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SCOPO DELLA CONCIMAZIONE
Fornire al terreno gli elementi nutritivi necessari
alle piante per accrescersi e realizzare la loro
produzione.
Ottimizzare la concimazione significa far assorbire
alla coltura la maggior parte, se non la totalità,
dell’elemento nutritivo apportato con il concime.
Evitare:
- sovradosaggi
- sottodosaggi
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FUNZIONI DEI PRINCIPALI ELEMENTI NUTRITIVI (N, P2O5, K2O)
• N: stimola assorbimento degli altri elementi, la moltiplicazione cellulare, la crescita, l’accestimento, la fertilità della spiga, lo sviluppo delle cariossidi, migliora la qualità.
• P2O5: equilibra lo sviluppo tra sviluppo epigeo ed ipogeo, fortifica i culmi, migliora la qualità del glutine, svolge funzioni insostituibili poiché è tra i costituenti delle lecitine e delle nucleoproteine che hanno un ruolo importante nella riproduzione delle cellule.
• K2O: stimola la produzione dei fotosintetati, aumenta la resistenza al freddo, all’allettamento, alle malattie, migliora le caratteristiche del seme.
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PIANO DI COMCIMAZIONE IN FUNZIONE DI
ASPORTAZIONI
RITMO DI ASSORBIMENTO
FINO ALLA 3° FOGLIA: I NUTRIENTI PROVENGONO DAL SEME;
FINO AD ACCESTIMENTO COMPLETO: VENGONO ASSORBITE PICCOLE QUANTITÀ DAL TERRENO. L'ASSORBIMENTO DI NO3
DIPENDE DALLA QUANTITÀ NELLA SOLUZIONE CIRCOLANTE.
DALLA LEVATA ALLA MATURAZIONE LATTEA: VENGONO ASSORBITI I 3/4 DELLA QUANTITÀ COMPLESSIVA DI N, P, K. DALLA MATURAZIONE LATTEA ALLA RACCOLTA: ASSORBIMENTO DI POCO P e K
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ASPORTAZIONI MEDIE DI ELEMENTI NUTRITIVI
kg /ha
N P2O5 K2O CaO MgO
4 t/ha
7 t/ha
GRANELLA
GR.+ PAGLIA
GRANELLA
GR.+ PAGLIA
85 45 30 6 6 10
110 60 100 30 16 18
150 75 50 11 11 18
190 100 175 53 28 32
kg /ha
N 190
P2O5 100
K2O 175
O 200 100 100 200
FABBISOGNI RESTITUZIONI ASPORTAZIONI
40 150
25 75
125 50
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CONCIMAZIONE FOSFATICA
PER STABILIRE LA QUANTITÀ VEDERE SOGLIE DI SUFFICIENZA (P2O5 ASSIM. OLSEN: < 15 ppm scarsamente dotati; > 20 ppm molto dotati)
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CONCIMAZIONE FOSFATICA
EPOCA: PRESEMINA O LOCALIZZATA ALLA SEMINA
MAGGIORE EFFICACIA, MINORE DOSE
CONCIME: QUELLO CHE COSTA MENO (TENER CONTO DELLE CARATTERISTICHE DEL TERRENO) (fosfato biammonico 18-46, perfosfato 19, perfosfato triplo 46)
ATTUALMENTE SI TENDE:
IN AVVICENDAMENTO NON ESEGUIRLA PER IL FRUMENTO
ESEGUIRLA IN CASO DI FORTE CARENZA
IN MONOSUCCESSIONE: ELEVATA NEI PRIMI ANNI RESTITUZIONE DOPO
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CONCIMAZIONE POTASSICA
PER STABILIRE LA QUANTITÀ VEDERE SOGLIE
ORIENTATIVAMENTE AL DI SOTTO DI 100 ppm DI K2O SCAMBIABILE
INTERVENIRE ANNUALMENTE SOLO NEI TERRENI MOLTO SABBIOSI
EPOCA: PRESEMINA - NO LOCALIZZAZIONE
CONCIMI: KCl (46) COSTA MENO
K2SO4 (51)
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La Concimazione azotata La concimazione azotata può essere definita come la chiave di volta
per una elevata produzione.
La dose di N da distribuire corrisponde al quantitativo di N necessario
per ottenere il risultato quanti-qualitativo previsto dall’agricoltore in un
determinato ambiente pedoclimatico.
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Una singola forma di concimazione adatta a tutte le situazioni non può
esistere; esistono solo dei principi da seguire per la sua individuazione e
dipendenti dai seguenti fattori:
• CARATTERISTICHE VARIETALI
• CONDIZIONI CLIMATICHE E DISPONIBILITÀ DI ACQUA
• OBIETTIVO PRODUTTIVO/QUALITATIVO
• AZOTO PRESENTE NEL TERRENO
• INTENSITÀ MINERALIZZAZIONE DELLA S.O.
