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Guidaal Bosco didattico

Ponte Felcino - Perugia

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Comune di Perugia

Provincia di Perugia

TESTI

Gianfranco AngeloniClaudio BazzarriLucia CiambellaLuca CrottiFabio FantucciMauro FrattegianiMoreno MoraldiFrancesca PierottiPiero RosiSilvia Valiani

IMPAGINAZIONE

Simone CaligianaFausto Castraberte

DOCUMENTAZIONE FOTOGRAFICA

Studioemme, Alberto Bonucci

Regione Umbria

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Un patrimonio e un’esperienza al servizio della città

Questo piccolo manuale colma una lacuna, per la mancanza di una pubblicazione guidadel Bosco didattico e, nello stesso tempo, svolge un’azione di promozione, perché accendei riflettori su uno spaccato di storia ambientale e naturalistica molto particolare all’internodel pur complesso territorio urbano di Perugia. La creazione del Bosco didattico, molti annifa, rispondeva prima di tutto a obiettivi pedagogici, con l’intento di educare specialmente igiovani all’apprendimento dell’incredibile varietà della vegetazione, non soltanto quella anoi più familiare. Oggi ha finito con l’assumere anche una valenza di oasi naturale, parco,area verde, spazio di socialità e di benessere, all’interno di una parte della città caratteriz-zata dal percorso del Tevere e contraddistinta da una spiccata vocazione ambientale. Passeggiare nel Bosco didattico può risultare estremamente utile per lo studio dellabotanica, ma anche, più semplicemente, rappresentare un salutare percorso ben den-tro quella biodiversità che normalmente non vediamo nelle nostre città. In tal senso èsempre e comunque un importante stimolo per riflettere su quale ricchezza la naturaha messo a disposizione dell’uomo e quanto grande sia il rischio di disperdere, annodopo anno, questo patrimonio in nome e per colpa di uno sviluppo talvolta scriteriato. Il Bosco didattico di Ponte Felcino quindi è un monito, prima ancora di un catalogovivente della vegetazione e, come tale, va colto. È anche il frutto di un’idea abbastan-za rara in altre città. Anzi, per caratteristiche e dimensioni oltre che per numero e tipodi piante, il Bosco è quasi unico.L’obiettivo, dunque, non può essere che quello di valorizzare la sua presenza, tutelarnela continuità e lavorare per una crescente qualità. Un aspetto molto importante è natu-ralmente il contesto complessivo in cui il Bosco è inserito, ovvero un’area di PonteFelcino che è stata oggetto di grande attenzione da parte del Comune di Perugia. Strutture storiche di notevole pregio e significato per lo sviluppo del quartiere (la Torretrecentesca del Molino della Catasta ristrutturata e trasformata in Ostello per laGioventù) sono oggi un complemento decisivo del Centro naturalistico regionale e rap-presentano, assieme al Bosco didattico, quella virtuosa interazione tra opera dell’uomoe rispetto dell’ambiente che fa parte della moderna sensibilità ambientale.Ai fini di una maggiore conoscenza di questo patrimonio, anche la guida quindi è untassello importante, frutto di un lavoro realizzato con passione e competenza.

Il SindacoRenato Locchi

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Un laboratorio permanentedi formazione ed educazione ambientale

Questa pubblicazione rappresenta un’importante guida per conoscere una delle realtàambientali più rilevanti della nostra Regione. L’attività del bosco è partita nel 1990 e,dopo 16 anni, si sentiva l’esigenza di qualcosa che facilitasse la visita ai tanti frequen-tatori interessati (turisti, cittadini, agenzie educative etc.) e che attestasse lo sforzo dichi in questi anni ha lavorato alla nascita, alla costruzione, all’implementazione e allacura del bosco didattico. La guida non rappresenta un punto d’arrivo ma un invito a proseguire ad arricchire evalorizzare sempre di più il bosco per l’alto contenuto didattico, ambientale, naturalistico. Una vera e propria biblioteca in cui vivono alberi e fiori rappresentativi di molte famigliebotaniche, provenienti da diverse parti del mondo, in un contesto ambientale di pregioricco di volatili, specie ittiche, ruscelli, laghetti. Nel corso di questi anni in quell’area sono stati eseguiti importanti interventi: laristrutturazione della Torre del Molino della Catasta, sede del Centro naturalisticoregionale e dell’Ostello della Gioventù, luogo di accoglienza turistica. Compito delleistituzioni è quello di fare uno sforzo in più e cercare di dare vitalità a questi contesti. Il bosco è situato nella zona di Ponte Felcino in un territorio in cui scorre la più vastainfrastruttura ambientale della nostra Regione: il fiume Tevere, che attraversa da nord asud tutto il territorio regionale. Il Tevere rappresenta una risorsa fondamentale sia sotto ilprofilo culturale, storico e identitario nonchè, se adeguatamente valorizzato, economico. La Regione Umbria, a questo proposito, è impegnata nella promozione di tutto il baci-no del Tevere insieme agli attori locali (istituzioni, associazioni, cittadini) in politichedi protezione e valorizzazione necessarie ad uno sviluppo economico significativo esostenibile in tutta la sua percorrenza.

Lamberto BottiniAssessore Ambiente e Sviluppo Sostenibile

Regione Umbria

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Un progetto per l’Umbria e il Paese

Oggi più che mai la qualità della vita delle persone è legata alla possibilità di viveremomenti di benessere a contatto con ambienti naturali, dove è possibile svolgere atti-vità che permettano di recuperare tempi diversi da quelli a cui ci ha abituato la socie-tà consumistica. Questo è tanto più vero all’interno delle città o delle periferie urbane,dove ai ritmi frenetici di vita e di lavoro si unisce anche il degrado dell’ambiente e delpaesaggio, il traffico, la mancanza di luoghi ricreativi e di incontro. Il Bosco didattico di Ponte Felcino è stato creato in una zona fortemente antropizzata e,tuttavia, il suo legame con il fiume Tevere è antico e profondo: è il fiume che ha segna-to nel passato l’economia della zona, l’ambiente naturale, il microclima, gli insedia-menti. La rinaturazione dell’area e il riavvicianamento della popolazione agli ecosistemiin essa presenti, passa anche attraverso progetti come quelli del Bosco didattico, un luogoper “imparare in maniera diretta”, attraverso la percezione di suoni e colori insoliti, dellaricchezza di alberi e cespugli, del canto degli uccelli; tutto questo a un passo dalla città,come una piccola oasi dove trovare ristoro e benessere. Dal punto di vista didattico è importante che i giovani escano dal chiuso delle aule evivano delle esperienze a diretto contatto con la natura, recuperando la capacità diimparare dall’osservazione diretta, provando l’emozione della scoperta, il piacere dellaconoscenza vissuta come un’avventura. Il volume che qui presentiamo rappresenta un valido ausilio, con un approccio fruibi-le a tutti, per chi vuole essere informato in maniera scientificamente valida sulle carat-teristiche del bosco, sulle sue valenze naturalistiche, grazie anche alla ricca documen-tazione fotografica che lo caratterizza. È importante infatti che chi visita il bosco siapreparato alla sua complessa struttura impiantistica e vegetazionale, ovvero può esse-re utile al visitatore che ha già vissuto l’esperienza diretta a contatto con questoambiente, ritrovare all’interno di una pubblicazione i termini e la conoscenza scienti-fica che possano permettere di non disperdere e non dimenticare gli stimoli che ne sonoderivati. A volte il comune cittadino conosce l’ambiente solo nella accezione “lontana”del termine, l’ambiente come limite, nel senso della conoscenza di luoghi esclusiva-mente da conservare nella loro integrità, e come tali inaccessibili, o addirittura nel suosignificato negativo, attraverso il conflitto ambientale, la discarica o l’impianto a pochipassi da casa, gli scarichi nel corso d’acqua, i fumi delle industrie.

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È intenzione della Provincia di Perugia promuovere invece l’ambiente in tutti i suoimolteplici aspetti, in particolar modo la sua fruibilità, potenziando per tutti i cittadinile numerose possibilità di formazione, di divertimento, di svago e le situazioni di aggre-gazione attraverso le quali conoscere il nostro territorio. A volte il concetto di fruibilitàpuò sembrare in antitesi con quello di tutela, e pertanto è necessario non trascurare chela fruizione del territorio deve essere compatibile con la conservazione delle caratteri-stiche naturali dell’ambiente, trovando un equilibrio difficile ma necessario.L’esperienza del Bosco didattico, che si basa proprio sulla ricerca di questo equilibrio,rappresenta pertanto un modello da esportare anche ad altre aree del territorio provin-ciale e la pubblicazione che accompagna questo progetto può rappresentare un impor-tante veicolo di divulgazione per far sorgere e sviluppare esperienze analoghe.

Sauro CristofaniAssessore all’AmbienteProvincia di Perugia

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Introduzione

Con questo opuscolo il Comune di Perugia e il Comitato di gestione del Bosco didatticomettono a disposizione dei cittadini, degli esperti, degli operatori del verde, delle agenzieeducative e formative e delle Istituzioni uno strumento di conoscenza e di divulgazionedi una delle opere pubbliche più importanti e, forse, meno conosciute della Città realiz-zata negli ultimi tempi.Dopo 16 anni dalla realizzazione del Bosco didattico, siamo persuasi che avere decisodi progettare e di investire risorse economiche e culturali per creare uno spazio verdeinnovativo e qualificato è stata una delle scelte più coraggiose e significative che ilComune di Perugia potesse compiere. In effetti, è risultata una scommessa e una sfida, considerati i modelli culturali e legerarchie di valori che in questi anni si sono voluti imporre alla società italiana e che,quasi sempre, hanno avuto come obiettivo una trasformazione economica e socialeche spesso non ha tenuto e non tiene conto delle ragioni della natura e dell’ambiente.Infatti l’uomo contemporaneo ha un difficile rapporto con le cose che lo circondano,con la natura e con gli altri esseri viventi abitanti del nostro pianeta.Spesso non si dà la giusta importanza alle emergenze ambientali quali il surriscalda-mento del pianeta, i cambiamenti climatici, l’aumento delle aree di desertificazione, lariduzione delle aree forestali, la lotta all’inquinamento dell’aria, dell’acqua e del suolo.La costruzione e l’esistenza del Bosco didattico, così come lo conosciamo, è una picco-la sfida per indicare una via per affrontare e risolvere questioni così vitali per il mondoche abbiamo conosciuto e che vogliamo non solo conservare ma, se possibile, miglio-rare.Infatti, si tratta di un impianto vegetale creato dal nulla, su una terreno di 8 ettari, chevede presenti oltre 4.000 esemplari tra alberi, arbusti ed erbacee, rappresentativi di oltre146 famiglie botaniche, suddivise in genere, specie e varietà, provenienti dalle diversearee geografiche del mondo.Il Bosco didattico è stato pensato e organizzato per offrire uno spaccato della vegetazio-ne del pianeta, con l’obbiettivo di realizzare un museo vegetale vivente.Sono state messe a dimora in piena terra, da uno a tre esemplari per specie, pianteappartenenti alla vegetazione spontanea e naturalizzata in Italia, ma anche alberi edarbusti provenienti da altri continenti che possono vivere nel nostro ambiente.

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Sono stati creati appositi spazi protetti e riprodotte le condizioni climatiche che permet-tono ad ogni pianta di vivere nelle migliori condizioni. In questo senso, gli spazi coper-ti costruiti accolgono una parte di vegetazione di provenienza tropicale, propria dellearee desertiche e del bacino del Mediterraneo.All’interno del Bosco didattico sono presenti importanti collezioni che riguardano lerose, i frutti di antica coltivazione, le erbacee perenni, molte specie e varietà di bambù.Un ruolo importante è rivestito dall’acqua, in primo luogo dal fiume Tevere, compre-sa la ricostruzione di un dignitoso ecosistema fluviale. Nell’allestimento del Boscodidattico, l’acqua ha avuto un rilievo particolare, in linea con quanto realizzato in epo-che precedenti sia qui che in tutte le zone geografiche del mondo.L’acqua rappresenta infatti un elemento centrale e caratterizzante di moltissimi giar-dini e parchi botanici: dai giardini francesi a quelli giapponesi, dai grandi parchi delleville reali ai piccoli giardini privati, questo elemento ha sempre un ruolo di primopiano.All’interno del Bosco didattico sono presenti fontane, ruscelli, cascate e laghetti, oltread uno stagno nella serra tropicale. Inoltre, è presente un canale artificiale che, persecoli, è servito per dare energia alle attività molitorie e, successivamente, per alimen-tare una centrale idroelettrica. Il canale su cui scorre l’acqua deviata del Tevere è stato risagomato ed oggi attraversatutto il bosco. Ciò ha permesso di creare degli habitat peculiari in cui sono stati inseritiparticolari forme viventi la cui vita sarebbe impossibile in un normale giardino: si trattasoprattutto di animali come pesci, tartarughe e rane, ma anche vegetali come ninfee,fiori di loto e alcune specie di papiro e di canne palustri.Da tutto ciò ha tratto beneficio l’avifauna acquatica che si è insediata stabilmente nonsolo nel Bosco didattico ma anche nel fiume. Il complesso vegetazionale, le strutture egli impianti costruiti possono essere osservati, studiati o, semplicemente, visitati cam-minando lungo i viali principali e i percorsi interni che garantiscono il massimo diaccessibilità e di fruizione. Questo libro, attraverso la legenda e le planimetrie dei siti,aiuterà a percorrere il Bosco didattico, a riconoscere gli spazi, le strutture, gli impian-ti e le particolarità che sono presenti. Le immagini fotografiche dei luoghi del Boscodidattico, le schede che illustrano gli alberi e gli arbusti potranno facilitare l’identifi-cazione di una parte del materiale vegetale presente. L’ambizione che si è venuta a con-cretizzare è stata la creazione di un museo vegetale ed arboreo vivente; un libro apertodella natura, che per essere conosciuta almeno in parte è sufficiente “sfogliarlo”, cam-

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minando lungo i viali ed i percorsi, così da permettere a chi lo desideri di identificaree conoscere le piante, osservare i cicli stagionali, nonché i colori dei fiori, delle foglie edei frutti, insieme alla forma e all’architettura degli alberi. Il Bosco didattico è entrato nella fase della sua maturità e, nel corso dei prossimi anni,le sue caratteristiche e peculiarità si apprezzeranno sempre di più.Oggi ed ancora più domani, la Città, l’Umbria e l’Italia potranno contare su un gran-de parco, un grande giardino, un grande bosco quale luogo destinato ad accrescere laconoscenza della natura, dell’ambiente e della promozione scientifica nei suoi molte-plici aspetti che la caratterizzano. Il Bosco didattico e il Centro naturalistico regionale:“Acqua, Aria, Terra, Energia” sono gli strumenti culturali, operativi ed organizzativiper aprire una pagina nuova e ambiziosa della nostra città.

Claudio BazzarriComitato di gestionedel Bosco didattico

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I principali dati del Bosco didattico

Superficie totale: 80.000 m2

Superficie serre: 750 m2

Anno di inizio impianto: 1990Famiglie botaniche presenti: 146Specie botaniche presenti: 1.219Piante arboree, arbustive ed erbacee: 4.000 circa

Come ci si arrivaIl Bosco didattico è di proprietà del Comune di Perugia. È situato in località Ponte Felcino,a circa 7 Km dal centro di Perugia. È raggiungibile percorrendo la E-45, uscita PonteFelcino, si accede da Via Maniconi e Via della Trota.

