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FIRENZE Book Finale

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FIRENZE Book Finale

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10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Aulla sommersa.«Siamoconvoi»Il sindacoSimoncini ha incontratogli alunni del nostro istituto

MARTEDÌ scorso, 13 dicembre,nell’aula Polifemo dell’Istitutocomprensivo Pieraccini, gli alun-ni della scuola hanno incontratoil sindaco di Aulla, Roberto Si-moncini, che è venuto per parlaredell’alluvione che ha colpito lasua città, un piccolo comune di11.000 abitanti nel cuore dellaLu-nigiana. Il 25 ottobre nell’arco di24 ore sono caduti 366 mm dipioggia, un evento straordinarioche ha provocato l’esondazionedel fiumeMagra.«Erano le 18,30 quando il Magraè esondato — ha detto il sindaco— prima è andata via la correntepoi è arrivata un’onda improvvi-sa, uno dei primi edifici ad esserecolpito è stata la caserma dei vigi-li del fuoco». Poi il fango ha som-merso ogni cosa.

L’ALLUVIONE è durata 2 ore e30, in questo tempo i danni sonostati enormi: «Ci sono stati duemorti e 108 evacuati. Le criticitàsono molte: case allagate, ponticrollati, frazioni isolate, mancan-za di acqua potabile e gas, in nu-merose frazioni niente corrente

elettrica e linee telefoniche».«Quali sono stati i monumentipiù colpiti della città?»: chiede unalunno della scuola primaria.«L’Abbazia di San Caprasiodell’884per fortuna non è stata di-strutta, ma è stata allagata e som-mersa dal fango».Cos’è l’Archivio Storico notarile

dei Feudi della lunigiana?«L’archivio è prezioso perchè cisono tutti i manoscritti del ‘400che raccontano la storia notariledel paese — spiega il sindaco —l’edificio è stato devastato dal fan-go, ma grazie all’intervento diuna giovane archivista romana,Francesca Frugoni, insieme ai ra-

gazzi del liceo classico diAulla so-no riusciti a portare in salvo i li-bri. Non è un caso che sono statiproprio i ragazzi a salvare l’archi-vio storico, poichè fanno parte delConsiglio dei Giovani e Aulla èstato il primo comune d’Italia adaverne uno. I libri sono stati tra-sportati a Firenze per il processodi liofilizzazione. I soccorsi sonostati numerosi: per nove giornihanno operato sul territorio pro-vinciale 7144 unità di personaledi cui 3851 angeli del fango».

CHIEDE un bambino: «Cosa haprovato quando ha visto la sua cit-tà distrutta?».«Un grande dispiacere, ma questacatastrofe paradossalmente ci haavvicinati di più. In seguito allatragedia abbiamo ricevuto unagrande solidarità da tutta laRegio-ne, sopratutto da Firenze. Molticittadini ci sono stati vicini, tracui tassisti fiorentini, la Fiorenti-naCalcio e altri».Un alunno dellascuola Pieraccini saluta il sindacoepromette: «Anche lanostra scuo-la contribuirà con un piccolo ge-sto di solidarietà».

CHI SONO gli angeli del fango? Sono persone co-muni come il nonno di un nostro compagno o notecome l’onorevole Pierluigi Bersani. Il loro aiuto è sta-to fondamentale nelle città alluvionate.

Lei dov’era il giorno dell’alluvione a Firenze?«Credo a scuola. Le notizie arrivavano dalla radio».

E’ stataun’ideasuaandareaFirenzeperporta-re aiuto?

«Ne parlammo tra noi, e cominciammo a chiederci:perché non andiamo? Diciamo pure che fui uno deipromotori. Il nostro insegnante di religione, donNi-so Della Valle, era un riferimento per noi. Ci vennenaturale andarne a parlarne con lui: non solo disse disì, ma si preparò a partire con noi».

Quell’esperienza ha cambiato qualcosa nellasua vita?

«Sicuramente, perché fu un’esperienza straordinaria.

Avevo quindici anni! E’ stata una grande emozionepoter vivere la solidarietà che si sentiva in quei gior-ni. Non solo: ho anche avuto l’occasione di respirarei primi passi di una storia nuova. Girava un’aria dicambiamento».

Ci sono ancora oggi molti documenti danneg-giati che hanno bisogno di essere restaurati.Quandosaràalgoverno faràqualcosaperaiu-tare questa opera?

«Adesso che me l’ hai ricordato sicuramente lo farò.Ricordo che quando partii sapevo che dovevamo sal-vare i libri e gli oggetti d’ arte, immaginavo che avreifatto quello. Però la mia squadra finì ad occuparsi diripulire dal fango laboratori e cantine.Ho fattomano-valanza. Ma fu lo stesso indimenticabile».Nel 2011 gli angeli del fango sono tornati in azionead Aulla; questa volta sono arrivati in aiuto anche gliultras della Fiorentina e i ragazzi del liceo classico diAulla.

L’INTERVISTA IL SEGRETARIO DEL PD HA PARTECIPATO AI SOCCORSI DOPO L’ALLUVIONE DI FIRENZE NEL ’66

Bersani, un angelo del fangodi quindici anni

LAVISITA I ragazzi della Pieraccini con il sindaco di Aulla

LAREDAZIONE

L’ARCHIVIO di Stato diFirenze si è occupato del re-stauro dei documenti allu-vionati nel 1966.Dei 30 chi-lometri danneggiati, 24 so-no stati restaurati. Il proces-so comprende molte fasi:prima si spagina il volume,poi col bisturi si toglie pa-zientemente il fango, si lavail foglio con acqua tiepida econ un pennello si leva losporco residuo. Una voltaasciutto, si ricalcano le partistrappate sulla “carta giap-ponese” operando con unago appuntito, poi questaviene incollata.Quando tut-to è fatto si ricostruisce il fa-scicolo cucendo tra loro lepagine. Dopo l’alluvionedel ’66 erano in 13 a lavora-re, oggi è rimasta una solarestauratrice, la dottoressaMorelli, perché l’Archivionon ha più finanziamenti.Ad Aulla lo scorso ottobresi è ripresentato il proble-ma: come ci ha confermatol’assessore Cristina Scaletti,che si sta occupando dellacosa, ben 40000 volumi del-la biblioteca e dell’ArchivioStorico sono stati danneg-giati dall’acqua, fra i quali45 preziosissimi atti notari-li del ‘400. Questi ultimi so-no stati messi in uno deicongelatori offerti dalla Bo-frost. Lì sarannomantenutiin sicurezza fino a quandonon saranno gli “liofilizza-ti”, con questo metodo i fa-scicoli vengono congelati fi-no a -50˚, poi messi in unapparecchio che prima limette sottovuoto, poi “subli-ma”il ghiaccio,cioè lo tra-sforma in vapore senza pas-sare dallo stato liquido. Al-trimenti, dopo il congela-mento, si può passare al re-stauro tradizionale.

Scuolamedia

PieracciniFirenze

SOLIDARIETÀAngeli delfango dopo l’alluvione del ’66

LAPAGINA è stata realizzata dagli studenti della I C dellascuola media Pieraccini in collaborazione con la classe VAdella scuola Lavagnini. I C: Abbado Luigi, Batacchi Tom-maso, Berretti Lucrezia, Borgioli Alessandro, CamastroGiorgia, CanastriniMaria, Celli Guglielmo, D’AntoniArian-na, Gabbrielli Edoardo, Garchitorena Vincent Galamay,GhisuDuccio, Huaroc SamaniegoAshleySayuri, JesusMe-

dina Nilton Oswaldo, Lenzi Lapo, Mucci Samuele, NatiAgnese,PairazamanChambergoMiguel, ParducciUmber-to, Pelleschi Greta, Rossi Federico, Wu Weiwei. V A: Ab-delqader Jasmin, Ani Ochenna, Bayongan JameverBalun-so, Caramitti Alessio, Carhuallanqui Montes Maria, CicaliAlessia, Cosofret Alexandru Constantin, Daghini Martina,Dauplo Christian Paul, Eletti Lorenzo, Gnesutta Daniele,

Haxhiu Aishe, Holguin Caller Mabel Gaudy, MaccallumEvaMaria,MananghayaParagasGuilfred,Masi Giulia,Mi-chahelles Flavia, Palchetti Vittoria,Perez Camila Natalia,Piras Vittoria, Pistolesi Boni Irene, Poli Zoe, Reyes Ha-rold James, Valladares Aguilar Marialaura, Vega CarolOlalla. Dirigente scolastico: Valerio Vagnoli.Insegnanti tutor: Cinzia Tosti Guerra, Anna Colantuono.

IRESTAURI

Archiviodi StatoUn lavoroprezioso

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 20 DICEMBRE 2011

Oltre la ribalta dellamodaVestirsi in un certomodo è diventato bisogno: come scegliere bene

LAMODA è una presenza fonda-mentale nella vita di noi adole-scenti, condiziona il modo di ve-stire e costituisce un bisogno dasoddisfare, al pari delle necessitàprimarie. Lamaggior parte di noisegue le tendenze che sono in vo-ga nel momento, alle quali è diffi-cile rinunciare, senza sentirsi “di-versi”; il rischio infatti è di trovar-si emarginati da quei compagniche hanno un forte interesse per iprodotti che più rispondono alconformismo. Anche per questo igiovani ritengono essenziale in-dossare abiti che li fanno sentireparte del gruppo, e non estranei,con il risultato di favorire la ten-denza al consumo e incrementareil fatturato delle aziende più “allamoda”. Di queste in generale iconsumatori sono portati a fidar-si, perché ritengono il marchiouna garanzia.

ILRAPPORTO tra la qualità e ilprezzo permette oggi a tutti, an-che ai meno benestanti, di acqui-stare le cose che desiderano; ma igiovani, pur di assicurarsi il capoche li fa sentire “alla moda”, sonoindotti a spendere anche molto.

Chiaramente chi hapiùdisponibi-lità economica hamaggiori possi-bilità di tenersi aggiornato con lamoda, perché può permettersi diandare oltre certi limiti, ma nonsempre ne sente il bisogno, men-tre chi ha meno disponibilità avolte si concede strappi eccessivi.Tutto questo fa emergere differen-ze rese immediatamente evidenti

dalla volontà omeno di indossarei capi delle marche più prestigio-se. Ciò, non di rado, è motivo dicontrasto tra i giovani, portati a se-guire le tendenze e ad ignorare igusti e le scelte dei genitori, piùorientati di solito a un look piùtradizionale, attenti alla qualità eal prezzo.Dietro il mondo fascinoso della

moda si nascondono, in qualcheoccasione, realtà di cui non siamospesso a conoscenza, ma che han-no a che fare direttamente con ciòche indossiamo. Sembra ad esem-pio, da indagini compiute e da de-nunce fatte negli anni addietro,che non sia assente l’impiego disostanze dannose da parte diaziende e marchi anche famosi,ma fa ben sperare il fatto che siastato raggiunto un impegno co-mune a ridurre, entro il 2020,l’uso di simili componenti. Nonmolto tempo fa, una giovane don-na accusava sulla rete di avere su-bito seri danni per aver indossatoabiti acquistati presso una catenadi grande distribuzione.

UNALTRO aspetto negativo delmondo della moda è dato dallosfruttamento di manodopera mi-norile, senza che vi sia un adegua-to controllo della filiera produtti-va e un intervento repressivo daparte dei governi di quei Paesiche tollerano il fenomeno. Ci sichiede se non sarebbe meglio cheprestassimo più attenzione a que-sti aspetti del problema di cui disolito non teniamo conto, invecedi occuparci solo del marchio checi permette di stare “alla moda”.

ABBIAMO incontratoLorenzoBraccialini, diret-tore marketing e comunicazioni dell’omonimaazienda, e gli abbiamo posto alcune domande sultema della moda nel mondo, specie in relazioneagli adolescenti. «Le dinamiche dei giovani tendo-no oggi ad incrociarsi in modo continuo; non esi-ste più un target unico, ma una fusione di stili etendenze: gli adulti amano tornare alla loro adole-scenza, i giovani imitarli, per sentirsi più grandi».La Braccialini è un’azienda attenta ai giovani; perloro «ha creato una collezione che si ispira ai famo-si Looney Tones, unmarchio avuto in licenza dal-laWarnerBros. Lo stile sposa lamoda ai personag-gi simbolici che hanno segnato l’infanzia di moltegenerazioni».Quando si tratta di scegliere i capi daindossare, il consumatore in generale tiene conto«della funzionalità del capo in rapporto al tipo divita di ognuno e quindi all’uso, ma vi è da parte di

tutti una forte attenzione al prezzo e alla qualitàdei prodotti, visti in relazione tra loro».In fatto di moda, Firenze ha una nobile tradizioneche risale alRinascimento, «legata all’ideale di bel-lezza e alla qualità dei prodotti che nascono dallemani sapienti degli artigiani»; una tradizione chesi conserva e che fa anche oggi di Firenze il centrodellamoda.Gli abbiamo chiesto cosa pensasse del-lo sfruttamento del lavorominorile di cui spesso sisente parlare a proposito di aziende che operanonel settore. «Le grandi multinazionali estere, ci harisposto, oggi fanno più attenzione alla filiera, pro-prio a seguito degli scandali avvenuti; quanto allegriffe italiane già esercitano il controllo sul ciclodella produzione per i proprimarchi». Gli esponia-mo, prima di congedarci, una nostra esigenza: chei prodotti siano tutti etichettati per poterne verifi-care la tracciabilità, conoscere la qualità dellemate-rie impiegate e saperne la provenienza.

L’ESPERTO A COLLOQUIO CON LORENZO BRACCIALINI, DIRETTORE MARKETING DELL’OMONIMA GRIFFE

«Rapporto prezzo-qualità, vigilato speciale»

APPARIRE

O ESSERE?

Il rischio di esseresuccubi della modae non protagonistivisto con la fantasia

LAREDAZIONE

CI INTERESSAVA cono-scere quale fosse il rapportodei ragazzi con lamoda, e secambia con l’età, ma anchequanta importanza abbia lamoda per loro. Ne abbiamointervistati alcuni, ed abbia-mo ascoltato il parere diqualche adulto, nella cer-chia famigliare. La moda èun punto di riferimento, lostrumento attraverso il qua-le ogni adolescente, nel mo-mento in cui ricerca unasua identità, esprime il pro-prio stile e la propria perso-nalità, e costruisce il rappor-to con gli altri. La maggiorparte dei giovani, in fatto dimoda, non si fa influenzaredai compagni di classe, masegue l’esempio dei coeta-nei in generale, perchél’aspetto esteriore, sfortuna-tamente, oggi è quello chepiù conta. Nella scelta deicapi, ragazzi e adulti dannoimportanza alla comodità eall’eleganza; gli adulti ten-gono conto anche della qua-lità; per tutti è fondamenta-le sentirsi a proprio agio ne-gli abiti che si indossano.Un altro fattore decisivo alquale tanto gli adulti che iragazzi prestano attenzioneè il prezzo: i ragazzi, che ini-ziano a comprarsi i vestiticon i propri soldi, si sento-no responsabilizzati, gliadulti hanno il sospetto cheun abito che costa poco siadi qualità scadente: il prez-zo costituisce una garanzia.Può succedere però che iproduttori ne approfittino emettano sul mercato capi dibassa qualità ad un prezzopiù alto, ricavandone mag-gior profitto.Anche per que-sto sarebbe doveroso educa-re i ragazzi ad un consumoconsapevole.

Scuolamedia

CarducciFirenze

MANAGER

Lorenzo Braccialini in azienda

III A: Anzillotti Edoardo, Baldini Eva, Benucci Delfina, Ber-tini Emma, Bigi BiancaMaria, Bongiovanni Chiara Tiffany,Busoni Edoardo, CarubiaGabriele, ChenYongjie, Crescio-li Marco, Donati Federico, Finta Jane, Menicatti Teresa,Montagnoni Adele, Montaguti Leonardo, Moriani Leonar-do, Pagnano Tommaso, Prajia Diana Andreea, RamaMar-tina, Scalzullo Giulio, Stefanon Luca, Toschi Vespasiani

Martina, VaggelliGemma, Vigori Anna.

II A: Bayon Tommaso, Bertolasi Federico, BongiovanniMarco, Borghi David, Caldo Luigi, Carbungo Jairus Ja-mes, Denith Irene, Di Bari Giuliana, Dragoni Filippo, Enri-quez Camongol Lou, Flora Alessia, GagliardoMichael, Ia-copozzi Cosimo, Lomascolo Ilaria, LondonoHenaoFrance-

sco, LunardoMariaCaterina,Magni Lorenzo,MassaEuge-nia, Moschella Vanni, Noferi Benedetta, Paratore Giulia,Ruocco Matthew Alexander, Sansosti Chiara, SoffiettoNiccolò, Ventura Margherita, Verrecchia Beatrice.Docente tutor: De Robertis RitaDirigente Scolastico: Marchese Luciana

L’ANALISI

Un fenomenoradicato

nella società

12 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Il rugby: lo sport del cuoreCresce ilmovimento nella nostra città: capitale europea dello sport 2012

QUANDO William Webb Ellis,giovane studente della cittadinadi Rugby vicino a Birminghamdecise, nel lontano 1823, di infran-gere le regole del football pren-dendo inmano il pallone e corren-do verso la linea di fondo campoavversaria, non immaginava certodi avere posto le prime regole diun nuovo sport, il Rugby Foot-ball, che di lì a breve divenne tra ipiù popolari nel mondo. Tanto-meno sapeva, il giovane William,che da quel gesto di ribellione sa-rebbe nata una disciplina nellaquale valori e confronto leale so-no un esempio per tutti gli altrisport.Oggi, con tutto quello che accadetra le tifoserie nel calcio e spessoin campo tra giocatori stessi, ilrugby rappresenta un’esperienzadi formazione positiva, soprattut-to fra i giovani, portatrice di ele-menti fondamentali: “la cultura”dello sport, intesa come una seriedi valori di cui il giocatore è esem-pio in campo comenella vita, il ri-spetto delle regole e la lealtà versogli avversari, l’educazione comecollaborazione e considerazionedei compagni e, infine, il “fair

play”. Quest’ultimo racchiude insé la vera forza di questo sport. Il“terzo tempo” prevede un mo-mento in cui le squadre avversa-rie si riuniscono informalmente afine partita per parlare di quantoaccaduto, davanti a un rinfresconella club house e a volte insiemeall’arbitro, tutto in modo confi-denziale. Questo è un atto di ami-

cizia edumiltà, nel quale il signifi-cato di vincere e perdere fannoparte del gioco.

PERCHÉ quindi non immagina-re che il rugby abbia un ruolo diprimo piano nei prossimi eventiche Firenze dovrà organizzare inoccasione della sua nomina a “Ca-pitale dello sport 2012”? Perché il

vicesindaco e assessore allo sportDario Nardella non potrebbe co-gliere l’occasione per rilanciareFi-renze come città del rugby?Firenze vanta già una buona tradi-zione in questo sport, e non soloperché il calcio in costume, inqualchemodo ne è stato il precur-sore, ma anche perché in questacittà sono presenti società che dadecenni svolgono con successo laloro attività in questo settore.Se “l’idea di sport è quella di stru-mento diffuso di forte socializza-zione e accrescimento delle quali-tà di vita,” come recita un passag-gio del documento che l’ammini-strazione comunale ha presentatoa Bruxelles per candidarsi al ruo-lo di città europea dello sport2012, allora il rugbypuò veramen-te rappresentare questo pensiero.Se sapremo cogliere quest’occasio-ne, il gioco della palla ovale po-trebbe essere non più quello sport“incomprensibile a molti” comescrive Alessandro Baricco, bensìuna fonte di formazione fisica edetica per molti giovani della no-stra città.

ABBIAMO intervistato Luigi Ferraro , giocatoredella Firenze Rugby ed ex capitano della NazionaleA.

Per quale motivo ha deciso di dedicarsi alrugby?

Ho iniziato a praticare il rugby a tredici anni, maera un gioco e quando scendevo in campo pensavosolo a divertirmi. Poi sono diventato capitano, hoiniziato a giocare a Padova e in Lombardia, nelleregionali e nelle nazionali. Questa esperienzami hafatto crescere come uomo e come rugbista; ora alle-no i ragazzi più giovani e spero di trasmettere loroquanto io stesso ho appreso: rispetto dei compagni,senso del gruppo e lealtà, perché la squadra nonpuò funzionare se manca un membro.

Cosa leha insegnato l’esperienzadi diventa-re capitano?

Hoprovato una grande emozione e senso di respon-sabilità verso gli altri. Nelle partite di rugby non ci

sono barriere fra pubblico e giocatori e quello che siimpara giocando è l’integrazione di tutti quanti, av-versari e compagni, ma soprattutto la voglia di nonmollare mai. Si impara a vincere, a godere di unavittoria, ma anche a prendersela con te stessi se siperde e non si è dato tutto.

Il valoredel fairplaysecondo lei si vaperden-do?

Nel rugby è incondizionato il fairplay, è possibile“schiantarsi” sull’avversario e fargli male, ma nonha senso dargli un calcetto fuori dal gioco!Una vol-ta che è terminato lo scontro, è grande il desideriodi aiutarlo a rialzarsi.

Qual è stata la partita più significativa?Secondo me tutte le partite sono fondamentali, an-che se la più importante è quella che ancora deveessere giocata. Il rugby si può paragonare alla vita,ciò che si è già vissuto è importante, ma quello cheverrà lo è ancor di più.

L’INTERVISTA INCONTRO CON LUIGI FERRARO, GIOCATORE DEL FIRENZE RUGBY ED EX NAZIONALE

«Unapalla ovale checostruisce valori»

LAREDAZIONE

“SONO in mezzo al cam-po, e non so neppure io, seho più paura o coraggio…Ultima frazione di gioco,lancio lungo, palla dell’av-versario, sono l’ultimo uo-mo, la partita è nelle miemani…La tensione sale, penso aimiei compagni che credonoin me, tutto si svolge in po-chi secondi: con tutta lamia forza lo placco! E final-mente… vittoria!”Pratico il rugby da diversianni, le emozioni che provoin questo sport sono fruttodi una nuova passione inme.Quando scendo in campoguardo negli occhi i mieicompagni e so che in quelmomento devo fidarmi diloro: siamo come “fratelliin guerra”.La cosa che amo di più inquesto sport è “il terzo tem-po” nel quale le squadre, fi-no ad ora rivali, escono in-sieme dal campo, vinte ovincitrici che siano. Così igiocatori socializzano an-dando a mangiare e bere,uniti come “amici” e nonpiù come “nemici”.Questa esperienza, se prati-cata fin da piccoli, insegnavalori importanti quali il ri-spetto verso il prossimo fon-damentale per la società. Ilnostro Istituto, propone ilprogetto “Crescere inMovi-mento” relativo alle Scien-ze motorie, che nel primoanno della scuola seconda-ria presenta il rugby come ilmodello di sport da seguire,particolarmente indicatoper la crescita integrale del-la persona.Consiglio ai ragazzi di pro-varlo, per far crescere in lo-ro passione e valori che ri-marranno per tutta la vita.

Scuolamedia

DeMattiasFirenze

PALESTRADIVITAUn’immagineche illustral’affetto degliappassionati peril rugby, unadisciplinasportiva rude, maricca di valorietici

PROTAGONISTALuigi Ferraro in azione

LA PAGINA è stata realizzata dagli

studenti: Logan Aspin, Stefano Baylon,

Valentino Brocchi, Julia Brogi, Piero

Brogi, Federico Franceschi, Matilde

Francioni, Raveen Khawe, Cosimo Lori,

Giulia Matteuzzi, Edwards Miglinieks,

Maximilian O’ Kief, Brando Sacramento,

Andrea Cottoni, Filippo Torrini, Niccolò

Vieri, Davide Villani della III media dellaScuola Secondaria di primo grado BeataMaria De Mattias.Docente tutor e Dirigente scolastico è laprofessoressa Monica Milanesi

RIFLESSIONI

Unadisciplinavissuta

conpassione

13CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 22 DICEMBRE 2011

Autumnia: la tregiorni del gustoLa trasformazionediFigline: daborgo lontanoapolod’attrazione

CAMMINANDO per Figline,immersi nel profumo di castagnearrostite, mandarini e dolciumivari, si possono trovare, qua e là,orticelli con alberi e verdure, si-gnori che vendono cappelli e ce-ste fatte di paglia, altri che lavora-no il ferro e così via. Sono i giorni11 - 12 - 13 novembre. La stagio-ne autunnale è festeggiata conuno degli eventi più significatividella Toscana: Autumnia, chequest’anno raggiunge la sua tredi-cesima edizione e coinvolge, oltrealla Protezione civile, gli Assesso-rati alla attività produttive, al turi-smo ed alle politiche ambientali.Fiumi di persone si riversano nel-le strade e nelle piazze, non per lasolita passeggiata, ma spinte dallacuriosità di vedere e assaggiarequalcosa di nuovo e dal desideriodi sentirsi fiere delle bellezze edelle bontà che questa terra e tut-ta l’Italia possono offrire. La “pic-cola” Figline, per tre giorni, di-venta l’attrazione turistica dell’in-tera regione: circa ottantamila vi-sitatori di ogni età calpestanoquei cinquemila metri quadrati

su cui è spiegata la manifestazio-ne. Parlare di numeri però nonrende l’idea dell’autentico traspor-to che investe ogni visitatore, del-le emozioni che vengono vissute.No, perchénon si tratta di unmer-cato, Autumnia non è un sempli-ce appuntamento economico, èpiuttosto, grazie anche a una serie

di convegni, un’appetitosa possi-bilità di ampliare le conoscenzesull’Ambiente, sull’Alimentazio-ne, sull’Artigianato e sull’Associa-zionismo. Tutto infatti convergea sviluppare il programma dellequattro “A”, su cui si basa l’even-to. Un programma che offre an-che la possibilità di giocare e di di-

vertirsi o con un percorso di cor-de sugli alberi, o con una passeg-giata a cavallo, o con lamungituradi una mucca. Vista così, Autum-nia diventa unmezzo per educarea viveremeglio, alla cura del patri-monio circostante, al rispetto delfantastico sfondo naturale che in-cornicia questa città e tutta la To-scana, che troppo frequentemen-te trascuriamo. È un modo peraprire gli occhi davanti alla natu-ra e rendersi conto chemagari co-me “vicini di casa” non abbiamosolo gentili vecchietti, ma forseanchequalche animale, un procio-ne o una lepre, che vive propriosopra Figline, nel bosco di Val-lombrosa. Al tempo stesso Autu-mnia è un mezzo per guardarepiù lontano, per “unire” l’Italia,mediante lo scambio di usi e co-stumi con altre parti della peniso-la, presenti con i loro prodotti tipi-ci e la loro cultura.Di fronte a que-sta città in festa non resta che la-sciarsi piacevolmente coinvolge-re, animati da tanta voglia di ri-spolverare tradizioni e di saziarela propria curiosità.

AUTUMNIA attira l’interesse di decine di mi-gliaia di persone. Come sente il rapporto trala città di Figline e questo evento che apresempre più i propri confini?

«Autumnia è diventata la festa più importante della città euna delle prime della Toscana — risponde il sindaco diFigline, Riccardo Nocentini— è la festa in cui tutta la co-munità, tutta la cittadinanza attiva figlinese si apreall’esterno e tantissime persone rispondono positivamen-te al suo richiamo.Aprire l’esperienza diAutumnia a livello più ampio possi-bile e conservare il suo carattere locale è una sfida difficileda accogliere».

Quale ideapuòaiutarequestoeventoaman-tenere i livelli raggiunti e a incrementarli?

«Autumnia è unamanifestazione locale perché promuovei prodotti di Figline e del Valdarno, ma insieme è qualco-sa di più ampio, perché, richiamando l’attenzione su tutto

quello che può portare a una qualità migliore della vita,vuol dare unmessaggio universale. E lo fa anche con speci-fici incontri di approfondimento, che coinvolgono le va-rie associazioni presenti nel territorio, e con iniziative pergli alunni delle scuole».

Comevaluta in generale l’associazionismoaFigline?

«Una delle fortune maggiori di Figline è quella di essere“Terra di Associazioni”. Sono tante ed operano nei settoripiù diversi per il bene comune. Non solo, esse maturanoal loro interno valori importanti che poi si diffondonoall’esterno, fra la gente».

In una battuta, cosa può insegnare Autum-nia?

«Autumnia può insegnare che tutto è collegato. Ogni per-sona, ogni cosa è parte integrante di un tessuto naturale esociale legato in ogni sua parte da strettissime e inscindibi-li relazioni».

L’INTERVISTAQUATTRODOMANDEARICCARDONOCENTINI, PRIMO CITTADINO FIGLINESE

«Una festaperguardarealmondo»

LAREDAZIONE

AFIGLINEunperfetto in-contro tra presente e passa-to, tra la realtà di oggi e isuoi problemi e le origini,tra vicino e lontano.Quattro “A” in festa: Agri-coltura, Alimentazione,Ambiente e Associazioni-smo.“A”, la prima lettera dell’al-fabeto, l’origine, un tentati-vo di recuperare genuinità,di avanzare verso il futurosenza recidere il legame conil nostro passato. “A” diAgricoltura e Alimentazio-ne, per evitare che i bambi-ni del XXI secolo ignorinoil miracolo che ogni giornosi rinnova nei campi o nonsappiano da dove provieneil cibo che vedono nel piat-to; ed è importante riscopri-re i prodotti tipici di un’an-tica e storica regione comela nostra, laToscana, che ve-de nella coltivazione dellavite e dell’olivo due fonda-menti dello sviluppo dellasua cultura e una prospetti-va di lavoro e di guadagno.“A” diAmbiente: per sotto-lineare come questo piane-ta, che ci piaccia o no, perde-rà la pazienza di dare la vitaa un’umanità che non lo ri-spetta e non lo salvaguarda;e in quest’ottica non puòuna festa come Autumnianon porsi il problema dellatutela della realtà che ci cir-conda e che ha orizzontisempre più vasti. Infine,“A” di Associazionismo,per ricordare il valore dellacollaborazione e della soli-darietà; e per questo è giu-sto dedicare spazio alle nu-merose organizzazioni divolontariato che fioriscononel nostro territorio, dispen-sando frutti preziosi per tut-ti.

Scuolamedia

Marsilio FicinoFigline

SINDACO Riccardo Nocentinicon alcuni alunni dopo l’intervista

CLASSE III A: Aglietti Allegra, AnzevinoFiammetta, Bellandi Cristian, BumbucAlexandra, Di Trapani Antonio, GabbrielliFiammetta, Lanini Cosimo, Lapi Niccolò,Mar-zanoChiara,Mosconi Lisa, Nocentini Tomma-

so, Poggesi Eleonora, ReginaFilippo, Sabati-ni Chiara, Taddeucci Cosimo, TurriniMarghe-rita. III B: Bettini Giulia, Botti Francesco, Can-nelli Lapo, Carlone Davide, D’Angiulli Thier-ry, Emanuele Laura, Ermini Costanza,Marti-

gnetti Eleonora, Nannini Gregorio, OlivieroRosa Lucia, Ponzalli Elisa, Sicuro Rebecca,Soldi Mabel. Dirigente scolastico: Enrico M.Vanoni. Docenti tutor: Lorenzo Artusi, PaoloButti, Vera Checcacci.

L’ANALISI

Unmodoper riscoprirevalori etici

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Droga, laprimadifesaè la testaPrevenzione e intelligenza vannodi pari passonella lotta alle dipendenze

PERCHÈun individuo sceglie didrogarsi? Forse per curiosità? Perstress?Qualunque sia la causa o ladroga gli effetti sono similari. Siva dal meno dannoso come il pia-cere fino ai danni irreversibili altessuto cerebrale. L’uso prolunga-to di queste sostanze causa la ridu-zione dei neuroni e delle loro con-nessioni e quindi si assiste a: pre-coce invecchiamento del cervello,rallentamento dei riflessi, perditadi memoria e di emozioni, ictus edemenza senile. Esistonomolti ti-pi di droghe: oppiacei, alcool e co-caina. Gli oppiacei (o narcotici)sono sostanze derivate dall’oppio,un liquido bianco presente nellapianta del papavero.Hannoun ef-fetto sedativo sul sistema nervosoe riducono l’ansia e il dolore.

L’USOprolungato provoca fortis-sima dipendenza e assuefazione.L’alcool può diventare una vera epropria droga in grado di modifi-care il funzionamento del cervel-lo e quindi la percezione della re-altà. Induce dipendenza ed è parti-colarmente nocivo per i ragazzi fi-

no a 18 anni, compromettendosia lo sviluppo fisico che quello ce-rebrale. La cocaina produce effet-ti fisici, come la dilatazione dellepupille, l’aumento del battito car-diaco, e psichici come l’euforia ela megalomania. La cocaina creadipendenza e illusionedi poter fa-re qualsiasi cosa ma porta alla

morte. Disintossicarsi? Sì, si può.Disintossicarsi è possibile ma dasoli è piuttosto difficile. E’ diffici-le aiutare chi fa uso di droghe per-chè il tossicodipendente, comel’alcolista, non crede che l’assun-zione di droga possa costituire ungrave problema, inoltre è convin-to di poter smettere quando vuo-

le, ma purtroppo non è così.

PER USCIRE dal tunnel delladroga al tossicodipendente serveun’assistenza continua fornita dadiversi soggetti quali: la famiglia,i Servizi per le Tossicodipenden-ze (SerT) o Servizi per le Dipen-denze (SerD), cioè servizi pubbli-ci del Sistema Sanitario Naziona-le dedicati alla cura, alla preven-zione e alla riabilitazione dellepersone che hanno fatto abuso disostanze che generano dipenden-za, il CentroAscolto e gli operato-ri delle Comunità. Un percorso direcupero significativo è quelloche porta ad un Centro Ascoltodove il tossicodipendente vienemotivato al cambiamento grazieanche al supporto parallelo dellafamiglia. Da qui poi si passaal’eventuale inserimento in unaComunità di recupero dalla tossi-codipendenze. Un valido aiutonel nostro territorio è offerto dalCSF—Centro Solidarietà Firen-ze — Area Prevenzione — [email protected] (Area Riabilita-zione).

L’INTERVISTA INCONTROCON L’ASSESSORE ALLE POLITICHE GIOVANILI DEL COMUNEDI SIGNA

«Alcol e fumo, nemici danon sottovalutare»ABBIAMO incontrato e intervi-stato l’assessore alle politiche so-ciali del Comune di Signa, Belli-ni

Assessore, leèCapitatodi ve-dere fumareminorenni?

«Sì, mi è capitato di vederemino-renni fumare; soprattutto era ve-nuto fuori che in un pub usciva-no giovani con un tasso alcolicoelevato».

Secondo lei gli adolescenti diSigna hanno comportamentia rischio?-

«ASigna siamo abbastanzaprotet-ti perché i gruppi si ‘’spostano’’ed essendoci poche discotechenon ci dovrebbero essere proble-

mi».

A suo avviso, perché gli ado-lescenti inizianoabereea fu-mare?

«Perché vogliono sentirsi piùgrandi rispetto a quello che so-no».

Secondo lei c’è un modo perevitare questi comportamen-ti a rischio?

«Si possono evitare usando delle

precauzioni; per esempio quando

andate in bicicletta e vi trovate

unmuro davanti, voi vi fermate esvoltate. Così dovreste fare in si-tuazioni che vi sembrano perico-lose. Fermarvi e riflettere».

Leipensachemoltevolteque-sti comportamenti siano cau-sati da un cattivo rapportocon gli adulti?

«Non penso che ci siano adultiche vogliano insegnare ai ragazzia comportarsi così. Se gli adultistanno con i ragazzi devono inse-gnare loro a comportarsi bene».

I ragazzi sono influenzati da-gli amici?

«Gli amici sono molto importan-ti,ma se ti obbligano a fare questecose non sono veri amici».

LAREDAZIONE

TANTI video, film, canzo-ni, libri e giornali parlanodi droga. Molto bella è lacanzone di Marco Masini,“Perché lo fai?”, una do-manda che ci poniamo oggie che spesso non ha rispo-sta. La canzone ci fa capireche tanti giovani, come la ra-gazza protagonista, pur co-noscendo il pericolo a cuivanno incontro, non riesco-no a farne a meno. Quandosi renderanno conto di aversbagliato, sarà troppo tardi.Una strofa dice: «E il doma-ni diventa mai» perché ledroghe non danno via discampo. La droga toglie lalibertà di pensiero a chi lausa. Masini parla di «Unadose di veleno che poi den-tro te non basta mai» per-ché la droga provoca dipen-denza e chi ne fa uso fareb-be di tutto pur di avernesempre di più. La drogaall’inizio fa inebriare, poiuccide. Sembra una bellapersona cheprima ti abbrac-cia, poi ti soffoca. Una dellerisposte più comuni riguar-do alle motivazioni è che iragazzi che si drogano han-no spesso problemi familia-ri o sono spinti dal deside-rio di imitare gli altri e diprovare emozioni forti. Co-me succede ad Olivia, la so-rella del protagonista di “Ioe te”, un libro di NiccolòAmmaniti che abbiamoana-lizzato e che tratta questa te-matica. Olivia ha iniziato adrogarsi per problemi fami-liari, soprattutto con il pa-dre, e poi non riesce aduscirne. Quando prova a di-sintossicarsi ha una crisid’astinenza: accusa forti do-lori, nausea, tremori, proble-mi gastro-intestinali. Dal li-bro abbiamo capito che con-vienenon iniziaremai a dro-garsi, perché quando si ini-zia è difficile smettere euscirne sani e salvi.

ScuolamediaScuolamedia

PaoliPaoliSignaSigna

I CRONISTI IN CLASSE sono i ragazzi diben quattro classi, dei quali non possiamopubblicare i nomi soltanto per motivi dispazio: i partecipanti sono infatti un centi-naio. Ad ogni buon conto la realizzazione

della pagina è stata resa possibile dal la-voro di gruppo coordinato dal corpo inse-gnante.Ecco tutti i protagonisti. Dirigente scolasti-ca: Adelina Franci; docente tutor: Nadia

Corredi, Classe II A (docente T. De Fraia);classe III B (docente B. Fini); classe II C(docente P. Pozzessere); classe II D (do-cente E. Bossoletti); classe III D (docenteS. Donegà).

L’ANALISI

Canzoni e libriche fannoriflettere

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 17 GENNAIO 2012

Buone pratiche per risparmiareLacrisi, i consumiegli sprechi: eccocome farea fronteggiarli

L’ITALIA è un Paese dove i con-sumi sono molto elevati. Special-mente nel periodo natalizio, ilprezzo degli alimenti aumentasempre di più: nessuno rinunciaai dolci consueti come pandori,panettoni, torroni, ma ormai qua-si tutti stanno notando l’aumentodel loro prezzo. Questo Natale2011 è stato il più povero degli ul-timi dieci anni: i prezzi sono au-mentati e gli Italiani hanno speso,inmedia, 4milioni di euro inme-no rispetto agli anni passati. È sta-to un grande choc, ma potevamoaspettarcelo. A famiglia, la spesamedia per passare un felice Nata-le è stata di 166 euro. Gli Italiani,tuttavia, rimangono più disponi-bili a spendere soldi per gli ali-menti rispetto agli altri prodotti,pertanto, nonostante la crisi e lagenerale diminuzione dei consu-mi, nonhanno rinunciato alle lec-cornie natalizie. Una parte deiconsumi alimentari finisce tra i ri-fiuti: annualmente buttiamo nel-la spazzatura 561 euro a famiglia,pari al 10%della spesa totale.Gra-

vi sono i problemi economici chel’Italia sta affrontando, ma la crisiaiuta ad avvicinare i consumi inmaniera più consapevole.Le fami-glie, ad esempio, quest’anno han-no diminuito il consumodi costo-si cibi esotici rivalutando le tradi-zioni locali. Per ridurre la produ-zione di plastica e la diffusione di

CO² nell’atmosfera vari Comuniitaliani, tra i quali anche quello diDicomano, hannodato la disponi-bilità a installare almenoundistri-butore di acqua potabile di altaqualità sul loro territorio. Questaviene depurata attraverso una se-rie di trattamenti chimici che larendono bevibile e priva di ger-

mi. Nel nostro Comune l’acquanaturale è gratuita, mentre la friz-zante costa 10 centesimi. Inoltrenella nostra scuolamedia, l’Istitu-to “Desiderio da Settignano”, èstato installato un fontanello, co-sì, quando noi studenti abbiamosete, possiamo tranquillamenteandare nel corridoio a riempire laborraccia (donataci dal Comune),inmenodi trenta secondi. Per ten-tare di diminuire l’inquinamen-to, ormai da anni sono stati realiz-zati appositi cassonetti per ogni ti-po di rifiuto e anche all’internodella nostra scuola viene praticatala raccolta differenziata. Grazie aciò, si possono riciclare numerosimateriali come la carta usata, ilcartone, il vetro e molte confezio-ni di plastica, comprese le botti-glie. Con questo sistema di rici-claggio ciò che a noi sembranosemplici rifiuti possono tornaread esserematerie prime, così il ve-tro torna ad essere vetro, carta ecartone lo stesso e le bottiglie diplastica vengono trasformate inpile (un tessuto per coperte e ma-glioni).

NELL’AMBITO del progetto “Riduciamo l’im-pronta” il comune diRufina e l’Unione dei Comu-niValdarno eValdisieve sabato 19 novembre scor-so hanno invitato tutta la cittadinanza all’inaugura-zione del fontanello a Contea in località Pizzicot-to. Il fontanello eroga acqua naturale, refrigerata egassata. Per il primo mese tutte le tipologie di ac-qua sono gratuite, successivamente la naturale e larefrigerata rimarranno gratuite, mentre la gassataavrà un costo di 5 centesimi al litro.Alcuni cittadini del Comune, scettici, hanno criti-cato tale investimento, sostenendo che la spesa siastata di gran lungamaggiore rispetto a quanto l’am-ministrazione locale possa ricavarne.Il progetto del fontanello è nato fondamentalmen-te per ridurre l’inquinamento atmosferico e quello

dei rifiuti, grazie all’utilizzo delle bottiglie di vetroe non di plastica e alla riduzione dei consumi ener-getici necessari alla produzione e al trasporto delleacque in bottiglia.Intervistando alcune persone abbiamo capito chequesta struttura sta diventando a poco a pocomol-to efficace, infatti lamaggior parte degli abitanti diContea usufruisce del servizio pubblico. Comehanno riferitomolti utenti, grazie anche alla filtra-zione dell’acqua, il sapore è gradevole; solo una pic-cola parte degli intervistati non ha mai provato ilservizio. Infine ci siamo recate in unnegozio di ali-mentari, dove abbiamo raccolto informazioni sul-la vendita dell’acqua in bottiglia che, contraria-mente alle aspettative, non è diminuita, perché lepersone anziane preferiscono le acque calcificantiper le ossa.

IL PROGETTO ANOVEMBRE L’INSTALLAZIONEDI UN FONTANELLO ECOLOGICO A CONTEA

“Riduciamo l’impronta”, acqua a chilometri zero

BILANCIO DI FAMIGLIA Crisi e risorse in una vignetta

LAREDAZIONE

SE PENSIAMO al Nataleci vengono subito in menteregali e pranzi; quei famosipranzi che appena conclusidovranno essere smaltiticon tanto esercizio. Quasinessuno riflette sulla spesache alleggerirà i nostriportafogli, peggiorando lasituazione delle famigliegià colpite dalla crisi. Èinfatti di circa 700 * la ciframedia che una famigliaitaliana ha dovutoaffrontare quest’anno. Nelcomplesso, è importantericordare che tra il 24 e il25 Dicembre gli Italianihanno speso circa 2,3miliardi di euro, e dipositivo c’è solamente ilfatto che esce rafforzata latendenza alla riscoperta dellegame con i prodotti delterritorio, che si è espressaa tavola nella preparazionedelle ricette del passato.Sulle tavole toscane sonoricomparsi i cibitradizionali: chi a Natalenon ha mangiato comeantipasto i classici crostiniai fegatini? Chi non haassaggiato i cappelletti inbrodo di cappone?Naturalmente non sonomancati nelle nostre caseRicciarelli e Panforte. Dei700 euro di spesa, ben 425euro sono serviti solamenteper i regali. È triste riferiredi questi acquisti da capogiro, ma è giusto anchericordare che un anno fa icosti complessivi eranosuperiori, infatti i consumialimentari erano maggioridel 18%, mentre gliacquisti di regali sonocalati dell’8,1%.

ScuolamediaScuolamedia

Da SettignanoDa SettignanoDicomanoDicomano

AMBIENTE

Il fontanello a Contea

CLASSE III B: Assenti Stefano; Balan Nico-

lae Andrei; Bego Jurgen; Calabri Alessia;

Cellamare Gaia; Fabbrucci Cesare; Giam-

marchi Arianna; Grifoni Greta; Iannino Ire-

ne; Innocenti Samuele; Martelli Cristina;

Martucci Priscilla; Masti Dario; Mazzetti

Sara; Pinzauti Niccolò; Politi Ian; Ricci Ce-

leste; Scarlatti Cristiano; Simula Paolo;

Tavanti Jeremy; Tinti Ester; Turchi Fran-cesco; Vallaj Shpetim; Vallo Jonathan.Dirigente scolastico: dottoressa AdelinaGiglio; docente tutor: professoressa Mi-chela Baldini.

L’ANALISI

Spesepesantiper le risorsedelle famiglie

•• 12 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Collodi tra finzioneerealtàLuoghi e personaggi citati nelle “Avventure di Pinocchio” sono esistiti

CARLO LORENZINI (questo èil vero nome dello scrittore) nac-que a Firenze il 24 novembre1826 e morì sempre a Firenze il26 ottobre 1890. Prese lo pseudo-nimo di Carlo Collodi dal nomedel paese di cui era originaria suamadre. Il fratello Paolo viveva aCastello, allora in comune di Se-sto Fiorentino, ed era il direttoredella Manifattura Ginori di Doc-cia. Carlo alloggiò presso di luiper qualche tempo e si dice chenella villa del “Bel Riposo” abbiascritto le avventure di Pinocchio.Per quanto sia passato più di unsecolo, sulla storia, i personaggi ei luoghi del racconto continuanoad accumularsi commenti ed in-terpretazioni.Anche seMastroCiliegia è unper-sonaggio secondario, si hannopiù notizie su di lui che sullo stes-so Geppetto, in quanto sembrache sia davvero esistito un perso-naggio a cui Collodi si sarebbeispirato e che viveva in un casola-re in via della Petraia o in quellache attualmente si chiama appun-to Via Collodi.Il “Paese dei Balocchi” viene spes-so riconosciuto come Sesto Fio-

rentino stesso, in cui c’era un’im-portante fiera; invece il “Paesedei Barbagianni” fa probabilmen-te riferimento aColonnata (col so-prannomedi “Barbagianni” veni-vano indicati gli operai che svolge-vano i lavori più umili).Vicino alla fabbrica pare ci fosseuna trattoria (si chiamavaMangiae Béi) e sembra che da essa Collo-

di abbia preso lo spunto per crea-re l’Osteria del Gambero Rosso,perchéSestoFiorentino era famo-sa per la tradizione di cucinaregamberi e granchi.Anche la Fata dai capelli turchinisembra sia davvero esistita e chefosse Giovanna Ragionieri, la fi-glia del giardiniere della villa do-ve alloggiava Collodi. Anche

quando non era più in giovaneetà, a Giovanna continuavano adarrivare lettere d’amore.In “Pinocchio” viene spessomen-zionato il mare, che sicuramentea Sesto Fiorentino non c’è, ma fi-no agli anni ’30 del XX secolo lapiana (oggi la pista dell’aeroportodi Peretola) era una zona moltopaludosa. Pinocchio sotterrò lesue monete d’oro nel Campo deiMiracoli, che si può trovare a Co-lonnata nel giardino diVillaGeri-ni inViaXXSettembre e una sto-ria racconta che un giardiniere viavesse ritrovato alcune monete ele avesse poi riconsegnate al pro-prietario. Inoltre sempre nel giar-dino della villa si può trovare l’al-bero che ispirò Collodi a creare ilCampo dei Miracoli ed i plataniche portano alla fontana dei Leo-ni Egizi sono serviti come riferi-mento per inventare l’albero alquale Pinocchio fu impiccato.Geppetto e Pinocchio furono in-ghiottiti dal pescecane che in real-tà altro non è che la grotta del la-ghetto di Villa Gerini.Quanto di inventato o vero ci siain questi racconti non lo sapremomai, perché stabilire la verità sto-rica dove non ci sono documenti,ma solo voci è molto arduo.

