24
CHELLA PIETROFORTE e TULLIO BONOMETTI CON LINDE, PAOLA, TIZIANO E ANNA, VIAGGIO IN MADAGASCAR 1

hst-center.tulliobonometti.ithst-center.tulliobonometti.it/wordpress/wp-content/...13-8-18.docx · Web viewA Milano Linate incontriamo Paola e Tiziano una coppia di Pinerolo in provinvcia

Embed Size (px)

Citation preview

CHELLA PIETROFORTE e TULLIO BONOMETTICON LINDE, PAOLA, TIZIANO E ANNA,

VIAGGIO IN

MADAGASCAR

Avventure nel Mondo

13 luglio- 3 agosto 20181

1 VEN 13-LUG  MILANO PARIGI2 SAB 14-LUG PARIGI ANTANANARIVO TULEAR3 DOM 15-LUG ANTANANARIVO TULEAR4 LUN 16-LUG TULEAR RANOHIRA5 MAR 17-LUG PARCO ISALO6 MER 18-LUG RANOHIRA FIANARANTSOA7 GIO 19-LUG FIANARANTSOA AMBOSITRA ANTISIRABE8 VEN 20-LUG ANTISIRABE MONDOROVA9 SAB 21-LUG MORONDOVA VIALE BAOBAB BELOSUR BEKOPAKA10 DOM 22-LUG GRANDI E PICCOLI TSINGY 11 LUN 23-LUG RISERVA DI  KIRINDY12 MAR 24-LUG KIRINDY MONDOROVA TANA13 MER 25-LUG TANA NOSY BE14 GIO 26-LUG NOSY BE   NOSY IRANJA 15 VEN 27-LUG NOSY BE   RISERVA DI LOKOBE                   16 SAB 28-LUG NOSY BE  NOSY SAKATIA 17 DOM 29-LUG CROCIERA ISOLE MITSIO18 LUN 30-LUG CROCIERA ISOLE MITSIO 19 MAR 31-LUG CROCIERA ISOLE MITSIO20 MER 01-AGO NOSY BE HELVILLE21 GIO 02-AGO NOSY BE  TANA   PARIGI22 VEN 03-AGO PARIGI  MILANO 13-14- luglio GHEDI MILANO PARIGI ANTANANARIVO

A Milano Linate incontriamo Paola e Tiziano una coppia di Pinerolo in provinvcia di Torino e Linde, un'Austriaca che lavora in Germania; prendiamo insieme il volo per Parigi, dove incontriamo Anna che viene da Roma. Siamo in 6 ed il gruppo è al completo; fiduciosi aspettiamo il nostro volo per il Madagascar previsto per le 15,05, ma l'orario di partenza continua a slittare, ci comunicano che il caricabatterie dell’aereo deve essere riparato, ma non riescono a dare tempi certi del decollo, verso le 18,30 ci consegnano un buono per la cena da consumare in aeroporto. Verso le 20 ci accompagnano a dormire presso l'hotel Plaza Crowne, il cui costo per persona per notte è di 499 €. Siamo un po' delusi, ma non possiamo fare nient'altro che andare a passare la notte in un albergo lussuoso.Il giorno dopo ritorniamo in aeroporto, la situazione rimane sempre incerta, il volo è previsto per le 13,30, ma poi continua a slittare ancora e crescono le proteste dei passeggeri, arriva anche la polizia perché sembra che possa scoppiare una rissa. Finalmente verso le 17,30 il nostro volo parte ed alle ore 5,00 del giorno 15 atterriamo ad Antananarivo.

15-luglioANTANANARIVO TULEAR

Facciamo il visto pagando 25 € e, dopo aver ritirato i bagagli, incontriamo Bebè, il corrispondente malgascio di Avventure nel Mondo, che prima dice di essere l'autista, ma poi si palesa per Bebè; noi apriamo i nostri zaini e gli consegniamo la pasta e il cioccolato che abbiamo portato su sua richiesta. Per noi è stata una richiesta strana, ma l’abbiamo accolta tutti.

2

Abbiamo perso il volo per Tulear, previsto alle 6,00, Bebè ci porta a sue spese in un hotel, dove possiamo fare colazione ed utilizzare tre camere. Ci consegna il malloppo dei soldi cambiati per noi, hanno poco valore, ma occupano molto spazio e non sappiamo dove metterli. Bebè fa il check in per noi e così noi non facciamo nessuna fila. Chissà chi è Bebè e come e chi paga per poter fare questo. A lui piace questo suo ruolo di onnipotente. Il nostro volo viene annullato e ne prendiamo un altro che fa scalo a Port Dauphin.Tra ritardo e deviazione perdiamo altre 4 ore. All'aeroporto di Tulear non arrivano i bagagli di Linde e di Paola, quindi ci fermiamo per fare la denuncia e ci dicono di ritornare domani alle 17, quando sarà arrivato il nuovo volo da Antananarivo. Ormai la visita prevista di due giorni ad Anakao è persa, due giorni buttati via per colpa di Air Madagascar. In albergo ci riuniamo subito per decidere il da farsi, la situazione è difficile perché due partecipanti non hanno i bagagli, ci rivolgiamo a Bebè, che ci esorta a continuare il viaggio, mentre lui recupererà i bagagli. Un po' risollevati, andiamo a cena in un ristorantino, dove mangiamo carne di zebù.

