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Émile Durkheim I La spiegazione sociologica de La divisione del lavoro sociale

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Émile Durkheim I

La spiegazione sociologica de La divisione del lavoro sociale

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Émile Durkheim nasce ad Épinal, cittadina francese della Lorena il 15 aprile del 1858.

Suo padre è un rabbino capo, tutta la sua famiglia è di stretta osservanza religiosa.

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A 18 anni, si reca a Parigi per studiare all’École Normale Supérieure. Si tratta di un’istituzione accademica molto prestigiosa, sorta dopo la Rivoluzione per formare i futuri insegnanti di liceo. Prova senza successo l’esame di ammissione per ben due volte, alla terza passa. I suoi compagni di studi saranno uomini destinati a ricoprire un ruolo politico ed intellettuale di primo piano nella Francia di fine ottocento ed inizi novecento (Juarés, Bergson, Brunot, ecc.)

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All’École fu suo insegnate Émile Boutroux (1845-1921), un filosofo di rilievo nell’ambito del dibattito francese sul positivismo. Sotto la sua influenza, Durkheim lesse attentamente l’opera di Auguste Comte.

Émile Boutroux

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Durkheim in Germania

Nel 1885 Durkheim, dopo aver passato un lungo periodo insegnando nei licei della provincia parigina, si reca in Germania per studiare il grado di progresso raggiunto da quel paese nelle scienze sociali. Ci resta circa un anno, vivendo principalmente a Berlino e a Lipsia.

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Durkheim in Germania

Proprio a Lipsia visita il primo laboratorio di psicologia sperimentale fondato e diretto da Wilhelm Wundt (1832-1920). Rimane impressionato dall’oggettività che le scienze sociali sembrano aver raggiunto nel mondo tedesco. Ritiene che anche la Francia debba seguire lo stesso sentiero, si convince sempre di più dell’utilità che lo studio scientifico della società può avere nella sua organizzazione pratica.

Wilhelm Wundt

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Durkhiem docente universitario

Nel 1887, di ritorno dalla Germania, scrive un paio di articoli sul pensiero sociale tedesco che lo aiutano ad ottenere un posto di professore di Pedagogia e scienze sociali all’Università di Bordeaux, incarico che ricopre per circa 15 anni.

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Durkhiem docente universitario

Nella sua lezione inaugurale all’università di Bordeaux tratteggia le prospettive della sociologia in quanto scienza appena nata. Anziché parlare in astratto delle sue possibilità, Durkhiem esortò a intraprendere concretamente studi sociologici. Questi studi potevano essere indirizzati ad un chiarimento dei tradizionali problemi filosofici, riproponendoli in un’ottica più empirica. Ciò valeva, per esempio, per le questioni morali o etiche (Giddens A., Durkheim, Il Mulino, Bologna, 1998: 13)

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Nel 1896 mentre ancora insegna a Bordeaux, fonda a Parigi un nuovo periodico, “L’Année Sociologique”. Lo scopo era recensire sistematicamente le pubblicazioni apparse uno o due anni prima nel campo della sociologia nelle discipline affini

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Finalmente Parigi

Nel 1902 Durkhiem lascia Bordeaux e passa alla Sorbona, con l’incarico di professore di Pedagogia. Nel 1913, la cattedra prende il nome di “Pedagogia e sociologia”.

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Le principali opere di Durkheim di cui il corso si occupa

(In parentesi le abbreviazioni usate da qui in avanti e l’anno della pubblicazione originale)

La divisione del lavoro sociale, (D.), (1893) Le regole del metodo sociologico, (R.), (1895) Il suicidio, (S.), (1897) Le forme elementari della vita religiosa, (F.),

(1912)

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La divisione del lavoro sociale (1893)

È la prima opera di Durkheim, scritta per ottenere il dottorato di ricerca, prende in considerazione il fenomeno della divisione del lavoro da un punto di vista diametralmente opposto a quello adottato da Hebert Spencer, filosofo e sociologo inglese di stampo individualista.

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Herbert Spencer e la divisione del lavoro

H. Spencer (1820-1903): l’unità sociale elementare non è la famiglia, ma l’individuo. Quindi, la chiave per comprendere le trasformazioni sociali sta nel desiderio dei singoli di perseguire il proprio vantaggio individuale.

