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Fabrizio Rosati ERACLE IN RIPOSO DEL TIPO DI ARGO

ERACLE IN RIPOSO DEL TIPO DI ARGO · Capitolo 4 – Considerazioni critiche sui simboli monetali presenti su al- ... del tipo di Argo anche la replica esposta nella Galleria Spada

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  • Fabrizio Rosati

    ERACLE IN RIPOSO DEL TIPO DI ARGO

  • Fabrizio Rosati, Eracle in riposo del tipo di ArgoCopyright© 2016 Edizioni del FaroGruppo Editoriale Tangram SrlVia Verdi, 9/A – 38122 Trentowww.edizionidelfaro.it – [email protected]

    Prima edizione: settembre 2016 – Printed in EU

    ISBN 978-88-6537-507-5

    In copertina: Eracle in riposo, Argo, Museo Archeologico. Fotografia scattata dall’autore.

    L’Autore si dichiara pienamente disponibile a regolare eventuali spettanze riguar-danti i diritti di riproduzione per quelle immagini di cui non sia stato possibile re-perire la fonte.

  • A me stesso e a Lorenzo, per continuare a custodire e coltivare sempre

    i nostri sogni…

    A Bando e a nonno Pino, compagni di mille battaglie,

    di tante salite e di giorni felici…

  • C’è un ponte che collega quello che faccio con ciò che mi piacerebbe fare…

    P. Coelho

    Mi pare che il demiurgo abbia scelto bene la posizione della clava, poiché Eracle se ne serve con la destra quando fatica,

    con la sinistra quando riposa in un momento di tranquillità: e la mano gliel’ha data inoperosa.

    Nicolao di Mira

  • Sommario

    Introduzione 13

    Capitolo 1 – Formazione di un’iconografia 17

    Capitolo 2 – Archeologia e mito: acqua divina 39Acque calde come ristoro dalle fatiche 39

    Capitolo 3 – Anatomia semidivina 41Loredana Zoccolillo

    Capitolo 4 – Considerazioni critiche sui simboli monetali presenti su al-cuni tetradrammi di Demetrio Poliorcete coniati nel Peloponneso 47

    Lo Status quaestionis 47Identificazione dei simboli e la loro interpretazione 50Conclusioni 64

    Capitolo 5 – Monumenti 67Conclusioni 86

    Capitolo 6 – 1 Nicolao, Προγυμνάσματα Εκφράσεις XV 93

    Bibliografia 95

    Indici 103Luoghi 103Persone e divinità 104

  • ERACLE IN RIPOSO DEL TIPO DI ARGO

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    INTRODUZIONE

    Il presente testo si propone di dare un contributo a estendere gli orizzonti co-noscitivi relativi alla tematica del riposo di Eracle al termine del compimento delle dodici fatiche. Tale momento è stato uno dei principali soggetti di stu-dio a cui si sono dedicati i grandi artisti dell’antichità.

    Lisippo, in particolare, dedicò molto tempo della sua straordinaria e fe-conda carriera a questo tema, creando tre differenti versioni per rappresen-tare il momento in cui l’eroe, che ancora tiene ben stretti nella mano destra i pomi d’oro sottratti dal giardino delle Esperidi, si ferma e si appoggia a un piccolo tronco su cui è puntata la sua inseparabile clava e si concede qualche istante di meritato riposo: il tipo di Argo, argomento centrale dello studio che qui si propone, il tipo Anticitera-Sulmona e infine il colossale tipo Far-nese-Pitti. Il demiurgo di Sicione, proprio con queste creazioni, contribuì significativamente al progresso della statuaria introducendo alcune innova-zioni rispetto alla precedente tradizione classica. Lo studio che qui viene affrontato riguarda, in particolare, la creazione realizzata per la città di Argo, patria di Eracle, studiata attraverso una copia romana rinvenuta nel 1954 dall’equipe francese impegnata nelle ricognizioni archeologiche delle terme adrianee della città.

