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Elementi sollecitati assialmente Questi elementi si risolvono molto semplicemente, tuttavia vengono esposti concetti basilari che
poi saranno esportati ai casi di elementi monodimensionali sollecitati in modo più complesso
VARIAZIONE DI LUNGHEZZA
L’elemento più semplice da immaginare è la molla, che può essere
messa in trazione o compressione
Si noti che la sua reazione non corrisponde alla tensione nelle spire
(la quale è piuttosto derivante da torsione)
Per carichi applicati non elevati la molla reagisce elasticamente:
P k f P 1f k
k = rigidezza [ N/m ] f = flessibilità [ m/N ]
Una barra prismatica agisce come una molla; allungamento (+):
PL
L LE EA
;EA L
k fL EA
accorciamento (-):
Le variazioni di lunghezza sono in genere molto piccole - il che giustifica il riferimento alla
lunghezza indeformata L
CAVI o FUNI
Sono elementi particolari in quanto reagiscono a trazione, ma non supportano la compressione
Le funi sono composte di trefoli intrecciati,
che possono essere a loro volta intrecciati
fra loro
1 25.4 inch mm
1 / 14.6 N / mlb ft
1 4.45 Nlb
Esempio di proprietà funi
Dato il fatto che esistono spazi vuoti nell’avvolgimento, il
modulo elastico effettivo è minore di quello della barra di
pari diametro nominale
60 80 % effettivo acciaioE E
Le funi possono essere avvolte in tamburi senza
produrre resistenza a flessione e sollecitazioni
significative se i diametri di avvolgimento sono
adeguati
Le normative indicano, per ogni tipologia, i
diametri minimi di avvolgimento
Esempio
La struttura a contrappeso ABC (rigida) è
appoggiata su due elementi verticali BD e CE.
Le barre sono in acciaio con E= 205 GPa
ABD= 1020 mm2 / ACE= 520 mm2
Calcolare il massimo carico che comporta
spostamento in A di 1 mm.
.6
2 2
3 4803 6.887 10
20500 1020
BDBD
BD
P mmP LP mm
EA N mm mm
.6
2 2
2 6002 11.26 10
20500 520
CECE
CE
P mmP LP mm
EA N mm mm
Entrambi gli spostamenti sono espressi in funzione del carico applicato P
Soluzione:
L’equilibrio dei momenti ci fornisce i due carichi di
compressione e trazione, rispettivamente in BD e CE:
4502
225CEF P P
6753
225BDF P P
Essendo rigido l’elemento ABC, esso si
inclina di un unico angolo per cui:
.8 .6 .6tan 8.065 10 675 11.26 10 43.18 10 A CEAA AC P P mm
.66.887 11.26 10tan
225
BD CEP
BC
.8tan 8.065 10 P
.6 .6
123158
43.18 10 43.18 10
AP N
Con questo valore di P, l’angolo di rotazione risulta molto piccolo: 0.0019 rad = 0.11 °
N.B. Si è implicitamente assunto che la flessione dell’elemento BD sia trascurabile ai
fini dello spostamento verticale (piccoli spostamenti)
DEFORMAZIONE DI ASTE SOLLECITATE IN MODO COMPLESSO
Alla trave di figura sono applicati 3 carichi concentrati PD, PC, PB
Sezionando le travi al centro di ogni tratto sollecitato in
modo costante si possono determinare le forze interne:
1 ;B C DN P P P 2 ;C DN P P 3 DN P
1 11 ;
N L
EA 2 2
2 ;N L
EA 3 3
3
N L
EA
1 2 3tot 1
ni i
tot
i i
N L
EA
generalizzando
Sezioni variabili a tratti
Se invece la sezione e le sollecitazioni variano con continuità lungo l’asse
longitudinale x, la sommatoria diviene un integrale:
N x dxd
EA x
0
L
tot
N x dx
EA x
2
2
0 012 12
xN x g M H x d d H d
L
Esempio – asta conica
Una asta conica supporta alla fine in una massa M ed è soggetta
al peso proprio. Determinare la legge con cui varia la
sollecitazione lungo l’asse.
