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9,90 DVD + 1,20 – Arretrati: 2,00 Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009 Venerdì 18giugno 2010 – Anno 2 – n° 168 Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Roma tel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230 www.ilfattoquotidiano.it PROPAGANDA FIDE x Immobili della cricca Sepe, da cardinale a padrone di case L’ACCUSA x La richiesta per medici, agenti penitenziari e infermieri PRIME VERITÀ SUL CASO CUCCHI I PM: 13 A GIUDIZIO La rivolta abruzzese di Furio Colombo dc S ia chiaro. Prima del terremoto non c’è ter- remoto. Prima di Bertolaso non c’è Berto- laso. Prima di Berlusconi non c’è Berlusco- ni. Chi si agita cercando di prevenire il ter- remoto o di arrivare prima di Bertolaso o impe- dire a Berlusconi di comparire in veste di sal- vatore è spregevole come un pubblico ministe- ro, e va denunciato per quello che è: imbroglio- ne e di sinistra. Anche a terremoto e vittime av- venuti, anche dopo che gli studenti ospiti de L’Aquila, sono diventati polvere sotto la polvere di un edificio “sicuro” e “verificato” che per eco- nomia (la stessa che guida adesso la manovra fi- nanziaria) aveva tre pilastri invece dei quattro indispensabili. Diciamo la verità, neppure al berlusconismo, che è una forma “strisciante” di golpe (Umberto Eco) era necessario essere cie- chi e stupidi. Ma una volta messa in movimento una macchina politica senza contraddizione, la maledizione di credere e dire “ho sempre ragio- ne” si insinua come certi mali che entrano inos- servati e quando te ne accorgi è troppo tardi. Se pensate che innumerevoli avvertimenti compe- tenti hanno detto e ripetuto ciò che del resto stava già accadendo (il terremoto distruttivo è stato preceduto da decine di scosse), vi rende- rete conto dell’esigenza un po’ folle di mante- nere un perpetuo ottimismo. Qualcosa che al- larma anche oggi pensando alla crisi “che ci sia- mo lasciati alle spalle”. D’altra parte il silenzio sulla previsione sempre più evidente e pressan- te, è la tipica ossessione di controllare tutto e dichiarare tutto “buono” perché sotto la guida del regime, che non può sbagliare. E così devo- no essere stampa, tv, rapporti internazionali (ma solo con Gheddafi e Putin) e – quando sarà pos- sibile – la giustizia. Dell’unico periodo della vita pubblica italiana che – ormai sono certo – è con- frontabile a Berlusconi (il fascismo nelle sue for- me più misere) ricordo questo. Nell’inverno del 1942 ero in un negozio di alimentari e un uffi- ciale della milizia fascista stava obbligando una signora a scrivere su un foglio, cento volte: “Ne ho abbastanza del pane, viva il duce”. La rivol- ta è cominciata quando la don- na, esasperata, ha gridato: “Ne ho abbastanza del duce, viva il pane”. Per la prima volta nella mia vita di bambino ho visto un uomo spaventato, aggredito da una folla di donne. Mia madre – sono felice di ricordare – non si è tirata indietro. Il Popolo viola era già nato. E adesso ci sono 20 mila aquilani che occupano l’autostrada e vogliono sapere. Sta cominciando il dopo. BERLUSCONI IMBAVAGLIATO La tenaglia Fini-Bossi, i dubbi del Quirinale, i forti rischi di incostituzionalità, il voto sulle intercettazioni rinviato a dopo l’estate: il premier finisce all’angolo, ma medita il contrattacco Mezza città scende in piazza a L’Aquila contro il governo. I pm indagano sul mancato allarme. L’ opposizione che fa? L’Ordine dei Censori di Marco Travaglio I l professor Ernesto Galli della Loggia non può definirsi un simpatizzante del Fatto . Ma non gliene vogliamo, perché prima che lui antipatizzasse con noi, noi già antipatizzavamo con lui. E non per ostilità preconcetta, anzi: noi siamo suoi fervidi fan e speriamo sempre che scriva qualcosa di sensato per poterlo applaudire. Purtroppo accade di rado, un paio di volte ogni dieci anni (anche gli orologi fermi segnano, due volte al giorno, l’ora esatta). Per il resto l’insigne tuttologo riesce sempre a parlare di qualunque argomento dello scibile umano con la stessa enciclopedica incompetenza. L’altroieri ha stipato in trenta di righe sul Pompiere della Sera una concentrazione di corbellerie da far impallidire la densità della popolazione di Calcutta. Ce l’aveva col Fatto , reo di aver citato un articolo su Repubblica di Giovanni Valentini, che a sua volta riprendeva un comunicato della Fnsi. Galli della Loggia, che non è tipo da sottilizzare, ha attribuito al Fatto l’articolo di Valentini e il comunicato Fnsi. E inconsapevolmente ha fatto bene, perché li condividiamo in pieno: è il caso che l’Ordine dei giornalisti sanzioni i giornalisti-parlamentari che han votato la legge bavaglio. Già è seccante sentirsi chiamare “collega” da un Gasparri, un Mastella, un D’Alema (quello che chiama i giornalisti “jene dattilografe” e vorrebbe “chiudere” i giornali che pubblicano intercettazioni, specie se sue). Ma è ancor più seccante che nello stesso Ordine professionale siedano i giornalisti-giornalisti che danno le notizie e i giornalisti-parlamentari che vogliono sbatterli in galera perché danno le notizie. Galli della Loggia, che non distinguerebbe una notizia da un paracarro, considera la proposta roba da “succursale del Pcus” (e lui se ne intende, avendo sciolto memorabili inni al marxismo-leninismo nella sua precedente reincarnazione: il periodo rosso) e un inaccettabile attentato alla Costituzione. Perciò ironizza sui “veri democratici che popolano la redazione del Fatto ”, “guardiani” e “difensori di professione della Costituzione” che ci accusa di non conoscere. Lui, che invece la conosce bene, ne cita un fantomatico “primo comma”. Abbiamo controllato, casomai ci fosse sfuggito: non esiste alcun “primo comma” della Costituzione. Pazienza: capita anche ai migliori Galli di mangiare pesante. Quello che il pover’uomo chiama “primo comma” della Costituzione è l’incipit dell’articolo 68, relativo alle immunità. Nella versione originaria del 1948 diceva così: “I membri del Parlamento non possono essere perseguiti per le opinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle loro funzioni”; nella versione del 1993 il termine “perseguiti” è divenuto “chiamati a rispondere”. Infatti nessuno vuole arrestare o processare i parlamentari-giornalisti che han votato la legge bavaglio: semplicemente accompagnarli alla porta dell’Ordine dei giornalisti. Non si vede perché un ordine professionale che ha al primo punto del suo statuto la tutela della libertà di stampa dovrebbe tenersi in casa personaggi che quella libertà la combattono. Se un avvocato-parlamentare vota una legge che abolisce il diritto di difesa, l’Ordine forense che fa: gli dà un encomio solenne? Se un medico-parlamentare propone di abolire il bisturi o la Tac, l’Ordine dei medici che fa: gli organizza un festino? Ogni associazione ha le sue regole e chi le calpesta si mette alla porta da solo. Che c’è di incostituzionale in tutto ciò? Secondo Galli della Loggia, le comunità israelitiche dovrebbero accettare l’iscrizione dei naziskin e il Telefono azzurro quella del mostro di Marcinelle? Professore, dia retta: faccia un bel respiro, cerchi di digerire, si prenda un periodo di riposo, si studi la differenza fra i commi e gli articoli della Costituzione. Poi, volendo, potrà fondare l’Ordine dei Censori. I Mastella, Gasparri, D’Alema e compagnia bella s’iscriveranno in massa. E noi ci leveremo finalmente l’imbarazzo di essere iscritti a un club che accetta come soci quelli come lei. Tra i reati contestati abusi e lesioni. La famiglia chiede l’omicidio preterintenzionale Castelli pag. 4 z Decisivo l’incontro tra il presidente della Camera e il leader della Lega: per la prima volta il capo del Pdl appare in “minoranza” all’interno della maggioranza Giordano Cardone, Fierro, Nicoli e Telese pag. 2-3 z n sentenza d’appello G8, condannato De Gennaro. Ma il governo lo difende Caselli pag. 4z U di Marco Franchi I M M I G R AT I A CENA DA MARZOTTO P rima finanzia con un mi- lione di euro la Lega e Ber- lusconi, e ora regala una ce- na a oltre 500 immigrati: è Giannino Marzotto, 82 anni, il membro più imprevedibile della dinastia di imprenditori veneti. pag. 8 z U di Daniele Martini LA STANGATA NASCOSTA AL CASELLO È una tassa praticamente in- visibile, pochi spiccioli al- la volta. Ma alla fine l’importo è sostanzioso: 750 milioni in 18 mesi. Una tombola. E l’im- posta sarà pagata al casello sotto forma di pedaggio dagli automobilisti. pag. 7 z CATTIVERIE Lapo Elkann: “Sono stato operaio e ho anche scioperato”. Una giornata intensa www.spinoza.it Fortuna e guai del porporato, uomo di mondo dal profilo complesso Sansa pag. 5 z Monsignor Sepe visto da Emanuele Fucecchi y(7HC0D7*KSTKKQ( +z!"!]!#!:

Il f atto_18062010

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€ 9,90 DVD + € 1,20 – Arretrati: € 2,00Spedizione abb. postale D.L. 353/03 (conv.in L. 27/02/2004 n. 46)

Art. 1 comma 1 Roma Aut. 114/2009

Ve n e rd ì 18 giugno 2010 – Anno 2 – n° 168Redazione: via Orazio n° 10 – 00193 Romatel. +39 06 32818.1 – fax +39 06 32818.230

w w w. i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

PROPAGANDA FIDEx Immobili della cricca

Sepe, da cardinalea padrone di case

L’ACCUSA x La richiesta per medici, agenti penitenziari e infermieri

PRIME VERITÀSUL CASO CUCCHII PM: 13 A GIUDIZIO

La rivolta abruzzesedi Furio Colombo

dc

Sia chiaro. Prima del terremoto non c’è ter-remoto. Prima di Bertolaso non c’è Berto-laso. Prima di Berlusconi non c’è Berlusco-ni. Chi si agita cercando di prevenire il ter-

remoto o di arrivare prima di Bertolaso o impe-dire a Berlusconi di comparire in veste di sal-vatore è spregevole come un pubblico ministe-ro, e va denunciato per quello che è: imbroglio-ne e di sinistra. Anche a terremoto e vittime av-venuti, anche dopo che gli studenti ospiti deL’Aquila, sono diventati polvere sotto la polveredi un edificio “s i c u ro ”e“ver ificato”che per eco-nomia (la stessa che guida adesso la manovra fi-nanziaria) aveva tre pilastri invece dei quattroindispensabili. Diciamo la verità, neppure alberlusconismo, che è una forma “str isciante” digolpe (Umberto Eco) era necessario essere cie-chi e stupidi. Ma una volta messa in movimentouna macchina politica senza contraddizione, lamaledizione di credere e dire “ho sempre ragio-ne” si insinua come certi mali che entrano inos-servati e quando te ne accorgi è troppo tardi. Sepensate che innumerevoli avvertimenti compe-tenti hanno detto e ripetuto ciò che del restostava già accadendo (il terremoto distruttivo èstato preceduto da decine di scosse), vi rende-rete conto dell’esigenza un po’ folle di mante-nere un perpetuo ottimismo. Qualcosa che al-larma anche oggi pensando alla crisi “che ci sia-mo lasciati alle spalle”. D’altra parte il silenziosulla previsione sempre più evidente e pressan-te, è la tipica ossessione di controllare tutto edichiarare tutto “buono” perché sotto la guidadel regime, che non può sbagliare. E così devo-no essere stampa, tv, rapporti internazionali (masolo con Gheddafi e Putin) e – quando sarà pos-sibile – la giustizia. Dell’unico periodo della vitapubblica italiana che – ormai sono certo – è con-frontabile a Berlusconi (il fascismo nelle sue for-me più misere) ricordo questo. Nell’inverno del1942 ero in un negozio di alimentari e un uffi-ciale della milizia fascista stava obbligando unasignora a scrivere su un foglio,cento volte: “Ne ho abbastanzadel pane, viva il duce”. La rivol-ta è cominciata quando la don-na, esasperata, ha gridato: “Neho abbastanza del duce, viva ilpane”. Per la prima volta nellamia vita di bambino ho visto unuomo spaventato, aggredito dauna folla di donne. Mia madre –sono felice di ricordare – non siè tirata indietro. Il Popolo violaera già nato. E adesso ci sono 20mila aquilani che occupanol’autostrada e vogliono sapere.Sta cominciando il dopo.

BERLUSCONI I M B AVAG L I AT OLa tenaglia Fini-Bossi, i dubbi del Quirinale,i forti rischi di incostituzionalità, il voto sulle

intercettazioni rinviato a dopo l’estate: il premierfinisce all’angolo, ma medita il contrattacco

Mezza città scende in piazza a L’Aquilacontro il governo.I pm indagano sul mancato allarme. L’opposizioneche fa?

L’Ordine dei Censori

di Marco Travaglio

Il professor Ernesto Galli della Loggia non puòdefinirsi un simpatizzante del Fa t t o . Ma non glienevogliamo, perché prima che lui antipatizzasse connoi, noi già antipatizzavamo con lui. E non per

ostilità preconcetta, anzi: noi siamo suoi fervidi fan esperiamo sempre che scriva qualcosa di sensato perpoterlo applaudire. Purtroppo accade di rado, un paiodi volte ogni dieci anni (anche gli orologi fermisegnano, due volte al giorno, l’ora esatta). Per il restol’insigne tuttologo riesce sempre a parlare di qualunqueargomento dello scibile umano con la stessaenciclopedica incompetenza. L’altroieri ha stipato intrenta di righe sul Pompiere della Sera unaconcentrazione di corbellerie da far impallidire ladensità della popolazione di Calcutta. Ce l’aveva colFa t t o , reo di aver citato un articolo su Repubblica diGiovanni Valentini, che a sua volta riprendeva uncomunicato della Fnsi. Galli della Loggia, che non è tipoda sottilizzare, ha attribuito al Fa t t o l’articolo di Valentinie il comunicato Fnsi. E inconsapevolmente ha fattobene, perché li condividiamo in pieno: è il caso chel’Ordine dei giornalisti sanzioni igiornalisti-parlamentari che han votato la leggebavaglio. Già è seccante sentirsi chiamare “collega” daun Gasparri, un Mastella, un D’Alema (quello chechiama i giornalisti “jene dattilografe” e vorrebbe“ch i u d e re ” i giornali che pubblicano intercettazioni,specie se sue). Ma è ancor più seccante che nello stessoOrdine professionale siedano i giornalisti-giornalisti chedanno le notizie e i giornalisti-parlamentari chevogliono sbatterli in galera perché danno le notizie.Galli della Loggia, che non distinguerebbe una notiziada un paracarro, considera la proposta roba da“succursale del Pcus” (e lui se ne intende, avendosciolto memorabili inni al marxismo-leninismo nella suaprecedente reincarnazione: il periodo rosso) e uninaccettabile attentato alla Costituzione. Perciò ironizzasui “veri democratici che popolano la redazione delFa t t o ”, “g u a rd i a n i ” e “difensori di professione dellaCostituzione” che ci accusa di non conoscere. Lui, cheinvece la conosce bene, ne cita un fantomatico “pr imocomma”. Abbiamo controllato, casomai ci fossesfuggito: non esiste alcun “primo comma” dellaCostituzione. Pazienza: capita anche ai migliori Galli dimangiare pesante. Quello che il pover’uomo chiama“primo comma” della Costituzione è l’incipitdell’articolo 68, relativo alle immunità. Nella versioneoriginaria del 1948 diceva così: “I membri delParlamento non possono essere perseguiti per leopinioni espresse e i voti dati nell’esercizio delle lorofunzioni”; nella versione del 1993 il termine“per seguiti” è divenuto “chiamati a rispondere”. Infattinessuno vuole arrestare o processare iparlamentari-giornalisti che han votato la leggebavaglio: semplicemente accompagnarli alla portadell’Ordine dei giornalisti. Non si vede perché unordine professionale che ha al primo punto del suostatuto la tutela della libertà di stampa dovrebbe tenersiin casa personaggi che quella libertà la combattono. Seun avvocato-parlamentare vota una legge che abolisce ildiritto di difesa, l’Ordine forense che fa: gli dà unencomio solenne? Se un medico-parlamentare proponedi abolire il bisturi o la Tac, l’Ordine dei medici che fa:gli organizza un festino? Ogni associazione ha le sueregole e chi le calpesta si mette alla porta da solo. Chec’è di incostituzionale in tutto ciò? Secondo Galli dellaLoggia, le comunità israelitiche dovrebbero accettarel’iscrizione dei naziskin e il Telefono azzurro quella delmostro di Marcinelle? Professore, dia retta: faccia un belrespiro, cerchi di digerire, si prenda un periodo diriposo, si studi la differenza fra i commi e gli articolidella Costituzione. Poi, volendo, potrà fondare l’O rd i n edei Censori. I Mastella, Gasparri, D’Alema e compagniabella s’iscriveranno in massa. E noi ci leveremofinalmente l’imbarazzo di essere iscritti a un club cheaccetta come soci quelli come lei.

Tra i reaticontestati abusi elesioni. La famigliachiede l’omicidiop re t e r i n t e n z i o n a l e

Castelli pag. 4z

Decisivo l’incontro tra il presidente della Camera e il leaderdella Lega: per la prima volta il capo del Pdl appare in“minoranza” all’interno della maggioranza

Giordano Cardone, Fierro, Nicoli e Telese pag. 2-3z

nsentenza d’appello

G8, condannatoDe Gennaro. Mail governo lo difende

Caselli pag. 4z

Udi Marco Franchi

I M M I G R AT IA CENA DAMARZOTTO

P rima finanzia con un mi-lione di euro la Lega e Ber-

lusconi, e ora regala una ce-na a oltre 500 immigrati: èGiannino Marzotto, 82 anni,il membro più imprevedibiledella dinastia di imprenditorive n e t i . pag. 8 z

Udi Daniele Martini

LA STANGATANASCO STAAL CASELLO

È una tassa praticamente in-visibile, pochi spiccioli al-

la volta. Ma alla fine l’impor toè sostanzioso: 750 milioni in18 mesi. Una tombola. E l’im-posta sarà pagata al casellosotto forma di pedaggio dagliautomobilisti. pag. 7 z

C AT T I V E R I ELapo Elkann: “Sono statooperaio e ho anche scioperato”.Una giornata intensa

w w w. s p i n o z a . i t

Fortuna e guaidel porporato,uomo di mondodal profilocomplesso

Sansa pag. 5z

MonsignorSepe visto

da EmanueleF u c e c ch i

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Nastro Consorte-Fassino,

Antonio Di Pietro: chiedo

commissione d’inchiesta

A ntonio Di Pietro ha chiesto ieri unacommissione d'inchiesta parlamentaresulla vicenda dell'intercettazione del

colloquio tra Piero Fassino e Giovanni Consorte chesarebbe finita sul tavolo di Silvio Berlusconi, nel 2005.Se fosse provato che il premier ha sentito un nastroche sarebbe dovuto restare segreto, per il leaderdell'Idv ci sono i margini per una richiesta di

impeachment. "Io le ho chiesto fava e lei mi ha rispostopiselli", ha replicato caustico Di Pietro alsottosegretario alla Giustizia Giacomo Caliendo che inaula alla Camera rispondeva a una sua interpellanza. "Leho chiesto se è vero o no che il presidente delConsiglio ha avuto modo di ascoltareun'intercettazione illegalmente acquisita", ha detto, poi"illecitamente pubblicata dal giornale di proprietà di

suo fratello e non ha fatto nulla". Dunque, ha detto,"che c'azzecca che la Rcs continua a fare intercettazioniper la Procura della Repubblica?". Ora, ha aggiunto,"non mi si venga a dire che non risulta un suocoinvolgimento penale, lo accerterà la Procura, qui siparla di un coinvolgimento politico". Per la stessa cosa,"anzi per molto meno, gli americani hanno mandato acasa Nixon".

