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In questo numero
(5 Giugno 2015) :
Made in: stallo in Consiglio
sull’indicazione d’origine
CITIES FORUM 2015: verso un’Agenda
urbana europea
Il Presidente Juncker si unisce ai
leader delle autorità locali in un
dibattito sulle priorità in Europa
Fondo europeo per gli investimenti
strategici (Feis): trovato l’accordo
UE-USA: pubblicato il rapporto Lange
sul Trattato sul Commercio e gli
Investimenti tra Unione europea e
Stati Uniti (TTIP)
Comitato Economico e Sociale
europeo: il TTIP e il suo impatto sulle
PMI
Telecomunicazioni: la presidenza
lettone del Consiglio UE sta spingendo
per l’abolizione del roaming e per la
neutralità della rete
Applicazione degli standard sociali nel
settore dei trasporti e conseguenze
dell’introduzione del salario minimo
Made in: stallo in Consiglio sull’indicazione d’origine
Al Consiglio Competitività di giovedì 28 maggio, gli
Stati membri non hanno raggiunto un accordo
sull’articolo 7 del pacchetto sulla sicurezza dei
prodotti (“Made in”) che introduce l’obbligo di
indicare il Paese di origine dei prodotti non alimentari
che vengono commercializzati sul territorio UE. La
proposta di compromesso presentata dalla
presidenza lettone del Consiglio UE, il cui mandato
scadrà a fine giugno, non ha convinto la minoranza
degli Stati favorevoli all’adozione obbligatoria
dell’indicazione d’origine, tra cui vi è anche
l’Italia. Quest’ultima, in particolare, a seguito della
pubblicazione dell’analisi d’impatto sull’articolo 7
pubblicata dalla Commissione europea il 6 maggio,
ha proposto di estendere il campo di applicazione di
tale articolo anche ad altre categorie di prodotti non
incluse nello studio. Tale proposta è supportata dalla
Spagna, mentre gli Stati del nord Europa continuano a
manifestare la propria contrarietà a ogni forma di
compromesso. Le Commissarie Jourova (Giustizia) e
Bienkowska (Mercato Interno, Industria, Imprenditoria
e PMI) hanno affermato che è impensabile ipotizzare
uno stralcio totale dell’articolo 7 il quale gode
peraltro del pieno supporto del Parlamento UE. In
ogni modo, la presidenza lettone ha ricevuto da parte
degli Stati un mandato a continuare i negoziati con il
gruppo di lavoro del Consiglio dell’UE.
Per ulteriori informazioni: Cecilia Rovelli
tedesco.
Fisco: in giugno la Commissione
elaborerà un piano d’azione europeo
Approvazione definitiva della IV
direttiva anti-riciclaggio
Sfruttamento del lavoro, Ue denuncia:
“Il problema va risolto al più presto
Green Week 2015: lancio della
competizione sulle “capitali verdi” e
“foglie verdi” d’Europa
ETS, primi 'sì' del Parlamento Ue alla
riserva strategica
Miglioramento della qualità delle
acque in Europa
Lancio della consultazione europea
sulla economia circolare
Energia da rifiuti, Parlamento Ue:
puntare sul riciclo
Eurocommerce presenta un rapporto
sulle pratiche di gestione dei rifiuti
nella distribuzione
Approvazione del Consiglio della
direttiva sui pacchetti di viaggio
CITIES FORUM 2015: verso un’Agenda urbana
europea
Martedì 2 giugno 2015 a Bruxelles si è tenuto il
CITIES FORUM 2015, il Forum europeo delle città. In
occasione di questo importante evento, la
Commissione europea ha presentato i risultati della
consultazione pubblica sull’Agenda urbana europea e
le iniziative future sul tema dello sviluppo urbano.
La Commissione europea aveva infatti chiesto, nel
luglio 2014, il contributo dei cittadini dell'Unione per
proporre all’esecutivo europeo obiettivi e progetti per
assicurare una riprogettazione e attualizzazione delle
città che possa contribuire al raggiungimento delle
priorità della strategia Europa 2020. I soggetti privati
e i responsabili degli enti locali europei hanno avuto
tempo fino a settembre 2014 per sottoporre le loro
osservazioni. I suggerimenti sono stati utili per
comprendere come meglio definire un’Agenda
urbana europea che possa migliorare l’integrazione
delle città nelle politiche europee e capire quali
indicazioni dare ai singoli Paesi membri al fine di
rendere le città più adatte alle esigenze di vita dei
cittadini.
