I Due Filostrati - Opere Vol. II

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    I l i OPE IRE

    DEI DUE

    FILOSTRATIVOLGARIZZATE

    DA V. LANCETT1

    V o t a m e H .

    MILANODALLA TIPOGRAFIA DI PAOLO ANDREA MOLINA

    Cow(ra

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    P R O E M I O

    DEL TRADUTTO RE

    Quest* opera delle Vite de'SoGati sfug-gita alia barbarie de' secoli di mezzo sommamente commendevole, s per lasua ingenuit e chiarezza, come per lagiudiziosa critica che vi si & de' picelebri professori d'eloquenza, e pei

    frammenti che ci ha serbati di varieloro orazioni. Ella riempie eziandio va-rie lacune della storia letteraria de'pri-mi tre secoli dell' era nostra, le qualisenz' ssa vi rimarrebbero. Il Sinesionella vita di Dione, lo Zonara nel se-condo degli Annali, e sopra tutto ilSuida, ci trasmisero testimonianze edelogj di coteste Vite, raccolte dal giovin

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    6 PROEMIO

    Filostrato. In due soli libri le ha egliristrette, come si legge nella sua dedica,

    e non in quattro, come il Suida hapreteso, e le scrisse ai tempi di Ales-sandro Severo, giacch nella vita diEliano rammenta la morte di Eliogabalo,e in quella di Aspasio ( che il medesi-mo Suida pone sotto l'impero di Ales-sandro ) racconta egli stesso di averlescritte, mentre Aspasio era vecchio.

    L' arte sofstica ha lo stesso Filostrato

    nel suo proemio divisa in due classi,cio T antica e la moderna. La primacomincia da Gorgia e termina ad Iso-crate. La seconda ha principio da Eschine e finisce in Aspasio. Ma la differenzache passa tra l'antica e la moderna, eche PAutore ha saggiamente avvertito,indusse il gran commentatore di lui,l'erudito Oleario, a ripartir 1' opera in

    tre parti, nella prima delle quali sihanno le vite di que' filosofi, cui gliantichi applicarono il nome di sofisti,nella seconda quelle de' sofisti esercentil'arte sofistica antica, e nella terza quelle

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    DEL TRADUTTORE. 7

    de'professori della moderna. Questa di-visione si da me pure seguita.

    Nessun dubbio pu nascere sulla fedestorica di queste Vite. Filostrato citapi volte i testimonj di quanto narra;scriveva in Roma, dove stavano i pidotti uomini ; dedicava al primo magi-strato dell'impero le sue Storie; ed eraancor giovine e della propria fama ge-loso. Per ci Corse lasci di scrivere levite di alcuni sofisti ch'ei pur conobbe;

    confessando egli stesso in quella di Aspa-sio, che dell'altro Filostrato, di Nicagora e di Apsine ha taciuto, per es-serne amico, e dicendo in quella diNicete e di Damiano di avere esclusidalla sua storia Aribarzane, Senofrone,Pitagora cirenaico, Sotero, Soso, Nicandro, Fedro, Giro e Filaca per nonesserne degni. Ben vero per altro che

    alcuni ne ha registrati, quai sono Varo,Fenice ed Eliodoro, che per la stessaragione poteano lasciarsi in obblio.

    Di queste Vite de'Sofisti non cono-sco sinora verun volgarizzamento in

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    8 PROEMIO DEL TRADUTTORE,

    alcuna delle lingue moderne, trannequalche brevissimo brano, che qua e

    l s'incontra nella Dz/aM delMazzoni. L essermivi io cimentato pelprimo, a malgrado di moltissime diffi-colt, valgami di scusa agli errori in

    cui fossi caduto, se pu farsi luogo scuse in questa sorta di studj.La chiarezza , che io principalmente

    ho studiato di conservare nel mio vol-garizzamento, mi dispensa dall'abbon-

    dar nelle note, come agevolmente avreipotuto, parendomi il pi delle volteche bastino all' uopo i semplici rapidicenni, cui mi sono limitato.

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    DI FLAVIO FDLOSTRATOL E V I T E

    D E I S O F I S T I

    /.ARA'/

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    INDICE DE'SOFISTI

    D I C U I S E G U O N L E V I T E

    L I B R O P R I M O .

    PA R T E PR I MA

    cAe yuron cA/amafi

    I. Eudosso. V. Fi!ostrato.II. Leone. VI. Teomnesto

    III. Diade. VII. Dione.

    IV. Cameade. V ili. Favorino.

    PA R T E SE C O N D A

    IX. Gorgia. XIV. Trasimaco.X. Protagora. XV. Antifone.

    XI. Ippia. XVI. Crizia.XII. Prodico. XVII. Isocrate.

    XIII. Po!o.

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    PARTE TERZA

    XVIII. Eschne.XIX. Nicete.XX. Iseo.

    XXI. Scopeliano.

    XXII. Dionisio.

    XXIII. LoHiano.XXIV. Marco.XXV. Polemoae.

    XXVI. Secondo.

    L I B R O S E C O N D O .

    I. Erode. XVIII. Enomarco.II . Teodoto. XIX. ApoHonio da Nau-

    III. Aristocle. crati.

    IV. Antioco. XX. ApoHonio ateniese.V. Aessandro. XXI. Pro!o.

    VI. Varo Pergeo. XXII. Fenice.VII. Ermogene. XXIII. Damiano.

    V il i. Filagro. XXIV. Antipatro.IX. Aristide. XXV. Ermocrate.

    X. Adriano. XXVI. Eraclide.XI. Cresto. XXVII. Ippodromo.

    XII. PoHuce. XXVIII. Varo di Laodicea.XIII. Pausania. XXIX. Cirino.XIV. Atenodoro. XXX. FUisco.XV. Tolomeo. XXXI. Eiano.

    XVI. Erodiano. XXXII. Eliodoro.XVII. Ruffo. XXXIII. Aspasio.

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    CMVMZB J^iVfCHVM (r).

    Coloro che aj la RlpaoHa attesero, e ilvolgo chiam sofisti , e coloro ) Eziandoch pi pfopriam ente goRsti

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    tutti ho i genitori notato, ma soltanto diquelli che da chiara prosapia discesero ;

    imperocch mi son ricordato che Cuiaia,soRsta egli pure, iacendo menzion de'pa-renti (1), nessun altro, fuori che Omero,cit, giudicando egli che meritasse di es-sere trasmesso* alla n%emofi& de' psteri

    cme ad Omehy fu padre u Aumte (2). l-tre a ei poc giova al deio d'imparale HHnoscfe accuratamente il padre e la! nldre dell'uno o dell'altro, e pi non a^e#ae le virt ed i vizj, n quanto retta-mente i contrario operasse, sia a caso,9!& deliberatamente^ Codesto studio, o ec^ellenti&simo Console, te pure allevleradalle iatiche dell'animo, come gi la tazza

    d'Elena alleviava dalle medicine egizie.Statti sano, o principe delle Muse.

    radunante dei dotti, come ai & notato neMa Vita di ApoHonio,e sinanoo aHe lezioni de* giovinetti, come aeHa Vita di Ippo-

    dromo si rilever usarsi in Smirne dat maestro Megistia.([) Da questo passo deducesi avere Crizta scritto le Vite dialcuni uomini iUustri. Noi per non ne trovammo pur cennopresso nessun atro scrittore.

    (2) Aft/e; chiamavas! i! Hnme, e perci JMf&Mgewe iu dettoOnero da taciti.

    ' 4

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    P R O E M I O .

    L antica arte de'sofisti va chiamata una rettoricaso&nte, per la ragione eh* ella sUol disputare delle cose

    medesime, di che disputano i fHosoB. QueQo per che i 6-

    losoC con tutte !e Loro sottili interrogazioncelle, e coPag-

    giugnere alcun che per ischiarire di quando in quando

    la materia sulla quale interrogavano (t), dicevano dinon intendere (a)) 1' antico soBsta all' incontro dichiara

    di interamente conoscere. Quindi usa di proemiare i suoi

    (t) Tale era il metodo di Zenone, di Socrate, ec. , ! quali

    a (orza di interrogazioni, 1' ana derivante dall' altra, si riducevan ad una ben dedotta conseguenza, come si pu rilevaredalle opere d! Platone, di Senofonte, ecc.

    (3) Socrate, sopra gli altri, a forza di dire che nuli* altrosapeva che di nulla sapere, usava tanto interrogare, e contanta sagacit , che ne risultava quel vero, di cui era suscettibile1' oggetto in questione.

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    16 PROEMIO

    discorsi in questo modo : to M, to conoico ; ovvero : :o

    jt !n oppure: m'e^^e

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    PROEMIO !?

    tando argomenti 6!oso6ci, soleva maneggiarti pi larga-

    mente^ imperciocch disputava della fortezza, ed anche

    de!!a giustizia degli eroi e degli idd j, ed eziandio delmodo col quale il mondo ebbe forma. Ma la Sofstica

    presente^ che a quella prima successe, e che bisogna non

    chiamar nuova, essendo antica essa pure, ma seconda,

    ha tolto a dipingere i ricchi ed i poveri, gli ottimati e

    i tiranni, e le cause finite (t), di cui la storia tien conto.Il principato della SoEstica antica ottenne in Tessaglia

    Gorgia leontino; quello della seconda Eschine, Sgliuol

    di Atrometo, dappoi che cess dall* amministrar la re

    pubblica, e and a vivere in Caria ed in Rodi (a). I di

    scepoli di Eschine per trattavano le cause secondo i

    precetti deli* arte, ed i seguaci di Gorgia come vien viene.

    L'origine delle aringhe estemporanee dicono per che

    da Pericle sia derivata (il quale ebbe concetto di gran

    parlatore ), altri dice da Pitone bizantino (3), cui sola

    mente si vuole che fra gli Ateniesi possa contrapporsi

    Demostene , tanta era la franchezza, e l ' esuberante

    piena del suo aringare. Avvi nondimeno chi difende es

    sere la estemporanea orazione qna invenzione di Eschf-

    (t) Quelle cio, nelle quali t'argomento non &dubbio, o nonsi presenta sotto due aspetti. Veggasi in proposito il terzo librodi Quintiliano.

    (9 ) Di questi si trover pi innanzi la vita.(3) Di Pitone &parlato di nuovo nella vita di Iseo.

    f/MuriMr; , &MM. / / . 9

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    i8 PROEMIO

    n e , essendo stato egli che navigando a Rodi presso

    Mausolo di Caria, !ui con improvviso discorso lod. A

    me pare assolutamente che &a tntti i mortali Eschineesercitasse questo genere d parlare al!' improvviso, sa

    quando partiva per qualche legazione, sa quando al

    ritorno ne dava conto, sia nel trattar cause, sa ne! par

    lare a! popolo ; ma che vo!!e soltanto lasciare dopo d

    s le orazioni, che avea stese in iscritto, per non parered troppo dilungarsi dalla opinione d Demostene, cio

    che della estemporanea aringa fosse autor Gorgia. Quan-

    d' egli in fatti s present ne! teatro d'Atene, e che os

    dir : Proponete ; fu veramente i! primo a professare di

    esporsi a cota! cimento, mostrando di saper tutto, e dcompromettersi di parlare al!' istante su qua!unque sub-

    betto (t). Ta! cosa per a Got^gia venne in pensiero in

    questa occasione. Prodco da Cho (a) avea composta

    una leggiadra favola, dove la Virt e la Volutt adorne

    d vesti femminili stavano intomo ad Ercole, questa

    per con doppiezza ed astuzia, l ' altra rozza ed nor-

    nata, ed offerivano ad Ercole ancor fanciullo quella ozio

    e morbidezze, questa pallidezza e disagi (3). E per dir

    (') HrtBMMMi CMHs GoygMMpascere yuaMifo/AM,scrive pur Cicerone nei secondo libro FYnMtM.