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La divisione del lavoro e la felicità

Nell’antichità, l’autorità della tradizione faceva sì che l’uomo non potesse assecondare liberamente le proprie inclinazioni. Quindi, la divisione del lavoro era scarsa e le attività poco remunerative. La progressiva ricerca della felicità da parte degli individui ha fatto sì che parecchie delle antiche credenze venissero eliminate e gli uomini, liberi, armonizzassero le loro inclinazioni nel gioco degli scambi contrattuali.

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Le paure dei conservatori

La divisione del lavoro è quindi il sintomo di una progressiva caduta dei valori comuni, del successo della pura felicità individuale.

Allora, poiché la società necessita sempre di un forte consenso universale, la modernità rischia di sancire la fine del sociale.

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Durkheim critica entrambe le posizioni in merito alla divisione del lavoro

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La critica di Durkheim I

Il libero scambio contrattuale non potrebbe esistere, così come lo conosciamo, se non fosse inscritto in una cornice morale precedente. Se la società non fosse attraversata da un flusso di fiducia diffuso non si potrebbe stipulare nessun contratto (cfr. le funzioni del patto d’unione in Hobbes). Quindi la spiegazione individualistica è fondamentalmente errata. Occorre trovare una via alternativa.

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La critica di Durkheim II

Il consenso universale avvolge le società antiche, quelle tenute insieme da un particolare tipo di solidarietà sociale. Nella modernità non stiamo assistendo ad una fine del legame sociale ma alla sua trasformazione. Quale?

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Solidarietà e fatto morale

“Noi siamo senza dubbio solidali con i nostri vicini, i nostri antenati, il nostro passato; molte delle nostre credenze, dei nostri sentimenti, dei nostri atti non sono nostri, ma ci vengono dal di fuori. Ma quale prova abbiamo che questo sia un bene? Che cosa ne costituisce il valore morale?” (D. 48)

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Solidarietà e fatto morale

Il valore morale per Durkheim consiste essenzialmente nel tipo di problema che risolve quella particolare credenza.

Che tipo di problema? Per es. Come mai aiutiamo i malati, i disabili,

gli anziani spendendo molti soldi? Non sarebbe più utile per la società risolvere quei problemi uccidendo le persone inutili?

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Fornendo ospedali, servizi e cure gratuite la società risolve un problema d’integrazione, mostra una solidarietà, un legame sociale che unisce i cittadini di quel paese.

I fatti morali dunque risolvono un problema relativo al legame sociale, realizzano il sociale nella sua natura più piena.

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Moralità ed esperienza Le morali, i modi cioè di realizzare il legame

sociale, cambiano con le società. Le differenze nelle strutture di valore che regolano le diverse società sono innumerevoli.

Ma, parrebbe che il mutamento di queste regole sia collegato in via generale alle condizioni materiali della loro esperienza.

Per capire il tipo di moralità espressa da una società, occorre collocarla nello spazio e nel tempo ed esaminarne i suoi problemi pratici.

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Fatti morali e sanzioni

Come descrivere scientificamente la morale di una società?

“Si dice fatto morale normale per una specie sociale data, considerata in una fase determinata del suo sviluppo, ogni regola di condotta alla quale è collegata – nella media delle società di tale specie, considerate nello stesso periodo della loro evoluzione – una sanzione repressiva diffusa.” (D. 65)

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Due significati di regola in Durkheim

Regola come regolarità: una condotta che accade normalmente in un tipo di società dato

Es. I modi di pensare della coscienza collettiva sono regolarmente presenti nella maggioranza delle coscienze individuali

Es. è una regola che nelle società protestanti c’è un tasso suicidogeno più elevato che in quelle cattoliche.

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Due significati di regola in Durkheim

Regola come regolamentazione giuridica:

I sistemi legali/penali costruiti da una società esprimono la sua morale.

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Dobbiamo capire che cosa intende Durkheim per reato

Il comportamento criminale è tale non in virtù di sue caratteristiche intrinseche.

Commettere un omicidio o non rispettare il riposo del sabato sono due atti completamente differenti nei loro contenuti; eppure, in epoche diverse ed in società diverse, sono stati entrambi sanzionati con la morte.

La definizione va data in negativo: possiamo concepire il reato solo come un comportamento che offende delle credenze condivise e radicate nella gran parte dei membri della società.

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Reato e sanzione

Da che cosa deduciamo che un comportamento specifico offende la coscienza collettiva?

Dalle sanzioni che vi collegano.