EstateLunedi 16.00 - 19.00 Martedi/Sabato 8.30 - 12.00 / 16.00 - 17.00

Domenica 8.30 - 12.00

InvernoLunedi 15.00 - 17.00 - Martedi/Sabato 8.30 - 12.00 / 15.00 - 17.00

Domenica 8.30 - 12.00

L’ingresso alle strutture protette (serre) è possibile solamente nell’orario di presenza degli operatori. Èpossibile effettuare visite guidate al Bosco didattico previo appuntamento.

Informazioni:- Comune di Perugia 075.5771 - VI Circoscrizione 075.691256

- Centro di Educazione Ambientale - Ostello per la Gioventù 075.5913991

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Ambiente

Il Bosco didattico è ubicato in Perugia, località Ponte Felcino, in una zona pianeggian-te sulla destra idrografica del fiume Tevere, a 205 metri sul livello del mare. La zona èintensamente antropizzata, con importanti linee stradali e ferroviarie che lambisconoi vari centri urbani posti lungo l’asta fluviale e con ampie zone agricole caratterizzatesoprattutto da coltivazioni annuali. Il substrato geologico è quello tipico delle zone poste lungo il corso dei grandi fiumi,costituito da rocce sedimentarie di origine alluvionale formatesi nel pleistocene superio-re. Si tratta di rocce derivate dall’accumulo di sabbie e ciottoli provenienti dai territori amonte, trasportati dalle acque del Tevere, con un processo lento ma relativamente recen-te (il pleistocene è il periodo geologico antecedente a quello attuale ed è iniziato circa1.200.000 anni fa). I suoli che si trovano in questi luoghi sono quindi caratterizzati daun’elevata percentuale di sabbia, che assicura una buona aerazione del terreno e unbuon deflusso delle acque meteoriche. Tra le altre caratteristiche del suolo, va segnala-ta l’elevata profondità e il pH alcalino, oltre ad una discreta dotazione di elementi nutri-tivi. Per quanto riguarda la vegetazione, i boschi che ricoprivano originariamente lazona sono quasi totalmente scomparsi, ad eccezione di una fascia residuale lungo lesponde del Tevere in cui prevalgono specie tipiche delle aree ripariali: il pioppo nero, ilsalice bianco e il pioppo bianco caratterizzano queste fasce boscate insieme alla robinia,specie di origine nord americana oramai naturalizzata nel nostro paese. Al di fuori delle aree ripariali, la vegetazione presente è quella tipica delle zone campo-rili dell’Italia centrale con prevalenza di roverelle, lecci, aceri campestri, olmi campe-stri e piante da frutto. Particolarmente suggestivi sono alcuni ambienti caratterizzatida conifere introdotte dall’uomo nei secoli scorsi, come il Pino domestico (che formauna bellissima pineta all’ingresso di Ponte Felcino e uno stupendo viale che porta aVilla Bonucci) e il Cipresso comune (di cui si può ammirare un esemplare monumen-tale di fronte al Lanificio di Ponte Felcino).

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LegendaAccesso al Bosco didattico:

I Parcheggio Piazza Villa GiardinoII Parcheggio Cva - Bocciodromo

III Parcheggio Scuole

Arboreto1 Alberi e arbusti ornamentali: Magnolia, Sinforicarpo, Pittosforo, Bambù, Palma,

Viburno, Ginkgo, Canna, Erba della pampa, Melograno, Corbezzolo, Paulonia,Catalpa, Cercidiphyllum, Guajabo del Brasile, Tamerice, Agrifoglio.

2 Alberi spoglianti: Platano, Acero, Tiglio, Ippocastano.3 Alberi ornamentali: Pino, Abete, Cedro, Tasso, Cefalotasso, Sequoia, Metasequoia,

Cryptomeria, Cipresso calvo, Larice, Edera.4 Alberi spoglianti: Quercia, Betulla, Ontano, Pioppo, Salice, Sughera, Ruscus, Leccio.5 Alberi spoglianti: Acero, Tiglio, Platano, Frassino, Liquidambar, Ippocastano.6 Arbusti ornamentali: Corniolo, Scotano, Sommaco, Calicanto, Davidia, Vite,

Ribes, Lampone, Kiwi, Berberis.7 Alberi spoglianti: Robinia, Sofora, Albizzia, Lillà delle Indie, Albero di Giuda,

Maggiociondolo.

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8 Alberi da frutto: Melo, Pero, Albicocco, Azzeruola, Ciliegio, Susino, Mandorlo,Naschi, Cotogno, Giuggiolo, Sorbo, Nespolo, Kachi.

9 Alberi ornamentali: Lauroceraso, Ciliegio da fiore, Ciliegio a grappoli, Melo dafiore, Biancospino, Uva della Cina.

10 Alberi e arbusti ornamentali: Gelso, Eleagno, Carpino, Frassino, Olivo, Nocenostrale, Noce nero, Bagolaro, Fico, Nocciolo, Fillirea, Osmanto, Mirto.

11 Arbusti ornamentali: Ligustro, Gelsomino d’inverno, Lillà, Osmanto, Forsythia,Gelso pendulo.

12 Alberi spoglianti: Gelso da frutto, Olmo campestre, Olmo del Caucaso, Spino degliOsagi, Olivello, Gelso da carta.

13 Alberi sempreverdi: Cipresso comune, Cipresso dell’Arizona, Tuia, Ginepro,Libocedro, Cupressuscyparis, Cipresso di Lawson.

14 Aiuole ornamentali: Rosa, Azalea, Ortensia, Erica, Camelia, Rododendro.

Il viale centrale e i viottoli principali sono delimitati da siepi realizzate con le seguentispecie: Cotogno del Giappone, Viburno, Veigelia, Myrsina, Mirto, Corbezzolo, Deutzia,Melograno, Lauroceraso, Alloro, Ligustro, Lillà, Forsythia, Osmanto, Eleagno, Agrifoglio,Corniolo, Budleia, Berberis, Agnocasto, Poncirus, Spirea, Photinia, Piracanta.

A Il Bosco planizialeB Il Bosco ripariale C Il Frutteto di antica coltivazioneD Il RosariumE Le Aiuole delle erbacee perenniF La Serra tropicaleG La Serra delle cactacee e succulente H La Serra della limonaiaI La Fontana,il ruscello ed il laghetto del fior di lotoJ Il Laghetto delle ninfee K La LumacaL L’Antico canale e l’avifaunaM L’AnfiteatroN Ostello per la Gioventù - Piazza Villa GiardinoO Molino della Catasta: Centro naturalistico regionale: “Acqua, Aria, Terra, Energia”.

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Planimetria del Bosco didattico

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Classificazione botanica di alberi, arbusti, erbacee

Divisione Classe Ordine Famiglia Genere

Cycas Cycadales

Ginkgo

Pinus, Abies, Picea, Larix, Pseudotsuga, Cedrus, Tsuga

Cupressus, Juniperus,Thuja, Chamaecyparis, Calocedrus

Taxodium, Cryptomeria Sequoia,Metasequoia, Sciadopitys

Araucaria

Taxus, Torreya

Betula, Alnus

Juglans, Carya, Pterocarya

Populus, Salix

Ulmus, Celtis, Zelkova

Morus, Brousonetia, Maclura

Buxus

PlatanusLiquidambar

Laurus, Cinnamomum

Magnolia, Liriodendron

PittosporumEucommiaAcacia, Albizzia, Cercis Robinia, Gleditsia, Wisteria Laburnum, Sophora, Caesalpinia, Gymnoclaudus

Cycadopsida

Coniferospida

Ginkgoales

Coniferae

Fagales

Juglandales

Salicales

Urticales

Tricoccae

Hamamelidales

Policarpicae

Parietales

Gymnospermae

Cycadaleae

Ginkgoaleae

Ulmaceae

Salicaceae

Juglandaceae

Betulaceae Corylaceae Fagaceae

Taxaceae

Araucariaceae

Cephalotaxaceae

Taxodiaceae

Cupressaceae

Pinaceae

Rosaceae

Tamaricaceae

Lauraceae

Magnoliaceae

Platanaceae Hamamelidaceae

Buxaceae

Moraceae

Pittosporaceae Eucommiaceae

Leguminosae

Tamarix, Myricaria

Cephalotaxus

Taxales

Prunus, Sorbus, Spiraea,Photinia, Eriobotrya,

Rosales

Carpinus, Ostrya, Corylus

Fagus, Castanea, Quercus

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Feijoa Lagerstroemia Punica

Tilia Chorisia Sterculia Hibiscus

AilanthusAcerAesculusMelia, CedrelaCitrusCotinus, Pistacia, Rhus, Schinus, Mangifera

Xantoceras, Koelreuteria

Ilex

Rhamnus, Hovenia

Vitis

Hedera

Arbutus

Diospyros

Catalpa

Paulownia

Nerium

Fraxinus, Olea, Siringa,Phillyrea, Ligustrum

Viburnum, Sambucus

Chamaerops, Trachycarpus, Phoenix, Washingtonia,Carludovica, Caryota, Cocos, Elaeis, Erithea, Howea, Latania, Sabal

Arundinaria, Phyllostachys

MyrtaceaeLythraceaePunicaceae

Bombaceae Sterculiaceae Malvaceae

Myrtales

Columniferae

Terebinthales

Celastrales

Umbrelliflorae

Bicornes

Diospyrales

Tubiflorae

Cotortae

Ligustrales

Rubiales

Spadiciflorae

Glumiflorae

Dicotiledones

Monocotyledones

Angiosperme

Rhamnales

Graminae

Tiliaceae

Aquifoliaceae

Rhamnaceae

Vitaceae

Araliaceae

Ericaceae

Ebenaceae

Bignoniaceae

Scrophulariaceae

Apocynaceae

Oleaceae

Caprifoliaceae

SimarubaceaeAceraceaeHippocastanaceaeMeliaceaeRutaceae

Anacardiaceae

Sapindaceae

Palmae

Divisione Classe Ordine Famiglia Genere

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Alberi, arbusti ed erbacee: nomi e cognomi

L’esistenza e le finalità del Bosco didattico sono quelle di offrire a tutti l’opportunità di cono-scere una delle componenti più importanti della vita nel nostro pianeta: la vegetazione. Sin dall’antichità l’uomo ha cercato di dare un nome e un cognome ad ogni albero,arbusto ed erbacee, anche perché costretto a convivere e a relazionarsi con essi sia invirtù delle necessità alimentari, sia per scaldarsi, ripararsi dalle piogge, dal caldo e dalfreddo, sia per costruire attrezzi utili alla propria sopravvivenza, etc.. La botanica è la scienza che studia la vegetazione e, per questo, ha utilizzato ogniinformazione e conoscenza, ogni elemento specifico, tutti i possibili legami e affinitàche intercorrono tra pianta e pianta. Partendo dalle affinità genetiche, naturali o arti-ficiali, è stato possibile, per ogni vegetale, raggrupparlo, ordinarlo, classificarlo, al finedi una corretta identificazione. Per impiantare il complesso vegetazionale si è seguito, per quanto possibile, il criterio diraggruppare le piante utilizzando in larga parte il sistema suggerito dalla classificazio-ne botanica, e ospitando in spe-cifici spazi quelle piante di pro-venienza geografica diversadalla nostra, seguendo semprelo stesso sistema. Il Bosco didat-tico rende possibile, quindi, laconoscenza delle specie e dellevarietà correlate che sono unacomponente importante dellavegetazione, attraverso unaadeguata cartellonistica. La conoscenza e l’identificazione delle piante è molto impor-tante per l’uomo contemporaneo che spesso sottovaluta il ruolo e l’apporto che la vege-tazione offre alla continuità degli attuali equilibri naturali che garantiscono la vita allanostra Terra e quella di tutti gli esseri viventi.In questo contesto, spesso non si tiene conto del valore della biodiversità, che è unodegli elementi essenziale degli equilibri naturali e della vita sulla Terra. Conservare le specie vegetali e animali, salvare quelle in via di estinzione, mantenere leforeste, i boschi e ogni spazio verde, ricreare ambienti violati è la missione che accomu-na tutti gli abitanti del pianeta che condividono il progetto di creare un mondo migliore.

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Immagini e luoghi

del Bosco didattico

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L’Arboreto

Gli insediamenti umani e i campi coltivati hanno ormai soppiantato tutti gli ecosiste-mi naturali anteriori all’avvento della civiltà, le poche formazioni forestali ancora pre-senti sono in realtà boschi più o meno antropizzati.Con il termine “bosco” si indica, in genere, una foresta di limitata estensione e, inqualche modo, modificata e sfruttata dall’uomo.Un “Arboreto” è una collezione più o meno consistente ed organizzata di essenze arbo-ree ed arbustive situata all’aperto. Il criterio con cui è stato allestito l’Arboreto del Bosco didattico è quello di essere unagrande collezione di essenze arboree ed arbustive e di “mostrarle” in una grande asso-ciazione vegetale, in prevalenza riunite per gruppo botanico di appartenenza, secondolo schema Famiglia - Genere - Specie - Varietà”.L’Arboreto include alberi ed arbusti provenienti dalle regioni temperate europee, asia-tiche ed americane, rappresentate da uno o più esemplari tra i più importanti e, perquesta ragione, è uno degli arboreti più grandi nel nostro Paese.A questo complesso vegetale è affidata una funzione culturale e pedagogica rivolta siaagli addetti ai lavori, sia ai cittadini, poiché contribuisca a diffondere una significati-va coscienza ecologica. L’imponente materiale vegetale rappresentato da conifere, lati-foglie ed arbusti sempreverdi è a disposizione di quanti desiderino iniziare ricerche nelcampo della sistematica, della morfologia comparata, della fisiologia, della genetica,della farmacologia e degli altri settori applicati. Inoltre, l’Arboreto svolge anche unafunzione ornamentale e ricreativa per le sue peculiari caratteristiche di parco urbano,di punto di svago per i cittadini e, dunque, un ulteriore elemento di richiamo turistico.L’arboreto occupa una superficie di circa 5 ettari ed è il cuore del Bosco didattico. Èstato creato artificialmente dal 1990 ed ormai è prossimo alla maturità. Il Bosco è frui-bile sia percorrendo le stradine centrali, sia i viottoli interni appositamente creati, iquali consentono un avvicinamento volto a facilitare l’osservazione delle piante ed aleggere i cartellini posti ai loro piedi. Questo Arboreto è un piccolo campionario dell’ampia variabilità presente nel Mondonaturale e, in particolare, in quello vegetale: una variabilità da ammirare e da gusta-re ma, soprattutto, da salvaguardare.

