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RIVISTA di Anno I n. 1-2 Autunno-Inverno 2004 - € 10,00 EQUIPèCO trimestrale di ricerca e documentazione artistica e culturale_www.rivistadiequipeco.it LABORATORIO DI MESSAGGI_ARTI VISIVE_IDEE CARTE

EQUIPèCO 1-2

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Carmine Mario Muliere Editore

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Musica

Antica

GianlucaCruciani

Quello cheè in alto

Collaboratori di questo numero Anno I n.1-2 Autunno-Inverno 2004

SOMMARIO

Mulière

7.Bienna

le

Architet

tura

Librer

ia

Mandri

no

Poesi

a

PirofiloRacconto

GianniScialanga

Paesi

LauraTestaDurer e

l’alchimia

Claudio

Mazzeng

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Scuola

Roman

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Saramicol

AliceOrlandi

Arte

Viscardi

Arte

MulièreMuseoBorgia

Mulière

Francesco

Vizi&VirtùMailArt

Di Mario

Archeologia

RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004

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Laboratorio

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Editoriale

LucianoDe Belvis

Architettura

GianFrancoCruciani

Teatro

pubblica

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Bacon

R. Dadd

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MulièreDaiMacchiaioli

agliZandomeneghi

Impressionisti:

Microgal-leria in

Accademia

Fondata e diretta da Carmine Mario MulièreREDAZIONE AMMINISTRAZIONE PUBBLICITÀ

00030 S.Cesareo (RM) - C.P. 49 - Via Donnicciola 25 - telefono + fax 06 9570723 - www.rivistadiequipeco.it

VincenzoAdinolfiAstrologia

Direttore responsabile: Carmine Mario Mulière. Grafica e impaginazione: mcm art&copy.Stampa: Grafiche effesei, Grosseto. Abbonamento: annuale (4 numeri) € 34,00Estero: € 54,00 e può decorrere da qualsiasinumero. Versamento Conto BancoPosta n.56774979 intestato a Carmine Mario Mulière ,C. P. 49 - Via Donnicciola 25 - 00030 S.Cesareo (RM). Registrazione del Tribunale di Tivoli n.11 del 15luglio 2004. Il materiale pervenuto, anche senon pubblicato, non verrà restituito. Editore: PICCIONETTI GROUP, Grosseto.

Distribuzione edicole: Eagle Press, Via GallaPlacidia, Roma.Distribuzione librerie: Joo Distribuzione, Via F.Argelati, 35 Milano.© copyright: è vietata la riproduzione di scritti eimmagini; sono consentite brevi citazioni indi-cando la fonte. Le opinioni degli autori impe-gnano soltanto la loro responsabilità e nonrispecchiano necessariamente quella della dire-zione della rivista. Per quanto riguarda i diritti di riproduzione,l’editore si dichiara pienamente disponibile aregolare eventuali spettanze per quelle immagi-

ni di cui non sia stato possibile reperire la fonte. Illustrazioni: Archivio Rivista di Equipèco: pp.1,2; Pad. Italia, Francia, Ungheria, Makoto SeiWatanabe, Fiber Wave, pp. 5, 9,11,16,18,20;40-44; 50-54; 55-60; 71-77. Courtesy:Uff.stampa 7.Biennale di Architettu-ra, Venezia2001; Uff.stampa Ass.ne Civita, La CollezioneBorgia, Velletri 2001; Gruppo Musica Antica LaFontegara, Roma; Uff. Cultura Comune diRosignano Mar.mo, Dai Macchiaioli agliImpressionisti - Il mondo di Zandomeneghi;Microgalleria Accademia Belle Arti, Aquila2004.

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LA FORMA CHE DEVE VENIRE

La nostra ambizione è spinta all’eccesso compreso nel SempliceMente.

Abbiamo preso atto che “la differenza tra la concezione occidentale e quella orientale di Dio è primordiale e assoluta. Le nostre lingue alfabetiche danno al nostro argomento di studio un nome di poche lettere, Dio; un nome che è di un concretismo

meraviglioso e così preciso, che talvolta ne vediamo i limiti; insoddisfatti anche di tale designazione, gli occidentali lo raffigurano comeun vecchio barbuto... oppure come un triangolo che ha nel suo centro un occhio”. In Cina, “invece, quello che noi chiamiamo Dio

non ha nome; viene rappresentato da un carattere chiamato Tien (cielo), che suppone e comprende una quantità di proprietà specifi-che non del cielo ma di ciò che è nel cielo o dietro al cielo.” Quindi, “è un’idea generale. Tuttavia, Fo-hi, giudicò che questa ‘ideagenerale’ fosse del tutto insufficiente, ingiusta e generatrice di errore; rimpiazzò dunque il carattere con un disegno geometrico, non

specificato, il più possibile generalizzato, la cui forma doveva essere rappresentativa dei ragionamenti che si possono fare per accostar-si a un’idea che non è possibile concepire; e così questo disegno geometrico assume il valore di un arcano metafisico”.

E allora, “La rappresentazione grafica della Perfezione è concepita sulla base del simbolismo più semplice. Il disegno dell’idea infinitaessendo l’indefinito, non vi è niente di meglio se non un elemento senza inizio e senza fine; tale elemento è la linea retta, infinitamente

prolungabile da una parte e dall’altra: nel grafico essa ha ovviamente un termine, ma non ne ha nel pensiero...” (1).

1 - MATGIOI, La via metafisica, cap. III, I grafici di Dio, BASAIA EDITORE, Roma 1983.

RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004

EDITORIALE

Mulière, Aleph_La forma che deve venire, matita, 1992

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Quello che è in Alto - ScientificaMente

RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno 2004 3

Perché questa rubrica?

di Gianluca Cruciani

Ho sempre pensato che qualunque scritto scientifico, specie se di argomento teorico, sia esso a carattere storico, divulgati-vo o di ricerca, dovrebbe essere definito comprensibile e, dunque, riuscito nel suo intento di comunicare sapere al lettore,stimolandone la riflessione più ancora che informandolo in modo asettico, solo quando si sia stati in grado di convincerequest'ultimo della giustezza ed opportunità dell'impostazione scelta, chiarendone con precisione il ruolo e l'importanza diogni singola fase in cui essa si articola. Alcuni autori, invece, hanno l'aria di voler anzitutto risultare brillanti nella loro analisi, ritenendo quasi di poter essere con-siderati banali o noiosi se scegliessero la strada della chiarezza. Per intendersi, si sentirebbero come un Simenon o un'AgathaChristie che, invece di articolare il proprio narrato con l'intento di lasciare il più a lungo possibile aperta ogni possibilità diindagine per l'appassionato che voglia gareggiare con Maigret o Poirot nel risolvere il delitto di turno, presentassero fin dal-l'inizio le situazioni ed i personaggi della vicenda assegnando loro un'etichetta di maggiore o minore "sospettabilità" che loguidi alla soluzione del mistero nel più breve tempo possibile. Un simile giallista non farebbe di certo la fortuna del suo edi-tore, ma tra i polverosi scaffali di una biblioteca il discorso è ben diverso: mantenere la suspense qui serve solo a far anda-re fuori dai gangheri studenti e studiosi che tutto chiedono fuorché lambiccarsi il cervello, già provato dalla ruvidezza dellamateria, ad inseguire i ghirigori stilistici di chi vuol giocare a nascondino per puro narcisismo intellettuale. Ebbene, perché anche un "lettore non professionista" non andrebbe trattato allo stesso modo? Lo sport di capire il mondoha i suoi atleti di punta ma anche schiere di dilettanti che puntano più a divertirsi che a competere, e che divertimento c'èse non si rimedia altro che un mal di testa? Così, ho deciso di fare un esperimento per mio conto: scrivere (modestamente e rilassatamente) di scienza tentando di met-termi dalla parte di chi legge, camminandogli a fianco e limitandomi a suggerire il percorso da compiere, l'itinerario daseguire e la meta da raggiungere. Qualcuno penserà: sì, le solite parole, ma poi... sempre a geroglifici si finisce! E allora, fidando nello Champollion che èin ognuno di noi, andiamo ad incominciare.

Una questione di ruoli

Se c'è una cosa che l'uomo di scienza non deve temere è che all'improvviso comincino a mancargli le possibilità di prende-re un abbaglio, qualunque sia l'argomento di cui si occupi. E ce n'è una schiera di possibili: alcuni generalmente innocui ofacilmente riconoscibili, qualche cifra mancante qui, un grafico sottosopra là, due o tre citazioni sballate... roba di ordina-ria amministrazione; altri francamente più insidiosi,come due errori madornali che, però, in qualche modofiniscono col compensarsi a vicenda, creando un illuso-rio accordo con i dati sperimentali che si stanno sotto-ponendo ad analisi (1); altri ancora che si rivelano prov-videnziali, permettendo di scoprire qualcosa che non siaveva minimamente l'intenzione di cercare (gli anglo-sassoni, che amano avere una parola per tutto, parla-no allora di serendipity (2)) e, non di rado, tali avventu-rose vicende hanno trascinato i loro fortunati protago-nisti al massimo grado della gloria scientifica (3); altri,infine, che sono così comuni ed accettati, in quantohanno l'avallo della cultura ufficiale, da costituire unfreno epocale allo sviluppo della conoscenza (l'antichi-tà è piena di esemplari di quest'ultima specie, bastipensare ad Aristotele ed alla sua legge di caduta deigravi, ufficialmente smentita in Occidente solo daGalilei duemila anni dopo). C'è, poi, una categoria di problemi che non riguardaun singolo risultato in sé, né va attribuita ad imperiziatecnica o ad approssimazione di calcolo; la si potreb-be piuttosto definire "degli equivoci gerarchici" ed acco-muna le più raffinate menti matematiche all'uomo dellastrada, vittima del suo stesso senso comune.In uno dei recenti, immancabili servizi televisivi sulle prove di maturità assegnate agli studenti di quinto liceo scientifico, èstato evocato, a mo' di test improvvisato della preparazione dei candidati all'entrata della prova scritta di matematica, ilsecondo teorema di Euclide (4). Proprio questo grande alessandrino (325 - 265 circa A.C.), al cui nome si associa il primocompendio assiomatico di proposizioni relative alla geometria (i citati Elementi), fondamento di ogni successivo sviluppo di

In alto, da sinistra, Euclide, Karl Friedrich Gauss, Farkas Bolyai; inbasso, Janos Bolyai, Nikolaj Ivanovic Lobacevskij, BernhardRiemann.

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come obbiettivo il sistemare una questioncina secondo lorolasciata da sempre in sospeso: collocare al suo giusto posto,nell'edificio euclideo, l'affermazione secondo la quale per unpunto esterno ad una retta data passa una ed una sola rettaad essa parallela. Si tratta, come oggi sappiamo con certez-za e come lo stesso Euclide aveva correttamente intuito, diun postulato, precisamente il quinto nell'ordine di formula-zione scelto, ossia un asserto indimostrabile ma necessarioallo sviluppo dell'intera teoria. Nondimeno quelle schiereindomite di combattenti del pensiero, probabilmente infasti-diti dalla prolissità della formulazione originale euclidea ("Sedue rette intersecate da una terza formano, sullo stesso ver-sante di essa, una coppia di angoli la cui somma è inferioread un angolo piatto, allora le due rette si incontrerannodalla parte di quei due angoli.") vollero in ogni modo cerca-re di derivarlo dai quattro precedenti, mostrando a qualiinverosimili conclusioni si perverrebbe se, unico, lo si negas-se mantenendo veri gli altri (in termini tecnici, se ne cercòuna dimostrazione per absurdum). Si dovette aspettare il XIXsecolo della nostra era ed il genio di K. F. Gauss (Brunswick,1777 - Göttingen, 1855) perché, con la collaborazione dialcuni brillanti matematici (5), tutti più o meno in contatto conlui, fosse "dimostrata l'indimostrabilità" del quinto postulato echiarire definitivamente i termini dell'equivoco gerarchico:nessun assurdo, nessuna stravaganza, al contrario, attraver-so la corretta interpretazione delle scelte euclidee è possibi-le la transizione ad altre geometrie, simili per impostazioneassiomatica ma distinte per l'ambiente in cui sono immerse.

Come tutte le storie edificanti, anche questa contiene unamorale, che potrebbe, pressappoco, ridursi al seguente pre-cetto: anche quando una causa si rivela persa, gli sforzi adessa vanamente destinati possono servire a vincerne un'altra.Euclide non scende dal suo piedistallo, ma gliene è statocostruito un altro al suo fianco, più alto, da cui si gode unpiù vasto panorama.

Note

1 - Il fisico tedesco P. K. L. Drude (Brunswick, 1863 - Berlino,1906), autore della prima teoria dei solidi metallici nel 1900, ebbegloria soprattutto per la spiegazione teorica della legge empirica diWiedemann-Franz, che afferma la proporzionalità del rapporto traconducibilità termica ed elettrica nei metalli nei confronti della tem-peratura, per valori non troppo bassi di quest'ultima; peccato chetale accordo sia ottenuto in virtù di una sovrastima di un fattore 100del calore specifico degli elettroni metallici, perfettamente bilancia-ta da una sottostima di un analogo fattore 100 della velocità qua-dratica media degli stessi.

2 - Il letterato inglese Sir Horace Walpole (Houghton, Norfolk,1717 - Londra, 1797), noto antiquario e grafomane (la sua corri-spondenza completa occupa 31 volumi), coniò questo termine inuna lettera al suo connazionale Horace Mann -legato di Giorgio IIHerrenhausen a Firenze- in cui, volendo descrivere in modo effica-ce ed originale una sua scoperta pittorica accidentale, fece ricorsoad una dotta citazione di un testo cinquecentesco da lui stessoriscoperto, I tre principi di Serendip (toponimo riferibile all'odiernaSri Lanka), edito e probabilmente scritto dal veneziano MicheleTramezzino ispirandosi ad un collage di antiche leggende orientali,in cui si narra, fra l'altro, delle scoperte casuali e fortunate dei trefigli del Re di quell'isola, effettuate durante un lungo viaggio d'istru-zione.

3 - W. C. Röntgen (Lennep, 1845 - Monaco di Baviera, 1923) con-dusse un esperimento sui raggi catodici (così erano chiamati i fasci

di elettroni generati in un tubo a vuoto, prima che tale particellafosse scoperta, nel 1897) con uno strumento mal tarato, che pro-dusse un effetto imprevisto su di un vicino schermo fluorescente: erala prima traccia dei raggi X, che fecero di lui il primo Nobel per lafisica, nel 1901; A. Fleming (Lochfield, Scozia, 1881 - Londra,1955) contaminò accidentalmente una coltura batterica con unastrana muffa; il seguito della storia è ben noto: fu scoperta la peni-cillina che fruttò anche a lui un biglietto di piroscafo per Stoccolma,nel 1945.4 - Per chi non potesse restare nell'eventuale dubbio di confonder-lo con altre proposizioni faticosamente mandate a memoria neltempo della gioventù: "In un triangolo rettangolo, la misura dell'al-tezza relativa all'ipotenusa è media proporzionale tra le misure delledue porzioni, da essa divise, di quest'ultima".È singolare il dover osservare che anche questa qualifica, con tantodi solenne ordinale associato, è frutto di una sorta di equivoco sto-rico: si tratta, infatti, non di un vero e proprio teorema, ma di unsemplice corollario alla proposizione 8 del libro VI degli Elementi,sulle similitudini e proporzioni geometriche.

5 - I protagonisti della storia sono, oltre al grande matematicotedesco, il russo N. I. Lobacevskij (Nizhny-Novgorod, 1792 -Kazan, 1856), gli ungheresi F. e J. Bolyai, padre (Bolya, 1775 -Marosvásárhely, 1856) e figlio (Kolozsvár, 1802 - Marosvásárhely,1860) ed il tedesco B. Riemann (Hannover, 1826 - Selasca, 1866).In breve: la geometria euclidea è piatta, ossia la "casa" di tutti glioggetti bidimensionali è un piano, mentre quella dei solidi è lo spa-zio tridimensionale come siamo abituati a pensarlo, in cui pianiparalleli sono equidistanti ovunque; fu Gauss a capire per primoche una particolare grandezza associata a tali spazi ambiente (lacurvatura) poteva dare conto dell'esistenza di altre possibili geome-trie, non paraboliche, come quella euclidea, a curvatura nulla, maellittiche (con segmenti, rette e triangoli disegnati su superfici curvechiuse, come una sfera) o iperboliche (costruite su di una specie disella, o all'interno di un cerchio finito). In questi mondi "curvi" ilquinto postulato suonerebbe, rispettivamente: "non esistono retteparallele passanti per un punto esterno ad una retta data", nel casoellittico, e "per un punto esterno ad una retta passano infinite retteparallele ad essa", in quello iperbolico. Lobacevskij e Janos Bolyairesero esplicite queste nuove varietà, riformulando la geometriacome assoluta, se basata sui primi quattro postulati, ed euclidea onon euclidea quando si adotti o meno il quinto nella sua formanota. Farkas Bolyai rappresenta l'elemento di transizione fra la vec-chia impostazione e la nuova, nel senso che attraversò tutte le fasievolutive di questa storia: dapprima tentò di dimostrare il quintopostulato, poi (dopo che Gauss lo ebbe convinto di essere nel torto)di sostituirlo con altri più chiari e succinti, infine divenne sostenito-re della tesi del figlio Janos, che incoraggiò a pubblicare la suascoperta. Bernhard Riemann, allievo di Gauss ed egli stesso unodei più grandi matematici della storia, risistemò, anche prendendospunto dalla vicenda del quinto postulato, l'intera geometria all'in-terno di una struttura analitica che la rese atta ad accogliere quel-le esigenze rappresentative che, nel nuovo secolo, sarebbero natedall'affermarsi delle grandi rivoluzioni della fisica teorica, in parti-colare della Teoria della Relatività Generale.

GIANLUCA CRUCIANI è nato a Roma nel 1967. Si è laureato (concomodo) in fisica all'Università di Roma "La Sapienza" nel 1999 conuna tesi di astrofisica relativistica sull'uso della Computer Algebranel calcolo tensoriale. Ha conseguito il dottorato di ricerca in fisicapresso l'Università di Perugia con una tesi sulle Onde Gravitazionali.Ha pubblicato alcuni articoli sulle maggiori riviste specializzate delsettore nell'ambito della sua attività di ricercatore presso l'ICRA(International Centre for Relativistic Astrophysics) diretto dal Prof.Remo Ruffini.

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7. Mostra Internazionale di Architettura

CITTÀ: LESS AESTHETICS, MORE ETHICS

Venezia, Giardini di Castello, Arsenale, Corderie,Artiglierie, Gaggiandre.18 giugno - 29 ottobre 2000.

di Carmine Mario Mulière

Padiglione Italia

Presidente, PAOLO BARATTA. Consiglio di Amministrazione, LAURA BAR-BIANI - PAOLO COSTA (vicepresidente) GIORGIO ORSONI, GIORGIOVAN STRATEN. Comitato Scientifico, Cinema ALBERTO BARBERA – Teatro,GIORGIO BARBERIO CORSETTI - Musica, BRUNO CANINO. Danza,CAROLYN CARLSON – Architettura, MASSIMILIANO FUKSAS. Asac, GIAN-FRANCO PONTEL - Arti Visive, HARALD SZEEMANN. Collegio Sindacale,LIONELLO CAMPANARI, PIERGIORGIO BRIDA, ADAMO VECCHI, RANIE-RO SILVIO FOLCHINI. Coordinatore Generale, MASSIMO CODA.

La 7a Mostra Internazionale di Architettura ha luogo nel secondo anno dellanuova Biennale: nel bel mezzo, dunque, del programma di ricostruzione erinnovamento che stiamo attuando. Sono elementi essenziali di questo pro-gramma: 1- la contestualità della vita attiva di tutte le sue sezioni, dalle ArtiVisive al Cinema, all’Architettura, al Teatro, Musica e Danza, di cui abbia-mo recentemente presentato il programma per l’anno in corso; 2- la conti-nuità dell’attività dei settori, rispetto alle incostanze del passato; continuitàche rappresenta la premessa per poter sviluppare attività permanenti e quel-la interdisciplinarietà che è obbiettivo tipico di un organismo speciale cheopera in ben sei settori delle arti contemporanee; 3- la realizzazione e lagestione stabile di nuovi spazi per le nostre attività. Ai lavori, realizzati diret-tamente dalla Biennale, lo scorso anno nell’Arsenale si aggiungono quellisvolti quest’anno. Si va realizzando l’ambizioso progetto di un’area unitaria,di un continuum di spazi eccezionali dedicati sia alle esposizioni che alleattività dal vivo e ai laboratori: dalle Corderie alle Artiglierie, fino al puntoestremo del cosiddetto Arsenale monumentale.

La Mostra di architettura inaugurerà nuovi spazi. Nello stesso contesto ven-gono inaugurate due nuove strutture: il Teatro piccolo arsenale e lo spazioteatrale delle Tese (che si vanno ad aggiungere al Teatro Verde all’apertonell’isola di San Giorgio, presso la Fondazione Cini, restaurato dallaBiennale lo scorso anno). In queste nuove strutture si svolgeranno eventi delSettore Danza, Musica e Teatro durante la Mostra di Architettura che, appo-sitamente, prolungherà i suoi orari. L’incastonatura tra spazi espositivi edattività dal vivo si addice alla vocazione interdisciplinare della Biennale diVenezia. Questi spazi monumentali si vanno ad integrare con il tradiziona-le spazio a superfici bianche del Padiglione Italia. Disporre di questi spazieccezionali ci mette nella condizione di offrire ai direttori di settore premes-se per progetti di più ampio respiro e non solo quantitativamente, nelle loroattività. In particolare tale dilatazione e articolata varietà possono consenti-re di esprimere appieno e di evidenziare quegli “sconfinamenti” tra diversearti che gli artisti operanti in tutti i campi sono interessati a percorrere neltempo presente e che interessano con altrettanta forza il mondo dell’archi-tettura. Tale dilatazione può consentire di rappresentare non solo l’elabora-

to finale dell’architetto invitato alla mostra, ma la incalzante e spesso tragi-ca realtà con cui ha a che fare e nella quale opera, le visioni e le immagi-ni che ne stimolano la creatività, le ricerche nelle quali è impegnato, le tec-nologie che gli dischiudono nuove possibilità, le soluzioni cui sta lavoran-do.

In tal modo la Mostra può divenire spazio di incontro tra architetti, tra l’ar-chitetto e l’artista; e di incontri con altri, impegnati nelle più diverse attivitàe discipline, e tra questi e il pubblico. A questi spazi fisici straordinari siaggiungono i siti virtuali. Al sito internet aperto dalla Biennale lo scorsoanno e che si va arricchendo con i contributi dei vari settori, il SettoreArchitettura ha dato un decisivo impulso, con la mostra on line e con il con-corso ‘Città: Terzo Millennio’. Nasce così un nuovo spazio per la Biennale,per le sue iniziative, che consente di dilatare e stabilizzare il suo dialogo conil mondo, arricchendola di nuovi strumenti. Tutto ciò rappresenta un nuovoimpegno per la Biennale, un nuovo impegno per chi vi opera, cui va il mioringraziamento, un nuovo impegno per i suoi direttori di settore. Per coglie-re tutte le potenzialità che questa nuova dimensione offre per una Mostra diArchitettura occorre una apertura, una disponibilità, un desiderio di osare,una visione, che sono certamente tra le doti di Massimiliano Fuksas.(PAOLO BARATTA)

* * *

La trasformazione urbana degli ultimi dieci anni non ha eguali sia per ladimensione dei fenomeni che per l’ampiezza delle aree investite. Per chia-rezza va detto che l’aumento di popolazione ha investito principalmente lecittà del sud-est asiatico, di parte del continente africano e dell’America delNord, con problematiche differenti ma con alcune patologie rilevanti.Nell’estate del 1998 sono stato chiamato da Paolo Baratta e dal consigliodi Amministrazione ad occuparmi del settore Architettura della Biennale diVenezia e la prima idea è stata di utilizzare la Biennale come laboratorio peranalizzare e cercare di dare forma comprensibile alla nuova dimensioneplanetaria dei comportamenti e delle trasformazioni urbane. Dopo i primimesi di riflessione, le analisi e le intuizioni sull’evoluzione delle città che perun ventennio mi avevano accompagnato, presero forma in una domandainquietante.

Vale la pena di raccontare la storia dall’inizio.

