-lamento.

7. Realizzazione della sottofonda-zione e realizzazione di nuovi pi-lastri di sostegno che vadano adinglobare i pali esistenti per unaprofondità dettata dal calcolostrutturale.

8. Realizzazione del solaio del pri-mo livello isolato.

9. Realizzazione degli alloggiamen-ti degli isolatori con posiziona-mento delle apposite bussole peril collegamento degli isolatori.

10. Inserimento e messa in carico deimartinetti idraulici, atti ad assicu-rare la corretta trasmissione delcarico verticale.

11. Taglio dei pali di fondazione alfine di realizzare la separazionetra sovrastruttura e sottostruttura.

12. Lasciare in opera i monconi deipali di fondazione (superiori edinferiori) al fine di realizzare un“fail-safe system verticale”. Ciò simostra inapplicabile qualora visiano significativi errori di alli-neamento tra i pali di fondazio-ne e i sovrastanti pilastri. In talcaso i monconi andrebbero com-pletamente demoliti.

13. Inserimento degli isolatori;14. Messa in carico degli isolatori

mediante iniezione di resineepossidiche e/o martinetti piattia perdere, in modo che tali iso-

sicurezza

Figura 22. Fale-safe system verticale previstoper il San Francisco Emergency ManagementCenter.

52Ingegneri

Napoli

latori assumino i carichi verticalidell’edifico.

È utile precisare che il fale-safe sy-stem verticale rappresenta un sistemadi sicurezza nei riguardi dei carichigravitazionali. In genere è costituitoda appoggi adiacenti agli isolatori,in grado di fronteggiare i carichi ver-ticali della sovrastruttura nel caso incui vengano danneggiati gli isolatoristessi. Infatti, in presenza di un in-

cendio, nel caso di isolatori elasto-merici non sufficientemente protetti, lacomponente elastomerica degli stessiè soggetta a surriscaldamento conconseguente rapida e drastica ridu-zione della capacità portante. In talcaso, il fale-safe system verticale in-terviene grazie agli appoggi addi-zionali, consentendo il trasferimentodel carico verticale alla sottostruttura,nel caso in cui vi sia la completa oparziale distruzione degli isolatori.

Bibliografia

[1] D. Cancellara, F. Fabbrocino. “Conside-ration on the linear and nonlinear modelsof HDRB devices for base isolated multi-story frames”. Proceedings of XVIII ItalianConference of Theoretic and Applied Me-chanics – AIMETA ‘07, September 11-14,2007, Brescia, Italy.

[2] D. Cancellara, M. Pasquino. “A case stu-dy of Performance Based Design accor-ding to EC8: Fixed-Base vs. Base-IsolatedRC frame structures”. Ingegneria Sismica,Anno XXVI, n.2, Patron Editore - Bologna,2009.

[3] D. Cancellara, L. Sgariglia, M. Pasqui-no.”Tecnica innovativa contro i terremoti”.

Ingegneri Napoli, Notiziario dell’Ordinedegli Ingegneri della Provincia di Napoli,n.1 Gennaio-Febbraio 2009.

[4] D. Cancellara, M. Pasquino. “Edificio inc.a. con sistema di isolamento misto allabase (HDRB e FS in parallelo): analisi di-namiche lineari e non lineari a confronto”.Ingegneria Sismica, Anno XXVII, n.3, Pa-tron Editore - Bologna, 2010.

[5] D. Cancellara, L. Tascino & M. Pasquino.“Analisi comparativa delle prestazioni si-smiche di un edificio in c.a. con differentisistemi di isolamento alla base”. AIAS2010. Atti del XXXIX Convegno Naziona-le dell’Associazione Italiana per l’Analisidelle Sollecitazioni. Maratea, 7-10 Set-tembre 2010.

53

UN NUOVO LEGAMETRA ENERGIE RINNOVABILIE PROJECT MANAGEMENT:GLI “EQUATOR PRINCIPLES”

“Gli EquatorPrinciples sono un

strumento finanziariointernazionale, con il quale

devono oggi confrontarsied operare ingegneri eproject manager per i

grandi progetti, soprattuttonel settore delle energie

rinnovabili

Gli investimenti nel settore delle ener-gie rinnovabili hanno conosciuto unafase di rallentamento nei paesi giàsviluppati a causa della crisi econo-mica in atto. Diversa è invece la si-tuazione per i paesi in via di svilup-po, nei quali la domanda di energiaè sempre più in crescita ed in cui larete di distribuzione dell’energia elet-trica non copre l’intero territorio. Adesempio, a tutt’oggi, in India circaquattrocento milioni di persone vivo-no senza corrente elettrica.Essendo diminuiti gli investimenti pri-vati nel settore delle energie rinnova-bili, la maggior parte dei progetti èrealizzata attraverso strumenti finan-ziari internazionali: gli Equator Prin-ciples.Gli Equator Principles della IFC (In-ternational Finance Corporation) del-la Banca Mondiale sono un insiemedi norme volontarie per la determi-nazione, la valutazione e la gestionedei rischi sociali ed ambientali nellafinanza di progetto.Sono stati adottati il 4 giugno 2003a seguito di un accordo tra dieci ban-che, raggiunto per salvaguardare gliinvestimenti dai rischi sociali ed am-bientali.Gli Equator Principles si applicano atutti i settori industriali e solo per nuo-vi progetti, che prevedano un investi-mento non inferiore ai 10 milioni didollari.Ad oggi aderiscono a queste normevolontarie circa settanta tra grandibanche e gruppi finanziari nel mon-do, rappresentando circa l’85% del