    La collocazione del monumento nell’ambito degli edifici termali di Argo, così come di altre statue di Eracle in riposo in numerosi complessi termali, ha permesso attraverso un’analisi approfondita di mettere in evidenza anche una particolare variante del mito e del culto di Eracle che lega l’eroe, in qualità di protettore, alle sorgenti di acqua calda e ai complessi termali (sia naturali che artificiali) a esse collegati. Tale ipotesi è ulteriormente avvalorata anche dalla recente scoperta, avvenuta nel corso degli scavi di agosto 2011, di una statua

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    di Ercole in riposo collocata nel complesso termale della località israeliana di Afula.1

    Questo aspetto cultuale trova numerosi riscontri anche per via letteraria. Sono molte, infatti, le notizie riguardanti i cosiddetti “bagni di Eracle/Erco-le” sparsi in diverse località del mediterraneo, dedicati tradizionalmente all’e-roe clavigero a seguito di quanto fece Atena, la quale, per ristorare il corpo e lo spirito dell’eroe aveva deciso di far sgorgare dalla terra sorgenti di acqua calda. Testimonianza fondamentale in tale contesto di studio è offerta da un’epigra-fe di età romana proveniente dall’accampamento legionario di Ad Mediam ( fig.  1), nell’antica Dacia, sito da cui proviene appunto una delle repliche dell’Eracle in riposo del tipo di Argo, in cui vi è una dedica a Ercole protettore delle fonti di acqua calde del luogo, da parte di un Calpurnio Giuliano, legato della legione V Macedonica. A conferma di questa particolare valenza cultua-le si registra la collocazione, solo per citarne alcuni, negli edifici termali della copia nella città di Argo, e di altre statue di Eracle in riposo, sebbene di diver-so schema iconografico, nelle Terme di Caracalla a Roma, dove si trovavano l’Eracle in riposo del tipo Farnese e l’Ercole tipo Caserta, nelle Terme Erculee

    1 La statua, di pregevole fattura, fu rinvenuta nel sito archeologico di Horvat Tabernet. La collocazione era nelle terme romane.

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    a Milano, dove abbiamo un frammento di una statua colossale sempre del tipo Caserta, in quelle di Annaba e di Iol-Caesarea e anche in diverse località.

    L’esame dei reperti che riprendono l’iconografia lisippea dell’Eracle in ri-poso ha permesso inoltre, nel caso della testimonianza più antica, rappresen-tata dal tetradrammo di Demetrio Poliorcete che reca probabilmente come simbolo nel rovescio la figura dell’Eracle tipo Argo, di identificare il luogo di emissione nella città di Corinto, superando così l’aporia interpretativa in cui sono spesso incappati gli studiosi, e a classificare sotto la famiglia iconografica del tipo di Argo anche la replica esposta nella Galleria Spada in Roma, per la quale risulta evidente l’intento di diminuire il pronunciato sbilanciamento della figura realizzato dal restauratore, e la pittura funeraria proveniente da Cassandria (città edificata da Cassandro sulle rovine di Potidea). Altro ele-mento di novità è la lettura dei particolari anatomici della scultura che con-ferma la capillare cura esecutiva fin nei minimi dettagli dell’artista di Sicione e che rivela aspetti generalmente poco considerati dagli iconografisti.

    Desidero infine esprimere la mia più profonda gratitudine e viva ricono-scenza al Prof. Paolo Moreno, da molti considerato un “luminare” della sto-ria dell’arte classica e massimo esperto di Lisippo, da alcuni criticato, per me invece un Maestro a cui devo quella graffiante passione per l’arte di Lisippo che arriva fin quasi alle corde dell’anima, il “metodo” per poterla coltivare, la guida necessaria per affrontare il complesso argomento della presente ricerca e la disponibilità e la pazienza nell’ascoltare i miei pensieri e le mie idee a riguardo.

    Un particolare ringraziamento va anche alla dr.ssa Maria Cristina Molinari per avermi fornito consigli preziosi e critiche spesso dure ma assai costruttive; alla dr.ssa Daniela Williams per i consigli e la paziente opera di revisione del capitolo relativo alla numismatica; il Prof. Nicola Parise per le opinioni e le indicazioni relative all’Atena Alkidemos; al Prof. Giuseppe Ragone e alle serali discussioni “peloponnesiache”; la Dr. Elisa Matarazzo per le illustrazioni dei simboli monetali e dell’Ercole di Palazzo Spada; ringrazio inoltre, per aver facilitato la ricerca sui monumenti, la dr.ssa Maria Lucrezia Vicini, Galleria Spada in Roma, e il Dr. Vincenzo Scarci, Soprintendenza Per i Beni Archeo-logici per l’Abruzzo; il dott. Cristiano Stacchini, per lo scambio di opinioni sulla muscolatura della statua, e la Prof.ssa Loredana Zoccolillo, professioni-sta molto apprezzata, vincitrice di numerosi premi per l’attività di ricerca svol-ta nell’ambito della Fondazione Santa Lucia di Roma e autrice del saggio di anatomia nel quale si è occupata della lettura dei dettagli anatomico-posturali della statua di Argo; la Dr. Michela Rossi per avermi offerto tutto il supporto

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    merito di aver contribuito al progresso dell’arte statuaria con la particolare espressione delle chiome (statuariae arti plurimum traditur contulisse capil‑lum exprimendo, “è fama che (Lisippo) abbia contribuito molto al progresso dell’arte statuaria, dando particolare espressione alla capigliatura”), frutto di uno studio approfondito fin nei minimi dettagli e di una qualità espressiva notevole18.