• TIPOLOGIA DI CONCIME
• COSTO DEL CONCIME
• ASPETTO AMBIENTALE
Per un prefissato obiettivo di produzione, le domande che dobbiamo
porci sono:
Quali sono i bisogni di N?
Come frazionare la quantità globale di N e quando applicarla?
DOSE
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CONCIMAZIONE AZOTATA: DOSE
METODO DEL BILANCIO X = bR + Np - Nt
X = DOSE DI N DA SOMMINISTRARE
R = RESA IN GRANELLA (t)
b = COEFFICIENTE DI ASPORTAZIONE: 24-30
Np= N PERDUTO (lisciviazione e volatilizzazione)
Nt = N DEL TERRENO (da precipitazioni, precessione, conc. organiche)
Il primo passo per la determinazione della dose da distribuire consiste nella
individuazione della quantità di N necessaria perché la coltura possa raggiungere il
risultato produttivo e qualitativo prefissato;
successivamente la stima delle quantità di azoto che l’ambiente metterà a disposizione
(assimilabile) e sottrarrà alla disponibilità della coltura. Queste ultime riguardano:
- l’apporto da precipitazioni atmosferiche, pari a 30 kg/ha al nord e 10 kg/ha al sud,
- l’apporto dalla mineralizzazione della sostanza organica, pari 40-80 kg/ha,
- l’apporto dalla precessione colturale, 30 kg/ha per leguminose poliennali, 20 per le
annuali,
- l’apporto da concimazioni organiche alle coltura precedenti (30 t/ha di letame a mais =
30 kg/ha per frumento,
- le sottrazioni da lisciviazione (40 kg/ha in terreno ricco di s.o., 20 in uno povero),
- le sottrazioni da volatilizzazione, da denitrificazione e da umificazione
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CONCIMAZIONE AZOTATA
SPERIMENTAZIONE ITALIANA DOSE OTTIMALE 80 - 250 kg/ha
ZONE SICCITOSE IN MONOSUCCESSIONE
DOSE E ALLETTAMENTO
VARIETÀ RESISTENTI MEDIA RESIST. SCARSA RESIST.
180-250 150-180 100
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CONCIMAZIONE AZOTATA
POSSIBILI EFFETTI NEGATIVI PER ECCESSO DI N
ALLETTAMENTO
SUSCETTIBILITÀ MALATTIE FOGLIARI
MAGGIORI ESIGENZE IDRICHE
ALLUNGAMENTO DI ALCUNE FASI DEL CICLO
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COME VA FRAZIONATO L’AZOTO
• Deve essere assicurata la disponibilità dell’elemento al momento della richiesta della pianta.
• Maggiore è lo sviluppo della canopy, maggiore è la richiesta di N.
• L’N non ritarda la maturazione, ma è la deficienza durante la granigione che determina una precoce conclusione del ciclo e quindi un anticipo di maturazione.
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Deficit fra l’azoto fornito dal suolo ed i bisogni
delle piante
0
20
40
60
80
100
Asportazioni
Azoto minerale nel terreno
Gen Feb Mar Apr Mag Giu
INIZIO LEVATA
DEFICIT
N (kg/ha) N min. terreno Asportazioni
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Dose del primo apporto La dose di azoto deve essere nell’ordine del
30% della quantità totale da distribuire.
È consigliabile in questa fase non superare
i 40 kg/ha. Dosi di azoto superiori non
vengono valorizzate, anzi favoriscono gli
accestimenti secondari o tardivi che
producono culmi non fertili.
Spesso però può essere difficoltoso
intervenire alla terza foglia. Si consiglia
perciò di anticipare questa dose di azoto
alla semina nei terreni argillosi, mentre nei
terreni sciolti, all’occorrenza, frazionare
questa quantità in metà alla semina e metà
alla terza foglia.
PRIMO APPORTO DI AZOTO
Apporto opportuno in caso di inverno rigido usando concimi a rapido effetto (nitrati)
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SECONDO APPORTO DI AZOTO
È un momento fondamentale della
concimazione azotata. A partire da
questa fase si assiste ad una intensa
crescita del cereale e il consumo di
azoto diventa molto forte. L’azoto,
somministrato in prossimità di questo
stadio, stimola la formazione di un
maggior numero di culmi con spiga e di
spighette fertili per spiga.
Dose del secondo apporto
Deve essere nell’ordine del 50% della
quantità totale di azoto da distribuire (60-
80 kg/ha).
