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Energy 4.0 1
1. COS’È L’INDUSTRY 4.0 ............................... 2
IV Rivoluzione Industriale ........................................... 2 Internet of Things ...................................................... 2 Evoluzione dell’IoT in campo energetico................... 3 Ottimizzare distribuzione e modelli di consumo ....... 3
Benefici attesi ............................................................. 4
Autoproduzione e Distribuzione Locale di Energia
Sostenibile .................................................................. 5 Nuovi sistemi da fonti rinnovabili per i fabbisogni di
aziende ...................................................................... 5 Nuovi sistemi da fonti rinnovabili a favore di utenze
domestiche ................................................................ 6 Interventi sulle tariffe elettriche ............................... 7
2. ITALIA 4.0 .................................................. 8
Certificati Bianchi ....................................................... 9
Il Conto Termico ....................................................... 10
Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica ............. 11
Piano Impresa 4.0 ..................................................... 11 Settori interessati e interventi ammissibili .............. 12 Metodo di calcolo del risparmio ............................. 13
Monitoraggio, verifica e audit .................................. 14 Obiettivi di risparmio energetico previsti e durata dei
periodi intermedi..................................................... 14
3. GLI ACCUMULATORI DI ENERGIA ............ 15
Che cosa sono e come funzionano? .......................... 15
Quali sono i vantaggi? .............................................. 17
Quali sono i limiti? .................................................... 18
Lo sviluppo tecnologico dei sistemi di accumulo ....... 18 Batterie al rabarbaro ............................................... 18 Batterie ad alta densità ........................................... 19
Dalla teoria alla pratica ............................................. 19
4. I VEICOLI ELETTRICI ................................. 20
Cosa sono e come funzionano .................................. 20
Vantaggi e svantaggi ................................................ 21 Manutenzione ......................................................... 21 Efficienza energetica ............................................... 21 Impatto ambientale ................................................ 21 Autonomia e tempi di ricarica ................................. 22
Costi di acquisto e di utilizzo .................................... 22
Veicoli da esterni ..................................................... 23 Internet delle cose .................................................. 23 Autostrade intelligenti ............................................ 24
Movimentazione interna ......................................... 24 Tipologie di carrelli .................................................. 24
ALLEGATO VITA TECNICA DEGLI INTERVENTI E
DURATA DEI RISPARMI ................................... 26
BIBLIOGRAFIA................................................. 28
Energy 4.0 2
1. Cos’è l’Industry 4.0 Industria 4.0 è un’espressione che ha origine in
Germania. É stata, infatti, pronunciata per la prima
volta all’annuale Fiera di Hannover nel 2011 da un
gruppo di lavoro dedicato all’industria 4.0, presie-
duto da Siegfreid Dais, della multinazionale di inge-
gneria ed elettronica Robert Bosh GmbH, e da Hen-
ning Kagermann della Acatech (Accademia tedesca
delle Scienze e dell’Ingegneria).
Quando si parla d’Industria 4.0, si fa riferimento
alla quarta rivoluzione industriale, in altre parole
quella che caratterizza i giorni nostri. Diversamente
dalle rivoluzioni del XVIII, XIX e XX secolo, non è
possibile attribuirgli un periodo o una data di inizio
precisa, ma, giacché rivoluzione, porterà anch’essa
a un cambiamento su scala globale, basato princi-
palmente sull'interconnessione dei dispositivi me-
diante l'utilizzo di internet.
Figura 1 Obiettivi dell’industria dalla rivoluzione industriale del XVIII secolo ad oggi
IV Rivoluzione Industriale L’industria 4.0 scaturisce dalla quarta rivoluzione
industriale. Non esiste ancora una definizione
esauriente del fenomeno, ma in estrema sintesi al-
cuni analisti tendono a descriverla come un pro-
cesso che porterà alla produzione industriale del
tutto automatizzata e interconnessa, oltre che allo
sviluppo di concetti nuovi e innovativi (Luciana
Maci, 19-12-2016).
Secondo un rapporto della multinazionale di con-
sulenza McKinsey del giugno 2015, le nuove tecno-
logie digitali avranno un impatto profondo nell’am-
bito di quattro direttrici di sviluppo:
• La prima riguarda l’utilizzo dei dati, la potenza
di calcolo e la connettività, e si declina in big
data, open data, Internet of Things, machine-
to-machine e cloud computing per la centraliz-
zazione delle informazioni e la loro conserva-
zione;
• La seconda componente è quella degli analy-
tics: una volta raccolti i dati, bisogna ricavarne
valore. Oggi solo l’1% dei dati raccolti viene uti-
lizzato dalle imprese, che potrebbero invece
ottenere vantaggi a partire dal “machine lear-
ning”, dalle macchine cioè che perfezionano la
loro resa “imparando” dai dati via via raccolti e
analizzati;
• La terza direttrice di sviluppo è l’interazione tra
uomo e macchina, che coinvolge le interfacce
“touch”, sempre più diffuse, e la realtà aumen-
tata: per fare un esempio, la possibilità di mi-
gliorare le proprie prestazioni sul lavoro utiliz-
zando strumenti come i Google Glass;
• Infine, c’è tutto il settore che si occupa del pas-
saggio dal digitale al “reale”, e che comprende
la manifattura additiva, la stampa 3D, la robo-
tica, le comunicazioni, le interazioni machine-
to-machine e le nuove tecnologie per imma-
gazzinare e utilizzare l’energia in modo mirato,
razionalizzando i costi e ottimizzando le presta-
zioni.
Internet of Things
È un neologismo utilizzato in telecomunicazioni, un
termine di nuovo conio (utilizzato la prima volta da
Kevin Ashton, ricercatore presso il MIT, Massachu-
setts Institute of Technology), che nasce dall’esi-
genza di assegnare un nome agli oggetti reali con-
nessi a Internet.
Come riportato in un lungo articolo di Mauro Bellini
(internet4things, 2016), l’internet delle cose (o in
lingua originale “Internet of Things“) trova sempre
più consenso e rappresenta sempre più un’occa-
sione di sviluppo. Aumentano i dispositivi connessi,
e c’è una forte fiducia in Italia verso le tecnologie
IoT (abbreviazione per Internet of Things) più con-
solidate e resistenza a provare l’Internet delle cose
più innovativo.
Energy 4.0 3
L’evoluzione di internet ha esteso internet stesso a
oggetti e luoghi reali (“cose” appunto), che ora pos-
sono interagire con la rete e trasferire dati e infor-
mazioni. L’oggetto interagisce con il mondo circo-
stante, in quanto è dotato di “intelligenza”, in altre
parole recupera e trasferisce informazioni tra rete
internet e mondo reale. Gli oggetti connessi nel
mondo attraverso questa nuova tecnologia sono
ormai svariati miliardi, e nuovi ambiti lavorativi e
l’economia ne vengono influenzati.
Occorre inoltre considerare che questo fenomeno
è presente da molto più tempo rispetto al mo-
mento in cui è stata coniata questa definizione. Gli
utenti che hanno oggetti riconducibili all’Internet
delle cose, come braccialetti o orologi intelligenti,
spesso non sanno di poter dire di utilizzare un og-
getto dell’IoT (ovvero connesso). L’internet delle
cose associa il tema di Intenet con gli oggetti reali
della vita di tutti i giorni, oggetti (e dispositivi) che
saranno sempre più connessi e che stanno realiz-
zando a una rete ancora più fitta di presenza sul
territorio e in tutti gli ambienti che necessitano di
controllo, automazione e rilevamento.
Possiamo concludere che con l’Internet delle cose
si può indicare un insieme di tecnologie che per-
mettono di collegare a Internet qualunque tipo di
apparato. Lo scopo di questo tipo di soluzioni è so-
stanzialmente quello di monitorare e controllare e
trasferire informazioni per poi svolgere azioni con-
seguenti.
Evoluzione dell’IoT in campo energetico
Insieme all’Internet of Thinghs, Big Data e intelli-
genza artificiale (AI) compongono le tre tecnologie
che stanno letteralmente ridisegnando gli scenari
competitivi delle aziende dei comparti energia e
oil&gas. La liberalizzazione del mercato delle utility
ha spinto le realtà del settore ad accelerare le stra-
tegie di trasformazione digitale.
L’Unione europea, poi, ha impresso un ulteriore
sprint con il pacchetto “Clima-Energia” contenuto
nella Direttiva 29/2009. Al suo interno, il “Piano 20-
20-20”, impone ai paesi membri una riduzione
delle emissioni di gas serra del 20%, un pari au-
mento dell’energia “pulita”, proveniente quindi da
fonti rinnovabili, e una contrazione del 20% dei
consumi energetici. Il tutto entro il 2020. È la stessa
direttiva che mira a convertire l’80% della base in-
stallata di contatori tradizionali del Vecchio Conti-
nente in smart meter, ovvero contatori intelligenti
connessi in ottica IoT.
Con il termine "smart metering" si intendono i si-
stemi che consentono la telelettura e telegestione
dei contatori di energia elettrica, gas e acqua. I van-
taggi dei sistemi di smart metering sono numerosi:
oltre alla riduzione di costi per le letture e per le
operazioni di gestione del contratto (es., cambio
fornitore, disattivazione etc.) che possono essere
effettuate in modo automatico a distanza, e con
maggiore frequenza, senza un intervento in loco
dell'operatore i sistemi di smart metering consen-
tono altri vantaggi, che dipendono dal settore in cui
sono applicati. Tra questi vantaggi vi sono:
• migliore consapevolezza del cliente finale in re-
lazione ai propri consumi;
• promozione dell'efficienza energetica e
dell'uso razionale delle risorse;
• migliore gestione della rete e migliore indivi-
duazione delle perdite tecniche e commerciali;
• facilitazione della concorrenza (nei settori libe-
ralizzati) per la possibilità di ottenere una let-
tura "spot" (al di fuori del ciclo di lettura) in oc-
casione del cambio di fornitore.
L'Italia è stato il primo paese europeo a introdurre
su larga scala gli smart meter elettrici per i clienti
finali in bassa tensione ed è tuttora il primo paese
al mondo per numero di smart meter di energia
elettrica in servizio (oltre 35 milioni). Secondo un
recente report della Commissione europea, il si-
stema italiano di smart metering, con sostituzione
dei contatori tradizionali dal 2001, è stato il più ef-
ficiente in Europa.
Ottimizzare distribuzione e modelli di consumo
I nuovi rilevatori di consumi traducono in pratica il
concetto di Smart Home e lo integrano in una vi-
sione più ampia di efficienza energetica ottenuta
Energy 4.0 4
attraverso le Smart Grid1. Tali reti eletriche di
nuova generazione sfruttano le tecnologie IoT e i
Big Data per ridurre al minimo sprechi e ineffi-
cienze grazie all’analisi continua dei flussi di infor-
mazioni sui consumi. Le reti intelligenti collegano
tra loro i produttori di energia – le utility stesse, ma
anche aziende e privati cittadini che hanno rag-
giunto l’autonomia energetica – con i consumatori.
Per gli operatori del settore si apre tutto un venta-
glio di nuove opportunità per ottimizzare le attività
di distribuzione. Alcune volte sarà conveniente pro-
durre energia, altre volte invece immagazzinarla e
altre ancora acquistarla in tempo reale dagli altri
attori dell’ecosistema. Le tecnologie IoT permet-
tono alle utility di aggiustare il mix della produzione
energetica in tempo reale aumentando il ricorso a
fonti rinnovabili, gestendo al meglio i picchi di do-
manda e allontanando il rischio di collassi della rete
e blackout. Questo nelle utility si traduce, come è
facile immaginare, in risparmi anche di diversi mi-
lioni di euro.