Il documento di lavoro che sintetizza i risultati della
consultazione riassume il punto di vista delle parti
interessate in tutta Europa sulla necessità di
un'Agenda urbana europea, quello che dovrebbe
contenere, come dovrebbe funzionare e quali
debbano essere i ruoli dei diversi attori, dal livello
locale a quello europeo. Il documento spiega anche
come la Commissione possa rispondere alle
aspettative degli stakeholder attraverso un migliore
uso dei suoi strumenti e delle risorse esistenti, nel
pieno rispetto della sussidiarietà e senza portare una
nuova legislazione o più oneri amministrativi.
Come ribadito dalla Commissaria per la Politica
regionale, Corina Crețu, più dei due terzi di tutte le
politiche europee, interessano in modo più o meno
diretto le città. L’Agenda conterrà finalmente progetti
e tempi chiari per rafforzare la dimensione urbana
delle politiche europee.
Il 9 giugno, la Presidenza lettone del Consiglio
dell’UE presenterà una dichiarazione sull'Agenda
urbana europea al Consiglio informale sulla Politica di
coesione a Riga. Mentre al Parlamento europeo il
progetto di relazione sulla dimensione urbana delle
politiche europee redatto da Kerstin Westphal (S&D,
Germania) sarà votato durante la sessione plenaria di
settembre.
L'obiettivo della Commissione è quello di raggiungere
un accordo per un’Agenda consolidata durante la
Presidenza Olandese, nell’aprile 2016.
La consultazione ha individuato tre obiettivi o “azioni
Innovative” su cui si concentrerà l’Agenda urbana: 1.
Smart – città intelligenti nel campo dell’energia e dei
trasporti; 2. Green – infrastrutture urbane verdi e
sostenibili; 3. Inclusive – città aperte e inclusive per
migliorare la qualità della vita cittadina.
Infine si sottolinea che, in base all’Art. 8 (“Azioni
innovative nell’area dello sviluppo urbano
sostenibile”) del Regolamento sul Fondo Europeo per
lo sviluppo regionale (FESR) 1301/2013, dal
novembre 2015 verranno pubblicati i primi bandi
relativi alle azioni innovative sopracitate. Si prevede
lo stanziamento di circa 370 milioni di euro fino al
2020 e ogni bando annuale avrà una portata di circa
50 milioni per un totale di 5 milioni a progetto.
Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli
Il Presidente Juncker si unisce ai leader delle autorità locali in un dibattito sulle priorità
in Europa
Il 3 giugno si è tenuta la seduta plenaria del Comitato delle Regioni (CdR) a Bruxelles. In
presenza del Presidente della Commissione europea Juncker, i deputati europei si sono
confrontati sul regolamento per il Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS) e
in particolare sul ruolo delle regioni e delle città nella sua implementazione. Durante la
plenaria, il CdR ha adottato le sue priorità per il 2015-2020 in una proposta di
risoluzione che si focalizza soprattutto sull’occupazione, lo sviluppo sostenibile e la
lotta alla disoccupazione locale. Uno sfruttamento ottimale dei fondi di coesione e il
Piano europeo per gli investimenti recentemente approvato, sono considerati fattori
vitali per le economie locali e regionali. In questo ambito si è sottolineata anche
l’importanza, spesso sottovalutata, di iniziative come la CORLEAP (Conferenza delle
autorità locali e regionali per la partnership orientale) e l’ARLEM (Assemblea delle
autorità regionali e locali dell’area mediterranea), per consolidare le relazioni tra le
autorità locali e regionali in Europa anche fuori dai suoi confini al fine di combattere
l’instabilità del confine europeo orientale e la forte immigrazione proveniente dal sud-
europa.
Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli
Fondo europeo per gli investimenti strategici (Feis): trovato l’accordo
Il 28 maggio, dopo una lunga notte di trattative, è stato raggiunto un compromesso
sulle ultime questioni in sospeso che bloccavano il Piano Juncker. In particolare il
Parlamento, la Commissione e il Consiglio dell’UE hanno raggiunto un accordo sul
regolamento relativo al Fondo europeo per gli investimenti strategici (FEIS), il fulcro del
piano di investimenti per l’Europa.
