24

E.M.M.E. magazine n.3

Embed Size (px)

DESCRIPTION

magazinen3

Citation preview

Page 1: E.M.M.E. magazine n.3

Tra i Popoli dell'Italia antica, abitanti in territorio abruzzese, ricordiamo gli Equi, i Frentani, i Mar-rucini, i Marsi, i Peligni, i Piceni, i Pretuzi, i Sanniti, ed i Vestini che furono tutti sottomessi dai Romani. Agli inizi del I secolo a.C. tali popoli, sentendosi discriminati, reclamarono parità di diritti con i loro dominatori, attraverso la concessione della cittadi-nanza. La coalizione che si formò (Lega italica), comprendente anche popoli stanziati al di fuori dall'attuale Abruzzo, riuscì nell'89 a.C. ad ottenere

tale diritto. Questa fu la prima occasione storica in cui venne utilizzato, con nalità politiche, il ter-mine di Italia.Nel periodo storico antico databile in Italia fra l'VIII secolo a.C. circa e la caduta dell'Impero romano d'Occidente (476), sono nate in Abruzzo prosegue p.2

10.798 km², 1.337.855 abitanti, 4 province: L'Aquila, Chieti, Pescara e Teramo

Emigrazione edImmigrazione

La densità di popolazione, anche se è aumentata negli ultimi decenni, è ben al di sotto della media nazionale. Nel 2008 ci sono stati, infatti, 123,4 abitanti per km quadrato in Abruzzo, a fronte di una media nazionale di 198,8. A livello di provincia, la situazione è molto varia: la Provincia di Pescara è la provincia più la Provincia di Pescara è la provincia più densamente popolata (260,1 abitanti per km quadrato nel 2008), mentre, all'altro estremo, L'Aquila è la meno densamente popolata uno (61,3 abi-tanti per km quadrato nel 2008 ), anche se ha la più grande area provinciale. Dopo decenni di emigrazione dalla re-gione, dal 1980 è cominciata l'immigrazione dai paesi del terzo mondo. L'incremento demograco è dovuto al saldo migratorio positivo, in quanto dal 1991 sono state registrate più morti che nascite (ad eccezione per il 1999, quando il loro numero era pari). Nel 2008 l'Istituto nazionale italiano di statistiche ISTAT stima che 59.749 immi-grati nati all'estero vivono in Abruzzo, pari al 4,5% del totale della popolazione regionale. Lo squilibrio demograco è più grave tra le aree montuose dell'interno e le aree della fascia cost-iera. La più grande provincia, L'Aquila, si trova interamente all'interno e ha la più bassa densità di popolazione. Il movi-mento della popolazione d'Abruzzo dai monti al mare (a seguito di una forte in-dustrializzazione), ha portato alla quasi completa urbanizzazione della fascia costiera e al quasi totale svuotamento delle zone interne montuose (eccezion fatta per i grandi centri come L'Aquila, Avezzano e Sulmona). Nel 2006[8] i nati sono stati 11.087 (8,5‰), i morti 13.223 (10,1‰) con un incremento naturale di -2.136 unità rispetto al 2005 (-1,6‰). Le -2.136 unità rispetto al 2005 (-1,6‰). Le famiglie contano in media 2,6 compo-nenti. Il 31 dicembre 2006 su una popo-lazione di 1.309.797 abitanti si conta-vano 48.018 stranieri (3,7‰).

« Quando c'è bisogno non solo di intelligenza agile e di spirito versatile, ma di volontà ferma e di persistenza e di resistenza, io mi sono detto a voce alta: tu sei abruzzese! »

_Benedetto Croce 123,4abitanti per km quadrato

L’ABRUZZO E LE SUE SPECIFICITA’

Elena Mor

ISTATPer una visione obiettiva

La grande storiaInterpretazione di eventi, fatti emanifestazioni da IERI ad OGGI

Page 2: E.M.M.E. magazine n.3

2

GLI ABRUZZESI da pag.1

molte personalità di rilievo, tra cui spic-cano Gaio Sallustio Crispo e Publio Ovidio Nasone. Secondo una leggenda, sarebbe abruzzese anche Ponzio Pilato.

Nel Medioevo tra i personaggi storici nati in Abruzzo ricordiamo Berardo da Pagliara, il giurista Marino da Caramani-co, Amico Agnili (ordinato cardinale da Papa Paolo II), San Giovanni da Cap-estrano, Tommaso da Celano e Bartolo-meo da Bisenti. Operò inoltre in Abruzzo Pietro da Morrone, che fu eletto papa col nome di Celestino V.

In Età moderna (1492-1815), sono nati in Abruzzo tra gli altri, San Francesco Caracciolo, San Camillo De Lellis, fonda-tore dell'Ordine dei Ministri degli in-fermi (Camilliani), il missionario Ales-sandro Valignani, il cardinale Giulio Mazzarino, il compositore Fedele Fenaroli.

Tra gli Abruzzesi celebri degli ultimi due secoli ricordiamo innanzitutto il Santo Patrono dell'Abruzzo San Gabriele dell'Addolorata. Inoltre Fedele Romani, Gabriele D'Annunzio, Ennio Flaiano e Ig-nazio Silone nel campo della lettera-tura. I loso Benedetto Croce e Bertrando Spaventa. Il compositore Fran-cesco Paolo Tosti, il musicista Bindi. Il giornalista Bruno Vespa. Corradino D'Ascanio inventore della Vespa e del moderno elicottero. I pittori Francesco Paolo Michetti, Pasquale Celommi e la famiglia Cascella tra cui soprattutto Michele. Gli scultori Nicola D'Antino, il gi-uliese Venanzo Crocetti famoso per la Porta dei Sacramenti della Basilica di San Pietro in Vaticano e Pietro De Lau-rentiis. Il magistrato martire del terror-ismo Emilio Alessandrini. L'economista Federico Caffè, il manager Sergio Mchionne amministratore delegato di Fiat Auto. Per quanto riguarda la musica leggera, si ricorda Riccardo Cocciante (originario di Rocca di Mezzo), Ivan Gra-ziani, Franz Di Cioccio, Mimmo Locasci-ulli, Grazia Di Michele (di origine abru-zzese), Piero Mazzocchetti, Luca Dirisio e Giò Di Tonno. Anche la popstar Ma-donna, il cantante swing Michael Bublè,il cantante del gruppo Heavy Metal Manowar Eric Adams , il cantante e attore Dean Martin (Dino Crocetti) e lo scrittore John Fante hanno origini (nonni) abruzzesi. Nel mondo dello spettacolo e del cinema vanno menzi-onati Carlo Delle Piane, Gabriele Cirilli, Rocco Siffredi, Milly Carlucci, sua sorella Gabriella Carlucci e Alessia Fabiani. Nel campo della politica ricordiamo Silvio Spaventa prima deputato poi senatore e quindi ministro del Regno d'Italia, ed il senatore Raffaele Caporali.

Inoltre i nomi di Giacomo Acerbo ed Adelchi Serena che si distinsero durante il ventennio fascista e furono membri del Gran Consiglio. Abruzzesi sono anche gli ex-sindacalisti ed ora uomini politici Franco Marini (dal 2006 al 2008 Presidente del Senato) e Ottaviano Del TuTurco, il sindacalista Raffaele Bonanni dal 2006 segretario nazionale della CISL, Gianni Letta sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri in tutti e 4 gli incarichi di Governo di Silvio Berlusconi, Remo Gaspari ben 16 volte Ministro della Repubblica, Marco Pan-nella e Teodoro Buontempo. Nello sport ricordiamo i ciclisti Vito Taccone e Danilo Di Luca; i piloti di Formula Uno Gabriele Tarquini, Jarno Trulli e Vitanto-nio Liuzzi; il motociclista Andrea Ian-none; i calciatori Luciano Zauri, Do-menico Morfeo, Morgan De Sanctis, Giuseppe Rossi e i campioni del mondo Fabio Grosso e Massimo Oddo; la cam-pionessa mondiale di ginnastica ritmica a squadre Fabrizia D'Ottavio, i pugili l'ex-campione del mondo Rocky Mat-tioli e il campione internazionale IBO pesi massimi Stefano De Angelis (di origini abruzzesi (padre) anche il legg-endario Rocky Marciano), gli ori olim-pici di pallanuoto alle XXV Olimpiade di Barcellona 1992 Marco D'Altrui e Amedeo Pomilio e l'oro olimpico nel bob alle Olimpiadi di Nagano 1998 An-tonio Tartaglia.

La città capoluogo di regione è L'Aquila (72.844 abitanti) sede dell' omonima provin-cia, di Università, degli uffici della regione Abruzzo, dell'Aeroporto dei Parchi ed è il più importante centro storico culturale e politico di tutta la regione ; il 6 aprile 2009 è stata col-pita da un terremoto che ha distrutto buona parte della città e del centro storico provo-cando purtroppo 308 vittime ed oltre 1.500 feriti, mentre la quasi totale evacuazione della città ha portato a 65.000 il numero degli sfollati.

La più popolosa città abruzzese è Pescara (123.325 abitanti) situata sulla costa; sede dell' omonima provincia, degli uffici della re-gione, dell'Università Gabriele D'Annunzio in-sieme a Chieti, e dell'Aeroporto di Pescara; oggi Pescara è una moderna città, quasi com-pletamente ricostruita dopo aver subito gravi bombardamenti nella Seconda guerra mon-diale; non mancano però musei, chiese e an-tichi monumenti; da tempo Pescara ha svi-luppato un'economia basata sui servizi.

Teramo (54.949 abitanti) è sede dell' omoni-ma provincia, e dell'Università degli studi di Teramo; Teramo è situata nella parte setten-trionale dell'Abruzzo, nella Val Tordino, in una zona collinare sotto le pendici del Gran Sasso; è un importante centro storico e culturale pieno di chiese musei e monumenti.

Chieti (54.445 abitanti) è sede dell' omonima provincia, e dell'Università Gabriele D'Annunzio insieme a Pescara; Chieti si trova nella parte centro-orientale dell'Abruzzo, a 330 metri sul livello del mare, su un colle che divide le acque del bacino del ume Aterno-(a nord) da quelle del ume Alento (a sud), ed è una delle città più aè una delle città più antiche d'Italia persino 500 anni più antica di Roma; anche Chieti come Teramo e L'Aquila ha monumenti, musei e chiese di importanza nazionale.

LE CITTA’ PRINCIPALI

Oltre a L'Aquila, Chieti, Teramo e in parte anche Pescara, che vantano centri storici ricchi di antiche chiese, pregevoli palazzi civici, musei e siti archeologici, tra le città d'arte abruzzesi vanno annoverate Sulmona, che diede i natali ad Ovidio, Atri (che diede il nome al Mare Adriatico), Roseto degli Abru-zzi, nota per zzi, nota per aver dato i natali al celeberrimo pittore Pasquale Celommi, per il suo museo delle arti materiali, perché ospita l'ulivo più vecchio d'Italia (500 anni), per la botte di vino più grande d'Europa e per essere una delle prime città in cui si è sviluppato il gioco del Basketball, per essere una delle prime città italiane in cui si è sviluppitaliane in cui si è sviluppata la religione Cris-tiana Testimone di Geova, Giulianova, vero esperimento di città ideale del Rinascimento, Campli, Civitella del Tronto, con la sua poder-osa fortezza borbonica, Scanno, Lanciano, Ortona, Guardiagrele, Vasto (anticamente chiamata l'Atene degli Abruzzi) e Penne. Tra i borghi più caratteristici, invece, vanno citati Santo Stefano di Sessanio, Castel del Monte, Calascio, Castelli (nota per la produzione arti-gianale di ceramiche), Pacentro, Pettorano sul Gizio, Pescocostanzo, Rivisondoli, Pescasse-roli (che ha dato i natali al losofo Benedetto Croce), Capestrano, Loreto Aprutino, Bisenti, Città Sant'Angelo e Pietracamela. Castel di Sangro terra natia di Teolo Patini uno dei più grandi artisti del verismo pittorico. A Castel di Sangro è istituita la Pinacoteca Patiniana, sita nel Palazzo de' Petra, dove sono raccolte molte opere dell'artista.

LE CITTA’ PRINCIPALI D’ARTE

La parola Abruzzo secondo l'ipotesi più accreditata proposta per la prima volta dallo storico umanista Flavio Biondo nella sua pubblica-zione L'Italia Illustrata deriverebbe da Aprutium come evoluzione popolare di (ad) Praetutium, cioè la terra dei Praetutii, un'antica po-polazione italica che viveva nella zona dell'attuale Teramo

Regione prevalentemente montuosa (65%) e col-linare (34%)la pianura (1%)è costituita soltanto da una stretta fascia costiera che segue il litorale.

Stato: Italia Zona: Italia meridionale[1] Capoluogo: L'Aquila Supercie: 10.794 km² Abitanti: 1.337.890 (31-8-2009)

Densità: 124,4 ab./km² Province: L'Aquila, Chieti, Pescara, Teramo Comuni: Elenco dei 305 comuni Presidente: Giovanni Chiodi (Popolo della Libertà)

ABRUZZO

Page 3: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 4: E.M.M.E. magazine n.3
Page 5: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 6: E.M.M.E. magazine n.3

Per contattare l'Istat

Istituto nazionale di statisticaVia Cesare Balbo, 16 - 00184 Romatel. +39 06 46731

Il cont@ct centre è il servizio a cui rivolgersi per richiedere dati, pubblicazioni, certicazioni, le di microdati, cartograe, ricerche storiche ed elaborazioni personalizzate, nonchè per informazioni su dati europei armonizzati.