Figura 2 Rappresentazione schematica dei collegamenti energetici esistenti in una Smart Grid
Il miglior allineamento delle stime (tradizional-
mente basate sulle rielaborazioni dei dati storici)
con i consumi reali è un problema particolarmente
sentito dalle utility. Il gap tra consumi ipotizzati ed
effettivi a livello nazionale, secondo l’AEEGSI (Au-
torità per l’Energia Elettrica il Gas e il Sistema
Idrico), si aggira tra l’1,5 e il 2% della produzione
1 Le SMART GRID sono realizzate con tecnologie intelligenti che si rivelano in grado di gestire la rete elettrica integrando tutti gli utenti e gli even-tuali prodotti ad essa connessi. Lo scopo, e il principio con cui lavorano, è quello di distribuire l’energia che entra in rete nel modo più efficiente possibile. Immaginiamoci la smart grid come una rete formata da tante altre reti più piccole, coordinate, che mettono in comunicazione produttori e consumatori. Queste mini reti sono collegate tra loro in modo da potersi scambiare informazioni; è il modo per riuscire a gestire i picchi di richie-sta con la massima efficienza. Nella pratica, ciò permette di evitare interruzioni di elettricità e di ridurre il carico dove necessario Le smart grid ci fanno risparmiare soldi perché rendono “intelligente” il nostro sistema di produzione e distribuzione dell’energia. Allo stesso tempo anche l’ambiente ne trae beneficio come spesso accade quando si evita di sprecare materia ed energia. Le smart grid sono realizzate con tecnologie intelligenti che si rivelano in grado di gestire la rete elettrica integrando tutti gli utenti e gli eventuali prodotti ad essa connessi. Lo scopo, e il principio con cui lavorano, è quello di distribuire l’energia che entra in rete nel modo più efficiente possibile. Immaginiamoci la smart grid come una rete formata da tante altre reti più piccole, coordinate, che mettono in comunicazione produttori e consu-matori. Queste mini reti sono collegate tra loro in modo da potersi scambiare informazioni; è il modo per riuscire a gestire i picchi di richiesta con la massima efficienza. Nella pratica, ciò permette di evitare interruzioni di elettricità e di ridurre il carico dove necessario Le smart grid ci fanno risparmiare soldi perché rendono “intelligente” il nostro sistema di produzione e distribuzione dell’energia. Allo stesso tempo anche l’ambiente ne trae beneficio come spesso accade quando si evita di sprecare materia ed energia.
elettrica effettiva, che secondo i dati ufficiali di
Terna ammontava a circa 320 miliardi di KWh nel
2017.
L’integrazione dell’analisi dei social permette di an-
ticipare l’impatto di fenomeni “di massa”, come
uno sciopero, sull’andamento dei consumi. L’assi-
milazione delle previsioni meteorologiche nelle
piattaforme AI, invece, consente di stimare gli ef-
fetti sulla domanda di eventi atmosferici avversi
come forti nevicate e nubifragi.
La possibilità di rivedere le tariffe sfruttando le po-
tenzialità dell’AI, le analisi predittive e i Big Data
permette di offrire nuovi modelli di consumo più in
linea con lo stile di vita e le abitudini dell’utente.
Differenziare l’offerta nell’ottica della maggior per-
sonalizzazione garantirà più efficienza e qualità dei
servizi erogati e permetterà agli utenti di rispar-
miare sulle bollette. Per farlo, però, servono più in-
formazioni e occorre essere in grado di rielaborarle
in tempi più brevi. Ecco perché migrare al Cloud è
un imperativo per le aziende del comparto. Utiliz-
zare risorse di calcolo in Cloud rende più economica
la gestione di data lake, data warehouse, CRM e da-
tabase, l’analisi dei Big Data, l’utilizzo di intelligenza
artificiale e machine learning.
Benefici attesi
La strada tracciata porta a una strategia che si deli-
nea attraverso l’introduzione di soluzioni ready to
use ed easy to use, che garantiscano valore ag-
giunto alla produzione in termini di flessibilità, mo-
dularità e scalabilità dei sistemi. I nuovi prodotti in
sviluppo seguono un filo conduttore comune le-
gato all’innovazione tecnologica e alla
Energy 4.0 5
collaborazione sempre più stretta tra uomo e si-
stemi di automazione come i robot e gli AGV.
Altri concetti chiave riguardano i sistemi di connec-
tivity che includono assistenza in remoto e data
management riguardante produzione e manuten-
zione, oltre al potenziamento dei tools di assistenza
operatore con lo scopo di incrementare la qualità.
La ricerca di sempre nuove soluzioni ha portato alla
necessità di introdurre e formare figure in possesso
di nuove skills e, al contempo, di valorizzare le com-
petenze già presenti in azienda.
Riassumendo i benefici attesi, mediante l'adozione
di principi Industry 4.0, trovano posto incrementi
in:
• flessibilità, produzione di piccoli lotti ai costi
della grande scala;
• velocità, dal prototipo alla produzione,
• produttività, tempi minori di setup, riduzione
errori e fermi macchina;
• qualità e minori scarti, mediante l'utilizzo di
sensori in real time;
• competitività del prodotto grazie a funzionalità
derivanti dall’IoT.
Industry 4.0 non è più soltanto una teoria, ma una
concreta realtà, nelle fabbriche così come nel web.
Autoproduzione e Distribuzione Locale
di Energia Sostenibile
L’autoproduzione e la distribuzione locale di ener-
gia da fonti rinnovabili in Italia è una possibilità con-
templata apertamente negli articoli 21 e 22 della
nuova proposta della Commissione Europea di mo-
difica della direttiva Direttiva europea sulle rinno-
vabili, posizione che darebbe forza e dignità alle fi-
gure del prosumer e delle comunità energetiche.
Le innovazioni che vanno nella direzione dell’auto-
produzione e distribuzione locale di energia da
fonti rinnovabili nel territorio italiano, sono presen-
tate in varie proposte in modo da creare opportu-
nità di innovazione che aiutino famiglie e imprese:
1. nuovi sistemi da fonti rinnovabili per i fabbiso-
gni di aziende;
2. nuovi sistemi da fonti rinnovabili per utenze
domestiche e condomini;
3. interventi sulle tariffe elettriche.
Nuovi sistemi da fonti rinnovabili per i fabbisogni
di aziende
Tra aziende limitrofe è consentito lo scambio di
energia elettrica prodotta da impianti da fonti rin-
novabili e in cogenerazione ad alto rendimento at-
traverso reti private. All'interno degli edifici a desti-
nazione commerciale e nelle aree con servizi con-
divisi sono consentiti la produzione e l’autocon-
sumo collettivi di energia elettrica prodotta da
fonti rinnovabili e in cogenerazione ad alto rendi-
mento.
Coerentemente con quanto previsto dal “Clean
Energy Package” per le “comunità energetiche”, le
misure valgono per tutti i nuovi interventi di po-
tenza complessiva fino a 18 KW. La cessione dell'e-
nergia elettrica è regolata da contratti consortili o
di vendita diretta tra privati sulla base di accordi bi-
laterali nel rispetto delle condizioni di sicurezza e
stabilità del servizio. La produzione di tale energia
elettrica deve essere esclusivamente da fonti rin-
novabili e da cogenerazione ad alto rendimento,
eventualmente integrata con sistemi di accumulo.
Se la configurazione è in grado di ridurre gli sbilan-
ciamenti e, in prospettiva, di rendere servizi di di-
spacciamento può beneficiare di un vantaggio in
termini di riduzione degli oneri di sistema, di di-
spacciamento e di distribuzione. Con il gestore di
rete sarà definito un contratto di immissione in rete
con individuazione di una tolleranza massima
nell’energia non auto-consumata e una riduzione
della potenza impegnata in prelievo rispetto alla si-
tuazione precedente l’installazione degli impianti
di produzione. Queste fattispecie contrattuali var-
ranno all’interno di edifici a destinazione commer-
ciale, di distretti produttivi, di Asi e nelle aree arti-
gianali, tra aziende artigianali, industriali e agricole
limitrofe fino alla distanza massima di 2 km dai con-
fini catastali e comunque all’interno dello stesso
Comune o di superfici massime da individuare. Gli
Energy 4.0 6
interventi avrebbero inizialmente la forma dei si-
stemi di distribuzione chiusi (SDC) come definiti
dall'articolo 28 della direttiva 2009/72/CE e a se-
guito dell’entrata in vigore della nuova direttiva rin-
novabili, come configurata all’interno del Clean
Energy Package, potranno estendersi anche oltre
tale configurazione a tutte le aree con servizi con-
divisi anche ove non abbiano le caratteristiche dei
sistemi di distribuzione chiusi (Cfr. Articolo 21 “Re-
newable self-consumers” della proposta di diret-
tiva sulle rinnovabili del Winter Package). L’auto-
consumo godrà del mancato pagamento della
quota variabile degli oneri di sistema e di distribu-
zione. La quota di oneri di sistema e distribuzione
da pagarsi in misura fissa sarà poi parametrata alla
potenza impegnata al punto di connessione della
rete privata con la rete pubblica e suddivisa propor-
zionalmente fra gli utenti, in modo da premiare la
diminuzione di potenza impegnata sulla rete pub-
blica. Inoltre, si propone l’applicazione di corrispet-
tivi ridotti di oneri generali di sistema da applicarsi
a queste tipologie di utenze.
A vantaggio di questi nuovi sistemi c’è l’opportu-
nità di promuovere innovazioni nella gestione
energetica delle imprese e all’interno degli edifici in
generale, promuovendo gestioni e produzioni con-
divise, per ridurre consumi e costi nella direzione
promossa dalle Direttive europee (2010/31/UE,
Energy Performance Building Directive) dall’Energy
Union e dal recente Clean Energy Package con il
quale si riforma complessivamente la politica ener-
getica comunitaria. In particolare, si consentirà una
gestione aggregata e dinamica dei consumi all’in-
terno degli edifici, permettendo agli utenti aggre-
gati di partecipare ai mercati dell’energia, ivi in-
cluso quello del dispacciamento e della prestazione
di servizi di interrompibilità dei consumi e si stimo-
lerà l’uso di fonti rinnovabili, la transizione a fonti
elettriche, la maggiore efficienza e la diminuzione
dei costi energetici degli edifici. Attraverso la pro-
duzione e distribuzione di energia prodotta da fonti
rinnovabili direttamente alle utenze poste in aree
limitrofe o all’interno dell’edificio commerciale, si
riducono i costi per il sistema e si possono spingere
investimenti, oltre che negli impianti rinnovabili,
anche nella gestione integrata dell’energia (elettri-
cità e calore, efficienza, accumulo, ecc.). Un
sistema di questo tipo è integrato con la rete e
porta vantaggi, riducendo la potenza impegnata e
le oscillazioni rispetto a produzione e consumi, at-
traverso il ruolo dell’accumulo e la possibilità di
sottoscrivere contratti di prelievo e immissione
programmabili. In particolare, consente di azzerare
le eccedenze immesse nella rete pubblica da parte
degli impianti da fonti rinnovabili e per la cogene-
razione di dare la necessaria simmetria fra utenze
elettriche e utenze termiche, che con la attuale di-
sciplina invece non può essere raggiunta, visto che
non si può avere più di una utenza elettrica. Con
queste politiche ci si allinea poi all’Energy Union e
al recente Clean Energy package con il quale si ri-
forma complessivamente la politica energetica co-
munitaria.
Perché entrino in vigore tali agevolazioni è neces-
sario che il Parlamento italiano legiferi per intro-
durre queste innovazioni che dovrebbero presen-
tare inizialmente le caratteristiche dei Sistemi di Di-
stribuzione Chiusi come definiti dall'articolo 28
della direttiva 2009/72/CE e che potranno poi es-
sere estese alle configurazioni previste dall’Articolo
21 e 22 della nuova proposta di direttiva sulle rin-
novabili contenuta nel Clean Energy Package. Per
l’energia prodotta e autoconsumata all’interno de-
gli edifici potranno essere garantiti i certificati bian-
chi, come previsto dalla tredicesima premessa della
nuova proposta di direttiva comunitaria sull’effi-
cienza energetica all’interno del Clean Energy Pac-
kage (2016/376) e dall’Articolo 1 della stessa (che
modifica l’Articolo 7 della Direttiva 2012/27). Tali
norme prevedono infatti espressamente che l’au-
toconsumo di energia elettrica negli edifici è rile-
vante ai fini del raggiungimento degli obblighi di ri-
sparmio energetico.