Dopo anni di alti e bassi nelle relazioni con Bruno Zevi, dopo un suo fax incui per la prima volta mi riconosceva qualche merito, da anni vivevo ormaia Parigi, lo chiamo e, come era sua abitudine, mi chiede di andarlo a tro-vare, subito. Era aprile ed eravamo nel 1995. Arrivo a Roma il giorno suc-cessivo. Lo trovo nella sua casa di via Nomentana in piena forma, circon-dato da libri attualissimi e dal suo studio in legno polveroso. Dopo un ten-tativo di abbraccio, abortito sul nascere con la sua solita frase: “abbracciosolo le donne” (ma in ogni caso ci abbracciammo), a bruciapelo mi trafig-ge con: “che cosa farai nei prossimi dieci anni?” Devo dire che ho impie-gato diverse settimane per riprendermi. La domanda, posta in questi termi-ni, non ha grandi risposte, a meno che si metta in discussione molto di quel-lo che si è fatto e pensato prima. Credo che alcune idee per la settimamostra di architettura della Biennale di Venezia sono figlie in linea diretta diquesto “atroce” quesito. In altri termini, era una richiesta d’”altro”. Altrodall’architettura alla quale ogni giorno tentiamo di prolungare una vita dif-ficile, e con la quale viviamo l’intero arco della nostra esistenza, ed altro dalsuccesso dei progetti delle architetture: si trattava di ritrovare la consapevo-lezza che non bastava la qualità degli architetti e delle opere. Sembravaquasi volermi dire che la schizofrenia tra la buona architettura (che si con-tinua a realizzare, e sempre meno di quella di cui ci sarebbe bisogno) e letrasformazioni incredibili delle città, rischiano di allontanarci definitivamen-te dalla nuova realtà.

La Biennale del 2000 a questo punto aveva un tema: “CITTÀ, LESSAESTHETICS, MORE ETHICS”.

Le istruzioni per l’uso consigliano di non cercare spiegazioni etimologiche ofare la filologia di LE, LE. Oppure non pensare che siamo tra le origini delmondo ed il suo futuro. O ancora passare mesi a dibattere se l’Estetica con-tiene l’Etica o viceversa. Spero che a nessuno venga in mente di riprenderein mano le tre critiche kantiane. La risposta è nelle circa novanta installazio-ni che, come deve essere, sono il cuore della mostra. La domanda è posta,e credo che in moltissimi lavori della Biennale ci siano le risposte che aspet-tavamo. Si tratta di un laboratorio di idee, ed è troppo presto per trarre con-clusioni. Per il momento è l’inizio di un processo, di un investimento sul futu-ro.

Le trasformazioni e i cambiamenti ai quali assistiamo sono in molti casiaccompagnati da conflitti, aumento della popolazione urbana, nuove e vec-chie povertà, inquinamento, disperazione, grandi flussi migratori, rifugiati,

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ARCHIVIO_EVENTI

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… ma anche da una grande energia, dalla moltiplicazione delle informa-zioni, da una nuova cultura in cui le differenti origini ed i paesi di apparte-nenza si confondono dando vita, in alcuni casi, ad espressioni e vitalità stra-ordinarie. La complessità delle condizioni oggettive sono testimonianza del-l’accelerazione dei processi e sarebbe un grave errore cercare di “fissarne”i termini: nel momento in cui crediamo di aver colto il principio generaled’ordine, immediatamente scompare come un miraggio. Il “CAOS” non èdisordine ma un ordine “sublime” che nell’evoluzione della fisica trovamaggiori spiegazioni di una semplice geometria. Alle certezze dobbiamocontrapporre i “dubbi”. Come convivere con la fine dei “modelli” possibili?

Gli ultimi tentativi di avere una materia facilmente organizzabile e ordinabi-le, sono naufragati all’inizio degli anni Ottanta. Per la città, come l’abbia-mo conosciuta, si tratta di accettare la fine del “modello militare”, che permoltissime è stato origine, avamposto della “civiltà”, linea di demarcazionetra città e campagna. Pensare di dare un ordine “militare” a megalopoli checontano tra i dieci e i venti milioni di esseri umani è una follia. Trovare chia-vi di lettura per regioni intere che sono di fatto urbanizzate, è ridurre la com-plessità in frammenti di realtà che, seppur veri, non hanno logiche comuni.Le città erano identificate da emergenze urbane o topografiche; oggi lariconoscibilità fa parte delle ultime nostalgie che stentano a morire. Il falso,la copia, sono migliori dell’originale. Si riproduce idealmente quello che èparte dell’immaginario: monumenti, parti di città, luoghi decontestualizzati.La città moderna è accompagnata, almeno da due secoli, dall’abbandonodella campagna e dalla crescita lineare e non reversibile della popolazioneurbana.

La sola “megalopoli” della storia, Roma, aveva in sé la reversibilità dellasua crescita: dopo aver toccato oltre un milione di abitanti, multietnica,multi religiosa, luogo di accoglienza di popoli lontani, arriva nell’altomedioevo a contare non più di 30.000 abitanti. La città viene abbandona-ta. Roma, che in un furore di “decontestualizzazione” aveva riprodottomonumenti greci, asiatici ed egizi, sculture greche all’origine di bronzo inmarmo, modello inconscio di Las Vegas, scompare dalla scena. VillaAdriana, collezione e plagio di monumenti noti ai quattro angoli della terra,viene inghiottita dalle tenebre. L’architettura autoreferenziale, con lo sguar-do rivolto perennemente indietro nel tempo, non ha più interesse: viviamotutti in una border-line con sconfinamenti ed incursioni continue. Il motoondulatorio con il quale si può sintetizzare il nostro modo di procedere hacome costante la curiosità e le informazioni di universi lontani. Stiamo pas-sando da una posizione critica, forse aristocratica, esterna al “Magma”delle infinite relazioni ed interferenze, a navigare e muoverci insieme ad una“materia” sconosciuta, piena di energia e contraddizioni. Gli spostamentiprogressivi minimi sono anche i nostri, e nel contempo da noi prodotti. Lascelta è dunque sempre la stessa: essere parte del processo, oppure conti-nuare, in uno stato di perenne pacificazione, a vivere all’esterno.

La rappresentazione di questo “magma” mi affascina. Lo si ritrova nel mani-festo, tra le installazioni dei partecipanti, tra le immagini dei trecento metridello schermo alle Corderie, nel sito-web: tracciati invisibili, ci rimandanoal nomadismo degli aborigeni australiani, con lingua comune, poesie/canti,ma non scrittura. Sembra l’origine della materia, informale, molecolare, inperenne movimento, “magma” di conflitti, di “forme liquide”. Visioni nottur-ne, nelle lunghe ore di volo, di città che scorrono in notti chiare come “fila-menti”, sorgenti luminose, “ragni” che si scompongono in mille direzioni.Visioni dal satellite, immagini gassose in cui il molto grande è simile all’in-finitamente piccolo. Altra riflessione. La passione dell’architettura virtualeper le “masse liquide”, “informi”, produce naturalmente una strana archi-tettura organico/virtuale. Sembra alla fine riprodurre con testardaggine lastruttura profonda della “vita”. Costruisce frammenti e dettagli minuti, visce-re e organi. Non si tratta più di mostrare l’esterno dell’uomo, la sua intro-vabile centralità, ma il meccanismo vitale, l’alchimia ed il soffio vitale.L’uomo, scampato ad una insulsa centralità, si ritrova ad essere “oggetto”di investigazione, parte di un invisibile laboratorio. All’inizio di questo seco-lo ci ritornano, in altro modo, gli interrogativi e le speranze del precedente.Per le avanguardie, l’industrializzazione rappresentava il mito della velocitàe del volo, ma anche la possibilità di liberare un numero maggiore di abi-tanti dalle necessità materiali e di riprodurre l’arte in innumerevoli esempla-ri rendendola disponibile a grandi masse. Il risultato, tra guerre, conflitti,crisi economiche ed intolleranza, è noto a tutti. Un’altra volta, con grandesimmetria, si riproduce il quesito. L’informazione e le comunicazioni posso-no essere utilizzate, attraverso le nuove tecnologie, come AIUTO per dareagli uomini opportunità maggiori, oppure tutto questo può essere manipo-lato contro la stragrande maggioranza degli esseri viventi? Credo che esi-stano condizioni straordinarie e risorse mai messe in campo prima, si trattadi utilizzarle con attenzione ed indirizzare le energie per iniziare a risolvereuna buona parte delle contraddizioni e dei conflitti. L’attenzione di questaBiennale di Architettura verso le megalopoli cerca di trovare una scala diintervento che, dopo le utopie e gli inizi del movimento moderno, non ciappartiene più.

La prima considerazione emersa dopo aver girato undici video in altrettan-te città, è l’assoluta bivalenza e ambiguità: possono mostrare immagini dicittà come stereotipi classici, turistici, pittoreschi, etnici, colti, oppure le con-traddizioni e la crudeltà di cui la città sa essere sapiente spettatrice. Per ognicittà prende corpo, da un pulviscolo impalpabile, la favela oppure un cen-tro di affari, uno shopping center o i quartieri della disperazione. Vicino allo“stocking exchange”, folle di marginalità estrema. Stranamente mi sembradi ritrovare descrizioni del romanticismo sociale francese dell’Ottocento.Calcutta, megalopoli sterminata, dopo l’abbandono progressivo delle strut-ture pubbliche e dei servizi collettivi, trova quasi una forma molecolare divita, di organizzazione, di lavoro, di piccole minuziose forme di imprendito-ria privata. Forme autonome ed anarchiche in cui la non appartenenza allaforma stato trova un naturale scenario nelle individualità e nelle energie cheil sistema/non sistema sprigiona. Questo “magma” vitale nel quale navigauna nuova forma di vita e organizzazione delle relazioni tra uomini, attra-versa inesorabilmente tutte le società, le più ricche e le più povere, le piùtecnologicamente avanzate e le più arretrate: assistiamo alla fine della“centralità” dei governi?

Le contraddizioni interne sia alle società avanzate che alle società più pove-re aprono faglie di ogni tipo: la tecnologia e le reti informatiche sono oggiestremamente più disponibili e meno sofisticate di dieci anni fa. Gli Hackerspossono annidarsi in qualunque lembo estremo di terra, con strumenti sem-plici possono creare danni immensi, dimostrando, se ce ne fosse bisogno,la fragilità di un sistema che in alcuni casi è estremamente discriminante. Ilmondo più avanzato è sempre il più esposto. La fragilità strutturale è com-plementare allo sviluppo degli strumenti di controllo. La crescita incontrol-lata nelle megalopoli del terzo mondo o nei paesi emergenti si accompa-gna al furore distruttivo di porzioni incredibili del pianeta: il processo sem-bra inarrestabile oltre che sfuggito ad ogni controllo. Se fossimo cinicipotremmo con leggerezza affermare che la struttura anarchica di aggrega-zione delle favelas latinoamericane sia molto più interessante di qualunquealtro tentativo di architettura sociale organizzata e programmata. Come inmolte forme di costruzione spontanee, anche in questo caso le relazioni el’identità geografica fanno parte di un’idea di insediamento di grande uma-nità. Luoghi di disperazione e di “non integrazione”, accumulatori di ener-gie, le forme di aggregazione dettate dall’illegalità comunicano necessità,istinto di sopravvivenza, bisogno individuale e collettivo di essere parte diuna comunità. I drammi di profughi, rifugiati ed emarginati, dà vita a veree proprie città “clandestine”, visibili, fortemente radicate nel territorio, uffi-cialmente non riconosciute, ma di fatto laboratorio vivente di nuove relazio-ni.

La fine del modello unico, RAZIONALE, da introdurre come sistema ordina-tore, altro non è che la fine della concezione “militare” della città comeluogo di difesa. Il MODELLO MILITARE URBANO, con il piano e la pianifi-cazione, non resiste all’energia di un “magma” in costante mutazione.Qualunque struttura rigida salta in mille pezzi: sopravvive solo chi ha l’in-telligenza di modificarsi insieme. Prendendo energia ma anche rimandan-dola. Le risposte di questa Biennale-laboratorio sono in parte contenutenelle domande. Gli architetti, artisti e fotografi hanno mostrato una grandevitalità, le cui proposte possono essere riassunte in tre gruppi.

AMBIENTE, come oggetto e soggetto di riflessione; SOCIALE, attenzionealle trasformazioni attuali; TECNOLOGICO, informazione, comunicazione,rete, virtuale. Potremmo a questi aggiungere un quarto: la sintesi dei tre pre-cedenti.

CONCLUSIONE

Le idee e l’impegno di tutti i partecipanti alla settima mostra di architetturadella Biennale di Venezia sono stati notevoli e generosi. Voglio ringraziarecoloro che hanno animato la mostra on-line, gli studenti e gli architetti chehanno inviato idee e progetti per il concorso della Città del Terzo Millennio,i partecipanti ai consigli di orientamento, i padiglioni nazionali ed infine ungrazie particolare agli autori delle installazioni e opere presenti in questaMostra. Un ringraziamento al Presidente Paolo Baratta, con il cui entusia-smo c’è un contagio reciproco e continuo, a Massimo Coda, coordinatore,a Dario Ventimiglia e a tutto il personale della Biennale che ha contribuitoalla realizzazione della Mostra. Va un caldo ringraziamento anche aDoriana ed ai miei collaboratori più vicini che in questi mesi hanno condi-viso le difficoltà ma anche l’entusiasmo di contribuire alla realizzazionedella Biennale di Architettura del 2000: Pino Brugellis, Cettina Schepis,Michele Azzopardi; un grazie affettuoso a mia figlia Elisa che ci ha aiutatoin tutto questo lungo periodo con ostinazione e passione.

(MASSIMILIANO FUKSAS)

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PARTECIPAZIONI NAZIONALI

ARGENTINA – Etica ed estetica degli ambienti urbani nel ventunesimo seco-lo.

Commissario, Jorge Glusberg. Partecipanti, Mario Roberto Alvarez e asso-ciati; Antonini-Schon-Zemborain e associati; ArX Arquitectura (GonzaloNavarro, Hugo Alfredo Gutiérrez, Patricio Martin Navarro, Héctor Farina,architetti); Baudizzone-Lestard-Varas, architetti; Gradel, Blinder e Janches,architetti associati; Mariano Bilik e associati; Mario Roberto Álvarez e asso-ciati; Architetto Roberto Converti (Direttore di Puerto Madero Corporation);Studio Grupo Tres (Dergaraberian-Frangella-Del Puerto-Parodi-Sardin-Ferrari-Frangella, architetti); Goldman/Gómez Luengo e associati (José LuisÁlvarez y Carlos López Neris, architetti; Studio associato Cartuccio, Laguna,Lebuis; Hampton/Rivoira e associati (Miguel Pérez architetti associati); Lier-Tonconogy architetti; Manteola-Sánchez Gómez-Santos-Solsona-Sallaberry; Jorge Prieto-César Lopez Osornio architetti; Rafael Viñoly archi-tetti; Urgell-Fazio-Penedo- Urgell-Llauro.

Argentina-Museo di arti visuali di Fortabat - Rafael Vinoly architetti.

AUSTRALIA – City of Fiction (Città di finzione).

Commissario: Leon van Schaik; Architetti: Lyons (Corbett Lyon, CameronLyon, Carey Lyon).

Lyons, Installazione, 7. Biennale di Venezia

Il progetto esplora le riflessioni attuali dello studio Lyons sulla pratica archi-tettonica, in particolare ciò che esso vede come la tendenza crescente nel-l’architettura, di incorporare un’immagine invece di perseguire la puraastrattezza o la funzionalità del progetto. Lyons ha costruito due pareti for-mate da immagini impresse su cartoline sistemate a guisa di mattoni.L’unione delle piccole immagini formano la raffigurazione della città diMelbourne. Lo spuntare del Sole al centro dell’immagine determina ciò cheLyons definisce ‘un’utopistica e sublime qualità’, suggerendo una visione

positiva delle città come luogo dell’attività umana.

BELGIO – Homeward (Verso casa). Architettura contemporanea nelleFiandre.

Commissario: Katrien Vandermarliere, Architetti: Erik Van Belleghem, WimCuyvers, Stéphan Beel, Paul Robbrecht & Hilde Daem in collaborazione conJosé Van Hee, Xaveer De Geyter, Willem Jan Neutelings, Guy Châtel in col-laborazione con Marc de Kooning, Ronny De Meyer & Lut Prims; Idea del-l’esposizione: Steven Jacobs, Maarten Delbeke, Katrien Vandermarliere;Design dell’esposizione: Erik Van Daele; Video: Terenja Van Dijk.

Xaver De Geyter, Progetto per lo svincolo Europa, 1997-’98

Una selezione di nove edifici ed un progetto di pianificazione urbanisticaper costituire una panoramica di opere architettoniche realizzate nelleFiandre negli ultimi dieci anni. Il tentativo di sviluppare un paradigma del-l’architettura contemporanea basato sulla pianificazione urbanistica è statostimolato dall’approvazione, da parte del parlamento fiammingo, del Pianodi Strutturazione Ambientale delle Fiandre, attraverso cui c’è la volontà didare forma concreta ad un intervento coerente a favore del frammentatopaesaggio delle Fiandre.

BRASILE – Architettura, città e territorio.

Commissario: Carlos Bratke; Curatore: Glória Bayeux; Curatore aggiunto:Rosa Artigas; Commissario aggiunto: Jens Olesen; Architetti: Paulo Mendesda Rocha, João Filgueiras Lima (Lelé).

Mendes da Rocha, Città sulle sponde del fiume Tietê, 1980

Filgueiras, Asilo Bom Juá in ferro-cemento, Salvador, 1987

Il lavoro degli architetti scelti affronta eticamente il tema della città, infatti,le loro opere sono la risposta decisa alle attuali correnti esclusiviste dell’ar-chitettura e dell’urbanistica. Altresí, non evoca modelli bensí idee la cuiforza sta tutta nella capacità di trasformare un luogo. Mendes da Rochaconsidera la città come sede privilegiata delle relazioni umane e per la pro-duzione di conoscenza opponendosi allo spirito d’avventura coloniale e aquelle proposte d’élite che segregano, escludono e separano le persone, leregioni e i continenti. João Filgueiras Lima, basa la sua ricerca sul rigoretecnico che unisce con proposte estremamente creative. È riuscito a traccia-re un sentiero personale nel contesto dell’architettura brasiliana elaboran-do soluzioni nel campo della prefabbricazione che non esclude la qualitàestetica.

CANADA – Un dictionnaire…(Un dizionario…).

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Commissario: Phillis Lambert; Architetto: Melvin Charney.

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Charney, Installazione 7. Biennale di Venezia

Guardare il sistema dall’esterno è illuminante, poiché apporta sempre giu-dizi freschi e acuti. Gli eventi inattesi trasmessi via cavo - servizi, notizie,fotografie - selezionati, classificati e incollati da Charney al fine di costruireil suo dictionnaire ci provocano uno “shock del riconoscimento”, consen-tendoci di osservare l’architettura al di fuori della sua rappresentazionecome monumento isolato. Un dictionnaire… presenta il monumento delventesimo secolo come materiale in continua evoluzione, direttamente coin-volto nel flusso della vita.

REPUBBLICA CECA e REPUBBLICA SLOVACCA – Formato carta da parati:Paesaggio, Insediamento, Popolazione, Dimora: le Repubbliche Ceca eSlovacca nel 20° secolo.

Commissari/Partecipanti: Jirí Ševcík, Imro Vaško, Marian Zervan.Coordinatori: Alexandra Homol’ová, Rodomíra Sedláková. Con la coope-razione della Galleria Nazionale di Praga e Nazionale Slovacca e con ilsostegno del Ministero della Cultura Ceco e Slovacco.

Dimora a pannello , Muro, Il problema dell’edilizia abitativa, Disastri,Rifugi, Dimora di villaggio (Reflex).

Dimora tradizionale/Contesto Riabilitativo/Margini e Consapevolezza delleEsteriorità. Dopo le sollevazioni del 1989 si è avuta una trasformazione del-l’intera struttura spaziale dell’ex-Cecoslovacchia, derivante dai cambiamen-ti politici, sociali ed economici verificatisi nei paesi post-dittatoriali dell’ex-blocco dell’Europa orientale. Ciò ha comportato un cambiamento delloschema di rappresentazione nell’architettura e cambiamenti strutturali dellefunzioni e dei valori dell’architettura. L’architettura nell’Europa dell’Est operain un contesto sociale completamente riformulato ed esprime il crollo dellaprassi costruttiva stabilita e la fine del controllo su di essa, così come l’in-debolimento del programma statale di edilizia abitativa nelle RepubblicheCeca e Slovacca di nuova formazione. Il concetto di edilizia abitativad’avanguardia è stato programmaticamente ristretto alla produzione in seriedi blocchi di appartamenti prefabbricati che hanno formato una parteessenziale della produzione edilizia statale, venendo a costruire una sorta ditipologia di dimora standard per i paesi ex socialisti. Ma le ideologie chepermeano questa immagine di dimora sono crollate e i nuovi limiti dellanormalità post-dittatoriale sono il libero mercato, la deregulation dei prezzie la privatizzazione. Una delle domande chiave è: dove possiamo trovareimmagini appropriate per analizzare la nostra situazione nel periodo di tran-sizione?

DANIMARCA – Transizioni: spazio nella città dispersa.

Commissario: Cartsen Juel-Christiansen. Architetti: Tage Lyneborg, SteenHøyer, Jens Kvorning, Niels Grønbæk, Svein Tønsager, Kristine Jensen,Anders Abraham, Anders Munck, Poul Ingemann. Coordinazione: DanishCentre for Architecture. Design dell’esposizione: Arne Kvorning Disign &Komunikation.

Kristine Jensen, Esplanade per un luogo di margine vicino al Sydhavn(Modello).

Nell’ultima metà del secolo, in cui lo spazio urbano si è così veementemen-te espanso, si è dato per scontato, rispetto al progresso della società, chele condizioni materiali migliorassero e che il senso di fiducia nella societàda parte della popolazione aumentasse. Si sono questi obiettivi concretizza-ti in qualche immagine urbana riconoscibile? Forse solo nella nuova cittàeuropea: lo spazio urbano ha rivelato le dimensioni implicite nella sua evo-luzione, espandendosi simultaneamente sul paesaggio. Lo spazio urbaniz-zato sta per essere chiuso nella sua stessa forma. I progetti presentati alpadiglione danese si occupano di zone di confine e della rottura tra diffe-renti elementi dello spazio urbano.

GERMANIA – (StadtWende) La trasformazione di una città.

Commissario: Thomas Herzog.

Lavori in corso alla stazione della metropolitana di Potsdamer Platz (PhotoErik-Jan Ouwerkerk)

Basata su un’idea di Hans Stimmann, direttore del Senato Edilizio di Berlino,la mostra illustrerà gli enormi cambiamenti avvenuti nel centro di Berlino dal1940 al 2000.

REPUBBLICA DI ESTONIA

La Città simulacro: una visione concettualizzata dello sviluppo dell’ambien-te urbano nell’Estonia degli anni ‘90.

Commissario: Anu Liivak. Curatore: Anders Härm, Tarmo Maiste.Partecipanti: Anders Härm, Jaak Kilmi, Arme Maasik, Andres Maimik, TarmoMaiste, Vonsuck.

Analizzato sullo sfondo degli sviluppi che hanno interessato l’Estonia nell’ul-timo decennio, il concetto generale di base per questa Mostra appare piut-tosto problematico, se non addirittura contraddittorio. Per un verso il crollodell’Impero Sovietico ha aperto le frontiere al libero contatto con l’architet-tura internazionale. Secondo gli estoni, questa nazione appartieneall’Europa; abbiamo iniziato a copiare il linguaggio dell’architettura euro-pea e siamo entrati in un processo di dialogo più chiaro ed articolato conle idee predominanti, a livello mondiale, per quanto riguarda l’architettura

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pea e siamo entrati in un processo di dialogo più chiaro ed articolato conle idee predominanti, a livello mondiale, per quanto riguarda l’architetturae la progettazione della città.

IRLANDA– Sito in costruzione (Ireland N3).

Commissario: Raymund Ryan. Architetto: Tomás de Paor con il supporto diBord na mon fuels limited.