16- luglio TULEAR RANOHIRA

Alle 8,00 conosciamo Hery, il nostro autista, il quale prima di tutto ci porta in un supermercato per  comperare qualche cosa da mangiare per il pranzo durante il viaggio.All'interno di una città caotica e molto povera il supermercatino è ben organizzato, noi comperiamo un panino, un po' di frutta e del formaggio. La strada è asfaltata ed un po' stretta, ma sufficiente per il traffico esistente; verso mezzogiorno ci fermiamo sotto un albero per lo spuntino, anche per ripararci dal vento che abbassa di vari gradi la temperatura. Nel pomeriggio arriviamo nella cittadina Ilakaka, che si è molto sviluppata in questi ultimi anni per la scoperta di una vena di zaffiri nel sottosuolo. La visita si dimostra interessante perché, essendo la miniera situata alla periferia della città abbiamo l’opportunità di attraversare stradine piene di vita, dove bambini poveri e sbrindellati giocano felici. Andiamo proprio dove avviene l'estrazione, c'è una buca   grande e profonda; lungo i  pendii 7 scavatori si passano la sabbia scavata dal fondo per portarla in superficie, mentre una pompa aspira l'acqua, che affiora sul fondo. È' un lavoro massacrante  e tutti sono molto impegnati. Gli operai sarebbero dovuti già andare a casa, ma si sono fermati apposta per fare a noi la dimostrazione pratica del loro lavoro.In tutta la zona vi sono tante buche larghe una cinquantina di centimetri e profonde dai 20 ai 50 metri e sono molto pericolose perché, se per caso uno vi cadesse dentro, non riuscirebbe più a risalire. Queste buche sono dei carotaggi per vedere dove iniziare a fare i veri e propri scavi di estrazione.Al tramonto arriviamo alla finestra dell’Isalo, una finestra naturale in una parete rocciosa, da cui si può dominare un immenso panorama. La sera arriviamo a Ranohira, vera e propria porta di ingresso del parco dell’Isalo, che visiteremo domani. Facciamo una passeggiata per andare a prenotare la cena al ristorante da Alice,

3

percorriamo 800 metri di una strada piena di buche, i bambini sono scalzi e giocano, rifiuti e plastica sono dispersi un po' dappertutto. Il ristorante è bello, ma ci sembra troppo impegnativo percorrere questa strada di sera.Entriamo nel cortile di una scuola e siamo circondati da tanti bambini che stanno per andare a casa, ci fermiamo con un professore di inglese, che ci parla dei problemi della sua scuola, in cui i genitori devono pagare una retta annuale di 10.000 ariary. Nella sala da pranzo dell'hotel è acceso un caminetto a legna, ceniamo con un piatto di carne di zebù.Domani ci aspetta la grande visita al Parco dell'Isalo.

17- luglio PARCO ISALO

Oggi dedichiamo tutta la giornata alla visita del parco dell'Isalo. Una guida, Julette, ci accompagna, paghiamo l'ingresso al parco, la tassa per il comune e con il nostro pulmino con quattro chilometri di strada stretta con buche, più adatta a fuoristrada, arriviamo all'ingresso del parco.Dopo una breve salita vediamo delle tombe racchiuse in grotte naturali difficili da raggiungere e racchiuse da pietre. Per tutte le tribù malgascie la parte più bella della vita è quella dell'aldilà, dopo che una persona muore. Il funerale è una grande festa, ma la festa più importante è quando viene

riesumata la salma e risistemata in una tomba definitiva: parenti ed amici, anche da lontano, vengono per partecipare alla cerimonia chiamata famahadi. In base alla ricchezza della persona vengono uccisi uno o più zebù per il pranzo, la carne avanzata viene divisa tra i partecipanti. Si sale su un altopiano, dal quale godiamo uno spettacolare panorama. Raggiungiamo una piscina naturale, la cui l'acqua è piuttosto fredda, ma qualche temerario fa il bagno. La piscina è all'interno di un boschetto di piante tropicali che possono crescere bene per l'abbondanza di acqua. Attraversiamo un altopiano e ci sembra di essere sulle montagne rocciose. Raggiungiamo ancora una cresta con un panorama immenso su Ranohira, vediamo i lemuri o meglio, vediamo delle alte code che si innalzano e si muovono fuori dalla sterpaglia con velocità e grazia, poi ne vediamo altri sulle piante, sono bianchi e neri sono della specie katta, la coda è lunga il doppio del resto del corpo, sono molto agili perché le dita dei piedi sono prensili. Il sentiero è

spettacolare e attraversa un altro altopiano per poi scendere da un altra parte, dove ci fermiamo per lo spuntino del pranzo.Il pomeriggio andiamo ad una cascata; è uno dei sentieri più belli mai fatti, è una valletta stretta che si percorre  su sassi e roccioni in un ambiente sempre più spettacolare. Le rocce sono bagnate, ma la presa delle scarpe con la suola zigrinata è ottima, bisogna comunque stare sempre bene attenti. Durante il ritorno vediamo gruppi di donne, che

4

ritornano da un fiumiciattolo, dove hanno lavato i panni, che ora portano in un grande cesto, posto bene in equilibrio sulla testa.

18- luglio RANOHIRA FIANARTSOA

Partiamo alle 6,30 perché la strada da percorrere è lunga; alle 11,00 arriviamo alla riserva d'Anja e la visitiamo in due orette accompagnati da una guida che si avvale anche di due cercatori di animali, i quali, secondo noi, non servono tanto a cercare gli animali, quanto ad assicurare la sicurezza del gruppo, poiché il percorso è un po’ impegnativo.  Vediamo proprio da vicino molti lemuri che stanno prendendo il sole e fanno la siesta: vivono  divisi in famiglie e qualche volta combattono per la difesa del loro territorio. La gestazione dura 4 mesi e le nascite avvengono nei mesi di settembre e di ottobre. Sono erbivori e mangiano foglie, fiori e frutti. Ne vediamo vari gruppi e tutti della stessa specie, alcuni vanno a bere ad un ruscelletto. Siamo all'interno di un bel bosco e percorriamo un sentiero ad anello che ci porta su una cima formata da un grande masso. La discesa è resa più sicura da una corda.Lo spettacolo dalla cima è amplissimo e si vedono ampie risaie coltivate. Ci fermiamo al mercato del bestiame di Ambalavao, dove arriviamo per una stradina un po' impervia. Lo spazio del mercato è amplissimo e molti zebù sono già andati via, altri se ne stanno

andando. Abbiamo l'idea di un grande mercato dove con lunghe contrattazioni si vendono e si comprano migliaia e migliaia di zebù. Andiamo nel centro della città di Ambalavao per mangiare qualcosa e visitare una fabbrica di carta speciale, simile alla pergamena, in cui lavora una decina di donne. Fanno la carta facendo cuocere le cortecce di havoa, una pianta locale; la battono per una decina di minuti riducendola a poltiglia, poi la

pongono in un contenitore d'acqua, infine la stendono in modo uniforme su un asse, l’acqua scorre via, la fanno asciugare e su quella pergamena vengono posti dei fiori per decorazione. Altre donne la usano per costruire portafoto, quadretti, biglietti augurali e tanti altri oggetti. Verso le 18 arriviamo a Fianarantsoa, fa piuttosto freddo, per cui non ci sentiamo di mangiare all’aperto chez Ninie. Il nostro hotel è lussuoso e ci riceve con un cocktal di benvenuto; nel salone del ristorante c’è un bel camino acceso.