La pena, la sua gravità, il modo in cui è eseguita, simboleggiano stati della coscienza collettiva

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Il concetto di solidarietà e il problema dell’osservazione della società

Quindi troviamo in Durkheim una concetto di morale definito sulla base delle sanzioni visibili in società storicamente date. Il visibile del sociale sono le forme concrete della solidarietà:

“Ciò che esiste e vive realmente sono le forme concrete della solidarietà: la solidarietà domestica, la solidarietà professionale, la solidarietà nazionale, quella di ieri, quella di oggi, e così via. […]. Lo studio della solidarietà rientra dunque nella sociologia, essendo un atto sociale che possiamo conoscere bene soltanto tramite i suoi affetti” (D. 88)

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Il vantaggio metodologico del concetto di solidarietà

Il concetto di solidarietà permette di procedere ad una classificazione delle società sia in termini diacronici sia in termini sincronici: la solidarietà delle società di ieri e quelle di oggi, i diversi tipi di solidarietà: domestica, professionale, religiosa, ecc.

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Quali sono gli oggetti in cui troviamo espresse le forme della solidarietà?

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Regolarità statistica e Regolamentazione giuridica

La regolamentazione giuridica della società esprime e rende effettivo il tipo particolare di solidarietà che essa sottende. Infatti il diritto NON è un artificio del sociologo (come la statistica), ma è un prodotto spontaneo della società, la riflette, ne condivide la natura. Studiare le trasformazioni del diritto vuol dire studiare le trasformazioni della solidarietà.

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“Resta però il fatto che, nell’ottica durkheimiana, quest’interpretazione si formula per difetto: essa non implica affatto che la solidarietà sia un fenomeno intrinsecamente giuridico, ma soltanto che, non potendo questa essere attinta direttamente, la si può fare apparire solamente spostandosi sul terreno del diritto, il quale, in virtù della sua natura regolamentatrice,costituisce uno strumento privilegiato di leggibilità del sociale.” (Karsenti B., Durkheim e la costituzione del sociale, 1999: 405)

Bruno Karsenti (1966)

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Struttura dell’argomentazione centrale della divisione

Società segmentarie aumento della società moderne (solidarietà meccanica) densità dinamica (solidarietà organica)

Diritto penale di natura religiosa espansione del diritto

restitutivo e restrizione di

quello penale sul rispetto della

libertà, dignità ed autonomia dell’individuo

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Società segmentarie

Sono differenziate tramite la ripetizione di segmenti (clan) uguali.

In che senso uguali?

Al loro interno la differenziazione dei ruoli è poco sviluppata (spesso soltanto in base all’età e al genere) e la sua struttura (della differenziazione dei ruoli) si ripete ugualmente in ciascun segmento della società.

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Società segmentarie

I contatti tra ciascun segmento sono limitati alle ritualità religiose e molto raramente riguardano scambi di risorse materiali (cibo, legna, ecc.)

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La coscienza collettiva Le rappresentazioni del mondo che gli individui si portano

“dentro la testa” sono, nelle società segmentarie, molto simili (ricordate: vivono nello stesso ambiente fisico, affrontano gli stessi problemi avendo a disposizione le stesse tecniche).

Qui è possibile osservare l’emersione di una coscienza collettiva, vale a dire di un sistema di rappresentazioni che è qualcosa di più della semplice somma delle sue parti

Quel di più è il sentirle condivise, comuni a tutti. La condivisione fa sì che queste rappresentazioni vengano

ritualizzate, attualizzate in norme, tramandate, ecc. La vita di quel sistema di rappresentazioni è autonoma rispetto

quella degli individui che compongono la società. Infatti esercita sulle loro coscienze un’azione coercitiva.

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Homo duplex

Vediamo già qui un motivo dominante del pensiero Durkheimiano. La natura dell’uomo è duplice e consiste in una scissione: da una parte le esigenze dell’io dall’altra quelle della società. Da una parte abbiamo uno stato di coscienza puramente individuale, dall’altra uno stato di coscienza costruito occupato riempito dalle regole della società.

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Individuo e società

L’idea dell’homo duplex, significa che l’individuo è anche un pezzo di società. Senza società niente individui. Quindi, per Durkheim, gli individui sono prodotti dalla società e non viceversa. La grande differenza con l’antropologia di Hobbes sta qui.