Tomás de Paor, ‘N3’

Con questa sua prima presenza alla Biennale di Venezia, l’Irlanda intendenel vero senso del termine preparare il terreno per le future apparizioni aquesto prestigioso evento. L’intenzione è quella di segnalare con un singo-lo gesto alcune tematiche affrontate attualmente nell’architettura e nelleprogettazioni realizzate in Irlanda.

SPAGNA – Tenete duro maledetti!.

Commissario: Alberto Campo Baeza. Commissario aggiunto: EduardoPérez Gómez. Architetti – la generazione dei quarantenni: Jesús AparicioGuisado, Sol Madridejos, Juan Carlos Sancho Osinaga, Emilio Tuñón, Luis

Moreno Mansilla, Atzu Amann, Andrés Cánovas, Nicolás Maruri, M. JoséAranguren, José Gonzáles Gallegos, Beatriz Matos, Alberto MartinezCastillo, Fuensanta Nieto, Enrique Sobejano, Ángela García de Paredes &Ignacio García Pedrosa, Iñaki Ábalos, Juan Herreros, Foreign OfficeArchitects Ltd (Farshid Moussavi, Alejandro Zaera-Polo), Pere Joan Ravetllat,Carme Ribas, Rafael Aranda, Carme Pigem, Ramón Vilalta, ActarArquitectura, Jesús Irisarri, Guadalupe Piñera, Alfredo Payá, Javier García-Solera, Juan Domingo Santos, José Morales, Juan Gonzáles Mariscal,Ignacio Rubiño, Pura García Márquez, Luis Rubiño. La generazione dei tren-tenni: Raúl del Valle Gonzáles, Eduardo Pérez Gómez, Juan Llorente,Miguel Ángel Sánchez, Iñaqui Carnicero, Alejandro Virseda, HéctorFernández Elorza, Manuel Sánchez Vera, Pedro Pablo Arroyo Alba, IgnacioMartin Asunción, Manuel Collado, César Jiménez Benavides, José M.Hurtado de Mendoza, Andrés Jaque, Miguel Bernardini, Antón García-Abril, Ibón Bilbao, Marta Peris, Caterina Figueroa, Noelia Portugal, Frágil(Eugeni Bach, Ricardo Devesa, Amadeu Santacana), José Ángel CarreiraMontes, Marta Orts Herrón, Carla Sentieri, Omarremenderia e Juan CarlosTrullenque, Teresa Escrig Melia, Sandra García-Prieto Ruiz, AlejandroMuñoz Mirans, Julio Barreno Gutiérrez, Salvador Cejudo Ramos.

I maledetti costruiranno la città del terzo millennio. L’unum, il verum ed ilbonum invocati dai classici non sono, in definitiva, quello che anche Fuksasinvoca per la costruzione di questa città nuova, questa città etica, che saràcostruita dagli architetti ancora indenni, che resistono e che io chiamomaledetti.

FRANCIA – All’ombra dell’etica.

Commissari: François Geindre, Henri-Pierre Jeudy, Jean Nouvel, HubertTonka; Architetti: Jacques Hondelatte, Anne Lacaton & Jean Philippe Vassal,Matthieu Poitevin (Studio Art’M), Rudy Ricciotti, François Roche & StéphanieLavaux (R&Sie.D/B:L).

GRAN BRETAGNA – Alsop & Stormer: l’arte nella comunità.

Commissario: Andrea Rose. Commissario aggiunto: Brendan Griggs.Architetti: Alsop & Stormer, David Chipperfield, Branson Coates, ZahaHadid.

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1- Künnapu & Padrik AS, Sede centrale della Siim & Kreis Hansabank. 2 -

Spagna. Actar arquitectura, Barcellona

Francia, Padiglione Biennale

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David Chipperfield, Palazzo di Giustizia-Salerno; Città delle CultureAnsaldo-Italia; Casa a Martha’s Vineyard-USA

Il ruolo dell’arte nella comunità si è ampliato, così come il concetto di pra-tica dell’arte. In passato l’espressione “arte della comunità” era guardatocon sospetto dai circoli delle “Belle Arti”, quasi come se rivestisse scarsaimportanza, oggi invece sta assumendo una rilevanza che la riscatterà dalladefinizione di attività “marginale”.

REPUBBLICA DI ARMENIA

Commissari: Ashot Haykazun Grigoryan, Arà Zaryan. Architetti: LevonVartanyan, Garegin Yegoyan, Isahak Nersysyan.

Vartanyan, Linee generali dello sviluppo architettonico e spaziale e dellaristrutturazione del centro di Yerevan-progetto basico

La situazione contemporanea dello sviluppo urbano della città di Yerevan,la capitale dell’Armenia, è molto complessa. La struttura della città si è for-mata nel corso di molti secoli, dal 782 a.C. fino ad oggi. La principale sfidadi questo progetto è di sviluppare una nuova immagine per la città, pur con-servando i suoi valori storici e le sue peculiarità. Il punto di partenza perogni sviluppo contemporaneo è il piano maestro denominato “Città giardi-no”, elaborato da Alexander Tamanian e parzialmente realizzato nel 1924.

CROAZIA – La trasparenza dell’iperreale.

Commissario: Velimir Neidhardt. Architetti: Penezic & Rogina.

Penezic & Rogina, Interspazio per inter-tempo

L’ambiente elettronico ha esteso i nostri sistemi nervosi oltre gli spazi corpo-rativi. Nelle nostre società liberali e permissive, con i mezzi ed i gingilli dellaterza era della macchina, creiamo quotidianamente mondi di realtà virtua-le, che sono un dato di fatto indiscutibile e rappresentano una realtà piùreale del reale. Oltre a sviluppare l’ecologia dell’ambiente artificiale, l’ar-chitettura dovrebbe dare luogo ad una cultura più sensibile, (audio-tattile)in cui movimento, velocità e dimensione divengano irrilevanti.

GRECIA

Commissario: Elia Zenghelis. Architetti: Yannis Aesopos, AndreasAngelidakis, Iro Bertaki, Caterine Diakomidis, Penelope Haralambidou,Nikos Haritos, Demetrios Issaias, Maria Kokkinou, Takis Koubis, AndreasKourkoulas, Nikos Ktenas, Christina Loukopoulou, Pantelis Nicolacopoulos,Marcos Novak, Costis Paniyiris, Tassis Papaioannou, Alexandros Patsouris,Zoi Samourka, Athanasios Spanomaridis, Dimitri Tsakalakis, KaterinaTsigarida, Sofia Vyzoviti, Ioannis Zachariades, Aris Zambicos, con il suppor-to di Alas, Studio Pangaia, Axon Airlines, Stilvi.

Marcos Novak, veduta dell’installazione

L’obiettivo di questa esposizione è di dimostrare il potenziale, la visione e iltalento di una generazione emergente di architetti greci, con il nuovo seco-lo quale trampolino di lancio.

UNGHERIA – Verso una nuova Atlantide.

Commissario: Janos Gerle. Vice Commissario: György Szegö. Partecipanti:Géza Maróti, L’Associazione Károly Kós, István Gellér, La società del CaffèUngherese, L’Istituto Journeyman dell’Associazione Károly Kós, Kecskemét,Kosice, Frigyes König, Studio di Architettura Kör, Imre Makovecz, TamásNagy, Ágnes Németh, István Orosz, Studio di Progettazione del PaesaggioPagony, Il Gruppo Pécs, Anna Perczel, Marko Pogacnik, Janos Romvári,Subotica, Török and Balázs, con il supporto di Arcadom, Bausystem, Bonex,Hungarian Gallup Insiture, Váti, Latidea, Fenyátherm, Termonivo, Zolivili,Profivill, Narva.

Géza Maróti, l’architetto progettista del padiglione ungherese dellaBiennale di Venezia, si è occupato per vent’anni dello studio della culturadell’Atlantide affondata, e nel suo lavoro di storia culturale, ancora da pub-blicare, ha fatto la ricostruzione della capitale. Il modello all’ingresso dellamostra è esposto in onore dell’architetto, nato 125 anni fa. La cultura di

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Atlantide è simbolo dell’armoniosa e fruttuosa convivenza dell’Uomo edella Terra. L’affondamento di Atlantide è un avvertimento che richiama l’at-tenzione sulle conseguenze dello scioglimento di quest’armonia. La civiltà dioggi e con essa la cultura urbana millenaria di nuovo corrono il pericolo diessere annullate. L’uomo, spinto dall’idea fissa dello sviluppo e dallacostante voglia di qualcosa di nuovo, ha perso il rapporto sensibile e vivocon le forze della Terra e del Cosmo. L’antico ordine interno delle città, illoro equilibrio con l’ambiente sono stati straziati e distrutti dalla politicaurbana, sensibile solo alla sfera materiale e diretta dagli interessi economi-ci. Il messaggio di questa Biennale è che la coscienza e la responsabilitàdegli architetti sono assolutamente indispensabili per trovare la via d’uscitadalla crisi. La Nuova Atlantide costituisce la ricostruzione dell’unità spiritua-le dell’Uomo e della Terra. L’architettura deve basarsi sull’antica saggezza!L’uomo, soprattutto l’architetto, deve sviluppare delle capacità per sentire isistemi di energia che riempiono di vita la Terra. Ogni costruzione è un attodi distruzione e agisce contro la vita se non esprime le forze della Terra.Ogni attività di trasformazione dell’ambiente contribuisce alla ristabilizzazio-ne dell’equilibrio della Terra se essa nasce dall’affettuosa comunicazionecon gli esseri viventi visibili e invisibili della Terra, con gli spazi della vita.

Ungheria, Padiglione Biennale

EGITTO – La rinascita della Fenice: una visione per un Cairo cosmopolita.

Commissari: Mohammed Gamal El-Din Bakri, Akram El Magdoub.Architetto: Tarek Naga.

Tarek Naga, Condizione liscia

Alla vigilia del ventunesimo secolo, il Cairo è all’inizio di una nuova era nelsuo lungo sviluppo. Questo comporta una nuova spinta al cambiamento,più potente di quella di Alessandro Magno o Cesare al delta del Nilo. I ventidella globalizzazione stanno soffiando e poche città al mondo sono nellastraordinaria posizione di gareggiare per un ruolo preminente all’internodella nuova equazione. Economicamente, culturalmente e politicamente staemergendo un nuovo tipo di città, la cosmopoli. La storia urbana del Cairoè una testimonianza-archetipo di una metropoli formata dalle forze dellasua geografia. Ma un’accurata lettura rivela una “geofilosofia” che trascen-de la pura morfologia del posto. Pertanto la “meta-geografia” diventa lostrumento essenziale per ogni approccio ad una visione della sua crescitafutura. Storicamente, l’Egitto e, in particolar modo, Il Cairo (Memphis-Heliopolis-Fustat) hanno costituito l’archetipo della condizione sedentaria(in contrasto con la condizione nomade). Nella similitudine deleuziana, IlCairo rappresenta uno spazio striato circondato da uno spazio vasto e

“liscio”. La metropoli emergente e in rapida ascesa è ora obbligata adespandersi nello spazio liscio mentre assimila simultaneamente il crescentefenomeno del nomadismo globale. Il Cairo non può non soddisfare la pre-tesa di essere solo una metropoli oberata; sta costantemente trasformando-si in una cosmopoli alla disperata ricerca di un’intuizione. Negli anni dellarivoluzione dell’informazione e della globalizzazione, una visione per IlCairo diventa una questione di vita e di rinascita. Il risveglio della Fenice èormai atteso da molto tempo.

OLANDA – Città privata/Casa pubblica.

Commissario: Kristin Feireiss. Commissari aggiunti: Herman van Dongen,Angela van der Heijden. Design del padiglione: NI. Architects. Equipe inter-disciplinare: Installazione video: One Architecture and Elisbeth Dijkstra.Film: Anna Abrahams, Jan Frederik Groot, Maria Mok, Rongvrong founda-tion. Fotografia: Nico Bick. Design degli interni: Copray & Scholten andDumoffice. Rivista del NL Lounge De-Fence: Rianne Makkink, HermanVerkerk, Jop van Bennekon. Sito web del NL Lounge: JustSchimmelpenninck. Consulente multimedia: Willelm van Veelden. In coope-razione con la Rijksacademie van beeldende kunsten: vari artisti, ospiti. DalNetherlands Architecture Institute: Angela van der Heijden, Angela Grasso,Sarah van der Pijl, Rob van Leeuwen, Herman van Dongen, Godard vanRandwijck, Roderick Guèpin.

Firepatio

Il padiglione olandese presenta ai visitatori un problema che non solo neiPaesi Bassi ma in tutto il mondo sta esercitando una grande influenza sullavita sociale e urbana: i progressi della tecnologia, dell’economia e dellasocietà stanno eliminando la distinzione tra la vita pubblica e quella priva-ta e porteranno ad una nuova relazione tra le due sfere. L’argomentoapprofondito è l’effetto sull’architettura e sulla pianificazione urbana della“privatizzazione” della sfera pubblica e viceversa.

GIAPPONE – City of Girls (La città delle ragazze).

Commissario: Arata Isozaki. Curatore: Kazuko Koike. Commissario aggiun-to: Masayuki Kuriyama. Architetti: Kazuyo Sejima, Ryue Nishizawa. Artstiinvitati: Kosuke Tsumura, Hellen Van Meene, Yayoi Deki.

1-2, Hellen van Meene Untitled, 2000 – courtesy: Gallery Koyanagi,Galerie Paul Andriesse

L’idea alla base di questa presentazione è scaturita da discussioni che sisvolsero nel 1999 fra il Commissario, Arata Isozaki, e me, curatrice del

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padiglione giapponese. Convenimmo che il tema di Fuksas “Meno estetica,più etica” ci sollecitava a ripensare la nostra concezione di sistema urbano,spingendoci verso una struttura che fosse conforme e contribuisse all’imma-gine complessiva della nostra epoca. Mi sembrava un concetto particolar-mente importante per il Giappone, dove i luoghi della politica, dell’econo-mia, dell’istruzione e quelli sociali sono logorati da “affaticamento struttu-rale”, e molte loro parti sono rovinate ed esposte. Da quale pulpito possia-mo noi giapponesi predicare un’etica? “Noi possiamo solo pensare algenere” mi disse Isozaki. “In questo caso, voglio concentrarmi sulle ragaz-ze”, gli risposi. Perché? Per prima cosa lasciatemi definire come Girl quellosplendido periodo di esistenza che la ragazza attraversa prima di rimanerecatturata all’interno di un sistema di generi, prima della separazione delmaschile e del femminile. Le ragazze attualmente sono più sradicate. Nelsistema delle famiglie giapponesi, il gruppo familiare a conduzione paternaè scomparso da tempo. Oggi esse sentono che il loro unico bastione didifesa è il loro corpo: fluttuano e vagano per tutta la città. Non esiste unadecisione consapevole che separa ciò che è dentro da ciò che è fuori. Ècome vivere nel mezzo di un ambiente costantemente sottoposto a lucefosforescente: tutto sembra uguale e indistinguibile a questa creatura, laragazza, benché sia a proprio agio nella situazione, non sa bene comecomportarsi in questa luce.

PAESI NORDICI: FINLANDIA – L’altra Helsinki - L’altra faccia dell’architet-tura della città (Città di pietra).

Commissario: Kirsi Leiman. Architetto: Juha Ilonen. La partecipazione fin-landese è organizzata dal Museo d’architettura finlandese.

Juha Ilonen, Pietrarinkatu 15

La struttura urbana di Helsinki è caratterizzata dalla sua collocazione sulMar Baltico. Il centro è su di un promontorio – in realtà si tratta di un arci-pelago, in quanto il Mar Baltico si apre proprio a sud delle isole fortificateSuomenlinna. Con il procedere dello sviluppo urbano, i terreni edificabilisono aumentati riempiendo piccole baie poco profonde tra le isole e lungola spiaggia. La base di pietra della città ha in realtà ingoiato più di ventiisole, la cui esistenza nelle profondità della città viene ricordata agli attualiabitanti soltanto dai nomi delle strade e delle piazze. All’inizio del 21° seco-lo, tali operazioni sono ancora in corso, in quanto vi è molta richiesta di ter-reni edificabili. Un’altra caratteristica tipica della città è quella derivata dalloscontro tra l’uomo e la natura. L’imposizione della struttura a griglia sullatopografia del territorio collinare e granitico ha creato spazi urbani sorpren-denti tra gli isolati della città.

La Finlandia presenta anche Spazi concreti - I lavori degli anni sessanta del-

l’architetto Aarno Ruusuvuori

“La costruzione inizia dalla distruzione. Inserire un nuovo elemento in uncontesto già esistente è sempre una forma di violenza. Ciò che esistevaprima, svanisce. È una verità che riguarda le opere inserite nei paesagginaturali come quelle circondate da altri elementi architettonici. Il nuovo puòdiventare elemento di disturbo per l’ambiente, o suo necessario comple-mento, dipende dall’artefice dell’opera, dal suo senso etico del lavoro,dalle sensibilità delle sue intenzioni e dal suo talento artistico”.

PAESI NORDICI: NORVEGIA – Multi-pli-city: Futuring Filipstad (Molte-pli-città: futurizzando Filipstad).

Commissario: Reiulf Ramstd. Architetti: Reiulf Ramstd, Thomas Fagernes,Eirik Ryssgárd, Mette Røsbekk, Espen Surnevik, Cecilie Wille.

Studi strutturali

Viviamo in una città di nuove realtà. Lo spazio concettuale della tecnologiaha creato un nuovo regno, nel quale lo spazio fisico viene trasgredito daquello virtuale. Vengono create nuove reti di comunicazione che ridimensio-nano il ruolo della città. Questa diventa, pertanto, un luogo di intratteni-mento e di rappresentazione piuttosto che la catalizzatrice delle funzioni tra-dizionali. La maggior parte della nuova attività edilizia è filtrata attraverso lalente della modificazione e del consumo. Stiamo continuamente creandouna cultura di simulazioni in cui controllo, sicurezza e segregazione diven-tano gli aspetti dominanti della vita cittadina. Paradossalmente, il bisognodi spazi fisici che evochino sentimenti ed emozioni non diminuisce. Il surpluserotico della città scaturisce dalla capacità dei luoghi, non dalle loro strut-ture fisiche. La capacità di aree diverse di sviluppare una propria atmosfe-ra e fare riferimento alle proprie condizioni ambientali è essenziale. Il pote-re di uno spazio o di un oggetto deriva dalla sua autenticità, più che dallasua immagine o dimensione.

PAESI NORDICI: SVEZIA – Bo01 City of Tomorrow (Bo01 Città del doma-ni).

Commissario: Joran Lindvall. Architetti: Santiago Calatrava, Ralph Erskine,Gert Wingárdh, Kai Vartiainen, MRY – FFNS, Malmö, Kim Dahlgaard e TueTraerup Madsen.

“Bo01 City of Tomorrow” sarà la più grande esposizione europea e costi-tuirà un’attrazione a livello mondiale; il tema centrale di questa importanteesibizione è l’uomo nell’architettura. Sono prese in esame le esigenze sen-

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sitive ed emotive dell’uomo all’interno del proprio ambiente fisico. “La cittàdel domani in una società dell’informazione ecologicamente sostenibile e inun’epoca di benessere”: questo è il tema di Bo01.

AUSTRIA – “Austria – Forum di Architettura per architetti internazionali” èdiretto a stranieri che insegnano, progettano e costruiscono in e perl’Austria. Area di Tolleranza. Per la pace e la libertà dell’arte contro il raz-zismo e la xenofobia.

Commissario: Hans Hollein. Architetti: Ben van Berkel, Peter Cook e ColinFournier, Norman Foster, Massimiliano Fuksas, Zaha Hadid, Greg Lynn,Tom Mayne, Jean Nouvel. Con il supporto di Interunfall Landesdirektion,Bregenz; Austri Ski-Veranstaltungsgesellschaft, Innsbruk; DEGStadterneuerungs-und Eigentumswhonungsges. m.b. H, Vienna; ArgeEUROGATE,Vienna; EUROGATE Consortium (BIG Bundesimmobilien-gesellschaft m. b. H, Vienna; (BIG Bundesimmobiliengeselischaft m. b. H,Vienna; ARWAG Bauträger Gesellschaft m. b. H, Vienna; B.A.I. BauträgerAustria Immobilien GmbH, Vienna; WED Wiener Entwicklungsgesellschaftfür den Donauraum AG, Vienna; IHAG Investment, Immobilien & HotelsBeratungs – und Handels – AG, Zurich-London; Hypo Adria Bank,Klagenfurt; Kunsthaus AG, Graz; Federal Ministry for Economic Affairs andLabor, Vienna; Wienerberg Baustoffindustrie AG, Vienna; ÖsterreichischeSPAR AG; Salsburg; DESPAR ITALIA, Padova; Europark SPAR, Salsburg.

PARAGUAY – Città : architettura ed immaginario.

Commissario: Javier Rodríguez Alcalá. Commissario aggiunto: GustavoCarabajal. Partecipanti: Arnaldo Acosta, Luis Alberto Boh, Fredi Casco,Javier Corvalán & Paola Moure, José Luis Ayala & Alberto Marinoni &Solano Benítez, Yona Muñoz, Pablo Ruggero & Tona Zarza & SergioRuggero, Gabriela Zuccolillo.

Arnaldo Acosta, Dichiarazioni esplicite – Casa Bittar

In merito alla città di Asunción e ad una certa architettura che in essa siinserisce, sorgono inetrrogativi che indirizzano in modo problematico, maanche positivo, la riflessione e il disegno.

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La casa in legno di Kim Dalgaard e Tue Traerup Madsen, Copenhagen,Danimarca.

Peter Cook & Colin Fournier, Skin and Pin, Kunsthaus, Graz 2000-2003.Un alieno amichevole.

Zaha Hadid, Spittelau Viaducts. Complesso multiuso, Donaukanal, Vienna

Massimiliano Fuksas, Torri gemelle, Vienna.

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ROMANIA – Ricostruire la città – Ricostruire l’architettura.

Commissario: Marius Marcu-Lapadat. Commissario aggiunto: Ana MariaZahariade. Partecipanti: Adam Drisin, Amy Anderson, Florin Biciusca, Franz-Johann Echeriu, Saywell Domenico Fiorani, Meinhard von Gerkan, ViorelHurduc, Munteanu-Perianu-Munteanu, Kay Nytman, Dragos Petrasco,George Postelnico, Richard Rogers, Anna Rozhdenstvenskaia, Pierre Sicard,Radu Vincenz.

Concorso internazionale di pianificazione urbana Bucuresti 2000

I dieci anni trascorsi dalla conferenza che ha consentito la nostra partecipa-zione hanno sancito il ritorno alla normalità per l’architettura di questopaese. Lasciando da parte le questioni economiche e politiche, per quasicinquant’anni la vita professionale rumena è rimasta estranea sia all’auto-critica del modernismo di fine anni ’50, sia all’assimilazione dei cambia-menti critici degli anni ’80. Perciò i dibattiti sull’architettura in Romaniaaffrontano problemi del tutto specifici. Due questioni emergono: la primaconcerne la natura della differenza tra una Romania marginalizzata e ilresto del panorama architettonico; la seconda riguarda la possibilità di dia-logo tra le diverse prospettive. Al fine di stimolare un dibattito particolar-mente urgente su questi argomenti, abbiamo scelto di rimanere nella logi-ca di un discorso marginale: per noi, ogni ipotesi di intervento sulla cittàsignifica di fatto ricostruire la città e, con ciò e tramite ciò, ricostruire la pro-fessione.

RUSSIA – Le Rovine del Paradiso.

Commissario: Gregory Revzin. Curatore: Elena Gonzales. Curatore aggiun-to: Senen Mikailovsky. Partecipanti: Mikail Filippov, Ilya Utkin. Con il sup-porto di MKK-Holding.

Mikail Filippov, Isola

Il tema di questa Biennale, è una risposta all’esperienza della realtà con-temporanea occidentale. Questa esperienza crea la necessità di una nuovautopia. Noi russi abbiamo molta esperienza con le utopie. Abbiamo vissu-to questo Paradiso per settant’anni. Tutte le correnti dell’architettura russahanno rifiutato i propri predecessori per ragioni etiche differenti. Ciascunaha introdotto una nuova formula estetica allo scopo di salvare il mondo. Ilcostruttuvismo definiva il passato “un mondo di menzogne”. Il modernismosi riferiva all’architettura stalinista negli stessi termini. Il neoclassicismo del-l’epoca di Stalin criticava il costruttivismo per il suo desiderio di far vivere lagente in baracche. Gli architetti postmoderni si lamentano per lo stessomotivo dei modernisti. Ciò è avvenuto in ogni parte del mondo, ma inRussia ogni corrente è divenuta di proporzioni utopiche. La società ha cer-cato di trasformare il mondo, e non ha incontrato ostacoli, a causa dellamancanza della proprietà privata sulla terra e sui beni immobili. Nessunarchitetto occidentale può aver mai sognato tali possibilità di trasformazio-ne della città. Una dopo l’altra, tutte le utopie sono crollate, ondate eticheed estetiche si sono diffuse liberamente in tutto il paese. Ogni Paradiso halasciato dietro di sé le rovine del Paradiso “che era venuto prima”.