Per contattare la redazione del sito (ma non per richiedere dati o pubblicazioni) scrivere a [email protected]. Per segnalare problemi tecnici o suggerire miglioramenti inviare una email a [email protected]. Attraverso l'indirizzo di p. elettronica certicata (PEC) i soli utenti in possesso di un indirizzo di posta elettronica certicata possono entrare in contatto con l'Istat.

6

AQUILA: VITA E STORIA

La storia invece vuole che a fondare L' Aquila sia La storia invece vuole che a fondare L' Aquila sia stato l' Imperatore Federico II di Svevia. Un suo di-ploma del 1248, conservato in duplice copia negli archivi cittadini, ingiunge ai "Castelli" degli antichi contadi di Amiternum e Forcona di unirsi a formare la Città dell' Aquila. Fu però suo glio Corrado IV a vegliarne l' impulso costruttivo e nel 1253 era essa quasi ultimata. Gestita da un podestà e da un libero quasi ultimata. Gestita da un podestà e da un libero consiglio, ebbe organizzazione autonoma e propri statuti; centro di rilievo sul piano politico-militare, lo divenne ben presto anche su quello religioso quando papa Alessandro IV nel 1257, fece trasferire l' antica sede vescovile da Forcona ad Aquila, intito-lando la futura cattedrale ai S.S. Massimo e Giorgio. Nel 1259, colpevole di essere rimasta, fedele alla Chiesa nella contesa tra papato ed impero, fu punita e rasa al suolo da Manfredi, restò così ab-bandonata no al 1266. Spentasi la dinastia sveva, per mano di Carlo I d' Angiò, L' Aquila si sottomise spontaneamente al nuovo conquistatore, ricon-quistando prestigio e preminenza. Nel 1272 Tancredi da Pentina vi edicò la "Fontana delle 99 Can-nelle". Nel 1273, il 29 agosto assistè all' ascesa ponticia del Santo eremita del Monte Morrone, Pietro Ange-leri, che per sua volontà, fu incoronato Papa presso la basilica di S. Maria di Collemaggio con il nome di Celestino V, il Papa dantesco del "gran riuto". In quell' occasione L' Aquila accolse in sè oltre al nu-meroso popolo accorso per l' eccezionale evento, ai vari cardinali e dignitari di corte, anche Carlo Mar-tello, Re d' Ungheria e suo padre Carlo II d' Angiò, che nello stesso anno stabiliva il distretto della città designandone i castelli di appartenenza. Libero comune, sviluppò i commerci dello zafferano e della lana, conquistando rinomanza europea. Coinvolta in turbinose vicende a seguito di famiglie che si contendevano il potere, visse una serie di lotte civili, delle quali memorabile è quella tra Pre-tatti e Camponeschi che, scoppiata nel 1337, durò vari decenni no al vittorioso predominio di questi ultimi. Nel 1349 L' Aquila fu devastata da un vio-lento terremoto ma fu nuovamente ricostruita. Fedele alla casa angioina, appoggiò la causa della regina Giovanna II di Durazzo, ricevendone onori e ricompense, ma quando questa, per l' ambiguità politica, provocò la lotta tra i D' Angiò e gli Arago-nesi, quest' ultimi assoldarono Braccio Fortebraccio da Montone, promettendo a lui la signoria dell' Aquila. La resistenza degli aquilani però, doveva trasformare ben presto la guerra di parte in una vera e propria guerra di conquista, ma dal duro e logorante assedio (1423-24) l' Aquila uscì vincente: si affrancò così dal potere regio, rafforzò il suo ordi-namento sociale, libero ormai da vincoli feudali. Fu l'avvio alla rinascenza. Nel 1428 infatti, re Ferdi-nando D'Aragona le riconobbe il diritto di battere moneta e vi fece istituire una università destinata a conseguire rinomanza non inferiore a quella di altre sedi già famose come Bologna, Siena e Peru-gia. nel 1482 Adamo Rotwill, allievo del Guttem-berg, vi impiantò una delle prime tipograe, assicu-rando larga diffusione di opere preziose. Anche la pia vita di Santi come S.Bernardino da Siena, San Giovanni da Capestrano e S. Giacomo della Marca inuì in questo periodo sul fervore della vita citta-dina, fervore che però, con l' avvento della dinastia spagnola, cominciò a scemare no a quando L'Aquila, sentendo ormai esaurire in sè ogni anelito vitale, si ribellò. Era il 1527. la reazione spagnola fu sproporzionata. Il vicerè Filiberto d' Orange inisse una multa pesantissima che superava ogni potenuna multa pesantissima che superava ogni poten-zialità di pagamento degli aquilani: ipoteche furono imposte sui raccolti dello zafferano, sui red-diti di altre attività, furono inoltre conscate le ore-cerie delle chiese, gli addobbi più preziosi, gli oggetti di maggior valore. Fu allora che vide alla luce la mole imponente e minacciosa del castello cinquecentesco che gli Spagnoli fecero costruire "ad reprimendam Aquilanorum audaciam" addos-sando oneri gravosi sui cittadini già tanto dura-mente provati. Nel 1703 il più violento dei terremoti la rase al suolo: fu ricostruita dalla tenace volontà dei suoi abitanti, ma non riacquistò più l' antico splendore. La pace di Vienna (1738) pose ne alla dominazione spagnola, solo pochi anni dopo però nel 1799, insorgeva di nuovo contro l' occupazione funesta dei francesi e, anche questa volta, pagò du-ramente con feroci saccheggi. sentì viva la causa della libertà e dell' unità d' Italia: gli aquilani parte-ciparono ai moti rivoluzionari sotto la guida di Pietro Marrelli che il 20 novembre del 1860 ospitò all' Aquila, nel Convento di San Giuseppe, il Mazzini in persona. Proprio dall' Aquila " nostro punto vitale" così si espresse Mazzini, partì il terzo ed ultimo moto rivoluzionario, quello che fece l' Italia unita. Nello stesso 1860 Aquila, dopo aver ricon-quistato a fatica l'antico splendore fu riconosciuta "capitale d' Abruzzo" ovvero capoluogo di regione.

ISTAT la trasformazione del territorio abruzzese

l’ISTAT, come istituto nazionale di statistica, è un ente di ricerca pubblico. Studiare il tema dell’Abbandono attraStudiare il tema dell’Abbandono attra-verso l’analisi di dati numerici puntuali riguardanti diverse tematiche, ricavati appunto da quest’ente, non è cosa semplice; importante è stato impostare un metodo efficace che permettesse una volta selezionati, raccolti e indagati i diversi dati di “intrecciarli” tra loro ed i diversi dati di “intrecciarli” tra loro ed esprimerli poi gracamente, in modo da rendere immediate a chi osserva le conclusioni “disegnate” sul tema.

Il metodo seguito vede due tipologie d’indagine, la prima più generale ri-guardante appunto la Regione Abru-zzo, la seconda invece specica dei borghi.Per quanto riguarda lo studio della re-gione si è suddivisa l’analisi in tre parti:-demograa-economia-patrimonio edilizioed oguna di queste è stata accurata-mente “smembrata” in ogni sua entità storica e tipologica.La seconda indagine invece è stata im-postata da subito come una una “carta d’identità” di ciascun borgo e poi se-guita dal confronto di ognuno di essi con l’altro, così da poter appunto “redi-gere” delle conclusioni generali sulle cause d’abbandono di questi “paesi”.

i campi indagati interessano:

TERRITORIOAMBIENTEPOPOLAZIONESALUTE E SANITÀCONDIZIONI DI VITAGIUSTIZIACULTURACULTURAISTRUZIONELAVOROPREVIDENZAECONOMIAPREZZICOMMERCIO CON L’ESTEROAGRICOLTURAAGRICOLTURAINDUSTRIA E SERVIZITURISMO

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO ISTAT

L’Abruzzo, in una prima analisi generale, risulta una delle regioni più sviluppate del meridione , tantoquasi da raggiungere valori simili a quelli delle regioni del nord e centro Italia. Dai dati, infatti, è riscontrabile sia un continuo aumento demogra co, sia una crescita constante del PIL : nel 1951 il redditopro capite era del 53%, nel 1971 del 65% e nel 2006 arriva al 84,4%.Il forte calo di numero di addetti all’agricoltura a favore degli altri rami dimostra che la crescita si è vericata in corrispondenza del passaggio da un’economia basata sull’agricoltura e sulla pastorizia a unacata in corrispondenza del passaggio da un’economia basata sull’agricoltura e sulla pastorizia a unabasata sull’industria e sul settore terziario.In particolare il settore secondario è organizzato su medie e piccole imprese produttrici di una grandevarietà merceologica che va dall’abbigliamento, ai materiali da costriuzione; dalle industriemetalmeccaniche a quelle chimiche.Nonstante questo passaggio economico abbia portato l’Abruzzo ad uscire da una situazione di depres-sione, l’ articolazione delle industrie risulta spesso inorganica e poco coordinata. La dislocazione dellearee industriali lungo speci ci assi , quali quello della val Pescarae del litorale Aprutino, ha incentivatoulteriormente il divario già preesistente all’interno del territorio stesso, raff orzando il movimentointerno dall’alto verso il basso e dai villaggi verso le città.Questo fenomeno è riscontrabile dal forte spopolamento delle aree più montane ed interne caratterizzateda una morfologia più complessa e dalla mancanza di servizi e di poli attrattori nelle zone circostanti.I vecchi centri murati, dislocati spesso lungo le pendici degli appennini, inzone diffi cili da raggiungere, sono stati quindi investiti da questo fenomeno di svuotamento in cui ilsaldo migratorio è diffi cilmente compensato dal bilancio naturale attivo. L’.esodo delle forze di lavorosaldo migratorio è diffi cilmente compensato dal bilancio naturale attivo. L’.esodo delle forze di lavoropiù giovani ha portato queste aree inoltre ad avere un alto tasso di inselinimento tanto da raggiungerevalori pari al 600% dell’indice di vecchiaia.L’indagine, risultato di una serie di processi che vanno dalla raccolta di dati, alla loro catalogazione,per poi passare alla selezione e rielaborazione di essi, ha permesso di avere una visione obiettiva sullasituazione in cui vertono i borghi dell’Abruzzo. Questo ha consentito di individuarene le potenzialitàe le problematiche su cui intervenire con l’intento ultimo di attivare un processo di rivitalizzazione deltessuto socioeconomico dell’area locale .tessuto socioeconomico dell’area locale .

DATI DELL’ABRUZZO IN GENRALE

ISTAT

Page 7: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 8: E.M.M.E. magazine n.3

Poesie d’Abruzzo

A mojeme

Diceve zjè Razijucceche avè lette Mudeste de la Porte di Guardjiagrele:“le moje sonne come lje cjetrune, ponne scì bbianche

o ponne essere bbune”.

Je so state ffurtunate a chjenosce a tté,e ognje jorne che passe, st’amore si fa cchiù fforte.

Sjeppure la vite se fa cchiù corte,s’arriccichjesce la pelle pe la vicchiaje,se sbijanche la barbe e ppoche capjillema quande te vede me sjente nu rjelle.

L’addore che ttijene attorne a la pellem’andrate a lu nase, fa parte de mequanda vote benedjece le passe che è tutte le cose che se fatte ppe mme.

Te voje bbene, ma bbene a ddaverecome lu prjime jiorne che aveme fatte l’amoret’abbraccje a le cosse, e tte bbascje le pijete,ti ame ddavere come je state a jjere.

A Mudeste e a zjè Razijucce oggje jie dice:“sso state furtunate… lu cetrone, a mme jè scjite bbone”.

A mojemeDedicato a colei che tante volte mi ha sopportato e che amo più della mia vita.

Giovanni Ricci

8

Le canzoni che hanno narrato l'Italia. Il Regime e le canzonette

All' alba quando spunta il sole La nell’Abruzzo All' alba quando spunta il sole La nell’Abruzzo tutto d'or Le prosperose campagnole Discen-dono le valli in or..." Se ‘Pippo non lo sa’ e ‘Bom-bolo’ erano le canzonette che deridevano il regime, molte altre tendevano ad esaltare i valori che il fascismo intendeva inculcare nei sentimen-ti e nella vita degli italiani.

Il Ministero della Cultura Popolare, meglio con-osciuto come “Minculpop”, incoraggiava gli autori dei testi a cimentarsi sui temi più cari al Duce: la guerra (“Faccetta nera”, troppo sfacciata-mente propagandistica, e la meno nota “Carovane del Tigrai”, o la scollacciata Ziki paki, Ziki pu) e la campagna ('Reginella campagnola', 'Campane', 'Amor di pastorello', 'Rosabella del Molise' e altre).

In “Faccetta nera”, gli italiani sono descritti come i soccorritori benemeriti di “chi giammai conob-be libertà”, e non come invasori indesiderati. E il “rombo del cannon”, ogni schiavo lo “ascolta col cuore pieno di emozion”.

Cantava il ‘selvaggio’ nella canzone Carovane del Tigrai. “Mentre, nell'ombra triste della sera, s'innalza un umile preghiera che dà un brivido in ogni cuor: Signore, Tu, che vedi tutto di lassù, fa che doman nisca questa schiavitù!" Le sue preghiere saranno ascoltate e la, non meglio pre-cisata, “schiavitù” avrà termine, e il popolo afri-cano, si canta in Faccetta nera, potrà “andare in-contro alla civiltà”.

Nel territorio nazionale invece la pastorella scende in città con l’asinello, ma la sera tornerà dalle amiche al paesello, per cantare con voce ar-moniosa: “Se vuoi vivere felice, vieni a vivere quassù”.