mercato globale della finanza di pro-getto. Mentre i progetti sono realiz-zati per la maggior parte nei paesi invia di sviluppo, le banche hanno sedesoprattutto nei paesi già sviluppati.La gestione dei rischi sociali ed am-bientali, già nelle prime fasi del pro-getto, limita le possibilità che il pro-getto stesso possa essere ritardato,sospeso o cancellato. Inoltre, l’ado-zione degli Equator Principles pro-tegge sia gli investitori, sia le comu-nità interessate dai progetti. Per suastessa natura, la finanza di progettoè tale che gli investitori non possono,o possono solo in minima parte, ri-valersi sul patrimonio di chi realizzail progetto e devono quindi garantir-si in anticipo da qualunque pericolopossa minacciare i ricavi connessi al-la realizzazione del progetto stesso.L’investimento si ripaga principal-mente con il flusso di cassa del pro-getto. Per questi motivi sono impor-tanti sia la corretta gestione del pro-getto, il project management, sia unaesatta valutazione dei rischi socialied ambientali. È nell’interesse di tuttiche il progetto vada a buon fine.I mercati emergenti sono quelli che sistanno riprendendo più velocementedalla crisi economica. Per questa lo-ro crescita continua hanno semprepiù bisogno di energia. Laddovescarseggiano i combustibili fossili e lereti di distribuzione dell’energia elet-trica sono poco sviluppate e dove ilcosto stesso dell’energia elettrica èelevato, si stanno realizzando grandiprogetti nel campo delle energie rin-

Paola MorgeseIngegnere e project manager

Commissione Ambientedell’Ordine degli Ingegneri di Napoli

numero 2marzo-aprile 2011

novabili sfruttando sole, vento, mareeed energia geotermica per evitare diimportare di gas, petrolio e carbone.Inoltre, dove la rete di distribuzionedell’energia elettrica non arriva, sipunta sulla generazione distribuita dienergia da fonti rinnovabili.Ad esempio, in India la IFC (Interna-tional Finance Corporation) ha inve-stito circa un miliardo di dollari perlo sviluppo di progetti nel settore del-le energie rinnovabili e molti altri in-vestimenti riguardano paesi comeMarocco, Cina, Tailandia, Filippine,Nigeria, Etiopia, Kenia, Rwanda.I paesi con maggiore esperienza epiù avanzati nell’uso delle energierinnovabili sono proprio quelli in viadi sviluppo.Gli Equator Principles della BancaMondiale suddividono i progetti intre categorie, a seconda che il po-tenziale impatto e rischio sociale edambientale ad essi associato sia al-to, medio o basso. Per i progetti adalto e medio rischio sono previsteuna serie di valutazioni e la redazio-ne di un piano di gestione dei rischi.Con questo strumento finanziario gliinvestitori, a salvaguardia del lorostesso investimento, desiderano averela garanzia che i progetti siano por-tati avanti in modo socialmente re-sponsabile e secondo le migliori epiù aggiornate pratiche di gestionedell’ambiente.I progetti, per essere ritenuti finan-ziabili dalla IFC (International Finan-ce Corporation), devono soddisfareuna serie di criteri. Una prima valutazione riguarda ipossibili impatti sociali ed ambienta-li, suddivisi nelle seguenti categorie:A.progetti con potenziali impatti so-

ciali ed ambientali avversi signifi-cativi, numerosi, irreversibili o sen-za precedenti;

B. progetti con potenziali impatti so-ciali ed ambientali avversi limitati,in numero scarso, generalmente si-to specifici, in gran parte reversi-bili e prontamente risolvibili attra-verso misure di mitigazione;

C.progetti con impatti sociali ed am-bientali minimi o assenti.

Un’altra valutazione riguarda lo stu-dio dei possibili rischi ed impatti so-ciali ed ambientali del progetto inesame, condotto in modo ed in det-taglio tali da soddisfare le esigenzedei finanziatori, in funzione delle pe-culiarità del progetto stesso. Può com-prendere settori quali la sicurezza sullavoro, la salute e la sicurezza dellapopolazione, la valutazione di più al-ternative, la legislazione ed i regola-menti vigenti locali ed internazionali,la salvaguardia dei diritti umani edelle identità culturali, la salvaguar-dia della biodiversità, delle specie edelle aree protette, l’uso e la gestionesostenibili delle risorse naturali rinno-vabili, gli impatti socio economici, lasalvaguardia delle minoranze etni-che, l’uso corretto di sostanze peri-colose, l’uso efficiente delle risorseenergetiche, la corretta gestione deirifiuti, la prevenzione ed il controllodi qualunque forma di inquinamento.In ogni caso deve contenere anche ilpiano di gestione dei rischi indivi-duati.È richiesta poi la valutazione di de-terminati fattori sociali ed economici.Alcuni riguardano la sostenibilità so-ciale ed ambientale del progetto inesame, altri si riferiscono invece al ri-spetto di linee guida su ambiente, sa-lute e sicurezza per lo specifico set-tore industriale.La redazione di un piano di azione el’individuazione di un sistema di ge-stione, comprendenti anche misure dimitigazione e di monitoraggio, sonopoi richiesti per i progetti delle cate-gorie A e B relativi a paesi in via disviluppo o non ad alto reddito, cosìcome raggruppati dalla Banca Mon-diale in specifici elenchi.Il piano di azione, a seconda dellacomplessità del progetto, potrà esse-re costituito da un’unica relazioneoppure da un insieme di più docu-menti. Il sistema di gestione socialeed ambientale comprende ad esem-pio la valutazione sociale ed am-bientale, il programma di gestione,la formazione, il coinvolgimento del-la comunità alla quale il progetto èdestinato.