Nuovi sistemi da fonti rinnovabili a favore di
utenze domestiche
Per i nuovi impianti alimentati da fonti rinnovabili
fino a 10 kW di potenza installata posti a servizio di
utenze domestiche, non incentivati, l'accesso al
meccanismo dello scambio sul posto è semplificato
con conguaglio fisico e non economico della produ-
zione e dei consumi su base annuale nel caso di im-
pianti in autoconsumo per almeno il 60% della
Energy 4.0 7
produzione. In caso di impianti integrati con sistemi
di accumulo, al posto del meccanismo dello scam-
bio sul posto si può usufruire di un contributo di 10
c€/kWh per l’energia autoprodotta e autoconsu-
mata. Tale meccanismo rimarrà in vigore per tre
anni (dalla data di installazione), per verificarne ri-
sultati, replicabilità, modifiche – ad esempio ri-
spetto al peso degli oneri di sistema tra parte varia-
bile e fissa - nella direzione della spinta all’autopro-
duzione da parte delle utenze domestiche inte-
grata con sistemi di accumulo e i risultati rispetto
sia alle oscillazioni nello scambio di energia elet-
trica con la rete che agli impatti rispetto agli oneri
di sistema.
L’idea è quella di aprire ad innovazioni nella produ-
zione energetica da fonti rinnovabili per le famiglie
capaci di produrre diversi risultati positivi. In que-
sto modo si possono spingere infatti interventi che
aiutano a ridurre consumi e costi negli usi dome-
stici, promuovendo al contempo innovazioni che
spostano i consumi verso il vettore elettrico e che
riducono le oscillazioni negli scambi con la rete. At-
tualmente lo scambio sul posto risulta complesso
da gestire per le famiglie, perché prevede una com-
pensazione non quantitativa (tanto metto in rete,
tanto prelevo) ma economica sulla base del costo
dell’energia nei diversi momenti. Attraverso una
semplificazione del regime di scambio sul posto per
le famiglie, si rendono convenienti investimenti
nella produzione da fonti rinnovabili che tendano a
massimizzare l’energia prodotta e consumata ma
anche nella riqualificazione energetica degli edifici
con lo spostamento dei consumi verso il vettore
elettrico (utilizzo delle pompe di calore, fornelli ad
induzione, ecc.). La possibilità di accedere in alter-
nativa allo scambio sul posto a un incentivo diretto
sarebbe limitata solo per l’installazione di impianti
di accumulo. Un sistema di questo tipo è integrato
con la rete e porta vantaggi perché riduce la po-
tenza impegnata e l’oscillazione rispetto a produ-
zione e consumi, attraverso l’obbligo di garantire
una quota minima in autoconsumo.
Interventi sulle tariffe elettriche
Le tariffe elettriche devono premiare l'autocon-
sumo e scoraggiare gli sprechi di energia;
coerentemente con quanto stabilito dal Clean
Energy Package (art. 21), i sistemi in autoconsumo
non devono essere soggetti a procedure spropor-
zionate e a oneri che non riflettano i costi per il si-
stema, consentendo la partecipazione ai costi di si-
stema attraverso tariffe dinamiche e trasparenti.
Un esempio significativo è quello in ambito non re-
sidenziale, dove dev’essere incrementata la quota
delle tariffe di distribuzione pagata in modo varia-
bile e si devono prevedere meccanismi di “demand
response” sulla componente variabile delle tariffe,
come previsto dalla normativa comunitaria, supe-
rando anche la tariffa unica nazionale in materia di
distribuzione. Le tariffe di distribuzione come ri-
chiesto dalla Unione Europea potranno dunque as-
sumere valori più o meno alti a seconda dell’ora di
utilizzo e del disagio che crea l’utilizzo dell’energia
nel momento specifico.
La parte maggioritaria degli oneri di sistema dovrà
dunque continuare ad essere prelevata attraverso
componenti variabili a consumo, anche perché (an-
che in ossequio alla normativa comunitaria come
detto sopra) si dovrà ampliare la parte variabile
delle tariffe di rete a cui si intendono uniformare gli
oneri di sistema. Infine, in riferimento alla riforma
tariffaria per i clienti domestici, sarà necessario va-
lutare l’adozione di nuove modifiche per renderla
conforme alle indicazioni che deriveranno dall’ado-
zione del Clean Energy Package.
È fondamentale che ci si concentri su investimenti
nell’efficienza energetica e nell’autoproduzione
che possono trovare vantaggio da una fiscalità in-
centrata sulla parte variabile invece che su quella
fissa. In questo modo si mantiene una convenienza
economica per investimenti che puntano a ridurre
il prelievo di energia. È necessario legiferare sul
tema, specificando che gli oneri di rete e distribu-
zione in ossequio alla normativa comunitaria de-
vono essere in parte prevalente variabili, flessibili e
basati su principi di “demand response” e avviando
una sperimentazione per il superamento della ta-
riffa nazionale di distribuzione.
Non appena sarà approvata la nuova direttiva sulla
promozione dell’uso dell’energia rinnovabile (COM
2016/382) sarà necessario darvi immediata attua-
zione, ammettendo l’autoconsumo collettivo negli
Energy 4.0 8
edifici e inserendo nella normativa nazionale le
“energy communities” previste dall’articolo 22
della proposta della commissione. L’Articolo 21
della proposta di direttiva per la promozione delle
fonti rinnovabili 382/2016 del 30 novembre 2016
prevede che sia possibile rifornire in autoconsumo
come se fossero un unico soggetto tutti quei sog-
getti che collettivamente producono energia rinno-
vabile all’interno di condomini, sistemi di distribu-
zione chiusi, aree commerciali e di servizi condivisi.
Altrettanto importante si ritiene l’attuazione in Ita-
lia dell’Articolo 22 della proposta di direttiva sulle
rinnovabili (COM 2016/382), riguardo le “renewa-
ble energy communities” che dà diritto a coopera-
tive di cittadini e associazioni no profit di carattere
locale di generare, stoccare, consumare e vendere
energia rinnovabile. Quanto sopra non solo per mi-
gliorare prima possibile l’efficienza energetica degli
edifici, ma anche al fine di consentire al più presto
lo sviluppo in Italia di tutte le applicazioni tecnolo-
giche connesse, evitando di diventare un mercato
preda di operatori che hanno maturato esperienza
negli altri paesi europei che hanno anticipato l’at-
tuazione della direttiva.
2. Italia 4.0
A novembre 2015 il Mise (Ministero per lo sviluppo
economico) ha annunciato un documento intito-
lato “Industry 4.0, la via italiana per la competitività
del manifatturiero”, con sottotitolo “Come fare
della trasformazione digitale dell’industria un’op-
portunità per la crescita e l’occupazione”, nel quale
ha indicato la propria strategia d’azione.
In particolare ha tracciato 8 aree d’intervento per
promuovere lo sviluppo della quarta rivoluzione: ri-
lanciare gli investimenti industriali con particolare
attenzione a quelli in ricerca e sviluppo, cono-
scenza e innovazione; favorire la crescita
dimensionale delle imprese; incoraggiare la nuova
imprenditorialità innovativa; definire protocolli,
standard e criteri di interoperabilità condivisi a li-
vello europeo; garantire la sicurezza delle reti (cy-
ber security) e la tutela della privacy; assicurare
adeguate infrastrutture di rete; diffondere le com-
petenze per Industry 4.0; canalizzare le risorse fi-
nanziare.
Dopo una serie di reiterati annunci ai quali non è
stato dato seguito, il 21 settembre 2016 il presi-
dente del Consiglio Matteo Renzi e il ministro dello
Sviluppo economico Carlo Calenda hanno presen-
tato l’atteso piano del governo per l’Industria 4.0
che è entrare nella successiva legge di stabilità. Il
piano punta a mobilitare nel 2017 investimenti pri-
vati aggiuntivi per 10 miliardi, 11,3 miliardi di spesa
privata in ricerca, sviluppo e innovazione con focus
sulle tecnologie dell’Industria 4.0, più 2,6 miliardi di
euro per gli investimenti privati early stage.
Il provvedimento propone un mix di incentivi fi-
scali, sostegno al venture capital, diffusione della
banda ultra larga, formazione dalle scuole all’uni-
versità con lo scopo ultimo di favorire e incentivare
le imprese ad adeguarsi e aderire pienamente alla
quarta rivoluzione industriale, aumentando la col-
laborazione tra formazione e mondo del lavoro.
Come evidenziato nel menzionato piano del Go-
verno, si possono distinguere 9 diverse tecnologie
abilitanti per quella che viene già definita come la
rivoluzione digitale:
1. Advanced Manufacturing Solutions, robot col-
laborativi interconnessi e rapidamente pro-
grammabili;
2. Additive Manufacturing, stampanti 3D con-
nesse a software di sviluppo digitale;
3. Augmented Reality, realtà aumentata a sup-
porto dei processi produttivi;
4. Simulation, simulazione tra macchine intercon-
nesse per ottimizzare i processi di lavoro;
5. Horizontal/Vertical Integration, integrazione
d’informazioni lungo la catena del valore da
fornitore a consumatore;
6. Industrial Internet, comunicazione multidire-
zionale tra processi produttivi e prodotti;
Energy 4.0 9
7. Cloud, gestione di elevate quantità di dati su si-
stemi aperti,
8. Cyber-security, sicurezza durante le operazioni
in rete e nell’utilizzo dei sistemi aperti;
9. Big Data and Analytics, analisi di un’ampia base
dati per ottimizzare prodotti e processi produt-
tivi.
Questo capitolo riporta fedelmente la normativa
Italiana tratta da: “Applicazione dell’articolo 7 della
direttiva 2012/27/UE sui regimi obbligatori di effi-
cienza energetica” redatta nell’Aprile 2018.
La promozione dell'efficienza energetica rientra
fra gli obiettivi prioritari della strategia dell'Unione
per una crescita intelligente, sostenibile ed inclu-
siva («strategia Europa 2020») ed è al centro delle
politiche per la sostenibilità messe in campo con il
Clean Energy Package nel 2016, al fine di conse-
guire gli sfidanti obiettivi in discussione per il 2030.
Tra gli strumenti fondamentali per il consegui-
mento dei risparmi energetici necessari, vi sono i
regimi obbligatori e le misure alternative, oggetto
dell’articolo 7 della direttiva 2012/27/UE sull’effi-
cienza energetica (di seguito EED). Al fine di rag-
giungere il risparmio di energia finale cumulato mi-
nimo da conseguire nel periodo 2014-2020 e pari a
25,502 Mtep, ci si avvale in primis dello schema
d’obbligo basato sui cd. Certificati Bianchi.
Esso è affiancato inoltre da altri strumenti di soste-
gno per gli interventi di incremento dell’efficienza
energetica e in particolare:
• le detrazioni fiscali per gli interventi di effi-
cienza energetica ed il recupero edile del patri-
monio edilizio esistente;
• il Conto termico;
• il Fondo Nazionale per l’Efficienza Energetica;
• il Piano Impresa 4.0.
Certificati Bianchi
I Certificati Bianchi sono titoli negoziabili che certi-
ficano il conseguimento del risparmio energetico
negli usi finali di energia attraverso interventi e
progetti di incremento dell’efficienza energetica. Il
valore economico dei Certificati, che varia in
maniera dipendente dall’andamento del mercato
stesso, è stato originariamente fissato a 100 €/TEE
e si è modificato nel tempo in funzione degli inve-
stimenti necessari ad eseguire gli interventi di effi-
cienza energetica.
Il meccanismo dei Certificati Bianchi, introdotto dai
decreti ministeriali del 24 aprile 2001, si configura
come un regime obbligatorio di risparmio di ener-
gia primaria posto in capo ai distributori di energia
elettrica e gas naturale con più di 50.000 clienti.
L’obbligo è determinato sulla base del rapporto tra
la quantità di energia elettrica e gas naturale distri-
buita dai singoli distributori e la quantità comples-
sivamente distribuita sul territorio nazionale dalla
totalità dei soggetti obbligati.
Tabella 1 Numero di progetti presentati nel 2017 distinti per tipologia di soggetto
Tipologia dei soggetti che presenta progetti
Progetti pre-sentati nel 2017
Distributori elettrici 25
Distributori gas 99
Imprese che hanno nominato l’energy manager o dotati di sistema ISO 50001
304
Società di Servizi Energetici 5267
I soggetti obbligati possono adempiere alla quota
d’obbligo realizzando direttamente i progetti di ef-
ficienza energetica per i quali vengono riconosciuti
i TEE dal GSE oppure, in alternativa, acquistando i
titoli attraverso le negoziazioni sul mercato dei TEE
gestito dal Gestore dei Mercati Energetici (GME) o
attraverso transazioni bilaterali.