Il compromesso vede ridotto di un miliardo di euro il contributo dei programmi per la
ricerca e l’innovazione (HORIZON 2020) e per le grandi reti (Connecting Europe Facility
- CEF).
Come precedentemente ribadito, il piano prevede un fondo di 21 miliardi di dotazioni: 5
li mette la Bei, i restanti 16 l'UE. Di questi ultimi - in base alla proposta iniziale della
Commissione - solo 8 sono liquidi (gli altri 8 sono garanzie), ove 6 miliardi avrebbero
dovuto essere resi disponibili attingendo ai programmi sopracitati. I restanti 2 miliardi
di euro sarebbero dovuti venire dal “margine”, ovvero dalla parte non utilizzata del
bilancio comunitario annuale che normalmente ritorna agli Stati membri.
In base alla bozza di accordo ora il contributo dai programmi comunitari si reduce a 5
miliardi. Il miliardo di differenza verrà recuperato dai margini di bilancio del 2014 e
dalle riserve strategiche del 2015, arrivando a un totale di 3 miliardi di euro.
Inoltre, come confermato dal Vice-presidente della Commissione europea Katainen,
responsabile per il lavoro, la crescita, gli investimenti e la competitività, si prevede che
il contributo nazionale agli investimenti, che sia di un Paese membro o di una banca di
promozione, sarà registrato nei conti pubblici del Paese interessato ma considerato
come misura “una tantum” (ovvero non di natura strutturale) e non sarà preso in conto
ai fini del rispetto del Patto di Stabilità e di Crescita.
Si ricorda che la Commissione ha adottato la proposta legislativa sul FEIS il 13 gennaio.
Gli Stati Membri l'hanno approvata all’unanimità il 10 marzo e il Parlamento europeo
l'ha votata in Commissione il 20 aprile. I ministri delle Finanze dovrebbero ora
approvare il regolamento in sede di Consiglio ECOFIN il 19 giugno. L’accordo raggiunto
tra Parlamento, Commissione e Consiglio sarà ora oggetto di voto in plenaria il 24
giugno prossimo in modo che il programma di investimenti possa essere operativo
entro il mese di settembre, come programmato.
Infine, in linea con le conclusioni del Consiglio europeo del dicembre 2014, che ha
invitato la Banca europea per gli investimenti (BEI) ad avviare le attività di finanziamento
avvalendosi di fondi propri, la BEI, in partnership strategica con la Commissione, ha già
annunciato il prefinanziamento di vari progetti nell’ambito del piano di investimenti per
l’Europa.
Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli
UE-USA: pubblicato il rapporto Lange sul Trattato sul Commercio e gli Investimenti tra
Unione europea e Stati Uniti (TTIP)
Il 28 maggio, la Commissione Commercio internazionale (INTA) del Parlamento europeo
ha approvato il progetto di relazione sul TTIP del relatore Bernd Lange (S&D, Germania).
Trattasi di un’iniziativa importante poiché rappresenta una sorta di guida politica che la
Commissione non potrà disattendere nel proseguimento dei negoziati con gli Stati Uniti.
Il rapporto Lange prevede, inter alia, la creazione di una Corte Internazionale degli
Investimenti, in alternativa al tanto dibattuto meccanismo dell’ISDS (Investor state
dispute settlement), al fine di risolvere le controversie tra investitori e Stati in maniera
chiara a trasparente. Si chiede inoltre alla Commissione di assicurare la trasparenza,
garantendo l’accesso ai documenti dei negoziati; di escludere i servizi pubblici dalle
materie dei negoziati; di non abbassare il livello degli standard europei, soprattutto
relativamente alla sicurezza degli alimenti, alla salute degli animali, alla protezione dei
lavoratori e dell’ambiente e in materia di protezione dei dati personali; di tenere conto
delle PMI; di salvaguardare la piena autonomia e sovranità degli Stati e di assicurare
un’adeguata protezione dei diritti di proprietà intellettuale, includendo un pieno
riconoscimento del sistema europeo delle Indicazioni Geografiche degli alimenti e
dell’Indicazione di Origine dei prodotti. Il Parlamento sarà chiamato a votare il rapporto
in sessione plenaria mercoledì p.v. (10 giugno 2015).
