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EMPOLI - Book Finale

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•• 6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

Apriamo gli orizzonti all’EuropaTante iniziativedi scambiodelComuneall’insegnadella cultura

CRISI, diffidenza, sentimenti an-tieuropeisti: in un momento didifficoltà economica come quelloche si respira, tutto ciò potrebbegenerare un clima di paura e dichiusura nell’animo dei cittadini;ma il confronto tra nazioni diver-se è l’occasione per riaffermareche il futuro si costruisce insiemeinun’ Europadove l’altro non rap-presenti una minaccia ma unapossibilità. Un modo per supera-re le difficoltà resta sicuramentel’esperienza di un buon gemellag-gio, poiché reca molti benefici al-le comunità, in quanto si ha l’op-portunità di condividere proble-mi e di scambiare opinioni “met-tendosi nei panni dell’altro”, cre-ando un percorso di crescita.Ed ecco che un piccolo borgo co-me Certaldo, immerso nelle colli-ne toscane, mette a disposizionele sue “ricchezze”, grazie alle ini-ziative degli scambi con diversiPaesi d’Europa. Il progetto è giàattivo da diverso tempo, ma an-che quest’anno il comune ha pro-mosso una nuova intesa con la cit-tadina francese di Chinon. Lo

scorso novembre, infatti, a Palaz-zo Pretorio il nostro sindaco haospitato il primo cittadino france-se, dando il via ad un legame cul-turale che accomuna due padridella letteratura come Rabelais eBoccaccio, ma anche geografico,per la stessa conformazione del pa-esaggio poiché Chinon, come Cer-

taldo, ha il suo centro storico si-tuato sulla parte alta di una colli-na ed il suo centro urbano nellazona sottostante.

IL COMUNE sta organizzandoun vero e proprio scambio: la lin-gua veicolante sarà l’inglese ed iltema proposto sarà lo sport. Con

la collaborazione della scuola me-dia Boccaccio, i ragazzi coinvoltipotranno usufruire delle areesportive messe a disposizione dal-la città, organizzando giornate de-dicate a giochi agonistici. Si speradi ottenere gli stessi risultati delgemellaggio avviato con Neurup-pin, il comune tedesco a cui sia-mo legati da molti anni. Compli-ce sempre il filo rosso della lettera-tura (Giovanni Boccaccio – Hein-rich Theodor Fontane), sedici ra-gazzi, già nel 2006 sono stati ospi-tati dalle nostre famiglie e vicever-sa, qui a Certaldo, approfondendoil legame tra le città, la lingua e gliscrittori dei due paesi. Così noi ra-gazzi respiriamo lo spirito di unagenerazione sempre più europea,che riecheggia nell’aria, propriocome le parole dell’inno europeo,l’Inno alla gioia, che esprime neitoni del linguaggio musicale diBeethoven e poetico di Schillerun messaggio universalmente va-lido senza tempo e senza confini:«Abbracciatevi, moltitudini! Que-sto bacio vada al mondo interoFratelli, sopra il cielo stellato de-ve abitare un padre affettuoso».

COME si rapportano i cittadini dinanzi alla pro-spettiva “europeista”? Lo abbiamo chiesto alla gen-te del paese, attraverso un sondaggio, a partire dalprimo cittadino Andrea Campinoti, che ha cosìcommentato: «Il nostro comune non si chiudeall’Europa ma si proietta verso nuovi incontri, per-ché Certaldo, oltre ad avere un grande passato, hauna grande capacità di modernizzazione nell’inte-grazione, e nonostante i tagli ai fondi, che tolgonoautonomia all’ente locale, cerca di condurre i pro-getti in modo adeguato». La risposta del sindacodenota una certa apertura verso un processo di in-tegrazione fra popoli, in linea con l’atteggiamentopositivo che mostrano i giovani del paese .«Per un ragazzo, essere cittadini dell’Unione Euro-pea rappresenta un’opportunità, una sfida per il fu-turo. Se le nuove generazioni avessero la possibili-

tà di compiere una parte del loro percorso formati-vo all’estero, in rapporto con le esigenze del merca-to del lavoro, si potrebbe ridurre la disoccupazionegiovanile», così si è espressa una giovane universi-taria, dopo essere stata in Germania, grazie al pro-getto Erasmus.

DIVERSE risultano le posizioni delle personeadulte e degli anziani: gli affezionati alle bancono-te da mille lire lamentano soprattutto l’aumentodei prezzi a fronte degli stipendi che sono rimastiinalterati. In conclusione i nostri giovani sembra-no vivere l’Europa in maniera decisamente diver-sa rispetto alla generazione che li ha preceduti, an-che perché varcare un “confine” significa curiositàdi vivere e conoscere ed è bello poter pensareall’Europa come una terra franca dove muoversi li-beramente.

IL SONDAGGIO PARLANO IL SINDACO E UNA STUDENTESSA. MA GLI ADULTI RIMPIANGONO LE MILLE LIRE

Senza confini fra Stati ci sonopiù opportunità

PRODOTTI TIPICIOgni Statomette inmostra le proprie ricchezze

LAREDAZIONE

UN’OCCASIONE perascoltare musica diversa daquella dei nostri i-pod èsenz’altro conoscere i “Jig-Rig”, il gruppo di musicaceltica nato nel 1998 pressol’Associazione Polis di Cer-taldo. Il nome non è un ca-so, poiché il termine sta adindicare il palcoscenico por-tatile che i gruppi folk irlan-desi conducono per le festedel paese, e pare che portifortuna. Partito come trio,il gruppo attualmente contaun organico di sette elemen-ti e possiede un repertoriodi brani tradizionali e mo-derni che non si limitano so-lo all’area celtica, ma amanoesplorare generi diversi: gra-zie alla passione per lamusi-ca e la voglia di divertirsihanno creato uno stile per-sonale con un linguaggioche va oltre frontiere e cul-ture, partendo da radici co-muni, aperto alle sperimen-tazioni musicali come lajam session. Liberi, indi-pendenti ed autonomi, siesprimono passando dallemelodie più delicate e ro-mantiche tipiche del genereceltico alle atmosfere più rit-mate di baldoria “dei classi-ci da pub”.I musicisti incrociano le lo-ro particolarità in un insie-me unico dove ognuno sisente rappresentato, mo-strando il talento, che per-mette loro di esibirsi non so-lo qui in Toscana ma anchein tutta Italia. Nei loro con-certi non è raro vedere per-sone di ogni età che ballanoe cantano insieme, trascina-ti dal loro ritmo coinvolgen-te. Senza retorica: anchequesto è un modo semplicema efficace per sentirci eu-ropei!

CLASSE IID

Ist. BoccaccioCERTALDO

LA MANIFESTAZIONE

Per un’Europa più unita

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti GisoelaAbazaj, FedericaBartalucci, Leo-nardoBichi, CamillaBonci, FrancescaCar-riero, Francesca Ciardo, Sergio Guerrieri,Samuele Iacopini, Jonathan Imperato, Ka-

therine Jeffery, Gerti Kamberaj, Giulia La-ri, Effe Magazzini, Adele Malatesti, MarcoPalmieri, Alessia Pasqualetti, FrancescoPiacenti, Alessio Pierantozzi, SaraRussel-lo, Giorgio Sampognaro, Samuele Scardi-

gli, Lucrezia Traini e Kevin Vallone (clas-se II D, scuolamedia Giovanni Boccaccio diCertaldo). Il dirigente scolastico è la dotto-ressa Simonetta Ferrini e l’insegnante tu-tor è la professoressa Carla Arcieri.

LACURIOSITA’

I JigRigmusica celticaenonsolo

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••7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

«Didasco»: la scuola raddoppiaAllaGonnelli di Gambassi è partito il nuovo corsodi recuperoe funziona!

VOLONTÀ, pazienza, dedizio-ne: queste sono le qualità fonda-mentali di chi ama la scuola e dichi aiuta i minori con difficoltà edisagi scolastici.Clara, Serena, Vanna, Irene, Ceci-lia,Vania, Samantha, Camilla, Pa-ola, Christabel: questi sono soltan-to alcuni dei nomi di ex insegnan-ti in pensione, di giovani diploma-ti e di studenti provenienti dai li-cei della zona Empolese-Valdelsache, gratuitamente, due volte asettimana, il martedì e il mercole-dì pomeriggio, si recano nella no-stra scuola e in biblioteca, per se-guire gli alunni della scuola secon-daria di primo grado, con lo sco-po di rispiegare loro alcuni argo-menti di studio, o aiutare i ragazziche hanno difficoltà nello svolgi-mento dei compiti assegnati percasa.Con la nuova organizzazione deicorso di recupero, i ragazzi menomotivati, quelli che presentano al-cune difficoltà di apprendimento,gli alunni provenienti da altri Pae-si che imparano l’italiano comeL2, gli alunni con problemi fami-liari ed economici, o meglio, tutti

coloro che nonhanno la possibili-tà di essere seguiti nello studiodai genitori, che lavorano, o chenon possono permettersi lezioniprivate a pagamento, hanno l’op-portunità di essere seguiti indivi-dualmente per tutto l’anno scola-stico; possono, così, migliorare illoro metodo di studio, recuperare

le materie insufficienti e farsi ri-spiegare gli argomenti non appre-si in classe.

TUTTO QUESTO è stato possi-bile da quando la nostra scuola hainiziato una collaborazione conl’associazione «Didasco», che hasede a Castelfiorentino. Si tratta

di un’associazione di promozionesociale, che ha lo scopo di suppor-tare le istituzioni scolastiche nellaloromissione educativa e formati-va, al fine di combattere il disagioscolastico e l’abbandonodegli stu-di.Negli anni passati, esisteva già,nella nostra scuola, il recupero po-meridiano,ma esso era organizza-to in maniera diversa: era divisoper classi e materie e veniva effet-tuato soltanto per duemesi all’an-no (marzo e aprile); per cui glialunni potevano rivedere soltantouna parte dell’intero programma.Bisogna ammettere che noi ragaz-zi, spesso, abbiamo una concezio-ne dello studio del tutto errata: ilvoto è il nostro pensiero fisso, ilnostro unico obiettivo è arrivare aprendere la sufficienza. Il fine chevuole conseguire la scuola, inve-ce, è molto più ambizioso e lo sipuò riassumere con una parola:“cultura”. Noi crediamo chel’istruzione sia un diritto di tuttal’umanità: unapersona cheha cul-tura riesce a vivere con più sicu-rezza ed autonomia; la culturaporta un uomo ad essere libero e anon dipendere da nessuno.

ABBIAMO intervistato i nostri nonni, che hannoun’età compresa tra i sessanta e gli ottanta anni eabbiamo chiesto come fosse la scuola ai loro tempi.Dai loro racconti è emerso che imaestri erano auto-ritari,ma allo stesso tempo erano i primi adulti, do-po i genitori, che imponevano delle regole e la di-sciplina; erano anche le prime persone a cui volerbene, ma di cui avere anche molta paura.Per poter recarsi a lezione, molti di loro dovevanofarsi diversi chilometri a piedi ogni giorno. Glialunni erano divisi nelle classi framaschi e femmi-ne. Spesso in una classe c’erano bambini dalla pri-ma alla quinta elementare e l’insegnante doveva se-guirli tutti contemporaneamente.Chi non rispettava gli ordini e commetteva sbagli,veniva punito con i seguenti castighi: stare per orein piedi dietro la lavagna o inginocchiarsi sul gran-turco dietro la cattedra;ma, la punizione peggiore,

se veniva sbagliato un esercizio, se qualcuno parla-va con il compagno di banco, consisteva nell’esse-re picchiato sulle mani con la bacchetta del mae-stro.

I BAMBINI mancini non erano considerati nor-mali; questi poveretti venivano costretti a scriverecon la mano destra. Pensate che un nonno disse asuo nipote mancino: «Te, nini mio, e un tu sei inregola con la legge!».A quei tempi gli insegnanti controllavano anchel’igiene personale degli alunni:mani, orecchie, un-ghie e collo e, se gli alunni non erano puliti, eranoguai!Adesso non si usano più tali metodi, tutto questo èun bene; ma oggi i ragazzi non sono rispettosi ededucati come un tempo. Sarà perché sono state eli-minate le vecchie punizioni?

L’INCHIESTA VI SIETEMAI CHIESTI COME FOSSE LA SCUOLA AI TEMPI DEI NOSTRI NONNI?

Quando imancini nonerano... in regola

L’INIZIATIVAAccolti con favorei corsi di recuperoeffettuatidue pomeriggi allasettimanapresso la scuoladi GambassiTerme

LAREDAZIONE

DALLE INTERVISTE ef-fettuate, ci ha colpito moltoil raccontodi unanonna ses-santenne che ci ha riferitoquanto segue: «I miei qua-derni costavano 15 lirel’uno ed erano costituiti dapoche pagine, dunque li ter-minavo in breve tempo; co-sì, visto che la mia famigliaera povera ed avevo altrecinque sorelle che andava-no a scuola, chiedevo allamia compagna di banco diprestarmi un doppione delproprio quaderno, per ri-mandare il più possibile ilmomento, per me mortifi-cante, in cui dover chiederea mia madre di comprarmiun nuovo quaderno; per leiera un problema grosso e siarrabbiava.In prima elementare micomprarono sei piccole ma-tite colorate, che dovevanoobbligatoriamente bastar-mi per tutti e cinque gli an-ni di scuola. Cercavodi usar-le il meno possibile, ma eraun’impresa ardua non con-sumarle, stavo attenta a nonappuntarle troppo, ma certicolori, come il rosso, il ver-de, l’azzurro, per colorare ilprato, le case, il cielo, finiva-no in fretta. Ero disperata,non avevo il coraggio di dir-lo allamamma,ma ecco chela mia compagna di banco,generosa e sensibile, la cuifamiglia avevamaggiori pos-sibilità economiche, per aiu-tarmi, mi regalava piccolipezzetti di vecchie matiteche lei avrebbe gettato via,visto che i suoi genitori lecompravano ogni anno unanuova confezione. Ancoraoggi la ricordo con affetto ela ringrazio tanto».

CLASSE IIIB

Ist. GonnelliGAMBASSI TERME

COM’ERAVAMOI ricordi scolastici dei nonni

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni:

NoemiAurea,NiccolòBigazzi, SaraBonifa-

zi, Giulia Borgoncino, Melissa Capitani, Gi-

nevra Corsoni, Nezha El Moussaine, Gior-

gioGaglioti, Giulia Gasparri, DavideGerar-

di, Saugerta Karreci, Noemi Monti, Olmo

Renieri,Maria Cristina Siracusa, Siria Tad-

dei (classe III B, Scuola «G. Gonnelli»,

Gambassi Terme).Il Dirigente scolatico è il professor Salva-torePalazzo. Il docente tutor cheha segui-to gli alunni nella realizzazione della pagi-na è la professoressa Valentina Giglioli.

L’INTERVISTA

Quellematiteche finivanoquasi subito

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8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 17 FEBBRAIO 2012

Finedelmondo?Nograzie!Leprofezie, più omeno vere, chehanno influenzato la vita degli uomini

IL21DICEMBRE2012 èunada-ta che sembrerebbe segnare la fi-ne o l’inizio di qualcosa: un cam-biamento, un passaggio. Ma ci sa-rà davvero la fine del mondo?Non è la prima volta che vienepredetta; già nell’anno 1000 d.C.infatti, gli uomini attendevanol’Apocalisse grazie anche ad alcu-ni elementi che all’epoca ne con-fermavano l’avvento (esempio:era un millennio dalla nascita diGesù, ci fu un’eclissi di sole che aquel temponessuno si sapeva spie-gare, in concomitanza con l’avvi-stamento di una balena, animalenon proprio conosciuto).

ANCORA, un millennio dopo,nel 1999 il mondo attendeva il“Millennium bug “, un problemainformatico secondo il quale il 31dicembre 1999 sarebbero andatiin tilt tutti i sistemi informaticidel mondo facendo collassare tut-te le comunicazioni e gli strumen-ti elettronici. Una profezia che in-vece si è avverata è quella secondola qualeEdgarCayce nel 1929 pre-vedeva il crollo delle quotazionidi Borsa. Notizia di questi giorniè, invece, che a seguito dei terre-

moti avvertiti a fine gennaio 2012nel centro e nord Italia, spuntauna nuova profezia del sismologoRaffaeleBendandi. Egli aveva pre-detto: «Il 5 e il 6 aprile 2012 unanuova serie impressionante di si-smi colpirà l’intero pianeta e l’Ita-lia potrebbe essere tra le zone piùterremotate». Inpassato gli era sta-ta attribuita un’analoga “profe-

zia” circa un terremoto che avreb-be dovuto colpire Roma l’11mag-gio 2011. Profezia che puntual-mente non si avverò.

NONOSTANTE il grande cla-more suscitato da queste profeziealcuni studiosi smentirono fin dasubito che nelle sue carte si trovas-sero previsioni relative al 2011. In

seguito al terribile sismadiMessi-na del 28 dicembre 1908 si appas-sionò ai terremoti sforzandosi diprevederli. Nel 1920 elaborò lasua teoria “sismogenica”. La teo-ria di Bendandi nacque mentre ilsismologo stava compiendo unapasseggiata sul bagnasciuga, du-rante la quale gli venne l’idea chela crosta terrestre, così come ima-ri, potesse subire gli effetti legatialla Luna. In occasione del terre-moto della Marsica del 13 genna-io 1915, si accorse che l’anno pre-cedente aveva lasciato un appun-to in cui lo prevedeva. Nel 1923davanti ad un notaio decise dimettere a verbale una “profezia”:il 2 gennaio 1924 si sarebbe verifi-cato un terremoto nelle Marche.Bendandi sbagliò di soli due gior-ni. Fu comunque chiamato daigiornali “colui che prevede i terre-moti”. Anche il terremoto delFriuli nel 1976 fu previsto dal si-smologo, che tentò di avvisare leautorità senza essere ascoltato.Ora siamo in attesa, ma non “tre-pida”, di verificare se altre profe-zie, come quella dei Maya, trove-ranno conferma.

LASTORIA dei Maya inizia nel 1500 a.C. nella zo-na Meridionale nel Messico. Come molti saprannosi trattava di un popolo pre-colombiano che credevain una lotta continua fra bene e male, in particolareil bene portava la pioggia, il male la siccità. Il giornoera chiamato K’in, venti K’in rappresentavano unUnial (mese), diciottoUnial costituivano l’Haab (an-no del calendario astronomico di 360 giorni), più un19˚ Unial, brevissimo, di solo cinque giorni, Uayed.Oltre a questo calendario ne esisteva anche uno ditipo religioso composto da 260 giorni (13 mesi di 20giorni.). Il secolo durava 52 anni, venti anni di 360giorni rappresentano unK’atun. Secondo loro il tem-po era ciclico ed ogni ciclo si ripeteva all’infinito.Per loro il mondo aveva passato già 4 cicli di 52 annie alla fine del 5˚ ciclo, sul mondo si sarebbero scate-

nate catastrofi e distruzioni. Questo momento coin-cide con la data del 21 dicembre 2012, da qui la profe-zia che attende per quel giorno la fine del mondo.