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Cydonia japonica Erica

Ibisco

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Viale interno

Calicanto d’Inverno

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Sofora ”Pendula” Biancospino

Spino degli Osagi

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Bambù ornamentale

Ciaverdello Larice

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Myrsina africana Olivo

Tuja plicata “Aurea”

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Sequoia giganteum Abete koreano

Cedro “Pendulo”

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Sughera Viale dei ciliegi

Viale interno

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Tasso “Fastigiato” Bambuseto

Palma del Giappone

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Pesco “nano” Magnolia

Poncirus

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Viburno “Lucidum”

Salice “Tortuoso”

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Agrifoglio “Camellifolia”

Eleagno ebbingei “Limelight”

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Gelsomino d’Inverno

Cotonastro

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Area delle Pinaceae Osmanto

Berberis

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Eleagno “Maculata Aurea” Picea abies “Breweriana”

Lauroceraso del Portogallo

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Area delle Cupressacee Bambù ornamentale

Tuia a palla

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Sequoia sempervirens Libocedro

Tasso

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Metasequoia Eucalipto

Ligustro “Variegatum”

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Ginepro Abete del Caucaso

Area delle Cupressaceae

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Pino strobo Ginkgo

Nespolo del Giappone

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Palma nana

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Il Bosco planiziale

Prima della comparsa dell’uomo, tutte le principali pianure italiane erano interamentecoperte da immense foreste planiziali. Queste zone sono state le prime ad essere modifica-te e trasformate dall’uomo e, purtroppo già ai tempi dei Romani questi boschi erano quasiinteramente scomparsi per creare spazi da dedicare all’agricoltura e ai centri abitati.I boschi svolgono da sempre un ruolo fondamentale per l’ambiente: contengono spe-cie molto rare quasi completamente scomparse nel nostro territorio, rallentano la velo-cità delle acque in caso di grandi piene, offrono riparo e fonti di cibo per gli animaliselvatici, fungono da filtro naturale per le acque che provengono dai terreni agricolilimitrofi prima di arrivare al fiume.Il Bosco planiziale, così come tutti i boschi, è qualcosa di più di un semplice insiemedi alberi: è un ecosistema complesso in cui vivono ed interagiscono molte componen-ti vegetali e animali, in armonia con l’ambiente circostante: anche l’osservatore menoattento può constatare che, tra la fascia ripariale così risicata del Tevere e i campi col-tivati o le abitazioni, non esiste più vegetazione arborea ed arbustiva. Il Bosco planiziale realizzato nel Bosco didattico è un importante esempio di comefosse l’ambiente prima delle trasformazioni operate dall’uomo; offre una indicazionecirca la necessità di ricostruire questa particolare tipologia di vegetazione in prossimi-tà del Tevere e lungo i corsi d’acqua. Il Bosco planiziale occupa circa un ettaro e, per lasua ricostruzione, si è seguito un criterio di impianto che ha previsto la messa a dimoradi un albero di alto fusto e, ai suoi lati, essenze arbustive. Questa disposizione è proceduta per file, permettendo di avere uno sviluppo notevoledegli alberi ed una crescita degli arbusti abbastanza significativa, a testimonianza diun risultato che vede questi alberi di alto fusto dritti e bene impalcati, così come lavegetazione arbustiva. La vegetazione erbacea è invece spontanea. Nel Bosco planiziale sono presenti le seguenti specie: Acer campestris, Quercus pube-scens, Quercus robur, Carpinus betulus, Quercus frainetto, Fraxinus excelsior e angu-stifolia, Ostria carpinifolia, Ulmus minor, Crataegus oxiacantha, Cornus mas, Cornussanguinea, Frangula alnus, Euonimus europaeus, Corylus avellana, Prunus spinosa,Malus florentina e Pyrus sylvatica.Dopo circa sette anni dall’impianto, tra la vegetazione spontanea e quella messa a dimo-ra vi è ormai una totale copertura arborea e si è data continuità di paesaggio ripristinan-do quel minimo di biodiversità, sia lungo la sponda del Tevere che verso il Bosco didattico.

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Il Ponte di legno

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Il Bosco ripariale

Con la definizione “Bosco ripariale” si intendono quelle formazioni boscate che si tro-vano lungo i corsi d’acqua, caratterizzate da specie arboree che riescono a vivere anchese le radici risultano immerse nell’acqua per lunghi periodi. Queste formazioni sono indispensabili per garantire la stabilità delle sponde e la qua-lità delle acque. Sono riconducibili a due tipologie che spesso, a causa delle trasforma-zioni operate dall’uomo, si confondono e risultano difficilmente separabili: la primacostituita prevalentemente da salici a portamento arbustivo, l’altra composta da speciepiù evolute e di maggiori dimensioni.All’interno del Bosco didattico queste formazioni occupano la fascia lungo la spondadel Tevere per circa m 600 e larga m 20.La vegetazione ripariale è stata ricostruita contestualmente alla realizzazione del Boscodidattico, interessando anche il canale d’adduzione alla ex centrale idroelettrica. È stataridotta riducendo la presenza troppo invasiva di Robinia pseudoacacia e di Populusnigra, equilibrandola con altre specie che compongono le fasce ripariali. Sono statereintrodotte molte specie quali: Salix alba, Salix caprea, Salix pentandra, Salix vimina-lis, Popolus alba, Prunus spinosa, Alnus glutinosa, Corylus avellana, Sambucus nigra.

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Il Frutteto di antica coltivazione

Il Frutteto di antica coltivazione, che occupa una superficie di 5.000 mq, si può ammi-rare nell’isolotto posto tra il Tevere e la parte terminale del canale di adduzione. Gli alberi da frutto messi a dimora in questo spazio sono 220 che si aggiungono alle100 piante da frutto rappresentative di almeno 3 varietà per ogni specie presenti neglialtri spazi dell’Arboreto. Con questa scelta, si sono voluti riscoprire e collezionare queifrutti che ormai sono stati dimenticati dalla frutticoltura industriale.L’impianto del Frutteto di antica coltivazione è stato realizzato disponendo le piante in 10file, distanziate di 4 metri e mantenendo la medesima distanza anche fra le piante sulle file.Le piante del Frutteto sono allevate cercando di mantenere la forma naturale di accre-scimento e, nel loro insieme, costituiscono uno degli impianti e dei patrimoni geneti-ci più importanti dell’Umbria.Ogni fila è rappresentata da una specie singola con almeno dieci varietà. La potaturaè annuale e non si manifestano particolari necessità di trattamenti fitosanitari.

Le specie più rappresentative sono: - Amygdalus communis- Crataegus azarolus- Cydonia oblonga- Diospyros kaki- Ficus carica

- Juglans regia- Malus communis- Mespilus germanica- Prunus armeniaca - Prunus avium

- Prunus sativa- Pyrus communis- Pyrus phyrifolia- Sorbus domestica- Vitis vinifera

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Schema dell’impianto sulle file:Susino, Cotogno, Albicocco, Pero, Melo, Pesco, Ciliegio.

Tra le file sono inseriti alberi di: Fico, Azzeruolo, Nespolo europeo, Kachi, Noce, Mandorlo, Nashi, Amarene, Vite,Biricoccolo.

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Il Rosarium

Il Rosarium si estende su una superficie di circa mq 3.000 ed è ubicato nell’isolottoposto vicino alla Torre del Molino della Catasta (o Torre dell’ex centrale idroelettrica),tra il fiume Tevere e il canale di adduzione alla ex-centrale. L’accessibilità al Rosarium è possibile dalla stradina principale e da un viale centrale,nei quali sono stati posizionati dei pergolati le cui basi offrono sostegno ad oltre centovarietà di rose rampicanti.Il Rosarium è costruito da 7 aiuole delimitate da vialetti percorribili a piedi, che con-sentono di osservare ed apprezzare le rose nell’ambiente a loro più confacente. Il pro-getto botanico ha voluto classificare e distribuire le specie e le varietà fondamentalisecondo un percorso storico che parte dalle rose originarie (rose botaniche) sino adarrivare alle selezioni più recenti.

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Le Aiuole delle erbacee perenni

L’area delle erbacee perenni è stata costituita da 65 aiuole di varia forma: mezza luna,cerchio, mezze lune et. delimitate da mattoni posti a “spina di pesce”. Tutte le aiuolesono osservabili da vicino poiché ognuna è circondata da un percorso pedonale che con-sente una fruizione agevole degli spazi ed una osservazione ravvicinata delle piante.Le Aiuole delle erbacee perenni occupano una superficie complessiva di circa mq 500. È presente, su una parte delle aiuole, lo spazio dedicato alle piante officinali e medici-nali, alle graminaceae e alle piante da fiore.

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AchilleaAjugaAlyssumAcanthusAgapuntusAquilegiaAsterAubretiaAstilbeAlliumAlteaAngelicaArandoArtemisiaBoragoCampanulaCentaureaCerasiumChamaelelum

CryisanthemConvallariaumCinerariaCereopsisDianthusDianthusEchinopsFoeniculumGeumGunneraFestucaGenzianaGyneriumGypsophillaHelianthemumHelleborusHostaIberisIncarvallea

InulaIrisLigulariaLinumLobeliaLupinusMiscanthusMelissaMentaNepetaOenotheraOriganumOxalisPhisalisPeoniaSatureiaSempervivumPhloxPapaver

PachisandraPotentillaPrimulaPulmonariaRosmarinusRutaSalviaSantolinaSaponariaSaxifragaScabiosaSedumStachisThymus ValerianaVincaViolaVerbenaVeronica

Complessivamente sono presenti oltre 500 piante considerate tra le più importanti, sud-divise in specie e varietà:

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La Serra tropicale

La Serra tropicale occupa una superficie complessiva di circa mq 180 ed è stata realiz-zata utilizzando una copertura di policarbonato a forma sferica alta m 12.All’interno è stato costruito un laghetto con annesso stillicidio di acqua coperto damuschi e felci. Lungo tutto il perimetro è stata realizzata un’aiuola anulare, sopra elevata, larga m 2,a sua volta separata dall’aiuola centrale mediante un percorso pedonale interno cherende visibile, da vicino, tutta la vegetazione esistente.La perimetrazione degli spazi è stata realizzata in legno.La temperatura in inverno, grazie al riscaldamento, viene mantenuta tra i 15 e i 18gradi centigradi.La vegetazione proveniente dall’areale tropicale vuole rappresentare le piante chehanno un particolare interesse ornamentale ed economico.

Di seguito sono riportate le specie più significative:

Ananas,AvocadoBabacoBananoCaffèCanna da zucchero

CasimiroaCoccoCiliegio di CayenneFicusGuayabo del BrasileGuaba

MangoMela rosaPapaiaPassifloraPepeTamarindo

Per quanto riguarda le piante ornamentali si dà conto di quelle più significative,tenendo presente che molte delle specie messe a dimora sono in varietà:

AnthuriumAspleniumCaladiumCalatheaChamandoreaCodiae

CordylineCyperusDieffenbachiaDracenaEuphorbiaGuzmania

PhilodrendonPlatycerium;ScheffleraSterlitziaSphathiphyllumYucca

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La Serra delle cactacee e succulente

Si definiscono piante grasse, o succulente, quelle piante che siano in grado di resistere,di vivere e di prosperare nelle condizioni in cui pochi soggetti specializzati ed adattatipossono farlo. Queste piante hanno la capacità di immagazzinare acqua dai loro orga-ni superando così la carenza di piogge e la conseguente aridità del terreno.Le cactacee e succulente del Bosco didattico occupano delle aiuole ricavate all’interno diun’unica serra dalle dimensioni di circa 360 mq. La serra è riscaldata, garantendo unatemperatura minima di almeno 7 °C che consente una climatizzazione idonea alla soprav-vivenza delle piante nei periodi più freddi dell’anno. La riproduzione degli areali di vitadelle piante grasse e succulente è abbastanza ben riuscita. Le piante succulente insediatenelle aree aride africane: Sud Africa, Corno d’Africa, Africa Settentrionale, Madagascar e inalcune aree della Penisola Arabica e dell’India. alloggiano direttamente in aiuole apposi-tamente create. Il criterio scelto è stato quello di mettere a dimora in ogni aiuola, le speciee le varietà più importanti indicando appunto gli areali di provenienza geografica.

Di seguito si segnalano alcune delle specie e varietà succulente rappresentate:

Adenia glaucaAdenium obesumAeonium arboreumAgave attenuataAgave feroxAgave strictaAgave vittoriae “Reginae”Aloe arborescensAloe aristata

Aloe feroxAloe HumilisAloe striataAloe variegata Beucarnea recurvataEcheveriaEuphorbia candelabrumEuphorbia canariensisEuphorbia cylindrifolia

Euphorbia grandicornisFurcraea selloaYucca aloifolia Yucca aloifolia Variegata” Yucca elephantipesYucca gloriosaKalanchoe orgyalisLithops sp.Stapelia irsuta

Le cactacee, è una famiglia che popola i deserti d’America e sono state messe a dimora diret-tamente sul terreno. Alcuni esemplari hanno raggiunto dimensioni ragguardevoli. Esisteuna vasta rappresentazione di questa famiglia con specie e varietà di grande significato.

Ariocarpus agavoidesAriocarpus retususAporocactus flagelliformisAstrophytum myriostigmaBeschorneria

Cereus peruvianusEchinocactus grusoniiEchinocereusEchinopsis Ferocactus glaucescens

MammillariaNeobuxbaumia polylophaOpuntiaPachycereus pringleiParodia

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Planimetria della Serra

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La Serra della limonaia

La limonaia è una serra a forma di capanna che occupa una superficie di mq 200, perun altezza al colmo di m 4. È dotata di riscaldamento che si attiva soltanto quando letemperature scendono sotto i 5 gradi centigradi. Il materiale vegetale è rappresentati-vo di 70 piante di agrumi in vasi di terracotta allevati ad albero o nei classici cerchi.È importante che nel Bosco didattico si possano ospitare ed esporre delle piante chehanno un grande interesse economico e che sono particolarmente affascinanti in tuttii momenti dell’anno e nell’intero ciclo vegetativo: foglie, fiori, frutti.

Le piante esemplari presenti sono:

Citrus aurantiumCitrus sinsensisCitrus limon

Citrus bergamiaCitrus nobilis Citrus mitis

Citrus medicaCitrus myrtifolia Citrus reticolata

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Il Laghetto delle ninfee

Nel 1996 fu costruito il primo laghetto del Bosco didattico, profondo circa 150 cm edesteso su una superficie di 120 mq.L’acqua di una sorgente sgorga da una piccola montagnola creata vicino al bordo del-l’invaso e, tramite due ruscelli, confluisce a cascata nel laghetto sottostante.La montagnola è ormai ricoperta di vegetazione: Arundo donax “Variegata”, Salixmatsudana “Tortuosa”, Salix tortuosa, Laurus nobilis, Taxodium distichum, Lippiacitriodora, Gynerium argenteum, Bambusa veytchii.Nel laghetto sono state introdotte alcune varietà di piante acquatiche: Nymphaea ibri-da, Juncus effusus, Nunphar lutea, Typha angustifolia, Cyperus papyrus, Acorus cala-mus, Eichornia crassipes.

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La Fontana, il ruscello e il laghetto del fior di loto

Nel 1998 fu realizzato il secondo laghetto all’interno del Bosco didattico. Si tratta diuna fontana realizzata con sassi dai quali sgorga l’acqua che discende lungo dueruscelli. Dopo m 20, questi si congiungono per poi gettarsi nello specchio d’acqua dimq 90.Sia i ruscelli che lo stesso laghetto sono immersi in una corposa vegetazione che ripro-duce l’ambiente prossimo ai fiumi: varie specie di Arundo donax e varie specie dibambù ornamentale.Nel laghetto vi è una presenza significativa di Nelumbo nucifera e alcune varietà dininfee.