In "Reginella campagnola” veniva dipinto un quadro idilliaco delle dure montagne abruzzesi, con l”Abruzzo tutto d’or” dove “prosperose e belle campagnole discendono le valli in or”. Versi da far concorrenza al ‘divino’ Gabriele D’Annunzio.

L’esaltazione dei valori rurali era, in quegli anni, L’esaltazione dei valori rurali era, in quegli anni, in sintonia con le direttive del periodo autar-chico. La vita in città non era sana, l'Italia aveva bisogno di braccia che aravano la terra, e non certamente ispirarsi ai modelli anglosassoni, so-prattutto quando parlano d’emancipazione femminile. La donna ha un suo ruolo preciso: moglie, madre contadina che aiuta in campagna.

In un’altra canzone “Discende dal matese la molisana, / Ha negl'occhi l'ardor, /sulla bocca l'amor. / Fremente un pastorello innamorato, /Nel vederla ogni dì sussurra così: /Rosabella dimmi di sì /io per sposa voglio te /Don Giacinto già lo sa / che sposarci dovrà/Le comari notti e dì/ si preparano perché/ Rosabella sposerà sposerà solo me".sposerà solo me".

Concludiamo, senza alcun commento, con il testo di Ziki-paki Ziki-pu:

“Ziki-Paki era nata fra gli indù, era glia del gran capo di laggiù. Bella bajadera, piccola e leggera, somigliava al padre Ziki-Pu. Ma un bel giorno, non so proprio come fu, Ziki-Paki s’è trovata a tu per tu con un tipo strano, era un italiano: Ziki-Paki non ci vide più. Disse: “Tu, proprio tu, o mi baci oppur lo dico a Ziki-Pu”. Ah, Ziki-Paki o ZikiPu, l’italiano non ci stette a pensar su. Se la prese per la mano, la condusse più lontano sotto un albero, laggiù: “Dimmi il tuo nome, o bella indù”. “Ziki-Paki sono e non scordarlo più!”. E per meglio ricordar, tosto lui si mise a far Lyrics“Ziki-Paki, Ziki-Paki, Ziki-Pu!”. L’italiano spesso si recò laggiù a trovar la bella glia dell’indù. Ma l’ardore passa, lei divenne grassa, dell’indù. Ma l’ardore passa, lei divenne grassa, Ziki-Paki lui non vide più. Ma in sua vece un giorno venne un grosso indù con un bel mar-mocchio di color caucciù. “Questo signorino esser tuo bambino. Presto, la e non tornare più!”.E il caucciù, come fu, somigliava tutto al nonno Ziki-Pu. Ah, Ziki-Paki o Ziki-Pu, l’italiano non ci stette a pensar su. Se lo prese piano piano, lo portò lontan lontano al paese suo laggiù. Appena giunto, disse:“Orsù, dopo tutto è un ital-iano che c’è in più”. E a chi stava a domandar rispondeva: “Fu per far Ziki-Paki, Ziki-Paki, Ziki-Pu!”. Meglio un bimbo mezzo indiano che passar la vita invano senza eredi su per giù. E, se la moda di lassù, la nazione a popolar non pensa più si può sempre ricordar la canzone che sul far “Ziki-Paki, Ziki-Paki, Ziki-Pu”!

TERRITORIO NARRATO percepire frammenti di natura diversa vivendo il territorio

Raccontare il territorio d’Abruzzo attraverso il cinema, la stampa, la let-teratura: questo il tema della ricerca analitica svolta che si è posta l’obbiettivo di descrivere il territorio abruzzese e i suoi borghi.

Per conoscere un territorio bisogna vi-verlo, ma per conoscerlo profonda-mente, forse, bisogna in fondo anche lasciarselo raccontare, dalle sue immag-ini, dai suoi suoni, dai suoi odori, dai suoi colori, dai suoi sapori, ma soprat-tutto dai suoi abitanti, depositari della memoria di un luogo, che esperiscono direttamente queste terre e che sono parte integrante di esse.

Sono stati proprio gli abitanti dell’Abruzzo a raccontarci questa terra diventando gli attori protagonisti della storia d’Abruzzo da noi “trascritta”

Un pastore, un contadino, un guardi-aboschi, un anziano abitante ed un ser-paro, come 4 gure chiave, 4 icone, ci guidano nell’esplorazione dell’Abruzzo, in una chiave di lettura metaforica che li vede protagonisti nel tentativo di farci conoscere un territorio così peculiare.

Lo studio vede come nalità ultima la “ricomposizione” dei frammenti rac-colti: letterari, della stampa e del cinema, che hanno raccontato questi territori nel corso della storia.

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO

TERRITORIO NARRATTO

Si inaugura il 24 giugno prossimo, presso l’ex Aurum a Pescara, la mostra storico documentaria dal titolo "Luoghi, protagonisti e forme dello sport in Abruzzo. La memoria narrata" realizzata dalla Soprintendenza Archivistica per l’Abruzzo nell’ambito delle iniziative culturali programmate in occasione dello svolgimen-to dei Giochi del Mediterraneo.La Soprintendenza prosegue la sua attività di promozione sulla tematica dello sport iniziata lo scorso anno ed incentrata sulla famosa gara automobilistica "Coppa Acerbo". Si presenta al pubblico abruzzese appas-sionato di sport, ma anche di storia locale, il risultato di un lungo ed articolato lavoro di ricerca durato circa tre anni durante il quale sono stati individuati, censiti e studiati circa 100 archivi privati oltre a quelli degli enti pubblici.Saranno presentati documenti databili dalla ne XV sec. no ai nostri giorni secondo un percorso crono-logico che ricostruisce, attraverso tappe signicative, l’affermarsi , diffondersi e consolidarsi nella nostra re-gione della pratica sportiva. Dai Palii rinascimentali allo sport inteso come pratica aristocratica o co-munque d’elite, no all’attestazione dello sport di massa. Fondamentale in questo senso il periodo fascista i cui richiami ideologici all’azione, all’eroismo, alla giovinezza trovavano immediato riscontro nell’affermazione della pratica ginnica che doveva forgiare l’uomo nuovo, l’atleta-milite vigoroso nel brac-cio e nella mente. La documentazione considerata rimanda l’immagine di un Abruzzo meno marginale di cio e nella mente. La documentazione considerata rimanda l’immagine di un Abruzzo meno marginale di quanto si tende generalmente a credere non solo dal punto di vista della capacità di organizzare eventi di rilievo nazionale: dalla coppa Acerbo, al trofeo Matteotti, alla coppa Interamnia di pallamano ma anche per la presenza di atleti e compagini sportive di tutto riguardo; si citano esemplicativamente l’olimpionica Ondina Valla e la squadra campione d’Italia dell’Aquila Rugby.Si segnala altresì all’attenzione del pubblico l’archivio del ciclista Vito Taccone, conosciuto come il ‘camoscio d’Abruzzo’, che ha lasciato traccia di se nell’immaginario degli italiani non solo come atleta ma anche come uomo di spettacolo. Non si possono dimenticare infatti i suoi coloriti interventi in tv a anco di Sergio Zavoli nella fortunata trasmissione “Processo alla tappa”. E’ proprio in questa sua doppia veste di atleta e di intrattenitore che Taccone si inserisce dentro quel processo di spettacolarizzazione dello sport che è uno degli aspetti di trasformazione del costume cui ci stiamo abituando. La realizzazione di questa mostra non pretende di essere esaustiva nella ricostruzione storica anche perché i documenti esaminati mostra non pretende di essere esaustiva nella ricostruzione storica anche perché i documenti esaminati aprono un campo di osservazione su fenomeni vasti e attuali sui quali è difficile avere quello ‘sguardo da lontano’ auspicato dagli storici. Lo sport si è congurato nel tempo come vera e propria attività imprendi-toriale no a diventare fattore trainante non solo nell’economia ma anche nella politica e nell’informazione e di questo si trova ampia testimonianza nella documentazione selezionata. Ci si pro-pone piuttosto di sensibilizzare il pubblico verso una tipologia di bene culturale meno visibile e per questo più a rischio di dispersione.

MEMORIA NARRATA (24 GIUGNO-31 AGOSTO)

TERRITORIO NARRATO

Page 9: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 10: E.M.M.E. magazine n.3

10

11 GIUGNO 2010Pescara. Tornano a battere il chiodo i consi-glieri regionali del Pd.

Camillo D’Alessandro, Marinella Sclocco, Giovanni D’Amico, Franco Caramanico, Gi-useppe Di Pangrazio e Giuseppe Di Luca erano tutti uniti questa mattina nella sala re-gionale del Pd, a Piazza Unione per “scoper-chiare” una pentola bollente. Progetti appro-vati, soldi stanziati e nulla di fatto, questa l’accusa che il gruppo muove all’attuale gov-erno regionale capitanato da Gianni Chiodi.

Un accordo siglato il 28 maggio 2009, a ga-ranzia la rma dell’attuale presidente Regio-nale, oltre che le più importanti sigle del Governo nazionale, in primis quella del Pre-mier Silvio Berlusconi. 6 milioni di euro dis-ponibili per l’Abruzzo e le infrastrutture abru-zzesi, ci sono soldi veri per progetti veri? Cinque le linee tematiche su cui si sarebbe dovuto intervenire: strade, ferrovie, aeroporto,porti e collegamenti idrici. Per il governo regionale è passato un anno, il Pd sente di dover intervenire; un anno in cui niente di ciò che era stato promesso è stato a tutt’oggi realizzato, un anno lasciato al caso ed alle parole, parole che c’erano ma semed alle parole, parole che c’erano ma sem-brano non esser state rispettate. “Situazioni progettuali avanzate” così come citava il co-municato stampa diffuso dopo l’accordo dalla Regione Abruzzo, “apertura dei cantieri in tempi rapidi”, “l’Abruzzo - diceva Chiodi - deve ricominciare a produrre ricchezza”. Sarebbe dovuto essere costituito persino un comitato di vigilanza sull’avanzamento dei lavori, nel pieno rispetto dei tempi di esecuz-ione programmati. E il Pd rincara la dose: “nessun comitato perché non c’è stato nessun lavoro, si trattava di una mera trovata propagandistica - dice Camillo D’Alessandro - che serviva per la campagna elettorale. Nell’accordo, guarda caso, mancherebbe la rma del ministro Tremonti, il titolare reale della cassa. In aggiunta nessuna delle opere è inclusa nell’allegato opere infrastrutturali approvato per il 2010- 2013 dal Cipe l’organo competente in materia di nanziamenti alle infrastrutture; nessun nuovo nanziamento infrastrutture; nessun nuovo nanziamento assegnato ai soggetti attuatori (Anas, Prov-ince); niente di niente soprattutto dopo che il Cipe ha già tenuto ben 8 sedute in cui sono stati approvati provvedimenti per progetti e nessuno di essi riguarda il nostro Abruzzo”. La nostra Regione, quindi oltre a non ottenere nanziamenti starebbe addirittura pa-gando per progetti destinati ad opere fara-oniche come il Ponte sullo stretto di Messina, piani che avrebbero assorbito la totalità delle risorse.Ma i consiglieri ci tengono a precisare che quanto accaduto c’era da aspettarselo, con-siderando che a breve distanza dall’insediamento dell’attuale governo Ber-lusconi l’Abruzzo era tra le prime regioni che si erano viste un drastico taglio sui fondi des-tinatigli. Al di là delle polemiche, le opere rimangono lì per essere portate a compi-mento, tra le principali ci sarebbero la Fon-dovalle Sangro, l’inizio del IV lotto sulla Teramo- Mare, l’adeguamento e messa a norma dell’aeroporto d’Abruzzo, così come il completamento del Porto di Ortona, lavori con inizio stabilito per il 2009, con tanto di programma già predisposto. E tra le princi-pali incognite anche l’ammodernamento della linea ferroviaria Pescara- Roma, che resta lì come un punto interrogativo per cui al momento non si intravedono soluzioni.Il Pd è pronto a dare battaglia, la prima richi-esta sarà inviata ai parlamentari nazionali, dove si chiederanno spiegazioni a tutti i min-istri che hanno sottoscritto l’accordo, e per far si che il governo regionale passi ad im-pegni concreti e non solo cartacei i consigl-ieri si stanno battendo per un consiglio regionale straordinario prima dell’estate dove si dovrà discutere di quanto ancora non fatto.

INFRASTRUTTURE non solo strade

Non sono solo le strade o le varie strutture di percorrenza ad aver interes-sato questo tema, ma bensì il disegno di un territorio segnato e modicato nel corso della storia da diversi mezzi, per diversi motivi, lungo “traiettorie” che sono cambiate nel tempo.

Il metodo utilizzato ha visto prima un’attenta analisi delle infrastrutture nell’ampio spettro Abruzzese, soffer-mandosi in particolar modo sullo studio dell’accessibilità e della distribuzione di queste nel territorio, considerato nella sua particolare morfologia; passandopoi ad una fase volta all’Indagine delpoi ad una fase volta all’Indagine del-rapporto tra la rete infrastrutturale e i borghi abbandonati nello specico, permettendo così, tramite l’utilizzo di diversi strumenti cartograci e lo studio intrecciato delle diverse tematiche che hanno interessato il corso, di carpire le motivazioni dell’abbandono. motivazioni dell’abbandono.