L’angolo di semiconicità si ricava da
tan2
d
L
Chiamando H la distanza tra la base in d0
e il vertice cono (non disegnato): 0 01
2 tan
d d LH
d
2
04
xA x d d
L
2
12conoV d h
0Ld d d
2 22 00 2
2
0
3 312
;
4
xd d x dg M x d
L LN xx
EA x xE d d
L
x E x
α
x
L x
N x
3
0; 10 ; 0.1 ; 0.3 ; 7800 / ; 10 ;Lacciaio L m d m d m kg m M t
0
L
L x x dx
Con le dimensioni assegnate, la
massima sollecitazione si ha nella
sezione più bassa (x=0)
0
N xx
A x
Hp
?A x
Si impone l’equilibrio all’elementino dx:
0 0 0A dA A Adx
ASTE DI UNIFORME RESISTENZA
Sono elementi che presentano (approssimativamente) in ogni punto il medesimo stato di tensione
dx
x
P Anche se la sezione è variabile, con cautela si può presumere che
essa sia sempre costante nella sezione (errore 3% se angolo = 20°)
A x
A x dA x
0
dAdx
A
Si separano le variabili e differenziali affini
per poter integrare: 0
dAdx C
A
0
ln A x C
Esponenziale:
0 0
x C x
A e C e
Condizione contorno
0 0A P
0C A
0
0
x
A x A e
ASTE STATICAMENTE INDETERMINATE
Finora sono state analizzate solo strutture la cui soluzione ha richiesto le sole equazioni di
equilibrio - staticamente determinate
In conseguenza di ciò le proprietà del materiale non hanno influenza sulla soluzione trovata
In molti casi invece, le equazioni di equilibrio non sono
sufficienti a determinare tutte le incognite
0 0vert A BF R R P
Si può introdurre una condizione aggiuntiva relativa al fatto che
l’allungamento totale tra i due incastri è nullo, ottenendo la II equazione
; A B
Pb PaR R
L L
0AB AC CB 0A BR a R b
EA EA
Equazioni di compatibilità
Nelle equazioni di compatibilità compaiono esplicitamente le
caratteristiche dei materiali (leggi costitutive) per collegare gli
spostamenti ai carichi incogniti
Soluzione:
Lo schema di corpo libero AB evidenzia la
presenza di 4 incognite
Esercizio
Una trave rigida AB è attaccata ad uno
snodo C mediante due tiranti CB e CD.
Determinare le tensioni sui due cavi.
L’equilibrio dei momenti in A consente di far
comparire 2 sole incognite
1 1 2 20 sin 2 sin 2AM T b T b Pb
Ma, dalla geometria (piccoli spostamenti): 1 22 2
sin =1 2 ; sin =1 52 5
b b
b b
1 2 22
2 5
T b T bPb
Equazione di compatibilità:
Dopo la deformazione, i punti A D B debbono restare allineati
Dal teorema di Talete, si ha che
2 12
Introducendo le
lunghezze indeformate 1 1 2 2/sin ; /sinL b L b
1 1
1
1
1
sin
T L
EA
2 2
2
2
1
sin
T L
EA
Legame costitutivo:
11
2T b
EA
22
5T b
EA
2 15 4T T
Si può ora sostituire questa ultima nell’eq. equilibrio ottenendo:
1 2 2
10 10 4 1.406 ; 1.125
58 2 5 5T P P T T P
N.B. Le caratteristiche del materiale (EA) non compaiono solo perché uguali nei due cavi
Note le tensioni, le altre reazioni vincolari si determinano dal solo equilibrio forze orr/vert
EFFETTI LEGATI A VARIAZIONE DI TEMPERATURA
Anche cambi di temperatura (rispetto a quella di riferimento – montaggio) possono indurre
deformazioni termiche e tensioni termiche
TSe il blocco non è vincolato, si espande liberamente in
tutte le direzioni, mantenendo la forma
T T Se l’espansione termica è
impedita, si possono generare
sollecitazioni molto elevate!