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La Lumaca

Opera del Maestro Mario Pizzoni

27 Novembre 2005: la piena del Tevere

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L’antico canale, il percorso pedonaleVilla Pitignano - P. Felcino e l’avifauna del Bosco didattico

Il canale di adduzione dell’ acqua, dal Tevere all’edificio della Torre del Molino dellaCatasta, si è modificato nel corso delle varie epoche storiche. Per oltre 5 secoli, la presad’acqua venne alimentata mediante la costruzione di uno sbarramento sul Tevere,posto a 150 metri oltre l’attuale Rosarium e la spinta dell’acqua alimentava le macinedel molino. Successivamente, fu costruito lo sbarramento di Villa Pitignano insieme alcanale attuale che scende per oltre Km 1,5 verso la Torre del Molino. Tale opera si resenecessaria per ottenere una maggiore pendenza del canale e, quindi, più potenza delflusso dell’acqua che permise di installare e far funzionare una centrale idroelettricautile al fabbisogno energetico del Lanificio di Ponte Felcino. Alla fine degli anni ’60 la centrale idroelettrica venne dismessa ed il canale rimaseprivo di acqua fino al 1994, quando il Comune di Perugia, con l’acquisto della Torredel Molino, acquisì anche il possesso del canale e dei tre scolmatoi. Nel ’96 il Canale furipulito, risagomato, rinaturato con essenze vegetali autoctone e, lungo il suo argine,

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Anatra muta - Cairina mutaAnatra sposa - Aix galericulataAlzavola - Anas creccaCasarca Paradisea - Tadorna ferrugineaCigno nero - Cygnus atratusCigno reale - Cygnus olorCodone - Anas acutaDendricigna di Giava - Dendrocigna javanicaDendrocigna facciabiancaFischione - Anas PenelopeGallinella d’acqua - Gallinula chloropusGermano di RouenGermano reale - Anas platyrhynchosMarzaiola - Anas quequedulaMestolone - Anas clipeataMoretta - Aythya fuligulata

Moriglione - Aythya ferinaOca corritrice indianaOca del Canada - Branta canadensisOca della Nuova Zelanda Oca delle Hawaii - Branta sandvicensisOca di Magellano - Chloephaga pictaOca egiziana - Alopchen aegyptiacusOca facciabianca - Branta leucopsisOca granaiola - Anser fabalisOca imperatore - Anser canagicusOca lombardella - Anser albifronsOca selvatica - Anser anserPavone - Pavo CristatusPavone biancoQuattrocchi - Bucephala clangulaVolpoca - Tadorna tadorna

Specie ittiche:

Anguilla - Anguilla anguillaBarzo - Barbus pleseius ValenciennesCarpa erbivora - Cyprinus carpioCarpa a specchio - Cyprinus c. specularis

Lasca - Rutilus rubidio BonaparteLuccio - Esox luciusPesce gatto - Ameiurus nebulosus Le Suer

Fauna acquatica e volatili:

fu realizzato un percorso pedonale che collega Villa Pitignano al Bosco didattico. Unsecondo percorso pedonale fu costruito lungo la sponda del Tevere, quale collegamen-to tra il secondo e il terzo scolmatoio. Questo tratto si ricongiunge poi al primo percor-so che raggiunge Villa Pitignano per riunirsi infine al percorso costruito lungo ilCanale fino a Villa Pitignano; qui è stata realizzata una nuova centrale idroelettrica laquale, sfruttando le acque del Tevere, produce 8.000.000 di Kw/h annui.Oggi, il vecchio canale è popolato da avifauna acquatica costituita sia da esemplaripropri dei nostri luoghi, sia da specie introdotte.

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Ostello per la Gioventù - Villa Giardino

L’edificio è un complesso del 1300, totalmente restaurato e ristrutturato, che ha man-tenuto il profilo architettonico del passato.In passato è stata prima residenza estiva nobiliare e, successivamente, casamento rura-le al centro di una grande proprietà con funzione di magazzino dei prodotti agricoli.Ubicato in prossimità del Bosco didattico, è adibito ad accoglienza turistica e disponedi circa 80 posti letto.L’esistenza della struttura ricettiva, che opera in sinergia con il Centro naturalisticoregionale, apre le porte ad un complesso di attività di formazione e di educazioneambientale di carattere nazionale ed internazionale.

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Centro naturalistico regionale “Acqua, Aria, Terra, Energia”Torre del Molino della Catasta

Si tratta di un edificio storico del 1300 eretto dal Nobile Collegio del Cambio e oggi diproprietà del Comune di Perugia. La Torre ha svolto importanti funzioni come fortifi-cazione a difesa delle popolazioni locali oltre che quelle legate all’agricoltura: grana-io, molino e, successivamente, centrale idroelettrica per il funzionamento del Lanificiodi Ponte Felcino.È parte integrante della storia delle attività economiche, sociali e culturali di questaparte della città di Perugia.È posta al centro del Bosco didattico e, per questa ragione, sede del Centro naturalisti-co regionale: “Acqua, Aria, Terra, Energia”.

Ciò significa che la Città e l’Umbria avranno a disposizione:- uno dei luoghi di cultura ambientale più importanti d’Italia;- uno dei musei vegetali più grandi e uno dei parchi botanici più significativi;- una grande “palestra” di didattica e l’educazione ambientale al servizio di tutti;- un grande centro di formazione per gli operatori e per i semplici cittadini;- un grande centro associativo per incontrarsi.

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10 ragioni per piantare un albero

1. Gli alberi producono l’ossigeno che respiriamo e danno la possibilità di vivere a tuttigli esseri viventi. La chioma di un piccolo albero di mq 25 di superficie fogliare corri-sponde alla quantità di ossigeno di cui un uomo ha bisogno ogni giorno per esistere;

2. Le chiome degli alberi depurano l’aria e smaltiscono l’inquinamento atmosferico,proteggono dai forti venti e dal rumore;

3. Gli alberi disposti in fasce o in filari, intorno alle case, lungo le autostrade, vicinoad ogni sorgente polverosa, sono in grado con le foglie di intercettare il pulviscoloe le sostanze più dannose che inquinano l’aria, come l’anidride solforosa e il bios-sido d’azoto;

4. Gli alberi, con il loro respiro e con la loro ombra, nella calura estiva, stabilizzanouna temperatura inferiore e d’inverno trattengono un pò di tepore e migliorano ilmicroclima;

5. Gli alberi, grazie alla luce del sole e attraverso la fotosintesi clorofilliana, assorbonol’anidride carbonica dell’aria e l’acqua proveniente dalle radici, creando le sostanzenutritive essenziali alla sopravvivenza e alla crescita di tutto il suo l’organismo;

6. Gli alberi offrono gratuitamente, ad ogni latitudine, riparo e alimentazione agliuomini, agli insetti, agli uccelli, agli animali;

7. Gli alberi, con le loro radici, consolidano le montagne, le scarpate, i terreni imper-vi, trattengono le sponde dei fiumi e ruscelli dalla corrosione dell’acqua ed arric-chiscono di humus i terreni aridi;

8. Gli alberi sono fondamentali al ciclo dell’acqua piovana e indispensabili per la vitadi ogni essere vivente;

9. Gli alberi con le loro forme e portamento, con il colore delle foglie, con i loro fioridecorano, ornano ed umanizzano gli spazi urbani e rurali costruiti dall’uomo;

10. Gli alberi e gli arbusti sono i testimoni del tempo e della vita sulla terra, segnalano icambiamenti delle stagioni, influenzano il clima, sono parte integrante di ogni ter-ritorio e di ogni continente, connotano e misurano la salute del nostro pianeta.

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Vuoi più da un albero?

Una pianta secolare, alta 25 metri e con una chioma di 15 metri di diametro produce,per ogni ora di attività, Kg 1710 di ossigeno e assorbe Kg 2350 di anidride carbonica.In un giorno, quindi, produce ossigeno sufficiente alla respirazione di tre persone eassorbe l’anidride carbonica prodotta in una giornata da mc 1000 di abitazione.La sua chioma ha un volume di mc 1800, con 600.000 foglie, che offrono una super-ficie fogliare esterna di mq 1600 e una interna, somma delle superfici cellulari assimi-lanti, di mq 160.000. In un’ora lo scambio gassoso effettuato da ogni metro quadrato di superficie fogliare, incondizioni ottimali di luminosità, umidità e temperatura, è di circa 5000 litri d’aria. Inuna sola ora, quindi, questo albero potrebbe ricambiare 8.000.000 di litri d’aria, in dieciore un volume pari all’ aria respirata da 800 persone in una giornata di lavoro pesante.

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Alberi e arbusti

tra utilità, leggende e curiosità

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È un grande albero, il cui tronco dritto e slanciato è di colorechiaro, con una chioma piramidale, rivestita da aghi verdescuro nella pagina superiore e argentei in quella inferiore. Un tempo negli Appennini era abbastanza presente ed è statofortemente impiegato in falegnameria per il suo legno chia-ro nella costruzione di mobili, doghe, zolfanelli. Dal troncosi ricava la trementina.

Abete bianco Abies alba (Pinaceae)

È originario dell’Asia Minore e del Caucaso.Ha un portamento piramidale ed una chio-ma abbastanza ampia. Ha una crescita vigo-rosa; gli aghi sono di colore verde cupo nellapagina superiore e argentati in quella infe-riore. Le pigne sono di colore rossiccio, lun-ghe circa cm 15 che si formano in prossimi-tà della cima.È particolarmente apprezzato per le sue qua-lità ornamentali e, spesso, è impiegato inparchi e giardini. È usato per i rimboschi-menti in aree elevate poiché ha una ripresavegetativa primaverile piuttosto lenta che lomettono al riparo dalle gelate tardive.

Abete del Caucaso Abies nordmanniana (Pinaceae)

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Alto sino a 100 metri è originario del Nord America ed è statointrodotto in Europa nei primi del 1800. L’albero ha un tron-co dritto, una chioma stretta e piramidale verde scuro inten-so. Il legno inciso rilascia una linfa resinosa profumata e cosìle foglie che, stropicciate, emanano un gradevole profumo. Si trova raramente nei parchi e giardini, nonostante sia uno

degli abeti più belli. In passato sonostati effettuati esperimenti per favo-rirne la coltivazione, poiché illegno è particolarmente apprezzatoper fabbricare mobili, infissi, rive-stimenti delle pareti e dei pavimen-ti delle abitazioni.

Abete di Douglas Pseudotsuga menziesii (Pinaceae)

È l’albero della tradizione natalizia del nord: neve, slitte,renne. Infatti, trova il suo insediamento nell’Europa del Norde nella nostra Penisola è presente sulle Alpi e gli Appenniniad altitudini comprese tra 800 e 2000 m. Sono noti come gli “alberi dei violini”, specialmente quellidella foresta di Panaveggio, in Val di Fiemme. Non tutti gliabeti sono adatti, ma solo i cosiddetti “abeti di risonanza”. Illegno è facilmente lavorabile e da tempi antichissimi è stato

usato per fabbricare mobili, costruzioninavali ed infissi. Dalla corteccia si ricava-no dei materiali utili alla concia dellepelli e la pece di resina si usa in farmaco-pea e nell’industria dei coloranti per otte-nere vernici pregiate.

Abete rosso Picea Abies (Pinaceae)

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Abete rosso del Colorado Picea pungens (Pinaceae)

Albero a forma piramidale originario di vaste regionidell’America Settentrionale.Ha una chioma densa e il tronco dritto e colonnare, a matu-rità la scorza assume una colorazione grigio bluastro. Gliaghi, nella parte terminale sono pungenti, verde glauco o gri-gio azzurri. È stato introdotto in Europa nella seconda metàdell’Ottocento e, per le particolari doti ornamentali, è larga-mente impiegato nei parchi e nei giardini sia per la sua resi-

stenza all’inquinamento atmosfericoche per le numerose varietà ne sonostate create e coltivate. Le varietà“Glauca” e la “Argentea Kosteriana”hanno una bellissima chioma dicolorazione grigio azzurro luminoso.

Acero argenteo Acer saccharinum (Aceraceae)

È originario degli Stati Uniti orientali. A dispetto del nome, non è l’albero dello zuc-chero. È stato importato in Europa nella prima metà del Settecento e, subito, ha con-quistato uno spazio importante nell’impiego ornamentale nei giardini, nei parchi, neiviali alberati. Il portamento dritto del tronco e la regolare impalcatura dei rami, i colo-ri delle foglie verde intenso nella parte superiore, sericeo in quella inferiore, ne fannouno dei migliori soggetti dell’arredo urbano.

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Acero giapponese Acer palmatum (Aceraceae)

Acero campestre Acer campestre (Aceraceae)

È noto anche come loppio o testucchio, è presente in tutte le regioni ed è un albero tipi-co del paesaggio italiano. È molto apprezzato per le sue qualità ornamentali e nellacomposizione del verde urbano. Ha una chioma densa che in autunno assume unabella colorazione gialla e rossa. Il legno, se ben stagionato, si usa per il fondo, i mani-ci e le fasce laterali dei violini. Antonio Stradivari fu il primo ad usare un ponte di aceroper sostenere le corde dei suoi strumenti. Questo acero ha trovato largo impiego perfabbricare utensili agrari e arnesi da cucina, anche calci di fucile, bastoni da passeg-gio e biliardi. In passato era usato come tutore e sostegno ai filari di vite e le foglieerano un ottimo foraggio per pecore e capre.

È un piccolo albero originario del Giappone con un fogliame sottile e palmato, chepassa dalla primavera all’autunno da un verde tenue ad un’ intensa colorazione rossa. Le varietà di questa specie hanno notevoli caratteristiche ornamentali e trovano largoimpiego nei parchi, giardini e piccole aree verdi.

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Acero minore Acer monspessulanum (Aceraceae)

È un piccolo acero, riconoscibile per le foglie a tre lobi e, tra tutti gli aceri, è quello cheesige più caldo. È resistentissimo alla siccità, per cui si usa per rimboschire i terreniasciutti e rocciosi. Il legno è particolarmente duro e idoneo per i lavori di tornio edintaglio. È un ottimo combustibile.

Acero montano Acer pseudoplatanus (Aceraceae)

Detto anche sicomoro o, ancora, falso platano o acero fico, è un grande albero che vivebene ad altitudini comprese tra 500 e 1500 m s. l. m. ed è presente in quasi tutta lapenisola. È longevo ed ha una bella chioma tondeggiante con spiccate caratteristicheornamentali. Il legno è pregiato e richiesto per fabbricare strumenti musicali ad arco,mobili e pavimenti. Le ceppaie servivano a costruire tabacchiere.

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Acero riccio Acer platanoides (Aceraceae)

È un grande albero con tronco dritto e densa chioma. È diffuso in tutto il Centro Nord.Le foglie hanno una somiglianza con il platano, ma in autunno si colorano di rossovivace. Le doti ornamentali sono notevoli e alcune varietà come “Crimson King” dalfogliame porpora sono molto utilizzate nei parchi, nei giardini e lungo i viali. Già iGreci lo conoscevano distinguendolo dall’acero montano che ha un legno più pregia-to. Tuttavia, il fogliame dell’Acero ricco era utilizzato per l’alimentazione del bestiameed il legno era ricercato dai liutai e per fabbricare pianoforti.