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO

INFRASTRUTTURE

- Pedemontana Abruzzo-Marche - tratto Garrufo di San Omero / S. Anna di Campi

- Teramo mare - Casello Autostradale A14 di Mosciano S. Angelo – S.S. 16 (4° lotto)

-S.S. 652 Fondo Valle Sangro

-S.S. 652 Fondo Valle Sangro

-Rieti – L’Aquila – Navelli

- Velocizzazione/potenziamento Roma-Pescara

- Potenziamento tecnologico Bologna-Bari

- Aeroporto d’Abruzzo – Pescara

Porto di Ortona

SISTEMA DELLE INFRASTRUTTURE ABRUZZESI IN GENERALE

INFRASTRUTTURE

Page 11: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 12: E.M.M.E. magazine n.3

http://interexpo/abruzzo/portale/

E’ un portale specializzato riservato all'artigianato artistico abruzzese di qualità. Con oltre cento ditte espositrici rappresenta una vetrina completa e variegata della produzione artigianale regionale.

Con oltre cento ditte espositrici rappresenta una vetrina completa e variegata della produzione artigianale regionale. Esso offre la possibilità non solo di ammirare la produzione locale, evoluzione di un'arte millenaria raffinata e complessa, ma anche, e soprattutto, di mettere in contatto realtà operanti in zone impervie e diffi-cilmente raggiungibili con mezzi di trasporto, con un pubblico colto e raffinato, sicuro estimatore del lavoro paziente dei nostri artigiani. Il portale, infatti, per-mette, con le funzioni di commercio elettronico, di effettuare degli ordini e di acquistare direttamente dei prodotti unici e irripetibili. Talmente unici che alcuni produttori hanno deciso di non indicare i prezzi dei loro prodotti poichè i loro manufatti sono assolutamente ineguagliabili e quindi irripetibili. Non sarà difficile, produttori hanno deciso di non indicare i prezzi dei loro prodotti poichè i loro manufatti sono assolutamente ineguagliabili e quindi irripetibili. Non sarà difficile, tuttavia, prendere contatto con loro grazie al nostro portale, strumento di lavoro anch'esso unico e particolarmente complesso, tecnologicamente avanzato e strutturalmente ben denito nelle sue parti essenziali.

12

PRODUZIONE dalle mani abruzzesi impotanti tradizioni

Ogni mestiere è cifra di una man-ualità vissuta come prestigio personale e dignità collettiva.

Un racconto irripetibile, “tale che qual-siasi ricerca, più sagace, acribica e appas-sionata che si voglia, dal cinema alla nar-rativa, alla pittura, difficilmente possa far rivivere nella loro integrità, accenti, fram-menti gergali, toni e timbri di voci, suoni, colori, odori, ritmi gestuali, prossemiche, sapori e quegli esili grumi di umori, così particolari, che appartengono soltanto a chi li ha personalmente esperiti nella loro quotidianità”.

Il lavoro si è svolto in una ricerca pun-tuale dei diversi “mestieri” caratteristici della tradizione economica e culturale abruzzese, nella quale il lavoro arti-giano ha svolto un ruolo certamente non marginale.Si è trattato di capire come gli artigiani abruzzesi sono diventati e sono tuttora portatori di una tradizione il cui livello artistico e tecnico ha conferito loro una meritata fama anche oltre i conni re-gionali, studiando per ogni luogo la sua specicità, ora e nel passato, come: la raffinatezza dei tessuti in lana e delle raffinatezza dei tessuti in lana e delle tele da corredo, le forme precise e leg-gere dei lavori ad intreccio, la minuta varietà dei decori ad intaglio su legno, le creative soluzioni nei mosaici su vetro.

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO PRODUZIONE

Il rame e il ferroParlare di artigianato artistico dei metalli in Abruzzo è l’occasione per mettere in luce il lavoro dei ramai e dei fabbri. La lavoraParlare di artigianato artistico dei metalli in Abruzzo è l’occasione per mettere in luce il lavoro dei ramai e dei fabbri. La lavora-zione del rame e del ferro rappresenta la voce portante di questo tipo di artigianato tipico regionale. Basta fare un giro turistico per i centri storici abruzzesi e il risultato del lavoro secolare dei fabbri ferrai e maestri ramai è sotto gli occhi di tutti. Cancellate, ringhiere e lampioni di ferro battuto adornano e caratterizzano in modo suggestivo le strade e gli stretti vicoli dei paesi di mon-tagna. Se poi si entra in una delle tante botteghe artigiane di Guardiagrele, la "città di pietra" di dannunziana memoria, alle falde orientali del massiccio della Majella, si resterà incantati nel vedere battere il ferro all’antica maniera, arroventato sui car-boni ardenti e subito piegato nelle forme più fantasiose sull’incudine battendo col martello. Il capoluogo guardiese rappresenta un passaggio obbligato per conoscere alcune grandi tradizioni di artigianato artistico, vanto dalla terra d’Abruzzo, a cominci-are dalla raffinata arte orafa che ha avuto come illustre capostipite il grande Nicola da Guardiagrele, l’eclettico orafo e scultore vissuto tra Trecento e Quattrocento.La ceramicaL’artigianato della ceramica è un’attività tradizionale propria di molti paesi d’Abruzzo, dal Gran Sasso alla Majella. Ma un posto di riguardo è da sempre riconosciuto a Castelli, il piccolo borgo immerso nel verde ai piedi del Monte Camicia, sul versante settentrionale del Parco Nazionale del Gran Sasso-Monti della Laga. Castelli rappresenta il più famoso centro di produzione dell’arte della ceramica e della maiolica in Abruzzo. Da qui, n dal quattrocento, gli splendidi manufatti, frutto della perizia e dell’abilità degli artisti artigiani, fanno il giro dei musei e delle ere dell’artigianato più importanti del mondo, facendo conos-cere Castelli come una delle realtà produttive più prestigiose in assoluto. La produzione di ceramica è ben avviata a Castelli cere Castelli come una delle realtà produttive più prestigiose in assoluto. La produzione di ceramica è ben avviata a Castelli dalla ne del quattrocento, e dal cinquecento i maestri maiolicai dell’antico centro della montagna teramana danno vita alla "pentacromia", la nuova tradizione cromatica che caratterizza il periodo aureo della produzione locale. I maestri castellani rispondono al nome di Ponpei, Lollo, Grue, Gentili, Cappelletti, Fuina. In molti casi si tratta di intere generazioni di artisti arti-giani che si tramandano l’arte da padre in glio. Fra il Seicento e il Settecento, con l’opera del maestro Carlo Antonio Grue, la ce-ramica di Castelli raggiunge la sua massima espressione, come ben dimostra Io straordinario soffitto maiolicato della chiesetta campestre di di S. Donato, a Castelli, con oltre ottocento mattoni decorati. I pezzi prodotti nelle botteghe artigiane di Castelli si caratterizzano per i tipici colori impiegati; giallo, verde, azzurro, arancio e bruno manganese. Le decorazioni si ispirano ai soggetti più vari: ori, piante, paesaggi, sole, luna, stemmi, icone, ex-voto. Un appuntamento da non mancare è la mostra d’arte ceramica che in agosto anima l’intero borgo artigiano di Castelli. I tessuti Merletti e ricami, arazzi e tappeti. L’arte del tessuto in Abruzzo passa anticamente per le mani operose ed abili delle donne. Da Scanno a Pescocostanzo, per passare a Taranta Peligna, Castel di Sangro, Fara San Martino, Lanciano, Bucchianico, Sulmona, Castel del Monte, Pietracamela, Nereto, Penne, e farsi apprezzare anche fuori dei conni regionali. E' il caso delle famose "taran-te", le pesanti e colorate coperte di lana senza "dritto" nè "rovescio", tessute a mano dagli artigiani di Taranta Peligna, paese montano situato a pochi chilometri dalla Grotta del Cavallone nel Parco Nazionale della Majella. Tradizione vuole che l’affermarsi dell’arte della lana nell’epoca medioevale, abbia determinato Io sviluppo di Taranta Peligna, centro situato nei l’affermarsi dell’arte della lana nell’epoca medioevale, abbia determinato Io sviluppo di Taranta Peligna, centro situato nei pressi del tratturo Magno, non molto distante dalla Via della Lana che univa, attraverso l’Appennino centrale, le città di Firenze e Napoli. Sta di fatto che la locale produzione di tappeti e tovagliati dai tipici colori e disegni (in molti casi di ispirazione cauca-sica e medio-orientale) era n d’allora annoverata tra le migliori su mercati europei. Proprio a Taranta Peligna, anticamente, grazie alla presenza della classe artigiana dei lanieri, scardatori e tessitori, ha origine il culto di S. Biagio, il protettore della gola e dei lanieri, poiché sarebbe stato martirizzato con l’attrezzo per "cardare" la lana. Un culto che ha radici secolari e tuttora vivo. Alle falde della Majella, ancora oggi i maestri artigiani della lavorazione della lana sono i principali promotori della festa folclo-ristica e religiosa in onore del Santo.La pietra La convivenza tra uomo e montagna ha fatto si che in Abruzzo, soprattutto alle falde della "Montagna madre" di tutti gli abru-zzesi, la Majella, si sviluppasse, n dai primordi, l’attività dell’estrazione e successivamente della lavorazione della pietra: la dut-tile pietra bianca e la più resistente e compatta pietra nera, più adatta ad essere lucidata. Materie prime che stanno alla base delle suggestive creazioni degli scalpellini di Lettomanoppello e dintorni. Scolpire la pietra è un’attività che oggi ancora acco-muna tante braccia alle falde della Majella. Un patrimonio di saperi, cultura, arte, storia e tradizione del territorio si esprime nelle forme a cui sanno dare vita gli artigiani lettesi. Fin dall’epoca romana i maestri abruzzesi hanno scolpito la pietra bianca locale per realizzare chiese ed edici, adornandoli con opere di scultura, monumenti, fregi, decori, restauri. Gli scalpellini di Let-tomanoppello si tramandano l’arte di lavorare la pietra n dall’Ottocento, e questo ha meritato al paese l’appellativo di Piccola "Carrara d’Abruzzo". Da un materiale povero, qual'è la pietra cavata, gli artigiani lettesi sono stati capaci di produrre manufatti di notevole interesse artistico e culturale, contribuendo in questo modo a delineare i tratti del paesaggio abruzzese. La maestria dello scalpellino si coglie, passeggiando per i vicoli più stretti e dimessi dei paesi d’Abruzzo, dalla lavorazione dei portali dello scalpellino si coglie, passeggiando per i vicoli più stretti e dimessi dei paesi d’Abruzzo, dalla lavorazione dei portali d’ingresso, dai fregi delle balconate o dalle facciate delle case padronali. Rosoni, mascheroni apotropaici, foglie di acanto, stemmi nobiliari: sono i motivi più ricorrenti della loro produzione. Al giorno d’oggi non mancano sul territorio i laboratori attivi dove è possibile osservare dal vivo l’affascinante mestiere dello scalpellino. Un altro luogo deputato alla lavorazione della pietra è Poggio Picenze, nella media valle delI’Aterno. La bianca "nissima pietra calcaria" fu utilizzata per la composizione degli el-ementi di pregio della maggior parte dei palazzi e chiese dell’Aquila. Numerosi sono i contratti che a partire dal quattrocento ementi di pregio della maggior parte dei palazzi e chiese dell’Aquila. Numerosi sono i contratti che a partire dal quattrocento testimoniano, l’importanza che la pietra bianca del Poggio, ebbe nella composizione delle più belle opere d’arte. Le caratteris-tiche sico-chimiche della pietra del Poggio, la rendono adatta per le lavorazioni di maggior pregio, sia per le lavorazioni artis-tiche ed il restauro che per gli elementi di nitura e di arredo.Oreceria artistica e tradizionale La produzione orafa abruzzese di tipo tradizionale è caratterizzata, nei secoli, sia dalla realizzazione di manufatti in ligrana che dalle tecniche della fusione, dello sbalzo e del cesello. Comunque, più che nelle tecniche, si differenzia nei modelli, spesso ispirati al mondo della natura con riferimenti decorativi magico-simbolici ed apotropaici. Attualmente, presso i centri di Pesco-costanzo, Sulmona e Guardiagrele, prevale la lavorazione della ligrana, mentre a Scanno viene preferita la micro-fusione ed è utilizzato anche l’argento. Gli esemplari tradizionalmente ricorrenti sono: la "cannatora", collana girocollo formata da sfere re-alizzate in ligrana o stampate a sbalzo; le "ciarcèlle" o le "sciacquajje", orecchini a navicella in lamina traforata, caratteristici di Pescocostanzo e Scanno e la "presentosa", un medaglione a forma di stella contornato da arabeschi in ligrana. Al centro di questo ciondolo gura spesso il motivo del cuore o dei cuori uniti da una mezzaluna, simbolo e promessa di amore e, come tale, dono destinato alle innamorate. I gioielli scannesi, invece, derivano dagli antichi accessori presenti nell’abbigliamento tradizio-nale, sia maschile che femminile, come bottoni e fermagli vari. Inne, sono da segnalare i numerosi amuleti che, soprattutto in passato, venivano riservati alla protezione magica dei bambini; tra le forme ricorrenti gurano la ranocchiella, la chiave, la stella a cinque punte, la mezzaluna, il cuore, il cornetto.

PRODUZIONE DELL’ABRUZZO IN GENRALE

PRODUZIONE

Page 13: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 14: E.M.M.E. magazine n.3

Il patrimonio culturale è l'insieme di cose, dette più precisamente beni, che per particolare rilievo storico culturale ed estetico sono di in-teresse pubblico e costituiscono la ricchezza di un luogo e della relativa popolazione.La denizione di patrimonio culturale è piuttosto recente ed è il punto di approdo terminologico, sebbene non del tutto esauriente, di un lungo e laborioso cammino di carattere giuridico-legislativo. Il luogo di cui costituiscono ricchezza può essere un paese, una città, una nazione o qualunque settore territoriale giuridicamente circoscritto (o anche un soggetto a cui il patrimonio fa capo, come un ente

privato, un’accademia, un ente pubblico, un museo, ecc.) pur restando in ogni caso destinati alla fruizione collettiva (questi beni sono di interesse pubblico ap-punto perché tutti devono poter godere della visione del patrimonio e del sapere ad esso legato).Con il sostantivo "patrimonio" la denizione allude al valore economico attribuito ai beni che lo compongono, proprio in ragione della loro artisticità e storicità. Il termine patrimonio indica, altresì, l’esistenza di una normativa che riguardi l’insieme delle cose di valore: i cosiddetti beni culturali.