    L’innovazione della gamba sinistra portata in avanti, anziché essere flessa indietro, superando così, la ponderazione policletea, ci è rivelata ancora una volta dalla pittura. Si tratta di un’idria attica con Eracle e le Esperidi, databile alla seconda metà del IV secolo a.C., ora al Metropolitan Museum di New York. L’eroe rappresentato ha in comune, con le figurazioni più antiche, l’in-sistenza del peso sulla gamba destra e il motivo della mano appoggiata sul fianco. Non può sfuggire però la novità rappresentata dall’avanzamento della gamba sinistra. L’allineamento dei piedi, l’uno davanti l’altro, rende instabile l’equilibrio e il puntello della clava acquista una diversa funzionalità: non ser-ve più a compensare la pendenza in avanti della figura (come nel tipo statuario Copenaghen-Dresda), ma contiene l’inclinazione laterale del busto.

    Idria con Eracle e le Esperidi. New York, Metropolitan Museum

    Affinità nell’iconografia e nella resa stilistica presenta una statua di piccole dimensioni conservata al Kunsthistoriches Museum di Vienna, proveniente

    18 Petronio (Satyricon 88, 5) ci informa che Lisippo morì di inedia perché troppo preso dalla cura dei dettagli della scultura a cui stava lavorando.

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    da Ad Mediam19 in Dacia che ripete il disegno di Argo nei minimi dettagli (fig. 6). Il contatto con la leontea è infatti limitato alla sezione superiore del busto di Eracle, una zampa della belva discende, come nella statua di Argo, fino a metà altezza della coscia sinistra di Eracle. Anche in questa statuetta il muso dell’animale è di profilo rispetto a chi guarda la statua frontalmente e la coda gira sulla roccia fin sul punto di appoggio della clava.

    La presenza di una scultura di Eracle in un accampamento legionario roma-no trova spiegazione prendendo in considerazione il fatto che l’eroe greco era venerato come guida degli eserciti, venendo inizialmente assimilato per poi sovrapporsi completamente all’antico culto di Marte, soprattutto in Germa-nia e sul fronte danubiano.

    La testa barbata dell’eroe presenta una capigliatura a piccoli riccioli regolari che trova una interessante corrispondenza con la statua conservata al museo di Nicosia (fig. 7). Anche in questa figura, mutila in più parti, si riconoscono i segni peculiari dell’archetipo di Argo nel contatto con la leontea limitato alla porzione superiore del busto di Eracle, e si avverte il leggero innalzamento della spalla sinistra.

    A sostegno della testa mancante nella copia delle Terme di Argo si possono prendere in considerazione, secondo le ipotesi avanzate dal Moreno, la te-sta conservata a New York, al Metropolitan Museum of Art, proveniente da Roma (fig. 15), in cui la capigliatura e la barba contrastano con la resa dell’e-pidermide liscia del volto, e la testa, di cui si conserva solo la parte posteriore, di una statuetta fittile conservata al Louvre di Parigi proveniente da Smirne (fig. 14.). La statuetta in questione è importante perché rivela, avendo la testa rivolta verso destra e la spalla inclinata da questo lato, la diffusione del model-lo dell’Eracle in riposo tipo Argo con uno schema inverso nella produzione di Smirne.

    Un contributo importante allo studio iconografico può arrivare anche dalla numismatica. Tra le numerose effigi monetali di età imperiale che ripropongo-no l’immagine di Eracle in riposo, solo alcune delle più antiche sono riferibili al tipo di Argo. Si tratta delle emissioni in bronzo di Amastri in Paflagonia, rispettivamente del tempo di Antonino Pio (fig. 9) e Marco Aurelio (fig. 10) e di Nicea, sempre del periodo di Marco Aurelio. Nell’esemplare conservato al Museo Archeologico di Napoli proveniente da Amastri, relativo all’epoca del più giovane dei due imperatori, l’incisore si serve di una soluzione prospettica

    19 Oggi Mehadia, Romania. L’accampamento da cui proviene la statua in questione ha una pianta di 116 m x 142.6 ed è situato a circa 3 km N.