Successivamente il D.Lgs.102/2014, che recepisce
nell’ordinamento la direttiva 2012/27/UE, ha fis-
sato un obiettivo di risparmio cumulato minimo da
conseguire nel periodo 2014-2020, pari a 25,5
Mtep di energia finale, e ha previsto l’aggiorna-
mento e il potenziamento dell’efficacia del mecca-
nismo al fine di valorizzare opportunamente i ri-
sparmi energetici addizionali generati dai progetti.
Da ultimo, il D.M. 11 gennaio 2017, al fine di poten-
ziare l’efficacia complessiva del meccanismo:
• ha stabilito le nuove Linee Guida per la prepa-
razione dei progetti di efficienza energetica e
per la definizione dei criteri e delle modalità
Energy 4.0 10
per il riconoscimento dei Certificati Bianchi, su-
perando il metodo basato sul fattore di durabi-
lità tau;
• ha individuato i soggetti ammessi al meccani-
smo;
• ha introdotto misure per potenziare l’efficacia
complessiva del meccanismo dei Certificati
Bianchi, anche mediante forme di semplifica-
zione amministrativa;
• ha definito la metodologia di valutazione e cer-
tificazione dei risparmi conseguiti e le modalità
di riconoscimento dei Certificati Bianchi, intro-
ducendo la metodologia di valutazione per i
progetti standardizzati “PS”;
• ha introdotto misure volte a favorire l’adempi-
mento degli obblighi previsti; - ha aggiornato le
disposizioni in materia di controllo e verifica
dell’esecuzione tecnica ed amministrativa dei
progetti ammessi al meccanismo ed il relativo
regime sanzionatorio.
Dall’avvio del meccanismo dei Certificati Bianchi,
nel periodo 2006-2017, complessivamente sono
stati certificati risparmi addizionali di energia pri-
maria pari a circa 25,7 Mtep e riconosciuti oltre
47,5 milioni di titoli di efficienza energetica.
Nel corso dell’anno 2017 sono state presentate
complessivamente 5.695 richieste nell’ambito del
meccanismo dei Certificati Bianchi, con l’emissione
di circa 5,8 milioni di Certificati.
Ai certificati bianchi, la Strategia Energetica Nazio-
nale italiana (SEN 2017), approvata e pubblicata nel
2017, affida un compito rilevante nella generazione
dei nuovi risparmi di energia da conseguire al 2030,
soprattutto negli interventi per i settori industriali.
Pertanto, anche ai fini dell’attuazione della EED, si
prevede una conferma dello strumento in que-
stione, peraltro già operativo da anni, con un mo-
nitoraggio attivo sull'effettivo raggiungimento de-
gli obiettivi e l'introduzione di eventuali modifiche
che si dovessero rendere opportune per la neces-
sità di mantenere un equilibrio tra l'efficacia e l'ef-
ficienza dello strumento.
Figura 3 Obiettivi annui di energia primaria conseguiti dal meccanismo dei Certificati Bianchi
Il Conto Termico
Con il decreto ministeriale 28 dicembre 2012 è
stato introdotto un nuovo sistema di incentiva-
zione per interventi di incremento dell’efficienza
energetica e di produzione di energia termica da
fonti rinnovabili. Tale meccanismo incentivante,
detto Conto Termico, rappresenta a livello nazio-
nale il primo strumento di incentivazione diretta
della produzione di energia termica rinnovabile e,
contemporaneamente, il primo strumento che per-
metta l’accesso della Pubblica Amministrazione
agli interventi di efficientamento energetico degli
edifici e degli impianti. Il Conto Termico è operativo
dal mese di luglio 2013. Il D.M. 16 febbraio 2016,
cosiddetto Conto Termico 2.0, ha aggiornato il pre-
cedente decreto del 2012, favorendo un più ampio
accesso alle risorse per imprese, famiglie e Pubblica
Amministrazione, e ha recepito le disposizioni nor-
mative adottate negli ultimi anni aventi impatto
sulle tipologie di investimento incentivate1. Inol-
tre, ha introdotto significativi elementi di potenzia-
mento dello strumento incentivante con l’aggiunta
di nuovi interventi incentivabili, per alcuni dei quali,
ad esempio per la trasformazione degli edifici pub-
blici in NZEB, sono comprese tra le spese ammissi-
bili anche quelle sostenute per interventi di ade-
guamento sismico, che contribuiscono all’isola-
mento termico È stata anche innalzata la soglia
delle dimensioni degli interventi incentivabili ed è
stata ampliata la gamma dei soggetti ammessi a be-
neficiare degli incentivi, consentendo anche alle
cooperative sociali e alle società a patrimonio inte-
ramente pubblico (cui è conferita la gestione di reti
e servizi locali di rilevanza pubblica) di accedere al
sistema di incentivazione per gli interventi riservati
Energy 4.0 11
alle Pubbliche Amministrazioni. Infine, sono state
riviste le modalità di pagamento: la nuova disci-
plina ha confermato l’erogazione del contributo in
1, 2 o 5 rate annuali, in funzione della taglia e della
tipologia di intervento, introducendo, per le richie-
ste presentate dai privati, il pagamento in un’unica
soluzione per importi fino a 5.000 euro, mentre per
la PA sono previsti pagamenti in un’unica soluzione
anche per valori eccedenti questa cifra.
Figura 4 Risparmi annui di energia attesi dal Conto Termico (Mtep) – In verde i risparmi conseguiri, in azzurro le previsioni
Fondo Nazionale per l’Efficienza
Energetica
Il Fondo è finalizzato a favorire, sulla base di obiet-
tivi e priorità periodicamente stabiliti, il finanzia-
mento di interventi necessari per il raggiungi-
mento degli obiettivi nazionali di efficienza ener-
getica, promuovendo il coinvolgimento di istituti
finanziari e investitori privati sulla base di un’ade-
guata condivisione dei rischi.
Il Fondo ha una natura rotativa e si articola in due
sezioni che operano rispettivamente:
a) per la concessione di garanzie su singole ope-
razioni di finanziamento, cui è destinato il 30%
delle risorse che annualmente confluiscono
nel Fondo;
b) per l’erogazione di finanziamenti a tasso age-
volato, cui è destinato il 70% delle risorse che
annualmente confluiscono nel Fondo.
La sezione garanzie prevede inoltre una riserva del
30% per gli interventi riguardanti reti o impianti di
teleriscaldamento, mentre il 20% delle risorse
stanziate per la concessione di finanziamenti è ri-
servata alla PA.
La legge di Bilancio per il 2018 prevede, infine, l’in-
tegrazione dello strumento in argomento con
un’ulteriore sezione finalizzata a stimolare i finan-
ziamenti di interventi standard di efficienza ener-
getica nei condomini.
Figura 5 Risparmi annui di energia finale attesi dal Fondo Nazionale Efficienza Energetica (Mtep)
Piano Impresa 4.0
Introdotto nel settembre 2016 dal Ministero dello
Sviluppo Economico, il Piano Nazionale Impresa
4.0 è formato da una serie di provvedimenti tesi a
incentivare lo sviluppo dell’Impresa 4.0 tramite in-
vestimenti privati. Grazie ad agevolazioni e sgravi
fiscali di varia natura, il piano si propone di stimo-
lare le aziende – in particolare le micro, piccole e
medie imprese e le start-up innovative – ad inve-
stire in innovazione.
L’ammodernamento del “parco beni strumentali”
e la trasformazione tecnologica e digitale delle
aziende manifatturiere italiane sono due obiettivi
prioritari individuati dal Piano Impresa 4.0.
Vi sono molti provvedimenti presenti all’interno
del Piano Impresa 4.0, ai fini però del presente
rapporto si prendono in considerazione le due mi-
sure che hanno maggior impatto sull’industria na-
zionale:
• il superammortamento e l’iperammorta-
mento;
• la cosiddetta Nuova Sabatini.
Il superammortamento e l’iperammortamento fa-
voriscono l’acquisto di nuovi beni strumentali o
Energy 4.0 12
macchinari ad alto contenuto tecnologico grazie
ad agevolazioni fiscali; la Nuova Sabatini garanti-
sce finanziamenti a tassi agevolati e tasso zero a
quelle PMI che acquistano nuovi macchinari e in-
vestiranno in innovazione.
Il superammortamento e l’iperammortamento,
uniti al finanziamento a tassi agevolati, permet-
tono alle imprese italiane di acquistare nuovi mac-
chinari al fine di innovare le loro linee di produ-
zione, riducendo i consumi di energia.
In sintesi, il Piano ha l’obiettivo di supportare e in-
centivare le imprese che investono in beni stru-
mentali nuovi, in beni materiali e immateriali
(software e sistemi IT) funzionali alla trasforma-
zione tecnologica e digitale dei processi produttivi.
Si accede al beneficio del superammortamento e
iperammortamento in maniera automatica in fase
di redazione di bilancio e tramite autocertifica-
zione.
Per gli investimenti in iper ammortamento supe-
riori a 500.000 € per singolo bene è necessaria una
perizia tecnica giurata da parte di un perito o inge-
gnere iscritti nei rispettivi albi professionali atte-
stante che il bene possiede caratteristiche tecni-
che tali da includerlo negli elenchi di cui all’alle-
gato A o all’allegato della legge di Bilancio 2017.
Figura 6 Risparmi di energia finale conseguiti dall’avvio del meccanismo e risparmi previsti (Mtep)
Settori interessati e interventi ammissibili
Sono ammessi tutti i settori produttivi, inclusi agri-
coltura e pesca, ad eccezione dei seguenti:
• attività finanziarie e assicurative;
• attività connesse all’esportazione e per gli in-
terventi subordinati all’impiego preferenziale
di prodotti interni rispetto ai prodotti di impor-
tazione.
Il superammortamento è concesso agli investi-
menti in beni materiali strumentali nuovi descritti
nell’allegato A e nell’allegato B della legge 11 di-
cembre 2016, n. 232 (legge di bilancio 2017). I beni
materiali strumentali che possono beneficiare
dell’iperammortamento sono descritti nell’allegato
A della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (legge di bi-
lancio 2017) e sono suddivisi su 3 linee di azione:
• beni strumentali il cui funzionamento è con-
trollato da sistemi computerizzati o gestito tra-
mite opportuni sensori e azionamenti;
• sistemi per l’assicurazione della qualità e della
sostenibilità;
• dispositivi per l’interazione uomo macchina e
per il miglioramento dell’ergonomia e della si-
curezza del posto di lavoro in logica «4.0».
Inoltre sono inclusi gli investimenti in determinati
beni immateriali strumentali effettuati da soggetti
che beneficiano dell’iperammortamento; si tratta
di beni come software, sistemi e system integra-
tion, piattaforme e applicazioni, elencati nell’alle-
gato B alla legge di bilancio 2017, precedente-
mente esclusi dalla disciplina del superammorta-
mento, per i quali la legge di bilancio 2017 ha rico-
nosciuto una maggiorazione del 40% del costo di
acquisizione (c.d. “maggiorazione relativa ai beni
immateriali”).
Per poter beneficiare dalla maggiorazione “raffor-
zata”, i beni materiali e immateriali di cui ai predetti
allegati A e B della legge di Bilancio 2017 devono
rispettare anche il requisito della “interconnes-
sione” al sistema aziendale di gestione della produ-
zione o alla rete di fornitura.
I contribuenti che effettuano investimenti in beni
che non hanno le peculiari caratteristiche dei beni
tipici del mondo “Impresa 4.0” che possono godere
dell’iperammortamento possono ovviamente
fruire del superammortamento. Tra i beni agevola-
bili sono comprese anche le soluzioni strettamente
connesse all’efficientamento energetico, come può
rilevarsi dalla categoria 2 dell’allegato A e dalla ca-
tegoria 1 dell’allegato B e in particolare:
Energy 4.0 13
• componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per
la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitorag-
gio dei consumi energetici e idrici e per la ridu-
zione delle emissioni;
• software, sistemi, piattaforme e applicazioni
per l’intelligenza degli impianti che garanti-
scano meccanismi di efficienza energetica e di
decentralizzazione in cui la produzione e/o lo
stoccaggio di energia possono essere anche de-
mandate (almeno parzialmente) alla fabbrica.
