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Eric G. Turner Author(s): Manfredo Manfredi Source: Aegyptus, Anno 64, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1984), pp. 237-240 Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore Stable URL: http://www.jstor.org/stable/41216636 . Accessed: 15/06/2014 15:53 Your use of the JSTOR archive indicates your acceptance of the Terms & Conditions of Use, available at . http://www.jstor.org/page/info/about/policies/terms.jsp . JSTOR is a not-for-profit service that helps scholars, researchers, and students discover, use, and build upon a wide range of content in a trusted digital archive. We use information technology and tools to increase productivity and facilitate new forms of scholarship. For more information about JSTOR, please contact [email protected]. . Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro Cuore is collaborating with JSTOR to digitize, preserve and extend access to Aegyptus. http://www.jstor.org This content downloaded from 185.44.77.62 on Sun, 15 Jun 2014 15:53:58 PM All use subject to JSTOR Terms and Conditions

Eric G. Turner

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Eric G. TurnerAuthor(s): Manfredo ManfrediSource: Aegyptus, Anno 64, No. 1/2 (gennaio-dicembre 1984), pp. 237-240Published by: Vita e Pensiero – Pubblicazioni dell’Università Cattolica del Sacro CuoreStable URL: http://www.jstor.org/stable/41216636 .

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Eric G. Turner

Eric Gardner Turner (Sheffield 26-2-1911 - Fortrose 30-4-1983) compì gli studí universitari al Magdalen College di Oxford; dapprima (1936) lecturer in Classics all'Università di Aberdeen, fu poi (1948) reader e ben presto full professor in Papyrology all'University College di Londra, dove rimase fino al giorno del suo collocamento a riposo (1978). Fondatore (e direttore dal 1963 al 1963) dell'Institute of Clas- sical Studies di Londra, fu a lungo (dal 1956) nel collegio degli editors dei « Graeco-Roman Memoirs » della Egypt Exploration Society, che coincidono quasi integralmente con gli Oxyrhynchus Papyri (anche l'ultimo volume del 1983, il cinquantesimo, reca la sua firma). Mem- bro di numerose Accademie ed organismi culturali britannici ed eu- ropei (prima fra tutte la British Academy), doctor honoris causa delle Università di Bruxelles, Genève e Liverpool, fu presidente dell* Asso- ciation Internationale des Papyrologues (1965-1974), della Hellenic Society (1968-1971), dell'Union Académique Internationale (1974- 1977). Б Io gennaio 1981 fu autorizzato a fregiarsi del titolo di Sir, come Cavaliere della Corona.

E. G. Turner è stato uno dei principali esponenti della disciplina pa- pirologica (e non soltanto di questa) nel periodo che va dalla fine della II guerra mondiale ad oggi. Parlare di chi tanta traccia di sé ha lasciato negli studi significa fare soltanto un primo bilancio. Il consuntivo della sua opera non potrebbe essere redatto né in questa né in analoghe occa- sioni perché l'insegnamento di Turner è penetrato e perdura in molte- plici aspetti degli studi papirologici, e sarà sempre difficile rintracciare tutte le conseguenze del suo apporto personale. «He was a prince of pa- pyrologists », potremmo dire applicando a lui un'espressione che egli aveva usato per H. I. Bell nel necrologio del 1967.

La scuola in cui si era formato, dopo gli anni di Sheffield, era uno dei più antichi e noti colleges oxoniensi, e lì aveva avuto modo di entrare in contatto con i papiri dell'Ashmolean Museum e con personalità di primo piano negli studi specialistici, quali Lobel e Bell (allora reader in Papyrology alla Oxford University). Edgar Lobel « dal quale - scriveva Turner - ho imparato assai più ch'io non possa dire»; Sir Harold Idris Bell, che «per primo mi rivelò l'importanza e l'interesse dei papiri, mi insegnò a leggerli, e mi aiutò a intrave- dere cosa si richiede a chi voglia intenderli ».