L’INTERVISTA Alberto Cisterna, sostituto procuratore della Direzione nazionale antimafia

“Cancellato il concetto di criminalità organizzata”di Enrico Fierro

“L a legge sulle intercettazio-ni metterà seriamente in

discussione gli accordi interna-zionali sottoscritti nel 1991 alvertice di Palermo contro il cri-mine transnazionale”. Quelvertice che proprio ieri è statoricordato all’Onu alla presenzadel ministro della Giustizia An-gelino Alfano.Alberto Cisterna, sostitutoprocuratore della Direzionenazionale antimafia, cosa c’èche non va nella nuova disci-plina sulle intercettazioni?In rapporto alla convenzionefirmata a Palermo vent’anni fa,molto. In quel vertice l’Italia siimpegnò insieme agli altri pae-si a colpire con particolari tec-niche investigative, quindi an-che con il sistema delle inter-

cettazioni telefoniche e am-bientali, tutte le forme di crimi-ne organizzato. Non solo le as-sociazioni mafiose e terroristi-che, ma anche, ad esempio, lebande criminali dedite a rapineseriali, i colletti bianchi che or-ganizzano sistemi corruttivi,gli imprenditori che si mettonoinsieme per organizzare truffesui finanziamenti pubblici. Perfarla breve il disegno di leggeapprovato dal Senato ha sem-plicemente cancellato la nozio-ne di criminalità organizzata.In che modo?Riportando una serie di reati,anche quelli di particolare al-larme sociale, nell’alveo deireati monosoggettivi. Le faccioun esempio e riguarda la corru-zione, i fatti venuti alla luce inquesti giorni.La nuova Tangentopoli?

di Sara Nicoli

Il Cavaliere si è imbavaglia-to nel suo stesso bavaglio.Per la prima volta dall’ini -zio della legislatura, Silvio

Berlusconi è isolato all’inter nodella sua stessa maggioranza.Le sabbie mobili del ddl inter-cettazioni lo stanno facendosprofondare verso il basso an-che nei sondaggi e a questopunto la tentazione è quella dibuttare tutto per aria, puntan-do a mandare il ddl su un bina-rio morto. O, alla meno peggio,a rallentarne l’iter di parecchimesi. In attesa che decanti l’al -zata di scudi, stavolta tutta in-terna al Pdl, che ieri ha vistoraggiungere il livello di tensio-ne più alto.È sceso in campo Bossi, spro-nato da Fini a vedere la questio-ne in un’ottica diversa da quel-la delle urgenze del Cavaliere.“Come fai a pensare – av re bb edetto Fini a Bossi – che l’elet -torato possa capire l’attegg ia-mento della Lega, che ha sem-pre puntato sulla sicurezza,quando questo ddl, in qualche

maniera la fa venire meno? E co-me la metti con le forze dell’or -dine che sono tutte sul piede diguerra? Guarda che Napolitanomica la firma una cosa così…”.Il Senatùr non ci ha pensato unattimo. E ha lasciato solo Ber-lusconi a nuotare nel suo pan-tano. Poi, con il consueto prag-matismo in salsa squisitamenteleghista, ha distillato il succodella questione: “Se Il presiden-te della Repubblica non firma,siamo fregati”. Il ddl intercetta-zioni, dal punto di vista politi-co, ormai è maionese impazzi-

ta. Umberto Bossi è entrato agamba tesa nel caos interno allamaggioranza: “Se si trova unasoluzione tra Berlusconi e Na-politano, si può andare avanti,bisogna trovare una via d’usci -ta”.Ormai è chiaro. Il governo e lamaggioranza dei berlusconeshanno capito che quel che èsuccesso è molto peggio delVietnam solo minacciatodall’opposizione qualche gior-no fa; Caporetto è arrivata dasola. E porta la firma degli stessiberluscones. La sconfitta, dun-que, è certa: o accettare le mo-difiche (che il Cavaliere conti-nua a non volere) o andare in-contro a uno scontro con il Qui-rinale dalle conseguenze poli-tiche molto pesanti. Per nonparlare poi dell’e ventualità,tutt’altro che remota, che allafine l’aula della Camera non so-stenga nessuna altra forzaturacon rischi pesanti anche per ilgoverno stesso. Bossi questol’ha intuito. “Fini come me – hadetto il Senatùr –si rende contoche è inutile andare a testatecontro il muro, ti fai male e ba-

sta, se c’è un’alternativa la si de-ve trovare; l’ho trovato ragio-nevole, è uno che ha capito checosa bisogna fare”.E anche Fini ha gradito parec-chio questo slancio di Bossiverso la sua sponda del buonsenso. Durante il colloquio, ilpresidente della Camera avreb-be fatto capire a Bossi che ilmeccanismo farraginoso a cuisarebbero costretti i magistrati,potrebbe rendere difficile losvolgimento delle indagini. E laLega, che ha nel ministrodell’Interno Maroni un espo-nente di spicco, non può resta-re indifferente alla materia. Co-me neppure ai rilievi del Qui-rinale; modifiche di “buon sen-so” faciliterebbero l’approva -zione e la firma. Ora, però, vie-ne il difficile, ossia far capire alCavaliere che è giunto il mo-mento di “modificare il ddl” re -cependo i rilievi che, informal-mente, l’ufficio legislativo delQuirinale avrebbe fatto trapela-re direttamente con gli ufficidella terza carica dello Stato. Ifiniani, d’altra parte, sono statichiari. Su tre punti non hanno

alcuna intenzione di cedere ilpasso, ovvero sulla questionedelle intercettazioni ambienta-li, sul “quantum” delle sanzionicontro gli editori e sull’entitàdella proroga per le intercetta-zioni, le famose 72 ore.E il Cavaliere? Chi lo ha vistoieri lo descrive “fur ibondo”perl’entrata in scena di Bossi. “Nonparlo – ha detto ai giornalisti aBruxelles – tanto vi inventatetutto”. Ma non è un’i nve n z i o n eche ieri Gianni Letta abbia pre-so contatti con il Quirinale pro-prio per vedere di venirne a ca-po sulla questione intercetta-zioni. Ma il Cavaliere non hasciolto ancora nessuna riserva.Quel che appare certo è che in-vece il ddl intercettazioni saràmodificato in modo sostanzia-le in commissione Giustizia. Lapresidente, Giulia Bongiorno,ha detto le cose come stanno:“Una disciplina sulle intercet-tazioni è assolutamente neces-saria, ma non credo che per ar-rivare a questa si debbano limi-tare le indagini; il ddl è da cam-biare e la Lega è d’a c c o rd o ”.“Quelle della Bongiorno sono

frasi a titolo personale”, ha su-bito sparato Enrico Costa, il ca-pogruppo Pdl in commissione,ma la conta interna all’or gani-smo, con la nuova presa di po-sizione di Bossi, rende il grup-po del berluscones sempre piùisolato e spaccato.I deputati Pdl, infatti, sono 19di cui 5 finiani di stretta osser-vanza (Manlio Contento, Ange-la Napoli, Giuseppe Consolo,Lanfranco Tenaglia e la presi-dente Giulia Bongiorno, in to-tale tre avvocati, un ex magi-strato e la pasionaria antimafiafiniana di ferro), la Lega ne con-ta 5, 3 l’Udc, 2 l’Idv, 15 il Pd: gliuomini del Cavaliere, con la Le-ga all’opposizione, sono in net-ta minoranza. Intanto, verran-no calendarizzati provvedi-menti più urgenti (manovra,università) mentre proseguiràl’iter in commissione. Palama-ra dell’Amn è scettico: “Saràdifficile da migliorare perchémette in ginocchio l’attività deipm”. Le intercettazioni sono,di fatto, una sconfitta politicabruciante per Silvio. Ecco per-ché, adesso, cerca la tregua.

A sinistra un momento della manifestazione deifo t o rep o r t e r (FOTO EMBLEMA) ; a destra il presidentedella Repubblica, Giorgio Napolitano (FOTO DLM)

BOSSI L’HA MESSO ALL’ANGOLOL’asse tra Fini e il leader della Lega sulla legge bavaglio

ha isolato Berlusconi. Che per la prima volta è “minoranza”

AD PERSONAM

Non voglio avventurarmi inquesto dibattito nominalistico,ma le vicende di queste ultimesettimane ci dicono che qual-cosa è cambiato, il rapportonon è più tra corruttore e cor-rotto, la rete è più ampia e te-nuta insieme da un complessodi favori che mette in luce unastruttura poligonale. Ebbene,come puoi indagare con i limititemporali imposti dal ddl e conl’obbligo dei gravi indizi di col-pe volezza?.Chi la farà franca, dottore?I gruppi di bancarottieri e difurbetti del quartierino, le gangche irrompono nelle ville, inuovi reticoli su cui corre lacorruzione della pubblica am-ministrazione. Siamo di fronteall'attacco più intenso che que-sta riforma reca alle indaginicontro il malaffare e le consor-

LA PROTESTAdei fotoreporter di NapoliM anifestazione di protesta, stamane, di un gruppo di

fotoreporter napoletani contro il ddl sulle inter-cettazioni. In largo S. Giovanni Maggiore Pignatelli ifotografi si sono fatti a loro volta fotografare bendati econ le macchine al collo in segno di protesta. "Non èpossibile - hanno detto i promotori della manifesta-zione - per gli operatori dell’informazione restare aguardare senza agire. Vogliamo inoltre evidenziare lacondizione di estremo disagio in cui versa attualmen-te la categoria. Una informazione libera e indipen-dente è possibile solo quando non sono imposte li-mitazioni, né con la legge, né con l’abbandono difa t t o " .

L’u ff i c i olegislativo delcapo dello Statoavrebbe fattogià pervenireinformalmentei rilievi

terie della malapolitica, vistoche tratta allo stesso modo ilfunzionario corrotto che delin-que solitariamente vendendopratiche d'ufficio appalti e lecricche che realizzano sofisti-cate sinergie e usufruiscono dilegami profondi nella politica.

In entrambi i casi ci vorranno igravi indizi di reato per inter-cettare o per acquisire un tabu-lato.Un duro colpo anche alla si-curezza dei cittadini?Guardi, per indagare su una se-rie di rapine in villa un magi-strato potrà disporre le inter-cettazioni solo se si troverà inpresenza di gravi indizi di reatoe potrà farlo solo in un limitetemporale di 75 giorni, ecce-zionalmente prorogabili di 3 in3. In queste condizioni vorreisapere come si fa a venire a ca-po di una banda dedita alle ra-pine seriali nelle ville o nei su-permercati oppure ai portava-lori nel Nord. Da questo puntodi vista il danno, per così dire, èfederalista, nel senso che colpi-sce i cittadini del Nord e delCentro vittime di queste forme

particolari di crimine organiz-zato, e quelli del Sud colpiti dal-le truffe sui finanziamenti euro-pei, ad esempio. Venire a capodei reati associativi richiedemolto più tempo e capacità diindagine rispetto ai reati com-messi da singoli.Le intercettazioni sonotroppe, costano e bisogna ri-sparmiare, dicono i sosteni-tori della riforma.La nuova disciplina avrà costienormi in termini di ore di la-voro e di produzione di carte.Pensiamo solo la fatto che perrichiedere una proroga delleintercettazioni bisogna farviaggiare i fascicoli da un uffi-cio all’altro. Siamo nel 2010 e diuna legge non va valutata solola copertura finanziari, ma an-che i costi in termini di risorseumane.

“Siamo di fronteall’attacco piùintenso chequesta riformareca alleinchieste controil malaffare”

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Venerdì 18 giugno 2010

I l Consiglio Nazionale della Federazionenazionale della stampa, riunito ieri a Roma, haapprovato all’unanimità un ordine del giorno

sulla "legge bavaglio sulle intercettazioni che prevedesanzioni amministrative (da 25.800 a 310mila euro) perl’impresa multimediale che viola le norme dell’ar ticolo684 Cp (pubblicazione arbitraria di atti di unprocedimento penale)". Da tali sanzioni, rileva la Fnsi,

"gli editori - che pure hanno sottolineato, in più di unacircostanza, i pericoli derivanti dallo snaturamento diun corretto rapporto tra editore, direttore eredazione - verrebbero risparmiati se dimostrassero diaver adottato nelle loro redazioni un modelloorganizzativo che implichi il funzionamento di unacatena di comando efficace nei controlli dei testi messiin pagina o mandati in onda". Il Cn della Fnsi "individua

con allarme nella nascita di tali ‘strutture di comando’un ulteriore, inaccettabile tentativo di rendere ancorpiù assolutistiche, iper-verticistiche e accentrate leattuali organizzazioni redazionali a tutto danno dellaqualità del prodotto, della fluidità produttiva, delquotidiano confronto, della libertà di espressione".Per la Fnsi, "appare evidente il sapore intimidatorio epoliziesco”.

La Camera, Vietnamdel Cavaliere

PUNTANDO TUTTO SUL SENATOB. SI È INDEBOLITO A MONTECITORIO

AD PERSONAM

di Luca Telese

La telefonata che ha cam-biato i rapporti di forza incampo è iniziata così: “Scu-sa Umberto, ma ti voglio

chiedere una cosa. Tu, il testo delSenato, lo hai letto bene? Per-c hé...”. Umberto è Umberto Bos-si. E dall’altro capo del telefonoc’era Gianfranco Fini. Se SilvioBerlusconi avesse potuto inter-cettare quella telefonata, moltoprobabilmente, gli sarebbe venu-to un coccolone.Strategia vietcong. Dietro lamiracolosa congiunzione astraleche ha rovesciato i rapporti di for-za nel centrodestra e ha impan-tanato la (apparentemente)trionfale marcia del disegno dilegge sulle intercettazioni nei duerami del Parlamento c’è la con-vergenza, più o meno simulta-nea, di quattro fattori decisivi. Ilprimo è un sostanziale ribalta-mento strategico di posizione(quello della Lega, che anche ieriin commissione si è smarcata dalPdl). Il secondo è un piccolo ca-polavoro tattico del presidentedella Camera, che ha saputo,contemporaneamente, fare pres-sione sulla Lega, e imbrigliare

(senza violare la lettera di nessunregolamento parlamentare, anzi,attenendosi in maniera rigorosa)il percorso del provvedimento. Ilterzo è stato un grave errore dimanovra di Berlusconi nella scel-ta di tempo. “Se avesse posto lafiducia alla Camera, dopo un lun-go dibattito parlamentare al Se-nato - spiega uno degli uomini piùvicini a Fini - come si sarebbe po-tuto non votarla? Poiché inveceBerlusconi ha fatto esattamenteil contrario - continua il finiano -era praticamente impossibile nondiscutere alla Camera”. Poi, ov-viamente c’è stata la “moral sua-sion” di Napolitano. Palazzo Chi-gi sapeva di rischiare il rinvio alleCamere su almeno tre puntidell’accordo, e in caso di rinvio, ifiniani non avrebbero rivotato innessun caso un testo fotocopia.Insomma, i vietcong dell’ex lea-der di An hanno atteso gli yankeeberlusconiani nella Camera in cuiavevano i rapporti di forza mi-gliori. Al Senato non potevano sa-pere nemmeno cosa accadessein commissione Giustizia, a Mon-tecitorio contano sulla presiden-za della commissione, sulla mag-gioranza dei commissari e sulpresidente della Camera.La conversione di Bossi.Il pri-mo punto è quello apparente-mente più difficile da spiegare.Come mai le argomentazioni diFini vengono improvvisamenteprese in considerazione da Bossi?Da un lato per via della micidialepressione che i vertici delle forzedell’ordine hanno esercitato inqueste ore sul povero Maroni:“Qui mi dicono che metà delleindagini di mafia saltano...”, hadetto il ministro dell’Interno alleader del Carroccio. Il resto dellavoro di convincimento l’ha fatto,senza volerlo, lo stesso Berlusco-

ni. Chiedendo la corsia preferen-ziale per le intercettazioni hamesso in secondo piano tutto ilresto. E il senatùr se ne deve an-dare domenica prossima di fron-te al popolo di Pontida senza po-ter annunciare quella sul federa-lismo, con le regioni in rivolta suitagli della Finanziaria, con molteperplessità che iniziano a mani-festarsi, persino tra gli elettori, sulfatto che la legge possa favorirele attività criminali e mettere incrisi il dogma della sicurezza.Troppe cattive notizie, tutte in-sieme .I voti si pesano. Ma l’errore cheè tutto di Berlusconi merita di es-sere ponderato. Il presidente delConsiglio continua a chiedersi,come Stalin “di quante armatedisponga il Papa” (cioè Fini) sen-za capire che nei passaggi piùdelicati del confronto parlamen-tare, i voti non si contano, ma sipesano. Alla Camera i berlusco-niani rischiano di ritrovarsi in aulacon un testo che passa al buio incommissione. Un rischio troppogrosso. Se ieri anche uno comeMaurizio Gasparri si diceva di-sposto ad accettare delle corre-zioni, è perché con il riposizio-namento della Lega i rapporti diforza sono totalmente cambiati.Certo, quella telefonata ha pe-sato: “Ma tu lo sai che con questotesto non si potrebbe mettereuna cimice nella macchina dellamoglie di Riina?”. No, Umbertonon lo sapeva. Oppure fino a quelmomento non lo aveva ritenutograve .Entro l’estate? Adesso però lasconfitta in una battaglia ha mes-so in crisi tutta la strategia dellablitzkrieg, della guerra lampopianificata da Berlusconi (se nonl’esito complessivo di tutta laguerra). Spiega ancora l’anonimofiniano: “Io credo che a questopunto sia molto difficile pensareche sia possibile votare il testoprima dell’estate”. E se non pas-sa prima dell’estate, sarà quasiimpossibile che lo stesso testopassi dopo. Certo, al Senato gliuomini del presidente della Ca-mera erano stati quasi spiazzati,presi di sorpresa. Ma, per para-dosso, quella prima vittoria ha il-luso Berlusconi di aver portato inporto il provvedimento.Soviet supremo. Adesso, rac-conta il nostro confidente con unanota di ironia nella voce, sarà riu-nito di nuovo il Soviet supremo delPdl, per una nuova parata mu-scolare. Con quale risultato? Altrosorriso: “Nessuno. Perché la par-tita poi si gioca in ogni caso inPa r l a m e n t o ”. Già. E alla Camera,ormai lo sanno anche i sassi, irapporti di forza e i contrappesipolitico-istituzionali, giocano tutticontro la linea ufficiale del Pdl.Certo, non tutte le carte sono sta-te ancora girate. Ma se non sirompe l’asse tattico fra gli ex An eLega, la strategia della guer-ra-lampo non ha nessuna possi-bilità di riuscire.

Maroni & co.temonocontraccolpisulla sicurezzap ro m e s s aalla “gentepadana”

LA VOCE DELLA CHIESA

(ANCHE) DA RADIO VATICANA UN “APPELLO” PER LE INTERCETTAZIONIdi Pierluigi Giordano Cardone

I l disegno di legge sulle intercetta-zioni telefoniche e ambientali “è

una legge che limita il potere d’inda-gine, e quindi della magistratura, eanche quello d’infor mazione” per-ché, dal punto di vista della Dottrinasociale della Chiesa, “oltre al doverec’è anche un diritto all’infor mazio-ne”. Parole che pesano: per chi le hadette e, soprattutto, per dove sonostate dette. A parlare, infatti, non è unrappresentante diretto del mondoecclesiastico, ma un laico molto con-siderato negli ambienti cattolici ita-liani. Trattasi del professor AntonioMaria Baggio, docente di Filosofia po-litica dell’Istituto universitario So-phia di Loppiano (Firenze), che fa ca-po ai Focolari, movimento laico fon-dato da Chiara Lubich all’interno del-la Chiesa.Ciò che pesa, tuttavia, è soprattutto

un altro dato: il professor Baggio haespresso il suo pensiero sul ddl bava-glio in un’intervista rilasciata a RadioVa t i c a n a , l’emittente ufficiale dellaSanta Sede. Ma le considerazioni deldocente, al netto dell’assenza di ognidocumento ufficiale del mondo vati-cano, sono anche quelle della Chiesacattolica? A rispondereal quesito è direttamen-te padre Federico Lom-bardi, direttore della sa-la stampa della Santa Se-de nonché responsabi-le generale di Radio Va-ticana. “Quella del pro-fessor Antonio MariaBaggio - ha detto padreLombardo a Il Fatto Quo-tidiano - è un’inter vistaalla radio, non è la po-sizione ufficiale dellaChiesa”. Eppure il pare-re “anti bavaglio” del

professore è stato pronunciato ai mi-crofoni dell’emittente ufficiale dellaSanta Sede... Commentando questaconsiderazione, padre Lombardi è di-ventato più preciso. “Quella del pro-fessor Baggio è una voce autorevoleaccolta da un organo di stampa auto-revole, ma non è una posizione uffi-

ciale”. Come definirla, allora? Il dub-bio terminologico viene fugato diret-tamente dal direttore della Sala Stam-pa vaticana: “È un contributo che ab-biamo ritenuto di offrire ai nostriascoltatori - ha detto padre Lombardi- al fine di ragionare e approfondireun argomento importante”.

Al netto di ogni lettura“s u bl i m i n a l e ” delle pa-role del direttore di Ra-dio Vaticana, una consi-derazione appare ine-quivocabile: se il pro-fessor Baggio avesseespresso idee e pensie-ri contrari a quelli dellaSanta Sede, Radio Vati-cana certamente non leavrebbe mandate in on-da. Anche questa, ov-viamente, non è unaposizione ufficiale: èun processo deduttivo.

In alto Silvio Berlusconi (FOTO DLM) ,sotto Umberto Bossi (DISEGNO DI RICCARDO

MANNELLI ) e Gianfranco Fini (FOTO EMBLEMA. )

In basso padre Lombardi,portavoce del Vaticano (FOTO ANSA)

In trasmissionespiegano:si limita il potered’accertamento,e quindi dellamagistratura edell’informazione

Il timoredel senatùr

“Serve intesacon il Quirinale,perché seil presidentenon firmasiamof re g a t i

I distinguodella Bongiorno

“D i s c i p l i n a rela materiaè necessarioma non sipossonol i m i t a rele indagini

Il presidentedella Camera

“Dopoquestoi n c o n t roringrazioUmbertoper l’inattesaapertura

L’allarme dell’Fnsi:

no a strutture

di controllo della redazione

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pagina 4 Venerdì 18 giugno 2010

di Stefano Caselli

D opo le sentenze sulle violenze della caserma di Bolzaneto esull’irruzione nella scuola Diaz, la Corte d’Appello di Ge-

nova ribalta un’altra decisione di primo grado sui fatti del G8 delluglio 2001. Gianni De Gennaro – all’epoca capo della Polizia,oggi al vertice del Dipartimento per le Informazioni e la sicu-rezza – e Spartaco Mortola – nel 2001 capo della Digos geno-vese, oggi vicequestore vicario a Torino – sono stati condannatirispettivamente a un anno e 4 mesi e un anno e 2 mesi per averindotto alla falsa testimonianza l’ex questore del capoluogo li-gure Francesco Colucci. Entrambi, nell’ottobre scorso, eranostati assolti in primo grado con rito abbreviato perché, secondole motivazioni del gup, le prove raccolte non erano sufficienti.L’inchiesta nasce nell’aprile 2007. Gli investigatori intercettanoSpartaco Mortola – sotto inchiesta per le violenze della scuolaDiaz –al telefono con l’ex questore Colucci. Quest’ultimo, chia-mato a deporre il 3 maggio 2007 nel processo Diaz, rivela aMortola di aver “parlato con il capo”, che lo avrebbe invitato “arivedere un po’, a fare marcia indietro”, ossia ad armonizzare ledichiarazioni rese in precedenza con quelle fatte dallo stesso DeGennaro. Secondo l’accusa, il dettaglio su cui Colucci devecambiare versione è uno in particolare: chi ordinò a RobertoSgalla, direttore dell’Ufficio pubbliche relazioni della polizia, direcarsi alla Diaz la notte dell’ir r uzione.Il 3 maggio 2007 (non prima, sempre secondo l’accusa, di averricevuto istruzioni da Mortola) Colucci depone al processo di-chiarando di aver inviato lui Sgalla, modificando le dichiarazioniprecedenti, secondo cui l’ordine sarebbe partito direttamenteda De Gennaro. È un particolare di non poco conto: se così fossesignificherebbe che i vertici romani – cosa sempre negata daidiretti interessati – erano a conoscenza del blitz della polizia (93persone massacrate di botte e arrestate illegalmente) deciso inquestura a Genova. In altre intercettazioni, successive alla de-posizione, Colucci (che, avendo scelto il rito ordinario, non èancora stato giudicato) si compiace al telefono “di aver detto lecose giuste” (5 maggio) e, due giorni dopo, di aver “stravolto lecose”, rivendicando di “aver dato una mano a tutti i colleghi,tanto che – prosegue – doveva essere ascoltato il capo dellaPolizia, ma i pm non lo ascoltano più perché sono stato dirom-pente”.L’ultima parola spetta ora, ovviamente, alla Cassazione, cui ilegali dei due imputati – che si dicono “profondamente sorpre-si” per il ribaltamento del giudizio – ricorreranno non appenasaranno disponibili le motivazioni. Il governo, intanto, si affret-ta a manifestare solidarietà: “Gianni De Gennaro ha la mia pienae totale fiducia – dichiara il ministro dell’Interno, Roberto Ma-roni – fino alla sentenza definitiva non cambia nulla come pertutti, vale la presunzione di innocenza”, seguito a ruota da An-gelino Alfano: “L'innocenza del prefetto De Gennaro, fino a con-danna definitiva è sancita dalla Costituzione”. Per Spartaco Mor-tola è la seconda condanna per i fatti del G8. L’attuale viceque-

store vicario di Torino, assolto inprimo grado, è stato condanna-to lo scorso 19 maggio a 3 anni e8 mesi insieme a Vincenzo Can-terini, ex dirigente del repartoMobile di Roma, Francesco Grat-teri, ex direttore dello Sco, oradirigente dell’Anticrimine, Gio-vanni Luperi, ex direttoredell’Ucigos e altri 21, proprioper l’irruzione alla scuola Diaznella notte del 21 luglio 2001.

Dal decesso in ospedale

alle conclusioni

della magistratura

S tefano Cucchi, 31enne, vienefermato a Roma dai carabinieri lanotte del 16 ottobre e portato in

carcere perché trovato in possesso di 20grammi di marijuana. Il giovane vienevisitato prima dai medici del carcere diRegina Coeli e poi da quelli dell’ospedalePertini, dove muore il 22 ottobre, con il

corpo coperto di lividi e tumefazioni. Dopol’autopsia la famiglia fa pubblicare le foto delcadavere di Stefano e l’11 novembre laProcura avvia un’indagine per omicidiopreterintenzionale, inviando sei avvisi digaranzia: 3 per gli agenti di poliziapenitenziaria, 3 per i medici del Pertini chelo ebbero in cura. I pm, a maggio, affermano

che Cucchi era stato picchiato duramente eche per salvarlo sarebbe bastato unbicchiere d’acqua con due cucchiaini, e chela morte sarebbe stata causata dallamancanza di cure. Per questo la Procura diRoma ha chiesto il rinvio a giudizio di 13persone tra medici, infermieri e agenti dellapolizia penitenziaria.