100 acciaioT C
6 312 10 100=1.2 10T
L’impedimento provoca
deformazione contraria
(risultante nulla) dovuta al
carico vincolare
3 111.2 10 2.06 10 242 termica MPa
Se una struttura può espandersi liberamente non si instaurano sollecitazioni di coazione
Stati di coazione invece si possono avere se sussistono gradienti termici, se vi sono vincoli che
impediscono l’espansione libera, se si hanno passaggi di fase con conseguenti cambi di
proprietà del materiale
Questa struttura risulta staticamente determinata (6 gdl, 2+2+2 gdv)
In essa si possono avere variazioni di temperatura sulle due travi,
senza che ciò comporti l’insorgere di sollecitazioni su di esse o
variazioni delle reazioni vincolari
Le strutture Staticamente Determinate non si tensionano per
effetto di cambiamenti uniformi di temperatura
Le strutture Staticamente Indeterminate si possono o
meno tensionare a seconda di come vengono applicati i
cambiamenti di temperatura
ΔT applicato a tutti i membri non produce tensioni
ΔT applicato ad una sola asta produce tensioni
Effetto eccezionale ondata calore su ferrovia
Da catalogo giunti per piping Semplice assorbitore per def. termica
Giunzione su tratti di viadotto
Montaggio giunzione su grande tubazione
per recupero dilatazioni termiche
Esempio
Un dado è avvitato sulla vite finché non si
ha il recupero totale dei giochi su un
elemento cavo di materiale con coefficiente
di espansione maggiore della vite.
Determinare le tensioni e l’allungamento
del complessivo in seguito a un ΔT
Ora si esprime la condizione che la somma
degli spostamenti per vite e elemento sia =
1 3 2 4Tot S VS V
S S V V
P L P LTL TL
E A E A
1 S T L 2 V T L
3S
S S
P L
E A
4V
V V
P L
E A
Soluzione:
Per risolvere il problema dovremo: (i)
eliminare un vincolo (testa vite), (ii) lasciare
la libera espansione, (iii) inserire i carichi e
l’uguaglianza degli spostamenti alla testa vite
L
+
PV
Finora non si sono utilizzate le equazioni di equilibrio, ma solo la condizione di congruenza
S VP P P S V
S V S V
S S V V
TP E E A A
E A E A
S V
S S V V
S S S V V
TPE E A
A E A E A
Per le tensioni deriva
S V
V S V S
V S S V V
TPE E A
A E A E A
compressione trazione
Si noti che le tensioni non dipendono dalla lunghezza
1 3 2 4
S S S V V V
Tot
S S V V
E A E A TL
E A E A
Per le deformazioni si riprende la congruenza, sostituendo P
Come verifica si può notare che se i materiali fossero gli stessi, la soluzione si semplifica in
modo corretto
0S V Tot T L
ENERGIA DI DEFORMAZIONE
La definizione dell’energia di un sistema è di fondamentale importanza. Mediante le
formulazioni energetiche si possono risolvere rapidamente molti problemi statici e dinamici
Se un carico viene applicato in regime
quasi statico fino ad un valore massimo,
esso si deforma raggiungendo allo stesso
tempo l’elongazione massima
Il lavoro compiuto è la somma di tutti gli
elementari prodotti carico – spostamento
Il lavoro compiuto dall’esterno produce deformazione e viene
totalmente immagazzinato in energia di deformazione 1 1
0
U W Pd
Se il carico applicato supera il punto A, di elasticità o di
reversibilità, alla rimozione dello stesso si ha solo un parziale
recupero
In ogni caso allo scarico la legge costitutiva torna ad essere
elastica lineare ma si ha una deformazione permanente OD
1 1
0
W Pd
Geometricamente =
area sottesa
ENERGIA nel caso di comportamento lineare elastico
L’area sottesa risulta semplicemente quella di un triangolo:
2
PU W
ma
PL
EA
2
2
P LU
EA
2
2
EAU
L
L’energia si può sommare nel caso di segmenti prismatici o integrare nel caso di sezioni variabili
2
1 2
ni i
i i i
N LU
E A
2
2
L
o
N xU dx
E x A x
Se vengono applicati più carichi, l’energia non può essere
calcolata dalla sovrapposizione semplice degli effetti
Si noti comunque che l’energia non è una
funzione lineare del carico applicato
Aumentando la lunghezza L si
incrementa l’energia assorbita
Aumentando E o A diminuisce
l’energia assorbita
A parità di carico!