Per ulteriori informazioni: Cecilia Rovelli
Comitato Economico e Sociale europeo: il TTIP e il suo impatto sulle PMI
Il 29 maggio, il Comitato Economico e Sociale europeo (CESE) ha ospitato una
conferenza avente come oggetto di dibattito l’impatto del Partenariato trans-atlantico
per il commercio e gli investimenti (TTIP) tra UE e Stati Uniti sulle PMI europee.
Durante l’udienza, dopo aver presentato il parere del CESE sul TTIP, votato il 27 maggio,
il CESE ha analizzato, insieme ai maggiori rappresentanti degli interessi delle PMI
europee, come EuroCommerce, Eurochambres, UEAPME, il potenziale impatto del TTIP
sulle PMI europee. Il CESE ha proposto di inserire un capitolo nell’accordo sul TTIP
dedicato esclusivamente alle PMI che tenga conto dei risultati di svariati studi della
Commissione sugli ostacoli principali all’internazionalizzazione delle PMI e quelli
incontrati dalle PMI esportatrici negli Stati Uniti (es. barriere tariffarie e non, restrizioni
al movimento delle persone, dazi doganali); le azioni da intraprendere al fine di
facilitare la partecipazione delle PMI al commercio transatlantico e gli investimenti e per
aiutare le PMI a beneficiare di più da accordi commerciali; quello che può essere
l'impatto degli accordi commerciali come il TTIP sulle PMI europee esportatrici e non.
Per quanto riguarda la controversa questione del modello di risoluzione delle dispute
tra investitori e stati (ISDS) nell’ambito del TTIP, il CESE appoggia la creazione di una
corte internazionale che sia in grado di pronunciarsi sulle controversie internazionali
relative agli investimenti in maniera più democratica e trasparente. Il CESE è in fase di
elaborazione di un parere sul possibile impatto del TTIP sulle PMI europee, in cui, tra le
altre cose, verranno inserite valutazioni di impatto e suggerimenti quali la creazione
di una piattaforma unica elettronica e un singolo database e helpdesk per facilitare
l’accesso alle informazioni e supportare l’internazionalizzazione delle PMI, nonché di un
Comitato di vigilanza per la tutela degli interessi delle PMI.
Per ulteriori informazioni: Veronica Favalli
Telecomunicazioni: la presidenza lettone del Consiglio UE sta spingendo per
l’abolizione del roaming e per la neutralità della rete
Il 29 maggio, la presidenza lettone del Consiglio UE ha annunciato di aver ricevuto un
mandato da parte degli Stati membri per concludere i negoziati con il Parlamento
europeo UE sul pacchetto telecomunicazioni, in particolare, sulle due questioni rimaste
in sospeso, ovvero l’abolizione dei costi del roaming e la neutralità della rete. Per
quanto riguarda il primo punto, mentre il Consiglio UE (cioè gli Stati membri) ritiene
impensabile abbattere i costi di roaming prima del luglio 2018, il Parlamento UE
vorrebbe anticipare la data all'estate 2016, senza peraltro introdurre un periodo
transitorio di adattamento così come proposto dal Consiglio. Per quanto riguarda invece
la questione della neutralità della rete, mentre il Parlamento vorrebbe garantire
un’assenza assoluta di discriminazione, il Consiglio ritiene che gli operatori economici
dovrebbero essere in grado di differenziare le offerte a seconda dei costi sostenuti.
Allo stato attuale, sembra che il raggiungimento di un accordo sia ormai vicino. Il 12
giugno p.v., i Ministri dei vari Stati si incontreranno informalmente in Lussemburgo per
mettere a punto le ultime questioni prima del Consiglio Trasporti, Telecomunicazioni ed
Energia (in cui si discuterà del pacchetto) previsto per l’11 e 12 giugno.
Per ulteriori informazioni: Cecilia Rovelli
Applicazione degli standard sociali nel settore dei trasporti e conseguenze
dell’introduzione del salario minimo tedesco.
Le recenti misure, adottate da alcuni Stati Membri nel settore dei trasporti, possono
creare nuove barriere nel mercato interno, minandone la capacità competitiva.