Per la morte di Stefano Cucchi13 richieste di rinvio a giudizioCOINVOLTI MEDICI, AGENTI E INFERMIERI

di Giancarlo Castelli

Alla fine, i tredici indagatiper la morte di StefanoCucchi sono tutti oggettodi richiesta di rinvio a giu-

dizio al gup Rosalba Liso da partedei pubblici ministeri VincenzoBarba e Maria Francesca Loy chehanno chiuso l’indagine dopocirca otto mesi. Poco dopo quel22 ottobre, quando Cucchi ven-ne ritrovato morto in un letto delreparto protetto dell’ospedalePertini, dove era finito pesto e“l a c e ro ” dopo essere stato arre-stato per un piccolo quantitativodi hashish la sera del 16 ottobreprecedente. Per quella morte,l’accusa chiede di processare treagenti di polizia penitenziaria,Nicola Minichini, Corrado San-tantonio e Antonio Domenicicon l’accusa di lesioni e abusod’autorità per averlo picchiatosotto le celle di piazzale Clodioin cui Stefano si trovava in attesadell’udienza di convalida d’ar re-sto. Un primo passo importanteverso la giustizia.Nelle carte dei giudici si leggeche “i tre agenti lo facevano ca-dere a terra e gli cagionavano le-sioni personali, consistite in po-litraumatismo ematoma in regio-ne sopraciliare sinistra, escoria-zioni sul dorso delle mani, lesio-ni in regione para-rotulea, a livel-lo lombare para-sacrale supe-riormente e del gluteo destro” einfine “l’infrazione della quartavertebra sacrale dalle quali deri-vava una malattia della durata trai 20 e i 40 giorni”. Gravi anche leaccuse a sei medici e tre infer-mieri del Pertini, dal direttoredel reparto, Aldo Fierro, a RositaCaponnetti, Silvia Di Carlo, Fla-minia Bruno, Stefania Corbi,Preite De Marchis, tutti medici eGiuseppe Flauto, Elvira Martellie Domenico Pepe: per loro le im-putazioni sono di abbandono dipersone incapaci aggravato dal-

la morte, falso ideologico, rifiutodi atti d’ufficio, favoreggiamen-to e omissioni di referto. I medicie gli infermieri secondo la pro-cura “abbandonavano Cucchiincapace di provvedere a sé stes-so” omettendo anche “di adotta-re i più elementari presidi tera-peutici e di assistenza”. L’inda gi-ne sottolinea il fatto che di frontea valori di glicemia pari a40mg/dl, rilevati il 19 ottobre,sarebbe bastato un bicchiered’acqua e zucchero e non è statofatto. Né un elettrocardiogram-ma, né una semplice palpazionedel polso. Il catetere era posizio-nato male e di fronte ad una si-tuazione in cui Stefano in manie-ra evidente non riusciva a tenereuna posizione eretta a causa deidolori e alle evidenti ecchimosi,nessuno fece una segnalazioneall’autorità competente. Il ragaz-zo voleva parlare con il suo av-vocato e nessuno lo venne a sa-pere e quando morì i medici par-larono di morte naturale. Falso,secondo i pubblici ministeri.Singolare la posizione del tredi-cesimo indagato, il responsabiledell’Ufficio detenuti e tratta-mento dell’amministrazione pe-nitenziaria che firmò fuori ora-rio d’ufficio il ricovero del ragaz-zo. Pose la sua firma sotto un re-ferto secondo cui Cucchi si tro-vava in condizioni generali buo-ne, con uno stato nutrizionale di-screto, decubito indifferente,apparato muscolare tonico e tro-fico. “In evidente contrasto – silegge nel capo d’imputazione –con quanto indicato nella cartel-la infermieristica redatta dallostesso reparto e con i rilieviobiettivi dei sanitari del ReginaCoeli e del pronto soccorso delFatebenefratelli essendo il pa-ziente allettato in decubito ob-bligato cateterizzato, impossibi-litato alla stazione eretta e alladeambulazione, con apparatomuscolare gravemente ipotono-

t ro fi c o ”. Ilaria Cucchi, sorella diStefano, è lapidaria: “Quella gen-te deve andare dove è stato Ste-fa n o ” e la rabbia della famiglia èappena mitigata dalle richiestedi rinvio di giudizio: “Siamo con-tenti perché la richiesta di rinvioa giudizio è stata fatta per tutti gliindagati, nessuno escluso”.“Non è che l’inizio – per l’avvo -cato della famiglia Cucchi, FabioAnselmo – finalmente potremoesercitare tutte le prerogativepreviste dalla giustizia per arri-vare alla verità”. Anselmo chie-derà di trasformare l’accusa per itre agenti penitenziari in omici-dio preterintenzionale. Menosoddisfatto Diego Perugini, l’av -vocato dell’agente Nicola Mini-chini, secondo cui “l’accusa por-tante verso il suo assistito è con-traddittoria e nebulosa (un dete-nuto gambiano vicino di cella diStefano che raccontò di aver

INGIUSTIZIE DI STATO

Caso Spatuzza, il ricorso arriva al TarLI GOTTI (IDV): ESCLUSO DAL PROGRAMMA DI PROTEZIONE PER UN “EVIDENTE ERRORE FRUTTO DI SCIATTERIA”

di Giuseppe Lo BiancoPa l e r m o

D adesso la lotta alla mafia si trasfe-risce al Tar, il Tribunale ammini-

strativo regionale del Lazio: sarannoi giudici che si occupano di abusi epeculati nella pubblica amministra-zione a decidere se Gaspare Spatuz-za, il pentito che fa tremare palazzoChigi, ha diritto, o meno, al program-ma definitivo di protezione. Il ricor-so lo sta preparando Valeria Maffei,difensore del pentito, che lei incon-t re ra ’ stamane in carcere per portar-gli “conforto morale” e che le appa-re, come lei stessa dice, “sereno e de-ter minato”. Il legale ha sessanta gior-ni di tempo per redigere l’atto, piùaltri 45 di periodo feriale, un arco ditempo nel quale Spatuzza manterra’le prerogative previste dal program-ma. Parte dunque la controffensivatecnica alla decisione del Viminale,

con gli stessi argomenti giuridici ierisottolineati dal senatore dell'Italiadei Valori Luigi Li Gotti, che ha boc-ciato il provvedimento del Viminaledefinendolo “un evidente errorefrutto di chiara sciatteria”. “Infatti -spiega Li Gotti - le dichiarazioni chedevono essere rese entro 180 giorni,per espressa previsione della legge,sono quelle rientranti nell'art. 194della procedura penale, ossia le di-chiarazioni concernenti atti vissuti oconosciuti direttamente. Le dichia-razioni rese da Gaspare Spatuzza, ol-tre il termine di 180 giorni, sono in-vece 'de relato', disciplinato dall'art.195, alle quali non si applica il sud-detto termine di sei mesi, distinzio-ne abbondantemente spiegata dallaCorte di Cassazione”. Il fatto vissutodirettamente, insomma, e cioe’ l’in -contro con il boss Graviano al barDoney di via Veneto, Spatuzza loavrebbe rivelato entro i 180 giorni,

rispettando dunque i termini di leg-ge; il resto, invece, e cioè le rivela-zioni “de relato” apprese da Gravia-no (il presunto coinvolgimento delpremier e di Dell’Utri nella strategiastragista del ’93) sarebbero state ri-ferite oltre i 180 giorni, ma cio’ sa -rebbe appunto ininfluente, vistoche in questo caso non si applica iltermine di legge. Ecco perche’, se-condo Li Gotti, “essendo giuridica-mente errata la decisione, il grave er-rore giuridico non può che avereuna motivazione politica: quella di'emarginare' la collaborazione di Ga-spare Spatuzza ed inoltre, oggettiva-mente, lanciare un messaggio deva-stante a possibili future collabora-zioni’’ . E, conseguentemente, con-clude Li Gotti, “il vertice politico del-la commissione, nella persona delsottosegretario Mantovano, del Pdl,ha fatto quanto di piu' pericoloso enegativo potesse farsi nell'arretra-

mento e indebolimento della lotta alcrimine e nella possibilità di svela-mento dei segreti della nostra Re-p u bbl i c a ”. Misteri che con questadecisione sono destinati a rimaneretali anche secondo Rita Borsellino,sorella del magistrato ucciso in viaD’Amelio: “Ma la vogliono la verità?Vogliono almeno provare a scoprir-la? Sembra proprio di no – si chiederetoricamente il parlamentare euro-peo del Pd - non capisco come ci siattacchi ad un cavillo quando è inballo un pezzo di storia del Paese,quando le parole di Spatuzza posso-no far riaprire un caso delicatissimocome quello di via D'Amelio su cuic'è già una sentenza passata in giu-dicato”. Dubbi sulle decisioni dellacommissione centrale di protezionevengono sollevati infine anche dallabaronessa Giuseppina Cordopatri,testimone di giustizia. ''E' tempo or-mai che il Parlamento analizzi con

una seria indagine i poteri di cui si e'investita la Commissione centrale'Protezione' del Viminale – sostienela Cordopatri - accanto alle clamoro-se decisioni 'a maggioranza' sul casoSpatuzza sarebbero da esaminare inumerosi esiti infausti di arbitrarieprivazioni di qualsiasi sicurezza adanno di inermi cittadini che aveva-no testimoniato e collaborato con laGiustizia. Anche perche' sono aper-te da tempo inchieste giudiziarie suicasi piu' clamorosi''.

Stefano Cucchi (FOTO ANSA)

“sentito” urla e frastuono dellepercosse, ndr.). Basterebbe leg-gere gli atti, le dichiarazioni fatteda alcuni carabinieri nonché latestimonianza di due detenuti incella con Stefano secondo cuinon vi fu alcun pestaggio”. Unavicenda che chiude e apre millesfaccettature. Come quella delmedico Rolando Degli Angioli, ilmedico “buono” del carcere chevisitò Cucchi. Senza lavoro doposei anni di servizio a Regina Coe-li. Ora il suo avvocato ha inviatoalla commissione provincialedel lavoro, alla AslRmA e al diri-gente sanitario del carcere unarichiesta di riammissione e di ri-sarcimento danni. Continuanointanto le iniziative a Roma per lespese legali della famiglia Cuc-chi. Stasera al centro socialeex-Snia in via Prenestina, un con-certo afro-beat, punk e reggae.Ingresso: 5 euro.

Tra le ipotesi di reato abusod’autorità e lesioni. Ma la famigliachiede l’omicidio preterintenzionale

Gaspare Spatuzza (FOTO ANSA)

G8: condannato De Gennaro,il governo è con lui

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 5

gliato. E riduttivo. Sepe è unpersonaggio complesso al-meno quanto cerca di sem-brare semplice. È un uomoche sa trasmettere emozioni,ma quelle che decide lui. Co-sì ognuno ti dipingerà un ri-tratto diverso di Sepe. Comeil suo viso, rotondo, ma nonmorbido. Come gli occhiscuri, privi di riflessi quasiche non volesse lasciar tra-pelare nemmeno la luce."Un uomo del popolo", ti ri-sponderanno a Napoli, doveoggi è cardinale. C'è chi ri-corda il suo parlare in dialet-to e quel saluto a Papa Rat-zinger durante la sua visita incittà: "Santità, a Maronnat'accumpa gni".Ed è vero, Crescenzio nasceda una famiglia come tante,nel 1943, a Carinaro (Caser-ta). Poi, ricorda il curriculumufficiale, "dopo gli studi al Se-minario di Aversa, ha fre-quentato i corsi di filosofiapresso il Pontificio SeminarioRegionale di Salerno e quellidi teologia presso il Pontifi-cio Seminario Romano Mag-giore. È autore di alcune pub-blicazioni a carattere teologi-co. Tra queste: La dimensio-ne trinitaria del carattere sa-cramentale e Persona e sto-ria. Per una teologia della per-sona".Niente a che vedere con le de-cine di pubblicazioni di altricardinali. Ma Sepe sa trattarecon il mondo. Passo dopo pas-so cerca di realizzare i proget-ti. E, perché no? le ambizioni:nel 1972 entra nel Servizio Di-plomatico della Santa Sede eva in Brasile.Poi il primo grande salto: allaSegreteria di Stato, chiamatodall'Arcivescovo GiovanniBenelli. Nel 1987 è assessoreagli Affari Generali della Se-greteria di Stato (il numero 4

guai hanno radici comuni.Monsignor Crescenzio ha po-tere, tanto, e alla fine forse sifa prendere la mano. Decide,raccontano in Vaticano, "digestire di testa propria quei350 miliardi del Giubileo. Ifondi destinati alla Santa Sedenon li fa passare per le cassedello Ior, ma apre due conti subanche italiane".Sepe, però, ha le spalle coper-te dal Papa anche quando di-

venta "Papa ros-so", il numerouno di Propagan-da Fide. Sì, anchequi bisogna esse-re gente "concre-ta" perché il dica-stero gestisce al-l'epoca 120 mi-liardi di lire l'an-no (oggi 80 milio-ni di euro). Ha un

L’appartamento

di Bertolaso e i legami

con l’Arcivescovo di Napoli

S econdo il capo della Protezionecivile, Guido Bertolaso,l’appartamento in cui ha abitato, in

via Giulia a Roma, gli era stato messo adisposizione, dopo che lui stesso avevasollecitato il cardinale di Napoli, CrescezioSepe, da un amico “vicino a Propaganda Fide”. Ilrapporto tra Bertolaso e Sepe era nato,

secondo il capo della Protezione civile, ai tempidell’organizzazione del Giubileo del 2000 e“l’amico” che avrebbe aiutato il sottosegretarioa trovare casa è Francesco Silvano, economodell’Arcidiocesi di Napoli e strettocollaboratore di Sepe. Bertolaso dice che lebollette erano pagate da lui, mentre l’affitto no,perchè l’appartamento era stato messo a sua

disposizione. La versione che Bertolaso hafornito ai pm di Perugia durantel’interrogatorio, però non coincide con quelladel proprietario dell’appartamento, RaffaeleCuri, che afferma: “Non so chi sia FrancescoSilvano e non ho nessun rapporto conPropaganda Fide. A pagarmi l’affitto eraZampolini”.

di Ferruccio Sansa

Il Giubileo del 2000. Alme-no per una persona è statoun anno di grazia. La de-finitiva ascesa di monsi-

gnor Crescenzio Sepe comin-cia quando il 3 novembre1997 viene nominato segreta-rio generale per l'Anno Santo.Se oggi in Vaticano chiedi checosa portò la scelta su Sepe, larisposta è unica, anche se de-clinata con aggettivi diversi:"Concreto" per alcuni, "prati-co" per altri. Insomma, la teo-logia non c'entra, CrescenzioSepe è soprattutto un uomo dimondo. Una persona che satrattare con tutti: con i potentie con la gente comune. E si faamare dalla stampa.La persona giusta per il Giu-bileo: decine di progetti in di-scussione, 350 miliardi (c'eraancora la lira) da amministra-re. Tutto a cavallo tra Vatica-no, Stato italiano e Comune diRoma, sul confine delle acquetorbide del Tevere. Insomma,ci vuole gente "concreta" pertenere i contatti con la poli-tica e il governo. È qui che ma-tura il rapporto tra Sepe, Gui-do Bertolaso, Angelo Balduccie Francesco Silvano. Un lega-me stretto, tanto che il Vati-cano lo sancì ufficialmentenominando Balducci "Genti-luomo di Sua Santità". Un ti-tolo prudentemente cancella-to dagli albi vaticani del 2011.Non solo: Balducci, Silvano(l'ex dirigente Telecom vicinoa Comunione e Liberazioneche avrebbe procurato la casadi via Giulia a Bertolaso) e Pa-squale De Lise, oggi influentepresidente del Consiglio diStato, furono consulenti diPropaganda Fide quando Se-pe fu chiamato a guidarla.Ma ridurre Crescenzio Sepea un amico della Cricca è sba-

del ministero degli Esteri Va-ticano). E' soltanto l'inizio,Sepe piace a Giovanni PaoloII da cui nel 1992 riceve la no-mina di Segretario della Con-gregazione del Clero. Ormaiè nei giri che contano. Cosìquando Wojtyla demolisce imattoni della Porta Santa einaugura il Giubileo, Sepe dimattoni è già pronto a tirarnesu parecchi.Ma la fortuna di Sepe e i suoi

INCHIESTA GRANDI OPERE

STOP AGLI APPALTI PUBBLICI PER ANEMONE, MA NIENTE COMMISSARIAMENTO

PROTEZIONE E CORRUZIONE

Era il protetto diGiovanni Paolo II.Dalle sue manipassavano 120miliardi di lire l’anno

di Antonio Massari

I l carcere non è riuscito a “scar-dinare un sistema oleato e poten-

te”. E le mogli non sembrano potermigliorare la situazione. AngeloBalducci e Fabio De Santis, gli im-portanti funzionari pubblici agli ar-resti per corruzione, non potrannoaccedere ai domiciliari: restano incarcere. “L'inquietante contesto,emerso da oltre due anni d'inter-cettazioni, non può ritenersi mini-mamente scalfito”. Con queste mo-tivazioni, il Tribunale del Riesamedi Firenze, conferma gli arresti diBalducci e De Santis, sotto proces-so nell'inchiesta sulla “cr icca” ch egestiva gli appalti della Protezionecivile. Niente arresti domiciliari: la“sussistenza piena e attuale delleesigenze cautelari” permane, han-no sentenziato i giudici del riesamedi Firenze Aldo Chiari, Paola Pala-

sciano e Maria Teresa Scinicariello.Niente domiciliari anche perché èproprio nella capitale che “grav i t a -no i centri di interesse degli inda-gati” oltre che i “legami profondicon soggetti di livello istituzionalemolto elevato”. Niente ritorno a ca-sa, quindi, e anche per motivi fa-miliari, considerando il “coinvolg i-mento delle mogli, ben introdottenel sistema delineato, di cui cono-scono i dettagli e che se ne avvan-taggiano in modo palese, anche secon ruoli non penalmente rilevan-ti, il che contribuisce a confermarela pervasività del sistema stesso,costituente un vero e proprio stiledi vita antigiuridico”. Arresti con-fermati a Firenze, quindi, nell'atte-sa che il processo cominci però aRoma, ritenuta, dalla Cassazione, laprocura competente. Resta attivo ilfronte perugino dell'inchiesta chepunta ai conti esteri della “cr icca”.

E infligge alle aziende di Diego Ane-mone, l'imprenditore indagato percorruzione al centro dell'indagine,una misura cautelare: divieto perotto mesi di qualsiasi contatto - perle imprese Anemone costruzioni,Tecnocos, Redim 2002 e Alpi - conle pubbliche amministrazioni. Unamisura più blanda, rispetto a quellaavanzata dai pm, che avevano ri-chiesto il commissariamento delleimprese. A Perugia sono anchegiunti i primi esiti delle rogatorieinternazionali sui conti della “cr ic-ca” nel Lussemburgo e soprattuttoa San Marino: uno di essi potrebbeessere riconducibile ad Angelo Bal-ducci. Nei giorni scorsi, dalla Ban-ca d'Italia, erano giunte ulteriorinove operazioni sospette legate al-la segretaria di Diego Anemone,Alida Lucci. I pm stanno confron-tando le date dei prelievi, effettuatidalla Lucci, con il materiale inve-

stigativo – intercettazioni e infor-mative del Ros dei carabinieri – perverificare se le operazioni bancariepossono avere dei nessi con le pre-sunte tangenti.La Procura di Perugia, nei giorniscorsi ha anche acquisito, dalla se-de dell'Aisi (l'ex Sisde), diversi fal-doni di materiale classificato, rela-tivo all'appalto di ristrutturazione,effettuato dalle imprese di DiegoAnemone, della ex caserma Zigna-ni, nei pressi di piazza Zama. L'ap-palto, risalente al 2004, crebbe da 3a circa 12 milioni di euro. Una lie-vitazione dei prezzi che incuriosi-sce gli inquirenti anche perché,proprio in quegli anni, una serie diappartamenti – destinati all'ex mi-nistro Claudio Scajola e FrancescoPittorru, generale della Gdf in forzaall'Aisi – vengono in parte pagatidall'architetto Angelo Zampolini –questa è la sua versione – propr io

per conto di Anemone. Restano in-tatti i dubbi sulla versione fornitada Guido Bertolaso ai pm peruginiSergio Sottani e Alessia Tavarnesi: ilcapo della Protezione civile sostie-ne che, a mettergli a disposizionel'appartamento di via Giulia a Ro-ma, sia stato il cardinale CrescenzioSepe – all'epoca numero uno del-l'ente vaticano Propaganda Fide –attraverso un amico comune, Fran-cesco Silvano. Il punto è che l'ap-partamento era del regista RaffaeleCuri. Inoltre, Bertolaso ha confer-mato di non aver pagato l'affitto e,quindi, resta in piedi la versione diZampolini, l'architetto che ha so-stenuto, dinanzi ai pm, di aver pa-gato la pigione per conto di Ane-mone. I pm – che hanno sentito ilproprietario di casa – hanno acqui-sito il contratto d'acquisto dell'ap-partamento: Curi l'avrebbe acqui-stato alla fine degli anni Settanta.

UN UOMO DI MONDOLe reti del Cardinale Sepe:

dalla gestione del Giubileo alla guida di Propaganda Fide

MAFIA L’O r t o m e rc at oallontana la ManganoL a mafia che fa affari all'Ortomercato di Milano. Ora c'è la

prova. E la prova arriva direttamente da Sogemi la societàa partecipazione pubblica che gestisce la struttura. Sua, in-fatti, la decisione di allontanare la Cgs New Group, società difacchinaggio gestita da Cinzia Mangano, secondogenita diVittorio Mangano, l'ex fattore di Silvio Berlusconi. La vicen-da era stata resa nota proprio dal Fatto Quotidiano che in unarticolo del febbraio scorso aveva pubblicato la risposta delComune di Milano a un'interrogazione di due consiglieridel Pd, Pierfrancesco Majorino e David Gentili, proprio sul-le possibili infiltrazioni degli eredi di Vittorio Mangano neipadiglioni di via Lombroso 54. La risposta confermava isospetti. "La Cgs New Group – scrive il Comune - ha sot-toscritto un contratto con la società Agrimense srl, ope-ratore presente all'interno dell'Ortomercato". Oggi la de-cisione di allontanare la cooperativa per i suoi legami con lacriminalità organizzata, questa la motivazione ufficiale fil-trata ieri sera da Sogemi.

(Davide Milosa)

patrimonio immobiliare chevale mezza Roma. E disponedi una parte rilevante delle of-ferte dei fedeli.Sepe trasforma il dicastero inun regno personale. Finchénon trova sulla sua stradamonsignor Malcolm Ranjith,che viene nominato suo se-gretario. Vicino a San Pietroricordano che Ranjith avreb-be avuto qualcosa da ridiresulla gestione molto "con-creta" di Sepe. E chissà se èvero che proprio per questoRanjith finì a fare il nunzio inBangladesh.Con Ratzinger i dubbi di mon-signor Malcolm tornano a gal-la. "Il Vaticano era preoccupa-to per la gestione Sepe", rac-conta qualcuno. Per altri "Cre-scenzio era diventato troppopotente, voleva fare il segre-tario di Stato". Il posto che de-

sidera – e che otterrà – Ta r -cisio Bertone.Così Sepe torna nella suaCampania, diventa arcivesco-vo di Napoli. E qui, dopo glianni tra i potenti, riemerge illato popolare: comincia il suoapostolato con una visita aScampia. Quando i rifiuti ri-schiano di soffocare la città, ilcardinale porta in processio-ne il sangue di San Gennaro.Poi prediche, tante, contro lacamorra: "Ai vescovi e ai sa-cerdoti dico che dobbiamouscire dalle chiese e denun-ciare i camorristi senza tre-gua, senza scorciatoie".Sepe scende in campo anchecontro la corruzione, cinquegiorni fa: "Oggi l'economiasembra dominare la vita socia-le, guidata dall'individuali-smo, dal fare soldi a tutti i costispesso eludendo le regole".