14

SETIMANA DELLA CULTURA 2010

ARCHEOLOGIA. Dal 16 al 25 aprile, grazie al minARCHEOLOGIA. Dal 16 al 25 aprile, grazie al min-istero per i Beni e le attività culturali, tanti eventi in tutta Italia e apertura gratuita di molti luoghi che fanno parte del patrimonio artistico e monu-mentale italiano. Il suggerimento è approttarne il più possibile, con un occhio particolare alla situazione della regione abruzzese, colpita un anno fa da un terribile terremoto: qui sono molteplici le iniziative da segnare sull’agenda. Conferenze, mostre, concerti, aperture straordi-narie, laboratori, seminari, animeranno la dodicesima Settimana della cultura, prevista in tutta Italia dal 16 al 25 aprile. Da molti anni il ministero per i Beni e le attività culturali dedica una settimana alla promozione del patrimonio culturale, con l’organizzazione di eventi e l’apertura gratuita di tutti i luoghi statali. l’apertura gratuita di tutti i luoghi statali. Scopo fondamentale dell’iniziativa è favorire la conoscenza della cultura e trasmettere l’amore per l’arte a una sempre più ampia platea di citta-dini che per dieci giorni potranno scegliere tra mostre, convegni, laboratori, visite guidate, spet-tacoli, proiezioni cinematograche e aperture straordinarie in tutte le regioni d’Italia. Quest’anno sarebbe da mettere al centro di tale iniziativa l’Abruzzo visto che parte del suo patri-monio culturale (e non solo) è stato distrutto o lesionato dal terremoto di un anno fa. È auspica-bile che, quanto prima, si restauri e si recuperi il centro storico de L’Aquila cominciando a rico-struirlo in maniera corretta dal punto di vista lologico e paesaggistico. Il programma degli eventi gratuiti durante la set-timana della cultura, in Abruzzo, è molto ricco. Le visite contribuiranno a rivitalizzare luoghi che, in un certo senso, sono stati dimenticati. In partico-lare sarà possibile visitare gratuitamente i tre Musei archeologici nazionali: Villa Frigerj e La Civitella a Chieti, la sezione del Museo archeologico nazionale di Campli (Teramo). Previste anche visite guidate e aperture straordinarie in dodici siti archeologici e in cinque Musei civici. Da segnalare, tra gli eventi in evidenza, le “Gior-nate per l’archeologia”, un’iniziativa che si arti-colerà in tre appuntamenti con il grande pub-blico, che si terranno a L’Aquila, Chieti e Teramo. I funzionari della soprintendenza per i Beni ar-cheologici faranno conoscere le più recenti scop-erte archeologiche realizzate nel territorio abruzzese. C’è poi l’inaugurazione, proprio nella gior-nata d’apertura della Settimana della cultura, di Musè, il nuovo museo e centro restauro Paludi di Celano, con la mostra Marte e Venere - La forza del bello, il bello della forza e Terra Madre Abru-zzo - Laboratorio aperto. Dopo la fase espositiva di questa iniziativa organizzata da Legambiente, svoltasi nell’estate 2009, si inaugura ora quella del restauro per le sette sculture raffiguranti Ma-donne, recuperate dalle macerie del sisma de L’Aquila. Inoltre un’importante iniziativa sarà inaugurata il 23 aprile al complesso monumentale di Castel Sant’Angelo a Roma: la mostra S.O.S. Arte dall’Abruzzo. Una mostra per non dimenticare. Curata da Fabrizio Porcaroli e organizzata dal Centro europeo per il turismo, la mostra man-tiene accesi i riettori sulla città scegliendo un palcoscenico fra i più visitati d’Italia. Perché saper palcoscenico fra i più visitati d’Italia. Perché saper comunicare la cultura è importante e infatti la rassegna corre su vari binari. Da un lato le opere abruzzesi recuperate da carabinieri, nanza e po-lizia, dall’altro quelle sfuggite al sisma del 6 aprile 2009, in parte restaurate o messe in sicurezza. A cui si aggiungono reperti archeologici di aree non colpite, come Chieti. In tutto un’ottantina di non colpite, come Chieti. In tutto un’ottantina di pezzi fra tele, sculture, croci processionali, rilievi e reperti antichi che vanno dalla preistoria all’inizio del Novecento. Con opere di grande richiamo. C’è tanto lavoro da fare per il completo recupero dei tesori d’arte e dei monumenti danneggiati ma la Settimana della cultura e la mostra a Castel Sant’Angelo sono già un passo in avanti, eviden-ziano l’impegno, auspicabile, per il recupero e il restauro dei beni culturali abruzzesi. Insomma, un’occasione da non perdere per avvicinarsi ai grandi tesori della regione Abruzzo ma anche, a grandi tesori della regione Abruzzo ma anche, a un anno dal terremoto, un’occasione di ries-sione sulla situazione del nostro patrimonio artis-tico e culturale. Per conoscere nei dettagli tutti gli avvenimenti della XII Settimana della cultura basta consultare il sito del ministero per i Beni e le attività cultura-li: www.beniculturali.it.

PATRIMONIO CULTURALE dettagli come parti del tutto

Da un indagine volta all’analisi di minimi segni che disegnano il paesag-gio nel suo complesso; da una veduta quindi “panoramica” studiata tramite l’uso di diversi strumenti quali: carto-grae, disegni, stampe, libri si arriva ad una visione ravvicinata dei borghi, a modi “pedone” che camminando per le vie di questi luoghi abbandonati, capta e automaticamente cataloga ogni minimo dettaglio, trasformandolo intu-itivamente in un’importante testimoni-anza.E, da questa, ci si pone l’obiettivo di ri-conoscere quegli elementi che costruis-cono l’“insieme”, che si propongano come parti costituenti del paesaggio abruzzese, che gli conferiscano carat-tere e che, assemblati, formino e deter-minino l’identità di questa regione.

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO

PATRIMONIO CULTURALE

Italia “patria dell’arte”, capitale mondiale della cultura” e “museo diffuso” sono espressionitalmente inazionate da rischiare di divenire luoghi comuni, cioè rappresentazioni stereotipate,acriticamente accettate, per le quali risulta difficile risalire alle ragioni che le hanno generate e chele giusticano. In effetti, trovare un riscontro oggettivo, possibilmente quantitativo, a talidenizioni è estremamente difficile. Inoltre, quando ci si riferisce al patrimonio culturale di unPaese nel suo complesso, è arduo non solo individuare i parametri di misurazione sulla base deiquali effettuare comparazioni internazionali, ma addirittura denire l’oggetto stesso di osservazionequali effettuare comparazioni internazionali, ma addirittura denire l’oggetto stesso di osservazionee di analisi.Certamente la vastità, l’importanza e la capillarità del patrimonio storico e artistico del nostroPaese sono percepibili “a occhio nudo”, ma non esiste a tutt’oggi un elenco esaustivo ufficiale deibeni culturali, né è stato mai realizzato un lavoro sistematico di ricognizione, inventariazione e dicatalogazione, nonostante la nostra Costituzione sia una delle poche al mondo a prevedere tra i“principi fondamentali” e tra i compiti della Repubblica (art. 9) la tutela del “patrimonio storico eartistico della Nazione” ed una’importante sentenza della Corte Costituzionale (151/1986) sanciscaartistico della Nazione” ed una’importante sentenza della Corte Costituzionale (151/1986) sancisca“la primarietà del valore estetico-culturale (…) capace di inuire profondamente sull’ordineeconomico e sociale”.A fronte di tale lacuna conoscitiva, una fonte di informazione autorevole in merito è rappresentatadalla lista del patrimonio mondiale elaborata dall’UNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite perl’Educazione la Scienza e la Cultura), dalla quale risulta che l’Italia è il Paese che detiene ilmaggiore patrimonio culturale del mondo.Il trattato internazionale sulla Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale, culturale eIl trattato internazionale sulla Convenzione per la protezione del patrimonio mondiale, culturale enaturale, raticato nel 1972 dalla Conferenza generale dell’UNESCO e attualmente sottoscritto dacirca 175 Stati membri, ha il compito di denire il patrimonio mondiale formulando una lista dei sitidi eccezionale valore per l’intera umanità. Firmando la convenzione, gli Stati si impegnano agarantire la tutela dei siti che possono essere riconosciuti come patrimonio mondiale: la loropreservazione per le generazioni future diventa quindi una responsabilità condivisa dall’insiemedella comunità internazionale.Secondo tale convenzione internazionale appartengono al patrimonio culturale mondiale “iSecondo tale convenzione internazionale appartengono al patrimonio culturale mondiale “imonumenti, gli insediamenti ed i siti aventi valore storico, estetico, archeologico, scientico,etnologico o antropologico”; in particolare, per poter essere iscritti nella lista del PatrimonioMondiale, questi devono presentare i requisiti previsti dai criteri di iscrizione adottati dal Comitato.Inoltre, nel caso in cui un sito di particolare rilevanza culturale sia seriamente minacciato, puòessere iscritto nella lista del Patrimonio Mondiale in pericolo, e beneciare di interventi e iniziativeinternazionali per la sua tutela. Il Patrimonio Mondiale ha, infatti, accesso ad un fondo, alimentatoattraverso le contribuzioni obbligatorie degli Stati membri della Convenzione, stabilite entro unattraverso le contribuzioni obbligatorie degli Stati membri della Convenzione, stabilite entro untetto massimo dell’1% della loro partecipazione al budget dell’UNESCO, e attraverso lecontribuzioni volontarie degli Stati o il prodotto di attività promozionali nazionali o internazionali.

www.culturaincifre.istat.it

ITALIA PATRIMONIO CULTURALE DELL’UMANITA’

PATRIMONIO CULTURALE

Page 15: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 16: E.M.M.E. magazine n.3

Il master GESLOPAN - Gestione dello sviluppo locale nei parchi e nelle aree naturali - giunto alla settima edizione, affronta in un'ottica in-terdisciplinare le problematiche di gestione, conservazione e sviluppo economico delle aree naturali protette. Le aree naturali protette, infatti, sono luoghi di sperimentazione di una convivenza armonica tra uomo e ambiente, in cui la corretta gestione e valorizzazione delle risorse può portare ad un incremento sia della qualità dell'ambiente medesimo che della qualità della vita, affrontando in modo consapevole, nell'ottica della green economy, le interdipendenze tra attività antropiche ed ecosistemi naturali. Ciò richiede nuove pro-

fessionalità capaci di agire all'interno delle aree naturali protette con un approccio di marketing territoriale, con competenze speciche utili ad orientare la fruizione dell'ambiente e a perseguire la nalità di sviluppo delle economie locali, qualicando mediante un approccio scientico e tecnologico le risorse naturali, culturali e le produzioni agro-alimentari locali. Il master si rivolge quindi sia a chi, operando negli enti parco o negli enti locali, vuole incrementare le proprie com-petenze gestionali, sia a chi è interessato a operare, come professionista, nel sistema delle aree naturali protette.

16

PARCO NAZIONALE D’ABRUZZO, LAZIO, MOLISE

Il Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise fu inauIl Parco nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise fu inau-gurato a Pescasseroli (AQ) il 9 settembre 1922, mentre l'Ente Parco fu istituito il 25 novembre 1921 con direttorio provvisorio. Il primo nucleo protetto fu istituito dal comune di Opi in Val Fondillo e Camosciara il 2 ottobre 1921 e fu affidato all'associazione Pro montibus et sylvis no al 17 gennaio 1923 quando l'ente ne ottenne la gestione. gennaio 1923 quando l'ente ne ottenne la gestione. Il 25 marzo 1923 con Regio decreto viene istituita la commissione amministratrice dell'Ente parco.[1] È compreso per la maggior parte (3/4 circa) nella pro-vincia dell'Aquila in Abruzzo e per il rimanente in quella di Frosinone nel Lazio ed in quella di Isernia nel Molise. La direzione del parco è a Pescasseroli.Il Parco nazionale d'Abruzzo fu istituito su iniziativa privata nel 1922 e riconosciuto nel 1923, con RDL 257 dell'11 gennaio 1923. Al territorio attuale si giunse dopo successive integrazioni. La gestione è dell'Ente Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise con sede attuale a Pescasseroli. Interessa 25 comuni distribuiti nelle province di Frosinone, Iser-nia e L'Aquila. Nel 1980 ha avuto inizio la zonizzazinia e L'Aquila. Nel 1980 ha avuto inizio la zonizzazi-one del parco, cioè la sua suddivisione in zone a di-versa protezione ambientale per poter conciliare le opposte esigenze della protezione della natura e degli sviluppi urbanistici delle popolazioni locali.