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    CAPITOLO 2 – ARCHEOLOGIA E MITO: ACQUA DIVINA

    Acque calde come ristoro dalle faticheTra le complesse sfumature mitologiche e cultuali legate alla figura di Eracle è da annoverare la sfera salutare e curativa che vede l’eroe quale protettore delle sorgenti di acqua calda e, a partire dall’epoca romana, anche dei complessi termali artificiali. Le testimonianze archeologiche evidenziano che questo culto ebbe grande diffusione nel mondo antico dal momento che Eracle è spesso associato alla tutela delle acque: sei statue nella località chiamata Ad Aquas Herculi Sacras, ancor oggi rinomata stazione termale (Baile Herculane, Romania); le statue di Eracle in riposo nelle terme romane di Argo e di Sala-mina a Cipro; i due maestosi Ercoli della collezione Farnese, l’uno al Museo di Napoli, l’altro alla Reggia di Caserta, rinvenuti nelle terme di Caracalla; e il frammento di statua colossale dalle terme di Milano.

    Il legame con le acque risale alla tradizione letteraria: Aristofane, nella com-media Nuvole, fa pronunciare a uno dei suoi personaggi queste parole: «E dove mai hai visto bagni di Eracle freddi?»; Megacle, storico del IV secolo a.C., nel Degli uomini gloriosi riporta la notizia fondamentale: «Si dice che tutte le acque calde che sgorgano dalla terra siano sacre a Eracle». L’autore si basava, con tutta probabilità, su quanto aveva detto Pisandro di Camiro (VII secolo a.C.) in un passo della sua Eraclea: «Atena consacrò a Eracle acque calde, in diversi luoghi, come ristoro dalle fatiche».

    Degna di nota è anche la notizia relativa all’aition della prodigiosa nascita del lago Cimino, in area etrusca, le cui acque scaturirono dall’estrazione della clava erculea dal terreno in cui era conficcata (Serv., ad Aen., VII, 697)38.

    38 Interessanti sono gli affreschi realizzati, dallo Zuccari nel palazzo Farnese di Caprarola, che illustrano proprio la nascita del lago Cimino per opera di Ercole. La leggenda narra di

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    Estremamente interessante è anche la notizia, che ci proviene dal borgo di Caramanico39, e che testimonia la continuità di un culto che qui si svolgeva fin dall’epoca preromana. Nella chiesa di San Tommaso Becket, costruita so-pra i resti di un santuario attribuito a Eracle come testimonia la stipe votiva di oltre quaranta statuine che raffigurano il semidio infatti, si trova un antico pozzo la cui acqua sorgiva viene attinta ancora oggi dai fedeli perché ritenuta particolarmente efficace nelle cure di alcune patologie.

    Fig. 2 Pozzo sacro, Caramanico Terme

    Le indicazioni sulle località del mondo antico in cui le Ninfe, per compiace-re Atena, fecero sgorgare per Eracle delle sorgenti calde non mancano: nel mondo ellenico e italiota le Termopili, Trezene, Edepso (nell’Eubea), Ischia e particolarmente nella Sicilia occidentale (percorsa dall’eroe impegnato nelle celebri “fatiche”) Imera, Segesta e Termini Imerese; nel mondo romano sap-piamo che a Ercole erano consacrate le terme di Ad Mediam40 (attuale Meha-dia, Romania), da dove viene la statua del tipo di Argo oggetto di studio del presente testo illustrata; in Italia settentrionale le terme Erculee di Milano (edificate da Massimiano Erculeo); in Italia centrale Caere (Livio, Dalla fon-dazione di Roma, 22, 1, 10), e Alife nel Sannio; in Africa Hippo Regius (Anna-ba), Iol‑Caesarea (Cherchel, Algeria), e Leptis Magna41 in Asia Hekatompilós (presso Damghan, Iran). Ultima testimonianza in ordine cronologico è la sta-tua rinvenuta nel 2011 nei pressi di Afula, in Israele.

    come Ercole, di passaggio presso i monti Cimini, invocato dai pastori bisognosi di acqua per le greggi, fece scaturire acqua che riempì l’intera valle conficcando la sua clava nel terreno. Gli abitanti del posto per ringraziarlo edificarono un tempio in suo onore in località Monte Venere. 39 La città di Caramanico è inserita nel territorio della Valle dell’Orfento (Pescara). 40 Dagli scavi archeologici iniziati nel 1942 sappiamo che in questa località vi erano circa ventidue sorgenti di acqua calda. 41 Brouquier-Reddè 2007, pp. 162-163, 285.