Crescenzio Sepe e Silvio Berlusconi (FOTO EMBLEMA)

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pagina 6 Venerdì 18 giugno 2010

“T E R R E M O T O,SILENZIOE FASTIDIO”

Il giornalista Parisse: “L’Aquila è stataabbandonata, siamo vittime due volte”di Caterina Perniconi

“Siamo vittime due vol-te. Per le personeche abbiamo perso eper essere stati giudi-

cati come dei potenziali assas-sini. Noi non siamo affatto pe-ricolosi, vogliamo solo conti-nuare a vivere”.Giustino Parisse è il giornali-sta de Il Centro che nel terre-moto de L’Aquila ha persodue figli sotto le macerie dellaloro casa di Onna. Mercoledìè sceso in piazza assieme ai

ventimila concittadini chechiedono un aiuto concretoper la città.Con l’occhio critico di uncronista, ci può raccontarecos’è successo due giorni faa L'Aquila?Io sono andato alla manifesta-zione da aquilano, da terre-motato, da sfollato e da gior-nalista. Non è stata una pro-testa ma una presa di coscien-za. Non ho visto l’odio ma laconsapevolezza, la voglia diesserci, la sensazione che senon si alza la voce c’è il rischio

di essere completamente di-menticati. L’Aquila ha biso-gno di attenzione vera e suquesto sono d’accordo sia de-stra che sinistra. In piazzac’erano tutti.Che cosa vi serve?Ci serve un decreto o una leg-ge speciale, non più solo or-dinanze. Ci servono regolechiare per la ricostruzione.Oggi il governatore Chiodi haannunciato l’arrivo di 800 mi-lioni. Ben vengano, però le sti-me dicono che qui servono20, 25 miliardi di euro per ri-par tire.Ma il governo vi definisceingrati, perché avete avutole case.Le persone che hanno usu-fruito del piano casa, che abi-tano nelle casette da 5 o 6 me-si si sentono abbandonate.Non c’è nessun tipo di servi-zio, nessuna socialità. Va beneun letto, ma non si può andareavanti così. C’è bisogno di tor-nare nella città, nei paesi. Perquesto si scende in piazza,per ottenere il giusto, quelloche in altre occasioni è statodato. La sensazione qui è chesia tutto fermo.A livello nazionale la gentepensa che i problemi deL’Aquila sono stati risolti.Non solo, ormai la leggendametropolitana che si è diffusaè che abbiamo rotto. Chi guar-da i tg pensa ‘che palle stiaquilani’, hanno avuto le ca-sette cos’altro vogliono? Maqui c’è una città da ricostrui-re. E della manifestazione nonha parlato nessuno, né i tg némolti giornali. È diventata unanotizia a lato.Quindi il messaggio che èstato fatto passare è sba-gliato?

Certo. Qui non è stato fattoancora nulla. Passano solomessaggi tipo la negata citta-dinanza onoraria a Guido Ber-tolaso o Berlusconi che dicealla Protezione civile di nonandare a L’Aquila. In questomodo noi diventiamo vittimedue volte. Dopo aver perso ipropri cari, ci si sente anchedefiniti come potenziali assas-sini.Quindi Bertolaso può veni-re a L’Aquila?Si. Anzi, venissero anche Ber-lusconi e Tremonti. Devono

vedere qual è la situazione edirci concretamente che cosavogliono fare. Il governo cideve dare gli strumenti per ri-partire, nessuno vuole tiraresassi o sparare a Bertolaso. Seci sono stati problemi giudi-ziari, se hanno sbagliato, se lavedranno loro. Nella manife-stazione di mercoledì c’e ra n ole famiglie, i bambini col ge-lato, nessun atto di ribellione,solo dieci minuti di occupa-zione simbolica dell’a u t o s t ra -da. Chiediamo cose banali.Quali?

La devastazione del sisma dell’aprile del 2009 (FOTO EMBLEMA)

Immigrati, quattro nuovi Cie nel menù del governoGARA TRA MARONI, ZAIA E I SINDACI PDL A “CHI FA PRIMA”. E A CASERTA SI PREPARANO A COSTRUIRE SULLA PISTA DELL’A E R O P O RT O

CRONACHE

Di non essere abbandonati, dicominciare a ricostruire o al-meno a salvaguardare. ASant’Eusanio Forconese c’èuna bellissima chiesa che nonè stata neanche puntellata.Due absidi sono caduti, unoprima o poi crollerà. Ma quel-la è la nostra socialità, la no-stra vita. Ieri ho intervistatoun’economista che mi ha det-to che a L’Aquila la cassa in-tegrazione è aumentatadell’800 per cento e che il 60per cento delle attività com-merciali non hanno ripresa.

Sono cifre folli.Da dove potreste ripartire?Dal lavoro, per esempio. Dalcentro storico. Il 6 aprile è fi-nita la mia vita, ho perso tutto.Cerco di andare avanti facen-do il mio mestiere, e così do-vrebbe essere per tutti. Servo-no gli strumenti per risolle-varci senza sprechi, senza ap-palti agli amici, senza cricche.Altrimenti a un ragazzo di 20anni che gli dici? Una casetta,pane acqua e una preghiera?Non basta. Così questa terraferita non si riprenderà mai.

di Chiara Paolin

T ra ruote panoramiche e treniniche si tuffano in piscina, Zaia de-

ve rispondere a una domanda anti-patica: ma quando apre il nuovoCentro di Identificazione ed Espul-sione? Risposta: ''Voglio ricordareche un Cie non è la fine del mondoma la conclusione di un circolo vir-tuoso delle leggi sull'immigrazione.Questi centri non saranno né ghettiné caserme, ma strutture di tuttatranquillità". Ancora un sorriso aifotografi, e poi via con l’auto blu.Così è finita la gita a Gardaland delgovernatore in risposta al ministrodell'interno Roberto Maroni che lasettimana scorsa era sbarcato in Ve-neto pronunciando parole chiaris-sime: "Il Cie si farà entro la finedell’anno. Ne ho nuovamente di-scusso con Zaia e abbiamo trovatol’a c c o rd o " .Da allora non si parla d'altro in zona.Il sindaco leghista di Verona, FabioTosi, freme e scalpita essendosi of-ferto per primo come partner idea-le dell'impresa. Ma Zaia precisa:"Non c'è ancora nulla di deciso. In

ogni caso, sarò io a dialogare col mi-nistro". Dunque il Cie si farà presto.“E' assolutamente indispensabile -ha spiegato Maroni -. Se in una re-gione non c’è, nove volte su dieciun clandestino fermato dev’e s s e rerimesso in libertà, perché quelli del-le altre regioni sono già pieni. Eccoperché abbiamo individuato quat-tro regioni che ne sono prive dove lirealizzeremo entro la fine di que-st’anno”.Toscana, Marche e Campania han-no reagito male all'annuncio. I go-vernatori delleregioni rosse dasempre osteg-giano l'iniziati-va, e il toscanoEnrico Rossi s'èbeccato pureuna severa ra-manzina. Avevaproposto unmodello innova-tivo: anzichéuna grandestruttura carce-raria meglio in-dividuare diver-

si 'mini centri' per garantire ospita-lità dignitosa, mediazione cultura-le, assistenza legale, percorsi di re-cupero. Maroni però ha tagliatocorto: chi arriva al Cie è un clande-stino e per la legge va espulso, nonaiutato. Il centro toscano, da far sor-gere nell'area di Campi Bisenzio, sa-rà uguale a tutti gli altri.E si va per le spicce anche in Cam-pania, nonostante i malumori inter-ni al Pdl. Angelo Polverino, consi-gliere regionale di un certo peso(presidente di commissione e papa-

bile assessore al primo rimpasto uti-le), ha lanciato l’allarme: a Casertadoveva nascere il nuovo aeroportointercontinentale sfruttando le pi-ste della struttura militare, ormaivotata al civile. Ma il governatoreCaldoro ha avuto una richiesta pre-cisa da Maroni e il destino pare giàsegnato. Spiega Polverino: “Mi rifiu-to di credere che al posto dell’a e ro -porto si edifichi una galera con sbar-re e cancelli chiusi a chiave. No, nonè questo che la comunità casertanavuole. Del resto a Napoli il Cie non

se lo piglieranno mai,e Salerno è ben rap-presentata in giunta.Alla fine toccherà perforza a Caserta”.I quattro nuovi centridovrebbero garantireun migliaio di posti inpiù rispetto ai 1.800attualmente disponi-bili. La Finanziarianon ha fatto tagli,dunque nulla osta.Tranne la cronaca diciò che accade quoti-dianamente nei Cie,

notizie che restano ai margini dellarealtà come le vittime di una violen-za di Stato ormai ingestibile. Solonelle ultime settimane a Milano cisono state due rivolte e diversi ten-tativi di suicidio. Il centro di Croto-ne (come già quello di Caltanisset-ta) è stato chiuso perché reso ina-gibile dalla rabbia disperata dei de-tenuti. Dal Cie di Gradisca sono fug-giti in 36, ma 19 li hanno ripresi su-bito e castigati a dovere. Idem aBrindisi, con 10 persone fuggite trai campi e un senegalese ricoveratoin fin di vita. A Roma evasione digruppo: 6 clandestini scappati e unegiziano finito all’ospedale. Qual-che giorno dopo un algerino si è ta-gliato il corpo in diversi punti stan-dosene arrampicato sopra le sbarredella cella. Il sangue sgocciolava aterra mentre gli agenti tentavano ditirarlo giù. E ieri Debby e Priscilla,due prostitute nigeriane, hannoavuto la notizia peggiore: sarannoimbarcate su un volo Frontex che lescaricherà in patria. Quando torne-ranno la prossima volta, in fuga dafame e violenza, troveranno quattronuovi Cie ad accoglierle.

“Siamo scesiin piazza senzaodio, maabbiamobisogno di regolechiare perla ricostruzione”

Ve n e t o ,Campania,M a rc h ee Toscanale “p re s c e l t e ”Nelle strutturesolito inferno

INFORMAZIONE ZERO Il sindaco:il nostro corteo snobbato dai media

“I l silenzio assordante che ha fattoseguito alla manifestazione di

mercoledì è sconcertante”. La denun-cia del sindaco de L’Aquila, MassimoCialente, è chiara: la volontà è quelladi cancellare i problemi della città.“Né tg1, né tg2 hanno parlato di noi,poco anche i giornali. In questi mesi

siamo ap-parsi soloper le bellecasette. Mala situazio-ne è un’a l-tra. E noinon ci fer-miamo, lanostra bat-taglia andràfino in fon-do, questacittà è la no-stra vita”.La protestadi due giornifa è stata tra-

sversale, in piazza c’erano sia la mag-gioranza che l’opposizione. “Siamo tut-ti uniti in questa volontà – spiega Cia-lente – abbiamo dato prova d’unità econsapevolezza. Non vogliamo finirenell’o bl i o ”.“C’è stato un progressivo asciugarsi delrivolo – ha detto Cialente dal palco dellamanifestazione – la stessa ProtezioneCivile ha lasciato debiti, uno su tuttiquello degli alberghi per i mesi da set-tembre a dicembre 2009”. L’unica te-lefonata che ha ricevuto il sindaco ieri èstata proprio quella della Protezione ci-vile, amareggiata per le parole di Cia-lente. “Mi hanno dato dell’ingrato e delbugiardo. Ma quale ingrato? Io sono unmedico e non mi sognerei mai di uscirela sera dall’ospedale e chiedere grati-tudine a chi ho curato. Ho fatto il miodovere nessuno deve ringraziarmi”. Dalgoverno, invece, nessun nuovo segna-le. “L’oblio per noi è pericolosissimo.Abbiamo bisogno di far sentire la nostravoce. E non ci fermeremo”.

c .pe.

Nei crolli haperso due figli:“Non vogliamotirare sassia Bertolaso,ma solo tornarea vivere”

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 7

LA TASSA OCCULTA DEL PEDAGGIOUn codicillo permette ai concessionari delle autostrade

di scaricare al casello i rincari decisi dal governodi Daniele Martini

Èuna tassa subdola, pratica-mente invisibile, pochispiccioli di euro alla voltaper milioni di volte. Alla fi-

ne l’importo è sostanzioso: 106milioni di euro dal primo luglioe fino alla fine dell’anno, altri640 milioni nel 2011. In pratica750 milioni in 18 mesi. Una tom-bola. L’imposta sarà pagata al ca-sello sotto forma di pedaggio daautomobilisti e camionisti tuttele volte che prenderanno un’au -t o s t ra d a .È un balzello sugli spostamenti,sui pendolari, sui trasporti e sul-le vacanze di cui praticamentenessuno si è accorto perché bencamuffato nel decreto econo-mico di fine maggio, norma va-rata in tutta fretta dal ministrodell’Economia, Giulio Tremon-ti, per evitare che “l’Italia facciala fine della Grecia”, come haammesso in un soprassalto dionestà intellettuale e di sinceri-tà il vicepresidente del Consi-glio, Gianni Letta.

IL COMMA. La tassa fantasmaè prevista dal comma 4 dell’ar ti-colo 15. Mentre il comma 2 sta-bilisce in maniera sostanzial-mente esplicita e trasparentel’introduzione su alcune tratte diun pedaggio forfettario del valo-re di un euro per i veicoli leggeri(le auto) e 2 euro per i veicoli pe-santi (i camion), il comma 4, in-vece, è un capolavoro di anodi-no burocratismo ministeriale eimpone l’inasprimento tariffarioin forma quasi occulta. In quelcomma ufficialmente si parla deicanoni pagati dai concessionaridelle autostrade all’Anas e si ri-

definiscono i rapporti economi-ci tra i primi e la seconda. In pra-tica, però, si impone la stangata.In poche righe si stabilisce che icanoni sono “i n t e gra t i ” di un im-porto di 1 millesimo di euro achilometro per le auto e 3 mil-lesimi di euro per i camion dalprossimo primo luglio, più altri 2millesimi per le auto e 6 millesi-mi per i camion a decorrere dalprimo gennaio 2011. Chi cono-sce la materia e sa far di contocalcola che, a regime, a partire

Aumenti di pochi centesimi chevalgono però 750 milioni in 18 mesi:li pagheranno tutti gli automobilisti

Risparmiatori in scadenza l’offerta per i creditori

La lezione del (mancato) rimborso dei bond argentini

LA GRANDE FRODE FISCALE

SAN MARINO SI LAMENTA MA COLLABORAL a lotta all’evasione annunciata dal

governo sarà anche, in gran parte, dipanna montata, ma qualcosa succedecomunque. Lo scudo fiscale prima e icontrolli della Finanza in Italia poi (oltrealla pressione internazionale sui paradisifiscali) hanno messo in difficoltà SanMarino. Il ministro degli Esterisammarinese, Antonella Mularoni, si faportavoce del disagio e chiede unincontro pacificatore con il governo econ il ministro Tremonti “forti delleiniziative da noi intraprese nell’ultimoanno e mezzo”. Certo, aver azzerato ivertici della Banca centrale di San

Marino proprio quando iniziavano a farepulizia nel buco nero del sistemabancario-assicurativo del paradisofiscale non è un buon biglietto da visita.Ma almeno la repubblica romagnola hasegnalato in un anno all’Italia 178società sospette, in 69 casi la Finanza hascoperto qualcosa. E proprio ieri sonostate denunciate 106 persone per unamaxi truffa carosello (per lucrare su fintirimborsi Iva) che coinvolgeva 550 società,di cui alcune con base a San Marino.Tenere il paradiso fiscale del Titano sullacorda ancora per un po’, in questi tempidi crisi, può risultare parecchio redditizio.

dall’anno prossimo, l’inaspr i-mento deciso dal governo equi-vale ad un raddoppio degli in-troiti Anas classificati come ca-noni di concessione che am-montano a circa 320 milioni dieuro nel 2010.

CHI PAGA. Trattandosi di ca-noni di concessione autostrada-le, a prima vista sembrerebbeche a pagare dovessero essere iconcessionari, tipo AutostradeSpa della famiglia Benetton, ma

di Beppe Scienza*

P er i titoli dell’Argentina siamoall’ultimo atto. Scade il prossimo

22 giugno la nuova Offerta pubblicadi scambio (Ops) del governo di Bue-nos Aires, rivolta a chi ha ancora ob-bligazioni emesse prima del 2002.Ma il punto non è la convenienza adaccettarla. La vicenda è interessanteper vari motivi. In particolare perchéaiuta a capire quanto poco l’Italia siaun paese normale e quanto spesso inItalia i tiri mancini arrivino da chi do-vrebbe stare dalla propria parte. Lastoria inizia con la diffusione dei titolidi stato argentini dagli anni Novantafino al patatrac del dicembre 2001,quando l’Argentina smette di pagareinteressi e rimborsi. È il cosiddettodefault, che si abbatté su circa 450mila risparmiatori italiani, vittime inparte della ricerca spensierata direndimenti persino del 10 per cento,in parte dei consigli avventati di mol-

te banche. Passa circa un anno e lebanche italiane s’inventano la TaskForce Argentina (Tfa), un’iniziativacon l’unico vero fine di tenere buoni irisparmiatori che rumoreggiavano edistoglierli da cause contro di esse.Gli mettono a capo un certo NicolaStock e la stampa economica, anzi-ché smascherare la manovra, gli dàcredito e lo intervista in continuazio-ne (ora un po’ meno) come se l’at -tività della Tfa potesse avere unaqualche utilità per i risparmiatoric o i nv o l t i .Arriva poi il dicembre 2004 e l’Ar -gentina propone un compromesso.Quanto offre è stimabile prudenzial-mente fra il 35 e 40 per cento delvalore delle obbligazioni fallite, che ècomunque meglio di niente. Pronta-mente la Tfa dichiara l’offerta “as -solutamente inaccettabile” (il tregennaio 2005). Scrive a caratteri cu-bitali e tutto maiuscolo “NON AC-CETTARE L’O F F E RTA ” (Avviso ai

bondholders del 14 gennaio 2005).Addirittura si inventa una risibile mi-naccia di pignoramenti, sequestriecc. per gli interessi corrisposti dainuovi titoli (Nota del 14 gennaio2005). E tutto ciò con l’avallo dellebanche italiane (Comunicato Abi del19 gennaio 2005). In compenso pro-mette mare e monti, cioè di ottenereil rimborso integrale e anche tutti gliinteressi arretrati.Ma in fondo cosa c’è d’aspettarsi daun’iniziativa finanziata dalle bancheitaliane? La cosa indecente è chequasi tutte le associazioni di consu-matori (Adiconsum, Codacons, Fe-derconsumatori, Unione NazionaleConsumatori ecc.) e Altroconsumo siappiattiscono sulla posizione dellaTfa e perorano la causa del rifiuto. Leinducono a tale scelta sciagurata letroppe connivenze con il sistemabancario italiano, a dispetto delle in-cendiarie dichiarazioni di facciata, laloro incompetenza in materia e lavolontà di imbastire una lotta poli-tica…coi soldi dei risparmiatori. Sia-mo cioè al livello del proverbiale: “Ar -miamoci e partite!”.I pochissimi che in Italia scrisserochiaro e tondo che conveniva accet-tare furono oggetto di insulti e pub-blico dileggio, in particolare sullepubblicazioni della società editorialeAltroconsumo. Gli investitori istitu-zionali, ovviamente, accettarono inmassa l'offerta e si guardarono benedal consigliare il rifiuto le associazio-ni di consumatori svizzere, austria-che e tedesche (Stiftung Warentest),che sono di tutt’altra pasta.Caso unico nel mondo, circa la metà

dei 450 mila risparmiatori rimasecol cerino acceso in mano. Si trova-rono sul groppone titoli totalmenteinfruttiferi e, avendo bisogno di soldi,li hanno dovuti vendere a prezzistracciati. Nel frattempo la Tfa ne hainventate di tutti i colori, come un in-sulso ricorso a un organo internazio-nale (Icsid), ovviamente senza cava-re un ragno dal buco. Chi aderì all’of -ferta si ritrova ora tutto sommatocon 55 euro ogni cento iniziali. Chiinvece accetta la nuova Ops, recu-pererà circa 47 euro, e sa a chi diregrazie per quanto ci rimette. Si po-trebbe poi aprire un capitolo su que-

gli avvocati che hanno incassato par-celle, intentando cause perse perchiedere impossibili pignoramentidei consolati e dell’ambasciata ar-gentini. Un altro capitolo sui politici:Giorgio Benvenuto, che si fece belloandando inutilmente in Argentinanel 2005; l’allora ministro dell’eco -nomia Domenico Siniscalco che van-tava “l’azione ferma del governo nel-le varie sedi internazionali”, di cuiperò non s’è visto nessun risultato;l’attuale sottosegretario all’Econo -mia Luigi Casero che attribuisce amerito dell’esecutivo la strutturadell’attuale ops, che semplicemente

ricalca quella del 2005, ecc.Ma gli italiani hanno già poca stimadella classe politica. Particolarmentebiasimevoli sono piuttosto le associa-zioni di consumatori, soprattuttoperché recidive. Qualcuna ne stafuori, come l’Adusbef, ma la maggiorparte dà il suo imprimatur all’a l t rasqualificata iniziativa delle bancheitaliane, ovvero PattiChiari. Su cui cisarebbe molto da dire, ma forse ba-sta ricordare che consigliava i titoliLehman Brothers ancora il 15 set-tembre 2008, cioè addirittura a fal-limento già conclamato.

*Università di Torino

CHI PAGA IL CONTO

non è affatto così, anzi.Quei soldi saranno sborsati dagliautomobilisti e dai camionisti; iconcessionari svolgeranno soloil compito di semplici esattori eriscossori dei pedaggi, in pratica“sostituti d’imposta”. Le sommeraccolte saranno immediata-mente girate all’Anas, l’aziendapubblica delle strade guidata daPietro Ciucci. È appunto l’Anas ilbeneficiario finale della tassa oc-culta.Il meccanismo di finanziamento

forzoso a vantaggiodell’azienda delle

strade è regolato dall’articolo 12della concessione tra Anas e con-cessionari autostradali, testoquesto sì chiarissimo: “Qualora aseguito di disposizioni normati-ve dovesse essere elevata la mi-sura del canone di concessionedi cui sopra, o introdotte formeanaloghe di tassazione a caricodel Concessionario, il Conces-sionario avrà diritto al riconosci-mento di uno specifico incre-mento tariffario a copertura delmaggior esborso”. In praticaquesto testo blinda gli interessidei concessionari autostradali eobbliga i cittadini a pagare.Con il rincaro dei canoni, il mi-nistro dell’Economia risparmiacioè riduce i trasferimenti stataliall’Anas, ma li scarica sui cittadi-ni chiamati loro malgrado a con-guagliare di tasca propria i ridot-ti finanziamenti pubblici.La cosa peggiore è che gli auto-mobilisti devono sborsare senzache nessuno li abbia messi nellecondizioni di capire perché. Inpratica la tassa sui pedaggi èl’equivalente subdolo dei ciclicirincari della benzina o, se volete,una specie di moderna tassa sulmacinato di ottocentesca me-moria, il balzello che colpiva lafame, cioè la necessità di maci-nare il grano per fare la farina e ilpane. Oggi si colpiscono le autoe gli spostamenti.