Il forte isolamento in cui il territorio dell'Alto Sangro giaceva da secoli aveva permesso la conservazione di una rilevante quantità di specie animali e veg-etali degni di conservazione; non tutto era stato trasformato in pascolo. Alle timide iniziative locali di istituire una riserva di caccia sul modello delle prime aree protette del Piemonte venne incontro la famiglia Sipari, ricchi proprietari di Pescasseroli imfamiglia Sipari, ricchi proprietari di Pescasseroli im-parentati col losofo Benedetto Croce.[2] Si adoper-arono per la realizzazione nel territorio dei comuni di Opi, Pescasseroli, Villavallelonga, Collelongo, Lecce nei Marsi, Gioia dei Marsi, Balsorano e Castel-laume della Riserva reale dell'Alta Val di Sangro, istituita nel 1872 da Vittorio Emanuele II. Tale forma di tutela proseguirà sino al 1878, data nella quale verrà abolita. Nuovamente istituita nel 1900, resterà in vigore sino a tutto il 1912; contempora-neamente Erminio Sipari iniziò a dar voce alla prima iniziativa in Italia di istituzione di un Parco Nazionale sul modello dello Yellowstone sta-tunitense.

Parco Nazionale d'AbruzzoInsieme ad Erminio Sipari, i primi a proporre la realizzazione di un Parco Nazionale in Italia furono il botanico Pietro Romualdo Pirotta, lo zoologo Alessandro Ghigi e l'associazione naturalistica bolognese «Pro Monti-bus et Sylvis». Gli studiosi e gli ambientalisti della Pro Montibus notavano la concentrazione di specie appenniniche e la varietà di habitat di interesse naappenniniche e la varietà di habitat di interesse na-zionale nella Marsica: avanzarono il primo piano di tutela ambientale nel 1914, nel quale era previsto un grande parco, esteso dall'alveo del Fucino e la Conca Peligna a Castel di Sangro, dal ume Liri e Valle di Comino alle pendici della Majella. I costi ec-cessivi della realizzazione e del mantenimento fecero fallire l'iniziativa, alla quale però seguì un secondo più intenso coinvolgimento di associazioni e intellettuali nel progetto istitutivo. Il 25 novembre del 1921, un anno prima dell'istituzione del Parco Nazionale del Gran Paradiso Erminio Sipari e la Pro Montibus avviarono la gestione protetta di un pic-colo fazzoletto di terra dei comuni di Civitella Alfedena e Opi nella zona della Camosciara.

Il Parco nazionale d'Abruzzo (con la legge n. 93 del 23 marzo 2001 Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise, denominazione che non implica trasformazioni amministrative) insieme al Parco Nazionale del Gran Paradiso è il più antico parco d'Italia noto a livello nazionale per il ruolo avuto nella conservazione di alcune tra le specie faunis-tiche italiane più importanti, lupo, camoscio tiche italiane più importanti, lupo, camoscio d'Abruzzo ed orso bruno marsicano, nonché per le prime e numerose iniziative per la modernizzazione e la diffusione localizzata dell'ambientalismo. È ricoperto da boschi di faggio per circa due terzi della sua supercie. Si estende prevalentemente in territorio montano e pastorale, dove non è pratica-bile la coltura della vite e dell'olivo, sconnando nel piano delle colture nelle valli del Giovenco e in Val di Comino.

RISORSE NATURALI come rappresentazione oggettiva

In natura le risorse naturali sono molteplici, si passa dal sole alle rocce, dalle maree all’agricoltura; per quanto riguarda quest’analisi si è deciso di trat-tare solo le risorse naturalimateriali perchè si è voluto indagare solamente ciò che l’uomo può toccare,prelevare e utilizzare direttamente per il proprio uso senza doverlo trasformare in energia.Il lavoro è iniziato con lo studio delle ri-sorse trattate prima alla macro-scala re-gionale e poi alla micro-scala dei borghi soggetti al fenomeno dell’abbandono. Per ogni risorsa sono stati analizzati vari aspetti: presenza attuale, evoluzione storica secondo i Censimentigenerali dell’Agricoltura (2000, 1990, 1982) e un confronto con le altre re-gioni italiane. Questo studio ha come nalità ultima la comprensione dell’evoluzione del terri-torio nella storia, ovvero come le risorse ambientali sono state sfruttate nella re-gione, arrivando ad una critica delle quantità delle risorse e del loro uso, al ne di capire come e quali risorse potrebbero essere sfruttate per lariattivazione dei borghi.

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO

RISORSE NATURALI

Gli Abruzzesi, popolo di antichissime origini, hanno improntato il loro sistema di vita in un territorio aspro ma proprio per questo un popolo ospitale, un popolo "Italico", un popolo di antichi Guerrieri, cantato da Ovidio, descritto da Tito Livio prima e da D'Annunzio poi, nonchè dai fratelli Spaventa, da Benedetto Croce e dal musicista Paolo Tosti.Una terra che ha plasmato il carattere, usi, costumi, di gente laboriosa. Una terra ricca di risorse naturali, Una terra che ha plasmato il carattere, usi, costumi, di gente laboriosa. Una terra ricca di risorse naturali, fra cui il celebre Parco Nazionale d'Abruzzo con i suoi 40.000 ettari di bosco. Una Regione completa con una grande lunga dorata spiaggia, bagnata da un mare incantevole. Una montagna che sia d'estate che d'inverno può soddisfare anche i più esigenti.Laghi naturali dalle acque cristalline. Fauna e ora ancora intatta. Una terra ricca di tradizioni popolari, Laghi naturali dalle acque cristalline. Fauna e ora ancora intatta. Una terra ricca di tradizioni popolari, legate all'antica civiltà. Una cucina considerata povera perchè non artefatta ma genuina e apprezzata da tutti i palati. Una ricettività che è al passo con i tempi e per un turista esigente, in via di espansione senza deturpare l'ambiente naturale che ancora contraddistingue l'Abruzzo.

L'Abruzzo, si trova nell’Italia centromeridionale, ha una supercie di 10.975 km2 ed il territorio è montuoso (65%) e collinare(35%), ha una popolazione di 1.271.578 abitanti Conna a nord con le Marche, ad ovest con il Lazio, a sud con il Molise e ad est con il Mare Adriatico.Le caratteristiche geo-morfologiche della regione sono simbolizzate nel suo emblema: uno scudo diviso in Le caratteristiche geo-morfologiche della regione sono simbolizzate nel suo emblema: uno scudo diviso in tre bande oblique bianca, verde e azzurra, che rappresentano le montagne innevate, i boschi ed il mare. Sebbene geogracamente sia una regione del Centro Italia, l'Abruzzo è sempre stato legato alla storia del Sebbene geogracamente sia una regione del Centro Italia, l'Abruzzo è sempre stato legato alla storia del Sud Italia. Il territorio impervio, che in passato ha impedito le comunicazioni e causato l'isolamento dei popoli della regione, ha altresì favorito la conservazione di un ambiente naturale unico. Gli invasori hanno comunque lasciato le loro tracce un pò dappertutto. Dai Longobardi nel primo Medio Evo ai Normanni, gli Hohenstaufen, gli Angioini, gli Aragonesi, gli Asburgo di Spagna ed inne nel XVIII secolo il Regno dei Borbón di Napoli. Negli anni '60 la costruzione di autostrade per Roma, Bologna e Bari, e più recentemente il tunnel di 10 km. sotto il Gran Sasso hanno aperto la regione al resto d'Italia e dell'Europa.il tunnel di 10 km. sotto il Gran Sasso hanno aperto la regione al resto d'Italia e dell'Europa.In Abruzzo si può trovare le più alte vette dell'Appennino, con il Gran Sasso (Monte Corno, 4.912 m.), la Maiella e il Velino-Sirente, valli profonde, parchi nazionali e regionali, per circa 120 km il litorale costiero si estende con una pianura lineare, fermata per un solo tratto dal promontorio della Punta della Penna, dove ci sono delle alte costiere rocciose che spiovono sul mare. La costa è molto fertile e ben coltivata. Le pianta-gioni agricole scendono no ad arrivare a ridosso delle spiagge, raramente più larghe di 100 m., una straordinaria ricchezza di bellezze artistiche e naturali. Borghi e castelli emergono al centro di boschi o alla sommità di colline; nei parchi, con un pò di fortuna, si possono ammirare gli orsi bruni, i lupi e i camosci; le sommità di colline; nei parchi, con un pò di fortuna, si possono ammirare gli orsi bruni, i lupi e i camosci; le aquile, i falchi e le poiane sulle più alte cime.

Fiumi - Laghi: Nella costa adriatica sfociano il Tronto e i corsi d’acqua che scendono dal Gran Sasso e dalla Maiella, sit-uati al conne con le Marche; mentre a carattere torrenziale sono l’Aterno-Pescara, il Sangro e il Trigno, i quali segnano il conne con il Molise.

Clima:L’inuenza del mare mitiga le coste abruzzesi rendendo il clima mite e mediterraneo. La parte interna della Regione ha un clima più continentale con inverni freddi ed estati molto calde. La pioggia e le nevi cadono in abbondanza dal periodo invernale no alla primavera. Una costante siccità caratterizza l’estate.

RISORSE NATURALI DELL’ABRUZZO IN GENERALE

RISORSE NATURALI

Page 17: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 18: E.M.M.E. magazine n.3

18

L’ABRUZZO DA LEGGERE

L'AQUILA Trentasei case editrici, uno stand di 45 L'AQUILA Trentasei case editrici, uno stand di 45 metri quadri e decine di volumi ed iniziative per rappresentare l'effervescente mondo dell'editoria e della creatività "made in Abruzzo". Sono solo alcuni dei numeri con i quali la Re-gione tornerà, a dieci anni dall'ultima appa-rizione, al Lingotto di Torino per la XXIII edizione del Salone internazionale del libro, in program-ma dal 13 al 17 maggio prossimi. «Si va a colmare una lacuna che durava ormai da dieci anni - ha detto l'assessore regionale Mauro Di Dalmazio -. Un'operazione che andava fatta proprio in con-siderazione del grosso patrimonio che abbiamo a livello editoriale in Abruzzo. Torniamo a Torino con umiltà, con mezzi limitati, certo, ma nella convinzione di dare un segnale di svolta a tutto il variegato mondo dell'editoria regionale e nella convinzione di avviare un discorso di valorizzazi-one culturale». Dibattiti, confronti e mostre foto-grache animeranno lo stand abruzzese, dove le drammatiche vicende legate al terremoto avranno un ruolo di primo piano grazie anche all'esposizione del fotografo aquilano Roberto Grillo ed alle numerose iniziative editoriali legate al dramma del sei aprile scorso. Alle 17, nella giornata di apertura del 13 maggio, lo stand abruzzese ospiterà un'importante tavola rotonda sulle idee, le impressioni, i racconti e ricordi che hanno caratterizzato il post terremoto. «A Torino hanno caratterizzato il post terremoto. «A Torino - spiega l'assessore alla Cultura - la vicenda del terremoto avrà un peso indiscutibile e questa presenza è stata salutata con favore da tutto il mondo editoriale italiano quale segno di rinas-cita e di voglia di ricominciare e di riproporsi. E penso che questo sia il messaggio più apprezzato a livello nazionale da tutti gli operatori del settore; partiamo da questo punto per avviare in futuro un discorso di valorizzazione dei prodotti editoriali regionali». Anche per la dirigente del Settore cultura, Paola Di Salvatore, le vicende legate alla tragedia aquilana renderanno ancor più signicativa la presenza della Regione al Salone del libro. «La nostra - ha commentato la Salone del libro. «La nostra - ha commentato la Di Salvatore - è una presenza resa ancora più im-portante a causa del sisma. Nonostante le diffi-coltà del momento l'editoria sarà presente anche attraverso case editrici del territorio aquilano. Ciascuna delle produzioni abruzzesi, inoltre, avrà una vetrina e un proprio spazio, ogni giorno ci saranno appuntamenti e ogni casa potrà esporre i suoi lavori».

RAPPRESENTAZIONE come indagine di segni

Cogliere il signicato più intimo di una rappresentazione non è cosa facile: si tratta di scomporla in unità elemen-tari semplici per poi evidenziare e car-pire i segni che la compongono e quindi scoprire la sua vera identità.La rappresentazione del territorio si caratterizza in modo specico per de-scrivere non solo il territorio ma anche le dinamiche che lo riguardano, in quanto la presenza della “componente uomo” e degli aspetti legati al suo com-portamento è determinante nel denirel’effettiva identità della rappresentazi-one.

L’indagine si è svolta dapprima come L’indagine si è svolta dapprima come mera raccolta di dati rappresentativi, siano essi immagini, iconograe, foto-grae, cartoline, dipinti, ecc, per poi selezionarli e catalogarli seguendo di-versi criteri quali: categorie, tematiche, tipologie di rappresentazione, date, luoghi rappresentati; inne, il lavoro di luoghi rappresentati; inne, il lavoro di ricerca si è evoluto con la creazione di un archivio telematico (http://www.smilingeventi.it/public/galleria/home/index.php)

che permetta di operare ricerche incro-ciate riguardanti le diverse tipologie di rappresentazione del territorio abruzz-ese, divise per data, autore e ciascun in-formazione che permetta una classica-zione.