LACITTÀ di Acchiappacitrulli è l’unica città ve-ra nel racconto di Pinocchio. Qualcuno sostieneche per Acchiappacitrulli Collodi si sia ispiratoproprio a Firenze: quando la capitale fu portata daTorino a Firenze la città si impoverì drasticamen-te. Furono spesi molti soldi per costruire palazzi,quartieri, strade.I fiorentini, spogliati dei loro averi dalle tasse, ave-vano perduto tutto e speravano di recuperare qual-cosa col nuovo governo. Furono pochi che, appro-fittando della situazione e rubando, si erano arric-chiti. Questo era lo stato di Firenze quando, nel1870, la capitale si trasferì a Roma, lasciandomoltifiorentini in miseria e con tante tasse da pagare.Il mare viene spesso citato in Pinocchio: in mareviene inghiottito dal pescecane, inmare finisce nel-la rete del Pescatore Verde, in mare un tonno lo

porta in salvo… a Sesto il mare non c’è mai stato,ma prima della bonifica della piana, quando veni-va un acquazzone si formava una vasta palude chearrivava a Peretola. Ancora si possono notare in al-cune case dei grossi anelli di ferro attaccati aimuridelle case, a cui si legavano le barche. Ma anchequandononpioveva, era comunque una zona palu-dosa, paradiso di pescatori e cacciatori.Per l’Isola delle Api Industriose Collodi probabil-mente si ispirò ad un’isoletta inmezzo alla palude,chiamata Isola di Santa Croce, che conosceva per-ché una volta da bambino un barcaiolo ce lo avevaportato, insieme a suo padre ed alla ragazza che poiimmortalò col nome di Fata dai capelli turchini.Si dice che Collodi avesse una paura tremendadell’acqua e si tenesse aggrappato al sedile dellabarca per non cadere nella palude.

L’ISPIRAZIONENEGLI SCRITTI DI CARLO LORENZINI SPUNTI FORNITI DALLA TOSCANADELL’800

IlmareaSestoeunacittà dimattimolto reale

CON LA FANTASIA Pinocchio in un disegno dei ragazzi

LAREDAZIONE

IL PERSONAGGIO di Pi-nocchio, anche se è stato im-maginato più di un secolo fa,è ancora molto presente nel-lamemoria e nella fantasia digrandi e piccini. Pinocchio èun personaggio che potrebberispecchiare la realtà: cometanti bambini è svogliato,macome tanti bambini ha an-che una coscienza che, a fati-ca, lo guida e lo aiuta a torna-re sulla retta via. Molti regi-sti hanno provato ad trasferi-re in un film le avventure diPinocchio, uno dei più cele-bri è quello interpretato daRoberto Benigni, che è an-che quello che più si avvici-na alla storia originale di Car-lo Collodi. Anche Walt Di-sney ha portato sullo scher-mo un cartone animato ispi-rato a Pinocchio, è una ver-sione più semplice,meno tri-ste, più corta, apposta per ibambini più piccoli, e questoha contribuito a far conosce-re la storia a livello mondia-le. Però tutte queste versionihanno anche creato un po’ diconfusione, perché moltiscambiano la storia rielabora-ta per quella originale. Tantoper fare un esempio, molticredono che Pinocchio eGeppetto siano stati ingoiatida una balena, mentre Collo-di parla di “un terribile pesce-cane”.Fra i vari personaggi, Collo-di mise anche parecchi ani-mali, che parlavano e pensa-vano come fossero umani. In-fatti ogni animale rappresen-ta unuomocheprobabilmen-te ha conosciuto nella realtà,con tutti i suoi difetti e quali-tà, a volte in modo anche unpo’ maligno. Anche il gatto ela volpe sembra siano real-mente esistiti: il gatto era diSesto, la volpe di Quinto ederano due ladruncoli di galli-ne che nascondevano i furtinella “bucaccia”, che ora è co-nosciuta come “Tomba dellaMontagnola”.

ScuolamediaScuolamedia

CavalcantiCavalcantiSesto FiorentinoSesto Fiorentino

LA CASA Collodi ha abitatoe lavorato a Villa Gerini

GLI ALUNNI della II H: Alessio Brandi, Ke-vin Burrini, Miria Capacci, Jessica d’Elia,Elisabetta di Marino, Edoardo Fiesoli,Niccolò Filippi, Federico Focardi, ViolaGensini, Giada Gigli, Kevin Luna, Marzia

Miceli, FrancescoMolluzzo, SharonNenci,Sofia Nistri, Danilo Pellegrini, AndreiPuha, Andrea Rinaudo, Larissa Silva, So-fia Simonetti, Irene Stroppa, Viola Tacchi,Eleonora Vanni, Marius Vicol, Lorenzo Vi-

sani. La Preside: Annamaria SorrentinoLa Vicepreside: Susanna SmeraldiI Professori tutor: Ambra Petreni (Lette-re), Virginia Serafi (Tecnologia), GiorgioCorrado (Sostegno).

L’ANALISI

Personaggioancoraattuale

••13CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 19 GENNAIO 2012

Idee intelligenti per lanaturaVivere inunambiente sanoèundiritto,maper farlo bisogna collaborare

ALLA TELEVISIONE, alla ra-dio e sui giornali non fanno cheparlare della fine del mondo. C’èchi crede alla profezia dei Maya ec’è chi dice di non crederci. Quasitutti pensano che prima o poi ilmondo finirà; certo non proprionello stesso modo, ma comunquesecondo loro il mondo finirà. Al-cuni pensano che un meteoriteprecipiterà sulla terra, altri pensa-no a una terza guerra mondiale;c’è chi addirittura pensa a un’inva-sione aliena.Alcuni, credo lamag-gior parte, pensano che la fine delmondo accadrà per colpa nostra,per colpa di noi esseri umani cheabbiamo consumato, inquinato esporcato il nostro pianeta senzapreoccuparci delle conseguenze edei precari equilibri che ci permet-tono di vivere in serenamente sudi esso. Ebbene sì, saremo noi, se-condo questa teoria la causa dellafine delmondo. Anche se la gene-razione incriminata nonnepaghe-rà direttamente le conseguenze;ma lo faranno i loro figli e i loronipoti per loro. A noi ragazzi chene pagheremo le conseguenze,questa cosa non va giù, perchénoi, che non abbiamo fatto nien-

te, dovremmo pagarne le conse-guenze?Certo, è una cosa ingiusta, ma chiha detto che la vita è giusta!?Nes-suno; se vogliamo rimediare, toc-ca a noi e ai nostri genitori darcida fare per rimediare, almeno inparte agli errori passati. Quindiabbiamo avuto delle idee per mi-gliorare l’ambiente, sono piccole

idee,mapotrebbero servire: alme-no una domenica ogni due mesisarebbe meglio non usare la mac-china, diminuendo così il livellodi anidride carbonica nell’aria (non farebbe male neanche al por-tafogli con quello che costa la ben-zina).Dovrebbero specificareme-glio cosa buttare nei cassonettidella raccolta differenziata, così

quando uno è in dubbio può con-trollare. Un’altra cosa sarebbe chesi dovrebbe aumentare il numerodei cestini e dei cassonetti dellaspazzatura, soprattutto quelli del-la plastica che vedo sempre pieni,molte volte conbottiglie ed ogget-ti vari ai piedi perché non c’è piùposto. Almeno tre volte al annodei volontari dovrebbero ripulirela città, perché una città bella co-me Firenze dove migliaia di turi-sti vengono da tutto il mondo pervisitarla, non può essere vista co-me sporca.

UN’ALTRA COSA molto im-portante rivolta ai padroni dei ca-ni è il raccogliere i ricordini che iloro animali lasciano sul marcia-piede, infatti molte volte non cal-pestarli è una vera impresa. Perora è tutto quello che abbiamo dadire, anche se di cose da perfezio-nare ce ne sarebbero tantissime.Noi ragazzi, speriamo con questonostro articolo di aver sensibiliz-zato la gente sulla questione am-biente e soprattutto sul futuro checi aspetta, sperando diventi sem-pre più roseo.

LA NOSTRA città è una delle più belle al mondoed è il luogo in cui viviamo e dove diventiamograndi; per questo non possiamo far finta di nien-te. Quando passiamo vicino ai cassonetti che tro-viamo per strada, a volte vediamo che sono circon-dati da rifiuti. Non è un bello spettacolo da vedere;allora ci si chiede: cosa possiamo fare per levarli dalì? È possibile mettere altri cassonetti più capientio aggiungerne degli altri o aumentare i giorni incui vengono svuotati.

QUESTO è solo uno dei tanti problemi che nonrendono la nostra città perfetta.Un altro è quellodelle “sorpresine” che a volte troviamo suimarcia-piedi; a tutti capita di pestarne una e questa è unabrutta esperienza. Cosa si può fare per evitare che

questo accada? La soluzione più semplice sarebbequella di sorvegliare di più le strade per evitare chei padroni dei cani lascino le “sorpresine” per terra;un’altra soluzione sarebbe quella di sistemare del-le piccole aiuole ogni duecento metri sui marcia-piedi, dove i cani potrebbero fare i loro bisogni;queste piccole aiuole verrebbero pulite per non cre-are disturbi come degli odori sgradevoli.

UN ALTRO problema è il posto per i parcheggi:a volte si trovano auto parcheggiate in doppia filao davanti alle strisce pedonali o sul marciapiede.Cosa possiamo fare per evitare disagi? Un’idea èquella di aumentare i controlli da parte delle forzedell’ordine o creare più parcheggi gratuiti. Per ren-dere eccellente la nostra città c’è bisogno di idee;facciamoci sentire.

LE INIZIATIVE LA NOSTRA CITTÀ È UNA DELLE PIÙ BELLE ALMONDO E PER QUESTO DOBBIAMO TUTELARLA

Migliorare la qualità èpossibile.Ecco come fare

RACCOLTE Sporco eccessivo a volte anche accanto ai cassonetti

LAREDAZIONE

ECOLOGIA è una parolamolto vaga, che ha moltisignificati: dal mantenereil nostro pianeta pulito altrovare nuove formed’energia. Avete maisentito parlare delleenergie ecosostenibili?Beh, come dice la parola,queste sono risorse che sirinnovano da sole e che sitrovano in natura. Permantenere la Terra noninquinata, abbiamobisogno di innovazionicome furono e sono le paleeoliche le quali, sfruttandoil vento, riescono aprodurre grandi quantitàdi energia pulita.Comunque saremo noi adecidere se riciclare o“condividere l’aria” pulitacon tutto il mondo.Ci sono svariati modi concui le nazioni cercano difar riciclare le propriepersone: ad esempio inGermania nei supermercatiil soffitto è composto davetri trasparenti chefiltrano la luce del Solefinché non tramonta e lì siaccendono le luciartificiali, facendorisparmiare circa la metàdel consumo della luce. ANew York hanno inventatodei cestini dove, quando civiene gettato qualcosa,ringraziano tramite unavoce meccanica; in moltemetropoli si stasviluppando un’energiagenerata dai passi dellepersone. In poche parole cisono tanti modi perriciclare ed un sacco dienergie rinnovabili, comel’energia del centro dellaTerra, forse chissà infuturo.

ScuolamediaScuolamedia

CompagniCompagniFirenzeFirenze

DIRIGENTEScolastico: Pagni Eleonora. Tu-tors: Valerio Adamoe SpanuLuigi. Allievi:Baldini, Bisori, Bruno, Cammunci, Capine-ri, Carta, Consumi, Correia, Daliana, De LaCruz, Di Donna, Di Giovanni, Donati, Espi-

nosa, Grattarola, Marcelli, Natali, Paoli,Rossi, Serpa, Somigli, Tanganelli, Ughes,Yparraguirre, Aldini, Baldi, Becagli, Be-cocci, Beragnoli, Cerbai, Codelupi, De Vit-to, Del Gigia, Delcroix, Fantechi, Fantoni,

Frilli, Giachi, Gigli, Landi, Lucarini Manni,

Marcheschi, Minicucci Marco, Minicucci

Massimo, Parbuono, Penco, Picchiani, Ros-

si, Sani, Torrini, Vitali Casanova, Zini.

L’ANALISI

Ecologiainnovativadasostenere

12 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Fine delmondo?No, del cacaoIl clima sta cambiando:un buonmotivo per salvarsi dal surriscaldamento

LA NOTIZIA è preoccupante:entro 20 anni il cioccolato potreb-be diventare una rara bontà. Se-condo alcuni studi condotti da In-ternational Center for TropicalAgriculture nel 2050, a causa deicambiamenti climatici, Ghana eCosta d’Avorio, che producono lametà del cacao in tutto il mondo,non avranno più le condizioni cli-matiche adatte alla coltivazionedella pianta del cacao. Con l’au-mento di 2,5 gradi della tempera-tura media previsto per il 2050quasi tutti i terreni che oggi sonodedicati alla coltivazione del ca-cao non saranno più adatti: la de-cadenza inizierà già nel 2030,quando la temperatura media do-vrebbe aumentare di un grado.Diconseguenza il cioccolato verràvenduto a peso d’oro, le tipologiecomuni (bianco, al latte, fonden-te) diventeranno rare e quelle piùpregiate si estingueranno. All’ap-parenza non sembra un problemaimportantema, se si pensa a quan-te persone lavorano alla produzio-ne di cacao, la sua estinzione to-glierebbe occupazione a circa due

milioni di lavoratori, soprattuttonei Paesi che vantano lamaggioreproduzione di semi di cacao, qua-li Costa d’Avorio, Ghana, Nigeriae Camerun, seguiti da Indonesia eMalesia, e infine da Brasile edEcuador. Allora che fare per nonperdere per sempre questa prezio-sa coltura? Spostare le piantagio-ni potrebbe essere una valida solu-

zione,ma non è così semplice: in-fatti le condizioni ideali per la col-tivazione del cacao si verificanoad altitudini elevate, mentre lamaggior parte dell’Africa occiden-tale è piuttosto pianeggiante e an-che dove ci sono alture, si rischie-rebbe comunquedi compromette-re la biodiversità ed il territorio,aggravando ulteriormente i cam-

biamenti climatici. Una soluzio-ne potrebbe essere quella di sce-gliere terreni ombreggiati e ripara-ti dagli alberi proteggendo le pian-tagioni dalle temperature in au-mento.

IL CIOCCOLATO ha spesso ac-compagnato la fortuna di coloroche in lui hanno creduto per pas-sione, gusto o semplicemente affa-ri, dai maestri cioccolatieri dei se-coli scorsi alle grandi industriedei giorni nostri. Nel cinema ilcioccolato ha fatto scrivere paginememorabili portandoci a fantasti-care ne “La fabbrica di cioccola-to” diWillyWonka, facendoci in-namorare con l’acquolina in boc-ca assieme a Juliette Binoche in“Chocolat”, oppure paragonandoil nostro destino ad una scatola dicioccolatini “perché non sai maiquello che ti capiterà”, come dicela mamma di “Forrest Gump”.Per non parlare del campo musi-cale con “Gelato al cioccolato” diPupo, “Rossetto e cioccolato” diOrnella Vanoni, “Mangio troppocioccolato”diGiorgia, “Cacaome-ravigliao” di RenzoArbore e tantialtri ancora.

AL CIOCCOLATO sono dedicate moltemanifestazioni sia in Italia che all’estero. Lapiù importante a livello internazionale è Eu-rochocolate, nata nel 1994 dalla geniale ideadell’architetto Eugenio Guarducci e chequest’anno festeggia la sua 19˚ edizione, guar-dando con ottimismo al futuro dato che ri-scuote da sempre un grande successo segnan-do così la storia di tutta la cioccolateria italia-na.L’evento come sempre si svolgerà in otto-bre nella città di Perugia (nella foto) e all’in-terno della manifestazione verranno allestitieventi culturali che animano le vie della cittàe realizzate le immancabili sculture di ciocco-lato. Oltre a questa troviamo altre rassegne,

anche sedi mino-re impor-

tanza.Cho-cobarocco si

svolge nellacittà di Modi-ca (RG) e nel-la passata edi-

zione vi è stato inaugurato un modello dicioccolato che rappresenta l’Italia, in onoredel suo 150˚ anniversario. A Castiglione delLago (PG) in ottobre si terrà invece la mani-festazioneAltrocioccolato che, da circa undi-ci anni, tende a sensibilizzare il pubblico sul-

le tematiche della produzione e commercia-lizzazione del cioccolato, promuovendo cosìun commercio solidale verso i paesi più pove-ri.

TRADIZIONALE è anche la fiera del cioc-colato di Montecarlo, un paesino in provin-cia di Lucca; nella nostra Firenze si terrà in-vece a febbraio (dal 10 al 19) in Piazza dellaRepubblica la Fiera del cioccolato artigiana-le. Al di fuori dell’Italia sono importanti il Sa-londuChocolat di Parigi, che nell’ultima edi-zione ha attirato più di 2 milioni di personesoddisfacendo esperti e golosi, e l’Eurochoco-late di Lugano.

GLI APPUNTAMENTI PROTAGONISTA CON LE SUE RASSEGNE IN TUTTA EUROPA: DA PARIGI A RAGUSA

Fieredel cioccolato, goduriaper il palato

CON IRONIA Un “Bacio” prima che sia troppo tardi

LAREDAZIONE

STRESS causato dallavoro, giornata pesante lasoluzione? Il cioccolato,ormai noto a tutti per lasua bontà e per le suequalità terapeutiche:mangiando infatti un pezzodi cioccolato, sembra che iproblemi (anche se solo perpochi istanti), svaniscano.Soffermandosi davanti aduna cioccolateria possiamoessere rapiti dalle formepiù strane e dai gusti piùinsoliti: dai più dolci ai piùamari; a questo propositosiamo rimasti colpiti dairisultati delle nostreindagini che mettono indubbio la “leggenda”riguardante la dolcezzadelle donne. Ci interessavasapere quali fossero lepreferenze di cioccolato deifiorentini, così alcuni deinostri compagni sonoandati per le vie di Firenzea intervistare alcunepersone. Secondo i risultatidelle nostre indagini èemerso che il 50% degliuomini intervistatipreferisce il cioccolato allatte conosciuto come il piùdolce, mentre abbiamoconstatato che le donnepreferiscono il cioccolatofondente, ma sono davveroloro le più amare? Ilcioccolato nonmente,anche se in fatto di gusti imaschi sono i più dolci,non è detto che sia la stessacosa nella vita di tutti igiorni. Comunquenonostante tutto, ognunodentro di sè è sia amaro siadolce: sta a noi scegliere lametà che più ci rappresentae ci rende unici.

ScuolamediaScuolamedia

NardiNardiFirenzeFirenze

II A: Alinari Caterina, AnselmiEdoardo, Baldi Ginevra, Beni Re-becca, Bomberini Alice, CacaceChiara, CambiMaria Vittoria, Car-li Leonardo, Conti Ginevra, Cop-pola Gabriele, De Angelis Sara,FrappiDenise, Gurioli Gaia, Lasa-gni Letizia, Lo Presti Francesca,

Mangani Edilberto, MobasheriMoayed Sara, Nencioni Aurora,Paggetti Federica, Piccione Mar-tina, Tarchi Thomas, VecchiniEmanuele, Vedovato Ettore. IIIA: Andrei Martina, Australi Lo-renzo, Bellini Riccardo, CecchiniSara, Cicione Marta, Di VincenzoMarco, Favalli Rachele, GuidottiMartina, Innocenti Tommaso,

LanzettaFrancesca,Maccari Gre-ta, Marchini Bernardo, MazzantiEdoardo, Noto Pietro, OtraschiLorenzo,Raugei Lapo, Righini Lu-ciano, Simoncini Caterina, TesiGinevra, Titi Costanza. III B: An-nunziato Mattia, Bizzeti Cosimo,Bizzeti IreneMaria, Bosi Alessio,Bravi Rita, Cheli Alessandro,ChianeseGiacomo, Facchini Tom-

maso, Grassolini Ginevra, Gui-ducci Niccolò, Mancini Caterina,Miccichè Niccolò, Pierattini Mar-gherita, Puliti Niccolò, Tanganel-li Diletta, Testi Marco, TorricelliUmberto. Docenti tutor (rispetti-vamente): Sara Ottanelli, PaolaVelgi, Silvia Stefanacci. Dirigen-te scolastico: Vanna Lidia MariaPrencipe.

ILSONDAGGIO

Ladolcezzaèpreferitadaimaschi

13CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 24 GENNAIO 2012

Dalla pietra serenaalla cittàApochi passi da Firenze, le Cave diMaiano: una risorsa per gli scalpellini

APARTIREdalRinascimento fi-no agli inizi del Novecento le ca-ve di Maiano sono state sfruttateper la loro pietra nota a molti fie-solani con il nomedi “pietra Sere-na”. La pietra Serena si usava perla costruzione di opere architetto-niche emonumentali. Con il tem-po l’estrazione dalle cave diventòun vero e proprio sfruttamento,infatti furono riservate ai monu-menti fiorentini. Oggi nell’area èstato allestito il parco diMontece-ceri, chiamato anche il parco del-la pietra Serena.

LAPIETRASerena ha unbel co-lore grigio azzurro, è ben lavorabi-le e viene lavorata con speciali at-trezzi chiamati “scalpelli”. E’ tipi-ca nell’archittettura toscana so-prattutto a Firenze. Viene usataanche per lastricare strade e mar-ciapiedi e, in questi casi, è lavora-ta dagli scalpellini. Gli scalpellinilavoravano a gambe incrociate suuna cassetta di legno. Avevanomolti strumenti importanti :maz-zuolo, mazzetta, subbie, scalpelli,metro, ecc. C’erano poi le righe, le

squadre, le seste, i modani ecc.che servivano per controllarel’esattezza del lavoro. Sul piazzaledella cava venivano piantati deglialberi di fico che facevano frescodurante il periodo estivo.Ma stia-mo parlando di circa 100 anni fa,nel dopoguerra se ne contavanopochissimi e per la maggior parte

anziani, i giovani cercavano lavo-ri meno faticosi e più redditizi.Fu così che il lavoro dello scalpel-lino iniziò il suo declino.

OGGI è rimasto solo uno scalpel-lino a Fiesole il suo nome è Enri-co Papini , l’ultima “voce delle ca-ve di Maiano’’, una vita passata

tra cavatori e scalpellini , osser-vandoprima il nonno e poi il bab-bo che staccavano pezzi dimonta-gna per fabbricare pezzi di città.Attualmente ilmaestroEnricoPa-pini realizza caminetti, alari, va-sche in pietra, mortai, ma si ram-marica perché il suo lavoro è sem-pre meno richiesto, dal momentoche lemacchinehannopreso il po-sto dell’uomo.

OGGI i blocchi di pietra arriva-no già pronti e non c’è più biso-gno dei cavatori che li estraggano.L’anno scorso il maestro ha an-che tenuto un corso a Fiesole alquale hanno partecipato moltepersone, soprattutto adulti, manessuno considera più il lavoro discalpellino una strada per il futu-ro. Se nuovi fattori non interver-ranno, anche questi ultimi discen-denti e questo antico mestiere sa-ranno destinati a sparire nel tem-po. A noi resta l’obbligo di tra-mandare la memoria con notiziee ciò che ci resta dei manufatti ,delle opere d’arte e degli strumen-ti.

L’INTERVISTA ENRICO PAPINI: UN UOMO CON LA VOGLIA DI TRASMETTERE IL SUO AMORE PER LA PIETRA

«Lamia èunapassione in via d’estinzione»ABBIAMO incontrato Enrico Papi-ni, ultimo scalpellino di Fiesole. Cer-cando di capire inmaniera più appro-fondita di cosa trattasse il suo lavoro,gli abbiamo fatto alcune domande.

Perchè ha scelto questo lavoro equando ha iniziato?

Sono andato per la prima volta in unacava all’eta di 5 anni, vengo da una ge-nerazione di Scalpellini. Mio padre emio nonno praticavano questo lavoroe lo hanno insegnato anche a me.

In cosa consiste?Questo lavoro comporta molta fatica,è necessario avere determinate quali-tà, come la forza e la passione.

Quando lei ha iniziato, quantepersone praticavano il suo me-stiere a Fiesole, e quante ades-so?

Quando iniziai a lavorare la pietra, aFiesole c’erano circa 100 scalpellini.Adesso siamo rimasti soltanto io e lamia allieva Valentina Fumelli.

Secondo lei perchèquesto lavorosta scomparendo?

Credo che non ci sia più volontà daparte dei ragazzi di svolgere attivitàcosì impegnative.

Cosa le piace del suomestiere?E’ un lavoro che mi affascina, perchèè bello realizzare da un semplice bloc-co di pietra un’opera.

Quante opere ha realizzato inquesti anni?

E’ impegnativo, una persona non sirende conto del lavoro che c’è dietro.Ultimamente realizzo soltanto operedi piccole dimensioni, l’ultima operaimportante mi è stata commissionatadal Comune e si trova nella piazzaprincipale di Fiesole.

Dadove proviene il suomateria-le?

Lamia cava si trova a Monte Ceceri.

Cosa consiglierebbe a un giova-ne che volesse intraprenderequestomestiere?

Che dovrebbe provarci, perchè dàmolte soddisfazioni.

PROTAGONISTE Importante negli anni il ruolo femminile

LAREDAZIONE

ANNO 1864, Fiesole: ungruppo di donne seduteaccanto al fuoco, fracanzoni intonate echiacchericci, conmovimenti veloci dellemani, magicamentetrasformano i fili di pagliain meravigliosi cappelli.Immagine dai contorniormai sbiaditi: quell’anticomestiere è andato perso,insieme ad altri lavoriartigianali simbolo delnostro passato. Ogginessuno più s’illude di farsiaggiustare una sedia,riparare un ombrello,affilare un coltello. Se perun attimo chiudessimo gliocchi e ci lasciassimotrasportare indietro neltempo in unmondo senzail frastuono di auto e moto,potremmo immaginare disentire il fischiettare delcontadino mentre ara icampi, il sordo batteredell’incudine del fabbro edi vedere l’ombrellaio,l’impagliatore di sedie, iltintore.... Negli ultimianni, con l’introduzione dinuovi sistemi e materiali,abbiamomesso da parte unpezzo della nostra storia,una parte di quel gradualee necessario processo che ciha condotto fino ai nostrigiorni, ma che non sarebbestato possibile senza quelloche ci ha preceduto.Fiesole è ricordata da molticome “il paese degliscalpellini”. Il loro durolavoro è un mestiere ormaiscomparso, ma siccometutto ha un inizio, nonpossiamo dimenticare chele mani di quegli uominisono il simbolo che ricordacome dalle piccole cosenascano grandi opere.

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Mino da FiesoleMino da FiesoleFiesoleFiesole

MAESTRO

Enrico Papini

CLASSE III A: Adamo Marco,Aglietti Elena, Bandelli Noemi,Brilli Virginia, Checcaglini Chia-ra, Filippini Lapo,Giovannini Giu-lia, Mazzini Chiara, Nannini Isac-co, Olmi Margherita, PaoleschiChiara, Poggiali Giulia, SantucciSamuele, Sestini Arianna,Tarli

Matilde,Tavanti Martina, ValentiMariaNovella, VozzaMarco, Zam-pieri Saverio, Zebi Giulio, ZoboliMarco. Classe III B: BecherucciElena,Bonomo Irene, Brunelli Pa-trizia, Buonamici Mattia, CiapettiRebecca, Daprà Leonardo, De Lu-caCorinna, Falciani Tommaso, Ga-villi Gaia,Iacomelli Alessia, Inno-centiAndrea,Marashi Anton,Mar-

telli Flavio, Niccoli Tommaso, No-velli Leonardo, Pesci Cosimo, Pe-treMoise, Pieri Francesco, Roma-no Elisabetta,TrutaWilhelm,Van-netti Irene. Classe III C: Bado Eli-sa, Bartolomei Mecatti Claudia,Bianchini Indelicato Eugenio,Brierley Chiara Isabel, Brilli Ga-briele, Casini Giovanni, FilippiniAnastasia, Fioretti Favà Leonar-

do, Giomi Andrea, Gori Gabriele,Graziani Giacomo, Kola Matilda,Maccari Anna, Manetti Giovanni,Masini Elisa, Mochi Susanna Ma-ria, Moeini Jazani Rastin, NesiAlessia, Pedol Emma, Soggiu Lau-ra. Docenti Tutor Santucci LauraMaria, SirianniManuela, Pescato-reSonia. Dirigente scolastica Luc-chesi Maria Giovanna

ILPASSATO

Immaginidaunpaesescomparso

10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Viaggio nella Firenze che verràLo sviluppo della città sul modello delle grandi capitali europee

IN QUESTI ultimi anni a Firen-ze sono state costruite molte ope-re utili per la città e i suoi cittadi-ni, alcune portate a termine altreno. Come esempio di opere con-clusepossiamomenzionare il nuo-vo teatro “Florence Opera Hou-se” accanto alla stazione Leopol-da e alle Cascine.Questo teatro, progettato da Pao-lo Desideri, è stato inaugurato il21 dicembre 2011.Il teatro è in parte finito,ma biso-gna trovare fondi per costruire latorre scenica,che permetterà dicambiare le scene per gli spettaco-li,anche da un giorno all’altro.Questa opera è molto importanteper la città, come anche la linea 1della tramvia costruita nel 2010.La linea 1 della tramvia è unmez-zomolto usato, utile e veloce, aiu-ta i cittadini a spostarsi comoda-mente dal centro fino a Scandiccisenza usufruire della propria autoe così evitando l’inquinamento.Il Comune ha in progetto la co-struzione di altre due linee. La li-nea 2 arriverà a Peretola mentre

la linea 3 dovrebbe arrivareall’ospedale Careggi e al Meyer.Oltre alla tramvia, a Firenze, è sta-

to spostato e rinnovato, dall’edifi-cio di via Giordano, alla villa

Ognissanti già esistente, sulle col-line di Careggi il “Meyer”, un

ospedale pediatrico grande emol-to efficiente.

IL MEYER è una struttura di ri-ferimento non solo per Firenze e

anche a livello nazionale.Ha inol-tre una tradizione di cura moltoantica infatti prende il nome da

Anna Meyer, moglie del marche-se russo fondatore, alla fine

dell’800, della struttura.Fortunatamente Firenze è riusci-

ta a portare a termine l’obiettivo.FuoriFirenze altre costruzioni so-

no state iniziate e portate a termi-ne. Portiamo come esempio,nellazona di Novoli,il nuovo centro

commerciale,che include anchepalestre e centri benessere. Inol-tre nel 2003 è stato stabilito il Po-lo Universitario contenente le fa-coltà di economia, giurispruden-za e scienze politiche.La più grande e importante co-struzione nell’area di Novoli è ilPalazzo di Giustizia, alto e impo-nente, utile per una città miglio-re, questa struttura ormai prontada tempo viene utilizzata in mo-do del tutto parziale perché anco-ra mancano in parte i mobili ne-cessari agli uffici.

TRA LE OPERE “senza fine”dobbiamo inserire il tunnel chedovrebbe collegare il Galluzzo aScandicci. Iniziato nel 10 novem-bre 2007, i lavori non sono ancorafiniti, pur essendo già nel 2012.Non si sa bene comemai il lavoronon sia stato portato a termine,ma il problema è evidente. La no-stra bella addormentata ha inten-zione di finire le opere incompiu-te e quindi risvegliarsi dal suo son-no, o ha intenzione di dormireper sempre?

PASSIAMO davanti al nuovo teatro “Florenceopera house”, con le sue forme squadrate e la suailluminazione particolare. Come sarà all’interno?Per scoprirne i dettagli abbiamo intervistato ilma-estro Marco Zurlo, un violinista della famosa or-chestra del MaggioMusicale Fiorentino.

Perché è stato fatto un nuovo teatro?«Il teatro è stato regalato alla città di Firenze dallaRepubblica per il 150˚ anniversario dell’Unitàd’Italia, come riconoscimento del periodo in cui èstata capitale. In esso ci saranno tre sale, nella SalaLirica, la più importante, manca ancora l’elemen-to fondamentale, -il vero motivo del nuovo teatro-la torre scenica che permetterà l’utilizzo della salacon spettacoli diversi nello stesso periodo».

Secondo lei, questanuovaoperaattirerà i tu-risti e i fiorentini?

«Secondo me, per far sì che i turisti siano attratti,dovrebbero esserci delle promozioni offerte da al-berghi o agenzie di viaggio che li avvicinino al nuo-vo teatro. Inoltre penso che la tramvia possa essereun mezzo molto utile in questa circostanza, datoche una delle fermate è denominata “Parco dellamusica”. Nel mondo spesso quando si pensa a Fi-renze vengono in mente gli Uffizi e il Duomo, maanche la nostra orchestra soprattutto in Oriente».

Cheemozionihaprovatodurante l’inaugura-zione?

«Non capita a tutti di inaugurare il nuovo teatrodella propria città, quando durante la prima provail maestro ha cominciato a dirigere eravamo tuttiun po’ tesi per capire com’era l’acustica che si è ri-velata ottima, rispetto alla nostra vecchia sede.Aspettiamo il prossimo 24 novembre per l’apertu-ra definitiva».

L’INTERVISTA PARLA MARCO ZURLO, UN VIOLINISTA DEL MAGGIO MUSICALE FIORENTINO

«Ora sì che non è più un posto sonnacchioso»

LA REDAZIONE

FIRENZE sta crescendo?A quanto pare sì, vediamo inumeri. Il nuovo teatro diFirenze — Florence OperaHouse — è stato realizzatoin soli 22 mesi nonostantevarie difficoltà. Per termina-re i lavori entro l’inaugura-zione del 21 dicembre han-no lavorato insieme fino300 operai contemporanea-mente. Sono stati spesi oltre160 ml di euro, una partedei quali pagata dal governoitaliano. L’interno del tea-tro si divide in tre sale: liri-ca con 1800 posti, sinfonicacon 1100 e la cavea con1200 posti. Un altro nume-ro che dimostra la crescitafiorentina è la Tramvia, unnuovo mezzo di trasportoche attraversa Firenze, daScandicci alla stazione diSantaMariaNovella. I lavo-ri della T1 sono iniziati neldicembre del 2005 ed è en-trata in funzione, con un ri-tardo di 800 giorni, nel feb-braio del 2010. La flotta ècomposta da 17 tram, il per-corso raggiunge i 7400 me-tri con 14 fermate poste a300/400 metri l’una dall’al-tra. La velocità massimache raggiunge è 70 km/h.Nei primi dieci mesi di ser-vizio si sono registrati ben 7milioni di passeggeri. Ilnuovo Ospedale PediatricoMeyer è un’importantestruttura ospedaliera famo-sa in tutta Italia. Si contano120 posti letto in camere acui si aggiungono 26 letti inDayHospital. Ci sono sei sa-le operatorie e nove diagno-stiche, si prevede anche unalbergo sanitario, una fore-steria per bambini e genito-ri, una ludoteca e un giardi-no d’inverno.

ScuolamediaScuolamedia

PieroPiero

della Francescadella FrancescaFirenzeFirenze

LA GRANDE ATTESA Il tunnel del Galluzzo in una vignetta

MAESTRO

Marco Zurlo

ISTITUTOcomprensivoPiero della France-scadi Firenze. Classe III B. Redattori: E.Al-vitez, E.Balzano, L.Belli, L.Bonacchi, I.Bru-netti, D.Carlucci, T.Casantini, M.Martelli,E.Manini, G.Mecherini, F.Panzani, S.Prate-

si, S.Rogai, L.Vecchietti, R.Zagli. Foto e di-segni: M.Coppola, M.Mina, M.Ragazzini.Tutor: prof.essa T.Ducato. classe II B:S.Abazi, N.Acosta, I.Angeli, M.Baldanzi,V.Carraresi, L.Cerza, A.Ciaccheri, A.De Ia-

sio, H.El Fadil, M.Ionita, S.Kamberi, D.Ku-morek, A.Landi, M.Lepri, M.Margiotta,A.Mindris, I.Nannoni, C.Nieto, F.Pizzo,S.Rossi, E.stefan, N.Tortelli, G.Tupayachi,L.Turchetti. Tutor prof. F.Bezzi

L’ANALISI

Numerie progettiimportanti

11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 26 GENNAIO 2012

Contro lemafie... VitaminaLIncontro sullemafie con il pmPietro Suchan. LaLegalità primadi tutto

“VITAMINAL, la vitamina del-la legalità”. Ecco l’antidoto allemafie, spiega Marco Capaccioli,assessore al turismo e al marke-ting di Lastra a Signa.Sabato 3 dicembre scorso, al Tea-tro delle Arti di Lastra, le classiterze della locale scuola seconda-ria di I grado, la “Leonardo DaVinci”, hanno partecipato all’in-contro sul tema della legalità cheha visto protagonista Pietro Su-chan, Pubblico Ministero dellaDirezione Distrettuale antimafiadi Firenze. Hanno partecipato ilsindaco di Lastra CarloNannetti;Federico Gelli, presidente del fo-rum per la legalità in Toscana;Andrea Bigalli, coordinatore diLibera Toscana, il suddetto Mar-co Capaccioli e Iacopo Forconi,sostenitore del progetto “Liberar-ci dalle spine”. L’incontro è ini-ziato alle 9,15 con l’introduzionedi Pietro Suchan riguardo al pote-re delle piccolemafie che – sostie-ne – talvolta prevalgono sulle piùgrandi.Ha poi spiegato le diversi-tà tra le mafie, sostenendo che inpassato il potere criminale è statospesso sottovalutato dall’autorità

giudiziaria. Ha riferito inoltreche la città dove si ricicla più de-naro sporco in Italia è Arezzo.Successivamente Iacopo Forconiha illustrato il progetto “Liberar-ci dalle spine”, che prevede il sog-giorno di una o più settimane digruppi di giovani in terre confisca-te alle mafie. Il sindaco è interve-

nuto ammettendo di essere rima-sto stupito dal modo in cui questifatti vengono trascurati sui gior-nali a favore di altri temi menoimportanti. Parlando di beni im-mobili, in Toscana ne sono statifinora confiscati alle mafie oltre50.La sottomissione delle persone al

potere mafioso è in alcuni territo-ri molto diffusa, come ha ricorda-to don Andrea Bigalli accennan-do alle tante vittime delle mafie.Unadelle frasi-simbolo dellamen-talità mafiosa, riportata da donAndrea, è: “Ma tu lo sai a chi ap-partengo io?” Questa frase dimo-stra che, laddove il potere dellemafie è più radicato, per farsi ri-spettare e proteggere bisogna “ap-partenere al capo”. La rispostapiù adeguata secondo don An-drea sarebbe “Io appartengo soloa me stesso”, perché tutti devonoessere liberi e seguire la strada del-la Legalità.Per finire don Bigalli ha parlatodella diffusione dell’illegalità tra iragazzi, spiegando che lamentali-tà mafiosa non è soltanto nellegrandi cose (spaccio di droghe ealtre attività illegali) ma anchenelle cose più spicciole, come ru-bare nei negozi o truccare unmo-torino. E’ dalle piccole cose che siinizia, per poi fare il “salto di qua-lità” nella criminalità vera e pro-pria, per cui occorre lottare perprevenire gli effetti che questamentalità finisce col provocare.

LUCA GRILLO e Giuseppe Martino, volontaridi Libera, rispondono sull’attività del Presidio diScandicci.

Quandonasce il Presidio scandiccese di Libe-ra? Di quali attività si occupa?

Grillo: «Il Presidio nasce nel 2009 e conta attual-mente una decina di volontari. Durante la sua atti-vità ha organizzato cineforum sui temi del lavoro,della pace, della legalità e su tali temi ha promossola presentazione di libri. Si occupa inoltre di dif-fondere la cultura della legalità con incontri nellescuole e cura eventi di degustazione e vendita diprodotti alimentari provenienti dalle terre confi-scate alla criminalità organizzata».

Come si muovono le mafie sul territorio diScandicci – Lastra a Signa?

Martino: «La penetrazione della criminalità orga-nizzata sul territorio non risulta per fortuna di pro-

porzioni eclatanti, ma non mancano segnali in-quietanti, come casi di usura e di riciclaggio di de-naro sporco. Solo aFirenze ci sono ad oggi 4 immo-bili confiscati alle mafie, 12 nell’intera provincia».Come associazione, trovate collaborazionenelle istituzioni locali?

Grillo: «Il Comune di Scandicci collabora a diver-se iniziative di Libera sul territorio; c’è sensibilitàverso i temi che ci stanno a cuore».Avete esperienza diretta di contatto con lamentalitàmafiosa?

Grillo: «Nel paese da cui provengo c’è un tizio cuinessuno rifiuta nulla… anche se non paga i lavoricommissionati».Martino: «Un esempio banale: da piccolo un miocompagnodistribuiva del cibo.Tenne per sé la por-zione più grande e glielo feci notare. Aggiunsequalcosa allamia porzione emi chiese di tacere. Inpiccolo, quella era mafia».

L’INTERVISTA IL PRESIDIO LOCALEDI LIBERA: UN ANTIDOTO ALLACRIMINALITÀ ORGANIZZATA

“Uniti contro ilmalaffare”. Anche a Scandicci

HUMOUR Il fattore L come legalità visto con l’aiuto di Homer Simpson

LAREDAZIONE

L’EVASIONE fiscale in Ita-lia, secondo alcune fonti,ammonterebbe a più o me-no 200miliardi di euro; 170miliardi di “fatturato” ren-donoperciò lamafia l’azien-da più prospera del Paese.Come reagire?L’associazio-ne Libera, col progetto “Li-berarci dalle spine”, orga-nizza soggiorni per circa720 ragazzi che, a gruppi,coltivano i territori confisca-ti alla mafia, in particolarenel territorio di Corleone(PA).Una cooperativa gesti-sce complessivamente 146ettari di terre coltivate oltrea molti beni immobili, 50dei quali si trovano in To-scana.Libera è presente anche aFirenze: “Parlare di mafiain Toscana è difficile – so-stiene un volontario - macercheremo di informare icittadini su tale presenza[…].Firenze è una zona a ri-schio perché lemafie hannoiniziato a svilupparsi anchelì; Arezzo, la città che rici-cla più denaro sporco in tut-ta Italia, si trova qui in To-scana”.Il primo bene immobileconfiscato alla mafia in To-scana è una colonica nel co-mune di Massa e Cozzile(PT), un casolare utilizzatodal clanNuvoletta come raf-fineria di droga, ora trasfor-mato in un luogo terapeuti-co per persone che proprioa causa della dipendenza dasostanze stupefacenti han-no vissuto momenti ango-scianti. Il processo di recu-pero del podere e del casale(12.000 mq) è iniziato nel1996, grazie alla sensibilitàe all’interessamento da par-te delle istituzioni locali.Anche così si combatte lamafia.

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LeonardoLeonardoDaVinciDaVinciLastra a SignaLastra a Signa

CONTRO COSA NOSTRA

C’è chi dice no

LA REDAZIONE IN CLASSE della III D della“Leonardo Da Vinci” di Lastra a Signa: De-lia Bellini, D. Johnny Segundo Cahua Paz,Andrei Chira, Antonino Clames, MelissaFlauto, Gabriele Galli, Maria Vittoria Ghe-

ri, Sofia Giaccherini, Gianluca Ippoliti, Al-foncMarku, GiuliaMartinuzzi,MirkoMasi-ni, Mirko Mazzoli, Beatrice Morandi, Mar-co Morandi, Simone Morini, Mirko Muoio,Niccolò Pasi, Chiara Peloso, Niccolò Picci-

ni, Niccolò Scarselli, Fiammetta Terzani,RoxanaVeja, Emanuel Xhika.Coordinatori: professor FrancescoMarcel-lo, professor Vincenzo D’Alessandro.Dirigente: professor Luciano Cianti.

PROGETTI

LaPiovraattacca

“Libera”replica

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 31 GENNAIO 2012

Lemedaglie?Nonc’è solo l’oroEsiste anche un riconoscimentomigliore. De Coubertin ci illumina

LA MAGGIOR PARTE deglisportivi ha come unico obbiettivola vittoria... Per arrivarci cosa tra-lasciano? Nella classe III C scop-pia il dibattito! È giusto avere co-me unico obbiettivo la vittoria?Oè importante anchedivertirsi, par-tecipare, scegliere anche sportmi-nori che non portano tanta noto-rietà? La risposta ci è arrivata daun uomo che si era già posto que-ste domande. Si chiama Pier DeCoubertin, è nato a Parigi nel1863, è stato pedagogista e storicoconosciuto per aver reso possibileil ripristino dei Giochi Olimpicicon un nuovo spirito riassuntonella frase, ripresa dal vescovoamericano Ethelbert Talbot:«L’importante non è vincere mapartecipare. La cosa essenzialenon è la vittoria ma la certezza diessersi battuti bene». In onore diDe Coubertin è stata istituita unamedaglia nota come “Medagliadel Vero Spirito Sportivo’’. È sta-ta attribuita per la prima volta nel1964, durante l’Olimpiade inver-nale ad Innsbruck, al bobbista ita-liano Eugenio Monti per la

sportività dimostrata nei confron-ti della squadra britannica peraver prestato un bullone che per-mise loro di vincere la medagliad’oro nella competizione. Ad altridue atleti, il tedesco Luz Long edil cecoslovaccoEmil Zatopek il ri-conoscimento è stato attribuito,postumo, nel 2000. Finora solo 14

atleti almondohanno avuto l’ono-re di tale assegnazione. Questo hadato molto da riflettere alla III Cche analizzando la frase “La cosaessenziale non è la vittoria ma lacertezza di essersi battuti bene”ha sentito di aggiungerci l’impor-tanza del rispetto reciproco e del-la collaborazione visto che oggi si

è dovuto riparlare di Fair play suicampi di gioco. Tutti ricordano igrandi campioni che hanno vintola medaglia d’oro ma nessuno co-nosce gli eroi che hanno ottenutolamedaglia del vero spirito sporti-vo e questo perché? Perché nellasocietà di oggi il fine giustifica imezzi; l’importante è stare sul gra-dino più alto, l’importante è vin-cere. Vengono scelti, sia dalle so-cietà sportive sia dalla società ingenere, i giovani che hanno le ca-ratteristiche simbolo per diventa-re vincitori, rendendoli stressati etroppo competitivi fino adimenti-carsi la bellezza della competizio-ne e l’amicizia che dovrebbe legar-li agli avversari. A questo proposi-to abbiamo rivisitato la favola delbrutto anatroccolo rendendociconto che in ognuno di noi adole-scenti ancora scoordinati c’è un ci-gno che dobbiamo far venire fuo-ri secondo le caratteristiche perso-nali e non i modelli standard checi propongono imedia. Allora tut-ti possono praticare gli sport cheamano anche se sono ancora brut-ti anatroccoli?

ABBIAMO incontrato il maestro di scherma Stefa-no Gardenti, che ci ha pregato di dargli del tu.Anni fa, è statomembro della rappresentativa nazio-nale di spada. Ora è in pensione e può dedicare piùtempo alla scherma. Ha, però, sempre frequentato leScuole fiorentine di ogni ordine e grado per divulga-re la sua disciplina.

Come è iniziata la tua avventura nella scher-ma?

«Per caso; altrimenti avrei praticato anch’io il calcioche era già molto diffuso quando ero giovane. Fre-quentavo la primamedia quando nella mia scuola fuorganizzato un corso promozionale; ho subito capitoche sarebbe stata un’ esperienza affascinante. Aimiei tempi nella scherma non c’era il professioni-smoquindi tutti i ragazzi alti, bassi,magri, grassi po-tevano partecipare solo per passione e con impe-gno».

Cosa ti ha dato la scherma?«Innanzituttomi sonodivertitomoltissimo, ho cono-sciuto tanti amici, ho tenuto in forma il mio corpo,ho allenato la mia mente ed ho imparato il rispettodell’altro».

E non ci parli dei trofei e delle tue vittorie?«È stato bello vincere qualche volta, ma sicuramentenonha rappresentato perme lamotivazione per con-tinuare a fare scherma. Indubbiamente le vittorie so-noutili,ma se anchenon avessi vinto nulla avrei con-tinuato a frequentare la mia sala per passione».

Ci consigli di fare scherma?«Sì, è uno sport affascinante, abitua a combatterecon lealtà e a esprimere il meglio di sé. E’ comunqueimportante che il Comune e le altre Istituzioni terri-toriali continuino a proporre sempre nuove iniziati-ve come il Gruppo Sportivo scolastico che è presentenella vostra scuola».