Inoltre, molti degli interventi che prevedono inve-
stimenti per la sostituzione dei beni strumentali
comportano un miglioramento dell’efficienza ener-
getica del processo produttivo e pertanto sono ri-
levanti ai fini dell’obiettivo di risparmio energetico
nazionale.
Nella seguente Tabella 2 si riporta una sintesi dei
beni strumentali nuovi che beneficiano dell’agevo-
lazione Impresa 4.0. Per l’elencazione dettagliata
dei beni in questione e per le loro caratteristiche si
rinvia alle linee guida tecniche riportate nella terza
sezione della Circolare N.4/E del 30/03/2017 dell'A-
genzia dell'Entrate.
Tabella 2 Elenco dei beni strumentali nuovi che beneficiano dell’agevolazione Impresa 4.0
Tipologia beni materiali agevolati dal super e
iper ammortamento. Allegato A – 3 categorie
A1. Beni strumentali il cui funzionamento è
controllato da sistemi computerizzati o gestito
tramite opportuni sensori e azionamenti In que-
sta categoria rientrano:
- macchine utensili per asportazione torni con
controllo per mezzo di CNC, PLC o DCS
- macchine utensili operanti con laser e altri pro-
cessi a flusso di energia
- macchine utensili per la deformazione plastica
dei metalli e altri materiali
- macchine utensili per l’assemblaggio, la giun-
zione e la saldatura.
- macchine per il confezionamento e l’imballag-
gio (packaging, imbottigliamento)
- robot, robot collaborativi e sistemi multi-ro-
bot;
- macchine per la manifattura additiva utilizzate
in ambito industriale (stampanti3D)
- macchine motrici e operatrici (agricole 4.0)
- magazzini automatizzati interconnessi ai si-
stemi gestionali di fabbrica
- dispositivi, strumentazione e componentistica
intelligente per l’integrazione, la sensorizza-
zione e/o l’interconnessione e il controllo auto-
matico dei processi utilizzati anche nell’ammo-
dernamento o nel revamping dei sistemi di pro-
duzione esistenti.
A2. Sistemi per l’assicurazione della qualità e
della sostenibilità In questa categoria rientrano:
- componenti, sistemi e soluzioni intelligenti per
la gestione, l’utilizzo efficiente e il monitoraggio
dei consumi energetici e idrici e per la riduzione
delle emissioni
- sistemi di monitoraggio in processi per assicu-
rare e tracciare la qualità del prodotto o del pro-
cesso produttivo e che consentono di qualificare
i processi di produzione in maniera documenta-
bile e connessa al sistema informativo di fab-
brica
A3. Dispositivi per l’interazione uomo macchina
e per il miglioramento dell’ergonomia e della si-
curezza del posto di lavoro in logica «4.0»: In
questa categoria rientrano:
- dispositivi wearable, apparecchiature di comu-
nicazione tra operatore/operatori e sistema pro-
duttivo, dispositivi di realtà aumentata e virtual
reality
- interfacce uomo-macchina (HMI) intelligenti
che supportano l’operatore in termini di sicu-
rezza ed efficienza delle operazioni di lavora-
zione, manutenzione, logistica.
Tipologia beni immateriali agevolati dal super
ammortamento. Allegato B – 1 categoria
Software, sistemi, piattaforme e applicazioni per
l’intelligenza degli impianti che garantiscano
meccanismi di efficienza energetica e di decen-
tralizzazione in cui la produzione e/o lo stoccag-
gio di energia possono essere anche demandate
(almeno parzialmente) alla fabbrica
Software, sistemi, piattaforme e applicazioni di-
stribuite nelle tre aree dei processi aziendali:
- Smart Lifecycle (sviluppo prodotto, gestione
del ciclo di vita e gestione dei fornitori)
- Smart Supply Chain (pianificazione dei flussi
fisici e finanziari)
- Smart Factory (produzione, logistica, manuten-
zione, qualità, sicurezza e rispetto norme)
Metodo di calcolo del risparmio
Il calcolo del risparmio derivante da ogni singolo in-
tervento deriva dalla valutazione del risparmio pre-
visto sulla base della quantificazione ex-ante dei ri-
sparmi generati da tecnologie analoghe applicate
in contesti equivalenti.
Energy 4.0 14
Sotto il profilo operativo, il calcolo del risparmio
energetico è stato stimato preliminarmente in base
a studi condotti sulla variazione della domanda dei
singoli beni connessa strettamente alla misura in
discussione e dalle analisi delle richieste di informa-
zioni trasmesse al MiSE dagli operatori. In base ai
dati suddetti, il risparmio è stato desunto per
mezzo degli algoritmi di calcolo messi a punto dal
MISE e dal GSE, anche sulla base dell’esperienza
nell’ambito degli altri strumenti nazionali di incen-
tivazione, con particolare riferimento ai Certificati
Bianchi. Tuttavia, le stime sui risparmi ottenuti sa-
ranno affinate sulla base dei dati puntuali conte-
nuti nelle dichiarazioni dei redditi per l’anno 2017,
la cui scadenza per l’invio cade a ottobre 2018.
Come suddetto, il Piano Impresa 4.0 è stato avviato
nel mese di gennaio 2017, e in attesa di dati conso-
lidati da parte dell'Agenzia delle Entrate circa la ti-
pologia degli interventi e gli investimenti sostenuti,
che saranno disponibili entro fine 2018, si stima
l'efficacia delle misure di agevolazione fiscale del
Piano attraverso l'indicatore degli ordinativi di
macchine utensili, automazione e robotica.
Tra gennaio-novembre 2017, grazie all’iper am-
mortamento, al super ammortamento e alla Nuova
Sabatini è stato registrato un aumento complessivo
su base annua dell’11% per gli ordinativi interni con
riferimento ai beni strumentali, con picchi del 13%
per macchinari e altri apparecchi. Pertanto, si è rag-
giunto un valore degli investimenti pari a 80 Mld €,
rispetto ai circa 72 dello stesso periodo dell’anno
precedente.
La stima preliminare dei risparmi in consumi finali
riconducibili agli investimenti promossi dal Piano
Impresa 4.0 è stata ricostruita sulla base dei se-
guenti dati preliminari. In termini di effetti econo-
mici del Piano Impresa 4.0, il tasso di crescita com-
plessivo della domanda interna di beni 4.0, stimato
al netto della dinamica spontanea, è del 4,3%, equi-
valenti a circa 3,5 miliardi di euro di maggiori inve-
stimenti.
Con un approccio cautelativo si è quindi conside-
rato il solo contributo netto della crescita di 3,5 mi-
liardi che è stato poi distribuito nelle diverse tipo-
logie di interventi sulla base di una ricostruzione
della distribuzione degli interpelli e sulla base dello
studio della variazione della domanda nel caso ex-
ante e ex-post rispetto all’entrata in vigore della
misura.
L’ammontare degli investimenti legati alle varie ca-
tegorie di interventi di efficienza, sono stati valoriz-
zati in termini di risparmio sulla base dei dai conte-
nuti nei database dei meccanismi incentivanti già in
vigore, analizzando quindi il risparmio previsto
sulla base della quantificazione dei risparmi gene-
rati da tecnologie analoghe applicate in contesti
equivalenti, e in particolare identificando degli in-
dicatori di risparmio per ogni singola tipologia di in-
tervento.
Le agevolazioni concesse dal Piano Impresa 4.0 non
sono cumulabili con nessuna delle altre misure de-
scritte nella presente relazione, pertanto ciò
esclude il rischio di double counting.
Monitoraggio, verifica e audit
L’Agenzia delle Entrate esegue controlli a cam-
pione, dal punto di vista fiscale, al fine di verificare
la correttezza degli importi portati in deduzione
sulla base degli investimenti dichiarati.
Per gli investimenti in iper-ammortamento supe-
riori a 500.000 € per singolo bene è necessaria una
perizia tecnica giurata da parte di un perito o inge-
gnere iscritti nei rispettivi albi professionali atte-
stante che il bene possiede caratteristiche tecniche
tali da includerlo negli elenchi di cui all’allegato A o
all’allegato B della legge di Bilancio 2017.
L’analisi tecnica è realizzata in maniera confiden-
ziale dal professionista o dall’ente di certificazione
e deve essere custodita presso la sede del benefi-
ciario dell’agevolazione per i relativi controlli. Le in-
formazioni contenute devono infatti essere rese di-
sponibili su richiesta degli organi di controllo o su
mandato dell’autorità giudiziaria.
Obiettivi di risparmio energetico previsti e durata
dei periodi intermedi
Sulla base di quanto riportato nel paragrafo prece-
dente, si è stimato un risparmio per l’anno 2017
pari a 0,3 Mtep di energia finale. Si ipotizza inoltre
Energy 4.0 15
che l’andamento a regime della misura comporti
un ulteriore incremento degli investimenti, per-
tanto si ipotizza, al 2020, l’effetto riportato in Fi-
gura 7. Grazie all’affinamento del meccanismo di
monitoraggio dei risparmi conseguiti, che potrà es-
sere operato dopo la chiusura del periodo valido
per la sottomissione delle dichiarazioni dei redditi
2017 (ottobre 2018), e sulla base delle attese di ri-
sparmio annuale sotto riportate (i periodi inter-
medi sono assunti pari ad un anno), sarà possibile
prevedere interventi di adeguamento qualora le
aspettative non fossero rispettate.
Figura 7 Risparmi annui di energia finale attesi dal Piano Impresa 4.0 (Mtep) - In verde i risparmi conseguiti, in azzurro
le previsioni
In Figura 7 si riporta un quadro di sintesi sugli obiet-
tivi di risparmio posti in capo ai meccanismi propo-
sti. A fronte di un obiettivo minimo di risparmio di
25,502 Mtep di energia finale, i meccanismi propo-
sti conducono ad un risparmio cumulato di 25,504
Mtep. Per mezzo dei risultati annuali forniti dai col-
laudati strumenti di monitoraggio previsti negli
strumenti, sarà possibile agire tempestivamente
qualora si rilevasse una progressione dei risparmi
insufficiente al raggiungimento degli obiettivi.
Si evidenzia, infine, che tali obiettivi vincolanti di ri-
sparmio di energia finale costituiscono una quota
parte dei target fissati dall’Italia con la Strategia
Energetica Nazionale e comunicati alla Commis-
sione ad aprile 2013, come previsto all’articolo 3
della Direttiva 2012/27/UE. Nella valutazione dei ri-
sparmi, infatti, non sono stati considerati gli effetti
derivanti dall’applicazione delle normative previste
dalle direttive comunitarie (EPBD, EED ed Ecode-
sign) e dai regolamenti comunitari sui trasporti. Si
rappresenta, infine, che non sono ancora stati con-
teggiati i contributi derivanti dalle campagne di
informazione e formazione e dalle misure di policy
per l’efficienza energetica promosse a livello terri-
toriale e finanziate anche attraverso i fondi struttu-
rali.
Figura 8 Quadro di sintesi di conseguimento dei risparmi (Mtep di energia finale):
3. Gli accumulatori di energia
Che cosa sono e come funzionano?
Gli accumulatori di energia per il fotovoltaico e le
fonti rinnovabili rappresentano il futuro energe-
tico. Ad oggi i sistemi di accumulo dell’energia pro-
dotta consentono di realizzare il cosiddetto storage
elettrico, in particolare lo storage fotovoltaico. I
pannelli fotovoltaici presentano il problema della
Energy 4.0 16
discontinuità di produzione: durante il giorno l'im-
pianto produce, mentre durante la notte no; e ge-
neralmente durante il giorno viene prodotta una
quantità di energia che difficilmente si riesce a con-
sumare nell’immediato. In assenza di accumulatori,
gran parte dell’energia prodotta dai pannelli solari
nei momenti di picco, non viene utilizzata al mo-
mento, ma immessa in rete, come mostrato in fi-
gura:
Figura 9 Rappresentazione qualitativa del funzionamento di un accumulatore
L’alternativa all’immissione in rete è l’autocon-
sumo. Immettere in rete l’energia prodotta, piutto-
sto che consumarla, significa perdere parte del suo
valore. Questo perché la rete paga l’energia meno
di quanto costa acquistarla in bolletta e acquistare
l’elettricità dal gestore è molto più oneroso ri-
spetto ad autoprodurla, sfruttando invece il pro-
prio impianto fotovoltaico. Ecco che allora l’utilizzo
di accumulatori di energia diventa di cruciale im-
portanza: la soluzione è infatti accumulare l'ener-
gia prodotta in surplus dall'impianto (che in alter-
nativa andrebbe ceduta alla rete) per poi sfruttarla
in un secondo momento, generalmente di notte,
cioè quando se ne ha bisogno e l'impianto non pro-
duce.