SVIZZERA – In uno stato di sviluppo costante.

Commissario: Pierre-André Lienhard. Curatore: Harm Lux (Zurigo).Concetto dello spazio: Marco Koeppel e Carlos Martinez (Widnau), BobGramsma (Zurigo). Markus Wetzel (Zurigo), Gerda Steiner e Jörg Lenzlinger(Basilea, Uster), Christoph Büchel (Basilea), Relax (Biel). Rappresentazione:KLARA Theatreproductions: Christoph Frick (Basilea), Dominique Rust(Zurigo). Interventi: Mourad Cherait (Berlino), Järg Geismar (Düsseldorf),Erik Hattan (Basilea), Claudia und Julia Müller (Basilea).Pubblicazioni/Autori: Marc Angélil (ETH di Zurigo), Seyla Benhabib(Università di Harward), Heinz Bude (Hamburger Institut f ürSozialforschung, Amburgo), Georg Kohler (Università di Zurigo), Harm Lux(Zurigo), Heikyöng Moser-Ha (Zurigo), Richard Rorty (Università diStanford).

Bob Gramsma, Uomini sospesi a fili dell’elettricità (fonte sconosciuta)

Oltre a trattare direttamente i temi della Biennale, presenteremo un linguag-gio formale, quale analogia al tema dell’immigrazione. Inizialmente nonavrà nessun significato funzionale. Gli “immigrati” prolifereranno e s’inse-dieranno nel parco in qualità di ospiti o come intrusi, incollati come bozzo-li agli alberi ed all’architettura, giocando negli spazi liberi. Non voglionoprenderne possesso, non sono parassiti, vogliono solo mostrare la loronatura. Sono “stimolatori di speranza” che si riproducono orizzontalmente.

GEORGIA – Il centro Direzionale.

Commissario: Ekaterina Beridze. Architetti: David Achvlediani, GhiorghiBeridze.

Centro direzionale a Tbilisi - Teatro

Con questo progetto gli autori, pensando alla situazione del Paese, avvia-tosi verso la democrazia, i pirncìpi della proprietà privata e nuove relazionisociali, si sono posti come obiettivo la creazione di un complesso multifun-zionale, che per la Georgia del XXI secolo potrebbe avere, oltre alla sua uti-lizzazione pratica, un significato simbolico dal punto di vista architettonico.

REPUBBLICA DI SLOVENIA

Commissario: Toni Biloslaw. Commissario aggiunto: Lidija Šircelj.Architetto: Vojteh Ravnikar.

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Ravnikar, Presidente del Piranesi Days of Architecture

La Slovenia offre un esempio di rapporto tra città, etica ed estetica abba-stanza eccezionale nella storia dell’architettura europea. Dopo la SecondaGuerra Mondiale, le autorità decisero di costruire una città vicino al confi-ne, di fronte alla città italiana Gorizia. La città – Nova Gorica – dovevaesemplificare tutti i parametri positivi della nuova società socialista, perdimostrare il potere e le capacità delle nuove autorità e divenire monumen-to architettonico senza precedenti.

FINLANDIA - Spazi concreti.

Commissario: Kirsi Leiman. Architetto: Aarno Ruusuvuori.

Chiesa a Huutoniemi, navata e campanile sulla strada, facciata dell’altare,rivolta ad est. Vaasa, Finlandia, 1964.

I lavori degli anni sessanta dell’architetto. “La costruzione inizia dalla distru-zione. Inserire un nuovo elemento in un contesto già esistente è sempre unaforma di violenza. Ciò che esisteva prima, svanisce. È una verità che riguar-da le opere inserite nei paesaggi naturali come quelle circondate da altrielementi architettonici. Il nuovo può diventare elemento di disturbo perl’ambiente, o suo necessario complemento, dipende dall’artefice dell’ope-ra, dal suo senso etico del lavoro, dalla sensibilità delle sue intenzioni e dalsuo talento artistico.”

REPUBBLICA DI COREA – Seul: città dell’etica, città di natura.

Commissario: Seok Chul Kim. Architetti: Min Choi, Kun-Young Cho, Sang-Hae Lee, Kun-Hyuk Ahn, Sang-Hyun Lee, Dong-Kun Kim. Invitati: LiangyongWu, Franco Mancuso. Con il supporto di Hanssem co., L+d e SamsungElectronics co., L+d.

Vista di Seul, edifici cementati e massicci che alterano la struttura della vec-chia città e strada principale sopraelevata sul fiume Chongye-chon che ècompletamente coperto da strade

Ci sono due fattori che rendono Seul una città particolarmente interessanteda esaminare. Il primo è costituito dalla sua originaria e trecentesca conce-zione di città, che potremmo definire di città dell’etica e di natura. Il secon-

do è che Seul di oggi, in diretto contrasto con quell’originaria concezione,esemplifica tutti i malesseri della moderna megalopoli asiatica. Per affron-tare tali problemi si propongono due strategie che dovrebbero facilitare latrasformazione di Seul in una città cosmopolita del futuro.

STATI UNITI D’AMERICA – Laboratori d’architettura in collaborazione conColumbia University ed UCLA.

Commissario: Max Hollein. Capo del Progetto: Philip Rylands.Coordinatore: Chiara Barbieri. Partecipanti: Hani Rashid con la GraduateSchool of Architecture Planning and Preservation della Columbia University.Gregg Lynn con il Department of Architecture and Urban in the School ofArts and Architecture di UCLA. Con il supporto di IBM IntelliStation, CryslerItalia, 3M. Delta Air Lines, Zero U.S. Structures & Systems, BTicino, PrecixAdvanced Cutting Technologies Inc., The Walter Lantz Foundation, TheWilliam Kinne Fellows Trust, Kaindl Flooring, Zuntobel Staff, Bisazza, DietiInternational Services, Alias/Wavefront, trivioquadrivio, Bruno e CristinaBischofberger, Un donatore aninimo, Intrapresae Collezione Guggenheim.

Columbia University - 2, Moduli per ambienti espositivi. Studi per modulicon retroazioni attive, costruzioni in cavi, metallo e tecnologie con Fili Attivi

In quest’epoca non possiamo pensare alla nostra condizione urbana sola-mente in termini d’infrastrutture od orientamento fisico. L’urbanizzazionedeve essere concepita come qualcosa in continua evoluzione, influenzatada tutti quegli aspetti che caratterizzano la nostra società. Le nuove tecno-logie utilizzate in campi diversi, nonché la totale ed immediata disponibilitàd’informazioni, non solo trasformano la nostra vita quotidiana e le nostreabitudini, ma ridefiniscono anche il concetto e la definizione della stessacittà. Ammettere che le strutture cittadine devono adeguarsi a processi bendefiniti, che non devono essere statiche bensì mutevoli, richiede un’architet-tura sperimentale ed aperta, che sia soprattutto fisica, virtuale e dinamica.Rispecchiando questi cambiamenti, il padiglione è, per questa occasione,una struttura che ospita una produzione in via di sviluppo, che lascia spa-zio ad un processo dinamico piuttosto che all’analisi, un terreno fertile peridee nuove, un luogo di raccoglimento per conversazioni intellettuali, unospazio di prova architettonico ed un laboratorio di ricerca contemporanea.

URUGUAY – Montevideo, una città per un teatro, un teatro per una città.

Commissario: Ricardo Pascale. Commissario aggiunto: Lionello Puppi.Architetti: Alvaro Farina, Carlos Pascual.

Il Teatro Solís

Gli obiettivi del “Progetto Solís” si fondano sul riconoscimento di una strut-tura teatrale esistente – ma resa obsoleta dall’usura di un’attività indiscrimi-nata e martellante nel corso del secolo e mezzo della sua vita e resa inat-tuale dal mancato aggiornamento dei suoi impianti funzionali – rappresen-tativa della vita storica, culturale e materiale della ciudad vieja diMontevideo e localizzata nel cuore del suo “distretto culturale”. Un com-plesso che collega l’altro grande teatro – il Sodre, attualmente in costruzio-

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ne – con un’area pedonale, in parte realizzata ma destinata ad essereampliata da nord a sud per agganciare il “mercato del porto”, e scanditadalle piazze storiche Independencia, Matriz (Constitución) e Zabala, dovegià hanno luogo attività culturali.

VENEZUELA – ‘Ciudad Universitaria de Caracas’. La costruzione di unamoderna Utopia.

Commissario: Guillermo Barrios. Commissario aggiunto: MiryamCastellanos. Architetto: Carlos Raúl Villanueva.

Ciudad Universitaria de Caracas: 6-Aula Magna; 7-Tetti; 8- Camminocoperto

Dopo quasi due anni di intenso lavoro, un gruppo di specialisti nel campodell’Architettura Moderna ha presentato, in nome del proprio paese, unarichiesta perché il Campus della Central University del Venezuela vengadichiarato parte del Patrimonio Culturale dell’Umanità amministratodall’Unesco. La cosiddetta Città Universitaria, progettata dal venezuelanoCarlos Raúl Villanueva (1900-1975), si trova oggi nel cuore della cittàcome un’isola – un simbolo del potere dell’architettura e della fede incrol-labile nella Comunità Ideale – in mezzo all’area urbana caotica e disordi-nata della moderna Caracas.

ISRAELE – Intimo anonimato – Un approccio umanista alla città contempo-ranea.

Commissario: Hillel Schocken. Partecipanti:Danny Lazar & LeonardoKelijman - Hagai Nagar -Ulrik Plesner & Daniela Plesner & Ruty Pacher &Gal Gaon - Orit Siman Tov / Pinchas & Doron Pinchas - Uri Shetrit & GerdeUllmann.

Hagai Nagar, Asdf

Il filosofo tedesco Max Horkheimer inizia il suo libro Eclipse of Reason(Eclisse della ragione) con una frase che, sostituendo la parola ragione concittà, sembra indicare il problema di fondo della progettazione urbana dioggi: “Quando all’uomo comune si chiede di spiegare cosa significa città(Ragione nel testo di Horkheimer), la reazione è spesso di imbarazzo ed esi-tazione. Sarebbe un errore pensare che ciò nasconda una saggezza troppoprofonda o un pensiero troppo complesso per essere espresso in parole. Inrealtà questa incertezza nasconde la sensazione che non ci sia niente daanalizzare, che il concetto di città si spieghi da sé e che la domanda sia diper sé superflua”. Ciò nel caso della progettazione urbana si applica a pro-fessionisti e persone comuni.

CINA-TAIWAN - Taiwan Museum of Art – Città della vita.

Commissario: Ni Tsai Chin. Curatore: Beatrice Peini Gysen-Hsieh.Partecipanti: Hsiao Chin, Lee Chu Yuan, Wang Chung Ping.

Abbiamo considerato l’architetto Lee Chu Yuan il candidato ideale per rap-presentare Taiwan, perché è anche uno stimato maestro della pittura adinchiostro. Il suo enigmatico stile architettonico può colpire in quanto ambi-valente e controverso, ma il suo sforzo di unificare Oriente e Occidente e

la sua capacità di mescolare tradizione ed innovazione sono troppo noti peressere discussi. Da vero praticante del Buddhismo, Lee propone una visio-ne autenticamente Cino-Taiwanese, ben lontana dall’approccio metafisicotipico dell’estetica e dell’etica urbane occidentali. Poiché la nostra intenzio-ne era di integrare l’architettura con le arti, Wang Chung Ping, partner diLee da molti anni, e l’artista Hsiao Chin si sono uniti a lui. La solida prati-cità di Wang apporta al design “filosofico” di Lee un tocco di realismo.Hsiao, maestro dell’arte della pittura, è a sua volta conosciuto anche per laconoscenza e la pratica della filosofia orientale. Riflettendo sul presente conl’obiettivo di progettare una visione futurista della città, Lee suggerisce chesi adotti il suo innovativo modulo Life city (Città della vita). “L’umanità,sostiene Lee, esiste all’interno di un dualismo in cui la città interiore(inner.life city) e quella esteriore, materiale (outer-material city) interagisco-no una con l’altra come Yin e Yang, e convergono in una sola”.

Lee & Wang, Life City

PADIGLIONE ITALIANO

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UN Studio / Ben van Berkel-Caroline Bos, William Alsop, Interview, PaolaYacoub & Michel Lasserre, Fernando Romero Havaux, Didier Fiuza Faustino,Armin Linke, Architects interviews, Elisabeth Diller & Ricardo Scofidio, GregLynn, Coop Himmelb(l)au / Wolf D. Prix & Helmut Swiczinsky, Alenia Spazio,NOX – Lars Spuybroek, dECOI Mark Goulthorpe, Zaha Hadid, HiroakiKitano, Toyo Ito, Zvi Hecker, Kas Oosterhuis, Franco Purini, William Siew-Wai Lim, Clorindo Testa, Peter Cook, Gruppo A 12, Paolo Soleri, PeaceCenter, Futurama y2k, Asymptote / Hani Rashid & Lise-Anne Couture,Gigantes Zenghelis Architects.

Progetti speciali a cura di Doriana O. Mandrelli: Jean Prouvé; JeanManeval; Alenia Aerospazio – Divisione Spazio;

Peace Center, a cura di Massimilano Fuksas realizzato da Alberto Rossini -Milano.

* * *

Credo che questa prima Biennale di Architettura del 2000 apra prospettivefeconde che inquadrano e focalizzano scenari di intensa vitalità immersa eimmessa consapevolmente nella Forma che deve venire. (1) Vitalità di unaenergia pulsante, ad alta tensione, che permea e si trasfonde – con unaanalisi attenta e lungimirante già auspicata nella presentazione in catalogodal Presidente Paolo Baratta e indicata inequivocabilmente nella premessa,dal Direttore del Settore Architettura Massimiliano Fuksas – anche laddoveesistano resistenze dovute alla necessità di cambiamenti in atto che richie-dono certamente tali e precipui assestamenti organizzativi che toccano eriguardano – in alcuni casi – ridefinizioni totali. Ed anche riconsiderazioniattente, «per cogliere tutte le potenzialità che questa nuova dimensione offrenel proporre questa Mostra per la quale occorre una apertura, una disponi-bilità, un desiderio di osare, una visione, che sono tra le doti di MassimilianoFuksas». (2) Com’è nostra consuetudine, per cercare di fornire una panora-mica globale alla quale peraltro i nostri videolettori sono abituati, abbiamoriportato la presentazione, la premessa, l’elenco dei partecipanti e le parte-cipazioni nazionali. Una consuetudine determinata dalle scelte iniziali attua-te insieme allo Studio Architetti Associati di Roma, degli amici Cuttica, DiGiamberardino e Candeloro, con la proposta lanciata e presentata ufficial-mente a Roma nel gennaio 1997 attraverso EQUIPèCO ART FOR INTER-NET uno spazio tutt’ora aperto agli artisti che vogliano dare il proprio con-tributo affinché la Rete non resti soltanto magazzino e ricettacolo evasivoe/o commerciale ma anche e sopra tutto spazialità per dare e avere la pos-sibilità di scambiarsi informazioni e idee.

All’interno di questa Biennale abbiamo verificato un’apertura grande inquesto senso, attestata con l’attuazione del concorso on line la CITTÀ:TERZO MILLENNIO e la disponibilità del sito preparato per l’occasione. Cisentiamo anche un po’ premiati dalla nostra intuizione che auspicava eanticipava l’avvento di una sensibilità sottile e leggera sottesa alla ÉQUIPEamplificata dalla ECO di una informazione a portata di tutti.

Questa è la sfida affidata agli artefici della creatività. E qui si inseriscono icontributi dei singoli artisti con le loro installazioni e delle partecipazioninazionali valorizzabili dalla e per la loro straordinaria interconnessione. Aquesto proposito sarebbe opportuno rileggersi gli scritti di CharlesBaudelaire sulla Esposizione Universale di Belle Arti – Parigi 1855.

I – Metodo di critica. Dell’idea moderna del progresso applicato alle BelleArti. Spostamento della vitalità, dove egli subito afferma che, «Per un criti-co, per un sognatore dello spirito incline alla generalizzazione, non menoche allo studio dei particolari, e, per dire in modo piú esatto, all’idea diordine e di gerarchia universale, poche attività sono cosí interessanti, attra-enti, ricche di sorprese e di rivelazioni, quanto quella di porre a confrontole nazioni e ciò che esse hanno prodotto. Quando dico gerarchia non inten-do affermare il primato di una nazione sull’altra. Sebbene nella natura visiano piante piú o meno venerande, forme piú o meno spirituali, animali piúo meno sacri, e sia legittimo concludere, sotto la spinta dell’analogia uni-versale, che certe nazioni – smisurati animali di organismo conformeall’ambiente, - siano state preparate e educate dalla Provvidenza a un finepreciso, piú o meno elevato, piú o meno contiguo al cielo, - non mi pro-pongo ora altro che affermare le loro pari utilità agli occhi di Colui che èindefinibile, e il prodigioso soccorso che esse si danno a vicenda nell’armo-nia dell’universo. » (3)

Il catalogo delle partecipazioni nazionali apre con la propostadell’ARGENTINA che verte su – Etica ed estetica degli ambienti urbani nelventunesimo secolo: “Siamo giunti alla conclusione di un millennio i cui ulti-

mi cento anni meritano senz’altro la definizione di ‘Secolo dell’architettura’.O quanto meno potremmo definire la produzione architettonica mondialedell’ultimo secolo come la più importante della storia… «La storia dell’ar-chitettura è la più antica rispetto a quella di tutte le arti e non ha mai cono-sciuto interruzioni». (4) L’architettura costituisce un esempio impressionantedell’espansione artistica dei nostri tempi. Oggi abbiamo compreso che essanon rappresenta più solamente l’arte di erigere edifici, ma soprattutto l’ar-te di saper costruire un vero ambiente umano”(5).

Questo inizio viene dall’Ordine alfabetico che è un Ordine stabilito peraccordo semantico globale, e non è un caso quindi se collima – per ildiscorso che vado esplicando – con l’Ordine essenziale dei contenuti poi-ché mi ricollega al ‘Manifesto blanco’ (6), documento a mio parere ecce-zionale redatto da Lucio Fontana nel 1946 a Buenos Aires e nel quale sonoannunciate le linee di una ricerca interdisciplinare indagata a partire dal XIIIsecolo “nel quale comincia la rappresentazione dello spazio…

Successivamente i barocchi fanno un salto in questo senso: lo rappresenta-no con una grandiosità non ancora superata e aggiungono alla plastica lanozione di tempo. Le figure sembrano abbandonare il piano e continuarenello spazio i movimenti raffigurati. (7) Questa concezione fu conseguenzadel concetto dell’esistenza che andava formandosi nell’uomo. La fisica diquesta epoca, per la prima volta, esprime la natura per mezzo della dina-mica. Si determina che il movimento è una condizione immanente allamateria come principio della comprensione dell’universo… Conquistato iltempo, la necessità di movimento si manifestò pienamente. La liberazioneprogressiva dei canoni diede alla musica un dinamismo sempre crescente(Bach, Mozart, Beethoven)…

Gli impressionisti sacrificano il disegno e la composizione. Nel futurismovengono eliminati alcuni elementi ed altri persero la loro importanza rima-nendo subordinati alla sensazione…

Ultimamente non si è intuita la «forma» del suono? (Schoenberg) o unasovrapposizione o correlazione dei «piani sonori»? (Scrijabin). È evidente lasomiglianza fra le forme di Stravinsky e la planimetria cubista. L’arte moder-na si trova in un momento di transizione nel quale si esige la rottura conl’arte antecedente per dar luogo a nuove concezioni… Noi raccogliamoquesta esperienza e la proiettiamo verso un avvenire chiaramente visibile…

Le antiche immagini immobili non soddisfano più le esigenze dell’uomonuovo, formate nella necessità dell’azione, nella convivenza con la mecca-nica, che gli impone un dinamismo costante…

L’esistenza, la natura e la materia sono una perfetta unità. Si sviluppano neltempo e nello spazio…

La costruzione di forme voluminose in mutamento mediante una sostanzaplastica e mobile. Disposti nello spazio agiscono in forma sincronica, inte-grano immagini dinamiche…

Concepiamo l’uomo nel suo nuovo incontro con la natura nella sua neces-sità di vincolarsi ad essa per trovare nuovamente l’esercizio dei suoi valorioriginali. (8) Chiediamo una comprensione esatta dei valori primari dell’esi-stenza, per questo instauriamo nell’arte i valori sostanziali della natura.Presentiamo la sostanza, non la marginalità delle cose. Prendiamo l’energiapropria della materia. La sua necessità d’essere e di svilupparsi. Postuliamoun’arte libera da qualunque artificio estetico. Approfittiamo di ciò che l’uo-mo ha di naturale, di reale. Rinneghiamo le falsità estetiche inventate dal-l’arte speculativa. Ci troviamo così vicini alla natura come mai l’arte lo èstata nel corso della storia… Il subcosciente modella l’individuo, lo integrae lo trasforma. Gli dà l’ordinamento che riceve dal mondo e che l’individuoadotta… E il suo sviluppo attraverso l’esperienza è l’unico cammino checonduce ad una manifestazione completa dell’essere… Concepiamo la sin-tesi come una somma di elementi fisici: colore, suono, movimento, tempo,spazio, la quale integri una unità fisico-psichica. Colore, l’elemento dellospazio, suono, l’elemento del tempo, il movimento che si sviluppa neltempo e nello spazio, sono le forme fondamentali dell’arte nuova, che con-tiene le quattro dimensioni dell’esistenza. Tempo e spazio. La nuova arterichiede la funzione di tutte le energie dell’uomo nella creazione e nell’in-terpretazione. L’essere si manifesta integralmente, con la pienezza della suavitalità”. Questo riferimento viene riproposto in sintesi per entrare coscien-temente nel cuore della mostra, le cui pulsazioni rimbombano nelle paroledel Direttore Fuksas quando scrive che: ‘La fragilità strutturale è comple-mentare allo sviluppo degli strumenti di controllo’. E continua acutamenteosservando: ‘Se fossimo cinici potremmo con leggerezza affermare che lastruttura anarchica di aggregazione delle favelas latinoamericane sia moltopiù interessante di qualunque altro tentativo di architettura sociale organiz-zata e programmata. Come in molte forme di costruzione spontanee, anchein questo caso le relazioni e l’identità geografica fanno parte di un’idea di

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insediamento di grande umanità’. (9)

Questi accenni danno corpo alla nostra riflessione che abbandoneràl’Ordine alfabetico e salirà liberamente sul Vaporetto per non restare fermi‘All’ombra dell’etica’. (10) www.levaporetto.org

Padiglione della Francia.

La partecipazione francese, per meglio coincidere con, e incidere sul, temagenerale – la città e il suo divenire – ha riposto l’azione nella Associationfrançaise d’action artistique, una équipe che ha elaborato Una posizione diprincipio: i rapporti Nord-Sud / Sud-Nord, attraverso cui i commissarihanno voluto “reinserire il tema proposto nella sua dimensione politica.Considerando il ruolo derisorio dell’architetto nell’urbanizzazione accelera-ta che colpisce il pianeta, hanno inteso sottolineare la differenza tra le pre-occupazioni e i modelli urbani del mondo ricco e la precarietà spoglia nellaquale vive un quarto della popolazione mondiale e il divario che l’esporta-zione di tali modelli contribuisce a creare”. Essi domandano al mondo del-l’architettura: «In che modo è possibile far fronte alle necessità o alla mise-ria di una popolazione che non ha accesso alle condizioni abitative dibase?». E ancora: «Quale può essere l’impegno critico e politico dell’archi-tetto rispetto alla potenza della mondializzazione?». Perciò, la partecipazio-ne francese propone Una casa aperta che costituisce un “dispositivo diaccoglienza, di scambi e di espressione cui si aggiunge la volontà di darela parola a coloro che non sono rappresentati in queste manifestazioni”. Ilpadiglione dei Giardini che è stato trasformato da Jean Nouvel mostra ilsenso della partecipazione francese e dirige il visitatore verso il vaporettoche è trasformato da Matthieu Poitevin e Pascal Reynaud secondo que-st’idea di casa accogliente. Servirà da salone in cui avranno luogo gliincontri programmati. (11) Questa presa di posizione è stata comunicataanche al Presidente francese con la lettera firmata da Jean Nouvel, (12) ilcui punto centrale è questo: «Lo scopo del nostro intervento a Venezia èquello di censire i professionisti competenti, gli architetti, gli urbanisti, gliingegneri, gli economisti, i geografi, i paesaggisti, i sociologi, gli intellettua-li…che possono impegnarsi ad effettuare studi strategici su grandi temati-che che ci sforzeremo di delineare».