L’INTERVISTA IL MAESTRO DI SPADA STEFANO GARDENTI ILLUSTRA I VALORI E L’AMORE PER LO SPORT

«Vincerenonèstata lamiaunica finalità»

SUL PODIO I valori dello sport in una vignetta realizzata dai ragazzi

LAREDAZIONE

DATO che ci siamo resiconto che lo sport è un vei-colo di crescita etica — ri-spetto, sincerità, onestà —chiediamo alle autorità fio-rentine di realizzare centriche promuovano la più am-pia scelta di sport soprattut-to quelli considerati minorie poco seguiti perché imass-media non li propon-gono al grande pubblico.Nelle scuole elementari so-no le stesse società sportivea organizzare dei corsi pro-mozionali per trovare i loronuovi iscritti; purtroppo lestatistiche confermano chegià in quinta molti ragazzihanno abbandonato losport praticato; perché ci sidimentica di noi ragazzi dal-le scuole medie in su?L’importante è che venga-no proposte tutte quelle di-scipline che risultano scono-sciute all’opinione pubbli-ca. Se ogni attività sportivaè un gusto di gelato, entran-do in una gelateria si vuolepoter scegliere tra tantissi-mi gusti e non solo la solitacioccolata e crema.Noi proporremmo:1) organizzare in modo si-stematico visite guidatepresso le società sportivepresenti nei territorio limi-trofi.2) Affiggere in un’appositabacheca scolastica un elen-co di discipline meno cono-sciute.3) Realizzare delle manife-stazioni nel campo sportivodella scuola, dove venganoillustrati alcuni sport poconoti.4) Chiedere alle società dipubblicizzare i giorni in cuiavvengono le loro manife-stazioni, con ingresso gra-tuito.5)Richiedere una serie di le-zioni gratuite presso le scuo-le e presso le società.

ScuolamediaScuolamedia

BeatoBeatoAngelicoAngelicoFirenzeFirenze

SPORTIVO Il maestro di spadaStefano Gardenti

LA PAGINA è stata realizzata dagli studentiElena Abbamondi, Alessandro Alfaroli,Mat-teo Bassi, Lorenzo Braccini, Lorenzo Cardil-lo, Francesca Celima, Tommaso Compagni-no, Filippo Corrieri, Giulia Cozzani, Alisia

D’augello, Mattia Del favero,Alessia Fazio,Samuele Frassinetti, Claudia Frosecchi, Eli-saGreori, EthanLara,AlessandroMasini, Va-lentina Modica, Matteo Monzali, TommasoPolidori, Francesca Ranieri, Marta Ronconi,

Klaudia Sulejmani e Carlo Terranova (classeIII C, Beato Angelico). Il Dirigente scolasticoè Eda Bruni e l’insegnante tutor è la profes-soressa Serenella Ferretti e a curare la gra-fica la professoressa Emanuela Severini.

LAPROPOSTA

Al verticegli sport

“secondari”

10 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Pontassieve: la luce del SenegalCon il gruppo“EPS” impianti fotovoltaici in 14 villaggi africani

GRANDE soddisfazione per i vo-lontari di “Energia Per lo Svilup-po” (EPS), rientrati in questi gior-ni dal Senegal, dove hanno instal-lato impianti fotovoltaici nellaCo-munità Rurale di MerinaDakhar, illuminandopiazze, scuo-le, luoghi di culto e ambulatori(Case de santé), adibite a modesteattività di pronto soccorso dove siassiste anche al parto.Fabrizio Chelli, padre di un no-stro compagno di classe, fondato-re di EPS, ci racconta che l’asso-ciazione nasce nel novembre2009, dalla volontà di un gruppodi amici di dare vita ad un’attivitàdi cooperazione sociale. Così deci-de di operare in Senegal, in segui-to ad una consulenza richiesta al-la Cooperativa Lama di Firenze,agenzia di sviluppo e cooperazio-ne per le strategie di impresa.Il gruppo di EPS va in Senegalper la prima volta nel gennaio2011, e approfitta dei vari sposta-menti anche per consegnaremedi-cinali forniti dal Centro di coope-razione sanitaria internazionaledell’ospedale di Careggi, che so-

stiene da alcuni anni le attivitàprofessionali dell’ospedale diThiès.EPS grazie al contributo del grup-po Fratres e della BCC di Pontas-sieve, unito a quello del Consola-to Senegalese di Firenze, realizzadue progetti importanti, dedicatia Carlo Zangarelli eTeoTanturli,

due amici scomparsi prematura-mente, e ne avvia un terzo. Cosìin poco tempo vengono illumina-ti ben quattordici villaggi! Inoltreper il 2012 è in programma l’elet-trificazione di un pozzo, oltre chel’illuminazione di nuovi villagginella regione di Thiès.La straordinarietà di questi pro-

getti consiste anche nella speran-za di creare un futuro professiona-le per la popolazione locale, chebenefici di corsi di formazioneper acquisire competenze. Chellici testimonia come sia importan-te il lavoro svolto da Oumar Ko-nate, un ragazzo senegalese, chenel settembre 2010 segue con suc-cesso un corso di formazione pres-so la sede del consorzio SEA (Si-stemi Energetici Alternativi) diPontassieve, con l’obiettivo di di-ventare tutor per la supervisionee manutenzione delle installazio-ni locali già effettuate, e tecnicospecializzato per la realizzazionedi future opere di installazione.«I pilastri del programma di EPS—diceFabrizioChelli—sono so-stanzialmente tre: Energy (ener-gia), come base per lo sviluppo ditutti gli altri settori (educazione,sanità, agricoltura); Empower-ment (dare potere) come trasmis-sione di competenze alle popola-zioni beneficiarie; Environment(ambiente), come promozione disvilupponel rispetto dell’ambien-te».

ABBIAMO incontrato l’ingegner Giberti,progettista dell’impianto fotovoltaico sullanostra scuola.A cosa serve un simile impianto?

«A produrre energia elettrica che viene subi-to consumata qui a scuola e quel che avanzaviene immesso nella rete pubblica che la di-stribuisce ed è quindi rivenduta».Quali sono i vantaggi e svantaggi diquesti impianti?

«L’energia elettrica prodotta col fotovoltaicoè un’energia pulita e questo è un enorme van-taggio per l’uomo e per l’ambiente. Lo svan-taggio è rappresentato dai costi: il vostro im-pianto è costato circa sessantamila euro. Perfortuna si può usufruire di incentivi statali:infatti per vent’anni ci saranno contributi inrapporto alla quantità di energia prodotta. Al-

tro svantaggio sono i tempi burocratici:quest’impianto è stato istallato velocemente,in circa quindici giorni, ma ci sono volutiben sei mesi per avere i permessi necessari».Quanti impianti di questo tipoha realiz-zato?

«Sono dodici anni che faccio questo lavoroedho realizzato circa trecento impianti, il pri-mo della mia carriera è stato per l’IstitutoMarconi di Firenze».Le piace il suomestiere?

«Sì, si vivono situazioni appaganti, sono sem-pre contento quando lamattinami reco al la-voro. Mio padre, che era un giornalista de“LaNazione”, avrebbe voluto che lo seguissinel mestiere, ma io non mi sentivo portatoper questo lavoro e così ho optato per inge-gneria».

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO IL PROGETTISTA DELLA NOSTRA STRUTTURA ECOSOSTENIBILE

L’ingegnerGiberti, il signoredei pannelli

AMICI LONTANI Ponte di solidarietà tra la Valdisieve e il Senegal

LAREDAZIONE

ANCHE sul tetto della no-stra palestra è stato installa-to ed è in funzione un im-pianto fotovoltaico per laproduzione di energia elet-trica. È costituito da 90 pan-nelli fotovoltaici conunapo-tenza nominale complessi-va di 13 KW ed è dotato diun dispositivo di conversio-ne “inverter” per la messain rete dell’energia prodottaeccedente il fabbisogno sco-lastico.I pannelli sono orientati ver-so sud, disposti in modo ta-le da massimizzare l’irrag-giamento captato daimodu-li. Le celle fotovoltaiche so-no composte da piastre di si-licio, opportunamente trat-tate e suddivise in strati:quando la luce colpisce lostrato superiore di una cel-la, all’interno di questa si ge-nera elettricità.All’interno della scuola èstato installato un locale tec-nico in cui, tra le altre appa-recchiature, c’è anche undi-splay dove si legge l’energiaprodotta proprio inquell’istante. È evidenteche un impianto simile pro-duce energia elettrica inquantità variabile a secondadella stagione, così ora, es-sendo più corte le giornate,ne viene prodotta meno, dinotte poi l’impianto non la-vora.Nell’atrio d’ingresso poi èstato posizionato uno scher-mo che, attraverso un sof-tware specifico, mostra con-tinuamente e in tempo rea-le i dati della produzione dienergia elettrica provenien-te dall’impianto fotovoltai-co. Inoltre indica il rispar-mio energetico che si sta ot-tenendo, e soprattutto quan-to sia il minor inquinamen-to dovuto alla diminuzionedi emissioni in atmosfera digas nocivi alla salute.

ScuolamediaScuolamedia

MaltoniMaltoniPontassievePontassieve

CONGLIALUNNI L’ingegner Gibertialla scuola media Maltoni

I REDATTORI IN CLASSE: Aitrai Hajar, Bal-dazziMassimiliano, BaquèAlice, Benvenu-ti Sara, Broccardo Asia, Bulli Chiara, Cavi-ni Ruben, Cellai Tommaso, Chelli Andrea,EleziNicola, Fabbri Claudia, FantiMasi Sa-

muele, Farli Aurora, Fontani Anna, Fran-calanci Andrea, Innocenti Marta, LaudonioAlessandro, Lazzerini Gloria, Macrì Gio-vanni, Pezzanti Chiara, Piscopo Alessan-dra, Rossi Marco, Terenzi Emma, Turrini

Andrea, Vestri David, Zarimy El Houcine.

Dirigente Scolastico: Torri Tiziana.

Docenti Tutor: Quinzani Marina e Valleri

Bettina.

AMBIENTE

Energiapulitasul tetto

della scuolaGRAZIE PER

AVER ILLUMINATO

IL SENEGAL!

11CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 2 FEBBRAIO 2012

Disabili, a Firenze è un’odisseaLe barriere architettoniche rendono la vita impossibile a tanti cittadini

MUOVERSI suuna sedia a rotel-le, a Firenze, è un bell’eserciziomentale. Significa prevedere loscacco matto di uno scalino, l’ag-guato di uno scivolo troppo pen-dente, l’imboscata di unamoto po-steggiata sul marciapiede. E, unavolta fuori dal percorso pedonale,c’è l’incubo di ruote ben più ag-gressive che passano sfrecciandoa pochi centimetri. Fine gennaio,un pomeriggio qualsiasi, da viaMasaccio a via Giacomini su unasedia a rotelle. Un percorso adostacoli spesso insormontabili. Invia Pico della Mirandola un can-tiere è stato sistemato lasciando lospazio per il passaggio pedonale,un cartello indica a chiare lettereche i pedoni devono passare di lì,maper una sedia a rotelle è impos-sibile. Se pensiamo di tornare in-dietro, in fondo al marciapiede, edi attraversare la strada, uno scali-no non consente l’accesso al mar-ciapiede opposto e una biciclettalegata ad un palo, proprio di fron-te ad un lampione della luce, im-pedisce la svolta a sinistra. In viaFattori il marciapiede non con-sente il passaggio perché delle bi-

ci sono allucchettate ai pali e unamacchina in sosta sbarra la stra-da. Il marciapiede di sinistra, spe-rando inuna alternativa, non con-sente il passaggio di una sedia a ro-telle perché un palo della luce ètroppo vicino ai fabbricati. Nellazona di piazza Alberti gli scalinialti sono tantissimi, il sottopassag-

gio è inaccessibile; spesso nelQuartiere 2 mancano scivoli inprossimità delle strisce pedonali.Eppure da un punto di vista legi-slativo sono stati passi in avanti:già la legge 13 del 1989 (preceden-te alla legge quadro sull’handicap,del 1992) e il successivo dpr 503del 1996 regolamentano in modo

ottimale tuttoquanto dovrebbe es-sere fatto per abbattere le barrierearchitettoniche degli edifici.Ogni nuova costruzione e ogni co-struzione antecedente alla datadelle leggi che subisce ristruttura-zioni significative, deve garantirel’accesso ai disabili in carrozzellae, per gli edifici pubblici, deve es-sere dotata di accorgimenti e se-gnalazioni che permettonol’orientamento e la riconoscibilitàdei luoghi e delle fonti di pericoloper chiunque e in particolare per inon vedenti, per gli ipovedenti eper i sordi.Adundisabile dovrebbe essere ga-rantito il diritto, oltre a andare acinema o entrare in una banca oinun ufficio postale, di poter gira-re liberamente: quello che abbia-modocumentato, però, è una foto-grafia tutt’ora valida dei problemiper chi è costretto, anche per unbreve periodo, a fare i conti conuna limitazione della propria li-bertà di movimento. Psicologica-mente è quasi più facile accettaredi non poter uscire di casa, che ditrovare all’ improvviso ostacoli in-superabili.

«L’ELIMINAZIONEdelle barriere è solo unapartedel problema: l’ambiente deve essere accessibile e loè solo quando si mette a proprio agio la persona indifficoltà». Il procuratore generale Beniamino Deid-da spiega che il problema dell’accessibilità.Quali sono le leggi che impongono l’eliminazio-ne delle barriere architettoniche?

«La prima legge è la Costituzione. L’accessibilità èundiritto inviolabile. La 104/92 è stata esemplare an-che inEuropa. Lo Stato, quindi, deve interveniremaspesso gli amministratori rispondono che il bilancionon lo consente. Nel 1987, però, una sentenza dellaCorte Costituzionale ha stabilito che è sbagliato ra-gionare così».Girando per la città, ci siamo accorti che ne esi-stonomolte, perché?

«Ci sono due ostacoli: uno è culturale. L’altro è eco-nomico. Tutti quelli che hanno funzione pubblicadevono rimuovere gli ostacoli».

Chi controlla e come l’abbattimento delle bar-riere architettoniche?

«Progettista, costruttore, collaudatore e sindaco ri-spondono con sanzioni pesanti. Ma molti tecnicinon riescono a “vedere” dove sta la barriera».

Una persona disabile a chi può rivolgersi pereliminarle?

«Le reti di associazioni di disabili sono importanti.L’altra strada è quella giudiziaria. Ci sono due sen-tenze nelle quali si dice che se anche non ci sono sol-di per abbattere le barriere, bisogna farlo lo stesso:del tribunale di Firenze, del 2010, e di quello diMila-no, del 2011».

A Firenze a che punto siamo?

«Firenze è indietro. Via Pilastri, ad esempio, è statarifatta da poco: marciapiedi piccoli, 80 centimetri dilarghezza. Gli scivoli per gli attraversamenti sono al-ti 7, troppi per una carrozzina».

L’INTERVISTA PARLA BENIAMINO DEIDDA, PROCURATORE GENERALE PRESSO LA CORTE D’APPELLO

«Spessonon rispettati i criteri di accessibilità»

UN ESEMPIO Marciapiede senza scivolo in via Colletta angolo Scialoja

LAREDAZIONE

«E’DIPRIORITARIA im-portanza tutto quello chepuò favorire l’integrazionenel contesto sociale dei disa-bili e per questo, conunade-libera del 14 luglio del 2010,abbiamo richiamato all’at-tenzione dell’amministra-zione comunale l’esigenzadi portare avanti con deter-minazione il ‘pianoper l’eli-minazione delle barriere ar-chitettoniche’ mettendo inatto ogni intervento per eli-minare, anche nella nostracircoscrizione, tutti gli osta-coli fisici alla mobilità indi-viduale presenti negli edifi-ci e spazi pubblici». Gianlu-ca Paolucci, presidente delQuartiere 2, spiega qual è laposizione inmerito alle bar-riere architettoniche delQuartiere, come ad esempiomancanza di scivoli in pros-simità delle strisce pedonalio l’impraticabilità del sotto-passaggio di Piazza Albertiper le persone che hannodifficoltà a camminare.«Il Quartiere – ha spiegatoil Presidente Paolucci – inquesto ambito, ha potere disegnalazione presso l’ammi-nistrazione comunale, nondi intervento diretto. Doveperò si ristruttura e si riqua-lifica si è anche attenti a eli-minare le barriere. E’ acca-duto in viaAretina o inpiaz-za Antonelli dove sono statisistemati segnalatori acusti-ci ai semafori per i non ve-denti e, con la collaborazio-ne di associazioni di non ve-denti, si è creato un percor-so protetto».«E’ importante inoltrare lesegnalazioni, è una respon-sabilità di tutti – ha conclu-so – per contribuire anche amigliorare la vita delle per-sone in difficoltà».Per questo si può diretta-mente contattare il Quartie-re 2 telefonando allo 0552667820.

ScuolamediaScuolamedia

SanGiuseppeSanGiuseppedell’Apparizionedell’ApparizioneFirenzeFirenze

MAGISTRATO

Beniamino Deidda

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidella classe III Lorenzo Bardelli, Alessan-dro Boscherini, Maria Elisabetta Carrai,Valeria Cartoni, LorenzoCeccato, Gae Fat-tini Fellini, AndreaFusi, ValentinaGiorget-

ti, Virginia Groppi, Niccolò Lisoni, GiulioLoreto, AndreaMucci, LorenzoNappo, Re-becca Nardone, Piergiorgio Neri, BiancaPaccosi, Jacopo Palli, Matteo Paolanti, Lu-creziaPaoletti, TeresaRossi, SimoneSchi-

rano, Benedetta Scionti, Matteo Sunseri,Vieri Suppi, Rachele Tirelli, FilippoUrciuo-lo. Gli insegnanti tutor sono le professo-resse Lucia Rossi e Maria Serena Mercati.Il dirigente scolastico è Lucia Rossi.

QUARTIERE2

Paolucci:«Lesegnaliamo

aPalazzoVecchio»

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Due ruote peruna rivoluzioneLottaallo smog:unapropostasostenibileper lamobilità fiorentina

SMOG, inquinamento e trafficosono i principali problemi che legrandi città del mondo debbonoaffrontare. Una soluzione semprepiù diffusa è quella di incentivarel’usodella bicicletta.La bici, infat-ti, è un mezzo di trasporto Ecoso-stenibile, non inquina, fa bene al-la salute ed è un toccasana per ilportafoglio. Nel nord dell’Europaè il veicolo più diffuso, anchequando c’è la neve e fa freddo; adAmsterdam gli sposi si muovonoin bicicletta dopo il matrimoniomentre a Copenaghen le bici han-no il passeggino incorporato! InGermania il problema è come re-golarne la circolazione a causa delnumero elevato. E Firenze? Co-me sarebbe con più biciclette emeno macchine? Sicuramentepiù pulita, con meno smog e me-no traffico, più silenziosa e conmeno incidenti. Ma in una cittàcon poche piste ciclabili di cuimolte incomplete e poco sicure,per i cittadini è difficile muoversisenza correre rischi. La maggiorparte degli incidenti, alcuni pur-troppo mortali, è causata infatti

dallamancanzadi percorsi ciclabi-li e dalla poca attenzione che, chiguida una macchina o unmotori-no, presta ai ciclisti. La domandaè: se i vantaggi sono così ovvi, per-ché il Comune non mette in attointerventi per favorire la mobilitàciclistica? Nel 2009 l’associazioneFirenze InBici propose agli allora

candidati a sindaco un patto perla bicicletta che impegnava i poli-tici a favorire l’utilizzo di questomezzodi trasporto, a realizzare pi-ste e rastrelliere. A oggi però Fi-renze ancora non possiede una re-te ciclabile degna di questo nome.Eppur qualcosa si muove…. I ra-gazzi di cinque scuole medie,

compresa la nostra, insieme alleassociazioni hanno eseguito uncensimento delle rastrelliere dituttaFirenze segnalandomolte bi-ci abbandonate. Ciòne ha permes-so la rimozione forzata con unno-tevole risparmio per l’amministra-zione che eviterà di comprare nuo-vi posteggi. Il Comune di Firenzeha presentato poi a dicembre ilprogetto Openbike: una cartamultimediale che fornisce i datisul numero di rastrelliere presen-ti in città, i luoghi in cui si trova-no nei vari quartieri, il percorsodelle piste ciclabili. Non restaquindi che augurarsi un impegnosempre maggiore dell’ammini-strazione cittadina in questa dire-zione.Vi è però un problema lega-to anche alla mentalità: usare labici in città come New York eLondra è di moda, invece lo sta-tus symbol per eccellenza in Italiarimane il motorino prima e lamacchinapoi. Lanostra città ospi-terà nel 2013 i mondiali di cicli-smo: quale migliore opportunitàper rendere popolare tra i fiorenti-ni l’invenzione di Leonardo?

CARLA LUCATTI e Antonio Imposimato sonola presidente e il segretario dell’associazione chedal 1997 si batte per i diritti dei ciclisti a Firenze.

Di che cosa si occupa la vostra associazione?«Noi portiamo avanti iniziative per promuoverel’uso quotidiano della bici in città. Da un lato cirivolgiamo alla pubblica amministrazione con pro-poste concrete, dall’altro organizziamo manifesta-zioni per incoraggiare i cittadini a riscoprire i van-taggi di un mezzo di trasporto che non inquina eaiuta a mantenersi in forma».

Qual è la situazione nella nostra città?«AFirenze ci sono circa 30mila persone che si spo-stano regolarmente in bicicletta ma solo 60 km dipiste ciclabili, di cuimolte nei parchi, sparse amac-chia di leopardo per la città. La mobilità, infatti, èpensata solo permacchine emotorini: chi va in bi-

ci lo fa a suo rischio e pericolo. Per questo garanti-re sicurezza ai ciclisti è fondamentale».

Cosa si può fare da subito permigliorare?«Il Comune dovrebbe mettere insieme una squa-dra di tecnici che prenda in considerazione le va-rie proposte e stenda un programma delle prioritàda affrontare. Il primopasso potrebbe essere la cre-azione di una rete formata da piste e percorsi cicla-bili, separati dal traffico a motore, che colleghi laperiferia al centro della città. Il Consiglio comuna-le ha approvato recentemente all’unanimità bentre mozioni in favore della mobilità ciclabile, manulla è stato fatto per mancanza di fondi».

Comesi può cambiare lamentalità delle per-sone?

«Non possiamo cambiarla se non c’è sicurezza. Seci saranno più piste la gente si sentirà al sicuro euserà la bici».

L’INTERVISTA LA PAROLA A LUCATTI E IMPOSIMATO DELL’ASSOCIAZIONE FIRENZE CITTÀ CICLABILE

«Ai ciclisti va garantitamaggiore sicurezza»

PROTOTIPO La prima bici nel Codice atlantico di Leonardo da Vinci

LAREDAZIONE

IL TERMINE bike sha-ring se tradotto alla letterasignifica “condivisione del-la bicicletta” e consiste nelpoter usufruire di una biciritirandola in un luogo del-la città e consegnandola inun altro, tramite dei puntidi noleggio automatici. Lebici sono bloccate alle sta-zioni di noleggio e si sbloc-cano tramite una chiave ouna tessera che è fornita almomento dell’iscrizione. Ingenere il servizio è gratuitoo per lo meno lo è per i pri-mi trentaminuti, ed è rivol-to a cittadini e turisti. InEu-ropa il più grande e funzio-nante impianto di bike sha-ring è ilVelib e si trova aPa-rigi, con più di 20.000 bici-clette a disposizione dei cit-tadini, molteplici postazio-ni di consegna e di ritiro po-sizionate vicino ai mezzipubblici e tutte collegate traloro. A Londra le personeiscritte al servizio sono piùdi 110.000mentre a Berlinole bici si possono sbloccareconun semplice sms. In Ita-lia esiste in molte città, an-che se non così ben organiz-zato: Milano è al primo po-sto per utenti e numero dimezzi, Roma è fanalino dicoda. Firenze che sarebbeper dimensioni adatta allabicicletta, non ha ancora unservizio di bike sharing: ilprogetto presentato dal Co-mune alMinistero dell’Am-biente si è piazzato solo al126˚ posto della graduato-ria e non potrà beneficiaredei contributi ministeriali.E pensare che sarebbe basta-to arrivare tra i primi cin-quantasette per accedere aifinanziamenti.

ScuolamediaScuolamedia

GramsciGramsciFirenzeFirenze

BICINTRAMUn’iniziativadi “Firenze città ciclabile”

I REDATTORI in classe: Chiara Alinari, Fi-

lippoAndaloro, Chadi Arague, RedionAra-

pi, Stolie Berliu, Cristina Bertini, Matteo

Buffolino, Adamo Cicco, Eleonora Fava,

Emilian Ferko, Cosimo Gallicchio, Simone

Geri, LeonardoGiovannozzi, NuredinHari-

ti, Matteo Lanni Cappelli, Giulio Lisi, Luca

Massai, Rachele Porri, Lorenzo Prosperi,

Bianca Putrino, Francesca Ricci, MartaStorchi, Camilla Talozzi, Lorenzo Terrosi,Matilde Zoppi.Tutor: professoressa Cristina LecceseDirigente scolastico: Stefano Pagni Fedi

PROGETTI

BikesharingUnasceltaintelligente

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 7 FEBBRAIO 2012

Rifiuti: produrne meno, riciclare di piùDalla raccoltadifferenziata “risorse’’ che fannobeneall’ambiente

BOTTIGLIE, carta, plastica, ve-tro, lattine, acciaio e materiale or-ganico sono solo alcuni esempi dirifiuti che ogni giorno necessita-no di essere smaltiti. In Italia l’ar-gomento rifiuti è troppo spessomotivo di emergenza. Si aspetta-no piani di sviluppo, investimen-ti adeguati e non slogan ad effet-to, e c’è bisogno dimaggior consa-pevolezza da parte dei cittadini.Nel nostro paese la raccolta diffe-renziata è in aumento del 1,4% equella dei rifiuti urbani dello0,9%. La differenziata, però, è fer-ma ad una media nazionale del26% rispetto a quella del 50% deiPaesi europei, come la Germaniae la Francia. In alcuni capoluoghidi provincia (Pordenone, Novara,Verona, Salerno, Avellino, Nuo-ro, Belluno, Asti, Rovigo e Tren-to) viene superato il 60%della rac-colta, limite che per legge deve es-sere raggiunto entro la fine del2012. Possono fare meglio Firen-ze (38,4%),Milano (35.9%), Vene-zia (35,6%) e Bologna (34,8%). Ildisastro avviene al Sud, in partico-

lare in Sicilia: Enna (1,2%), Sira-cusa (3%), Messina (5,3%), Cata-nia (6,8%), Palermo (7.7%), Iser-nia (8%),Agrigento (8,4%),Taran-to (8,7%) e Catanzaro (9,4%). LaCampania ricicla soltanto il 5%delle quasi 3 milioni di tonnella-te. All’origine la scarsa attenzionedelle Amministrazioni del cen-

tro-sud del nostro paese.Un’attenta raccolta differenziatapotrebbe far risparmiare allo Sta-to 90 milioni di euro l’anno. Perfarci un’idea di come potrebberoandare le cose, sarebbe bene con-frontarci con la Germania. Qui icittadini considerano la spazzatu-ra come qualcosa di loro proprie-

tà piuttosto che qualcosa di cui cisi deve disfare. La raccolta vienefatta direttamente dai cassonetti oporta a porta, ad orari prestabiliti:sgarrare vuol dire pagaremulte sa-late. Sembra un approccio troppopignolo, ma se ci si pensa, è il no-stro il criterio da superare. La so-luzionemigliore è quella di diven-tare consapevoli dei nostri rifiuti,provare a ridurli e utilizzarli inmaniera più intelligente.A Lunen, una cittadina dellaRuhr, ha sede il centro di riciclag-gio più moderno d’Europa: infat-ti, dal 2005 in Germania è proibi-to utilizzare le discariche, se nonquelle biodegradabili. Trattano1,6 milioni di tonnellate di rifiutil’anno e producono materiale perl’industria edile, raffinano biodie-sel e recuperano materie prime. Itedeschi riutilizzano l’88% dellacarta, l’87% vetro, il 72% del me-tallo e il 67% della plastica. LaGermania ricicla circa il 65% deipropri rifiuti: il 60% di questo to-tale è utilizzato per produrre ener-gia. E l’Italia? Come utilizzerà infuturo i suoi rifiuti “preziosi”?

LAGESTIONE dei rifiuti rappresenta uno degliaffari più lucrosi per le organizzazioni malavitose.Per questo, Legambiente indaga su tutti ifenomeni ad essa collegati. I dati dimostrano gliinteressi della mafia nello smaltimento dei rifiuti,gestito in molte zone da un regime di monopolioattraverso la disponibilità di cave, terreni,manodopera a bassissimo costo e il ricorso allaviolenza dissuasiva.

I NETWORK criminali stanno mettendo radicianche in regioni tradizionalmente esenti da taliillegalità, come il Friuli Venezia Giulia e ilTrentino Alto Adige. Anche la Toscana è strettanella maglia di traffici illeciti. Preceduta solo daCampania, Calabria, Sicilia, Puglia e Lazio, nellanostra regione il numero di infrazioni accertate è

impressionante: 2132 casi con 1789 personedenunciate, 18 arresti e 526 sequestri effettuati.Emerge chiara la situazione dal dossier curato daLegambiente, “Ecomafia 2011”. Tra i dati, quellosinistro sui rifiuti, che registra 345 reati accertati,16 arresti, 480 persone denunciate e 128 sequestrieffettuati. A completare il quadro malavitoso inumerosi casi di discariche abusive e smaltimentiilleciti. Non a caso, nel 2011, la Toscana si èpiazzata al sesto posto nella classifica nazionaledel malaffare per i rifiuti.

«ATTENZIONE sempre più incisiva», hatuonato il Presidente della CommissioneAmbiente della Regione Toscana VincenzoCeccarelli. Speriamo che il suo operato permetta anoi giovani toscani di guardare presto e senzavergogna i nostri compagni europei.

L’ANALISI SECONDO LEGAMBIENTE LA REGIONEDEVE IMPARARE AGESTIREMEGLIO I SUOI RIFIUTI

Dossier ecomafie: in Toscana cresce l’allerta

PRODURRE PULITO Riciclare rifiuti: un regalo all’ambiente

LAREDAZIONE

GLI AVANZI di cucinapossono essere usati comeconcime, i trucioli di legnopossono diventare una fon-te di energia, riciclando lacarta risparmiamo alberi,dalla plastica si ricavanopanchine per i giardini pub-blici, tavolini e sedie per ca-se; questi sono solo alcuniesempi che delineano peròbene le potenzialità del rici-claggio.Non è solo una que-stione ambientale, è ancheeconomica! Due buoni mo-tivi per raggiungere unaquota di riutilizzo di alme-no il 50% dei nostri “scar-ti”.Molte famiglie, ormai, han-no l’abitudine di separare ipropri rifiuti; le scuole e gliuffici vengono forniti gra-tuitamente di contenitoriper la raccolta differenziatadella carta; i nostri quartie-ri dispongono di cassonetticolorati, che permettono dismaltire correttamente tuttiimateriali. Sono tanti picco-li gesti, che devono nasceredall’amore e dal rispetto peril nostro ambiente e dallaconsapevolezza che dobbia-mo puntare tutti ad uno“sviluppo sostenibile”, valea dire quel processo che le-ga la tutela e la valorizzazio-ne delle risorse naturali alladimensione economica, so-ciale ed istituzionale, al finedi soddisfare i bisogni delleattuali generazioni, senzacompromettere quelle futu-re.Ogni cittadino dovrebbe,cioè, sforzarsi di far propriala cosiddetta “Filosofia del-le 4R”, che consiste nellaRi-duzione, nel Riutilizzo, nelRiciclaggio e nel Recuperodei rifiuti: semplici azioniche possono cambiare il de-stino del mondo.

IstitutoIstituto

SalesianoSalesianoFirenzeFirenze

REATI DA REPRIMERE

Ambiente, bene da difendere

DIRIGENTEScolastico: Sergio Bugada. Tu-tors: professoresse Lisa Gallori e Cristia-na Giovanetti. Allievi: Balò Cosimo, Balsi-melli Tommaso, Bernardini Giulia, Ber-chielli Gaia, Bönan Edoardo, Calabrò Sil-

via, Ceccherini Ginevra, Ciuffi Eleonora,Conti Cosimo, Dal Dosso Olivia, Galli CarloAlberto, Gardini Eleonora, Gourmelen Te-rence, ImburgiaMassimo,KangYejin, Kho-din Dmytro, Lelli Valentina, Lisi Alberto,

Magazzù Raul, Marilli Edoardo, MusiariYuri, Naldoni Matteo, Paszkoski Elisabet-ta, Reali Edoardo, Serna Marlin, SolmsAfonso, Sullo Naima, Vaggi Chiara, Wa-nika Anupa, Wannheden Caroline.

ILPUNTO

Piccoli gestiper salvarelanatura

•• 12 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Democrazia, valore inmostraDaunavisita allaStrozzina lo spuntoperunviaggionella storia

LA DEMOCRAZIA è sempre unargomento interessante di cui parla-re e ce lo dimostra la mostra appe-na conclusa alla Strozzina di Palaz-zo Strozzi a Firenze; l’esposizione,che noi abbiamo avuto la fortunadi visitare, era denominata “Decli-ning Democracy”, il Declino dellaDemocrazia. Democrazia, dal gre-co “demos” (popolo) e kratéo (co-mandare): il comando al popolo.Questa, è vero, è l’etimologia deltermine democrazia. Ma cosa si na-sconde dietro questa parola? Tuttisapranno sicuramente che cosavuol dire ma, tanto per essere sicu-ri, lo ripetiamo: è una forma di go-verno in cui il potere viene esercita-to dal popolo tramite rappresentan-ti, come avviene in Italia.Ma se vogliamo scavare un po’ piùa fondo, riflettiamo un po’. Con lademocrazia, noi tutti abbiamo lapossibilità di far sentire la nostravoce a chi di dovere. Possiamo an-dare a votare senza dover pagareuna tassa, come accadeva invece inItalia negli anni dopo l’Unità; colsuffragio universale, dal 2 giugno1946, possiamo votare tutti, dai di-ciotto anni in su, uomini e donne.Abbiamo la possibilità di eleggerequelle persone che poi in Parlamen-to faranno sentire le nostre voci: di

protesta, per le troppe tasse o di piùo meno benevola accettazione diuna nuova legge. Sappiamo con cer-tezza che non c’è una persona checi può governare illimitatamente,perché sappiamo che c’è chi la puòfermare. E poi possiamo sempre ag-grapparci alla nostra bella Costitu-zione , che ci aiuta e ci difende.Ma soffermiamoci adesso sul titolo

della mostra: il Declino della De-mocrazia. Con declino si intendeche oggi la democrazia sta venendomeno in tanti Paesi del mondo, do-ve ci sono forme di governo autori-tarie, vige la pena di morte o in cuinon sono garantiti i diritti dell’uo-mo. Alcuni esempi? Un mastodon-tico dipinto, con pochi, rarissimitocchi di colore, ci conduce a Lam-

pedusa, di fronte al dramma dellebarche cariche di migranti in cercadi un futuro migliore; vicino pen-dono dal soffitto improbabili raffi-gurazioni dei protagonisti della po-litica italiana.Probabilmente avrete già comincia-to ad annoiarvi. Insomma, una mo-stra, che noia! Quadri qui, quadrilà, statue, sbadigli …Eppure, crede-temi, è stata completamente diver-sa! Chi come noi l’ha visitata, haprovato addirittura l’ebbrezza dellavotazione, dato che ci è stata conse-gnata una sorta di scheda elettoralenella quale ognuno ha risposto allafatidica domanda: ‘Secondo te, lamaggioranza ha sempre ragione?’Inoltre abbiamo ricevuto una spil-la. Sì, una spilla, a nostro piacimen-to, con la risposta alla domanda:“Che cosa avete fatto la settimanascorsa per sentirvi dei cittadini?”Avete rispettato la legge, l’avete in-franta, avete preso i mezzi pubbli-ci, avete espresso le vostre opinio-ni? Ce n’era per tutti i gusti.Quest’esperienza è stata per noiun’occasione per riflettere “sui va-lori e le contraddizioni della socie-tà di oggi”: infatti, se il nostro è unPaese democratico, questo non va-le per molti altri Stati, dove la de-mocrazia è in pericolo o non è anco-ra stata raggiunta.

PER AVERE un’idea di come si possano conciliarele nostre esigenze con quelle dei Paesi in via di svi-luppo, abbiamo intervistato Valter Forti, presidentedi Equoland, un’associazione senza fini di lucro pre-sente da vari anni a Calenzano, con un punto vendi-ta proprio all’ingresso del centro abitato.

Com’è nato il progetto Equoland?«Equoland è nato nel 1995 come una cooperativa perlo sviluppo del commercio equo e solidale. Noi per-mettiamo a molte persone dei Paesi più disagiati nelSud del Mondo un lavoro sicuro: la produzione diciò che poi vendiamo anche qui, a Calenzano. Noi cibasiamo soprattutto sull’idea che il denaro non sia ilmezzo per avere il potere oggi, ma che sia il recipro-co aiuto e l’uguaglianza tra gli uomini a contare vera-mente».

Di che cosa vi occupate?«Ci occupiamo appunto di commercio equo e solida-le, cioè un commercio senza fini di lucro. I Paesi da

cui importiamo producono vari alimenti, come ilcioccolato, il tè, il caffè e oggettistica varia. Il ricava-to delle vendite viene girato ai produttori, che così siassicurano una piccola ricchezza».

Conquali Paesi collaborate?«Noi operiamo in Bolivia, Ecuador, Cile e Brasilenell’America Latina, in India e in vari Paesidell’Africa. In tutto collaboriamo con trenta Paesimolto disagiati».

Quali sono i prodotti più venduti?«Uno dei prodotti più venduti è sicuramente il cioc-colato. Tra i prodotti alimentari, rientrano i vari tipidi tè e caffè, pasta, riso, miele, marmellate e persinovino».

Nella sede Equoland cos’altro si può fare?«Per esempio vengono organizzate conferenze o riu-nioni, anche non riguardanti esclusivamente il com-mercio Equo e solidale. Ma l’aspetto più importanteriguarda le iniziative per le scuole».

L’INTERVISTA INCONTROCON VALTER FORTI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE EQUOLAND

Equoesolidale, la via del commercio etico

CON LA FANTASIA Buone pratiche contro la dittatura

LAREDAZIONE

PER PARLARE di dueopere esposte alla mostra“Declining democracy” ab-biamo fatto scelte contrap-poste, in linea con lo spiritodell’esposizione, che ci èsembrato sì provocatorio,ma principalmente fonte diriflessioni costruttive. Percominciare, una cosucciaun po’ macabra, come vede-re davanti a noi uno scher-mo in cui fluttuano, insie-me a simboli e messaggi po-co edificanti, vari personag-gi politici conosciuti oggi.E ad appena dieci centime-tri dalle nostre mani un con-troller per sparare loro ad-dosso. Come resistere allatentazione? A prima vista èun videogioco, una cosacioè con cui ci si diverte, an-che se si spara su delle iconeraffiguranti persone. Maguardando il “dietro le quin-te” del gioco, si nota che c’èun profilo psicologico impli-cito: sparare sui politici? Ese si potesse farlo davvero?Cambierebbe qualcosa? Macerto che cambierebbe qual-cosa! Ed ecco che da sempli-ce ed innocuo videogioco sitrasforma in un’arma capa-ce di rovesciare le sorti dellapolitica.Di tutt’altro tenore è statoinvece il video intitolato“La fede muove le monta-gne”. E’ stato girato a Lima,in Perù: si vedono moltissi-me persone, oltre cinque-cento, mentre spalano lasabbia di una montagna, tut-ti insieme, per spostarla …di dieci centimetri. Cel’avranno fatta? Quello checi ha colpito è che, per l’arti-sta ideatore dell’impresa,non era tanto importanteriuscire a spostare la monta-gna, bensì dimostrare cheogni obiettivo, anche se dif-ficile, si può realizzare secompiuto con l’aiuto deglialtri.

ScuolamediaScuolamedia

ArrigoArrigoda Settimelloda Settimello

CalenzanoCalenzano

RESPONSABILE Valter Forti,presidente di Equoland

SCUOLA secondaria di primo grado Arrigoda Settimello di Calenzano.Classe III A: Balestri Alessandra, BellandiLeonardo, Bottalico Giovanna Irma, Brice-no Valery, Cavini Francesca, Cavini Tom-

maso, Ciabatti Tommaso, Crociani Eleono-ra, Daghini Christian, Dragomir Alexan-dra, Ferri Bryan, Giusti Alessandro, GiustiIsabella, Mari Emma, Mariani Alessandro,Mazzanti Jacopo,Monticelli Ginevra, Pela-

gatti Pietro, Pezzotti Lorenzo, Procacci

Matteo, Zhang Lili.

Docente tutor: professoressa Mariella

Bresci. Dirigente scolastico: Laura Chirici.

INPRIMOPIANO

La formadi governonell’arte

••13CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 9 FEBBRAIO 2012

Angeli senzaali: i volontariIlMugellodimostradi essereuna terra votataall’altruismo

PERCHÉ si diventa Volontari?Possono essere molte le risposte aquesta domanda: perché si senteil bisogno di dare una mano, peraiutare persone che hanno subitoviolenze, per investire il tempo inmodo proficuo o forse solo perchémettersi al servizio degli altririempie di gioia non solo chi rice-ve; infatti spesso pensi di andarea dare una mano a qualcuno che,per vari motivi, appare meno for-tunato di te e poi ritorni a casacon la netta sensazione che è luiad averti arricchito. Il Volontaria-to è un’attività libera e gratuitache nasce per far fronte ad alcunidei problemi ai quali lo stato nonriesce a provvedere.

ILMUGELLO è una terra riccadi Volontariato perché ci sonopersone disposte a farlo. Esistonoassociazioni di ogni tipo: laMise-ricordia, Libera, Legambiente,gli scout AGESCI, il gruppo G.R.IM., che fa attività di animazionecon i bambini, l’associazione“Non solo giovani”, che organiz-za attività ricreative e culturali, il

“ProgettoArcobaleno”per il recu-pero dei giovani tossicodipenden-ti e contro il disagio giovanile emolte altre. Una realtà che ha col-pito in particolare la nostra atten-zione è il “Villaggio La Brocchi”,un sistemadi accoglienza per rifu-giati. È stato realizzato nel comu-ne di Borgo San Lorenzo ed è ge-

stito dall’Associazione “ProgettoAccoglienza”; è tuttora uno deicentri di Volontariato più impor-tanti del Mugello.

IL PROGETTO consiste nel da-re ospitalità ai rifugiati politici ealle loro famiglie. Nei diversi spa-zi disponibili si organizzano servi-

zi di foresteria, scambi intercultu-rali, attività didattiche, corsi diformazione professionali al finedell’inserimento lavorativo. Le fa-miglie che vi arrivano restano iltempo necessario per ottenere lostatus di rifugiato e per trovare unlavoro e una nuova casa, di solitoalcuni mesi. Ma per tutto questotempo è il Villaggio la loro casa,un anello che li aiuta a congiunge-re un passato difficile e un futurodi speranza, una grande famigliadove gli adulti iniziano a cercareun lavoro e i bambini e i ragazzipossono ritornare a scuola. Cosìspesso finisce che in classe sco-priamo un nuovo compagno e cisentiamo un po’ responsabili an-che noi del suo inserimento inquesto nuovo mondo perché l’in-tegrazione si fa in “due” e devecoinvolgere tutti: un passo inavanti l’uno verso l’altro, solo cosìci si può incontrare. È importantefar parte di questo piccolo “eserci-to di angeli senza ali”: uomini,donne e bambini, senza distinzio-ni di ceto e razza, che, spinti da va-lidi ideali, hanno semplicementescelto di servire il prossimo.

ABBIAMO intervistato il professorAndreini, presi-dente dell’Associazione che gestisce il “Villaggio LaBrocchi”.Perché è diventato un volontario al “Villag-gio”?

«Per dare una risposta ai bisogni delle famiglie dimigranti che arrivano nel nostro Paese».Chi vi ha sostenuto in questo Progetto?

«Regione, Provincia, Prefettura, IstitutoDegli Inno-centi, Comunità Montana Mugello e Comuni diBorgo San Lorenzo e Firenze. Il nome “villaggio” èl’essenza del progetto: sentirsi parte di un piccolocentro abitato, di un luogo di relazione, non sempli-cemente un insieme di case,ma un insieme di perso-ne che fa comunità».Cos’era prima questo complesso?

«Ospitava in origine l’antica fortezza di Lutiano.Nel ‘700 il castello fu trasformato in villa di campa-

gna. I nuovi proprietari incisero sull’architrave deltorrione la scritta “Ex terrore delicium” ovvero “daluogo di terrore a luogo di gioia e delizia”. Questeparole sono perfette per descrivere l’attuale “secon-da vita” della villa che dà rifugio a chi lascia il pro-prio Paese per la guerra o per le persecuzioni. Sullato opposto della torre si legge un’altra iscrizione:“Parvula sed satis”, piccola ma sufficiente, quelloche dovrebbe essere ogni casa».Qual è il suo stato d’animo dopo aver aiuta-to una famiglia in difficoltà?

«Mi sento gratificato di un percorso condiviso e cre-do di aver compiuto un dovere che spetta a tutti».Cosariceve incambiodaquestaattivitàdi vo-lontariato?

«Ricevo un arricchimento in relazioni umane e an-che un insegnamento dal punto di vista culturaleperché al Villaggio arrivano persone da tutto ilmon-do da cui si impara sempre tanto».

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO IL PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE “PROGETTO ACCOGLIENZA”

«Perchénelmondonon ci sonouguali diritti»

LAREDAZIONE

VOGLIAMO raccontarviuna storia di vita in questoverde Villaggio del Mugel-lo.Ahmad eZara sonomari-to emoglie e vivono inAzer-baijan, nazione sorta dopola dissoluzione dell’URSS.Lui è azero e musulmano,lei è armena e cristiana matra armeni e azeri la tensio-ne è alta. Per questo motivola gente del popolo azeronon vede Zara di buon oc-chio. Un giorno un gruppodi azeri nazionalisti va a ca-sa di Zara e di sua madrecon cattive intenzioni; lamadre riesce a far fuggire lafiglia, che si rifugia nella ca-sa della nonna. Ahmad, tor-nato a casa, trova la madredi Zara pestata a sangue.Nonpuò portarla in ospeda-le, perché armena, e così lapovera donnamuore. La vi-ta dei due sposi da quel gior-no non ha più pace. Nel2000Ahmadviene anche li-cenziato per aver sposatoun’armena. Sono così co-stretti a vivere a pane e ac-qua con i loro figli Omar eAra. Nel 2004 Ahmad in-contra due uomini che glipropongono uno scambio:la sua famiglia in cambio ditre soldati azeri prigionieri.Essi lo minacciano ma luinon si lascia intimidire e do-po poco tempo si vendicanoaggredendo moglie e figli.Un giorno la polizia lo arre-sta senza unperché e lo por-ta in un carcere dove subi-sce ogni tipo di maltratta-mento. Fortunatamentesuo padre riesce a pagare lacauzione e porta segreta-mente tutta la famiglia diAhmad da un sacerdote,che li indirizza al “VillaggioLaBrocchi”, dove finalmen-te inizia la loro nuova vita.

ScuolamediaScuolamedia

Della CasaDella CasaBorgoSan LorenzoBorgoSan Lorenzo

L’INCONTRO La redazionecon il professor Andreini

LE CLASSI II B, II C e II I: Giulia Baggiani,Alice Baiona, Marco Bartolozzi, JacopoBruscaglioni, Cristiana Cipriani, AlessioDamaschini, Ilaria Filippini, Raoul Fratini,GabrieleGhellini, Davide Incagli, Enrico Io-

vene, Irene Lombardi, Laura Niccoli, Bia-gio Pacini, Francesca Pini, Bernardo Sarti,DuccioSbrocchi, LauraScandaglini, Barba-ra Siviero, Martina Spada, Matteo Ucched-du.