DOVE VANNO I SOLDI. In

teoria i quattrini incassati dalleautostrade e girati all’Anas do-vrebbero servire all’“adegua -mento, miglioramento e manu-tenzione” delle strade pubbli-che. In un primo tempo le vie in-teressate erano solo quelle cheportavano alla rete autostradale,ma poi, con un decreto un annofa si stabilì che le integrazioni deicanoni avrebbero finanziato lamanutenzione di tutta quanta larete Anas.Solo in teoria, però, perché bastachiedere al titolare di una delle 5mila aziende medie, piccole eminuscole che un tempo curava-no la manutenzione Anas e cheoggi sono o fallite o in crisi ne-rissima, per rendersi conto chela cura delle strade è stata prati-camente cancellata. Le sommeincassate per la manutenzione aconti fatti hanno evidentementeun utilizzo diverso da quello di-ch i a ra t o .La tassa pro Anas dimostra che adistanza di quasi un decenniodalla trasformazione dell’entepubblico delle strade in societàper azioni, la sperata autonomiafinanziaria è ancora di là da ve-nire e la società non è in grado dicamminare con le sue gambe.A distanza di 4 anni esatti, ancheil cambio della guardia alla guidadell’azienda con la nomina diPietro Ciucci a presidente e di-rettore generale, non ha prodot-to i risultati sperati.

I rincari visti daMarilena Nardi, sotto

una protesta di detentoridi Tango Bond (FOTO ANSA)

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pagina 8 Venerdì 18 giugno 2010

Aicha, il velo in Consiglio comunaleELETTA PER IL PD A ROVERETO: “NON RAPPRESENTO LA DONNA ISLAMICA MA I CITTADINI”

VILLA MARZOTTOINDOVINA

CHI VIENE A CENAL’imprenditore che finanziò la Lega

mette a tavola cinquecento immigratidi Marco Franchi

Prima finanzia con un mi-lione di euro la Lega eBerlusconi, e adesso re-gala una cena a oltre

500 immigrati di una cinquan-tina di nazionalità diverse:Giannino Marzotto, 82 anni,ex pilota automobilistico e diultraleggeri, due volte vinci-tore della Millemiglia, è ilmembro più imprevedibiledella dinastia di imprenditoriveneti che, da un secolo, ge-stiscono le aziende di famigliaa Valdagno, vicino a Vicenza.Non si dispiaceranno gli ami-ci della Lega, che oggi comesempre fanno del disprezzodegli extracomunitari unabandiera? “Me ne frego – r i-sponde Marzotto – gli immi-grati che lavorano vanno ono-rati, sono gente onesta e noidobbiamo accoglierli e rap-p re s e n t a r l i ”. Non rinnega nul-

la di quello che ha fatto, in-clusa la donazione al Carroc-cio “perché io mi ricordo difare le cose ma poi riesco adimenticarmi di averle fatte. Epoi non sono un dietrologo,sono un frontologo. Guardoavanti e rispetto chi lavora”. Edi gente che lavora ce ne saràtanta, domani, a partire dalle18:30 nella tenuta “Colomba-ra ” a Trissino, nell’hinterlandvicentino. Marzotto si è sfor-zato di elaborare un menuche non creasse frizioni cul-turali, accontentando tutti gliinvitati: dal cous cousall’agnello, dalla polenta alpesce, e da bere vino rossoma anche tè e Coca Cola.Ospiti che vengono da tantis-simi paesi del mondo, in granparte lavoratori delle aziendedi Marzotto e altri individuatidall’associazione Nessunoe-scluso: Moldavia, Niger, Paki-stan, Tunisia, Iran, Bulgaria,

Palestina, Marocco, Ghana,Filippine... Gente abituata astare sempre più nascosta,nel Veneto del governatoreLuca Zaia che non fa più suo-nare neppure l’Inno di Mame-li ma direttamente il Va’ pen-siero. Ma proprio in loro ono-re, degli immigrati con un la-voro, ci sarà questa “Fe s t adell’accoglienza”. Il cartonci-no di invito recita: “Io non so-no un politico, e non ho al-cuna intenzione di diventar-lo. Sono solo un cittadino ri-spettoso di chi lavora onesta-mente, pronto ad offrire lacordiale ospitalità Veneta. Co-me sempre hanno fatto i mieiavi. Dobbiamo vivere il me-glio senza perdere il bene”.Ma anche se per Marzottoquesta cena è la più normaledelle iniziative, quasi dovuta,non suscita entusiasmo tra gliamici dell’i m p re n d i t o re .Il sottosegretario alla Salute

ACCOGLIENZE

(leghista) Francesca Martini,che conosce bene la famigliaMarzotto, si trincera dietro unno comment: “Non posso. Maquale cena? Di che parlate?Passate per il mio ufficiostampa”.Marzotto non si offenderà, lasua iniziativa serve proprio aprovocare reazioni in una re-gione che, stando agli ultimiepisodi di cronaca, è semprepiù indifferente alle sorti de-gli immigrati con bimbi stra-nieri lasciati giù dall’autobusse non hanno i soldi per lerette, con il sindaco di Veronaprocessato (e prescritto) perrazzismo, con lavoratori sot-topagati o discriminati (a Cit-tadella ad esempio un rego-lamento stabilisce che i ser-vizi sociali vadano prima ai re-sidenti e poi agli immigrati).

Aicha Mesrar

C he ce ne fosse bisogno, questa volta loconfermano anche gli studiosi della So-

cietà geografica italiana: la Padania non esiste.Nel loro rapporto annuale, presentato ieri aMontecitorio annotano: “La Padania come spa-zio etno-culturale omogeneo non esiste”. Boc-ciata anche l’idea di una “nazione padana”: lasua inesistenza “è ancora più evidente”. Tutto il

corposo rapporto (non a caso intitolato “IlNord, i Nord”), mette in evidenza “il mosai-co delle differenze settentrionali”. Il Norditalia “è fatto di sistemi territoriali e urbanidi varie dimensioni e vocazioni che testimo-niano modi di regolazione socio-politicaprofondamente diversi, quando non diver-genti”. Lo stesso Piemonte è diviso in tre:un’area metropolitana, un nord pedemon-tano e un sud ancora a dominanza agricola.

I GEOGRAFI

“La Padanianon esiste”

Giannino Marzotto, al centro e con la sigarettain mano, nei pressi di villa Trissino,

dove ha organizzato l’eve n t o(FOTO OLY C O M )

di Erminia della Frattina

I l velo come un simbolo, l’inte-grazione a portata di mano. Aicha

Mesrar, 41 anni, mediatrice cultu-rale esperta in lingue e informaticaoriginaria di Casablanca, è la primadonna musulmana eletta in Trenti-no come consigliera comunale; ac-cade a Rovereto, 37 mila abitanti etanti stranieri attirati dal miraggio

del lavoro.Ieri Aicha, gli occhiali grandi den-tro al velo bianco che avvolge testae collo, è entrata in aula velata,pronta a consegnare le dimissionise qualcuno glielo avesse impedito.“Il partito mi ha conosciuta col ve-lo, mi ha candidata col velo. La gen-te mi ha votata col velo, questo vor-rà dire qualcosa no?” dice con vocecalma, poche parole pronunciatesenza alcun accento, in perfetto ita-liano.Infatti è andata bene, non c’è statanessuna protesta da parte dei col-leghi consiglieri, Aicha si è sedutaal suo posto e ha cercato di capireda “nu ova ” del mestiere come farpassare i suoi desiderata per Rove-reto: dalle strade alla sanità all’in-tercultura alla scuola, alla realizza-zione di spazi per i giovani e di un

centro culturale dove insegnarel’arabo, pregare e far conoscere letradizioni, dove donne uomini ebambini trentini e arabi possano in-contrarsi. Ma guai a dire che è in-teressata solo alla difesa delle esi-genze dei suoi connazionali. “Ionon rappresento la donna islamicama tutti i cittadini, rappresento lacittà”.Il partito che l’ha candidata è il Pdma i suoi maggiori sostenitori sonoil marito (“Mi diceva: buttati, credoin te”) e i due figli di 11 e 14 anni.Quello più piccolo vuole scrivereun libro su questa mamma coriacealegata a doppio filo al suo paese e aquello che l’ha accolta.Anche i suoi “concittadini” di Ro-vereto hanno creduto in lei accor-dandole una valanga di preferenze.Un affetto che Aicha ricambia: “So-

no una di voi” dice, mantenendoperò dritta la barra sulle sue tradi-zioni. “Le mie radici sono arabe.Quindi al velo non rinuncio, per-ché nell’islam il velo è una preghie-ra e un atto di sottomissione aDio”.Una lealtà e un amore per il suopaese che Aicha ha trasformato inlavoro: per lei, arrivata dal Maroccoventi anni fa, non è stato facile fon-dare a Rovereto la prima coopera-tiva di solidarietà e aiuti concreti aipopoli di lingua araba, dove ha or-ganizzato servizi di accoglienza eprimo orientamento, traduzioni einterpretariato, mediazione e“mantenimento della cultura e del-la lingua madre”.Ora la cooperativa “Città ApertaPonti tra persone lingue e culture”collabora con il Centro informativo

per l’Immigrazione Cinformi dellaProvincia autonoma di Trento, conil Comune e alcuni ministeri, maanche con scuole ospedali e com-missariati del Trentino, in una re-gione in cui gli immigrati hannoraggiunto nel 2009 quota 46 mila,+8,8% rispetto al 2008. Una regio-ne dove la Lega invita alla diffidenzaverso gli stranieri e un consigliereleghista (Willy Angeli) dopo l’ele-zione di Aicha ha promesso di par-lare in dialetto in consiglio.“Non lo giudico, lo saluterò cordial-mente” taglia corto Aicha. Che ri-porta il pallino sull’i n t e gra z i o n e :“Conosco l’italiano e capisco il dia-letto, ma io sono arabo-musulmana.Integrazione non è assimilazione, èinterscambio tra due culture, con-vivenza e rispetto dell’a l t ro ”.Chapeau.

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 9

Da sinistra il vescovo Juliusz Paetse Papa Benedetto XVI

(FOTO ANSA)

E IL PAPA GRAZIÒ IL GAYIl vescovo polacco Paetz è stato reintegrato

Nel 2002 ebbe rapporti con seminaristi

di Marco Politi

Papa Ratzinger “gra z i a ” l’exvescovo polacco di Poz-nan, costretto alle dimis-sioni da Giovanni Paolo II,

perché coinvolto in una girando-la di rapporti erotici con semina-risti. Dopo il condono vaticanoJuliusz Paetz potrà di nuovo eser-citare tutte le funzioni sacra-mentali di un vescovo nella stes-sa diocesi dove aveva provocatolo scandalo.Benedetto XVI ha deciso così no-nostante l’opposizione del nuo-vo vescovo mons. Gadecki, indi-gnato per il colpo di spugna chemina la credibilità della Chiesa. Ilnuovo vescovo tenta di far ritira-re il provvedimento: un boome-rang nell’anno in cui l’opinionepubblica è scossa per gli abusisessuali del clero.La storia risale al 2002, quando ilgiornale conservatore Rzeczpo -spolita fece esplodere lo scanda-lo, raccontando dell’attivismosessuale dell’arcivescovo JuliuszPaetz e riferendo dello scontroavvenuto con il rettore del semi-nario di Poznan, don Karkosz. Ilrettore aveva fisicamente impe-dito l’ingresso in seminario al ve-scovo, accusandolo di aver insi-diato e molestato ripetutamentedei seminaristi. Per tutta la Polo-nia erano corse le voci sui mes-saggini seduttivi e sui regaliniammiccanti inviati dal vescovoai suoi amichetti. Poche settima-ne dopo l’arcivescovo, il 28 mar-zo 2002, era stato costretto alle

dimissioni.La vicenda è tipica di come le co-se funzionavano in Vaticano du-rante il pontificato di Wojtyla.Era dal 1999 che erano comin-ciate a circolare accuse controPaetz. Ma il prelato godeva dellafiducia di Giovanni Paolo II e delsuo segretario mons. Dziwisz,perché aveva fatto parte della“Famiglia pontificia”, a strettocontatto con il Papa.Wojtyla lo aveva nominato ve-scovo di Lomza in Polonia nel1982 e nel 1996 lo aveva pro-mosso arcivescovo dell’impor -tante e storica diocesi di Poz-nan.Sicché le accuse erano state re-golarmente insabbiate. Solo neltardo 2001, intorno a Natale, dalVaticano era partito come ispet-tore un giudice polacco della Sa-cra Rota, mons. Stankiewicz. Asmuovere Giovanni Paolo II e ilsuo entourage era stato necessa-rio l’intervento dell’amica per-

sonale di Wojtyla, la psichiatraWanda Poltawska, che aveva de-nunciato lo scandalo del silenziointorno a comportamenti inde-gni di un vescovo. Scesero incampo con una lettera aperta an-che decine di esponenti cattolicidi Cracovia e Varsavia, chieden-do chiarezza.Quando lo scandalo esplose enel Palazzo apostolico si venne asapere che c’erano parecchi gio-vani pronti a mettere nero subianco le molestie sessuali delprelato, la soluzione trovata fuquella classica. Nessun procedi-mento trasparente per informa-re la comunità cattolica dell’in -nocenza o della colpevolezzadell’arcivescovo, ma la firma diuna lettera di dimissioni. La pu-nizione inferta (mai dichiarataufficialmente) fu blanda: Paetznon avrebbe potuto esercitare lesue funzioni vescovili all’inter nodella diocesi di Poznan.D’ora in avanti il Vaticano – ben -ché non ci sia ancora comunica-zione ufficiale – lo autorizza asvolgere nuovamente i riti di unvescovo. L’83enne Paetz potràordinare a Poznan sacerdoti, ce-lebrare cresime, guidare proces-sioni, consacrare chiese e pre-siedere messe solenni. Le fre-quenti visite del prelato ai suoiamici in Vaticano gli hanno gua-dagnato la grazia di Ratzinger, fir-mata dal cardinale Re, prefettodella Congregazione dei Vescoviin procinto di andarsene per li-miti di età.Come se nulla fosse accaduto.

Con un eclatante doppiopesi-smo: le autorità ecclesiasticheinvocano sempre il pretesto del-lo “scandalo” e del grave pecca-to per vietare la comunione adue disgraziati, che sono divor-ziati e risposati, mentre un ve-scovo molestatore per anni puòtornare tranquillamente a bene-dire in pompa magna.A Roma Paetz era conosciuto peril suo garbo, la sua cultura, la suagentilezza. I suoi gusti sessualinon interesserebbero nessuno,se il magistero ecclesiastico nontuonasse continuamente control’omosessualità, definita “gra vedisordine morale” e collocata uf-ficialmente tra i “peccati che gri-dano vendetta a Dio”. Non da og-gi i gruppi omosessuali cattolicichiedono alla Chiesa compren-sione e riconoscimento della di-gnità di “figli di Dio” per i lorolegami. Ma le autorità ecclesia-stiche sono rigidissime: a chi vi-ve in coppia omosessuale è ne-

gata l’assoluzione.In ogni caso per gli standard, pro-clamati ufficialmente dalla Chie-sa, il comportamento dell’ex ve-scovo di Poznan rappresenta unagravissima infrazione, che rientrafra gli atti che spingevano il car-dinale Ratzinger ad esclamare al-la Via Crucis del 2005: “S i g n o re ,quanta sporcizia c’è nella Chie-sa”. Che Benedetto XVI si sia la-sciato consigliare a diventare im-provvisamente “f lessibile” sta su-scitando una marea di interroga-tivi in Polonia e anche nell’opi -nione pubblica non polacca.La fortuna di Paetz – se così si puòdire – è che ai tribunali polacchinon arrivò mai nessuna denunciada parte di minori o per rapporticon minorenni. Ma non aiuta lacredibilità della Chiesa che le au-torità ecclesiastiche non abbianomai voluto dare conto delle suerelazioni extra-celibatarie.Ancora una volta – quando si trat-ta di tonaca e sesso – il Vaticanonon sceglie la trasparenza.Che il vento nella Curia romanastesse volgendo a favore di Paetzlo avevano capito in Polonia,quando esattamente un anno fa ilPapa mandò al prelato un tele-gramma di auguri per i 50 annidella sua ordinazione, congratu-landosi per la sua “testimonianzadi fede” e il suo “fecondo lavoroper il bene della Chiesa”.Era un messaggio prestampato, sitentò di dire. Invece era presagiodi condono.

Alemanno vuole chiudere l’hoteldel suo vicecapo di gabinetto, poi ci ripensa

CRONACHE

P a re c c h igiovaninel 2001erano prontia metterenero su biancole molestie

NBARI

Tarantini a giudizioper spaccio

I l gip del Tribunale diBari ha disposto il rito

immediato perl’imprenditore GianpaoloTarantini e altre cinquepersone (tra le qualiMannarini e Verdoscia)accusate di spaccio disostanze stupefacenti.L’inchiesta riguardal’estate del 2008 inSardegna durante la qualeTarantini conobbe ilpremier Berlusconi.

ISOLA CAPO RIZZUTO

Terre del bossSi farà mietitura

L a mietitura neiterreni confiscati

alla cosca degli Arenaad Isola Capo Rizzutoverrà regolarmenteeffettuata. Unasoluzione al problema,che era stato sollevatoda don Luigi Ciotti,presidente di Libera, èstata trovata al terminedi una riunioneconvocata e presiedutadal prefetto di Crotone,Vincenzo Panico. “Èstata individuata dallestesse associazioni dicategoria una dittadella provincia il cuititolare ha accettatol’incarico”.

PR AT O

Bande cinesiin guerra: 2 morti

È avvenuto duranteuno scontro

tra bande a Prato.Secondo una primaricostruzione,due cinesi sono statiinseguiti e uccisi acoltellate, nel piazzaledi uno stabile dovesorgono diversi negozigestiti da asiatici, in viaFilicaia, in pienocentro storico. Unadelle vittime ha cercatodi rifugiarsi in unatavola caldaed è stato ucciso nelnegozio a pugnalate; laseconda vittima hacercato scampo inun’agenzia di viaggi,ma il killer è entrato el’ha accoltellato amorte. Non è ancoranota l’identità dei due.

BA N C A R O T TA

Gai Mattiolova a processo

D ovrà affrontareun processo per

bancarotta lo stilistaromano Gai Mattiolo. Ilgiudice per le udienzepreliminari delTribunale di Roma hadisposto per lui ilrinvio a giudizioassieme ad altre settepersone, tuttecomponenti del suostaff. Accolte lerichieste del pm LucaTescaroli. Lo stilista fumandato ai domiciliariil cinque dicembre del2008.

Gianni Alemanno (FOTO ANSA)

Oggi, a 83anni, potrào rd i n a renuovamentenella diocesidalla qualefu cacciato

di Monica Raucci

Q uella grande fucina di so-prannomi che è il sito Dago -

spia, lo chiama Retromanno. Èl’appellativo che si è guadagna-to il sindaco di Roma Aleman-no, che prima (quando è in ver-sione Bullomanno) usa il pugnodi ferro e poi, se l’aria tira daun’altra direzione, torna indie-tro come i gamberi.E così accade che una studen-tessa americana di 21 anni do-menica notte viene stupratadal portiere di un hotel. Nonproprio una pensioncina allamano, ma il Grand Hotel Her-mitage, quattro stelle sfolgo-ranti, nel cuore della Roma be-ne, i Parioli: uno di quegli alber-ghi con le poltrone oro e vel-luto e i lampadari di cristallo daresidenza asburgica.

Insomma uno di quelli dove tiaspetti di trovare, come promet-te il sito, “il personale discreto edef ficiente”, e non certo di esserestuprata alle tre di notte da unportiere mentre sei all’inter netpoint. La ragazza era tornata do-po un giro per locali ubriaca. Siera fermata nell’hall dell’alber goper navigare su internet. Era sta-ta avvicinata dal portiere, cheaveva tentato di baciarla e conuna scusa era salito in ascensoretrascinandola in una stanza. Lìl’avrebbe violentata una primavolta, poi l’avrebbe fatta rivestiree portata in un ripostiglio dovel’avrebbe stuprata una secondavolta. L’uomo, 54 anni, incensu-rato,è stato arrestato, e ora si in-daga su altri eventuali stupri av-venuti in passato. Succede che ilsindaco di Roma, paladino dellasicurezza, appena saputa la no-

tizia, si infiammi contro l’alber -go: “Credo che, trattandosi sì diun luogo pubblico, ma sul qualenon c’è la responsabilità dell’am -ministrazione, debbano essere iprivati a stare molto attenti allepersone che assumono.Mi domando se in quell’alber go,una volta conosciuti i fatti, nonsia il caso di prendere ancheprovvedimenti come la revocadella licenza”. Linea dura, insom-ma. Neanche un paio d’ore, pe-rò, e Alemanno mette la retro-marcia: “La proprietà dell’alber -go si è comportata correttamen-te”. Niente licenza revocata,dunque. Fine del pugno di ferroin un lampo.Sarà che nel frattempo la Fede-ralberghi lo ha bacchettato:“Non c’è nessuna ragione di re-vocare la licenza”, ha tuonato, esoprattutto lo fatto ragionare

con una metafora convincente:“È come se un impiegato comu-nale compie un’azione rilevantepenalmente e il Campidoglioviene accusato di qualcosa”. E laFederalberghi nella capitalequalcosina conta. Oppure sarà,come raccontano le malelingue,che per fargli sfiammare la rab-bia, qualcuno di molto vicino gliabbia ricordato un piccolo par-ticolare: la figlia del proprietariodell’Hermitage è la moglie delsuo vicecapo di gabinetto, Tom-maso Profeta, che è anche diret-tore della Protezione civile di Ro-ma. Oibò, avrebbe pensato Ale-manno una volta metabolizzatoil memorandum. E via con la re-tromarcia. Anche perché l’Ho -tel Hermitage è solo uno di unagrande catena del gruppo Leo-nardi Hotels e delle tre societàNuova Gallia, Immobiliare Tre-

bisacce, Società romana alber-ghi. A capo c’è l’uomo quattrostelle: Gualtiero Leonardi, 17mega hotels nel cuore di Roma,da via Veneto a Fontana di Trevi,da piazza Navona a villa Torlo-nia. Più l’immancabile ristoran-te dove far transitare i turisti.Che ora non si fidano più tantodella città eterna. Almeno fin-ché Retromanno non tornerànei panni di Bullomanno.