19- luglio FIANARANTSOA AMBOSITRA ANTISIRABE

Decidiamo di saltare la visita al parco di Ranomafana in quanto abbiamo già visto due parchi e ne abbiamo altri da vedere.Raggiungiamo  la cittadina di Ambositra, dove,  in un quartiere periferico, vediamo un laboratorio artigianale  per la lavorazione del legno, l'ambiente in cui si trova è desolante, molto povero, ma gli artigiani presenti sono molto abili a lavorare con il tornio. Riescono a creare delle raffigurazioni di baobab e di lemuri. Le donne hanno allestito un  mercatino e noi facciamo vari acquisti. Saliamo anche al primo piano della casa, che è fatiscente, dove alcune donne ci invitano a comperare le loro tovaglie ricamate. Nel cortile scorazzano alcune galline, al centro vi è una fontana con un rubinetto. Vicino c'è una chiesa cattolica un po' decrepita, è chiusa, si apre solo la domenica. Andiamo quindi in centro per  vedere la zona dei negozi artigianali, con una grande varietà di oggetti regalo.

5

Ci sono tanti ristorantini  per i locali, ma non prendiamo niente per la paura di prendere la malattia del viaggiatore. Per lo spuntino del pranzo ci accontentiamo di qualche biscotto e di due arance. Arriviamo verso le 15 nella cittadina di Antisirabe ed andiamo in periferia a visitare dei laboratori, dove riciclano rifiuti e creano oggetti d'arte con le corna di zebù. Vi è anche un laboratorio della seta; dai bozzoli, dopo averli bolliti,  si raccoglie la seta, da filare e da tessere. Nell'hotel siamo gli unici, nelle camere fa un po' freddo e dobbiamo utilizzare  il sacco a pelo.La cena a base di pollo è ottima ed a basso costo.

20- luglio ANTISIRABE MORONDOVA

Oggi è una lunga tappa di trasferimento, partiamo  alle 6,00 dall'hotel, c'è ancora un po' buio; quando siamo alla periferia, vediamo una grossa fabbrica moderna di birra, la THB (Three Horses Beer), se si avesse tempo, si potrebbe fare una visita guidata.  A due quinti del viaggio incontriamo la cittadina di Miandrivazo, molto piccola, non ci fermiamo e continuiamo  fino alla cittadina di Malainbandy, qui ci fermiamo per lo spuntino del pranzo, ci sono un ristorante ed un negozietto per la vendita di qualche alimentare, qualche banana e qualche oggetto per turisti.Il traffico da qui a Morondova cala molto, soprattutto non si vedono più camion, probabilmente perché non vi sono industrie. Ad una cinquantina di chilometri da Morondova incominciamo a vedere baobab e ci fermiamo molte volte per fotografare. Domani mattina sulla via per Bekopaka passeremo proprio dal famoso viale dei baobab.A Morondova il traffico è caotico, ma il nostro autista si sa destreggiare benissimo, per cui arriviamo con facilità al nostro albergo, che si trova solo ad una cinquantina di metri dal mare. Abbiamo la fortuna di assistere ad una parte del festival del baobab e del fosa, è un corteo di quattro gruppi di ballerini, teatranti e di un gruppo di Alliance Française. Tutti ballano e cantano, siamo sul canale di Mozambico e la gente di questa regione  proviene dall'Africa ed i  balli risentono di quelli africani gioiosi e movimentati.La sera  andiamo a cenare all'hotel Bouganville, non abbiamo fatto l'ordine prima, per cui aspettiamo un'ora e mezza prima di essere serviti, siamo proprio sul mare e l'attesa è alleviata dalle onde, che si infrangono sulla battigia. Abbiamo invitato l'autista a cenare con noi; vorrei intervistarlo, ma lui non vuole e si mette a ridere.

21- luglio MORONDOVA BEKOPAKA

Ieri sera i due autisti dei fuoristrada, che useremo per raggiungere il parco degli Tsingy, ci hanno comunicato il programma dei quattro giorni, in cui staremo insieme. Il governo malgascio due mesi fa ha emanato una norma che prevede che le macchine dei turisti che vanno a Bekopaka debbano essere scortate, per cui dobbiamo adeguarci al nuovo programma.La partenza è alle 6,00 con il buio, moltissimi negozianti, che vendono i loro oggetti per strada, li stanno già esponendo per terra. Solo le macchine e le moto hanno i fari, per cui ciclisti, pedoni e ciclo-pousse sono pericolosi nel buio, ma qui sembra che il problema non sia avvertito.Ci fermiamo sul viale dei baobab, con la luce dell'alba è molto bello, sono tutti allineati ai bordi della strada e proiettano le loro lunghe ombre sulla sabbia rossa ed il cielo è tinto di sfumature di arancio e di viola. Al suo interno la pianta è cava e contiene una grande quantità di acqua, per questo motivo è millenaria perché riesce a  resistere bene ai periodi di siccità. I baobab nel mondo vegetale sono un po' come il leone per gli animali, in Madagascar sono una pianta sacra, che non può essere tagliata. Percorriamo un centinaio di chilometri per raggiungere Belo sur Tsiribihina, dove alle due dovremo ritrovarci con gli altri viaggiatori per essere scortati lungo il percorso da due guardie armate, una