Fisicamente si rimane collegati alla rete elettrica,
ma resta soltanto una sorta “serbatoio di scorta” da
cui attingere energia nel caso in cui l'accumulo
energetico non fosse sufficiente a soddisfare le no-
stre esigenze. Nell'eventualità in cui non si abbia
più energia da prelevare dall'accumulo, questa
viene prelevata automaticamente dalla rete Enel.
Quindi la rete rimarrà come una sorta di "ruota di
scorta", nel caso in cui si abbia consumato tutta l'e-
nergia prodotta e accumulata dal nostro impianto
fotovoltaico.
Le batterie, dunque, consentono di avere il mas-
simo risparmio in bolletta, in quanto servono ad au-
mentare la quota di autoconsumo, e quindi di ri-
sparmio, anche per i consumi serali o notturni.
L’utilità e l’efficacia degli accumulatori si sostanzia
proprio in questo assunto: più si auto-consuma,
meno si ricorre al gestore della rete elettrica, più si
risparmia.
Un sistema di storage elettrico deve essere neces-
sariamente accompagnato un buon sistema di ge-
stione intelligente dell’energia prodotta, ossia un
sistema per gestire i flussi di consumo e produzione
elettrica in modo da ottimizzare l’autoconsumo e
minimizzare l’utilizzo della rete elettrica. Il sistema
di gestione intelligente ha tre funzioni:
• dà priorità all’autoconsumo dell’energia pro-
dotta con il fotovoltaico, con l’eolico o con
qualsiasi altro impianto che generi corrente
elettrica;
• riduce al minimo le immissioni di energia pro-
dotta in rete, per utilizzare il più possibile
l’energia auto prodotta che è a costo zero;
• riduce al minimo il ricorso all’uso di energia del
gestore elettrico, diminuendo le spese in bol-
letta.
Dunque, il sistema di gestione intelligente
dell’energia favorirà innanzitutto l’alimentazione
delle utenze con l’energia autoprodotta, favorirà
poi la ricarica delle batterie e infine l’immissione in
rete. Infatti, le utenze prenderanno energia diret-
tamente dall’impianto fotovoltaico o eolico, se
l’impianto non produce ricorreranno a quella stoc-
cata negli accumulatori e solo quando gli accumu-
latori saranno completamente scarichi, l’energia
verrà prelevata dalla rete e fatturata in bolletta. Un
sistema smart di stoccaggio e consumo dell’energia
permette inoltre di attivare elettrodomestici pro-
grammabili solo quando i livelli di energia autopro-
dotta sono sufficienti a farli funzionare. Elettrodo-
mestici, quali lavatrici o lavastoviglie, la cui accen-
sione può essere programmata, si attiveranno solo
quando l’impianto fotovoltaico produrrà suffi-
ciente potenza elettrica.
Energy 4.0 17
Figura 10 Rappresentazione schematica di una rete di un sistema di storage elettrico
Quali sono i vantaggi?
La domanda che in questi casi ci si pone è “quanto
si risparmia installando un impianto fotovoltaico
con accumulatore di energia?” Come sempre la ri-
sposta non è univoca perché, dipende da un ele-
mento fondamentale, ovvero il costo delle batte-
rie.
Il prezzo dell’accumulo energetico, in parole sem-
plici il costo delle batterie, deve essere sufficiente-
mente basso per poter essere ammortizzato dal
maggior autoconsumo. Il principio è semplice: più
si aumenta l’autoproduzione e l’autoconsumo, più
si risparmia sui costi di rete. Quando si acquista
energia elettrica dalla rete, infatti, si pagano parec-
chi costi fissi legati alla distribuzione, agli oneri, alle
imposte, ecc, che fanno salire il valore a una
somma maggiore rispetto al valore della quantità
effettiva di energia che viene utilizzata.
Come sopra detto, quando si parla di energia foto-
voltaica o di fonti rinnovabili, il problema non è
tanto la produzione, ma l’accumulo elettrico per
rendere disponibile l’elettricità autoprodotta (elet-
tricità a basso costo) anche nelle ore in cui il foto-
voltaico non produce. Per questo motivo i sistemi
di stoccaggio che utilizzano batterie ottimizzano
l’investimento fotovoltaico, perché riducono al mi-
nimo i prelievi di rete.
Come già accennato, l’energia prodotta sul mo-
mento dal sistema fotovoltaico ha tre possibili uti-
lizzi:
• autoconsumo immediato;
• autoconsumo “differito”;
• immissione in rete.
L’autoconsumo immediato prevede l’utilizzo
dell’energia prodotta nell’esatto momento in cui
viene effettivamente prodotta. L’autoconsumo
“differito” è quello ottenibile utilizzando le batterie
elettriche al servizio del fotovoltaico. L’immissione
in rete si ha quando l’energia prodotta è superiore
rispetto a quella utilizzata e non si dispone di un si-
stema di accumulo. L’autoconsumo, come più volte
detto, è sempre il fattore di maggiore risparmio ed
è l’obiettivo da raggiungere per ottenere sempre i
maggiori benefici economici. L’introduzione di un
sistema di accumulo, e quindi la possibilità di im-
magazzinare l’energia per poi utilizzarla nel mo-
mento del bisogno, determina un maggior livello di
indipendenza dalla rete.
Anie-Energia (Ente che rappresenta le aziende che
installano apparecchiature, componenti e sistemi
per la generazione, trasmissione e distribuzione di
energia) ha condotto un’analisi per quantificare il
risparmio garantito dall’installazione di un sistema
fotovoltaico con accumulatore di energia, assu-
mendo come ipotesi l’assenza di incentivi e detra-
zioni fiscali.
La ricerca ha dimostrato che in un classico impianto
domestico da 3 kilowatt l’accumulatore di energia
può portare ad un miglioramento del bilancio an-
nuo per l’utente finale, rispetto all’utilizzo del solo
impianto fotovoltaico, di circa 170 euro (ovvia-
mente con una minima differenza tra nord e sud
Italia per via dei differenti livelli di irraggiamento).
Nello specifico, nel caso del nord Italia è stato di-
mostrato che l’installazione di un accumulatore di
energia associato al fotovoltaico permette un ri-
sparmio annuo per l’utente finale di circa 840 euro
rispetto al caso in cui non si utilizzi un impianto fo-
tovoltaico. Un ulteriore risparmio di circa 170 euro
si ottiene aggiungendo un accumulatore all’im-
pianto fotovoltaico. Quindi il fotovoltaico più l’ac-
cumulatore garantirebbe risparmi per circa 1.000
euro l’anno sulla bolletta elettrica.
Nell’analisi è stato considerato un impianto foto-
voltaico da 3,3 kW che produrrebbe 4.200
kWh/anno, e un pacco batterie in grado di garan-
tire una capacità complessiva di 7 KWh/giorno.
Energy 4.0 18
Questo, in sintesi, il risultato dello studio: l’installa-
zione di un sistema di accumulo da 7 kWh/giorno
potrebbe incrementare i benefici per l’utente finale
di circa l’84% rispetto alla classica situazione senza
fotovoltaico. Il sistema di accumulatori è in grado
di garantire all’utente domestico una totale indi-
pendenza dalla rete elettrica per circa il 58%
dell’anno e la quota di autoconsumo, cioè il con-
sumo della sola energia auto-prodotta, aumente-
rebbe fino ad oltre il 70%. Invece nel caso di foto-
voltaici senza accumulatore è stato dimostrato che
una normale famiglia non riesce ad auto-consu-
mare più del 30% dell'energia prodotta dal proprio
impianto, 40% nel migliore dei casi; la rimanente
quota viene ceduta alla rete, perdendo parte del
suo valore.
Un ultimo dato interessante che emerge dall’analisi
di Anie-Energia riguarda le stime di spesa per una
famiglia-tipo che decida di investire in un impianto
fotovoltaico con accumulo energetico: quanto po-
trebbe arrivare a spendere annualmente in ener-
gia? Senza il fotovoltaico una famiglia spenderebbe
circa 870 euro all’anno in corrente elettrica, pari a
circa 0.20-0.25 euro/kWh.
Con il classico impianto fotovoltaico da 3 kw di po-
tenza, che richiederebbe un investimento iniziale di
circa 6000 euro, potrebbe arrivare a spendere circa
200 euro l’anno, riducendo le bollette del 70-80%
rispetto al caso precedente.
Con l’impianto fotovoltaico ed un accumulatore di
energia la stessa famiglia potrebbe risparmiare altri
30-40 euro all’anno, abbassando la spesa annuale
in elettricità a circa 150 euro all’anno.
Quali sono i limiti? Gli accumulatori per fotovoltaico, nonostante ab-
biamo una lunga durata e bassi costi di manuten-
zione, essendo una nuova tecnologia, hanno un
elevato costo, che generalmente è ammortizzabile
in diversi anni. Il principale costo è dato proprio
dalle batterie di accumulo, che sono necessarie per
immagazzinare l’energia prodotta in eccesso dal fo-
tovoltaico, in modo da poterla riutilizzare nei mo-
menti in cui l’impianto non produce.
Le batterie per l’accumulo dell’energia autopro-
dotta con un impianto fotovoltaico sono degli ac-
cumulatori di tipo elettrochimico e vengono pro-
dotte con una vasta gamma di tecnologie costrut-
tive, riconducibili generalmente alle seguenti tipo-
logie:
• Batterie di accumulo al piombo-acido;
• Batterie di accumulo agli ioni di litio (li-ion) tra
cui ossido di litio-cobalto, litio-fosforo, litio-
manganese, litio-ossido di nichel, litio- ferro-fo-
sfato;
• Batterie di accumulo al nichel-metallo-idruro
(NiMH);
• Batterie di accumulo al nichel-cadmio (NiCd);
• Batterie di accumulo con tecnologie ad alta
temperatura.
Lo sviluppo tecnologico dei sistemi di
accumulo Da qualche anno alcuni tra i principali produttori di
strutture ed impiantistica per le energie da fonti
rinnovabili, come ad esempio Bosch, Tesla, Panaso-
nic, Fiamm e SMA, hanno iniziato una sfida al ri-
basso dei prezzi di vendita della componentistica
dei sistemi fotovoltaici con accumulo. L’obiettivo è
quello di superare gli attuali limiti degli accumula-
tori (costo e durata), al fine di renderne l’installa-
zione conveniente a tutti gli effetti. Nelle pagine
successive vengono riportati alcuni esempi di come
la ricerca di nuove tipologie di batteria stia frut-
tando ottimi risultati.
Batterie al rabarbaro
L’azienda Green Energy Storage sta implemen-
tando la batteria al rabarbaro, che presto verrà
commercializzata sul mercato. GreenStyle, il maga-
zine dedicato alle tematiche ambientali, scrive “è
made in Italy la batteria a flusso organica che uti-
lizza una sostanza contenuta nel rabarbaro per ac-
cumulare energia prodotta da fonti rinnovabili. La
batteria, prodotta da Green Energy Storage, start
up italiana specializzata in soluzioni tecnologiche
per l’efficienza energetica e lo storage, ha il grande
Energy 4.0 19
vantaggio di essere economica e a basso impatto
ambientale.”
La batteria a flusso è un accumulatore di energia in
grado di immagazzinare energia elettrica per poi ri-
lasciarla nel momento del bisogno. La tecnologia
sfrutta una molecola prodotta dalle piante durante
la fotosintesi, chiamata chinone, facilmente estrai-
bile dal rabarbaro (pianta erbacea di origine orien-
tale) e da altri vegetali. Il sistema è composto da
due serbatoi a ciclo chiuso contenenti del liquido
con due pompe e una membrana a scambio ionico.