IngegneriNapoli54

Per i paesi ad alto reddito, i piani diazione sono redatti in conformità al-le relative vigenti leggi locali.Sempre per i progetti delle categorieA e B relativi a paesi in via di svilup-po o non ad alto reddito, gli EquatorPrinciples prevedono una consulta-zione pubblica per informare la po-polazione sulle caratteristiche delprogetto e sugli studi condotti sui suoipossibili impatti sociali ed ambienta-li e per raccogliere, gestire e risolve-re eventuali dissensi e preoccupazio-ni emerse nella comunità, a cui il pro-getto è destinato. Questa fase deveessere gestita attraverso un appositopiano strutturato, che tenga in consi-derazione le esigenze della popola-zione, l’uso della lingua locale pre-valente e le diversità culturali. Questafase di consultazione, soprattutto peri progetti di categoria A, i più deli-cati, deve avere luogo il più prestopossibile e comunque molto primache il progetto abbia inizio e devecontinuare anche nel corso della rea-lizzazione del progetto stesso.Per gli stessi progetti, di cui sopra,deve essere inoltre previsto e resopubblico un meccanismo di gestioneper la risoluzione di eventuali conflit-ti relativi a questioni sociali ed am-bientali, che possano preoccupare odanneggiare singoli individui o grup-pi di individui appartenenti alla po-polazione interessata dal progettostesso. La procedura dovrà esseresemplice, trasparente e veloce e do-vrà svolgersi nel rispetto delle tradi-zioni culturali locali.Per tutti i progetti ricadenti nella ca-tegoria A, e se richiesto dai finan-

ziatori anche per quelli della catego-ria B, è prevista una revisione indi-pendente della documentazione daparte di un soggetto terzo esterno, alfine di valutarne la conformità agliEquator Principles.Il finanziamento è inoltre subordinatoall’impegno del rispetto continuo diuna serie di leggi e di regolamenti so-ciali ed ambientali.Per tutta la durata del finanziamento,per i progetti della categoria A, e do-ve richiesto dai finanziatori ancheper la categoria B, ci sarà un esper-to esterno in tematiche sociali ed am-bientali, che controllerà continua-mente la loro conformità e che forni-rà relazioni periodiche sullo stato del-l’arte.Tutti i progetti finanziati dalla IFC (In-ternational Finance Corporation) so-no resi pubblici, fatti salvi i dati con-fidenziali, con cadenza almeno an-nuale, al fine di fornire esempi prati-ci sull’adozione degli Equator Princi-ples nei progetti realizzati.Gli Equator Principles sono un stru-mento finanziario internazionale,con il quale devono oggi confron-tarsi ed operare ingegneri e projectmanager per i grandi progetti, so-prattutto nel settore delle energie rin-novabili.

BibliografiaAbhijeet Deshpande, Equator Principles: Do

they make business sense?, Eco Business,gennaio 2011.

IFC (International Finance Corporation), Equa-tor Principles, Standard 2006.

PMI® (Project Management Institute), PM Net-work®, marzo 2011.

numero 2marzo-aprile 2011 55energie rinnovabili

56Ingegneri

Napoli

DUE INGEGNERI AI VERTICIDELLA SCUOLA IN CAMPANIA

Avevamo lamentato, in più occasio-ni, il decadimento della scuola Tecni-ca e Professionale a Napoli (come unpo’ in tutt’Italia) in conseguenza del-l’esclusione di fatto dalle Presidenzedei laureati in ingegneria, che untempo furono determinanti nella ge-stione di quegli Istituti Tecnici e Pro-fessionali nei quali si formarono quel-le schiera di tecnici alla testa delleaziende che produssero, in Italia, laricostruzione post bellica ed il boomeconomico industriale.Oggi ritornano in primo piano, inCampania ed a Napoli, gli ingegne-ri, che vedono due eccellenti loro rap-presentanti rispettivamente alla testadell’ufficio scolastico regionale e del-l’ufficio scolastico provinciale di Na-poli. Unico caso in Italia.Sono, rispettivamente, gli ingegneri,iscritti all’albo di Napoli, Diego Bou-ché e Pietro Esposito.Entrambi provengono dai ruoli dei di-rigenti superiori per i servizi ispettividi Napoli.

Diego Bouché, ingegnere meccani-co, è stato preside a Sala Consilinaed al VII ITIS di via de Matha primadi coprire il ruolo di ispettore tecnicoper il settore delle discipline artistichepresso la sovrintendenza scolasticaregionale della Campania.

Pietro Esposito, ingegnere chimico,passato dall’insegnamento all’ispetto-rato tecnico nel settore della chimicaindustriale, è stato direttore dell’ufficioscolastico provinciale (provveditoreagli Studi) a Benevento e successiva-mente alla direzione scolastica regio-nale, prima di passare all’ufficio sco-lastico provinciale di Napoli dove oc-cupa il posto che già fu di tanti insigniprovveditore agli studi, e nello stessotempo conserva il ruolo di direttoreprovinciale anche a Benevento.Ai due colleghi, cui riconosciamocompetenza ed esperienze eccellentinel mondo della scuola, chiediamo diguardare con attenzione agli IstitutiTecnici e Professionali in questa fasedi profonda innovazione e di nascitadegli Istituti Tecnici Superiori, istitu-zioni in cui il ruolo degli ingegneridocenti è prioritario. Si preoccupino perché i nostri Istitutiriconquistino quel prestigio che già fuloro, attraverso un consolidamentodelle strutture, un arricchimento delleattrezzature coerenti con le più mo-derne tecnologie informatiche, veda-no i propri docenti sempre meglio for-mati attraverso momenti di formazio-ne in servizio di alta qualità, per iquali l’ordine degli ingegneri di Na-poli è pronto a dare ogni opportunacollaborazione.