Questa della Francia, ci sembra un’opera viva e necessaria perché si inse-risce nella panoramica mondiale e riguarda tutti nessuno escluso. Nellostesso tempo può essere l’invito ad una riflessione attenta per valutare e vivi-ficare tutte le potenzialità che questa 7. Biennale di Architettura contiene.Dal Progetto speciale Alenia Aerospazio (13) curato da Doriana Mandrelli,

alle installazioni presentate all’Arsenale, al ‘Muro Video’ che anima leCorderie. (14)

NOTE

(1) Tematica di miei lavori. (2) Cfr. CITTÀ: LESS AESTHETICS, MOREETHICS, Catalogo della mostra, Prefazione, Paolo Baratta, p.9, MarsilioEditori, Venezia 2000. (3) Cfr. Charles Baudelaire, Scritti sull’Arte, I MILLEN-NI, Einaudi, Torino 1981. (4) Walter Benjamin. (5) Cfr. CITTÀ: LESSAESTHETICS, MORE ETHICS – PADIGLIONI, Catalogo della mostra,Argentina, p.22, Marsilio Editori, Venezia 2000. (6) Cfr. ARTE ASTRATTAITALIANA 1909-1959, Catalogo Galleria Nazionale d’Arte Moderna –Roma, a cura di Giovanna De Feo, Ida Panicelli, Livia Velani, Pia Vivarelli,De Luca Editore, Roma 1980. Il ‘Manifesto blanco’, redatto da LucioFontana nel 1946 a Buenos Aires, fu firmato da Bernardo Arias, HoracioCazeneuve, Marcos Fridman, Pablo Arias, Rodolfo Burgos, Enrique Benito,César Bernal, Luis Colla, Alfredo Hause, Jorge Rocamonte, giovani artisti eallievi dell’Accademia di Altamira, ma non fu firmato dall’artista.

(7) Cfr. ALENIA – Spazio. STAZIONE SPAZIALE INTERNAZIONALE, ovverola ricerca di una nuova casa per l’Uomo. (8) Cfr. Joseph Beuys, Sei stanzeper Beuys a Venezia, Galleria Bevilacqua La Masa (S.Marco, 71/c) 18 giu-gno-8 ottobre ’00. (9) Cfr. CITTÀ: LESS AESTHETICS, MORE ETHICS,Catalogo della mostra, Premessa, Massimiliano Fuksas, pp.12 e 15,Marsilio Editori, Venezia 2000. (10) ALL’OMBRA DELL’ETICA. L’eticamaschera il vuoto del politico. L’etica, un altro nome attribuito al moralismocontemporaneo che trionfa con i grandi slanci umanitari, diventa un’armadi controllo transfrontaliera. Al cospetto della miseria del mondo, la pubbli-ca commiserazione è il campo d’azione di questa buona coscienza umani-taria che impone il consenso con l’evidenza della necessità. È inutile diffi-dare delle nostre idee umanistiche, ogni azione intrapresa per il Bene delprossimo consacra l’ecumenismo dei nostri valori. Ma occorreva un nemi-co dell’etica ed eccolo qui: l’estetica. Siate ragionevoli, impegnatevi nelsociale! La città ne ha così bisogno, guardate come le sue escrescenze lafanno ammalare! L’etica universale, invocata come unica alternativa allaviolenza dei conflitti urbani, dovrebbe quindi far da sceriffo contro la stra-vaganza estetica.

Come e perché gli architetti sarebbero in grado di rispondere a una taleingiunzione etica? Se la risposta consiste in un silenzio passivo, li si accuse-rà di tirarsi indietro, di non voler guardare in faccia la realtà e di trincerar-si in un ‘rifugio estetico’. È nelle condizioni politiche della questione etica

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che si impegnano gli architetti francesi: poiché il padiglione francese è ilsimbolo del potere istituzionale, esso non può essere che oggetto di un’in-versione simbolica. L’attuazione di interrogazioni a livello politico sulle rela-zioni tra nord e sud per rispondere alle sfide della globalizzazione neolibe-rale in urbanistica e in architettura è resa possibile soltanto a scapito dellalegittima rappresentanza. I dibattiti, i dialoghi e gli interventi avranno luogo‘dall’altra parte’, sul vaporetto accessibile a tutti.

Un buco nel muro del padiglione ai Giardini (‘padiglione di comodo’):l’apertura sulla città, i piedi in mezzo ai detriti. E qui, sul vaporetto, semprepronto a partire o a ritornare, insomma immobile come il ‘motore primo’ diAristotele, ecco lo spazio per interrogarsi, scambiarsi informazioni ed elabo-rare un ‘inventario della situazione’. Gli interventi proposti nelle salette delvaporetto non intendono essere esemplari e non costituiscono una mostra;proseguiranno e provocheranno un pluralismo dell’interpretazione che nonesclude la parodia dei discorsi umanitari triti e ritriti. La questione essenzia-le è di non limitarsi a ciò. Nei confronti tanto delle illusioni angeliche quan-to del cinismo più disincantato, bisogna darsi, almeno, dei mezzi per crede-re nella creazione dei possibili. Basta con il discorso rassicurante sull’etica:crediamo al ‘reale così com’è’, che contiene la propria potenza offensiva!

I commissari: Jean Nouvel, François Geindre, Henri-Pierre Jeudy, HubertTonka.

(11) Giornate dei commissari. Un incontro inaugurale, la cui programma-zione è stata affidata a Henri-Pierre Jeudy, avrà luogo nei tre giorni prece-denti l’apertura al pubblico e consentirà di comprendere le questioni ogget-to del dibattito nel corso della Biennale. In luglio e ottobre ne succederan-no altri due, i cui temi sono ‘Un’ecologia politica urbana?’ e ‘Costruzioneo distruzione della città?’. Incontri con Rudy Ricciotti: Parole impegnate.Ricciotti ha scelto di offrire una tribuna ad attori impegnati nel loro territo-rio, (giugno-luglio-ottobre). Incontro con Matthieu Poitevin: Marsigliamonumento, Marsiglia sentimento. Poitevin sottoporrà ai suoi ospiti prove-nienti dalle due rive del Mediterraneo la sua visione provocante e corrobo-rante di Marsiglia, (luglio). Incontri con Jacques Hondelatte: Deserto dei ric-chi, deserto dei poveri; il primo a Venezia, l’altro nel nord del Senegal, asettembre a Diakhao. Città ospiti: Dakar (19/06), Quito(30/07),Bombay(19/10). Personalità impegnate in queste città sono invitate adesporre, attraverso le proprie esperienze, il modo in cui percepiscono i temiproposti e le impressioni che suscitano. (12) Parigi, 10 giugno 2000. SignorPresidente, In occasione della più grande manifestazione internazionale diarchitettura, La Biennale di Venezia, che quest’anno ha come tema ‘menoestetica, più etica’, il padiglione francese organizza un’esposizione incontrosulla ‘emergenza permanente’. In questo modo descriviamo la situazioneprecaria di un terzo degli abitanti del nostro pianeta sia nei paesi e nellemetropoli del Sud, sia nelle minoranze urbane ed extraurbane delle città delNord. Dopo esserci informati sui principali programmi studio intrapresi dalleONG e dalle più grandi società su scala internazionale, ci troviamo di fron-te ad una colossale mancanza di studi su argomenti volti a migliorare o arisolvere le condizioni di vita di un terzo dell’umanità. ...........................Contemporaneamente, dalla fine degli anni ’70, si registra un disinteresseda parte del settore architettonico nei confronti di questa spaventosa que-stione.

Lo scopo del nostro intervento a Venezia è quello di censire i professionisticompetenti, gli architetti, gli urbanisti, gli ingegneri, gli economisti, i geo-grafi, i paesaggisti, i sociologi, gli intellettuali…che possono impegnarsi adeffettuare studi strategici su grandi tematiche che ci sforzeremo di delinea-re. La nostra ambizione è quella di creare un legame Nord-Sud, Sud-Nordper uscire da soluzioni ‘preconfezionate’, pre-pensate o non pensate perscaturire delle soluzioni comuni ben lontane sia dalle vecchie tesi di Illich(arrangiatevi), che dal semplice dono umanitario (lo facciamo per voi). Eccoperché auspicheremmo vedere svilupparsi degli studi generali e mirati suquestioni quali per esempio: - come accelerare i cambiamenti? Fino a dovesi può trasformare? – Si possono trarre le conseguenze negative e positivedella mondializzazione? – Quando si costata che è mille volte più sempliceacquistare una televisione piuttosto che un lavandino, quali sono i ‘ready-made’, i prodotti planetari da inventare? – In che modo le reti mondiali d’in-formazione possono essere portatrici di speranza in materia di democraziaed istruzione? In che tipo di terminali e integrazione architettonica? -–Quando costruire con materiali endogeni o esogeni? Come semplificare,costruire direttamente, rapidamente, spendendo meno? Con che parte diautocostruzione? – Pensando al futuro, nell’ambito dello sviluppo sostenibi-le, in che modo evitare gli errori passati commessi nella fabbricazione urba-na? Come combattere l’inquinamento? Come sviluppare l’autonomia ener-getica, l’eliminazione dei rifiuti, l’idroenergia? – Come utilizzare le tecnichedell’immateriale e dell’economia di materia?

Riteniamo che alcuni di questi problemi vi riguardino. Riteniamo inoltre chese è compito dei politici orientare e decidere, i professionisti del mondo del-

l’architettura possono elaborare delle strategie che aumentano le possibili-tà. Lo scopo di questa lettera è ottenere da parte vostra due risposte: 1.Finanziate o partecipate a studi strategici in questo settore? Se sì, quali e inche misura (investimento)? 2. Accettereste in futuro di finanziare uno o piùstudi e di parteciparvi? Si tratta di una lettera aperta indirizzata a un centi-naio di organizzazioni e imprese il cui scopo è quello di partecipare a unaricerca sull’emergenza permanente. I visitatori della Biennale di Venezia ver-ranno informati della vostra risposta o della vostra ‘non risposta’.

Signor Presidente la preghiamo di accettare la nostra più cordiale stima.(Jean Nouvel, commissario del Padiglione Francese alla Biennale diVenezia).

(13) ALENIA – SPAZIO, Stazione Spaziale Internazionale, ovvero la ricercadi una nuova casa per l’Uomo.

La costruzione in orbita della nuova Stazione Spaziale Internazionale, inizia-ta con il lancio del primo elemento il 20 novembre 1998, è forse il simbo-lo, oltreché di una nuova grande ed emozionante avventura dell’Uomo, diuna sua diversa sensibilità e prospettiva nei confronti della sua ‘casa natu-rale’, la Terra, e del modo di abitarla. Nella costruzione di questa stranaarchitettura abitativa dello Spazio, non certo ‘bella’ ma molto funzionale,l’aspetto più significativo è che il nostro pianeta non rappresenta più l’uni-co ecosistema per l’Uomo. Quando, nel 2004, la ISS sarà completata ciapparirà da Terra come una stella di prima grandezza: l’abitazione dell’in-tera umanità nello Spazio. Avrà inizio allora, per almeno dieci anni, la faseoperativa, di abitabilità permanente, di ricerca e d’effettiva utilizzazione diquesta complessa opera ingegneristica, risultato della cooperazione di 15nazioni e delle rispettive agenzie spaziali. Ma la stazione, oltreché un gran-dioso laboratorio di ricerca, sarà anche un luogo privilegiato di osservazio-ne della Terra: ‘una finestra sul mondo’, dotata di sensori e apparati otticiin grado di monitorare lo stato dell’atmosfera, le condizioni meteorologichee i cambiamenti climatici, le possibilità di sfruttamento delle risorse minera-rie e delle zone agricole, oltreché lo stato di salute degli oceani e dei corsid’acqua, migliorando pertanto la qualità di vita degli uomini sulla Terra. Inun contesto tecnologicamente tra i più avanzati al mondo, l’Europa el’Italia, in particolare mediante le Agenzie Spaziali ESA e ASI, svolgono unruolo fondamentale fornendo nella sua fase di progettazione e costruzioneun contributo produttivo notevole e di riconosciuto prestigio internazionale.Una gran parte degli elementi pressurizzati, e perciò abitabili, dellaStazione, superiore al 50% del volume disponibile di circa 1300 m³, ècostruita proprio negli stabilimenti Alenia Spazio. La società sviluppa infattiper l’Agenzia Spaziale Italiana (ASI) i tre moduli logistici MPLM(Multipurpose Pressurised Logistics Module) per il trasporto, tra la terra e lastazione, di carichi scientifici, rifornimenti e materiali; per l’Agenzia SpazialeEuropea (ESA) e l’ASI sviluppa i Nodi 2 e 3, moduli di interconnesione tra ivari elementi pressurizzati, dotati di Cupole (ESA) vere e proprie torri di con-trollo e osservazione, e il laboratorio scientifico Columbus (ESA), dove gliastronauti-ricercatori europei effettueranno esperimenti e ricerche in micro-gravità. Sempre su commessa dell’ESA, Alenia Spazio partecipa alla costru-zione del veicolo ATV (Automated Transfer Vehicle), utilizzato per il traspor-to logistico alla stazione con il lanciatore europeo Ariane 5. Inoltre, pressogli stabilimenti di Torino di Alenia Spazio, sta sorgendo un Centro Multi-Funzionale Spaziale (CMFS) dell’Agenzia Spaziale Italiana che ospiterà tuttele funzioni di supporto alle operazioni dei moduli logistici MPLM e, proba-bilmente, di alcuni elementi europei. Dal 2004, gli astronauti-ricercatori vipotranno operare, in condizioni di microgravità, per condurre ricerchemediche, fisiche, biologiche, per mettere a punto nuovi materiali e proces-si produttivi e collaudare tecnologie che saranno quelle di domani. La ISSsarà dunque innanzitutto l’officina e la casa del futuro. Ma questa offrirà aisuoi inquilini anche uno dei panorami più belli, se sapremo preservarlo: lanostra casa naturale, la Terra. In tal senso la prospettiva del turismo spazia-le non è così lontana. (14) JVC – PROFESSIONALE PRODUCTS ITALIAS.P.A. MILANO. Il ‘Muro Video’ – Descrizione dell’utilizzo della tecnologia.Il progetto del ‘Muro Video’ dello Studio Fuksas è una video proiezione chesi estende, senza soluzione di continuità di immagini, per circa 280 metri dilunghezza per 5 metri di altezza. Lo schermo è una parete unica, dipinta conuna speciale vernice bianca per il miglior risultato di visione delle immagi-ni. La proiezione proviene da 39 video proiettori basati sull’esclusiva tecno-logia D-ILA™ (Direct Drive Image Light Amplifier) di proprietà della JVC,basata sul principio di LCD di tipo riflettente, la cui caratteristica è di pro-durre immagini eccezionalmente luminose e contrastate, con “colorimetriacinematografica”. Gli obiettivi speciali dei proiettori permettono di formareimmagini di 7 metri di base ad una distanza di 7 metri dallo schermo, con-sentendo quindi di inserire tra le colonne dell’edificio delle Corderie i pro-iettori stessi. Vengono così composte 39 immagini combacianti “side byside” per un’estensione totale di 273 metri. I proiettori ricevono le immagi-ni da D.V.D. (Digital Video Disk) programmati per leggere i “software” crea-ti in post produzione, con riferimenti di sincronismo che rispettano la preci-sione del “frame”, in modo che le immagini si compongano secondo un

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progetto di sequenze, fino a portare un’unica immagine con effetto a dirpoco “eclatante”. La colonna sonora segue la stessa sincronizzazione ed èdiffusa da speciali altoparlanti il cui volume è regolato dal passaggio delvisitatore lungo il percorso multimediale, da speciali cellule, volume chesale e scende in rampa, per ogni schermo. Un computer centrale regola lasincronia generale con sofisticati software creati “ad hoc”.

RaiSat. Le immagini della videoinstallazione alle Corderie nascono dallacollaborazione produttiva tra la Biennale di Architettura e RaiSat Art con lacollaborazione di Studio Azzurro – per le riprese originali e il montaggio sin-cronizzato – e di Ciro Giorgini (Fuori Orario/Rai Tre), per la ricerca deimateriali d’archivio: 6 ore e mezzo di immagini che compongono i 39schermi, nucleo centrale del progetto elaborato dal Direttore MassimilianoFuksas.

* * *

Dai Giardini eccoci all’Arsenale. Tra le colonne del primo locale che intro-duce ai trecento metri delle Corderie illuminati sulla destra dal Muro Videoe sulla sinistra dalle installazioni, mi sono trovato nella magica atmosferadella installazione di Makoto Sei Watanabe: Fiber Wave II, che al centroprevede 4 monitor sui quali scorre Subway 2000-Web Frame. Fiber Wave II(1995-99) “rende visibile il vento invisibile della città. Subway 2000 cercadi rendere visibile il sistema invisibile della città. Web Frame non è ‘proget-tato’ nel senso convenzionale, ma viene ‘generato’ dal programma delcomputer; cresce automaticamente, ma non in modo casuale. La crescitaavviene risolvendo diverse condizioni, seguendo le loro indicazioni”. Il prog-etto THE FLUID CITIES di Makoto è eccezionale ed è stato reso possibiledalla collaborazione di KUMAGAI GUMI, Co., Ltd. C-Three Inc.

Makoto Sei Watanabe - Fiber Wave

Con A New ‘Method’ for Architecture and the City / Biorganic Design eglidichiara: «Gli organismi viventi sono stati progettati. Ognuno dovrebbeavere la possibilità, almeno una volta nella vita, di incontrare il suoProgettista. Si intende qui con il termine “progetto” un processo che comin-cia con una serie di condizioni da soddisfare e, adoperando un numeroristretto di materiali a disposizione, arriva ad una soluzione richiedente ilminor numero di operazioni.

Così definito, il termine “progetto” vale anche per l’architettura. Non dovrebbe allora essere possibile concepire un’architettura analoga allaprogettazione dell’organismo vivente?

Il progetto Le Città di Induzione si fonda proprio su questo concetto. Il pro-getto non verrà più eseguito nel modo convenzionale. Anziché disegnare unprogetto e la forma risultante, questo Progetto disegnerà un “meccanismo”di generazione del risultato. Questo nuovo tipo di approccio al progetto è

possibile grazie alla programmazione al computer. Ciò che più conta è chela libertà ottenuta tramite questo metodo, è una libertà più ampia e auten-tica di quella offerta dai convenzionali processi di progettazione. Perché? Lamotivazione risiede nelle differenze di carattere tra il cervello umano e ilprocessore centrale del computer.

Il progetto della Stazione della metropolitana è la prima traduzione in pra-tica nell’architettura attuale, delle Città di Induzione. Inoltre sarà il primoesempio al mondo di generazione di architettura tramite un programma dicomputer. In questo progetto, la parte chiamata WEB FRAME non è proget-tata in modo convenzionale ma prodotta dagli originali programmi delcomputer. WEB FRAME si sviluppa nel sottosuolo di Tokyo, come alcunepiante. Esso si attiene alle norme stabilite: altezza, campata, angoli, enumeri di nodi. Queste sono le rigorose condizioni cui deve attenersi. Allostesso tempo WEB FRAME segue l’indirizzo dell’architetto. Questo indirizzonon è rigido, ma viene fornito secondo una certa elasticità. L’architetto indi-rizza il programma in modo da dare risalto ad alcuni caratteri, ad esempio,un punto di alta densità, una zona di spazio più ampia, un punto stretto,ecc. Quindi il programma comincia a svilupparsi in conformità con le con-dizioni rigorose e seguendo l’indirizzo fornito. Quindi il risultato, corrispon-dente ad un corpo sviluppato, è ben libero come una creatura naturalevivente. Libertà e regola non risultano più in contraddizione in questo caso.

La serie di FIBRE ONDULATE mostrano l’altro aspetto di questo concetto.Esse sono il dispositivo che rende visibile il vento invisibile. FIBRA ONDU-LATA I oscilla per effetto del vento naturale, FIBRA ONDULATA II oscilla pereffetto del vento che soffia in tempo reale su un’altra città. I dati relativi alvento provengono via Internet ogni ora. FIBRA ONDULATA III si muove nellospazio cibernetico. Attraverso questa fase progettuale ho elaborato soltan-to la specifica dei materiali, e non la forma stessa. Le forme provengono dalvento invisibile.

FIBRA ONDULATA raccoglie il codice reale esistente in natura.

Questa è un’altra traduzione in pratica del progetto CITTÀ DI INDUZIONE».

Questo progetto è il corrispettivo del valore artistico che ho cercato di indi-care con la tematica La Forma che deve venire e Dentro l’Immagine-l’Immagine Dentro, il cui processo di realizzazione consiste nel realizzareun’opera che si attualizza attraverso la reciprocità di una informazione chesi libera nella interconnessione Immagine/Realtà dell’Immagine.

Il Lavoro di Makoto Sei Watanabe è il propellente di K-Museum: “Sul lun-gomare della Baia di Tokyo (Koto-ku, 1996) sta sorgendo un nuovo centro

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Muro video, proiezione in tempo reale tramite internet, di immagini dellemaggiori capitali del mondo.

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della vecchia metropoli. Lo scopo del museo è di spiegare l’infrastutturainvisibile di questa nuova città. Rendere visibile la struttura invisibile dellacittà”. E di Mura-No-Terrace (Sakauchi Village, Gifu, Japan: “Si tratta di uncomplesso pubblico localizzato tra le montagne. Il concetto su cui si basa èdi non lasciare la natura immutata ma cercare di evidenziarne la bellezzacon piccoli oggetti artificiali. Rendere visibile la struttura invisibile della natu-ra è il concetto che sta alla base di questo progetto”.

K-Museum, lungomare della Baia di Tokyo (Koto-ku, 1996)

Mura-No-Terrace (Sakauchi Village, Gifu, Japan

* * *

Nell’invitare anche i ‘non addetti ai lavori’ a visitare questa 7. Biennale diArchitettura, affido la conclusione alle parole di Doriana Mandrelli:«Abbiamo accolto con entusiasmo tutte le immagini e le idee originali, pen-sate, progettate e prodotte per la Biennale, soprattutto quelle in analogiacritica o didattica rispetto al tema. Il risultato è stato estremamente stimo-lante e positivo. Un nuovo processo è iniziato. Le idee sono tornate a circo-lare e ad alimentare il nuovo millennio.

Certi e fiduciosi nella capacità di modificare propria dell’uomo, mettiamo adisposizione questo nuovo prezioso momento di ricerca, a tutti coloro che

come noi si sono sentiti in dovere di intervenire in qualunque modo nellarealtà, convinti ancora di poterla cambiare. Anche con la rete: www.labien-nale.org. Come nel concorso, anche l’expo-on-line aveva come obiettivoquello di individuare e produrre una “mappa” del mondo dell’architetturainternazionale. Tanti sconosciuti che, presentatisi per questo, sono poi statiscelti per la mostra. Studenti…Ancora una volta, Beuys aveva ragione: l’ar-tista è in tutti noi, la rivoluzione siamo noi».

Tom Kovac e Geoff Malone – Ikon Tower, Melbourne, Australia 1999.

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La Ikon Tower sfida le nozioni convenzionali di struttura e spazio. La formaè ottenuta con un gioco interno di spazio volumetrico, in cui si evita la tra-dizionale delimitazione ottenuta dall’incontro di due pareti optando perl’uso di pareti curve senza giunzioni. L’esterno dei 16 piani della costruzio-ne ha un aspetto glaciale, simile ad una massa traslucida, con una iper-superficie contenente pannelli di informazione, connessi da una rete di fibreottiche.

