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Giancarlo Locarno - Terra straniera Università Statale di Milano 1981 facoltà di fisica - da Famiglia Cristiana Vas Terra straniera abbracciare la tigre che ritorna dalle montagne dal profilo del Rosa dietro l’olmo nel suo attracco tra gli alberi la vecchia copre di nero i suoni oltre il cortile dei re magi ma cosa guardi? che sembri uscire dai graffi dell’acquaforte tre luci donne a precipizio nella sera nera in controdanza e il ronzio di una m primordiale calcinato nel loess di terre d’ombra

Giancarlo Locarno - Terra straniera - Neobar – "Voce … · 2014-03-23 · la nostra cometa sarà la canzone per chitarre nella trattoria lontana il manifesto del partito e non

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Giancarlo Locarno - Terra straniera

Università Statale di Milano 1981 facoltà di fisica - da Famiglia Cristiana

Vas Terra straniera abbracciare la tigre che ritorna dalle montagne dal profilo del Rosa dietro l’olmo nel suo attracco tra gli alberi la vecchia copre di nero i suoni oltre il cortile dei re magi ma cosa guardi? che sembri uscire dai graffi dell’acquaforte tre luci donne a precipizio nella sera nera in controdanza e il ronzio di una m primordiale calcinato nel loess di terre d’ombra

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il ricordo di Nabot e Acab minaccia ancora cariole di macerie e un sordel sulle cadenze mute di uno sputo ti lasciai sbaciucchiata nel budello del San Giuseppe alle note dello studio di Sor e di una specie di temporale di Liszt che il giovincello con gli occhiali esegue ancora cagliato nella musica al trofeo della corsa sulle immobili sedie a rotelle i raggiungimenti di colazioni ai levatoi e una buffa tristezza giallastra nella foto io sono quello che guarda dall’altra parte forse perché passavi tu osservare come la mente si stacca prima dal corpo la notula appesa per un bindello di latta alle istruzioni delle giunture un processo già visto osservato dallo spioncino della scatola prospettica di un pittore olandese del seicento la libera vastità della radura prevale il contagio della revulsione con l’avangamba a sghimbescio e il dito medio sollevato a uncino sul rollio delle gazze nei granoturchi e su altri camaleonti che ci attendono nella civa di fosso tra le rive dell'attracco l’amore è oscuro in questa insolita scollatura vespertina una velatura e poi basta.

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Mandala in San Bernardino

Michelangelo Pistoletto al Louvre 2013- G.Locarno

Mandala in San Bernardino Adesso non ho niente da sognare nuvole sveglie o cumuli di pensieri né appunti più vivi per l’approdo ai territori quelli oltre il cerchio di fuoco che determina i cimiteri. Mandala dunque in San Bernardino alle ossa dove si ascende con l’anima del primo morto l’ho visto a sette anni riflesso nell’orciolo righe di azzurro e rosa galleggianti nei cerulei incroci per guardiani dei segreti Il sole aveva raggi di silenzio come il collo degli avvoltoi e una clausola di salvaguardia mandala a spalmare lo scalmo di bitume tra i vili non ce n’è uno che non sia un ladro dice il salmista

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del salmo 52, neppure uno ma la mamma va a fare la spesa e c’è sempre un pane nella casa e una sedia con qualcosa di ricolto. Devo tirare il fiato nel risveglio aziendale dei cuori al mio posto di combattimento sul paraschegge la mante drena gli scoli degli ospedali nella terra lata. Sono fatto di popoli distratti a dita di lumache che dolcemente scivolano dagli occhi fiori alle ceneri dove il volo rosso si arena in ammassi d’aria e il sole lo piove sulle brughiere della Malpensa occidentale come un bindu sfrangiato. Lasciami tirare quel fiato che lega in nodi cuore e polmoni che tende le corde tra le paglie degli appestati e il traffico di furgoni di squallide luci un sasso tra gli occhi delle bocche nere e dietro l’ombra che guarda. Tu non sei quella.

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Antonio Paradiso Ultima Cena globalizzata – Milano 2011 G.Locarno

Rami

C’eri all’ultima zuppa di carne imbottita la sera in cui la città di rame si scoprì vuota solo un guerriero perduto guarda ancora nello specchio un varco d’ombra che è un altro uomo più disteso al centro del Lazzaretto dalle centrali escono le pie donne processionarie acconce sulla conca dei rami dei traffici e delle bocche un oscuro soffia sui nodi atteggio la mano nell’invito architettonico che lascia un esilio vitreo in quelle bocche in quegli occhi: una forza estrema e malinconica quella del sasso accanto al vaso di coccio dell’ulivo allora ritornano le soffianti dalla via Padova i cassonetti il vuoto armillare dei rami le stirpi dei mari che hanno fatto soffrire il nome delle città vuote.