Diego Bouché

Pietro Esposito

57

ALBO PRETORIO ON LINEE TUTELA DELLA PRIVACY

“È auspicabile che infuturo si provveda a

definire regole tecniche eoperative chiare e completeprima dell’introduzione di

obblighi di legge, perfacilitare i compiti

soprattutto delle pubblicheamministrazioni

locali

L’albo pretorio on line è entrato in vi-gore dal 1° gennaio 2011 per effet-to dell’art. 32 della legge 18 giugno2009, n. 69 che ha trasferito gli ef-fetti di pubblicità legale dal tradizio-nale albo cartaceo alla pubblicazio-ne sui siti web istituzionali della PA. Si può affermare che l’albo pretorioon line costituisca una pietra miliarenell’innovazione nella PA, paragona-bile per importanza all’introduzionedel Protocollo Informatico, ma conben diversa valenza da due punti divista:– necessità di regole tecniche per

garantire l’autenticità e l’integritàdei documenti, nonché di segnatu-ra temporale;

– necessità di tutelare i dati perso-nali, che con la pubblicazione online sono esposti a diffusione espo-nenziale e difficilmente controlla-bile, comportando molti rischi siaper la dignità delle persone cheper la sicurezza (si pensi ad es. aisempre più frequenti reati di “furtod’identità”).

Riguardo al primo punto si è in an-cora attesa dell’emanazione di rego-le tecniche da parte del Ministero perla pubblica amministrazione e l’inno-vazione, in mancanza delle quali, alfine di adempiere all’obbligo entratoin vigore il 1° gennaio scorso, le va-rie Pubbliche Amministrazioni hannoadottato le soluzioni informatiche re-se disponibili dai propri fornitori soft-ware, rispetto a molte delle quali è le-gittimo nutrire dubbi sull’efficacia nel

garantire gli effetti della pubblicità le-gale richiesta dalla legge. In tema di rispetto della privacy erainvece particolarmente atteso unprovvedimento del Garante per laprotezione dei dati personali, che èstato approvato recentemente condeliberazione del 2 marzo 2011,n. 88, contenente le Linee guida inmateria di trattamento di dati perso-nali contenuti anche in atti e docu-menti amministrativi, effettuato dasoggetti pubblici per finalità di pub-blicazione e diffusione sul web (GU19.03.2011, n. 64).Prima di esaminare nel dettaglio ipunti più significativi di tale delibera-zione, è importante comprendernel’impostazione di fondo, riassumibilein questi termini: se da un lato nonesiste incompatibilità tra la protezio-ne dei dati personali e la trasparenzadell’azione amministrativa, soprattut-to dopo l’art. 11 del D.Lgs.150/2009, dall’altro è stato ribaditoche «la diffusione indiscriminata didati personali basata su un malintesoe dilatato principio di trasparenzapuò determinare conseguenze gravie pregiudizievoli tanto della dignitàdelle persone quanto della stessaconvivenza sociale. Pericoli questiche si dilatano ulteriormente quandola diffusione dei dati e la loro messaa disposizione avvenga on line» (§5). Anche perché «Il perseguimentodella finalità di trasparenza dell’atti-vità delle pubbliche amministrazionipuò avvenire anche senza l’utilizzodi dati personali» (§ 6.A.1.1).

Vito AscoliIngegnere

Dirigente del Servizio Informaticadel Comune di Acerra

numero 2marzo-aprile 2011

58Ingegneri

Napoli

Necessità di nuove modalità redazionaliper la protezione dei dati personali

Il Garante per la protezione dei datipersonali già con deliberazione del19 aprile 2007, n. 17, contenente leLinee guida in materia di trattamentodi dati personali per finalità di pubbli-cazione e diffusionedi atti e documen-ti di enti locali (GU 25.05.2007, n.120), aveva affermato che «La circo-stanza secondo la quale tutte le deli-berazioni sono pubblicate deve in-durre l'amministrazione comunale avalutare con estrema attenzione lestesse tecniche di redazione delle de-liberazioni e dei loro allegati» (§ 6).A tutela dell’amministrazione pubbli-cante e delle conseguenti responsabili-tà dirigenziali, era stato suggerito l’usodi una particolare prudenza nella faseprodromica all’adozione dell’atto, sug-gerendo di «menzionare i dati solo ne-gli atti a disposizione degli uffici», op-pure di «menzionare situazioni di di-sagio personale solo sulla base diespressioni di carattere più generale o,se del caso, di codici numerici».In realtà, anche se la pubblicazionepuò avvenire con allegati riservati ocon una copia modificata in autotu-tela attraverso gli omissis, la soluzio-ne migliore è redigere un atto ammi-nistrativo già con il pensiero rivoltoalla sua pubblicazione. Non è d’al-tra parte ipotizzabile in alcun modoche chi compie materialmente la pub-blicazione possa effettuare un con-trollo preventivo, e magari alterare ildocumento con gli omissis, al fine digarantire la tutela dei dati personalipresenti: il compito di chi pubblica èda riferirsi esclusivamente alla corret-tezza e al rispetto dei tempi di pub-blicazione, mentre la tutela della pri-vacy non può che ricadere sul re-sponsabile del procedimento ammi-nistrativo de quo.