LAFINEdi questo 5˚ ciclo è stata calcolata dal ritro-vamento del documento archeologico: “Il codice diDresda”. Questo come altri codici erano le principa-li fonti di informazione sulla civiltà Maya. Gli ulti-mi documenti, poi andati distrutti, furono ritrovatiin Guatemala, ultimo territorio conquistato daglispagnoli. L’opinione di molti studiosi si divide trachi crede che tale profezia sia solo una delle tante“bufale” e chi crede, come Gronemeyer che il 21 di-cembre 2012 accadrà qualcosa, ma non si tratteràdell’Apocalisse, bensì di un grande cambiamentoche porterà l’umanità intera ad un rinnovamentoprofondo.

GLI ANTICHI MAYA LA FINE DEL QUINTO CICLO DEL CALENDARIO PREVEDE CATASTROFI E DISTRUZIONI

Perchéprofetizzarono la finedelmondo

VITA DI TUTTI I GIORNI Chi crede alla fine del mondo?

LAREDAZIONE

SIAMO ANDATI a inter-vistare delle persone, in gi-ro perMontespertoli, per ve-rificare se credono alla pro-fezia deiMaya sulla fine delmondo e cosa ne pensano.Tra tutti gli intervistati 9persone su 10 non credonoa questa profezia ma alcunedi esse si dimostrano super-stiziose. Infatti, 4 di essehanno affermato di credereche il gatto neroporti sfortu-na e le altre 6 evitano volen-tieri di passare sotto le sca-le. Abbiamo deciso, poi, difare le stesse domande a tut-ti i rappresentanti di classedi ogni sezione della nostrascuola. 13 intervistati su 14hanno risposto di noncrede-re nella profezia dei Maya,ma anche loro sostengonodi credere ad altre supersti-zioni (ad esempio il gattonero, il sale versato e lo spec-chio rotto).

QUASI tutti gli intervista-ti, poi, sostengono di intra-vedere nella recente disgra-zia della naveCostaConcor-dia, affondata all’isola delGiglio, una serie di stranecoincidenze. Una su tutteche il fatto si è verificato divenerdì 13 (una data che inmolte culture è indice disventura), a cento anni esat-ti del naufragio del Titaniced in entrambi i casi per leduenavi almomento del va-ro non si è rotta la bottigliadi champagne, simbolo dicattivo auspicio. Alla finepossiamo, dunque, dedurre,che sia i nostri concittadini,sia i nostri compagni noncredono nella profezia Ma-ya perché era già stata pre-detta più volte negli annipassati.

Classe IID

Scuola FuciniMONTESPERTOLI

IL RITRATTO Raffiguraun’elegante principessa Maya

LA CLASSE II D della scuola Renato Fucinidi Montespertoli è composta da: BattistaEdoardo, Bianchini Jacopo, BorgognoniAlessio, CiantiMatteo, Conticelli Pietro, DiPaco Ginevra, Dozi Benedetta, Fusi Mar-

gherita, Gori Ruy, Guarducci Alessia, Laz-zerini Gabriele, Leoncini Niccolò, LulliChiara, Malanchi Alice, Martini Simone,Meucci Lorenzo Lapo, Miniati Emma Jas-mine, Nardi Melissa, Rossi Federico, Sac-

coni Agnese, Scatolini Serena.La dirigente scolastica èMargheritaCarlo-ni. L’insegnante che ha seguito come tutori ragazzi nella redazione della pagina èStefania Chiti.

L’INDAGINE

Eppure siamotutti unpo’superstiziosi

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9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 17 FEBBRAIO 2012

Dalla caccia ai grilli ai videogiochiDivertimenti epassatempi dei ragazzi di ieri edi quelli di oggi

DAI PRIMI decenni del secoloscorso il modo in cui i giovani oc-cupano il proprio tempo libero ècambiato moltissimo.Abbiamo chiesto ai nostri nonnicome e con che cosa si divertiva-no quando erano bambini e le lo-ro risposte ci hanno lasciato sba-lorditi. E’ emerso infatti che po-chi andavano a scuola e che solo ibambini delle famiglie ricche ave-vano i giocattoli comprati nei ne-gozi,mentre lamaggioranza di lo-ro si divertiva giocando all’aper-to. In estate, per esempio, saliva-no sugli alberi, facevano gare diforza, andavano a caccia di grilli olucertole, facevano il bagno nelfiume.

D’INVERNO invece, quando fa-ceva freddo e le giornate eranocorte, stavano in cucina e, poichéle famiglie erano molto numero-se, giocavano tra fratelli e cuginiconvecchi oggetti in disuso oppu-re ascoltavano gli anziani raccon-tare storie intorno al camino.Spesso i giochi venivano costruitidai loro genitori, come le carrozzi-ne o le culle di legnoper le bambo-le di stoffa, oppure erano fatti pro-

prio da loro, come le fionde percolpire i bersagli, costruite usan-do un ramobiforcuto ed un elasti-co.

IL TEMPO libero non era mol-to, la maggior parte dei ragazzierano costretti ad aiutare le pro-prie famiglie sia in casa che nei la-vori nei campi. La possibilità di

divertirsi diminuiva ancor piùnell’adolescenza, quando moltigiovani iniziavano a lavorare in-sieme al padre in campagna e le ra-gazze aiutavano la madre in casa,accudendo i fratelli piccoli, i cugi-ni oppure i nonni. L’unico mo-mento di svago era costituito dal-lamessa della domenica o dalle oc-casionali feste paesane. Le ragaz-

ze dovevano tornare a casa primadel tramonto, invece i maschi po-tevano anche uscire dopo cenaper andare ai circoli in paese.

COLPASSAREdel tempo i bam-bini hanno ricevuto sempre piùattenzioni e giochi, e i loro passa-tempi sono molto cambiati. Conl’avvento dei primi mezzi di in-trattenimento multimediali, pri-mo fra tutti la televisione, i piùgiovani hanno cominciato a tra-scorrere il proprio tempo liberoin casa, spesso soli davanti ad unvideo. Oggi il gioco è vissuto daibambini e dai ragazzi come un’at-tività prevalentemente individua-le, di solito programmata e orga-nizzata dagli adulti, che si svolgeal chiuso della propria cameretta.Gli adolescenti, in particolare, tra-scorrono lamaggior parte del lorotempo libero intenti a superare in-finiti livelli di un videogioco del-la Play Station o a “gareggia-re”con il computer, dimostrandoche è quasi scomparsa la dimen-sione collettiva del gioco e del pas-satempo che caratterizzava l’or-mai lontana società contadina.

I GIOCHI esistono da quando esiste l’infanzia,cioè da sempre. Certamente nemmeno ai bambinipreistoricimancò la voglia di divertirsi. Aristotele,famoso pensatore greco, diceva che il gioco, ancheper gli adulti, è un momento di felicità. Platone,nell’antica Grecia, trovava nella trottola uno deisuoi svaghi preferiti.E’ curioso osservare che alcuni giochi sono cono-sciuti in tutto il mondo, con nomi diversi da unluogo ad un altro, ma con regole poco differenti.Cosa dire, per esempio, di “mosca cieca”? E’ ungiocomolto noto,mapochi conoscono le sue origi-ni. E’ nato come imitazione di un drammamisticoin cui il giocatore bendato rappresentava lo spiritodel male, cioè il diavolo, alla ricerca di nuove ani-me di peccatori da condurre con se’ tra le fiamme

dell’inferno. Nel Medio Evo questo gioco venivachiamato “Cappuccio dell’orbo”; ai tempi del ReSole era uno dei passatempi preferiti da dame e ca-valieri galanti.

QUAL È quindi il gioco più antico? Nessuno po-tràmai rispondere con certezza a questa domanda.Tra i giochi più noti c’è “Rimpiattino” o “Nascon-dino”, che è il gioco perfetto per la sua semplicità:ci sono la sorpresa, la ricerca, la corsa, l’emozionedella salvezza; è inutile spiegare le regole del gio-co, che tutti conoscono, è però interessante osserva-re il riferimento alla caccia, alle tane, alla ricerca,come se da questo passatempo venisse fino a noil’eco lontana del gioco più antico, addirittura prei-storico. Chi può dimostrare, infatti, che nonne sia-no stati inventori i “bambini delle caverne”?

L’INDAGINEALLA RICERCADELLEORIGINI DEL GIOCO: COMENASCE LA ‘MOSCA CIECA’?

Il grandePlatonesi dilettava con la trottola

PALLA O VIDEOGIOCHI? I passatempi dei ragazzi di oggi

LAREDAZIONE

IL TEMPO libero è un pe-riodo trascorso senza lavoroed essenziale attività dome-stica. Si è affermato con l’av-vento della società indu-striale, che ha distinto iltempo lavorativo da quellodisponibile per altre attivitàscelte liberamente.Una volta, ai tempi dei no-stri nonni, i bimbi e i ragaz-zi giocavano liberi nei cam-pi o nelle strade con oggettisemplici che potevano facil-mente trovare o costruire.Oggi i ragazzi vivono inunadimensionepiù intellet-tuale, in quanto trascorronola maggior parte del lorotempo a casa, usando mezzidi intrattenimento multi-mediali. Ci siamo chiesti:ma è veramente così anchenella nostra realtà? Abbia-moquindi deciso di doman-dare ai nostri compagni discuola, amici e parenti, dietà compresa fra i dodici e iquattordici anni, quale fos-se il loro passatempopreferi-to. Le risposte ricevute han-no sostanzialmente confer-mato le aspettative: circal’80% dei ragazzi intervista-ti ha affermato che preferi-sce usare il computer, perchattare o navigare in inter-net; il 15% ha dichiaratoche predilige giocare con ivideogiochi; soltanto il 5%invece ha detto che amaguardare la televisione.

LAMAGGIOR parte degliadolescenti quindi impiegail proprio tempo libero sulcomputer, in media più diun’ora al giorno, per chatta-re, anche con persone chenon conosce, o navigare ininternet, con il rischio di en-trare in siti a pagamento onon adatti ai minorenni.

Classe III A

Ist. GonnelliMONTAIONE

CONFUSIONE Troppe oredavanti al video fanno male

LA CLASSE III A di Montaione fa partedell’Istituto comprensivo «Gonnelli».Ecco i nomi degli studenti: Ceccarelli Davi-de, CioniMatteo, CioniMargherita, DiMari-noAlessio, DianaGiulia, GiacomazzaAnna-

lisa, Maioli Sabrina, Mazzoni Rachele,Monzitta Irene,Morelli Davide,Morelli Ke-vin,MusolinoMarco, Pomerani Nico, Ricot-ta Alessio, Tessitore Tania, Ticciati Ales-sandro, Tognetti Andrea.

Il dirigente scolastico è Salvatore Palaz-

zo, il docente tutor che ha seguito i ragaz-

zi nella realizzazione della pagina è Chia-

ra Landi.

SONDAGGIO

Il nostrotempolibero

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6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Nativi digitali, chi sono?La generazione tecnologica tra information overload emultitasking

PER NATIVI digitali si intendo-no i ragazzi nati già immersi nellatecnologia,manon tutti concorda-no nell’attribuire loro una capaci-tà innata nell’uso di questa.Secondouna classificazione di Pa-olo Ferri, professore all’Universi-tà Bicocca di Milano, pubblicatasul sito Information 2.0, i nativi sidividono in:- nativi digitali puri: ragazzi tra 0e 13 anni che hanno un rapportosempre piùprecoce con le tecnolo-gie digitali;- millennials: ragazzi tra 14 e 18anni considerati in uno stato ditransizione nel quale comincianoa utilizzare quasi esclusivamentealcuni tipi di tecnologia in questafascia di età;- nativi digitali spuri: ragazzi tra18 e 25 anni che navigano tantissi-mo in internet, usano il cellulareprevalentemente per inviare sms,foto e video; non guardano quasipiù la televisione, non ascoltanola radio e non leggono libri, tran-ne quelli che studiano.Oltre ai nativi digitali troviamogli immigrati digitali, coloro chenon sono nati con la tecnologiama vi si sono adattati, per esem-

pio nel mondo del lavoro quandoil digitale ha fatto la sua compar-sa. Bisogna tener presente, però,che anche se la tecnologia ha pre-so forma con i nativi digitali, a in-ventarla sono stati proprio gli im-migrati digitali.Gli insegnanti hanno affrontatouna particolare sfida: stare a stret-to contatto con unanuova genera-

zione imbevuta di tecnologia equindi sono stati obbligati a «digi-talizzarsi» anche se spesso si sonotrovati senza strumenti per farlo.Paolo Ferri li definisce «eroi con-temporanei».

DA ALCUNI anni, un po’ in ri-tardo rispetto ad altri paesi, anchele scuole italiane si stanno digita-

lizzando; in alcune sono state in-stallate leLIM (Lavagna Interatti-va Multimediale) che hanno inun certo senso rivoluzionato ilme-todo di studio permettendo ai na-tivi digitali di restare immersi nel«loromondo» anche a scuola, sen-za dare per scontato che all’usodiffuso di tecnologia corrisponda-no migliori apprendimenti.Noi nativi spesso non siamo capa-ci di focalizzare l’attenzione su unsolo argomento e quindi di appro-fondirlo. Con i nostri smartpho-ne, Ipad, pc ecc. siamo abituati adaffrontare più tematiche insieme,in un sovraccarico d’informazio-ni chiamato information over-load chenon ci permette di appro-fondire un solo argomento.Le nuove tecnologie hannosenz’altro rivoluzionato il nostromultitasking: mentre facciamo icompiti, ascoltiamomusica, guar-diamo video, comunichiamo congli amici attraverso sms e socialnetwork con disinvoltura. Noigiovani ci troviamo a nostro agionel network, chat o cellulare, spes-so però con rischi evidenti per lasocializzazione quando è presenteun uso eccessivo di tali strumenti.

LE MAGGIORI fonti di comunicazione dei ra-gazzi sono internet, il cellulare e i social network.Sonomezzi facilmente accessibili che oltre a esse-re importanti mezzi d’informazione possono tal-volta compromettere lo sviluppo socio-affettivodei giovani che di questi strumenti fanno un usosbagliato.Il mezzo di comunicazione più usato è sicura-mente il cellulare. Per i ragazzi è una specie didipendenza, e non averlo equivale quasi ad autoescludersi dalla comunità. Il cellulare è usato qua-si esclusivamente per navigare in internet e perinviare sms, i quali spesso contengono chiacchie-re futili e insensate, giusto per tenersi «in contat-to».

IN BASE ad una indagine conoscitiva sull’uso

dei cellulari da parte dei giovani condotta nel2010 dal Centro StudiMinori eMedia di Firenzerisulta che suun totale di 2.180 alunni, 1.221han-no ricevuto il cellulare dai genitori, mentre 313dai parenti. Solo 119 alunni non possiedono uncellulare.

QUESTO strumento è spesso motivo di scontrocon i genitori: quando un ragazzo vuole un cellu-lare e cerca di convincere i genitori a comprarglie-lo, quando i genitori insistono perché i figli sianosempre rintracciabili, quando si finisce il creditotroppo velocemente, quando si viene costante-mente controllati.Il cellulare si può senza dubbio definire uno stru-mento molto utile per lo sviluppo tecnologicodella comunità, ma deve essere usato con atten-zione.

LO STUDIO UNO STUDENTE SU DUE RICEVE IL CELLULARE DAI GENITORI. SOLO IL 5%NON LO POSSIEDE

Il ‘telefonino’: chi nonce l’haèescluso

Le nuovetecnologiehannorivoluzionatoil nostromultitasking

LAREDAZIONE

SECONDO un’indagineISTAT del 2011 le famiglieitaliane che hanno un com-puter in casa sono cresciuterispetto al 2010, passandodal 57,6 al 59% circa. Le fa-miglie più tecnologiche so-no quelle che hanno alme-no un figlio minorenne,mentre nelle famiglie di an-

ziani non si trovano moltistrumenti tecnologici. Il52,2% dei bambini di 3 an-ni utilizza già un computer,mentre i bambini di 6 anniepiù sono già in gradodi na-vigare in Internet, di scrive-re e-mail e di allegare un fi-le, di usare un motore di ri-cerca. Lamaggior parte del-

le persone impara a usare ilcomputer con la pratica op-pure con l’aiuto degli amici,dei genitori o dei colleghi.Abbiamo intervistato 212ragazzi della nostra scuola,la “Renato Fucini” diMon-tespertoli, curiosando nelleloro abitudini quotidiane.

DAI DATI raccolti è emer-

so che: il 97,64% dei ragazziha un computer, il 92,92%dei ragazzi ha una connes-sione ad internet, il 76,41%dei ragazzi trascorre al com-puter meno di 2 ore al gior-no, il 17,92% di ragazzi tra-scorre da 2 a 5 ore al compu-ter, il 2,83% trascorre più di5 ore al computer, il 17,92%

è controllato quando utiliz-za il computer, il 67,92% èiscritto a un social network,di questi l’87,5% usa Face-book, il 7,63% usa Twitter,il 49,3% usa Msn, il 4,16%usa Skype. Il 96,69% dei ra-gazzi utilizza altri strumen-ti tecnologici oltre al com-puter, per lo più il cellulare.

Classe II E

Scuola FuciniMONTESPERTOLI

Col ‘telefonino’ i ragazzi invianosms e navigano in internet

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Benedetti Sara, Chiarugi Margherita,Conti Gabriele, De Chiara Gioele, Di PirroGiovanni, Fanfani Lisa, Frosali Emilia, Gal-liani Alice, Gremoli Eleonora, Leoncini Le-

andro, Lucarelli Lorenzo, Magrini Niccolò,Mlaiki Anass, Nannoni Massimiliano, Oro-palloNiccolò, Pampaloni Leonardo, Piazzi-ni Anja, Poli Rebecca, Tanini Virginia, Va-riara Daniele, Zefi Ilda (classe II E, scuola

media “R. Fucini”, Montespertoli). La diri-gente scolastica è la dottoressaMargheri-ta Carloni e l’ insegnante tutor che ha se-guito i ragazzi è la professoressa SimonaElena Ciaramella.

ILSONDAGGIO

Tutti connessiSocial networkchepassione!

Page 7: EMPOLI - Book Finale

7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Fucecchio è abbastanza ’verde‘?Ideeestrategieper conoscereeviveremeglionellanostra città

AFUCECCHIO si respira unbelclima, accentuato dalle numerosearee verdi, anche se non sempreincontaminate.Esse sono collocate, strategica-mente, nella ridente cittadina, inmodo sparso, sia nel centro chenelle frazioni circostanti. Tali spa-zi rispettano perfettamente le nor-mative europee e italiane, andan-do ben oltre i 18 mq per cittadinominimi imposti dalla legge.Ma perché abbiamo la sensazioneche queste aree non siano suffi-cienti per i nostri momenti libe-ri? La risposta sta nel fatto chequesti giardini sono poco frequen-tati da noi giovani, che preferia-mo la tecnologia ai giochi all’aper-to. La vera sfida, quindi, è cercaredi recuperare questi luoghi, cono-scendoli e frequentandoli. Ma co-me? Magari con l’avvio di unapromozione, anche pubblicitaria,di tali spazi, e con l’organizzazio-ne di eventi che invitino i ragazzia incontrarsi.