Vignettista: Jacopo BruscaglioniDocenti tutor: Caterina De Nicola, LiciaMartelli, Cinzia MericoDirigente scolastica: dottoressa LauraQuadalti

“LABROCCHI“

Unnuovo inizioper i rifugiati

politici

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

Scandicci, lezioni di legalitàPercorsi condivisi per dire no allamafia. Iniziative sabato e domenica

“LIBERA la tua terra” é un pro-getto promosso dal Comune diScandicci e Scandicci Cultura, incollaborazione con l’AssociazioneLibera di donLuigi Ciotti e il vo-lontariato della città che hal’obiettivo di diffondere, promuo-vere e sostenere iniziative di edu-cazione alla legalità coinvolgendola scuola, la cittadinanza e il mon-do delle imprese.Il progetto è dedicato alla memo-ria di Rita Atria, la ragazza dicias-settenne, testimone antimafia diPartanna, ripudiata dall’interasua comunità, che si tolse la vitadopo la scomparsa di Borsellino esostiene attività economiche suiterreni confiscati alle mafie per lecooperative aderenti al progettoLibera Terra.Nel Comune di Scandicci perciòsi parla dimafia. Sì, perché parlar-ne è già incominciare a combatter-la.E ne abbiamo parlato anche nellanostra classe che ha partecipato alconcorso Al bando le mafie perl’ideazionedi uno slogan, di un lo-go grafico e di un componimentocollettivo sui temi della legalità.

E’ venuto a trovarci in classe no-stra l’Assessore alla Cultura delComunedi Scandicci, SandroFal-lani. In primo luogo abbiamo vo-luto sapere perché è stato scelto diparlare di mafia e come si puòsconfiggerla. L’assessore ci ha ri-sposto in questo modo: «Siamoabituati a pensare alla mafia come

a un fenomeno geografico, inveceormai a livello economico è diffu-sa in tutto il mondo e non possia-mo escludere che esista anchenonmolto lontano da noi. Lama-fia toglie la libertà a ogni singolapersona. Lottare contro lamafia èquindi un problema di tutti. Lalotta alla mafia si fa in primo luo-

go grazie a una legge che colpisceeconomicamente i mafiosi seque-strando i loro beni. In secondoluogo si contrasta la mafia negliincontri con la popolazione,nellefeste, diffondendo la cultura dellalegalità, promuovendo riflessionisu fenomeni di corruzione e edu-cando i giovani a scegliere ciò cheè giusto rispetto a ciò che è conve-niente. Abbiamo in molti modivoluto riflettere sul valore di rego-le profonde e condivise».Alla fine, abbiamo concluso che ilsilenzio è la vita della mafia e per-ciò bisogna opporsi all’omertà efare spazio alla solidarietà.Anche dalle arance della Siciliapuò partire la solidarietà!Sabato prossimo, infatti, ci saràun grandemercato cittadinonellescuole di Scandicci con le aranceprovenienti dalle cooperative del-le terre sottratte alla mafia.Domenica, poi, si correrà unamezza maratona, corsa non com-petitiva i cui partecipanti indosse-ranno lemagliette con slogan e lo-go antimafia creati dagli studen-ti... E così esserci sarà un segnoconcreto per dire no alle mafie!

IL 18 MAGGIO il sindaco, insieme a don Ciottiinaugurerà un giardino pubblico a Badia a Setti-mo, intitolato a Rita Atria. L’assessore Fallani ciha aiutato a saperne di più.Chi era Rita Atria?«Quando aveva 11 anni la mafia le aveva ucciso ilpadre e il fratello. RitaAtria allora decise di rompe-re il cerchio dell’omertà, ribellandosi anche a suamadre e incominciò a collaborare con il giudiceBorsellino trovando in lui un secondo padre. Fuallontanata dalla Sicilia e soggetta a trasferimenticontinui secondo il sistemadi protezione dei penti-ti rinunciando così ad affetti, ad amici, ad ogni nor-malità. Nel 1992 cambiò otto volte scuola, vissesempre sotto scorta per sfuggire alla vendetta ma-fiosa. Non riuscì ad immaginare una vita dopol’omicidio del giudice Borsellino e si lanciò nelvuoto dalla casa di Roma in cui viveva».

Perchéavete deciso di intitolare ungiardinopro-prio a lei?«E’ importante non dimenticare chi, con coraggio,ha affrontato la solitudine estrema per inseguire lagiustizia. In quel giardino si intrecceranno risate egiochi di ragazzi e Rita non sarà più sola».Ha lasciato qualcosa di scritto?«Bisogna rendere coscienti i ragazzi che vivononella mafia, che al di fuori c’ è un altro mondo fat-to di cose semplicima belle, di purezza, unmondodove sei accettato per ciò che sei e non perché seifiglio di quella persona o perché hai pagato per far-ti fare quel favore. Forse un mondo onesto non cisarà mai, ma se ognuno di noi prova a cambiare cela faremo».Queste parole,tratte dal suo diario, ci hanno pro-fondamente colpiti e sono per noi un programmadi vita.

L’INTERVISTA ABBIAMO INCONTRATO SANDROFALLANI ASSESSOREAL COMUNEDI SCANDICCI

RitaAtria, il coraggio di una ragazza comenoi

IN CLASSE Parliamo di legalità con l’assessore alla cultura Fallani

LAREDAZIONE

L’ASSOCIAZIONE Libe-ra è stata fondata da donLuigi Ciotti nel 1995 alloscopodi promuovere la lega-lità e la giustizia e sosteneretutti coloro che sono interes-sati alla lotta alla mafia e al-la criminalità organizzata.L’associazione Libera nonha bisogno di molti soldi,ma di molti giovani comenoi che credano nella cultu-ra della legalità.AttualmenteLibera è soste-nuta da oltre 1500 associa-zioni, gruppi,scuole e realtàdi base unite per diffondereil loro pensiero. Il rappre-sentante di quest’associazio-ne in Toscana è don An-dreaBigalli che abbiamo in-contrato durante una dellesue visite alla nostra scuola.Lamafia esiste e la lotta allamafia non riguarda solo lostato, infatti anche noi ra-gazzi, nel nostro piccolo,possiamo contribuire ade-rendo al progetto “Vitami-ne per la scuola” che ha ilduplice scopo di raccoglierefondi per le scuole di Scan-dicci e di sostenere le coope-rative “Libera terra” acqui-stando arance coltivate daifigli delle vittime della ma-fia sui terreni loro sottratti.La Scuola Spinelli, tutti glianni organizza una lotterianatalizia il cui ricavato è de-voluto a un’associazione divolontariato. Quest’annol’incasso sarà donato ai rap-presentanti dell’Associazio-ne Libera il 18 maggio, inoccasione dell’intitolazionedel giardino a Rita Atria, laragazza che ha trovato il co-raggio di parlare e di contri-buire a questa lotta, perchèil silenzio è il peso mortodella storia.

ScuolamediaScuolamedia

SpinelliSpinelliScandicciScandicci

IL LOGO

“Diamo un calcio alla mafia’’

LA PAGINA è stata realizzata dalla III C dellascuolamedia Spinelli di Scandicci: Maria Ba-latel, TommasoBerti, EleonoraBianchi, Giu-lia Cibecchini, Leonardo Corretto, ValentinaCosi Becchi, AngeloDanese, Vittoria Del Pan-

ta, Carolina Di Martino, Matteo Fedele, EliaGiampà, Filippo Gistri, Niccolò Hansen,Niccolò Ignesti, Alexa La Porta, LorenzoMa-gni, Alessandro Masi , Lorenzo Modugno,Tommaso Morini, Silvia Municchi, Caterina

Nesi, Alessia Paradiso,MartinaPerugini, Sa-muele Zampoli, Stefano Zanetti, Marco Zep-pi. Ha seguito i lavori la prof. Susanna Sibi-lio. Tutor è la prof. Iris Bumbaca. Il Dirigentescolastico è la prof. Rosa Mimmo.

APPROFONDIAMO

“Libera’’Non lontana

danoi

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 14 FEBBRAIO 2012

Uomini divisi su un’unica terraAnalisi sul razzismo dopo lo choc dell’omicidio di due ragazzi senegalesi

FIRENZE 13-12-2011, un biancouccide a sangue freddo, in unmer-cato, due senegalesi a colpi di pi-stola,Modou eMor, venditori ne-ri, e ne ferisce altri. In classe arri-viamo sconvolti. Non riconoscia-mo questa città, la credevamotranquilla e accogliente. Ci inter-roghiamo. Scopriamo che altriepisodi di discriminazione sonogià successi in Italia. Sempre piùspesso si sente dire di aggressioninei confronti di immigrati, insul-tati o picchiati per il solo fatto dinon essere italiani. Facendo unaricerca troviamo video, per noiscandalosi, dove esponenti politi-ci usano termini dispregiativi e of-fensivi contro islamici e personedi colore. Il presidente della co-munità senegalese parla di un cli-ma alimentato da anni di odio alivello politico.Nonostante si par-li di diritti umani e di uguaglian-za tra gli uomini, viviamo sostan-zialmente in un’Italia che ha pro-blemi di razzismo e che deve im-parare a confrontarsi con il grannumerodi immigrati presenti. So-no più uomini che donne e vivo-no principalmente nel nord Ita-

lia. Lamaggior parte lavora comecollaboratore domestico,manova-le o bracciante sottopagato e sfrut-tato: si approfitta della loro neces-sità di lavorare per imporre orarimassacranti, si assume “in nero”,senza garanzia contro il licenzia-mento, né assistenza in caso dimalattia o infortuni. Proviamo ad

immaginare cosa significa peruna persona abbandonare il pro-prio paese, la casa e i familiari, tra-sferirsi in un Paese straniero, neltentativo di mantenere una fami-glia che altrimenti morirebbe difame. Decidiamo di occuparci diemigrazione e scopriamo che gliitaliani hanno attraversato la stes-

sa odissea. Intervistiamo due per-sone: la signora Norma F. che dapiccola è emigrata a Charleroi, inBelgio (di cui abbiamo letto il dia-rio) e l’insegnante Tiziana M.Suo padre, emigrato nello stessoposto, ha raccontato inmolte lette-re la sua vita di minatore. Comeloro, gli extracomunitari oggi ven-gono emarginati solo perché par-lano un’altra lingua, hanno un di-verso colore di pelle e praticano al-tre religioni.

PREVALGONO i luoghi comu-ni secondo cui gli albanesi sonodegli assassini, i rumeni deglispacciatori, i cinesi degli sfruttato-ri. Tantissimi italiani commetto-no reati peggiori. Se una personaè buona o cattiva nondipende dal-la suanazionalità! Per chi si trasfe-risce nel nostro paese non dev’es-sere facile, dopo aver lavorato tut-to il giorno, sentirsi anche infama-re da qualche stupido ragazzinoche crede, comportandosi da raz-zista, di essere “grande”. Abbia-mo capito che se ci mettiamo neipanni degli altri e conosciamo leloro storie riusciamo a non discri-minarli.

Norma F. Lei è emigrata da giovane, perché?«Dopo la crisi del ’29mio padre fallì.DalVeneto par-tì per Charleroi (Belgio), dove molti italiani andava-no a lavorare inminiera. Noi figli lo raggiungemmo.Avevo 9 anni; mia mamma, con il fratellino appenanato, ci raggiunse in seguito».

Come vi trovaste?«Ero molto triste, vivevamo in un capannone e mimancavano le mie amiche. Alla scuola francese noncapivo niente. Un giorno una bambina mi chiamò“sallemacaronì” (sporchimaccheroni), la picchiai ri-spondendo “pomme de terre pourrie”(patata mar-cia). Poi mio padre riuscì a riprendere il commerciodi vini e ci trasferimmo in una vera casa».

Perché tornaste in Italia?«Ungiorno del ’39mia sorella uscì per andare a scuo-la, ma tornò subito perché le strade erano piene di

militari tedeschi. Stavano invadendo il Belgio. Miamadre corse al Consolato per i passaporti e riuscim-mo a prendere l’ultimo treno per l’Italia. Mio padrearrivò mesi dopo, viaggiando con mezzi di fortuna(bicicletta, a piedi)».

TizianaM.Anchesuopadreandò inBelgio.Co-sa raccontava dellaminiera?

«Era una vita dura: 14 anni a scavare in 230 minierediverse, a 1680 m. di profondità. Dormivano nellebaracche e la sera, ripulendosi dal carbone, contava-no i morti della giornata. Il pericolo maggiore era ilgrisù: se scoppiava una galleria non scampava nessu-no. Sarebbe morto anche lui se non fosse venuto acasa a trovarci».

ComeaMarcinelle?«Sì, ma là ci fu un errore umano: per la fretta fecerosaltare la dinamite mentre entrava il turno dopo.Nessuno si salvò. Mio padre si sentì un sopravvissu-to: i morti li conosceva tutti».

L’INTERVISTA INCONTROCONDUEDONNE ITALIANE CHERACCONTANO LA LOROEMIGRAZIONE

NormaeTiziana, viteparallele all’estero

MAI PIÙ La grandemanifestazione cittadina contro il razzismo

LAREDAZIONE

LAVORANDO sull’emi-grazione veneta in Brasilealla fine dell’800, scopriamoche milioni d’europei, con-tadini e braccianti, emigra-rono in altri continenti nel-la speranza di cambiare dif-ficili condizioni di vita. Leterre erano in mano a pochilatifondisti, i contadini co-stretti alla fame. Lettere, ar-ticoli di giornale, documen-ti d’archivio raccontano co-me il governo brasiliano, bi-sognoso di manodopera(abolita la schiavitù), ne ave-va favorito l’immigrazione,illudendoli con facili guada-gni e promesse di terre ferti-li. Il viaggio avventuroso,lungo, sofferto provocò lamorte di molti di loro, so-prattutto bambini. Giuntiin Brasile si rendevano con-to che la vita non era quellapromessa, solo alcuni riusci-rono a sistemarsi. Le terreche il governobrasiliano ce-deva loro non erano disabi-tate,ma di popolazioni indi-gene come Guaranì cristia-nizzati e altri detti spregiati-vamente bugres o selvaggi.Erano abituali spedizioni ar-mate contro i villaggi degliindios che, per fame e peraver subìto razzie, assaliva-no case e campi dei coloni,rubando oggetti utili e so-prattutto cibo.Anche chi so-steneva la necessità di “siste-marli” ammetteva che que-ste popolazioni, anche i piùtemuti (i botocudos), difficil-mente uccidevano e soloper vendetta. In questa vi-cenda emigrazione e colo-nizzazione s’intrecciano tri-stemente e ci chiediamo: dichi è la terra su cui vivia-mo? Quali sono i diritti diciascuno?

ScuolacittàScuolacittà

PestalozziPestalozziFirenzeFirenze

VITADIMINIERA I raccontidel nonno diventano un disegno

SCUOLA-CITTÀ Pestalozzi, Classe III Se-condaria di I grado:Baglioni Arianna, Belli-sario Edoardo, Bellisario Tommaso, Calo-naci Alessia, Carelli Niccolò, Castiglia Ju-

lia, Cerchi Lapo, Del Mela Sabina, FachinAsia, Falchini Rebecca, Favilli Adriano, Go-ri Federico, Leoni Cosimo, Musso Alice,Ochoa Martinez Daniela, Paglino Andrea,

Pasholli Neva, Serpieri Sara, Tarini Loren-zo, Zago Michele.Insegnanti: CinziaMondini eManuela Boc-chino.Preside: Stefano Dogliani

LONTANIDACASA

Il drammadiunaguerratrapoveri

•• 12 CAMPIONATOGIORNALISMO GIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2012

Tesori dimenticati del territorioDonCarlodaunaquindicinadi anni si occupadel recuperodellaBadia

IL NOSTRO TERRITORIO,comunemente conosciuto comePianadi Settimo, perché dista set-te chilometri dal centro di Firen-ze, ospita uno dei siti storico-cul-turali più antichi e, purtropponon ancora sufficientemente co-nosciuti della Toscana. Eppure lachiesa di Badia a Settimo è un si-to molto importante, poiché tra-mite essa, veniamo messi di fron-te a quella che è la nostra cultura,e quindi le nostre radici.

SUL LATO sinistro dell’Abba-zia è esposto ilmodellinodella Ba-dia stessa, il più grande plasticomai realizzato in bronzo dalle sa-pientimani di un artigiano. Il no-stro viaggio inizia molto indietronel tempo… la Badia, fondata nelX secolo dai Conti Cadolingi, hasubito varie trasformazioni: roma-niche, gotiche, rinascimentali ebarocche. La Badia è nata, infatti,come chiesa monastica ed è la co-munità di monaci che ha permes-so a Firenze di sviluppare la suacultura.La chiesa diBadia a Setti-mo è l’edificio più importante del

monastero.

NEL1788 il Granduca PietroLe-opoldo vendette una partedell’Abbazia alla proprietà priva-ta; Don Carlo Maurizi, attualepriore dell’Abbazia, ne ha recupe-rata gran parte ma non è ancorariuscito a completarla per gli scar-

si finanziamenti. All’internodell’edificio, nella Cappella diSan Bernardo da Chiaravalle, sitrovano i resti del corpo di DinoCampana, un grande poeta italia-no che visse per alcuni anni nelmanicomio di Castelpulci, sullecolline di Scandicci. Anche que-ste erano proprietà della Badia,

che aveva feudi fino aBologna. In-fatti il legno ricavato dalle foresteintorno alla Badia fu usato per co-struire il soffitto della chiesa, unodei pochi soffitti rimasti intattidal Medioevo. Risale al 1299 e furealizzato a mano dai monaci ci-stercensi.

UNALTRO tesoro dell’Abbazia,realizzato dall’Opificio delle Pie-treDure diFirenze, è il tabernaco-lo, composto daben72 tipi dimar-mo diversi incastonati tra loro. Incima vi è una riproduzione in le-gno della cupola di Santa MariadelFiore, a testimonianza dell’im-portante rapporto che la Badiamanteneva con Firenze.

DONCARLO definisce la Badia«un pezzo unico». Saranno orga-nizzate varie occasioni, tra cuil’apertura del monastero al pub-blico il 25 e il 26marzo, per ripor-tare la chiesa al suo antico splen-dore. La Badia a Settimo potreb-be così tornare ad essere un cen-tro operoso e di cultura come fuper molti secoli l’Abbazia.

LAVILLA di Castelpulci si trova in posizione do-minante sulle colline di Scandicci, in località Viot-tolone. Originariamente era un castello dei contiCadolingi passato poi ai Pulci, ai Soderini e infineai Riccardi; nel corso dei secoli sono stati fatti nu-merosi lavori di trasformazione a di ampliamento.Dopo il lavori di ampliamento fu creata la splendi-da faccaiata della villa, opera dell’ingegner Gioac-chinoFortini; infine nel 1854 la villa divenne pro-prietà pubblica e fu trasformata in ospedale psi-chiatrico fino al 1973.Da allora è stata abbandona-ta ma dal 2002 sono in corso lavori di restauro; ladestinazione finale del complesso è attualmente distabilirci una scuola nazionale per magistrati. Lavilla devemolta della sua popolarità al fatto che haavuto un ospite illustre fra i suoi pazienti: infatti ilpoetaDino Campana vi è stato ricoverato dal 1918fino alla sua morte avvenuta il 1 marzo 1932; poifu seppellito alla Badia di Settimo, fu dove tuttora

si può vedere la sua tomba dentro la chiesa. DinoCampana nacque a Marrani, nell’appennino to-sco-emiliano, nel 1885; già intorno ai 15 anni dietà presentò i primi disturbi nervosi; da allora fuspesso internato in istituti per malati psichiatrici,fuggendo via e soggiornando all’estero anche perlunghi periodi,in particolare inArgentina: il poetadimostrava in questomodo la sua grande inquietu-dine interiore, il ‘’male oscuro’’. Dopo varie com-plesse vicende personali, soprattutto polemichecon l’ambiente letterario, rientra a Marrani e pub-blica la sua opera principale , i Canti Orfici, unaraccolta di alcune prose e numerose poesie: il temaprincipale è il viaggio, reale o sognato. Campanaconosce la letterata Sibilla Aleramo, con cui hauna relazione epistolare e personale controversama molto intensa. Per il peggioramenti delle con-dizioni, viene infine ricoverato nel manicomio avilla Castelpulci, da cui non uscirà mai più.

L’APPROFONDIMENTO IL SOGGIORNODEL POETANELLA VILLA SEDE ALLORADI UNMANICOMIO

CampanaeCastelpulci, binomio da riscoprire

ANTICAABBAZIAUn’immagine della Badia a Settimo

LAREDAZIONE

SANDRO Fallani, assesso-re all’istruzione di Scandic-ci, ha risposto ad alcune no-stre domande sulla Badia diSettimo.

Qualè l’importanzadel-laBadiaper il nostro ter-ritorio?

«È un importante bene ar-chitettonico. Attorno ad es-sa si è sviluppata la storia so-ciale di tutto il nostro terri-torio, poiché l’abbazia nonsvolgeva solo una funzionereligiosa, ma anche socio-economica, dando lavoro al-le persone della zona e rifor-nendo di derrate agricoletutto il contado».

Badia è solo un centrodi interesse turistico o èimportante per la cono-scenzadellenostre radi-ci?

«LaBadia è un centro di tu-rismo artistico, ma ancheuncentro religioso, spiritua-le e culturale. Non bisognadimenticare che dopo la fi-ne della II guerramondiale,Badia aveva un’importanzaparitetica con Scandicci, eche, dopo la sepoltura diuno dei più importanti poe-ti italiani, Dino Campana,morto nell’antico manico-mio di Castelpulci, ha vistola presenza dei letterati piùimportanti dell’epoca (Mon-tale, Bargellini, Gatto, Lu-zi, Pratolini)».

Come è nata la collabo-razione tra l’ammini-strazione comunale edon Carlo?

«La collaborazione per valo-rizzare la Badia era comin-ciata con il parroco prece-dente, don Furno Checchi,ed è proseguita condonCar-lo che si è fatto promotoredei restauri dell’abbazia. Ènata anche l’AssociazioneAmici della Badia. Il tuttorendere visibile a tutti ilcomplesso monastico, pertrovare finanziamenti per ri-comprare la parte privata».

ScuolamediaScuolamedia

FermiFermiScandicciScandicci

RITRATTO Il poeta DinoCampana visto dai ragazzi

III F: BIANCHI Tessa, Binazzi Alessio, Bonci Valentina,Burgio Asia, Costagli Sara, D’Uva Federico, Del Furia Ma-ria Vittoria, Fani Cosimo, Florio Andrea, Galeotti Tomma-so, Galli Jacopo, Ganz Alessia, Goretti Diego, GuarducciMarta, Haghighi Tajvar Dariush, Jhamat Rahul, Lapini Da-niele, Marchetti Erica, Pallai Alessandro, Pratelli Riccar-do, Raveggi Lorenzo, RuizHoguinRossi Escarlet, Sacchet-

ti Camilla, Vannini Francesco, docenti: Francesca Corona,Francesca Polidori. 3D: Amari Nicola, Baldacci Petra, Be-cherelli Matilde, Biagiotti Eleonora, Cambi Francesco,CrescenzoDaniel, D’Orazio Simona, DiMauroAndrea,Gia-chetti David, Hossain Tahmina, Lazzerini Silvia, LucianiAlanLeonardo,Marini Jessica,Mazzanti Siria, Miccio Lui-sa, Montani Massimiliano, Mugnai Margherita, Orlandini

Alessia, Perico Niccolò, Picciotti Ilaria, Rondanini Gaia,

Scolari Daniele, Testa Camillo Chiara, Verniani Vittoria.

Docente: Antonietta Foscarini. Prof.ssa vicaria: Valeria

Dessolini.

Dirigente prof. Leonardo Camarlinghi.

L’INTERVISTA

L’assessore«Unachiesadasalvare»

••13CAMPIONATOGIORNALISMOGIOVEDÌ 16 FEBBRAIO 2012

Studenti “ciceroni” itinerantiAlla scoperta della Firenze che non ti aspetti nel nostro “open day”

SE L’ARTE è espressionedell’animo umano e mezzo di co-municazione universale, che nonsi piega alle barriere del tempo edello spazio perché è opinione co-mune che i ragazzi di oggi non laapprezzino?Considerando i numerosi eventiorganizzati negli ultimi anni nonsolo nelle grandi città, ma anchenei piccoli centri e il buon afflus-so di pubblico, è evidente che legiovani generazioni italiane nonsono insensibili al fascino dellabellezza artistica.Anzi, semmai il loro concetto diarte è molto più ampio di quellodegli adulti. I graffiti colorano erallegrano lo spazio urbano di tut-te le grandi città. Spesso le ammi-nistrazioni pubbliche promuovo-no e organizzano questo genere diarte adibendo spazi specifici a talimanifestazioni.Tuttavia nelmon-do adulto questo genere di espe-rienza artistica fatica ad essereconsiderata tale: più che di artistiper i cosiddetti “graffittari” si par-la di teppisti.Eppure, come ci insegna l’etimo-logia, artista è colui che possiedeuna tecnica e questi artisti metro-

politani ne hannodavvero da ven-dere.E poi a tutti è chiaro che fruiredell’arte passeggiando per le viedi una città,avvicinarsi ad essa inmodo infor-malemapropositivo, assecondan-do la propria indole è molto piùstimolante che non vagare per lesale di un austero palazzo signori-

le.E qualemiglior esempiodi giardi-no delle meraviglie dell’arte senon la nostra Firenze? Proprioquesto atteggiamento più dinami-co e meno contemplativo-riflessi-vo è uno dei motivi per cui il mu-seo tradizionale attrae di meno legiovani generazioni, che invececercano interazione e partecipa-

zione attiva. Ecco spiegato il suc-cesso di tutti i polimuseali che ab-binano alla visita guidataattività di laboratorio.Ecco perché noi ragazzi del Con-servatorio ci divertiamo da mattiin occasione dell’Open Day, gior-nata nella quale le porte del no-stro istituto si aprono a quanti vo-gliano visitarlo e fanno bella mo-stra di sé autentici gioiellini arti-stici che pochi conoscono.Sì, perché siamonoi ragazzi che il-lustriamo i tesori della scuola!!Per unamanciata diminuti le no-stre parole li fanno rivivere, noidiventiamo la loro voce e loro di-ventano davvero nostri.Succede così per Il Cenacolo,grande affresco di Matteo Rossel-li, chedecora la sala da pranzo; op-pure per La presentazione dellaVergine al Tempio, pala d’altareche il pittore cinquecentesco Do-menicoPuligo, stroncato dalla pe-ste, non riuscì a terminare ; oppu-re ancora per la cosiddetta SaladellaDuchessa, un’ ampia sala re-centemente tornata all’anticosplendore dopo un restauro dura-to tre anni.

IMPARARE a riconoscere e ad apprezzare l’arteanche quando simanifesta sotto formedel tutto di-verse dalla concezione comune non è una conqui-sta da poco. Eppure noi italiani, popolo di poeti (equindi di artisti), santi e navigatori dovremmo ave-re dimestichezza con i vari modi in cui lo spiritoumano riesce ad esprimersi.La mostra di Picasso organizzata a Pisa nei localidel Palazzo Blu, cha già in passato aveva ospitato icapolavori di Chagall e Mirò, è un’opportunità danonperdere per allargare i propri orizzonti cultura-li e conoscere un personaggio che ha segnato inmodo indelebile la pittura del ‘900.Uno spagnolo che ha saputo non solo riconoscerele proprie capacità, ma anche educarle attraversolo studio e l’esercizio pratico; che la passione per ilsuo lavoro ha portato a Parigi, la Ville Lumieredell’epoca; che ha vissuto una vita intensa, disordi-

nata e spesso al limite, ma che non si è mai fattodistrarre dal suo progetto.E tutto questo si vede, si respira, si vive nella rasse-gna pisana. Nei soggetti: i tori e i cavalli, simbolidelle sue origini spagnole, presenze ricorrenti emai scontate nelle opere di Picasso; le donne, sen-suali, carnali, muse inconsapevoli di un geniodell’arte; la violenza e la sofferenza, che grida sgo-menta dai suoi disegni e alla quale Picasso non tro-va soluzione. Nella tecnica, che dalle esperienzegiovanili del periodo blu e del periodo rosa passaal cubismo, del quale diventa maestro e simbolo.Fanno parte della mostra gli studi preparatori peruno dei quadri ritenuto damolta parte della criticail manifesto del cubismo picassiano: Las Demoi-selles deAvignon .Ad essi si aggiunge la serie cele-berrima dei Toros, nella quale l’immagine realisti-ca e dettagliata dell’animale viene destrutturata esi trasforma nel notissimo, sintetico graffito.

LA VISITA IN UNAMOSTRA A PISA L’OPPORTUNITÀ DI CONOSCEREMEGLIO L’ARTISTA SPAGNOLO

Picasso, viaggio intornoaungrandemaestro

SALA DA PRANZO Il Cenacolo, opera di Matteo Rosselli

LAREDAZIONE

L’ARTE è il linguaggiodell’anima. Con le sue mol-teplici espressioni essa sca-turisce dal bisogno indivi-duale di raccontarsi.È questo uno deimotivi percui tra i giovani e l’arte in-tercorre effettivamente unaintensa relazione reciproca,sia perché è indubbio che es-si abbiano una creativitàmolto più fervida e vivacedi quella degli adulti, siaperché i ragazzi hanno unenorme desiderio, e allostesso tempo bisogno, disentirsi e vedersi raccontatiper riconoscersi, per render-si conto che esistono e che ilmondo “di fuori” se ne è ac-corto.Tuttavia l’arte fine a se stes-sa, non agganciata adun ide-ale, sia esso etico, politico oestetico, non è assolutamen-te in grado di svolgere il de-licato compito di portavocedelle istanze giovanili né dieducare i giovani alla lettu-ra e all’uso del linguaggio ar-tistico.Questo non significa che lemanifestazioni artistichepiù accattivanti per il mon-do dei teenagers siano sem-pre incapaci di svolgere ilproprio ruolo. È però evi-dente che molto spesso chisi dedica a queste disciplinelo fa per moda e talvoltanon si rende conto di tra-sformarsi da presunto fauto-re di arte a suo pericolosodetrattore.Insomma, se l’arte è un ele-mento indispensabile per laformazione personale diognuno, essa deve proporreal mondo giovanile dei rap-presentanti credibili, artistiin grado di giocare un ruoloeducativo importante. L’ar-tista, e non solo quello delpassato, deve avere il corag-gio e la capacità di porsi co-me esempio formativo.

ScuolamediaScuolamedia

Santa MariaSanta Mariadegli Angelidegli AngeliFirenzeFirenze

IMMORTALE

Un’opera di Pablo Picasso

HANNO partecipato al concorso gli alunni delle classiII e III media del Conservatorio Santa Maria degli An-geli, Classe II: Barbarulo Olimpia, Bicchi Giulio, ConteLucrezia, Corigliano Fabio, D’Amico Anna, GarofaloFederica,Mancusi Niccolò,Murdaca Guidalberto, Pie-ri Virginia, Pini Rebecca, Riganò Giusy, Santos Human

Jesus David, Scicolone Sofia, Spacocci Amalia, Strop-pa Filippo, Tamburini Guidetta, Tombelli Lucrezia,Zorzi Giacomo. Classe III: Camarlinghi Emma, CambiFrancesco, Cavuta Damiano, Comotto Alessandro,D’Ottavio Carolina, Feri Duccio, Fiesoli Camilla, FossiFilippo, Gangi Maria Chiara, Giannotti Gezabel, Guar-

nieri Cristina, Martelli Lucrezia, Matteini Andrea,Maurigi Sofia, Maurizi Filippo, Mineo Aurora, MorelliNiccolò, Olmi Lorenzo, Pasquali Silvia, SaniMelani Ia-copo, Seccafieno Giulio, Spadafora Angelica. Dirigen-te Scolastica: prof.ssa Rosa Pezzotta; insegnanti tu-tor: prof.ssa Clara Birello, prof.ssa Katy Giacomelli

L’ANALISI

L’arteformativae i giovani

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Noi ragazzi, sicuri di conoscerci?Nonsiamosolo tv epc,maper capirci dovete andareoltre le apparenze

APATICI,passivi, computerizza-ti e senza ideali… in effetti sem-briamoproprio così, o forse, a vol-te, lo siamo veramente, ma il no-stro mondo non finisce qui. Perguardarsi dentro e mostrarsi consincerità ci vuole molto coraggioe noi oggi lo abbiamo trovato, spe-rando di riuscire a comunicareciò che siamo veramente. Certo èsempre più facile fermarsi alle ap-parenze e queste ci presentanospesso un quadro desolantedell’universo giovanile: viviamoin un mondo distante dalla natu-ralezza, dalla verità e dalla digni-tà, dove è più importante apparireche essere. Ci ritroviamo schiavidi una realtà virtuale, in cui nien-te ha un vero senso e dove tuttoviene fatto per il piacere persona-le. Con lemille attenzioni che dia-mo alla semplicemediocrità, assi-stiamo indisturbati e imperturba-bili alla perdita di dignità dei no-stri coetanei; inconsapevoli dei ri-schi che corriamo, nella nostra vi-ta di adolescenti sembrano esserediventati interdipendenti alcool,

musica, “sballo” e tutto il restonon conta. È così spesso che ci di-pingono, prigionieri di una realtàsenza ideali alcuni… ed è proprioin quella realtà che molti di noi silasciano trascinare, forse perchéoggi è davvero più facile apparireche essere. Ma la superficialità èrischiosa e purtroppo lo imparia-

mo troppo tardi, sulla nostra pel-le. Per questo, con forza, noi vo-gliamo urlare che non siamo tutticosì, non siamo solo quel ridicoloniente che non pensa, non siamouna massa informe, urlante colo-rata e senza futuro come recente-mente una giornalista ci ha de-scritto. Noi ragazzi, nel profondo,

abbiamo qualcosa di speciale,qualcosa da offrire agli altri, noisogniamo, fantastichiamo, ci illu-miniamo; non è vero che non ab-biamo ideali, forse non vogliamoammetterlo, per l’orgoglio di nonsentirci deboli, ma vorremmo an-che noi migliorare il mondo, can-cellare le ingiustizie, eliminare ipregiudizi.

NOIVOGLIAMO essere ascolta-ti dagli adulti per esprimere le no-stre idee, che di solito considera-no banali e soffriamo per questo.Noi il computer sappiamo anchespegnerlo, quando ci permettonodi trovare una valida alternativa.Adulti che ci circondate, prima diaccusare noi di unamancata sensi-bilità, dovreste guardarvi negli oc-chi a vicenda e domandarvi se voiper primi siete un buon esempioper noi, se mettete al primo postola lealtà e l’impegno, se sapete de-dicarci un po’ di tempo solo pernoi, se potrete regalarci un mon-do migliore, se difenderete il no-stro futuro…perché il vostro futu-ro invece, siamo NOI.

ABBIAMO parlato con i nostri nonni perché rite-niamo che dal passato possano arrivare preziosiconsigli per il nostro futuro; abbiamo chiesto lorodi accompagnarci in un viaggio indietro nel tem-po, per confrontare ideali, sogni e divertimenti deiragazzi di allora con i nostri. Dall’analisi delle ri-sposte è emerso che sicuramente i divertimenti delpassato mettevano più in gioco la creatività perso-nale, il rapporto con i coetanei e con il proprio ter-ritorio; i nostri nonni, nel tempo libero, amavanoinfatti: fare il bagno al fiume, suonare o dipingere,leggere con gli amici, ricamare e fare l’uncinetto,passeggiare nella natura cercando funghi o sola-mente ammirando il paesaggio, fare giochi all’aper-to per sfidare i compagni comenascondino, campa-na, biglie, pallone; passare le serate “a veglia” nei

poderi dei vicini ballando, raccontando storie in-torno al fuoco, giocando a carte. In passato la scuo-la era un lusso che solo pochi potevano permetter-si e dai nostri nonni è arrivato forte e chiaro ilmes-saggio di non sprecare questo tempo in cui, stu-diando, possiamo costruire il nostro futuro. Attra-verso la lettura e l’analisi delle risposte, nelle no-stre interviste emerge un fortissimo attaccamentoalla famiglia, considerata un primo traguardo daraggiungere e unvalore da difendere.Dai loro con-sigli abbiamo capito che con la fretta di crescerebruciamo le tappe di unpercorso da assaporare len-tamente, abbiamo imparato che per essere felici ba-sta accontentarsi delle piccole cose preziose chegià abbiamo, dare più importanza ai sentimenti,agli affetti, al rispetto, soprattutto per chi ha piùesperienza di noi.

L’INCONTRO TRA GENERAZIONI I NONNI RACCONTANO: DAL PASSATO CONSIGLI UTILI PER IL FUTURO

AMarradi l’esperienzaèancoraunvalore

I RAGAZZI DELLA III A DI MARRADI Liberi di esprimersi

LAREDAZIONE

COSA ci piace? Girare ilmondo, essere creativi, faresport, tifare la squadra delcuore e magari vederla vin-cere, guardare film in buo-na compagnia. Ci piace esse-re in gruppo, non sentirsimai soli, avere anche mo-menti di tranquillità e pacecon noi stessi, lontano daquella frenesia e velocitàche il mondo degli adulti cipresenta come normale; ac-quistare abiti non firmatied essere soddisfatti del no-stro stile. Amiamo farci cat-turare dalle pagine di unbuon libro, per entrarci den-tro e sognare ancora; anda-re in giro la notte, suonare icampanelli e scappare, farepigiama party a tema, vaga-re senza metà, giocare il sa-bato sera a biliardo al bar,mangiarci una pizza tutti in-sieme, goderci una gustosacioccolata calda, tra scherzibattute e riflessioni comu-ni. Non è vero che non ab-biamo idee, ne siamo pieni,solo che non sempre ci pia-ce raccontarle al mondo in-tero. Ci piace guardare lestelle, sdraiati sul prato can-tando a squarciagola, peraspettare poi l’alba e osser-varla in tutto il suo splendo-re. Ci piace innamorarci, si,ci piace; ci piace osservarecolui o colei che amiamo,ogni suo gesto, ogni suo pas-so, ogni sua minima atten-zione verso di noi. Ci piacecreare, ideare, sfogare la no-stra sete di fantasia. Ci piacesentirci liberi di fare ciò chevogliamo, senza giudizi epregiudizi; rincorrere i no-stri sogni e immaginare poiche un giorno saranno real-tà.

ScuolamediaScuolamedia

Dino CampanaDino CampanaMarradiMarradi

NEL PASSATO

Ci si divertiva di più conmeno

QUESTI I REDATTORI in classe della scuo-

lamediaDinoCampanadiMarradi: Basset-

ti Sofia, Bedronici Serena, Berti Lucrezia,

Caldani Cassandra, Caldani Demetra, Cam-

poli Lucrezia, Cappelli Roberto, De Pa-

squale Viola, Gentilini Maida, Gonslawska

Nicole, Lamponi Giulia, Loli Anita, Luongo

Cristina,MannozziMartina,Mekshaj Romi-

na, Neri Emma, Quadalti Roberto, RontiniMattia, SamorèDavide, Scalini Giulia, Spa-nuSimone, Tagliaferri Cosimo, Tiberii Pie-tro;Docente tutor: prof.ssa Enrica Cavina

L’ANALISI

Sperandoche i sogni

diventino reali

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 21 FEBBRAIO 2012

Via il passato, largoallaViaFirenze Nova: una rotatoria potrebbe nascere al posto dell’antico Oratorio

NELSETTEMBREdel ’44, Pie-ro Calamandrei, in una Firenzesconvolta dalla guerra, pronunciaunmemorabile discorso di apertu-ra dell’anno accademico: “Voi losapete che in Italia, specialmenteinToscana, ogni borgo, ogni svol-to di strada haun volto comequel-lo di una persona viva; non vi ècurva di poggi o campanile di pie-ve che non si affacci nel nostrocuore col nome di un poeta o diun pittore, col ricordo di un even-to storico che conta per noi quan-to le gioie o i lutti della nostra vi-ta. Questi paesi sono carne dellanostra carne e per la sorte di unquadro odi una statua o di una cu-pola si può stare in pena come perla sorte di un congiunto odell’amico più caro”. Di lì a poco,a Firenze sarebbe iniziata una ri-strutturazione urbanistica chenon avrebbe tenuto più conto del-la sua identità storica. Lo stessoanno in cui Calamandrei moriva,nel 1956, veniva abbattuta la rina-scimentale Villa Lippi Neri, cheaveva dato il nome al Rione delLippi. Il Comune, vendendola al-

la società Pignone, aveva autoriz-zato quest’ultima a demolirla, conbuona pace della tutela del patri-monio artistico.La nostra scuola si trova nella zo-na di Firenze Nova, proprio aiconfini con lo stabilimento delNuovo Pignone, con il Rione delLippi e la piana di Castello, aree

che, nell’’800, facevano parte delcomunedel Pellegrino, oggi scom-parso. Il Lippi rappresenta il cuo-re antico del nostro Quartiere e laricerca sul suo passato accende lanostra fantasia, ci spinge a ricer-carne la memoria in quel che so-pravvive, nel desiderio di salva-guardarlo. Della famiglia omoni-

ma, del suo patrimonio immobi-liare, passato in eredità ai Rucel-lai, imecenati di SantaMariaNo-vella, ci rimangono, oltre al gran-de stemma dei Lippi, un leonerampante cosparso di stelle, unOratorio e un Tabernacolo, conunaMadonna del Latte attribuitaa Paolo Uccello e conservata nellaChiesa locale. L’Oratorio oggi èavvolto in un reticolo di impalca-ture e teli verdi, all’incrocio fratre strade. Il Comune, che ne hain parte la proprietà, avrebbeespresso l’intenzione di abbatter-lo, perché è di ostacolo alla viabili-tà, ma l’Oratorio è un monumen-to pregevole, con preziosi affre-schi di cui restano solo antiche fo-to d’archivio. L’edificio è perico-lante e non vi si può accedere.Nel2002 il Tabernacolo fu trasferitonei giardini del Lippi, mentrel’Oratorio veniva condannato alladimenticanza e al degrado. In ulti-mo la richiesta di abbatterlo.“Una Rotatoria al posto dell’Ora-torio?”. Suona come una beffa,questa sorta di anagramma, allamemoria di Calamandrei.

LACHIESA è spoglia, severa. Pareti bianche con-ducono all’altarmaggiore, dove simostra ilmiraco-lo: laMadonna in trono, tra angeli e santi, allatta ilbambino. E’ dolce, ha l’aria di una regina nel suomanto color porpora, bordato d’oro. L’artista, unPaolo Uccello giovane, come attesta un’antica epi-grafe, o più probabilmente un Pietro Nelli, allievodi Orcagna, la rappresenta tra S. Giovanni Battistae San Luca; in alto, tra i 4 profeti maggiori, DioPadre benedicente. Altri studi la riportano a Filip-po Lippi e alla sua scuola. L’hanno salvata dal de-grado staccandola dal Tabernacolo che ne custodi-va l’immagine fin dal 1400, posto a segnare un cro-cicchio di strade a fianco dell’Oratorio che oggiversa in uno stato di penoso abbandono. Per secoliquestaMadonnaha confortato il camminodi vian-danti solitari, illuminando l’oscurità della notte

con la sua luce. Ha accolto i fedeli che al tramontocantavano le sue lodi o che, nei periodi di pestilen-za, seguivano all’aperto le funzioni religiose.Quan-ti oggi ne conoscono l’esistenza o ne apprezzereb-bero la perfezione? Il Tabernacolo che l’ha protet-ta per tanti secoli ha l’aspetto di una piccola torre.Da anni è stato trasferito nei giardini del quartiereLippi, dove si trova, proprio a fianco della Chiesadi SantaMariaMaterDei, chene custodisce l’affre-sco. A pianta quadrangolare ha una porticina conun’anta divelta e le erbacce ne hanno invaso l’inter-no. Sulle pareti esterne, dove ancora sono visibiligli stemmi della famiglia Lippi, compaiono scrittee segni di sfregio. Nel mezzo, tra Tabernacolo eChiesa, estraneo all’insieme, l’edificio modernodel distretto socio-sanitario di zona veglia beffardosulla cattiva salute del Tabernacolo e sull’agoniadell’Oratorio poco distante.

PATRIMONIO DA PROTEGGERE LA CHIESADI SANTAMARIAMATER DEI E IL TABERNACOLO

Il rionedel Lippi e i suoi tesori dimenticati

LA SITUAZIONE La cappella dell’Oratorio Rucellainel 1941(Archivio Storico SovrintendenzaBeni Architettonici Firenze) e l’Oratorio nello stato attuale

LAREDAZIONE

SE L’ARTE è la voce dellastoria e l’arte non viene con-servata, la storia è condanna-ta al silenzio. Allora restiamoun popolo senza voce, un po-polo di bambini, destinati anon crescere, perché non co-nosciamo quello che è acca-duto prima di noi. La storicavilla del Lippi è scomparsa.Salviamo almeno quanto ri-mane. A Firenze le demoli-zioni erano cominciate dallametà dell’’800, per fare spa-zio ai Piemontesi, quando lacittà era diventata la nuovacapitale del Regno o, meglio,la città di Acchiappacitrulli,come la descriveva Collodinel suo Pinocchio, che si eracoperta di debiti fino a di-chiarare bancarotta pur didarsi arie da gran signora.Tutt’intorno,Firenze conser-vava le sue ville patrizie, icampi coltivati, i piccoli bor-ghima, dopo la seconda guer-ramondiale, una nuova rivo-luzione urbanistica ne avreb-be definitivamente cambiatoil volto. Di quel passatosplendido rimane l’Oratoriodei Lippi Rucellai, sorto nel‘’700 di fronte alla villa omo-nima, contenente, oltre ad af-freschi del XVIII secolo, al-cune tombe della famigliaRucellai.Quegli affreschi era-no preziosi, prima che il tet-to crollasse e fosse proibitoentrare nell’edificio per ve-derli. Negli anni ‘80 era natoun Comitato per salvare dal-la distruzione quest’anticoOratorio e il vicino Taberna-colo con laMadonna attribui-ta a Paolo Uccello. Oggi si ri-parla di demolizione,malgra-do il vincolo della Sovrinten-denza che tutela la struttura.L’Oratorio fa parte del no-stro territorio, una delle raretestimonianze storiche delnostro quartiere.Noi vorrem-mo che si salvasse, che diven-tasse un luogod’incontro, do-ve organizzare mostre oscambiarsi idee. Chissà sequalcuno, che si diffeREN-

ZI da predecessori un po’ di-stratti, vorrà ascoltare la no-stra voce.