Distinzione tra trasparenza, pubblicitàe consultabilità di atti e documenti

Il Garante fornisce tre nuove defini-zioni che di trasparenza, pubblicità e

consultabilità. Tutte hanno a capover-so la parola “disponibilità”, quasi agarantire – anche lessicalmente – ilconcetto di servizio insito nella respublica.Riguardo alla trasparenza: «La di-sponibilità sui siti istituzionali delleamministrazioni di atti e documentiamministrativi, contenenti dati perso-nali, per finalità di trasparenza è vol-ta a garantire una conoscenza gene-ralizzata delle informazioni concer-nenti aspetti dell'organizzazione del-l'amministrazione al fine di assicura-re un ampio controllo sulle capacitàdelle pubbliche amministrazioni diraggiungere gli obiettivi, nonché sul-le modalità adottate per la valutazio-ne del lavoro svolto dai dipendentipubblici».Per quanto attiene invece alla pubbli-cità: «La disponibilità on line per fi-nalità di pubblicità è volta a far co-noscere l'azione amministrativa in re-lazione al rispetto dei principi di le-gittimità e correttezza, nonché a ga-rantire che gli atti amministrativi pro-ducano effetti legali al fine di favori-re eventuali comportamenti conse-guenti da parte degli interessati. Talepubblicità può configurarsi anche co-me uno strumento della trasparenzapoiché funzionale a rendere conosci-bile l'attività delle pubbliche ammini-strazioni».Infine la consultabilità: «La disponibi-lità sui siti istituzionali delle ammini-strazioni di atti e documenti ammini-strativi per finalità di consultabilità èvolta a consentire la messa a dispo-sizione degli stessi solo a soggetti de-terminati – anche per categorie – alfine di garantire in maniera agevolela partecipazione alle attività e aiprocedimenti amministrativi».Dalle definizioni emerge come traspa-renza e pubblicità siano forme di “di-sponibilità” erga omnes e quindi neiconfronti di un soggetto indeterminatoe generalizzato, mentre la consultabi-lità risulta una forma di “disponibilità”erga partes, presumendo quindi unrapporto tra soggetti determinati.Per quanto sopra è necessario valu-tare, caso per caso e procedimento

59numero 2

marzo-aprile 2011

per procedimento, quali siano le spe-cifiche finalità dell’ordinamento (ge-nerale e proprio dell’ente) che preve-dono un regime di disponibilità deidati personali on line, anche diffe-renziato nei modi e negli strumenti.Ciò significa che essere trasparentitotalmente è sicuramente un fatto ap-prezzabile, ma che deve essere ri-condotto ai principi di necessità e diproporzionalità, «garantendo il ri-spetto dei principi di qualità ed esat-tezza dei dati e delimitando la du-rata della loro disponibilità on line»(§ 5).

Il trattamento dei dati personali

Le Linee guida in oggetto ribadisco-no che «I soggetti pubblici possonoutilizzare informazioni personali perlo svolgimento delle proprie funzioniistituzionali anche in mancanza diuna norma di legge o di regolamen-to che preveda espressamente il trat-tamento di dati personali e non de-vono richiedere il consenso dell'inte-ressato (artt. 18, commi 2 e 4, 19,comma 1, del Codice)». Il discorsocambia quando l’utilizzo consistenella comunicazione e nella diffusio-ne di questi tipi di dati, in quanto isoggetti pubblici sono tenuti ad ap-plicare rigorosamente le regole dicui al § 2, che si riportano integral-mente:

2.1. Pubblicazione di dati perso-nali sulla base di espresse previsio-ni normativeIn relazione alle sole operazioni dicomunicazione e di diffusione, lepubbliche amministrazioni, nel met-tere a disposizione sui propri sitiistituzionali dati personali, contenu-ti anche in atti e documenti ammi-nistrativi (in forma integrale, perestratto, ivi compresi gli allegati),devono preventivamente verificareche una norma di legge o di rego-lamento preveda tale possibilità(artt. 4, comma 1, lett. l) e m), 19,comma 3, 20 e 21, del Codice),fermo restando comunque il gene-

rale divieto di diffusione dei datiidonei a rivelare lo stato di salutedei singoli interessati (artt. 22, com-ma 8, 65, comma 5, 68, comma 3,del Codice).

2.2. Pubblicazione di informazionipersonali strettamente necessaria alperseguimento di finalità istituzio-naliLe amministrazioni possono inoltrepubblicare sul proprio sito web in-formazioni che contengono datipersonali, eventualmente anchetratti da atti e documenti ammini-strativi, qualora tale divulgazione,che deve essere sempre sorretta daun'adeguata motivazione, costitui-sca un'operazione strettamente ne-cessaria al perseguimento delle fi-nalità assegnate all'amministrazio-ne da specifiche leggi o regola-menti, e riguardi informazioni utilia far conoscere ai destinatari le sueattività e il suo funzionamento o afavorire l'accesso ai servizi presta-ti dall'amministrazione.Resta comunque fermo che nonpossono essere comunicate o diffu-se informazioni riferite agli utenti senon nei casi in cui tali operazionisono esplicitamente previste da unalegge o da un regolamento.Resta fermo inoltre che la pubblica-zione di dati personali aventi naturasensibile è consentita solo se auto-rizzata da espressa disposizione dilegge nella quale siano specificatii tipi di dati, le operazioni esegui-bili e le finalità di rilevante interes-se pubblico perseguite ovvero qua-lora tale operazione sia identificatanel regolamento che l'amministra-zione è tenuta ad adottare, previoparere conforme del Garante (art.20, commi 1 e 2, del Codice).

2.3. Pubblicazione di informazionialla luce della recente riforma nor-mativa in materia di trasparenzadelle pubbliche amministrazioniLe amministrazioni possono infinedisporre la pubblicazione sul pro-prio sito web di informazioni per-sonali individuate -sulla base di pre-

normativa

60Ingegneri

Napoli

cisi obblighi normativi, in parte pre-visti dal d.lg. n. 150/2009, in par-te da altre normative previgenti- nelProgramma triennale per la traspa-renza e l'integrità che ciascuna am-ministrazione è tenuta ad adottarein conformità alle “Linee guida perla predisposizione del Programmatriennale per la trasparenza e l'in-tegrità”, adottate il 14 ottobre2010 dalla Commissione indipen-dente per la valutazione, la traspa-renza e l'integrità delle amministra-zioni pubbliche (Civit).