Tripartita eppure unitaria si può definire l'opera scientifica di

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Turner, quasi che, a contatto con la realtà quotidiana dei papiri do- cumentarì, dalla tecnica editoriale di testi e dall'interesse storico- critico per la letteratura greca si fosse sviluppata sempre più la ten- denza a una storiografia complessa che si rivelò nella rassegna della vita culturale ad Ossirinco; d'altra parte è evidente che, nell'età matu- ra, un terzo campo di studi - la paleografia in tutti i suoi aspetti - ebbe un peso molto grande, e fu quello cui dedicò con maggiore vivacità di interesse un impegno che ne fece un competente di prim 'ordine.

La ricca bibliografia generale è contenuta nel volume (i cosiddetti P. Turner) dedicatogli in occasione del 70° compleanno.

Probabilmente, alla sua prima nomina, ebbe la possibilità di fare di persona quell'esperienza che, nel suo manuale Greek Papyri, ricor- derà poi come uno dei migliori metodi per accostarsi alla papirologia : esaminare, catalogare, trascrivere, studiare una collezione piuttosto varia di testi, come poteva essere quella di Aberdeen. Al volume dei P. Aberdeen (1939), seguono con sempre maggiore incisività e suc- cesso il voi. IV dei papiri Rylands (1952; in collaborazione con С. Н. Roberts) e il vol. II dei papiri Hibeh (1955: in collaborazione con M.-Th. Lenger). Questa produzione scientifica attesta i suoi interessi editoriali sia per i testi letterari che per quelli documentari.

Ma, fin dagli inizi, la monografia su Athenian Books (che è poi la sua prolusione all'University College di Londra), sottolinea la profonda inclinazione verso temi in cui il materiale scrittorio possa venire in luce come fonte di dati per la storia della cultura. In fondo, per un papiro- logo è uno sforzo parlare di quei libri dell'Atene del V e IV secolo a.C. che finora nessuno studioso ha mai potuto vedere nella loro concretez- za ; parlarne in base alla conoscenza di ciò che sarebbe venuto più tardi, e in un altro paese, lontano dal centro classico della cultura greca tanto quanto poteva esserlo l'America nel XVI secolo dalla Spagna degli av- venturosi scopritori. Questo sforzo si manifesta soprattutto nell'im- pegno di superare la mancanza di documentazione diretta di quei ma- nufatti librari con l'esame oculato e sapiente delle attestazioni indi- rette e dei monumenti figurativi. In particolare è qualificante, e carat- terizzante per ogni futuro sviluppo, l'impostazione di tutto il saggio viva e aderente ai fatti, che è quella di chi è abituato a trattare con do- cumentazione di prima mano ancor più che con le attestazioni lette- rarie di un fenomeno culturale.

Dopo alcuni studi preparatori, il saggio su Roman Oxyrhynchus (« JEA » 38, 1952), completato in séguito (1956) da Scribes and Scho- lars of Oxyrhynchus, si colloca in maniera più precisa (e probabil-

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mente più connaturale a Turner) nell'ambito di una rinnovata meto- dologia rivolta ad avvicinare gli antichi e la loro produzione libraria che verrà affermandosi nei decenni 1960-1980; proprio in quel torno di tempo analoghi studí erano stati promossi a Firenze per impulso di Vittorio Bartoletti. Il saggio di Turner, che rimane esemplare nel suo genere, fu un segnale sulla via che avrebbe dovuto condurre lo studioso a ricerche più estese ed organiche sulla cultura libraria antica, che trovarono espressione, oltre che nel citato manuale Greek Papyri (1968), nell'opera più analitica The Typology of the Early Codex (1977). Quest'ultimo titolo è significativo della linea di sviluppo della ricerca ininterrotta condotta da Turner sul libro antico nella sua forma ma- teriale, forma che fornisce egregi spunti all'individuazione di punti di contatto con altri aspetti della cultura libraria, contenutistici e psicologici. Fin dalla prima nota su Recto e Verso (1954), attraverso meditate precisazioni e ripensamenti, che trovarono una adeguata sintesi nel saggio apparso negli Atti del XV Congresso Internazionale di Papirologia The Terms Recto and Verso, The Anatomy of the Papyrus Roll (1978), aveva inteso proporre ai papirologi non solo delle con- siderazioni speculative, ma un pratico sistema di riferimento applica- bile nell'edizione dei papiri : e tale sistema, anche nelle sue successive modificazioni, fu rispettato da molti editori di papiri.