Acero saccarino Acer saccharum (Aceraceae)

Come tutte le specie delle regioni americane del Nord, è l’albero che ha segnato la vitadegli uomini in quella parte del mondo. Tutta la pianta è utilizzata: dalla corteccia siestrae lo zucchero, il legno è particolarmente pregiato. Tutti gli aceri sono alberi moltoimpiegati nella realizzazione di parchi, di giardini e di viali alberati per il bel porta-mento del tronco e dei rami e per la magnifica colorazione delle foglie.

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Albero della canfora Cinnamomun canphora (Lauraceae)

Albero sempreverde originario della Cina e delGiappone. Ha una forma arrotondata con fogliame ampio,coriaceo verde chiaro e glauco nella pagina infe-riore. Albero ornamentale e profumato, vive bene neiclimi miti e può resistere in aree riparate dalfreddo e dalle gelate. Da tutti i tessuti della pianta si estrae un olioessenziale dal quale si ricava la canfora, larga-mente impiegata nella medicina tradizionale. Con la canfora si fabbrica inoltre la celluloideed è impiegata come antiparassitario.

Albero di Giuda Cercis siliquastrum (Leguminosae)

È un albero di piccole dimensioni ed è impiegato ingruppi, nei giardini e parchi. È uno degli alberi i cuifiori compaiono prima dell’emissione delle foglie chespuntano direttamente dai rami legnosi e dal tronco.Durante la fioritura sembra una palla di fuoco. Laleggenda ricorda che Giuda, sottoi suoi rami, avrebbe dato il fatidi-co bacio e, sugli stessi rami, sisarebbe impiccato. Gli spagnoli lochiamano “albero d’amore” inragione dell’esplosione dei fioriroseo porporini.

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Agrifoglio Ilex acquifolium (Aquifoliaceae)

È un albero di piccole dimensioni, di grande valore eimpatto ornamentale, per le foglie sempreverdi e le bac-che rosse; è impiegato per le sue notevoli qualità nei par-chi e nei giardini. La fama di cui ha sempre godutol’agrifoglio deriva dall’essere un albero temuto dagli spi-riti maligni, dalle streghe e dagli iettatori e, dunque,benefico per eccellenza. Averlo vici-no e alleato voleva dire attrarre leforze positive ed, ancora oggi, i suoirami con foglie e bacche sonoappesi sulle porte delle case.

Albero dei ventagli Ginkgo biloba (Ginkgoaceae)

È un grande albero originario della Cina, introdotto in Europa dal Giappone nel 1727.È di grande pregio ornamentale per il tronco eretto, per le sue foglie divise in due lobi dauna profonda incisione. Le foglie hanno nervature disposte a ventaglio portate da unlungo picciolo posto su tozzi rametti alterni. Il loro colore è verde tenue che, in autunno,assume un intenso colore giallo dorato. Era considerata una pianta rara e per questo,denominata anche “pianta dei ventimila scudi” per il suo elevato costo commerciale. Esistono soggetti maschili e femminili e questi ultimi producono dei frutti maleodo-ranti. I semi arrostiti vengono usati come digestivo. Le sue foglie sono impiegate in far-macopea per migliorare l’afflusso e la circolazione del sangue ed sono un buon antios-sidante. È una pianta longeva che può vivere da 1000 a 1500 anni.

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Agrumi Citrus (Rutaceae)

Sono i “pomi d’oro” indicando con questa espressione, frutti mitici di immortalità.Originano da Cina e India. Il primo ad essere coltivato fu il cedro (Citrus medica L.).Parlano del cedro, anche se genericamente, Aristotele, Plinio il Vecchio ed altri e, negliaffreschi di alcune catacombe, compare il frutto del cedro come simbolo di culto. Ilbergamotto (Citrus bergamia Risso) è largamente coltivato in Calabria dove è definitooro verde. Da esso si estraggono le delicate “essenze” per i profumi.La famiglia degli agrumi comprende tantissime varietà: l’arancio amaro (Citrusaurantium L.), l’arancio dolce (Citrus sinensis L.), il limone (Citrus limon L.), il man-darino (Citrus nobilis Lour.), il chinotto (Citrus myrtifolia Raf.) possono essere colti-

vati con le dovute accortezze in vaso neiclimi più freddi, a scopo ornamentale. Dasfatare è la diceria secondo cui il pompel-mo (Citrus maxima L.) “brucia i grassi”.Semmai, è da inserire nella dieta perchécontiene una certa dose di vitamineantiossidanti, come del resto tutti gli agru-mi, che hanno avuto un ruolo importan-tissimo nella storia dell’alimentazioneumana. Inoltre, dagli agrumi si ricavanoessenze ed oli usati in profumeria, farma-copea, etc.. Negli ultimi anni, in moltecittà a clima mite, l’arancio amaro è statodiffusamente impiegato a scopo orna-mentale nei giardini e nei viali alberati.

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Albicocco Prunus armeniaca (Rosaceae)

Detto anche Pruno dell’Armenia, è così chiamato in botanica sulla scia dei Romani iquali, convinti che fosse originario di quella zona, lo avevano battezzato “Armeniacummalum”. Proveniva invece dalla Cina settentrionale, dove ancora oggi cresce anchespontaneo.Già ne parlava il Chan-hai-King, “Il Libro dei monti e dei mari”, dell’imperatore Yu ilGrande, (2200 a.C.): il suo ideogramma cinese è un alberello in un vaso, quasi che essosia stato considerato l’albero per antonomasia. Giunse poi fino in Armenia, dove anco-ra oggi è viva una leggenda: quando il Paese venne invaso da un esercito straniero, sidovettero abbattere tutti gli alberi improduttivi per procurare legna e, fra questi, ancheun albicocco a cui una bella fanciulla era molto affezionata. Costei volle trascorrere lanotte della vigilia sotto l’alberello per dargli un addio affettuoso fra pianti e lacrimema, quando al mattino si risvegliò, si accorse con gioioso stupore che i rami erano cari-chi di frutti dorati. Una volta l’albicocco era soltanto un albero ornamentale, mentreoggi è utilizzato a scopo alimentare per i suoi deliziosi frutti.

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Alloro Laurus nobilis (Lauraceae)

È una pianta sempreverde che ha sempregoduto di grande notorietà in cucina enella medicina popolare. Nell’età classica,l’Alloro era simbolo di sapienza e di gloriae i suoi rami intrecciati (la corona di allo-ro) venivano offerti per incoronare poeti ocondottieri vittoriosi. Secondo la mitologia romana, Apollo,il Dio del Sole, si innamorò di una splendida ninfa deiboschi di nome Dafne. La giovane, per “sfuggirgli” duranteun inseguimento, invocò Diana, la dea della caccia, laquale, per aiutarla, la trasformò in un albero. Apollo, scon-

solato, prese alcune foglie e ne fece una corona che portò sempre vicino al cuore.Quell’albero era l’Alloro. Nelle campagne veniva utilizzato per trarne previsioni sull’an-damento dell’annata agraria. I contadini gettavano alcune foglie nel fuoco e, se questebruciavano senza rumore, il raccolto sarebbe stato misero.

Bagolaro Celtis australis (Ulmaceae)

Nei primi anni del Novecento ebbe grande notorietà e fu piantato diffusamente nelle cittàper realizzare viali alberati, accessi alle dimore, nei parchi e nei giardini e, ancora oggi,viene impiegato per le sue qualità ornamentali e di resistenza all’inquinamento atmosfe-rico. Viene detto “spaccasassi” perché le radici hanno la virtù di penetrare in tutti i terre-ni. Sull’arcidiavolo si tramandano storie che hanno sentore di zolfo e una di esse raccon-ta che lo stesso Lucifero abbia portato sulla Terra quest’albero, trascinandolo con sédurante la sua caduta. In contrade sperdute si dà notizia superstiziosa che i rametti di

bagolaro, inavvedutamente utilizzaticome fondo o guarnizione in cestini difrutta o funghi, possano suscitare nei por-tatori, cattive visioniaccompagnate daalterazioni mania-cali del comporta-mento sessuale.

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Berretta del prete Euonymus europaeus (Celastraceae)È un arbusto o anche piccolo albero alto fino a6 metri. Le foglie, caduche, hanno lamina ellit-tica. Il frutto ha una forma caratteristica qua-drilobata di colore rosso corallo e ricorda, nellaforma, la berretta di un prete. In passato, i frut-ti essiccati e ridotti in polvere erano utilizzatinella lotta ai pidocchi. È specie eurasiaticaormai sempre più rara nel nostro paesaggio.

Betulla Betula pendula (Betulaceae)

Tipica dei paesi nordici, rappresenta la purificazione e la rinascita dopo il letargo inver-nale e, dunque, era un albero sacro. Il distacco della corteccia viene interpretato sim-bolicamente come cambio di vesti e di rinnovamento. Nelle regioni del Nord è la“Signora dei boschi” e un romantico scrittore dedicò alla fanciulla amata, morta peramore, questo verso: “Ombre dell’argentea betulla…fremono sul verde che copre la

tua tomba”. Nei secoli scorsi, i rami flessibilied elastici servivano per fustigare i ragazzinidelle scuole. Gli india-ni usavano la cortec-cia per ricoprire lecanoe e le tende. Illegno è molto utilizza-to per creare oggetti eutensili. Dalla corteccia, nei periodi di care-stia, si ricavava una farina commestibile ed,ancora oggi, si usa per produrre liquori.

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Biancospino Crataegus oxyacantha (Rosaceae)

È un albero impiegato nei giardini a scopo ornamentale per il profumo dei fiori e ilcolore rosso delle bacche che rimangono a lungo sui rami. È impiegato nella forma-zione di siepi, perché offre riparo ed alimentazione a molti uccelli ed altri animali. Èpresente spontaneamente nella macchia mediterranea. Pianta benefica per eccellenza,è l’emblema della speranza. I fiori immacolati sono spesso associati al culto di Maria,che avrebbe trovato rifugio in un suo cespuglio durante la fuga in Egitto. Pianta sacra,ricca di virtù e poteri, pare che protegga dai fulmini, tenga lontani serpenti e rospi.

Bosso Buxus sempervirens (Buxaceae)

È una pianta sempreverde che, quasi sempre, ha un portamento arbustivo. Occupa unvasto areale che va dalle coste atlantiche ai Balcani. È una specie spontanea in Europa

diffusa nelle pianure e nelle montagne fino a 2000 m dialtitudine. È una pianta ornamentale, apprezzata edimpiegata sin dall’antichità nelle dimore e ville nobilia-ri, nei giardini, parchi e nell’arredo urbano. Se c’è dasegnalare uno spazio importante troverete una pianta ouna siepe di bosso. Viene spesso impiegato in composi-zioni stravaganti e nell’arte topia-ria, poichè è resistente alle potatureanche radicali. Il legno è compatto,elastico e adatto a lavori di tornitu-ra e di intarsio. I frutti contengonosemi velenosi. È una pianta chepuò vivere oltre 500 anni.

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Caprifoglio Lonicera caprifolium (Caprifoliaceae)

È una pianta lianosa rampicantedai rami lunghi fino a m 6, comu-ne nei boschi, con fiori in gruppi di4-7 di colore giallo roseo, che fiori-scono dal mese di marzo fino a giu-gno in funzione dell’altitudine ebacche di colore giallo o arancio. Ilnome Caprifoglio deriva dal latinocaprifolium e fa riferimento allapredisposizione di questa pianta adarrampicarsi a tutto ciò che si trova

nelle sua immediate vicinanze e che ricorda, per questo, l’abilità d’arrampicarsi dellecapre. Famosa è anche la dolcezza del nettare del fiore, da cui deriva il significato attri-buito alla pianta e cioè dolcezza d’animo. Le tradizioni celte volevano che l’edera, ilcaprifoglio e il sorbo venissero intrecciati insieme in una corona e posti sotto i conte-nitori del latte per preservarne la salubrità.

Carpino bianco Carpinus betulus (Betulaceae)

È un bell’albero poco diffuso ma impiegato per le sue qualità ornamentali. Infatti, lasua varietà piramidale è abbastanza utilizzata per alberature stradali e viali importan-ti. Il legno del carpino è un ottimo combustibile ed è impiegato per fabbricare piccolioggetti. Il fogliame veniva usato anche come foraggio per il bestiame.

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Carpino nero Ostrya carpinifolia (Betulaceae)

Ha dimensioni più piccole di quello bianco, ma è più impiegato negli impianti forestalie nei rimboschimenti. Il legno è utilizzato come combustibile, avendo un notevole pote-re calorifico. È la pianta che resiste maggiormente ai danni provocati dagli incendi.

Carrubo Ceratonia siliqua (Leguminosae)

È un albero che vive nei paesi del bacino del Mediterraneo. Oggi è molto apprezzato perle sue doti ornamentali ed impiegato nei parchi, giardini e viali stradali. Nei secoli precedenti il suo frutto, le carrube, veniva usato per scopi alimentari ed è perquesto carico di leggende e memorie bibliche: San Luca disse al “Figliol Prodigo” che“avrebbe ben voluto riempirsi il ventre di carrube che mangiano i maiali”. SanGiovanni nel deserto si sarebbe nutrito di carrube e non di locuste, tant’è che ancoraoggi la pianta in Germania viene chiamata “L’albero del pane di San Giovanni”.

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Castagno Castanea sativa (Fagaceae)

È un albero maestoso e importante, parte integrante del nostro ambiente. Vive ad altitu-dini minime di 300-400 metri fino a 1500-2000 metri. Da sempre è considerato “l’albe-ro del pane”. Il legno è particolarmente pregiato e viene largamente impiegato per rea-lizzare botti, pavimenti, mobili. Le castagne hanno notevole capacità nutritiva. Vi sonomolti castagni celebri, soprattutto legati alla loro maestosità: sembra che Giovannad’Aragona si riparasse sotto la sua chioma e che vi sostasse insieme a cento cavalieri”.

Cedro dell’Atlante Cedrus atlantica (Cedrus)

È una conifera imponente, molto impiegata nei parchi, giardini e viali delle città.Originaria dei monti Atlas, di Algeria e Marocco. Le foreste di questi alberi costeggiava-

no il Mediterraneo sino allo stretto di Gibilterra,verso l’Oceano Atlantico. Sin dall’antichità e permolto tempo, quelle foreste sono state considerate ilconfine del mondo, oltre il quale esisteva l’infinito.

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Cedro dell’Himalaya Cedrus deodora (Cedrus)

È tra i cedri il più maestoso. È stato impiegato diffusa-mente a scopo ornamentale nei parchi, giardini e vialialberati. Il legno è profumato e resinoso ed è utilizza-to per fabbricare mobili, utensili ed oggetti in legno.

Cedro del Libano Cedrus libani (Cedrus)

È una conifera impiegata, come le altre varietà, a scopo ornamentale. Essendo origi-nario tra il Libano e Turchia e cioè al centro delle grandi civiltà dell’antichità, era con-siderato “l’albero dell’immortalità” e il suo legno era preferito per realizzare travi ededificare l’armatura dei templi e palazzi. Il legno, in virtù della resistenza e tenuta al

marciume derivante dall’umidità deiterreni e dagli agenti atmosferici, veni-va adoperato per fabbricare le dimoredei morti. In molte leggende, si narrache il legno di questo albero avrebbeprotetto i defunti.