Il diritto all’oblio

L’obbligo di pubblicazione on line afini dichiarativi delle amministrazionicomporta necessariamente l’adozio-ne di accorgimenti che tutelino mag-giormente il diritto all’oblio, già san-cito nel Codice della privacy (art. 11,comma 1). «Le esigenze di trasparenza, pubbli-cità e consultabilità degli atti, proprioin relazione alla circostanza che i da-ti personali in essi contenuti sono dif-fusi sul web, devono comunque tene-re anche conto della necessità di in-dividuare un congruo periodo di tem-po entro il quale devono rimanere di-sponibili (in una forma che consental'identificazione dell'interessato) chenon può essere superiore al periodoritenuto, caso per caso, necessario alraggiungimento degli scopi per i qua-li i dati stessi sono resi pubblici.Come detto, la diffusione illimitata econtinua in Internet di dati personalirelativi ad una pluralità di situazioniriferite ad un medesimo interessato,costantemente consultabili da molte-plici luoghi e in qualsiasi momento,può comportare conseguenze pre-giudizievoli per le persone interessa-te, specie se si tratta di informazioninon più aggiornate o relative ad av-venimenti risalenti nel tempo conte-nute anche in atti e provvedimentiamministrativi reperibili on line chehanno già raggiunto gli scopi per iquali si era reso necessario renderlipubblici (§ 5.2)».

Dunque la congruità temporale vienericollegata al periodo necessario af-finché vengano raggiunti gli scopiper i quali è prevista la pubblicazio-ne dei dati, stabilendo cioè un colle-gamento con la tempistica già indivi-duata dalle norme che impongono lapubblicazione. Viene lasciato, tutta-via, uno spazio, seppur limitato, lad-dove si pubblichi in assenza di unanorma che stabilisca il periodo dipubblicazione.Si distinguono allora due distinte ipo-tesi di “limiti temporali”:1) limite temporale previsto dalle sin-

gole norme che impongono lapubblicazione: in tal caso le am-ministrazioni devono garantirel’accessibilità per il tempo stabili-to, garantendo il diritto all’obliotrascorso il termine;

2) limite temporale stabilito dalle sin-gole amministrazioni in assenza diuna disciplina di settore; a questoproposito le amministrazioni devo-no determinare il termine la cuicongruità dipenderà dalle finalitàperseguite (trasparenza, pubblici-tà, consultabilità), ossia:a) qualora la pubblicazione sia

prevista per esigenze di traspa-renza, potrebbe essere neces-sario individuare periodi di tem-po “ragionevoli” per garantireuna immediata accessibilità al-le informazioni;

b) qualora si tratti di pubblicazio-ne prevista per finalità di pub-blicità, l’individuazione dellatempistica dovrà avvenire te-nendo anche conto dei terminiprevisti per l’impugnazione deiprovvedimenti soggetti a pub-blicazione.

Non appare che in relazione a taliipotesi queste Linee guida forniscanoun chiaro criterio di riferimento e ciòsia perché il criterio delle ragionevo-lezza si presta ad interpretazioni di-screzionali e soggettive, sia perchénon risulta chiaramente quale sia larelazione che dovrebbe sussistere tratermine di pubblicazione e termine diimpugnazione.

61numero 2

marzo-aprile 2011

Basti pensare, a tal proposito, che iltermine di pubblicazione delle deli-berazioni degli enti locali, ai fini del-la presunzione della piena cono-scenza legale, è previsto in 15 gior-ni dall’art. 124 del D.Lgs.267/2000, mentre il termine gene-rale per la proposizione dell’azionedi annullamento è stabilito dal Codi-ce del processo amministrativo in 60giorni (cfr. D.Lgs. 2 luglio 2010, n.104, art. 29). Le amministrazioni comunque sonotenute a stabilire le modalità con cuiadempiere alle prescrizioni del Ga-rante in base alle quali, una voltascaduti i termini, sarà necessario:a) rimuovere dal web notizie, docu-

menti o intere sezioni del sito;b) togliere gli elementi identificativi

degli interessati, qualora sia ne-cessaria l’ulteriore permanenza;

c) prevedere un accesso riservato,qualora sia necessario soddisfareesigenze di carattere storico o, inogni caso, sottratto ai comuni mo-tori di ricerca.

Alcune fattispecie esemplificative

Il provvedimento del Garante forni-sce solo in parte l’aiuto che le am-ministrazioni pubbliche attendevanosia sotto il profilo giuridico, vistal’esigenza di avere un quadro di sin-tesi rispetto ai precedenti provvedi-menti, sia – soprattutto – sotto il pro-filo tecnico. In altre parole, non sitratta di un vademecum completo,ma di una guida autorevole al trat-tamento dei dati personali pubblica-ti on line.Si riportano nel seguito alcune casi-stiche per cui il Garante ha esplicita-mente analizzato i relativi obblighi dipubblicazione.

Albo dei beneficiari di provvidenzedi natura economica L’albo dei beneficiari di provvidenzeeconomiche, istituito ai sensi dell’art.1 del DPR 7 aprile 2000, n. 118, hafin dall’inizio sollevato problemi dicompatibilità con le norme in materia

di tutela della riservatezza, stantel’elevato numero di dati personali esensibili in esso presenti. La pubblicazione on line degli attiche riconoscono agevolazioni, sus-sidi o altri benefici, rispondendo al-l’esigenza di trasparenza nell’utiliz-zo delle risorse pubbliche, è non so-lo consentita ma evidentemente do-vuta, a patto che sia limitata a (§6.A.4):– nominativi e data di nascita;– esercizio finanziario relativo alla

concessione del beneficio;– indicazione della disposizione di

legge sulla base della quale hannoavuto luogo le erogazioni.