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Piazza dell’ospedale – 2012 G.Locarno

L’ultima fuga Per correr miglior acque alza le vele omai la navicella del mio ingegno, che lascia dietro a sé mar ìi crudele; dante, Purg. I, 1-3 Divina compieta delle cose tenebrate … Te lucis ante … poi subentra il solito sogno del capannone a terra razzolano i galli colorati sopra volano le gazze contro le bifore. “Richiudi per favore la sfera e dimmi come sorgono dalle acque: la madre, la riverenza e la rotonda e poi per l’ultima volta fammi scappare da questo letto, che non ci vede nessuno, solo noi, per l’ultima volta sguardami”. Il gruppo felpato scoppia un mortaretto di mondano romore e poi un’automobile con le luci accese lo crea quell’ istante

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che in levata d’ossigeno (dal preziosissimo sangue) gorgoglia per natural burella al demone del respiro qualcosa che non s’incarnerà. All’ultimo etrusco squillò il campanello nell’ora dell’anteluce quando affiorano dalla terra gli ossami per verba e l’oblio li predilige per costruirci i suoi più alti edifici la mente lassù è solo la complessità del corpo. In alto, sulla scala di legno sistemiamo le lampadine all’abbazia col giuramento di non essere antiquari. Al cambio del turno l’anomalocaris gira per le corsie verso la sedia vuota “Spostami questo tabernacolo contro la branda ma non li ….. la polvere ha bisogno delle sue altezze …. … c’è una donna nell’armadietto, portiamola a casa con noi”. La serpe verde e originale attraversa la strada della macchia intorno alle abbazie escono le corone di grani trovate nei cuscini. Oh..i viaggi in comitiva sul pullman degli indemoniati latranti ai padri francescani i pochi fasci di grano delle magie. E il suono è il sorriso del silenzio. La compieta della sfera che ci consegna al tempo non è nella perfezione ma nello sfogliarsi del fummo ventoso che rivendica la sua bellezza da cripta etrusca senza un difetto e nell’androne i graffiti di un soldato del seicento si spegneranno con la luce e arriverà la donna: se le parli d’amore non sarai perfetto. Ritorneremo a rivedere le stelle dalla cerchia della chiostra. Mostra quello che può la lingua nostra. (A mio padre e alla sua malattia)

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Le famiglie dei reduci 1946 archivio di famiglia

L’annuncio

Guardiamo la masticatrice dei porti ripulire i fiumi dove il buio si partiziona in brevi sussulti fra labbie di luci da palcoscenico poi sfileranno i libri cantori e i rosari di grano per gli esorcismi contadini il palco è un equor canoro, lo svasso vi gocciola un suono dove il dato è senza oggetto e la canzone è per chitarre bianche Sant’ Antonino, lo scenario dove il torrente Arno finisce estenuato in paludi lunari ed emersioni di legno nero noi siamo qui, comunque, nell’attesa del certificatore per l’annuncio ai pastori non ci aveva nemmeno avvisato il curato né i partiti o le proloco, dell’opportunità di questo corso per scernere la mafia grillotalpa, nella sua peculiare nuance ticinese. Dunque si mangia e si beve nel cocito nero del canale scolmatore.

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Adesso ci chiedono di sorridere qualcosa alla potenza del ceo ma … proprio dietro le nostre cravatte a penzoloni oscillanti nel vuoto e senza nemmeno consultare un appunto la gallinella d’acqua trasborda i pulcini oltre i carpentieri che infastidiscono con gli scatoloni nell’acquerugiola. Questa poesia è come loro, è localizzata dietro, falla transitare dietro le aiole perché non ha nessuna voglia di avvicinarsi e svolgere i nastrini nelle plastiche per risolvere tutti i problemi per questo ci sono già centomila aziende e le ricerche innovative e le cose rotabili devi sentirla lontano in un suo deserto nella buca di sabbia come un dittatore, un cardo, o una trappola di ragno perché è una cosa che alita come noi sulle cose Adesso andremo tutti davanti all’assolombarda con le bandiere della cgil ci comporteremo come i versi dei vecchi un gocciolio di voci di rimbalzo dalle cave un richiamo di pastori la nostra cometa sarà la canzone per chitarre nella trattoria lontana il manifesto del partito e non sapremo più che farcene di amori d’interpretative di amici o di specchi

Neobar eBooks - Marzo 2014 Edizioni Accademia di Terra d’Otranto

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