ScuolamediaScuolamedia

CalamandreiCalamandreiFirenzeFirenze

PICCOLI TESORI

I beni artistici del Lippi

CLASSE II A: GabrieleBacus, SamueleBartolozzi, Anama-ria Basica, Angelbert Bisaya, Giorgio Chen, Andrea delFrancia, Alessia di Geronimo, Asia Fibbi, Cristiana Gjona,Mattia Gloter, Davide Langella, Lorenzo Lapini, AnnalisaLi Volsi, Giulio Cesare Maldonado, Lorenzo Mechi, SadiaMongalieri, Alessandro Muru, Diletta Noferini, MaurizioPallante, Alessandra Pela, Christian Privitera, Niccolò

Sarti, Elisa Sottili, Gemma Spatafora, Diana Toldea, Lu-crezia Uccellieri.Classe II B: Al Azzam Safieh, Sara Balsimelli, FrancescoBarbieri,MartaBettini, Francesco Caccavale, ChenahMe-rem, Parvani Confortini, Aurora Giannoni, Leon Haljiti,Emma Leoni, Alessia Marchese, Stella Marzano, France-sca Moricca, Serena Ottanelli, Caterina Pali, Iacopo Pitta,

Martina Porrati, Virginia Pruneti, Carmel Ranieri, GioeleScanu,AndreaScopetani, SinghGurbinder, Rossella Stan-zione, Leonardo Viligiargi, Olga Zajas, Luz ParionaTutor: prof.ssa Serenella Masi. prof.ssa Alessandra Vet-tori. Dirigente Scolastica I.C.S. “Piero Calamandrei”:prof.ssa Lucia di Giovanni

L’ANALISI

Alla ricercadellenostre

origini

12 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012

Kmzero:qualitàdietro laportaLemerci a filiera corta non inquinano e sono utili alla nostra salute

CONMERCI aKmzero si inten-dono tutti quei prodotti, per lopiù alimentari, che vengono ven-duti nel raggio di pochi chilome-tri dal luogo di produzione. Essisonodetti anche a filiera corta per-ché spesso accorciano le distanzefisiche fra produttore e consuma-tore; non essendoci la necessita ditrasporti intermediari, il km 0 so-stiene un ambiente pulito.Questa e un’economia caratteriz-zata dalla filiera lunga, ovvero tut-ti quei prodotti che hanno più in-termediari fra produttore e consu-matore. Come rivelato in un’inda-gine statistica della Coldiretti, ne-gli ultimi anni, però, gli Italianistannodiventandopiù consapevo-li di ciò chemangiano: infatti cir-ca 8 cittadini italiani su 10 riten-gono che i prodotti dovrebberoavere un etichetta su cui scrittoquanti chilometri sono stati per-corsi e l’inquinamento prodottoper giungere sulla nostra tavola.Inoltre ben il 37%dei consumato-ri italiani ritiene che la distribu-zione commerciale dovrebbe for-niremaggiori dati sui prodotti so-stenibili da un punto di vista am-bientale, ai quali, secondo il 25%,dovrebbe essere dedicato un ango-

lo apposta nei supermercati e benla meta degli Italiani attribuisco-no all’impatto ambientale dei pro-dotti un valore doppio rispetto al-la marca.Il cibo a chilometri zero ha moltivantaggi: prima di tutto e un pro-dotto fresco, perché viene raccol-to due o tre giorni primadi arriva-re sulle tavole e ciò garantisce al

prodottomaggiori valori nutrizio-nali; inoltre è più economico per-chémeno soldi vengono impiega-ti nel trasporto, infine salvaguar-dia l’ambiente perché non emettegas inquinanti.Tuttavia occorre rilevare che il ci-bo a chilometri zero non sempregarantisce freschezza, genuinità oeconomicità perché non è detto

che gli standarddell’agricoltore si-ano obbligatoriamente elevati epochi costosi, per questo sarebbeutile un controllo dell’utente.La necessità di avere un contattodiretto fra produttore e acquiren-te ha dato origine a molte formedi collaborazione spontanea, fracui i piu conosciuti sono i Gruppidi Acquisto Solidale (G.A.S.).I GAS nascono dalla necessità diun cambiamento profondo del no-stro stile di vita e vogliono immet-tere un consumoetico e a chilome-tri zero nel mercato. Questi grup-pi sono molto diffusi in Toscana.Per saperne di più riguardo ai be-nefici del cibo, abbiamo consulta-to il dottor Cipriani, nutrizioni-sta. Nell’intervista ci ha detto chei nostri nonni mangiavanomeno,ma si muovevano molto di più,mentre la nostra generazionemangia di più e praticameno atti-vità fisica.Quindi che per seguire una corret-ta alimentazione e preferibile se-guire le indicazioni fornite dallaPiramideAlimentare, che preferi-sce alimenti a chilometri zero re-peribili nel nostro territorio.Il prodotto a chilometro zero hauna precisa finalità nutrizionale,economica ed ambientale.

VISTO che per la qualità del cibo il suo ristoranteè unodei più conosciuti di Firenze, dove e conqua-le criterio Fabio Picchi sceglie le materie prime daoffrire ai suoi clienti? Crede nel “chilometro ze-ro”? «Il chilometro zero è un concetto molto peri-coloso; in generale ci deve guidare il buon senso:pasta pugliese, limoni di Sorrento perché no! Cheun certo tipo di merce arrivi da paesi vicini è unacosa buona, ma il movimento delle merci significaanche movimento di denari, oltre che di idee.Quando facciamo arrivare le ciliegie dall’altra par-te del mondo, ci allontaniamo dal buon senso. Im-maginatevi di riempire un aereo di ciliegie per por-tarle qua: c’è un consumo energetico assurdo! Noisiamo disposti a strapagarli, ma non dite che sonobuoni! Sono prodotti industrializzati, sui qualivengono utilizzate sostanze chimiche, spruzzaticonservanti, cosicché possano viaggiare senza mar-cire. Ci viene sempre detto di mangiare il cibo che

non ci fa male, ma forse dovremmo mangiare il ci-bo che ci fa bene! In questo senso, il “chilometrozero” potrebbe essere un’indicazione di massimada seguire: per quello che si può, compriamo le no-stre bietole, i nostri spinaci, beviamo le nostre ac-que. Il “chilometro zero’’ va praticato anche nellapropria casa. Oggi, per comodità, si scelgono i pro-dotti surgelati; si comprano gli yogurt che ci “sgon-fiano”: gli acquirenti sono vittime della televisio-ne, pensano che se fa bene all’attrice di certo a loronon farà male. Veniamo bombardati quotidiana-mente da messaggi promozionali condizionati daquesto tipo di mercato. Nel mondo ci sono milletipi di mele, ma se tu mangi la mela coltivata nellatua regione, non mangi una mela qualsiasi, mangiil tuo territorio. Cerchiamo quindi piccoli produt-tori, cerchiamo i mercati, cerchiamo solo nuove al-leanze di consumatori: questo è il “chilometro ze-ro” che mi interessa».

L’INCONTRO SCAMBIO DI OPINIONI CON FABIO PICCHI, CULTORE DELLABUONA CUCINA

«Mangiamobeneeattenti alla genuinità»

DI TUTTO UN PO’ Scambi culinari: prodotti tipici d’Europa

LAREDAZIONE

I SUPERMERCATI sistanno interessando sem-pre di più alla vendita dimerce a Km 0 perché, nono-stante la crisi, l’utente si pre-occupa molto della sua salu-te e del rapporto qualità-prezzo, anche se la maggiorparte della clientela ne è an-cora poco informata.La grande distribuzione co-me Coop e Conad si occupadel Km 0. La prima si impe-gna nella filiera corta conl’iniziativa “Aiutiamo la To-scana a crescere” e offre ac-que provenienti da sorgentivicine; la seconda, con ilmarchio “Percorso di quali-tà”, mette a disposizione ci-bo che, proveniente da unviaggio più breve, ha pro-dotto meno anidride carbo-nica.Nei Discount i cibi a Km 0si trovano nelle catene na-zionali. A questo proposito,abbiamo posto delle doman-de ad alcuni commerciantidel mercato di Sant’Ambro-gio: ci hanno risposto chenon sono particolarmenteinteressati alla filiera corta,preferendo piuttosto prodot-ti tipici di ogni regione.Siccome tutto il cibo vieneimportato attraverso i tra-sporti su gomma, basta unosciopero come quello avve-nuto recentemente a disabi-litare tutta la catena di pro-duzione. Anche per questomotivo, e da preferire mer-ce proveniente da luoghi vi-cini.Con l’avanzare degli anni, iprodotti a filiera corta saran-no reperibili in quasi tutti icentri di vendita alimentaree questo sarà uno dei fattoriche comporterà l’allunga-mento della vita media del-la popolazione.

ScuolamediaScuolamedia

CarducciCarducciFirenzeFirenze

RISTORATORE

Fabio Picchi

QUESTA LA REDAZIONE IN CLASSE che ha

realizzato la pagina: Bartolini Greta, Be-

ringi Bianca, Bianchi Sofia, Brogi Daniele,

Casini Marta, Ceccarelli Martina, Ciacche-

ri Edoardo, Fanti Pietro, Fici Emma, Gale-

otti Cecilia, Giuri Chiara, Landi Lucrezia,

Naldini Lorenzo, Palcani Camilla, Paoletti

Vieri, Praticò Gianmatteo, Russo Andrea,

Salucci Andrea, Schiraldi Manuel, SerniArianna, Staggini Andrea, Suvini Eleono-ra, Vestrini Francesco.Insegnante tutor: Giorgi Alessandra.Preside: Luciana Marchese.

L’ANALISI

Imass-marketoffronoancheprodotti bio

13CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 24 FEBBRAIO 2012

Veicoli a propulsionemuscolarePiste ciclabili: tuttoquello chedasempreavreste voluto sapere

IL DUE FEBBRAIO scorso, leclassi 5ª B della scuola elementareLavagnini e la 3ª F della scuolamedia Pieraccini hanno invitatoa scuola i due vigili Luca Folinesie Carlo Cherubini rispettivamen-te Ispettore ufficio incidenti stra-dali e Funzionario responsabileincidenti stradali della PoliziaMunicipale di Firenze, ai quali èstata fatta tra l’altro anche un’in-tervista sulle piste ciclabili. E’ sta-to molto stimolante perchè i vigi-li hanno apprezzato la quantitàdelle domande. Quasi tutte han-no trovato una risposta. Innanzi-tutto i vigili hanno spiegato che lebici sono definite veicoli a propul-sione muscolare. Questo vuol di-re che sono deimezzi di trasportoche avanzano grazie ai nostri mu-scoli. Quindi quando siamo in bi-ci non siamoné pedoni perchè ab-biamo un veicolo, né autisti veri epropri perchè non abbiamo unmotore. Andare in bici èmolto fa-ticoso perchè è difficile frenare edaccellerare in spazi brevi. Infattise una persona pedala ad una cer-ta velocità, non sempre ha la forza

per frenare bene ed in tempo. E’bene quindi tenere una velocitàmoderata e controllare gli spazi difrenata. Ecco perchè devono esi-stere degli spazi fatti apposta peril movimento di questi veicoli: lepiste ciclabili. Sappiamo che sonostate inventate nel Nord-Europa,in Italia non hanno una larghezza

standard enonhannounposto fis-so, talvolta sono costruite pren-dendo una parte di carreggiata,talvolta prendendo una parte delmarciapiede. Confrontandole conquelle olandesi abbiamo scopertoalcune diversità: le piste olandesisono molto più larghe, hanno fi-no a cinque corsie e le usano in

tanti. In Italia, invece, sono stret-te e si usano poco, hanno almassi-mo due corsie e i vigili ci hannospiegato che non vengono usatecorrettamente. Infatti, si fanno iseguenti errori: innanzitutto nonci si ferma quando si interrompo-no per un incrocio. In quel caso sidovrebbe scendere dalla biciclet-ta e attraversare a piedi sulle stri-sce pedonali. In secondo luogo,spesso si ignora il cartello “dareprecedenza” e si rischia di scon-trarsi con le auto od imotorini. Interzo luogo non ci si mette il ca-scoma sarebbe opportuno perchèpuò salvarci la vita. I vigili ci han-no detto che per adesso a Firenzenon c’è stato nessun incidentemortale sulle piste, al contrario,nelle carreggiate si sono verificatitre incidenti mortali di cui uno acausa dellamancanza del casco edun altro perchè un camion haschiacciato la bici. Purtroppo nonin tutti i quartieri c’è un numerosufficiente di piste ciclabili e in al-cune zone della cittàmolti percor-si devono essere fatti in strada.Quindi cervello sempre collegatoe casco allacciato.

Qual è la maggiore causa degli incidenti stra-dali?

«Se ci riferiamo al traffico cittadino, gli incidenti so-no causati principalmente da spostamenti, svoltenon segnalate o dall’omissione della precedenza. Ul-timamente nel territorio fiorentino, sta scomparen-do il fenomeno del sabato sera, ma sulle autostradele cause sono ancora alcool e velocità».

Conquali criteri vengono usati gli autovelox?«Gli autovelox hanno delle rigide norme per il posi-zionamento. In alcuni punti vengono messe solo lestrutture esterne, per mettere un po’ in guardia chiguida».

Quanti incidenti stradali ci sono stati nell’ulti-moanno a Firenze?

«Lo scorso anno ci sono stati 3907 incidenti stradalinel territorio comunale, 700 con solo danni, altri conferiti dei quali 14 mortali, di cui poco meno di un

terzo sono motocicli».

Quali sono imezzi più coinvolti?«I mezzi più coinvolti sono le automobili».

Quali sono le fasce di età più coinvolte?«Un po’ tutti i giovani alla guida dei ciclomotori e lepersone di età compresa tra i 20 e i 30 anni per leauto».

Come si possono prevenire gli incidenti?«Sicuramente non assumendo alcool o stupefacentiprima dimettersi alla guida e non superando i limitidi velocità. In città, segnalando tutti i cambi di dire-zione e rispettando le precedenze. Per i mezzi a dueruote allacciando sempre il casco nella giustamanie-ra. E’ stato proiettato un video sugli incidenti strada-li, in cui le telecamere riprendevano vari incidenticausati della violazione delle norme». Due ragazzidella scuola hanno fatto una prova con l’etilometrocol risultato: Autotest valore corretto 0,00 mg/l.

L’INTERVISTANOSTRO INCONTRO CON I VIGILI DELLA POLIZIAMUNICIPALE FIORENTINA

Aconfronto con le normeper la guida sicura

NAIFAndare in bicicletta più sicuri grazie alle piste ciclabili

LAREDAZIONE

COMINCIA sempre così,con lo squillo telefonico. Sicorre, si sente il sottofondodella sirena, da una parte c’èchi piange e dall’altra chicerca di far capire. L’espe-rienza della morte quandocolpisce i giovani in inci-denti stradali provoca percontrasto, un tenace attacca-mento alla vita.Così i genitori di LorenzoGuarnieri come quelli diMarco Simoncelli in segui-to al loro grande dolore han-no deciso di spendersi infondazioni per la sicurezzastradale al fine di salvare al-tre vite umane.L’associazio-ne “Lorenzo Guarnieri”,fondata dai genitori del gio-vane che perse la vita in undrammatico incidente stra-dale il 2 giugno 2010 in viadell’Olmo alle Cascine, hagià raccolto le firmenecessa-rie al fine di avviare l’iterdella legge per introdurre ilreato di omicidio stradale,mirante ad inasprire la pe-na di chi guida sotto l’effet-to di alcool e droga. Le fir-me sono state consegnate alsindaco di Firenze, MatteoRenzi, lo scorso dicembreper festeggiare il complean-no dell’associazione, lo stes-so giorno che Lorenzoavrebbe compiuto i 18 anni.Negli stessi giorni è arrivatala notizia dello stanziamen-to da parte del Comune diFirenze di 500 mila europer interventi di migliora-mento della sicurezza stra-dale. Il lavoro dell’associa-zione si concentra ora sulprogetto David, in attesache la legge diventi realtà.Perché non partire con laprevenzione dalla scuolaproprio quando i ragazzi co-minciano a pensare almoto-rino?

ScuolamediaScuolamedia

PieracciniPieracciniFirenzeFirenze

LAPROVA Promossia pieni voti dall’alcoltest

PROGETTOa classi aperte scuola Superio-

re di I grado. Classe III F: Baioni Caterina,

Boanini Viola, Bolgi Elisa, Cirri Gabriele,

De Rocco Veronica, Fossi Duccio, Gomez

Val Giacomo, Grint Eleonora, Guastella

Alec, Haponov Mykhaylo, Lopez Harumi,

Maddii Andrea, Marcheselli Luigi, Martel-

li Masi Marco, Monaco Aldo, Mori Paola,

Nardini Guido, Nuzzi Alice, Samaniego

Adrian, Saracino Anna Olga, Scalaberni

Giulia, Siliani Lorenzo.

CLASSE V B scuola primaria: Almazan

Mia, Balan Alexandra, Borcan Francesca,

Chen Qingjiao, Cosofret Flavian,Cirlan

Ariana Ioana, Fioravanti Armando, Geno-

vesi Andrea, Giordani Valentina, Innocen-

ti Giacomo, Scott Moreno, Nespoli Ales-

sio, Abdelghafour Naim, Ortiz Giomar, Pi-

rasAntonio, Selvi Beatrice,Semplici Gine-vra,Tarlini Annasara, Wu Linda,ZhengChia.Docenti Tutor: Prof.ssa Laura Martinelli,AnnaDi Costanzo,maestri Maria Bichielli,Giacomina Russo, EmilianoMazzetti. Diri-gente Scolastico: Valerio Vagnoli.

LEASSOCIAZIONI

PrevenzioneRicordandoSiceLorenzo

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 6 MARZO 2012

Turismo-economia, bene cosìVolano le presenze aFirenzenel 2011. Luci e ombredi un annopositivo

UN ANNO da record. L’econo-mia mondiale è in recessione, maFirenze incassa un incrementodelle presenze turistiche. Per laprima volta i visitatori della cittàhanno superato i 12 milioni. Unaconferma che anche in tempi dicrisi le spese in viaggi e cultura so-no fra le ultime a subire tagli. Be-ne per la nostra economia locale,che al turismo deve gran parte delsuo Pil e riceve una preziosa boc-cata d’ossigeno. A spingere versol’alto i numeri dei visitatori stra-nieri a Firenze non sono solo pae-si come USA , Germania o Giap-pone, ma anche i cosiddettiBRIC, economie emergenti in for-te crescita: Cina, Brasile, Russia,India. Le classi sociali più alte diquesti paesi manifestano unagrande attenzione al turismod’ar-te di cui Firenze è meta; una pre-stigiosa rivista statunitense collo-ca la nostra città fra i luoghipiu’conosciuti al mondo. In Cinasi moltiplicano statue , palazzi ointeri “pezzi” della nostra cittàche riproducono gli originali: ope-razioni di cattivo gusto, ma chedanno l’idea dell’immagine di cui

la città del Brunelleschi gode nelmondo. Con il reddito delle fami-glie cinesi cresce anche il deside-rio di scoprire dal vero i musei e isimboli di Firenze: Uffizi, David,Accademia, Duomo, Palazzo Pit-ti. Un tour che purtroppo talvoltasi rivela veloce come un giro inFormula uno, porta la permanen-

zadei visitatori adunamediamol-to bassa e apre interrogativi suquanto la città sappia davvero trar-re vantaggio da questa grande ric-chezza. Le lunghe file davantiagliUffizi o a SantaMaria del Fio-re, le carovane variopinte di stra-nieri nel centro storico contribui-scono a far crescere la nostra città,

danno la giusta immagine di quel-lo che oggi Firenze rappresenta?O si tratta solo di un turismo“mordi e fuggi”? La risposta nonè facile. Il turismo sta aFirenze co-me laFiat aTorino o come la Citya Londra. Quindi nessuno mettain discussione l’importanza diquesto settore. Eppure potremmofare ancora di più per dare mag-giore benessere alla città, miglio-re accoglienza agli ospiti e garanti-re ulteriore sviluppo alla econo-mia. Firenze ha un patrimoniod’arte che poche città possonoeguagliare , eppure gliUffizi si col-locano solo al 15˚ posto fra i mu-sei delmondo per numero di visi-tatori , superati dal Louvre, dallaNational Gallery, ma anche damoltimusei più poveri in terminidi offerta artistica e in zone menofamose. Questo significa che pervalorizzare al meglio il turismo eperché esso diventi un vero vola-no di sviluppo abbiamo ancoramolto da fare in termini di quali-tà e efficienza. I nostri avi ci han-no lasciato un patrimonio inesti-mabile, a noi sta preservarlo emoltiplicarne il valore guardandoal futuro e non solo al passato!

ABBIAMO intervistatoChiaraLodovichi, proprieta-ria di due alberghi nel cuore di Firenze che ci ha spie-gato quanta passione e competenza occorrano persvolgere adeguatamente la sua professione.

Daquanto lavora nel campo del turismo?«Mi dedico al turismo da 27 anni. Ho cominciato consemplici lavori di vario genere; del resto quasi tuttigli albergatori hanno iniziato lavorando “sul campo»

Le piace la sua attività? La ritiene importante?«Il mio lavoro è molto importante e prosegue da tregenerazioni.Mio padremi ha insegnato a essere sem-pre cordiale e rispettare diritti e esigenze di ogni clien-te».

In questi ultimi anni il turismo si è incrementa-to?

«Il turismo ha avuto una grande crescita fino agli an-ni novanta, poi si è diversificato e con il passaggioall’euro tale incremento si è fermato ed è stato neces-

sario abbassare i prezzi con conseguenze indirette an-che in altri settori produttivi. Oggi a causa dell’au-mento dei trasporti costa più il viaggio che il pernotta-mento stesso».Quali sono le ideeper far“volare” lanostracit-tà nel settore turistico?

«Ci affidiamomolto al Comune di Firenze, che ci au-guriamo possa investire nel settore i capitali raccoltianche con la tassa di soggiorno. Ricordiamoci che il3,5% del prodotto interno lordo in Italia è realizzatodal settore turistico».

Quali sono iproblemiprincipali nel turismofio-rentino?

«A volte il cliente non rimane soddisfatto a causa diinfrastrutture inadeguate e in particolare per gli orarie i servizi dei musei; inoltre il “Mordi e fuggi” fa sìche la maggior parte degli stranieri visiti Firenze, co-me pure Roma e Venezia solo in tre giorni per motivieconomici».

L’INTERVISTA INCONTRO CON L’ALBERGATRICE CHIARA LODOVICHI: PASSIONE CHE DURA DA GENERAZIONI

«L’accoglienza fiorentinaèun’arte»

LAREDAZIONE

IL TURISMO è una forzatrainante per la città di Fi-renze, grazie alle sue opered’arte, la cultura e l’ottimacucina. Tuttavia esso non èsfruttato abbastanza e vi so-no “lacune” che se fosserorisolte, aiuterebbero lo svi-luppo del terziario. Secon-do noi, il principale proble-ma di questo settore è lega-to alla mancanza di persona-le e di infrastrutture. Forsediminuendo le pause lavora-tive, o meglio, aumentandoil personale addetto,si po-trebbe avere un orario ope-rativo più stabile e soddisfa-re le esigenze dei visitatori.Si potrebbe migliorare l’or-ganizzazione dei musei; ci-tiamo per esempio il “Corri-doio Vasariano, uno splen-dore unico al mondo,cheviene aperto al pubbliconon piùdi pochi giorni l’an-no e solo su appuntamento;è così impossibile per un tu-rista proveniente dall’ altraparte del mondo visitarlo.Secondo noi, per averne un’apertura più costante, baste-rebbe programmare proget-ti di manutenzione adegua-ti e migliorare la possibilitàdi prenotare una visita attra-verso quei magici corridoi.Una domanda emblemati-ca: perché per importanza,gli Uffizi sono collocati al4˚ posto fra i musei delmondo, addirittura primadel British, e nell’ elenco diquelli più visitati si ritrovaquasi a metà classifica?La risposta è il modo in cuiil Museo si lancia nel mon-do, la fama che esso si procu-ra,ma soprattutto il conte-sto in cui è inserito. Speria-mo che un giorno gli Uffizisiano valutati come si meri-tano.

ScuolamediaScuolamedia

DeMattiasDeMattiasFirenzeFirenze

IMPRENDITOREChiara Lodovichi

QUESTA la redazione in classe della

Scuola Beata Maria De Mattias.

III MEDIA: Logan Aspin, Stefano Baylon,

Valentino Brocchi, Julia Brogi, Piero

Brogi, Andrea Cottoni, Federico

Franceschi, Matilde Francioni, Raveen

Khawe, Cosimo Lori, Giulia Matteuzzi,

Edvards Miglinieks, Maximilian O’Kief,

Brando Sacramento, Filippo Torrini,Niccolò Vieri, Davide Villani.

Dirigente scolastico e docente tutor:professoressa Monica Milanesi

L’ANALISI

Lescelteda fare

nel futuro

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 6 MARZO 2012

Lascuola chevorremmoRe-immaginare l’istruzione per il prossimo centenario dell’Unità d’Italia

CERCANDO un argomento perscrivere questa pagina di giornaleabbiamo letto insieme alcuni arti-coli e anche alcuni brani presi dadei libri. Siamo rimastimolto col-piti da un pensiero in modo spe-ciale, preso dal libro Cuore delloscrittore Edmondo De Amicis ene abbiamo parlato tra noi tiran-do fuori alcuni pensieri sulla scuo-la. Perché la scuola è il nostromondo, è la nostra vita, e occupalamaggior parte delle nostre ener-gie e del nostro tempo. E nonsmettiamo di domandarci: “per-ché andiamo a scuola?”.Una frase, in particolare, ci ha fat-tomolto discutere proprio perchési riferisce ai ragazzi che vanno ascuola, come noi: “Coraggio:ognuno di voi può far crescere neiragazzi di domani la speranza chela civiltà umana si vuol muovereverso il bene, verso unmondomi-gliore”.Questo pensiero è bellissimo per-ché ricorda a tutti l’importanzache ha la scuola per il futuro diogni persona. Non avevamo maipensato che la scuola fosse impor-tante anche per la formazionemo-rale di una persona; ma invece è

proprio così, perché nella scuolanon si imparano solo le materiescolastiche. A scuola, infatti, in-contriamo altre persone, come inostri compagni, che ci possonoinsegnare tantissimo e noi possia-mo insegnare moltissimo a loro.Infatti, se insieme ai compagniriusciamo a costruire un gruppounito, la forza che ne scaturirà sa-

rà enorme, perché ognunomette-rà a disposizione le proprie quali-tà per gli altri e allo stesso tempoverrà aiutato dagli altri a corregge-re i propri difetti.Anche i professori sono degl’im-portanti maestri di vita perchéhanno più esperienza di noi e dailoro atteggiamenti, che siano buo-ni o cattivi, possiamo imparare co-

me comportarci.Abbiamo capito che trasmetterevalori non è facile: da una partedevi crederci, seguirli anche quan-do non fa piacere; ma dall’altra,ancheper accoglierli e riconoscer-li non sono tutte rose e fiori. È dif-ficile ammettere i propri erroriper imparare e per crescere senzacercare rifugio nei genitori e scap-pare conmille giustificazioni. Ab-biamo paura di non essere all’al-tezza della vita. Ma siamo qui perimparare.Certo, sarebbe più povera la no-stra vita senza la scuola. Immagi-nate la mattina il movimento im-menso dei ragazzi di tutti i popolie pensate: “Se questo cessasse,l’umanità ricadrebbe nella barba-rie; perché questo movimento èla civiltà, la speranza, il futuro delmondo”.La scuola, allora, ha il non facilecompito di insegnarci i valori im-portanti, come il rispetto e la leal-tà, la giustizia, la solidarietà, per-ché se li seguiremo, ci sarà davve-ro speranza per quelli che verran-no dopo di noi. Tutto questo, ab-biamo capito, non si impara da so-li, ma stando insieme, anche senon è facile.

CREATIVITÀ e tanta fantasia si sono unite perun concorso grafico-pittorico indetto nell’autunnoscorso dall’istituto Marsilio Ficino. Molti alunnihanno aderito al progetto ed hanno realizzato ope-re piene di espressività personale, cercando di co-municare l’importanza del legame che può unire ibambini sotto un “unico” tetto scolastico.Vedere “invaso” il nostro istituto da centinaia dilavori è stata un’esperienza eccitante: quanta fanta-sia in certi disegni davvero originali per contenutie tecniche! Le opere sono rimaste esposte per oltreun mese lungo i corridoi e ogni tanto ci fermava-mo a guardarle pieni di ammirazione: ecco quiuna scuola che sembra un vulcano; lì, invece, unmappamondopienodi figure di tutti i tipi che van-no verso una scuola colorata d’arcobaleno… La

fantasia non ha davvero limiti!L’iniziativa ci ha dato modo di meditare e di vive-re un tema di grande significato, quello dell’unità,un valore fondamentale da promuovere con impe-gno dentro e fuori la scuola, in vista di un mondomigliore, più umano.A dicembre sono stati consegnati tanti premi ai la-vori più belli. Ma tutti erano belli!! Sicuramentenon è stato facile il compito della giuria, di cui face-va parte anche unnoto pittore figlinese,MarcoBo-nechi.Tutti insieme abbiamo fatto festa e la presenza diragazzi provenienti da varie esperienze scolasticheha reso quel momento di gioia ancora più ricco esignificativo. La scuola ha costituito un momentoprezioso di aggregazione edha offerto un contribu-to insostituibile per la nostra crescita.

IL PROGETTOCI SIAMOCIMENTATI SUL VALOREDELL’UNITÀ DENTRO E FUORI LA SCUOLA

Concorso grafico-pittorico:modo di conoscersi

IL DISEGNO Ritagli di scuola, opera di Gabriele Poggesi

LAREDAZIONE

ILSUCCESSOdel concor-so grafico pittorico organiz-zato dalla nostra scuola ciha fatto venire il desideriodi realizzare altrimodi di in-contro tra le scuole: potrem-mo fare dei giochi insieme,delle gite, organizzare grup-pi teatrali, visitare insiemeluoghi significativi, acco-glierci reciprocamente nel-le nostre scuole… Farescambi non solo con chi vi-ve a timbuctù (l’abbiamoscritto bene, prof?.) (No, siscrive maiuscolo! Nota delprof.), ma anche con chi vi-ve nel paese accanto al no-stro o anche nel nostro stes-so paese e che non conoscia-mo! Costa anche meno!Abbiamo capito che si trat-ta di cambiare completa-mentemododi pensare e ve-dere le cose,ma abbiamo ca-pito anche che non è impos-sibile. Basta fare piccoli pas-si e cercare di cambiare la te-sta, di non vedere l’altro co-me un nemico, ma comeuno che sta davanti a te eche può diventare un ami-co, se lo vogliamo.Abbiamo letto insieme unafrase di unpersonaggiomol-to conosciuto che ha scrittoun libro e ne hanno fatto unfilm famoso, Lawrenced’Arabia. Dice così: «Nontutti gli uomini sognano al-lo stesso modo; coloro chesognanodi notte nei riposti-gli polverosi della loromen-te, scoprono al risvegliol’inutilità di quelle immagi-ni, ma quelli che sognanodi giorno sono uomini peri-colosi perché può darsi chevivano ad occhi aperti i lorosogni per realizzarli». Ecco,vorremmo invitarvi a sogna-re con noi a occhi aperti…

ScuolamediaScuolamedia

FicinoFicinoFigline ValdarnoFigline Valdarno

VINCITORI Un momentodella premiazione del Concorso

TERZA A: Aglietti Allegra, Anzevino Fiam-metta, Bellandi Cristian, Bumbuc Alexan-dra, Di Trapani Antonio, Gabbrielli Fiam-metta, Lanini Cosimo, Lapi Niccolò,Marza-noChiara,Mosconi Lisa, Nocentini Tomma-

so, Poggesi Eleonora, Regina Filippo, Sa-batini Chiara, Taddeucci Cosimo, TurriniMargherita. Terza B: Bettini Giulia, BottiFrancesco, Cannelli Lapo, CarloneDavide,D’Angiulli Thierry, Emanuele Laura, Ermi-

ni Costanza, Martignetti Eleonora, Nanni-ni Gregorio, Oliviero Rosa Lucia, PonzalliElisa, Sicuro Rebecca, Soldi Mabel. Diri-gente: Enrico M. Vanoni. Tutor: LorenzoArtusi, Paolo Butti, Vera Checcacci.

L’ANALISI

Incontrarsiper sognareaocchi aperti

10 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 9 MARZO 2012

Lavorare sicuri: sfida quotidianaFormazionee prevenzione: la scuola laboratorio di buonepratiche

SE CONSIDERIAMO i dati sta-tistici degli infortuni sul lavoro inItalia diffusi dall’INAIL, emergeche nell’anno 2010 gli incidentisono stati 775.374, di cui 980mor-tali. La flessione, rispetto all’ an-no 2009, è stata dell’1,9%; un se-gnale positivo soprattutto se con-frontato con i dati del 2001, manon ancora soddisfacente poichèogni giorno muoiono 3 personesul lavoro. Abbiamo riflettuto suqueste cifre con il dottor Di Bella,tecnico della prevenzione (U.F.Tav eGrandiOpere PresidioMu-gello), durante un suo interventonella nostra scuola e ci siamo resiconto che gli incidenti nei luoghidi lavoro sono tra le prime causedimorte della popolazione e si ve-rificano quando i lavoratori opera-no in condizioni di pericolo.Non di rado gli incidenti sonoprovocati dall’inosservanza delledisposizioni inmateria di sicurez-za previste dal Decreto Legislati-von. 81/2008 (e successivemodifi-cazioni e integrazioni), noto an-che comeTestoUnico; si tratta diun documento innovativo che sioccupa non solo della prevenzio-

ne degli infortuni sul lavoro, ma,ribadendo il diritto alla salute, (ri-conosciuto anche dall’art. 32 dellaCostituzione), delinea un nuovorapporto tra il lavoro e il lavorato-re, riconoscendo a quest’ultimo ildiritto di vigilare sull’applicazio-ne delle misure di sicurezza.Quindi, Prevenzione e Sicurezza

(la maiuscola è d’obbligo) sono idue pilastri su cui si fonda la vitalavorativa e, si sa, prevenire è me-glio che curare.La sicurezza, ha precisato il dot-tor Di Bella, è “vivere senza ri-schi”, eliminando inmodoparzia-le o totale danni o pericoli; in po-che parole è “saper essere”, cioè

adottare comportamenti adeguatialle varie situazioni. La sicurezzasul lavoro è una sfida nazionale einternazionale che deve coinvol-gere tutti i soggetti, ognuno conle proprie responsabilità e garanti-re ai lavoratori, uomini e donne,uno stato di benessere fisico e psi-chico.

NOI STUDENTI possiamo con-siderarci lavoratori, perchè quellodello studente è un lavoro e per-tanto ci sentiamo coinvolti dalproblema. Prima di questa rifles-sione non davamo molta impor-tanza ai pericoli che avremmo po-tuto correre in alcune circostan-ze; ora che siamo più informatisulle norme da rispettare siamoin grado dimettere in atto quantoappreso su prevenzione e sicurez-za,ma soprattutto abbiamo capitoche le leggi non devono mai esse-re sottovalutate nè tantomenoignorate. Spetta anche a noi dif-fondere la cultura della sicurezza,una buona pratica che si impara ascuola per poi tradursi in compor-tamenti quotidiani da cittadini re-sponsabili e prudenti: un investi-mento che dura tutta la vita.

OGNI GIORNO tre Italiani escono di casa e nonvi fanno più ritorno perché trovano la morte sullavoro. Questo accade in Italia, il paese europeocon la più alta percentuale dimorti bianche. Infat-ti, nel 2011 le morti sono state 1.170 tra lavoratoriin loco e in itinere e di una di esse abbiamo trovatoil ricordo in un testo poetico: “L’operaio capì chel’inferno è sulla terra e il paradiso sono quelle aliche ti fanno volare sopra lemiserie, dall’ultimopia-no, il decimo piano, guardò il cielo, fece per tocca-re una nuvola con il dito e precipitò nel vuoto.”Sono versi di M. Santhers, un poeta che ci fa com-prendere come siano atroci questemorti, tutt’altroche bianche. Un altro esempio letterario è quellodi Rosso Malpelo, una novella di Giovanni Verga,nella quale l’autore racconta di un ragazzo,Malpe-lo, che perse il padre operaio mentre lavorava in

una cava “facendo la fine del sorcio”. La mancan-za di sicurezza sul lavoro passa dalla letteratura alcinemaattraverso l’incendio diTorino nell’acciaie-ria Thyssen Krupp del 6 Dicembre 2007 che haprovocato 7 morti e alcuni feriti.

DA QUESTA vicenda sono nati due film-inchie-sta: La fabbrica dei Tedeschi e Thyssen KruppBlues. Infine, troviamo lemorti bianche anche nel-la musica: Vieni a Ballare in Puglia di Caparezza:“Tieni la testa alta quando passi vicino a una gru,perché può capitare che si stacchi e venga giù”.Purtroppo dell’argomento si parla poco e soltantoquando succedono delle tragedie, ma il modo pernon provocarle è essere coscienti dell’importanzadella sicurezza pretendendo da tutti l’applicazionedelle regole.

IL FENOMENONEL 2011 LEMORTI BIANCHE SONO STATE 1170. IL RUOLODEI FILM-INCHIESTA

Italia, la sicurezza tra realtà e finzione

LAREDAZIONE

ABBIAMO intervistato i si-gnori Fabiani e Papini, ap-partenenti alla ProtezioneCivile di SanMauro.Quandoeperchéènatala Protezione Civile?

«Nascenel 1992 in concomi-tanza con l’alluvionedi Pog-gio a Caiano e Campi, conl’obiettivodi creareun servi-zio in grado di operare im-mediatamente».Aqualeetà sipuòentra-re a farne parte?

«È richiesta lamaggiore età,ma dai 16 anni si può parte-cipare ai corsi di primo soc-corso sanitario».Fateattivitàper coinvol-gere i giovani?

«Certo, facciamo attività di-mostrative con esercitazio-ni di vari tipo».Per entrare nella Prote-zione Civile che tipo dipreparazione dobbia-moavere?

«Si inizia svolgendo compi-ti semplici, poi si frequenta-no i corsi di formazione, altermine dei quali si superaun esame per ottenere il bre-vetto. In questi corsi vengo-no trattati: conoscenza deimateriali, organizzazione ebonifica di una zonadi atter-raggio per elicotteri, carto-grafia, orientamento, attiva-zione di una motopompa».Dove siete intervenuti?

«Ovunque c’è stato bisognoin zone colpite da terremo-ti, alluvioni e altre calamitào per emergenze legate allaviabilità durante le manife-stazioni».Una volta sul posto, co-me intervenite?

«Per primo giunge il nucleodi valutazione rischi, poil’unità tecnica che mette insicurezza i luoghi infine ilsoccorso sanitario. Alla finedi ogni intervento si tornastanchi ma contenti perchéspesso un sorriso vale più diogni altra ricompensa».

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PaoliPaoliSignaSigna

SOCCORSI Volontari e vigili del

fuoco dopo un infortunio sul lavoro

CLASSE III A: Bambagioni, Bucca, Cafaggi,Coppola, Franchi, Franco, Grignoli, Hu Jin-cun, Hu Vifeng, Mangino, Marchesi, Nencioli,Perretti, Porcello, Sabbar, Scaffai, Touil, Za-natta (prof. L. Malatesti). Classe III C: Baroni,

Barretta, Bernardi, Berni, Cecconi, Conti, DiMauro, Enned, Falsone, Ghelli, Huetink,Moc-cia, Oliarca, Papini, Pasquini, Zanni, Zheng,Hu (prof. E. Vestri). Classe III E: Barbieri, Ba-risonzo,Benozzi, Cadeddu, Cinci, Coli, Corma-

ci, Corsi E., Corsi F., Dainelli, De Carlo, DeZolt, Dini, Dumitrescu, Fall, Ferrone, Fioret-ti, Lento, Marabini, Masi, Mazzara, Mazzoli,Mori, Neri, Pepe, Sodi, Tamai (prof. N. Corre-di). Tutor: Nadia Corredi. Dirigente: A. Franci

L’INTERVISTA

I volontaridel soccorsoimmediato

11CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 9 MARZO 2012

L’Italia c’è,magli italiani?Qualche dubbio a conclusione dell’anno dedicato all’Unità nazionale

NONCI SONO ancora gli italia-ni. Anche in una piazza o in unaclasse si osservano casi di discri-minazione non solo nei confrontidegli extracomunitari, ma anchefra italiani di diversa provenienzageografica.Abbiamo infatti notato che vengo-no utilizzati anche tra di noi ter-mini come “polentoni” e “terro-ni” e si scherza utilizzando la fra-se “Da Roma in giù Italia non èpiù!”Ma come può esserci razzismonello stesso Paese? E come ci puòessere discriminazione tra perso-nedella stessa nazione?Pur essen-douniti politicamente da un seco-lo emezzo, il sentimento naziona-le sembra non essere stato ancorarealizzato. Lo dimostrano le paro-le, nelle quali sembrano annidarsipregiudizi che avrebbero dovutogià essere stati superati da tempo.Molti termini che a volte abbia-mo usato scherzando li abbiamoappresi dalla televisione o dagliadulti, ma non li sentiamo nostrise esprimono in realtà una discri-minazione e un pregiudizio.Questi “nomignoli” sembrano so-lo un modo di scherzare indican-

do una provenienza geograficama in realtà quelli che a noi sem-brano termini spiritosi e diverten-ti sono insulti. Per esempio l’usodel termine “terrone” è stato con-siderato reato e un giudice di paceha richiesto un risarcimento eco-nomico a un cittadino che ha usa-to questa parola.Siamo cittadini italiani, cittadini

europei, cittadini del mondo. Sisono appena concluse le celebra-zioni dei 150 anni dell’Italia uni-ta. Volendo tirare le somme è ba-stato riflettere sulla realtà che cicirconda e che possiamoquotidia-namente osservare per renderciconto che a volte nella mentalitàdelle persone, altre volte nelle pa-role rimangono i segni di una divi-

sione che ancora esiste tra Nord eSud d’Italia.Rimaniamo sorpresi quando en-trando in contatto con coetanei dialtre nazioni scopriamo che Paesicome laGranBretagna, laGerma-nia, la Francia hanno un senti-mentonazionalemaggiore del no-stro pur avendouna divisione am-ministrativa e politica interna.Invece noi, dopo tutta la faticache ha fatto Garibaldi, eccoci quia rovinare tutto!Pensiamo che ciò sia sbagliato. Seconsideriamo i sacrifici che sonostati fatti per unire l’Italia, sareb-be ora di finirla con questi “cam-panilismi”. Secondo noi dovreb-bero essere i governanti a dare ilbuon esempio polemizzando unpo’meno e facendo di più per cre-are un popolo unito perché nonbasta ricordare l’unità negli anni-versari e poi dimenticarsene nellavita di tutti i giorni.Vorremmoche gli italiani capisse-ro che non dobbiamo essere divi-sima sempre uniti sotto la bandie-ra tricolore che il 17 marzo 2011ha riempito le piazze delle nostrecittà.

VOLEVAMO capire lo stato d’animodi alcuni no-stri compagni di scuola che non sononati inTosca-na; abbiamoperciò deciso di intervistare duemeri-dionali e due extracomunitari, che fin da piccolissi-mi si trovano nella nostra regione (avevano pochianni o pochi mesi quando sono arrivati in Italia).Durante l’intervista abbiamo incontrato qualcheproblema perché i compagni non si sentivano aproprio agio ed eranomolto incerti quando rispon-devano alle nostre domande.Alla nostra prima domanda (È stato difficile trova-re degli amici?), i compagni extracomunitari han-no risposto di no, mentre quelli meridionali han-no detto che non è stato facile riuscire a stringereamicizia.La seconda domanda rivolta ai compagni extraco-munitari è stata “Quando sei arrivato in Italia ti sei

sentito accolto bene?” e loro hanno risposto di sì.Abbiamo, dunque, posto una domanda forse imba-razzante: “Quando sarai grande tornerai nella re-gione dei tuoi genitori, nel tuo Paese d’origine op-pure resterai qui?”. I due compagni meridionali eun extracomunitario hanno detto con aria fiera:“Resto qui!”, mentre soltanto uno di loro ha dettochepreferirebbe ritornare nel suoPaese. Ci interes-sava capire se si erano mai sentiti a disagio per ilfatto di non essere nati in Toscana: un extracomu-nitario e un meridionale hanno risposto di sì, glialtri compagni hanno detto no.La domanda finale è stata la seguente: “Hai mairicevuto offese a causa della tua provenienza o delcolore della tua pelle?” I due compagni extracomu-nitari hanno risposto di no,mentre quellimeridio-nali hanno raccontato di essere stati offesi.

INCONTRO CON GLI STUDENTI IMMIGRATI LE DOMANDE DEI RAGAZZI AI LORO COMPAGNI DI SCUOLA

«In Toscana si vive bene. Ci vogliamo restare»

1861-2011 La speranza di un’Italia aperta agli altri e al futuro

LAREDAZIONE

LA REALTÀ italiana vivespesso di campanilismi e se-parazioni.Ma se l’Italia non riesce adaccettare se stessa come puòaccettare gli altri cittadinistranieri?I fatti si commentano da so-li, basti soltanto pensare al-la tragedia avvenuta aFiren-ze nelmese di dicembre. Al-cune settimane fa un uomoha ucciso due persone sene-galesi, poi ha tentato di ucci-derne altre e alla fine si è sui-cidato.Il razzismo è presente nellenostre città oggi più di ieri.Le parole rivelano chiara-mente che ancora non ab-biamo maturato la capacitàdi accogliere gli stranieri.Nel caso del razzismo neiconfronti degli extracomu-nitari è facile sentire, peresempio, “L’Italia fa schifoper i troppi immigrati”. Maqualche tempo fa eravamonoi gli immigrati poco gra-diti.I fiorentini hanno, comun-que, saputomostrare solida-rietà nei confronti delle fa-miglie senegalesi, parteci-pando numerosi alle mani-festazioni organizzate in lo-ro memoria.In realtà il male sono l’odio,la paura, il senso di superio-rità, l’egoismo e l’ignoran-za, che portano alla discri-minazione. Ma il razzismosecondo noi non avrebbemotivo di esistere.Per rendere questo paesemigliore bisognerebbemet-tere da parte queste differen-ze perché sono inutili e dan-nose; magari unendoci po-tremmo affrontare meglioanche imomenti di difficol-tà. In un paese come il no-stro che vive un periodo dicrisi economica forte, gli ex-tracomunitari rappresenta-no una risorsa.

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DaSettignanoDaSettignanoDicomanoDicomano

LAVORI IN CORSO

La costruzione di un’Italia unita

LA PAGINA è stata realizzata dagli studentiJasminAli Ahmed, SamueleBacciotti, Rebec-ca Berretti, Claudio Bosi, Duccio Casamenti,Roberto Cimmino, Saskia Covino, OussamaDennoun, Nitai Di Benedetto, Maros Fanciul-

lacci, LeonardoGori, LupoHoffmann, Gilber-to Innocenti, Pietro Innocenti, Sara Manna,Francesco Marino, Saro Mariotti, AlessioNannucci, ValeriaNika, CesarePretolani, Ne-ri Lupo Ravoni, Marta Sarri, Ludjana Tamazi,

Piero Turri, Amarildo Vallaj (classe III A, Isti-tuto Comprensivo Statale “Desiderio da Set-tignano” di Dicomano). Il Dirigente Scolasti-co èAdelinaGiglio e l’insegnante-tutor èMa-ria Vincenza Monti.

L’ANALISI

Noal razzismoLavigilanzasia continua

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 13 MARZO 2012

Ginori: una storia, unmuseoLaManifattura: viaggionelle eccellenzedel nostro territorio

IL MUSEO Richard Ginori,inaugurato nel 1965 e costruito suprogetto di PierNiccolòBerardi eFabio Rossi, raccoglie gran partedelle opere della Ginori e alcunioggetti raccolti dopo la fusionecon la Richard. L’attuale museo èpiù omenoun’evoluzione del vec-chio, che Carlo Ginori allestì alpianterreno della sua villa a Doc-cia. Espone una vasta gamma diopere, dalle copie di oggetti anti-chi alle più recenti porcellane de-corate. Le opere, collocate nellevetrine in ordine cronologico, so-no di materiali diversi, maiolica,porcellana e terraglia, che si alter-nano nelle numerose sale. Si puòtrovare anche un’intera sezionededicata alle produzioni delle al-tre manifatture, con oggetti digrande qualità. I pezzi più impor-tanti sono un camino di porcella-na, copie di statue classiche, qua-dri rinascimentali su porcellana enumerosi calchi e busti realizzatidai più grandi esperti. Per capirea fondo la storia dellamanifatturaGinori si possono visitare archivi

o spazi appositi, sia per bambiniche per studiosi. La collezione ori-ginale del museo non è completaperché nel 1950 la famiglia Gino-ri riacquisì per la sua collezionepiù vasta un terzo degli oggettiesposti.Tutto il museo è basatosulla storia della manifattura Ri-chard Ginori: nella seconda metà

dell’ottocento Lorenzo Ginori,era indeciso semantenere il carat-tere artigianale della manifatturao trasformarla in industria, opzio-ne che scelse. Dopo questo gran-de cambiamento, nell’arco ditrent’ anni i dipendenti aumenta-rono più del 500%.Ci furonomol-ti promotori di questo cambia-

mento, comePaoloLorenzini, fu-turo direttore.In quegli anni la fa-miglia Ginori ebbe un periodo dicrisi, anche per il fatto che ci fuuna congiura economica. In segui-to a questo, la famiglia Ginorinon riuscì a proseguire l’attività,e “passò il testimone” a AugustoRichard, figlio di Giulio Richard,il più grande produttore di cera-mica dell’epoca. La fusione fra ledue famiglie avvennenel 1896, fa-cendo nascere la società che oggitutti conosciamo: la Richard-Gi-nori. La principale sede era a Mi-lano, con tre stabilimenti princi-pali in tutt’Italia. I diversi impian-ti permettevano la produzione dimolti tipi di ceramica, dalla piùeconomica terraglia alle pregiatemaioliche artistiche. La vasta pro-duzione permise alla Ginori il do-mino assoluto sul mercato di por-cellana in Italia. Con la fusione, laRichard-Ginori migliorò anchedal punto di vista artistico, LuigiTazzini incaricato di aggiornarela produzione al gusto moderno,abbandonò il vecchio stile ispiran-dosi al nuovo stile francese.