DENSITÀ DI ENERGIA DI DEFORMAZIONE
Non è altro se non l’energia elastica immagazzinata per unità di volume
Per una trave prismatica soggetta a trazione-compressione tale densità è costante
2
22
U Pu
V EA
2
22
Eu
L
Ricordando le definizioni di tensione e deformazione
2
2u
E 2
2
Eu
La densità di energia immagazzinabile in un volume unitario da un
materiale al limite di elasticità proporzionale è detta modulo di resilienza
2
2
pr
ruE
La resilienza è la capacità di un materiale di assorbire energia in campo elastico
La densità di energia immagazzinabile da un materiale al limite della rottura
(la relazione dipende dalla forma della curva tensione-deformazione) è detta
modulo di duttilità
0
R
du d
La duttilità è la capacità di un materiale di assorbire energia prima del cedimento
Esempio 1
Si calcoli l’energia immagazzinata per effetto
(i) del solo peso proprio e (ii) del peso proprio
con un carico aggiuntivo.
x
i ii
Identico risultato si poteva ottenere dalla densità energia:
N x
x L xA
22
2
L xu
E
22
02
L
V
L xU udV Adx
E
N x A L x
22
2 3
0 02 2 6
L L A L xN x ALU dx dx
EA EA E
i
ii N x A L x P
2
2 3 2 2
02 6 2 2
L A L x P AL PL P LU dx
EA E E EA
Termine dovuto al solo peso proprio Termine dovuto al solo carico P
Termine misto aggiuntivo
Pertanto, si vede come sulla energia
non si può applicare la semplice
sovrapposizione degli effetti
Esempio 2 Se la struttura è elastica, un solo carico agisce e lo
spostamento richiesto è quello di applicazione del carico, si può
ricavare lo spostamento applicando direttamente l’eq. energia
Il carico supportato da ciascuna delle due aste è
2cos
PN
L’energia immagazzinata è fornita dalla
22 2
3
0
2 22 2 4 cos
L N x N L P HU dx
EA EA EA
Per questo solo caso si può = l’energia immagazzinata con il lavoro esterno compiuto da P
2
32 4 cos
P P HW
EA
32 cos
PH
EA
Questa soluzione è quindi molto particolare e non va estesa a casi più generali!
CARICHI DI IMPATTO
Carichi statici È il caso di carichi applicati molto lentamente senza innescare vibrazioni o
altri effetti dinamici
Carichi dinamici Possono essere causati da impatto: urti fra corpi , oggetti che cadono, …
Possono essere variabili nel tempo: macchine rotanti, terremoti, vibrazioni,…
Esaminiamo il semplice caso di un grave che impatta su una flangia
terminale di una trave prismatica
La soluzione non approssimata di questo problema è assai
complessa, ma con alcune semplificazioni si può risolvere facilmente
Si cerca una soluzione in chiave energetica assumendo che:
1) L’energia cinetica alla fine impatto venga tutta assorbita dalla trave
prismatica
2) L’energia elastica assorbita dal collare è immagazzinata in modo
simultaneo da tutti i punti
3) Il collare ha un urto perfettamente plastico con la flangia senza rimbalzi
4) Ogni effetto dissipativo sia trascurabile e la massa della trave sia trascurabile rispetto M
Si uguaglia l’energia potenziale del grave = energia elastica trave
Due soluzioni, di cui una positiva:
2
max 2WL WL WL
hEA EA EA
2
maxmax
2
EAW h
L
Equazione di II grado W Mg
Si vede già che l’allungamento aumenta con il carico W e diminuisce
con il modulo di rigidezza trave EA
Dipende da h che è in genere >> st se h= 40 st max= 10 st
La precedente si può semplificare se h >> st 2
max 2 2st
MgL Mv Lh h
EA EA
L’ultima relazione semplificata si poteva ottenere direttamente omettendo nel calcolo della
energia potenziale la deformazione aggiuntiva
st
WL
EA 2
max 2st st sth L’allungamento risulta ben maggiore di
quello statico!