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Coscienza collettiva e individuo

Nelle società segmentarie, la penetrazione della coscienza collettiva in quella individuale è massima. Ne consegue che il gruppo (clan) e le regole che lo governano hanno un’importanza maggiore dell’autonomia e della libertà dell’individuo.

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Società vs. Individuo

“Non c’è dubbio che se i popoli che ci hanno preceduto avessero avuto per la dignità individuale il rispetto che noi oggi professiamo, non avrebbero potuto vivere. Affinché essi potessero sussistere, era assolutamente necessario – date le loro condizioni di esistenza – che l’individuo fosse meno geloso della propria indipendenza”. (D. 56)

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Solidarietà meccanica e diritto penale

Come fa a dire tutto ciò? Osservando quali erano gli atti atti sanzionati nelle società del passato.

Osserva che nelle società segmentarie il diritto è solo diritto penale (D. 96).

Che cosa fa il diritto penale? A differenza del diritto restitutivo, la sua funzione è solo quella di punire, e punendo indica quali sono i punti più sensibili della coscienza collettiva. Quelli che, se toccati, scatenano le reazioni più severe.

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Natura condivisa del diritto penale

Ciò che noi chiamiamo legge è in realtà diritto nel senso di IUS, di quelle norme cioè che sono così comuni e radicate nelle media delle coscienze individuali che non serve nemmeno codificarle. Per questo nei codici penali non troviamo un’esortazione a tutelare la vita, ma un elenco delle pene che si accompagnano all’omicidio.

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Pena e coscienza collettiva

La pena è solo un reazione della coscienza collettiva alla profanazione che subisce da parte del comportamento criminale.

Legge del taglione e codici penali evoluti condividono la stessa identica natura

Da questo punto di vista, il reato non è allora solo un pericolo per la società; se scoperto, attribuito e punito, può costituire un’occasione morale: attraverso la punizione la coscienza collettiva riafferma le sue rappresentazioni, i suoi principi, i suoi valori.

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L’imputazione della colpa

Mary Douglas (1921): l’imputazione della colpa è sempre un meccanismo che rinsalda la comunità attorno ai suoi valori di base (Rischio e colpa, 1992)

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Ci sono però reati e reati: alcuni più gravi e altri meno gravi. La severità della pena è misura della precisione e dell’intensità con cui le regole trasgredite sono scolpite nella coscienza collettiva. Più una regola è precisa, condivisa e vissuta in modo intenso, più le sue trasgressioni saranno censurate.

Intensità della pena e coscienza collettiva

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Gli oggetti del diritto penale nelle società segmentarie

Nelle società segmentarie l’oggetto delle pene più gravi era spesso rappresentato dalla trasgressione di precetti religiosi.

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Digressione sul concetto di sanzione

Si badi la coerenza con cui riaffronta il tema della sanzione in un intervento del 1906.

Vi sono delle regole la cui violazione costituisce nell’immediato una pena: se mangio un fungo velenoso posso anche morire. Vi sono invece altre regole la cui sanzione è differita nel tempo. Se uccido una persona dopo un periodo di tempo (che comprende un lungo processo di attribuzione della colpa) posso beccarmi l’ergastolo.

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Due tipi di conseguenze della violazione della regola

Nell’assassinio non c’è nulla che conduca automaticamente all’ergastolo. Al contrario, invece, nel gesto stesso di ingerire un fungo è implicita la conseguenza (è naturale morire se si ingerisce un veleno)

Due famiglie di conseguenze: solo le seconde sono sanzioni in quanto solo le seconde esprimono un rapporto differito con il gesto che sanzionano: “non so ancora da dove provenga [la pena], né quale sia la sua origine o la sua ragion d’essere; né constato l’esistenza e la natura senza per ora cercare altro” (Durkheim, La determinazione del fatto morale,1906)

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Nelle società segmentarie si ritrova un tipo di coscienza collettiva organizzata nell’esperienza religiosa.

La forza di coercizione della coscienza collettiva, in quanto percepita giustamente come di natura differente da quella umana è associata al divino

La religione rende sacra la norma sociale, addomestica gli istinti individuali, rende conto del mondo, giustifica la tradizione, ecc.

La collettività domina l’individuo, QUINDI c’è solo un rudimentale sviluppo della coscienza individuale.