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    I gruppi 37 e 38 rappresentano il Palladio

    il 39 raffigura un’Atena Nikephóros

    i 40, 41, 42 l’Atena Pròmachos o l’Alkidemos di Pella69

    69 Mastrocinque 1979a, pp. 260-275.

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    Dunque la stella a otto punte che compare nelle serie 17-18 è il simbolo della dinastia degli Argeadi, di cui gli Antigonidi70 si consideravano discendenti diretti. La presenza di questo segno, ad apertura dell’intera sequenza, allude-rebbe alla legittima sovranità di Demetrio sul regno di Macedonia71.

    La corona con elementi vegetali delle emissioni 19-20-21 rappresenta la gloria e la vittoria; sempre a questo ultimo concetto ci riporta anche la Nike delle monete 22-23, rappresentata come una vergine alata, che porta una co-rona di palma72.

    Le serie 24 e 25 recano invece la Chimera, mostro triforme con testa e corpo di leone, con protome di capra che emerge dal dorso e coda serpentiforme. La Chimera è uno di quei simboli di chiara identificazione cittadina. Com-pare, infatti, nel dritto di molte monete corinzie73. Il legame del mostro con Corinto è relativo alla vicenda di Bellerofonte, figlio di Glauco, re locale e discendente del mitico Sisifo, che uccise il terribile mostro in sella al cavallo alato Pegaso, preso presso la bella fonte Pirene. Il periegeta Pausania74 ci infor-ma di questo legame, menzionando gli onori che Corinto rendeva all’eroe nel boschetto di cipressi del Cranio, a lui consacrato; tale legame confermato dal fatto che sia la Chimera, sia Pegaso compaiono, come tipi monetali, in molti stateri corinzi75.

    L’Elpis della moneta 26 è la personificazione della Speranza, quindi sarebbe strettamente legata alla fase di preparazione della spedizione asiatica di De-metrio.

    L’Eracle in riposo delle monete 27, testimonianza più antica di questa raf-figurazione, entra nell’allegoria della spedizione in quanto l’eroe dorico, sim-bolo di virtù e forza, fu l’unico mortale a esser accolto tra le divinità olimpie grazie al proprio valore, poiché era considerato il più alto modello di eroismo greco. Pausania76 ci informa che a Corinto vi erano diverse statue di Eracle77, tra cui anche una in bronzo (˝εν δεξιᾶι ’εστìν Ἠρακλῆϛ χαλκοῦϛ, “sulla destra

    70 Insieme con la dinastia dei Lagidi. Edson 1934, pp. 213-215. 71 Lo Presti 2003, p. 351. Demetrio Poliorcete è sovrano di Macedonia dal 294 a.C.72 Lubker 1993, p. 878. 73 Bmc, Corinth, pp. 30-31; Jacquemin 1986, p. 250 n. 9.74 II, 2, 4 πρό δὲ τῆϛ πόλεωϛ κυπαρíσσων ’εστìν ’άλσοϛ ’ονομαζόμενον Kράνειον. ’ενταῦθα Bελλεροφóντου τέ ’εστι τέμενοϛ, “davanti alla città si trova un bosco di cipressi chiamato Craneo e in esso un recinto sacro di Bellerofonte”.75 Ravel 1948, p. 1029. 76 Paus., II, 3, 2. 77 Osanna 2001, pp. 188-189.

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    CAPITOLO 6 – 1 NICOLAO, ΠΡΟΓΥΜΝΆΣΜΑΤΑ ΕΚΦΡΆΣΕΙΣ XV

    ’Hρακλέους έστῶτος ἐν τῆι λεοντῆι 1 Οὐκ ῆν ἆρα τὸν ’Hρακλέαπεπαυμένον τῶν ἔργων ἐπαινου καταστῆναι χωρὶς οῦδὲ λῆξαι τοῦϑαύματος, ώς τῶν ὰϑλων eπαύσατο, μενειν δὲ τοiς ΄ορῶσι καì 5 πονοῦντα καì μετά πόνον πλαττόμενον, 2 οἶον γοῦν ὀδλμιουργὸς εỉς περιjανῆ χῶρον ảνáκειται γάρ ’Hρακλῆς ουχ οἶν εἶδεν ή ὴεμεν προκινδυνεὔοντα, ảλλ’οἶον Ἂργος ảπελαβεν ẻπ’ảναιρεσει τοῦλεοντος.