    (9 ) Di tu i pure si ha !a vita pi innanzi.(3) L' E reo! e di Prodico ricordato da Cicerone ne! primo

    degli e da pi altri. Un beHissimo componimento dram-matico ne scrisse l ' immorta! Metastasio, che h a/

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    tutto in una parola, Prodico andava declamando in

    torno mercenariamente cotesta favola, ampliandola in

    pi parole, allettando i paesi e le genti, alla foggia diOrfeo e di Tamiri $ laonde sal in molta stima presso i

    Tehani, ed in maggiore presso i Lacedemoni, com'ppmo

    che tali esempi narrava per istruzione della giovent.

    Ma Gorgia, rimproverando Prodico del suo continuo

    ripetere le stesse cose, diessi egli pure al parlare improvviso $ e quindi non and nemmen egli esente dalla

    invidia. Stava in Atene certo Cherefonte, non quegli che

    la commedia chiam giaHogno&) (t), perch questi pel

    suo eccessivo vegliare era anzi soggetto alle inBamma-

    zioni ma quel, di cui parlo, esercitavasi in ci per modo,che gli altri con petulanza insultava, e con somma im

    prudenza mordeva. Questo Cherefonte celiando sopra

    uno dei discorsi improvvisi di Gorgia: ZhmnM, o Gorgia,

    gli chiese, per

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    a PROEMIO

    qua causa facevano trionfar d'una giusta, e troppo va

    levano spra il diritto (:). Ond' , che tanto Eschine

    quanto Demostene se ne rinfacciarono a vicenda, nongi perch ci fosse nna malvagit, ma s per tentar d

    rendere l'un a!tro sospetto ai giudici; in privato per

    andavan superbi di essere sotto quel nome ammirati.

    Anzi Demostene gloriavasi presso i suoi famigliari di

    avere strascinato nei sso parere i voti de'giudici contraEschine. A!l'incontro Eschine, quando fu a Rodi, dove

    avrebbe potuto far come altrove, non diede, per quanto

    parmi, la preferenza a un ctal mtodo, ne! quale non

    si sarebbe pure esercitato se prima non avesse dato

    opera in Atene a siffatti studj. Gli antichi adunquechiamaron sofisti non quelli soltanto , che avessero in

    aringaruna vote eccellente e riuscissero chiari, ma

    altres que' BlosoS, che un torrente di parole adopera

    vano nel discorso. Di questi dapprima necessario nar

    rare , giacch , sebbene sofisti realmente non fossero,

    tali per apparivano, e il nome essi pur ne portavano.

    (t) E i Romani eziandio dannavano press'a poco per !e stesseragioni l'arte retorica, si ne! consolato di Fannio Strabone e diValerio Messala, come in queHo di Domizio Enobarbo e di Licinio

    Crasso. Vedi Svetonio de! libro De c/or. , e vedi ci chedei retorici scrisse parimenti !' incontentabile Sesto Empirico.

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    PARTE PRIMA

    FILOSOFI VOLGARMENTE CHIAMATI SOFISTI

    I.

    E U D O S S O ( ! ) .

    ^Jn Eudosso adunque d Gnido, mentre attendeva contutto P animo atta RtosoSa accademica, venne postone! numero de' soSsti pe! suo Sorto partare, e per H

    pregio di Bortamente parlare atP improvviso. E degnodetta denominazion di soBsta venne tenuto s netP Et-lesponto, netta Propontide, ed a MemR, come in quettaparte dett'Egitto, che at d t di MemC s estende, altaquate conBna P Etiopia, e dove abitano i sapienti, cioi GinnosoSsti (a).

    (t) Dei vatj Endossi che si conoscono, due nacquero in Gni-do , 1' un de' qua!! fu medico , 1' a!tro che il qui registrato,& filosofo e medico. Visse questi ai tempi di Piatone, del qualefa anche discepolo. Ne padano Suida , Plutarco , Strabone, epi di tutti Diogene Laerzio nel !ib. vm.

    (9) Dice Strabone, che Eudosso accompagn Platone ne!

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    VITE DEI SOFISTI

    H.

    L E O N E .

    Leone da Bizanzio da giovine Ri discepolo di Piatone ; giunto per all' et virile venne chiamato soBsta,a cagione della variet del parlar suo , e per la forza

    di persuadere che era nelle sue risposte. Imperocchpresentatosi a Filippo, il qua! preparava una spedizionecontra Bizanzio, cos gli disse : Dimmi, o Filippo, qua!ragione ti muove a disporre tal guerra ? E rispondendogli egli : Perch la tua patria, che bellissima fra lecitt, mi ha invaghito di !ei, e perci alla porta della

    mia bella voglio recarmi $ Leone soggiunse tosto : Nonvanno alla porta della bella armati d spada coloro chedegni sono di essere amati ; e gli amanti non hannobisogno di atromenti guerreschi, ma di musicali. E cosLeone con poche parole a Fitippo dirette liber Bizanzio , mentre Demostene ne adoper moltissime con gliAteniesi (t). Mandato lo stesso Leone oratore ad Atene , !a citt gi da gran tempo era in preda alle civilidiscordie, e la repubblica amministravsi senz' ordin

    viaggio di Egitto ; e Laerzio scrive che ebbe un colloquio con!conuR gran sacerdote di Eliopoli. De' ginnoso fsti si Citta am-

    pia menzione nella vita d! Apollonio Tianeo.(r) Poche e spiritose parole di Leone bastarono a salvare Bi-

    zanzio dalla ambizione di Filippo, mentre Demostene ebbe tantoa fare per persuader gli Ateniesi a difendersi contra lo stessoFilippo.

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    LIBRO I. a3

    di leggi. Condotto al!' udienza, !a forma del suo corpodiede abbondante materia di riso, atteso che era grassoe di ventre assai rilevato. Non turbossene per egli, e :

    Di che ridete, o Ateniesi? disse loro; forse perch sonos pingue e di tanta mole ? sappiate che !a mia moglie pi grassa di me, eppure, quando noi siamo in paceuno stesso letticciuolo ci cape am bedue, laddove sesiamo discordi la intera casa non ci basta. In tal modo

    il popolo ateniese si ravvide, e si raHorz per la concordia restituitagli da Leone, che seppe con prudenzae a norma delle circostanze far uso. de' suoi motti improvvisi.

    IH .

    D I A D E .

    Diade sicuramente efesio trasse i principi della Slo-soEa dall'Accademia, e per ci appunto venne in credito di soEsta. Vedendo egli che Filippo su i Greci ag

    gravava , lo indusse a rivolgersi contro l ' Asia, e consuo discorso persuase ai Greci che lor gioverebbe il seguirlo in quella spedizione (i), dicendo: Bello essere ilservir fuori, ove trattisi di salvare la libert della patria.

    (t) Capitan generale di tutta la Grecia fu allora Filippo.

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    VITE DEI SOFISTI

    !V .

    CARNBADE (

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    LIBRO I.

    YI.

    T E O M N E S T O .

    Per la ragion medesima di sapere ben contornare idiscorsi, a lta casse de'sofisti 6i ascritto anche Teo-mnesto da Nancrati, che filosofava pubblicamente.

    VI.

    DIONE (t).

    I. Ma non so qual nome dare a Dione da Prusia ,

    essendo egli stato egregio in ogni cosa. Imperocch rispetto alla facolt dell' aringare, pu dirsi ch 'ei fosseil corno d'Amaltea, s ricco era di elegantissime sentenze; ed imitava il sonoro parlare di Platone e di Demostene , ai quali colla voce sua face eco, come il bi-

    (t) A Sinesio che dottamente scrisse la vita d! Dione, questache Filostrato ne fece non va troppo a sangue. Ma noi non cifermeremo sulle discrepanze dei due biografi per non ingolfare!inutilmente in lunghe gestion i. Avvertiremo soltanto, che que-sto Dione da Pfusia fu soprannomato CfMOdomo a cagione dellasua eloquenza, che le di lui opere giunsero sino a no i , che laprima edizione di esse di Milano de! !4?6 in foL, e la mi-gliore di Parigi del :6o4, pure in fol. ; e che oltre 8 0 orazioni,nelle quali incontransi frequenti tratti eloquentissimi, contengononn Trattato dei doveri de' sovrani, che ua capo d'opera difacondia e di senno.

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    schero suHe ce tr e , che ne rende il suono semplice edesatto. Ottima a! tre s netta orazion di Dione ta temperatura de* costumi. Perocch spesse volte rimpro

    verando te citt ferocemente discordi fra toro, nonriusc n insultante , n severo , ma ta ferocia ne dompi co! freno, cornei cavatti, che cotta frusta.Lodandopoi te citt dirette da ottime teggi, fece s che nonavessero a insuperbire , ma invece considerassero, che

    cambiando metodo sarebbe un rovinarsi. In ogni attraparte detta BtosoBa parimenti, ta indote di tui non erade! genere volgare, n simulata, ma vi attendeva ponderatamente , temperandola per col condimento diuna apparente leggerezza. Quanto poi fosse atto a scriver? ta storia ne fanno pruova i suoi Gei/ct. Aveva egti

    viaggiato fra i Geti (t), attora quando ebbe ad errare quae l tontan dalla patria. N mancano di pregio o il suoSermone eu&tMco, o l ' Rog/o JeZ pappaga//o , o qualunque altro de' meno serj opuscoli da Dione composti,ma degnissimi sono detl' ingegno di un soBsta ; giacchi! metter mano anche in tal sorta di scritti appartieneal soBsta.

    II . Contemporaneo di Apollonio Tianeo e di Eufrateda Tiro, BtosoB, us con essi famigtiarmente (a),beqch fossero que'due vicendevolmente nemici in unamaniera aflatto indegna della BtosoSa. La sua andata

    ai Geti non voglio io per chiamare un esiglio, giacchnon fu costretto da verun decreto a fuggire; n !o chia-

    (') Ora JVbMaw.(3 ) Ricorrasi H quinto libro deHa vita di ApoHonio in questo

    proposito.

    36 VITE DEI SOFISTI

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    mer un viaggio, perocch disparve nascostamente, sottraendosi agli occhi ed agli orecchi degli nomini, diportandosi in diverse maniere ne'diversi paesi, pe! ti

    more di coloro che tenevano l ' imperio di Rom a, daiquali era stata bandita ogni sorta di 6!oso6a (t). Or seminando !a terra, o tagliando alberi, ora cavandoacqua ad uso di bagni, o d'inafHar gli orti, ora pi altri rozzi mestieri facendo per guadagnarsi il vitto, non

    perci neglesse !o studio delle lettere, ma con due libretti per tutto quel tempo si and confortando. Eranoquesti il Fedone di Platone, e la orazione di Demostenesulla falsa ambasceria. Quando poi frequent gli accampamenti, dove soleva attendere a meschini lavori, e osserv i soldati per la morte di Domiziano inclinati a

    far novit, stim non dover egli rimanersene indifle-ren te , soprattutto quando gi vide scoppiato il tumulto, ma sedutosi nudo sopra un'alta ara, in questo modoil suo parlar cominci:

    / Mot sfnMci ipog/A f accorK) tW w (a):

    Le quali parole da lui dette , e palesato n&n esser egliun m endico, n qual essi il credevano , ma Dione filosofo , con molto vigore 1' accusa del tiranno stabil, emostr che i soldati con saviezza operavano facendocosa che piaciuta sarebbe ai Romani. L'arte sua dipersuadere tale era di fatto, che quei pure vinceva, che

    di greca favella poco o nulla sapevano (3). Perci l'im-(') Erano ! tempi di Dominano.(a) i! primo verso de! Hbro u n detta Odissea.(3) Lo stesso merito ebbero Favorino ed Adriano, come si

    vedr in appresso.

