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E vissero felici e contenti Alunni delle classi 1^B e 1^C E vissero felici e contenti Alunni delle classi 1^B e 1^C 1

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La lepre e la lumaca

Un giorno una lumaca e una lepre si incontrarono al lago Verde, un posto tranquillo per rilassarsi.

La lepre aveva molta sete, perciò si mise a bere l'acqua fresca; ad un tratto si accorse che una lumachina stava strisciando vicino alla sua zampa, infastidendola.

La lepre le domandò: "Perché mi dai fastidio?". La lumaca rispose: "Ops scusa, non me ne ero accorta."

"Come fai a non accorgerti di me, una grossa lepre furba e maestosa!? Sono io che non dovrei accorgermi di te perché sei piccola e viscida, sai solo strisciare!".

"Taci che non sai nemmeno salire su un albero! E se dovesse arrivare un cacciatore ti sparerebbe, mentre a me non farebbe nulla!".

La lepre si mise a riflettere a disse: "Sì hai ragione, siamo diverse, ma ognuno ha una propria caratteristica diversa."

E così le due creature se ne andarono, capendo che non si deve discutere sulla diversità altrui perché ognuno può fare delle cose che altri non sanno compiere.

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Il corvo e le colombe

Un gruppo di colombe bianche viveva in campagna e trascorreva serenamente le proprie giornate. Un giorno giunse un corvo dalle piume nere, anzi nerissime. Era nuovo e non conosceva nessuno; le colombe un po' vanitose tenevano le distanze del corvo a causa del colore delle sue piume.

La colomba più anziana e saggia si accorse di quanto stava succedendo, si mise a riflettere e poi convocò le compagne. Si rivolse a loro con grande fermezza: "Noi tutte siamo diverse e questa è una ricchezza. La diversità unisce, non divide; per questo non dovrebbe essere vista con sospetto, ma con curiosità ed essere sempre accettata."

A quelle parole, le colombe abbassarono le loro bianche ali e si andarono subito a scusare con il corvo che le perdonò. L'uccello venne accolto nel gruppo; da quel giorno le colombe iniziarono a conoscerlo meglio e scoprirono in lui un nuovo amico.

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Il gatto capriccioso

Una strega aveva un gattino con l'abitudine di scorazzare intorno alla sua casa. Un giorno incontrò una farfalla svolazzare nel cielo. Cercò di afferrarla, ma non ci riuscì.

- Sciocco di un gatto, non puoi prendermi. Non sai neanche volare! - Sbottò la farfalla.

Il mattino seguente, incontrò un pavone presuntuoso. Cercò di parlargli, ma questi fece la ruota e si voltò mettendo in mostra le sue splendide piume.

- Ho di meglio da fare che parlare con te! -

Il gatto, mogio mogio, tornò a casa. All'indomani, fece la conoscenza di un animale che non aveva mai visto prima.

- E tu, chi sei? -

- Sono un cervo -

Il gatto era molto ammirato dalle sue grandi corna ramificate. Non perse tempo e si precipitò dalla sua padrona dicendole:

- Non voglio più essere un gatto! Voglio diventare una farfalla, un pavone e un cervo!"

- Ne sei proprio sicuro? -

- Sicurissimo: voglio volare, essere bello e forte! -

- Va bene, esaudirò il tuo desiderio, ma per farlo dovrai portarmi una parte del corpo di ogni animale. -

Il gatto mise all'opera le sue doti feline: con lestezza e prontezza di riflessi, si impadronì dell'ala di una farfalla, di una piuma di pavone e di un pezzo di corna di cervo.

Quindi la strega preparò la pozione e lui la bevve soddisfatto tutta in un sorso. Passò la notte e quando si svegliò tutto era cambiato; corse alla

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fontana e vide riflessa nell'acqua l'immagine di un essere bizzarro e sproporzionato: era lui!!!

Era disperato e si mise a piangere, implorando l'aiuto della fata e dandosi dello sciocco per l'errore commesso.

- Aiuto! Voglio tornare come prima! -

La strega, che a differenza delle altre era buona e paziente, vedendo che il micio si era pentito di essere stato così ostinato e capriccioso, lo toccò con la sua bacchetta e annullò l'incantesimo.

Da quel giorno, il gatto non invidiò più gli altri animali e nelle sue passeggiate andava in giro orgoglioso di essere se stesso.

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La renna perduta

Era la Notte Santa di tanto tempo fa, Babbo Natale doveva solo caricare i regali perché le renne e la slitta erano già pronte per il solito viaggio annuale.

Durante il percorso fu sorpreso dalla nebbia e un forte vento fece disorientare le renne che precipitarono terra.

Nell'incidente la slitta perse la stellina che era sistemata sui suoi pattini: il fatto era molto grave perché, forse non tutti lo sanno, ma è proprio questa stellina a permettere alla slitta di volare.