La delibera n. 88/2011, infatti,esclude esplicitamente la pubblica-zione di dati personali non necessarial raggiungimento della trasparenzae che, anzi, per la loro natura di da-ti sensibili non debbono essere divul-gati:– indirizzo di abitazione– codice fiscale;– coordinate bancarie dove sono ac-

creditati i contributi– ripartizione assegnatari secondo

le fasce dell’indicatore Isee – informazioni che descrivano le

condizioni di indigenza in cui ver-sa l’interessato

– indicazioni, frequentemente usate,che sono idonee a rivelare lo statodi salute e come tali ricadono neldivieto di cui agli artt. 22, c. 8 e68, c. 3 del Codice quali l’indica-zione di titoli dell’erogazione deibenefici («es. attribuzione di borsedi studio a “soggetto portatore dihandicap”, o riconoscimento dibuono sociale a favore di “anzia-no non autosufficiente” o con l'in-dicazione, insieme al dato ana-grafico, delle specifiche patologiesofferte dal beneficiario»), criteri diattribuzione («es. punteggi attri-buiti con l'indicazione degli “indi-ci di autosufficienza nelle attivitàdella vita quotidiana”») e destina-zione dei contributi erogati («es.contributo per “ricovero in struttu-ra sanitaria oncologica”»).

normativa

62Ingegneri

Napoli

Personale e concorsi pubblici: ilmodello di curriculum europeo è“eccedente”Particolare attenzione viene dedi-cata (§ 6.B.1) agli atti e documen-ti relativi al rapporto di lavoro e alpersonale in generale riprendendo,in parte, quanto già affermato nel-la deliberazione 24 giugno 2007,n. 23 recante le Linee guida in ma-teria di trattamento di dati perso-nali di lavoratori per finalità di ge-stione del rapporto di pubblico im-piego. Innanzi tutto viene ribadito che «Leprevisioni normative che disciplina-no la pubblicazione di graduato-rie, esiti e giudizi concorsuali pre-vedono espressamente la diffusionedei relativi dati personali, anchemediante l'utilizzo del sito istituzio-nale dell'amministrazione di riferi-mento».Per quanto riguarda invece l’acces-so a ulteriori dati e informazioni, ilGarante fa riferimento alle possibili-tà offerte dalla consultabilità (§ 3.3),ovvero nella possibilità di accesso li-mitata ai soli partecipanti alle pro-cedure concorsuali, in base alle nor-me sull’esercizio del diritto di acces-so: in tal caso, quindi, l’accesso de-ve essere consentito attraverso user-name e password, numero di proto-collo o altri estremi identificativi for-niti dall’ente a coloro che ne abbia-no diritto. E non è certo una novità,se pensiamo a quello che già oggiavviene nei rapporti tra atenei e stu-denti, che possono accedere alle in-formazioni che li riguardano o agliesiti degli esami di norma propriotramite l’attribuzione di una pass -word.Procedendo con la tecnica dell’elen-cazione, vengono individuati queidati ritenuti pertinenti ai fini dellapubblicazione on line: a) elenchi nominativi cui vengono ab-

binati risultati di prove intermedieb) gli elenchi di ammessi a prove

scritte o oralic) i punteggi riferiti a singoli argo-

menti di esamed) i punteggi totali ottenuti.

Vengono invece esclusi dalla pubbli-cazione on line tutti i dati non stretta-mente correlati alle esigenze di tra-sparenza della procedura concor-suale, quali:1) recapiti di telefonia fissa o mobile2) indirizzo dell’abitazione o e–mail3) titoli di studio4) codice fiscale 5) indicatore Isee6) numero di figli disabili7) risultati di test psicoattitudinali

Le medesime cautele devono essereutilizzate nell’ambito delle attività digestione dei rapporti di lavoro, qua-lora si renda necessaria la pubblica-zione on line a fini di trasparenza diprovvedimenti e/o di documenti (at-tribuzioni incarichi, graduatorie,etc.).In questo ambito il Garante chiarisce(§ 6.A.1) che il modello di curricu-lum europeo contiene dati ecceden-ti e non pertinenti rispetto alla esi-genze di trasparenza amministrativache sono alla base della pubblica-zione on line. «Tale modello, infatti,contiene l'indicazione di dati perso-nali eccedenti o non pertinenti ri-spetto alle legittime finalità di tra-sparenza perseguite, in quanto ri-sponde alle diverse esigenze di fa-vorire l'incontro tra domanda e of-ferta di lavoro e la valutazione dicandidati. Prima di pubblicare sul si-to istituzionale il curriculum europeova quindi operata una selezione del-le informazioni in esso contenute ri-tenute pertinenti in relazione agli in-carichi svolti o alle funzioni pubbli-che ricoperte dal personale interes-sato quali, ad esempio:– informazioni personali (dati ana-

grafici, amministrazione di appar-tenenza, qualifica e/o incarico ri-coperto, recapito telefonico del-l'ufficio, e-mail istituzionale);

– dati riguardanti i titoli di studio eprofessionali, le esperienze lavo-rative (incarichi ricoperti, capacitàlinguistiche e nell'uso delle tecno-logie, partecipazione a convegnie seminari, pubblicazioni, colla-borazione a riviste, ecc.);

63numero 2

marzo-aprile 2011

– ulteriori informazioni di carattereprofessionale indicate dall'interes-sato.»