    LIBRO I. iy

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    pradore di Roma, Traiano, !o ricevette nell'aureo cocchio , nel quale tratti sono gli imperatori quando trionfano delle eseguite battaglie (i), e ad ogni istante a

    Dione volgendosi gii dicea : Non so quello che tu nepensi, ma ti dico che io ti amo quanto me stesso. Nelleorazioni di Dione incontransi varii modi di genere interamente sofstico; ma bench frequente uso ei nefaccia, 1' orazione per magnifica e adatta all* oggetto

    di cui parla.

    Vili.

    F A V O R I N O ( t ) .

    I. Anche il filosofo Favorino si rese celebre fra i sofisti per la sua eloquenza. Era egli del paese de' Galatioccidentali, della citt di Arles , fabbricata sulle rivedel Rodano. Nacque ermafrodito, cio composto delsesso cos maschile che femminino; e ci dallo stessosuo volto appariva, perch rimase imberbe anche in

    vecchiezza (3). Ci pare la voce sua manifestava, la

    quale era acuta , disarmonica e Sacca , come soglionoper natura averla gli eunuchi. Ardea per s fattamente

    (

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    de! fuoco di venere, che un uomo consolare scrivendogli il tacci di adultero.

    II. In una questione eh' egU eM)e eoli' imperadore

    Adriano, nessuna molestia sofferse. Laonde tre cosediceva essere *da ammirarsi in lu i, cio&, che un galloparlasse greco : che un eunuco fosse accusato di adulterio : e che avesse contrastato con l ' imperadore senzasuo danno. Ma ci ridonda anzi a lode di Adriano,

    che essendo imperadore volle disputare da pan a paricon uno , cui poteva dar morte (i).QtMwJo t/ co/ mtor *< aAra (a)

    se giunge a temprare il suo sdegno allora vittorioso ,perch

    ZM wpretwo aceria ^ y /ra (5)

    ove la ragion non la freni. Giova coteste massime appoggiare alle sentenze de' poeti, i quali studiansi diemendare i costumi de' principi. Allora poi che venneegli scelto pontefice della religion della patria, decretgiusta le leggi a ci relative, che chiunque professassefilosofia venisse esentato dai carichi. Vedendo adun-

    (t) Tanto pi singolare la mansuetudine di Adriano vrsoFavorino , quanto pi facile era quel principe a torsi dagli oc-chi chi !o superava in alcun' arte , di ch& egli pretendesse ilprimato. E ben rispose da poi Favorino medesimo ad alcuniamici, che !o incoraggiavano a ribattere una parola indebitamenteusata dall' imperatore : come volete che io mi creda pi dottodi uno che ha trenta legioni al suo comando? Questo aneddotoracconta Sparziano nella vita di quel principe.

    (a) Omero , Iliade r !ib. ! , trad. di Monti.(3) Ivi, lib. .

    UBRO I. 39

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    qae Favorino che l'imperadore con ta! decreto miravaa sentenziar contra !ui, come se eg!i non fosse $!osofb,in questo modo a ano favor !o rivolse: " I o , g!i d i;se ,

    H ho fatto nn sogno, o imperadore, che a te pur debbo* esporre. Emmi apparso il mio maestro Dione, e de!w tno decreto ponendomi in avvertenza mi ha detto che* noi non nasciamo so!tanto per noi medesimi, ma altres" per !a patria. Io pertanto , o imperadore, quest* ob-

    * bligo accetto, e a! mio precettore ubbidisco". In sif-fatti trattenimenti soleva !'imperadore ingannare i! tempo, e a!!eviarsi da!!e pubMiche cure, volgendo !'animoai soSsti ad ai 6!oso6.

    III. Ma g!i Ateniesi lo ebbero in esecrazione. P e rocch un giorno accorsero in folla, e massimamente

    quelli che investiti erano di a!cuna magistratura inAtene, ed atterrarono !a statua di bronzo di Favorino,non altrimenti che se foss* eg!i il pi acerbo nemicodell' imperadore. Lo che venuto a sua cognizione, nonebbelo a ma!e, n del!a sofferta ingiuria sdegnossi, masoltanto disse: Cos avessero fatto gli Ateniesi con

    a Socrate , rompendone !a statua di bronzo , anzi cheMforzandolo a bevere !a cicuta! H Fu egli assai fami-gUare de! soSsta Erode, che i! teneva in conto di maestro e di padre , e g!i scriveva : * Dove ti vedr io ? e" qnando bacer !a tua bocca? ^ perci venuto a morte

    lasci ad Erode i libri e la casa che aveva a Roma,non che il suo Autolicito, che era un Indiano, di color nero, carissimo s ad Erode che a Favorino. Costui mentr' essi pranzavano !i divertiva co! parlar suomisto di indiano e d greco, e coi tanti barbarismi

    3o VITE DEI SOFISTI

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    eh ' et commetteva con qoeHa errante sma lngua. Lalite poi che Favorino ebbe con Polemone, ebbe principio nella Io nia , e gii Efesj ne presero p a rte , coi fa

    vorire il primo, mentre Smirne era trasecolata d Po-!emone ; a Roma per si fece pi rilevante (t). Perchg!i nomini consolari e i Bgli loro , parte lodavano i nno,parte esaltavano 1' altro , dando ansa alla emulazionedi entrambi, la quale anche Ira i sapienti spesse volte

    accende guerra , giacch l'umano ingegno che all'emo-lazion si abbandona non va soggetto a vecchiaia (a).Quindi &, che degni sono essi di perdono, salvo ilrimprovero che meritano per le invettive che l'nn contro l'altro vibraronsi. Le ingiurie senza lcnn riguardosparse, ancor che vere , non assolvono dalla ignominia

    nemmeno coloro da cni si scagliano. A coloro pertanto,che danno a Favorino il nome d soSsta, bastevoleprnova che il fosse questa sua controversia avnta con unsoSsta ; attesoch 1' emulazione test rammentata suoleappunto incontrarsi ne' professori d cotest'arte.

    IV. Il favellar suo, che ricco era d emdizione e dbrio, sapeva accomodare ad una certa scioltezza diesprimersi. Dicesi che anche nel parlare all'improvvisofosse paragonabile .all' impeto di un rapido 6ume. Leorazioni per contra Prosseno n scrisse Favorino , amio avviso, n immagin pare ; ma le credo aborto di

    nn giovinastro ubbriaco, o a meglio dir vomitante. L'o-

    (j) Se ne parta di nuovo netta vita di Polemone.(a) sentenza di Tucidide che le emulazioni non invecchiano

    mai.

    LIBRO I. 3t

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    razione poi iR co&M cAw wor troppo pre^fo ; e quelleche fece pai g^oJMtort a p a '^ g w i, !e reputiamo diugual merito e bene composte, e molto pi le sue ch*-

    ^ertazMn!^/o*o/!

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    PARTE SECONDA

    PROFESSORI DELLA SOFISTICA ANTICA

    IX .

    GORGIA (t).

    I . J l paese de ' Leontini ih Sicilia diede il natale aGorgia, a! quale noi reputiamo aversi ad attribuire ,come a padre de' sofisti, P arte che questi professano.Imperocch, se in s gran pregio si tiene EschMo peraver tanto aggiunto a!!a tragedia, ornandola del manto

    e deli' aito cotu rno, ed alle persone degli eroi e de*nuoci, e di quelli che di dentro accennano i gesti) eper avere indicato ci che va fatto dietro la scena ;cosi , dobbiamo riguardar Gorgia qual primo tra i pfo-

    (t) S conosciuto e celebre questo nome presso gii antichi

    ed i moderni , che scrissero del)'arte oratoria , che lo stimo af-fatto inutile di ulteriori illustrazioni, bastandomi di avvertireche il sig. di Burigny nella sua stria di Sicilia & forse quegliche ne ha tessuto pi esattamente la Storia.

    .f/nMrn^rf 3 Tom. /f . 3

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    fessoti dell' arte sna, perch &t eg!! che insegn ai so*fsti il promovere 4e controversie ne* discorsi ; e perchfu mirabile pa rlato re, e vivace e di magniSco stile ne'grandi argomenti ; come anche per avervi introdotto !edivisioni ed i raccozzam eli de!!e parti, per cui l 'o ra zione diventa straordinaria s per sublimit che per allettamento. Egli ornavala eziandio di sentenze poetiche,dandole con ci grazia e importanza. Come poi aringasse

    all' improvviso con somma facilit, io l ' ho fatto osservare ne! he! principio di questo trattato. Non dee pertanto sorprendere, che insegnando egli in Atene gicarico d 'a n n i, ottenesse !' ammirazione dei pi ; perocch sapeva, per quanto mi noto, tenere da!!a suavoce sospesi i dottissimi Crizia ed Alcibiade, giovinetti,

    Tucidide e Pericle (t) gi verso !a vecchiezza piegati.Aggiungasi che Agatone poeta tragico, cui Marte drammatica accorda sapienza ed eleganza, non fece che imitar Gorgia co* suoi versi jambici.

    II . Anche nelle solenni assemblee de' Greci si rese

    illustre , recitando dall' ara unn orazione pitica, a ca-gion della quale eretta gli venne una statua d ' oro neltempio di Pitio. Cos pure l ' orazione olimpica fu da luicomposta con sagacissima civile prudenza, trattando inessa di sommi interessi. E quando osserv che i Grecierano fra loro divisi, )i persuase alla concordia, inci-

    (') Sa Gorgia and in Atene l'anno secondo della ottantesimaottava olimpiade, come scrive Diodoro Siculo nel lib. vt, comepoteva essere udito da Pericle, morto di contagio due anni prima?Probabilmente Diodoro s' ingann.

    34 VITE DE! SOFISTI

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    tandoli contro ai baabari, persuadendoli persino ad istituire qual premio del valor militare non solo la cittadinanza reciproca delle citt lo ro , ma quella altresdelle citt de' barbari. Recit parimenti in Atene l ' orazione funebre in onor di *coloro , che erano morti inguerra, e che gli Ateniesi onorar vollero di pubblicasepoltura e di elogj ( i ) , e la compose con egregio artifizio. Quando p o i, volendo istigar gli Ateniesi contro

    i Medi e i Persiani, mirava a quello scopo medesimoche si era prefsso nella orazione olimpica, nulla toccdella concordia fra i G reci, perch inutil era con gliAteniesi, i quali aspiravano al principato, cui nonavrebbero potuto conseguire, se prima non si convincevano che bisognava tentare qualche ardita impresa.

    Molto si trattenne ad encomiare i trofei de' Medi, mostrando che i trofei dalle genti barbare riportati degnierano di inni, quelli riportati dai Greci di lagrime.

    III. Dicesi che Gorgia sia arrivato al centesimo ottavoanno di e t , senza che la vecchiezza lo avesse abbattuto , e che mor in istato di perfetta salu te , e coisensi spiranti vigor giovanile.

    X .

    P R O T A G O R A ( 2 ) .

    Protagora di Abdera fu sofista egli p u re , e scolaro(!) Frequente argomento all'eloquenza greca fu il panegrico

    de' morti alte battaglie di Salamina e di Maratona.(a) Anche Laerzio ne scrisse la vita, dalla quale prese poscia

    Suida quanto egli pure ne espose.