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pagina 10 Venerdì 18 giugno 2010

S ergio Palermo, 57 anni, nonmangia da tre giorni. E quel

che è più importante, non ha al-cuna intenzione di toccare cibo“fino a che non avrò una data inmano, fino a che Gianni Lettanon manterrà la sua promessa”.Sergio è debole, ma dice di sen-tirsi bene, seduto nel camionci-no appostato in presidio perma-nente davanti a Montecitorio: “I politici vor-rebbero che sparissimo, ma noi siamo qui. Civedono ogni mattina quando entrano alla Ca-mera. Fino a quando potranno ignorarci?”.I figli e la moglie di Sergio non hanno reagitobene alla sua iniziativa e i compagni di lavorosalgono a turno sul furgone per chiedergli dismetterla, di fare almeno una staffetta. Ma luiha la determinazione di chi da un anno non hapiù un impiego, né uno stipendio, né il mododi far fronte alle esigenze della sua famiglia:“Dopo 33 anni in azienda prima in Bull, poi inEutelia e poi in Agile, mi sono guadagnato ildiritto di lavorare, perché sono un professio-nista, e non posso pensare che la mia vita siafinita a 57 anni, non posso pensare di esserediventato inutile”. Sergio non vuole che sipersonalizzi, che si parli della sua vicenda in-dividuale, ma le manifestazioni non gli basta-vano più: “Le lotte in piazza, sono tutte di fac-ciata. Questa è una cosa vera, non smetto fin-

ché non riaprono il famoso ta-volo che ci hanno promesso.Finché non ci vedono. Ancheperché, ammettiamolo, se cedoora, che vita faccio da domani?”.Davanti al furgoncino c’è unascritta: “Digiuno perché sonoquello che mangio”. E visto che“non sono niente, non mangioniente”, spiega Sergio. Ma, no-

nostante le apparenze, questa protesta vor-rebbe ridare fiducia alle istituzioni: “Metto lamia salute nelle mani di Gianni Letta. Non socosa farà, ma spero veramente che mi rispon-da. Ieri ci ha ricevuti il presidente Fini, sonopassati di qui Vendola e Di Pietro. E ci fa pia-cere. Ma sappiamo tutti che l’unico che ha ilpotere di fare qualcosa è Letta”. Il sottosegre-tario alla presidenza del Consiglio, figura cen-trale nelle crisi aziendali più politicamentesensibili, si era preso un impegno. Era il 9 di-cembre, sono passati sei mesi: Letta avevapromesso alla gente di Eutelia che, una voltacommissariata l’azienda, avrebbe avviato untavolo negoziale con le parti sociali, per ge-stire una situazione ormai insostenibile (Ser-gio e gli altri hanno ricevuto una sola quotadella cassa integrazione fino a oggi). E il com-missariamento c’è stato: per Agile ad aprile, eper Eutelia pochi giorni fa. Ma di Letta non sisono più avute notizie. (Bea. Bor.)

di Beatrice Borromeo

Stanno davanti a Monteci-torio da tre giorni, digiu-nano e non si capacitanodel fatto che tutti li igno-

rino. I 10 mila lavoratori di Eu-telia, vittime di una delle piùspregiudicate gestioni azienda-li dai tempi di Parmalat, hannofatto parlare di sé per mesi, mala loro condizione non è miglio-rata. E oggi li ignora anche il sot-tosegretario Gianni Letta, checon loro si era preso un impe-gno: “Prima il commissaria-mento dell’azienda e poi ci oc-cupiamo di voi”, aveva detto.Ma sia Eutelia che Agile sonocommissariate. Libeccio (hol-ding della Omega) e, da pochesettimane, anche la stessa Eute-lia sono state dichiarate insol-venti. Eppure nulla cambia peri lavoratori.

LA CESSIONE. Giugno2009: Eutelia era una societàquotata in Borsa che potevavantare tra i suoi clienti Regionie la Camera dei deputati. Mi-gliaia di lavoratori e buone pro-spettive in un settore in espan-sione, nonostante la recessio-ne. Poi la vendita di Agile a Ome-ga, il gruppo che acquisisce so-cietà e le abbandona al loro de-stino, intascando (secondo leaccuse della procura) i proventidelle commesse già ottenute.Giugno 2010: in via Bona, a Ro-ma, sono rimaste a lavorare unacinquantina di persone. Il pre-sidio combattivo che per mesiha occupato la palazzina di Eu-telia non c’è più: 1850 ex dipen-denti di Agile sono oggi in cassaintegrazione. Un centinaio di lo-ro, invece, ha mantenuto il po-sto. Molti di questi si occupanodi assistenza tecnica ai pochiclienti che sono rimastiall’azienda. Quindi quello chetrovi, entrando dai cancelli diEutelia, è soprattutto silenzio.“Eutelia sembra un cimitero”,racconta davanti a Montecito-rio Mauro Pompei, che in sedenon torna visto che è in cassa in-tegrazione. In dodici mesi la si-tuazione è degenerata. E la col-pa non è della crisi: quella di Eu-telia, secondo gli inquirenti diMilano che indagano sulla ge-stione, è la storia di una frode.Mentre l’azienda di tlc sprofon-da per le scelte dei suoi ammi-nistratori e di un’indagine dellaGuardia di finanza, restano isuoi detriti: oltre 2500 dipen-denti che non hanno ancoranemmeno la cassa integrazione.

La dichiarazione d’i n s o l ve n z adel Tribunale di Arezzo. Il titolosospeso in Borsa a tempo inde-terminato. E poi il tentativo diliberarsi di 1800 lavoratoridi Agile (e di 40 milioni dieuro di tfr ancora da paga-re), la maggior parte deiquali non riceve lo sti-pendio dalla scorsaestate. Cioè da quan-do Agile, ramo d’in -formation techno-logy, è stata manda-ta da Eutelia a mortecerta, venduta perun euro alla societàOmega, anch’essacommissariata e alcentro dell’inda gi-ne del pm milane-se Francesco Gre-co. Sono diversele procure italia-ne che si occupa-no della so-cietà are-

tina fondata dalla famiglia Lan-di: l’ultima in ordine di tempo èquella, sempre a Milano, che staindagando per una presunta fro-de fiscale di Eutelia per un mi-lione e mezzo di euro.

INDAGINI E FRODI. CarloNocerino, milanese, è infatti ilquarto pm a occuparsi del grup-po. Nell’inchiesta s’ipotizzaun’evasione fiscale internazio-nale che coinvolge oltre 280aziende (oltre a Eutelia, tra le al-tre, anche Fastweb e PoltronaFrau) per una cifra complessivadi 150 milioni di euro. Secondole Fiamme Gialle, che hannoperquisito sia la sede romana siaquella aretina di Eutelia, esiste-rebbe un giro di false fatture –sempre secondo le procure –che sarebbe stato orchestratoda Giovanni Guastalla, faccen-diere svizzero arrestato lo scor-so 27 ottobre. Stando alle accu-se il “sistema Guastalla” si basa-va sul modello classico della fin-zione: società fittizie che emet-tono fatture fittizie alle azienderichiedenti, che se ne servivano

NON È LA CRISI

poi per scaricarle e pagare diconseguenza meno tasse. Unmetodo analogo a quello utiliz-zato

da MarcelloDell’Utri per crearefondi neri a Publi-talia all’inizio de-gli anni Novanta.

TUTTI ALP RO C E S S O.Anche se la fa-miglia Landi

x10.000yI DIPENDENTI

DEL GRUPPO OMEGATRA CUI C’È ANCHE AGILE

x2500yI LAVORATORI DI EUTELIA

SENZA NEANCHECASSINTEGRAZIONE

x1700yGLI IMPIEGATI DI AGILECHE SONO OGGI INCASSINTEGRAZIONE

x2000yI CEDUTI DA AGILE AOMEGA, DA UN ANNOSENZA STIPENDIO

x150yLA CIFRA COMPLESSIVAEVASA DALLE SOCIETÀPER LE FIAMME GIALLE

x1,5yI MILIONI CHE EUTELIAAVREBBE EVASO AL FISCOCON FALSE FATTURE

x4yLE PROCURE ITALIANECHE SI OCCUPANODI EUTELIA

x280yLE AZIENDE COINVOLTEN E L L’INDAGINE DELLAPROCURA DI MILANO

Di Pietro: “Ilgoverno ignorai lavoratori, poisi lamentano sequalcuno vuol fars a l t a reil palazzo...”

Sergio Palermo Da tre giorni senza cibo

“DIGIUNO FINCHÉLETTA NON PARLA”

EUTELIA UN ANNO DOPOLo sciopero della fame davanti a Montecitorio

L’accusa di una frode milionaria, in migliaia senza lavoronega ogni responsabilità – l’expresidente Angiolo Landi, giàrinviato a giudizio ad Arezzo perassociazione per delinquere, hadichiarato: “Ipotesi senza fon-damento, noi ed Eutelia nonc’entr iamo” – i lavoratori sonodeterminati a fare di tutto pernon finire nel dimenticatoio:700 dipendenti, anche davanti aMontecitorio, stanno racco-gliendo i ricorsi per costituirsiparte civile nel processo che co-mincerà il 29 giugno ad Arezzo.

Se nel corso del processo pena-le venisse dimostrato chel’azienda non è stata vittima del-la recessione ma di comporta-menti fraudolenti, questi lavo-ratori potrebbero essere alme-no in parte risarciti. E Agile è giàstata condannata per condottaantisindacale. “Ma lo scandalo –dichiara Fabrizio Potetti dellaFiom – non è solo che oltre die-cimila persone, tra Eutelia eOmega, stanno perdendo ognifonte di sostentamento. L’aspet -to intollerabile è che da mesi or-mai questa vicenda è nota e ilsottosegretario alla presidenzadel Consiglio Gianni Letta si ri-fiuta comunque d’i n c o n t ra rc i .Ora che anche Eutelia, dopoAgile, è stata commissariata,non ci sono davvero più scuse”.Antonio Di Pietro, leader Idv, èancora più esplicito: “Il gover-no ha un atteggiamento crimi-nale. Ignorano i lavoratori e in-vece ricevono quelli della cric-ca. E poi si lamentano perché auno viene voglia di far saltare ilp a l a z z o . . .”

I l lu s t ra z i o n edi Marilena

N a rd i .In basso,

S e rgi oPa l e r m o

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 11

IL TRUCCOC O N TA B I L EDEL DEBITO

L’Italia esulta perché l’Europa oraconsidererà l’indebitamento privato

GIANNIGIORNALE-LUCE di Luca Telese

Don Riotta e i dieci passidell’“operaio Gigi”

di Stefano Feltri

Il governo italiano riven-dica il successo diplo-matico: il vertice delConsiglio europeo, dei

capi di Stato e di governoriuniti a Bruxelles ieri, si èconcluso con la decisione diconsiderare anche l’i n d e b i-tamento privato nel valutarela solidità finanziaria degliStati membri dell’Unioneeuropea. “La sostenibilitàglobale – ha detto il presi-dente della Ue Herman vanRompuy nella conferenzastampa al termine del verti-ce – comprende molti para-metri compreso quello deldebito privato”. Era questol’unico modo per far risul-tare l’Italia – con il più altodebito pubblico europeodopo quello della Grecia –un Paese virtuoso: somman-do indebitamento pubblicoe privato il carico per l’Italiadiventa il 308 per cento delPil, pari a quello della Fran-cia, inferiore a Spagna (342per cento) e del Regno Uni-to (469). Ma si tratta soltantodi un trucco contabile: per-ché gli Stati rischiano il fal-limento quando non riesco-no a rifinanziare il debitopubblico, mentre il debitoprivato crea problemi soloai singoli (cittadini o ban-che) tranne quando, come èsuccesso negli Stati Uniti, in-nesca una crisi sistemica.Nell’immediato, però, il pri-mo pensiero di mezza Euro-

pa è piazzare agli investitorii titoli di Stato a rendimentiragionevoli, per evitare di fi-nire schiacciati dall’ef fettovalanga che un crollo dellafiducia degli investitori in-nescherebbe (come è suc-cesso in Grecia).

RICHIESTE EUROPEE.Le altre decisioni prese ieri alivello europeo, quelle di piùimmediata applicazione, so-no molto meno gradevoli peril governo italiano. Il presi-dente della Commissione eu-ropea, José Barroso, ha invi-tato i 27 Paesi membri a ren-dere pubblici i risultati degli“stress test” condotti sullebanche europee. Tutti – m e r-cati e clienti – devono saperechi è esposto e quanto versoi Paesi dell’Est, quali istitutisono imbottiti di buoni delTesoro greci o ungheresi.L’intento è lodevole, aumen-tare la trasparenza ed evitareattacchi di panico immotiva-ti in Borsa, la conseguenzapotrebbe essere di indicareal mercato i soggetti deboli,trasformandoli in prede pergli “speculator i” (cioè chiscommette al ribasso su azio-ni o obbligazioni). Nelle in-tenzioni del Consiglio euro-peo, conoscere la salute del-le banche dovrebbe servireanche a tassarle meglio: l’a u-spicio del vertice è che ven-ga introdotto un prelievostraordinario per scaricaresulle banche parte del costodella crisi. Un’ipotesi, hanno

giù fatto sapere in via ufficio-sa fonti diplomatiche italia-ne, percorribile solo con ilpieno consenso di tutti igrandi Paesi, Stati Uniti inclu-si. Altrimenti si creano diffe-renze competitive che pena-lizzano gli istituti più tassati.La cosa più probabile, quin-di, è che venga seguita la stra-da indicata ieri dalla Bancacentrale europea: “Raf forza-re ulteriormente la propriacomponente patrimoniale eove necessario sfruttare ap-pieno le misure di sostegnopubblico a favore della rica-pitalizzazione”. Con l’av ve r-tenza che la crisi nei bilancidelle banche non è finita e sirischiano ulteriori correzio-ni. La Germania di AngelaMerkel preme poi perché,con o senza l’appoggio delG20, venga anche introdottauna tassazione sulle transa-zioni finanziarie (poco pro-babile perché molto compli-cata da applicare).

RISCHI ITALIANI. Lapriorità, però, resta il debitopubblico, secondo la Banca

VENETO IN CRISI

VENDO UN RENE PER PAGARE I DEBITI

centrale europea. Perché imercati sono sempre piùnervosi, soprattutto riguar-do alla Spagna: le indiscrezio-ni che circolano da giorni suun intervento coordinato diUe e Fondo monetario inter-nazionale per 200-250 miliar-di (sempre smentite da Ma-drid) hanno improvvisamen-te minato la credibilità delpiano di garanzie e prestitibilaterali da 440 miliardi an-nunciato dall’Ue all’i n d o m a-ni della crisi greca. Se quelpiano ha le risorse per fun-zionare, come mai sono ne-cessari altri soldi? Difficiledirlo, visto che i dettagli delpiano non sono mai statichiar iti.I mercati – soprattutto quellidei titoli di Stato – sono sem-pre più esigenti, per questoBarroso ha annunciato che“tutti gli Stati membri sonopronti, se necessario a pren-dere misure aggiuntive peraccelerare il consolidamen-to”. E “tutti” significa Italiainclusa: deve essere anche

per questoche il presi-dente delConsiglio Sil-vio Berlusco-ni non ha vo-luto rilascia-re alcuncommentodopo il verti-ce. Perchéavrebbe do-

vuto spiegare se considerasufficiente la manovra da 25miliardi ora in discussione ose il suo ammontare dovrà es-sere rivisto al rialzo (oppurese a settembre ci sarà un altrointervento equivalente). Giàconvertire in legge il decretodi questa manovra, infatti,sembra un’impresa semprepiù ardua: il fronte delle Re-gioni – che pagheranno unconto di oltre 10 miliardi indue anni – sono pronte abloccare il Federalismo fisca-le se il governo non riduce itagli, i Comuni sostengono diaver trovato nel Quirinaleuna sponda che eviterà lorodi soffocare per i trasferi-menti ridotti, gli interventisulle pensioni di invaliditàvengono rimessi in discus-sione dallo stesso Pdl, il ta-glio degli enti (più o menoinutili) è stato rimandato, ifiniani sono pronti a chiede-re pesanti modifiche. Dare aimercati l’impressione che ilrisanamento non ci sarà po-trebbe essere molto pericolo-so. Anche se, per ora, il Paesepiù fragile resta la Spagna che,comunque, è riuscita a piaz-zare 3,5 miliardi di Buoni delTesoro senza problemi, anchese con un rendimento alto(4,91 per cento). Segnale chele tensioni non sono finite.

ECONOMIA

È vero, ne abbiamo scritto anche noi,del “World Class Manufacturing”,

ma - lo ammettiamo - non riusciamo maiad esser rapiti dall’estasi come “Il Sole 24Or e” riottiano, che brilla di entusiasmo,ogni volta che tratta di cottimo. È un pec-cato che i recalcitranti operai di Pomi-gliano non leggano il quotidiano di Con-findustria, altrimenti scoprirebbero –attraverso la pedagogica penna dell’ot -timo Paolo Bricco – le straordinarie po-tenzialità del nuovo accordo, spiegatecon dovizia di dettagli, chiarezza espo-sitiva e piglio avvincente. Prendete que-sto attacco folgorante: “Alla Fiat di Pomi-gliano, con l’applicazione congiunta delWorld Class Manufacturing e del sistemaErgo-Uas, tutte le volte che prenderà uncomponente per montarlo sulla nuovaPanda, l’operaio Gigi non dovrà fare piùdi 10 passi”. Capito Gigi? “A Stoccarda –prosegue Bricco – l’applicazione di que-sti principi è stata così coerente con la

rigidità dello spirito tedesco che, dipassi, il suo collega Hans non ne fapiù di 3”. Ma, avverte con simpaticopaternalismo il “Sole”, “Hans Non èpiù bravo di Gigi”. No, perbacco.“Semplicemente il Word Class Ma-nufacturing, declinazione occiden-talizzata dei principi del toyotismo,si adatta in maniera plastica agli am-

bienti e alle fabbrichea cui viene applicato”.Che bello. Marchion-ne ha scelto questo sistema anche perPomigliano “e – prosegue rapito il “Sole”– la riduzione degli spazi permetteràall’operaio Gigi, per alcune operazioni,di non muoversi da una parte all’altra,ma di torcere semplicemente il busto”.Praticamente un passeggiata: “Il rischiodi procurarsi un malanno per la ripeti-tività dei movimenti dovrebbe ridursidella metà”. Il bello è che, spiega ancora“il Sole”, gli operai di Pomigliano non ca-piscono a quale fortuna stiano andandoincontro: “Gigi non lo sa ancora – spiegapazientemente Bricco – ma secondo laletteratura economica dovrebbe ridurrefino a un massimo del 57% i tempi dellesue operazioni di montaggio”. Poi il “So -le” si commuove sull’esempio tedesco:“Le strategie sono eseguite con precisio-ne quasi religiosa dall’operaio Hans”.Chissà perché il quotidiano di Don Riot-ta si dimentica di dire che, con l’accor do,l’operaio Gigi perderà i cosiddetti “fatto -ri di recupero e riposo”. Prima, cioè, do-veva essere produttivo “solo” il 90% delsuo tempo. Ora il 100%. Se gli cade unbullone e si china a raccoglierlo, anchese religiosamente, va fuori tempo. Fiatvoluntas Dei. Amen.

I sindacipronti ascendere inpiazzacontro laFinanziar ia

S e i governatori delle Re-gioni piangono per la ma-

novra economica varata daGiulio Tremonti, i sindacidei Comuni certo non rido-no. E per bocca di SergioChiamparino, sindaco diTorino e presidente dell’As -sociazione dei Comuni ita-liani (Anci) chiedono di es-sere ricevuti quanto primadal governo per apportaremodifiche ad un testo che“obbliga questi enti locali atagliare i servizi essenzialiper le famiglie”, come scri-ve l’associazione in una no-ta.Ieri una delegazione è salitasul colle più alto di Romaper un colloquio con il pre-sidente della RepubblicaGiorgio Napolitano, che sisarebbe dimostrato attentoalle problematiche deglienti, ma la partita vera si gio-cherà in Parlamento, dove ildecreto varato dal Consi-glio dei ministri dovrà esse-re convertito in legge nelleprossime settimane. Se nonsuccederà nulla nei prossi-mi giorni, è pronta una ma-nifestazione di fronte al Se-nato il 23 giugno prossimo,in coincidenza con la Con-ferenza Stato-cittadini, do-ve si ritroveranno gli 8.000e passa sindaci per far sen-tire la propria voce. Non ècertamente la prima voltache manovre varate dal go-verno vanno ad impattarepesantemente sugli enti lo-cali, ma in questo caso i tagliprevisti dovrebbero essereper il 90 per cento a caricodelle autonomie locali. Unsaldo veramente troppo pe-sante da sopportare quan-do poi bisogna dare rispo-ste ai cittadini.

(Alfredo Faieta)

di Erminia della Frattina

L a crisi è sempre la stessa, quella che ha messoa piedi l’imprenditoria veneta soprattutto

delle piccole aziende. La soluzione però questavolta è ingegnosa e diversa dal suicidio, con unrisvolto umanitario che fa tenerezza. Un im-prenditore di Ponte della Priula nel Trevigiano,in grave dissesto economico e sommerso dai de-biti, spariglia i giochi e invece di tentare il sui-cidio sceglie di vendere un pezzo di sé. “Sonosano, forte come un lupo e abbastanza giovane,metto in vendita un rene per 150 mila euro”.G. M. ha 46 anni e un’azienda andata in malorada poco. Poi una trafila di lavoretti saltuari. “Dal28 maggio sono di nuovo disoccupato – dicel’ormai ex imprenditore trevigiano – ora mi ar-rangio facendo piccoli lavori, il muratore e l’im -b i a n ch i n o ”. La casa dove abita con moglie e duefiglie piccole è andata all’asta perché lui non erapiù in grado di mantenerla, anche se ci vivrà fin-ché non lo sfratteranno. Così arriva la dispera-zione e la voglia di farla finita. “Ogni mattinaquando mi sveglio non so se impiccarmi e met-tere la parola fine a tutto questo o se continuarea vivere. Sono alla ricerca disperata di denaro,altrimenti che futuro posso dare alle mie fi-glie?”.E arriva, disperata come lui, la decisione ultima:mettere in vendita un rene per 150 mila euro.Con due precisazioni: la prima è che la personaa cui andrà il rene sia perbene. La seconda è l’as -sicurazione che 20 mila euro saranno devolutiper progetti di ricerca. Un gesto di umanità chel’imprenditore trevigiano (“in realtà sono friu-lano, terra di lavoratori”) si permette nonostan-

te tutto perché chi sta male va aiutato. Lo dicelui che è lucido e deciso nel momento in cui sitrova seduto sull’orlo del baratro e che ha pen-sato mille volte di togliersi la vita. Lui che daPordenone è arrivato a Ponte della Priula nel2001 e con quattro soldi si è comprato dei ca-mion per avviare un’attività di autotrasporti.“Avevo quattro camion e tante speranze, poi so-no iniziate le pendenze con le banche e ho do-vuto chiudere”. Da quel momento ha lavoratocome operaio e autista, alle dipendenze di dueaziende una delle quali nel frattempo è fallita.L’epilogo è sempre lo stesso: l’i m p re n d i t o retenta di sanare i debiti, ma la situazione preci-pita: la casa va all’asta, acquistata a fine aprileper 80 mila euro. Soldi che non bastano a tenerebuone le banche, che chiedono di chiudere lependenze. Una spirale dalla quale non lo salvanemmeno il fatto che la moglie lavora e porta acasa uno stipendio regolare; in più ora se anchedovesse trovare un lavoro, le banche gli pigno-rerebbero lo stipendio. Così arriva la richiestaestrema: “Dicono che sono tempi duri per tutti,ma io non ce la faccio più: aiuto”.