IL COMUNE, come ci ha testi-moniato l’assessore all’AmbienteMassimo Talini, ha la chiara in-tenzione di impegnarsi per piani-

ficare una città più “verde” e allo-ra perché non dargli una mano?Ci piacerebbe avere dei campisportivi per varie attività, per or-ganizzare dei tornei e,magari, ave-re l’opportunità di colorare unaparete apposita, per sfogarsi senzarovinare ciò che è nostro.Un’altra idea potrebbe essere quel-la di inserire una cartellonistica

adeguata che respingesse l’acces-so dei vandali, mettendoli alla pa-ri degli animali, a dimostrazionedella loro grande inciviltà.I vandali — come ha dichiaratol’assessore — sono persone chedanneggiano cose pubbliche e divalore per puro gusto di distruzio-ne e per mancanza di senso civi-co.

I vandali, infatti, risultano unpro-blema strutturale che impegnamolte risorse economiche e rendenon usufruibili alcuni spazi pub-blici. Magari, vicino a questa zo-na, un’area per i cani, dove poterlivedere scorrazzare liberamente,senza troppi divieti. Certo tuttoquesto deve essere realizzato conla partecipazione di tutti noi ema-gari anche conuna sorta di adozio-ne di quest’area per preservarla econtrollarla.Il comune sta già portando avantil’idea dell’affidamento di alcunearee alle associazioni e alle contra-de ma perché non pensare anchea noi ragazzi?Forse se ci fosse data l’opportuni-tà di progettare una zona “tuttanostra”, potremmo anche pren-dercene cura.

LA RISPOSTA alla nostra do-manda iniziale, quindi, è che sicu-ramente Fucecchio è una città“verde”, perché vanta 295.700mqdi spazi, ma c’è bisogno di impe-gnarsi per il miglioramento diquesti tesori verdi, prendendo inseria considerazione l’idea di pub-blicizzarli, sensibilizzando tuttialla loro cura.

ILVANDALISMO è una dellemalattie più gra-vi che una comunità può subire e spesso sembranon esistere una cura.Per cercare di capire maggiormente questo feno-meno abbiamo effettuato un sondaggio anonimotra 100 ragazzi che frequentano l’ultima classedella nostra scuola media, per sapere, se avevanomai effettuato atti vandalici e quali erano le ragio-ni che li avevano spinti a ciò. I risultati sono statisorprendenti perché ben il 56% degli interessatiha ammesso di aver compiuto azioni simili. Mala cosa che più ci deve far riflettere riguarda leragioni che hanno motivato questi «cattivi com-portamenti».Il «divertimento» è, infatti, la causa principaleche spinge a rovinare aree pubbliche e zone ver-

di, seguito da «rabbia», «noia» e dalle solite «scrit-te» riguardanti dichiarazioni d’amore.E’ preoccupante riflettere su questi dati, perchéci dicono che gli atti di vandalismo sono compiu-ti da tutti i ragazzi e non da quelli particolarmen-te disagiati e che sono spinti da motivi futili, co-me la noia o il non saper cosa fare…..

C’È BISOGNO quindi di un’educazione più se-ria e attenta permigliorare il senso civico di tutti,un ‘educazione che deve iniziare dalle famiglie edalle scuole e che deve portare ogni cittadino pic-colo e grande ad avere cura di ogni angolo del no-stro paese.Insomma dobbiamo impegnarci tutti per proteg-gere e migliorare la nostra Fucecchio e i nostriFucecchiesi.

L’INDAGINE OLTRE LAMETA’ DEGLI STUDENTI INTERVISTATI AMMETTE DI AVER COMPIUTO ATTI VANDALICI

Si imbratta e si distrugge per “divertimento”

Il parco è un ‘tesoro’ pubblico che va valorizzato e salvaguardato

LAREDAZIONE

STAMATTINA abbia-mo un ospite speciale nel-la nostra aula: è l’assessoreMassimoTalini ed è venu-to a rispondere ad alcunedelle nostre curiosità ri-guardo le aree verdi a Fu-cecchio.

Quantesonoleareever-di attrezzate?

Circa una trentina. Nellealtre, invece, si trovanopercorsi segnalati per i tu-risti.

Chi controlla questearee verdi e quando?

Learee verdi in concessio-nevengonocontrollatedal-le associazioni, quelle co-munali da parte del perso-nale comunale e, invece,in quelle non intestate anessunonon è presente al-cun controllo.

Come potremmo impe-dire di fare atti vandali-ci?

Ci vuole, da parte di tutti icittadini, una consapevo-lezza e un senso civicomaggiore verso i parchipubblici e le aree verdi co-munali.

Infine, comesara’ fucec-chio fra 20 anni? vivre-mo in una citta’ con ab-bastanza aree verdi?

Abbiamo l’intenzione diincrementare le aree verdie di recuperare il rapportodei cittadini fucecchiesicon il fiume Arno, co-struendo “Il lido di Fucec-chio”. E’ in atto un censi-mentodelle piante presen-ti nelle aree verdi, per tene-re tutto sotto controllo.Ov-viamente, fra 20 anni do-vremmo riuscire ad au-mentare l’utilizzo dellearee verdi ed evitare il piùpossibile gli episodi di van-dalismo.

Classe IIA

MontanelliFUCECCHIO

Gli atti vandalici rovinano areepubbliche e zone verdi

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Acciaioli Isabella, Adorni Tommaso, An-zalone Mirko, Arena Nicolò, BeneventoMarco, Chen Francesco, Conti Jacopo, DuWanglin, Falorni Gianmarco. Fondelli Lin-

da,GarrutoAurora, GarrutoAzzurra, Gian-notti Roberta, Giovannelli Gabriele, JiangJie, Lin Dayou, Lin Enle, Montanelli Mat-teo, Sani Federico, Sanna Giulia, TadiniLaura Giulia, Vela Dario, Wang Lingfeng,

Wu Wenguang, Yang Ziqiang, Zhang Yi(classe II A, scuola media “Petrarca-Mon-tanelli” Fucecchio). Il dirigente scolasticoè la dottoressa Lia Morelli; l’insegnantetutor è la professoressa Emma Donnini.

L’INTERVISTA

L’assessoreall’ambientesvela i progetti

Page 8: EMPOLI - Book Finale

8 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012

«Se l’abbandoni il canesei tu»Tra il dire e l’adottare c’è dimezzo…unessere vivente con tutti i diritti

LOSAPETE cheun cane è un es-sere vivente proprio come voi eche ha bisogno di voi? Altrimentirischiate di diventare vittime diun fenomeno chiamato abbando-no, che colpisce uomini e animalisoprattutto nei periodi di vacan-za. Perché? In primo luogoper in-civiltà e mancanza di rispetto. Ilnostro amico a quattro zampe viaspetta fuori con pazienza ognivolta che entrate in un bar o in unnegozio, perché i luoghi attrezzatiper accoglierlo sono ancora pochie voi non riuscite a trovare un po’di tempo per lui? Quanto resiste-reste legati ad un palo sotto il solecocente o la pioggia scrosciante?

ABBANDONARE un animale èun reato commesso da personesenza un briciolo di cuore e di cer-vello. Una buona educazione èfondamentale: ai bambini, infat-ti, bisogna far capire che il nuovoamico ha le proprie necessità e ilsuo carattere per evitare che di-venti ungiocattolo che, dopo i pri-mi tempi, diventa invisibile. Glianimali abbandonati spesso si am-malano, sono causa di incidenti

stradali o peggio ancora possono

unirsi in branchi per procurarsi il

cibo e attaccare le persone. Alcuni

cani, ad esempio, sono usati nei

combattimenti clandestini, orga-

nizzati da persone colluse con le

organizzazioni mafiose… e poi si

parla di razze canine pericolose!

IN ITALIA le regioni più colpiteda questo fenomeno sono l’Emi-lia Romagna, la Campania, la Pu-glia e la Sicilia. Fortunatamentenell’ultimo anno il fenomenodell’abbandono è diminuito del12%, grazie alle numerose associa-zioni nate per arginare questa pra-tica come Animal Csi, un team di

esperti veterinari e di forze dell’or-dine che si occupano di indagaresui maltrattamenti ai danni deinostri amici a quattro zampe; op-pureDogHouse che utilizza i ter-ritori confiscati alla malavita peraccogliere gli animali.

LE ISTITUZIONI si stannomuovendo con lo stanziamentodi fondi per le amministrazioni re-gionali,ma l’emergenza è alta per-ché riguarda anche lo stato dellestrutture già esistenti, che sono fa-tiscenti e pericolanti. Anche ilmi-nistero della Salute è sceso in cam-po attraverso spot televisivi e ma-nifesti diffusi in tutte le città persensibilizzare la coscienza dei cit-tadini. Quello che serve ai nostriamici è solo un posto caldo, acco-gliente dove potersi riparare dalfreddo, una ciotola di acqua e unpo’ di croccantini. Non bisognadimenticare che il miglior amicodell’uomo è da secoli il cane cheregala affetto e compagnia in cam-bio di niente, oltre ad esserci utilein situazioni di emergenza. Faparte della tua famiglia perciò “sel’abbandoni, il cane sei tu”.

Quanti animali avete?«Ora ospitiamo circa 200 cani, nessuno è in gravicondizioni ma molti sono anziani. Si tratta per lopiù di animali abbandonati: alcuni arrivano dal re-cupero sul territorio del comune, altri vengono tro-vati da privati, altri ancora tolti a padroni incivili epoi ci sono quelli lasciati da persone in difficoltà. Aloro cerchiamo subito di dare una mano ma nonsempre ci riusciamo. In media ne accogliamo più diun centinaio ogni anno: quelli iscritti all’anagrafepossono essere restituiti ai padroni, ma si tratta diuna piccola percentuale; gli altri purtroppo restanoal canile, se non vengono adottati».

Se non adottiamo un nuovo amico, come loaiutiamo?

«Prima di tutto ricordiamoci che è un essere viven-te, che ha dei sentimenti e deve essere rispettato. Ri-

guardo all’adozione, dopo un primo colloquio conla famiglia, visioniamo il luogo dove il cane andrà avivere e solo dopo alcuni incontri, vi affidiamo il vo-stro nuovo amico. Si può aiutare i nostri ospiti an-che attraverso delle visite, portandoli fuori regolar-mente o con le adozioni a distanza».

Come fate a tirare avanti?«Per fortuna ci sono ancora persone che hanno deltempo da dedicare a questi poveri animali, metten-dosi a disposizione. C’è chi ha creato un sito inseren-do le foto dei nostri ospiti, comeArca canile, oppurecalendari da acquistare con una piccola offerta. Il la-to economico è desolante: abbiamo un piccolo con-tributo del Comune, ma non è sufficiente. Mancanoi soldi a tutti, figuriamoci andarli a chiedere per inostri ospiti. Facciamo il possibile con i tesseramen-ti, le feste, i gadget, le cassettine per le offerte manon basta mai».

L’INTERVISTA ABBIAMO VISITATO UN CANILE NEI DINTORNI: ECCO COSA ABBIAMO SAPUTO

Duecentoospiti, pochissime le risorse

PIU’ RISPETTO Per i nostri amici a quattro zampe

LAREDAZIONE

SECONDO noi animaliquesto mondo sarebbe pro-prio da rifare. Se potessimocambiare qualcosa, aumen-teremmo il numero dellearee attrezzate anche pernoi, come alberghi, spiaggeoppure abbasseremmo il co-sto delle nostre pensioni,perché non tutti possonopermettersele e quando arri-va l’estate spesso ci abban-donano. Se i nostri padronifossero più responsabili,non servirebbero tutti i di-vieti che ci sono stati impo-sti. Quando un uomo è ma-leducato, lo è anche il caneche lo segue ma non è colpanostra! Perché non provatea comportarvi in modo di-verso?Ad esempio, per stra-da potreste mettere dei cas-sonetti per raccogliere i no-stri bisogni con dei dispen-ser per sacchetti e guanti,proprio come quelli che tro-vate quando andate a fare laspesa al supermercato! Ma-gari le persone diventereb-beropiù responsabili e la cit-tà – che è anche nostra- sa-rebbe meno sporca. Noi vo-gliamo farvi sapere chequando ci abbandonate nonfate del male solo a noi, maanche a voi stessi dato cheinvolontariamente possia-mo causarvi molte difficol-tà! Pensateci bene prima diabbandonarci. Anche se infondo crediamo che il veroproblema sia il cuore dellagente. Se pensate di riusciread abbandonare chi vi amaincondizionatamente, belloo brutto, simpatico o antipa-tico, profumato o puzzolen-te – anche voi uomini puz-zicchiate a volte, sapete? –forse non è un problema dieducazione, ma di cuore …e quello non si insegna, siha. Il nostro per voi… e ilvostro?

Classe II Scuola

CalasanzioEMPOLI

CANILE Molti degli animalisono anziani e bisognosi di cure

LA PAGINA è stata realizzata dagli stu-denti Francesco Barbetti, Matteo Belluc-ci, Allegra Boretti, Gabriele Calvisi, Al-berto Denneval, Kevin Domina, AlessiaFerrari, Federico Fulignati, Giulia Gril-

lai, Anna Lentini, Paolo Meacci, AntonioMuritano, Alessio Nunziata, Samuele Pi-gnataro, Lorenzo Polloni, Martina Pran-zile, Alessandro Prattichizzo, France-sco Rocchini, Matilde Salvadori, Giulia

Zari (classe II, Istituto Calasanzio).Il dirigente scolastico è PadreRomeoPi-roli e l’insegnante tutor che ha seguito iragazzi è la professoressa Monica Mi-glietta.

RIFLESSIONI

Fido:«Iononpossoentrare»

Page 9: EMPOLI - Book Finale

9CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012

Nella scuola attenti ai “bidoni”!Impariamoa riciclaresenzaerrori con il progettoEcoscuola

NELNOSTRO istituto è in at-to un progetto per l’ educazionealla salute dell’ ambiente. Il pri-mo passo verso questa iniziati-va, è l’alfabetizzazione ambienta-le. I principali scopi sono: acqui-sire un comportamento adegua-to nei confronti dell’ambiente,saper distinguere i diversi tipidi rifiuti, rendersi contodell’ im-portanza di utilizzare le energiee i metodi di lavoro eco-sosteni-bili, essere coscienti del fattoche le risorse naturali non sonoillimitate.Vengonoproposte nu-merose attività ricreative percomprenderemeglio il funziona-mento della raccolta differenzia-ta, ad esempio sono previsti : unconcorso grafico tra le classi cheprevede la produzionedi unma-nifesto per pubblicizzare la rac-colta differenziata, un laborato-rio didattico “Il riciclo creati-vo”, la pulizia e cura periodicadel giardino, eventuale visita adun’azienda che si occupa di trat-tamento o smaltimento ed unagiornata ecologica conclusiva

con la presentazione dei lavorisvolti.

QUESTO argomento ci impegnatutti perché si tratta di un’emer-genza ambientale tanto difficileda affrontare perché ognuno dinoi produce tanti rifiuti senzapensare ai danni fatti all’ambien-

te.Nell’educazione, in tutte lema-terie, ed in particolare in quellescientifiche bisogna infatti affron-tare il problema rifiuti che, invecedi essere considerati come tali, do-vrebbero essere visti positivamen-te come risorse; da essi, infatti, sipossono ricavare oggetti o mate-riali ancora utilizzabili, per esem-

pio: da resti organici si possonoottenere concimi, dalla plastica sipossono creare nuove bottiglie,dalla carta, nuova carta; inoltre, al-cuni rifiuti possono produrre ,con la loro fermentazione, biogas(anidride carbonica emetano) im-piegati generalmente come com-bustibili.

DAL MESE di luglio, anche adEmpoli è iniziata la raccolta “por-ta a porta”ed ora c’è anche a scuo-la, nelle nostre aule o nei corridoici sonodiversi “bidoni” e conteni-tori, che, a dire il vero, erano giàutilizzati anche negli anni scorsi:per la carta, per la plastica e tetra-pak, per le pile, per i toner e car-tucce delle stampanti, per l’orga-nico e per i “ tappini”. Sono diver-si anni che nell’istituto vengonoraccolti e consegnati ad un volon-tario i tappi di plastica delle botti-glie, dei detersivi, dei flaconi, deibarattoli. Essi vengono venduti al-le aziende e i soldi raccolti vengo-no dati per il progetto: “dall’ac-qua per l’Acqua”, cioè per costrui-re pozzi in Tanzania.

NELLA SCUOLA le bidelle sono “il motore” chefa funzionare la raccolta differenziata. E’ per questoche noi ragazzi siamo andati in portineria per porreloro alcune domande; eccone alcune: gli anni scorsiveniva fatta la raccolta differenziata?, ci sonodifficol-tà ad effettuarla?, gli studenti collaborano alla riusci-ta di questo progetto? E gli insegnanti?, fra le custo-di ce n’è una che si occupa in particolare della “diffe-renziata”?, è migliorato il servizio dal tempo dei no-stri genitori?

RILEGGENDO e riassumendo le risposte abbia-mo capito che questo modo di raccogliere il sudicioè positivo, perché, diversamente da prima, si produ-cemeno “grigio”e abbiamonotato che tutte le custo-di si occupano della buona riuscita dell’iniziativa. Ci

sono, però, ancora dei problemi , infatti non semprei ragazzi stanno attenti nel separare i rifiuti; mentreparlano, ad esempio durante l’intervallo, si distrag-gono e mescolano la carta con la plastica e così via.Anche gli insegnanti qualche volta si imbrogliano!Inoltre alcuni studenti che aspettano il pullman suimarciapiedi intorno alla scuola gettano succhiniecc. nel nostro giardino.

LENOSTRE bidelle ci hanno dato alcuni suggeri-menti: leggere bene le etichette delle merendine edegli altri prodotti permettere ogni rifiuto nel saccoonel bidoncino giusto, aumentare la raccolta dei tap-pini, migliorare ancora l’informazione, se possibilecon la presenza di uno specifico operatore, non but-tare carta o altro in terra poiché si mescola e diventadifficile separare.