    LIBRO I 35

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    in sua patria di Democrito. Molta intimit ebbe co!magi persiani al tempo che Serse invase la Grecia; imperocch ebbe per padre Meandro, il quale ricchissimo

    era, pi che non sogliono essere i Traci per la maggior parte. Accogliendo egli Serse in sua casa , e regalandolo , ottenne da lui che il fgliuol suo potesseconversare co' mgi, giacch i magi della Persia nonusano insegnare ad alcuno , che non sia persiano, a

    meno che il re noi comandi (:). Ci che Protagora su-surrava intorno allo star dubbioso se vr fossero o nonvi fossero Dei, pare a me che procedesse dall' empia6!oso&a persiana, imperocch ben vero che i magiriferiscono agli Iddii quanto essi operano occuttamente,ma vietano ogni pubbico culto de' numi, non volendo

    parere che tutta la virt loro dai numi provenga^ Fusenza dubbio per questa cagione eh' egli venne dagliAteniesi espulso da tutta l 'Attica o fors' anco, secondo alcu ni, condannato ; ovvero, come ad altri pa-ruto, per concorso di sentenze, ma senza determinatacagione. Mentre dall' Epiro traghettava per le isole,

    venutQ jn timore delle triremi degli Ateniesi, che coprivano il mare, ridottosi in piccola barchetta , restsommerso. Fu egli il primo che introdusse lo insegnarper mercede, e quindi 1' autor primo di un uso , chenon si deve rimproverare ai Greci ; tanto pi che que

    gli studii che noi ci procacciamo spendendo , pi attentamente seguiamo che quelli che nulla cofano. Del

    (t) Riveggasi in questo proposito quanto detto nella vita diApoHonio.

    36 VITE DEI SOFISTI

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    LIBRO I. 3y

    resto Piatone riconobbe che l'elocuzion di Protagoraera notabile per gravit, ma aggiunse che con tuttala sua gravit riusc negligente, per Io pi troppo ver

    boso e prolisso, e il suo stile rassomigliarsi a quello diuna lunga novella.

    X I.

    IPPIA (

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    38 VITE DEI SOFISTI

    quantit di danaro, e venne ascritto. alle ^rib s dellegrandi che delle piccole citt ; e fa appunto per amordi guadagno ahe and anche ad Inico, ed in favoredi codesti abitatori di un villaggio di Sicilia , che Piatone mise Ippia alle strette. Essendo poi grandissima lafama di lui anche in altri tempi, egli nella variata e bencondotta orazione che disse in Olimpia, l ' intera Grecia palp. Non secco ma abbondante fu lo stile suo,

    tenendo una maniera naturale di parlare , e rarissimamente ricorrendo ai modi poetici.

    X I I .

    P R O D I C O .

    Tanta fu la celebrit di Prodico da Ceo per la suaerudizione, che Senofonte, fgliuol di Grillo, trovandosiprigioniero in Beozia ( t ) , diede in pegno la propriapersona, pel piacere di udirlo a discorrere: quandoand legato ad A tene, e che al senato si present ,vennevi giudicato per uomo pi di tutti capace a trattare gli affari, sebbene fosse di orecchio un po' duro ,e avesse voce alquanto aspra. Egli andava a caccia dinobilissimi giovani, appartenenti alle pi ricche famglie , e pagava sin anche i mezzani di cotesta sua cac

    ciagione ; essendo egli avido di danaro , e dedito aipiaceri. Quella orazione di Prodico , eh ' io rammentai

    (t) Che Senofonte rimanesse prigioniero ia Beozia nessunoscrittore, che io sappia , io ha detto, fuor che Filostrato.

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    su! princpio , e eh' egli intitol fa e/ez/owe ^ ^ c o /c ,venne da Senofonte medesimo trovata degna di illustrazione , siccom'ei fece con un magniBco discorso. A che

    pr dichiarer io i! carattere dello stile di Prodico, poiche Senofonte ne ha parlato abbondevo!mente? (t)

    XIII .

    POLO (a ) .

    I! sofista Po!o di Acraganti Venne ammaestrato daGorgia, mediante* un grosso sborso, per quanto sidice; giacch Polo appartenne a! numero dei pi doviziosi. V 'h a chi pretende che eg!i fosse l'inventor primo

    di introdurre i confronti tra consimili, ovvero di contrapporre le cose contrarie , ovvero anche .di difEnirle ;ma non bene provato di che fosse inventor veramente;imperocch,Polo fece uso di cotesti ornamenti, quandogi si eran trovati. Ond' che Platone deridendolo percoteste sue aHettazioni sciam : O mio (3) Polo,per parlar teco alla tua maniera.

    (t) Net lib. n delie cose memorabili di Socrate.(a) 11 Meursio neHe note ad ApoHonio Discolo molte testimo-

    nianze di questo Polo raccolse, alle quali non sarebbe dHBcite diaggiugnerne altrettante.

    (3) Rare che fosse questa una espressione a Nettata di chi Accapompa di atticismo. Cos noi ridiamo di alcuni moderni, chead ogn! pi piccola cosa danno lodi superlative.

    LIBRO I. 3g

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    4o VITE DEI SOFISTI

    x i v .

    T R A S I M A C O .

    Coloro che pongono tra ! soSsti anche Trasimaco diCalcedonia, non udirono, a parer mio, Platone, allorche disse che tanto vale il radere un lione, quanto il

    calunniare Trasimaco (

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    buono per !e seguenti ragion! : capitani moltissimevolte 1' esercito , e moltissime vinse : accrebbe l ' armatacavale di sessanta legni muniti d' armi e d' uomini ate

    niesi. Fu senza contrasto superiore ad ogn' altro neldono della parola , e nella invenzione. Per ci dunquetanto da me che da chicchessa debb'essere applaudito.Nondimeno egli parr cattivo per queste altre* ragioni :rovesci la repubblica, ridusse alla schiavit il popolo

    d' Atene, favor gli Spartani, copertamente a principio,poscia in palese ; laonde sottopose alla genia de'tiranniil governo degli Ateniesi (

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    dolo come terribile ne' raggiri forensi, e che a granprezzo vendesse a notabilissimi scellerati le sue difese,scritte a scorno della equit e del diritto. Come ci sia

    far io chiaro. Nel!^ altre discipline ed arti accade, chechi in esse eccellente ottenga laudi ed onori : nellamedicina pi si ammirano coloro che pi ne sanno,che i meno istrutti : cos nella musica , e nella divinazione : e cos purd ne' mestieri fabbrili e ne' pi bassi

    lavori di artigiano. Quanto all'arte oratoria ella benslodata, ma avuta in sospetto come versatile, tendentead arricchire, e sempre disposta a far fronte al diritto.E ci non solamente dal volgo si giudica (t), ma eziandio .dagli uomini pi lodati nella cultura delle lettere.Gli oratori perci, che per invenzione e per dicitura si

    rendbn celebri, vengono chiamati raggiratori terribili,e al valor loro vien dato un nome poco onorevole.Lo che essendo , non a maravigliarsi, credo io , cheanche Antifonte desse materia ai comici, i quali le coseche sono pi commendevoli amano principalmente dimettere in ridicolo.

    III. Mor egli in Sicilia ai tempi di Dionisio il tirann o , e le cagioni della sua morte noi pi ad Antifonteche a Dionisio ascriviamo (a) ; imperocch egli si fece

    (t) Che Antifonte cadesse in sospetto ai ppolo a cagione

    detta sua eloquenza confermato da Tucidide nel lib. vm , e daPlutarco nelta vita di Nicia.(a) Pare che Antifbnte si rifuggisse in Sicilia per sottrarsi alle

    vendette di Atene, che dovea riguardarlo come reo di stato,sia per intelligenze segrete che ebbe con gli Spartani, sia peressere stato creator! e partigiano del governo oligarchico, che

    4* VITE DEI SOFISTI

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    beCe delle tragedie di Dionisio, il quale di esse pi chedella tirannide andava fastoso; e una volta che Dionisionna curisa disputa avea promosso intorno ai metalli

    migliori, interrogando gli astanti qual fosse la terra ol ' isola che ne contenesse di ottim o, Antifbnte, che visi trovava a caso presente : Io giudico ottimo , disse ,quel metallo di che son fatte in Atene le statue di Ar-modio e di Aristogitone (t). Per questa cagione fu

    messo a morte, e si disse che aveva insidiato alla vitadi Dionisio, e provocatigli contro i Siciliani. Err pertanto Antifbnte, s per avere offeso il tiranno, sotto ilquale avea preferito di vivere anzi che sotto il governopopolare della sua patria, e s per aver dato man allainsurrezione dei Siculi da un lato, ed alla servit degli

    Ateniesi dall' altro. Oltre a che , distogliendo Dionisiodallo scriver tragedie lo distolse dall' ozio ( che oziosisono siffatti studj ) ; e i tiranni si rallentano da! vigoree dal!a cura di sommettere i sudditi, quando torninoad occuparsene, e riescono men crudeli, e meno rubano e meno ardiscono ; anzi un tiranno, che scrivatraged ie, io lo paragonerei ad un medico ammalatoche si cura da s. Perocch la composizon della favola,i canti lugubri, le distribuzioni dei cori, e la imitazionde'costumi, cose tutte che debbono portar con sl ' imprnta della probit , correggono la violenta e in

    domita indole de' tiranni, come le pozioni medicinali

    fu poco dopo disfatto. Plutarco, Tucidide, Fozio, ed altri siaccordano sulla trista Sne eh' ei fece.

    (t) Celebri Ateniesi che liberaron la patria dalla tirannia.

    LIBRO I. 43

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    44 VITE DE! SOFISTI

    correggono !e malattie. Queste osservazioni per nonvoglio che sieno prese come un'accusa che io faccia adAntifonte, ma bens come un consglio giovvole a

    tutti, acci non provochino i tiranni, n concitino losdegno de' Seri animi loro.

    IV. Molte furono le orazioni di Ini ne! genere giudiziario, in cui si trovano congiunte gran robustezza egrand' arte. Altre pure ne ha del genere soBstico, e

    tra queste eccellente quella Je/Za Concorda, le cuisentenze riescono insigni e al!' intutto BlosoBche: graveparimenti ne !a dicitura, e tutta sparsa di poeticim odi, e , per dame pi ampia id ea , rassomigliano averdi e Boriti prati, stendentisi per larga ed ugualepianura.

    XVI.

    CRIZIA (

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    mandati in esiglio, minacciato colmarmi spartane chiunque ricoverasse un bandito d' Atene , superato in ferocia ed in uccisioni i trenta tiranni (t), partecipato aldetestabile consiglio de' Lacedemoni di vuotar I' Atticade!!a greggia degli uomini, e abbandonarla alle pecore;per tutto ci, dico, parmi essere stato costui il pipessimo di quanti si resero celebri per sceUeraggini.

    II. Se a tanto ai fosse costai indotto . per essere in

    colto e ma!e educato, mi verrebbe iu acconcio il parlar di coloro, che pretendevano esser egli stato corrottodai Tessali e dai colloquj che ebbe in quella regione ;atteso che i corti ingegni si lasciano facilmente guidarea qualsivoglia maniera di vivere. Ma siccome vennesquisitamente allevato, come appare da molte sentenze

    contenute ne' suoi discorsi, e siccome ei Ai della stirpedi Dropide , che fu dopo Solone il preside degli A te.niesL, non possibile che dai pi non si creda averegli commesse tutte coteste abominazioni per la malvagit del suo ingegno. E fa pur maraviglia eh' egli nonsi agguagliasse a Socrate figliuolo di Sofronisco, insieme al quale buona pezza filosofo, acquistando dai contemporanei lode di sapientissimo e di giustissimo, edinvece si rassomigliasse ai Tessali, che in mezzo ai bagordi esercitano il fasto , l ' intemperanza , e le tiranniche crudelt. Tuttavia nemmeno i Tessali trascuravano

    gli studj della sapienza (s) , poich s le grandi che le(i) Un de'qual! era lo stesso Crizia. Costui fu il Robespierre

    de* suoi giorni.(a) Parla nuovamente de' Tessali Filostrato nella vita di Sco

    peliano, ohe si vedr pi innanzi, e in una sua lettera a Giulia, ec.

    LIBRO I. 45

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    piccole citt di Tessaglia , prendendosi amodello Gorgia leontino, ed avrebbero anche tolto ad

    incitar Crizia, se alcun pegno di sapienza avesse Criziadato loro. Ma egli non si prendeva di ci H menomopensiero , e rendea !oro pi pesante !a signoria de' pochi, quando disputando coi magnati di quella provinciacondannava ogni forma popolare di repubblica, e gliAteniesi accusava di vivere ingannati pi che nessun

    altro popolo detta terra. Laonde, chi faccia a tutto ciriflessione, dubiter se Crizia non abbia egli depravatoi Tessali anzi che i Tessa!! Crizia.