La sollecitazione massima si calcola dalla: max
max EL
st
W
A
2
max 2W W WE
hA A AL
max
21 1st
hEA
WL
Ancora si può semplificare se h >> st
2
max
2st
hE Mv E
L AL
In pratica, per diminuire gli effetti deleteri dell’impatto conviene adottare elementi flessibili
e non rigidi
L’aumento del volume o di A e L separatamente, causa una diminuzione della sollecitazione
massima ma l’aumento di A causa un incremento del fattore di impatto
Un caso del tutto particolare si ha quando il carico è applicato improvvisamente, da altezza h = 0
2
max 2st st st
2
max 2st st st
L’applicazione subitanea del carico provoca un
raddoppio degli effetti statici!
Viene chiamato fattore di impatto il rapporto tra la tensione max / tensione statica
Esso assume valori anche superiori a 100
Esempio
Un ascensore discende verticalmente con velocità v costante.
All’improvviso la puleggia subisce un subitaneo arresto.
Determinare la massima tensione supportata dal cavo nel transitorio
Soluzione:
Come punto di partenza occorre specificare che il cavo, prima
dell’arresto, non è a riposo ma supporta il peso W della cabina
La soluzione prevede il calcolo della energia immagazzinata prima
del blocco ed il suo trasferimento integrale all’energia elastica
immagazzinata nel cavo
21
2cin
WE v
g
Si trascura l’E.C. del cavo e della
puleggia con tutti gli organi rotanti
maxpot stE W Energia disponibile per l’ulteriore allungamento del cavo a blocco
2
2
ststrain st
EAE
L
Energia di deformazione accumulata per sostentamento statico
2 2
2 maxmax
1
2 2 2
stTot prima st Tot dopo
EA EAWE v W E
g L L
1000 ; 1 ; acciaioW kg d cm
2 2 2
max max
1
2 2
stst st
EAW EAv
g L L
stEA
WL
2 2
max 2
11 1 1 1st st
st st
Wv L v
gEA g
Questa ultima, riscritta in termini tensionali, ci fornisce la tensione massima
2
maxmax 1 1st
v EAE
L gWL
Aumenta sempre più significativamente al decrescere
della lunghezza del cavo svolto
Cresce con la velocità della cabina
Il fattore di impatto può essere anche molto grande
Soffre incrementi di rigidezza del cavo (EA)
CONCENTRAZIONI DI TENSIONE
Come si vede dalla figura, solo ad una certa distanza dal
punto di applicazione del carico lo stato tensionale è
quello ipotizzato in precedenza
Tensione nominale
Spostandosi di una quantità circa pari alle dimensioni
caratteristiche, la tensione diventa quella nominale
In generale, carichi concentrati o discontinuità agiscono in
un arco spaziale limitato
Definire un coefficiente di concentrazione delle tensioni K
che rapporti la tensione massima e quella nominale
max
nom
K
Esistono tabelle e grafici dove vengono raccolti i coeff. conc. per varie disuniformità
geometriche calcolati con soluzioni analitiche, metodi numerici avanzati, sperimentazione,…
Il progettista utilizza le soluzioni di St Venant amplificando poi i valori locali mediante K
Foro in una piastra sottile
Piastra con raccordo sulla larghezza
Albero con riduzione di diametro
In sollecitazioni statiche, nell’uso di materiali fragili
si utilizzano i fattori K tabellati
nell’uso di materiali duttili i fattori K vengono