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Cerro Quercus cerris (Fagaceae)

È tra le querce quella più impiegata nei parchie giardini avendo maggiori caratteristicheornamentali derivanti dal tronco dritto, dallachioma regolare e dalle foglie ruvide e peloseche, in autunno, rimangono attaccate ai ramifino alla primavera successiva.Le ghiande, abbastanzaamare, non sono apprezza-te dal bestiame; tuttavia, èimpiegato negli impiantiforestali per la produzionedel legno.

Ciliegio selvatico Prunus avium (Rosaceae)

Sono alberi molto utilizzati per le loro doti ornamentali. La pianta era assai apprezza-ta, sia per la leggiadria della sua fioritura simboleggiante la purezza, specchio del-l’ideale cavalleresco, l’elevazione spirituale e la grazia poetica, sia per il suo frutto car-noso rosso sangue. È simbolo della nobiltà della missione di colui che è pronto a dona-re la vita per l’onore e la verità. Cyrano di Bergerac non trovò più attraente una donnaquando, mangiata una ciliegia, ebbe la sventura di lasciare gocce di succo rosso sulmento. Ancora oggi è usanza in Giappone, nella cerimonia nuziale, offrire agli sposiun thè di petali di ciliegio per augurare la felicità e l’armonia nella loro unione.

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Cipresso Cupressus sempervirens (Cupressaceae)

È l’albero simbolo del bacino del Mediterraneo, poiché adorna esegnala luoghi importanti: chiese, viali, dimore, etc.. Ha forma slan-ciata, fogliame resistente ed aroma resinifero. È resistente alle tem-peste, vive nelle città e nelle campagne. La leggenda narra di unapianta capace di esorcizzare l’inafferrabilità della giovinezza e lafragilità di tutto ciò che è bello e desiderabile. L’ideale di bellezzaincarnata negli efebi, che crearono il mito di Cyparisso, leggiadronelle forme e innamorato di un cervo d’origine divina. Il destinovolle che, in una battuta di caccia, la freccia scoccata mancò il ber-saglio e ricadde sul cervo che spirò vici-no ad un albero di cipresso, il quale, daquel momento, portò il suo nome e ram-menta a tutti il dolore della perdita e dellutto. Nel tempo antico non si spiegava-no come fosse possibile che il cipresso,una volta morto, non rinascesse dai pol-loni come, invece, fanno altre piante.

Corbezzolo Arbutus unedo (Ericaceae)

È un arbusto sempreverde della macchia mediterranea, Oggi viene spesso impiegatocome arbusto ornamentale nei parchi, giardini e nella formazioni di siepi. I suoi frut-ti richiamano il colore e la forma delle fragole e, prima delle coltivazioni agrarie, è ser-vito come alimento per l’uomo primitivo dell’area mediterranea.

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Corniolo Cornus mas (Cornaceae)È un arbusto o piccolo albero spogliante che sta riguadagnando considerazione neidiversi impieghi: parchi, giardini e aree da rinaturare e consolidare. Le qualità orna-mentali risiedono nel colore del legno rossastro, dei fiori e dei frutti che, oltre ad esse-re commestibili, sono particolarmente decorativi. Il legno è uno dei più duri e pesantie veniva usato per realizzare vari utensili. I giavellotti romani erano di cornus o cor-num indicando allo stesso tempo albero e arma.

Cotogno Cydonia vulgaris (Rosaceae)

È una delle più antiche piante fruttifere conosciute che, solo da qualche tempo, vengo-no reintrodotte nei giardini e nei parchi per le sue qualità ornamentali e per il profu-mo dei frutti. Le “cotogne” possono essere anche molto grandi e, a maturità, assume-re un bel colore giallo brillante; se non colti possono rimanere appesi sui rami fino adinverno inoltrato. I frutti (piriformi o meliformi) dalla polpa acidula, sono apprezzatifreschi solo da pochi amatori, ma consumati soprattutto cotti nella notissima cotogna-ta. I frutti maturi un tempo venivano messi nella biancheria per profumarla. La paro-la marmellata deriva dal portoghese marmelho che significa mela cotogna.

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Faggio Fagus sylvatica (Fagaceae)

È un albero tipico del nostro paesaggio. È elegante e ne esistono alcune varietà, purpu-rea e pendula, che sono particolarmente indicate per colorare parchi e giardini. Illegno dei faggi trova diversi impieghi per la realizzazione di: botti, mobili, utensili enell’alimentazione del bestiame. Il faggio ha ispirato molti poeti antichi come Virgilioche inizia la sua prima Egloga con versi famosi: “O Titiro, tu che stai riposando sottol’ampia chioma del faggio…”. In greco Fagus significa mangiare e, dunque, i nostriantichi predecessori, dovettero vivere dei suoi frutti prima di coltivare la terra.

Farnetto Quecus frainetto (Fagaceae)

È una quercia maestosa, simile al portamento della Farnia e, tuttavia, più delicata infatto di clima e terreno. I venti forti, il gelo intenso e prolungato sono i suoi nemici. Illegno è di notevole pregio e le ghiande sono particolarmente gradite dal bestiame. Trale varietà di querce esistenti, è quella che ha le maggiori dimensioni delle foglie e, pertale ragione, viene utilizzata a scopi ornamentali.

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Farnia Quercus robur (Fagaceae)

È una quercia imponente, tipica e molto diffusa nel nostro paesaggio. Il legno ha anco-ra molte utilizzazioni: mobili, lavori edili e fabbricazione di utensili. Oggi, la Farniaviene reintrodotta nei parchi, nei giardini, nelle aree circostanti gli agriturismi a scopoornamentale ed è piantata negli impianti di arboricoltura da legno. In particolare, ilcosiddetto rovere, impiegato per la costruzione delle botti, è in realtà una farnia.L’albero è simbolo della fortezza, della durata per la sua longevità ed inalterabilità dellegno. In Francia, in Inghilterra e in Irlanda questo albero era sacro ai druidi, i qualilo veneravano insieme al vischio che cresce tra i suoi rami. Le ghiande, una volta, veni-vano torrefatte ed usate come surrogato del caffè.

Fillirea Phillyrea angustifolia (Oleaceae)Nelle sue varietà, angustifolia e latifolia,sono arbusti della macchia mediterranea e,per il loro fogliame scuro e persistente, sonoimpiegate a scopo ornamentale oltre chenella formazione di siepi frangivento.Meriterebbero una più diffusa considerazio-ne e utilizzazione poiché resistono anche aiventi marini. Il legno è duro, pesante edomogeneo. È un buon combustibile e forni-sce anche un ottimo carbone.

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Fico Ficus carica (Moraceae)È un albero o arbusto abbastanza diffuso nei climi miti ed è presente e coltivato nei giar-dini e vicino alle abitazioni. Sono noti i suoi dolci frutti considerati magici e dono degliDei; infatti, a quel tempo, ci si domandava come fosse possibile la presenza di frutti in unalbero che, apparentemente, non produceva fiori. Platone era soprannominato il“Mangiatore di fichi” tanto ne era ingordo; nella Genesi, si ricorda che Adamo ed Eva si“nascosero alla sua ombra e si coprirono con le sue foglie”. Era una pianta sacra pure aiGreci e fondamentale per la loro alimentazione, a tal punto che il commercio di fichi eraregolato da un’apposita autorità i cui rappresentanti erano i Sicofanti, incaricati di denun-ciare chi contravveniva alla legge... Il termine si è evoluto come sinonimo di delatore.

Frangola Rhamnus frangula (Rhamnaceae)

È una delle specie più importanti e tipica delle nostre macchie. La chioma è irregolare eglobosa. Il legno era impiegato per lavori di tornitura e per fabbricare i cerchi delle botti.

È usata in farmacopea, avendo proprietà lassative ma,se presa in dosi elevate, può risultare tossica. La lungafioritura della frangola è apprezzata dalle api le qualiproducono un ottimo miele.

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Gelso bianco Morus alba (Moraceae)

È un albero che, lentamente, sta riconquistando uno spazio per le sue caratteristicheornamentali: “l’albero d’oro” come era definito nei secoli passati per il suo impiegonella produzione della seta. La leggenda narra che due monaci del monte Athos, inviati da Giustiniano, portaronoda Bukara i semi del prezioso albero e le uova dell’insetto (Bombyx mori L.), nascostiin canne di bambù.

Frassino Fraxinus excelsior (Oleaceae)È molto frequente nella nostra penisola ed è particolarmente elegante in parchi e giar-dini. Sin dai tempi più remoti, le foglie sono servite quale alimento per il bestiame.Negli ultimi anni, è stato usato negli impianti forestali per la produzione del legno cheè pregiato e con il quale si realizzano racchette da tennis, raggi delle ruote, mazze dagolf, etc.. Viene usato nella fabbricazione di mobili.

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Gelso nero Morus nigra (Moraceae)

È un albero apprezzato per le caratteristiche ornamentali e, rispetto al gelso bianco, peri frutti più grossi, lucidi e succosi, di colore violaceo. La leggenda narra che, sotto i suoirami, si uccisero Piramo e Tisbe e, del loro sangue, si colorarono le more carnose, il cuisucco rossastro testimonierebbe il loro tragico amore.

Ginepro comune Juniperus communis (Cupressaceae)

È un piccolo albero o arbusto cespuglioso a seconda delluogo in cui vive, ed è diffuso in molte aree della penisola.Il legno odoroso è stato impiegato per lavori di tornio, mati-te, piloni. Le bacche nere o azzurrognole aromatizzanopiatti tipici e conserve, ma anche bevande tra cui il gin. Ilginepro rosso si presta maggiormente, invece, per la suacapacità di ricoprire terreni sabbiosi e di consolidamento.Sin dai tempi dei Greci e dei Romani, è stato utilizzato persculture ed intagli. Le bacche sono distillate per ricavare olibalsamici. Esistono numerosissi-me varietà impiegate nei giardini eparchi a scopo ornamentale, perbordure, per coperture di scarpateoltre che di terreni impervi e performare siepi.

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Ginestra dei carbonai Cytisus scoparius (Leguminosae)

È una arbusto sempreverde con una brillante fioritura gialla, tipica dei pendii dellenostre colline e delle aree non più coltivate. Sin dall’antichità, il suo legno è servito allarealizzazione del carbone ed è un ottimo combustibilee, per questa caratteristica, è

molto impiegato nella produzionedi biomasse. Il forte apparato radi-cale è utile al consolidamento dellescarpate e, come tutte le legumino-se, rilascia azoto nel terreno.Recenti studi hanno dimostrato chele fibre vegetali della ginestrapotrebbero trovare un largo impiegonella realizzazione di importantimateriali industriali compositi, insostituzione della plastica.

Giuggiolo Zizyphus jujuba (Rhamnaceae)

È un piccolo albero proprio del bacino orientale delMediterraneo e non molto diffuso nella nostra peni-sola. Ha un tronco che spesso diventa tortuoso e ramiintrecciati e ricurvi, con piccole spine. Le qualitàdella pianta si stanno lentamente riscoprendo per lesue doti di utilità e, in virtù delle caratteristiche orna-mentali, viene piantata nei giardini e nei parchi. Ilfrutto è una bacca commestibile, astringente, dolceacidula fin quando ha una colorazione verde conpiccole macchioline marroni. Diventa zuccherinasolo quando è ad uno stadio di strama- turazione,allorché assume una completa colorazione marrone.L’albero era conosciuto sin dall’antichità e coltivatodai Romani. Secondo Plinio, giunse a Roma dallaSiria nei primissimi anni dell’era cristiana.

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Ippocastano Aesculus hippocastanum (Hippocastanaceae)

È una delle piante ornamentali più diffusa in Europa e, nelle sue varietà a fiori rossi orosati, è impiegato nei giardini, nei parchi e nella realizzazione di viali alberati. Lapianta è minacciata, purtroppo, dall’ inquinamento delle città. Il legno non ha pregioe i frutti, simili alle castagne non sono commestibili. Tuttavia, venivano usati per cura-re il raffreddore dei cavalli e, tenuti in tasca, anche per curare il raffreddore degliumani e… qualcuno ci crede!

Kaki Diospyros kaki (Ebenaceae)

È un piccolo albero originario della Cina; è coltivato sin dall’antichità e, in Europa,dalla seconda metà dell’Ottocento, è piantato nei parchi e nei giardini per le sue note-voli doti decorative ed ornamentali. Il portamento eretto del tronco e la chioma ton-deggiante, nel susseguirsi delle stagioni, trasforma il fogliame dal verde scuro ad unrosso arancio brillante. I suoi voluminosi e gustosi frutti da verdi assumono a matura-zione una bella colorazione arancione e possono pendere dai rami anche in inverno.

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Larice Laryx decidua (Pinaceae)

È una delle poche conifere che perde le foglie nel periodo invernale. La pianta è parti-colarmente usata per rimboschimenti d’altissima quota. In alta Val Brembana, doveesistono alcune tra le più belle colonie di vecchi larici, si tramanda la leggenda di unapastorella che, colta dal sonno, s’addormentò sotto un larice e, quando si svegliò, siritrovò ricoperta di minutissimi aghi di un bel colore oro, sicché la massa dei suoicapelli neri s’era trasformata in una splendida cascata di riccioli biondi. Decise di pre-sentarsi al suo fidanzato pensando di fargli una gradita sorpresa, ma egli non la rico-nobbe e la ripudiò. Delusa, fuggì verso il Vendullo, un vallone dalla fama sinistra dove

scomparve travolta da una valanga. Quandol’innamorato si accorse dell’errore, coltodalla disperazione, impazzì, prese una pietra,la conficcò nel tronco di un larice. Quel vec-chio larice cam-peggia ancora làsul pendio nei pres-si della casera diMonte Colle.

Leccio Quercus ilex (Fagaceae)Ha oggi un notevole impiego come pianta sempreverde ornamentale, in viali, giardinie parchi. La leggenda vuole che il suo legno venne usato per costruire la Croce di Cristoe, tuttavia, è anche un albero privilegiato perché contribuì alla sua redenzione.

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Maggiociondolo Laburnum anagyroides (Leguminosae)

Detto anche Avorniello, è un piccolo albero di grande effetto ornamentale per i vistosigrappoli di fiori e, per questa ragione, è molto impiegato nei parchi e nei giardini. Illegno è resistente e duro ed è utilizzato per costruire sedie, cerchi di botti e strumentimusicali a fiato. Tutta la pianta è velenosa. La tragedia del Vajont è l’immagine piùcruda del deturpamento provocato dall’uomo ma, anche in quella tragedia, vi è unabreve storia d’amore fra una betulla ed un maggiociondolo che cercavano invano dibaciarsi piegati dal vento: “…fu il Vajont che li unì. Strappati e trascinati via dall’ac-qua, si toccarono per un breve istante. Così, prima di morire, anche il maggiociondo-lo ebbe un po’ d’amore, mentre dalle rive sparivano altri alberi, la gente, e la gioia divivere, e tutto quello che ci aveva fatto sperare in un futuro migliore”.