    III. F a eg!i in 6ne ucciso da Trasibulo (t)^ il qualerichiam i! popolo dall' esigio ; e pretendono alcun!che mor da valoroso, perch conserv !a tirannide sino all' estremo ; ma io dico che onorata morte non fachiunque ritenga quel!o che non aveva a buon dirittoacquistato. Per la qua! cosa tanto presso di me, quantopresso ! Greci tutti s la dottrina di lui che g! studiatisuo! scritti, ottengono pochissimo pregio. Quando !

    nostri discorsi non sono conformi ai costumi, siamosmili a pive che suonano coi fiato. altrui.

    IV. Del resto , !o stile di Crizia fu ricco di sentenzee sublime e sommamente dignitoso e grave, non dellagravit ditirambica, n di poetici modi sfoggiaste , macomposto di vocaboli perfettamente appropriati, e di

    naturale andamento. So eh' ei merita lode anche per1' arte di esser breve nell' abbondanza delle cose, e pelvalor suo nelle aringhe in difesa, e per gli atticismi,

    (t) Ci pure aHermano Diodoro, Senofonte, e Cornelio Nepote.

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    non troppi n fuor di Inogo, d che faceva uso ; giacch non osservare il decoro nell'attica elocuzione unbarbarismo. Ma nelle orazioni di lui le voci attiche' ri splendono come tanti raggtti di luce. anche belloin Crizia il trapassare senza congiunzioni in alcun luogo comune ; ed esercitatissimo nel maraviglioso , siquanto alle sentenze, come quanto alla dicitura. Ben vero che Spesso lo spirito del suo discorso debole e

    Racco, ma riesce soave e leggiero come un zefRro.

    x y n .

    I S O C R A T E ( < ) .

    I. La s&ena che copriva il cadavere del retore Isocrate (a), in atto di cantare, indica quel sentimento dipersuasione eh' egli ebbe nell* esercitare i precetti e leleggi dell' arte orato ria , avvicinando tra ' loro le cosepan, e contrapponendo le opposte, senza essere stato

    per l ' inventor primo di una perfetta orazione, maegregiamente valendosi delle invenzioni altrui. Eserci-tossi eziandio nel genere e nei numeri della orazionecontornata, e nella compostezza ed armonia della voce , che furono i mezzi co' quali Demostene la proprialingua corresse. Demostene discepolo di Iseo, ed anche

    (t) Ch! non conosce quest'oratore? De! suo merito poi debbonsi consultar fra g!! altri Plutarco, Dionisio d'Alicamasso,Fozio, Ermogene, Snida , Fabricio , ecc.

    (s) I! sepolcro di Isocrate fu diligentemente descritto da Plu-tarco. Una sirena ebbe pur Sofocle sulla sua tomba.

    LIBRO I.

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    ammiratore di Isocrate , il super nondimeno nelto spirito , ne!!a veemenza, netta orazion Contornata, e nellarapidit delta voce e de* pensieri ; ma quanto atta gravit , essa in Demostene fu assai pi aspra e concitata,ed in Isocrate motto pi diticata e piacevote (t). Dettagravit demostenica ci sia esempio it seguente passo (a):

    worta/t (aMt /a morte preicwe *7y!ne Je/ w^er foro , awcAe a/can tewe^^e rtncAwo per ewtar-

    /a. ^ perci Hece^jarto cAe g/f uofwfm Auont a cA/areaz/oni sempre it a p p ^ n o ,

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    progetti di forze navali, comech di mala voglia essiin tal proposito gii prestassero orecchio. Recit ancheuna orazion Atneg'trMM in Olimpia, con la quale per

    suase la Grecia a imprendere una spedizione contro^P Asia, ponendo in obblio le contese domestiche.

    IH. Ma questa orazione, sebbene elegantissima sututte le altre di l ui , di luogo ad accusarlo che fossecomposta e insiem rappezzata di varii brani di ci che

    nello stesso argomento gi disse Gorgia. Ottime pertra le orazioni di Isocrate sono !' ^rcAidanMM e 1'WMirtyros; perocch nella prima trasfuse il carattere !a-cedemonio, sempre indignato delta rotta di Lenttri ; edivi non solo squisite son le parole, ma splendida la costruzione , ed acre e stringata 1' orazion tutta, cosicch

    in quella parte favolosa eziandio relativa ad Ercole edai buoi, l'elocuzione riesce rapida e breve. Nell'^wMr-(yroy poi maggiore la forza, e ristretta nelle leggi delnumero , di modo che una sentenza succede all' a lt ra ,e finisce in periodi di parti uguali.

    IV. Molti furono i suoi discepoli, il pi chiaro dei

    quali fu il retore Iperide, giacch di Teopompo daChio e di Eforo da Cuma (t) io non voglio dir nullan in biasimo n in lode. Ma coloro che lo voglionoporre in commedia, come/Uricafore diyZauti, assais'ingannano, perch ben era il padre suo Teodoro

    chiamato in Atene i/ y&Aricafore diyZauti, ma nflauti conobbe egli ma i , n verun altro vile mestiero ;

    LIBRO I. 4p

    (

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    th non avrebbe ottenoto una statua in Olimpia (t) seesercitato avesse qualsisia lavoro artigianesco. Mor 6-nalmente in Atene, in et Ji quasi cent' anni, e va po

    sto &a queMi che aBrontaron !a guerra, perch cessJi vivere ne' (atti Ji Cheronea, mancandogi i! cuore diannunziare la sconBtta degli Ateniesi (a).

    (

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    PARTE TERZA

    PROFESSORI DELLA SECONDA SOFISTICA

    XVIII.

    ESCHINE (< ) .

    I. D Eschine BgHuo! di Atrometo, che noi'poniamoeapo della seconda sofistica, ecco ci che possiam raccontare. La repubblica intera degli Ateniesi era divisa

    in fazioni, e parecchi di essi eran ligi al re di Persia ,parecchi ai Macedoni. Delle prime faceano parte gliaderenti del re persiano, e Demostene nativo del borgo di Peana n' era alla testa ; e degli aderenti al re Filippo era capo Eschine del borgo di CotocL A ciascund 'essi mandavano danaro que' monarchi ; valendosi il

    (t) s conosciuto quest' oratore, tanto presso gli antichi chepresso i moderni, che sarebbe adattazione il citarne verun testi-monio. La discordia che fu tra Demostene e !ui li pose entrambinell' occasione di emularsi, e li ress celebri. Nt di questa re-cheremo testimonianze, perch le loro orazioni ne sono amplis-simo documento, e gli storici greci ne schiarirono le cagioni.

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    persiano dagli Ateniesi per impedire a Filippo di passare in Asia, e tentando Filippo di impoverir gli Ateniesi , acci non ne frastornassero il passaggio. Non fa

    per delle dissensioni tra Eschine e Demostene questosolamente i! principio, cio che l'uno parteggiasse ne!!asua repubblica per uno di que' re , I' altro per l'altro,ma ben anche, a parer mio, la contrariet de' costumi;perch dalla diversit degli animi suol derivare un

    odio, di cui non puossi allegare cagione alcuna. Diversierano essi nelle seguenti cose : pare che Eschine fosseallegro e disinvolto bevitore , e che tutta !a gentilezzadelle sue maniere ricevesse da Bacco ; di fatto sin dal-I' et sua giovenile nel declamar le tragedie (]), giustal'ammaestramento degli istrioni, seppe nella debita

    gravit contenersi. All' incontro Demostene pareva sobrio , di guardatura severa, e beveva acqua , ond' eraannoverato fra gli irresoluti e i melensi. E molto pidappoi che spedito ciascun d'essi con altri compagniambasciatore a Filippo, e alloggiati in uno stesso albergo , quegli fu coi coHeghi piacevole e d' animo ilare ed

    aperto, e questi pi aspro, e sempre intento a studiare.Contribu ad accrescere la reciproca avversion loro,1' orazione detta innanzi a Filippo per la restituzionedi AmBpoli, in occasion della quale manc la voce aDemostene. N fu Eschine del numero di colorq , che

    talvolta gittavan lontano lo scudo, ma valorosamente si

    (t) A Bacco erano sacre te tragiche rappresentazioni, !o cheandava avvertito acci non paresse che vi fosse contraddizioneneH'esposto periodo.

    52 VITE DEI SOFISTI

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    comport a Tamina, dove per suQ valore gii Ateniesisuperarono ! Beoti, e il premio di nna corona dalla repubblica ottenne , s per varie altre cagioni, e s per

    aver posta una incredibile rapidit ne! recare ad Atene1' annunzio de!!a vittoria.

    II. Quando Demostene Io ca!unni come autore dellaro tta de ' Focensi, gli Ateniesi ne rigettaron !' accusa,ma la sentenza de! condannato Antifonte nocque a !ui

    pure , e g!i areopagiti g!i proibirono di tra ttare a! cospetto !oro !a causa de! tempio di De!o (t). Certo parimenti che divenuta pi!agora (a) non pot pressomo!ti evitare !a taccia di aver aperta a Fi!ippo !a viadi E ia tea, mettendo sossopra con speciose paro!e econtenenti !a intera Pi!ea. Eg!i pertanto usc d ' Atene,

    non perch alcuno g!i ordinasse la fuga, ma cacciatodaHa vergogna di essere stato ne'pubblici suffragi al disotto di Demostene e di Ctesifonte. Era pensier suo direcarsi presso Alessandro, che stava per venire sopraBabilonia e Susa; ma giunto ad Efeso, e udita la mortedi lui, e che g!i affari dell'Asia erano imbrogliatissimi,

    si ferm a Rodi. Quest' isola attissima era agli studj ;ed egli introducendovi la scuola de' soSsti, iyi la suavita condusse, all' ozio ed alle Muse sagriScando, e gliattici costumi rimpastando coi dorici.

    III. Nell' orazione estemporanea, paragonata alla ra-

    (t) De' fatti qui e pi innanzi accennati si possono avere piminute notizie e dati' orazione di Demostene sa ta Corona, e daPtutarco neHa vita di Iperide, e da pi altri scrittori.

    (3 ) Cosi chiamavansi i deputati dette citt detta Pitea man-

    dati a! consesso degli AmRzioni.

    LIBRO I. 33

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    pidit di un fiume , e pressoch JMngnsenM composta,it primo At egli etti ne fosse concessa !ode ; che nonera dianzi motto frequente nette dispute de' sofisti il t&-

    yfnamcMfa par/a re (t). Ci dunque ebbe principio daEschine, che !' orazione estemporanea con que! divinoimpeto espresse, che hanno gU annunziatori degti ora-coti. E fatto egti ascottator di Piatone e di Isocrate,motto d! proprio ingeguo vi aggiunse. Di fatto notasi in

    lode di Eschine un certo tume di evidenza net discrso, una certa genti! gravit, e una certa grazia mista amotta forza, e, per dirto in una parola, !a sua manieradi dire rimase inimitabile.

    IV. Delle orazioni di Eschine vogliono alcuni esistereanche la quarta, detta ta De/Mca (2), la quale per fa

    torto atta eloquenza d! lui. N le orazioni relative adAmSssa, con !e quali dichiar saera la region de!Cirreo (3), avrebbe egli venustamente e con eleganzacomposte, per non avere, dice Demostene , ben con-

    (n) Quel parlare che par#, e dir pure che &, una vera ispi-

    razione celeste, quello che ne' poeti sempre si esige , quello chenegli oratori riesce possente in modo da strascinar gli animi,come essi vogliono. I moderni tempi ne somministrano sommiesempi, quanto gli antichi ; ed i Rtologi dei passati secoli e delpresente ne hanno assai dottamente scritto.