LAVORATORIdellaRichardGinori in pensione. Ec-co i loro ricordi.1ª intervista:

Quanti anni hai lavorato alla Ginori?«Sono stato assunto dalla Ginori nel 1956 e ci ho lavo-rato 5 anni».Che compito avevi di preciso?

«Ero specializzato nella decorazione della ceramicacon oro liquido».Quanto era grande il tuo spazio di lavoro?

«Avevo un grande spazio dove, insieme ad altri colle-ghi, realizzavo sia il contorno decorato, sia manual-mente disegni di vario genere. Il contorno delle cera-miche lo realizzavo mettendo un vaso su un tornio dilegno e, facendolo girare, lo dipingevo».Quali erano imateriali che usavi più spesso?

«Usavo la ceramica e l’argilla per realizzare la porcella-na,mentre per dipingere e rifinire usavo colori disciol-ti nell’acqua».

Quanto durava la giornata di lavoro e quantipiatti realizzavi e dipingevi al giorno?

«La giornata di lavoro durava 8 ore. Il tempo medioper realizzare un piatto era di circa 10 minuti. Per ladecorazione il tempo dipendeva dalla difficoltà del di-segno».2ª intervista:

Quanti anni hai lavorato alla Ginori?«Ho lavorato alla Ginori 38 anni e mezzo».Che compito avevi?

«Il mio lavoro era rifinitrice di pezzi grandi crudi, tipovassoi, insalatiere, pirofile».Com’era l’ambiente di lavoro?

«Non eramolto confortevole: freddo d’inverno e caldod’estate, con tanta polvere e aspirapolveri mal funzio-nanti».Era un lavoro stancante?

«Sì, lo era. Il mio lavoro comportava di stare molte orein piedi».

DUE TESTIMONIANZE A CONFRONTO I RICORDI DEI LAVORATORI PENSIONATI

Azienda dal grande passato, cosa dicono gli ex

ORGOGLIO SESTESE Come i ragazzi vedono la Richard Ginori

LAREDAZIONE

IL 7 GENNAIO 1712 na-sce a Firenze Carlo Ginori.Il padre di Carlo, LorenzoGinori, sposò Anna MariaMinerbetti, figlia del senato-reArrigoMinerbetti. Si spo-sarononel 1699. Come vole-va la tradizione fiorentinadi quell’epoca, venne espo-sto nel cortile di palazzoGi-nori un grande stemma raf-figurante l’arma dei Ginoria sinistra, e lo stemma deiMinerbetti a destra. Loren-zo Ginori morì nel 1710.Carlo Ginori venne educatodai Gesuiti e a 16 anni ven-ne nominato paggio delGranduca Cosimo III. Car-lo, oltre a studiare per la suacondizione sociale di nobi-le, ha anche un grande inte-resse per le scienze, che ap-profondisce mediante espe-rimenti di vario genere rea-lizzati da lui stesso. In segui-to Carlo allestì a palazzo Gi-nori un laboratorio di chi-mica e fisica privato, equi-paggiato con strumenti raritra i quali una lente che con-centrava la luce solare in unsolo punto, sviluppandotemperature elevatissime.Nel 1728 intraprese la car-riera politica a fianco dellozio paterno Giuseppe.All’età di 32 anni venne no-minato senatore. Nel 1730celebrò le nozze con Elisa-betta Corsini. I Corsini era-no la famiglia più potentedi Firenze e i massimi rap-presentanti del partito filo-borbonico. Il matrimoniodi Carlo con la figlia di unpoliticomolto potente e ric-co, ebbe conseguenze positi-ve sulla sua carriera politi-ca. Carlo trascorse i suoi ul-timi giorni di vita a Livor-no. Morì nel 1757.

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CavalcantiCavalcantiSesto FiorentinoSesto Fiorentino

OGGETTI DI PREGIO

Omaggio grafico alle porcellane

GLI ALUNNI della II H: Alessio Brandi, Ke-vin Burrini, Miria Capacci, Jessica d’Elia,Elisabetta di Marino, Edoardo Fiesoli,Niccolò Filippi, Federico Focardi, ViolaGensini, Giada Gigli, Kevin Luna, Marzia

Miceli, FrancescoMolluzzo, SharonNenci,Sofia Nistri, Danilo Pellegrini, AndreiPuha, Andrea Rinaudo, Larissa Silva, So-fia Simonetti, Irene Stroppa, Viola Tacchi,Eleonora Vanni, Marius Vicol, Lorenzo Vi-

sani. La Preside: Annamaria SorrentinoLa Vicepreside: Susanna SmeraldiI Professori tutor: Ambra Petreni (Lette-re), Virginia Serafi (Tecnologia), GiorgioCorrado (Sostegno)

PROTAGONISTI

CarloGinoriDaFirenzeaLivorno

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 13 MARZO 2012

Razzismo, parliamone ancoraNonaspettiamocheaccada laprossimaaggressioneper indignarci

ERAUNO di Pistoia, così si sonogiustificati alcuni cittadini di Fi-renze di fronte al tragico eventoche ha segnato la giornata del 13dicembre scorso, quando due Se-negalesi sono stati uccisi e tre feri-ti. Nei giorni successivi molti so-no stati i Fiorentini che sono sce-si in piazza permanifestare e chie-dere giustizia, e adesso?Ora nien-te, adesso il 13 dicembre sembrascomparso nel nulla, qualcuno neparla ancora?No.Qualcuno sta fa-cendoqualcosa?Come stanno i ra-gazzi feriti? E chi lo sa! Nessunone parla più. Noi pensiamo siagiusto continuare a discutere, sen-za aspettare che certi fatti accada-nodi nuovo. Per riflettere su even-ti come questo pensiamo sia utilericordare a tutti che noi Italiani,prima dei Senegalesi, siamo statiimmigrati, poveri in cerca di lavo-ro e di ospitalità in tanti paesi delmondo.Questi i commenti di alcuni deipiù importanti giornali stranieririservati agli Italiani in cerca difortuna: E’ impossibile fare dellestime precise a proposito del nu-

mero dei delinquenti che si trova-no tra gli italiani….Di sicuro, es-si hanno raggiunto un record dicriminalità durante gli ultimi die-ci anni che è ineguagliato nellastoria di un paese civile. “l’ingres-so dei criminali stranieri” Har-per’s Weekly, Usa, 1909. I dati ri-portati da Gian Antonio Stella

nel suo libro “L’Orda” che a suavolta cita la fonte autorevole delministero degli Esteri (“Bolletti-no dell’Emigrazione” 1910) docu-mentano queste affermazioni:Usa 1908: immigrati in cella perreati gravi: Francesi 341, Inglesi679, Irlandesi 395, Italiani 2077.Ricordano i commenti dimolti di

noi sugli zingari le affermazionidel New York Times del26-9-1878 :Gli italiani delle classiinferiori si sono sempre distinticome mendicanti. Sembra chemolti di loro lo facciano per il pia-cere di mendicare. L’affermazio-ne riportata sul Century Magazi-ne (dicembre 1913) coincide per-fettamente con alcuni commentidei nostri giorni sugli immigratiche giungono in Italia in cerca dilavoro:molti italiani del Sud sbar-canoqui con idee piuttosto strava-ganti… Subito sembrano cercaresoccorso con l’aria di chi dice:“Eccoci qui. Che cosa avete inten-zione di fare per noi? E addirittu-ra insistono sull’aiuto come se glifosse dovuto”. (Century Magazi-ne, Usa, dicembre 1913).E’ necessario mantenere viva laconsapevolezza di tutto ciò e que-sto vale soprattutto per gli adulti,meno abituati degli alunni che fre-quentano la scuola in questi anni,a condividere lo spazio e il tempocon persone diverse da loro percultura, tratti somatici e condizio-ne sociale.

ADISTANZA di tremesi dai fatti del 13 di-cembre abbiamo incontrato il rappresentan-te della comunità senegalese a Firenze, PapeDiaw.

SignorDiawcomestanno le persone fe-rite?

«Due sono rientrati a casa e hanno ripreso laloro vita, la terza è ancora in ospedale; le suecondizioni sono gravi. Sarà difficile per lui ri-prendere la vita normale».

Come è cambiata la vostra vita?«Iomi sento irrequieto. In certe circostanze ein certi momenti della giornata sento di do-vermi guardare attorno. Questo è stato l’uni-co crimine per motivi razziali dal 1980. Inquesti ultimi decenni in Italia non avevamomai dovuto far fronte ad aggressioni così gra-vi».

Il presidente della Regione aveva dettoche per i feriti avrebbe presentato la ri-chiesta del rilascio della Cittadinanzaitaliana. Che cosa sa a questo riguar-do?

«Il Presidente è una persona che usa le parolein modo responsabile. Io ho fiducia in lui.Dovremmo aspettare i tempi imposti dalleprocedure».

Come è stato riportato il fatto dai gior-nali senegalesi?

«I giornali in Senegal si sono espressi in mo-do equilibrato. La presenza di persone cheerano state in Italia e di alcuni Italiani hannocontribuito ad affrontare in modo riflessivola notizia. A Dakar una ragazza italiana chevive in Senegal ha distribuito dei volantini

con delle scuse. Forse sarebbe stato diversose gli stessi fatti fossero accaduti in altri paesieuropei come la Francia».

Pensa che Firenze sia la città in cui puòinvecchiare con i suoi nipoti?

«Io vorrei trascorrere gran parte della vec-chiaia in Africa; non posso accettare il modoin cui questa società tratta gli anziani; pernoiAfricani è insopportabile vedere le perso-ne di una certa età escluse».

Come si è sentito quando è venuto a vi-vere in Italia?

«Era il 1979. Superate le difficoltà linguisti-che e la conseguente solitudine ho partecipa-to alla vita sociale e politica di Firenze quan-do tutti erano più disponibili ad aiutarsi e aconoscersi. Ora su tutto prevale l’interessecommerciale».

L’INTERVISTAUNPOMERIGGIO CON IL RAPPRESENTANTEDELLA COMUNITÀ SENEGALESEDOPO L’AGGUATO

Diaw:«Sentodi dovermi guardareattorno»

IL SOGNO DELL’ACCOGLIENZA Disegno di Riccardo Penco

LAREDAZIONE

CON QUESTO articolovorrei invitare i lettori auna riflessione sul significa-to delle parole. Freud dice-va: “E’ impossibile conosce-re gli uomini senza conosce-re la forza delle parole”.Udiamo tante parolema co-nosciamo davvero il loro si-gnificato? E’ necessario fer-marsi ad analizzare le paro-le che usiamo tutti i giorniperché forse di alcune di lo-ro non conosciamo il realesignificato.La parola tolleranza, peresempio, è molto usata, siadai politici che dagli inse-gnanti come sinonimodi ac-cettazione. Consultando ildizionario della lingua ita-liana si trova infatti che aquesta parola corrispondeun “atteggiamento teorico epratico di rispetto o indul-genza …”. Se consultiamoinvece il vocabolario dellalingua latina per scoprirnel’etimologia, troviamo unadefinizione che svela l’ambi-guità e la problematicità diquesta parola; infatti trovia-mo: “Tollerare, sopportareun peso, un fardello…”. Laparola sottintende quindiun atteggiamento di supe-riorità nei confronti dei tol-lerati.Questo significato ne-gativo fumodificato permo-tivi politici a seguito delleguerre di religione che sisusseguirono dopo la rifor-ma protestante del XVI se-colo. In questo momentostoricoquesta è unadelle pa-role più importanti perciò ènecessario renderne eviden-te la problematicità. Forsela parola nasconde le realiintenzioni della nostra so-cietà.

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CompagniCompagniFirenzeFirenze

DIRIGENTEprof.ssa E. Pagni, tutor: prof. A. Lui-gi Spanu, prof. Valerio Adamo. Classe III D. A.Aldini, E. Baldi, F. Becagli, E. Becocci, M. Bera-gnoli, C. Cerbai, N. Codelupi, L. De Vitto, S. DelGigia, R. Delcroix, M. Mantechi, M. Fantoni, F.

Frilli, M. Giachi, A. Gigli, F. Landi, N. Lucarini,V. Marcheschi, Marco Minicucci, Massimo Mini-cucci, N. Parbuono, R. Penco, L. Picchiani, I. Ros-si, L. Sani, S. Torrini, R. Vitali, C. Zini. Classe IIIC. C. Baldini, S. Bisori, F. Bruno, S. Camunici, L.

Capineri, C. Carta, N. Consumi, CorreiaP.Wesl-ley, T. Doliana, A. Q. De la Cruz, A. Di Donna, S.Di Giovanni, E. Donati, M. J. Espinosa, L. Gratta-rola, S. Marcelli, G. Natali, L. Poli, L. Rossi, C.Serpa, C. Somigli, S. Manganelli, V.M. Yparra-guirre, C. Ughes. Disegno di Riccardo Penco.

L’ANALISI

L’importanzadelleparolecheusiamo

14 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 16 MARZO 2012

Psiche, i colori alati dell’animaConoscere la nostra parte più nascosta tramite le bellezze della natura

COLORI, fantasie e forme strava-ganti: questi sono gli elementiche caratterizzano l’immagine pu-ra della farfalla la quale col tempoha assunto varie simbologie ed èstata citata in alcuni miti impor-tanti e significativi. Una delle fi-gure che più si associa alla farfallaè Psiche, fanciulla bellissima parialla dea Afrodite e che è stata co-stretta a trascorrere la sua vita nelmistero.

LA PAROLA “psiche” (dal gre-co “psyché” che vuol dire “ani-ma” ma anche “farfalla” in unasua accezione secondaria) può as-sumere vari altri significati: sof-fio, forza vitale e qualcosa che sioppone al corpo. Da ciò si capisceilmotivo per cui nelle arti visive enella scultura ci siano varie rap-presentazioni di Psiche con ali difarfalla.

DOBBIAMO immaginarci la fi-gura della farfalla come gli occhispensierati di unbambino che im-para a sognare e a crescere attra-verso elementi piccoli ma molto

significativi. Allo stesso modo lafigura della farfalla è misteriosa atal punto che sembra quasi voglianascondere la propria purezza. Ilsimbolo della farfalla assumevalo-ri diversi a seconda delle varie cul-ture dei popoli nel mondo, infattisi va dalle interpretazioni più clas-siche a quelle più strane e origina-li.

NELLA LETTERATURA in-glese famose scrittrici la associa-no alla femminilità che si famani-

festa nelle ragazze che diventanodonne; per gli Indiani d’Americale farfalle sonomediatrici dei desi-deri che gli uomini rivolgono alGrande Spirito; in Giappone rap-presenta la donna giovane e duefarfalle che volano rappresentanola felicità coniugale; in Cina co-me in altre culture raffigura lo spi-rito di una personamorta che saleal cielo.

IN MESSICO rappresenta unodei simboli del diodella vegetazio-

ne e il simbolo del fuoco sfavillan-te collegato al sole: per le tribùmessicane le farfalle sono segnodi abbondanza e buon auspicioper le raccolte estive. In Pennsyl-vania una farfalla che si posa suun albero annuncia la pioggia.

NEL CRISTIANESIMO la far-falla, oltre a rappresentare la vitadopo la morte, è la compagna diGesù bambino. L’ultimo esempioproposto e considerato da noi ilpiù strano è quello che la farfallapuò anche simboleggiare la stre-ga: essa è infatti capace di trasfor-marsi e mutare aspetto.

LA FARFALLA è anche simbo-lo di libertà, leggerezza e voglia discoprire sempre cose nuove emondi incantati. Nella farfalla èpresente il punto d’incontro tratempo ed eternità, per questo èconsiderata un animalemolto par-ticolare; in conclusione, una per-sona dovrebbe essere proprio cie-ca se, alla vista di una farfalla, nonprovasse gioia e fanciullesco in-canto.

LAFRAGILEbellezza delle farfalle e la lorometa-morfosi ha da sempre affascinato gli uomini dive-nendo fonte inesauribile d’ispirazione permolti ar-tisti. La distribuzione geografica delle farfalle èstrettamente correlata a quella della vegetazione:le farfalle sono in tutto il mondo e non esiste habi-tat, per quanto inospitale possa sembrare, che nonospiti almeno qualche specie. Alcune farfalle sispingono fino ad 80 gradi di latitudineNord e finoad un’altitudine di seimila metri. Ma negli ultimianni si è verificata la scomparsa di molte specie difarfalle, dovuta a cambiamenti ambientali, inqui-namento e distruzione dell’habitat soprattutto acausa del disboscamento delle foreste pluviali: perquesto sono state create le Butterfly House, vastiambienti in cui è ricreato l’habitat ideale per que-

sti insetti. La Casa delle Farfalle aMilanoMaritti-ma (in provincia di Ravenna), nei suoi cinquecen-to metri quadrati di serra climatizzata, ospita mol-tissime specie di farfalle tropicali: grazie ad unequilibrio tra temperatura ed umidità, viene ripro-dotto l’ambiente fluviale e l’habitat ideale. LaCasadelle Farfalle di Bordano (Udine) propone tre am-bienti in cui vivono oltre 100 specie di bellissimefarfalle, in cui ogni esemplare può vivere come inlibertà nel proprio ambiente naturale; la CollodiButterflyHouse, nei pressi del parco di Pinocchio,accoglie numerose specie di farfalle da tutto ilmon-do. A Firenze un postomagico in cui vedere le far-falle è il “Tè con le Farfalle”, al Giardino dell’Orti-cultura, dove è possibile servirsi ad un bar mentrele farfalle volano attorno e un biologo risponde al-le curiosità.

LA CURIOSITÀGIRIAMO L’ITALIA ALLA SCOPERTADEI LEPIDOTTERI E DEL LOROHABITAT

Alla ricercadelle “ButterflyHouse”

LAREDAZIONE

NELLAVITA di unapersona il periodo forse piùduro e difficile è quellodell’adolescenza che, oltrea riservare molte difficoltà,presenta numerosicambiamenti. Come lafarfalla uscendo dal suobozzolo scopre un mondosensazionale, l’adolescente,uscendo dal periododell’infanzia, scopre nuoviinteressi, amici esentimenti che segnerannoper sempre la sua crescita.Noi ragazzi, per crescerebene, dovremmo formarela nostra personalitàattraverso la scuola, luogoin cui viviamo esperienzedi socializzazione, aperturaalla vita, amicizie nuove;questo come nella farfallache, uscendo dal bozzolo,deve rafforzarsi dentro efuori, affrontando i rischidella vita che ogni giornola metteranno alla prova.Inoltre per noi adolescentiè fondamentale avere unamico, poiché abbiamobisogno di aiuto, fiducia,conforto e comprensione.Come la farfalla persopravviverenell’affascinante mondo incui vive deve avere unvalido appoggio per andareavanti, nonostante la suavita sia così breve, così noiragazzi, iniziando questoperiodo difficile, scopriamosentimenti, ideali, passioniche non avevamomaiprovato prima, scopriamoun nuovomondo, perchéda piccoli, incoscienti,diventiamo “grandi”:siamo come la farfalla cheda bruco diventa uno deglianimali più sorprendenti,affacciandosi ad una realtàcompletamente nuova ediversa da quella checonosceva prima.

ScuolamediaScuolamedia

NardiNardiFirenzeFirenze

RIFUGIO SICUROLa “Butterfly House” di Collodi

II A: Alinari Caterina, Anselmi Edoardo, Baldi Gine-vra, Baldini Sara, Beni Rebecca, Bomberini Alice, Ca-cace Chiara, Cambi Maria Vittoria, Carli Leonardo,Conti Ginevra, Coppola Gabriele, De Angelis Sara,Frappi Denise, Gurioli Gaia, Lasagni Letizia, Lo Pre-sti Francesca,Mangani Edilberto,MobasheriMoayedSara, Nencioni Aurora, Paggetti Federica, Petracchi

Giovanni, Piccione Martina, Tarchi Thomas, VecchiniEmanuele, Vedovato Ettore.III A: AndreiMartina, Australi Lorenzo, Bellini Riccar-do, Bosi Alessandro, Cecchini Sara, Cicione Marta, DiVincenzoMarco, Favalli Rachele, Guidotti Martina, In-nocenti Chiara, Innocenti Tommaso, Lanzetta France-sca,Maccari Greta,Marchini Bernardo,Mazzanti Edo-

ardo, Noto Pietro, Otraschi Lorenzo, Raugei Lapo, Ri-

ghini Luciano, Sfingi Samuele, Simoncini Caterina,

Tesi Ginevra, Titi Costanza, Stefano Vicini.

Docenti tutor: prof.sse Sara Ottanelli, Paola Velgi,

Silvia Stefanacci.

Dirigente scolastico: Vanna Lidia Maria Prencipe.

L’ANALISI

Adolescentee farfalla

Vite parallele?

15CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 16 MARZO 2012

Fiesole: sviluppo per l’ambienteSì alla raccoltadifferenziata.Noall’inquinamentodel territorio

IL COMUNE di Fiesole ha sem-pre ritenuto importante il temadell’ambiente.Sin dall’epoca dei Medici, infatti,Fiesole fu il luogo privilegiato perla costruzione di residenze di vil-leggiatura.Questa tradizione con-tinuò nel ‘700, quando molti per-sonaggi illustri e famiglie realiscelseroFiesole per costruirvi abi-tazioni di lusso.Negli anni ‘60 del Novecento cifurono molte battaglie politiche,anche a livello nazionale, per pro-teggere il paesaggio dalle specula-zioni edilizie. Questo ha permes-so a Fiesole di mantenere la suabellezza, tanto da essere inseritanella recente pubblicazione sui100 paesaggi rurali più belli d’Ita-lia fatta in occasione dei 150 annidell’unità.Abbiamo intervistato l’assessoreall’ambienteLucianoOrsecci sul-le iniziative del comune sulla tute-la del territorio.«L’Italia è in difficoltà perchè siproducono troppi rifiuti che nonvengono riciclati»: ha detto.Il 19 luglio 2010 la raccolta diffe-renziata nel nostro Comune era al

38%, oggi è al 51%.Per incrementarla il Comune haeffettuato il porta a porta, con laraccolta dei diversi tipi dimateria-le in giorni stabiliti. Le bottigliedi plastica usate per l’acquamine-rale, oltre ad avere un costo per ilconsumatore, sono anche inqui-nanti per la produzione, il traspor-

to e il loro smaltimento. Il comu-ne di Fiesole ha installato un fon-tanello di acqua a Caldine e uno aCompiobbi e presto ne verrà situa-to uno anche a Fiesole.Per la tutela del territorio il Co-muneha chiesto finanziamenti re-gionali per il ripristinodella disca-rica di Maiano che attualmente

non è piu in uso ma che richiededei soldi per evitare che il percola-to prodotto non inquini il territo-rio. Il Comune ha anche parteci-pato ad un progetto europeo perla creazione del “Sentiero degliScalpellini”, un percorso pedona-le che collega Fiesole a Settigna-no e che permetterà ai turisti di vi-sitare le cave di Brunelleschi pas-sando attraverso la zona delMen-sola eMonteCeceri. Oltre ad esse-re un’iniziativa turistica, permet-terà anche la tutela delle zone. Perquanto riguarda il risparmio ener-getico purtroppo il Comune nonpuò finanziare il privato che deci-da di installare un impianto foto-voltaicoma, non avendo fondi suf-ficienti, sta pensando di affittare itetti di scuole e di edifici sportivia società o banche che potrebberorecuperare la spesa dell’impiantoattraverso la vendita dell’energiaprodotta in eccesso; una volta re-cuperato l’investimento i tetti tor-nerebbero alComune.Molto inte-ressante l’iniziativa “Mi illuminodi meno” grazie alla quale la lucedegli edifici comunali è stata spen-ta per un’ ora.

ABBIAMO incontrato l’assessore all’ambiente, al-lo sport e al personale del Comune di Fiesole, Lu-ciano Orsecci, e gli abbiamo posto delle domande.Daquando lei ricopre l’ incarico di assessorecos’è cambiato?

«Ricopro l’incarico di assessore dal 2009, ma mi èsempre stato a cuore l’ambiente fiesolano. Abbia-mo cercato di portare avanti il progetto della rac-colta differenziata e il 19 luglio 2010 abbiamo ini-ziato la raccolta porta a porta, siamo passati dal38% al 51%di rifiuti riciclati ed honotato in questianni il cambiamento di sensibilità rispetto alle te-matiche ambientali».Quali sono le persone più sensibili?

«I giovani e gli anziani sono in generale i più sensi-bili a queste tematiche perchè hanno più tempo,mentre gli adulti che sono sempre di corsa fannomeno attenzione».

Il Comune ha costruito un fontanello di ac-qua a Caldine e a Compiobbi, come è nataquesta idea?

«Dalla necessità di ridurre l’uso delle bottiglie diplastica che sonomolto inquinanti.Ne istalleremopresto una anche a Fiesole».Qual è la la qualità del nostro acquedotto?

«La qualità del nostro acquedotto è alta e sfruttal’acqua sorgiva anche se l’impianto non è dei piùnuovi».Quanto tempoènecessario inveceper smalti-re un sacchetto di plastica? E’ diffusa l’abitu-dine di utilizzare quelli di stoffa?

«Per smaltire un sacchetto di palstica servonomol-ti anni. Per fortuna è abbastanza diffuso l’uso disacchetti di stoffa o biodegradabili nei superemrca-ti,manon èmolto frequente invece vedere all’usci-ta dei negozi persone che li utilizzino».

L’INTERVISTA L’ASSESSORE COMUNALE SPIEGA L’IMPORTANZADEL RICICLAGGIO

Orsecci: «Il porta aportahadato i suoi frutti»

IMPEGNO DI TUTTI La sensibilità ecologica secondo i ragazzi

LAREDAZIONE

ABBIAMO fatto unsondaggio tra i genitoridella nostra scuola suicomportamenti ecosostenibili. Ecco ciò cheemerso: l’86% dellefamiglie fa la raccoltadifferenziata e il 74%ritiene di avere sufficientiinformazioni, mentre soloil 20% non sa come si fa.Circa il 10% invece nondifferenzia i rifiuti. Lamaggior parte dellefamiglie (70%) ritiene diavere i cassonettifacilmente accessibili. Dalnostro questionario èemerso che solo il 29%della popolazione controllache i prodotti provenganoda zone vicine evitandol’inquinamento dovuto altrasporto mentre il 67% cifa attenzione. Solo il 31%delle famiglie controlla chei contenitori dei prodottiacquistati siano riciclabilimentre la maggioranza(63%) non prende inconsiderazione questoaspetto;metà degliintervistati ha dichiarato dinon scegliere prodotti inbase alla grandezza degliimballaggi. Dal sondaggioemerge che molti fannoattenzione a non sprecarel’acqua (91%) infatti quasila totalità delle famigliecerca di fare la docciapiuttosto che il bagno, fa lalavastoviglie solo a pienocarico e si lava i dentichiudendo il rubinetto.E’emersa molta attenzioneda parte dei cittadini delComune verso il risparmioenergetico nelle case (96%)e il 77% della popolazionesarebbe disposto adinvestire in impianti ecosostenibili. Possiamoconcludere che nelle nostrefamiglie c’è una discretaattenzione alle tematicheambientali.

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Mino da FiesoleMino da FiesoleFiesoleFiesole

RESPONSABILE

L’assessore Luciano Orsecci

CLASSE III A: Adamo Marco, Aglietti Elena, Bandelli Noemi,Brilli Virginia, Checcaglini Chiara, Filippini Lapo,GiovanniniGiulia,Mazzini Chiara, Nannini Isacco, OlmiMargherita, Paole-schi Chiara, Poggiali Giulia, Santucci Samuele, Sestini Arian-na,Tarli Matilde,Tavanti Martina, Valenti Maria Novella, Voz-za Marco, Zampieri Saverio, Zebi Giulio,Zoboli Marco.Classe III B: Becherucci Elena, Bonomo Irene, Brunelli Patri-

zia, Buonamici Mattia, Ciapetti Rebecca, Daprà Leonardo, DeLuca Corinna, Falciani Tommaso, Gavilli Gaia,Iacomelli Ales-sia, Innocenti Andrea, Marashi Anton, Martelli Flavio, NiccoliTommaso, Novelli Leonardo, Pesci Cosimo, PetreMoise, PieriFrancesco, Romano Elisabetta,Truta Wilhelm,Vannetti Irene.Classe III C: Bado Elisa, Bartolomei Mecatti Claudia,BianchiniIndelicato Eugenio, Brierley Chiara Isabel, Brilli Gabriele, Ca-

sini Giovanni, Filippini Anastasia, Fioretti Favà Leonardo, Gio-miAndrea, Gori Gabriele,Graziani Giacomo,KolaMatilda,Mac-cari Anna, Manetti Giovanni, Masini Elisa, Mochi Susanna Ma-ria, Moeini Jazani Rastin, Nesi Alessia, Pedol Emma, SoggiuLaura.Docenti Tutor: Santucci LauraMaria, SirianniManuela, Pesca-tore Sonia.Dirigente scolastica: Lucchesi Maria Giovanna

ILSONDAGGIO

NaturasanaLe famiglierispondono

8 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 20 MARZO 2012

Tasse: tributi al bene comuneI ragazzi si confrontanocon fisco, evasione, utilità delle imposte

“LETASSE sonouna cosa bellis-sima”, questa è la frase di un exministro italiano che ha causatouna nuova polemica, perché maleinterpretata.A parer nostro, aveva pienamenteragione: se ognuno versasse alloStato la quota che deve, sarebbepossibile aiutare tutti quei cittadi-ni che si trovanonel bisogno e for-nire loro servizi sociali, sanitari edi ogni altro genere. Le tasse ser-vono permigliorare la qualità del-la nostra vita collettiva: per mi-gliorare i servizi negli ospedali oper la costruzione di nuove opere.Sononecessarie anche per noi stu-denti che grazie alle tasse studia-mo e lavoriamo in scuole più sicu-re e moderne. Ma ci sono tantepersone che cercano di evitare dipagare le tasse.Molti commercianti non fannoscontrini e ricevute e così facendonon registrano i guadagni delle lo-ro vendite, in questo modo fannoun furto alla collettività.Per non parlare di una buona par-te di sportivi, che pur guadagnan-do tantissimo e vivendo nel lusso,non pagano ciò che dovrebbero.

Molti poi, per bisogno, accettanoanche occupazioni pagate a nero ecosì non vedono riconosciuti i lo-ro diritti ma neanche pagano letasse.Lo Stato, avendo a disposizionemeno risorse da destinare ai servi-zi pubblici, quali l’istruzione, lasanità, i trasporti, è costretto a “ta-

gliare” i costi, facendo mancarenuove opportunità di sviluppo.La colpa di tutto ciò è degli evaso-ri fiscali che non forniscono alloStato il denaro necessario. Recen-temente sta andando in onda in te-levisione una pubblicità sull’ eva-sione fiscale che presenta tra i va-ri parassiti quello della società, ap-

punto l’evasore fiscale. Esiste poiun altro problema gravissimo col-legato al lavoro in nero ilmancatoversamento per le pensioni, per leeventuali malattie e per gli inci-denti sul lavoro.L’evasione fiscale e contributivadimostra, a nostro avviso, ungran-de egoismo.Le tasse sono una specie di ”cassacomune”, e un bene per i cittadi-ni, con il contributo di ognuno dinoi, ognimese, tutti i servizi dellanostra città possono essere attivial nostro bisogno.Grazie alle tasse se abbiamo biso-gno di un’operazione chirurgicamolto importante possiamo sotto-porci a questo intervento pur nonavendo i soldi.Siamorimastimolto colpiti sapen-do che, per esempio i vigili delfuoco, che fanno un lavoro diffici-le e pericolo non evadono le tassepur ricevendo uno stipendio noncerto esagerato, mentre, sempreper fare un esempio, alcuni calcia-tori che, in genere, ricevono unostipendio alto evadono le tasse.A noi questa sembra un’ingiusti-zia, che ci fa guardare con menosimpatia certi “eroi” dello sport.

LE ORIGINI della Guardia di Finanza risalgonoal 1774 quando nel regno di Sardegna fu istituitoun corpo speciale per la vigilanza finanziaria. Conl’unita d’Italia viene istituito un corpo delle unitadoganali per la difesa dello stato.LaGuardia di Finanza è il più antico corpomilita-re dello Stato e si occupa di evasione fiscale, phi-scing, cioè la truffa online nota per sottrarre cartedi credito e informazioni personali, calamità natu-rali e iniziative internazionali. Attualmente il cor-po ha in organico circa 68000 militari delle variecategorie: ufficiali, ispettori, sovrintendenti, ap-puntati e finanzieri.Una delle ultime operazioni risale all’8 marzo: èstato arrestato un ex facchinomacellatore di 53 an-ni, che ha accumulato un patrimonio grazie alla ge-

stione di una frode giungendo nel tempo ad acqui-stare un’azienda agricola con 17 terreni, immobili,auto costose oltre ad avere ben 5milioni di euro. Èil primo caso per cui un evasore fiscale viene rite-nuto socialmente pericoloso.Ma quali strumenti utilizzano le Fiamme gialle?“Serpico”, acronimo di servizi per i contribuenti,ma che ricorda il nome di un famoso poliziottoche stanava truffatori, è un computer gigante cheprocessa 22mila informazioni al secondo permet-tere a contrasto redditi, polizze assicurative, infor-mazioni del catasto, del demanio, della motorizza-zione emolto altro e trovare cosi gli evasori fiscali.Attualmente si trova a Roma, sino ad adesso ilcomputer ha stanato 518 proprietari di aerei, 42mi-la proprietari di yacht tutti ufficialmente indigentie tutti finiti sotto accertamenti.

UNA GRANDE STORIA SCOPRIAMO L’ATTIVITÀ DELLE FIAMMEGIALLE IN DIFESA DEI SOLDI PUBBLICI

Finanza, il segreto di chi controlla da 240 anni

LA VIGNETTA Cosa pensano i ragazzi dell’evasione. In tutti i sensi

LAREDAZIONE

I DATI ci dicono che la di-chiarazione di un ex mini-stro italiano “Le tasse sonouna cosa bellissima” è verasolo in parte. Questa la clas-sifica della pressione fiscalenell’eurozona, cioè l’indica-tore percentuale chemisurail livello di tassazione me-dio di uno Stato, tutto ciòderiva da scelte del governoinmateria di politica fiscalee dalla situazione economi-ca. In un’indagine che risa-le al 2009 troviamo al primoposto la Danimarca con il48,9 % e subito dopo la Sve-zia con il 46,4 %, seguonol’Italia col 43,5 %, Belgiocon 43,2%,Austria 42,8% eFrancia 41,9 %. Negli ulti-mi posti della classifica siha la Slovacchia con il 29,3% e l’ Irlanda 27,8 %. Altridati riguardano Lituania29,9 %, Romania 29,5 %,Lettonia 30,2 % ed Estonia32,4%. InDanimarca nono-stante la pressione fiscale in-cida parecchio sugli stipen-di dei lavoratori, i cittadinivengono ripagati con ottimiservizi pubblici e soprattut-to gratuiti. Invece noi italia-ni abbiamo notevoli detra-zioni sugli stipendi e servizispesso a pagamento o sca-denti. L’Istat, l’ente italia-no di statistica, calcola lapressione fiscale come il rap-porto tra l’ammontare delleimposte e il PIL. All’ inter-nodelle imposte sono inclu-se quelle dirette, indirette ele imposte in conto capitale.Dagli ultimi dati però emer-ge che l’Italia è risalita nellaclassifica europea facendodegli italiani il popolo piùtassato d’Europa.

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PieroPierodella Francescadella FrancescaFirenzeFirenze

IN AZIONE Alcuni finanzieridurante un’operazione

ISTITUTOcomprensivoPiero della France-scadi Firenze. Classe III B. Redattori: E.Al-vitez, E.Balzano, L.Bandinelli, L.Belli,L.Bonacchi, I.Brunetti, D.Carlucci, T.Casan-tini, M.Martelli, E.Manini, G.Mecherini,

F.Panzani, S.Pratesi, S.Rogai, L.Vecchiet-ti, R.Zagli, M.Coppola, M.Mina, M.Ragazzi-ni. Tutor: prof.essa T.Ducato. classe II B:S.Abazi, N.Acosta, I.Angeli, M.Baldanzi,V.Carraresi, L.Cerza, A.Ciaccheri, A.De Ia-

sio, H.El Fadil, M.Ionita, S.Kamberi, D.Ku-morek, A.Landi, M.Lepri, M.Margiotta,A.Mindris, I.Nannoni, C.Nieto, F.Pizzo,S.Rossi, E.stefan, N.Tortelli, G.Tupayachi,L.Turchetti. Tutor prof. F.Bezzi

DATIACONFRONTO

LapressionefiscaleinEuropa

9CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 20 MARZO 2012

Noi, i ragazzi rapiti daimitiImodelli preferiti dai giovani?Sonoquelli proposti daimassmedia

“UH, C’È BATMAN in tv !” Tidice il cuginetto di sei anni. “Sta-sera gioca il Barça; sono già in agi-tazione perché vedròLionelMes-si esibirsi nei suoi numeri d’altaclasse!” Dice il tuo compagno dibanco fanatico del bel calcio.“L’hai visto l’ultimo filmdi John-nyDepp? Che fisico! ”Si confida-no le ragazze pazze per i bellimbu-sti di Hollywood.Spesso capita di sentire frasi delgenere dagli adolescenti e ti chie-di: ma se questi personaggi nonesistessero, cosa farebbero tuttiquei giovani i cui occhi si illumi-nano solo a sentire il nome delproprio idolo?Come sarebbe il lo-ro mondo senza supereroi, attorie attrici, calciatori, veline, cantan-ti, ballerine, uomini di spettacoloe showgirls; insomma, senza imi-ti di oggi?Avere un mito non è un bisognosecondario per chi, come noi, è dapoco entrato nelmondo dell’ ado-lescenza: la presenza di una figu-ra di riferimento ci dà unamarciain più per andare avanti nella vitae non rinunciare a inseguire i no-stri sogni. Soprattutto nei mo-

menti di sconforto, quando ci sen-tiamo giù di morale e niente sem-bra andare per il verso giusto, cibasta pensare al nostro mito oguardarlo mentre si esibisce, cheimmediatamente l’ umore si risol-leva, torna il sorriso e la voglia didarsi da fare per raggiungere i no-stri obiettivi. Lui è lì per dirci che

anche noi possiamo farcela, bastaconcentrare tutte le energie e lavolontà verso il traguardo.Ma come sono cambiati i miti dioggi rispetto a quelli delle genera-zioni che ci hanno preceduto? Inostri genitori e i nostri nonniavevano come modelli personag-gi di cui condividevano idee e

pensieri, persone appartenenti almondo reale, che rappresentava-no un esempio di vita, ciò che ungiovane avrebbe voluto diventa-re.Oggi, con la diffusione della tele-visione, del web e dei mezzi vir-tuali, sono nati nuovi personaggi,dei modelli perfetti “fabbricati “dai mass-media: è in questo uni-verso che noi ragazzi cerchiamo inostri miti. Ma, relegati in questa“realtà parallela”, i nostri eroi ri-schiano di rimanere idoli inegua-gliabili che possiamo solo ammi-rare nel loro splendore e adorare;nell’impossibilità di diventare co-me loro, non ci rimane quindiche imitarne l’immagine che ciproiettano: l’abbigliamento, ilmododimuoversi, il taglio dei ca-pelli. Consapevoli di quanto ilmi-to sia lontano dalla nostra realtà,irraggiungibile, rimane comun-que per noi una figura importan-te, perché sa darci emozioni stra-ordinarie e indescrivibili, comenessun altro sa fare; con il suoaspetto e le sue azioni rapisce ilcuore e… una volta rapiti, non sisfugge dai miti!

PER FARCI un’ idea più precisa sui personaggipreferiti dagli adolescenti e per capire cosa lirende mitici ai loro occhi, abbiamo pensato che lacosa migliore fosse chiedere ai diretti interessati:abbiamo distribuito a tutte le classi terze dellanostra scuola un questionario preparato da noi ene abbiamo analizzato le risposte, che ci sonosembrate interessanti. Per cominciare, il 99 percento degli intervistati ci ha detto di avere unmito; la maggior parte afferma che si tratta di unapersona affascinante, che riesce a distinguersidalla massa e che primeggia nel suo campo; lealtre qualità indicate come determinanti sono ilsuccesso e la ricchezza. Nel mondo dello sport, ilpersonaggio più votato è Cristiano Ronaldo,considerato dai ragazzi un calciatorestraordinario e dalle ragazze molto attraente.

Altro sportivo molto amato è Stevan Jovetic,considerato un giovane talento. Nella categoriadei cantanti, si contendono il primo postoRihanna eMarracash, mentre tra gli attoritroviamo Chuck Norris, il più votato, poi RaulBova. Alla domanda: ‘‘Che cosa saresti disposto afare per incontrarlo?” Più della metà ha rispostoche farebbe qualsiasi cosa. Significativa larisposta che abbiamo avuto alla domanda: ‘‘Sefacesse qualcosa di scorretto, rimarrebbecomunque il tuo idolo?” La maggioranza harisposto che un mito rimane taleindipendentemente da come si comporta. Infine,gran parte degli intervistati afferma di averloscoperto tramite la tv,che si conferma il mezzoattraverso il quale le star costruiscono il propriosuccesso.

L’APPROFONDIMENTOUNQUESTIONARIO PERCAPIREMEGLIO CHE COSAATTRAE I GIOVANI

RihannaeCristianoRonaldo, stelle al top

LA FORZA DELL’IRONIA Superman riveduto e corretto

LAREDAZIONE

DALL’INDAGINE che ab-biamo condotto, Rihanna eCristiano Ronaldo risulta-no i personaggi preferiti da-gli adolescenti del nostrotempo. La cantante Rihan-na, classe 1988, rappresentaunmito in particolare per leragazze: ha debuttato giova-nissima, è bella e fa musicacoinvolgente e orecchiabile.Non bisogna dimenticareche la sua vita privata non èstata facile; il che rappresen-ta un ulteriore motivo diammirazione: la sua infan-zia è stata infatti segnata dal-la dipendenza da cocainadel padre e dal divorzio deigenitori; a questo si sono ag-giunte le violenze subitedall’ex fidanzato. Questeesperienze dolorose non lehanno comunque impeditodi conquistare l’Oscar dellacanzone, il GrammyAward.Nella categoria maschile, ilpiù amato è Cristiano Ro-naldo, calciatore portoghe-se nato nel 1985. Anche luiha ottenuto riconoscimentiimportanti: il Palloned’Oro, la Scarpa d’Oro e ilFifa World Player. Si trattasenza dubbio di un calciato-re eccezionale, ma anche diun ragazzo bellissimo; que-sto spiega perchè sia adora-to anche dalle ragazze, chesono disposte a perdonargliun modo di fare talvolta ar-rogante e antipatico.Insomma, la bellezza, unitaal successo, attrae sia i ragaz-zi che le ragazze;mentre unbrutto carattere non scalfi-sce l’immagine di un mito,che risulta ancora più ama-to se nella vita privata ha do-vuto affrontare situazionidifficili.

ScuolamediaScuolamedia

LeonardoLeonardodaVincidaVinciLastra a SignaLastra a Signa

VITA DA STARLa pop-singer Rihanna

CLASSE III C: Attanasio Paolo, Badii

Alessandra, Bagni Alice, Ballerini

Carlotta, Benelli Lorenzo, Cafaggi

Giacomo, Cecchini Samuele, Chini

Camilla, Cinque Paolo, Del Turco

Samantha, Lari Leonardo, Mandarò

Leonardo,, Martinelli Emanuele, Masi

Andrea, Nannini Lisa, Paparini Sara,

Romeo Samuele, Scerra Paolo, SciaccaVincenzo, Staderini Fabio, Stivè Sabrina,Vierucci Filippo, Zitouni Fakri. Docentecoordinatore: Mottola Tiziana. Dirigente:Cianti Luciano

L’ANALISI

Talentoebellezzamixperfetto

24 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 23 MARZO 2012

“Ansia”: leggere le avvertenzeAdolescenti in crisi: unnumero cheèdestinatoa crescere

INOCCIDENTE,milioni di per-sone accusano disturbi d’ansia. Inprevalenza sonodonne, d’età com-presa fra i 30 e i 50 anni.Secondo l’Oms entro il 2020, l’an-sia/ depressione, sarà la secondapatologia più diffusa almondodo-po i disturbi vascolari.In Italia, sono circa 12 milioni lepersone che soffrono di stress, an-sia o depressione: questo vuol di-re 1 persona su 4. Tantissimi sonoi giovani d’età compresa fra i 9 e i17 anni; e i numeri sono in conti-nua crescita.Molteplici le cause: prestazioniscolastiche, paura di crescere,“pressioni” da parte dei genitori,lotta tra desiderio di libertà e ri-cerca di dipendenza…Ma cos’è l’ansia? E’ un’emozionenaturale che serve a preparare l’or-ganismo a una prova di qualsiasigenere. Di solito, dopo un attaccod’ansia tutto torna comeprima, si-gnifica cioè che ci siamo preparatie abbiamo reagito a un eventoben preciso, magari con i sudorifreddi, il fiatone o le gambe tremo-lanti. A volte, però, succede di vi-

vere uno stato d’ansia non legatoa stimoli evidenti, ma ad uno sta-to emotivo interno di preoccupa-zione. Nei momenti peggiori ci sisente come se il mondo ci crollas-se addosso, come se la vita diven-tasse una catastrofe. ci si sente tri-sti,deboli, inutili ma anche soli estrani perché gli altri non sono co-

me noi.Si comincia a vivere, come ci hariferito unopsicologo, sempre pre-occupati che possa succedere qual-cosa che però non accade. A que-sto seguono gli attacchi di pani-co: l’ansia, che è molto forte e in-tensa, che si manifesta improvvi-samente e senza un motivo appa-

rente, può portare una persona anon uscire di casa, se non accom-pagnata, e a evitare di fare cose disolito normali e piacevoli.Naturalmente, non èpensabile cu-rare questa patologia aspettando,come dicono in tanti, che tuttopassi: occorre chiedere aiuto sindalle prime manifestazioni senzaaspettare che la situazione sfuggadimano e condizioni la propria vi-ta perché impossibilitati a fare ciòche si faceva prima.La cura dell’ansia necessita diuna terapia psicologica adeguatache permetta di capire le cause epossa dare strumenti per gestiregli attacchi di panico.Fondamentale, quindi, la figuradel terapeuta, che serve a insegna-re a capire i segnali e cambiare laconvinzione sbagliata, che si è cre-ata a partire dal primo attacco dipanico, che è una bruttissimaesperienza dalla quale non èpossi-bile più venirne fuori. Cosa chenon è vera perche se si intervienein modo mirato e tempestivo, sa-rà possibile superare “la paura del-la paura”, e quindi, il pensiero ne-gativo, di non farcela più.

L’ANSIA è un problemamoltoserio che condiziona la vita siadi chi ne soffre che della suafamiglia. E se il problemariguarda gli adolescenti, tuttodiventa più complicato.Per capire cosa si prova quandoa soffrire di attacchi d’ansia, è“nostro figlio”, abbiamo chiestoil parere di alcuni genitori.Ci hanno risposto che,all’inizio, vedendo i propriragazzi stare male, e credendoche il malessere fosse dovuto anormale paura e instabilitàemotiva, li hanno incoraggiati estimolati a pensare “bene”.Quando hanno capito che si

trattava di attacchi di panico,hanno provato una sensazioned’impotenza e sconforto pernon saperli aiutare.Rivolgendosi a dei medici

specialisti, che gradualmente

hanno spiegato loro la

complessità della cosa, hanno

scoperto che si trattava di un

problema serio. Se da un latotutto ciò gli ha provocato altrosconforto dall’altro essi hannoimparato a capire veramente ildisagio e ad aiutare i propri figlia conviverci senza forzature eimposizioni.E’ chiaro, la sensazione piùricorrente per un genitore èl’impotenza, per non riuscire apreservare il proprio figlio, daqueste forti crisi. Realtà dura daaffrontare perché, di fronte allacrisi superata, si è consapevoliche l’ansia è sempre lì, dietrol’angolo. E’ importante nontenere né dentro di sé né dentroil proprio figlio quest’apparente

sensazione di diversità che,come tante altre cose,appartiene ad un’età difficilecome l’adolescenza.Il problema va affrontato a viso

aperto perché l’unica soluzione

è riuscire a convivere con

l’ansia, sentendola arrivare,

assopirla e sentirla andare via.