“Sono un imprenditoresano, forte comeun lupo e abbastanzagiovane, oradisoccupato”

Le difficoltà dell’Italianon cambiano: se ilgoverno non approva infretta la manovra imercati ci puniranno

Il presidente della CommissioneUe José Barroso

tra Silvio Berlusconi e il presidentedella Francia Nicolas Sarkozy

(FOTO ANSA)

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pagina 12 Venerdì 18 giugno 2010

CINA MAI VISTA:SCIOPERI

E CONTESTAZIONINelle fabbriche protestee prime vittorie sindacali

di David Barbozae Keith Bradsher

Zhongshan (Cina)

I1.700 operai della Honda

Lock scesi in sciopero neigiorni scorsi sono per lo piùmigranti poveri che hanno

fatto a malapena la scuola me-dia. Ma sono sorprendentemen-te abili con le nuove tecnologie.A poche ore dall’inizio dellosciopero già fornivano in Reteinformazioni sui picchetti nonsolo ai compagni di lavoro, maanche ad altri operai in agitazio-ne in altre zone della Cina.Con gli sms invitavano i colleghia resistere alle pressioni dei capie, come se non bastasse, sonoentrati in un sito controllato dal-lo Stato – workercn.cn – che stadiventando la piazza digitale delmovimento operaio cinese. Poihanno scaricato in Rete i videodegli addetti alla sicurezza dellaHonda Lock che maltrattavano idipendenti.Gli operai di questa città nelsud della Cina hanno avutol’idea da altri scioperanti di altrefabbriche della Honda, che amaggio hanno avviato un duroscontro con la fabbrica giappo-nese sui salari e le condizioni dilavoro utilizzando su Internetdiversi blog. Ma si sono servitianche di un gigantesca rete dicomunicazioni che consenteagli operai cinesi di mettere apunto piattaforme di rivendica-zione e strategie di lotta. Moltidirigenti sindacali non fanno al-tro che setacciare la Rete per ag-giornarsi sul diritto del lavoro.Nella guerra appena iniziatacontro le multinazionali avide diprofitti e i loro alleati locali,l’emergente movimento sinda-cale cinese è riuscito finora adaggirare la censura grazie ai cel-lulari e ai computer.Tutto questo non sarebbe statopossibile se il governo cinesenel corso degli ultimi dieci anninon avesse drasticamente ridot-to i costi dei cellulari e dei ser-vizi Internet nel quadro di unprogramma di modernizzazio-ne che ha prodotto la più grandepopolazione mondiale di utentidella rete – 400 milioni – e haconsentito anche ai più poveridi usare il Web.“È una realtàdi cui pochi sisono accorti: i lavoratorimigranti possono organiz-zarsi usando le modernetecnolog ie”, dice GuobinYang, professore al BarnardCollege. “In genere pensiamoche queste tecnologie siano mo-nopolio dei giovani del ceto me-dio e degli intellettuali”, ag-giunge Guobin Yang. LaRete e la tecnologia digi-tale sono diventati stru-menti di trasformazio-ne sociale così comeavvenne per la mac-china da scrivere nel1989 in occasionedelle manifestazio-

ni di Pechino soffocate nel san-gue a piazza Tien an Men nel giu-gno del 1989, con il pesante bi-lancio di centinaia di morti. Mase l’attuale movimento sindaca-le dovesse continuare e cresce-re e magari finisse per minaccia-re l’ordine sociale, il governopotrebbe decidere di interveni-re per soffocare la protesta?Il governo ha già tentato dioscurare alcuni siti utilizzati da-gli operai e ha cancellato il con-tenuto di molti blog che parlanodegli scioperi. Il servizio di mes-saggeria istantanea QQ – acces -sibile via Internet o con il cellu-lare – strumento privilegiatoall’inizio dai leader sindacaliperché molto popolare tra i gio-vani – è stato infiltrato dai diri-genti della Honda Lock e dagliagenti della sicurezza, così dacostringere gli scioperanti acambiare mezzo di comunica-zione. “Non usiamo più QQ”, di-ce un leader sindacale. “Vi acce-devano spie dell’azienda. Orausiamo di più i cellulari”. Secon-do gli analisti è stata una mossaintelligente. “Il sistema QQ puòessere facilmente intercettatodalle autorità cinesi ed è statoun bene averlo abbandonato”,dice Rebecca MacKinnon, sino-loga e studiosa di informaticaall’Università di Princeton. “QQnon è sicuro. Tanto varrebbe in-formare direttamente la poli-

zia”. Ma gli attivisti fanno sapereche riescono ad aggirare alcunidi questi ostacoli spostandosi dauna piattaforma all’altra (tra cuiuna rete telefonica online e gra-tuita, simile a S ky p e , chiamata YYVo i c e ) e ricorrendo ad un codiceper comunicare ai dimostrantidove debbono incontrarsi.Da anni alcuni attivisti denun-ciano le dure condizioni di lavo-ro nelle fabbriche cinesi invian-do video e foto realizzati con ilcellulare e utilizzando la reteper far circolare documenti sul-le violazioni dei diritti dei lavo-ratori. Il fatto nuovo è che questiattivisti, che un tempo agivanoclandestinamente, ora sonousciti allo scoperto.Strani suicidi: il mese scorsoquando si sono diffuse notizie dioperai morti suicidi dalla Fo-xconn Technology, uno deimassimi produttori mondiali diapparecchiature elettroniche,la rete è stata subito invasa da vi-deo che testimoniavano le vio-lenze degli addetti alla sicurez-za. Inoltre, in rete sono apparsele buste paga di molti operai del-la Foxconn ed è emerso che leore di straordinario erano supe-riori a quanto consentito dallalegge. A Zhongshan, dove moltioperai hanno ripreso il lavoromentre proseguono le trattati-ve, i dimostranti hanno seguitola stessa strategia messa a puntoil mese scorso nella fabbricaHonda di Foshan. A Foshan gliorganizzatori dello scioperohanno organizzato oltre 600operai mediante chat room suQ Q. “Ne ho creata una anche iola sera prima dello sciopero e sisono immediatamente iscritti in40”, dice Xiao Lang, uno degliorganizzatori delle manifesta-zioni di protesta che è stato li-cenziato subito dopo la manife-

stazione. “Nella chat room a bbia-mo discusso tutti i dettagli”, di-ce Xiao Lang. “Dove incontrar-ci, quale percorso doveva segui-re il corteo e quali erano le no-stre rivendicazioni salariali”.Le autorità cinesi hanno con-sentito ai media statali di pubbli-care e trasmettere le notizie sulprimo sciopero diFoshan, ma poi han-no deciso di censu-rare tutte le infor-mazioni. I giovanicinesi che non ac-cettano le tremen-de condizioni di la-voro dei loro geni-tori, sono tutti abi-lissimi con le nuovetecnologie digitali.Gli operai dellaHonda Lock sono inattesa dell’esito del-la trattativa che si svolge alla pre-senza di esponenti del governo.Finora è stato offerto un aumen-to salariale dell’11%, ma gli ope-rai sono certi di ottenere oltre il50% - pari a 234 dollari al mese –esattamente come gli operai diFoshan. “Non ce l’avremmo fat-ta se non avessimo saputo quel-lo che era avvenuto a Foshan”,dice un giovane operaio che usail computer da quando aveva 7anni. “Abbiamo seguito il loroesempio. Perché non dovrem-mo ottenere aumenti salarialiuguali?”.

© The New York TimesTra d u z i o n e

di Carlo Antonio Biscotto

Aumenti salarialiSi attende per oggi una nuova proposta

della Honda Locks di Zhongshanalle richieste di aumenti salariali

degli operai. Anche il“Quotidiano del Popolo” ha scritto di

nuovi diritti necessari. (FOTO ANSA)

Sotto il dissidente Gao Zhisheng (FOTO LAPRESSE)

Dissidente scomparso a Pechino

La speranzaper Gao è soloun filo di voce

I lavoratorisi organizzanograzie a smse chat roomLe aziendeadessodevono trattare

DAL MONDO

di Roberta Zunini

L e pressioni della comunità internazionale qualcheeffetto, per una volta, sembrano averlo ottenuto. La

sorte dell’avvocato–attivista cinese Gao Zhisheng,scomparso nel febbraio del 2009, non sarebbe più unmistero fitto. Un giornalista di un’agenzia internazio-nale sarebbe riuscito a mettersi in contatto telefonicocon l’avvocato, ammesso che la voce fosse davvero lasua. Di lui non si era più saputo nulla dal febbraio2009. Almeno per ora la sua vita sembrerebbe salvama di più non è dato sapere. Né dove si trovi real-mente, né se sia sottoposto ancora a tortura. Quandofu arrestato per la prima volta nel 2006, per “averincitato il popolo alla sovversione”, Gao Zhisheng ven-ne torturato per giorni. I dettagli della brutale prigionia

li divulgò in una lettera, dopo essere stato rilasciato per buonacondotta. La denuncia delle atrocità subite però lo riportò im-mediatamente nel mirino del Gonganbu, i servizi segreti cinesi, cheseguivano le sue mosse fin dal 2004. Fu allora, infatti, che accettòdi difendere i seguaci della pacifico movimento Falun Gong e inseguito i fedeli cristiani, ancora perseguitati dalla nomenclaturadella Repubblica Popolare. Se la motivazione ufficiale del suo primoarresto fu per incitamento alla sovversione - visto che difendeva iseguaci del Falun Gong e del cristianesimo da sempre consideratipericolosi sovversivi - quella reale parla di un tradimento alla lobbypolitico-affaristica che gestisce la vita e la morte del miliardo etrecento milioni di cittadini cinesi e che siede sugli scranni più altidelle istituzioni. Gao Zhisheng, oggi 46enne, nel 2001 era statodefinito dal governo uno dei dieci migliori avvocati cinesi. Per questogli fu anche permesso di aprire uno studio legale a Pechino. Maanzichè ringraziare e ricambiare, diventando il referente legale peri businness e i maneggi della nomenclatura e della nuova classe digiovani oligarchi della Capitale, ovviamente imparentati con essa,Gao iniziò a sentire il richiamo della spiritualità e poi della fede. Nonsolo divenne cristiano ma nel 2005 osò rinunciare alla tessera delpartito comunista. Mentre con la moglie e il figlio di pochi anni,iniziava a precipitare in un’esistenza misera – a Pechino gli affittisono molto alti e di fatto la sanità è privata – per mancanza diclienti ricchi, la sua licenza di avvocato fu ritirata e dovette chiuderelo studio. A quel punto fu Gao però ad aver bisogno di un legale maa poco sarebbe servito. La prima stazione del suo calvario erainfatti già stata allestita in una minuscola cella di una prigionelontana migliaia di chilometri dalla Capitale cinese. Anche il suosecondo arresto, nel 2007 - scattato dopo che Gao osò scrivere unalettera addirittura al presidente Hu Jintao per denunciare tutte levessazione che aveva subito nelle lunghe sessioni di tortura - locondusse a trascorrere ore e ore di immobilità assoluta, pena nuovepercosse e digiuni forzati, seduto su una branda di un carcere in unaremota regione cinese: lo Shaanxi. Ora Gao Zhisheng, sarebbeospite di un monastero buddista a Urumqi. Lo hanno detto leautorità cinesi e lo avrebbe confermato lui stesso per telefonoall’agenzia internazionale, ma non è certo che la voce fosse dav-vero la sua. La cosa suona verosimile, visto che Urumqi è la capitaledella regione autonoma dello Xinjang, dove risiede la cospicuaminoranza uigura, sottoposta a un regime di polizia spietato. Gliuiguri, circa venti milioni di persone di fede musulmana, come itibetani buddisti non godono di una reale autonomia e da annichiedono di vedere rispettati i propri diritti di appartenenti all’etniaautoctona. Molti di loro, dopo aver protestato a più riprese, sonostati incarcerati e fatti sparire, così come nel vicino Tibet fu pre-levato e quindi tenuto per anni in un luogo segreto, il Panchen Lama,la figura religiosa buddista più importante dopo il Dalai Lama.Quando fu rapito il Pachen Lama era un bambino. Solo poco tempofa si è saputo che sarebbe morto, ufficialmente per un cancro. Unasorte che per fortuna non sembrerebbe toccata all’avvocato Zhi-sheng. Almeno per ora.

PROFUGHI abb an d o n at i400 mila in KirghizistanI n Kirghizistan è in atto una “crisi immensa”, con decine

di migliaia di profughi senza cibo, acqua, riparo. È que-sto secondo la Croce rossa internazionale il risultato dimeno di una settimana di violenza interetnica, fra le co-munità kirghiza e uzbeka, nel sud del Paese. Nel frattem-po, il bilancio ufficiale delle vittime è salito a 191 morti e2 mila feriti, molti dei quali in condizioni gravi, anche sediverse organizzazioni non governative denunciano lapossibilità che le persone uccise negli scontri possanoessere molti di più. La stessa Croce rossa parla di “diver secentinaia” di morti. A Osh, dove la violenza è esplosa nel-la notte fra il 10 e l'11 giugno, è tornata la calma, e le stradesono presidiate dai militari, anche se il New York Times citatestimoni oculari secondo cui i soldati in uniforme re-golare dell’esercito kirghizo hanno aperto il fuoco con-tro abitazioni della comunità uzbeka, gridando slogan an-ti uzbeki. “Abbiamo visto la situazione con i nostri occhi eanche sentito parlare di sacche di sfollati, fra le centinaiae le migliaia”, ha spiegato Severine Chappaz, della Crocerossa alla Bbc. Intanto la tensione cresce al confine conl’Uzbekistan, dove ormai 400 mila profughi sono ammas-sati senza alcun tipo di aiuto.

Il presidente della Repubblicapopolare cinese Hu Jintao (FOTO LAPRESSE)

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 13

di Luca Morino*L’Av a n a

Camilo, il terzo figlio diErnesto Che Guevara,è nel Centro Studi de-dicato a suo padre e si-

tuato nella stessa casa, aL’Avana, abitata dal rivolu-zionario argentino fino allasua partenza per il Congo,nel 1965. “Abbiamo iniziatoa lavorare agli archivi per-sonali nel 1983 - spiega Ca-milo Guevara - e con il tem-po abbiamo realizzato nu-merose pubblicazioni e la-vori accademici che hannoreso sempre più complessala nostra attività. Attualmen-te siamo in sette, ma con icollaboratori esterni arrivia-mo a oltre trecento personeche lavorano al progetto:quasi tutti compagni o ami-ci del Che, persone che oc-cuparono incarichi nel pe-riodo in cui faceva parte delgover no”.L’immagine di suo padrecorrisponde al vero Che eal suo pensiero?C’è sicuramente una com-mercializzazione eccessivadell’immagine del Che.

Spesso viene associata a ele-menti che hanno poco a chevedere con lui, come unabottiglia di rum o un pac-chetto di sigarette. A volte lagente cerca di arricchirsi at-traverso il Che utilizzandoloper vendere un prodotto equando succede questo, disolito, consapevoli o no chesiano, in pratica separanol’immagine dell’uomo dallasua storia, dalla sua ideolo-gia. Pensa che anni fa in Ita-lia, in una manifestazione di-chiaratamente fascista, fu vi-sto un tipo che sventolaval’immagine del Che. Non sose fosse lì per protestare con-tro la manifestazione, tuttopuò essere, ma la situazioneera decisamente ambigua,no?Che ricordi ha di suop a d re ?Ero molto piccolo quandopartì per il Congo, nel 1965avevo 3 anni. Quando tornònon poteva violare le normedella clandestinità e per que-sto ovviamente noi figli nonpotevamo vederlo. Il giornoin cui partì per la Bolivia eragià calvo e venne a salutarcitravestito. Quando morì nel

sarebbe cambiare le coseperché potessero durare neltempo.Se suo padre fosse ancorav i vo ?Io credo che una rondinenon fa primavera, però cre-do anche che non si vedonorondini se non inizia la pri-mavera! Il Che ha sempre fat-to capire chiaramente la suaposizione e sapeva perfetta-mente che non esiste una so-cietà che non sia perfettibi-le, che non si possa miglio-rare. Di fatto si pensava,quando il Che era a Cuba,che la Rivoluzione cubanafosse una sommatoria risul-tante da più pensieri e misembra che ora il processo disviluppo storico renda anco-ra molto più articolato il te-ma: la cosa certa è che c’è unprogetto nazionale che risa-le a prima che nascessero Fi-del Castro, il Che e tutti i ri-voluzionari che nel ‘59 trion-farono nel Paese. Questoprogetto-nazione antimpe-rialista si è formato quasi na-turalmente: a 90 miglia dallenostre coste il padre dellademocrazia americana, Tho-mas Jefferson, già nell’O t t o-cento scriveva di suo pugnoche bisognava conquistareCuba e… Marx non avevanessuna colpa di questo! Lanostra esperienza si è messain linea con un progetto cheè in alternativa al capitali-smo e ci ha mostrato che an-che a Cuba possono esserciborghesi, ma non una bor-ghesia nazionale.La borghesia nazionale eralegata per forza agli interes-si degli Usa. Posso affermarecon certezza che il Che ap-proverebbe il progetto-na-zione cubano al cento percento.

*voce e chitarra dei Mau Mau

NPENA DI MO RT E

La fucilazioneritorna nello Utah

T orna la fucilazionedi Stato negli Usa.

Intorno allamezzanotte (le sei delmattino di oggi inItalia) un detenuto di 49anni, Ronnie LeeGardner, condannato amorte per dupliceomicidio, verrà fucilatoin un carcere delloUtah, dopo 25 anni didetenzione.

ASPIRANTE EROE

Idraulico tedescoper la Marea nera

U n idraulico tedescodisoccupato è

convinto di aver trovatoil modo di porre fine aldisastro ambientaleprovocato dalla Bp: conun tappo sulla bocca delpozzo che da settimaneriversa nelle acque delGolfo del Messicocentinaia di milioni dilitri di greggio. KlausScharmberg, 48 anni, diWieck, una cittadina delMeclembur go-PomeraniaOccidentale, all’estr emitànord orientale dellaGermania, non ha dubbi.Ha già inviato la suaproposta al sito Internetdel gruppo petroliferobritannico e oggi è statala volta della stampatedesca: il quotidiano“Berliner Zeitung” l’hapubblica in primapagina, mentre il“Frankfurter Rundschau”ha dedicato all’idea unapagina intera, con tantodi disegnino fatto a manodall’idraulico.

KILLER PROF

La Bishopaveva già ucciso

L a docente di biologiaAmy Bishop, accusata

di avere ucciso infebbraio tre colleghi dellaUniversità dell’Alabama,sarà incriminata ancheper la morte del fratelloavvenuta nel 1986 aBoston. All’epoca lamadre della Bishop avevadetto alla polizia cheAmy, allora 21enne,aveva ucciso il fratelloper disgrazia mentrestava cercando discaricare la pistola delpadre. Ma ingrandimentidelle foto scattateall’epoca nella stanzadella ragazza hannomostrato un articolo digiornale che descrivevala vicenda di una personache aveva ucciso unfamiliare con la pistola.

’67 io avevo solo 5 anni: eraun uomo che aveva un’e n o r-me responsabilità nel Paese,passava il tempo a lavorare estudiare, anche diciotto oreal giorno. Solo la domenica,dopo il lavoro volontario, ve-niva a casa e giocava con noi.Questa è stata le mia relazio-ne con lui e non riesco a ri-cordarlo con chiarezza, noncapisco neanche se sia statoparte di un sogno o una co-struzione della mia fantasia.Quando girano un film sulChe consultano la sua fa-miglia?A volte sì, ultimamente ab-biamo lavorato con un regi-sta argentino che si chiamaTristan Bauer e Walter Sallesper esempio è venuto a con-sultarci per I diari della Mo-tocic letta, così come GianniMinà per un documentario.Per il film di Soderbergh conBenicio Del Toro abbiamofornito una serie di informa-zioni storiche molto precise,poi ovviamente hanno fattoscelte artistiche in cui la real-tà veniva anche alterata e aquel punto ci siamo fermati.A me sembra che il bilanciodi questi ultimi film sia po-sitivo, anche se non sono fat-ti per insegnare la Storia.Cosa rappresenta oggi il

Che per i giovani cubani?Mi sembra che il Che sia sem-pre una figura che i ragazziproteggono e rispettano efunge tuttora come riferi-mento: quando per esempiouna cosa non va bene o do-vrebbe essere differente sidice “se ci fosse qui il Chequesto non sarebbe succes-so”. Con questo non vogliodire che sarebbe stato esat-tamente così perché la vita èmolto più complessa, maquesto sentimento, questasperanza, mi sembrano ungrande omaggio alla sua vitadi sacrifico, intoccabile elimpida. Il Che è sempre sta-to un uomo onesto.Crede che i rapporti traCuba e Stati Unitipotranno cambiare?Non sono un esperto di po-litica, però personalmentepenso di no. Negli Stati Uni-ti la vittoria di Obama, or-mai quasi due anni fa, nonuna rivoluzione: è un pre-sidente di colore, però am-piamente sostenuto dal de-naro nordamericano. Credoche quello che è successosia stato un cambio cosme-tico. Nessuno ci crede ve-ramente, bisogna cambiare,bisogna dimostrare che ècambiato qualcosa perchéper ora non è ancora suc-cesso nulla.Quindi, il giudizio suObama è negativo?C l a ro ! C’è l’Iraq, l’A f g h a n i-stan, c’è la IV Flotta che con-trolla i Caraibi e il Sudame-rica. Perché la lasciano lì? Cisono le basi militari in Co-lombia. Cos’è cambiato conObama? Non è cambiatonulla. Possono cambiare al-cuni aspetti all’interno degliStati Uniti, bisogna vederese succederà, ma in ultimaistanza la cosa importante

“Con l’elezionedi Barack Obamanon è ancoracambiato nullanell’atteggiamentoamericanoverso di noi”

“VI RACCONTO MIO PADRE,IL SOGNO CHIAMATO CHE”

Camilo vive a Cuba: aveva 5 anni quandoil comandante Ernesto Guevara fu ucciso in Bolivia

DAL MONDO

Il comandante Ernesto Che Guevara (a destra) con il Líder máximo Fidel Castro. Nel riquadro sotto Camilo Guevara (FOTO ANSA)

SPIGOLI di Giampiero Gramaglia

“La rivoluzione la voglio sul web”Chávez scopre Twitter

L e rivoluzioni sudamericane delXXI secolo corrono su Twitter, do-

ve Hugo Chávez (Venezuela) incontraFìdel e Raul Castro (Cuba) ed Evo Mo-rales (Bolivia). Continua a fare rumo-re sulla stampa latina la conversionedi Chávez che, fino a qualche tempofa, bollava Twitter come il male asso-luto. Ora, dopo essersi iscritto ed es-sersi creato il proprio profilo, il lea-der venezuelano invita i “compagnipr esidenti” a usare la rete sociale perportare avanti “la battaglia ideologicacontro i nemici comuni”. Lo “sbar co”su Twitter di Chávez risale al 27 aprile:in poco più di tre giorni, aveva rag-giunto e superato i 120 mila “follo -wers”. “Mi scrivono da tutto il mondo,anche dalla Russia”, aveva raccontatocon orgoglio ai Castro e a Morales,

sollecitandoli a condurre insiemela battaglia ideologica sul sito dimicroblogging, sotto il motto “rivolu -zione in tutti gli spazi”. Nato per il gos-sip fra adolescenti, affermatosi comebalsamo all’egocentrismo di moltipseudo “digital native” - in realtà,“matusa” mascherati -, Twitter s’èconquistato fama politica con l’ondaverde iraniana: i suoi messaggi brevie concisi hanno messo in scacco, unanno fa, l’informazione ufficiale delregime degli ayatollah. Agile, rapido,Twitter arriva subito e, di utente inutente, rimbalza dovunque.Certo, la verifica delle notizie è pro-blematica. Ma questo non spaventaChávez: le rivoluzioni latine (e nonsolo quelle) si sono sempre nutrite diqualche esagerazione.