6

davanti alla fila ed una in coda. La pista è veramente brutta e spesso gli autisti devono prestare grande attenzione per evitare di rovinare gomme ed ammortizzatori. La gente dei villaggi è molto povera, le case sono piccole, fatte di pali di legno e coperte da foglie di palme, non c'è l'acqua nelle case e nessun pavimento, ma solo terrabattuta, su cui una vecchia coperta fa da letto, i bambini sono infiniti, giocano e sembrano contenti. I turisti si spostano su fuoristrada, mentre i tax-ibrousse funzionano per gli spostamenti pubblici e sono sempre pieni all'inverosimile, ma quello che fa più impressione sono i bagagli sul tetto che generalmente raggiungono l'altezza di  un metro e  mezzo, a noi sembrano pericolosi, ma non abbiamo mai visto alcun bagaglio cadere.Quando raggiungiamo il fiume Tsiribihina, aspettiamo un'oretta per prendere il traghetto per raggiungere Bekopaka. Il tempo passa velocemente, perché per noi è tutto nuovo e da riprendere con la videocamera. Attraverso un pontile collegato alla terraferma da due robuste sbarre di ferro, salgono a bordo i fuoristrada dei turisti, qualche moto e molti locali con le loro sporte ed i loro sacchi. Si sta seduti sulle assi del traghetto o in piedi insieme a mercanzie di ogni tipo: scatole di latte, dentifrici, sacchi, cassette di pomodori ... Vari traghetti fanno manovre a noi incomprensibili, poi il nostro traghetto parte e dopo una mezz'oretta si affianca aull'altra sponda dello Tsiribihina, dove vi è la cittadina di Belo sur Tsiribihina, ci fermiamo due orette perché il convoglio scortato dai militari riparte alle 14.00, per cui facciamo l'ordine di uno spuntino per mangiare un'ora dopo senza dover aspettare.Intanto facciamo un giro per la cittadina che si dimostra molto interessante. Tra l'altro vediamo uno stand piccolo di un ragazzo che aggiusta cellulari con un saldatore, uno stand più grosso  dove fanno controlli medici contro il diabete, vari bar e ristoranti per i locali, un mercato di frutta e verdura. Andiamo alla chiesa, ma anche questa è chiusa. Alle 14,00 ripartiamo e percorriamo ancora 100 chilometri di pista molto simile a quella precedente. Per attraversare il Manabolo utilizziamo un altro traghetto, ma questa volta le operazioni sono molto rapide.Il nostro albergo è lussuoso ed ha una piscina, ma per noi, che dobbiamo lavare i nostri vestiti, niente bagno in piscina. Il contrasto tra l'hotel lussuoso e la vita dei locali è molto stridente.

22- luglio PARCO TSINGY

Oggi è la grande giornata che dedichiamo agli Tsingy. Dopo aver comperato i biglietti di ingresso al parco e   pagato il costo della guida, percorriamo 17 chilometri per raggiungere i Grandi Tsingy. La pista è sempre pessima e si attraversano villaggi molto poveri con una grande moltitudine di bambini. Vicino a qualche ruscello con poca acqua si vedono donne che lavano i panni e bambini che sguazzano nell'acqua. La foresta è bassa e non si vedono montagne particolari.Arriviamo al parcheggio del parco, che era stato prima una riserva naturale creata da parte dei Francesi nel 1927 e poi inaugurato nel 1998. Ci mettiamo tutti l'imbragatura per affrontare lo spettacolare sentiero ad anello con una guida, che è obbligatoria. Comunque non si riuscirebbe mai a fare questo giro complicatissimo senza una guida, in quanto il sentiero non è segnato. Dopo l'attraversamento del bosco il percorso diventa più complesso, si passa in sentieri strettissimi, si superano passaggi impegnativi, ci si intrufola anche attraverso fori stretti, in  cui una persona un po' grassa non riesce a passare. Attraversiamo una grotta completamente buia, ma illuminata solo dalle nostre lampade frontali. Il sentiero è sempre stupendo e passa attraverso strettoie e salitelle impegnative, finché attraverso una serie di scalette ripidissime con corde fisse, a cui ci agganciamo con i moschettoni, saliamo sul

7

primo punto panoramico. Attraversiamo un ponte tibetano e, tramite scalette e punti di appoggio e di appiglio, arriviamo al secondo punto panoramico. Il panorama sugli Tsingy  è molto bello, è formato da un insieme di pinnacoli aguzzi, picchi e macigni seghettati, dall’aspetto surreale; è un’opera d’arte geologica, risultato di millenni di opera di erosione dell’acqua.Dopo 4 ore ritorniamo al parcheggio molto soddisfatti. Ritorniamo a Bekopaka e proprio vicino al porto ci incamminiamo per un’altra escursione di due ore ai Piccoli Tsingy, è un ambiente simile al primo, ma diverso, gli Tsingy Piccoli sono più bassi, ma più taglienti, all'interno è tutto un labirinto, per cui la guida è essenziale, ci sono anche qui due punti panoramici. Il sole ormai sta tramontando e la nostra bella esperienza negli Tsingy finisce con grande soddisfazione.Prima di andare in camera ordiniamo la cena per non essere serviti troppo tardi.