LA TESTIMONIANZA I GENITORI RACCONTANO: “QUELLA VOLTA CHE LI ABBIAMO VISTI TREMARE”

Quandoasoffrire sul serio, è “nostro figlio”

LAREDAZIONE

UNA MATTINA ti sveglie ti accorgi che è notte. Con-tinui a dormire e non vai ascuola. Potrebbe iniziare co-sì, la storia di un adolescen-te in crisi.Sempre più spesso, cammi-nando per strada, a scuola oinqualsiasi altro luogo, capi-ta di incontrare ragazzi tri-sti, apparentemente annoia-ti e incapaci di ridere.E’ colpa di un brutto voto?Di qualcosa di spiacevole?O è’, probabilmente, AN-SIA, l’oscuro malessere,“che ci toglie il sorriso?”L’ansia di farci accettare, dimostrarci come non siamo,l’ansia dei risultati, di rag-giungere la meta prima emeglio degli altri.Essere adolescenti è diffici-le ma è ancora più difficilequando ogni giorno vivicon la paura di non farcela,di non arrivare primo. Lo ri-chiede la società. E l’Ansiaprende il sopravvento, ci an-nienta. E dunque il pianto,il malessere, il non riso.Poi un giorno…il sole.E ritrovi le facce dei giornibui; quelli che ci hanno aiu-tato, capito e preso per ma-no: mamma, papà, l’amicodi sempre e,perché no, lascuola.E’ difficile, non cadere nellatrappola della paura ma,quando tutto ciò accade,non rimaniamo in silenziofacciamo sentire la nostravoce, diciamo ciò che ci spa-venta; parliamone con geni-tori, amici, insegnanti; chie-diamo aiuto senza timore diapparire deboli: ”al di là delmuro” qualcuno ascolterà.Una mattina ti svegli e il so-le splende più di prima.Potrebbe iniziare così la sto-ria di un adolescente torna-to a sorridere.

ScuolamediaScuolamedia

PolizianoPolizianoFirenzeFirenze

GLI SPECIALISTISono disturbiche si possono curaree riuscire a dominare

SENSAZIONE D’IMPOTENZADi fronte agli attacchidi panico la primareazione è di sgomento

GUICCIARDINI-POLIZIANO. Dirigente Sco-

lastico: M.L. Simonini; docente tutor: G.L.

Aquino. Classe III A, redazione in classe:

Apaza Apaza Karen Mishell, Bacci Elisa,

Benelli Giulia, Bini Davide, Cai Xian, Cai

Xing Dong, Chen Jessica, Del Guasta Sofia,

Di Lauro Zoe, Faiola Lorenzo, Forconi Gre-

gory, Gjondrekaj Enri, Hautmann Ludovi-

co, Huang Guoning, Innocenti Beatrice,Lagman Jayvieron, Pancani Lapo, Parcos-si Niccolò, Patilla Sotomayor Pedro, Raus-se Silvia, Scalise Jessica, Todaro Marghe-rita, Torrini Giulia, Trenti Alessandro.

RIFLESSIONI

E inunattimoci toglieil sorriso

25CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 23 MARZO 2012

Progettod’amoreper il BrasileLavorare insieme per la solidarietà fa crescere. La Beato simette in gioco

«PASSAMI la colla!» - «Dove so-no i brillantini?» - «Piega quel bi-glietto!» - «Sono stanchissimo, pe-rò so che tutto questo serve a qual-cosa!». Avere la consapevolezza diessere utili a qualcuno ci faceva re-sistere alla fatica e lavorare con ilsorriso sulle labbra anche oltrel’orario scolastico. Abbiamo rispo-sto numerosi all’invito della no-stra professoressa di arte , rima-nendo a scuola molti pomeriggi,creando addobbi,decorando piat-ti e oggetti di recupero. Siamo co-sì riusciti a realizzare nell’atriodella nostra scuola uno splendidomercatino di Natale.Le famiglie hanno contribuitocon gioia all’iniziativa compran-do le nostre semplici creazioni,permettendoci di raccogliere fon-di per i ragazzi di Salvador Bahia,sostenuti dal progettoAgata Sme-ralda. La cifra raccolta ha supera-to le nostre aspettative e ha per-messo l’acquisto di materiale di-dattico di prima necessità per glistudenti di Mata Escura, quartie-re con molti disagi.Lanostra amicizia con quei ragaz-

zi meno fortunati,ma desiderosidi un futuro, va avanti ormai dadiversi anni; ciò ci rende orgoglio-si perché gli sforzi compiuti si so-no trasformati in fatti concreti co-me la creazione di strutture e atti-vità per i giovani.Siamo statimolto contenti di rice-vere la lettera di suorClaudia,mis-

sionaria inBrasile, che ci tiene in-formati sui progressi compiutidal Centro Giovanni Paolo II an-che grazie al nostro sostegno.Le parole di lei, che riportiamo,ci hanno colpito e commosso:«Non posso dimenticare l’aiutodel vostro Istituto che con le “sueali” fatte di tante piume dei suoi

alunni, si ricorda ancora dei ragaz-zi di Mata Escura che si accingo-no ad iniziare le attività scolasti-che di questo nuovo anno. Grazieper il Vostro generoso contributopervenuto al ProgettoAgata Sme-ralda di Firenze. Sarà di notevoleimportanza.Nonostante la confu-sione a causa dello sciopero dellaPolizia Statale, gli alunni di MataEscura si sono iscritti numerosi avari corsi. Sono più di 1870. Noimissionari lottiamo giorno e not-te per togliere i bambini e gli ado-lescenti della strada ed inserirlinel mondo della scuola. Il CentroGiovanni Paolo II rappresentaper molti la vera e unica salvezza.“Grazie, dunque, per la vostra ge-nerosità e per l’aiuto che ci dateper realizzare questa opera, costru-ita sulla fede e sulla condivisione.Vi rendano merito la nostra grati-ficazione e la gioia di tanti bambi-ni e giovani come Voi».Saremmo felici se la nostra inizia-tiva fosse presa come esempio daaltre scuole, perché stando insie-me e divertendoci possiamo rea-lizzare progetti grandi e diventareseminatori di speranza.

L’INCONTRO in classe con don WieslawOlfier, vicepresidente del Progetto AgataSmeralda è iniziato con una proiezione dibambini che vivono in contesti molto poveri, macon volti sorridenti e accoglienti. Don Wieslawche è originario della Polonia ed è stato per seianni parroco della chiesa di San Donato inPolverosa, che si trova nella nostra zona diNovoli, ha vissuto cinque anni in Brasile, aSalvador Bahia come missionario del Progetto disolidarietà. Ci ha colpito la forte disuguaglianzasociale e il contrasto esistente nelle diverse zonedella città bahiana. Chi abita nelle favelas èestremamente povero.

I PERICOLImaggiori colpiscono i giovani chesi uniscono in bande di trafficanti di droga che

mettono in atto vere e proprie guerriglienotturne, tanto che ogni fine settimana muoionoper ferite di arma da fuoco una trentina digiovani. Spesso questi ragazzi sono assoldati finda bambini e usati per lo spaccio perché troppopiccoli per essere arrestati. In seguito viene fattaprovare loro la droga, così uscire dalladipendenza diventa impossibile.

È IMPORTANTE dare a questi giovani dellenuove opportunità di studio e di lavoro così datenerli lontani dalla strada. È proprio ciò che ilProgetto Agata Smeralda si prefigge. DonWieslaw ci ha fatto riflettere sulla speranza e suisogni che questi giovani hanno nonostante letante difficoltà: «Nel donare in realtà si ricevemolto di più»: dice lui.

LA TESTIMONIANZA ABBIAMO INCONTRATODONWIESLAWOLFIER, ESEMPIO DA SEGUIRE

Unseminatoredi speranzanelle favelas

VOLONTARI Un momento del lavoro a favore di Agata Smeralda

LAREDAZIONE

IL PROGETTO AgataSmeralda nasce a Firenze20 anni fa da un’idea edall’amicizia del professoreMauro Barsi e del Cardina-le Lucas Moreira Neves, al-lora arcivescovo di SalvadorBahia. Prende il nome dallaprimabambina abbandona-ta nella pila della chiesa del-lo “Spedale degli Innocen-ti” di Firenze il 5 febbraio1445. Alla piccola Agata, ol-tre al nome del santo delgiorno, viene dato anchequello di una pietra prezio-sa a indicare l’importanzadel dono della vita.Il Progetto è cominciatocon il sostegno a distanzadei bambini e dei ragazzi diSalvador Bahia, la capitaledello stato della Bahia sullacosta nord-orientale delBra-sile. Dal 2001 l’associazioneha iniziato ulteriori collabo-razioni in altre parti delmondo: Albania, Congo,Kenya, Costa d’Avorio, Ni-geria, Sri Lanka, India, Ge-rusalemme, Haiti.Il Progetto, sostenuto attra-verso le adozioni a distanzae con progetti di solidarietà,garantisce ai bambini assi-stiti e alle loro famiglie istru-zione, vitto e cure mediche.Grazie al lavoro instancabi-le dei missionari molti gio-vani cresciuti all’internodel Progetto sono avviatinel mondo del lavoro attra-verso laboratori professiona-li che offrono anche una for-mazione per le famiglie a li-vello igienico, sanitario e pe-dagogico. In questo modo ibambini possono vivere ecrescere liberi nella loro ter-ra per essere domani prota-gonisti della storia del loroPaese.

ScuolamediaScuolamedia

BeatoAngelicoBeatoAngelicoFirenzeFirenze

IN CLASSE Don Wieslaw Olfiercon i ragazzi della “Beato”

LA PAGINA è stata realizzata dagli studentiElena Abbamondi, Alessandro Alfaroli,Mat-teo Bassi, Lorenzo Braccini, Lorenzo Cardil-lo, Francesca Celima, Tommaso Compagni-no, Filippo Corrieri, Giulia Cozzani, Alisia

D’augello, Mattia Del favero,Alessia Fazio,Samuele Frassinetti, Claudia Frosecchi, Eli-saGreori, EthanLara, AlessandroMasini, Va-lentina Modica, Matteo Monzali, TommasoPolidori, Francesca Ranieri, Marta Ronconi,

Klaudia Sulejmani e Carlo Terranova (classeIII C). Il dirigente scolastico è la dottoressaEda Bruni e l’insegnante tutor è la professo-ressa Serenella Ferretti e a curare la grafi-ca la professoressa Emanuela Severini.

APPROFONDIAMO

AgataSmeraldaObiettivo

rinnovamento

10 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 27 MARZO 2012

Adolescenti, istruzioni per l’usoAlcol, fumo, droga,modegiovanili: teniamoci stretta la sicurezza

QUEST’ANNO a scuola abbia-mo fatto un percorso dedicato allasicurezza, in tutti gli ambiti. Si so-no tenuti diversi incontri con laQuestura di Firenze, con i carabi-nieri di Pontassieve e con un giu-dice sul tema dei comportamentia rischio diffusi tra i giovani,aspetto che ci riguarda da vicino.Partendoda undiscorso più gene-rale sul tempo libero, siamo arri-vati a parlare dei pericoli che pos-siamo correre durante il nostrotempo di svago. Infatti esso puòessere divertimento come può es-sere rischio, sia piccolo che estre-mo. Ci siamo focalizzati su alcunicomportamenti a rischio più fre-quenti quali assunzione di dro-ghe, alcol, fumo, atti di bullismo ecyberbullismo, e ci siamoposti de-gli interrogativi, nati dalla discus-sione fra noi ragazzi. Siamo sicuriche chi beve, si droga o fa il bullosia “sicuramente” un adolescentea disagio, prepotente, emarginatoo educatomale?No, può essere so-lo un ragazzo che vuole sperimen-tarenuove sensazioni o che si vuo-le integrare in un gruppo per farsiaccettare,oppure che ha ricevutoun’eccessiva libertà o un’educazio-

ne troppo oppressiva da parte del-la famiglia. E’ per questo che è im-portante sviluppare in noi ragazzila consapevolezza e l’informazio-ne, per non correre rischi inutili,a causa di un’eccessiva superficia-lità. Siamo sicuri che “il vino fabuon sangue”, “il vino riscalda”,come dice la saggezza popolare?No, ci siamo informati e abbiamo

dedotto che l’alcol è tossico e pro-voca dipendenza, soprattutto seassunto in grande quantità o pri-ma dei 18 anni, perché il nostrocorpo non ha ancora gli enziminecessari per metabolizzarlo. InItalia, purtroppo, sono presenti ibevitori più giovani. Per quantoriguarda il detto “l’alcol riscalda”è vero in parte, perché ha un effet-

to apparentemente benefico solomomentaneo, ma quando essosvanisce, per tornare alla normali-tà, è necessario assumere altro al-col, che finisce per creare dipen-denza.L’alcol è pericoloso soprat-tutto se assunto prima di guidare,poiché spesso causa perdita diequilibrio,riduzione del campo vi-sivo e una minore percezione deirischi e dei pericoli. Le ragazzepoi sono più sensibili agli effettinegativi dell’abuso di alcol,inquanto la quantità che può esseremetabolizzato è quattro volte infe-riore a quella di un uomo. Siamosicuri che il senso di fatalismoall’italiana racchiuso nelle frasi“Un bicchiere, cosa vuoi che sia?A me non capiterà mai! Per que-sta volta e basta!” non sia un osta-colo alla nostra sicurezza? Certoche sì, è proprio questa errata per-cezione del rischio che ci rendepiù vulnerabili.Noi giovani ci do-vremmoconvincere che è necessa-rio non sottovalutare i pericoli enon considerare la prudenza uneccesso di perbenismo, ma unostrumento per salvaguardare lanostra vita!

DOPOL’INCONTRO a scuola con la dottoressaNa-dia Giannattasio sul tema “tempo libero e sicurezza”,l’abbiamo intervistata.Cosa l’ha portata a fare questo lavoro?

«Mi interessavano sia la funzione investigativa chel’idea di una professione di aiuto».Che studi si devono seguire?

«StudiGiuridici,ma sono anche utili studi di psicolo-gia e sociologia per comprendere gli altri, per interagi-re con le vittime di un reato, per conoscere meglio sestessi e fronteggiare situazioni di stress».Le piace questo lavoro?

«Sì, integramolti tipi di attività: investigazione,anali-si dei fenomeni che coinvolgonominori e fasce vulne-rabili, prevenzione e formazione.in particolaremi pia-ce il contatto con i cittadini,con i giovani e il mondodella scuola».E’ un lavoro difficile?

«Sì,mette a contatto con la violenza e la sofferenza.Lalegge è unprodotto umano e come tale non è infallibi-le, ma è l’unico modo per avvicinarsi alla giustizia».Che tipodiproblematichepresentano igiovania rischio?

«Il rischio nasce quando si supera il limite della speri-mentazionemettendo in pericolo sé stessi e gli altri. Icomportamenti a rischio riguardano abuso di alcol edroghe, atteggiamenti aggressivi e atti di vandalismo.L’età fra 16 e 18 anni è quella più propensa alle tra-sgressioni».Qual è il confine tra uno scherzo pesante e unreato?

«Uno scherzo è tale solo se è condiviso dal destinata-rio e non lede la sua dignità né provoca alcun danno osofferenza».Quali sono le difficoltà a rapportarsi con unadolescente?

«Conciliare autorevolezza e dialogo».

L’INTERVISTA INCONTRIAMO LA RESPONSABILE DELL’UFFICIOMINORI DELLAQUESTURADI FIRENZE

Prevenzione: la parola agli esperti della polizia

LAREDAZIONE

MOLTE persone pensanoche le parole “rischio” e “pe-ricolo” abbiano lo stesso si-gnificato, ma non è così.Non esisterebbe nemmenoil detto “a tuo rischio e peri-colo” se questi vocaboli fos-sero sinonimi. In realtà “pe-ricolo” è la proprietà di unqualcosa (sostanza, attrezza-tura, procedura di lavoro)potenzialmente in grado dicausare danni; mentre “ri-schio” è legato alla probabi-lità che si verifichino danniin una situazione pericolo-sa. Facciamo un esempio:le scale sono un pericolo diper sé, ma se le scendo dicorsa, o semagari spingo unmio compagno per scherzo,o semanca la striscia antisci-volo, il rischio di avere undanno aumenta.Quindi unacorretta valutazione e previ-sione del rischio consento-no di prendere provvedi-menti per salvaguardare lapropria persona e gli altri.Abbiamo trovato queste de-finizioni all’interno del de-creto legislativo n. 81/08che si occupa di salute e si-curezza nei luoghi di lavoroe abbiamoosservato le paro-le più ricorrenti.A antincendio, allarme; Bbarella; C cautela; D dan-no, dispositivo di protezio-ne;E emergenza, evacuazio-ne; F formazione; G gestio-ne sistema sicurezza;Hhan-dicap; I informazione,idrante, infortunio; L lucidi emergenza; M misura,malattia; N nocivo; O orga-nizzazione primo soccorso;P pericolo, prevenzione,probabilità; Q quadro elet-trico; R rischio; S salute; Ttutela; U uscita di sicurez-za; V valutazione dei rischi,via di fuga; Z zona sicura.

ScuolamediaScuolamedia

MaltoniMaltoniPontassievePontassieve

VALORI Osservare le regole:la prima difesa di tutti

SCUOLAmedia Maria Maltoni, classe III D,Pontassieve. La pagina é stata realizzatadagli studenti; Bulli Elisa, DonatiniNiccolò, Galbusera Giulia, Giorgi Lucia,Giorgi Sofia, Limaj Serena, Masini Marco,

Massini Beatrice, Mazzoni Bianca, Moran-di Marco, Mugnai Samuele, Parenti Mar-gherita, Parrini Erica, Pignalosa GinevraMaria, Poggiolini Sergio, Pratesi Vassja,Sagliocco Antonio, Stetka Elia, Tanini Te-

resa, Terenzi Lapo, Toci Giulia, Trovato Si-mone, Von Samsonow Wladimir, YacusNiccolò, YangCosimo. Il dirigente scolasti-co: Tiziana Torri. Docenti tutor: MariaFrancesca Lanzara, Marina Quinzani.

APPROFONDIMENTO

L’importanzadi osservarele regole

11CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 27 MARZO 2012

Dantesca, 120 anni portati beneLaSocietàè il piùprestigioso centrostudi sulSommoPoeta

FONDATA nel 1888 da alcunidei più bei nomi della cultura ita-liana come Giosuè Carducci, Isi-doro Del Lungo, Pasquale Villa-ri, Guido Mazzoni per la promo-zione scientifica dell’operadell’Alighieri, la Società Dante-sca Italiana è il più importantecentro studi sul Sommo Poeta.«E’ nata-spiega la dott. GiovannaPuletti che si occupa della Biblio-grafia Internazionale Dantesca-per diffondere l’amore e la cono-scenza di Dante, da un punto divista scientifico ma anche più di-vulgativo». L’obiettivo era quellodi giungere ad un testo critico del-laCommedia e delle sue operemi-nori e anche di pubblicare un“Bullettino” (oggi sostituito dallarivista “StudiDanteschi”) per de-scrivere l’attività della Società e se-gnalare le più importanti pubbli-cazioni sull’argomento.LaDante-sca, inoltre, vanta una bibliotecaspecialistica, ricca di volumi an-che rari (del ‘400 e ‘500) e di mi-crofilm dei manoscritti dante-schi, aperta al pubblico. Inoltre,unodei suoi compiti è sempre sta-to quello di stilare una bibliogra-

fia delle pubblicazioni dantescheprima come rassegna bibliografi-ca in ogni numero degli “StudiDanteschi”, poi, dal 1984 e fino al1999, come progetto cofinanziatodalMinistero per l’Università e laRicerca e pubblicato come volu-me monografico della stessa rivi-sta. La bibliografia è disponibile

anche online.Più recentemente è stato allestitoil sito www.leggeredante.it, relati-vo ad un progetto iniziato nel2005 quando la Società ha dato vi-ta alla rassegna Leggere Dan-te–Voci per il Poeta, ideata e soste-nuta con passione dal professorFrancescoMazzoni, a lungopresi-

dente della Società, per diffonde-re l’opera del Poeta attraverso per-formances realizzate da grandi fi-gure del teatro italiano e ispiratenon solo alla Commedia ma an-che alle opere minori. L’iniziati-va, nel 2008, ha dato inizio al Pre-mio Francesco Mazzoni, in ricor-do del grande studioso.«Conoscere e studiare Dante —ha aggiunto Puletti— è l’occasio-ne per incontrare un’esperienzaumana e letteraria che ha tanto dadire al cuore di ognuno». Le sueriflessioni sulle grandi questionietiche (libertà, giustizia) e politi-che (lo Stato, la Chiesa, l’indivi-duo) continuano ad avere unostretto rapporto con i temi del di-battito attuale. E’ questa libertà dipensiero e di parola che oggi tan-to disturba chi persegue solo il“politicamente corretto” (si vedala recente polemica sull’insegna-mento a scuola di alcune terzinedellaCommedia).La pubblicazio-ne a breve dell’EdizioneNaziona-le della Vita Nuova e della Que-stio de aqua et terra tra i principa-li progetti della Società, in attesadelle iniziative in vista del 750˚della nascita di Dante nel 2015.

GIOVANNI PASCOLI, di cui ricorre ilcentenario della morte, si distinse anche per isuoi scritti danteschi: Minerva oscura (1898),Sotto il velame (1900) e La mirabile visione(1902) cui è stata aggiunta postuma, ad operadella sorella Maria, la raccolta di Conferenze estudi danteschi. Nella rassegna Leggere Dantedel 2011 (visibile nel sito www.leggeredante.it) ilprofessor Riccardo Bruscagli e l’attrice SoniaBergamasco hanno rispettivamente introdotto einterpretato Pascoli dantista. Emerge la figura diun uomo che si accostò all’opera del SommoPoeta non solo da studioso e critico, masoprattutto da poeta che ha “visto nel pensiero diDante”. Si chiedeva: «Conoscere e descrivere lasua mente sarà mai possibile?». La poesia

dell’Alighieri rappresentò un’esperienza con laquale paragonare sé e la propria opera poetica: ilPascoli, come chiunque si accosti all’operadantesca, in Dante cerca se stesso. In verità, nonebbe inizialmente grande fortuna: gli studiosi deltempo, in particolare i fiorentini della SocietàDantesca, furono abbastanza ostili sia nellabrevità che nella durezza delle loro recensioni. EPascoli rispose: «Sarà tutta colpa mia? Forse saràcolpa anche di codesto ambiente fiorentino, pienodi frasi fatte e di partiti presi». Il poeta fu invitatonel dicembre del 1902 a Firenze dalla SocietàDantesca Italiana a tenere una Prolusione alParadiso e nel giugno del 1904 fu insignito dellamedaglia della Dantesca, un riconoscimento chetuttora viene dato a chi si è distinto nello studiodell’Alighieri.

IL GRANDE LETTERATO STUDIÒ LE OPEREDELL’ALIGHIERI. MA I “FIORENTINI” NONLO AMAVANO

GiovanniPascoli criticodellaDivinaCommedia

LA VISITA Gli alunni della classe III alla Società Dantesca Italiana

LAREDAZIONE

LA SOCIETÀ DantescaItaliana ha sede nel Palagiodell’Arte della Lana, in viaArte della Lana, nel cuoredi Firenze. L’inaugurazio-ne ufficiale è del 1905 allapresenza della regina Mar-gherita. In realtà la Societànacque a Firenze il 31 lu-glio del 1888 inPalazzoVec-chio, nella Sala Leone X, eil primo presidente provvi-sorio, poi onorario, fu ilmarchese Pietro Torrigia-ni, sindaco di Firenze.Grandi nomi della culturaitaliana, tra i quali GuidoMazzoni, Pasquale Villari,Isidoro Del Lungo e Gio-suèCarducci, erano tra i fon-datori.Al primo periodo di attivitàrisale l’allestimento di unaBiblioteca specializzata, neltempo arricchita dal donodi collezioni prestigiose.Nell’attesa della sede defini-tiva, nel Palagio, i libri e gliuffici furono ospitati tempo-raneamente presso l’Accade-mia della Crusca.Nel tempo, la Società è riu-scita a porre le fondamentanon solo dei moderni studisuDante,ma anche della fi-lologia italiana e dello stu-dio della tradizione e dellapoesiamedievale.Nel dopo-guerra i vari presidenti del-la Società che si sono succe-duti, tra i qualiMarioCasel-la, Gianfranco Contini eFrancesco Mazzoni, sullascia dei predecessori, hannoportato quasi a compimen-to l’EdizioneNazionale del-le Opere di Dante.Oggi è possibile consultare:www.dantesca.it, sito uffi-ciale della Società, www.danteonline.it, sito scientifi-co dove si trovano le operedantesche e www.leggere-dante.it.

ScuolamediaScuolamedia

SanGiuseppeSanGiuseppedell’Apparizionedell’ApparizioneFirenzeFirenze

AUTOGRAFO Ringraziamentodi Pascoli alla “Dantesca”

LA PAGINA è stata realizzata dagli alunnidella classe III Lorenzo Bardelli, Alessan-dro Boscherini, Maria Elisabetta Carrai,Valeria Cartoni, LorenzoCeccato, Gae Fat-tini Fellini, AndreaFusi, ValentinaGiorget-

ti, Virginia Groppi, Niccolò Lisoni, GiulioLoreto, AndreaMucci, LorenzoNappo, Re-becca Nardone, Piergiorgio Neri, BiancaPaccosi, Jacopo Palli, Matteo Paolanti, Lu-creziaPaoletti, TeresaRossi, SimoneSchi-

rano, Benedetta Scionti, Matteo Sunseri,Vieri Suppi, Rachele Tirelli, FilippoUrciuo-lo. Gli insegnanti tutor sono le professo-resse Lucia Rossi e Maria Serena Mercati.Dirigente scolastico: Lucia Rossi.

LASTORIA

DaPalazzo VecchioalPalagio

dell’Arte della Lana

12 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 30 MARZO 2012

Lavita a tempodimusicaConsiderazioni sul legame indissolubile cheunisce i giovani al ritmo

«NON POSSIAMO immaginareun mondo senza musica, essa èun modo di evadere dalla vita ditutti i giorni in un mondo perso-nale dove dare forma alla propriaimmaginazione ed esprimere leproprie emozioni». Questa è la de-finizione di musica data dai noigiovani. La musica è antichissi-ma, nasce con l’uomo. Non c’è sta-ta civiltà che non abbia definitoun proprio sistema musicale. E ciaccompagna per tutta la vita, daquando siamo nella pancia dellamamma a quando diventiamovecchi. Tutto è musica. Viviamocontinuamente circondati da suo-ni, anche da quelli del nostro cor-po: il battito cardiaco, il respiro,la voce.L’adolescenza è il momento piùimportante della crescita, quelloin cui la personalità dell’indivi-duo cambia e si forma. La musicaaccompagna questo cambiamen-to e, per la maggior parte di noiadolescenti, rappresenta il mododi dare espressione ai nostri senti-menti, di condividere con gli altriuna passione identificando con es-sa il gruppo cui si appartiene.

Pop o rock, rap o metal: i gustimusicali sono vari e radicali. E in-torno ad essi formiamo le nostreamicizie, ci scambiamo pareri, in-formazioni, giudizi sui nostri can-tanti preferiti, impariamo le lorocanzoni a memoria.Mtv, la nota emittente musicale,ha condotto tempo fa un esperi-

mento: ottocento ragazzi tra i 14 ei 20 anni sono stati privati dellamusica per un mese e i risultati so-no stati sconcertanti. Alcuni ra-gazzi sono entrati in depressione,altri hanno avuto crisi di panico ealtri ancora sono ingrassati per-ché hanno colmato il vuoto dellamusica mangiando senza soluzio-

ne di continuità. La conclusioneè che i giovani senza musica sonopiù deboli e insicuri.Infatti, che tu sia felice, triste, alle-gro o malinconico, la musica èun’amica fedele, la tua compagna,portavoce dei tuoi stati d’animo econsolatrice. E ogni momento del-la giornata è buono per ascoltarla,con l’ipod o il cellulare, alla radioo guardando i video musicali sulcomputer e in televisione. Spessole nostre scelte musicali sono det-tate dalla moda e dalla pubblicità,spesso i cantanti ci influenzanocon il loro modo di vestire e diparlare e gli esempi che ci dannonon sempre sono positivi. AmyWinehouse una delle voci più bel-le del panorama musicale degli ul-timi anni si è spenta a soli 27 anniconsumando la sua giovane vitatra alcool e droga. La musica è pas-sione, vita, rabbia e forza tutto in-sieme: una canzone può racchiu-dere una miriade di sentimenti di-versi. La musica insomma raccon-ta come nient’altro noi giovani,spiega chi siamo e che cosa stia-mo vivendo. E davvero non po-tremmo immaginare la nostra vi-ta senza.

NEGLI ANNI ’50 la musica si ascoltava tramite idischi e la radio. I primi dischi furono a microinci-sione, in plastica o in gommalacca, chiamati 78 gi-ri. Si passò poi ai 33 giri e in seguito ai 45 giri conun disco realizzato in vinile. Quest’ultimo potevaarrivare a contenere una registrazione di 30 minu-ti per facciata e veniva suonato con il giradischi:alla fine di ogni lato ci si alzava e si girava il disco.Una bella seccatura! In molti locali pubblici dal se-condo dopoguerra fino alla fine degli anni ’60 sitrovavano i jukebox: macchine che riproducevanocanzoni scelte dalla lista di dischi, tramite una ta-stiera. Oggi sono oggetti di arredamento molto ri-cercati. Negli anni ‘70 si diffonde la musicassetta ei giovani ascoltano la musica mentre camminanocon il loro Walkman. Gli anni ’90 vedono la com-parsa sul mercato del Compact Disc e dei lettori

CD con una definizione del suono mai avuta pri-ma.

NEGLI ULTIMI venti anni il cambiamento è sta-to vorticoso, una vera e propria rivoluzione. Il sup-porto musicale è scomparso, la musica è diventataliquida, si scarica dal computer e si ascolta su appa-recchi all’avanguardia, sempre più piccoli, comegli Iphone, Ipod e mp3 player. Si è perso il piaceredi avere tra le mani l’oggetto della musica: il disco,la cassetta, il cd. Anche le copertine dei dischi, untempo veri capolavori di Pop Art, hanno perso im-portanza. I vinili sono ormai roba da collezionistiche frequentano negozi vintage a caccia di qualchebuon affare e la collezione di musicassette è finitain soffitta. Chissà di questo passo dove ci porterà latecnologia!?!

IERI E OGGI L’EVOLUZIONE DEL SUPPORTOMUSICALEDAGLI ANNI ’50 AI NOSTRI GIORNI

Alpassocon lenovità: dal vinile all’Ipod

IL DISEGNO Il lavoro è stato realizzato da Chadi Arague

LAREDAZIONE

I TALENT SHOW sonoprogrammi televisivi il cuiscopo è scoprire nuovi talen-ti da lanciare sulla scena mu-sicale. Il termine talentshow significa letteralmen-te esibizione del talento:una giuria decide chi, tra co-loro in gara, può andareavanti e chi, invece, è co-stretto a lasciare il program-ma; a volte il pubblico a ca-sa, telefonando, esprime ilproprio parere che può esse-re determinante per la sal-vezza o l’eliminazione delconcorrente. E’ inutile direche spesso la tecnica e la bra-vura del cantante passanoin secondo piano a vantag-gio di elementi come l’avve-nenza o la simpatia. Ameri-can Idol, The X Factor, Bri-tain’s Got Talent e Ameri-ca’s Got Talent sono alcunidei Talent Show più rino-mati, visti in tutto il mon-do. In Italia i più famosi so-no X-Factor, Amici, Io can-to e Italia’s got talent. La vit-toria o a volte anche solo lapartecipazione a questishow assicura fama e succes-so. Cantanti come MarcoCarta e Emma, che quest’an-no ha vinto il Festival diSanremo, Noemi e MarcoMengoni hanno partecipa-to ai Talent. I giovani musi-cisti farebbero pazzie pur diapparire in uno di questiprogrammi televisivi chepermettono a perfetti scono-sciuti di passare in pocotempo dall’anonimato allanotorietà. Ma se non si pos-siede un vero talento non èfacile mantenere nel tempoil successo. Di tutti i perso-naggi che sono passati per italent show, quanti sarannoricordati fra qualche anno?

ScuolamediaScuolamedia

GramsciGramsciFirenzeFirenze

AMARCORD Un juke boxnella serie televisiva ‘Happy days’

LA REDAZIONE è composta da: Chiara Ali-nari, Filippo Andaloro, Chadi Arague, Re-dion Arapi, Cristina Bertini, Stolie Berliu,Matteo Buffolino, Adamo Cicco, EleonoraFava, Emilian Ferko, Simone Geri, Cosimo

Gallicchio, Leonardo Giovannozzi, Nure-din Haliti, Matteo Lanni Cappelli, Giulio Li-si, Luca Massai, Rachele Porri,LorenzoProsperi, Bianca Putrino, Francesca Ric-ci, Marta Storchi, Camilla Talozzi, Lorenzo

Terrosi, Matilde Zoppi

Tutor: professoressa Cristina Leccese,

professor Emidio Di Maio.

Dirigente scolastico: Stefano Pagni Fedi

TENDENZE

GiovaniGenerazione“XFactor”

13CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 30 MARZO 2012

Lascuolasi tingedi tanti coloriLapresenzanei banchi degli alunni stranieri tra vantaggi e difficoltà

LA SOCIETÀ multietnica è unsistema sociale in cui convivonosoggetti con identità etniche di-verse: con ciò si intende l’apparte-nenza consapevole a un gruppoche condivide uno spazio geogra-fico di provenienza, una comunediscendenza, una cultura condivi-sa, siano essi reali o socialmentecostruiti.«La scuola italiana si tinge di tan-ti colori e di tanti nomi»: hannoaffermato alcuni alunni di unascuola primaria di Firenze: Afiz,Dimitriescu, Wladimir. Sono ibambini immigrati provenientida oltre 190 nazioni, di sedici reli-gioni. Sono sudamericani, asiati-ci, africani, europei dell’Est.Ognunoha la sua lingua, la sua re-ligione, le sue tradizioni, le sue ri-correnze. Queste esigenze devonotrovare adeguato riconoscimentonella scuola italiana.Le esperienze scolastiche rilevatein province con alta percentualedi alunni non italiani (Milano,Torino, Bergamo,Brescia), dimo-strano le difficoltà di inserimentoe di integrazione incontrate dagli

studenti stranieri anche in mate-rie che non richiedono competen-ze approfondite d’italiano; da quiil fenomeno della dispersione (in-successi ripetuti e abbandono). E’auspicabile che la scuola pubblicaintroduca tutti gli strumenti e lenuove tecnologie informaticheutili per trasformare l’informazio-

ne in un contenuto organizzativo.In questo contesto le istituzioniscolastiche italiane si presentanopocopreparate ad accogliere ed in-tegrare le nuove “reclute”, chehannobisognodi un sostegno cul-turale e psicologico per inserirsinel nuovo mondo culturale e nelnuovo sistema di comunicazione

che abbraccia scuola e società. Atale scopo indispensabili sono imediatori culturali, che gestisco-no e coordinano i flussi e i signifi-cati di comunicazione tra i bambi-ni stranieri, i loro genitori e lascuola. È necessario che i docentidispongano di una formazionespecifica ed aggiornata nel campodell’insegnamento ai bambinistranieri e che le classi siano for-mate da un limitato numero dialunni. Importante è domandarsicome la scuola italiana si pone difronte a temi come il bilinguismoe l’integrazione, oppure come vie-ne programmato dai docenti l’in-segnamento/apprendimentodell’italiano comeL/2.Assume ri-levanza anche l’attenzione che lascuola dà alla relazione con la fa-miglia immigrata e quindi a favo-rire il processo di integrazione e ilsuccesso scolastico. Se la scuolaitaliana sarà aperta e disponibilealle esigenze delle diversità,dell’innovazione e dell’integrazio-ne potrà contribuire a realizzareconcretamente quelle tre parolechiave presentate nel XIV Rap-porto Immigrazione: “program-mare, accogliere, integrare”.

LA STATISTICA PUBBLICATO DAL MINISTERO IL RAPPORTO SULLA SITUAZIONE NEL NOSTRO PAESE

Leclassi sonosemprepiùmultietnicheIL RAPPORTO elaborato dalMinistero dell’istruzione,dell’università e della ricerca, fo-tografa gli allievi italiani e ponela base di un progetto di politi-che educative volte alle trasfor-mazioni della scuola italiana,che per la prima volta dedicaun’attenzione maggiore agli stu-denti delle superiori.I dati dell’anno scolastico2010-2011 rivelano che gli alun-ni non italiani sono 711.064. Igruppi più numerosi sono rume-ni, albanesi emarocchini emino-ranze della Moldavia e dell’In-dia.LaLombardia è la regione con ilmaggior numero di alunni concittadinanza non italiana

(173.051); seguono il Veneto(84.914), l’Emilia Romagna(82.634), il Piemonte (68.070) e ilLazio (67.476). Le province conilmaggior numero di alunni stra-

nieri sono Milano (64.934), Ro-ma (52.599), Torino (33.920),Brescia (30.605) e Bergamo(20.961). Per la percentuale, inve-ce, risaltano: Piacenza (18,1%),

Prato (18%), Mantova (17,8%),Asti (16,1%) e Reggio Emilia(16%).Il rapporto prosegue con l’analisidella realtà degli studenti con cit-tadinanzanon italiananelle scuo-le superiori. I ragazzi stranierinelle secondarie di secondo gra-do sono 153.513: la maggior par-te (40,4%) frequenta gli istitutiprofessionali; solo il 18,7% sce-glie i licei. Dai dati emerge cheprogredendo nei vari livelli diistruzione, questi alunni incon-tranomaggiori problemi a esserepromossi o saltano un anno: il18,2% nella scuola primaria, il47,9% nella scuola secondaria diprimogrado e il 70,6%nelle supe-riori. Però si rileva anche che lasituazione sta migliorando.

LAREDAZIONE

UN ESEMPIO di classemultietnica è la nostra, laIII B dell’Istituto SalesianodiFirenze.Quasi lametà de-gli alunni è nato all’estero oha provenienza straniera.Una parte di noi ha originimiste: madre italiana e pa-dre straniero o viceversa.Lamaggior parte delle fami-glie si è trasferita in Italiaper motivi di lavoro o sem-plicemente ha scelto il no-stro paese perché uno deidue genitori è italiano. Lanostra classe può essere con-siderata un esempio positi-vodi integrazionedi studen-ti di origini diverse (Coreadel Sud, Svezia, Africa, SriLanka ecc.). Questo aspettoci rende ancora più unitiperché ci regala la possibili-tà di entrare in contatto conaltre culture.Dopoaver effettuato un son-daggio nella nostra scuolasecondaria di primo grado(130 alunni), è emerso cheil 18,4%ha genitori di origi-ne stranierama ènato in Ita-lia, il 9,2% è nato all’estero.Il 96,1% del campione scel-to pensa che sia un vantag-gio stare in una classe mul-tietnica: conosciamo ragaz-zi di altri paesi (78,4%); pos-siamo confrontarci con usie costumi di altre culture(58,4%); abbandoniamo ipregiudizi (86,1%); speri-mentiamo ogni giorno chele differenze sono un arric-chimento personale(63,8%); entriamo in contat-to con nuove lingue(88,4%).Lo sappiamo, siamo un’ec-cezione nella nostra scuola,ma così non è altrove e noici riteniamo fortunati, per-ché eccezione significa fuo-ri dal comune, esattamentecome eccezionale, o eccel-lente.

ScuolamediaScuolamedia

IstitutoIstitutoSalesianoSalesianoFirenzeFirenze

DIRIGENTEScolastico: Sergio Bugada. Tu-tors: Prof.sse Lisa Gallori e Cristiana Gio-vanetti. Allievi: Balò Cosimo, BalsimelliTommaso,Bernardini Giulia, Berchielli Ga-ia, BönanEdoardo, Calabrò Silvia, Cecche-

rini Ginevra, Ciuffi Eleonora, Conti Cosi-mo, Dal Dosso Olivia, Galli Carlo Alberto,Gardini Eleonora, GourmelenTerence, Im-burgia Massimo, Kang Yejin, KhodinDmytro, Lelli Valentina, Lisi Alberto,

Magazzù Raul, Marilli Edoardo, MusiariYuri, Naldoni Matteo, Paszkoski Elisabet-ta, Reali Edoardo, Serna Marlin, SolmsAfonso, Sullo Naima, Vaggi Chiara, Wa-nika Anupa, Wannheden Caroline.

L’ESEMPIO

Lanostra III BUnmodelloche funziona

12 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 3 APRILE 2012

Insieme per superare le barriereIncontri a più voci nella “ComeniusWeek”: un’esperienza di cooperazione

CERTAMENTE è stata una bel-la settimana, quella dal 27 genna-io al 3marzo, in cui abbiamo avu-to l’occasione di conoscere vari ra-gazzi provenienti da Germania,Svezia e Repubblica Ceca. Tuttoquesto grazie al progetto Come-nius. Sette giorni pieni di belleesperienze, di divertimento e alle-gria, ma anche di riflessione: co-medev’essere stare in un luogo co-sì lontano da casa, in cui si parlauna lingua così diversa dalla no-stra?La “Comenius Week” per noi ra-gazzi è cominciata in prima linea,dato che abbiamo avuto la possibi-lità di ospitare nelle nostre case ipartecipanti stranieri.Il programma verteva su storia ecultura locale. I protagonisti sonostati due: da un lato gli ospiti,dall’altro i sei ragazzi italiani cheformavano il “Parlamento euro-peo”, che per sette giorni hannoabbandonato la sedia ed il bancoper accompagnare i nostri nuoviamici a spasso per la Piana e Fi-renze. Ma vediamo un po’ più davicino questa avventurosa setti-mana piena di emozioni. All’ini-zio, specialmente per quelli che

non partecipavano direttamenteal progetto, i dialoghi con i nuoviarrivati sono stati piuttosto stereo-tipati: “Hello, how are you?” “Iam fine, and you?” Ecco la primadifficoltà: parlare in inglese.Scambiarsi domande, pareri, emo-zioni e sentimenti in una linguache non è la nostra. E a sentire illoro accento impeccabile, il no-

stro cominciava a farci pena. Mala voglia di fare amicizia ha sapu-to superare anche la barriera dellalingua, che siamo riusciti a frantu-mare inmille pezzi con la forza divolontà.La prima piccola gita è stata perle scuole di Calenzano, anche perconoscere un po’ meglio i luoghiin cui per una settimana i nostri

amici si sarebbero dovuti ambien-tare. Firenze con i suoi musei eCalenzano Alto col suo castello,sono stati due luoghi di cui svede-si, tedeschi e cechi non si dimenti-cheranno facilmente: come scor-darsi della magnifica visione chela piazza Belvedere a Calenzano epiazzale Michelangelo a Firenzeci offrono? Come non ricordarsile vie spaziose e popolate da ognigenere di persone, i negozi, i mu-sei, i palazzi che il capoluogo fio-rentino ha impresso, così speria-mo, negli occhi dei nostri nuoviamici? Amici, sì. Perché questasettimana sarà anche servita a farconoscere ad altri un “pezzettinod’Italia”, a far incontrare culturee usi diversi, ma soprattutto pernoi ragazzi è stato bello e impor-tante aver potuto allacciare nuoveamicizie, conoscere persone parti-colari, ma non meno interessantie divertenti. Speriamo vivamenteche la distanza che ci separa nonriesca a slegare questo “laccio”che tra di noi si è creato. Questonon è stato un addio: è stato, e nesiamo sicuri, solo un triste ‘’goo-dbye’’.

ABBIAMO raccolto le opinioni di coloro che, nel-le varie classi, sono stati coinvolti più direttamen-te in questa esperienza.

E’ stato difficile parlare inglese per una setti-mana intera?

«Ho subito pensato che non ce l’avreimai fatta per-ché non avevo mai provato a dialogare veramentein inglese con qualcuno, ma poi tutto è andato be-ne».«Quando li ho vistimi sono vergognato unpo’, per-ché erano più grandi e sapevano meglio l’inglese,ma dopo mi sono fatto coraggio e siamo riusciti aparlare e comunicare moltissimo».

Credi chesiapossibile coltivareun’amicizia adistanza?

«Sì, credo che sia possibile, nonostante le differen-ze linguistiche e la lontananza /.../ Quando parlia-mo ci scambiamo opinioni sulla scuola o su comeimpieghiamo il tempo libero».

«E’ stato inizialmentemolto strano,ma col passaredel tempo l’amicizia si è solidificata e ogni sera par-lo con loro tramite Internet: ciò significa che sonomolto importanti per me».

Amicizia a parte, cosa ricordi di questa espe-rienza?

«E’ stato interessante scoprire le differenze; non so-lo nella lingua, ma anche nelle abitudini fra Paesidiversi, come i cibi e il modo di trascorrere il tem-po libero. Confrontandoci abbiamo scoperto le di-verse tradizioni e culture».«Il ricordo più vivo è stata la gita a Firenze, perchénoi ragazzi italiani abbiamo descritto brevementei principalimonumenti della nostra città e per que-sto ci sentiamo orgogliosi; a pranzo abbiamoman-giato dei piatti tipici e mi sono resa conto che, puressendo diversi, abbiamo trascorso una bellissimagiornata insieme».

LE INTERVISTE L’IMPORTANZADI PARLARE INGLESE SENZA LAPAURA DI NON FARSI CAPIRE

Ideeaconfronto suunasettimanadiversa

Insieme nel castello di Calenzano per la “Settimana Comenius”

LAREDAZIONE

NELLA NOSTRA scuolaabbiamo da vari anni dei le-gami con l’Africa, in partico-lare con l’Etiopia, attraver-so il CIAI (Centro ItalianoAiuti all’Infanzia), un’orga-nizzazione non governativache si batte per promuovereil riconoscimento del bam-bino come persona e difen-derne ovunque i diritti fon-damentali. Attualmente ilCIAI lavora in vari Paesi di-sagiati economicamente esocialmente, spesso scossida guerre e conflitti, nelSud del mondo. Gli Statiche beneficiano delle sueazioni sono Colombia, Bu-rkina Fasu, Costa d’Avorio,Etiopia, Cina, Cambogia eIndia. Uno dei suoi obietti-vi è impedire l’arruolamen-to di bambini e bambinene-gli eserciti, in modo da evi-tare e, si spera, eliminare alpiù presto, l’atroce e semprepiù diffuso fenomeno deibambini-soldato. Grazie ainostri contributi, ben novebambini etiopi possono per-mettersi di andare a scuola.Il pensiero che quelle novevite sono salve anche grazieanoi ci riempie il cuore d’or-goglio, di felicità e di speran-za. Ogni anno arriva la pa-gella scolastica con le lorofoto: Tessfaye, per esempio,è una bambina di nove anniche vive con la mamma edue fratelli. Noi speriamoche Tessfaye possa conti-nuare a vivere una vita feli-ce, senza tristezza e violen-za. Grazie ai nostri progetti,abbiamo capito che è possi-bile sostenersi e sviluppareuna buona collaborazione,ma soprattutto una grandeamicizia, anche se siamolontani e di diversa naziona-lità.

ScuolamediaScuolamedia

ArrigoArrigoda Settimelloda SettimelloCalenzanoCalenzano

AMICIANCHE INCAMPOLa “ComeniusWeek”è anche un’occasioneper stare insieme e divertirsi,magari con una partitainternazionale di volley

SCUOLA Secondaria di Primo grado “Arri-go da Settimello” di Calenzano.Classe III A: Balestri Alessandra, BellandiLeonardo, Bottalico Giovanna Irma, Brice-no Valery, Cavini Francesca, Cavini Tom-

maso, Ciabatti Tommaso, Crociani Eleono-ra, Daghini Christian, Dragomir Alexan-dra, Ferri Bryan, Giusti Alessandro, GiustiIsabella, Mari Emma, Mariani Alessandro,Mazzanti Jacopo,Monticelli Ginevra, Pela-

gatti Pietro, Pezzotti Lorenzo, ProcacciMatteo, Zhang Lili.Docente tutor: prof. ssa Mariella Bresci.Dirigente scolastico: dott.ssa Laura Chiri-ci.