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Un passo della Divisione

“Tutte le idee e tutti i sentimenti religiosi presentano il fatto di essere comuni a un certo numero di individui. […] che una convinzione un po’ forte, condivisa dalla medesima comunità di uomini, assuma inevitabilmente un carattere religioso è un fatto costante. È quindi infinitamente probabile che la religione corrisponda ad una regione centralissima della coscienza comune” (D, 180).

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Poco più avanti: “Se dunque una verità la storia ha resa indubbia, questa è proprio l’estensione sempre minore della porzione di vita sociale che la religione ricopre.” (D., 180)

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La solidarietà nelle società segmentarie

Il tipo di solidarietà che attraversa questa conformazione sociale è definito da Durkheim come meccanico

Perché? Perché emerge dalla somiglianza delle parti

che lo compongono. La coerenza degli individui non sarebbe possibile se fosse concessa loro autonomia. Dunque il legame sociale è meccanico.

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La solidarietà meccanica

In quel mondo, “il vincolo che unisce l’individuo alla società è del tutto analogo a quello che unisce la cosa alla persona. La coscienza individuale […] non è che un semplice annesso del tipo collettivo […].” (D. 145).

La comunità “borg” in Star Trek

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Densità dinamica

La pressione demografica fa sì che il volume delle relazioni tra segmento e segmento delle società segmentarie aumenti.

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Conseguenze dell’aumento della densità dinamica

L’aumento delle dimensioni della società fa anche sì che essa si disponga in un ambiente anche più vasto, che affronti problemi ambientali diversi che impegnano parti differenti della sua totalità. Tutto ciò fa sì che la coscienza collettiva inizi a ritrarsi, a lasciare maggior spazio a quella individuale.

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Dove osserviamo questo processo?

Nella trasformazione dei comportamenti sanzionati dal diritto penale

E dall’emersione di tutta un’altra sfera del diritto: quello restitutivo. Lo ricordiamo: il diritto restitutivo non punisce, ma ristabilisce una situazione compromessa.

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La comparsa della solidarietà organica

L’emersione della coscienza individuale sulla scena sociale non coincide con Durkheim con lo stato di natura di Hobbes.

Il processo è graduale, le regole specifiche della solidarietà meccanica scompaiono poco a poco, ma ciò non vuol dire che scompaia la solidarietà, che invece produce altre regole, nuove, più generali; vale a dire: maggiormente efficaci nel contenere armonicamente una molteplicità di orientamenti individuali.

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Solidarietà organica

Nelle società moderne, il vincolo che esprime la solidarietà è organico. Come in un corpo vivente, le parti della società svolgono funzioni specifiche, ubbidendo a regole altrettanto specifiche. A differenza dello stadio meccanico, dove non sono possibili movimenti, in quello organico le diverse parti della società godono di grande autonomia.

Pensateci: nella solidarietà meccanica il legame era dato dall’identità, qui invece il legame è un prodotto della complementarità, della specificazione.

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La regolazione organica (terzo significato di regola)

“Aggiustamento, conformemente a qualche regola o norma, di una pluralità di movimenti o di atti nonché dei loro effetti o prodotti, tali che la loro diversità o la loro successione li rende in partenza estranei gli uni agli altri” (Canghuilhem, “Regulation”, 1972)

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In un organo vivente le parti che lo costituiscono (apparato respiratorio, digerente, ecc.) sono separate nettamente ed impegnate in funzioni specifiche (appunto ossigenare, digerire, ecc.). Allo stesso modo, in una società occorre che si formino certe istituzioni specifiche, cui via via siano assegnati compiti specifici.

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Qual è per Durkheim l’istituzione originaria della società?

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Lo sappiamo già: è il (clan), termine che significa anche famiglia, ma non solo. Leggiamo un breve passaggio della divisione: “L’aggregato elementare è un clan, perché questo termine esprime bene la sua natura mista, ad un tempo famigliare e politica”

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Natura mista perché se da una parte nel clan sono in maggioranza consanguinei, è anche vero che dall’altra il clan conta molti estranei. L’unico criterio di appartenenza è portare lo stesso nome.

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Quindi la materia sociale indistinta da cui la società inizierebbe a differenziarsi non è poi così indistinta. Ne distinguiamo almeno una componente famigliare e anche una componente politica, implicita nella presenza dell’estraneo.

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Ricordiamoci della funzione del ruolo sociale: rende prevedibile l’andamento di un’interazione tra estranei.