23- luglio BEKOPAKA RISERVA DI KIRINDI

Partiamo alle 6,00 perché bisogna raggiungere il porto sul fiume Manambolo alle 7,00 per unirci al convoglio scortato  da un militare con un fucile a spalle, il quale salirà proprio all'interno del nostro fuoristrada per tutto il viaggio di 100 chilometri fino a Belo sur Tsiribihina. Fuma delle sigarette ed ha della marijuana, è allegro, ride e scherza. Aspettiamo a lungo prima che il convoglio parta, così abbiamo tutto il tempo di fotografare bambini,  donne con il viso coperto dalla maschera crema, uomini che tirano carretti e la gente del posto, che arriva con un taxi-brousse e che attraverserà il Manambolo con il traghetto.Ripercorriamo la pista che ci sembra interminabile. Ci fermiamo per uno spuntino nel solito ristorante e rivisitiamo la cittadina che ormai conosciamo bene. Facciamo l'ordine di 5 sambos  per lo spuntino del pranzo.  Verso le 4 arriviamo al Relais de Kirindy, l'hotel dove pernotteremo.Andiamo quindi a vedere la riserva di Kirindy per una escursione diurna ed una notturna. Vediamo subito un fosa, che si aggira vicino al grande cortile dell'accoglimento del parco. Alfonso, la nostra guida, ci fa intrufolare nel bosco e vediamo un camaleonte, che alla nostra vista non si sposta, ma cambia colore perché ha avvertito il pericolo. Sugli alberi ci sono i lemuri marroni, sono  diversi da quelli bianchi, sono poligamici e bevono l'acqua, mentre quelli bianchi mangiano solo foglie, frutti

e fiori e, quando vi è la stagione secca, soffrono un po' la sete. Dopo le 6 è buio, ma illuminati dalla luce della torcia della nostra guida gli animali si vedono ancora meglio. Vediamo un gufo in un buco di una pianta, un lemure molto piccolo e gruppi di lemuri. Quelli marroni sono notturni e quindi sono attivi solo di notte. L'esperienza è interessante per quanto si vede bene, ma non si sentono rumori particolari, tutto è silenzioso.Il nostro hotel è piuttosto lussuoso con una piscina, ci sono molti bungalow con la forma delle capanne locali.Proprio vicino ai bordi del relais vi è il villaggio con

capanne poverissime ed il contrasto tra le due realtà è enorme.

24- luglio RISERVA DI KIRINDI ANTANANARIVO

Questa mattina  partiamo un po' più tardi alle 8,30, subito fuori ci fermiamo al Baobab Sacro. E’ circondato da un recinto perché viene visto come fosse un dio e ci si deve avvicinare a piedi nudi. Gli

8

abitanti della zona vanno a pregare presso l’albero in occasioni difficili oppure per rappacificarsi con parenti o chiedere un aiuto per il gregge o per la salute di un familiare. Siamo proprio sulla strada principale  ed il camion-trousse sta caricando i passeggeri in direzione di Morondova o di Bekopaka, mentre i bagagli vengono caricati sopra il tetto del camioncino.Qualche chilometro più avanti c'è il Baobab dell'Amore, il tronco è diviso in due parti avvinghiate tra di loro, che sembrano due amanti abbracciati. Vicino ci sono quattro rifugi, dove si possono vedere molto da vicino vari tipi di lemuri. Si vedono mentre saltano da un ramo all'altro, sono molto agili sia per le dita prensili dei piedi che per le gambe lunghe e forti.Nella città di Morondova il nostro autista ci porta a visitare il mercato locale, dove vi sono molti ristorantini, in cui si può mangiare in modo molto economico. Andiamo all'aeroporto e prendiamo il volo per Tana, dove arriviamo alle sei ed è già sceso il buio. Le strade per raggiungere il centro di Tana sono strette, con poca luce ed un traffico caotico. Il nostro hotel è posizionato proprio nel centro, ma non preferiamo uscire dopo cena perché  ci sembra un po' pericoloso. Le case sono piuttosto basse e non vi sono palazzi moderni  a molti piani.

25- luglio ANTANANARIVO NOSY BE

Facciamo una breve passeggiata nel centro della città, nella piazza dell'Indipendenza, dove c'è un traffico intenso e caotico. La piazza è chiusa dal bell'edificio della stazione ferroviaria, che adesso non è più in funzione. Tutte le case intorno alla piazza sono state costruite nel periodo dell’occupazione francese durante i primi del Novecento.Una donna malgascia appena fuori dall'hotel piange disperata e dice di essere stata derubata del suo denaro e del suo passaporto, sembra sincera, ma non capiamo bene, potrebbe essere una sceneggiata per ottenere qualche cosa da noi turisti.Alle 10,00 un pulmino ci viene a prendere per portarci all'aeroporto per il volo a Nosy Be, abbiamo rinunciato ad andare a Port Dauphin perché avremmo perso un’altra giornata per  il trasferimento in aereo. All'aeroporto senza aver alcun biglietto in mano facciamo il check in, il nostro corrispondente Bebè è riuscito ad ottenere il cambio di volo per Nosy Be con solo qualche ora di anticipo. Il volo per Nosy Be è un po' disturbato da turbolenze atmosferiche, comunque raggiungiamo la nostra meta, dove ci attende il corrispondente locale  Christophe, un malgascio alto e magro. Con un taxi raggiungiamo l'hotel Manga Be, posizionato nella zona di Ambondrona, a circa 15 chilometri dall’aeroporto, proprio sul mare, è un insieme di casette confortevoli, i prezzi sono però il doppio di quelli sulla Grande Terra.Il posto è splendido, siamo immersi nel verde; nel nostro parco ci sono anche alcuni ravinala, la pianta del viandante, famosa per la sua resistenza e per la sua bellezza. Il tetto di rovinala può durare una decina di anni. Facciamo una bella passeggiata lungo la spiaggia godendoci il tramonto.

La cena è proprio sotto un porticato, che si affaccia sul mare;  prendiamo tagliatelle al pesce affumicato e pollo bianco con verdure saltate. Le zanzare sono poche ed i gechi si presentano proprio sopra la porta della nostra camera. Con Christophe organizziamo di andare domani all'isola di Iranja.