I due fluidi, uno contenente il chinone e l’altro
acido bromidrico, si scambiano gli ioni attraverso la
membrana ma non si mischiano mai. Durante le
fasi di carica e scarica i liquidi vengono fatti circo-
lare attraverso le pompe, entrano in contatto con
la membrana, scambiando ioni in modo direzio-
nale, in un verso quando la batteria fornisce ener-
gia, nell’altro quando è in fase di ricarica.
I limiti delle batterie classiche sono sempre stati i
costi elevati e l’impatto ambientale, in quanto con-
tengono sostanze tossiche. Le batterie al rabarbaro
consentono di superare questi limiti dal momento
che sono biocompatibili e presentano un basso co-
sto produttivo.
I vantaggi visti nascono dall’utilizzo di un prodotto
di origine naturale, come il chinone, rispetto all’uti-
lizzo di una sostanza chimica: il chinone riduce l’im-
patto sull’ambiente, è facilmente reperibile, è ri-
producibile su scala industriale, ha un’alta effi-
cienza ed è economicamente vantaggioso.
Il mercato delle batterie è destinato a crescere in
modo esponenziale, e con esso quello delle batte-
rie a flusso organiche.
L’Agenzia internazionale per l’energia stima che en-
tro il 2021 il 28% dell’energia elettrica globale verrà
prodotta principalmente da fotovoltaico e da im-
pianti eolici.
In un contesto di così forte espansione, dove le rin-
novabili si affermano sempre più come fonte pri-
maria per soddisfare sia i fabbisogni energetici dei
complessi industriali sia di consumo domestico, lo
sviluppo di sistemi di accumulo dell’energia assume
un’importanza ancora maggiore.
Batterie ad alta densità
“Arriva dai laboratori del CUNY Energy Institute di
New York una scoperta tecnologica potenzial-
mente innovativa per quanto riguarda lo stoccag-
gio dell’energia prodotta da fonti pulite e rinnova-
bili come il sole e il vento.” Si tratta di una batteria
ad alta densità, ricaricabile ed economica, basata
sull’impiego del diossido di manganese (MnO2), un
materiale facilmente reperibile in natura, sicuro da
maneggiare e del tutto privo di qualsiasi tossicità.
Si parla di performance elevate sia dal punto di vi-
sta della capacità che per quanto riguarda il mante-
nimento delle prestazioni dopo molti cicli di rica-
rica. Dal punto di vista della composizione, ciò è
reso possibile dall’immissione di rame all’interno di
una struttura in birnessite, un minerale ottenuto
dall’ossidazione di elementi come manganese, cal-
cio, potassio e sodio.
La scoperta potrebbe dunque arrivare a offrire una
soluzione da implementare a breve all’interno della
rete di stoccaggio e distribuzione elettrica. Infatti,
la scoperta consente la realizzazione di batterie in
grado di immagazzinare grandi quantità di energia
generata dai pannelli solari del fotovoltaico o dalle
pale degli impianti eolici, per poi renderla disponi-
bile alle utenze nelle ore in cui si c’è un inevitabile
calo nella produzione (ad esempio durante la
notte) oppure quando si verificano i picchi di richie-
sta.
Dalla teoria alla pratica
Il 12 aprile 2018 il magazine online GreenStyle ha
pubblicato un articolo dove vengono sostenuti e
confermati i vantaggi garantiti dall’installazione di
impianti fotovoltaici con pannelli d’accumulo.
Come riporta l’articolo, il Centro agroalimentare di
Bologna (Caab) ha avviato un progetto di realizza-
zione un impianto fotovoltaico senza incentivi da
record: si chiamerà Caab3 e servirà per alimentare
la mobilità elettrica.
L’impianto fotovoltaico del Caab3 avrà una potenza
di ben 449,82 kW e sarà realizzato in regime di mar-
ket parity, ovvero senza alcun sussidio statale. L’im-
pianto fotovoltaico prevede un sistema di accu-
mulo a batterie da 50 kW di potenza che servirà per
Energy 4.0 20
gestire la produzione solare a livello industriale,
così da non limitarsi solo ed esclusivamente al sod-
disfacimento del fabbisogno elettrico, ma in modo
tale da rifornire anche tre colonnine di ricarica auto
elettriche, che saranno realizzate nel parcheggio
dell’area. L’autore dell’articolo lo definisce un “pro-
getto pioneristico”, perché, come sostengono i ma-
nager del progetto “punta a realizzare uno dei pri-
missimi impianti in Italia dotati di sistema di accu-
mulo di taglia industriale in regime di market pa-
rity, ovvero in grado di risultare economicamente
sostenibili anche in assenza di incentivi”.
4. I veicoli elettrici Nell’ambito di energy 4.0 diventa spontaneo chie-
dersi quali applicazioni può avere l’utilizzo di nuove
tecnologie per un utilizzo migliore dell’energia con
l’obiettivo finale di ridurre i costi e migliorare l’im-
patto ambientale. Senza dubbio l’inquinamento
può essere contenuto e controllato attraverso l’uti-
lizzo di energie rinnovabili (termica, eolica, solare,
idraulica), ma il concetto di energy 4.0 non si ferma
a questo punto. Nel corso degli anni l’attenzione si
è spostata in maniera esponenziale dalla ricerca di
fonti “pulite” allo sviluppo di metodi e strumenti
per sfruttare il più possibile l’energia a disposizione
riducendo il più possibile le dispersioni e le ineffi-
cienze. Un esempio di applicazione di particolare
interesse a livello globale è dato dai cosiddetti co-
siddetti veicoli elettrici.
Cosa sono e come funzionano
Un veicolo elettrico è un mezzo di trasporto e mo-
vimentazione che è alimentato tramite una o più
batterie ricaricabili, utilizzato sia da utenti privati
sia da aziende per scopi commerciali.
Una tipologia molto diffusa di veicolo elettrico è
l’auto elettrica, cioè un’automobile alimentata da
un motore elettrico e che quindi utilizza come “car-
burante” l’energia, sostituendo così le forme di ali-
mentazione non rinnovabili quali petrolio e car-
bone.
Il motore elettrico è una delle componenti fonda-
mentali dell’auto elettrica, che permette di
ottenere energia meccanica a partire dall’energia
elettrica; in termini pratici, permette di movimen-
tare veicoli e mezzi di trasporto partendo da prin-
cipi elettromagnetici.
Figura 11 Esempio di motore elettrico
Il motore elettrico è suddiviso nelle parti principali
di statore e rotore. Come riportato nella Figura 1,
lo statore è la parte fissa del motore, costituito da
due poli magnetici di segno opposto, uno che at-
trae le spire e uno che le respinge. La parte mobile
viene chiamata invece rotore ed è generalmente
formato da più spire rettangolari percorse da cor-
rente elettrica e che ruotano sotto l’effetto di un
campo elettromagnetico prodotto dallo statore. Le
spazzole permettono di alimentare in modo alter-
nato il motore e garantire una continuità di funzio-
namento.
I motori elettrici si possono suddividere in base a
diversi principi di funzionamento in:
• motori in corrente continua (dinamo)
• motori in corrente alternata (alternatori)
Un’altra componente di un’autovettura elettrica è
l’accumulatore, detto anche batteria, che occupa
solitamente molto volume e la maggior parte del
peso del veicolo. La tecnologia degli accumulatori è
ancora in fase di forte crescita e sviluppo; oggi-
giorno le batterie più utilizzate sono quelle agli ioni
di litio, che sono la tipologia più sviluppata grazie al
loro utilizzo in campo elettronico (smartphone, ta-
blet, PC…). Lo sviluppo di questo tipo di batterie
con metalli alcalini è dovuto alle proprietà del Litio,
che, con la sua alta capacità specifica e con il suo
Energy 4.0 21
elevato potenziale standard di ossidazione, è con-
siderato un ottimo materiale per la conversione
dell’energia.
Gli accumulatori sono delle batterie “secondarie”,
che permettono cioè la fase di ricarica con il pas-
saggio della corrente in maniera opposta rispetto
alla fase di scarica. La ricarica può avvenire grazie
all’utilizzo di stazioni pubbliche composte da colon-
nine di ricarica rapida, che stanno pian piano proli-
ferando insieme all’aumento nel corso degli anni
delle autovetture elettriche. Un altro metodo di ri-
carica è possibile grazie ad appositi kit sfruttando la
presa di corrente della propria abitazione o
dell’azienda nel caso di veicoli industriali per la mo-
vimentazione interna ed esterna.
Figura 12 Schema di funzionamento di un’auto elettrica
Pertanto, l’importanza di questo componente del
veicolo è tale che diverse multinazionali nell’auto-
motive stanno investendo in maniera significativa
nella ricerca di nuove e sempre migliori soluzioni.
Vantaggi e svantaggi
Manutenzione
Avendo un motore composto da un minor numero
di componenti rispetto ai veicoli a carburante, i vei-
coli elettrici necessitano di una manutenzione più
rapida, meno invasiva e meno costosa rispetto alle
prime. L’unico problema è rappresentato dalla bat-
teria, che riduce progressivamente la capacità nel
corso del tempo. Per questo motivo generalmente
risulta necessaria una sostituzione dopo circa 10
anni e ciò comporta un costo significativo.
Efficienza energetica
L’efficienza di un motore elettrico aumenta note-
volmente rispetto a un motore a combustione in-
terna; addirittura, si parla di un motore 4 volte più
efficiente: un motore a benzina ha un'efficienza
energetica del 25-28%, uno diesel si avvicina al
40%, mentre un motore elettrico ha un'efficienza
del 90%. Perciò, un veicolo elettrico consuma meno
energia, e utilizza una quantità di elettricità relati-
vamente ridotta
Impatto ambientale
In conseguenza all’assenza del processo di combu-
stione, i veicoli elettrici non producono emissioni
inquinanti nell’atmosfera di gas combusti e sono
detti quindi “a emissione zero”. Questo tipo di
mezzi è considerato quindi ecologico, anche se il
termine risulta completamente corretto solo nel
caso in cui l’energia elettrica venga prodotta grazie
alla trasformazione di altre forme di energia otte-
nute da fonti rinnovabili, come il fotovoltaico, l’eo-
lico oppure il nucleare. Il contributo delle auto elet-
triche alla battaglia contro l’inquinamento ambien-
tale è comunque in ogni caso notevole, in quanto
queste ultime non emettono anidride carbonica e
permettono dunque di ridurre le emissioni totali di
inquinanti nel pianeta. Il tema risulta di particolare
interesse e comporta un vantaggio significativo se
si considera che oggigiorno le emissioni di inqui-
nanti sono severamente regolate e contenute en-
tro limiti precisi e la tematica dell’impatto ambien-
tale è tra i problemi a cui viene posta maggiore at-
tenzione a livello globale, con l’obiettivo di preser-
vare il pianeta con iniziative volte al futuro.
Energy 4.0 22
Figura 13 Confronto di emissioni di CO2 tra veicoli a combustibile e veicoli elettrici
Oltre all’inquinamento ambientale, i veicoli elet-
trici permettono di ridurre anche l’inquinamento
acustico, grazie alla particolare silenziosità del mo-
tore elettrico, dovuta alla mancanza della combu-
stione, processo tipico dei motori a scoppio.
Nonostante i notevoli vantaggi, i veicoli elettrici
non possono però essere considerati a impatto
zero (piuttosto a impatto minimo). La causa princi-
pale di inquinamento è dovuta alla produzione
delle batterie al litio e al loro smaltimento. Il primo
processo infatti prevede diverse fasi costruttive,
con conseguente dispersione nell’ambiente di
emissioni nocive dovute alle lavorazioni industriali.
Inoltre, alla fine del ciclo di vita, la batteria può es-
sere riutilizzata per un periodo limitato di tempo,
trascorso il quale viene smaltita producendo rifiuti
inquinanti non riciclabili.
Pertanto, sebbene i veicoli elettrici possano essere
considerati veicoli “green” nella fase del loro uti-
lizzo, non sono certamente esenti dall’inquina-
mento nelle fasi di produzione e di dismissione del
mezzo. La ricerca e la tecnologia devono quindi svi-
luppare nuove soluzioni che permettano di ridurre
l’impatto ambientale per questi due processi e ren-
dere questo tipo di veicoli ancora più ecologici.