    3 aνεστλκε γουν jερων μὲν τῶν aγωνισμά των γνωρισματα, λή́ξας δὲ ὂμως τῆς ảγώνων ảκμῆς.πρῶτον μὲν γάρ ατῶι ή́ κεjαλὴ νεύει πρὸς γῆν καì δοκεĩ μοι σκοπεĩν εἲ τι κτείνειεν ἔτερον.ἔπειτα δειρὴ συναπονεύει τῆι κεjαλῆι.

    4 καì ἅπαν τὸ σωμα γυμνὸν προκαλύμματος, οὐ γάρ ἆν ’Hρακλεĩ μελειναỉδους σκοπουμενωι πρὸς aρετλν. τῶν δὲ δὴ χειρῶν ἠ μὲνδεξιά τεταται καì συγκεκαμπται κατόπιν εiς νῶτον, παρεiται δὲ ἠλαιά καì τείνει πρὸς γῆν . 5 ἀνεχει δὲ αὐτὸν ὐπὸ μaλλς τὸ ῤόπαλονἐνιδρυμενον εiς γῆν καì τῆι αῦτῆι ῤαιστώνηι χρεσaμενον. καì τὸ ῤόπαλον ἀνεχει παυομενον πaλιν , ὠς μαχομενον ἔσωζεν.

    εὕ δε μοι δοκεi ὀ δλμιουργὸς διλιρεκεναι τοῦ ῤοπaλου τὴν τάξιν. δεξιῶι μὲν γάρ χρὴται πονῶν , λαιῶι δὲ παυὸμενος ẻν ἠσυχιας καιρῶι.

    καì χεĩρα δεδωκεν ἅπρακτον. ἠ δὲ δὴ λεοντῆ τῶι ῤοπάλωι προσίδρυται καì καλύπτει τόν τε λεοντα καì δι’ οὕ

    διεϕϑαρται. 6 τοιν δὲ δὴ ποδοιν ο μὲν δεξιὸς ορμαι πρὸς ορμλν, ο δὲ λαιὸς υποβεβλκε καì τῶι

    βαϑρωι προσλρεισται καì παρεχει τοις ορῶσι μα-ϑειν οιος ’Hρακλῆς καì πὸνων παυόμενος.

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    BIBLIOGRAFIA

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    INDICI

    LuoghiAd Aquas Herculi Sacras (Baile

    Herculane): 39, 90-91Ad Mediam (Mehadia): 14, 16, 23,

    40, 71-72, 90-92Alife: 40Amastri: 23, 75, 90Annaba: 15, 40Anticitera: 26-28, 31, 35-36Argo: 13-15, 17-21, 23-24, 26-28,

    32-36, 39-45, 49, 57, 62, 67-69, 71-72, 74-76, 78-81, 83-86, 88, 90-92, 94

    Atene: 26-27, 32-33, 62, 87attica: 22, 58, 64Berlino: 27, 76-77Cære: 91Calcidica: 24Campobasso: 30Caprarola: 39Caramanico: 40Caserta: 14-15, 39, 57Cassadria: vedi KassándreiaChieti: 28-29Chiliomodi: 48Colofone: 21Corinto: 15, 18, 47-49, 56-57, 61-

    64, 73-74, 88-90Dacia: 14, 23, 71, 90Delo: 89Dion: 24, 65Edepso: 40Eleusi: 61

    El-Galjub: 24, 84Ercolano: 20Firenze: 24, 31, 33, 35, 85Foligno: 29, 35Hekatompilós: 40Ilio: 65Imbro: 59Imera: 40Iol-Caesarea: 15, 40Ischia: 40Kassándreia: 24-26, 91-92Kozani: 24, 82-83Lemno: 59Leptis Magna: 40Lidingö (Stoccolma): 86Londra: 57, 65, 73, 75Macedonia: 24, 56, 82Maranlì (Ryaky): 82-83Mende: 26, 92Milano: 15, 39-40Napoli: 20, 23, 32, 35, 39Nemea: 18, 87, 94New York: 22-24, 35, 81-82Nicea di Bitinia: 76, 90Nicosia: 23, 35, 72-73Olinto: 25Ostia: 31Parigi: 23, 35, 59, 75-76, 80-81Paro: 21, 25Peloponneso: 18, 47-49, 58, 62-63Potidea: 15, 25, 91-92Princeton: 24, 78-79Rodi: 88