Babbo Natale si allontanò e si mise subito alla sua ricerca. Le renne rimasero in attesa, ma furono spaventate dalla presenza di un'ombra minacciosa e così si dispersero nel bosco.

Recuperata la stella, al ritorno Babbo Natale trovò solo la slitta e perse altro tempo a radunare le sue bestiole. Le ritrovò tutte, eccetto Cometa, la più piccola del gruppo.

Si mise in volo per avere una prospettiva migliore. La piccola stremata li vide in cielo e, piangendo, pensò: - Ero sicura che non mi volevano, ora starò qui sola soletta. -

Uno scoiattolo, un coniglietto e un uccellino sentirono le sue parole e, vedendola così triste, fecero capolino da un cespuglio: - Stai tranquilla, ti aiuteremo noi, non sei sola. -

Ma le grandi foreste del nord dell'Europa sono popolate di folletti, gnomi e creature fatate: una piccola luce avvicinandosi si fece via via più intensa, fino ad illuminare tutto lo spazio circostante: - Mi presento, sono la fata Sveltina e sono qui per te! -

Quell'essere incantevole riportò magicamente la renna alla slitta con le sue compagne. E così facendo, non solo rese felice Cometa, ma salvò anche il Natale perché l'indomani ogni bambino trovò al suo risveglio un bel regalo.

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Il principe buono

C'era una volta, tanto tempo fa, un re triste e solo. Un giorno gli nacquero due figli gemelli; erano uguali in tutto e per tutto, soltanto un piccolissimo dettaglio li distingueva: nei loro occhi si intravvedeva un folgorio, azzurro in quelli di Jimmy e rosso in quelli di Morton.

I due crebbero e diventarono degli abili cavallieri. Un giorno il padre morì, lasciando loro il regno in eredità. Nessuno dei due giovani, tuttavia, salì al trono: uno era troppo avaro ed egoista per farsi amare dai sudditi, l'altro troppo timido e insicuro per prendersi una responsabiità così grande.

Un giorno Jimmy si recò al fiume, qui incontrò un contadino: era appesantito dalla legna che doveva trasportare sulla schiena. Impietosito, Jimmy aiutò il buon uomo caricando i pesi sul suo cavallo. Prima di salutarsi, il vecchio svelò la sua vera identità:

- Sono un mago e tu sei stato gentile con me. Se governare un giorno vorrai, camminare un po' dovrai, se tre doni non basteranno, molti aiuti arriveranno! -

A queste parole, il mago scomparve nel nulla, lasciando Jimmy del tutto attonito. Capì però che era arrivato il momento di lasciare tutto e di mettersi in cammino.

Decise di esplorare tutti gli angoli del suo regno e si diresse verso le montagne. Lungo il cammino, sentì i lamenti di un uomo e corse in suo soccorso: un lupo affamato voleva trasformarlo nel suo pasto, ma il principe lo trafisse prontamente con la spada.

- Mi hai salvato la vita, in cambio prendi questo lazzo d'oro, ti servirà. -

Jimmy ripartì e nel tragitto si imbattè in suo fratello accompagnato dai suoi scagnozzi.

- Dove vai? -

- Non sono fatti tuoi! - e rivolgendosi ai suoi uomini, ordinò: - Prendetelo! -

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Fu proprio in quel momento che il lazzo si illuminò, Jimmy lo prese e lo lanciò contro un macigno che precipitò sui suoi assalitori.

I due fratelli iniziarono a duellare; Morton era decisamente il più forte e scaraventò a terra il gemello. Ma il terreno si aprì magicamente sotto i suoi piedi facendolo sprofondare.

Jimmy, tutto dolorante, iniziò a scappare senza meta fino a che stremato perse i sensi. Si risvegliò nel comodo letto di una casa ai piedi di una grande quercia, curato e accudito. Vi viveva una fata che, dopo averlo rimesso in forze, gli disse: - Se governare un giorno vorrai, camminare ancora dovrai, una strada davanti a te si aprirà, prosegui sicuro senza viltà! - La fata lo salutò, ma prima di lasciarlo andare, gli donò una spada d'argento.

Il giovane riprese il cammino quando ad un tratto si materializzò un sentiero di terra battuta, lo imboccò e giunse in un villaggio distrutto. "Chi poteva averlo ridotto in quel modo?" Si domandava.

Tra le macerie, scorse dei sopravvisuti. Li mise in salvo e si fece raccontare l'accaduto: - E' stato il drago, a cavalcarlo era il figlio del re e adesso che ti guardiamo bene... è del tutto uguale a te! -

- Salvaci signore, il vecchio re era un uomo buono e saggio, ma suo figlio è malvagio e non ama i suoi sufìdditi.- Aggiunse un altro.