L’introduzione del salario minimo tedesco, ad esempio, sta creando molte
preoccupazioni, poiché porta con sé costi aggiuntivi significativi e aumenta il carico
amministrativo per gli operatori del trasporto stradale.
Per discutere dell’impatto degli standard sociali nel settore dei trasporti, il 2 Giugno si
sono riuniti, presso la Rappresentanza Permanete della Repubblica Ceca, gli stakeholder
e i rappresentanti delle Istituzioni europee. Un rappresentante della DG MOVE ha
confermato che la Commissione supporta le decisioni nazionali di inserire un salario
minimo, ma sottolinea come l’applicazione del salario minimo tedesco, esteso a tutte le
operazioni di trasporto senza operare alcuna distinzione, sollevi seri dubbi circa la
legalità di tale iniziativa. Lo scopo della Commissione è quello di focalizzarsi sulla
politica sociale nel settore dei trasporti; per questo motivo, nel 2016, presenterà un
pacchetto legislativo basato su tre pilastri: pedaggio stradale, dimensione sociale e
mercato interno. La consultazione pubblica con gli stakeholder potrebbe cominciare a
luglio 2015. La Commissione vuole inoltre intensificare il dialogo sociale in quest’area.
I partecipanti al dibattito hanno concordato sulla necessità di migliorare gli standard di
sicurezza e le condizioni di lavoro nel settore dei trasporti, esprimendo invece
contrarietà all’inserimento di nuove barriere nel mercato interno. A tal proposito le
Camere di Commercio e di Industria di Repubblica Ceca, Ungheria, Polonia e Slovacchia
hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sull’applicazione della legge del salario
minimo tedesco, illustrando la loro posizione a riguardo.
Per ulteriori informazioni: Stella Sassi
Fisco: in giugno la Commissione elaborerà un piano d’azione europeo
Il collegio dei commissari dell’UE ha tenuto un dibattito orientativo sulle misure volte a
rendere la tassazione delle imprese più equa, più favorevole alla crescita e più
trasparente. Si è convenuto che un nuovo approccio dell’Unione in materia di tassazione
delle imprese è necessario per contrastare con successo gli abusi fiscali, garantire
entrate sostenibili e promuovere un migliore contesto imprenditoriale nel mercato
interno.
Il collegio ha deciso di adottare un approccio più globale per il miglioramento della
tassazione delle imprese nell’UE, tenendo conto anche delle riforme in corso nel settore
a livello internazionale. Il dibattito di orientamento sarà integrato, in giugno, in un
piano d’azione che comprenderà una strategia di rilancio dei lavori relativi
all’introduzione, a livello dell'Unione, di una base imponibile consolidata comune per le
società (CCCTB), l'attuazione di misure contro l’elusione fiscale che sono in fase
elaborazione a livello internazionale nell’ambito dell’OCSE e l'ulteriore rafforzamento
della trasparenza fiscale; esso terrà nel contempo conto della necessità di rafforzare
l’efficienza del contesto fiscale per le imprese nel mercato interno.
Il Vicepresidente Valdis Dombrovskis, responsabile per l’euro e il dialogo sociale, ha
dichiarato: "Vogliamo che la tassazione delle imprese sia equa e favorevole alla crescita.
Tutte le imprese, grandi o piccole, devono pagare la loro parte di tasse nel luogo in cui
sono generati gli utili”
Pierre Moscovici, Commissario europeo per gli Affari economici e finanziari, la fiscalità e
le dogane, ha dichiarato: "Il nostro attuale approccio alla fiscalità delle imprese non
riflette più la realtà di oggi. Utilizziamo strumenti obsoleti e misure unilaterali per
rispondere alle sfide di un’economia globalizzata digitalizzata.”
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Approvazione definitiva della IV direttiva anti-riciclaggio
Nel corso dell’ultima sessione plenaria di Strasburgo, il Parlamento europeo ha
approvato definitivamente in seconda lettura il testo della IV Direttiva anti-riciclaggio.
La direttiva amplierà la portata delle persone fisiche e giuridiche che vi rientrano,
riducendo la soglia europea massima per i pagamenti in contanti da € 15.000 a €
10.000. Questo permetterà comunque ai singoli Stati Membri di indicare soglie ancora
più basse, come nel caso dell’Italia, che presenta un limite di 999,99 euro, il più basso
in Europa.