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO

RAPPRESENTAZIONE

E’ possibile rileggere la storia anche attraverso lo sguardo inedito e privato dei lm di famiglia e amatoriali1? Se ciò è attuabilequante e quali sono le rappresentazioni della società e della cultura ricavabili da fonti di questo tipo? E quali le cautele metquante e quali sono le rappresentazioni della società e della cultura ricavabili da fonti di questo tipo? E quali le cautele met-odologiche da adottare? Sono almeno tre i quesiti al centro del presente lavoro di ricerca. Tali interrogativi appaiono stretta-mente connessi alla natura della documentazione oggetto di studio: risorsa “fresca”, scoperta solo di recente dalla comunità sci-entica e appena da qualche anno – almeno nel contesto italiano - entrata a far parte del laboratorio degli storici. Fino agli anni Ottanta del Novecento, infatti, la pratica cinematograca degli home movies si presenta completamente slegata dal discorso storiograco, assolvendo ad una funzione sociale di riferimento ben precisa. Gli home movies sono prevalentemente dei passa-tempi, strumenti del tempo libero familiare, realizzati - nella maggior parte dei casi dai padri di famiglia - per perpetuare i ricordifamiliari, per conservare tracce di persone ed ambienti altrimenti destinati all’oblio, mezzi di rappresentazione ed auto-rappre-sentazione del nucleo domestico o di intere comunità sociali. Solo in un secondo momento – e con tempi e modalità differenti - archivisti, cineasti e studiosi di varie discipline iniziano a considerare i lm di famiglia in Super8 – soprattutto in contesti nazion-ali come quello americano, francese ed olandese – non più come semplici pratiche cinematograche condotte in ambiti ristretti e con nalità esclusivamente private, ma come fonti storiche inedite, documenti sociali interessanti in grado di «offrire una documentazione di prima mano e dall’interno su interi settori della società, specchio di una cultura, per studiare come la nostra documentazione di prima mano e dall’interno su interi settori della società, specchio di una cultura, per studiare come la nostra società vede se stessa. (…) Meravigliosi documenti di vita locale». Partendo proprio dal rinnovato valore d’uso assegnato ai lm di famiglia negli ultimi anni, sono stati gettati i presupposti per sviluppare una raccolta ed uno studio sistematico degli stessi, nella convinzione che tali materiali - se adeguatamente letti ed interpretati – possano realmente contribuire – al pari di altre fonti storiche - a gettare luce su aspetti prima mai considerati dalla ricerca, arricchendo la ricostruzione dei fatti e degli immagi-nari, dei costumi e delle loro trasformazioni; mettendo in evidenza il sottile intreccio delle permanenze all’interno di mutamenti sociali più complessi. Le medesime premesse hanno ispirato la presente ricerca: in questo caso i lm di famiglia sono stati collo-cati su un’attività d’indagine ben delineata, nella quale convergono la storia dell’Abruzzo contemporaneo, l’interesse per una forma particolare di cinema e quello per le diverse rappresentazioni/ricostruzioni della società abruzzese che tali documentazio-ni sono in grado di offrire. L’ipotesi di partenza infatti è che questo lone di lavoro, che si avvale di fonti affascinanti quanto in-edite, possa divenire un’ulteriore “voce” capace di raccontare – in modo inusuale e attraverso il microcosmo privato e familiare - l’Abruzzo e gli abruzzesi del periodo repubblicano. Un’epoca segnata da trasformazioni tumultuose ed inarrestabili che non cancellano, tuttavia, elementi pregressi di continuità e di tradizione che rimangono a far da sfondo ai cambiamenti delle men-talità, dei modelli culturali, dei comportamenti, dei riti sociali e dei cerimoniali. I documenti lmici amatoriali e familiari, in denitiva,vengono assunti in questo studio come specchio delle dinamiche di mutamento in atto in Abruzzo nel periodo consid-erato e contestualizzati all’interno delle trasformazioni proprie dello specico contesto locale.E’ necessario rifarsi agli ultimi venticinque anni per delineare il panorama storiograco nazionale ed internazionale di riferi-mento nel quale s’inseriscono i lm di famiglia e amatoriali. Il loro valore di testimonianze etnograche, sociologiche e storiche ha stentato ad affermarsi a causa di varie ragioni, prevalentemente legate a un atteggiamento di diffidenza e di sducia nei confronti di una fonte per molti versi sconosciuta e dalle capacità ampiamente sottovalutate. Lo studioso francese Roger Odin è il primo, nel 1995, a formulare una denizione precisa di questi specici documenti lmici e a sottolineare le difficoltà incontrate dal cinema amatoriale, e dunque anche dall’home movie, per ottenere riconoscimento dalla comunità scientica. «Il cinema dal cinema amatoriale, e dunque anche dall’home movie, per ottenere riconoscimento dalla comunità scientica. «Il cinema amatoriale – scrive Odin – non ha beneciato del movimento d’interesse teorico del cinema che si è sviluppato negli anni ses-santa (…) come se la giustapposizione dell’aggettivo “amatoriale” bastasse, da sola, a rimandare all’insignicante, al ridicolo, allo spregevole, se non addirittura all’inesistente. Anche quei pochissimi che si interessano alla questione (…) danno prova di quanto sia difficile riconoscere il cinema amatoriale quale soggetto degno di studio di per se stesso». In realtà, alla luce delle varie esperienze e ricerche condotte negli ultimi anni in campo internazionale, su diversi versanti disciplinari, è possibile affervarie esperienze e ricerche condotte negli ultimi anni in campo internazionale, su diversi versanti disciplinari, è possibile affer-mare che la scoperta e la valorizzazione della ricchezza documentaria dei lm amatoriali e familiari procedono lungo differenti percorsi e a differenti velocità. La cinematograa capisce n da subito le potenzialità narrative dei lmini familiari e, già a par-tire dalla ne degli anni Sessanta, li utilizza come materiali da rimontare e reinterpretare per rivelare storie personali, far riemergere brandelli di memoria collettiva completamente dimenticati, raccontare identità sociali. Ne sono degli esempi i “diari lmati” del regista americano di origine lituana, Jonas Mekas, oppure i lm - inchiesta dell’ungherese Peter Forgàcs che,lmati” del regista americano di origine lituana, Jonas Mekas, oppure i lm - inchiesta dell’ungherese Peter Forgàcs che,attraverso l’utilizzo di home movies, ripropongono una “storia privata” dell’Ungheria che ricompone verità storiche rimaste nell’ombra. Sullo stesso “riuso” dei lm di famiglia, impiegati per ricostruire storie e gettar luce su problemi o temi specici, si concentra il lavoro portato avanti dai coniugi - registi, Yervant Gianikian e Angela Ricci Lucchi.

PER APPROFONDIMENTI VED.http://www.sissco.it/leadmin/user_upload/Attivita/Convegni/StorieInCorsoIII/Valeriano_Annacarla.pdf

Le rappresentazioni “private” dell’Abruzzo nelle immagini dei lmati familiari e amatoriali tra anni 40 e 70

RAPPRESENTAZIONE

Page 19: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 20: E.M.M.E. magazine n.3

Con il termine evoluzione sociale viene indicata una teoria che intende spiegare come le società, intese come gruppi di individui interagenti o mutuamente dipendenti appartenenti alla stessa specie, si sono sviluppate durante la loro vita.I sociobiologi hanno sviluppato importanti teorie dell'evoluzione del comportamento sociale negli animali basate sulla teoria di Darwin dell'evoluzione attraverso la selezione naturale e la genetica. Il processo di selezione naturale implica forme di evoluzione sia ecologica che sessuale. Nelle specie più intelligenti, la seconda diviene interamente legata alla cultura.

20

L’EVOLUZIONE SOCIALE DEL CERVELLO

La competizione sociale ha innescato la crescita cerebrale dell'uomo

Pur possedendo molte caratteristiche che lo disPur possedendo molte caratteristiche che lo dis-tinguono dalle altre specie, sono soprattutto le capacità cognitive e il modo di pensare che hanno permesso all'uomo di dominare il pianeta. Alcuni ricercatori dell'Università del Missouri hanno scoperto che lo sviluppo di un grande cer-vello sarebbe dovuto alla capacità di risolvere i problemi sociali.Gli antropologi Mark Flinn e Carol Ward e lo psi-cologo David Geary hanno integrato questa nuova teoria sull'evoluzione dell'intelligenza umana con i recenti sviluppi nei campi della pa-leoantropologia, della psicologia cognitiva e della neurobiologia. Analizzando alcuni fossili per determinare la dimensione del cervello, del corpo ed eventuali indizi archeologici del com-portamento, i ricercatori hanno trovato le prove a sostegno della teoria proposta dal zoologo Richard Alexander, secondo il quale gli esseri umani hanno sviluppato un grande cervello per negoziare e gestire complesse relazioni sociali.Gli scienziati hanno anche confrontato le nostre capacità mentali con quelle delle scimmie."La maggior parte delle teorie tradizionali, com"La maggior parte delle teorie tradizionali, com-presa quella di Charles Darwin - sostiene Flinn - suggeriscono che a favorire l'evoluzione di un grande cervello sia stata una combinazione dell'uso di utensili e della caccia, ma il fatto che anche altre specie, come gli scimpanzé, usino strumenti e caccino dimostra che i nostri ante-nati non erano unici da questo punto di vista. La caratteristica più eccezionale dell'uomo, invece, riguarda la comprensione del pensiero altrui grazie a capacità quali l'empatia o l'autocoscienza".Ward spiega che il cervello degli ominidi è cresciuto del 250 per cento in meno di 3 milioni di anni, in particolare nell'area neocorticale che controlla lo sviluppo cognitivo. La scienza sos-tiene che la dimensione assoluta (non relativa) del cervello è legata da vicino all'intelligenza, e probabilmente questa evoluzione è dovuta alla crescente importanza delle coalizioni sociali crescente importanza delle coalizioni sociali complesse.Lo studio verrà pubblicato prossimamente sulla rivista "Evolution and Human Behavior". Geary ha anche curato un libro sullo stesso soggetto, "The Origin of Mind: Evolution of Brain, Cognition and General Intelligence", che verrà pubblicato in ot-tobre.

EVOLUZIONE SOCIALE come cambiamento dei comportamenti umani

Questo studio nasce con l’intento di evidenziare le dinamiche che hanno portato allo spopolamento,in alcuni casi quasi totale, di alcuni borghi abruzzesi.Per meglio comprendere tali dinamiche Per meglio comprendere tali dinamiche si è deciso di procedere in due step suc-cessivi:- effettuare l’indagine di un campione e dunque analizzare da vicino solamente un borgo ed- effettuare una sorta di zoom out per capire se tali dinamiche siano comuni anche ad altri borghi.All’interno di una moltitudine di luoghi, la scelta è ricaduta su Corvara, in pro-vincia di Pescara, principalmenteper due motivi:- Corvara è uno dei pochi borghi abru-zzesi che è anche comune e questo ci ha permesso di recuperarefacilmente dati istat, preziosi e neces-sari per avere una base di informazioni autorevoli sulle qualisviluppare delle considerazioni, in relazione anche ai dati raccolti sul luogo;- inoltre il numero di abitanti di Corvara, - inoltre il numero di abitanti di Corvara, circa trecento, è tale per cui è stato pos-sibile effettuare un censimento comple-to di tutta la popolazione. ll nostro lavoro, dunque, cerca di indagare il fenomeno dell’abbandono attraverso ad una moltitudine di aspetti, per rico-struire in modo ordinato ed esaustivo un processo assai complesso. Si è, in-fatti, analizzato tale fenomeno di emi-grazione in relazione al tempo, agli av-venimenti storici, alle dinamiche eco-nomiche e politiche, allo spazio, ai ussi di popolazione e ai progetti futuri. Si è deciso, quindi, di costruire una timeline dell’abbandono di Corvara, che non vuole essere una mera disposizione cro-nologica di eventi, ma che sia uno stru-mento esaustivo attraverso il quale rac-contare la complessità di tale processo e in particolare che racconti le conseguenze dell’abbandono sullo sviluppo dello spazio urbano e del suo relativo utilizzo da parte della società. La neces-sità, dunque, è di riportare l’analisi stori-co-morfologica dei luoghi al centro delle metodologie progettuali, per uno sviluppo che sia sostenibile. In questo senso lo sviluppo coincide con il recu-pero e il riutilizzo corretto e mirato di tutte le aree, lestrutture e le infrastrutture che si vanno dismettendo, nella speranza che ciò ci condurrà al recupero eal conferimento del giusto valore al nostro paesaggio.