I PRECEDENTI

Protagonistinel sostegnoadistanza

13CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 3 APRILE 2012

Nonsolo autodromoe tortelliInvito alla scoperta: tanti ancora gli aspetti poco conosciuti delMugello

CHI NON CONOSCE, in Italiae all’estero, l’autodromo interna-zionale del Mugello? Chi non hamai assaggiato i golosi tortellimu-gellani, o non ne ha mai sentitoparlare? Noi che ci viviamo sap-piamo che il Mugello non è soloquesto,ma è anchemolto altro. In-fatti, il paesaggio, prevalentemen-te collinare e attraversato dal fiu-me Sieve, è ancora ricco di vastearee boschive di querce, faggi e ca-stagni, questi ultimi rinomati perla produzione di marroni, ed è unvero e proprio “polmone verde” anord di Firenze.

ILMUGELLO ha dato i natali aillustri personaggi quali i grandipittori Giotto e Beato Angelico,nati nel territorio dell’attuale co-mune di Vicchio nei secoli XIII eXIV, a monsignor Giovanni Del-la Casa, autore del “Galateo”, acui è intitolata la nostra scuola, alpoeta e viaggiatoreFilippoPanan-ti daRonta. Fu originaria delMu-gello la famiglia de’Medici, signo-ri di Firenze: Lorenzo de’Medicisoggiornava spesso e volentierinella villa di famiglia a Cafaggio-

lo.

ILTERRITORIO è ricco di ope-re d’arte, dallaMadonna di scuolagiottesca custodita nella Pieve diBorgo San Lorenzo al Crocifissodi Donatello al Bosco ai Frati. Ri-cordiamo soprattutto le chiese ele Pievimillenarie di SanGiovan-

ni in Petroio, nel comune di Bar-berino, di Sant’Agata, nei pressidi Scarperia, e quella dedicata aSan Lorenzo nel capoluogo mu-gellano. Più recentemente le ope-re delle manifatture della fami-glia Chini hanno caratterizzato eabbellito la nostra terra e diffusonel mondo lo stile Liberty.

LAQUALITÀ della vita rimaneancora ad un buon livello e, so-prattutto nei piccoli centri dovetutti si conoscono ed è praticata lasolidarietà attiva fra le persone, sivive ancora in una dimensioneumana.

SONO, infatti, tradizione consoli-data inMugello le numerose asso-ciazioni di volontariato, fra le qua-li ricordiamo l’ultracentenariaConfraternita della Misericordiae il Centro Radio Soccorso, chefanno parte delle associazioni diPubblica Assistenza, poi l’AU-SER, l’A.V.O. (volontari ospeda-lieri), il “Progetto Arcobaleno”contro il disagio giovanile e, infi-ne, le molte società sportive le cuiattività sono essenzialmente svol-te da volontari. Tante, quindi, so-no le realtà importanti sul nostroterritorio, ma ancora molto c’è dascoprire e da fare in una terra che,pensiamo, nonha ancora espressodel tutto le sue potenzialità e noiragazzi ci impegneremo per af-frontare al meglio le sfide che ciattendono.

Ci potrebbe raccontare in breve la storiadell’organo di Faltona?

«Questo monumentale organo barocco fu costrui-to nel 1696 da Bartolomeo Stefanini. — rispondel’organistaMarilisa Cantini—Le truppe napoleo-niche nel 1808 lo trafugarono dalla Badia fiesolanae poi lo abbandonarono in un campo verso Bolo-gna. Fu trovato in pessime condizioni e si decisedi collocarlo definitivamente nella Pieve di Falto-na».In quali condizioni si trovava l’organo primadi iniziare il restauro?

«Pessime: era ricoperto di polvere, di guano di pi-pistrello e molte canne erano gravemente compro-messe; il degrado causato dal tempo e dall’incuriaumana lo aveva segnato profondamente».A che punto è il restauro?

«Tutte le parti sono state smontate e pulite una ad

una, arrestando il rischio di ulteriore deteriora-mento».Dove si trova ora l’organo?

«In vari laboratori di restauro: la parte acustica(canne e tastiera) a Prato, la parte lignea (cassa dirisonanza, cantoria, telamoni, fregi dorati) è aMontemurlo».Quanti fondi serviranno per restaurarlo?Quanti ne avete raccolti finora?

«Siamo arrivati a circa 70.000 euro in sei anni gra-zie a concerti, cene, donazioni sia di privati che del-la Banca di Credito Cooperativo, della C.E.I. e dialtri enti; anche la nostra iniziativa Adotta unacanna ha contribuito alla raccolta. Serviranno300.000 euro per completare l’opera; si tratta di unlavoro lungo e complesso. Chi volesse donare fon-di, può rivolgersi al Pievano di Borgo SanLorenzooppure a me presso la scuola Della Casa».

L’INTERVISTA L’ORGANISTAMARILISA CANTINI: «RIDIAMO VITA A UN CAPOLAVORO QUASI SCONOSCIUTO»

Tutti insiemeper salvare l’organodi Faltona

CON LA FANTASIA Lorenzo de’ Medici in versione futurista

LAREDAZIONE

NELLA SCUOLA “DellaCasa” di Borgo San Loren-zo si sta attuandounproget-to per l’allestimento di unorto, un’attività con signifi-cative ricadute educative edidattiche che si svolge inuna vera e propria aula a cie-lo aperto. Nell’ambito delprogetto, che coinvolge nel-la fase iniziale le classi pri-me, gli alunni sono aiutati,tra l’altro, a migliorare lapropria manualità con pic-coli lavori che i ragazzi dioggi non conoscono quasipiù. Dell’allestimentodell’orto si occupano alun-ni, docenti e l’AUSER,un’associazione di volonta-ri, per lo più pensionati, chegià cura gli orti sociali a Bor-go San Lorenzo. È stata in-dividuata un’area verdeadiacente all’edificio scola-stico; un esperto dell’asso-ciazione, dopoun sopralluo-go preventivo, ha suggeritol’acquisto di materiali e at-trezzature di vario tipo gra-zie ad un finanziamento delCRED. Siamo sicuri chel’esperienza dei “nonni” sa-rà utile per guidare gli alun-ni in questa nuova attività acontatto con la natura e i ri-sultati saranno ben prestoapprezzati. Infatti, il 29mar-zo, in occasione della Festanazionale dell’Albero sonostati messi a dimora alcunialberi da frutto; seguirà l’al-lestimento di un piccolo se-menzaio di piantine annua-li e già da fine aprile si po-trebbero trapiantare alcuniortaggi secondo i principidell’agricoltura biologica,cioè utilizzando solo fertiliz-zanti e antiparassitari natu-rali.

ScuolamediaScuolamedia

Della CasaDella CasaBorgoSan LorenzoBorgoSan Lorenzo

IN CLASSE La redazione e ilmaestro organista Marilisa Cantini

LE CLASSI I C, I F E I H: Lorenzo Allegri,NoemiBerti, ChiaraBologni, LeopoldoBo-namici, Lorenzo Colferai, Niccolò Erci, Au-rora Fantechi, Simone Fedi, Viola Giovan-nini, Elena Graziani, Ginevra Mandriani,

Vittoria Margheri, Sofia Marilei, RiccardoMattagli, Sara Parigi, Suada Pastacaldi,Anna Pieri, Giosuè Sbrocchi, Costanza ZehVignettisti: Simone Fedi, Viola Giovanninie Sofia Marilei

Docenti tutor: Caterina De Nicola, Licia

Martelli, Cinzia Merico

Dirigente Scolastico: Dott.ssa Laura Qua-

dalti

APPROFONDIMENTO

L’orto ascuolaUn’opportunitàdasfruttare

12 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 17 APRILE 2012

Scandicci, aiuti allaColombiaStretta collaborazioneper combattere lo sfruttamentominorile

NELL’AUDITORIUMdella no-stra scuola si è tenuto un incontroriguardante lo sfruttamentomino-rile che, anche ai nostri giorni, av-viene a discapito di ragazzi e bam-bini in Colombia così come in al-tre parti del mondo. A illustrarciquesto grave problema è stata l’As-sociazione Colombia Es-Onlus,fondata nel 2005 a Scandicci dasei volontari e che oggi può conta-re sull’appoggio di moltissimi so-stenitori. Questa associazione sioccupa di seguire le famiglie co-lombiane in difficoltà immigratenel nostro paese e si proponedi es-sere un punto di riferimento pertutti gli immigrati di origine co-lombiana attraverso il progetto“scuola di dignità e pace” e in col-laborazione con le associazioni“Creciendo Unidos” e “PequenoTrabajador”.In pratica, l’associazione si occu-pa fra l’altro di formare il persona-le educativo che poi si recherà inColombia per lavorare sul campo,aiutando i ragazzi del centro ricre-ativo attraverso alcuni laboratoripratico-manuali. In questi labora-tori, bambini e ragazzi hanno lapossibilità di crescere al livello

personale sia a livello familiare esociale.Grazie a questi progetti, in pocheparole, i ragazzi imparano un “la-voro degno” come sostengono glioperatori, una educazione e impa-rano a partecipare attivamente al-la società , evitando di rimanerevittime del reclutamento armatominorile e di avere altri contatti

con la criminalità.“Creciendo Unidos” lavora prin-cipalmente nella zona di Bogotà eCucuta e si occupa di bambiniche vivono al confine con il Ve-nezuela in una zona di forte ten-sione politica e di grave difficoltàsociale.“PequenoTrabajador” agisce sola-mente aBogotà a favore di bambi-

ni che provengono da zone ruralie da periferie e che hanno genito-ri in situazioni problematiche.Unaparte di colombiani infatti vi-ve in situazioni di difficoltà e perquesto i bambini, già da sei anni,sono costretti a lavorare invece difrequentare la scuola e subisconoun’esclusione sociale, diventandoquindi soggetti più vulnerabili.L’Associazione Colombia Es-Onlus cerca di porre rimedio allosfruttamento minorile, assegnan-do lavori manuali adatti alla loroetà: ad esempio, riciclando la car-ta per realizzare quaderni, bigliet-ti e altro materiale cartaceo, chenon solo li divertonoma riesconoa procurar loro e alla loro famigliaun guadagno.Il governo colombiano appoggial’associazione e supporta unascuola del luogo organizzando at-tività multiculturali per garantireun futuro migliore a questi ragaz-zi. ColombiaEs si è ramificata col-laborando con altre associazionicome :Nats per…Onlus diTrevi-so, Sal e Asal di Roma, ColombiaViva di La Spezia e l’Universitàdi Firenze.

L’ANALISI LE ORIGINI DEL FENOMENOSONODARICERCARSI NELLARIVOLUZIONE INDUSTRIALE

Bambini sfruttati, nelmondo sono 250milioniLO SFRUTTAMENTO minorilenon è un fenomeno recente, ma si èsempre verificato nel corso della sto-ria. Lo sviluppo del sistema indu-striale, prima in Gran Bretagna poiin tutto il mondo, generò lo sfrutta-mentominorile. Solo nel 1878, infat-ti, entrò in vigore la prima legislazio-ne che vietava ai bambini minori didieci anni di lavorare. Attualmente,il lavoro minorile è illegale quasiovunque e, nonostante ciò, viene an-cora praticato. La prima causa diquesto fenomeno è la povertà;moltestorie di sfruttamento partono dalle necessità di una famiglia numero-sa o di una che ha perso il padre e, quindi, la fonte principale di guada-gno. L’articolo dell’Onu sui diritti dell’infanzia recita: “Gli Stati rico-noscono il diritto di ogni bambino ad essere protetto contro lo sfrutta-mento economico e a non essere costretto ad alcun lavoro che compor-

ti rischi o sia suscettibile di por-re a repentaglio la sua educazio-ne o di nuocere alla sua salute oal suo sviluppo fisico, mentale,spirituale, morale e sociale”.Tuttavia nel mondo 250 milionidi bambini al di sotto dei quat-tordici anni sono costretti a lavo-rare. Quando sei vittima di que-sta violenza, vieni privato total-mente delle tue libertà, ma an-che dei tuoi diritti,quali andarea scuola e divertirsi.Nondobbia-mo scordare che anche in Italia

ci sono tanti bambini stranieri che, vivendo al margine della società,non riescono ad integrarsi nel nostro sistema sociale e, spesso, svolgo-no lavori e sono sfruttati. Pensiamo che sia necessario unirci il più pos-sibile e appoggiare le tante associazioni che operano nel settore per eli-minare questa tortura a cui sono sottoposti ragazzi come noi.

AUDITORIUM L’incontro con i rappresentanti della onlus

LAREDAZIONE

ABBIAMO incontrato i vo-lontari che operano in Co-lombia.

Che genere di ragazzisono presenti nella vo-stra associazione?

«Sono bambini e ragazzicon situazioni particolari,con ad esempio genitoriguerrieri , i quali , sono sem-pre assenti. Inizialmente ilnumero di componenti eradi circa 8 ragazzi, ma pianpiano, siamo diventatiun’associazione molto nu-merosa, dove i ragazzi si aiu-tano a vicenda e partecipa-no a varie attività».

Che genere di giornatasvolgono questi ragaz-zi?

«La mattina si alzano alle 5e vanno a scuola a piedi, lelezioni iniziano alle sei; leaule sono costituite da50-60 ragazzi. Il pomerig-gio, invece di giocare, si im-pegnano a lavorare peresempio aiutando i genitorialmercato o, anche se picco-li, preparando la cena».

Quali sono i lavori chesisvolgono all’interno eall’esterno dell’associa-zione?

«All’interno vengono svoltilavoretti con la carta e tuttociò che ricavano rimane a lo-ro. All’esterno invece, giro-vagano per le strade, vannoin giro a vendere oggetti da-to che alla gente i bambinifanno tenerezza. Particolar-mente importante per i ra-gazzi , è lo spirito della fon-dazione, quella di dare un la-voro degno a ogni ragazzoovvero di aiutarli a mante-nersi e ad avere la voglia diandare avanti,ma soprattut-to farli ragionare su cosa fa-re della loro vita. La nostraassociazione è entrata nella“rete” cioè collaborandocondiverse associazioni e fa-cendosi sentire a livello poli-tico e sensibilizzando l’opi-nione pubblica».

ScuolamediaScuolamedia

SpinelliSpinelliScandicciScandicci

SORRISOAMAROLa condizionedi molti bambini

LA III E della Spinelli: Ammannati Tomma-so; Ballerini Gioele; Basiliani Alessia;Brancato Margherita; Brizzi Eleonora;Cherin Alessia; Coman Ionut Marian; Co-manzo Alessia; De Vitis Niccolò; Di Palma

Riccardo; Fiorentini Chiara; Garofalo Ila-ria; Gomez Reyes Giulia; Magri Giuseppe;Melli Lorenzo; Picozzi Samantha; RettoriFrancesca; Sovini Alessia; Syedov Illya;Topini Rebecca. Con la collaborazione di

Palchetti Riccardo (IA). Docente tutor: pro-fessoressa Iris Antonella Bumbaca e conun piccolo contributo da parte della pro-fessoressaMarina Bongi. Dirigente scola-stico: Rosa Mimmo.

L’INTERVISTA

«Il nostroimpegno

con i ragazzi»

13CAMPIONATOGIORNALISMOMARTEDÌ 17 APRILE 2012

Tecnologie, finestra sulmondoUso, abuso ed effetti collaterali dell’informazione ai tempi delweb

SIAMOqui in classe, tutti a pren-dere appunti, stiamo intervistan-do una giornalista che ci parladell’ informazione oggi e del suolavoro. Ma è questo l’inizio? No,questo percorso è iniziato moltoprima. Una giornata invernale,una discussione sui video-giochie al tempo che dedichiamo al PCe all’uso che ne facciamo. Ci piacel’argomento e decidiamodi appro-fondirlo. Da una prima indagineemerge che i video-giochi usatida noi giovani, sono tantissimi,compresi iWii con i quali puoi fa-re ginnastica. Ci soffermiamo sul-la playstation e i giochi al compu-ter. La discussione si fa calda, cidividiamo in due gruppi, unoesporrà argomentazioni a favore,l’altro contro. A favore dei video-giochi si dice che sono divertenti,che ci puoi giocare con gli amici,cheda alcuni impari concetti e pa-role nuove. Usi l’intelligenza el’astuzia per creare strategie persuperare i livelli. Argomentazionicontro: molti giochi sono violen-ti, isolano dal mondo, fanno per-dere la cognizionedel tempo, crea-

no dipendenza, impigriscono, ro-vinano la vista, espongono a radia-zioni, non ti fanno dormire o stu-diare perché vuoi “finire il “livel-lo” che rimanda al prossimo e co-sì all’infinito. Chissà cosa ne pen-sano i compagni della nostra scuo-la? Emerge dalla discussione chec’è un altro uso che facciamo del

pc: ci informiamo, cerchiamo no-tizie. Allora ci viene spontaneochiederci se le informazioni cheleggiamo siano tutte vere. Scopria-mo un sito vengono messe infor-mazioni vere ma anche“burle” o“bufale”. Ne prendiamo in esameuna e ci rendiamo conto che nonè facile distinguere. Sentiamo il

bisogno di chiedere a chi questeoperazioni le fa di mestiere! Cosìinvitiamo una giornalista per ri-volgerle alcune domande cercan-do di porle in maniera da avere ilmaggior numero possibile di in-formazioni. Siamo emozionatiall’idea di incontrare unvero gior-nalista! E alla fine soddisfatti del-le sue risposte. Su suggerimentodegli insegnanti abbiamo decisodi provare a fare anche noi i gior-nalisti nella nostra scuola. Argo-mento: informazione e uso delpc. Alla fine del nostro viaggionel mondo dell’informazione, ab-biamo constatato che non leggia-mo il giornale comeprima, ora sia-mo lettori consapevoli, non cre-diamo alla prima cosa che leggia-mo, abbiamo scoperto che per ave-re una informazione vera è neces-sario confrontare varie fonti cer-cando di sviluppare così un pro-prio senso critico.Non ci immagi-navamo che i giornalisti avesseroun ruolo così importante e di re-sponsabilità, perché ciò che scri-vono può avere una forte influen-za e delle conseguenze sulla vita esulle opinioni delle persone.

Daquali fonti prende le notizie?«Le fonti variano a seconda del tipo di notizia —rispondeGeraldinaFiechter—,ma a volte purtrop-po capita di non riuscire a verificare notizie falseche a volte vengono pubblicate come vere. E in al-tre occasioni la voglia di scoop a tutti i costi può farcommettere errori».

Come si controlla la veridicità della notizia?«Se possibile, i giornalisti vanno sul posto per accer-tarsi dell’accaduto, altrimenti controllano più fon-ti».

Comesi fa a capire se una foto è un fotomon-taggio?

«Non è facile capirlo, farlo senza dirlo è reato».

Come si arriva ad essere un giornalista?«Ci sono percorsi accademici,ma soprattutto ci vuo-le talento».

Che differenza c’è fra il giornalista di oggi e

di prima di Internet?«Prima c’erano meno fonti, ma era più facile con-trollarne la veridicità, con l’arrivo di Internet si èinvertito il problema».

Nelle ultime guerre sono stati usati tre nuovimezzi: Facebook, Twitter, blog, per docu-mentare i fatti, comesi faasapere se le infor-mazioni sono vere?

«Molti giornali possiedono delle loro pagineWeb».

Come si costruisce un articolo?«Deve rispondere alle 5Wdel giornalismo anglosas-sone, che stanno per who («chi»), what («cosa»),when («quando»), where («dove») e why («perché»),avere un titolo accattivante, essere scritto con unlinguaggio chiaro».

Quali sono le qualità di un buon giornalista?«Deve essere curioso, saper ascoltare, fornire datiper far ragionare e sviluppare senso critico, dividerela sua opinione dai fatti».

L’INTERVISTA VERIDICITÀ DELLE NOTIZIE E PROFESSIONALITÀ: INCONTRO CON GERALDINA FIECHTER

Viaggionei segreti del buongiornalismo

NELLA RETE I rischi di internet in un disegno dei ragazzi

LAREDAZIONE

E’ STATO divertente prepa-rare il questionario, lavorarein gruppo e andare nelle clas-si a illustrarlo. Molti di noierano emozionati, abbiamofatto tante prove per spiegarepiù chiaramente il nostro la-voro, consapevoli che l’emo-zione ci avrebbe tradito. Lacosa più bella è stata leggerele risposte degli altri ragazzi evedere cosa c’era di diversotra noi e loro. Come dei verigiornalisti siamo andati allafonte, i nostri compagni, persapere come si informano,che rapporto hanno con il pc,come lo usano. Poi abbiamotrovato il modo di tabulare lerisposte in grafici a torta (chesono consultabili all’indiriz-zo http://campionatodigior-nalismo.lanazione.it/wp-c o n t e n t / u p l o a -ds/2012/04/QUESTIONARIO_1.pdf). Chiarezza e pro-prietà di linguaggio, rispettodelle 5W, sono per noi quali-tà importanti per la realizza-zione di un articolo. Rispettoal controllo della notizia, ab-biamo scoperto che per alcu-ne è più facile capire se sonovere o false, ma per altre è co-munque difficile controllar-ne la veridicità.Qual è l’alchi-mia per creare un buon gior-nalista?La curiosità, crediamo, per ar-rivare in fondo al non-cono-sciuto, poi la passione, essen-ziale per fare una cosa bellache soddisfi e la responsabili-tà perché il giornalista puòformare l’opinione del letto-re. Qualcuno di noi conside-ra anchemolto importante laqualità di “saper ascoltare”.Alla domanda come ci infor-miamo, noi “nativi digitali”abbiamo risposto che usiamoInternet perché più veloce ecomodo, perché lo consultiquando vuoi, mentre seguia-mo talvolta i telegiornali eleggiamo i giornali, perché lofanno i nostri genitori.

Scuola-cittàScuola-città

PestalozziPestalozziFirenzeFirenze

CONFRONTO SERRATO

Il computer: amore e odio

LA REDAZIONE della Classe II MediaScuola-Città Pestalozzi: Alunni: BeyeranoLibreros Lorenzo, Benucci Mira, CiulliAlice, Corradi Daniele, Dallerba Niccolò,Di Filippo Wondwesen, Diodati

Francesco, Dowlatchahi Keivan, ElegiDiego, Fintoni Laura, Forconi Ginevra,O’Neil Daniele Michael, PezziniAlexander, Poli Michelangelo, RenieriAfonso Henrique, Uchoa Maciel Miqueias,

Vitali Leonardo, Zappoli Ruben , Zuppiroli

Amit. Docenti : Angela Dell’Agnello,

Cristina Lorimer, Rosanna Ristori.

Dirigente : Stefano Dogliani.

NOI... GIORNALISTI

Curiositàepassione

Doti essenziali

18 CAMPIONATOGIORNALISMO VENERDÌ 20 APRILE 2012

Italia chevai, lingua che troviViaggionella storia dell’italianoparlatoescritto dal 1861aoggi

26FEBBRAIO1861:Torinobru-lica di forestieri, giunti da ogniparte d’Italia per festeggiarel’apertura del primo parlamentodel Regno d’Italia appena nato evedere il primo Re della nazionefinalmente riunita. Sotto i porticirisuonavano le pronunce di innu-merevoli dialetti. L’Italia era sta-ta fatta! L’aveva fatta un Re cheparlava piemontese e francese,che era il sovrano di un regno,quello di Sardegna, i cui sudditicomprendevano l’italiano tantoquanto l’inglese, dai quali era piùfacile farsi comprendere nella lin-gua dei gesti. L’incomprensioneebbe effetti anche drammatici co-meper undiciassettenne pastorel-lo lucano fucilato per brigantag-gio perché rimase muto quandol’ufficiale piemontese gli chiesein un’altra lingua come fosse en-trato in possesso delle scarpe dalui indossate che erano indotazio-ne dell’esercito italiano. AncheVittorio Emanuele II si esprime-va in dialetto, entrando per la pri-ma volta nel palazzo del Quirina-le, disse: finalment ij suma (final-mente ci siamo). C’era la consape-volezza che serviva una linguaunitaria. Ma quale lingua? LaQuestione veniva da lontano,

l’aveva lanciata Dante, additandonel fiorentino aulico la lingua uni-taria per un popolo che di unitoaveva solo la cultura. Nel 1612 gliAccademici della Crusca avevanopubblicato un vocabolario dellalingua italiana,su base fiorentinamedievale e rinascimentale. Soloalla fine del ’700 e nell’800 questalingua fu accusata di essere una

lingua morta perché non rispon-dente alle nuove esigenze del Pae-se,mentre la Crusca rimaneva an-corata al suo uso. L’intervento diManzoni riuscì a dirimere la di-sputa con la proposta del fiorenti-noottocentesco come modello lin-guistico, lui stesso aveva già sciac-quato i suoi panni in Arno. Man-zoni indicò anche le vie per dif-

fondere la lingua su tutto il territo-rio: un vocabolario, l’azione dellascuola e un’adeguata formazionedegli insegnanti. Impresa arduain un contesto di analfabetismo,fino al 94%, in una scuola, fre-quentata da pochi, dove il metodoprivilegiatodallo Stato per risolve-re il problema dell’unificazionelinguistica, era la traduzione daldialetto all’italiano. Più che lascuola poterono altri Istituzioni:l’esercito, la leva obbligatoria perquattro anni, la Chiesa, la burocra-zia, la magistratura e anche le emi-grazioni. Alla scuola il compitodell’insegnamento. Solo l’arrivodella radio nel 1924, del cinemasonoro pocodopo e della televisio-ne nel 1954, portò alla diffusionecapillare della lingua. Il vocabola-rio si è arricchito di neologismi le-gati alla modernità, alla diffusio-ne di nuove forme testuali attra-verso l’uso dei cellulari e di Inter-net, ma questo è ancora territoriodi confine. Per ora ci basti sottoli-neare che attraverso lo studio e lapadronanza della lingua, l’indivi-duo diventa persona e cittadino ecome scriveva Rodari: Tutti gliusi della parola a tutti. Non per-ché tutti siano artisti, ma perchénessuno sia schiavo.

LALINGUA ITALIANA è nata come lingualetteraria, perciò soprattutto scritta, conosciuta almassimo dal 10% degli italiani al momentodell’Unità, il resto della popolazione eradialettofono e analfabeta. Come si è arrivati allacapillare diffusione dell’ italiano parlato oltre chescritto? Per capirlo abbiamo invitato il professorMarco Biffi dell’ Università di Firenze, doveinsegna storia della lingua,responsabile anche delsito web dell’Accademia Della Crusca. «Tutto èavvenuto dopo il 1924 — ci ha detto — anno incui fu introdotta la radio. Fino a quel momento lapronuncia delle persone che si esprimevano initaliano rispecchiava la varietà dei dialetti. Con laRadio si avvertì l’esigenza indispensabile diuniformare, al di sopra delle varietà regionali, la

pronuncia degli operatori la cui voce, per ilpubblico, era la voce della Radio. L’Ente delletrasmissioni radiofoniche e di quelle televisivedopo, si fece carico della formazione di tutti iprofessionisti del microfono, istituendo un centrod’addestramento, dopo aver fatto stabilire da unacommissione di esperti la pronunciasovradialettale da adottare, sostituendo alcunicaratteri della pronuncia tipica fiorentina conquelli della pronuncia romana». Radio,televisione e cinema sono stati veicoli eccezionalidi diffusione della lingua orale anche per imoltissimi Italiani analfabeti, soprattutto neglianni ’60, quelli cioè del boom economico e dellascuola media unificata e obbligatoria. Sottoquesto profilo hanno fatto scuola le trasmissionidi alfabetizzazione di massa del maestro Manzi.

APPROFONDIMENTO IL PASSAGGIO DALL’UNITÀ DELLA LINGUA SCRITTA ALL’UNITÀ DEL PARLATO

Breveviaggionelleparoledella radio

COME SI CAMBIA La metamorfosi della lingua italiana

LAREDAZIONE

Signor Manzoni, ci parlidel suo ruolo nella scel-ta della lingua per l’Ita-lia unita?

«Nel 1868 il ministro Bro-glio mi affidò la presidenzadella commissione incarica-ta di trovare la lingua nazio-nale per il Regno appenana-to e di fornirne i metodi didiffusione».

Come mai ha indicatoproprio il fiorentinodell’800 come linguaunitaria?

«Perché, pur essendo in con-tinuità con la lingua dellatradizionedei grandi scritto-ri, è nello stesso tempo unalingua viva, degna di diven-tare la lingua nazionale, chedalla capitale si diffonde intutto il territorio, come giàera avvenuto per la Francia,con la lingua di Parigi».

Ha trovato ostacolinell’attuazione di que-sta scelta?

«Sì. Alcuni ritenevano piùconsono l’italiano dei gran-di autori. Non erano d’ac-cordo neppure sul metodoper la diffusione della nuo-va lingua, in particolare l’ar-ciconsoleTabarrini sostene-va che dal rimescolarsi diitaliani dalle Alpi all’Etnasarebbe uscita una linguamolto modificata. Il lingui-sta Ascoli invece, pur essen-do d’accordo con me sulruolo centrale della scuolariteneva che bisognava pri-ma migliorare le condizioniculturali per favorire la dif-fusione dell’italiano».

A distanza di 150 anni,ritiene che il percorsoper il primo possessodella lingua sia stato fa-cile e completamenteriuscito?

«Non è stato facile e in que-sto, devo ammettere, aveva-no ragione Tabarrini eAscoli, ci sono voluti centoanni e l’intervento di mezzidi comunicazione impensa-bili a quei tempi».

ScuolamediaScuolamedia

FermiFermiScandicciScandicci

INCONTRO CON L’ESPERTO

Marco Biffi con i ragazzi

LAPAGINA è stata realizzata dagli studenti Nicola Amari,Petra Baldacci, Matilde Becherelli, Eleonora Biagiotti,FrancescoCambi, Daniel Crescenzo, SimonaD’Orazio, An-drea Di Mauro, David Giachetti, Tahmina Hossain, SilviaLazzerini, Alan Luciani, Jessica Marini, Siria Mazzanti,Luisa Miccio, Massimiliano Montani, Margherita Mugnai,Alessia Orlandini, Niccolò Perico, Ilaria Picciotti, Gaia

Rondanini, Daniele Scolari, Chiara Testa Camillo, VittoriaVerniani (classe III D scuolamedia Fermi di Scandicci) In-segnante tutor Maria Antonietta Foscarini, dirigente sco-lasticoLeonardoCamarlinghi, vice presideValeriaDesso-lini.TessaBianchi, Alessio Binazzi, Valentina Bonci, Asia Bur-gio, Sara Costagli, Maria Vittoria Del Furia, Federico

D’Uva, CosimoFani, Andrea Florio, TommasoGaleotti, Ja-copo Galli, Alessia Ganz, Diego Goretti, Marta Guarducci,Dariush Haghighi, Rahul Jhamatt, Daniele Lapini, EricaMarchetti, Alessandro Pallai, Riccardo Pratelli, LorenzoRaveggi, Camilla Sacchetti, Francesco Vannini, RouitzEscarlet (classe III F).Insegnante tutor Francesca Polidori.

ILPERSONAGGIO

SeManzonipotesseparlarci

19CAMPIONATOGIORNALISMOVENERDÌ 20 APRILE 2012

ARoggiano conDeCoubertinLanostra scuola ingaranelleMiniolimpiadi il 18maggio inLombardia

CHELOSPORT fosse un toccasa-na non soltanto per il fisico, m an-che per la mente era già chiaro agliantichi greci, che prevedevano l’at-tività sportiva non solo come mo-mento altamente formativo nel per-corso di crescita di ogni individuo,ma anche come espressione di bel-lezza e supremamanifestazione arti-stica. Le Olimpiadi antiche eranoun evento che esaltava la forza el’agilità umana all’interno di uncontesto dai tratti fortemente ritua-li e spirituali, a sottolineare la stret-ta connessione tra dimensione intel-lettuale e fisicità. Un connubio ine-vitabile perché come l’educazionedellamente sviluppa sensibilità e ar-guzia così l’educazione del corpo in-segna a conoscere le potenzialità e ilimiti dell’individuo. Lo sport èquindi strumento di conoscenza edi analisi. Proprio questo è lo spiri-to che De Coubertin tentò di ripro-porre quando nel 1894 diede inizioall’avventura agonistica delleOlim-piadi moderne.Città olimpica del 2012, Londra siaccinge ad accogliere le delegazionisportive provenienti da ogni ango-lo del pianeta, pronte a gareggiarenelle più disparate discipline sporti-ve, esaltando forza, resistenza, ar-monia, coraggio, intelligenza e argu-zia dell’essere umano.

E noi della Santa Maria degli Ange-li di Firenze? Memori del ruolo in-discutibilmente importante che losport, ogni tipo di sport, gioca nellaformazione di un individuo adultoequilibrato e completo, anchequest’anno, insieme agli studentidelle scuole secondarie di primogrado della Congregazione di SantaMartaparteciperemo alle Miniolim-

piadi,manifestazione agonistica na-zionale che si svolgerà presso lestrutture sportive di Roggiano, inprovincia di Varese, il 18 maggioprossimo. E sarà proprio la scuolafiorentina di via Laura a passaresimbolicamente il testimone alla se-sta edizione dei giochi. Infatti pro-prio la città di Firenze ha ospitatol’anno scorso, allo stadio Ridolfi, i

ragazzi provenienti dalle scuole diMilano, Chiavari, Genova, Vighiz-zolo e Roggiano.Stavolta saremo noi ad andare intrasferta e a gareggiare con entusia-smo, impegno, rispetto e stima de-gli avversari. Soltanto poche setti-mane fa abbiamo avuto comunica-zione della natura delle gare che di-sputeremo e subito è iniziata la pre-parazione attenta e responsabile dinumerosi atleti. Sì, perché ogni edi-zione dei giochi è diversa dalle altree riserva sempre inaspettate e diver-tenti sorprese. Quest’anno, oltre al-le consuete competizioni della cor-sa di resistenza e di velocità, del sal-to in lungo e del lancio del vortex,classiche discipline dell’atletica, so-no stati inseriti in cartellone sia glisport a squadra, calcio e pallavoloin primis, che affascinanti novità,una per tutti il cosiddetto “Oreente-ring”, un’ attività che ci vedrà impe-gnati, insieme a compagni di squa-dre avversarie, nella lettura di cartegeografiche per ritrovare il giustoorientamento verso il traguardo. Equesta è forse la gara che meglio diogni altra sintetizza lo spirito deigiochi, manifestazioni ludico-spor-tive che sono espressione di sentitapartecipazione, comunione e condi-visione fraterna nello spirito dell’ac-coglienza.

PRESIDENTE del Coni per la provincia e riferi-mento per l’organizzazione fiorentina della quintaedizione delleMiniolimpiadi, EugenioGiani ci haricevuto nei suoi uffici.Quale ricordo ha delle Miniolimpiadi delloscorso anno?

«È stata un’esperienza indimenticabile, della qua-le ricordo ancora con immensa gioia i colori, l’en-tusiasmo e la vitalità, ma soprattutto la felicità del-lo stare insieme».

Lei è presidente di un entemolto importante.Di cosa si occupa il Coni?

«Il Coni è un’istituzionemolto importante. La suaprincipale finalità è la promozione dell’attivitàsportiva e la diffusione dell’educazione allo sport.Funziona un po’ come un vero e proprio ministe-ro, quello dello sport, che in Italia manca».

Quindi lei si occupaanchedidivulgare i valo-ri formativi dello sport?

«Le potenzialità formative dello sport sono impor-tantissime. Già gli antichi romani se ne erano ac-corti e avevano sintetizzato questa verità nelmottomens sana in corpore sano. E ancora oggi è così».Quali sono secondo lei gli sport che hannomaggiore valore formativo?

«Io sono uno sportivo da sempre. In gioventù hopraticato atletica e quella è la disciplina che amodipiù, quella che io considero fondamentale per lacrescita personale e base per un approccio consape-vole a qualsiasi altro tipo di disciplina. È uno sportindividuale, che insegna a conoscere le propriepotenzialità e i propri limiti. E conoscersi è indi-spensabile per dare il meglio di sé nelle disciplinea squadre, permettersi al servizio degli altri e pun-tare al raggiungimento di un obiettivo condiviso».

L’INTERVISTA SPORT, EDUCAZIONE, VALORI: LA PAROLA AL PRESIDENTE DEL CONI PROVINCIALE

Giani: «Muoversi fa crescere. Emolto bene»

L’INCONTRO Con Eugenio Giani, presidente del Coni provinciale

LAREDAZIONE

SE È unanimemente ricono-sciuto che l’attività fisica èimportante per ogni essereumano, questo è tanto più ve-ro quando l’individuo in que-stione è ancora in una fase disviluppo sia fisico che psico-logico. Praticare sport aiuta ametabolizzare le tensioni de-rivanti dalle attività quotidia-ne, di lavoro o di studio equindi aiuta a liberarsi dallostress, fa conoscere limiti epotenzialità personali, fa ac-quisire maggiore capacità diautocontrollo perché lo sportè conoscenza di se stessi equindi di riflesso degli altri.Sia le discipline sportive indi-viduali che quelle a squadrepromuovono l’acquisizionedella consapevolezza del pro-prio io attraverso un confron-to costante e attento con ilproprio corpo inteso comestrumento di conoscenzadell’altro e veicolo di valoriumani e civili dai quali nes-sun ambito della vita quoti-diana può prescindere.Collaborazione e rispetto reci-proco sono solo alcuni dei va-lori che l’attività sportiva pro-muove. Chi, praticando sporta squadre, nonha sperimenta-to quanto sia bello poter con-tare su compagni fidati che siimpegnano vicendevolmen-te, in una moderna riletturadel motto moschettieresco“uno per tutti e tutti peruno”?Durante l’adolescenza, piùche in ogni altra fase della vi-ta, è quanto mai importantericonoscersi in un gruppo dipari, che sia capace di inter-cettare, per comune sensibili-tà paure, limiti e aspettative.Inun tale contesto anche l’av-versario non è più concepitocome un nemico da battere,bensì come un leale sfidante,che partecipa dei valori pro-mossi dallo sport e che si im-pegna per la loro realizzazio-ne. Egli è specchio concretodello spirito di sacrificio checaratterizza ogni attività fina-lizzata al raggiungimento diun obiettivo. Questo è losport di cui noi giovani abbia-mo bisogno.

ConservatorioConservatorio

Santa MariaSanta Mariadegli Angelidegli AngeliFirenzeFirenze

SIAMO TUTTI SPORTIVI

La locandina delle miniolimpiadi

HANNO partecipato gli alunni delle classi II e III me-dia del Conservatorio Santa Maria degli Angeli. Clas-se II: Barbarulo Olimpia, Bicchi Giulio, Conte Lucre-zia, Corigliano Fabio, D’Amico Anna, Garofalo Federi-ca,Mancusi Niccolò,MurdacaGuidalberto, Pieri Virgi-nia, Pini Rebecca, Riganò Giusy, Santos Human Jesus

David, Scicolone Sofia, Spacocci Amalia, StroppaFilip-po, Tamburini Guidetta, Tombelli Lucrezia, Zorzi Gia-como. Classe III: Camarlinghi Emma, Cambi France-sco, Cavuta Damiano, Comotto Alessandro, D’OttavioCarolina, Feri Duccio, Fiesoli Camilla, Fossi Filippo,Gangi Maria Chiara, Giannotti Gezabel, Guarnieri Cri-

stina, Martelli Lucrezia, Matteini Andrea, Maurigi So-fia,Maurizi Filippo,Mineo Aurora,Morelli Niccolò, Ol-mi Lorenzo, Pasquali Silvia, Sani Melani Iacopo, Sec-cafienoGiulio, SpadaforaAngelica. Dirigente scolasti-ca: Rosa Pezzotta. Docenti tutor: Clara Birello, KatyGiacomelli

L’ANALISI

Ritrovarsisu valoricondivisi

16 CAMPIONATOGIORNALISMO MARTEDÌ 24 APRILE 2012

Religioni, siamounacittà apertaFin dall’800 fioriscono luoghi di culto diversi, aspettando lamoschea

LA NOSTRA CITTÀ è semprestata sin dall’inizio un luogo dipassaggio, di scambio e d’incon-tro tra le culture spirituali più di-sparate. Non si può non rimaneresorpresi nel vedere il gran nume-ro di edifici sacri appartenenti adifferenti realtà religiose che Fi-renze ospita. Tutta l’atmosfera ri-nascimentale si esprime nellechiese di matrice cattolica. Accan-to a queste esistono altri luoghi dipreghiera, più o meno conosciutidai fiorentini. Vicino a piazzad’Azeglio, situata in via Farini, ri-luce la famosa cupola verde ramedella Sinagoga, punto di riferi-mento della comunità ebraica cit-tadina.. La Chiesa della Nativitàdi Gesù Cristo e di San NicolaTaumaturgo, in via Leone X, visi-bile per le cinque cupolette a ci-polla, è invece espressione dellapresenza ortodossa e mostra lasua intima unione con il tessutourbano fiorentino: sulla sua can-cellata l’aquila russa si incontracon il giglio di Firenze. A partiredall’Ottocento fioriscono le Chie-se Evangeliche straniere: quelledei luterani, dei riformati, degli

anglicani, come anche la Valdese,la Metodista e quella dei Fratelli.Pensiamo alla Chiesa Episcopaledi Saint James nella zona degli Or-ti Oricellari, eretta nel 1911, conil suo profilo neogotico di origineinglese: la ‘colonia’ inglese è sem-pre stata a Firenze consistente edecisiva per l’influenza culturale

esercitata. E non solo. Che diredel Tempietto dell’Indiano alleCascine, che dà il nome al traffica-to ponte che unisce Peretolaall’Isolotto e che trae origine dalfugace soggiorno del principe in-diano Rajaram Chuttraputti. Diritorno da Londra verso l’Indiamorì a Firenze nel 1870 e le sue

ceneri furono sparse tra Mugno-ne e Arno con il rito induista.Dall’India al Tibet: a Castello èpossibile trovare uno dei tanti cen-tri buddisti sparsi per la città. Lareligione musulmana invece è direcente acquisizione; la prima co-munità islamica si è costituita aFirenze dal 1991 e da allora, nu-merosa, è ancora in cerca di unluogo di culto appropriato.

QUESTA costellazione di idee re-ligiose ha rappresentato un sostra-to significativo della vita cultura-le della città e ci ha consentito divivere gli uni accanto agli altri inuna libera convivenza. Si sente pe-rò la necessità non soltanto diunirsi in amicizia, bensì di sapercogliere nell’incontro con l’Altroun nuovo modo di stare insiemeche, oltre alla reciproca tolleran-za, percepisca l’importanza di farparte di una stessa comunità glo-bale con la ricchezza e il dinami-smo culturali che ne derivano. Lavera sfida consisterà, in un prossi-mo futuro, nel far colloquiareidee tanto diverse tra loro e far na-scere a nuova vita gli uomini chene sono portatori.

“…CELESTE dote questa /. Corrispondenzad’amorosi sensi, / Celeste dote è negli umani; espesso/ Per lei si vive con l’amico estinto…”. Così,uno dei più grandi poeti italiani, Ugo Foscolo, siesprime in riguardo ai sepolcri, alle tombe che ser-bano il ricordo di coloro che, prima di noi, hannocamminato su questa terra. A pochi passi dalla no-stra scuola, sorge, silenzioso e quasi misconosciu-to, il Cimitero ebraico di via Caciolle. A seguitodell’espansione urbanistica di Firenze, attornoagli anni ’70 dell’800 e delle leggi sanitarie allorain vigore, fu decretata la chiusura del Cimiteroebraico di viale Ariosto. La comunità ebraica si tro-vò nell’esigenza di trovare un luogo per provvede-re alla sepoltura dei propri defunti. Fu scelta unazona periferica della città. Il progetto di edificazio-

ne venne affidato all’architetto vercellese MarcoTreves, il quale si era già occupato del Tempio Isra-elitico fiorentino. Molti monumenti funebri inter-ni al Cimitero sono stati ideati e progettati da famo-si artisti, architetti e scultori vissuti a cavallo tral’Ottocento e il Novecento, quali Raffaele Roma-nelli, del quale si può ammirare il busto di Benve-nuto Cellini sul Ponte Vecchio e il cenotafio di Do-natello nella Basilica di San Lorenzo; GiuseppeBoccini, costruttore del Cimitero degli Allori; Gae-tano Fortini da Settignano, abile scultore e decora-tore, tanto per citarne alcuni. Sculture bellissime,che suggeriscono quanto amore e rispetto si siaavuto per le persone care scomparse e quanto il ri-cordo, vissuto nella propria mente, mantenga vivele immagini e le azioni che continuano a sopravvi-vere sulla terra nonostante la morte.

L’APPROFONDIMENTO IN VIA DI CACIOLLE L’OPERAREALIZZATA DALL’ARCHITETTO TREVES

Il cimiteroebraico, esempiodi artenascosta

L’ALBERO DELLE RELIGIONI Appello alla tolleranza e al dialogo

LAREDAZIONE

A SCUOLA, con gli alunnidelle prime e delle secondeclassi, abbiamo fatto un son-daggio su come vorremmola nostra città e ne sonoemerse risposte interessan-ti. Caterina afferma che Fi-renze è bella, ma grigia evorrebbe che tutte le casefossero colorate. Gaetanovuole una città verde, congiardini e tanti alberi e pian-te per strada, le mura di tut-te le case ricoperte intera-mente dal verde, pannelli fo-to-voltaici sui tetti più gran-di, meno auto, più canili.Andrea M. lamenta la man-canza di piste ciclabili e de-sidererebbe lungo i torrentipromenades, vie da percor-rere in bicicletta per godersiil sole e chiacchierare. Ema-nuele chiede che ci siano te-atri e spettacoli per bambi-ni e ragazzi, Geremia deside-ra vedere i fiorentini menoindaffarati e più gioiosi.Un’altra proposta, quella diAurora, riguarda la costru-zione di serre disseminateper la città. Andrea D. F.vorrebbe musei interattivicome quelli che ha visto aParigi e a Londra, dove i vi-sitatori possono sperimenta-re e toccare da vicino gli og-getti esposti, vorrebbe unmuseo delle auto, infine lo-cali per ragazzi dove le ban-ds possano suonare. Elisaspera che dopo la tranvia,sia abbia il coraggio di co-struire una metropolitana.La più buffa è l’idea di Am-bra, che immagina una Piaz-za Duomo e una PiazzaStrozzi piena di prati in fio-re.Potremmo concordare conl’architetto Giovanni Mi-chelucci quando scrive che“la città futura non deve es-serci, si deve aspettare. Labellezza è proprio questa:aspettarla!”.

ScuolamediaScuolamedia

CalamandreiCalamandreiFirenzeFirenze

MONUMENTO Il cimiteroebraico di via di Caciolle

CLASSE I A: Christian Aedo, Luana Agresti, Kyle Ariola,Sefora Baruti, Emanuele Bradi, Aurora Buglione, DavideCeccherelli, Enrico Chen, Virginia Ciani, -Gaetano Corte-se, Rachele Fiore, Ambra Kolnikaj, Jacopo Landriscina,Geremia Limonio, Caterina Luti, Chiara Mancini, AndreaMaretti, Aishaaya Shehata Mohamed, Graziella Navarro,Serena Orlandini, Carlotta Pergolizzi, Deborah Pini, An-

thony Reyes, Mentor Shala, Mariarca Stanzione, DanielToubi, Eleonora Zacchi.CLASSE II A: GabrieleBacus, SamueleBartolozzi, Anama-ria Basica, Angelbert Bisaya, Andrea Del Francia, AlessiaDi Geronimo, Giorgio Chen, Asia Fibbi, Cristiana Gjona,Mattia Gloter, Davide Langella, Lorenzo Lapini, AnnalisaLi Volsi, Giulio Maldonado, Lorenzo Mechi, Sadia Monga-

lieri, Alessandro Muru, Diletta Noferini, Maurizio Pallan-te, AleksandraPela, ChristianPrivitera, Niccolò Sarti, Eli-sa Sottili, Gemma Spatafora, Diana Toldea, Lucrezia Uc-cellieri.Tutor: Alessandra Vettori, Laura Fornaciai, Rita Salusti.Dirigente scolastica: Lucia di Giovanni

LARIFLESSIONE

SognandolaFirenzeche vorremmo