    (a) Le tre altre sono, contna rimarco; a."

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    su!tato gli Ateniesi; e cos pure nelle orazioni deliache,dove tocca la dottrina delie cose divine e !e genealogiedegli Iddi, non che le antiche storie, molta negligenzamanifest , avuto massimamente riguardo che aringavaper gli Ateniesi, i quali gelosi erano dei loro dirittisul tempio di Deio. A tre sole orazioni pertanto riduriamo l ' eloquenza di Eschine, quella che si oppone a2wnarco, quella tu de//a Zegaztone, e quella A

    accuia a Avvi un quarto suo fru tto , cio !eche molte non sono, ma pienissime di eccel

    lente dottrina e di moralit ([).V. Un saggio bellissimo de* suoi costnmi died' egli ai

    Rodian, cui leggendo un giorno pubblicamente l ' orazione contra Ctesifonte , facevan essi le maraviglie co

    me fosse con tal orazione rimasto perdente ; e rimproveravano gli Ateniesi di avere mal giudicato. Allora eglidisse loro: Non vi fareste cotal maraviglia se avesteB udito Demostene parlar contr'essa; B prendendo in talmodo non solo a lodar l ' avversario, ma eziandio a li

    berar dalla Colpa i giudici.

    X I X .

    N I C E T E ( a ) .

    I. Lasciati da parte il cilicio Aribarzane, i siciliano(

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    Senofrone, e Pittagora da Cirene, i quali vennero giudicati incapaci s ad inventare come delle cose inventate a par!ar degnamente, i quali per ne!!a scarsezza

    di nobi!i sofisti, furono in pregio presso i Greci deltempo loro, cme i poveri cibi a chi manca d'ogni vitto, passiamo a Nicete da Smirne. I! quale ammaestratoa!!' ingrosso e stringatamente, seppe amp!iare gli accessi de!!a scienza, come ampli quelli di che abbell

    Smirne, aHargando !a citt sino alle ])orte che menanoad Efeso, !a magnificenza de!!e paro!e a que!!a dei fatticonguag!iando. Ta! era eg!i, che se trattava di cose!ega!i mostratasi ecce!!ente ne!!a e!oqnenza del foro, sedi argomenti quai praticano i sofisti, !' avresti detto eccellente in quel genere, tanto destramente, e quasi a

    g a ra , sapea 1' nn genere e 1' altro maneggiare ; imperocch la giudiciaria eloquenza alleggiadr con non soquale sofstico adornamento, e la soSstica rinforz coifrizzi giudiziali. La sua maniera di dire si allontandalla maniera antica e civile, parendovi qnasi riscaldatodal nume Bacco, e ditirambi cantando. Proprie per

    ed ammirabili sentenze introdusse, amabili al pari delmiele del tirso di Bacco, e al pari del latte.

    H. Bench di molti onori andasse insignito, e inSmirne di lui non si parlasse , che come d ' uomo ammirabile e di illustre oratore, egli non frequentava pe

    r i convegni del popolo. Lo che venendogli rinfacciato

    e Quintiliano, e Ptinio suddetto. Va distinto da un pi anticomenzionato due volte da Seneca, e dal M'cela, suo con-

    temporaneo, del quale fece menzione Eusebio.

    56 VITE DE! SOFISTI

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    da molti : Io pi tem o, rispose, am popolo che lodache uno che insulti. Un giorno sbracciandosi contro dilui ne! tribunale un pubblicano, e dicendogli : Zmc/awM

    aM aiare , Nicete urbanissimamente rispose : ^&&aiaguanto MMM, ma non mordi. Per comando dell' imperatore ebbe ad intraprendere un viaggio di l dell' Alpie del Reno , e questa ne fu la cagione. Un uomo conso lare , per nome RuHo ( )) , aspramente e con indugi

    trattava nella revision de'giudizj gli Smirne*; di che Nicete piccatosi non poco: &aMi oc/ tuo nte(odo, gli disse,e pi veder non volle un ta! giudice ; di che per tuttoi! tempo che fu prefetto de!!a c it t , RuSo non se nemostr gran fatto oileso, ma posto al!a testa dell' esercito de' C elti , gli riarse l ' ira nel petto. Imperocch !a

    propizia fortuna rende g!i uomini in ogni cosa orgogliosi , sino a non voler pi soHerire ci, che prima diquell' aura favorevole tolleravano pazientemente. Molteinformazioni pertanto , e tutte assai noceyoli a Nicete ,scrisse all' imperator Nerva, il quale gli rispose : Citainnanzi a te il reo perch si difenda, e se il trovi colpevole condannalo al supplizio. Ci scrisse Nerva, nonper consegnare Nicete ad un nemico, ma per indurreRuflb a perdonargli. Ma Ruffo comprese che non eraa lui lecito n !' uccidere un tal uom o, n sottoporload una multa , senza compromettersi coll' imperatore,

    dal quale era stato costituito giudice del proprio nemi-

    . ( ') Quei Ruffo probabilmente che insieme a Nerva e ad ChEtovenne relegato da Domiziano, e di cui si & cenno pi voltenella vita di ApoUonio.

    LIBRO I. 5?

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    co. F a dunque per ci che Nicete viaggi a! Reno ene! paese de' Ce!ti. Quando poi giunse a difendere !a.sua caasa, tartass Rado per modo, eh ' eg!i ebbe a

    sparger pi lagrime sopra Nicete , che non fa !' acqnaco!!a qua!e i! misur ()), e ne usc non so!amente sal-vo, ma chiaro eziandio e cospicno sopra tutti g!i Smir-nei. Di ! a poco tempo il soBsta Eraclide di Licia (i)volle illustrare cotest' uomo, e intitol il suo libro : Ai-

    cete espurgato, senz'accorgersi che poneva le vesti d'unpigmeo sugli omeri d'un colosso.

    X X .

    IS E O (3).

    I. Iseo nativo dell' Assiria, soBsta , la prima sua giovinezza consum ne'piaceri. Di cibi e di vini non eramai sazio, vestiva di leggieri e lucidi drappi, frequentava gli amori, faceva apertamente il crapulone. Magiunto che fu alla virilit cangi per modo, che sareb-besi detto un altr' uomo. Quel brio che in gni azionsua, e sul suo volto trasparia, s dal volto che dall'a-

    (!) Cio l ' acqua della clepsidra ( specie di orologio ) i cheserviva a determinare ai rei il tempo di recitare te proprie difese-

    (a) Se ne ha pi innanzi la vita.(3) Di questo !seo leggasi la terza lettera (lib. n ) di Plinio,e il Tillemont nella Storia di Traiano, che dice essere stato dagli Ebrei della Siria chiamato !saia. Di lui pure fa cenno Giovenale nella Satira terza. E noi pi innanzi troveremo che fumaestro de' solisti Dionisio e Marco.

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    nimo allontan, n pih intervenne agli strepiti della lira e de' Hauti del teatro. Modesti e variati abiti adott ,riform !a mensa, diede bando all'amore, quasi avesse

    perduto i suoi primi occhi; cosicch interrogandolo ungiorno i retore Ardie :

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    scritti. Ne! rappresentare in una sua declamazione i Lacedemoni , che stanno consultandosi intorno ai parapetti, egli cos brevemente deSn la materia con le pa

    role di Omero (t):a , e J uomo uo/no

    * Cos voi, Lacedemoni, appoggiatevi meco, e in talx modo muniti saremo di parapetti Quando poscia

    Pitone accus la citt di Bizanzio di averlo posto atradimento in prigione col pretesto di un comando del-1' oracolo, e che quel tradimento venne sottoposto algiudizio , mentre Filippo allontanavasi con 1' esercito ,Iseo tntta la quistione a tre punti ridusse, ne'quali con?aiste il sno aringo: Io t&ostrer traditore Pitone, che

    * infnse il comando di un divino oracolo, che per essox fu carcerato dal popolo, e per esso pure fece levarew il campo a Filippo; perch Iddio non avrebbe ema-* nato cotale oracolo, se qualche traditor noi fngeva,* n il popolo decretato avrebbe eh' ei fosse carcerato,* se tale egli non era; n Filippo avrebbe mosso iln campo, se non avesse trovato chi lo istigasse a ve-* nire x.

    (') Ripetuto questo verso d'Omero nella Iliade, cio ne!!ib. x!n, e ne! xvt; noi !o rendiamo con e parole de! cav. Monti.

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    LIBRO I. 6

    X X I .

    S C O P E L I A N O ( t ) .

    I. Patter Jet soBsta Scopetiano, cominciando da ciche in biasimo di tui venne detto. Pretendesi non es-*sere egti degno di annoverarsi fra i soBsti, e i! tacciano

    di ditirambico, di poco gastigato, e di grossotano. Ciper attro si asserisce da cotoro che hanno gracite e languida voce, e che non sanno dire una parola atl' improvviso. Gti uomini sono per natura invidiosi; on d'che i piccoti si fan beHe de' grandi, i brutti de ' betti,i tenti e zoppi dei teggieri e votoci, i timidi degti au

    daci, gti atieni datte Muse de'tirici, i non esercitati de'lottatori. Non quindi a maravigtiare se gti scitinguati, equetti cui la legge severamente vieta il partare, e secoloro che sono inetti a. concepire una splendida idea,n atti a giudicare di quette da altri concepite , pren

    dessero a scherno e biasimassero un uomo che prevaleva su tutti i Greci dett' et sua per una eloquenza rapidissima , audacissima e piena di magniBcenza. Magiacch alcuni ignoravano la virt di tui, mostrer ioqnat egli fosse, e di quai pregi fornito, anche per partedetta sua famigtia.

    II. Egti fu ponteBce in Asia, come il furono i suoi(') D! lui parla Filostrato !n altri luoghi, cio nel secondo li

    bro della vita di Apollonit, e nelle seguenti vite di Polemone edi Erode. Molto pure ne scrisse Celio Rodigino nel lib. xx,Lect. awt.

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    antenati , da padre in Gg!io. Grandissima tal dignite di sommo dispendio. Nato a nn parto stesso col frate!suo, furon entrambi posti giacere ne!!a medesima culla,

    e nei quinto giorno dal!a lor nascita, !' un d'essi vennecolpito dal fulmine, e questi bench giacente presso ilcolpito, non ne riport verun danno o paura, abbenchil fuoco del fulmine soglia essere pronto e sulfureo permodo, che oltre a quelli che oflende da vicino anche i

    lontani o istupidisca, o accechi, o insordi, e molti altres tolga di cervello. Ma nulla di ci Scopeliano sofferse, perocch giunse sano ed intero alla decrepitezza!.Perch io mi prenda di ci maraviglia trovo opportunospiegare. Cenavano una volta otto mietitori sotto uh altissimo rovero nell' isola di Lenno in quel luogo, che

    il 4:orno dell' isola detto, che un porto di forma brevemente curva, a guisa di picciole coma. Insorto untemporale al di sopra del ro vero, e scoppiato sovr'esso il fulmine, i mietitori ne rimasero tutti morti in quellapositura nella quale si trovavano; cio l'uno col bicchierfra le mani, 1' altro in atto di bevere, questi intingendonel tegame, quegli mangiando, altri altro facendo, perdettero la vita, e restarono abbronziti e neri, a simi-glianza di quelle statue, che adornano i bagni. Ma eglicresciuto sotto il favore de' numi evit la morte portatadal fulmine, cui schivar non poterono que' robustissimi

    agricoltori, e continu vivere coi sensi illesi, con animoilare, n a sonnolenza soggetto, non avendo patito maidi torpore. ^

    III. Frequent le esercitazioni dei retori alla scuola

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    Ji Nicete smirneo (t), declamatore egregio, ed oratorsommo ne! foro. E pregandolo i C!azomenii che andassea declamare in patria, lusingandosi di fare un gran gio

    vamento alla citt se un tant' uomo vi aprisse scuo!a,eg!i se ne iscns lepidamente, dicendo che: 7 ruMJgnMo/i

    cantina non cantano. Sce!se pertanto Smirne comecampagna adatta a!!a sua voce, e vide che ivi i! suonorpercotevagli ottimamente. Imperocch l'intera Ionia

    era istituita e composta a guisa di un museo, di cuiSmirne teneva il principal posto, Come negli [strumentimusica!! l ' emisferio.