considerati spesso unitari (ridistribuzione plastica)
ANALISI ELASTO - PLASTICA
Approssimare gli acciai dolci da costruzione in materiali
elasto – plastici perfetti è una buona approssimazione:
Utilizziamo la struttura iperstatica a fianco per illustrare
come si può operare in una analisi elasto plastica
A
AA
Equazioni di equilibrio: 1 22F F P
Equazioni di congruenza: 1 2
Per bassi carichi, il comportamento è totalmente elastico
1 1 2 21 2;
F L F L
EA EA 1 1 2 2F L F L
Risolvendo le due equazioni assieme:
2 11 2
1 2 1 2
; 2 2
PL PLF F
L L L L
2 1
1 2
1 2 1 2
; 2 2
PL PL
A L L A L L
Le precedenti sono vere finché la 2 = snervamento
2
1
21y y
LP A
L
Nell’incipiente snervamento della barra 2, l’allungamento è 22 2 y
y
LF L
EA E
Ulteriori incrementi di carico comportano che la F2 rimanga
costante e le altre aumentino
Ad un certo punto tutte e tre le barre saranno plasticizzate e
non si avranno ulteriori incrementi
1 2 ; 3y pl yF F A P A
1y
pl
L
E
Dal confronto delle due posizioni A e B, si evincono i rapporti:
1
2
pl
y
L
L
1
1 2 1 2
3 3
2 2
pl pl
y y
P L
P L L L L
La pendenza del tratto AB è minore della precedente OA, l’estensione dello stesso tratto è
tanto maggiore quanto maggiore è la differenza fra L1 e L2
Si noti che se il carico è rimosso dopo aver superato il primo snervamento (pt A) il
sistema non torna alla configurazione iniziale – si instaurano tensioni residue
Vediamo se insorgono tensioni residue allo scarico
1) Allungamento oltre il valore δpl (grandi spostamenti e deformazioni)
Δ
Sotto carico le tensioni in tutte le barre valgono sn
1 1L L Le lunghezze finali sono 2 2L L
1 1ln 1 L Dal punto di vista delle deformazioni vere: 2 2ln 1 L
Le dimensioni finali delle sezioni sono
(Hp. Conservazione del volume in plasticità)
1 1 1ln A A 1 1 1A AL L
2 2 2ln A A 2 2 2A AL L
Per rimuovere il carico si applica una forza -Ppl che provoca il seguente stato tensionale
2
1
1 1 2
1
2
2 1 2
2
2
pl
pl
P L
A L L
P L
A L L
Sostituendo i valori
finali di carico
1 2
1
1 1 2
1 2
2
2 1 2
3
2 3
3
2 3
y
y
L L
L L L
L L
L L L
Le tensioni residue risultano: 1 1 1 1
2 2 2 2
Res y
Res y
Ci sono tensioni residue piccole - ma non
nulle - dovute agli spostamenti non
infinitesimi
Le aste lunghe hanno residua trazione e
quella corta compressione (più consistente)
Vediamone un diagramma
nel caso particolare:
2
1 21 ; 1 ; 0.8 ;
350 ; 210 ;y
A cm L m L m
MPa E GPa
In questo caso i
carichi variano da 2
1
21y y
LP A
L
a 3pl yP A
1 1L L Le lunghezze finali sono 2 2L L
Le tensioni che derivano sono:
2 y
1 1
1
E EL
1
2yP E AL
2) Allungamento compreso tra δy e δpl (piccole deformazioni)
Δ
P
Risolvendo le due
equazioni assieme:
Le tensioni residue risultano dalla
somma delle due tensioni precedenti:
21
1 1 2
12
1 2
2
2
Res
Res y
PLE
L A L L
PL
A L L
Alla rimozione del carico (aggiunta di -P) la reazione è tutta in campo elastico in piccoli
spostamenti rispetto alla configurazione iniziale:
2
1
1 22
PL
A L L
1
2
1 22
PL
A L L
E globalmente per
tutto il campo elasto-
plastico e plastico