L’INTERVISTA NELLA SCUOLA C’E’ ANCORA QUALCHE DIFFICOLTA’ A RISPETTARE LE REGOLE

Senza le custodi la raccolta non si può fare

RACCOLTA E’ entrato in vigore il sistema porta a porta

LAREDAZIONE

NELL’ANTICHITÀ co-me si raccoglievano e smalti-vano i rifiuti? Alcune rispo-ste ci arrivano dai fossili, in-fatti le conoscenze che ab-biamo sugli uomini dell’etàdella pietra derivano dai re-sti dei rifiuti. A quanto parei primi a sentire il bisognodi pulire le città furono iGreci che stabilironodei do-veri, in modo che la spazza-tura non venisse buttata in-torno ai centri abitati: adAtene dieci sorveglianti te-nevano d’occhio il lavorodei netturbini (generalmen-te schiavi). A Roma venivautilizzata la fognatura Cloa-ca Massima, ma spesso chiabitava ai piani alti gettavala spazzatura e svuotava i va-si da notte dalla finestra.NelMedioevo le persone vi-vevano in poco spazio den-tro le mura della città, così iresidui ed altro venivanobuttati dalla finestra tantoda formaredei cumuli: si eb-bero infattimolte epidemie.Con il Rinascimento si ini-ziarono a ripulire le strade ea svuotare i pozzi neri; nel1500 c’erano i “navazzari”,specie di netturbini che cari-cavano i rifiuti con un car-ro. Con il passare del tempoaumentò l’impegno per lapuliziaurbana,ma aumenta-rono anche i problemi lega-ti alla rivoluzione industria-le. All’età dei nostri nonni ebisnonni tutto era diversoda oggi, prima di buttare unoggetto si cercava in tutti imodi di ripararlo e di riuti-lizzarlo, la cenere era usataper lavare i panni, gli avan-zi di cibo venivano dati aimaiali. In generale la spazza-tura prodotta era poca ri-spetto a quella cheproducia-mo noi.

Classe IIP

Sc. BusoniEMPOLI

LE BIDELLE Sono il vero ‘motore’della raccolta differenziata

ECCO gli alunni della 2P della scuola se-condaria di 1˚ grado “ Busoni-Vanghetti”di Empoli che hanno realizzato la pagina:Baccellini Teresa, Barnini Mirco, BioccaEleonora, CaloreElias, Calugi Chiara, Car-

dullo Alberto, Cini Alberto, Cogotti Deni-se, Esposito Sara, Folino Carmelo Massi-mo, Gori Alessia, Grifò Adriano, InnocentiMiriam,Mancini Allegra,MarcandreaSve-va, Niccolini Daniele, Passigli Guido, Pie-

rantozzi Emiliano, RivaRachele, RizzoGiu-seppe, Salvadori Mattia, Tammone Loren-zo, VidettaDavide, ZefferiniMarco. La diri-gente scolastica èRossanaRagionieri, l’in-segnante tutor Antonella Bertini.

LACURIOSITA’

Comesi riciclavaprimadi noi

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•• 6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012

I soliti giovani sessant’anni dopoAbitudini e stili di vita dei ragazzi degli anni ‘40edi quelli del 2012

GLI ADOLESCENTI sono de-scritti come ragazzi “svogliati”,maleducati, poco motivati a scuo-la, vagabondi in famiglia.Noi, che siamo adolescenti, abbia-mo voluto provare a capire comele cose siano cambiate negli ulti-mi sessanta anni e se chi, negli an-ni ’40, era un adolescente era tan-to diverso da noi.Com’erano, quindi, i giovani dicinquant’anni fa?Fucecchio si presentava diversada come è oggi: non c’erano tutti inegozi e i locali di svago che ci so-no ora. Una volta ci si ritrovavanelle case e nelle piazze del paese,oppure sull’argine dell’Arno.Il bisogno di incontrarsi era forteperché non c’erano altri mezziper comunicare.Riguardo l’abbigliamento i ragaz-zi di ieri non possedevano moltivestiti: c’era l’abito che si portavaa scuola, quello che si indossavain casa e quello che si metteva ladomenica.Nel passato i rapporti sociali tramaschi e femmine erano rari. Se iragazzi e le ragazze si frequentava-no venivano subito considerati fi-danzati. Si incontravano alle feste

dove, di solito, parlavano e siscambiavano le proprie idee.I giovani eranomolto educati e ve-niva insegnato loro a dare del leifin da piccoli.I ragazzi degli anni ‘40 non aveva-no a disposizione molti mezzi ditrasporto eccetto la bicicletta cheera quello più comune, altrimentiandavano a piedi. Oggi, invece, i

giovani sembrano trovarsi di fron-te aduna realtà completamente di-versa.

GLI ADOLESCENTI si incon-trano molto meno faccia a faccia,e più virtualmente. Perché? Spes-so perché i genitori nonpermetto-no ai figli di uscire da soli, perchésono al lavoro tutto il giorno e il

computer o il telefono sono imez-zi più semplici per comunicarecon il resto del mondo.Quello che è certo, però, è chechattare non è mai divertentequanto trovarsi in piazza Monta-nelli il sabato pomeriggio con gliamici. Un grande passo avanti èstato fattonel rapporto tra sessi di-versi: si può stare insieme ragazzie ragazze, incontrandosi nei luo-ghi pubblici, ridendo e scherzan-do. Seguire la moda è molto im-portante e si acquistano capi fir-mati e tantissimi accessori.Il linguaggio è piuttosto scurrile equalcuno manca di rispetto agliadulti ma, anche nel 2012, si rie-sce ad essere ragazzi educati.I giovani, quindi, del 2012 sonoveramente i soliti di quelli deglianni ’40, con molte opportunitàin più, certo, ma anche con moltepaure in più.Può essere cambiato il nostromo-do di comunicare ma, sicuramen-te, non siamo tutti maleducati esvogliati.Siamo solo giovani…i soliti giova-ni di qualche anno fa, cambiatidal mondo che è cambiato intor-no a noi.

LA NOSTRA generazione trascorre poco tempocon i nonni. Negli anni ’40 era più semplice stare in-sieme perché, vivendo nella stessa casa e non essen-doci né la televisione né i videogiochi, era piacevolestare con i “grandi” della famiglia,magari a farsi rac-contare delle storie. In quel periodo, la maggior par-te delle cose si imparava da loro perché, con la pro-pria esperienza, insegnavano ai giovani come com-portarsi e cosa fare nel corso della giornata. Inveceoggi noi ragazzi frequentiamo permolti anni la scuo-la e riteniamo di poter imparare a vivere guardandoi personaggi famosi inTV.Con i nonni passiamopo-co tempo sia perché non viviamo più assieme sia peri diversi interessi. La domanda è: «Quali sono gli er-rori che stanno commettendo le due generazioni?»Gli anziani pensano che la nostra generazione sia ir-

rispettosa e irresponsabile, ma allo stesso tempo piùorganizzata perché riusciamo a conciliare lo sport elo studio.Noi, invece, pensiamo che loro siano all’an-tica e che non vogliano saperne di novità. Quindi glisbagli sono di ambedue le fasce d’età. Comepotremoriuscire a mettere in relazione giovani e anziani?Noi potremo aiutarli a conoscere tutti i mezzi di co-municazione che amiamo per far scoprire loro l’ uti-lità delle innovazioni. Loro potrebbero mostrarsipiù disponibili ad ascoltarci e insieme potremo ini-ziare a utilizzare facebook e gli sms. Noi potremo fa-re altrettanto seguendo i nostri nonni nelle loro pas-sioni: l’orto, la cucina, la politica,…Anche se questopassaggio sarà lungo e ricco di ostacoli, ci permette-rà di avere due generazioni molto più complete, checonvivono serenamente con le usanze di ieri e di og-gi.

RIFLESSIONI È POSSIBILE CHE GENERAZIONI DIVERSE SI INCONTRINO?

Dialogo nonni e nipoti: via i pregiudizi

La ‘difficile’ conversazione tra un anziano e un adolescente

LAREDAZIONE

QUAL ERA il mezzo di in-formazione più usato negli

anni ‘40? Cosa facevano nel

loro tempo libero i “giovani

di allora ”?Abbiamo intervistato un fu-

cecchiese doc, nonno di

una nostra compagna di

scuola.

«Risiedo con la mia fami-glia a Fucecchio da sempre

(circa 68 anni). Il mezzo di

informazione per eccellen-

za di quando avevo circa 12anni era la radio, poi i gior-

nali, gli amici e la famiglia.

Il mio tempo libero lo tra-

scorrevo ascoltando la ra-

dio, leggendo dei libri, fa-cendo girate con la biciclet-

ta, giocando con gli amici

nei giardini delle varie case.

Molte volte ci si incontravain piazza Montanelli e poi

facevamo un giro per il pae-

se. Ci piaceva andare

sull’Arno che, come cita

una nota canzone fiorenti-na, era d’ argento. Sulle sue

sponde era facile osservare

le varie attività che si svolge-

vano: gli scavi di sabbia,ghiaia, argilla, tufo e il loro

trasporto, con i barchini,

nei luoghi di raccolta dove

venivano scaricati in grandi

mucchi sulle sponde.Osser-vavamo i pescatori, che uti-

lizzavano vari sistemi di pe-

sca, e il cui prodotto era fon-

te di vita nel paese; d’estateandavamo a farci il bagno

(molto pericoloso perché al-

cune volte le persone mori-

vano affogate) e a prendere

il sole sulle rive. Io e i mieiamici ci incontravamo nei

locali di Piazza Montanelli,

girando per il paese scherza-

vamo e chiacchieravamo in-

sieme».

Classe IIH

MontanelliFUCECCHIO

Il confronto tra la Piazza

Montanelli del 1940 e quella di oggi

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti AjaziMariglen, Amadi Andrea, Calafate-anu Gabriel Danut, Casalini Elisabetta,Ceccarini Luca, Dei Alice, Fastelli France-sco, Giannelli Giada, Guidi Lorenzo, Har-

bans Tania, Laurenza Alessia, LibertoGianluca, Mazzantini Lorenzo, MiglioriniAurora, Molishti Emilena, Montanelli Re-becca, Parentini Viola, Peisic Camelia Ele-na, Pellegrino Giulia, Signorini Alice, Spi-

na Lorenzo, Vasquez Vizcardo Maria Fer-nanda, Xiang Sofia, Zhang Shuting, ZhengGiuseppe, Zito Luigi (classe II H, scuola“Petrarca-Montanelli” Fucecchio). Diri-gente Lia Morelli; tutor Emma Donnini.

L’INTERVISTA

Un ’ragazzo’del 1940si racconta

Page 11: EMPOLI - Book Finale

••7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 28 FEBBRAIO 2012

Ascuola nei giorni della crisiLeconseguenzedei ‘tagli’ nella vita quotidianadegli studenti

NELLE SCUOLE, come in tuttigli altri luoghi della vita pubblica,si sente la crisi.Noi abbiamovolu-to misurarne gli effetti, visitandole aule e ascoltando le parole deglistudenti e degli insegnanti dellaScuola Media Bacci-Ridolfi. Ab-biamo così constatato che molteattrezzature sono vecchie o man-canti, i banchi sono spesso rotti esporchi — anche per la pessimaabitudine di quegli studenti chevi attaccano sotto le gomme masti-cate e vi incidono sopra scritte va-rie —. In molte aule mancano lecartine geografiche e manca perfi-no un vocabolario. Solo 6 classi su22 sono state dotate di lavagne in-terattive, mentre le altre sono an-cora alle prese con il gesso. Il labo-ratorio d’informatica non funzio-na più da tempo e ospita vecchicomputer ormai inutilizzabili. Inalcune aule al pianterreno c’è cat-tivo odore per il malfunzionamen-to della fognatura. Per le scale s’in-contrano file di studenti, alla ri-cerca di una classe che li accolga,durante le ore di assenza dei loroinsegnanti. Avolte è anche diffici-le trovare un bidello disponibile.Ma ecco le domande e le risposte

della nostra indagine

AGLI STUDENTI: “Che cosavorreste cambiare nella nostrascuola?“Vorremmo rinnovare la tinta del-le pareti, vorremmo avere banchinuovi, vorremmo una scuola piùpulita e ci piacerebbe avere anchedei laboratori (arte, scienze e chi-

mica). Se ci fossero più professori,quindi più ore, vorremmo dedi-carci alla fabbricazioni di nuovicartelloni, fare più gite...infinevorremmo che venissero riparati itombini.Ai professori: “I ragazzi hanno fat-to delle richieste, Sarebbe possibi-le realizzarle?”Se ci fossero soldi sarebbe possibi-

le. Ma ora come ora no, perché gliunici soldi che la scuola ha a di-sposizione li sta già usando per ri-fornire i bagni e il pronto soccor-so… l’unica soluzione possibilesarebbe il volontariato.Al professore responsabile della si-curezza: “La mancanza di soldiper pagare le sostituzioni dei pro-fessori assenti occasionalmente,costringe i ragazzi a spostarsi nel-la scuola. La sicurezza è garanti-ta?”E’ in atto una regola che stabilisceche gli alunni sono divisi in grup-pi prestabiliti e raggiungono le au-le più vicine. Tuttavia per la scar-sità di personale questa fase richie-de a tutti un’attenzione maggiore.Per fortuna, in questo quadro de-solante, abbiamo trovato speran-zanell’incontro con la nostraDiri-gente, la quale ci ha detto che«per avere più bidelli, adesso, biso-gnerebbe clonarli e che la sistema-zione definitiva delle fognature ri-chiederebbe grossi interventistrutturali», ma ha concluso: «aldi là della mancanza di fondi, laqualità di una scuola la fanno so-prattutto i suoi studenti e i suoi in-segnanti».

LE GITE sono le occasioni più belle della scuolamedia. L’anno scorso, da noi, alcuni ragazzi, nonpotendosi permettere le uscite, sono dovuti rima-nere a scuola. «Credete sia bello rimanere a scuolamentre tutti gli altri se ne vanno, solo per mancan-za di denaro?»Per noi ragazzi delle sezioni A, B e C questo nonera assolutamente giusto, così con la professoressaAnna D’Ettorre abbiamo organizzato un mercati-no di Natale, in modo da accumulare fondi a favo-re di compagni meritevoli ma svantaggiati. Duran-te le ore di tecnologia, gli alunni hanno costruitooggetti di legno, di carta e di altri materiali ricicla-ti, per poi venderli.Noi della 2ª B abbiamo preparato pulcini di legnodi diverse dimensioni, farfalle, sempre con il le-gno, palline di carta e tanti altri oggetti carini. Que-

sta attività ci piaceva moltissimo, perché con le no-stre mani costruivamo molte cose e oltretutto ci di-vertivamo così tanto da non sentire la fatica e dasembrare ‘autentiche macchinette’. Il mercatino siè svolto sabato 17/12 e domenica 18/12 nella piazzacentrale di Castelfiorentino. Mentre alcuni di noiraccoglievano i soldi in un cofanetto, altri faceva-no il giro dei banchi con alcuni lavoretti in mano,per attirare i clienti. La cifra totale del ricavato ècirca 800 euro; adesso, con questi soldi, la scuolaoffrirà un contributo alle singole famiglie, che nonpossono pagare per intero le gite ai figli. Questaesperienza, che vorremmo tanto ripetere l’annoprossimo, è stata davvero fantastica e ci ha fatto ca-pire che, quando ognuno dà un piccolo contributodi lavoro e di creatività, alcuni problemi si posso-no ridimensionare.

L’INIZIATIVAUNMERCATINOPER ‘ANDARE IN GITA’

Quando il bisogno fa riscoprire la solidarietà

Il salvadanaio della scuola con gli ultimi centesimi di euro

LAREDAZIONE

I PERIODI di crisi nellastoria sono sempre periodidi rinnovamento, perchéportano ad aguzzare l’inge-gno, per cercare, o magarisolo per sognare, soluzioni.Nel guardarci intorno, noiabbiamo riflettuto sulla qua-lità della nostra vita scolasti-ca e ci siamo detti: Che fati-ca andare a scuola anche ilsabato! Perché, mentre tuttii lavoratori sono a casa, noistudenti siamo qui nei ban-chi? Se ci riposassimo duegiorni di seguito ci ripose-remmo meglio e potremmofare gite più lunghe e diver-tenti con i nostri genitori;magari chi ha la casa la ma-re potrebbe andarci anchenei fine settimana invernalie primaverili. Intanto ascuola i riscaldamenti ri-marrebbero spenti un gior-no intero e gli scuolabus fa-rebbero due viaggi in me-no.Ma, durante la nostra in-chiesta, i professori ci han-no fatto riflettere sul fattoche per avere il sabato senzalezioni bisognerebbe stare ascuola più a lungo ogni mat-tina e fare dei rientri pome-ridiani. Inoltre bisognereb-be allestire uno spazio perla mensa, che in questo mo-mentonon esiste. Alcuni ra-gazzi, poi, hanno obiettatoche di pomeriggio hannogli allenamenti sportivi e te-mono di doverli annullare odi doverne ridurre la dura-ta.Per noi già adesso le ultimeore della mattina sono quel-le più pesanti. Però conti-nuiamo a sognare una scuo-la che funzioni dalle 8 alle14, magari con piccoli inter-valli ogni due ore, e il saba-to finalmente libero!

Classe IIB

Bacci-RidolfiCASTELFIORENTINO

Piazza Gramsci: la piazza delnostro mercato solidale

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Kelly Ademi,MatteoAggravi,MartinaAl-tamore, Giorgia Cambi, Rebecca Compara-to, Simone D’Angelo, Giacomo De Stefano,MayaDi Paola, HousamElOthmani, Camil-

la Fiorentino, Elisa Lari, Matteo Lovito,FrancescoMarini, FabiolaMaroni, Tomma-so Meloni, Stefanina Montella, FedericoNespola,MerisNeziri, FrancescaPalazzot-to, Mengdie Pan, Ledion Pashaj, Federica

Pisino, EleonoraSpataro, Platini Tarja, An-drea Taviani (classe II B, scuola media“Bacci-Ridolfi” Castelfiorentino). Dirigen-te Simonetta Ferrini. Insegnanti tutor Pa-trizia Bacciottini e Daniela Volterrani.

LAPROPOSTA

Restiamoacasadi sabato

Page 12: EMPOLI - Book Finale

6 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 2 MARZO 2012

Cambiare per un futuromiglioreIl tempo sta per scadere: l’umanità ha solo 10 anni per invertire la rotta

FORESTE, cascate, montagne,laghi,mari, spiagge, isole:meravi-glie del nostro pianeta, che nontutti gli esseri umani riuscirannoa visitare.La natura, in alcune parti delmondo, ha dato veramente il me-glio di sé;manoi uomini non stia-mo facendo altrettanto.La vita, un miracolo dell’univer-so, è apparsa 4 miliardi di anni fae noi uomini soltanto 200.000 an-ni fa, durante i quali siamo riusci-ti a distruggere l’equilibrio essen-ziale alla vita. Abbiamo provoca-to fenomeni che non possiamocontrollare; fin dalle nostre origi-ni, aria, acqua e forme di vita era-no intimamente collegate, ma direcente abbiamo spezzato questilegami. Abbiamo plasmato la ter-ra a nostra immagine. Come faràquesto secolo a portare il peso di 9miliardi di essere umani, se ci ri-fiutiamo di fare i conti con quelloche solo noi abbiamo fatto?