26- luglio NOSY BE NOSY IRANJA

9

Con un taxi Chistophe ci porta nella zona di Ambatoloaka, dove ci sono molti turisti che aspettano i motoscafi per l'isola di Iranja. Siamo più o meno duecento turisti ed i motoscafi sono una decina. Il tragitto dura poco più  di un'ora e mezza, il mare è calmo, nel nostro motoscafo non siamo ammassati come vediamo su altri motoscafi; la maggior parte dei turisti sono Italiani, Francesi e qualche Americano. Passiamo  vicino ad un piccolo isolotto  formato da una  ripida  collinetta, è considerato dai Malgasci un isolotto sacro. Iranja è formata da due isole collegate tra di loro da una striscia di sabbia, che sparisce sott'acqua quando arriva l'alta marea. Il panorama è magnifico soprattutto  quando si sale con una camminata di una ventina di minuti sulla cima dell'isolotto maggiore,  perché da lì si ha una visione panoramica completa. L'acqua  è pulita e trasparente, non ci sono scogli, per cui la maschera non serve. All'una il gruppo del nostro motoscafo si trova intorno ad un tavolo, su cui viene offerto un pranzo  con verdure miste, pesce e spiedini di gamberetti infilzati a ventaglio in una grossa mezza papaya. Sarebbe stato bello fermarsi a dormire ad Iranja. Il ritorno dall'isola è del tutto tranquillo, come pure il nostro ritorno in albergo e la cena proprio sul mare del nostro Manga Be.

27- luglio NOSY BE RISERVA DI LOKOBE

Il mattino la spiaggia davanti al nostro albergo ed agli alberghi vicini viene rastrellata e pulita e i mucchietti dei rifiuti vengono raccolti da un addetto e caricati su un carretto trainato da uno zebù.Oggi partiamo per la riserva naturale integrale di Lokobè. Christophe tramite la sua macchina scassata senza specchietto sinistro e  con l'interno messo un po' insieme dallo scotch con la scritta Avventure nel Mondo,  ci porta nel paesino di Ambatozavavy, sperduto nel nulla, ma immerso in vaste piantagioni di ylan-ylang, un arbusto con fiori bianchi dall’aroma dolce e intenso, utilizzato in profumeria. Lì vi è un porticciolo, da cui di può raggiungere Ampasipohy, un altro villaggio raggiungibile solo con le piroghe. C'è la bassa marea, per cui ci togliamo le scarpe, ci rimbocchiamo i pantaloni e percorriamo 500 metri nella fanghiglia per raggiungere una piroga  a bilanciere che ci aspetta, la piroga è stretta ed una persona grassa non ci starebbe. E' la prima volta che saliamo su una piroga a bilanciere, all'inizio si ha la sensazione di instabilità, ma a poco a poco si prende fiducia e con la guida locale andiamo nel villaggio di Ampasipohy per poi entrare nella riserva naturale.

Un po' di acqua entra dalle varie assi di cui la piroga è composta e Chella con una mezza bottiglia di plastica è addetta a svuotare la piroga dall'acqua che si accumula all'interno; nella vasta baia vi sono altre piroghe di locali che stanno pescando, il clima è bello e l'esperienza magnifica. La nostra navigazione dura più di un'ora. Quando sbarchiamo nel villaggio di Ampasipohy ci rendiamo conto  che tutto il villaggio è preparato ad accogliere i turisti; per

arrivare alla riserva percorriamo 100 metri pieni di bancarelle  con le signore che ci invitano a comperare tovaglie, magliette e oggetti intagliati in legno. Il guidatore della piroga ci fa anche da guida per la riserva, vediamo i lemuri makako, le femmine sono color marrone, mentre i maschi sono neri. Siamo colpiti in modo particolare dai serpenti, vediamo un pitone di tre metri da molto vicino ed anche un boa attorcigliato su una pianta. Per gli uomini non sono pericolosi, ma vengono ammazzati dall'uomo quando si avvicinano al villaggio per mangiare le galline. La nostra guida ci invita a toccare il boa,  che poi incomincia a muoversi. I sentieri non sono segnati e sarebbe molto facile perdersi senza riuscire a trovare la via di uscita.

10

Christophe ci offre due panini e della frutta per il pranzo. Il ritorno lo facciamo lungo la riva e passiamo attraverso molte mangrovie. La baia da cui eravamo partiti è irriconoscibile per l'alta marea, salita di due metri e mezzo. Al ritorno ci fermiamo nella zona di Ambatoloaka per  verificare i prezzi del catamarano e delle uscite alle isole. C'è una zona centrale, dove praticamente ci sono soltanto turisti ed in cui vi è poco traffico. Il resto della via principale è molto trafficato; prendiamo un tuk tuk e ritorniamo al nostro albergo posto a circa 6 chilometri. All'hotel facciamo la solita cenetta con il gruppo, accarezzati da una leggera brezza marina.

28- luglio NOSY BE NOSY SAKATIA

Verso le 10 partiamo per andare all'isola di Sakatia, siamo in 5 e prendiamo un mini-trousse, crediamo di trovare un villaggio un po' grande, ma Ambaro è soltanto il nome della località, il mini-trousse si infila in una  stradicciola stretta e sterrata per arrivare a una spiaggia, qua ci sono dei motoscafi e si può traghettare per l’isola. Un gruppo di Malgasci ci propone il giro dell'isola, un bagno in una spiaggia, dove vedere le tartarughe, il pranzo e un giro nel villaggio, il tutto per 60.000 ariary per persona poco più della metà di quanto chiedono le agenzie. Noi accettiamo.L'isola è molto bella, ricca di spiaggette che sembrano essere state create apposta da un gardiniere progettista. Hanno diverse grandezze e spesso nelle parti laterali sono contornate da ciottoli, dietro cui crescono le palme. Nella grande baia, posta proprio di fronte al villaggio, vediamo delle tartarughe giganti, allora scendiamo in acqua; una che sta mangiando delle erbe sottomarine,  è lunga un metro e 50 e possiamo accarezzare il suo grosso carapace. Lungo la spiaggia si sono fermate varie barche, motoscafi e catamarani. Dopo il nostro lauto pranzo facciamo il giro del villaggio di circa 300 abitanti, al centro c'e una area che fa da piazza con una scuola elementare, in cui ora non ci sono gli alunni perché sono in vacanza. Per ritornare al porticciolo di partenza la nostra guida travasa della benzina da una tanica più grande in una più piccola per metterla nel serbatoio  del motore.