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La concimazione azotata alla levata
assicura un buon andamento dei
processi fecondativi aumentando il
numero di cariossidi formate per
spighetta e per spiga. Bisogna
intervenire quando il culmo è alto circa
20 cm e i primi nodi sono palpabili.
Dose del terzo apporto
Deve essere uguale al 20% della
quantità totale di azoto da distribuire
(40-70 kg/ha).
Importante: Questo frazionamento non
deve essere eseguito in zone ad alto
rischio di carenza di acqua. In queste
condizioni questa dose deve essere
distribuita associata a quella dello
stadio “spiga a 1 cm”.
TERZO APPORTO DI AZOTO
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Il riempimento della cariosside si ottiene
in larga parte dalla fotosintesi degli organi
ancora verdi durante la maturazione
(ultima foglia, internodo e spiga) e in
minima parte dalla migrazione dalle foglie
in via di essiccazione.
L’assorbimento di azoto da parte delle
radici si riduce alla fioritura. Di
conseguenza, l’azoto contenuto nelle
cariossidi deriva essenzialmente dalla
migrazione dagli altri organi della pianta.
Un apporto tardivo non ha nessun effetto
sul peso delle cariossidi ma può
migliorare la qualità del glutine.
Efficaci sono irrorazioni fogliari con
soluzioni di urea, solitamente in miscela
con microelementi (S) tali da apportare 20-
25 kg/ha di N.
La concimazione azotata
tardiva (stadio botticella-
inizio spigatura)
23 Azoto ureico Va distribuito solo se esistono le condizioni
climatiche per la sua conversione in forma ammoniacale
TIPO DI CONCIME
NITRATO AMMONICO (36) – UREA (46) – SOLFATO AMMONICO (20) – NITRATO DI CALCIO (15,5) – CONC. COMPLESSI SCELTA IN FUNZIONE DEL COSTO E DELLA SITUAZIONE COLTURALE
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Erbe infestanti (generalità)
SPECIE CHE CRESCONO IN MEZZO ALLE COLTURE PROVOCANDO UNA PIÙ O MENO ELEVATA DIMINUZIONE DEI LIVELLI QUALITATIVI E QUANTITATIVI DELLA PRODUZIONE
(La diminuzione di resa dovuta alle erbe infestanti può raggiungere anche il 70-80%, in caso di terreni molto infestati, mentre con scarsa infestazione il danno può essere contenuto al disotto del 5%)
I DANNI SONO DOVUTI
• PARASSITISMO: (orobanche, cuscuta, vischio)
• COMPETIZIONE SPAZIO: LUCE; TEMPERATURA; NUTRIENTI
• ALLELOPATIA: PER EMISSIONE DI SOSTANZE CHIMICHE CHE INIBISCONO LA CRESCITA DI ALTRE PIANTE.
• AVVELENAMENTO DEI PRODOTTI: NEI PRATI E NEI PASCOLI CON SPECIE CHE POSSONO AVVELENARE IL BESTIAME:
• DEPREZZAMENTO DEL PRODOTTO: ES. NELLE COLTURE DA SEME
• INTRALCIO NELLE LAVORAZIONI: SPECIALMENTE NELLA RACOLTA O NELLE OPERAZIONI DI COLTURAMENTO
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• SPECIE ANNUALI
SONO LA MAGGIORANZA. SI DIFFONDONO PER SEME CHE PUÒ ARRIVARE ALLA COLTURA O DA UNA INFESTAZIONE DELL'ANNO PRECEDENTE O DAI CAMPI VICINI O DAI FOSSI.
ENTRO CERTI LIMITI, SONO LE PIÙ SEMPLICI DA CONTROLLARE
• SPECIE BIENNALI
IN QUESTO GRUPPO SI TROVANO POCHE SPECIE DI MALERBE, ALCUNE DIVENTANO ANNUALI: es. bromo, carota, Myosotis.
• SPECIE POLIENNALI
A) PRODUCONO SEME, MA MANTENGONO SEMPRE L'APPARATO RADICALE (romice, tarassaco)
B) PIANTE VIVACI. COSTITUISCONO UN VERO PROBLEMA PER LA LOTTA; IL LORO CONTENIMENTO NON È SEMPRE AGEVOLE.
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METODI PER IL CONTENIMENTO
DELLE INFESTANTI
1) INDIRETTI O PREVENTIVI impedimento della disseminazione dei semi infestanti
2) AGRONOMICI
3) MECCANICI sarchiatura, scerbatura, strigliatura (nel biologico) 4) CHIMICI diserbi: pre-semina, pre-emergenza, post-emergenza
precoce, post-emergenza tardiva
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* CM: mais da granella in monosuccessione
R6: rotazione sessennale con tre anni di doppia coltura loiessa-mais e tre anni di prato avvicendato
PM: prato permanente
*
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ERBICIDI o DISERBANTI CHIMICI
• Principi attivi (p.a.) che opportunamente distribuiti su
terreno o vegetazione causano la morte o il
danneggiamento di alcune o tutte le specie vegetali.