OGGI l’umanità, dicono gli scien-ziati, ha solo un decennio per por-re rimedio a ciò che lei stessa ha

causato. Questa è la preoccupantesituazione attuale: ilmondo spen-de 12 volte di più in investimentimilitari, che in aiuti ai Paesi invia di sviluppo; il 20%della popo-lazione mondiale consuma l’80%delle risorse; 1 miliardo di perso-ne almondononha accesso all’ac-quapotabile; 5000personemuoio-

no ogni giorno a causa dell’acquainsalubre; quasi 1miliardo di per-sone soffre la fame; più del 50%dei cereali venduti nel mondo èusato come cibo per animali o co-me biocarburante; il 40% dei ter-reni coltivabili ha subito danni alungo termine; ogni anno scompa-iono 13 milioni di ettari di fore-

sta; unmammifero su quattro, unuccello su otto, un anfibio su tre,è a rischio di estinzione; le speciestanno scomparendo ad un ritmo1000 volte più veloce del tasso na-turale;¾di aree di pesca sono im-poverite, esaurite; la temperaturamedia degli ultimi 15 anni è statala più alta mai registrata; la calot-ta polare si è assottigliata del 40%in 40 anni; potrebbero esserci al-meno 200milioni di “rifugiati cli-matici” entro il 2050. Siamo noila causa di tutti questi problemi enoi dobbiamo trovare la soluzio-ne di essi. L’uomo, fino ad oggi,ha creduto che tutte le risorse fos-sero inesauribili, quando invecenulla è eterno.

A SCUOLA, abbiamo affrontatospessoquesto argomento e fatto ri-flessioni; sono uscite tante paroledalle nostre bocche, tutti concettiastratti, che ci sono sembrati lon-tani. Siamo noi, invece, future ge-nerazioni, che dobbiamo concre-tizzare queste parole, per garanti-re ai nostri figli e ai nostri nipotiun futuro migliore: cambiamol’oggi, per un domani come ieri!

LENOSTRE riflessioni sono scaturite dalla visio-ne del documentario Home, di Yann Arthus-Ber-trand, che tratta di ambiente e di cambiamento cli-matico, diffuso il 5 giugno 2009 nelle sale cinema-tografiche di 50Paesi, in concomitanza con la gior-nata mondiale dell’ambiente. Tale proiezione havisto coinvolti tutti noi alunni diGambassi eMon-taione e i nostri genitori. Abbiamo chiesto ad alcu-ni genitori presenti, cosa credono sia necessario fa-re per salvare il nostro pianeta. Il padre di Mattiaha detto: «Le opportunità per poter migliorarel’ambiente in cui viviamo ci sono; c’è sempre la vo-lontà di ottimizzare la qualità della vita; ciò vuoldire non riproporre più gli errori che sono stati fat-ti fino ad oggi. Intanto dobbiamo fare inmodo chetutti siano a conoscenza del problema e poi riusci-

re a gestirlo, anche se c’è una parte di mondo chenon vuole ascoltare, perché prevalgono gli interes-si economici». E la mamma di Olmo: «Ognuno dinoi, guardandoHome, ha trovato implicazioni eti-che, religiose, politiche, su cui potersi confronta-re; e, comunque la si pensi, è impossibile non esse-re d’accordo sul fatto che il nostro pianeta sta sof-frendo e che bisogna trovare il modo di cambiarequesta realtà. Ognuno di noi, nel suo piccolo, puòfare delle scelte, può comunicarle, può condivider-le: la modifica, anche di un solo tipo di comporta-mento, può avere effetti esponenziali, effetti a cate-na, che potrebbero davvero portarci ad un nuovomodello di organizzazione sociale. Diciamo, quin-di, sì alla speranza, sì alla forza e all’intelligenzadelle nuove generazioni, affinché sappiano dareun futuro a questa umanità».

L’INIZIATIVA LA VISIONE DI UN DOCUMENTARIO HA AIUTATO A CAPIRE LO STATO DI SALUTE DELLA TERRA

«Lesceltegiuste salveranno ilmondo»

LA TERRA BRUCIA Il futuro del nostro pianeta è nelle nostre mani

LAREDAZIONE

CON la moderazione, l’in-telligenza, la condivisionepossiamo tracciare una nuo-va avventura umana. Tuttoil mondo ormai è in allar-me. Il costo delle nostreazioni è alto, ma è troppotardi per essere pessimisti!Ciò che importa non è quel-lo che è andato perso, maciò che resta. Ecco qualcheesempio virtuoso: il Gabonèunodei più grandi produt-tori di legno al mondo; haimposto l’abbattimento se-lettivo: non più di un albe-ro per ogni ettaro, le forestesono la sua principale risor-sa economica e devono ave-re il tempo di rigenerarsi.Nella Corea del Sud le fore-ste, un tempodevastate, gra-zie ad un programma dirimboschimento, ora rico-prono il 35% del Paese. IlCostaRica ha fatto una scel-ta tra le spese militari e laconservazione del territo-rio: il Paese non ha più unesercito ed ha investito inistruzione ed ecoturismo. AFriburgo, in Germania, cisono case che producono laloro energia: 5000 personevivono nel primo ecoquar-tiere esistente al mondo; igoverni di Islanda, Austria,Svezia,NuovaZelanda, han-no deciso che lo sviluppodelle energie rinnovabili sa-rà, d’ora in poi, la loro prio-rità.Una soluzione per il fu-turo? Non la sappiamo an-cora. La cosa certa è che i ri-medi esistono e noi dobbia-mo cambiare le cose! È ilmomento di collaborare.Tocca a noi scrivere il segui-to della nostra storia: IN-SIEME!

Classe IIIB

«Gonnelli»GAMBASSI TERME

STOP E’ necessario frenarela deforestazione della Terra

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunni

AureaNoemi, Bigazzi Niccolò, Bonifazi Sa-

ra, Borgoncino Giulia, Capitani Melissa,

Corsoni Ginevra, El Moussaine Nezha, Ga-

glioti Giorgio, Gasparri Giulia, Gerardi Da-

vide, Karreci Saugerta, Monti Noemi, Re-

nieri Olmo, Siracusa Maria Cristina, Tad-

dei Siria (classe III B, Scuola media «G.

Gonnelli», Gambassi Terme).Il Dirigente scolastico è il professor Salva-torePalazzo. Il docente tutor cheha segui-to gli alunni nella realizzazione della pagi-na è Valentina Giglioli.

RIFLESSIONI

Toccaanoiscriverela storia

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7CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 2 MARZO 2012

Via alla raccolta porta aportaEcco lenovitànelle abitudini della vita quotidianadiCertaldo

LA VITA cittadina di Certaldoha registrato una fondamentalenovità: lunedì 30 gennaio è parti-ta la raccolta dei rifiuti porta a por-ta, una ventata di freschezza cheriguarda tutti, ma soprattutto noiragazzi, al fine di assicurarci un fu-turo ambientale “più colorato emeno grigio”.Ad ogni famiglia sono stati forni-ti quattro contenitori di colore di-verso e dimensione variabile inbase ad esigenze di spazio e produ-zione di rifiuto. Il contenitoremarrone viene utilizzato per il“Recupero”, cioè per i rifiuti orga-nici come avanzi di cibo, piccolepotature, tappi di sughero, lettie-re; quello blu adoperato per il “Ri-ciclo”, ovvero per imballaggi inplastica, metalli, tetrapak, polisti-rolo; quello giallo per riciclare lacarta ed il cartone; ed infine quel-lo grigio per i rifiuti che non pos-sono essere recuperati, come gio-cattoli, cancelleria, pannolini,og-getti rotti. Gli addetti di Publiam-biente passano di casa in casa perritirare i rifiuti secondo un calen-dario prestabilito, consegnato aicittadini.Dopo i primi seimesi di

prova la raccolta dei contenitorimarrone, blu e giallo sarà sempregratuita, ma per l’indifferenziatogli utenti avranno diritto solo aquattro scarichi gratuiti l’anno;ogni ulteriore svuotamento saràaddebitato in bolletta.Via dalle strade i vecchi cassonet-ti, ciò che rimane sono solo le

campane per la raccolta vetro ed icontenitori gialli per il recuperoindumenti.

IL MOTIVO per il quale è stataavviata l’operazione è il riempi-mento delle discarica di Monte-spertoli che riceve i rifiuti del cir-condario della Valdelsa, causato

proprio dai noi cittadini poichénon tutti ed inmaniera così meti-colosa abbiamomai fatto la raccol-ta differenziata.I benefici del nuovo piano riguar-deranno direttamente l’ambiente,che sarà nel futuromeno inquina-to,ma anche i cittadini, che saran-no educati al riciclaggio. Lo sco-po principale è quello di diminui-re la quantità di indifferenziatoprodotto, evitando di costruireuna nuova discarica che rovine-rebbe non solo la qualità dell’am-biente, ma anche l’incommensu-rabile bellezza del paesaggio tosca-no. Impegnarsi per una seria rac-colta differenziata può fare vera-mente la differenza. Il messaggiodell’importanza di tutto ciò ègiunto nella nostra scuola, attra-verso una campagna di sensibiliz-zazione, grazie agli operatori Pu-bliambiente, con il progetto dieducazione ambientale. Così noiragazzi passiamoparola e promuo-viamo il nostro slogan: “Restituia-mo alla natura i suoi colori accesiper una crescita civile ed ambien-tale”. Auguriamo a tutti una buo-na raccolta!

I VERI PROMOTORI del miglioramentodell’ambiente siamo noi uomini: eccovi alcuniconsigli su come aiutarlo, reintroducendo nei ciclidella natura gran parte dei nostri rifiuti. Un terzodei rifiuti che ogni persona produce è formato dasostanze organiche: il loro compostaggio è la solu-zione più naturale per lo smaltimento, si aumente-rebbe, così, la vita biologica del terreno, arricchen-dolo di sostanze nutritive a differenza dei concimichimici oggi utilizzati. Altra questione riguarda i“cellulari giganti”, i primi computer ed i vecchi te-levisori, desolatamente lasciati nei nostri garage.Questi rifiuti elettronici, indicati con la sigla RA-EE, non sono biodegradabili, contengono al lorointerno sostanze tossiche e vengono abbandonatiin inceneritrici, che causano inquinamento delsuolo. Se smontati in vari pezzi potrebbero essere

differenziati e a riguardo è stata promulgata unalegge, nel 2010, che consente gratuitamente di ri-portare al rivenditore il rifiuto.

ANCHE nelle nostre famiglie possiamo aiutarel’ambiente, trasformando vecchi oggetti in coseutili: un pneumatico inutilizzato può diventareun’altalena; e per non restare incollati davanti ainostri pc, potremmoprendere una scatola di carto-ne, vecchi calzini, spugne e bottoni e costruire unteatrino, divertendoci ad inventare storie spassose.Il nostro impegno è decisivo per respirare un’ariapiù pulita, ma ahimè abbiamo scoperto nelle no-stre ricerche che esistono anche rifiuti spaziali, rot-tami di satelliti inquinanti, che potrebbero giunge-re nel nostro cielo blu. Che fare? Ai cervelloni l’ar-dua sentenza.

PROGETTI COME RICICLARE I VARI TIPI DI RIFIUTI: DALL’ORGANICO ALL’ELETTRONICA

Semplici regoleper sostenere l’ambiente

RISORSA La città più colorata dove i rifiuti non sono un problema

LAREDAZIONE

PENSARE che la letteratu-ra sia astratta e lontana danoi è un luogo comune. Inrealtà proprio un racconto,“Leonia”, tratto dal libro“Le città invisibili”, scrittoda ItaloCalvino, ci ha sugge-rito una riflessione su comepotrebbe essere ripensato ilfuturo delle città consumi-stiche, nelle quali trionfa ilprogresso, ma assediate damontagne di rifiuti, prodot-ti quotidianamente, che di-ventano una minaccia sem-pre più grave.Leonia è una città immagi-naria in cui «l’opulenza simisura non dalle cose pro-dotte ma da quelle buttatevia, quasi intatte, per far po-sto alle nuove, tanto che cisi chiede se la vera passionedi Leonia non sia in realtàl’allontanare da sé, il mon-darsi di una ricorrente im-purità». Come si conclude ilracconto? Leonia vienesommersa dai rifiuti che in-vano tentava di respingere.A proposito di ciò possiamopensare che non tutto quel-lo che desideriamo ci è effet-tivamente indispensabile emolte volte il desiderio del-le cose è suscitato dalla vo-glia di imitare gli altri e sen-tirsi, quindi, più sicuri di sestessi. La società moderna èmolto abile nel fabbricare“falsi miti”, per cui chi nonriesce a possedere tanto oforse troppo può essereescluso dal gruppo. Parten-do da un esamedi coscienzasui bisogni di cui realmentenecessitiamo e rivalutandotalvolta i nostri oggetti, nonconsiderandoli subito “vec-chi” potremmo allontanar-ci dal futuro toccato a Leo-nia.

Classe IID

«Boccaccio»CERTALDO

VECCHI OGGETTI Rivalutarli pernon produrre nuovi rifiuti

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti GisoelaAbazaj, FedericaBartalucci, Leo-nardoBichi, CamillaBonci, FrancescaCar-riero, Francesca Ciardo, Sergio Guerrieri,Samuele Iacopini, Jonathan Imperato, Ka-

therine Jeffery, Gerti Kamberaj, Giulia La-ri, Effe Magazzini, Adele Malatesti, MarcoPalmieri, Alessia Pasqualetti, FrancescoPiacenti, Alessio Pierantozzi, SaraRussel-lo, Giorgio Sampognaro, Samuele Scardi-

gli, Lucrezia Traini e Kevin Vallone (clas-se II D,scuola media «Boccaccio», Certal-do). Il dirigente scolastico è SimonettaFerrini e l’insegnante tutor che ha seguitoi ragazzi è Carla Arcieri.

ILLIBRO

Leonia: viaggionella fantasiaper riflettere

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6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 6 MARZO 2012

LerazzeumanenonesistonoBisognasconfiggereunpregiudizio capacesolodi generareodio

IL RAZZISMO è la convinzioneche gli uomini siano diversi tra lo-ro a seconda della razza a cui ap-partengono, che vi siano razze su-periori alle altre, che le razze infe-riori debbano essere discriminatee dominate da quelle superiori.Nel “Manifesto degli scienziatiantirazzisti” del 2008 però possia-mo leggere: «Le razze umane nonesistono. L’esistenza delle razzeumane è un’astrazione derivanteda una cattiva interpretazione dipiccole differenze “psicologiche”e interpretate sulla base di pregiu-dizi secolari. L’umanità non è fat-ta di grandi e piccole razze. E’ in-vece, prima di tutto, una rete dipersone collegate».Le origini del razzismo risalgonoa tempi molto lontani, basta ricor-dare il popolo egizio, dove pochiindividui dominavano un gruppomolto numeroso di schiavi. Il raz-zismo fu certamente alla base del-la tratta degli schiavi africani daparte dei colonizzatori europei inAmerica. Uno degli esempi piùatroci di razzismo, purtroppo ab-bastanza recente, è stato lo stermi-nio del popolo ebraico ad operadei nazisti in Germania durante

la seconda guerra mondiale.

CIASCUN uomo, al giorno d’og-gi, dovrebbe essere consapevoleche tutte le persone sono uguali enon esiste una razza superiore adun’altra, ma che tutti hanno glistessi diritti e doveri, eppure nelmondo continuano a persistere

forme di sopraffazione: modi di-versi di manifestarsi di intolleran-za, di abusi e di discriminazione,dei quali dovremmo vergognarci.Per questo la notizia dell’omici-dio di due senegalesi avvenuto il13 dicembre a Firenze, è stata l’ul-teriore prova dell’incapacitàdell’uomo di accettare gli Altri o i

Diversi.

VIVIAMO in una società pienadi gravi problemi, dove la violen-za e gli atti criminali sono all’ordi-ne del giorno, la disoccupazione èun fenomeno di grosse proporzio-ni, dove il valore più importantesembra essere quello del denaro:così, a volte, sembra convenientetrovare qualcuno a cui attribuiretutte le responsabilità di ciò chenon funziona. Vi è poi l’abitudinedi parlare di questo fenomeno co-me di un qualcosa che non ci ri-guarda, sosteniamo che non è giu-sto ma non facciamo niente diconcreto per combatterlo: in fon-do siamo veramente sicuri di esse-re tolleranti ed aperti verso chiun-que? Un passo che potremmo faresarebbe quello di guardare all’al-tro con lo spirito di voler impara-re da lui cose che per noi sono del-le novità, così da allargare le no-stre conoscenze, perché ciascunindividuo è per l’altro fonte di ar-ricchimento. Secondo noi, in po-che parole, la ricetta più facile perdiventare tolleranti è quella dimettersi con la mente “nei pannidell’altro”.

IL GIORNO della memoria è una data cheviene ricordata contemporaneamente in mol-ti Paesi. Si celebra il 27 gennaio, perché nel1945, in questa data, le Forze Alleate liberaro-no il campo di sterminio di Auschwitz. Persaperne di più abbiamo intervistato la signo-ra Mirella, nata nel 1928 e residente a Gam-bassi Terme, che ci ha raccontato le vicendeaccadute a suo marito Fernando durante laseconda guerra mondiale. Mirella ci ha dettoche quando Fernando fu chiamato per anda-re in guerra, nel 1940, aveva da poco compiu-to 18 anni e lei ancora non lo conosceva. Ciha spiegato che Fernando, quando era vivo,non amava molto raccontare queste vicendeperché erano state molto tristi e traumatiche.Quando fu arruolato partì per la Puglia conun treno superaffollato di giovani come lui,

da lì furono imbarcati su tre navi dirette inGrecia. Durante la traversata furono bombar-dati, le due navi che li precedevano affonda-rono e tutti i giovani che vi erano sopra mori-rono affogati.