Melograno Punica granatum (Rosaceae)

È un piccolo albero e, talvolta, arbusto spesso rami-ficato e contorto. Dopo un periodo di oblio, questoalberetto è oggi particolarmente apprezzato per lesue doti ornamentali e, spesso, esemplari secolarisono reintrodotti nei giardini e nei parchi. Del resto,è una delle piante che sin dall’antichità è coltivataper i fiori e per i frutti. Omerone parla come di un fruttocomune. Sono famosi i versi diPascoli del “melograno, a cuitendevi la pargoletta mano…”

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Mandorlo Prunus amnygdalis (Rosaceae)

Era considerato già nel 1000 a.C. dai Frigi dell’Asia Minore come il sacro albero della vitaperché i fiori sono i primi a comparire dopo l’inverno. I Greci credevano che Fillide, sposadi Demofonte, re di Atene, fosse stata trasformata in un mandorlo dagli Dèi dopo che si erauccisa, perché credeva di essere stata abbandonata dal marito. Consideravano l’albero unsimbolo di fertilità. Notissimi sono i mandorli della Valle dei Templi, presso Agrigento, checonferiscono alla valle stessa un fascino particolare nel periodo della loro fioritura.

Melo Malus domestica (Rosaceae)

È l’albero della tentazione: nella sua undicesima fatica Ercole riuscì ad impossessarsi deipomi d’oro che crescevano nel giardino delle Esperidi; quando gli Dèi dell’Olimpo invec-chiavano, mordevano una mela per recuperare la gioventù; fu a causa di una mela(donata da Paride a Venere) che scoppiò la guerra di Troia. È nota la mela che indusseAdamo ed Eva ad addentarla, nonostante il divieto divino e, quindi, è divenuta anche ilsimbolo del male e delle cattive tentazioni. Di buono si può affermare che Newton intuìla legge di gravità quando, mentre riposava sotto la pianta… cadde una mela.

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Nespolo giapponese Eriobotrya japonica (Rosaceae)

È una pianta originaria di Cina eGiappone. La sua coltivazione è stata intro-dotta in Europa da un paio di secoli ascopo ornamentale e per la produzione difrutta. Predilige climi miti, soprattutto per-ché, avendo fioritura autunnale, le gelaterenderebbero sterili i fiori. Le piante dinespolo giapponese vengono talvolta colpi-te da una particolare malattia batterica,chiamata generalmente “colpo di fuocobatterico”. Le parti della pianta colpite da

questa malattia vanno prontamente potate e bruciate, per impedire che i batteri si dif-fondano, pena la morte delle piante colpite.

Nocciolo Corylus avellana (Corylaceae)

È una delle piante spontanee che vivono nel nostro paese. Assume un portamento tipi-camente arbustivo, irregolare, con fusti sottili e molto ramificati. È coltivato per la pro-duzione dei suoi frutti tondi o allungati e molte varietà sono coltivate a scopo orna-mentale: Nocciolo a fogliame rosso, o la varietà “Contorto”. La nocciola è impiegatain alimentazione e nella cosmesi. Albero della fecondità, di buon augurio e benedetto.In Germania venivano offerte nocciole alle spose novelle; era credenza popolare che chiavesse vicino questa pianta, non venisse mai colpito dai fulmini.

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Noce Juglans regia (Juglandaceae)

È un grande albero che ha notevole impatto ornamentale e di interesse economico. Èpresente e diffuso in tutta la penisola. Oggi viene coltivato sia per la produzione delfrutto, che per la produzione del legno che, come è noto, è pregiato e di facile lavora-zione. Inoltre, dal frutto non ancora maturo, si prepara un liquore, il nocino, moltoapprezzato e riscoperto in questi anni. Al noce sono legate leggende e riti pagani, poi-ché è stata sempre una pianta di “casa”. Le streghe fuggivano al rogo trasformandosiin noce. I Longobardi svolgevano la festa della pubertà sotto la chioma dei noci.

Olmo campestre Ulmus minor (Ulmaceae)

È un albero tipico dell’ambiente italiano e diffuso in tutte le regioni. Tuttavia, a partiredagli anni Trenta, un fungo micidiale ha portato alla quasi sua scomparsa. Recenti studihanno permesso di dare vita ad alcuni cloni immuni al fungo e, dunque, si spera di rein-trodurlo massicciamente nelle città e nelle campagne. Molti poeti antichi citano gli olmiquale pianta sepolcrale: “dove hanno sede i sogni vani che stanno affissi sotto le sue foglie.Un olmo vigilava le porte degli inferi che Enea stava per varcare, mentre di olmi frondosi

era formato il tumulo che Achille eres-se in onore di Eezione, da lui stessoucciso. L’olmo è citato spesso nell’anti-chità per l’utilità del legno e delle pro-prietà medicinali. Per alcuni, l’olmo fuil primo ad apparire sulla terra perdonare all’uomo il fuoco. Infatti, le sueradici secche, opportunamente strofi-nate, consentono di creare il fuoco.

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Olmo del Caucaso Zelkova carpinifolia (Ulmaceae)

Albero alto fino a 30 m, con chioma espansa, regolare, sorretta da rami a portamentoarcuato verso l’esterno. Il tronco è dritto, robusto, completamente ramificato a brevedistanza dalla base, profondamente scanalato e rivestito di una scorza opaca, rugosa.Le foglie sono glabre e di colore verde intenso su entrambe le pagine.

Olmo montano Ulmus glabra (Ulmaceae)

È un albero originario dell’Europa, diffuso in tutto il continente. È presente nellaPenisola italiana, privilegiando quote da 400 a 1300 metri di altitudine. È un alberolongevo. Famoso è l’esemplare che si trova nell’Appennino bolognese, presso ilSantuario della Madonna dell’Acero, che pare superi i 1500 anni d’età.Il legno è pregiato, richiesto per la creazione di strumenti musicali ad arco, per la fab-bricazione di mobili, per il rivestimento di pareti, di pavimenti, etc..I ceppi e le escrescenze legnose erano assai ricercati per farne tabacchiere. Dalla linfadel tronco si ricavano sostanze zuccherine analoghe a quelle della canna da zucchero,ma un prelievo eccessivo nuoce all’esistenza stessa dell’albero. Le foglie costituisconoun ottimo foraggio per capre e pecore.

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Ontano bianco Alnus incana (Betulaceae)

È una pianta che, con le sue radici, si ancora al suolo rendendolo più stabile. Il legnoresiste bene alla sommersione in acqua e viene utilizzato per palificazioni oltre che perlavori di intaglio e al tornio. Il legno fornisce un carbone con cui si prepara polverepirica. Le foglie sono un alimento per il bestiame.

Ontano napoletano Alnus cordata (Betulaceae)

È una pianta propria dell’Italia Meridionale e della Corsica e si differenzia dalle altrespecie che sopportano i climi freschi e il gelo, questa predilige climi e luoghi più miti.Le foglie sono verdi e lucenti e finemente seghettate; le infruttescenze sono più lunghedegli altri ontani. Per queste caratteristiche talvolta è piantato nei parchi.

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Ontano nero Alnus glutinosa (Betulaceae)

Come tutti gli ontani, ha un’importanza notevole poiché le sue radici hanno la capa-cità di fissare l’azoto ed è, per questa ragione, utilizzato nei rimboschimenti, nelleopere di rinaturazione di aree degradate e per consolidare terreni franosi. Gli ontanisono certamente stati usati dall’uomo primitivo per costruire le palafitte.

Palma nana Chamaerops humilis (Palmae)

Questa specie è l’unica palma che nasce spontanea in Europa, diffusa lungo i litorali soleg-giati e caldi ed è una tipica pianta della flora mediterranea. La “Palma di San Pietro” trovalargo impiego come pianta ornamentale nei giardini delle città prossime al mare. Le foglie,ridotte in strisce sottili, servono a preparare cestini, stuoie, borse e sottocoppe e, come ricor-da Marziale, per fabbricare scope. Sempre dalle foglie, si ricava il “crine vegetale” dopo

averne separato le fibre più grossolane. Secondo una ver-sione accreditata, si narra che per fare la croce delSignore furono impiegati quattro legni, ad ognuno deiquali venne attribuito e associato un preciso significato:al Cedro l’incorruttibilità, al Cipresso il lutto, alla Palmanana l’identificazione con la fenice e all’Ulivo la consa-crazione, l’“Unto” del Signore, ilMessia. La palma è da allora indi-cata come la pianta della resurre-zione e tutt’oggi ha un grandevalore simbolico nelle festivitàdella Pasqua.

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Pero Pyrus communis (Rosaceae)

È originario dell’Asia minore ed è molto rustico. Si dice che, un giorno di tanti anni fa,in Campania, un frate questuante, durante il suo giro, bussò al portone di una villa.Ricevuto l’obolo, nell’attraversare la campagna, il francescano s’imbatté in alcunicontadini che erano intenti ad abbattere un pero. Interrogati dal monaco sul perché diquel loro lavoro, risposero che l’albero non dava frutti ormai da diverse stagioni e cheera giunto il tempo di metterlo al fuoco. Il religioso consigliò loro di lasciarlo vivereancora qualche anno perché era bene avere pazienza. Sbigottiti da quelle parole, i con-tadini ripiantarono il pero. L’estate seguente i rami di quell’albero erano carichi difrutto. Fino a pochissimi anni or sono l’albero produceva ancora pere.

Orniello Fraxinus ornus (Oleaceae)

È un albero o arbusto con rami ascendenti e chioma arrotondata ed è abbastanza pre-sente nella penisola. È poco impiegato nei giardini e parchi. Tuttavia, praticando unaincisione nel tronco dell’Orniello, sgorga la “manna” che si rapprende a contatto conl’aria e dalla quale si estraeva la mannite utile per le proprietà emollienti e rinfrescan-ti. Il legno ha quasi le stesse qualità e gli usi del frassino.

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Pesco Prunus persica (Rosaceae)

Deve il suo nome alla sua zona d’origine, la Persia ed in molte zone italiane i suoi fruttisono ancora chiamati persici. Ad Andora, nel savonese, la Chiesa di S. Giovanni presentaun particolare curioso: la porta di accesso si apre verso monte, voltando le spalle al paese.La leggenda più accreditata vuole che il Papa mandò un Nunzio Apostolico che venne peròucciso dagli Andoriani, accecati dall’ira; il Papa decretò allora l’apertura della porta versoil monte, in segno di lutto e scomunicò Andora. A causa della scomunica, vi fu un’inva-sione di formiche che divorarono tutto, anche i bambini nelle culle. Un giorno miracolo-samente su un pesco fiorì e maturò una pesca, portata immediatamente al Papa, in segnodi perdono. Il Papa revocò allora la scomunica e la situazione tornò nella normalità.

Pino d’Aleppo Pinus halepensis (Pinaceae)

È una conifera che a volte ha un portamento eretto e a volteabbastanza contorto. È un albero che cresce abbarbicatoalle rocce e che si affaccia sul mare in posizioni abbastan-za ardite. È in assoluto il pino più diffuso del Mediterraneo,essendo anche quello che ha meno necessità di coltivazio-ne. Il legno è duraturo e pesante. Laresina che si ricava è quella di migliorequalità delle altre conifere. Alcune varietà, brevifolia, rotundatasono impiegate a scopo ornamentale.

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Pino domestico Pinus pinea (Pinaceae)

È una grande conifera tipica dell’ambiente mediter-raneo con la sua forma ad ombrello. Ispiratore dipoeti, pittori e musicisti, il pino rappresenta un ele-mento familiare del paesaggioitaliano. Il legno molto resino-so è resistente all’umidità. Oltread essere usato in falegname-ria, serve alla produzione dellacellulosa. I pinoli sono usati inmigliaia di ricette culinarie.

Pino Himalayano Pinus excelsa (Pinaceae)

Originario dei monti dell’Himalaya, dove occupa zone poste tra i 2000 e 3000 metri dialtitudine, fu introdotto in Europa dal Nepal nel 1823.

È un albero di prima grandezza che raggiunge la rag-guardevole altezza di 45 metri, impiegato nei parchi egiardini per la sua particolare eleganza e per la resistenzaai parassiti fungini. La chioma è espansa e conica, i ramiaperti e pendenti. Le pigne sono lunghe cm 15 leggermen-te incurvate e le foglie aghiformi sono sottili, piuttostolunghe fino cm 28 e di colore verde-bluastro. Il legno è duro e resistente enel paese d’origine è impiegato nel-l’edilizia e nella fabbricazione ditavolame. Dalle radici si estrae un’es-senza che veniva usata come insettici-da nelle risaie.

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Pino marittimo Pinus pinaster (Pinaceae)

È una conifera molto diffusa nel bacino mediterraneo ed è stato utilizzato nei rimbo-schimenti dei litorali. Infatti, è resistente alla salsedine ed è impiegato per formare bar-riere frangivento. Oltre al legno, fornisce una resina pregevole e, come estratto natura-le, un eccellente antiossidante.

Pino nero Pinus nigra (Pinaceae)

Deve il nome alla chioma fitta e di colore verde scuro. Può sopportare i venti ricchi disale e l’inquinamento e, perciò, viene spesso utilizzato come frangivento o come scher-mo intorno agli stabilimenti industriali. Assieme al Cedrus atlantica e al Pinus pinea,il Pinus nigra è la conifera che viene spesso utilizzata per la microrrizzazione delleradici, inoculando spore di tartufo bianchetto, brumale o marzuolo

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Pino silvestre Pinus sylvestris (Pinaceae)

È una grande conifera diffusa in tutta Europa. Il legno èdi ottima qualità ed è impiegato nella fabbricazione deimobili. Dalle gemme si estrae un olio essenziale impiega-to nella cosmesi. Dalle pigne fermentate con grappa e zuc-chero si ricava un ottimo liquore.

Pioppo bianco Populus alba (Salicaceae)

È un grande albero a portamento eretto; si ricordano le sue varietà con la corteccialiscia e biancastra e con foglie argentate. È piantato a scopo ornamentale nei parchi enei giardini, per la sua maestosità e la bellezza del tronco. Non rilascia la lanugine edoggi è più spesso impiegato nei rimboschimenti delle fasce ripariali ed è usato ampia-mente per la realizzazione delle paste di cellulosa.

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Pioppo cipressino Populus nigra var. Italica (Salicaceae)

È un grande albero presente nella nostra penisola. La chioma ècolonnare, stretta ed affusolata. È impiegato nei giardini e neiparchi; è utilizzato ampiamente in filari presso le nobili ville elungo i viali. Ancora oggi sfila eretto lungo i fiumi e canali. Isoggetti maschi non rilasciano lanugine. Stendhal ne ammira-va l’eleganza, Napoleone lo preferiva ad altri alberi. Per la suafacilità a radicare e crescere rapidamente, era considerato unalbero magico e simbolo della vita. Nelle feste popolari i ramidovevano toccare il terreno per attingere vitalità e forza ed esse-re distribuiti per piantarli in un campo di lino: se radicavano lalocalità era considerata benedetta.

Pioppo nero Populus nigra (Salicaceae)

Tutta la famiglia dei pioppi è parte integrante del nostro paesaggio e il pioppo nero èquello più diffuso spontaneamente nel nostro ambiente. È il pioppo femmina che rila-scia la lanugine bianca che spesso ricopre il terreno. Il legno è stato usato per il carbo-ne vegetale, la radica è stata adoperata dagli intarsiatori. I Romani usavano le fogliecome foraggio e usavano conservare nella segatura molti frutti. Sembra che nel 1898,nell’intrigo delle radici di un pioppo abbattuto, fu ritrovata una lapide incisa da navi-gatori scandinavi che portasse la data del 1362, testimonianza di un approdo in terraamericana 100 anni prima di Colombo.