Una terza linea di studí è quella che rientra più propriamente nella preparazione filologica di Turner: si tratta dei suoi numerosi contributi al testo e alla storia della commedia nuova e di Euripide, contributi che trovarono ampia materia soprattutto a partire dalla pubblicazione del Dyscolus menandreo, che Turner seppe mettere in relazione immediata con la vita vissuta attestata dai papiri egizi (L'érudition alexandrine et les papyrus - 1962; Dramatic Representa- tions in Graeco-Roman Egypt - 1964). Per Euripide ricorderò soltanto i contributi sulle hypotheseis (Proč. IX Intern. Congress Pap., Oslo 1961) e sul Cresphontes (« Hermes » 1965, « Aegyptus » 1966). A Me- nandro dedicherà poi tutta una serie di lavori (tra i quali una tra- duzione inglese della Samia). A Turner toccò anche di dare le prime notizie dei papiri rinvenuti dalla Egypt Exploration Society a Saqqara (tra gli altri, forse il più antico documento greco databile) (« JE A » 1974) e a Qasr Ibrìm (« JEA» 1976).

La sua collaborazione a riviste comprende una lunga serie di dotte recensioni, apparse per lo più su «JEA», su «Class. Review», sul «Journ. Hell. Stud.», sul «Journ. Rom. Stud.».

Ma frutto della sintesi dei lunghi e complessi studi preliminari

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sono in particolare i volumi già detti, Greek Papyri (1968) e The Ty- pology of the Early Codex (1977), affiancati dalla raccolta di tavole, esemplare nell'ottica in cui fu pensata, Greek Manuscripts of the Ancient World (1971), cui ora gli studiosi fanno continuo riferimento per la col- locazione paleografica di testi papiracei. I recenti interessi per la storia della scrittura greca d'età tolemaica (« Scrittura e Civiltà » 1980) erano forse avviati verso ulteriori più estese ricerche.

A conclusione di questo conciso ricordo dell'attività scientifica di Sir Eric Turner, si torna al suo atteggiamento di fronte all'edizione di nuovi testi, che - esposto nelle linee teoriche in un brillante sag- gio, The Papyrólogist at Work (1973), frutto di lezioni negli Stati Uniti - fu adeguatamente rispecchiato nella prassi dalla serie di volumi degli Oxyrhynchus Pa/pyri apparsi sotto la sua direzione e di volta in volta affidati alle cure di studiosi di prim'ordine, prove- nienti spesso dalla sua scuola, che hanno saputo corrispondere alle sue aspettative di precisione, di cauta festinatio, di scientifica modestia di fronte alle novità, talvolta molto importanti, che sono quasi silenzio- samente passate nel mondo del salvato e conservato attraverso la fa- ticosa opera di recupero che diversi uomini di scienza hanno saputo mettere assieme per la felice riuscita di un compito non facile, ma che per Turner costituì sempre un punto di riferimento preciso.

E non dimentichiamo che - per maggiore ' humanitas ' - , come

avvenne e avviene per diversi oxoniensi, Turner fu anche un pro- fondo cultore di musica, che egli interpretava sul violino.

Avrei voluto poter dire di più e meglio su E. Turner, come po- trebbe fare chi ebbe la ventura di frequentarlo a lungo, di seguile da vicino il suo lavoro di papirologo. Solamente nel 1979, anche grazie al suo interessamento, ebbi modo di passare un periodo di studio in Inghilterra, ad oxford e a Londra. Altri incontri piacevoli ai Congressi, о a Firenze, dove Turner, su invito dell'Istituto Papirologico « G. Vi- telli », tenne qualche lezione e seminario. Per questo aspetto di Turner maestro bisognerà far ricorso alle brevi ma dense parole di E. W. Hand- ley, nella commemorazione tenuta il 26 ottobre 1983, о alla notizia di P. Parsons, su « Gnomon » 1983. A Lady Louise, che gli è stata a fianco per anni e anni, vada il nostro pensiero, memore e grato per quanto la filologia e ciascuno di noi ha da lui ricevuto.

« The papyrólogist is constantly creating new evidence conjuring it, as it were, out of the air, and applying it to the solution of old problems» (E. G. Turner, «JEA» 63, 1967, p. 132).

Manfredo Manfredi

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