Accorgimenti tecnici

Il Garante affronta anche le temati-che dell’indicizzazione e della ricer-ca ubiquitaria dei motori di ricerca,individuando la scelta migliore inquella che privilegia i motori di ricer-ca interni a discapito di quelli esternigeneralisti. Si tratta, infatti, di assicu-rare «accessi maggiormente selettivie coerenti con le finalità di volta involta sottese alla pubblicazione assi-curando, nel contempo, la conoscibi-lità sui siti istituzionali delle informa-zioni che si intende mettere a dispo-sizione» (§ 5.1). D’altra parte si richiama la necessitàdi «limitare la diretta reperibilità online» dei dati personali pubblicati suisiti della PA, cosa che richiederebbela capacità di evitare la memorizza-zione e l’indicizzazione da parte deimotori di ricerca generalisti. A talproposito si fa riferimento sia ad ac-corgimenti tecnologici, «ad esempio,nell'uso di firewall di rete in grado diriconoscere accessi che risultino ano-mali per numero rapportato all'inter-vallo di tempo di riferimento oppuredi opportuni filtri applicativi che, afronte delle citate anomalie, siano ingrado di rallentare l'attività dell'uten-te e di mettere in atto adeguate con-tromisure», sia a forme di agreementquali il Robot Exclusion Protocol (REP),che consente, grazie a un accordo in-ternazionale, di far rilevare al moto-re di ricerca l’area, le pagine o i filesche il sito web dichiara non indiciz-zabili e non memorizzabili.Uno dei maggiori problemi incontra-ti dalle amministrazioni, in assenzadi regole tecniche, riguarda i formatidi file da pubblicare e le modalità at-traverso cui garantire affidabilità, in-tegrità e autenticità dei documentipubblicati. Esiste poi il problema del-l’uso di formati proprietari, dal piùcomune file “.doc” al “.pdf”. Infine,«un ulteriore accorgimento la cui

adozione potrà essere valutata dalleamministrazioni interessate, anche inrelazione a specifiche categorie didocumenti, è la sottoscrizione del do-cumento pubblicato sul sito web confirma digitale o altro accorgimentoequivalente, in modo da garantirnel'autenticità e l'integrità» (§ 5.4); intal caso occorre fare i conti però conla scarsa diffusione delle tecnologiedi firma digitale, dovuta alla difficol-tà che l’utente medio incontra quan-do deve destreggiarsi tra softwareper la lettura di documenti firmati di-gitalmente, smart card, lettori USB,certificati digitali, ecc.Infine il Garante pone l’accento sui ri-schi della decontestualizzazione, ov-vero «che i contenuti informativi di-sponibili sul sito istituzionale sianoaccessibili mediante l'utilizzo di mo-tori di ricerca esterni ovvero siano re-peribili attraverso la consultazione disiti dove sono ospitate copie dei me-desimi contenuti informativi». Al finedi scongiurare tali rischi, con la deli-berazione 88/2011 il Garante in-troduce alcuni requisiti della pubbli-cità legale on line correttamente ap-plicata: non è richiesta solo una “af-fissione” sul web, ma anche una pre-ventiva forma di registrazione otteni-bile mediante inserimento di dati dicontesto «(es. data di aggiornamen-to, periodo di validità, amministra-zione, segnatura di protocollo o del-l’albo)» (§ 5.4).

Conclusione

Le “Linee guida” esaminate hanno loscopo dichiarato di «definire un primoquadro unitario di misure e accorgi-menti finalizzati a individuare oppor-tune cautele che i soggetti pubblici so-no tenuti ad applicare» nell’utilizzodelle moderne tecnologie dell’infor-mazione e della comunicazione on li-ne, sempre più necessarie – e impostedalla legge – per conseguire gli obiet-tivi strategici di ammodernamento edefficientamento della PA. L’impiego esteso delle tecnologie le-gate ad Internet, che indiscutibilmen-

normativa

64Ingegneri

Napoli

te offre enormi vantaggi da tanti pun-ti di vista, va accuratamente calibra-to per le implicazioni che presenta intema di privacy, date le straordinariecapacità di immagazzinamento econservazione nel tempo di enormimoli di dati, oltre che di elaborazio-ne degli stessi non sempre e non so-lo a scopi statistici - si pensi ad es. al-le importanti problematiche connessealla diffusione dei sistemi on line disocial networking.È auspicabile che in futuro si provve-da a definire regole tecniche e ope-rative chiare e complete prima del-l’introduzione di obblighi di legge,per facilitare i compiti soprattutto del-le pubbliche amministrazioni locali,spesso sprovviste di figure professio-nali con competenze adeguate in am-bito ICT. Non va dimenticato che ladefinizione di standard tecnici e ope-rativi favorisce l’adozione di stru-menti innovativi in quanto mette incondizione da un lato le pubblicheamministrazioni, spesso restie ad in-novare, di prepararsi adeguatamentein vista delle scadenze - evitandodannosi rinvii – e dall’altra i fornitoridi implementare efficientemente le so-luzioni software necessarie, evitandoi costi aggiuntivi derivanti da even-tuali aggiustamenti successivi.

Bibliografia

L. 7 giugno 2000 n.150 - Disciplina delle atti-vità di informazione e di comunicazionedelle pubbliche amministrazioni.

D.lg. 30 giugno 2003 n. 196 - Codice in ma-teria di protezione dei dati personali.

D.lg. 27 ottobre 2009 n. 150 - Attuazione del-la legge 4 marzo 2009, n. 15, in materiadi ottimizzazione della produttività del la-voro pubblico e di efficienza e trasparen-za delle pubbliche amministrazioni.

Delibera n. 105/2010 della CIVIT (Commis-sione per la valutazione, la trasparenza el'integrità delle amministrazioni pubbliche)- Linee guida per la predisposizione del Pro-gramma triennale per la trasparenza e l’in-tegrità.

Linee guida per i siti web della PA redatte daDigitPa ai sensi dell'art. 4 della Direttiva8/09 del Ministro per la pubblica ammini-strazione e l'innovazione del 26 novembre2009.

Deliberazione del Garante 19 aprile 2007n.17 - Linee guida in materia di trattamen-to dei dati personali per finalità di pubbli-cazione e di diffusione di atti e documentidi enti locali.

Deliberazione del Garante 14 giugno 2007n.23 - Linee guida in materia di trattamen-to di dati personali dei lavoratori per fina-lità di gestione del rapporto di lavoro inambito pubblico.