La quarta direttiva antiriciclaggio obbligherà inoltre per la prima volta gli Stati membri a
tenere registri centrali con le informazioni dei proprietari effettivi di società e altre
entità giuridiche, come pure dei trust. Questi registri centrali non erano previsti nella
proposta iniziale della Commissione, ma sono stati inseriti del Parlamento nel corso dei
negoziati.
I registri centrali saranno accessibili alle autorità e alle loro unità d'informazione
finanziaria (senza nessuna restrizione), ai "soggetti obbligati" (quali banche che
svolgono il loro dovere di "adeguata verifica della clientela") e al pubblico. Per accedere
al registro, una persona o un'organizzazione (ad esempio i giornalisti investigativi o le
ONG) dovranno dimostrare un "interesse legittimo" in relazione al riciclaggio, al
finanziamento del terrorismo e ai reati presupposti associati che potrebbero aiutarne il
finanziamento, quali corruzione, crimini fiscali e frode.
Gli Stati membri avranno ora due anni per trascrivere la direttiva antiriciclaggio nei loro
ordinamenti nazionali. Il regolamento sui trasferimenti di fondi sarà invece applicabile
direttamente in tutti gli Stati membri 20 giorni dopo la sua pubblicazione nella Gazzetta
ufficiale dell'UE.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Sfruttamento del lavoro, Ue denuncia: “Il problema va risolto al più presto”
Secondo quanto rileva uno studio dell'Agenzia europea per i diritti fondamentali (FRA)
sulla base di circa 600 interviste a polizia o ispettori del lavoro di 21 Stati membri, lo
sfruttamento dei lavoratori migranti provenienti da uno Stato europeo o da Paesi terzi è
un fenomeno che spesso non viene denunciato dalle vittime, per paura di perdere il
lavoro o di essere espulsi dal Paese, ma l’aspetto ancora più grave è che i responsabili
spesso corrono un rischio minimo di essere perseguiti per legge e quindi di dover
risarcire le vittime. Il reato di sfruttamento di un lavoratore migrante, infatti, è punibile
solo in alcuni Stati membri e prevede pene massime inferiori ai due anni. La casistica
esaminata dall'Agenzia porta alla luce un fenomeno diffuso soprattutto in settori come
agricoltura, edilizia, alberghi e ristorazione, lavoro domestico e settore industriale.
“Stiamo parlando di un problema endemico che richiede un intervento urgente per poter
essere risolto - ha dichiarato il direttore della Fra, Constantinos Manolopoulos - Gli
Stati membri devono fare uno sforzo maggiore per promuovere un clima di tolleranza
zero per forme gravi di sfruttamento dell’attività lavorativa e adottare misure per
monitorare la situazione più efficacemente e sanzionare i responsabili”.
La situazione italiana, all’interno del panorama europeo, è fra le più complesse. A casi
di eccellenza, infatti, si contrappongono grandi contraddizioni soprattutto dal punto di
vista delle indagini sul fenomeno del caporalato. Nel nostro Paese è l’agricoltura a
essere il settore più a rischio sfruttamento, ma nonostante l’argomento sia
adeguatamente coperto dai media nazionali, la polizia e le Istituzioni non sembrano
considerarlo una priorità. Nonostante il taglio del budget dedicato a progetti di tutela
dei diritti dei lavoratori, l’Italia è citata nella ricerca come il Paese che di gran lunga ha
emesso il maggior numero di permessi di soggiorno come forma di “protezione
sociale”. Inoltre, l’Italia fa parte del ristretto gruppo di nove Stati membri che hanno
trasposto nella propria legislazione nazionale l’Articolo 13 della direttiva sulle sanzioni
ai datori di lavoro del 2009.
Per ulteriori informazioni: Stella Sassi
Green Week 2015: lancio della competizione sulle “capitali verdi” e “foglie verdi”
d’Europa
Dal 3 al 5 giugno si è tenuta a Bruxelles l’evento più importante della sostenibilità
ambientale in Europa: la Green Week.