DURANTE la permanenza in Grecia rac-contava che per sfamarsi uccidevano conigliselvatici e a volte anche tartarughe. QuandoBadoglio andò con gli Alleati i soldati italia-ni in Grecia furono fatti prigionieri dall’eser-cito tedesco, fu così che Fernando venne de-portato in Germania insieme a tutti gli altrisoldati, nel campo di concentramento diDus-seldorf. Di giorno lavorava nei boschi e dinotte, per non vedere i compagni che moriva-no nelle camerate, prendeva la coperta e dor-miva fuori, anche se c’era la neve. Quando fi-nalmente la guerra finì furono liberati e luitornò dalla Germania fino a Certaldo a piedi.Nella foto, la signora Mirella durante l’inter-vista

L’ESPERIENZA IL NONNO DI UNA COMPAGNA DI CLASSE FU DEPORTATO IN UN CAMPO DI CONCENTRAMENTO

Fernando che tornò dalla Germania... a piedi

IL MANIFESTO Contro ogni forma di razzismo

LAREDAZIONE

ABBIAMO intervistatoAn-di, un nostro compagno discuola, che proviene dall’Al-bania, per chiedergli comesi è trovato in Italia: per for-tuna non ha mai subito attidi razzismo.Da quanto tempo e per-ché sei in Italia?«Sono in Italia da quando ave-vo otto anni. Sono venuto quiper motivi economici, per rag-giungere mio padre che già la-vorava qua».Eri d’accordo sul fatto ditrasferirti?«Inizialmente no perché l’ideadi dover lasciare amici e paren-ti mi devastava. L’unica cosachemi ha confortato è stato po-ter rivedere mio padre che nonvedevo da molto tempo».Cosa è cambiato nella tuavita?«Sono cambiate molte cose: lascuola in Albania era moltopiù rigida; le condizioni econo-miche sono migliorate, a parti-re dalla casa in cui vivo. InAl-bania avevo una piccola casadove io e lamia famiglia stava-mo molto stretti».Ti sei trovato bene?«Sì, da quando ho imparato be-ne la lingua italiana. Inizial-mente mi sentivo un po’ esclu-so e quando i miei compagnimi prendevano in giro non po-tevo difendermi e non lo pote-vo spiegare alla maestra, per-ché non parlavo l’italiano».Hai mai subito atti di raz-zismo?«Fortunatamente no, perché inpoco tempo ho iniziato a parla-re la lingua italiana e di conse-guenza anche a fare nuoveamicizie».Vorresti tornare in Alba-nia?«Sì, vorrei tanto poter tornarenel mio Paese. I miei amici, imiei parenti mi mancano mol-to: questo non si capisce finchénon lo si vive».

Classe IIIA

«Gonnelli»MONTAIONE

LA PAGINA è stata realizzata dalla classeIII A di Montaione, che fa parte dell’Istitu-to comprensivo “Gonnelli”.Gli studenti: Ceccarelli Davide, Cioni Mat-teo, Cioni Margherita, Di Marino Alessio,

Diana Giulia, Giacomazza Annalisa, MaioliSabrina, Mazzoni Rachele, Monzitta Irene,Morelli Davide, Morelli Kevin, MusolinoMarco, Pomerani Nico, Ricotta Alessio,Tessitore Tania, Ticciati Alessandro, To-

gnetti Andrea.Il dirigente Scolastico è Salvatore Palaz-zo, la docente tutorche ha seguito gli alun-ni nella realizzazione della pagina è Chia-ra Landi.

L’INTERVISTA

Il nostro amicoarrivato

dall’Albania

Page 15: EMPOLI - Book Finale

7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 6 MARZO 2012

Seè l’uomolabestiapeggioreDalla sofferenzadei tori nelle corrideagli allevamenti intensivi

PURTROPPO non in tutto ilmondogli animali vengono tratta-ti come meriterebbero in quantoesseri viventi. Facendo una ricer-ca a riguardo abbiamo scopertoche alcune persone denuncianoda anni che nella corrida i torimuoiono dopo atroci sofferenze.In Cina, poi, accade che alcuni or-si, vengano tenuti in gabbie incondizioni terribili, attaccati a del-le cannule che prelevano loro labile (ritenuta sostanza con pro-prietà curative) fino alla loromor-te. Anche gli allevamenti intensi-vi (di galline, oche, maiali etc.)vengono considerati damolte per-sone come luoghi innaturali perle condizioni in cui gli animali so-no costretti a vivere per produrredi più. Per nonparlare, infine, del-le atroci tecniche utilizzate daicacciatori per preservare le pellic-ce di alcuni animali (per esempiole piccole foche o le tigri).

UNOSPAZIO a partemeritereb-be tutto il dibattito sull’impiegodi animali nella ricerca scientifi-ca. L’opinione pubblica, infatti, sidivide tra chi vuole preservare ilbenessere di qualsiasi animale per

qualsiasimotivo (per esempio l’exministro Brambilla) e chi invecene accetta l’impiego per esperi-menti se essi servono all’umanità(per esempio il dottor Veronesi).Per fortuna in Italia esiste un codi-ce penale cheprevededelle sanzio-ni per chi maltratta gli animali. Ilcodice afferma che chiunque pro-curi una lesione ad un animale,

ovvero lo sottoponga a comporta-menti o a fatiche insopportabiliper la sue caratteristiche naturaliè punito con il carcere da tre mesifino ad un anno o ad una multadai 13.000 ai 15.000 euro. Esistepoi un’importante legge, la 189del 20 luglio 2004 che cambia al-cune cose sulla tutela degli anima-li. Il maltrattamento degli anima-

li da semplice contravvenzione di-venta un delitto. Questo cambia-mento comporta un aggravamen-to delle pene: l’impossibilità diestinguere il reato mediante unadonazione/cauzione; l’allunga-mento del periodo di prescrizionee la necessità del dolo.

TRA LE NOVITÀ introdottedalla nuova legge vi è il ruolo del-le associazioni protezionistiche,considerate quali persone offese,e chiamate ad intervenire in pri-ma persona attraverso l’affida-mento degli animali oggetto di se-questro e/o confisca. Il nuovo te-stodi legge ha unpresupposto ide-ologico chiaro ed essenziale: l’ani-male è un essere vivente capace disoffrire e la norma è diretta versola sua tutela specifica. Inoltre, il te-sto della nuova normativa consi-dera gli animali in sé; non vi sonoquindi, in linea di principio, diffe-renze tra animali d’affezione, do-mestici o selvatici. Pertanto chicompie un atto di crudeltà neiconfronti di qualsiasi animale, olo uccide per divertimento, com-pie un reato e può essere punito.

GREEN HILL è un centro scientifico che allevacirca 454 cani registrati e destinati alla sperimenta-zione di mezza Europa. In base a un comunicatoOipa (Organizzazione italiana protezione animali)ben 1.858 cani sarebbero deceduti. Gli ultimi caniregistrati sono 12 cuccioli nati il 3 agosto 2011. Se-condo alcune descrizioni questi cani sono ancoradentro i capannoni diMontichiari (Brescia). In ba-se ad un sopralluogo dell’Oipa mancherebberoall’appello 1.800 cani deceduti.La domanda è «Do-ve sono finiti?». Green Hill appartiene ad unaazienda americana, la Marshall Farm, azienda lea-der nel commercio di cani da laboratori. Compo-sto da 5 capannoni senza spazi all’aperto, senzaaria e luce naturale e pieno di rumori assordanti,qui i cani sono condannati a soffrire, ad essere uti-lizzati per test per cosmetici, a subire tumori, ecce-tera. Purtroppo vengono allevati, venduti, utilizza-

ti, uccisi, mutilati e gettati nella spazzatura perchéritenuti esseri incapaci di soffrire, provare emozio-ni, paura, stress. Vengono considerati come ogget-ti.

ABBIAMO scoperto che il tg satirico “Striscia lanotizia” ha indagato su Green Hill: all’ inizio nonli lasciavano entrare ma poi, dopo ripetuti tentati-vi, il proprietario ha dato il permesso e sono riusci-ti a visitare solo parte dei capannoni. Le condizio-ni dei cani riprese e testimoniate con filmati eranoveramente terribili. Grazie all’ inchiesta di “Stri-scia la notizia” adesso ci sono molte persone cheprotestano, anche con sit-in davanti a Green Hillreclamandone l’immediata chiusura.Come non citare Albert Einstein e dire: «Nessunoscopo è così alto da giustificare metodi così inde-gni»!

IL CASONELBRESCIANO C’E’ UNALLEVAMENTODI ANIMALI DESTINATI A TEST SCIENTIFICI

Ilmisterodei cani scomparsi diGreenHill

VOLONTARIATO Al canile il tempo è speso proprio bene

LAREDAZIONE

ABBIAMO intervistato irappresentanti di classe e al-cunepersone del nostro pae-se.Conoscete l’associazioneL.A.V (LegaAntivivisezio-ne)?Molte persone non ne avevanomai sentito parlare e abbiamodovuto spiegarglielo: è un’asso-ciazione che protegge gli ani-mali dalla vivisezione.Vi sembragiustomaltrat-tare gli animali?La maggior parte ha risposto«No, non è giusto per nulla chemuoiano per noi, ma che esseriumani siamo? Le persone chemaltrattano gli animali lo fan-no per mancanza di rispetto».

ABBIAMO intervistato poila direttrice del canile di Mon-telupo Fiorentino. La signoraPoldi dedica la sua vita ad aiu-tare gli ospiti di questa struttu-ra, cioè 200 bellissimi cani inattesa che qualcuno li adotti.Provengono da ogni tipo di si-tuazione, dal maltrattamentoall’abbandono e ognuno hauna brutta storia alle spalle.Ogni giorno i volontari che sioccupano di nutrirli, curarli efarli passeggiare. La maggiorparte delle persone da noi inter-vistate ritiene che sia sbagliatomaltrattare gli animali, co-munque sarebbe bello se ognu-no di noi facesse un po’ di piùper aiutarli e per impedire chevengano trattati male. Quan-do penserete di comprare un ca-ne, per esempio, potreste passa-re dal canile e guardare negliocchi tutti i suoi ospiti, forse viaiuterà a scegliere con il cuoreinvece che con gli occhi, oppu-re potreste passare una domeni-ca diversa facendo del volonta-riato al canile, dove accolgonoa braccia aperte chiunque vo-glia dare una... zampa.

Classe IID

«R. Fucini»MONTESPERTOLI

RUOLI RIBALTATI E se adessere abbandonato fosse l’uomo?

LA CLASSE II D della scuola Renato Fucinidi Montespertoli è composta da: BattistaEdoardo, Bianchini Jacopo, BorgognoniAlessio, CiantiMatteo, Conticelli Pietro, DiPaco Ginevra, Dozi Benedetta, Fusi Mar-

gherita, Gori Ruy, Guarducci Alessia, Laz-zerini Gabriele, Leoncini Niccolò, LulliChiara, Malanchi Alice, Martini Simone,Meucci Lorenzo Lapo, Miniati Emma Jas-mine, Nardi Melissa, Rossi Federico, Sac-

coni Agnese, Scatolini Serena.La dirigente scolastica èMargheritaCarlo-ni. L’insegnante che ha seguito come tutori ragazzi nella redazione della pagina èStefania Chiti.

LE INTERVISTE

Al canileunadomenicaproprio diversa

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6 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 9 MARZO 2012

Giuseppee Indro a confrontoInformazionI utili per conoscere e riconoscere i due celebri fucecchiesi

SPESSO il grande eroe del Risor-gimento viene confuso con il cele-bre giornalista del XX secolo, In-dro Montanelli. Ecco perché ab-biamodeciso di delineare una sor-ta di carta di identità dei dueMon-tanelli entrambimolto legati aFu-cecchio.

NOME: GIUSEPPE. Cognome:Montanelli.Luogo edata di nasci-ta: Fucecchio, 1 Gennaio 1813.Luogo e data di morte: Firenze,17 giugno 1862. Studi:Giurispru-denza. Posizione politica: Masso-ne, appartenente alla loggia tori-nese “Dante Alighieri”. Lavori:Professore di Diritto all’universi-tà di Pisa, giornalista, soldato vo-lontario, triumviro nonché mem-bro del Parlamento italiano dopol’Unità d’Italia. Opere: La Cam-ma, La Tentazione, il Partito na-zionale italiano,Memorie sull’Ita-lia e specialmente sulla Toscanadal 1814 al 1850, L’Impero, il pa-pato e la democrazia in Italia. Se-gni particolari: ferita di guerra albraccio. Monumenti dedicatigli aFucecchio: statuamarmorea, ope-ra di Raffaello Romanelli, deno-minata il “Ca’a ‘libri”; numerose

lastre di pietra commemorative.Giornali fondati o per i quali halavorato: L’Italia, fondato nel1847. Personaggi importanti in-contrati: Giuseppe Garibaldi, ilConte di Cavour. Guerre a cui hapartecipato: Risorgimento italia-no. Passioni: la musica e la poesiaUna frase indimenticabile: «Noitrionferemo con fronda d’olivo»

febbraio 1849.

NOME: INDRO. Cognome:Montanelli.Luogo edata di nasci-ta: Fucecchio, 22 Aprile 1909.Luogo e data di morte: Milano,22 Luglio 2001. Posizione politi-ca: Anticomunista, conservatoreStudi: Laurea in Giurisprudenzaa Firenze. Lavori: Giornalista,

storico e drammaturgo italiano.Opere: 50 opere letterarie, 50000articoli scritti. Segni particolari:Gambizzato dalle Brigate Rosseper un suo articolo nel ‘77, soffe-rente di depressione da quandoera piccolo. Monumenti dedicati-gli a Fucecchio: FondazioneMontanelli-Bassi, Cencio palie-sco in occasione dei 100 anni del-la sua nascita (2009).Giornali fon-dati o per i quali ha lavorato:Frontespizio, Civiltà fascista, LaDomenica del Corriere, ll Borghe-se, Il Corriere della sera, La Stam-pa, il Corriere ed infine il Giorna-le, da lui fondato nel 1974. Nel1994 ha lasciato Il Giornale perdissidi con l’editore, Silvio Berlu-sconi, fondando La Voce, per poifinire la carriera di nuovo al Cor-riere. Personaggi importanti in-contrati: BenitoMussolini, AdolfHitler, Winston Churchill, Char-les de Gaulle, Luigi Einaudi, Pa-pa Giovanni XXIII. Guerre a cuiha partecipato: Guerra d’Etiopia,2˚ Guerra Mondiale. Passioni: ilgiornalismo.Una frase indimenti-cabile: «Un paese che ignora ilproprio ieri, di cui non sa assoluta-mente nulla e non si cura di sape-re nulla, non può avere un doma-ni».

IL PROFESSOR Alberto Malvolti, presidentedella FondazioneMontanelli Bassi, ha risposto al-le nostre curiosità.Quali differenze ci sono fra Indro e Giuseppe?La differenza principale è che sono vissuti in epo-che storiche diverse. Loro non erano parenti stret-ti anche se discendono dallo stesso antenato.Perché Giuseppe viene scambiato con Indro?La gente lo scambia con Indro perché hanno lostesso cognome. Entrambi sono stati giornalisti,fondatori e direttori di giornali.Quali sono i luoghi più vissuti da Indro e Giusep-pe?Giuseppe visse maggior parte della sua vita a Fu-cecchio poi fu esiliato e lo mandarono in Franciadove stette 10 anni. Indro invece ha girato tutto ilmondo: India,Africa,Giappone…Entrambi resta-rono molto affezionati al loro paese natale.

Quali sono state le azioni più importanti nella car-riera di Giuseppe e Indro?Giuseppe contribuì a liberare l’ Italia dagli stranie-ri e si impegnò a riunificarla, combattendo aCurta-tone e Montanara dove fu ferito gravemente e cre-duto morto. Indro ha scritto migliaia di articoli eha fondato due importanti giornali: Il Giornale eLa Voce.Che cos’è la Fondazione Montanelli Bassi? Per-ché fu realizzata?Essa prende il nome dal cognome del padre di In-dro e dal caro amico di famiglia Emilio Bassi, sin-daco di Fucecchio nei primi decenni delNovecen-to. Fu costituita nel 1987 per conservare i libri diIndro, le sue carte, i suoi documenti. Oggi conser-va gli studi del famoso giornalista e promuove im-portanti attività culturali, promovendo restauri esostenendo giovani ricercatori grazie a premi e alleborse di studio.

L’INTERVISTA IL PROFESSOREMALVOLTI CHIARISCE I NOSTRI DUBBI SUI MONTANELLI

«Duegrandi testimoni della storia»

I MONTANELLI Giuseppe (1813-1862), e Indro (1909-2001)

LAREDAZIONE

SPESSO i fucecchiesi con-fondono Giuseppe con In-droMontanelli.Imotivi principali sono tre:il cognome, che è uguale; illuogo di nascita, cioèFucec-chio; e una grande passio-ne, cioè la scrittura.Armati di foglio, penna emacchina fotografica ci sia-mo recati in piazza Monta-nelli e abbiamo cominciatole interviste, chiedendo aventi passanti chi fosse raffi-gurato nella statua situata alcentro della piazza. E’ statomolto divertente perché neabbiamo sentite di tutti i co-lori, abbiamo fatto qualcherisata e unbel giro per il pae-se. Le persone intervistatesono state sia passanti chenegozianti. Quindici perso-ne hanno affermato, giusta-mente, che la persona raffi-gurata fosseGiuseppeMon-tanelli, a seguire cinque cit-tadini hanno sbagliato,ognuno amodo loro: c’è chiha detto che fosse Indro, oin modo generico “Monta-nelli”; per giustificarsi, alcu-ni di loro davano addirittu-ra la colpa alla loro vecchia-ia. Non è mancato chi, purnon sapendo con precisionedi chi si trattasse, ha chia-mato Giuseppe Montanellicon il simpatico sopranno-me, con il quale i fucecchie-si lo chiamano da molti an-ni, ovvero il “Ca’a libri”. Aquelli che hanno rispostocorrettamente alla primado-manda, ne abbiamo fattoun’altra riguardo la vita e leopere di Giuseppe Monta-nelli. Solo sei su quindicihanno saputo rispondere inmaniera accettabile, mentregli altri finivano per confon-dersi con Indro.Carissimi Montanelli comesi dice: nessuno è profeta inpatria!

Classe IIA

MontanelliFUCECCHIO

LA STATUA Dedicata a Giuseppe

Montanelli nella piazza omonima

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Acciaioli Isabella, Adorni Tommaso, An-zalone Mirko, Arena Nicolò, BeneventoMarco, Chen Francesco, Conti Jacopo, DuWanglin, Falorni Gianmarco, Fondelli Lin-

da,GarrutoAurora, GarrutoAzzurra, Gian-notti Roberta, Giovannelli Gabriele, JiangJie, Lin Dayou, Lin Enle, Montanelli Mat-teo, Sani Federico, Sanna Giulia, TadiniLaura Giulia, Vela Dario, Wang Lingfeng,

Wu Wenguang, Yang Ziqiang, Zhang Yi(Classe II A, scuolamedia«Petrarca-Mon-tanelli», Fucecchio). La dirigente scolasti-ca è la dottoressa LiaMorelli e l’insegnan-te tutor è la professoressa EmmaDonnini.

ILSONDAGGIO

Indovinachi èil “Montanelli“inpiazza?