Autonomia e tempi di ricarica
I veicoli elettrici dipendono dalla carica di elettricità
immagazzinata dalla batteria e hanno quindi una li-
mitata autonomia. In campo tecnologico le durate
stanno però aumentando molto velocemente con
potenziali scenari futuri che comporteranno un si-
gnificativo aumento dell’autonomia dei veicoli. In
media, l’autonomia delle auto elettriche al giorno
oggi è di circa 200 km; per questo motivo i veicoli
elettrici vengono al momento utilizzati soprattutto
per spostamenti urbani e per movimentazioni in-
terne o di brevi tragitti di cui hanno bisogno le im-
prese per trasportare materiali e risorse.
Il problema della limitata autonomia diventa parti-
colarmente importante per tragitti lunghi in quanto
la presenza di colonnine di ricarica in luoghi pub-
blici è ancora notevolmente ridotta rispetto ai fab-
bisogni delle auto. Il numero limitato di stazioni di
ricarica e i tempi di ricarica della batteria (circa 40
minuti) rappresentano il maggiore svantaggio per
l’attuale diffusione dei veicoli elettrici.
Ad esempio, in Italia il numero di colonnine risulta
insufficiente. Secondo un articolo pubblicato dal
sito www.economyup.it a inizio 2018, “In tutta Ita-
lia sono poco più di 400, si trovano solo nelle città
più importanti e per la maggior parte sono gestite
da Enel, società italiana dell’energia. Enel ha co-
minciato a installare stazioni di ricarica dal 2009
partendo da Pisa, Roma e Milano. A novembre
2017 il gruppo guidato da Francesco Starace ha an-
nunciato l’installazione entro il 2020 di 7000 colon-
nine elettriche, per poi arrivare a 14.000 nel 2022.
Il “Piano nazionale per l’installazione delle infra-
strutture di ricarica dei veicoli elettrici” prevede
una copertura capillare in tutte le Regioni italiane
(isole incluse) e punta alla crescita del numero dei
veicoli elettrici e ibridi circolanti”.
Costi di acquisto e di utilizzo
Dal punto di vista economico è necessario mettere
sul piatto della bilancia sia il costo di acquisto sia il
costo di utilizzo dei veicoli elettrici. Dall’analisi dei
costi e del budget a disposizione è possibile ponde-
rare la decisione sulla tipologia di mezzo.
Il costo d’acquisto per i veicoli elettrici è ancora
oggi elevato, soprattutto a causa del costo delle
batterie, per cui è prevista comunque una ridu-
zione progressiva del 60% entro il 2030, proporzio-
nalmente all’avanzamento delle soluzioni tecnolo-
giche per questo componente.
Energy 4.0 23
Figura 14 Riduzione del costo delle batterie al Litio dal 2010 al 2016
Di conseguenza, lo scenario futuro del mercato nel
settore dei mezzi di trasporto elettrici prevede una
stima di un enorme aumento delle vendite, pas-
sando dall’1% attuale al 35% del mercato globale
nel 2040. Nell’attesa di nuovi sviluppi per gli accu-
mulatori che comportino una riduzione della spesa
iniziale, per incentivare le vendite oggigiorno esi-
stono per diversi Paesi campagne statali con ecoin-
centivi per questo tipo di acquisto.
Se all’inizio la spesa risulta maggiore, è anche vero
che è possibile calcolare un tempo di recupero, cioè
un pay-back period, in quanto il costo dell’energia
elettrica permette di ottenere un risparmio econo-
mico a parità di chilometri percorsi. Per quanto ri-
guarda l’energia elettrica è stato stimato un costo
di circa 3-4€ di ricarica ogni 200km, a fronte del
prezzo della benzina, che continua ad aumentare
progressivamente. Supponendo un costo di 1,6
€/litro e di possedere un motore che permetta di
percorrere 20 chilometri con un litro, il costo della
benzina per 200 km è dato dal calcolo:
𝐶𝑜𝑠𝑡𝑜 = 1,6€
litro∗ (
200 km
10km
litro
) = 32 €
È evidente dunque il risparmio economico nel
lungo periodo ottenuto tramite l’utilizzo dei motori
elettrici.
Nella tabella seguente sono riportati in maniera
sintetica i vantaggi e svantaggi che devono essere
considerati per ponderare e analizzare la decisione
di acquistare un veicolo elettrico.
VANTAGGI
Manutenzione ridotta
Maggiore efficienza energetica
Zero emissioni durante l’utilizzo del veicolo
Minori costi di utilizzo
SVANTAGGI
Autonomia ridotta
Tempi di ricarica lunghi
Emissioni di inquinanti per la costruzione delle batterie
Maggiori costi di acquisto
Veicoli da esterni
Il settore dei veicoli elettrici è stato investito negli
ultimi anni da forti sviluppi finanziati da grandi
aziende automobilistiche globali, con l’obiettivo di
incrementare la domanda commerciale degli utenti
privati, ponendo quindi particolare attenzione ai
bisogni e alle esigenze del cliente finale, che utilizza
una macchina elettrica per scopi personali. Il mer-
cato ha visto una crescita significativa del numero
di automobili elettriche presenti in commercio e ri-
volte al pubblico, con un notevole miglioramento
del design e delle immagini delle auto, per renderle
più appetibili al pubblico. Una delle prime grandi
imprese a scommettere sul nuovo tipo di mezzo di
trasporto è stata sicuramente la Tesla, azienda spe-
cializzata nella produzione di veicoli elettrici orien-
tati verso il mercato di massa, pannelli fotovoltaici
e sistemi di stoccaggio energetico.
Internet delle cose
L’azienda Tesla è stata fondata nel 2003 a San Car-
los dall’attuale CEO Elon Musk. La Tesla è stata la
prima azienda a mettere in commercio, nel 2008,
un’automobile di produzione che utilizzava batte-
rie agli ioni di Litio, la Tesla Roadster, che al giorno
d’oggi vanta, al momento dell’acquisto, addirittura
1000 km di autonomia.
Attualmente l’azienda ha quattro veicoli in com-
mercio (Roadster, Model S, Model X, Model 3),
mentre altri tre sono ancora in fase di produzione.
Oltre ai singoli clienti, la Tesla serve anche il settore
commerciale, con soluzioni per
Energy 4.0 24
l’immagazzinamento di energia proveniente da
fonti rinnovabili, gestita in maniera da livellare i pic-
chi di consumo e ridurre i picchi di carico.
Autostrade intelligenti
Una nuova soluzione sviluppata negli ultimi tempi
è la costruzione di strade che permettano di ricari-
care le auto elettriche mentre vengono percorse, in
modo da ovviare al problema della carenza di co-
lonnine di ricarica nel territorio e al problema della
limitata autonomia delle macchine elettriche.
La prima strada elettrificata intelligente è stata im-
plementata in Svezia, nei pressi di Stoccolma. Se-
condo un articolo di aprile 2018 pubblicato dal sito
www.greenme.it, la strada “ha due binari metallici
inseriti nell'asfalto ed è in grado di trasmettere
elettricità direttamente alle batterie delle auto
elettriche tramite un pattino su un braccio retrat-
tile. La soluzione si basa sulla tecnologia conduttiva
che utilizza una rotaia elettrica installata su strade
per alimentare e ricaricare i veicoli durante il viag-
gio”.
Questa nuova soluzione permetterebbe quindi di
produrre nuove macchine elettriche composte da
un numero minore di batterie oppure con dimen-
sioni ridotte delle stesse, al fine di ridurre i costi in-
dustriali, garantendo comunque la possibilità di
percorrere lunghe distanze senza la necessità di
fermarsi per una ricarica, utilizzando l’energia della
batteria solo per brevi tratti di strada non elettrifi-
cati.
La Svezia non è l’unico Paese a investire su sistemi
alternativi di ricarica e di immagazzinamento di
energia. Anche in Cina un tratto di un chilometro è
stato ricoperto di pannelli solari al posto
dell’asfalto, in modo da recuperare energia pulita e
utilizzarla per alimentare i lampioni lungo il per-
corso e per dare corrente elettrica a 800 abitazioni.
Le previsioni future sono focalizzate sull’utilizzo di
questa energia per permettere la diffusione di
mezzi di trasporto elettrici.
Movimentazione interna
Tipologie di carrelli
Per quanto riguarda le aziende, i veicoli elettrici ri-
sultano utili nelle operazioni di movimentazione e
trasporto di merci e risorse, sia materiali che
umane. In generale, i carrelli industriali possono es-
sere di tipo manuale oppure motorizzato. I carrelli
motorizzati si dividono a loro volta in:
• Carrelli elettrici
o hanno tempi di avviamento più brevi e
raggiungono rapidamente la velocità di
regime
o vengono adottati nei locali con peri-
colo di incendio o scoppio
o necessitano di apposito locale per la ri-
carica degli accumulatori
• Carrelli con motore a combustione interna:
o sono adatti per lavori pesanti e terreni
irregolari
o producono gas di scarica e di conse-
guenza richiedono ambienti con suffi-
ciente ventilazione
I carrelli elettrici sono quindi essenziali per le atti-
vità di movimentazione interna. In molte nazioni
europee non è più permesso guidare carrelli eleva-
tori diesel in ambienti chiusi. Oltre a ciò, i carrelli
elettrici permettono di avere un ambiente più pu-
lito e di ridurre il rumore nei vari locali industriali.
L’unico punto su cui bisogna porre particolare at-
tenzione è la ricarica periodica delle batterie, che
deve avvenire in un’apposita zona adibita e co-
struita seguendo le norme vigenti nel paese di rife-
rimento.
Figura 15 Esempio di stazione di ricarica per i carrelli elettrici
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Le norme sono obbligatorie, in quanto servono a
prevenire, ridurre e all’occorrenza fronteggiare po-
tenziai rischi che si possono correre con l’utilizzo di
accumulatori. I rischi principale sono quelli dovuti
al pericolo di cortocircuito, di emissioni di gas du-
rante il processo di ricarica e di surriscaldamenti,
esplosioni ed incendi.
Per gestire in maniera adeguata la zona di ricarica
bisogna prevedere una buona ventilazione del lo-
cale, per permettere di far defluire eventuali gas in-
quinanti e di effettuare un ricambio di aria in modo
da evitare un eccessivo aumento della tempera-
tura, con conseguente pericolo di incendi. Inoltre,
è opportuno formare il proprio personale e dotarlo
di appositi strumenti di protezione personale,
come occhiali protettivi, guanti, estintori… Infine è
necessario mantenere sempre sotto controllo i di-
spositivi utilizzati per le ricariche e le batterie, ef-
fettuando ispezioni ed interventi di manutenzione
periodica.
Con l’Energy 4.0 l’obiettivo è quindi quello di spin-
gere sempre più imprese e aziende a investire su
mezzi e strumenti che sfruttino energia elettrica
immagazzinata e proveniente da fonti rinnovabili,
come quella solare, grazie alla combinazione di ac-
cumulatori e pannelli fotovoltaici installati sui vari
impianti industriali.
Un ulteriore obiettivo che si pone l’Industry 4.0 in
merito al settore energetico è anche quello di svi-
luppare dei mezzi a disposizione delle aziende che
siano sempre più automatizzati e in grado di gestire
in maniera indipendente vari processi, controllati in
una sede centralizzata da un apposito software ge-
stionale. Per questo motivo, i nuovi veicoli elettrici
che si stanno sviluppando stanno acquistando sem-
pre maggiore importanza all’aumentare del loro
grado di interazione con l’ambiente circostante,
grazie alle varie tecnologie implementate che per-
mettono alle macchine di comunicare tra loro me-
diante segnali elettrici. Da qui deriva la massima fo-
calizzazione sul tema dell’energia elettrica prove-
niente da fonti pulite, principale fonte di energia
che può sostenere la creazione e l’utilizzo di queste
nuove soluzioni senza compromettere il futuro del
pianeta, e del suo immagazzinamento, in modo da
controllare puntualmente i fabbisogni di energia
nei vari periodi della giornata senza ricorrere ad al-
ternative inquinanti o costose.
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ALLEGATO Vita tecnica degli interventi e durata dei risparmi
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