Il Museo Guggenheim Virtuale, 1999-2000. Il Solomon R. GuggenheimMuseum ha incaricato Asymptote (Lise Anne Couture – Montreal, 1959, eHani Rashid – Il Cairo, 1958) di progettare ed emplementare una nuovagalleria d’arte specializzata in arte digitale. Il GVM non soltanto ospiterà econnetterà tutti i musei Guggenheim nel mondo, ma sarà anche il primomuseo a contenere arte generata esclusivamente in e per Internet. IlMuseum contiene esposizioni speciali permanenti, un archivio di architet-tura digitale ed anche spazi tri-dimensionali colleganti i vari musei della“prima realtà”. Il progetto consiste in entità spaziali tri-dimensionali naviga-bili ed accessibili tramite Internet, e in un componente interattivo “in temporeale” installato presso la sede del Soho Guggenheim di NYC e delle altregallerie Guggenheim di varie città”.

PARTECIPAZIONI ARSENALE

Yung Ho Chang Bamboo wall - Makoto Sey Watanabe - MVRDV - 3R’Warkitekter - E-City - riken Yamamoto - Paragon Archtects - Anne Lacaton &Jean Philippe Vassal - Itsuko Hasegawa - Gaetano Pesce - Kazuyo Sejima+ Ryue Nishizawa - Odile Decq - Dunca Lewis - NAÇO/Marcelo Joulia andAlain Renk - Vito Acconci - R & Sie.D/B:L - Union of young architects in 30years-Project.co.jp - Seung H-Sang - Rudy Ricciotti - Shigeru Ban - JesseReiser & Nanako Umemoto - Kovak Malone - Bernard Tschumi - StéphaneMaupin - Königs Architekten - Jacques Hondelatte - Architekturbüro Böhm- Kengo Kuma - Jean Nuovel (Nemausus) + (AMIS) - Ti-Nan Chi - EliaZenghelis - Michael Bell - Dominique Perrault - Yung Ho Chang - EkoPrawoto - Philippe Gazeau - Stefano Boeri - Wiel Arets - Robert Venturi &Denise Scott-Brown - Richard Roegrs - Judith Barry - Renzo Piano - Sohn JooMinn - Gary Chang - Alain Guiheux et Dominique Rouillard - OrtlosArchitects - ART’M Architecture - Hitoshi Abe - Metápolis / M. Gausa, V.Guallart, W. Müller - Arata Isozaki - Shigeru Ban - Jean Prouvé(Baraquement Militaire, 1940 4×4 + Maison des sinistrés de Lorraine,Galerie Jousse-Seguin + Maison 6×6 USINOR + Maison des réfugiés +

Auvent de la securité sociale au Main, Galerie Enrico Navarra + Maisondes sinistrés de Lorraine, Vitra Design Museum ) - Architecture Office /Casagrande & Rintala - James Wines / SITE - Otto Steidle - Hans Hollein -Marin Kasimir - Stalker - Krzysztof Wodiczko - Jean Maneval (Maison BoulleMulticoque) Philippe Jousse, Matthias Jousse and Jean Philippe Mercier

ELENCO DEI PARTECIPANTI - Expo On line

Hitoshi Abe – Alenia Spazio-ESA – Matteo Apuzzo – ART’M ArchitecturePoitevin-Reynaud - Asymptote – AT-103 – AT-MF – Barcelona Metápolis –Gruppo A12 – Shigeru Ban - Barkow Leibinger Architects – Brenac &Gonzales – Stefanie Bürkle & Thomas – Sakschewski - Build inX – PietroCaruso – Casagrande & Rintala – Giancarla Ceppi & Borje Tobiasson -Chi’s Workshop – Minsuk Cho and Kwang Soo Kim – Coop Himmelb(l)au– dECOi - Elisa dell’Onda – Diller + Scofidio – EDGE Michael Chan –

Didier Fiuza Faustino - F.O.B. Association – Edouard François – PhilippeGazeau – Anne-Flore Guinée & Hervé Potin - Gutierrez & Portefaix – ZahaHadid – Hiroshi Hara – Itsuko Hasegawa – Seung H-Sang – IaN + I-BeamDesign – Toyo Ito – Atelier Feichang Jianzhu / Yung Ho Chang – MarinKasimir - Vladislav & Liudmila Kirpichev – Kolatan / Mac Donald Studio –Lucien Kroll – Kengo Kuma - LCM / Fernando Romero – Duncan Lewis –William Lim – Armin Linke – MA’nGO - Stéphan Maupin – Gianluca Milesi– Sohn-Joo Minn – Morphosis – MVRDV – NAÇO - Maurizio Nannucci –NOD – NOX / Lars Spuybroek – Kas Oosterhuis – Ortlos – Philipp Oswalt- Anton Markus Pasing – Luigi Pellegrin – Gaetano Pesce – Sandro Poli – EkoPrawoto - Progetto Azzero – Project.co.jp – PUSH – Jessie Reiser + NanakoUnemoto – Rudy Ricciotti and Mathieu Briand – R & Sie.D/B:L – Lord RichardRogers – Sharon Rotbard – Livio Sacchi - Sarajevo Concert Hall Stripes –Sciatto – Beniamino Servino – Kazuo Shinohara – Paolo Soleri - S-Parkling– Stalker – Otto Steidle – SYSTEMarchitects – Stefan Tischer – Team Madein Tokyo - UN Studio Van Berkel & Bos – Roemer van Toorn – Jelena Vesic– Xzhome – Makoto Sei Watanabe - James Wines – Paola Yacoub andMichel Lasserre – Hideyuki Yamashita – Peter Zellner

CITTÀ: TERZO MILLENNIO. CONCORSO DI IDEE

Il concorso per la città del terzo millennio nell’ambito della settima mostradi architettura della Biennale di Venezia, ideato e lanciato nell’autunno del1999, era sostanzialmente complementare all’EXPO-ON-LINE. Ancora unavolta, oltre alla mostra sul sito web, il concorso aveva come obiettivo quel-lo di individuare e stabilire una “mappa” della condizione dell’architetturainternazionale e del suo insegnamento nelle scuole. Aperto a tutti gli studen-ti ed architetti, rigidamente on-line, consisteva nell’invio, entro il31.12.1999, di quattro immagini digitali 800×600 pixel a 72 dpi in for-mato JPG o GIF in cui fosse descritta l’immagine di città proposta.

Il contenuto del concorso era incentrato sulla riflessione dell’evoluzione etrasformazione della città del terzo millennio, non necessariamente vincola-ta ad un luogo fisico o specifico, quanto piuttosto come sistema di relazio-ni e di strutture che definiscono la vita contemporanea. I lavori arrivati sulsito, provocando un grande “ingorgo” telematico, sono stati circa 1000.Provengono da ogni parte del mondo, anche da paesi finora non raggiun-ti capillarmente dall’informazione. Abbiamo visto insieme per la prima voltaun coinvolgimento globale di studenti e architetti, dall’Estremo Oriente alSudafrica.

La giuria, composta da François Barré, Greg Lynn, James Wines, FrédéricMygairou, Peter Cook, Paul Virilio, Massimiliano Fuksas, si è riunita, comestabilito, “virtualmente”, e sono stati attribuiti sei premi. I premiati sono:CATEGORIA ARCHITETTI: 1. Christophe Cornubert – USA. 2. Shuhei Endo– GIAPPONE. 3. Pasi Kolhonen – FINLANDIA. CATEGORIA STUDENTI: 1.Michael Benarroch & Mehdi Berrada – FRANCIA. 2. Thomas Bisiani &Stefano Antonelli – ITALIA. 3. SAND-CITY – ITALIA Domenico Cannistraci,Piero Chiodi, Matteo Costanzo, Valerio Frantone.

Infine riportiamo il giudizio di M. Fuksas e D. O. Mandrelli: “Quello che puòessere detto a conclusione di questa prima esperienza di concorso, che uti-lizza le nuove tecnologie ed internet, è la grande disponibilità e generositàdi idee dei partecipanti. Potremo, in conclusione, identificare quasi per tutti,tre famiglie di riflessioni. La prima è la propensione ad una soluzione“ambientale”. La seconda è una visione delle nuove “tecnologie” capaci diincidere positivamente. La terza è un’attitudine rivolta a cercare di risolverei gravi problemi che la “globalizzazione” in parte ha prodotto: immigrazio-ne, rifugiati, nuove povertà, profughi, conflitti sociali… Il concorso ha coin-volto alcune migliaia tra architetti e studenti. Corsi universitari italiani e stra-nieri lo hanno adottato come tema di corso. È la testimonianza che ci stia-mo avviando verso un coinvolgimento maggiore di intelligenze che finoranon avevano potuto affiorare e, che nel momento in cui la nuova situazio-ne e le nuove tecnologie hanno permesso un’informazione più completa ecapillare, diventa evidente e fa ben sperare per l’immediato futuro.”

* * *

Crediti per i testi di P. Baratta, M. Fuksas, D. O. Mandrelli, e per le fotogra-fie: Catalogo La Biennale di Venezia - 7. Mostra Internazionale diArchitettura - 2000 - Marsilio Editori s.p.a., Venezia. Per le fotografie:Padiglione Italia, Padiglione Francia, Padiglione Ungheria, Makoto SeiWatanabe - Fiber Wave, mcm art&copy, RIVISTA di EQUIPèCO.

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VIZI & VIRTÚ - Rassegna di E-mail Art e Mail Art a cura di Carmine Mario Mulière

Premessa ovvero, personale lettura cronologica della rassegna.

Questa rassegna non è nata soltanto in Virtú dell'essenza racchiusa nell'etimo del Vitium, bensí ed anche per il Vezzo arti-stico affinché il difetto insito nella violazione che è azionata - crediamo - non "solo attraverso una interpretazione integral-mente magica, per la quale l'intensità del volere si identifica con la 'inesistenza' dell'oggetto avversato e questo viene pra-ticamente 'evitato'" (1) ma, soprattutto, attraverso l'azione specificamente creativa scevra da pregiudizi dando cosí un con-tributo mirante all'approfondimento per evidenziare - laddove si rilevassero - sia i Vizi di Forma sia quelli di Sostanza.Come si vedrà, le immagini per-venute, rendono conto delle realipossibilità di ampliamento di 've-dute' inquadrabili in una prospet-tiva volta ad una Metafisica pen-sabile. Altrimenti, sarebbe soltanto unvolgersi statico verso i ricorsi dierudizione che, invece, devono epossono essere supporti di aper-tura mentale da poter e volerriflettere nell'esistenza. Non tantoe non solo per un qualsivoglia etuttavia auspicabile miglioramen-to bensí con la certezza di ulterio-ri e proficue indagini. Rinunciamo perciò al giudiziopersonale davvero con la convin-zione di dover lasciare a ciascu-no la libertà di lettura e di inter-pretazione delle opere che gliartisti hanno inviato ma, al con-tempo, vogliamo almeno dareconto ad essi della interconnes-sione e straordinaria successionetemporale dell'arrivo delle E-maile Mail. Una conferma ulteriore dell'invi-sibile filo che lega la Causa alCaso e viceversa. È ormai evidente a molti che,questo tipo di espressione artisti-ca o, ancor meglio, la sua speci-fica modalità di attualizzazione -proprio e in quanto sono operenate da una estrema ed intimanecessità di comunicazione -possiede e assume connotatiparticolarissimi. Anche quando sitratta di opere già realizzate e quindi volutamente selezionate per proporle ad una rassegna di E-mail Art e Mail Art chediventa E-mail Art amalgamando cosí le varie possibilità dell'interscambio della comunicabilità. Tutti gli artisti ci danno la possibilità di sottolineare che l'Arte è viva quando è libera 'a prescindere', vale a dire totalmentelibera per poter riflettere opportunamente su un problema fondamentale già espresso arditamente da san Paolo: "La crea-zione stessa attende con impazienza di essere lei pure liberata dalla schiavitú della corruzione". (2) È un riferimento, questo, che ci pone al centro dell'idea che si è concretizzata in questa rassegna per la quale l'immaginepiú completa per rispondere alla constatazione esemplare indirizzata ai Romani, l'abbiamo ancora trovata nella iconolo-gia della religione cristiana che indica Maria quale Immacolata Concezione: una purezza cosí incondizionatamente forteche domina le forze della natura rappresentate dalla Luna e controlla il potere creativo incarnato dal Serpente.Un potere che il lavoro di Paolo Stroppa conferma per suggerire una operatività riposta nell'equilibrio alchemico eviden-ziato dalla combinazione dei tre colori detti puri, appunto! L'immagine da me scelta, Maria Imperatrice, oltre alla Luna eal Serpente contiene un terzo elemento, la Corona che è un inequivocabile parallelismo preso dal Libro dei Tarocchi cheè un Mutus Liber, ossia Libro delle Immagini: Lama numero 3, L'Imperatrice, il cui significato è: Intelligenza, Potere mate-riale, Fecondità, Azione, Eleganza, Amabilità, Dominio dello spirito, Abbondanza. Altresí, crediamo che per la totalità significante della Immacolata Concezione, sia obbligatorio unire alla Lama numero 3il significato della Papessa (Lama numero 2), che è il seguente: Trionfo sul male, Giorno e notte, Protezione dall'occulto,Sentimento religioso, Molteplicità di idee, Pazienza, Intuizione, Soluzione dei problemi, Riflessione, Discrezione,Sottomissione rispettosa, Yin e Yang, Rassegnazione, Fede, Pazienza, Meditazione, Silenzio, Speranza. Attraverso l'immagine della Papessa viene posto in evidenza l'interrelazione fra macro e microcosmo (giorno e notte) e quel-lo che ci fa riflettere è la qualità riposta nella Sottomissione rispettosa, poiché in essa è compresa l'essenza del principiofemminile pronto a ricevere in Silenzio la Speranza.

ARTISTI: paolo STROPPAmichele MARINACCIOmarianne KORPORAAL elioCAREDDA rosalba MUSU-MECI natale PLATANIAmimma PISANI mirella BEN-TIVOGLIO luca mariaPATELLA vettor PISANI lam-berto PIGNOTTI monicaMICHELOTTI alfredo AN-ZELLINI anna TORELLIhenrry LOPEZ alfonso LEN-TINI antonio SASSU mauroDAL FIOR fernando AN-DOLCETTI cosimo CIMINOmauro MANFREDI COBÀS(mario CARCHINI) fiorellaCORSI gloria PERSIANIangela NOYA VILLA rosettaBERARDI franco OTTAVIA-NELLI anna MAIORANOmarilena PECORARO si-mon BAUDHUIN claudioJACCARINO giulia SINIgeppi SANNA ruggeroMAGGI matteo ALBERTINcarla CANTATORE albertoSORDI paolo GOBBI delioGENNAI paola BABINI virgi-nia FAGINI franco ZINGA-RETTI claudia GORA valeriaVERONESI giuseppe DI VIN-CENZO m.m. TORCELLIdórian RIBAS MARINHOgisella MEO ilariaOCCHIGROSSI maurizioMOCHETTI carmine marioMULIèRE. C.M.Mulière, Maria Imperatrice e/o Immacolata Concezione

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MAIL ART

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Ma per far nascere quella sublime Idea occorreanche la Giustizia, Lama numero 8 che signifi-ca: Ordine, Stabilità, Legge, Senso comune,Flessibilità, Economia, Laboriosità, Senso prati-co, Obiettività, Equilibrio, Disciplina, Facilità diadattamento, Moderazione, Obbedienza,Responsabilità. Il potere del Serpente amalga-mato con la qualità di Maria, da creativo divie-ne procreativo. Una Purezza e sincerità dell'attoprocreativo che Michele Marinaccio affida allaforza esplicita della forma purificata dalla pro-pria essenza indorata per sublimarsi nel sacrifi-cio dell'offerta consapevole. Consapevolezzarintracciabile in Marianne Korporaal: 'L'occhiodel Golem' da lei elaborato che sembra aversuperato il cinismo tecnologico che gli vieneattribuito e prendere atto della situazione attua-le per evitare la colazione in casa di Elvis, (3) unluogo di perdono per il lavacro della 'materiadel nulla: matter of nothing', come ElioCaredda ritiene. Il significante sotteso all'opera di Elio mi per-mette di confidarvi l'opportunità umanamentecomprensibile e fors'anche utile per riporre nellaSperanza uno sviluppo diverso della propriavolontà di pensieri e azioni. O non vale dedicare un po' del proprio tempoalla Verità? Anche la parte umana e senziente lorichiede per dare consistenza all'esile filodell'esistenza collocata e compresa nei Col-legamentiatemporali. (4)I lavori inviati attingo-no a questa inesauribile fonte di Ispirazione,perciò come artista voglio affermare che laSperanza è Virtú primaria riposta nella sottileconsapevolezza acquisita per le nostre intime enobili aspirazioni che dal profondo della nostrainteriorità possiamo affidare all'Intuizione: qui ilpensiero prende La forma che deve venire (5) eche sarà la nostra vera Identità perché e seescluderà la Proiezione per liberarci da ogniresiduo egoico ed essere come veramentesiamo. Lo sguardo interiore di Rosalba Musumeci ciavverte che "Il sonno, cattura l'occhio, posto alcentro, come qualcosa di prezioso, è un'armadell'inconscio" e quest'arma che possiede l'im-magine, và gestita pariteticamente nell'intimitàcondivisa con amore come ispira il lavoro diNatale Platania. Mimma Pisani approfondiscequesto tema che inquadra con La Vergine silava con Omo, frasOpera di Vettor Pisani, perricordarci che "...tutte le religioni decretano cheè la donna a rappresentare l'impuro con il rossoflusso mestruale, con la raccolta del seme sper-matico nel proprio ventre... in effetti, la donna èconsiderata impura, poiché non partecipa diquel matrimonio mistico tra Dio e l'uomo, che,solo in realtà, purifica macchie e peccati, essen-do la donna soltanto una figura mediatrice tral'uomo e il suo Dio. La vergine è pura poichénon è contaminata dallo sperma, è dunquecasta, celibe, androgina. Nella ondulata cir-conferenza della Macchia, precipitano illusionie sogni di perfezione, desiderio di immortalità,mondo organico e inorganico, la paradossale Vergine a macchia di Picabia..." (6). Il lavoro dell'artista appartiene alla sferauniversale che comprende il visibile e l'invisibile: Mirella Bentivoglio scava-seziona-estrae dal simbolo e dalle parole l'azio-ne che le ha determinate per recuperare, difendere e preservare tutte le loro qualità intrinseche. Qualità che Luca MariaPatella centellina dal suo 'ritratto realdigitale' collegato al grande René Magritte, con il quale dice…navigo nel vuoto (opieno) dell'etere o della rete, completandomi con "l'anima junghiana (?) - (l'Inconscio maschile è femminile!): questa veritàegli la rafforza con il riferimento al misterioso capolavoro di Leonardo che sonda rispondendo a Duchamp la cui Gioconda"à caldo al culo", mentre la sua qui è "con la mosca al naso". Infatti, "Dietro al sorriso della Gioconda non c'è soltanto lacortesia della sua figura, il sorriso è anche allusivo a un mondo che noi dobbiamo percepire al di là della sua apparenza.La filosofia nasce dalla nostra razionalità, è ciò che riusciamo a produrre come volontà di conoscenza. L'arte invece si gene-

Maurizio Mochetti, Freccia laser,Roma. Mirella Bentivoglio, Eclisse,fotolito, Roma.

Vettor Pisani, Il pranzo è servito, courtesy Umberto Di Marino Arteconteporanea,Giugliano (NA). Elio Caredda, Dinner in Elvis' home, legno e sapone, courtesy ofLipanjePuntin - artecontemporanea - Trieste.

Natale Platania, Virtú / Vizi - Vizi / Virtú, foto elaborata al computer, S. Giovanni La Punta(CT). Marianne Korporaal, L'Occhio del Golem, Fotografia elaborata al computer e col-lage, Sant'Oreste (RM).

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ra dove inizia il silenzio, dove comincia ilsilenzio e appare l'immagine, dove siinstaura uno spazio completamentediverso, forse muto" (7) afferma GiorgioVerzotti a proposito del lavoro di VettorPisani che qui - con Il pranzo è servito,opera che rientra in "I giuochi dellamemoria e dell'oblìo" - ci suggerisce unaindagine nei luoghi misteriosi e celatinegli interstizi invisibili delle tematiche dacui secerne il senso segreto dei suoilavori. Parimenti fa, dal suo versante,Lamberto Pignotti con la sua BibliaPauperum, (8) "Una Bibbia - ci avverte -da leggere anche con gli occhi (Picturaest laicorum litteratura), una Bibbia dovei protagonisti non sono né le divinità négli angeli, che qui non hanno voce incapitolo. Qui parlano (o meglio hannoun fumetto), solo gli "altri", coloro cheper millenaria convenzione dovrebberounicamente sottostare all'ordinamento,alle volontà, alle leggi che provengonodall'alto". In questa scia possiamo inseri-re i lavori di Monica Michelotti, AlfredoAnzellini, Anna Torelli, Henrry Lopez,Alfonso Lentini, Antonio Sassu, MauroDal Fior, Fernando Andolcetti, CosimoCimino, Mauro Manfredi, Cobàs,Fiorella Corsi, Angela Noya Villa, GloriaPersiani, Rosetta Berardi, FrancoOttavianelli, Anna Maiorano, MarilenaPecoraro. Luca Maria Patella, 1, Ritrattorealdigitale: Uno strano omaggio..real-digitale al grande René. (La modella èperò realmente "riflessa". Lo scatto foto-grafico è di Pino Settanni); 2, "Giocondacon la mosca al naso", Roma. VettorPisani, I giuochi della memoria e dell'ob-lìo, "Il pranzo è servito", collage su carta,courtesy Umberto Di Marino Artecon-temporanea, Giugliano (NA), Roma.Lamberto Pignotti, "Io sono l'AMORE hadetto lui! - I'm Love, he said!", Immaginetratta dalla BIBLIA PAUPERUM. (Le 52tavole sono state riprese dalla Storia delTestamento Vecchio e Nuovo stampata aPrato nel 1851 presso la Tipografia D.Passigli), courtesy EDIZIONI ELLE CI -Roma. Simon Baudhuin sottoponel'aspetto erotico con la sua Pig Dada

Luca Maria Patella, Ritratto realdigitale,Gioconda con la mosca al naso, Come non sarete mai, Roma.

Michele Marinaccio, W, dipinto su ostia, Roma. Lamberto Pignotti, Io sono l'AMORE ha detto lui! -I'm Love, he said!, Immagine tratta dalla BIBLIA PAUPERUM, courtesy EDIZIONI ELLE CI - Roma.

Paolo Stroppa, Sui muri del mondo, Pennarelli, Licenza (RM). Matteo Albertin, Vizi & Virtú, pennarel-li, Torreglia (PD). Monica Michelotti, Così si ama la giustizia, tempera e inchiostro, Carrara (MS).

Fernando Andolcetti, Il Pipistrello 2000, t.mista; Mauro Manfredi, Una rosa è una rosa, t.mista; Cosimo Cimino, Vizi & Virtú: Clonazione, t.mista, cour-tesy Galleria "Il Gabbiano", La Spezia.