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7CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 9 MARZO 2012

Droga: puntodi non ritorno?Conoscereperprevenire, effetti fisici e psicologici dell’usodi stupefacenti

UN PROBLEMA diffuso tra gliadolescenti, ma anche fra gli adulti,è l’assunzione di stupefacenti. Sonousati dai ragazzi quando la loro vitasta cambiando, quando è forte la pa-ura di crescere e si cerca qualcosache eviti la fatica di conoscersi e diaffrontare la realtà, quando il grup-po è più forte dell’ ‘io’. Si inizia adassumere droghe all’età di 12-13 an-ni fino ai 20 e oltre.Gli esperti distinguono fra drogheleggere, quali hashish e marijuana,pesanti, quali cocaina ed eroina. Ledroghe sono generalmente illegalima esistono anche droghe legali co-me l’alcol e il tabacco. Tutte sonougualmente nocive. Le droghe so-no essenzialmente veleni, la quanti-tà che se ne assume ne determinal’effetto: una piccola dose agisce dastimolante, una dose maggiore agi-sce da sedativo,mentre unadose an-cora più elevata può portare allamorte. Gli effetti che la droga puòprovocare possono essere sia psico-logici che fisici. L’uso della canna-bis dà all’inizio un senso di pace,poi sonnolenza, agitazione, pupilledilatate e tachicardia, nel tempocongiuntivite. La cocaina invece,può causare euforia, tristezza, ma-linconia, anoressia. L’eroina e lamorfina, derivati dell’oppio posso-

nodanneggiare l’apparato respirato-rio, quello digerente, quellomusco-lare e nelle donne provocare lascomparsa delle mestruazioni. A li-vello psicologico provocano un ral-lentamento del pensiero e dei gesti,la sensazione di indifferenza neiconfronti di ciò che ci sta intorno,lontananza affettiva.

L’ ASSUNZIONE di stupefacen-ti ha origini lontane, fin dal IV seco-lo Alessandro Magno faceva assu-mere ai suoi soldati l’oppio per nonfar sentire loro la stanchezza e le sof-ferenze delle battaglie. In seguito,nel VII secolo gli Arabi diffusero lecoltivazioni di oppio anche inEstre-moOriente, ma l’abitudine a fuma-re questa pianta si sviluppò nel

XVII secolo quando gli olandesi egli spagnoli la usavano come curaper la malaria. Il traffico di droga,oggi, è assolutamente illegale ed èconsiderato una delle fonti princi-pali di guadagno delle organizzazio-ni a stampomafioso o camorristico.

IMAGGIORI centri di produzio-ne di droga si trovano al di làdell’Atlantico, in Messico e in Co-lombia. Da questi luoghi arriva lamateria prima che voi viene trasfor-mata altrove. La droga viene tra-sportata in tutto il mondo, quindiha costi molto alti, in Italia peresempio la cocaina costa dai 73-93euro al grammo, l’ectasy meno di20 euro mentre l’eroina 20-30 euro.Non tutte le persone dipendenti daqueste sostanze hanno soldi suffi-cienti per comprarsele, così posso-no trovare droghemeno costose co-me i solventi, i gas o altre sostanzevolatili. L’inalazione di queste so-stanze, che non è vietata in Italia,viene di solito praticata in gruppoed è tipica degli adolescenti. Questivapori raggiungono subito il siste-ma nervoso centrale e provocanoeuforia per pochi minuti. Gli effettidurano più a lungo se l’inalazioneviene ripetuta più volte e si può pas-sare da uno stato di allucinazione al-la perdita della coscienza.

A.G., zio di una nostra compagna di classe ha lavo-rato nella comunità di San Patrignano nel ruolo diresponsabile accoglienza ed è tuttora attivo nellacomunità. Gli abbiamo fatto queste domande.Quanti ragazzi entrano ogni anno nella comu-nità di San Patrignano?Ogni anno entranonella comunità circa 450 ragaz-zi, di cui la maggior parte si presenta alla vigilia diNatale, quando i cancelli della comunità sono aper-ti a tutti.A quale età i ragazzi entrano nella comunità?I ragazzi entrano nella comunità a partire dall’etàdi 13 anni fino a 40 e più.Quali attività si svolgono all’interno della co-munità di San Patrignano?La comunità può essere considerata un vero e pro-prio paese edha una cucina, unamensa, un ospeda-

le, dove la maggior parte dei medici sono ex-tossi-co-dipendenti che si sono laureati inmedicina nel-le scuole di San Patrignano, un allevamento, unforno, un caseificio, una cantina, un laboratorio diceramica, una falegnameria, un laboratorio tessile,un laboratorio di grafica, un centro ippico, doveogni anno si svolge un grande concorso e la scuola.È importante sapere che per la maggior parte i la-voratori di San Patrignano sono ex-tossico-dipen-denti che aiutano la comunità.Dopo aver finito il percorso all’interno dellacomunità, i ragazzi ricominciano a fare uso didroga?Si, sono pochi ma il 12% degli ex-tossico-dipen-denti ricomincia a fare uso di droga, in genere a 5anni dalla fine del percorso all’interno della comu-nità,ma noi di SanPatrignano speriamo che dimi-nuiscano sempre di più.

L’INTERVISTA La testimonianza di un operatore della Comunità di San Patrignano

Lasperanzadi chi entra èdi tornare«libero»

RIFLESSOUna terrifantemetafora sugli effetti della droga

LAREDAZIONE

LA METÀ degli incidentiin Europa, come dimostra-no in genere le indagini con-dotte sulla sicurezza nellestrade, sono provocati daconducenti in stato di eb-brezza. Da uno studio del2010 della fondazione ACI«FilippoCaracciolo» (Auto-mobil Club Italiano) risultache nove conducenti su 10vengono fermati in stato diubriachezza, e uno di questiha meno di 28 anni.Il presidente dell’ACI, Enri-co Gelpi, sostiene che i mo-menti di maggiore pericolosono stati riscontrati duran-te la notte (58%) e nelweekend. In Europa, il nu-mero di incidenti notturnista tra il 40 e il 55%. Il pri-mato spetta alla Francia:54,4% sul totale degli inci-denti, seguita a brevedistan-za dall’Italia con il 54,2%.I controlli in merito a que-sto tipo di incidenti, in Ita-lia e in Europa, sono statinotevolmente aumentatidalle forze dell’ordine.

PERCOMBATTEREque-sti incidenti, bisogna assicu-rarsi che il conducente delveicolo non beva quando èconsapevole di doversi“mettere” al volante. Comedichiara Enrico Gelpi, «bi-sogna unire le forze e condi-videre le iniziative per otte-nere fin da subito risultaticoncreti nella lotta alla gui-da in stato di ebbrezza. Ov-viamente il primo obiettivoè rivolto all’educazione deiconducenti, i quali devonocapire il principio secondocui chi guida non beve. Conquesta logica diventerebbe-ro superflui i messaggi con-fusi che calcolano il nume-ro dei bicchieri compatibilicon la guida».

Classe IIE

«R. Fucini»MONTESPERTOLI

IL CAMMINO Lungo e difficileper liberarsi dalla droga

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Benedetti Sara, Chiarugi Margherita,Conti Gabriele, De Chiara Gioele, Di PirroGiovanni, Fanfani Lisa, Frosali Emilia, Gal-liani Alice, Gremoli Eleonora, Leoncini Le-

andro, Lucarelli Lorenzo, Magrini Niccolò,Mlaiki Anass, Nannoni Massimiliano, Oro-palloNiccolò, Pampaloni Leonardo, Piazzi-ni Anja, Poli Rebecca, Tanini Virginia, Va-riara Daniele, Zefi Ilda (classe II E, scuola

media “R. Fucini”, Montespertoli). La diri-gente scolastica è Margherita Carloni e l’insegnante tutor è Simona Elena Ciara-mella in collaborazione coi colleghi MarcoCatone e Michela Ragionieri.

L’ESPERTO

Mettersial volantecon la testa

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6 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 13 MARZO 2012

Wlosport a scuola ea casaNelpomeriggio tanti ragazzi si dedicanoadattività sportive

LA SCUOLA ha presentato unprogetto «Gioco-sport» che si pro-pone di far vivere l’attività sporti-va come momento di crescita, trai suoi obiettivi ci sono: l’avvia-mento alla pratica sportiva, al vi-vere lo sport come un gioco e l’at-tività sportiva come valore etico.Lo sport infatti bisogna viverlocome un gioco, ci insegna a socia-lizzare con la classe rispettando lecapacità e le caratteristiche dellediverse persone. Proprio per que-sto il nostro istituto, nelle ore dieducazionemotoria, ha organizza-to tre tornei: uno per le classi pri-me, uno per le seconde ed uno perle terze. I ragazzi di prima si sonoaffrontati nella palla rilanciata,quelli di seconda nella pallavolo anove, quelli di terza nella pallavo-lo a sei. Come ci hanno detto gliinsegnanti di educazione fisica in-tervistati, tutte le classi sono coin-volte nel torneo. Sono già cinqueanni che il torneo viene organizza-to con risultati positivi, con gran-de partecipazione ed entusiasmoda parte degli allievi e degli inse-gnanti che, in questo modo, si

confrontano con i colleghi e adot-tano le stesse regole. Le squadresono generalmente due per clas-se: unamaschile ed una femmini-le. Le fasi del torneo sono tre: laprima (di eliminazione), le semifi-nali e le finali, in premio c’ è lacoppa per le prime tre qualificate.

QUESTA INIZIATIVA è utileanche per farci sentire una squa-dra e per farci divertire. Oltre cheper la gioia stessa di giocare, lepartite sono anche delle validescuse per saltare qualche ora di le-zione di matematica, di italianoecc. Per gli insegnanti il torneo èlamigliore occasione per far capi-

re ai ragazzi le regole dei giochi, ilsignificato dei gesti arbitrali, il ri-spetto nei confronti dell’avversa-rio, i ruoli nelle partite e la lorofunzione, e per far maturare la ca-pacità di accettare una sconfitta esaper stare in una squadra concomportamenti collaborativi.

ABBIAMO anche pensato di sa-pere se i coetanei della nostrascuola pratichino uno sport nel lo-ro tempo libero. Abbiamo orga-nizzato dei piccoli gruppi e siamoandati in tutte le classi del plesso«Busoni».Ai presenti abbiamopo-sto due semplici domande: 1) Chipratica uno sport alzi una mano,2) Se pratichi uno sport qual è?Tutte le classi hanno risposto vo-lentieri e noi ci siamo divertiti amuoverci per la scuola e ad inter-vistare. Non possiamo qui, permotivi di spazio, riportare tutti idati raccolti,ma lo faremo con deicartelloni a scuola.Dai dati raccol-ti finora abbiamo visto che unacirca la metà degli studenti prati-ca con continuità uno sport so-prattutto calcio, basket, pallavoloe nuoto.

GIOCARE a pallavolo, a calcio, correre, nuotareecc.: l’importante èmuoversi. Infatti i benefici del-lo sport sono molti: miglioramento del sonno, di-minuzione del peso corporeo, imparare che conl’impegno e la tenacia si possono raggiungere gran-di risultati, conoscere meglio se stessi sia nelle vit-torie, sia nelle sconfitte, avere autostima, ma nonsottovalutare l’ avversario e giudicarlo non dal ri-sultato ottenuto,ma capire come egli abbia vinto operso. Lo sport è inoltre importante per sentirsi li-beri: è una delle più importanti ruote per lo svilup-po della vita, della formazione, dell’ educazione edè anche un’ opportunità con cui tenere in allena-mento il fisico e la mente.

LO SPORT è fonte di molte emozioni, sia positi-

ve che negative. Fare sport significa porsi degliobiettivi, raggiungerli con l’ impegno e la fiduciain noi stessi, assaporare una piacevole sensazionedi soddisfazione sia durante l’ attività, sia quandosi é conclusa .Un altro aspetto dello sport è la capa-cità di vivere in gruppo.L’ attività fisica rappresen-ta anche un mezzo fondamentale per “aprirsi” insenso educativo all’ ambiente locale, all’Europa eal resto del mondo: è particolarmente adatta a su-perare qualsiasi forma di discriminazione (sia digenere sia delle persone portatrici di handicap) edi razzismo. L’Unione Europea ha addiritturaadottato un documento dove si dice che lo sport èun’occasione di aggregazione, libera dalla solitudi-ne e dalla noia, contribuisce allo sviluppo delleenergie del ragazzo e al loro controllo e aiuta nellacrescita e maturazione della personalità.

L’APPROFONDIMENTO L’UNIONE EUROPEA HA SIGLATO UN IMPORTANTE DOCUMENTO SULLO SPORT

Una«fonte»di benefici e di forti emozioni

Gli studenti in palestra durante l’ora di educazionemotoria

LAREDAZIONE

ANCHE nella nostra classefra gli sport più seguiti oltreil calcio c’è il basket, per cuiun gruppo ha posto alcunedomande ad un dirigente ead un allenatore.

Qualè la funzionesocia-le dello sport e delbasket in particolare?

Tenere uniti i ragazzi in unambiente sano, seguiti daistruttori che insegnano lorosia le regole e la disciplinasportiva, sia l’educazione aduno stile di vita corretto, fa-cendo capire l’importanza diessere un team edi collabora-re.

Quale ruolo ha il presi-dente in una societàsportiva?

Il presidente deve dirigere ecoordinare le attività del con-siglio direttivo che è un’orga-nizzazione a cui è affidata lagestione della società, con laricerca degli sponsor, con lagestione delle spese, con lascelta degli allenatori e deigiocatori.

Qual è lo scopo del gio-co e come funziona?

Lo scopo del gioco è metterela palla dentro il canestro;sembra semplice,madeve es-serci collaborazione tra lepersone in campo, per que-sto servono dieci giocatori edue arbitri.

Qual è il rapporto chehanno i giocatori conl’allenatore?

Dipende dalle persone: alcu-ni allenatori si prendono cu-ra dei propri giocatori, altrisi limitano ad allenare. C’èun grande rispetto per l’alle-natore che è il “leader ”delgruppo.

Ci sono delle differenzefra allenare la primasquadra e una giovani-le?

Ci sonomolte differenze: l’al-lenatore del settore giovanilesi preoccupa della formazio-ne dell’atleta. Il giovane atle-ta si comporterà sul campocon i principi imparati. Coni grandi l’allenatore lavoracon persone già formate.

Classe IIPClasse IIP

«Busoni»«Busoni»EMPOLIEMPOLI

Gli alunni della II P hanno fatto un

sondaggio «sportivo» tra i coetanei

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Baccellini Teresa, Barnini Mirco, BioccaEleonora, CaloreElias, Calugi Chiara, Car-dullo Alberto, Cini Alberto, Cogotti Deni-se, Esposito Sara, Folino Carmelo Massi-

mo, Gori Alessia, Grifò Adriano, InnocentiMiriam,Mancini Allegra,MarcandreaSve-va, Niccolini Daniele, Passigli Guido, Pie-rantozzi Emiliano, RivaRachele, RizzoGiu-seppe, Salvadori Mattia, Tammone Loren-

zo, Videtta Davide, Zefferini Marco (classe2ª P, scuola media «Busoni-Vanghetti»,Empoli). La dirigente scolastica è la dotto-ressaRossanaRagionieri. L’insegnante tu-tor è la professoressa Antonella Bertini.

L’INTERVISTA

Alla scopertadelmondodelbasket

Page 19: EMPOLI - Book Finale

7CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 13 MARZO 2012

Vi spieghiamo l’adolescenzaI ragazzi si raccontanoeagli adulti chiedonococcoleeprotezione

ILTERMINE adolescenza signi-fica “crescere”. Libri e dottori di-cono che questa fase inizia intor-no ai dodici anni per le ragazze equattordici per i ragazzi, ma pernoi diretti interessati non è facilecomprendere quando inizia equando finisce questo periodo,perché siamo molto concentrati acercare di capire cosa ci sta succe-dendo. Sappiamodi vivere unmo-mentodi passaggio piuttosto com-plicato verso l’età adulta, fatto diinquietudini e piccole-grandi con-quiste,ma la cosa più difficile è ge-stirsi.

CRESCERE non èmica facile! Ilnostro corpo si trasforma, i nostridesideri, i nostri pensieri e le no-stre aspettativemutano continua-mente. Ci accorgiamo che stiamocambiando anche quando, primadi addormentarci, la nostra men-te è invasa da pensieri e domandeche non ci eravamomai posti pri-ma. Siamo pieni di energia ed èper questo che cerchiamo di tra-sformare questo momento inun’avventura speciale in modoche possa rimanerne un ricordoindelebile.

ABBIAMO improvvisi sbalzid’umore e le sensazioni che pro-viamo sembrano sempre amplifi-cate, anche quelle più piccole.L’adolescenza è anche l’età deiprimi amori: prima le ragazze epoi i ragazzi cominciano a sentireun’attrazione reciprocamai prova-ta prima che, come una reazione acatena, porta al primo bacio. La

scuola ha un ruolo molto impor-tante per la nostra crescita: là pas-siamogranparte della nostra gior-nata, là nascono le nostre “cotte”,ma è anche il luogo in cui il con-fronto con i nostri coetanei è quo-tidiano. Insomma, vivere questomomento insieme a noi è come fa-re un giro sulle montagne russe,ma con più brividi e paure che

spesso nascondiamo solo per ver-gogna.

ANSIE spesso banali, per noi di-ventano molto importanti: adesempio un compito andato maleci può abbattere fino alle lacrime,anche se abbiamo sempre datoprova di accettare di buon gradogli insuccessi. Spesso siamo presidal terrore di perdere tutto e tuttiin un colpo solo, ma contempora-neamente, avvertiamo semprepiù forte la necessità di indipen-denza dai nostri genitori per farenuove esperienze, cosa che spessogli adulti fanno fatica ad accetta-re. Vogliamo continuare ad esserecoccolati e protetti, forse anchepiù di prima, ma in un altro mo-do, anche perché gli errori, i litigicon gli adulti possono risultaremolto importanti per svilupparela nostra identità. Per iniziareuna buona dose di fiducia aiute-rebbe a sentirci più sicuri e a in-frangere quel muro di silenzioche costruiamo solo ed esclusiva-mente per autodifesa. Aiutateci anon difenderci dagli adulti.

MICHIAMOLEONARDO e ho quattordici an-ni. Mio padre lavora alla Posta e mia madre fa lasegretaria; insomma siamouna famiglia come tan-te ma da un po’ di tempo a questa parte mi sentoun po’ strano. I miei genitori sono molto preoccu-pati, dicono che sono sempre stato un ragazzinotranquillo, solare, affettuoso ma adesso dicono dinon riconoscermi e per la verità nonmi capisco ne-anche io.Mi sento incerto, alternomomenti di feli-cità alla tristezza assoluta.

COSAmi sta succedendo? Sicuramente sono cam-biato, quanto meno lo è la mia voce. A volte assu-mo degli atteggiamenti aggressivi nei confrontideimiei genitori: prima erano degli amici, mentreadesso sono sempre sul piede di guerra. Tra me eloro si è alzato un muro fatto di incomprensioni e

rimproveri. Sento che questo è un momento dicambiamento necessario per conoscereme stesso eil mondo che mi circonda.