• Oggi: nel mondo circa 250 p.a. per più di 1000 formulati
commerciali. In Italia circa 100 p.a. per circa 500
prodotti. Solo 15 p.a. forniscono circa la metà dei
prodotti.
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Requisiti agronomici, economici e
ambientali di un buon erbicida
• Elevata efficacia in relazione al costo/ha
• Minimo impatto ambientale
• Uso flessibile
• Miscibilità
• Non essere dannoso per salute di operatori e consumatori
• Non lasciare residui su coltura diserbata
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MODALITÀ D’AZIONE DEGLI
ERBICIDI
Schematicamente le fasi d’azione di un erbicida
sono:
• 1) Penetrazione nella pianta
• 2) Traslocazione dal punto di penetrazione al sito
d’azione
• 3) Interferenza su meccanismi biochimici o su
funzioni fisiologiche della pianta
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AZIONI FISIOLOGICHE E/O
BIOCHIMICHE DEI P.A.
• Una volta penetrato nella pianta e
traslocato nel sito d’azione, il p.a. esplica la sua azione alterando uno specifico processo metabolico (azione primaria) e, di conseguenza, tutti i fenomeni e le funzioni metaboliche correlate e interagenti con quel processo (azione secondaria).
• L’azione primaria non sempre è letale: spesso la morte dell’infestante è dovuta all’azione secondaria.
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Modalità d’azione degli erbicidi
AGENTI SU FOTOSINTESI
• triazine, derivati dell’urea, pirimidine, piridazine, alcuni carbammati
AGENTI SU RESPIRAZIONE E MEMBRANE CELLULARI
• DNOC, Dinoseb, Nitrili derivati, Dichlobenil, arilossifenossipropionati,
INIBITORI DI CRESCITA AD AZIONE ORMONALE
• Acidi di- e triclorofenossiacetici
INIBITORI DI CRESCITA AD AZIONE NON ORMONALE
• Dinitroaniline e alcuni carbammati (Chlorpropham, Propham)
• Alcuni anilidi (Benzoylprop-ethyl, Flamprop-isopropyl)
INIBITORI DELLA BIOSINTESI DI AMMINOACIDI
• Fosforganici (Glyphosate, Gluphosynate)
• Sulfoniluree e imidazolinoni
AGENTI SU BIOSINTESI DI CAROTENOIDI
• Diflufenican
AGENTI SU BIOSINTESI LIPIDICA
• Fenossialcanoici
• Tiocarbammati
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FORMULAZIONE DEGLI ERBICIDI
Erbicida = p.a. + conformulanti inerti o coadiuvanti
• ATTIVANTI: incremento di efficienza
• ADESIVANTI: persistenza sulla pianta
• BAGNANTI o TENSIOATTIVI: incremento di adesione alla superficie vegetale
• STABILIZZANTI o EMULSIONANTI: incremento di stabilità della miscela
Di solito gli erbicidi vanno diluiti in acqua
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LINEE OPERATIVE
IL TRATTAMENTO IN POST-EMERGENZA DOVREBBE ESSERE PREFERITO
ACCORGIMENTI TECNICI
EVITARE LE MONOSUCESSIONI COLTURALI EVITARE IL MONODISERBO,
alternando prodotti diversi RICORRERE A MISCELE DI DISERBANTI
di gruppi chimici diversi, magari con dosaggi ridotti
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Frumento
-Iodosulfuron + fenopxaprop-p-etile+ mefenpir-dietile -Mesosulfuron-metile+iodosulfuron-metile +mefenpir-dietile
-Pinoxaden+clodinafop-propargile+florasulam+ cloquintocet-mesile
-Pinoxaden+cloquintocet-mesile
Dicotiledoni e graminacee Inizio accestimento, inizio levata
Terza foglia, inizio levata
-Tralcossidim
Terza foglia, fine levata
Accestimento, secondo nodo Graminacee
-Diclofop-metile Accestimento, secondo nodo
Inizio accestimento, fine levata -Clopiralid+MCPA+Fluroxipyr
-Tribenuron+mcpp
-Florasulam Inizio accestimento, inizio levata
Inizio accestimento, levata
-Fluroxipyr
-Tribenuron metile
-Metsulfuron metile
-Triasulfuron
Inizio accestimento, botticella
Terza foglia, levata
Terza foglia, botticella
Quarta foglia, accestimento
Dicotiledoni (con Galium)