- Prendi questo scudo di vibranio; è più duro dell'acciaio. Ti proteggerà. - Concluse un terzo.

Jimmy era sconvolto, ma prese coraggio e, equipaggiato del lazzo, della spada e dello scudo, proseguì lungo la strada che lo portò di fronte a Morton.

Lo scontro fu terribile e si concluse con la vittoria di Jimmy che, dopo aver preso al lazzo il fratello, lo sfinì con la spada.

Tornò al castello... era finalmente pronto a governare!

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Le tre sorelle

Una regina vedova aveva tre figlie. Le sorelle maggiori volevano molto bene alla madre, ma erano anche molto capricciose e sciocchine.

La madre un giorno morì lasciando loro la responsabilità del regno, ma le ragazze avevano troppi grilli per la testa ed erano troppo prese dai loro interessi. Toccava a Bianca, la sorella minore occuparsi di tutto e non era affatto semplice.

Non lontano del castello, viveva una donna molto invidiosa che non poteva sopportare l'allegria e la spensieratezza delle due principesse. Si recò allora dallo gnomo del bosco per chiedergli aiuto e ottenne una bacchetta.

Nella notte, andò di nascosto al castello e, servendosi della magia, fece comparire un fatasma che terrorizzò le ragazze mettendole in fuga.

Arrivate all'inizio della foresta, si divisero: le maggiori presero il sentiero di destra e la minore quello di sinistra. Bianca giunse così alla casa dello gnomo e ansimante implorò il suo aiuto.

Lo gnomo intuì che cosa fosse successo e, pentito dell'errore commesso, le donò la bacchetta più potente che avesse mai realizzato.

La principessa raggiunse le sorelle che nel frattempo erano state imprigionate dalla donna in una baracca. Le liberò e insieme tornarono al castello, dove si era comodamente sistemata la donna invidiosa.

Bastò un lieve colpetto con la bacchetta a far svanire la donna e il fantasma.

Bianca fu incoronata regina e da quel momento la magia venne usata soltanto per fare buone azioni. E le sorelle maggiori? Vi starete chiedendo. La terribile avventura fece loro capire che era arrivato il momento di cambiare!

E così, come succede in tutte le fiabe, vissero tutte e tre insieme, felici e contente.

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Incanto

Tanto tempo fa un'incantevole principessa di nome Rosa viveva in un castello con la matrigna e la sorellastra.

Da quando le era morto il padre, era costretta a fare tutti i lavori di casa e a subire ogni tipo di prepotenza.

Un giorno, finite le solite faccende, Rosa si preparò per uscire, ma la sorellastra la guardò, e le disse: - Uscire con quegli stracci? Faresti meglio ad andare a pulirmi la stanza! - E così fu; la madre la rispedì a lavorare.

La povera ragazza era veramente triste. Era nella sua stanza in soffitta, quando sentì vicino a lei uno squittio: era un topolino.

- Ciao, sono qui per aiutarti. -

All'inizio Rosa si spaventò... Un topo parlante? E chi l'aveva mai sentito!

Il topolino prima la tranquillizzò e poi le spiegò che avrebbe fatto in modo di spaventare le due donne per permetterle di scappare una volta per tutte.

Così avvenne e Rosa corse più che potè fino a quando sbucò in una radura incantata in mezzo alla foresta: c'erano molti fiori, alberi, una cascata e dei ruscelli.

La ragazza, sfinita, finalmente si sedette a riposare. Le si posò allora sulla spalla una farfalla che le disse: - Guarda i fiori intorno a te.-

Rosa si concentrò su una splendida rosa rossa e uno, due, tre.... si trasformò in una bellissima coccinella.

In quel posto visse per sempre felice e libera di volare dove voleva.

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L'amore vince su tutto

Tanto tempo fa, tra le montagne innevate, giaceva un castello: era la dimora delle fate di cristallo, dette anche dal cuore splendente; le chiamavano così perché il loro cuore era così puro da sembrare un diamante.

Sul versante ovest c'era il villaggio delle streghe grigie, le più crudeli che esistessero al mondo. Si divertivano a lanciare maledizioni contro chiunque capitasse loro a tiro e solo il tocco di una bacchetta di luce magica poteva annullare i loro effetti malefici.

Quando una strega lanciava un incantesimo, le fate lo intuivano e arrivavano subito in aiuto del malcapitato.

Un giorno una mamma e una figlia si misero a discutere e, come tutti sanno, i litigi familiari per una strega sono terreno fertile!

Quando la fata Brillina accorse, ormai era troppo tardi. Sui cuori delle due donne era scesa una coltre nera, si inaridirono lentamente fino a trasformarsi in statue di pietra.

Brillina creò allora una bacchetta per salvarle: prese una gemma baciata dal sole, qualche seme di speranza, la misura del coraggio e la polvere di una stella cadente.