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Società moderna e differenziazione funzionale

Lo stadio organico, la società dove vige il tipo di solidarietà espressa da una regolazione organica, segna anche l’avvio di una differente organizzazione della società

Si intravedono delle linee di differenziazione della società molto più complesse di quelle delle società a solidarietà meccanica

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Es. la famiglia

La famiglia via via perde la sue strutture allargate, smette di essere il centro di una vita economica di sussistenza per per assumere funzioni via via sempre più specifiche (cura ed educazione dell’infanzia, per es.) .

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L’azione economica si sviluppa in un’arena esterna a quella famigliare: il mercato

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L’emergere dello stato

Analogamente, la funzione politica si accentra in un luogo particolare della società, questo luogo della società è lo Stato

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Durkheim vs. Hobbes

Come concepiva Hobbes lo stato?

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Durkheim vs. Hobbes

Come un artificio. Una macchina che si erge tramite una convenzione tra gli uomini.

In Durkheim, lo stato non è la macchina artificiale costruita artificialmente per produrre la società. Ma è la società che produce lo Stato.

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E cosa fa lo Stato? Su mandato del popolo fa le leggi e amministra la giustizia.

Dunque lo stato è una sorta di coscienza collettiva istituzionalizzata. In esso si elaborano infatti quelle rappresentazioni (pensate alla discussione fatta in aula sulla cittadinanza) che debbono valere per la collettività.

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Le corporazioni professionali

Nella seconda edizione della Divisione, Durkheim aggiunge una prefazione intitolata Qualche osservazione a proposito degli aggruppamenti professionali.

Rilancia il ruolo delle corporazioni professionali, ma attribuendogli una funzione nuova: quella di produrre norme.

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Corporazioni e Stato

Le corporazioni dovrebbero ospitare il dibattito sulle regole di cui necessita ciascun campo professionale e costituire un tramite con lo Stato

Capiamo quindi meglio il senso con cui possiamo intendere lo Stato

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Lo stato deve insomma approntare quella regolazione organica che abbiamo definito poco fa. Deve cioè armonizzare funzioni e comportamenti specifici e trasmettere la rappresentazione del tutto alle singole parti differenziate.

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Si sarebbe tentati di dire che lo Stato è il decisore della società. Non è esatto: lo stato svolge un compito celebrale, ma questo non significa imboccare una teoria decisionista del politico. Piuttosto, Durkheim vuole indicarne la natura speculativa.

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Natura speculativa dello stato

Lo Stato deve produrre il pensiero della totalità e renderlo così accessibile alle parti che lo compongono.

J. Habermas: per Durkheim la centralizzazione del potere non è indipendente dalla comunicazione. In questo modo, il potere si espone: rende trasparenti le proprie decisioni, le giustifica, ecc.

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Il potere politico non diventa che uno strumento di comunicazione di tutta la società con se stessa. Una specie di specchio che riflette l’immagine della società.

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Questa è una difficoltà del pensiero repubblicano, nella quale appunto, coerentemente, la società non deve uscire da se stessa per pensarsi.

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Ma se fosse così, se lo stato non fosse altro che una sorta di concertazione collettiva in cui “ci si mette d’accordo”, L

a partita sarebbe vinta da Spencer e dagli individualisti. Che peraltro non avevano molta simpatia per lo stato.

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Perché avrebbe ragione Spencer

Costituzione dalla massa sociale del politico come centro regolatore della società

Sua progressiva sottomissione ad un regime di pubblicizzazione crescente (lo stato rende pubblico il proprio pensiero)

Dissoluzione dello Stato nella società civile

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Invece non ci dobbiamo dimenticare la funzione di regolazione organica.

Lo stato è il luogo di una nuova vita mentale. Che è interna alla società ma allo stesso tempo esterna.

Incarnando, istituzionalizzando la coscienza collettiva lo Stato fuoriesce in un certo senso dalla società. Infatti esso è un’istituzione della società deputato a pensarla.

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Nel processo di differenziazione emerge una istituzione che ha appunto il compito di pensare la società, di svolgere cioè un’azione specificatamente teorica.

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Discussione

Che differenze si notano nell’impostazione di Durkheim al problema dell’ordine sociale?

In che senso Durkheim può affermare di aver ragionato scientificamente nell’impostazione del problema della solidarietà?

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Discussione

Che rapporti legano i concetti di:

a)Diritto penale

b)Coscienza collettiva

c)Solidarietà meccanica

In che rapporti stanno religione e condizioni materiali di una società?