Una caratteristica, propria della razza umana (per assicurarsi la sopravvivenza), è la capacità di adattarsi all’ambiente, o di modicarlo. Il progresso di qualsiasi società (sia semplice che complessa), fra i tanti altri fattori che ne determinano l’evoluzione, è in relazione anche con il maggiore o minore controllo esercitato dall’uomo sull’ambiente naturale. L’evoluzione delle società, secondo le teorie del neoevoluzionismo sviluppatosi nel XX° secolo, è in relazione alle differenze esisL’evoluzione delle società, secondo le teorie del neoevoluzionismo sviluppatosi nel XX° secolo, è in relazione alle differenze esis-tenti e nel grado di organizzazione di ciascun gruppo sociale per il dominio sull’ambiente, e nella capacità di adeguare, alle esi-genze che cambiano, le istituzioni che regolano la convivenza tra i consociati (cioè la capacità di modicare o abbandonare alcuni schemi di comportamento sociale o perché si è venuti in contatto con un’altra organizzazione sociale - della quale se ne adottano i sistemi – o per il necessario adeguamento a sopravvenute esigenze legate alle nuove tecnologie o al mutato modo di pensare dei cittadini). Una particolare caratteristica, comune a tutti i tipi di società (sia semplici che complesse), è l’attitudine ad adeguare il compor-tamento sociale a qualsiasi mutamento, di qualsiasi entità questo sia. L’evoluzione umana è iniziata, circa un milione di anni fa, con la padronanza del fuoco e la fabbricazione di rozzi utensili da parte dei lontani progenitori dell’homo sapiens. Il passaggio dalle forme più elementari di società semplice a quelle più articolate delle prime società complesse viene fatto ri-salire al Paleolitico, quando, presso alcune comunità mediorientali, cominciarono a sorgere i primi insediamenti stabili, quale conseguenza dello sviluppo dell’agricoltura, dell’addomesticamento degli animali e dell’incremento degli scambi commerciali, con le popolazioni vicine, delle eccedenze di cibo e di manufatti. Ulteriori forme di organizzazione, con le conseguenti attività specializzate, furono raggiunte mano a mano che veniva scoperto il modo di utilizzare ciascun metallo (rame, bronzo, ferro). Per esempio: esperti artigiani fabbricavano inizialmente armi ed utensili; quando più la foggia e la tecnica di costruzione si per-fezionava, tanto più erano richiesti nuovi e diversi specialisti e, nel frattempo, nasceva un ulteriore nuovo gruppo, quello dei mercanti che effettuavano il trasporto dei minerali dal luogo del ritrovamento no alle officine artigiane di lavorazione, assicu-rando la fornitura della materia prima. Probabilmente è con l’invenzione della scrittura che l’umanità getta le basi del suo costante progredire: gli uomini sono in grado di conservare conoscenze e ricordi, e possono tramandare, di generazione in generazione, le esperienze vissute. Anche se gli sviluppi più signicativi dell’organizzazione sociale sono da mettere in relazione alle speciche attività di specializ-zazione degli uomini (comunque inuenzate dai progressi di natura tecnologica), gli studi e le scoperte dell’archeologia, discip-lina scientica propria dell’età moderna, hanno dimostrato come l’evoluzione sociale non sia riconducibile soltanto ai progressi tecnologici e non sia affatto legata al passaggio dalla forma semplice e quella complessa delle società. Per esempio, la orente civiltà dei Maya (320/890 d.C.) si sviluppò esclusivamente grazie all’economia agricola, senza l’uso dei metalli. L’evoluzione sociale, in denitiva, è stata il risultato della capacità umana di organizzarsi in gruppi efficienti e di accumulare le L’evoluzione sociale, in denitiva, è stata il risultato della capacità umana di organizzarsi in gruppi efficienti e di accumulare le informazioni da tramandare ai posteri; le conquiste sociali dei nostri antenati hanno gettato le basi di numerose istituzioni so-ciali della nostra epoca: la famiglia, la religione, il commercio, il governo , l’arte.

« La società è come un'onda. L'onda si muove in avanti, ma resta immobile la massa d'acqua di cui essa è composta. La stessa particella non s'innalza dal fondo no alla cima. La sua unità è solo fenomenica. » (Ralph Waldo Emerson, Fiducia in se stessi)

CAPIRE L’EVOLUZIONE DELL’UOMO ATTRAVERSO I COMPORTAMENTI

EVOLUZIONE SOCIALE

Page 21: E.M.M.E. magazine n.3

PUBBLICITA’

Page 22: E.M.M.E. magazine n.3

22

Identità Abruzzese

Quando una nave affonda, il grido è: “Si salvi chi può!”. Nella bufera che gli esseri umani creano, troppo spesso arraffoni, superciali, corrotti, ru-morosi, è da rinsaldare l’identità abruzzese, e le-garcisi come fece Ulisse per scampare alle Sirene.

Si tratta di rivalutare l’abruzzesità, millenni di valore e cocciutaggine, dall’Uomo di Neander-thal alla Brigata Majella. Riscoprire le bellezze della terra, le leggende, la storia di cui troppo poco si parla, le nostre virtù che colpivano gli stranieri, erezza, gentilezza e disinteresse.

Una giornalista inglese arrivata in Abruzzo ai primi del Novecento, Anne MacDonell disse di noi: “Essi non si aspettano niente […] non ho mai visto alcuna persona con il volto di chi aspetta qualche cosa. Guardano con tranquillo cinismo, non è glio dei loro sogni il mondo che corre”. Era la dignità di chi il suo mondo ce l’ha dentro e si è tirato fuori dall’incalzare degli oggetti.si è tirato fuori dall’incalzare degli oggetti.Anche per le donne ebbe un elogio particolare. “Sembrano tutto, fuorchè schiave e il loro porta-mento è regale; non ho mai visto tante regine. Sono ben consapevoli del loro valore e del loro potere nella famiglia: sono le colonne del luogo ed hanno l’aria di saperlo.” A riprova che tutto è ancora così, basta l’immagine del popolo di Manoppello che as-petta il ritorno di quaranta gli morti a Marci-nelle. I visi sono impietriti dalla tragedia, ma sem-brano le statue dei re nei portali delle chiese, e non si sente un lamento. Lo strazio è palpabile, ma interiore, nobile.Nei paesi esiste ancora questa gente, in città cambia un po’, per adeguarsi e far carriera, per essere alla moda. Ma a noi abruzzesi basta por-tare nell’ oggi il patrimonio di ieri, per riscoprirci re e regine che governano se stessi, e non sono né in vetrina né in vendita.Questo sito nasce per tendere tutti insieme a questo ritrovamento, e aspetta collaborazioni, ri-cerche, ricordi

INTERVISTE IN/OUT

Il tema della nostra indagine ha come oggetto gli abitanti e le loro storie.Sono stati indivuati una rosa di borghi Sono stati indivuati una rosa di borghi signicativi all’interno del lavoro di ri-cerca corale alla quale prendiamo parte, molti dei quali però sono completa-mente abbandonati o comunque non presentano più una struttura comuni-taria.

L’oggetto quindi si concentra sulla per-sona in sè, in quanto individuo e spesso unico portatore di una memoria legata al borgo, il quale non ha altra docu-mentazione diretta se non il registro del ricordo di coloro che ci vivono o ci hanno vissuto. Dobbiamo comunque tenere presente che la relazione che lega le persone ai luoghi ha un carattere di tipo dinamico, sia nel senso proprio della mobilità (molte persone di sono spostate dal borgo per vivere altrove) sia nel senso di usso che stabilisce una repiproca connessione tra le persone e i luoghi . connessione tra le persone e i luoghi . Dunque è possibile sempre indagare anche dove il contatto con il borgo non esiste più. Consideriamo col termine “abitanti” coloro che abitano propriamente il borgo, ma anche coloro che sono andati via, cogliendo l’occasione di un ulteriore punto di vista che sì è lontano, ma che forse, proprio per questa ra-gione, è meglio strutturato nella realiza-zione personale di un ricordo di rottura con il luogo. La gura principale di questo gruppo è sicuramente quella dell’emigrato: molti di questi borghi hanno conosciuto lo spopolamento proprio a causa di una forte emi-grazione che ha interessato la regione dall’inizio del Novecento no agli anni ‘80 .

L’obiettivo principale che si vuole raggi-ungere è quello di ricostruire la storia dei luoghi attraverso le memorie degli abitanti.

PER APPROFONDIMENTI GRUPPO INTERVISTE

1. Le origini /la famiglia_ Tutti gli intervistati risultano avere un legame originario con il luogo in cui vivono. Le loro madri e i loro padri avevo spesso attività in loco: chi coltivava la terra, chi aveva le bestie, chi l’albergo...

2. Il ricordo_Abbiamo chiesto che ci raccontassero qualcosa del passato. Tutti hanno voluto parlarci di eventi negativi che 2. Il ricordo_Abbiamo chiesto che ci raccontassero qualcosa del passato. Tutti hanno voluto parlarci di eventi negativi che hanno inuenzato il borgo e dai quali sono stati particolarmente colpiti. Inoltre hanno fatto riferimento al classico “ricordo d’infanzia”. La cosa più bella di questo momento relazionale è stata l’espressione che assumeva il loro sguardo: si passava dal dolore alla gioia. I ricordi negativi sono pressoché simili per tutti: la miseria, la povertà, la guerra, le dittature... Mentre i ricordi positivi sono, ovviamente, strettamente personali.

3. L’euforia del passato _utti ci raccontano del presente: si presentano, ci dicono che lavoro fanno; un vero e proprio dialogo di 3. L’euforia del passato _utti ci raccontano del presente: si presentano, ci dicono che lavoro fanno; un vero e proprio dialogo di conoscenza, la routine dell’approccio. Ma quando li guidiamo nel passato la loro espressione cambia. Con il volto del bambino sognatore raccontano delle feste del paese, dei cibi “pregiati” che assaporavano solo in certe ricorrenze, dei raduni in piazza, dei giochi che facevano con gli altri bambini. Il momento diventa magico e loro percorrono un viaggio nel mondo ormai perduto.

4. L’attaccamento al luogo_Si lamentano della situazione attuale. Gli enti statali non elargiscono fondi per aiutarli. Ciò che noi 4. L’attaccamento al luogo_Si lamentano della situazione attuale. Gli enti statali non elargiscono fondi per aiutarli. Ciò che noi vediamo come il mondo idilliaco, tranquillo e sereno,dove andare per staccare dalla vita di città, risulta invece oberato di osta-coli e disagi. Il parco risulta essere un vincolo e non un pregio.

“Vengono elargiti fondi solo ai borghi del nord. Sembra che lo stato li voglia dimenticare, diventano più un fastidio che un’opportunità. Nonostante ciò tutti ritornano. Gli anziani hanno difficoltà con le strutture sanitarie. Le scuole elementari hanno un’unica classe... Ma la loro terra rimane nei loro ricordi, nei loro, sogni, nei loro desideri... questo luogo mi scorre nelle vene, è mio, fa parte di me e io di lui...” 5. I mestieri scomparsi_ Tanti mestieri come il taglialegna, il cacciatore, vengono banditi dalle leggi del parco. La gente perde il 5. I mestieri scomparsi_ Tanti mestieri come il taglialegna, il cacciatore, vengono banditi dalle leggi del parco. La gente perde il lavoro. I costruttori sono costretti a cambiare paese. Il calzolaio e la sarta, se voglio dare da mangiare ai propri gli devono spostarsi in paese e cercare lavoro nelle fabbriche. Da artigiano a operaio...

6. L’arte culinaria_ Quasi tutti, liberamente, ci parlano di cibo... La maggior parte si riferisce ai prodotti della loro terra. Ci racco6. L’arte culinaria_ Quasi tutti, liberamente, ci parlano di cibo... La maggior parte si riferisce ai prodotti della loro terra. Ci racco-ntano dei raccolti, di ciò che mamma portava sul tavolo. Alcuni ricordano le prelibatezze: “sono andato a mangiare a casa di un mio amichetto e sua mamma aveva cucinato per me due teste di pollo... era come mangiare la nutella...” “A Castelabasso quando ero piccolo, avevamo un forno comune per cuocere il pane. Un signore passava e avvisava che era il momento di pre-parare l’impasto, poi ci avvisava quando era ora di farlo lievitare. Alla ne una serie di persone passava a raccogliere le poche lire che servivano per far cuocere il pane e disponevano l’impasto su un lungo vassoio di legno che portavano al forno...”

7. Esperienze migratorie_ Tutti gli intervistati per questioni di studio e in seguito di lavoro sono stati “costretti” ad abbandonare la loro terra. Ma appena hanno potuto sono ritornati.

8. Spopolamento e ripopolamento_Abbiamo costatato che il grande usso migratorio è avvenuto nei diversi borghi negli anni ‘60. In quegli anni gli abitanti hanno iniziato a risentire di una grossa crisi economica. Chi, più fortunato, possedeva un attività legata al settore alberghiero o un appezzamento di terreno, riusciva a mantenersi e a mantenere la famiglia. Tutti gli altri, la maggior parte, ha dovuto abbandonare il proprio paese per spostarsi in zone più evolute. I ragazzi dovevano frequentare scuole, i più fortunati hanno potuto proseguire gli studi, altri sono stati costretti a cercare lavoro. Nelle famiglie comandava il papà: padre padrone. Molti hanno dovuto rinunciare ai propri sogni e desideri. “Il mio sogno era quello di diventare uno storico, papà: padre padrone. Molti hanno dovuto rinunciare ai propri sogni e desideri. “Il mio sogno era quello di diventare uno storico, di raccontare agli altri le vicissitudini delle nostre terre, ma mio padre mi trovò lavoro in un’officina meccanica. Ora sono in pen-sione, sto realizzando il mio sogno: faccio la guida per il mio borgo a tutti i visitatori assetati di storia...”

9. Risorse naturali e turistiche del luogo_Tutti questi borghi godono di una vita tranquilla e serena. Immersi nei paesaggi colli-nari e appenninici del centro Italia, respirano aria pure e si godono le giornate di sole nell’assoluto silenzio. Il paesaggio che si prospetta agli occhi da pace e colma tutto il vuoto che si è creato dal momento in cui ognuno è dovuto andare via al momento del ritorno. Fortunatamente alcuni di questi borghi riesce a sopravvivere grazie al turismo. Ma si tratta di un turismo di giornata. I borghi sono piccoli, in poche ore si visitano. Alcuni diventano famosi per la loro bellezza medievale, altri per le loro risorse. Civi-tella del Tronto offre il suo fascino con la fortezza e tutte le costruzioni arroccate; Rocca Santa Maria offre un turismo pretta-mente fungaiolo...

10. Aspetto produttivo_Alcuni borghi vantano la presenza di attività produttive industriali vicine che permettono alle poche famiglie rimaste di potersi mantenere. Altri vivono grazie alla presenza di elementi come la fortezza che essendo rivitalizzate in musei offrono occasioni di visite da parte di scuole e turisti. Alcuni si sono attivati creando fondazioni o associazioni che si occu-passero dell’organizzazione di eventi legati particolarmente alla musica e all’arte. Si cerca tuttavia di portare gente e quindi eco-nomia. Rimane ancora tutto piuttosto statico anche perché dopo un giorno che si è li non c’è più niente da fare, ne da vedere.

TEMATICHE AFFRONTATE

INTERVISTE

Page 23: E.M.M.E. magazine n.3
Page 24: E.M.M.E. magazine n.3