Numerosi gli stand e le partecipazioni, in aumento rispetto agli scorsi anni. Alla
cerimonia di apertura, l’intervento del primo vice-presidente della Commissione, Franz
Timmermans, e del Commissario maltese per l’Ambiente e la Pesca, Karmenu Vella, che
hanno entrambi ribadito come l’azione riformatrice della Commissione, anche in
materia di obiettivi ambientali, non sarà tesa ad una riduzione degli standard da
raggiungere. Tuttavia, in polemica con questa visione, c’è stato l’intervento
dell’europarlamentare liberale olandese, Gerben-Jan Gerbrandy, il quale ha registrato
nel suo Paese un taglio del 60% per i progetti di sostenibilità ambientale a causa delle
politiche di austerity e la possibilità che ulteriori tagli possano giungere dalla azione di
“Refit” delle politiche promossa dalla stessa Commissione.
Di interesse inoltre, il lancio del concorso per la selezione delle “Capitali Verdi (Green
Capitals)” europee, da questo anno affiancate anche alle “Foglie Verdi (Green Leaf)”,
dedicato alle città con meno di 100.000 abitanti. Ulteriori informazioni sul sito dedicato
della Commissione europea.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
ETS, primi 'sì' del Parlamento Ue alla riserva strategica
Prime approvazioni del Parlamento europeo all'accordo sul mercato europeo delle
emissioni di CO2 (ETS) dopo l'intesa raggiunta in sede negoziale dalle tre istituzioni
comunitarie. La commissione Ambiente lo ha sostenuto senza problemi (49 favorevoli, 8
contrari, 2 astensioni) e ora finirà all'attenzione della altre commissioni prima di arrivare
in Aula per il voto finale. Il testo dell'accordo prevede dal 2019 l'istituzione di una
cosiddetta “riserva di stabilità” (o MSR, Market Stability Reserve) per regolare la quota di
certificati da mettere all'asta e far aumentare il prezzo del carbonio. Si prevede dunque
uno “stoccaggio” di quote di certificati, tolte dal mercato e non messi dunque all'asta,
dove torneranno appena le condizioni lo permetteranno. La MSR avrà 900 milioni di
quote di CO2 attualmente in regime di “back-loading”, il sistema che posticipa la messa
all’asta dei certificati dal triennio 2014-2016 al biennio 2019-2020.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Miglioramento della qualità delle acque in Europa
L’ Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) ha pubblicato con la Commissione europea la
relazione sulla qualità delle acque di balneazione annuale 2014, che mette a confronto
la qualità delle acque di balneazione di più di 21.000 zone di balneazione costiere e
interne di tutta l'Unione europea, la Svizzera e l'Albania.
Lo studio rileva che il novantacinque per cento dei siti di balneazione monitorati
nell'Unione europea nel 2014 soddisfa le norme minime per la qualità delle acque. La
qualità dell'acqua era eccellente nell’83% dei siti, con un incremento di quasi 1 punto
percentuale rispetto al 2013.
Tutti i siti di balneazione di Cipro, Lussemburgo e Malta hanno presentato una ottima
qualità delle acque. Questi paesi sono stati seguiti da Grecia (97%), Croazia (94%), Italia
(90%) e Germania (90%), tutti con un'alta percentuale di siti con ottima qualità delle
acque di balneazione. In tutta Europa, poco meno del 2% dei siti di balneazione non
hanno rispettato gli standard minimi della direttiva sulle acque di balneazione per la
qualità dell'acqua e sono stati classificati “poveri”. Accanto al rapporto, l'AEA ha
pubblicato una mappa interattiva che mostra la performance di ogni zona di
balneazione.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Lancio della consultazione europea sulla economia circolare
La Commissione europea ha lanciato una consultazione pubblica, indirizzata a cittadini,
imprese ed organismi di rappresentanza pubblici e privati, sulla nuova legislazione
dedicata alla “economia circolare”.
La consultazione non si focalizza sulla revisione degli obiettivi di riciclaggio degli
alimenti (tema oggetto di un’altra consultazione nel 2013) ma sulle varie fasi del
processo di produzione e sulle condizioni quadro generali (es. innovazione ed
investimenti). Oltre a rispondere alle domande proposte, è anche possibile allegare un
documento di posizionamento sui temi oggetto della consultazione.