    IV. Varie son !e cagioni che si adducono su!!' essersiil padre suo , di buono e mansueto eh' eg!i era , cambiato in severo e diffcile. Chi una ne dice, chi un' al-

    t r a , chi parecchie, ma io esporr !a pi vera. Morta aScopetiano !a madre, i! vecchio men a!tra mogtie, connozze non a! tutto perftte e legittime. Lo che vedendoeg!i, to!se ad ammonito ed a pregare ; cosa che sempremolesta riesce ad uomini d' et cadente. La donna dalcanto suo fnse contr'esso un'accusa, chiamando!oamante di lei, e che avuta una ripu!sa non voleva darsene pace. A questa calunnia prest rinforzo un servi-torello cuciniere per nome Cite r , i! quale con moineadulando i! padrone, come veggiamo in commedia,questi o consimili parole diceva : Padrone , i! Eglino!

    tuo desidera ardentemente che tu muoia, ed impazientedel tardo ma non lontano fine de!!a tua vecchiezza,vuoi porvi mano egli stesso , e l ' opera mia con rega!i

    LIBRO I. 63

    (') Del quale vedemmo poc' anzi la Vita.

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    ricerca. Egli ha pronti a tuo danno diversi morta!! ve*leni, il pi attivo de' quali mi ha ordinato di porre inqualche vivanda , promettendomi libert, campi, casa-,

    danari, e quant' altro io bramar potessi della tua roba.Questo premio mi accorda se l ' ubbidisco ; se poi mi ri-Suto, minaccia battiture , tormenti, duri ceppi, e unapesante ruta di mulino. Con siffatte moine circondandoil padrone, questi, venuto poco dopo a morte, e fatto

    il testamento , lui dichiar erede, chiamandolo figlio,occhio, anipaa sua. Di che nou molto a stupirsi, avendo egli s ben corteggiato quel vecchio amante , cui ;com' verisimile, pi gli anni che l ' amore scemavanoil senno, tanto pin che anche i giovani innamorati hanno sempre poco giudizio. N pure a stupirsi che il

    servo potesse vincere Scopeliano giovine, e valente ora-tor legale, quando venne seco lui in causa avanti iltribunale, con la scorta del testamento, opponendo lesue ricchezze alla oratoria di lui facolt , imperocchlargamente impinguato dalla eredit, e comperate atutta forza di danaro le lingue d' ognuno, non che isuffragi dei giudici, risult interamente vincitor nellalite. Per la qual cosa Scopeliano diceva che i beni diAnassagora erano stati dati in pascolo alle pecore, ed isuoi ai servi. Quando poi Citer, ingranditosi anche nel-1' amministrazione pubblica, e ultimamente invecchiato,

    vide i suoi domestici affari andar a m ale , il nome suodisprezzato, e s medesimo pagato di percosse da coloro, cui richiedeva i suoi danari, preg umilmente Scopeliano di volersi dimenticare le ingiurie e rinunziareallo sdegno, ricevendo indietro la casa paterna, sol che

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    a lui ne lasciasse una p a rte , giacch amplissima e ra ,per istarvi comodamente) non che due campi verso ilmare ; cosicch quella parte di casa dove mor, oggi

    pure chiamata !a casa di Citer. Queste cose ho io voluto narrare , acci non si ignorassero, e per mostrareche gli uomini sono ii giuoco non solo del!a fortuna, maanche di s medesimi reciprocamente.

    V. Che alla scuota di Scopeliano !n Smirne concor

    ressero g!i Io n j, i L id j, i C arj, i Meoaj, gli Eo!j, nonche i Greci di Nisia e di Frigia, natura! cosa, essendoSmirne vicina a que'popoli, ed offrendo un tragitto opportuno s per mare che per terra. Ma eg!i istru eziandio i Cappadoci, g)i Assirj, i Fenicj, e i pi nobi!iAchivi, non che tutta !a giovent ateniese. A molti

    per diede occasione di tacciar!o di negligenza e dincuria, perch spesse vo!te, prima che prendesse a declamare, intrattenevasi dei pubb!ici ailari co' magistratidi Smirne. Ma eg!i destrissimo era in siffatte cose, ne!!equali mostrava un talento naturate, anzi pure straordinario; studiava assai poco di giorno, e !a notte dormivameno di tutti gli a!tri uomini. O notte, ei sciamava, ft*

    jommamewte prw a/t wt wp/ewza ag/t Jee,e !ei chiamava in aiuto a!!e sue fatiche. Dicesi che talvolta rimanesse da!!' aurora 6no a!!a sera studiando.Attese anche a!!a lettura di tutti i poemi; ed invaghissi

    per modo della tragedia che datogli ad imitare la declamazione de! suo precettore ne divenne rivale, essendosiin ci Nicete acquistata la comune ammirazione. MaScopeliano and assai pi oltre con !a sonora sua voce,sino a rappresentare /e AattagMe tFe' g 'gantt, e ai servir

    5

    LIBRO I. 65

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    Ji modello, quanto alla pronunzia, agli stessi recitatoridi Omero. De' soSsti, egli pregi sopra ogn' altro Gorgia leontino ; e de' retori quell!, 1' orazion de' quali

    splendesse per sonorit. Riusc grazioso pi per natura che per esercizio, perocch agli Ionj dalla natura insinuata la pulitezza delle maniere. Ne'suoi discorsi intraduceva anche le frasi opportune a promovereil riso, dicendo che la severit non era troppo atta per

    la sua imponenza a conciliar gli animi. Soleva presentarsi alla radunanza con ilare volto , massimamente setrovavasi accompagnato da qualche burbero, mitigandocos colla tranquillit dell' aspetto gli ascoltatori. Quantoal suo contegno ne! foro, egli non vi era n avaro , nmaledico ; perocch gratuitamente si prestava in favor

    di co!oro, di cui la causa fosse capitale; e a quelli cheintroducevano sarcasmi ne!!e orazioni, e che miravanoa destar l ' ira negli anim i, ei dava i! nome di vecchie-re!!e ubbriache e furenti. Traeva lucro per dalle suedeclamazioni, ma stabiliva i! prezzo de!la mercede secondo !o stato domestico di ciascheduno. Mostravasiall'uditorio non in aria di fasto e d'orgogio, n comeuomo che temesse, ma come convenivasi a chi va acombattere per la sua g!oria, e che ha Sducia di noningannarsi dell'esito. DaHa cattedra poi favellava consoavit somma; ma quando era interamente in salute ,

    il parlar suo sentiva dell'aspro, e pareva troppo robusto ; gli occhi poi non Sssava giammai n sopra di s ,n addosso agli uditori, ma rapidamente girandoli ognicosa osservava. Graziosissimo, era il suono della sua vocee non meno soave la pronuncia. Di quando in quando

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    si battea snlle cosce , s stesso e g!! ascoltanti eccitando.Eccellente era pure nella orazion colorita (i) e ne' tee-min! ambigui. Dove per pi ammirabil comparve si fu

    ne! tratta re argomenti che richiedessero maggior forzadi stile, come furono i ^fe^/camenta^!, in proposito diDario e di Serse. Nella qual sorta di cose a me pareessere egli riuscito superiore ad ogni altro soSsta, eaverne tramandato ai posteri il modello, perocch vi

    manifestava un gran brio , e al tempo stesso que!!a leggerezza che propria del!' indole de' barbari, oltre aduna maggior veemenza di movimenti e di gesti, che dicesi usasse in tali occasioni, a guisa di baccante ; e dicendogli non so qua! discepolo di Po!em one, eh' egliJec/amaya a tamburo battente, Scope!iano ribalzan

    dogli il motto , fero , disse ,

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    sibbene a nome d tutta l ' Asta. Ecco !o scopo di questalegazione. Aveva !' imperadore (t) decretato che nonesstessero vigne ne!!' Asia , parendogli che i! vino in

    ducesse g!i Asiatici a!!e ribe!tioni, e ordinato per conseguenza , che !e piantate si tagliassero, e che non sene piantassero d nuove. Era quindi necessaria una legazione a nome comune, e !a scelta di un nomo, che asimglianza d Orfeo e di Tamri sapesse far uso a!!' uo-

    po di tutta !a grazia e dolcezza de!!e paro!e. Tutti pertanto elessero ScopeHano ; ed egli s felicemente consegu Soggetto de!!a sua legazione, che non solo restituirfece la licenza di piantar nuove viti, ma anche intimaruna multa a chi non le piantasse. Quanta lode poi siacquistasse per cotesto affar delle viti, ci stesso ch'egli

    ne pubblic, lo dimostra, perocch que!!a orazione tra !e pi maravglose di !u ; e lo dimostra ci chea!!a orazione tenne dietro, cio i doni eh' egli ottenneda!!'imperadore, come in ta!i casi costume, e !e molteacclamazioni e gli applausi, e la (rotta di nobi!issmigiovani che lo segu nella Ionia per averlo precettor disapienza.

    VII. Giunto in Atene, volle in propria casa alloggiarloAttico, padre del soBsta Erode (2), che de' retorici talenti d lu iacea pi stima, che non ne facessero gi iTessa!! di Gorgia. A ta! effetto comand che si abbat

    tessero tutti i busti degli antichi re to ri, che ornavanoi portici de!la casa, come corrompitori di suo 6g!o.

    ( ') Domiziano: e se ne vegga la pruova netta vita d'Apollonio.(9) Del quale sar narrato pi innanzi.

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    Giovinetto era per anco Erode aHora, e sotto !a patriapodest , ed era unicamente invaghito della eloquenzaestemporanea, ma non sentvasi tanto ardito da eserci

    tatisi. Fino a quel tempo non avea conversato giammaicon ScopeHano, n sapeva a qual metodo si dovesseattenere per ben parlare a!Pimprovviso; ond' che l'arrivo di lui gii riusc gratissimo. Di fatto quando !o ebbeudito, e i precetti de!!a estemporanea orazione imparati,

    ne!!' amor suo confermoss!, e trovossene ammaestrato;e (atto pensiero tra s di conseguir lode dal padre , !oinvit ad una declamazione, nella quale egli avrebbeespresso il carattere oratorio dell' ospite loro ; e il padres pago rimase dell' ingegno imitativo del Sgliuol suo,che gli regal cinquanta talenti, dandone quindici a

    ScopeHano. Ma Erode altrettanto aggugnendo a quantoavea ricevuto dal padre, tutto a ScopeHano don, chiamandolo suo maestro. Dal che puossi intendere di qualanimo fosse Erode, che di ci pi pregio iacea che delleaurifere acque de! Pattlo.

    VII!. La felicit che ne!!e sue legazioni !o accompagn da ci pur si raccoglie. G!i Smrnei avean bisognodi !ui, perch accettasse una legazione che era di granmomento per essi ; ma eg!i era gi vecchio, e in quellaet che pi non propria a intraprendere viaggi. Venne pertanto eletto Polemone ( t ) , che non era pi stato

    in legazione veruna. Facendo egli dunque i suoi voti,perch propzia gli fosse la fortuna, preg g!i si concedesse !a persuasiva di ScopeHano, e abbracciandolo sul

    (t) Altro soEsta, di cui si ha la vita in questi libri.