29 luglio NOSY BE GRANDE MITSIO

Oggi è il grande giorno della partenza per la crociera alla isole Mitsio, alle 10 sulla spiaggia del nostro hotel arriva un catamarano; l'equipaggio è composto dal capitano,  da un cuoco e da una guida.Siamo solo  tre partecipanti, per cui il costo è  piuttosto alto, ma staremo ben comodi. Una scialuppa dalla spiaggia porta noi ed i nostri bagagli a bordo, abbiamo una cabina personale. Rivediamo l'isola di Sakatia dove eravamo stati ieri: la spiaggia delle tartarughe, le baie da giardiniere progettista e la baia dove ci eravamo fermati a fare il bagno. Dopo il giro di Sakatia  intravediamo da lontano i Quattro Fratelli, quattro isolotti rocciosi. Il catamarano ha una strumentazione moderna e viaggia con il gps e con pilota automatico. Le profondità massime si aggirano sui 40 metri, la direzione è espressa in gradi. Il catamarano è dotato di una vela che viene utilizzata  anche in caso di emergenza quando non vi sia corrente elettrica o gasolio. Abbiamo la sensazione di spazi immensi, ma il catamarano ed il capitano ci danno sicurezza. Arriviamo alla grande Mitsio, la più larga isola dell'arcipelago. Per raggiungere la baia dove pernottare, passiamo davanti alle canne d'organo, una formazione rocciosa a picco sul mare, sulla quale vediamo, incredibile a dirsi, delle capre che vi sono arrivate in posizione  strapiombante da un bosco superiore.

11

Verso le 6 siamo nella baia, molto protetta dalle coste  e gettiamo  l'ancora per passare la notte. Vicino a noi c'e un piccolo yacht ed in lontananza si vedono le luci di altre imbarcazioni. Proprio di fronte  a noi vi  è una spiaggia di un chilometro con un piccolo villaggio, tre casette per  turisti ed

un gruppo di capanne per pescatori. La sera il nostro catamarano si illumina ed è molto suggestivo; il cuoco Sergio ci prepara un carpaccio con il pesce pescato durante la navigazione e ci  fa cuocere un altro pesce comperato al mercato prima di partire. La serata e la cena sono splendide   ed il pernottamento nella baia è molto tranquillo e sicuro.

30 luglio MITSIO ANAKREA

Abbiamo dormito molto bene nella baia senza sentire alcun rumore; alle 8,00 facciamo colazione e poi con la barca partiamo per una spiaggia sempre sull'isola della Grande Mitsio. Insieme a Linde andiamo a scoprire l'isola come novelli Robinson Crusoe. Ci sono alcune capanne con la struttura di legno ed il tetto di frasche di palma, sono molto povere e fatiscenti, comunque intorno ci sono vari bambini. Proseguiamo per un sentiero e troviamo una radura che fa da piazzale per una scuola elementare, non ci sono bambini, non sappiamo se a causa di un lungo sciopero o per le vacanze estive. Con un po' di coraggio continuiamo per un sentiero e capeggiati dalla avventurosa Linde, facciamo un piccolo passo, scendiamo vicino ad un laghetto con poca acqua, proseguiamo ancora e troviamo due muratori che stanno costruendo una casa in muratura. Linde chiede di essere aiutata a raggiungere la spiaggia e dopo qualche minuto ci troviamo su una spiaggia tutta nera di origine lavica. Possiamo vedere la Grande Terra, che da questa parte dista  meno di un'ora di navigazione. Gli abitanti dell'isola non si sentono lontani dal mondo, con le loro imbarcazioni possono raggiungere facilmente la terraferma per rifornirsi di quanto hanno bisogno. I due muratori ci aiutano anche a trovare la via del ritorno  e mandano un ragazzo di 11 anni con un machete a raccogliere delle noci di cocco. Il ragazzino si arrampica sull'albero, sul cui tronco sono stati scavati degli appigli, per noi si tratta di un'impresa, per lui è un’azione abituale. Apre il cocco e noi beviamo il succo. Lasciamo una mancia e ci incamminiamo sulla spiaggia, mentre la nostra guida riposa sotto la palma e fa la guardia alla nostra roba.Risaliamo a bordo e ci avviciniamo all'isola di Anakrea, dove con la nostra barca sbarchiamo, c'è un pezzo di sentiero,  che con un breve tragitto porta a tre baobab, unici su queste isole. Prendiamo la direzione opposta e troviamo una donna sola che sta intrecciando delle palme facendo una bella stuoia, ci colpisce molto perché sull'isola non c'è proprio niente, vicino c’è un fuoco  non del tutto spento, qualche piatto e qualche stoviglia, ci fermiamo ad osservare una capanna malmessa con qualche straccio in giro, all'interno vi è una specie di  coperta sul terreno senza nessun altro oggetto. C'è una sola barca nei paraggi, probabilmente il marito è su quella barca a pescare. Noi compriamo da quella barca due aragoste che il nostro  cuoco Sergio cucinerà. Non riusciamo bene a capire come possano vivere qui senza niente. Forse fanno i guardiani di una piccola struttura per turisti con un bagno pulito, ma noi di turisti o tracce di turisti non vediamo nemmeno l'ombra. Siamo costretti un po' a riflettere davanti a queste immagini tanto diverse da quelle a cui siamo abituati.

12

Ritorniamo alla stessa baia di ieri sera per pernottare, siamo proprio da soli, sono le 5, c'è ancora chiaro, per cui andiamo ad esplorare il villaggio; ci sono una cinquantina di capanne, tanti bambini e tanta povertà e miseria.Entrando nel villaggio incontriamo anche coppie giovani nel vigore della gioventù, ma la loro capanna è vuota, ha solo un lucchetto per la chiusura, c'è  proprio un grande contrasto tra la forza e la giovinezza di alcune coppie e la miseria estrema e normale in cui si trovano a vivere.La serata sul catamarano è sempre splendida  e le aragoste cucinate da Sergio rendono la serata ancora più unica. Non ci sono luci in giro e siamo schiacciati dal cielo stellato, solo qualche lucina appare dalla riva, sono le luci delle tre casette per turisti, che per ora sono vuote.