Per rispondere alla consultazione, è necessario completare ed inviare il modulo online
in questa pagina web: https://ec.europa.eu/eusurvey/runner/circular-economy . Infine,
per rispondere in qualità di organizzazioni, è necessario essere registrati al Registro di
Trasparenza europeo ed indicare il proprio numero di identificazione. Il termine ultimo
per partecipare alla consultazione è il 20 agosto p.v.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Energia da rifiuti, Parlamento Ue: puntare sul riciclo
Legato al tema della economia circolare, sul quale la Commissione sta elaborando una
proposta ed ha recentemente lanciato una consultazione pubblica (si veda notizia), è il
tema del riciclo dei rifiuti. Per sfruttare al meglio il potenziale energetico dei rifiuti
occorre riciclarli. Lo rileva il Parlamento europeo in uno studio in cui fa il punto della
situazione. Attualmente il tenore energetico dei rifiuti trattati nelle unità di
valorizzazione equivale al 19% delle importazioni di gas russe del 2012. Ma chiedere di
più appare improbabile, non con la termovalorizzazione, almeno. I rifiuti - rileva il
Parlamento Ue - "non possono competere" con i combustibili fossili dato il loro basso
contenuto energetico e la loro composizione eterogenea che necessitano di un
trattamento complesso. In termini di produzione di energia, "il riciclaggio dei rifiuti
urbani è più efficiente della loro valorizzazione mediante incenerimento". Il riciclaggio,
si rileva, permette di conservare l'energia necessaria per l'estrazione di materie prime
vergini e la loro trasformazione in beni di consumo.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Eurocommerce presenta un rapporto sulle pratiche di gestione dei rifiuti nella
distribuzione
Come contributo alla discussione sulla economia circolare, EuroCommerce, insieme con
la European Retail Round Table, ha pubblicato un rapporto che mostra come i
rivenditori stiano già riducendo la produzione di rifiuti nelle loro operazioni. Tre anni fa,
26 membri si erano impegnati a firmare un accordo sui rifiuti al dettaglio, che invitava
le imprese a effettuare almeno due iniziative di sensibilizzazione sulla riduzione dei
rifiuti entro la fine di giugno 2014.
Il rapporto ha considerato un gran numero di casi di studio, comprese le iniziative
adottate da rivenditori di tutta Europa, volte a evidenziare quello che stanno facendo in
materia, avvisando i consumatori sui modi più semplici per evitare di buttare via del
cibo. Queste iniziative, lanciate dai rivenditori in tutta Europa, includono una campagna
di sensibilizzazione dei consumatori, una iniziativa sulla gestione commerciale e
responsabile, e un quadro strategico per la donazione delle eccedenze alimentari.
La relazione, si augura Eurocommerce, dovrebbe essere utile per influire le future
discussioni sulla strategia per l’economia circolare della Commissione, che sarà lanciata
alla fine del 2015 e si concentrerà su come affrontare una serie di questioni, tra cui
proprio i rifiuti.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Approvazione del Consiglio della direttiva sui pacchetti di viaggio
Il Relativamente all’accordo sulla revisione della direttiva per i pacchetti di viaggio, il
Consiglio dell’UE ha confermato ufficialmente l’accordo con il Parlamento. Le decisioni
raggiunte riprendono in parte anche la posizione che Confcommercio aveva
recentemente indicato alla Rappresentanza d’Italia, su cui esisteva il maggiore “stallo”
tra Parlamento e Consiglio, ovvero l’inclusione nella definizione di pacchetto turistico
dei viaggi acquistati online tramite operatori differenti, ma collegati attraverso la stessa
pagina web durante le fasi di acquisto.
Ora il Parlamento europeo dovrebbe confermare il testo dell'accordo politico del
Consiglio con una votazione in seconda lettura nel corso della prossima sessione
plenaria, prevista dall’8 all’11 di giugno. Oppure successivamente ad inizio luglio. Il
testo sarà poi oggetto di una revisione giuridico-linguista, prima che il Consiglio possa
definitivamente adottarlo. La nuova direttiva dovrebbe quindi essere pubblicata nella
Gazzetta ufficiale dell'Unione europea entro la fine del 2015. Le nuove disposizioni si
applicheranno quindi 30 mesi dopo l'entrata in vigore della direttiva.
Per ulteriori informazioni: Francesco Bafundi
Confcommercio – Imprese per l'Italia Delegazione presso l'Unione europea
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