TRA I TANTI aspetti negativi c’è anche il mioprofitto scolastico che è in caduta libera! Non rie-sco a concentrarmi, a studiare e anche questomi fasentire a pezzi, in colpa. Insomma un fallimentototale! Per fortuna da qualchemese i miei genitorihanno chiesto aiuto a una persona speciale, unapsicologa, chemi aiuta a comprenderemeglio que-sta fase e stranamente anche i miei genitori sonocambiati. Dicono che sto diventando un giovaneuomo in cerca della sua strada. Non è che sianopiù teneri, ci sono sempre regole da rispettare emansioni in casa, ma mi fanno sentire sicuro e lisento più vicini di prima. Stiamo iniziando a co-municare e finalmente a ridere. Sono felice.

LA TESTIMONIANZA LERIFLESSIONI DI LEONARDO, UNQUATTORDICENNE CHE STA CRESCENDO

Ungiovaneuomo in cercadella suastrada

Crescere non è facile e la scuola ha un ruolo importante

LAREDAZIONE

SARA ha tredici anni e suamadre ha scoperto che fre-quenta un ragazzo più gran-de di lei.Mamma: «So che hai inizia-to a frequentare un ragazzopiù grande di te, vero?».Sara: «Chi te lo ha detto?»Mamma: «Non è questo ilpunto, il fatto è che tu nonmi hai detto niente. Per-ché?Non ti fidi più dime?»Sara: «Aspettavo solo il mo-mento giusto, avevo paurache non avresti capito!»Mamma: «Mi hai deluso,Sara.Ti credevo sincera e af-fidabile…»Sara: «Nonè vero, puoi sem-pre fidarti di me ma non èmica facile parlare di questecose con un genitore! Conlemie amiche èmeno imba-razzante».Mamma: «Non ne sonomolto convinta, ma adessoraccontami tutto. È un bra-vo ragazzo? Mi raccoman-do, abbi giudizio perché avolte l’apparenza inganna.Sei una ragazza intelligentema a volte non è facile farela scelta giusta, soprattuttonelle questioni di cuore. Ri-cordati che sono tua madree sono sempre pronta adascoltarti e a consigliarti».Sara: «Grazie, mamma. Tivoglio bene. Sai che è davve-ro bellissimo?Ora ti raccon-to come ci siamo conosciu-ti…».Driin driin! Ecco la sveglia,peccato che si sia trattato so-lo di un sogno…Sara indossa la sua masche-ra da “impenetrabile” e ini-zia una nuova giornata, fat-ta di discussioni e silenzi incasa. Si siede a fare colazio-ne e accende la tv,mentre lamadre beve il suo caffelattein silenzio. In cucina si sen-te solo l’odore del caffè.

Classe IIClasse II

CalasanzioCalasanzioEMPOLIEMPOLI

L’adolescenza è l’età delle prime«cotte» amorose

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Francesco Barbetti, Matteo Bellucci, Al-legra Boretti, Gabriele Calvisi, AlbertoDenneval, Kevin Domina, Alessia Ferrari,Federico Fulignati, Giulia Grillai, Anna

Lentini, Paolo Meacci, Antonio Muritano,Alessio Nunziata, Samuele Pignataro, Lo-renzo Polloni, Martina Pranzile, Alessan-droPrattichizzo, FrancescoRocchini,Mati-lde Salvadori, Giulia Zari (classe II, Istitu-

to Calasanzio). Il dirigente scolastico è Pa-

dre Romeo Piroli e l’insegnante tutor che

ha seguito i ragazzi è la professoressaMo-

nica Miglietta.

LA CONVERSAZIONE

Unamammaperamica…Sarávero?

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6 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 16 MARZO 2012

Le Cerbaie, ritorno alla preistoriaApochi chilometri dalla nostra città c’è un luogo stupendoda esplorare

«L’ASPETTOmorfologico delleCerbaie dipende essenzialmentedalle vicende geologiche e paleo-geografiche che hanno caratteriz-zato questa parte dellaToscana al-meno 6 milioni di anni fa». Eccocosa ci ha detto Andrea Bernardi-ni dell’«Ecoistituto» delle Cerba-ie, appena ci siamo incontratiall’ingresso della Menchina, lun-go via di Rimedio, alla Torre.E’ incredibile quanto sia bello pro-vare la sensazione di trovarsi inmezzo ad un bosco preistorico.Le Cerbaie costituiscono, infatti,un grande patrimonio della no-stra regione e riguardano non so-lo Fucecchioma anche i suoi din-torni: Bientina, Calcinaia, Castel-franco di Sotto, Santa Crocesull’Arno e Santa Maria a Monte.Sono un altopiano molto esteso eFucecchio ne possiede più di unterzodi superficie, oltre 4.000 etta-ri.Molta parte di questo vasto ter-ritorio è un SIC (Sito d’Importan-za Comunitaria), area riconosciu-ta dalla Comunità Europea, a cau-sa di habitat naturali speciali e al-le particolari specie animali e ve-getali. Sono, infatti, conservatepiante e animali rarissimi, come

la Drosera rotundifolia corsica,che è presente almondo in unpic-colo vallino fra Vedute e Poggia-dorno.

FRA I PROGETTI realizzati direcente sono da citare i lavori diripristino ambientale, iniziati afebbraio 2010, per la valorizzazio-ne a fini turistici e ricreativi dei

boschi dell’ex Opera Pia LandiniMarchiani. L’opera è stata realiz-zata dal Comune di Fucecchiograzie ad un finanziamento dellaRegioneToscana. Sono stati recu-perati 8 km di sentieri, dove nes-suno vi poteva accedere, a causadell’ abbandono e dell’invasionedella vegetazione. Oggi i percorsisono puliti, delimitati da staccio-

nate e dotati di cartellonistica se-gnaletica: ci sono più di 40 bache-che illustrative. E’ possibile, inol-tre, effettuare guide e escursionisu prenotazione, alla scoperta diun ambiente incontaminato. Dadue anni questi sentieri sono me-ta turistica: c’è chi li attraversa acavallo, a piedi, con la mountainbike… Questa bella porzione diterritorio, ricca di bellezze natura-li deve essere valorizzata e tutela-ta sia dagli enti preposti ma so-prattutto dalla cittadinanza.

UN’ALTRA caratteristica delleCerbaie è l’alta biodiversità, cioèla sopravvivenza di più specie dianimali e vegetali diversi nellostesso territorio. Le colline delleCerbaie sono uno dei territori adalta valenza naturalistico-vegeta-zionale della Toscana e dell’Italia.Salvaguardare questo bene prezio-so è un nostro dovere, perché solodifendendolo possiamo riuscire agustarci la bellezza di un paesag-gio preistorico…senza dover rico-struire artificialmente ciò che, do-mani, potremo perdere per sem-pre!

LE CERBAIE si presentano come un bioma stra-ordinario, ovvero un luogo incantato dove vi tro-viamo fiori e piante rare. I fiori, in particolare, ar-ricchiscono il paesaggio: il bucaneve, i campanelli-ni, i crochi, gli anemoni, le giunchiglie, la felce, leninfee, la genziana, i ciclamini. Tra le tante speciepresenti quella che ci ha sorpreso maggiormente èlaDrosera rotundifolia corsica, una pianta autocto-na (che nasce e vive nello stesso ambiente) quasiunica al mondo.La Drosera è una pianta carnivora e, come tuttequelle della sua specie, si è adattata a vivere in am-bienti estremi, dove sono praticamente assenti lesostanze nutritive necessarie alla vita della pianta,come l’azoto, il fosforo e il potassio. Questo vegeta-le, per far fronte allamancanza di nutrienti, ha svi-

luppato un sistema a trappole per catturare gli in-setti. Essa possiede, infatti, una piccola “bocca”contornata da goccioline appiccicose che attiranogli insetti assetati e li intrappolano. Questa grazio-sa piantina ha una foglia minuscola, dalle dimen-sioni di un’unghia, quindi è facile calpestarla, maha un’importanzamondiale perché è presente solonella zona delle Vedute. È arrivata qui nel periododelle glaciazioni e, trovando un ambiente favorevo-le, vi si è stabilita. Un tesoro incredibile a pochipassi da casa nostra. Chi avrebbe mai detto che aFucecchio fosse presente un esemplare di piantacarnivora così rara. Ci auguriamo che domenica24 giugno, giorno in cui si potrà effettuare una visi-ta per osservare la celebre Drosera che fiorisce, cifarete compagnia. Siamo certi che assisteremo aduno spettacolo mozzafiato!

LA CURIORITA’ LA DROSERA ROTUNDIFOLIA CORSICA E’ PRESENTE NELLE AREE RURALI FUCECCHIESI

In campagnacresceunapianta carnivora

I boschi delle Cerbaie sono un patrimonio naturale della nostra regione

LAREDAZIONE

Quando è nato l’Ecoisti-tuto delle Cerbaie?

L’Ecoistituto delle Cerbaieè nato nel 2007, anche se esi-steva già dal 2000 un’attivi-tà in collaborazione con iComuni e con alcuni priva-ti.

Cos’è l’Ecoistituto delleCerbaie?

E’ un’istituzione che pro-muove e si applica per mi-gliorare emantenere le Cer-baie come un posto unico edi incredibile bellezza.

Chi sono gli espertidell’Ecoistituto?

Sono guide ambientaliescursionistiche, con quali-fica in scienze forestali o inscienze naturali.

Le piante che si trovanonelle Cerbaie presenta-no delle malattie?

Si, la malattia più presente,che sta decimando i pini, èil Mazzococco. I pini sonodiventati sporadici nelleCerbaie e anche in una fra-zione del comune di Fucec-chio, chiamata le Pinete. So-no millesimati rispetto allaflora di qualche anno fa.Questa malattia è causatada un piccolo insetto, intro-dotto artificialmente e origi-nariodell’Europa occidenta-le, che penetra nella cortec-cia del pino e distrugge i va-si in cui è trasportata la lin-fa.

Ci sono piante o animalirari? Esiste il rischio diestinzione?

LaDrosera è una pianta im-portante perché è presentesolo nella zona delle Vedu-te. Inoltre, negli stagni epresso i laghetti fra Vedutee Galleno, è stata trovata ec-cezionalmente la rarissimatartaruga palustre. NelleCerbaie ci sono molte spe-cie a rischio di estinzione,quindi ci sonomolti proget-ti per salvaguardare la florae la fauna protetta.

Classe IIH

Montanelli-PFUCECCHIO

LaDrosera vive in ambienti

estremi ed è dotata di una “bocca”

LAPAGINAè stata realizzata dagli studen-ti Ajazi Mariglen, Amadi Andrea, Calafate-anu Gabriel Danut, Casalini Elisabetta,Ceccarini Luca, Dei Alice, Fastelli France-sco, Giannelli Giada, Guidi Lorenzo, Har-

bans Tania, Laurenza Alessia, LibertoGianluca, Mazzantini Lorenzo, MiglioriniAurora, Molishti Emilena, Montanelli Re-becca, Parentini Viola, Peisic Camelia Ele-na, Pellegrino Giulia, Signorini Alice, Spi-

na Lorenzo, Vasquez Vizcardo Maria Fer-nanda, Xiang Sofia, Zhang Shuting, ZhengGiuseppe, Zito Luigi (classe II H, scuola«Montanelli-Petrarca», Fucecchio). Diri-gente Lia Morelli. Tutor Emma Donnini

L’INTERVISTA

Bernardini:«Boschi unicimaa rischio»

Page 21: EMPOLI - Book Finale

7CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 16 MARZO 2012

Comunicare,macome?Ladifficile costruzionedel ‘dialogo’ tra lingueeculturediverse

NEL NOSTRO paese, Castelfio-rentino, vivono molti stranieri.Secondo i dati dell’Istat relativiall’anno 2010, su 17.959 residenti2.303 (12,8% ) erano stranieri, im-migrati soprattutto per motivi dilavoro e di studio e regolarizzati.Nel 2011 si sono aggiunte altre 69persone.Nella nostra scuola adesso ci sono129 ragazzi stranieri (più del 20%del totale), ma questo numero va-ria in continuazione, perché inqualunquemomentodell’anno ar-rivano nuovi alunni e altri se nevanno.Noi siamo andati ad inter-vistarli: il 60% di loro ci ha dettoche si trova bene con i coetanei,ma il 40% si percepisce come ‘di-verso’ e incapace di comunicare,per l’ostacolo della lingua.Considerando che alcuni ci avran-no sicuramente detto che si trova-no bene solo per ‘essere accettati’,noi ci siamo convinti che ci sonotanti compagni che noi dovrem-mo far sentire a loro agio e che do-vremmo aiutare. Ma come? Senon attraverso una lingua comu-ne? Per questo abbiamo deciso diconoscere due figure fondamenta-li, che più di tutti, nella nostra

scuola, lavorano alla costruzionedella relazione tra noi e i ragazzistranieri: lamediatrice culturale ela professoressa cheha ideato il la-boratorio interculturale.

LA MEDIATRICE linguistico-culturale ci ha detto che il suo la-voro consiste nel fare da ‘tradutto-re umano’, tra due persone che

parlano lingue diverse, per esem-pio nelle conversazioni tra fami-glie arabe e insegnanti italiani.Ma lei non si limita a tradurre del-le conversazioni ed insegna allepersone arabe a capire la culturaitaliana, perché le diversità cultu-rali funzionano come un ulterioreostacolo alla comunicazione. Frai cittadini del Marocco, l’ostacolo

è maggiore per i ragazzi prove-nienti dalla campagna che vivonoancora a contatto con antiche tra-dizioni e hannomaggiori difficol-tà ad integrarsi, rispetto ai ragazziprovenienti dalle città globalizza-te.

IL LABORATORIO intercultu-rale, la professoressa Maria PaolaBagnai ce l’ha descritto come unavera e propria risposta all’emer-genza, visto l’alto numero di ra-gazzi da inserire nel percorso sco-lastico. Gli alunni, appena arriva-ti, incontrano gli insegnanti checompongono la commissione diaccoglienza, i quali verificano leloro conoscenze dell’italiano e in-dividuano la classe dove inserirli.Poi vengonoprogrammati dei per-corsi individualizzati e i laborato-ri per imparare l’italiano, di tre li-velli di difficoltà. Purtroppo peradesso i laboratori si svolgono inuno spazio che è anch’esso diemergenza: il piccolo archivio del-la nostra scuola.Ma i ragazzi vi in-contrano volentieri le tre inse-gnanti che li guidano, perché lì ètutto più facile che in classe e perloro èmolto importante impararela nostra lingua.

A TUTTI VOI sarà capitato di vedere, sulla spiag-gia in estate, un gruppetto di bambini di nazionali-tà diversa avvicinarsi e cominciare a giocare in po-chi secondi, e avrete osservato come si possa comu-nicare anche senza avere in comune lingua e cultu-ra. Anche alla nostra età nascono rapporti istintivitra coetanei, ma non sempre questi sono rapportipositivi; ci sono, purtroppo, ragazzi che entrano inrelazione con gli altri con atti di violenza: tramiteparole offensive o ricorrendo alle mani.Dalla nostra indagine, noi abbiamo rilevato chenella nostra scuola una parte degli alunni si senteal sicuro e dice «noi apparteniamo a una classe pic-cola e perciò ci sentiamo abbastanza sorvegliati».Mentre un altro gruppo ci ha detto «noi siamo sta-ti picchiati», «noi siamo stati insultati», «noi abbia-mo ricevuto brutti scherzi: il giubbotto bruciato,

lo zaino rubato o rotto», «noi non abbiamo potutoreagire, perché siamo stati minacciati».

CHI FA QUESTI atti diciamo che è un ‘bullo’,ovvero un ragazzino con dei problemi psicologici,qualunque sia la sua nazionalità.Ma questo tipo dicoetanei noi dobbiamo continuare a temerli e asentirci insicuri? Non abbiamo il diritto di andarea scuola tranquilli e pacifici?Abbiamo rivolto que-sta domanda al professor Andrea Magno, che è ilresponsabile della sicurezza nella nostra scuola, «ilnostro regolamento — ci ha detto — vieta gli attidi bullismo a scuola ed i ragazzi non possono ri-spondere alle botte e alle offese con le botte e conle offese, devono mettere da parte la paura e rivol-gersi ai loro insegnanti, che troveranno il modopiù adeguato d’intervenire».

L’INDAGINE CHI A SCUOLA RICEVE BOTTE O OFFESENONDEVE AVER PAURA DI DENUNCIARLE AI DOCENTI

Il bullismononhabandieranécolore

La nostra scuola multietnica

LAREDAZIONE

DURANTE l’inverno noifacciamo al massimo deiviaggi brevi e viaggiare sa-rebbe il miglior modo perimparare la geografia.Ma lageografia è anchenelle paro-le e nei gesti diversi dei no-stri compagni provenientida 18nazioni diverse (ilMa-rocco, l’Albania e laCina so-no le più rappresentate).Tempo fa abbiamo letto, inunbranodel giornalistaVit-torioZucconi, trattoda Stra-nieri come noi, che il razzi-smo nasce dalla credenzache chi non è fatto, nonpen-sa e non agisce come noi sia‘sbagliato’. Siamo rimastimolto meravigliati dal pas-so che dice che i giapponesivedono noi europei comedei nasoni: ci chiamanogaijin, che vuol dire ‘perso-na dal naso grosso’. Esatta-mente come noi descrivia-mo loro come persone dalnaso piccolo. Così abbiamoimparato come tutti siamostranieri agli occhi degli al-tri. Questo non vuol direche dobbiamo trovare giu-sto ciò che non condividia-mo, ma ricordare che seuno straniero si comportamale, non vuol dire che tut-ti quelli della sua nazione si-ano ‘sbagliati’.

NELLA NOSTRA classegli stranieri si trovanobenis-simo — qualcuno mostracon orgoglio la cittadinanzaitaliana sulla carta d’identi-tà—; noi vogliamo che lororimangano legati alle loroorigini. La verità è che nelnostro mondo di ragazzivorremmo sentirci accettatidagli altri, con le nostre sin-gole diversità; ma apparte-nere adungruppominorita-rio, magari malvisto da tan-ta gente, può far sentire dop-piamente diversi.

Classe IIB

Bacci-RidolfiCASTELFIORENTINO

RIFLESSIONI

Chi è

inminoranza

si sente diverso

‘Ritratto’ del bullo: usa la violenzaper prendersela coi più deboli

LAPAGINAè stata realizzata daKelly Ade-mi, Matteo Aggravi, Martina Altamore,Giorgia Cambi, Rebecca Comparato, Simo-ne D’Angelo, Giacomo De Stefano, Maya DiPaola, Housam El Othmani, Camilla Fio-

rentino, Elisa Lari, Matteo Lovito, France-sco Marini, Fabiola Maroni, Tommaso Me-loni, Stefanina Montella, Federico Nespo-la, Meris Neziri, Francesca Palazzotto,MengdiePan, LedionPashaj, FedericaPisi-

no, Eleonora Spataro, Platini Tarja, An-drea Taviani (II B «Bacci-Ridolfi», Castel-fiorentino). Dirigente scolastica: Simonet-ta Ferrini. Docenti tutor: Patrizia Bacciotti-ni, Daniela Martini e Daniela Volterrani.