31 LUGLIO NOSY MITSIO NOSY BE

La partenza è fissata per le 6, il nostro capitano è puntuale, le ore di navigazione sono molte. Il mare è sempre immenso e rivediamo i 4 Fratelli e poi ci dirigiamo verso l'isola di Fany. Durante la traversata si sente il rumore speciale  del mulinello di una lenza, il capitano ferma il catamarano per catturare il pesce che ha abboccato all'amo. Tutto l'equipaggio è partecipe alla cattura,  bisogna continuare ad avvolgere il filo di nylon che è molto resistente, ma la resistenza del pesce è molto forte, passano una decina di minuti e finalmente appare ad una decina di metri un pescespada lungo più di 2 metri. Quando è vicino al catamarano, viene arpionato e quindi  bastonato, il pesce crolla e, sollevato con l’arpione, viene deposto sulla rete che vi è nella parte

anteriore del catamarano, quindi viene tagliato a pezzi di carne dopo che sono state eliminate la spada e le pinne. I vari pezzi sono insacchettati per poter essere venduti. Una parte viene cucinata da Sergio, il nostro cuoco.Abbiamo assistito in diretta ad una battaglia impari tra un fiero pesce e uomini astuti che conoscono le tecniche di cattura. Verso le 11 arriviamo all'isola di Fany, dove sbarchiamo, ci sono altri turisti, noi ci inoltriamo lungo la costa per esplorarla, è tutta

una zona lavica, lavorata dalla forza del mare, del vento e delle onde. Passiamo attraverso grotte e cunicoli e poi ritorniamo al punto di partenza tramite un sentiero nel bosco. Verso le 16,00 arriviamo al nostro hotel Manga Be, dove ci aspetta ancora la nostra cameretta e la solita cenetta in posto romantico dopo i bei tre giorni passati alle isole Mitsio.

1 agosto Helville

Dedichiamo tutta la giornata alla visita del capoluogo di Nosy Be che è Hellville. Prendiamo un mezzo che crediamo sia un taxi-trousse, ma in realtà è gratuito e non capiamo bene se è offerto dal comune oppure da una associazione di alberghi. Il centro della città si sviluppa intorno ad una grande rotonda con un teatro ed un mercato coperto soprattutto per generi alimentari. Tutta la città ed anche il mercato sono molto affollati e dedico molto tempo a fare riprese  perché il tutto è molto interessante. Ci sono molte bancarelle di spezie e molti posti in cui si può mangiare. Lungo la strada principale vi è una serie infinita di negozi dove si può comperare di tutto; come al solito noi ci dedichiamo a comperare magliette per nipoti e generi. La strada che va verso il mare è anch'essa piena di negozi, ma quando ci si allontana dal centro e ci si avvicina dove alcuni artigiani costruiscono dei barconi, la situazione ci appare molto degradata: rigagnoli di fognatura a cielo

13

aperto si vanno a riversare nella baia asciutta, che è quasi una discarica a cielo aperto. Ci è difficile continuare, siamo molto colpiti dal contrasto perché siamo ad un chilometro dal centro di una cittadina dinamica e moderna. Ci fermiamo a mangiare in un ristorantino pulito, carino e fresco. Dopo il pranzo vogliamo andare ad Andilana per vedere la più bella spiaggia dell'isola, ma scopriamo che stanno arrivando i carri del carnevale, per cui ci fermiamo per vederli. Già durante la mattinata ci eravamo accorti che si vendevano maschere, cappelli e corone da porre sulla testa per i bambini, ma non avevamo capito bene il perché. Aspettiamo circa due ore e la gente aumenta sempre di più, ci sono anche tante mamme con bambini anche molto piccoli. Finalmente arriva il primo carro di carnevale, è un camioncino con sopra un impianto audio che spara musica ad alto volume e dietro vi sono danzatori o gruppi folcloristici o di qualche scuola di ballo; sfilano una ventina di carri e la gente è sempre di più. Per noi non è facile filmare perché la gente è troppa. Comunque appare in tutta la sua evidenza il contrasto tra un'allegria un po' sfrenata e l'estremo degrado senza possibilità di recupero della zona vicino alla baia.Al termine della sfilata, con facilità riusciamo a trovare un mini-trousse per i 15 chilometri che ci permettono di raggiungere il nostro hotel Manga Be.

2-3 agosto NOSY BE PARIGI MILANO

Alle 7 sette partiamo puntuali, ma appena arriviamo all'aeroporto, Christophe ci dà la notizia che il nostro volo è stato annullato, non sappiamo che fare, chiamiamo il corrispondente Bebè, il quale ci conferma la notizia e ci dice che il primo volo sarà alle 17,30. Siamo dispiaciuti, controlliamo bene tutte le informazioni, quindi chiediamo al nostro autista di riportarci  in centro  per visitare la città fino alle 15,00. Non possiamo fare altro che passeggiare per Hellville, anche se già lo avevamo fatto ieri ed oggi avremmo preferito vedere Tana. Il volo del pomeriggio per Tana è regolare e la sera riusciamo a prendere il volo per Parigi. Nella capitale francese abbiamo molte ore di attesa, per cui parcheggiamo le valigie in aeroporto ed andiamo a visitare il centro con il gruppo, Paola ci fa da guida, conosce bene Parigi poiché ha vissuto qui per un anno nel 1997. Passeggiamo fino alla chiesa di Notre Dame, facciamo lo spuntino del pranzo con un panino all'ombra di alcuni alberi sulla riva della Senna ed il pomeriggio saliamo al Sacré Coeur e nel quartiere di Montmartre con le sue stradine piene di turisti e con la piazza di Tertre, piena di pittori e di ritrattisti. Ci colpisce la grande quantità di gente di colore che nella metropolitana supera quelli bianchi.

Nonostante i pesanti disagi e tre giorni di viaggio persi a causa della compagnia aerea Air Madagascar, il nostro viaggio è stato stupendo, una immersione nella natura tra lemuri, camaleonti e serpenti con paesaggi stupendi ed incredibili, a contatto con una popolazione all’insegna del motto malgascio mora- mora.

14