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mail Art e gli fanno eco ClaudioJaccarino, Giulia Sini, Geppi Sanna,Ruggero Maggi, Matteo Albertin,Carla Cantatore, Alberto Sordi, PaoloGobbi, Delio Gennai, Paola Babini eVirginia Fagini con la sua "Ispirazionedai Tarocchi" che vede Giunone incongiunzione magica con Le Diable.Franco Zingaretti esalta la virtú dellacarta stampata mentre il gruppo for-mato da Claudio Gora, ValeriaVeronesi, Giuseppe Di Vincenzo, M.M. Torcelli propongono un dialogo piúimmediato, diretto da una visione reli-giosa della vita nel quale rientranopure i lavori di Dórian Ribas Marinho.Le E-mail di Gisella Meo e IlariaOcchigrossi, giunte peraltro all'ultimomomento - quasi per consentirmi diribadire quella conferma ulterioredella straordinarietà dichiarata all'ini-zio di queste annotazioni - trattano unavvenimento attuale: il Giubileo del2000 e rientrano entrambe nel gruppoche abbiamo unito di seguito allaBentivoglio, Patella, Pisani e Pignotti.Gisella Meo, con il suo "Pride andPrejudice", Roma, Giubileo 2000, haelaborato una composizione comples-sa, articolandola con una finezza diparticolari e allusioni ineccepibili perlasciare a ciascuno il vaglio delle pro-prie conclusioni per cui non possotacere le mie: la sua è una profondaallegoria che si collega incredibilmen-te all'essenza del lavoro di PaoloStroppa che abbiamo posto all'inizio diquesta personale lettura cronologicadella rassegna. Infatti, lei sostituisce le'poppe' con la cupola di S. Pietro cuifornisce due magnifici capezzoli prontiad 'abbeverare' chi voglia dissetarsi. Ilcollegamento essenziale accennatosopra consiste nel parallelismo e/osimilitudine tra la cupola e il simbolofallico che Paolo ha preso "Sui muri delmondo". L'immagine di Ilaria Occhigrossi -rifuggendo dal facile giudizio di blasfe-mìa - vuole abolire la differenza el'ipocrisia dichiarando senza mezzi ter-mini e senza particolari esclamazioni:"Sacro è profano". Ciò può equivalerea confermare che la Virtú - per esserenella sua interezza - dovrà contenereanche la sua forza contraria che è ilVizio. Ed è proprio questo il puntofocale: la "Freccia laser" di MaurizioMochetti - opera da me scelta (9) -centra il bersaglio con la precisione, lavelocità e la leggerezza della luce dacui scaturisce anche la nostra esisten-za. Queste considerazioni ho voluto con-dividere con tutti voi e ringraziarvi perla generosa partecipazione a questainiziativa il cui intent resta quello divoler percorrere una via priva di cartel-li indicatori, un'area dagli argini pienidi implicazioni che scaturiscano dallaintelligenza. (MCM)

Paola Babini, Virtú - Vizi, inchiostro su carta, S. Michele (Ravenna). Alfredo Anzellini, Baby party: vizioo feticcio?, foto-chimica elaborata al computer, Castel S. Elia (VT). Carla Cantatore, Vizi & Virtú, acqua-forte, Roma.

Rosetta Berardi, Vizi - Virtú, t. mista, courtesy ARTESTUDIO SUMITHRA, Ravenna. Paolo Gobbi, Vinocotto, t. mista, S.Severino (MC). Virginia Fagini, Ivnon - Le diable, Un'ispirazione dai Tarocchi in unacongiunzione magica...I VIZI E LE VIRTÙ, collage e inchiostro, Roma.

Geppi Sanna, Senza titolo, jpeg, Sassari. Alfonso Lentini, E - A, collage, Ponte nelle Alpi (BL). AlbertoSordi, Il Vizio è Virtú - La Virtú è Vizio, inchiostro su foto, La Spezia.

Dórian Ribas Marinho, The Vices and the Virtues, serigrafia, Florianópolis (SC) BRASIL Angela Noya Villa,Otium!?, inchiostro e collage, Roma. Franco Zingaretti, Virtù della carta!, carta fatta a mano e inchiostri,Fabriano (AN).

Cobàs (Mario Carchini), La strada Vizio e della Virtú, pastello, Marina di Carrara (MS). Antonio Sassu, Ioamo la mia terra, terra+video, Torreglia PD. Fiorella Corsi, In vitio virtus, in virtute vitium, inchiostro,Roma.

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NOTE: (1) - Cfr. GIACOMO DEVOTO, Dizionario eti-mologico, Edizione CDE spa - Milano 1984, sulicenza della Casa Editrice Felice Le Monnier,Firenze. (2) - Cfr. Lettera ai Romani, 8, 19. (3) - Cfr. ELIO CAREDDA, matter of nothing, cd-rom a cura di Marvin Saša, Edizione Lipanje-puntin, Trieste 1998. 'Dinner in Elvis' home',opera scelta per questa rassegna, estratta dallasezione Places of Forgiveness a proposito dellaquale Sabrina Zannier scrive: "The idea as shapeforming. The idea that from time to time it yieldsinto diversity. May it be a way to establish your-self in denial? I breate the wide horizons ofresearch, touch with hand the insatiability of arunning tought its step is delicate… doesn't crushdetails. So the path becomes the way to essen-ce." "Luoghi di Perdono. L'idea come formazionedi forme. L'idea che di tempo in tempo conducenella diversità. Può essere una strada per porsistabilmente nel diniego? Io respiro gli ampi oriz-zonti di ricerca, tocco con la mano l'insaziabilitàdi stare correndo sebbene i suoi passi sono deli-cati e non annientano i dettagli. Cosí il cammi-no conduce verso l'essenza." (4-5) - Tematiche di miei lavori. (6) - Cfr. VETTOR PISANI - VIRGINIA ART THEA-TRUM (Museo della Catastrofe), Mimma Pisani,Alcune considerazioni sul concetto di Catastrofenel lavoro di Vettor Pisani, p.78, Edizioni Charta- Milano, 1998.(7) - Cfr. Op. citata, Giorgio Verzotti, VettorPisani a Serre di Rapolano, p.36.(8) - Cfr. LAMBERTO PIGNOTTI - BIBLIA PAUPE-RUM, con scritti di Eugenio Battisti, UmbertoEco, Pietro Favari, Mario Lunetta, Valerio Riva.Le 52 tavole sono state riprese e ingrandite dallaStoria del Testamento Vecchio e Nuovo stampa-ta a Prato nel 1851, presso la Tipografia D.Passigli. Edizioni ELLE CI, 1977 Roma.(9) - Cfr. EQUIPèCO - EVENTI, MAURIZIOMOCHETTI - Elica infinita.

Rosalba Musumeci, Occhio, foto elaborata al computer, Linguaglossa (CT). Anna Torelli, Virtuosismo,inchiostro, Roma. Gloria Persiani, Virtú / Vizi, inchiostro e collage, Roma.

Mauro Dal Fior, La Poesia è il nostro Vizio e la nostra Virtú, inchiostro, Verona. Delio Gennai, Vizi &Virtú, garza-fotocopia, Pisa. Claudio Jaccarino, Vizi & Virtú, t. mista, Milano.

Henrry Lopez, Vizi & Virtú, foto elaborata al computer, La Spezia. Gisella Meo, Pride and Prejudice,Giubileo 2000 (t. mista: 1 reggipetto, 2 cartoline della cupola di S.Pietro, 2 moduli di acetato), Roma.Franco Ottavianelli, Wunderkammern Spello ironicamente tra Virtù e Vizio, testi su fotografia, Roma.

Giuseppe Di Vincenzo, Claudio Gora, Valeria Veronesi, M.M. Torcelli, courtesy, DSM - Bologna.

Giulia Sini, Idra tanta, jpeg, Sassari. Ruggero Maggi, Vizi & Virtú, collage, Milano. Simon Baudhuin, La Vice et la Vertu - PIG DADA mail Art, collage,Habay La Neuve (Belgium). Anna Maiorano-Marilena Pecoraro, Lete, Mnemosine: alla memoria dei ragazzi del 1899, 1999, Roma - Palermo.

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DAS MÄRCHEN

An dem großen Flusse, der eben von einem starken Regengeschwollen und übergetreten war, lag in seiner kleinen Hütte,müde von der Anstrengung des Tages, der alte Fährmann undschlief. Mitten in der Nacht weckten ihn einige laute Stimmen; erhörte, daß Reisende übergesetzt sein wollten. Als er vor die Tür hinaustrat, sah er zwei große Irrlichter über demangebundenen Kahne schweben, die ihm versicherten, daß siegroße Eile hätten und schon an jenem Ufer zu sein wünschten. DerAlte säumte nicht, stieß ab und fhur, mit seiner gewöhnlichenGeschicklichkeit, quer über den Strom, indes die Fremden in einerunbekannten, sehr behenden Sprache gegeneinender zischtenund mitunter in ein lautes Gelächter ausbrachen, indem sie baldauf den Rändern und Bänken, bald auf dem Boden des Kahns hinund wider hüpften.Der Kahn schwankt! rief der Alte, und wenn ihr so unruhig seid,kann er umschlagen; setzt euch, ihr Lichter!Sie brachen über diese Zumutung in ein großes Gelächter aus,verspotteten den Alten und waren noch unruhiger als vorher. Ertrug ihre Unarten mit Geduld und stieß bald am jenseitigen Uferan. Hier ist für Eure Mühe! riefen die Reisenden, und es fielen,indem sie sich schüttelten, viele glänzende Goldstücke in denfeuchten Kahn. - Ums Himmels willen, was macht ihr! rief der Alte,ihr bringt mich ins größte Unglück! Wäre ein Goldstücke insWasser gefallen, so würde der Strom, der dies Metall nicht leidenkann, sich in entsetzliche Wellen erhoben, das Schiff und mich ver-schlungen haben, und wer weiß, wie es euch gegangen seinwürde; nehmt euer Geld wieder zu euch! Wir können nichts wiederzu uns nehmen, was wir abgeschüttelt haben, versetzten jene. So macht ihr mir noch die Mühe, sagte der Alte, indem er sichbückte und die Goldstücke in seine Mütze las, daß ich sie zusam-mensuchen, ans Land tragen und vergraben muß.Die Irrlichter waren aus dem Kahne gespungen, und der Alte rief:Wo bleibt nun mein Lohn?Wer kein Gold nimmit, mag umsonst arbeiten! riefen die Irrlichter.- Ihr müßt wissen, daß man mich nur mit Früchten der Erdebezahlen kann. - Mit Früchten der Erde? Wir verschmähen sie undhaben sie nie genossen. - Und doch kann ich euch nicht loslassen,bis ihr mir versprecht, daß ihr mir drei Kohlhäupter, dreiArtischocken und drei große Zwiebeln liefert.Die Irrlichter wollten scherzend davonschlüpfen; allein sie fühltensich auf eine unbegreifliche Weise an den Boden gefesselt; es wardie unangenehmste Empfindung, die sie jemals gehabt hatten. Sieversprachen seine Forderung nächstens zu befriedigen; er entließsie und stieß ab. Er war schon weit hinweg, als sie ihm nachriefen:Alter! hört, Alter! wir haben das Wichtigste vergessen! Er war fortund hört sie nicht. Er hatte sich an derselben Seite den Fluß hin-abtreiben lassen, wo er in einer gebirgigen Gegend, die dasWasser niemals erreichen konnte, das gefährliche Gold verschar-ren wollte. Dort fand er zwischen hohen Felsen eine ungeheureKluft, schüttete es hinein und fuhr nach seiner Hütte zurück. In dieser Kluft befand sich die schöne grüne Schlange, die durchdie harabklingebde Müunze aus ihrem Schlafe geweckt wurde. Sieersah kaum die leuchtenden Scheiben, als sie solche auf der Stellemit großer Begierde verschlang und alle Stücke, die sich in demGebüsch und zwischen den Felsritzen zerstreut hatten, sorgfältigaufsuchte.Kaum waren sie verschlungen, so fühlte sie mit der angenehmstenEmpfindung das Gold in ihren Eingeweiden schmelzen und sichdurch ihren ganzen Körper ausbreiten, und zur größten Freudebemerkte sie, daß sie durchsichtig und leuchtend geworden war.Lange hatte man ihr schon versichert, daß diese Erscheinungmöglich sei; weil sie aber zweifelhaft war, ob dieses Licht langedauern könne, so trieb sie die Neugierde und der Wunsch, sich fürdie Zukunft sicherzustellen, aus dem Felsen heraus, um zu unter-

RACCONTOQuesta rubrica ho voluto dedicarla a Göethe e Schiller con riferimento alla pubblicazione di Favola (Märchen) sulla rivista «Die Horen»fondata da Schiller nel 1795. Pubblichiamo le prime pagine del testo di Göethe che abbiamo preso per il Tedesco dalla Edizione 1988:Philipp Reclam jun. GmbH & Co., Stuttgart; per l’ Italiano dalla Edizione 1990: Adelphi S.p.A. Milano - Traduzioni di Luciano Foà eGilberto Forti.

FAVOLA

Sulla riva del grande fiume, che una violenta pioggia aveva dapoco ingrossato fino a farlo straripare, il vecchio barcaiolo, stan-co per le fatiche della giornata, giaceva nella sua piccola capan-na e dormiva. Nel bel mezzo della notte alcune voci forti lo sve-gliarono; udì che dei viaggiatori volevano essere traghettati.Uscito davanti alla porta, vide librarsi sopra la barca ormeggiatadue grossi fuochi fatui, i quali gli assicurarono di avere gran fret-ta e di non veder l'ora di essere sull'altra sponda. Il vecchio nonindugiò, si staccò da riva e, con la sua solita abilità, tagliò di sbie-co la corrente, mentre i forestieri sibilavano velocissimi tra lorouna lingua sconosciuta, scoppiando ogni tanto in una sonora risa-ta e saltellando qua e là, ora sui bordi e sulle panche, ora sulfondo della barca. "La barca traballa!" gridò il vecchio. "E se sietecosì irrequieti, può rovesciarsi; sedetevi, fuochi!".A tale richiesta quelli scoppiarono in una gran risata, si burlaronodel vecchio e furono ancora più irrequieti di prima. Lui sopportòcon pazienza le loro scortesie e toccò presto l'altra sponda."Questo è per il vostro disturbo!" esclamarono i viaggiatori e,scrollandosi, lasciarono cadere nella barca umida una quantità diluccicanti monete d'oro. "Per l'amor del cielo, che cosa fate!" gridòil vecchio. "Volete proprio rovinarmi! Se nell'acqua fosse cadutauna moneta d'oro, il fiume, che non può tollerare questo metallo,si sarebbe sollevato in onde spaventose, avrebbe inghiottito labarca e me, e chissà che cosa sarebbe avvenuto di voi: riprende-tevi il vostro denaro!". "Non possiamo riprenderci niente di quelche ci siamo scrollati di dosso" replicarono quelli. "Così mi procurate anche la fatica di doverle raccattare, "disse ilvecchio mentre si chinava a raccogliere le monete d'oro nella suaberretta "di portarle a terra e di seppellirle".I fuochi fatui erano balzati fuori della barca e il vecchio gridò:"Dov'è allora il mio compenso?"."Chi non prende oro può lavorare gratis!" esclamarono i fuochifatui. "Dovreste sapere che mi si può pagare soltanto con fruttidella terra". "Con frutti della terra? Noi li spregiamo e non liabbiamo mai assaggiati". "Eppure, non posso lasciarvi andare fin-ché non mi promettete di consegnarmi tre cavoli cappuccio, trecarciofi e tre grosse cipolle".I fuochi fatui volevano sgaiattolare via scherzando, senonché sisentirono inspiegabilmente inchiodati al suolo; era l'impressionepiú spiacevole che avessero mai provato. Promisero di soddisfareal piú presto le sue pretese; lui li liberò e si staccò da riva. Era giàalquanto lontano quando quelli lo richiamarono: "Vecchio!Ascolta, vecchio! Abbiamo dimenticato quel che piú importa!". Luiera distante e non udì. Si era lasciato sospingere dalla corrente,lungo la medesima sponda del fiume, verso una zona montuosache l'acqua non avrebbe mai potuto raggiungere e dove volevasotterrare l'oro pericoloso. Là, fra alte rocce, scoprì un enormecrepaccio, vi rovesciò dentro l'oro e ritornò alla sua capanna.In questo crepaccio si trovava il bel serpente verde che, al tintin-nio delle monete cadute, si ridestò dal sonno. Aveva a malapenascorto quei dischetti luccicanti che subito li ingoiò con grande avi-dità, ricercando poi con cura tutte le monete sparse nei cespugli etra le fenditure della roccia. Non appena le ebbe ingoiate provò la piacevolissima sensazionedell'oro che si fondeva nelle sue viscere e gli si propagava per tuttoil corpo, e con la gioia piú grande si accorse di essere diventatotrasparente e luminoso. Già da tempo gli avevano assicurato chetale fenomeno era possibile; ma poiché dubitava che quella lucepotesse durare a lungo, la curiosità, e il desiderio di garantirsi perl'avvenire, lo spinsero fuori dalla roccia per ricercare chi fossestato a disseminarvi il bell'oro. Non trovò nessuno. Ma tanto piúpiacevole era per lui, mentre avanzava strisciando fra erbe ecespugli, ammirare se stesso e la sua deliziosa luce che si diffon-deva nel verde ancora tenero. Tutte le foglie parevano di sme-

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chen, wer das shöne Gold hereingestreut haben könnte. Sie fandniemanden. Desto angenehmer war es ihr, sich selbst, da sie zwi-schen Kräutern und Gesträuchen hinlroch, und ihr anmutiges Licht,das sie durch das frische Grün verbreitete, zu bewundern. AlleBlätter schienen von Smaragd, alle Blumen auf das herrlichste ver-klärt. Vergebens durchstrich sie die einsame Wildnis; desto mehraber wuchs ihre Hoffnung, als sie auf die Fläche kam und von wei-tem einen Glanz, der dem ihrigen ähnlich war, erblickte. Find ichdoch endlich meinesgleichen! rief sie aus und eilte nach derGegend zu. Sie achtete nicht die Beschwerlichkeit, durch Sumpfund Rohr zu kriechen; denn ob sie gleich auf trocknen Bergwiesen,in hohen Felsritzen am liebsten lebte, gewürzhafte Kräuter gernegenoß und mit zartem. Tau und frischem Quellwasser ihren Durstgewöhnlich stillte, so hätte sie doch des lieben Goldes willen undin Hoffnung des herrlichen Lichtes alles unternommen, was man ihrauferlegte. Sher ermüdet gelangte sie endlich zu einem feuchtenRied, wo unse beiden Irrlichter hin und wider spielten. Sie schoß aufsie los, begrüßte sie und freute sich, so angenehme Herren vonihrer Verwandtschaft zu finden. Die Lichter strichen an ihr her, hüpf-ten über sie weg und lachten nach ihrer Weise. Frau Muhme, sag-ten sie, wenn Sie schon von der horizontalen Linie sind, so hat dasdoch nichts zu bedeuten; freilich sind wir nur von seiten des Scheinsverwandt, denn sehen Sie nur (hier machten beide Flammen,indem sie ihre ganze Breite aufopferten, sich so lang und spitz alsmöglich), wie schön uns Herren von der vertikalen Linie dieseschlanke Länge kleidet; nehmen Sie’s uns nicht übel, meineFreundin, welche Familie kann sich des rühmen? Solang esIrrlichter gibt, hat noch keins weder gesessen noch gelegen

fiori stupendamente trasfigurati. Invano traversò quella boscagliasolitaria; ma la sua speranza si fece piú grande quando arrivònella pianura e scorse da lontano un luccichio che era simile alsuo. "Trovassi finalmente qualcuno come me!" esclamò, e si affret-tò verso quel luogo. Non badò all'incomodità di strisciare peracquitrini e canneti; sebbene preferisse di gran lunga vivere sugliasciutti prati montani, nelle profonde fenditure rocciose, cibandosivolentieri di erbe aromatiche e solendo placare la sete con legge-ra rugiada e fresca acqua di fonte, il serpente tuttavia, a causa del-l'amato oro e nella speranza di quella magnifica luce, avrebbeintrapreso qualsiasi cosa gli fosse stata imposta.

Molto stanco arrivò infine a un canneto palustre dove i nostri duefuochi fatui giocavano a rincorrersi. Si lanciò verso di loro, li salu-tò e gioì di trovare signori così ameni tra la sua parentela. I fuochigli volarono addosso, passarono sopra di lui d'un balzo e riseroalla loro maniera. "Signor cugino, " dissero "anche se lei appartie-ne alla linea orizzontale, questo non significa nulla; certo, noi siamoimparentati soltanto dalla parte della luce ¹ poiché, guardi un pò," - equi entrambe le fiamme, sacrificandoutta la loro larghezza, si fece-ro il piú possibile lunghe e appuntite - "guardi come sta bene, a noisignori della linea verticale, questa altezza e snellezza; non se l'ab-bia a male, amico caro, ma quale famiglia può vantarsi di ciò? Daquando esistono i fuochi fatui non ce n'è stato uno che si sia sedu-to o coricato".

¹ La parola Schein significa in tedesco sia 'luce', sia 'apparenza'.L'ambiguità è qui deliberata e si richiama alla categoria filosoficaschilleriana dell'"apparenza estetica", cioè del 'bello'.

Gluck Fortuna, felicità Leben Vita Wasser AcquaFeuer Fuoco Luft Aria Erd TerraStein Pietra Gold Oro Silber Argento

Kupfer Rame Eisen Ferro Licht LuceOrakel Oracolo Widerhallend Il risonante Verrückten Matti

Wohldenkenden Benpensanti Einfall Ispirazione Fall EventoDreieinig Uno e trino Salz Sale Schwefel Zolfo

Quecksilber Mercurio Gewissen La coscienza Siebenrotte La banda dei setteUnechtesgold Oro falso Unreinquecksilber Mercurio impuro Falscheeisen Ferro falsoUnwahrkupfer Rame non veritiero Blei Piombo Auswanderung EmigrazioneEinwanderung Immigrazione SchwelleWächter Guardiani della

sogliaVerkehr Traffico

Il testo di Pirofilo che qui pubblichiamo ha origine da un racconto di fantascienza, letto dall'autore diversi anni fa, intitolato proprio"L'utilizzatore di classe A" e scritto da Robert Sheckley, scrittore straordinario. Il nome “Pirofilo” è preso in prestito da un antico trattatoalchemico ed è lo pseudonimo di un ricercatore che, seguendo la tradizione, preferisce non accentuare l’identità dell’autore.

Pirofilo - L'utilizzatore di classe A ovvero La lampada di Aladino

Capitoli

1_L'utilizzatore di classe A ovvero La lampa-da di Aladino.

2_L'utilizzatore di classe B ovvero Il micro-scopio interiore.

3_L'utilizzatore di classe C ovvero Il vento.

4_Interludio ovvero Alla ricerca della Rosadei Venti.

5_Le ispirazioni ovvero Il magico mondodelle risonanze.

6_L'altro sentiero ovvero Procedendo oltre.

7_Una Società Dreieinig ovvero Storia diuna riunione.

8_L'utilizzatore di classe " W " ovvero Unanuova dimensione.

9_L'utente di classe " W " ovvero Un nuovostatuto.

10_Il Giardino della Vita ovvero Il GranLibro della Natura.

11_Cronache di Esplorazioni ovvero Lavisione dall'altra parte - Prima esplorazione.

12_Seconda esplorazione.

13_Preliminari alla terza esplorazione. 14_Terza esplorazione. 15_Quarta esplorazione.

16_Elaborazione cartografica preliminare. 17_Quinta esplorazione. 18_Seguito della elaborazione cartografica.

19_Sesta esplorazione. 20_Nuove correzioni alle mappe. 21_Tentativo di riflessione.

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RACCONTO_Capitolo_1°L'utilizzatore di classe A ovvero La lampada di Aladino

Un giorno qualsiasi di un mese qualsiasi…

Oggi mi è capitata una vicenda che mi lascia molto perplesso. Stavouscendo da casa, quando ho incontrato un fattorino di un'agenzia direcapiti, che mi ha portato un pacco da parte della Ditta Gluck & Leben. Amia conoscenza non ho mai avuto rapporti con tale Ditta, perciò hodomandato al fattorino se era sicuro di recapitarlo alla persona giusta.

Mi ha letto l'indirizzo, che corrispondeva perfettamente. Sempre piú perp-lesso ho allora domandato se anche lui apparteneva alla Ditta sunnomina-ta. No, mi ha risposto, la Cooperativa Eventi, alla quale appartengo, cura daanni la distribuzione dei prodotti della Ditta Gluck & Leben. Mai errori, amio ricordo, mi ha detto. Troverà in ogni modo all'interno del pacco tuttoquello che è necessario.

Ma lei sa cosa contiene il pacco, ho domandato.

No, veramente non lo so. Mi scusi, debbo andare perché vado molto difretta. La mia Cooperativa è piena di lavori. A questo punto, dato che andavo di fretta anche io, ho lasciato il pacco acasa e sono uscito.

Piú tardi…

Rientrando piú tardi, mi ero quasi dimenticato dell'esistenza del pacco. Sitrattava di un pacco di medie dimensioni, grande circa come le scatole diimballaggio che contengono i televisori. Sono rimasto parecchi minuti adosservarlo, prima di decidermi di aprirlo, sempre piú convinto che si trat-tasse di un errore: non avevo mai sentito neanche lontanamente nominarela Ditta Gluck & Leben. Ho pensato anche a qualche nuovo sistema peringannare in modo indiretto la buona fede del destinatario.Congratulazioni! Lei ha vinto un favoloso premio ecc. ecc.! Alla fine haprevalso la curiosità. Anche un po' della nostra innata furbizia. Se c'è scrit-to il mio nome, mi sono detto, sono anche autorizzato ad aprire il pacco.Detto, fatto. Dentro al pacco ho trovato una specie di sfera metallica, contre zampe per poggiare in terra ed un grande pulsante rosso sulla sommità.Un cavo di alimentazione normale, con presa normale. Di lato una targhet-ta con le indicazioni dell'apparecchiatura e le specifiche elettriche d'uso.