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Pioppo trèmolo Populus tremuloides (Salicaceae)

È un bell’albero con tronco dritto coronato da una chioma sorretta da rami ascenden-ti. Le foglie hanno un lungo picciolo che permette loro di “tremolare ad ogni alito divento”. I pioppi, oltre alla produzione della cellulosa, sono oggi fortemente impiegatiin impianti che servono alla produzione di biomasse e quale combustibile per reperirenuove fonti energetiche.

Platano Platanus orientalis (Platanaceae)

È un albero imponente impiegato a scopi ornamentali per parchi, viali e grandi giar-dini. Racconta Erodoto che Serse incontrò Lidia nei pressi di un platano, così grande emaestoso, che vi rimase un giorno a riposare alla sua ombra e ad ammirarlo. Quandolevò il campo, fece appendere ai suoi rami bracciali e gioielli preziosi. Plinio ricordaun platano della Licia con il tronco cavo ed ampio, che era capace di ospitare una ven-tina di persone. Sotto un platano, Ercole uccise l’Idra di Lerna; all’ombra di un plata-no Socrate filosofava ed Ippocrate insegnava medicina.

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Robinia Robinia pseudoacacia (Leguminsae)

È un albero proveniente dagli Stati Uniti, che in duecento anni si è diffusamente inse-diato nel nostro paese. La sua resistenza, le poche esigenze e l’adattabilità al clima e alterreno, ne fanno una pianta infestante che rischia di soppiantare le altre piante tipi-che del nostro paesaggio. L’albero, tuttavia, fissa l’azoto atmosferico, migliora i terrenipoveri ed è un ottimo combustibile. Per la sua abbondante presenza, il legno trovalargo uso nella realizzazione di utensili agricoli. I fiori sono appetiti dalle api e se nericava un ottimo miele. Sulla robinia sono state create delle varietà da innesto come la“Casque rouge”, la “Hispida rosea”, la “Tortuosa” e la “Pyramidalis” che sono impie-gate nei giardini e parchi per le loro fioriture e le qualità ornamentali.

Roverella Quercus pubescens (Fagaceae)

È tra le querce quella più diffusa nel nostro Paese e, spesso, è usata oltre che a scopoornamentale, negli impianti di arboricoltura per la produzione del legno. Quest’ultimoè molto duro e resistente all’acqua. Le ghiande sono impiegate per l’alimentazione del bestiame.

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Salice bianco Salix alba (Salicaceae)

Come tutti i salici, predilige i terreni umidi e freschi. Nasce e vive spontaneamente eprevalentemente lungo i corsi d’acqua. I rami sono usati per confezionare ceste e per-tiche. I salici consolidano i terreni franosi e le ripe. I rami flessibili ed elastici veniva-no impiegati per legare le viti e realizzare ceste. Il legno è usato oggi per produrre pastada cellulosa e, in Olanda, serve a fabbricare gli zoccoli tradizionali.

Rovere Quercus petraea (Fagaceae)

È un albero imponente e, tuttavia, di grande importanza per le qualità ornamentali eper il legno particolarmente pregiato. Per questa ragione, in passato è stato largamen-te utilizzato, fino a ridurne considerevolmente la presenza nel nostro Paese. È l’alberodella “tradizione marinara”; di rovere erano le caravelle di Colombo; la pianta tenevaalla larga streghe e diavoli. Di rovere era la foresta bretone di Paimpol, dove Merlinoaveva la sua dimora: chi si addentrava in questo bosco incantato, ne usciva vecchissi-mo, senza la cognizione del tempo trascorso.

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Salice odoroso Salix pentandra (Salicaceae)

È così chiamato per il buon profumo che emanano le foglie giovani, leggermente resi-nose. In Italia è diffuso sulle Alpi fino ai 2000 metri di quota, in zone paludose o torbo-se, e ai bordi degli stagni o dei torrenti. Gli ebrei celebravano con esso la festa delle capan-ne per ricordare l’affrancamento dalla schiavitù egiziana, come ricordato nel Levitico.

Salice piangente Salix babylonica (Salicaceae)

È un bell’albero inconfondibile, i cui rami penduli e ricadenti dalla chioma arrivanoa toccare terra. È ampiamente usato nei parchi, nei giardini e lungo i corsi d’acqua.Il nome babylonica deriva, secondo le interpretazioni, dal sentimento di rimpiantodella patria perduta dagli ebrei che, ridotti in schiavitù a Babilonia, appesero sui ramidei salici le loro arpe.

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Salicone Salix caprea (Salicaceae)

Per il suo carattere pionieristico, è utilizzato nella rinaturazione ambientale. Anch’esso tipico delle zone umide e vicine ai torrenti, è stato coltivato pure per la sali-cina, estraibile dalla corteccia, sostanza febbrifuga per antonomasia.

Sambuco comune Sambucus nigra (Caprifoliaceae)

Vive ad un’ altitudine di 900-2000 metri ed è un arbusto che si differenzia da quellocomune perché è più piccolo e i frutti sono drupe di 4-5-mm di colore rosso scarlatto,che conferiscono alla pianta un aspetto molto decorativo ed ornamentale. Le drupecontengono vitamine con le quali si preparano sciroppi per curare raffreddori edinfluenze. Dalla fermentazione e distillazione si ricavano bevande alcoliche.

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Sambuco montano Sambucus montano (Caprifoliaceae)

È un piccolo arbusto diffuso e tipico della nostra penisola. Emana un odore acre e pun-gente. Il legno non ha particolare valore ma il midollo viene usato nella tecnica micro-scopica. I frutti di color nero violaceo, al pari della corteccia, servono a preparare decot-ti purgativi e curativi dei reumatismi e delle affezioni respiratorie. In molti paesi, i frutti sono usati per preparare marmellate; le infiorescenze seccatemesse in infusione con il vino conferiscono un eccellente gusto di moscato. Gli stessifiori servono a preparare frittate. Le foglie seccate e polverizzate servono a combattere iparassiti delle piante.

Sequoia Sequoiadendron gigantea (Taxodiaceae)

È una conifera originaria della Sierra Nevada californiana,e vive fino a 2000 m di altitudine.Albero di prima grandezza per le altezze che raggiunge(oltre 100 m), per la massa legnosa imponente e per la lon-gevità straordinaria.Fu introdotta in Europa nella seconda metà dell’Ottocento eoggi non è infrequente trovarla negli orti botanici e in moltiparchi. La più grande sequoia si trova in California con ilnome di “General Grant”; è alta 80m con una circoferenza del tronco di24 m ed un peso calcolato di 2000tonnellate. Possono vivere fino a3000 anni . Il legno non trova impie-go essendo leggero e fragile.

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Sofora Sophora japonica (Leguminosae)

Originaria della Cina, fu introdotta nel 1747 in Europa. È un albero molto impiegatoa scopo ornamentale nei parchi, giardini e viali alberati. La ramificazione è contorta epiangente. I fiori, tardivi e profumati, la rendono appetita dalle api e affascinanteanche in inverno. Resiste all’inquinamento. I fiori e i frutti contengono una sostanzacolorante gialla usata per tingere le sete. La varietà “Pendula” è molto decorativa e dif-fusa nei giardini.

Sorbo degli uccellatori Sorbus aucuparia (Rosaceae)

È un albero di medie dimensioni presente nei boschi europei. Oggi è di nuovo pianta-to, poiché tutti gli uccelli sono ghiotti dei frutti. Il duro e compatto legno è impiegatoper lavori al tornio e di intaglio. Nei paesi nordici (Norvegia, Svezia e Scozia) era con-siderato un albero magico: i suoi rami, carichi di frutti, erano usati per scongiurare lacattiva sorte e cacciare le streghe.

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Sorbo domestico Sorbus domestica (Rosaceae)

È un piccolo albero con una fitta chioma piramidale e, nella penisola, la sua presenza èormai abbastanza ridotta. Già in epoca romana dai suoi frutti, dopo aver subìto un pro-cesso di fermentazione, si ricavava un apprezzato “vino di sorbe”. Successivamente illegno compatto e resistente venne utilizzato per costruire ingranaggi, carrucole ed ele-menti per pianoforte. Oggi la coltivazione in giardino, per curiosità o per ornamento,avviene per innesto sul pero o sul cotogno, per ottenere frutti migliori e in più breve tempo.

Spino di Giuda Gledistsia triacanthos (Leguminosae)

È un albero proveniente dagli Stati Uniti insediatosi in Europa a partire dal XVIII secolo.Viene impiegato a scopo ornamentale nei parchi, nei giardini e lungo i viali. La caratte-ristica principale è che il tronco e i rami sono ornati di lunghe e robuste spine e che suirami, leggermente penduli, si formano dei grandi baccelli che persistono sulla pianta pertutto l’inverno. Il legno durissimo veniva impiegato per costruire attrezzi agricoli e perrealizzare i pioli delle scale.

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Sughera Quercus suber (Fagacea)

È una delle querce sempreverdi del clima mediterraneo che oggi viene utilizzata epiantata in esemplari secolari nei parchi e nei giardini, anche a scopo ornamentale. Illegno non ha grande valore. Nei primi anni, la corteccia è liscia e, dopo trent’anni, èspessa e spugnosa; dopo opportune asportazioni e trasformazioni, si ricava il sugheroche è stato usato sin dall’antichità. I Romani usavano il sughero per le suole delle scar-pe e, dalla macerazione della corteccia, come quella di tutte le querce, veniva ricavatol’acido tannico, che serviva alla concia delle pelli e alla tintura dei tessuti. Da tempo èampiamente coltivato a scopo industriale. Nonostante i tentativi di usare la plastica,non è immaginabile una bottiglia di buon vino senza un tappo di sughero.

Susino Prunus domestica (Rosaceae)È pianta sacra e benaugurante nell’estremo Oriente, di cui è originario. Il legno di tuttii Prunus ha un durame rossastro e un alburno bruno pallido. È duro e denso e, se luci-dato, dà buoni risultati. Nel Gargano la “ciaramella”, strumento musicale tipico afiato, è appunto di susino.

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Tasso Taxus baccata (Taxaceae)

È un albero longevo e ad accrescimento lento. Vi sono esemplari che hanno un’ età di2000 anni con 5 m di circonferenza di tronco. È’ impiegato nei parchi e giardini perl’effetto ornamentale degli esemplari adulti. Il frutto è formato da un involucro verde che, a maturazione, assume un vivace colorerosso, all’interno del quale esiste un seme particolarmente velenoso. È detto “albero dellamorte” poiché i rami e le foglie sono tossiche. Il legno è ricercatissimo e veniva utilizza-to per costruire gli archi, oltre che impiegato in lavori di tornio e per mobili di lusso.

Tiglio nostrano Tilia platyphyllos (Tiliaceae)

È una pianta profumata impiegata nei parchi, giardini, viali. Il tiglio è l’albero delladolcezza, dell’amicizia e della fedeltà. I greci lo utilizzavano molto per le sue qualitàterapeutiche: corteccia, foglie e giovani rami hanno proprietà calmanti e digestive. Ilmiele di tiglio è uno dei migliori. Nel Medio Evo e in alcune zone della Germania veni-va considerato l’albero del giudizio e il suo nome era sinonimo di tribunale. Sotto l’al-bero si conversava ed è per questa ragione che spesso i luoghi di incontro, come le piaz-ze, venivano adornate con i tigli.

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Vive in Nordamerica in luoghi dove è densa l’umidità atmosfe-rica. Fu importato in Europa nella metà del 1500.È un albero ornamentale, spesso impiegato nei parchi e giardi-ni. Il legno, tenero e leggero, era usato prima dell’avvento dellefibre di vetro per costruire imbarcazioni. Il legno è rossastro eduro, pesante ed omogeo ed è impiegato in ebanisteria e perlavori di tornio. La pianta è molto tossica e questa sua caratte-ristica è conosciuta da almeno 200 anni.La pianta contiene un’ essenza aromati-ca, la thuyone, dal potere fortementeconvulsivo. A questa essenza si riconosceil potere diuretico ed effetti sedativi.Inoltre, si utilizza in cure fitoterapichecontro le malattie reumatiche, nevralgiee per curare le verruche.

Tuia Tuja occidentalis (Cupressaceae)

Vallonea Quercus vallonea (Fagaceae)

È una quercia molto più piccola delle altre e vive nel clima mediterraneo. Nel nostroPaese è quasi scomparsa e sarebbe necessaria un’azione di reintroduzione nel territorio.Le ghiande piacciono al bestiame, e il legno è solido e duro. Nella mitologia greca que-st’albero era consacrato a Giove e, dunque, personificava Dio stesso. Il suono prodottodalle sue fronde manifestava la volontà di Giove.

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Vimine Salix Viminalis (Salicacee)

È un piccolo arbusto con foglie abbastanza lunghedi colore argenteo nella pagina inferiore, con unafitta peluria, mentre in quella superiore sono gla-bre e di un bel verde intenso.Come tutti i salici, predilige terreni freschi edumidi ed è comune in tutta Europa.Il vimine, assieme al salice bianco, è stato diffusa-mente coltivato per utilizzare i suoi rami che, essen-do flessibili, dopo un periodo di macerazione nel-l’acqua e privati della corteccia,si usavano e si usano tuttoraper realizzare lavori di intrecciocome cesti, panieri, sedie, etc..Il vimine è stato adoperato nel-l’economia rurale anche per lelegature dei tralci delle viti. Insostanza, era un valido sostitu-to delle corde.

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SommarioUn patrimonio e un’esperienza al servizio della città . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . Pag. 5Un laboratorio permanente di formazione ed educazione ambientale . . . . . . . . » 7Un progetto per l’Umbria e il Paese . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 9Introduzione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 11I principali dati del Bosco didattico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 14Ambiente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 15Legenda . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 16Planimetria del Bosco didattico . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 18Classificazione botanica di alberi, arbusti, erbacee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 20Alberi, arbusti ed erbacee: nomi e cognomi . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 22

Immagini e luoghi del Bosco didattico. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 23L’Arboreto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 25Il Bosco planiziale. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 46Il Bosco ripariale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 50Il Frutteto di antica coltivazione. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 52Il Rosarium. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 56Le Aiuole delle erbacee perenni . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 63La Serra tropicale . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 67La Serra delle cactacee e succulente. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 73La Serra della limonaia . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 83Il Laghetto delle ninfee . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 86La Fontana, il ruscello e il laghetto del fior di loto . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 89La Lumaca. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 92L’Antico canale e l’avifauna . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 93Ostello per la Gioventù - Villa Giardino . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 99Centro naturalistico regionale: “Acqua, Aria, Terra, Energia”Torre del Molino della Catasta. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 10210 ragioni per piantare un albero.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 104Vuoi di più da un albero?.. . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . . » 105

Alberi e arbusti tra leggende, curiosità e utilità: schede . . . . . . . . . . . . . . . . » 107

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Questo volume è stato realizzato con la preziosa collaborazionedelle seguenti aziende:

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Finito di stampare nel mese di marzo 2007 da Tipografia Agraf - Perugia

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