    LIBRO!. 6 9

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    yo VITE BE I SOFISTI

    Unire di un suo discorso cos gentilmente, applicandogli!e parole di Patroclo, gli disse :

    ^ %MMto c/[cor nu*CA'

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    reggiar& di meMHluit, come pi a!tri soSsti, ma usandone da buon economo, giusta ci che a suoi famiglialidiceva : *7 mia/e ca preso co//a punta de/ dito , non a

    mano piana ; di che Dionisio di pruova in tutte le orazioni e declamazioni, sia dialettiche, sia legali, e sia morali, e soprattutto nel p/qgnwfao re!ativo a Cheronea ;imperocch interrompendo con 1' orazion sua Demostene, il quale dopoi! compianto della strage di Cheronea

    accingevasi a porger consigli, con questi flebiti accentifin : O CAetvnea/ o sciagurati campi/ E poco dopo :O Feozia ornai trapassata ai AarAari/ Attristateci, o^ ro i, cAe neg/i Z^/isi scendeste , poicA cinti cademmopresso jP/ataa / E pi innanzi : Ag/i A rcad i, cui si yhco/pa di esercitare /a guerra per mercede, ecco oramai

    cAe i/ contratto di nuoca guerra si propone, giaccA^ /asciagura de//a Grecia nodriscono /' Arcadia , e unaguerra ^ imminante, di cui non si potr /oro /r co/pa.Tal era l'idea della orazione di Dionisio, a senso dellaquale gli uscivano le declamazioni, e in queste tantoappena soffermavasi quanto era uso di fare Iseo.

    II. Racconter ora in qual modo nacque ed invalse1' opinione che Dionisio ammaestrasse i suoi discepolinella facolt della memoria, adoperando le arti de' Caldei. Arte di memoria n si d, n si diede mai (

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    bens !a memoria d le arti, ma essa non pu venire in*segnata, n puossi con arte veruna acquistare, essendoun dono de!!a natura, ed una porzione dell'anima im

    mortale. N alcuno stimerebbe mortali le cose umane,n potersi insegnare quelle che impariamo, se gli uomini non avessero 1' aiuto dell memoria. La quale iolascer che i poeti chiamino, come pi lor piaccia, omadre, o Sglia del tempo. Ma chi sar s goffamente

    nemico della propria gloria, s' egli del numero deidotti, che insegnando ai giovinetti renda loro dubbiose!e cose che insegna, e di cui li abbia rettamente istruiti?E da qual fonte traevan essi cotal forza di memoria ?Non da altra che dal diletto che ne provavano, e dicui non sentivano saziet, e che Dionisio prolungava,

    studiandosi di ripeter loro pi volte le cose eh' ei vedeva da essi volentieri ascoltate. Que' giovani pertantoche erano di pi docile indole le stampavano nell' animo, e imparandole, pi per effetto dello studi che dellamemoria, ad altri le recitavano. Quindi si sparse famadi codesti valenti in memoria, e che con arte l ' avesseroconseguita; e quindi trassero alcuni occasione di direche le declamazioni di Dionisio erano minuziosamentecomposte, come se altri le avesse prima ad altro oggetto applicate ; tanto pi che lo stile di lui era sentenzioso e conciso.

    III. Distinti onori egli ottenne dalle citt, che dellasua dottrina faceano stim a, distintissimi dall' impera-dore. Imperocch Adriano lo nomin presidente di nonoscura provincia, e volle annoverarlo tra i cavalieri, e

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    accordargli i vantaggi del Museo (

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    VITE DEI SOFISTI

    non ancor conosciuto da Dionisio. Trattava questi unacausa dei Sardi dinanzi a! giudizio de' cento-viri, chetenevasi in Lidia. Capitato adunque una sera Dionisio

    a Sardi, interrog Dorione Critico suo ospite, dicendogli: Polentone egli qui? Cui Dorione rispose : Un uomodi Lidia ricchissimo, le cui sostanze sono in pericolo,ha fatto venir da Smirne Polemone per suo avvocato,obbligandosi pagargli due talenti, e dimani ei ne tratta

    la causa. A ci Dionisio soggiunse : Tn mi annunzj cosaquanto inaspettata altrettanto bramata, che mi sia datodi udir Polemone, di cui non conosco ancora verun cimento. Parrebbe, replic Dorione, che mal tu soffra ungiovinetto, che gi si fatto un gran nome. Aggiugni,disse Dionisio , eh ' egli, a di Minerva , non lascia

    mi pur dormire, e mi desta palpitazione ne! cuore ene!!' animo , quando rifletto a!!a moltitudine de' suoiammiratori. Imperocch sembra ad alcuni che !a facondia gli piova in bocca da dodici canali, e altri !amisurano a palmi, qpme i crescimenti del Ni!o. Tu perliberami da cotesta incertezza, e dimmi cosa trovi inme ed in !ui di pi o di meno. Dorione aHora, modestamente, rispose, o Dionisio, e saviamente giudichi di te edi !ui. A te !a sapienza diede la facolt di conoscer testesso e di poter conoscere altrui. Lo ud pertanto Dionisio a trattar queUa causa, e nel partirsi dal foro cos

    disse: Gran forza ha questo at!eta, ma non da!!a palestra (t). Ci da PolemQne saputosi, and a!!a casa diDionisio, e !o sfid a declamare. E partendosi Po!emone

    ( ') Cio , non ancora abbastanza esercitato.

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    dopo averne sostenuto con gran lode l'impegno, Dionisio in aria d rivale, quasi a forza trattenendolo per unbraccio, come quelli che entrano a lottar nello stadio,

    scherzosamente gli disse :i JMf/M/ un

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    sommossa nel luogo, dove s vendeva il pane, e gli Atenisi avendolo preso a sassate per ucciderlo, Pancrasio,il cinico, che dopo ci fu professore di BlosoSa nel-

    l ' Istmo , fattosi innanzi agl! Ateniesi, cos disse loro :Non pane ma parole vende Lolliano, e con queste parole acquet in modo gli Ateniesi, che gittarono a terrale pietre di che eran provvisti. Fatte venir di Tessagliaassai vittovaglie , al cui pagamento il pubblico erario

    non bastava, commise a suoi famigliar! che andassero aprenderle e trasportare ; poi gran copia di danaro netrasse. Questo prova quanto foss' egli ingegnoso e destronella civile amministrazione , come pur quanto probo ,giusto e magnifico, perocch tutto que! danaro, salvo lespse, ai provveditori rimise.

    II. Pare che il maggior merito di questo sofista, pertalento e per arte assai valente, consistesse nell'epiche-rema (t), che una particolar maniera di argomentare,la quale ove sia bene adoperata fa ottimo effetto; tantopi eh' egli abbondava di elocuzione, e conosceva l'artedi inventare e di disporre egregiamente le ragioni in

    ventate. Risplendono anche nella orazion sua le scelteparole, come il luccicar de' baleni (3). Tutti ci confermano dal pi al meno; nessuno per lasci d'approvargrandemente ci che sono per dire. Accusando egli Lepti-

    (t) Sorta d! argomentazione o di sillogismo , in cui ad ognipremessa si aggiunge la sua pruova.

    (a) JVPHyZawtmt*, Mer ymum nHcan(t&M *i-mMa scriveva in questo proposito Quintiliano, lib. vni.Siffatte espressioni usa Filostrato anche nelle vite di Crizia e di

    Erode.

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    ne per !a legge da !u! promulgata, per la quale pi nonveniva frumento in Atene dal Ponto, cos nella orazionesciam : Ze AoccAe

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    l'antico Bizante (t). Il padre suo ebbe lo stesso nome,e manteneva in vicinanza J i nn tempietto molti servi,che negoziavano per le vie Jel mare. Quel tempietto

    posto ne ' contorni Jelle bocche J i Ponto. Maestro JiMarco fa Iseo, Jal quale impar pure la naturale elocuzione, eh' egli aJornar seppe con certa splendida leggerezza. Modello pi d ' ogn' altro notabile del genereoratorio di Marco si lo -Spartano, dove persuade i La

    cedemoni a non accoglier coloro che nudi provenivanodall' isola Sfacteria (a). Ne! qua!e proposito cos cominci !! suo discorso :

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    II. De! resto !a stessa austerit de! sopraccglio , e ilvo!to indicante !' ingegno, manifestavano soSsta i! nostro Marco. Imperocch eg!i volgeva sempre alcun pen

    siero in mente, e tutto s medesimo consecrava a quanto giovar potesse a!!a prontezza de! dire. E ci dag!iocchi suoi si scorgeva per !o pi fssi, a cagione de!!eocculte sue meditazioni. N i! negava eg!i stesso. Imperocch chiedendog!i un de 'suoi famig!iari come avesse

    declamato i! giorno dianzi : A mio giudizio, rispose,con sufficiente dignit, ma a giudizio degli amici no.E sorpreso l'altro da cota! risposta: Io, continu Marc o , mi valgo eziandio di un silenzio che tu tt ' altroche ozioso, perch due o trie cause vo esercitando, oltre quell'una di cui tratto pubblicamente. Sordidamente

    teneva la barba e la chioma, cosicch il volgo il reputava assai pi rustico d quello che convenga ad ucoltivator di sapienza. Questo stesso giudizio fece di luiPolemone il soSsta. Perch egli and alla scuola di Po-lemone, che gi godeva di certa celebrit; e stando seduti coloro che ad ascoltar venivano, avendolo conosciuto un d'essi, che soleva insieme a lui navigare a Bi-zanzio, questi il mostr a chi vicin gli sedeva, e quegli

    all' altro vicino , e cos tutti vennero a sapere eh' egliera il soSsta di Bizanzio. Laonde chiedendo Polemoneun argomento su cui parlare, tutti si rivolsero a Marco,

    acci egli il proponesse. E dimandando Polemone : Ache vi volgete tutti a quel rustico, il qual non darverun argomento? Marco ad alta voce, com'ei soleva,e bieco guardando,proruppe: Io e dar l'argomento eil declamer. Per to che Polemone intendendo chi egli

    LIBRO I. 7 9

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    era, ed avendo nna volta adito da lu una orazion dorica , molte e grandiose lodi di lui e del suo mirabileingegno, con improvvisa orazione recit. E cos decla

    mando, ed essendo da nn declamatore ascoltato, l ' unodell'altro maravigliato rimase.

    III. Dopo ci andato Marco a Megara ( furono i Megaresi i fondatori di Bizanzio ) , trov i cittadini tumultuanti contra gli Ateniesi con grandissimo impeto, ed

    aver di recente fatta una legge con la quale si escludevano dall'intervenire ai piccoli giuochi pitii (t). Postosipertanto ad aringarli, convert per modo que' Megaresi , che lasciaronsi persuadere ad aprire le case loro,e gli Ateniesi accogliervi, insieme ai figli ed alle mogliloro. Venne egli parimenti pregiato dall' imperadore

    Adriano, dacch and a lui qual delegato dai Bizantini,essendo egli pi d ' ogni altro antico imperatore sommamente inchinato a promovere ogni maniera d'arti edi scienze.

    XXV.

    P O L E M O N E ( a ) .

    I. Il sofista Polemone non nacque n a Smirne, comevolgarmente fu creduto, n nella Frigia, come a molti

    (

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    sembrato, ma bens a Laodicea, citt delta Caria, vicinaa! fiume Lieo, posta Ira terra, ma assai pi ricca dellecitt marittime. La famiglia di Polemone cont molti

    consoli, ed oggi pure d'nomini consolari fornita. Molte citt lo educavano, e principalmente quella di Smirne. Gli Smimei conoscendo in lui, tuttor giovinetto, nonso che di grandioso, affastellarono su! capo di Po!emonetutte !e ghirlande, dalla patria accordate, decretando a

    favore di lui e di tutta la sua famiglia ogni sorta di parziali onori, che fossero in pratica presso loro; sino aconcedere ad esso ed a' suoi posteri la presidenza aigiuochi olimpici di Adriano ('), e l'uso della sacra trireme; la quale fatta in me