C'era scritto: Gluck & Leben, Utilizzatore di classe "A", modello ……., seri-al number……., 220 Volts AC, 1 Ampere, 50Hz.

Ho cercato invano all'interno della scatola il manuale d'uso. Niente diniente. Neanche un briciolo di informazione su un eventuale recapito delladitta produttrice. Io sono fondamentalmente pigro. L'idea di fare ricercheper rinviare il pacco al mittente mi ha profondamente disturbato. Perciò hodeciso di fare come faccio sempre: aspettare. Di solito le pratiche noiose sirisolvono da se stesse. Mi sono detto: aspettiamo che la Ditta Gluck ecc.mi invii una fattura per un oggetto che non ho mai richiesto. Allora, senzaparticolare fatica, salvo quello di scrivere o telefonare, potrò risolvere ilproblema. In fondo sono loro che mi hanno inviato qualcosa non da meespressamente richiesta. Cosí ho fatto. Ho messo da una parte l'oggettomisterioso, nel suo imballaggio, e mi sono occupato d'altro.

Poco piú di un mese piú tardi…

Sono stato assente per qualche settimana. Al mio ritorno, nella posta rice-vuta, nessuna traccia di comunicazioni da parte della Ditta Gluck ecc.L'utilizzatore di classe "A" sempre al medesimo posto. Sempre piú perplesso, ma anche piú curioso, con la naturale furbizia incor-aggiata dall'assenza di notizie dirette, sono arrivato alla conclusione diattaccare la spina e vedere il risultato.Niente di particolare, salvo l'accensione di una piccola spia luminosa.Anche un lievissimo ronzio come qualsiasi altra apparecchiatura elettricaalimentata. Ho notato l'assenza di un qualsiasi interruttore On-Off.

Di solito, uno aspetta qualche minuto. L'utilizzatore non dava alcun segnodi riscaldamento anomalo. Perciò, la tentazione di spingere l'unico pul-sante, quello rosso, è diventata sempre piú grande. Mi sono domandato:cosa mai può succedere? Un'esplosione? La push botton mania alla fine haprevalso.

Improvvisamente, non so per quale nuova diavoleria tecnologica, sullasuperficie della sfera è comparso una specie di schermo televisivo, con l'im-magine di un signore dall'aria molto distinta, giacca e cravatta, che si èpresentato immediatamente.

Io sono il Signor Wasser, l'incaricato che le è stato assegnato personal-mente all'atto dell'invio dell'Utilizzatore. Aspettavo da tempo di essere da leicontattato. Lei ha aspettato, invece, piú di un mese e purtroppo per leidebbo dirle che ha perso il diritto di esercitare le funzioni complete previstenell'Utilizzatore. Si rende conto di quello che ha perso con questa suaimperdonabile negligenza?

Caro Signor Wasser, ho risposto, sono io che debbo lamentarmi con voiper la vostra negligenza. Ho ricevuto il vostro pacco senza alcunaistruzione. Inoltre non mi sono mai sognato di concordare con voi l'invio ditale apparecchiatura. Senza indicazioni del vostro recapito non sono poistato in grado di contattarvi prima.

Naturalmente mentivo spudoratamente. Avrei potuto farlo benissimo, oalmeno tentare di farlo, ma si sa bene come vanno le cose quando si dis-cute. Non si vuole ammettere l'evidente.

Ma come, caro Signore, mi ha replicato il Signor Wasser, non mi vorrà direche nessuno della sezione commerciale della nostra Ditta ha parlato conlei?

Proprio cosí. Non so nulla. Fra l'altro a cosa serve un Utilizzatore di classe"A"?

Quello che mi dice è veramente grave. Non è mai successo prima di ora.Lei avrebbe dovuto avere un colloquio con il nostro addetto commerciale.Ancora piú grave perché l'invio gratuito di un Utilizzatore di classe "A" cos-tituisce un evento del tutto straordinario. Non si può dare un Utilizzatore auna persona qualsiasi, con accesso all'uso completo delle funzioni.Relativamente, invece, alle istruzioni di solito non ne mandiamo per il fattoche è ben difficile descrivere il vero significato di un Utilizzatore. Preferiamofarlo a voce. Proprio per questo mi meraviglio che si sia potuto commettereil cosí imperdonabile errore di non prendere con lei diretti contatti. Apriròsubito un'inchiesta molto rigorosa.

Lasci perdere. In fondo non è successo niente. Ma lei non mi ha ancoradetto a che serve un Utilizzatore, per di piú di classe "A".

Lei non si rende conto di quello che ha perso. Lo ribadisco ancora unavolta. A cosa serve un Utilizzatore di classe "A"? Lei ha mai sentito parlaredella Lampada di Aladino?

Scusi, Signor Wasser, lei mi sta forse dicendo che …?

Esattamente. Si tratta ovviamente di una versione piú moderna. Non le dicole reali probabilità delle nostre scelte di un cliente adatto. Una volta ognimorte di Papa, si fa per dire, un fortunato essere vivente viene scelto perricevere un Utilizzatore di classe "A". Deve però entro un mese dal ricevi-mento mettersi in contatto con noi per stabilire, dopo il periodo di prova,che appunto dura un mese, le regole per l'utenza, che ora non le sto a dire,anche perché non ne ha piú il diritto d'uso. Il periodo di prova gratuito èormai una normale prassi commerciale in uso nel Software. Si prova ilprodotto e se si rimane soddisfatti si conferma un contratto d'uso.

Ma di solito, almeno nel Software, uno può mettersi in regola anche oltrei trenta giorni.

Non per noi. Siamo molto rigidi in materia.

Ma se questo è avvenuto non è per colpa esclusivamente mia.

Non importa. La Ditta Gluck & Leben ha le sue regole. Anche se possonosembrarle troppo rigide. Tuttavia l'Utilizzatore rimane di sua proprietà e leiaccede automaticamente al subset ridotto delle funzioni. Lei per ora non losa, ma anche l'utilizzo ridotto dell'Utilizzatore, mi perdoni il bisticcio delleparole, comporta grandi vantaggi. Non molti su questa terra sono autoriz-zati all'uso ridotto. Si figuri quanti pochi all'uso completo. Che peccato perlei!

Non capisco molto bene. Mi vorrebbe gentilmente spiegare cosa significaun uso ridotto?

Mi scusi. Nella foga del discorso avevo dato per scontato che leiconoscesse di già le regole d'uso. Mi sono dimenticato che nessuno delCommerciale non le ha mai parlato. Con uso ridotto si intende che la"Lampada di Aladino" può essere utilizzata solo nel dominio della Potenza.L'uso completo si estende invece anche all'Atto.

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Mi rendo conto che lei non è preparato in materia, perciò incontra tantedifficoltà. Partiamo dall'uso completo. Lei desidera una cosa. Preme il pul-sante rosso, arrivo io, Wasser, ed esaudisco il suo desiderio.

Intende dire come il genio della Lampada?

All'incirca. Io faccio solo da coordinatore tecnico. Tutto lo staff dellaProduzione della Ditta Gluck & Leben si mette all'opera. Creda, non sem-pre è una cosa da poco.

Non mi permetterei di dubitarne. Ha detto desiderio esaudito?

Proprio cosí. Ossia desiderio attuato, cioè in Atto. Il mio cognomedovrebbe suggerirle qualcosa.

Forse incomincio a capire. Come funziona invece per la Potenza?

Nel caso specifico l'assistente tecnico diventa il Signor Feuer, che le presen-to. Mi ricresce, non avrò piú a che fare con lei, salvo che si verifichi unaevento abbastanza improbabile, che comunque le spiegherà il mio colle-ga. La saluto.

Anch'io la saluto. Da quello che mi dice spero di rivederla. Certo, ripensan-doci sopra, avete due strani cognomi. Forse alla Gluck assumono person-ale solo quando hanno nomi particolarmente strani. Sto scherzando. AlloraSignor Feuer come sta? Quali sono le funzioni di assistenza che potrò ben-eficiare da lei?

Senta, caro Signor Cliente, io credo che per oggi possa bastare. Mi chia-mi domani, con la stessa procedura, cosí potremo concordare meglio lenorme d'uso.

Pulsante rosso? Pulsante rosso. Arrivederci.

Il giorno dopo

C'è qualcosa che non mi torna nei discorsi di Wasser. Per prima cosa comeè possibile credere alla Lampada di Aladino. Ma anche tutto il resto, rela-tivo alla Potenza, come può logicamente star su. Se si tratta di Potenza aquale scopo dobbiamo ricorrere ad un Utilizzatore per vedere realizzati inostri desideri?

Ora chiamo il Signor Feuer. Pulsante rosso premuto.

Signor Feuer, sono pronto a parlare con lei delle norme d'usodell'Utilizzatore. Le va bene farlo ora?

Certamente. Sono sempre a sua disposizione. La Ditta che rappresento èmolto seria e ci tiene molto ad accontentare i clienti.

Signor Feuer, mi sembra di aver capito che l'Utilizzatore mi consente l'usodi funzioni che trattano solo i desideri nel dominio della Potenza. È esatto?

Esattissimo.

Mi è difficile capire molte cose. Provo a comunicargliele. Per primo, se sitratta di desideri solo in Potenza, che bisogno ho di un Utilizzatore? Nonposso forse fare le cose da me stesso?

È qui che si sbaglia. Anche profondamente. Se agisce da solo, la probabil-ità di creare disordine nella formulazione dei suoi stessi desideri è quasicertezza. I desideri debbono essere belli. Premere il pulsante rosso significaper lei avvalersi delle competenze quasi insuperabili, come qualità e stile,della Ditta Gluck & Leben. Oltre alla mia assistenza di natura maggior-mente realizzativa, lei utilizzerà tutto il talento del Signor Luft, esperto diprogettazione.

Luft, che stranissimo nome! Ma se io non volessi utilizzarvi cosa potrebbesuccedere dei miei desideri in Potenza?

Niente, sarebbero desideri disordinati e basta, fine solo a se stessi. Tuttavia,mi permetta di dirle che ogni utilizzo spontaneo da parte sua dei nostriservizi, le consente, oltre alla creazione di desideri dalle forme armoniche,di accumulare una serie di "bonus" di merito. Oltre un certo limite, l'accu-mulo dei bonus consente nuovamente l'accesso, senza limiti di qualsiasigenere, alle funzioni complete dell'Utilizzatore. Lei potrebbe recuperarnel'uso, che solo la sua sbadataggine, mi scusi, non le ha consentito. Sentoperò il dovere morale di dirle che non è sufficiente solo superare un deter-

minato numero di accessi. Esiste anche un fattore correttivo in funzionedello stile dei desideri da lei formulati. Il peso di tale correttore è di solitodeterminante.

Mi faccia capire bene. Voi farete passare solo i miei desideri che superanoun livello di qualità da voi stabilito?

Non è esatto quello che dice. Un suo desiderio in potenza passacomunque, ordinato o disordinato che sia e si fissa in una sua forma poten-ziale. Noi siamo qui per consigliare. Se lei è spontaneamente d'accordocon i nostri suggerimenti, allora scatta un premio di qualità per le forme piúarmoniche da lei immaginate. Noi teniamo alla qualità dei desideri deinostri clienti.

Ma scusate: quanto mi costa tutto questo? I vostri servizi avranno bene uncosto. Mi fornite un Utilizzatore a titolo gratuito, mi passate suggerimentisenza spesa da parte mia. Ma quale è lo scopo di tutta questa filantropia?

Egregio signor Cliente: nessuna spesa aggiuntiva da parte sua. La sua èuna domanda del tutto normale. Quasi tutti i clienti nostri ce la pongonoall'inizio. Non riescono a comprendere che fra gli scopi sociali della DittaGluck & Leben ci sia il raggiungimento di un ordine nella grande confu-sione che regna nei desideri degli uomini. Allora, crede di poter accettarele nostre condizioni di servizio?

Onestamente, quello che mi ha detto mi sembra quasi incredibile.Naturalmente accetto, ma mi riserbo di rinunciare all'Utilizzatore se midovessi accorgere strada facendo che le cose non vanno poi esattamentecome mi dite. Per ora non credo di riuscire a chiarire meglio i miei pensieri.Confermate che si tratta di un accordo sulla parola fra uomini liberi e leali?

Certamente. Nessun rischio da parte sua. Quando vuole può recedere dal-l'accordo. Da adesso può incominciare ad utilizzare i nostri servizi di con-sulenza.

Dopo un periodo sufficientemente lungo, un anno, due anni …

Mi accorgo che il tempo sta passando velocemente. Continuo a adoperarel'Utilizzatore e, naturalmente le consulenze dei Signori Luft e Feuer. Nonposso assolutamente lamentarmi della loro opera fattiva. Sono sempreattenti e scrupolosi e molto comprensivi. Non c'è dubbio che con il tempoho imparato a migliorare la qualità dei miei desideri, anche e forse soprat-tutto grazie al loro apporto. Comunque, è sempre un'impresa molto fati-cosa. Quello che mi preoccupa è che sto diventando sospettoso, ancheperché mi rendo meglio conto che i desideri molto spesso non hanno unasolida base. Non riesco a cogliere il filo logico di tutta questa avventura, dicui intuisco l'esistenza, senza peraltro esserne del tutto sicuro. Per esempio,non riesco a conoscere informazioni esatte sull'accumulo dei miei "bonus".Quando faccio domande dirette mi viene sempre risposto in modo moltoevasivo. Artisticamente evasivo. Si alternano risposte sfumate ad altre chefarebbero intravedere una rapida soluzione finale in senso positivo. Ma poitutto continua come prima. Forse avrei dovuto chiarire meglio, prima diaccettare, le condizioni d'uso, soprattutto in materia di bonus. Ma ora ètardi e, purtroppo o per fortuna, mi sono abituato all'Utilizzatore. Ma oggimi sento particolarmente aggressivo e desidero chiarire molte cose con iSignori Luft e Feuer. In fondo si tratta di un mio desiderio, perciò si rientranell'area di pertinenza dell'Utilizzatore. Pulsante rosso premuto.

Buongiorno a voi Signori Luft e Feuer.

Buongiorno a lei, Signor Cliente. Sbagliamo se scorgiamo in lei unatteggiamento differente dal solito?

Non sbagliate affatto. Ho deciso di chiarire con voi tutta una serie di dubbiche progressivamente stanno crescendo in me. Vi dico subito che non milamento del vostro servizio di consulenza, che non potrebbe esseremigliore. I miei dubbi riguardano la vostra Ditta, soprattutto in materia deisuoi veri scopi, che francamente mi sembrano poco chiari. O meglio, hola sgradevole sensazione di essere utilizzato. Mi domando per quale scoposi debba dare forma ordinata ai desideri degli uomini. A cosa serve tuttoquesto ordine? A me oppure soprattutto a voi? La sensazione che ho è chela vostra Ditta utilizzi a nostra stessa insaputa il risultato dei nostri migliora-menti. Ma non riesco a comprendere come e per quale scopo.

Caro Signor Cliente. Quello che dice costituisce un'accusa molto grave neinostri confronti. Prima però di dare vita in noi a legittimi risentimenti, vor-remmo che lei ci chiarisse meglio i suoi pensieri. In base a quali percezioniè arrivato a dare corpo a pensieri cosí ostili verso di noi?

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Mi rendo conto che lei non è preparato in materia, perciò incontra tantedifficoltà. Partiamo dall'uso completo. Lei desidera una cosa. Preme il pul-sante rosso, arrivo io, Wasser, ed esaudisco il suo desiderio.

Intende dire come il genio della Lampada?

All'incirca. Io faccio solo da coordinatore tecnico. Tutto lo staff dellaProduzione della Ditta Gluck & Leben si mette all'opera. Creda, non sem-pre è una cosa da poco.

Non mi permetterei di dubitarne. Ha detto desiderio esaudito?

Proprio cosí. Ossia desiderio attuato, cioè in Atto. Il mio cognomedovrebbe suggerirle qualcosa.

Forse incomincio a capire. Come funziona invece per la Potenza?

Nel caso specifico l'assistente tecnico diventa il Signor Feuer, che le presen-to. Mi ricresce, non avrò piú a che fare con lei, salvo che si verifichi unaevento abbastanza improbabile, che comunque le spiegherà il mio colle-ga. La saluto.

Anch'io la saluto. Da quello che mi dice spero di rivederla. Certo, ripensan-doci sopra, avete due strani cognomi. Forse alla Gluck assumono person-ale solo quando hanno nomi particolarmente strani. Sto scherzando. AlloraSignor Feuer come sta? Quali sono le funzioni di assistenza che potrò ben-eficiare da lei?

Senta, caro Signor Cliente, io credo che per oggi possa bastare. Mi chia-mi domani, con la stessa procedura, cosí potremo concordare meglio lenorme d'uso.

Pulsante rosso? Pulsante rosso. Arrivederci.

Il giorno dopo

C'è qualcosa che non mi torna nei discorsi di Wasser. Per prima cosa comeè possibile credere alla Lampada di Aladino. Ma anche tutto il resto, rela-tivo alla Potenza, come può logicamente star su. Se si tratta di Potenza aquale scopo dobbiamo ricorrere ad un Utilizzatore per vedere realizzati inostri desideri?

Ora chiamo il Signor Feuer. Pulsante rosso premuto.

Signor Feuer, sono pronto a parlare con lei delle norme d'usodell'Utilizzatore. Le va bene farlo ora?

Certamente. Sono sempre a sua disposizione. La Ditta che rappresento èmolto seria e ci tiene molto ad accontentare i clienti.

Signor Feuer, mi sembra di aver capito che l'Utilizzatore mi consente l'usodi funzioni che trattano solo i desideri nel dominio della Potenza. È esatto?

Esattissimo.

Mi è difficile capire molte cose. Provo a comunicargliele. Per primo, se sitratta di desideri solo in Potenza, che bisogno ho di un Utilizzatore? Nonposso forse fare le cose da me stesso?

È qui che si sbaglia. Anche profondamente. Se agisce da solo, la probabil-ità di creare disordine nella formulazione dei suoi stessi desideri è quasicertezza. I desideri debbono essere belli. Premere il pulsante rosso significaper lei avvalersi delle competenze quasi insuperabili, come qualità e stile,della Ditta Gluck & Leben. Oltre alla mia assistenza di natura maggior-mente realizzativa, lei utilizzerà tutto il talento del Signor Luft, esperto diprogettazione.

Luft, che stranissimo nome! Ma se io non volessi utilizzarvi cosa potrebbesuccedere dei miei desideri in Potenza?

Niente, sarebbero desideri disordinati e basta, fine solo a se stessi. Tuttavia,mi permetta di dirle che ogni utilizzo spontaneo da parte sua dei nostriservizi, le consente, oltre alla creazione di desideri dalle forme armoniche,di accumulare una serie di "bonus" di merito. Oltre un certo limite, l'accu-mulo dei bonus consente nuovamente l'accesso, senza limiti di qualsiasigenere, alle funzioni complete dell'Utilizzatore. Lei potrebbe recuperarnel'uso, che solo la sua sbadataggine, mi scusi, non le ha consentito. Sentoperò il dovere morale di dirle che non è sufficiente solo superare un deter-

minato numero di accessi. Esiste anche un fattore correttivo in funzionedello stile dei desideri da lei formulati. Il peso di tale correttore è di solitodeterminante.

Mi faccia capire bene. Voi farete passare solo i miei desideri che superanoun livello di qualità da voi stabilito?

Non è esatto quello che dice. Un suo desiderio in potenza passacomunque, ordinato o disordinato che sia e si fissa in una sua forma poten-ziale. Noi siamo qui per consigliare. Se lei è spontaneamente d'accordocon i nostri suggerimenti, allora scatta un premio di qualità per le forme piúarmoniche da lei immaginate. Noi teniamo alla qualità dei desideri deinostri clienti.

Ma scusate: quanto mi costa tutto questo? I vostri servizi avranno bene uncosto. Mi fornite un Utilizzatore a titolo gratuito, mi passate suggerimentisenza spesa da parte mia. Ma quale è lo scopo di tutta questa filantropia?

Egregio signor Cliente: nessuna spesa aggiuntiva da parte sua. La sua èuna domanda del tutto normale. Quasi tutti i clienti nostri ce la pongonoall'inizio. Non riescono a comprendere che fra gli scopi sociali della DittaGluck & Leben ci sia il raggiungimento di un ordine nella grande confu-sione che regna nei desideri degli uomini. Allora, crede di poter accettarele nostre condizioni di servizio?

Onestamente, quello che mi ha detto mi sembra quasi incredibile.Naturalmente accetto, ma mi riserbo di rinunciare all'Utilizzatore se midovessi accorgere strada facendo che le cose non vanno poi esattamentecome mi dite. Per ora non credo di riuscire a chiarire meglio i miei pensieri.Confermate che si tratta di un accordo sulla parola fra uomini liberi e leali?

Certamente. Nessun rischio da parte sua. Quando vuole può recedere dal-l'accordo. Da adesso può incominciare ad utilizzare i nostri servizi di con-sulenza.

Dopo un periodo sufficientemente lungo, un anno, due anni …

Mi accorgo che il tempo sta passando velocemente. Continuo a adoperarel'Utilizzatore e, naturalmente le consulenze dei Signori Luft e Feuer. Nonposso assolutamente lamentarmi della loro opera fattiva. Sono sempreattenti e scrupolosi e molto comprensivi. Non c'è dubbio che con il tempoho imparato a migliorare la qualità dei miei desideri, anche e forse soprat-tutto grazie al loro apporto. Comunque, è sempre un'impresa molto fati-cosa. Quello che mi preoccupa è che sto diventando sospettoso, ancheperché mi rendo meglio conto che i desideri molto spesso non hanno unasolida base. Non riesco a cogliere il filo logico di tutta questa avventura, dicui intuisco l'esistenza, senza peraltro esserne del tutto sicuro. Per esempio,non riesco a conoscere informazioni esatte sull'accumulo dei miei "bonus".Quando faccio domande dirette mi viene sempre risposto in modo moltoevasivo. Artisticamente evasivo. Si alternano risposte sfumate ad altre chefarebbero intravedere una rapida soluzione finale in senso positivo. Ma poitutto continua come prima. Forse avrei dovuto chiarire meglio, prima diaccettare, le condizioni d'uso, soprattutto in materia di bonus. Ma ora ètardi e, purtroppo o per fortuna, mi sono abituato all'Utilizzatore. Ma oggimi sento particolarmente aggressivo e desidero chiarire molte cose con iSignori Luft e Feuer. In fondo si tratta di un mio desiderio, perciò si rientranell'area di pertinenza dell'Utilizzatore. Pulsante rosso premuto.

Buongiorno a voi Signori Luft e Feuer.

Buongiorno a lei, Signor Cliente. Sbagliamo se scorgiamo in lei unatteggiamento differente dal solito?

Non sbagliate affatto. Ho deciso di chiarire con voi tutta una serie di dubbiche progressivamente stanno crescendo in me. Vi dico subito che non milamento del vostro servizio di consulenza, che non potrebbe esseremigliore. I miei dubbi riguardano la vostra Ditta, soprattutto in materia deisuoi veri scopi, che francamente mi sembrano poco chiari. O meglio, hola sgradevole sensazione di essere utilizzato. Mi domando per quale scoposi debba dare forma ordinata ai desideri degli uomini. A cosa serve tuttoquesto ordine? A me oppure soprattutto a voi? La sensazione che ho è chela vostra Ditta utilizzi a nostra stessa insaputa il risultato dei nostri migliora-menti. Ma non riesco a comprendere come e per quale scopo.

Caro Signor Cliente. Quello che dice costituisce un'accusa molto grave neinostri confronti. Prima però di dare vita in noi a legittimi risentimenti, vor-remmo che lei ci chiarisse meglio i suoi pensieri. In base a quali percezioniè arrivato a dare corpo a pensieri cosí ostili verso di noi?

RIVISTA di EQUIPèCO_Autunno-Inverno 2004104