Quindi pronunciò queste parole: - Con una stella, qualche seme e una gemma, ti abbiamo assemblato e l'odio in bene sarà trasformato! -

Bastò un lieve tocco e madre e figlia ritornarono alla normalità. La strega, avvilita, se ne tornò al villaggio e, come direbbe una vera fata, "Solo l'amore vince su tutto"

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La principessa e il cavallo

C'era una volta, tanto tempo fa, una principessa bella e gentile; si chiamava Linda: era la gioia dei suoi genitori e tutti l'adoravano.

Non lontano dal castello in cui viveva, c'era una strega che invidiava moltissimo la bellezza e la giovinezza della ragazza. Per questo motivo, aspettò un momento favorevole e, vedendola da sola alla fontana, con un incantesimo la trasformò..... in un cavallo.

Linda si mise a piangere, o meglio a nitrire, disperata, mentre la strega sogghignava compiaciuta. Ad un tratto apparve una fata che le disse. - Stai tranquilla, sono io, la tua fata madrina! -

La principessa rimase scioccata perchè fino a quel giorno aveva ignorato la ua esistenza.

- Cara fatina, ti prego aiutami. Non voglio rimanere un cavallo per il resto della mia vita! -

La madrina tentò in ogni modo di riportarla alla normalità, ma non ci riuscì. Riflettè attentamente e alla fine capì in che cosa aveva sbagliato: non poteva essere lei a spezzare la magia, doveva essere un principe a farlo baciandola; ma chi avrebbe baciato un cavallo!?!

Linda era sempre più desolata. Un giorno andò a trottare nella bosco, ma giunta ad un certo punto si disorientò e non sapeva più come ucirne. Ecco allora sopraggiungere uno splendido cavallo dal pelo lucido e dalla folta criniera. Aiutò la principessa e, vedendola così afflitta, si fece raccontare la sua storia.

Il cavallo si avvicinò a lei e le diede un bacio: Linda riprese le sembianze umane e il cavallo si trasformò in un bellissimo principe.

Vissero per sempre felici e contenti, mentre la strega continuava a rodersi d'invidia.

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Il ponte magico

Era una bella giornata d'estate e le persone stavano andando in vacanza, attraversando il ponte di Genova.

Quel giorno il costruttore del ponte era fuori città, impegnato con una squadra di uomini nella costruzione di una villa in campagna.

Un mago invidioso e cattivo tirò contro il ponte un fulmine e lo fece crollare. Nessuna poteva andare più da una parte all'altra della città.

Gli abitanti erano disperati e chiamarono in aiuto il costruttore, ma lui non poteva rispondere.

Allora alcuni cittadini esperti tentarono di fare da soli, ma non ci riuscirono. Il costruttore venne a sapere l'accaduto e arrivò in aiuto, ma anche per lui l'impresa era impossibile!

All'improvviso dal cielo arrivò un grande stormo di uccelli; erano stati inviati da un mago buono, che amava tanto la città di Genova.

Il ponte finalmente venne ricostruito e tutti poterono ricominciare ad attraversarlo.

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Vernella

C'era una volta una contadina furba e molto bella di nome Vernella. Desiderava sposare il principe, così ogni giorno si recava nel bosco e cantava dolci melodie nella speranza che lui la sentisse.

Un giorno sentì provenire dai cespugli un umore insolito: era una strega!

La vecchia le chiese incuriosita: - Cosa fai da sola da queste parti? -.

Vernella rispose: - Vorrei sposare il principe, ma lui non sente il mio canto. -

La strega allora disse: - Io posso aiutarti, ma lo farò ad una condizione: sposerai il principe solo se, quando ne avrai uno, mi darai tuo figlio. -

Vernella non ci pensò molto su, ringraziò la strega e strinse un patto con lei. Non passò molto tempo che il principe si accorse di lei e ne rimase folgorato: fu amore a prima vista, un vero colpo di fulmine. Le chiese di sposarlo e la portò a palazzo.

I mesi trascorrevano felicemente proprio come succede nelle favole più belle; dall'amore dei due giovani, nacque presto uno sp li avvolse in

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alculendido bambino roseo e paffuto, amato da tutti.

Vernella aveva già dimenticato la promessa fatta alla strega del bosco, ma questa un giono si presentò a corte per reclamare quanto le spettava di diritto.

"Come posso fare?" pensava la ragazza, ma non si perse d'animo: prese cinque sassi e li avvolse in alcune fasce, quindi si rivolse alla strega:

- Ti darò il bambino, ma promettimi che te ne andrai per sempre dalla vita della mia famiglia. -

- Certo, non mi vedrai mai più! -

Allora, con le pietre in mano, scomparve in una nube nera come il petrolio. Quando comprese di essere stata ingannata... era troppo tardi. Non poteva tornare, così morì di rabbia.

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