La marcia degli ultraortodossiIsraele - 17 giugno 2010 Tel Aviv - Più di 35 mila ultraortodossi

si sono radunati nel centro della cittadina di Bnei Brak (Tel Aviv)per protestare contro una recente sentenza della Corte suprema,che si è espressa per condannare la discriminazione tra ragazze

askenazite e sefardite nella scuola di Beit Yaakovnella colonia Emmanuel, in Cisgiordania (FOTO EMBLEMA)

Page 14: Il f atto_18062010

pagina 14 Venerdì 18 giugno 2010

QUANDOPIANGE

IL SUDAFRICADopo la disfatta con l’Ur uguay

domina lo sconfortodi Pierluigi Pardo (*)

Johannesburg

Il giorno dopo molte ma-gliette e molti sorrisi so-no spariti. E forse questasconfitta atroce con

l’U r u g u ay è anche davveroquella dell’innocenza perdu-ta per il Sudafrica. Benvenutinel mondo del grande calcio,amici Bafana. Da adesso, for-se, nulla sarà più come pri-ma. Le polemiche, le speran-ze, la cultura del risultato atutti i costi, addirittura l’ideadel boicottaggio si affaccia-no per la prima volta da que-ste parti. Pericolose e tenta-trici, in questo day after, ilgiorno dopo quella che per ilcalcio sudafricano resteràper lungo tempo la madre ditutte le sconfitte. Una delu-sione folle, che, per un im-prevedibile gioco del desti-no è arrivata il 16 giugno,

giorno della Festa della Gio-ventù, ricordo degli scontridi S owe t o . Ambiti, ricordi edolori più seri.Ma, potere del football, ierimattina l’umore di tutti guar-dava comunque verso il bas-so.La parola “ver gogna” si sentedeclinata in vari modi. Sulleprime pagine, nei bar, dipin-ta sui volti di chi si è improv-visamente risvegliato in unametà del mondo troppo veraper essere verosimile.L’ha detto il CT Pa r-reira verso l’a r b i t roMassimo Busacca,colpevole di averchiuso la partitacon il rigore del 2-0e l’espulsione delportiere Kuhne. Laurlano, la delusio-ne, anche alcuni ti-fosi che si sentonotraditi dalla squa-

dra, vergognosa appunto. Al-tri invece pensano che siastato orribile andarsene, co-me molti hanno fatto primaancora del fischio finale. Viadal Loftus Versfeld di Pre-toria, pieni di rabbia. Un ine-dito anche questo, per il cal-cio africano e anche unamancanza di rispetto verso lasquadra. I Bafana si tifanosempre, nella buona e nellacattiva sorte, dicono.Ci crederanno ancora i gio-catori, che il giorno dopo

hanno chiesto scusa a unaNazione intera e si sono mes-si a tifare per il pareggio traMessico e Francia? Le parolesembrano di circostanza:“finché avremo una possibi-lità - dice Steven Pienaar –continueremo a sperare. Tut-to è ancora possibile”. Otti-mismo di facciata, comun-que preferibile alla rabbia diPa rre i r a : “Massimo B u s a c-ca è il peggior ar-bitro che ho maiincontrato in vitamia. Spero sia l’u l-tima volta”.Punti di vista e po-lemiche che nonraccontano ade-guatamente lasensazione dellagente, quella diun sogno interrot-to, ma di una fie-rezza infinita.Il Mondiale finqui è stato un successo cla-moroso, per il semplice fattoche sembrava impossibilepotesse essere organizzatoqui. E invece è successo. IBafana Bafana, poi, sonodiventati un fenomeno tota-le. Culturale e anche com-merciale. Un esempio? Il bu-siness parla chiaro.I gadget della squadra sonosold out da due mesi.Quasi 2 milioni di pezzi ven-duti. Polo, tazze, camicie emutande. Le magliette uffi-ciali, quelle da gara, dellosponsor tecnico, pare sianoa l t re t t a n t e .Ma siccome il mondo è glo-bale i vizi si ereditano in fret-ta e anche certe idee buoneper farsi pubblicità.Come i gruppi che su face-book e twitter invitano a boi-cottare i prodotti svizzeri.Meno cioccolate per colpa diBusacca

(*Sky Sport)

Un tifoso sudafricano deluso, sottoil Nobel Desmond Tutu

(FOTO LAPRESSE)

Un calcio a parte

L’Italia,tra bavaglioe bavaglini

MONDIALI

di Oliviero Beha

S e lungo un percorso ormai dannosissimo e mediaticissimo ilcalcio parlato sta prendendo il sopravvento sul calcio gio-

cato, cioè Galeazzi e Costanzo sono più insidiosi di Gilardino eIaquinta specie se stringono troppo i denti, adesso sul calcioparlato sta prevalendo il calcio suonato. Come leggere diver-samente la sublime querelle ospitata sul campo in sintetico delRizzoli Stadium di Via Solferino tra il premio Nobel per la pace,certo Tutu, e il più noto commentatore di vicende televisivenostrano, Aldo il Grasso? Il primo difende le “vuvuzelas”, letrombette, come segno distintivo di una tradizione. “Sono sa-c re ”, dice. Il secondo, smontando sia l’arcivescovo che la suateoria, afferma invece che non siano per nulla sacre né tradi-zionali, ma solo un prodottaccio cacofonico che rischia di “fa rricordare i Mondiali 2010 più per le trombette che per il giocoe s p re s s o ”. La cosa più curiosa in questa lizza tra il prelato e ilrecensore è che mentre il prelato dei nostri telecronisti se ne èsempre fregato, e forse deve a questa sua sordida indifferenza lasua serenità e il Nobel vinto, al contrario il recensor dei recensordi Bruno (Vespa) ha sempre fatto a pezzi la professionalità deicommentatori calcistici (e non solo). Adesso che Tutu, la co-mune sudafricana, l’orgia di vuvuzelas gli danno una mano so-

stituendosi ai commenti tanto deprecati dal mede-simo così da cancellarli dalle nostre orecchie, se nelamenta: come se il livello del gioco espresso, cer-tamente inferiore a quello del Torino per cui tifa l’an -ti-Tutu, si fosse abbassato per qualche centinaio dimigliaia di trombette. Strano, strano davvero… Co -me è curioso quello che è accaduto finora agli ar-bitri: l’unica vera lamentela ha riguardato lo svizzeroBusacca, dopo una passerella più che decente di “fi -s ch i e t t i ” dell’Uzbekistan, per il vernissage, e delleSeychelles. E quello che sorprende, qualcosa di ve-ramente inedito sia per la storia dei Mondiali che perquella di Tutu e immagino dell’anti-Tutu, è che il Bu-sacca sia stato severo oltre misura con i “Bafana Ba-fa n a ”, leggi la squadra ospitante. Fin qui la leggenda

e la letteratura inerenti il pallone avevano raccontato quasi solodi “fur ti” o “fur tarelli” in favore della squadra di casa. Se ripensoalla Corea del Sud - discreta ieri anche contro l’Argentina di Hi-guain e non di Milito, malgrado la quaterna subita - dei Mondialiasiatici del 2002, e alle ruberie non tanto a danno dell’Italiaquanto della Spagna, devo ammettere che o è cambiato il ventooppure il Sudafrica è talmente scarso che Mandela o no è statodato per perso fin dall’inizio. Indifendibile, anche da Busacca…Ma c’è ancora una partita… E nel caso venisse smentita unaaccertata tradizione casalinga, dovrei ripiegare sulla sua versio-ne continentale. Altrimenti detto, neppure una squadra africa-na nei quarti, se non addirittura in semifinale? Stupirei parec-chio. Nel frattempo sotto gli occhi di tutti, specie gli occhi de-dicati alle partite serali, in attesa che le tre quotidiane diventinoquattro, ecco i Signori della Tv mischiare il calendario dei gi-roni. Non si finisce più prima il turno di uno per cominciarel’altro, bensì si serve una fricassea di orari in cui il miscuglio ègarantito. Sarà una strategia per confondere il gusto e distrarredalla critica dallo spettacolo fin qui abbastanza povero, oltrechéun modo di garantire ascolti con la partita serale tra le Nazionaliprevedibilmente più seguite? Di sicuro il calcio giocato si al-lontana, e fatichiamo a convincerci davanti alla tv che sia “il piùbel gioco del mondo”. Il più grosso business spettacolare, certo.Ma almeno a suon di trombette. Ci aggiungerei anche un poco dipirandelliani berretti a sonagli, così, tanto per gradire. E intantol’Italia di Lippi si ricompatta nel buen retiro in vista della stra-perfida Nuova Zelanda, neanche fosse l’Amer ica’s Cup, e l’Italiadel bavaglio prende tempo e resta quella del bavaglino…

EDIZIONE AVARA DI GOL

CERCASI ATTACCANTI DISPERATAMENTEAZZURRI Lippi ringhia,

Marchetti si preparaA llenamento con allarme: “Fate gol, fate gol, non fate mai

go l ! ! ”. Il Ct Marcello Lippi non si è trattenuto dopo l’en -nesimo pallone alle stelle, ieri durante un esercizio di sche-mi offensivi senza difesa schierata. Punte molto spuntate,quindi, mentre su Internet monta la protesta per le sceltedello stesso Lippi: invocato Pazzini, in ribasso la popolaritàdi Gilardino. Dall’attacco alla difesa, anzi all’estremo difen-sore. Perché ieri è stato il giorno di Federico Marchetti, ilportiere del Cagliari che dovrà difendere la porta azzurra inassenza dell’infortunato Gianluigi Buffon. Non ha pauraMarchetti: “Non posso, ho visto la morte in faccia in pas-sato” e queste non saranno canzonette, ma sono solo par-tite di pallone. Cinque anni fa ebbe un incidente d’automolto grave: illeso. Poco tempo dopo il destino ha presen-tato il conto e due cari amici di Marchetti hanno perso lavita sulla strada, un tatuaggio li ricorda sul suo braccio. Mar-chetti è venuto qui per fare quasi il turista, lui che cominciòa giocare in attacco e si ritrovò in porta per caso: “Da bimbosono finito in porta perché la pioggia aveva scoraggiato ilpor tiere” (pioveva anche su Italia-Paraguay). Male che vadaLippi ha un’alternativa per l’attacco, se l’invito del Ct a se-gnare di più non verrà ascoltato. (g. cal.)

L’A R G E N T I NA gioca a pokerDisastro Nigeria: è quasi fuori

La parola vergognasi ascolta ovunque:il torneo è un successoma il risveglio è statodavvero traumatico

M essi inventa, Higuain finalizza... e la Gre-cia, a distanza di tre ore, offusca solo per

un attimo una vittoria che poteva avere il gu-sto del trionfo. E sì, perché se gli ellenici nonavessero conquistato i tre punti contro un’ir -riconoscibile Nigeria, l’undici di Maradonaavrebbe matematicamente guadagnato l’ac -cesso agli ottavi con una giornata d’anticipo.Poco male. Negli occhi di chi ha visto la gara,infatti, rimane un’immagine sola: lo strapo-tere offensivo di una squadra che, quando isuoi campioni accendono l’estro, può far ma-le a chiunque. Ieri ne ha fatto le spese la Coreadel Sud, che pure aveva destato una buonaimpressione nell’esordio vincente contro laGrecia. C’è stata partita, per modo di dire, so-lo nel primo tempo. L’Argentina, padrona as-soluta del campo, è passata in vantaggio al 16’grazie ad un’autorete di Park Chu-young. Poisi è scatenato Higuain, che al 32’ ha raddop-

piato. Un errore di Demichelis alla fine delprimo tempo ha permesso agli asiatici di ria-prire il match (gol di Lee Chu-yung), ma nellaripresa Higuain ha completato la sua triplettapersonale concretizzando le giocate di Messie Aguero. Nell’altra partita del Girone B, daregistrare il suicidio sportivo della Nigeria,che è passata in vantaggio al 16’ con Uche(evidente la complicità del portiere elleni-co), ma poi è stata protagonista di un tracolloche ha dell’incredibile. Prima Kaita si è fattocacciare ingenuamente dall’arbitro Gonza-les, poi Haruna (44’) ha deviato il tiro di Sal-pingidis e beffato il suo portiere. Quest’ulti -mo, infine, l’ha combinata grossa al 26’ dellaripresa: tiro non irresistibile di Tziolis, Enyea-ma non ha trattenuto e Torosidis ha deposi-tato in rete da due passi. Per la Nigeria è (qua-si) la fine del Mondiale, per la Grecia l’iniziodella speranza. Pierluigi Giordano Cardone

di Rino Tommasi

N on c’è bisogno di scomoda-re la statistica per stabilire

come, almeno in avvio, questaedizione della Coppa del Mon-do sud-africana sia molto avaradi emozioni e di gol. Ieri Argen-tina e Grecia hanno invertitoparzialmente la tendenza, pe-rò l’avarizia di fondo rimanestatisticamente significativa.

Sarebbe un errore giudicare laqualità di una partita di calciodal numero di gol segnati. Sonoabbastanza vecchio per aver vi-sto, nel 1949, un indimentica-bile Inter-Milan im cui il Milanconduceva per 4 a 1 ed ha per-so per 6 a 5 ma ricordo ancorameglio un più recente ed orri-bile Roma-Inter del 1999 vintoper 5 a 4 dall’Inter, che sembra-va una sfida tra scapoli ed am-

mogliati. Insomma ilgol diverte ma la qua-lità è un’altra cosa.Comunque, diverti-mento a parte, di golnella prima parte diquesto mondiale sene sono visti troppopochi perché questodato statistico nonmeriti di essere se-gnalato. Il confronto

con le prime edizioni del mon-diale è improponibile perchéci sono state goleade imbaraz-zanti per l’evidente mancanzadi equilibrio, determinata an-che dai criteri di selezione chefavorivano una più universalepresenza dei vari paesi ai dannidi una più qualificata parteci-pazione. Tuttavia dal 1962 inpoi la media gol-partita dellaCoppa del Mondo è rimasta trai due ed i tre gol. Curioso no-tare come l’edizione più avara(2,212) sia stata quella del1990 disputata in Italia. Si po-trebbe sostenere che il minornumero di reti sia dovuto ad unmaggiore equilibrio ma è unateoria troppo sbrigativa so-prattutto se messa a confrontocon la modesta qualità dellospettacolo. Tra le prime 18 par-tite solo quattro si sono con-

cluse con differenze superioria un gol. Ci sono stati sei pareg-gi, sette vittorie con un gol discarto, il 4 a 0 della Germaniaall’Australia e due 2 a 0 tra Co-rea del Sud e Grecia e tra Olan-da e Danimarca. L’1 a 0 (6 vol-te) è stato il risultato più fre-quente, quattro partite si sonoconcluse sull’1 a 1, solo due lepartite senza reti. Una sola, maclamorosa, la sorpresa, la scon-fitta della Spagna contro laSvizzera che entro certi limitiricorda quella subita nel 1950dall’Inghilterra contro gli StatiUniti che all’epoca era un’en-tità calcisticamente sconosciu-ta. Fa notizia che il grande Bra-sile corra qualche rischio conla Corea del Nord ma bisogne-rà capire nelle prossime parti-te se questo sorprendenteequilibrio sia stato casuale.

Si potrebbesostenere chei pochi gol siano figlidell’equilibrio maè un’ipotesi sbrigativa

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 15

SECONDOTEMPOS P E T TA C O L I , S P O RT, IDEE

FordHarrisonc o nvo l aa nozzecon CalistaFlockhar t

ArgentoInp re p a ra z i o n eun filmsu Draculain 3D

SpringsteenIn uscita ildoppio DvdLondonCalling: LiveIn Hyde Park

PellegriniVince lafinale dei400 stilelibero TrofeoSette colli

di Marco Risi

Mi ha telefonato FrancescoBruni, un amico sceneggia-tore: “È morto Corso”. Se neè andato all'improvviso, perun infarto, Corso Salani.Camminava con la mogliepolacca, Margherita, sul lun-gomare di Ostia, in una se-rata fresca di inizio estate,lui che aveva smesso di fu-mare da tempo, che andavain palestra e che di anni neaveva solo 48.Era la persona che avrei vo-luto essere io, Corso. Curio-so, pudìco, colto, ironico, eautoironico, onesto, sobrio.Ci eravamo conosciuti percaso, perché la produttriceDonatella Botti (all'epocaaiuto regista) me lo aveva se-gnalato mentre cercavo sen-za lucidità un protagonistaper “Il muro di Gomma”. Cor-so era arrivato, recitando ilmonologo del giornalistache detta, virgole compre-se, il pezzo al suo giornaledopo la condanna dei ver-tici militari per la strage di

Ustica. L'aveva interpretatocon una passione civile chenon avevo scorto in nessu-no degli altri attori esamina-ti fino ad allora. Il ruolo fusuo. Suo ancora oggi, suoper sempre.“Oggi, fuori da quest'aula, fi-nalmente, si intravvede unpo' di luce” diceva tra lacri-me e pioggia in una cabinatelefonica, fuori dal Palazzodi Giustizia di Roma. Il miofilm sul Dc9 dell'Itavia pre-cipitato nel 1980 tra omis-sioni, tracce cancellate, ge-nerali felloni e indicibili ve-rità, analizzava una delle no-stre ferite nazionali mai ri-marginate. Giovedì prossi-mo a Bologna, il 24 giugno,in Piazza Maggiore, a tre soligiorni dal trentennale dellastrage, sarebbe stato belloassistere al film insieme.Pensare che non ci sarà eche non lo vedrò più, fa ma-le.L'ultima volta, ci eravamo vi-sti qualche mese fa. Si era

parlato, riso, ricordato e sul-la sua faccia con i buchi ap-pariva come sempre quelsorriso un po' distaccatoche m'incantava. “Che fai?Sei innamorato? Dove te nevai stavolta?”. Progetti, so-gni, ipotesi. Impegni che so-no poi quelli di tutti noi. Luiinseguiva immagini, raccon-ti, suggestioni con una gen-tilezza curiosa, raffinata, po-polare e aristocratica al tem-po stesso. Però si trovava aproprio agio con tutti. E misembrò felice. Gli piaceva-no le belle ragazze, le can-zoni di Julio Iglesias, le par-tite di calcio, le diversità, iviaggi. Preferiva affrontarliin macchina, Corso. Con luicondividevo una visionedella vita che non si accon-tentava delle apparenze eun'idiosincrasia assolutaper l'aereo. Quella scatola dimetallo in avanscoperta sulmondo a diecimila metri dialtitudine ci terrorizzava.Una volta mi svelò che suozio, negli anni '60 si fece da-re un cazzotto da uno ste-ward per paura di commet-tere qualcosa di irreparabi-le. Ci provai anch'io qualcheanno fa. Ma le epoche eranocambiate e l'assistente di vo-lo mi osservò come se da-vanti a lui, ci fosse un pazzo:“S i g n o re ” sibilò un po' mec-canico: “Io non la posso col-pire per nessuna ragione, selo facessi, verrei denuncia-to”. Cancellammo per causedi forza maggiore il timorein occasione de “Nel Conti-

do per sentieri meno leggi-bili. Aveva coraggio e istin-to, lo stesso che sperimen-tando un mestiere diverso,lo aveva portato da registatra Europe lontane dal con-formismo (quelle dell’Est) escenari andini (il Cile diFrontiera). Aveva un talentooriginale Corso, una cifrapropr ia.Fare l'attore gli piaceva, an-che se per farsi dirigere, gliera indispensabile soffocarel’ancestrale riserbo. Dete-stava ogni inutile eccesso,l'apparenza senza sostanza,amava gozzanianamente lepiccole cose, il quotidianodestinato a scomparire, ilquadro più della cornice.Se parlava, Corso sapeva co-sa dire. Altrimenti, assecon-dando l'indole, in un rifles-so autoprotettivo, non gli di-spiaceva rimanere in silen-zio. La sua dimensione.

Corso Salani: è scomparso ieri per unimprovviso infarto che lo ha colto mentrepasseggiava con la moglie Margherita sul

lungomare di Ostia (FOTO ANSA)

Marco Risi ricorda l’amico che interpretòil film sulla strage di Ustica:

“Era timido, onesto, spiritoso, pudico: la persona che avrei voluto essere io”

LA MORTE DI SA LANI

CORSO CHERUPPE IL MURODI GOMMA

in & out

di Giorgio Cerasoli

S ette le note, sette i colli su cui èstata fondata: Roma si accinge con

rinnovato entusiasmo a celebrare laFesta Europea della Musica. Nata inFrancia nel 1982 da un’idea del mi-nistro della Cultura Jack Lang, la Festacoincide col Solstizio d’estate e sisvolge contemporaneamente nelleprincipali città europee nonché insvariate città del mondo. Dal 19 al 21giugno il pubblico romano si troverà

di fronte a una vera epropria invasione di ap-puntamenti musicali, or-ganizzati dall’Associazio-ne Culturale Festa Euro-pea della Musica col so-stegno del Comune diRoma: l’iniziativa, cheper il secondo anno con-secutivo ha ricevuto la

medaglia dal presidente della Repub-blica, prevede 150 concerti a ingressogratuito con oltre millecinquecentoartisti che si esibiranno nei luoghi piùsuggestivi della Capitale, tra cui museie aree archeologiche (info: www.fe-stadellamusica.com). Dal recital pia-nistico intitolato Notturni - I coloridella notte in musica sabato a CastelSant’Angelo, al concerto multimedia-le del 21 in Piazza del Campidoglio,dedicato a Il suono del Neorealismo erealizzato recuperando le partitureoriginali delle più significative pagine

musicali del cinema italiano. Per nonparlare del potente effetto scenogra-fico che domenica inonderà di ‘bl u ’Trinità dei Monti, con centinaia di par-tecipanti che simuleranno una gigan-tesca onda, ballando su Limbo Rock,Swing e l’immancabile Around theWo r l d .Se Roma non manca di proposte mu-sicali durante il resto dell’anno, unasimile “full immersion” può servire afar conoscere la vitalità e diversitàdell’intero mondo artistico europeo,coinvolgendo le realtà artistiche dellaCapitale e promuovendo una praticamusicale che, in tutte le sue sfuma-ture, è un segnale di vita, specie per lenuove generazioni. Ma se è vero che lamusica è tra le arti in cui l’Italia è stataper secoli punto di riferimento perl’intero continente, questo Paese do-vrebbe festeggiare e valorizzare la suaricchezza culturale non tre bensì 365giorni all’anno.

la festa europea

ROMASOLSTIZIO D’E S TAT E

IN MUSICA

nente nero”. Un film che nar-rava miserie e splendori de-gli italiani di Malindi, il cui

spunto narrativo prendevail via proprio da una tragediaaerea. Per accompagnare lafigura di Corso, che in qual-che maniera si ispirava aquella di Edoardo Agnellicome a quella di Jean LouisTrintignan nel Sorpasso, ave-vo scelto di giocare sui con-trasti di tono e carattere.Accanto alla sua timidezza,sintesi perfetta del perso-naggio e della persona, miparve ideale Anna Falchi.Svampita, leggera, sfacciata,nordica, splendidamentenaïf, così diversa da lui, daesserne in qualche modocomplemento ideale. Fu unset divertente, quello africa-no, un luogo in cui Corsostrinse amicizia con tutti, ainiziare da Diego Abatantuo-no e il clima tra i parteci-panti fu lieto. Non avvienespesso. Come attore Corsointraprese una carriera dise-guale, quando il successo lobaciò, lui preferì allontanar-lo come un pericolo, optan-

Non appenail successoda attorelo baciò, fuggìlontano dalle lucipreferendoaltri sentieri

La carrieraDA M A Z Z AC U R AT I A RISINato a Firenze, il 9 settembre 1961, si è diplomatopresso l'Istituto di Scienze Cinematografiche di Firenzenel 1984. Dopo essere stato aiuto regista di CarloMazzacurati sul set del suo primo lungometraggio“Notte italiana” (1987), si trasferisce a Roma e realizzail suo primo film, “Voci d'Europa” (1989). Nel 1991 hainterpretato il giornalista del Corriere della Sera cheseguì per dieci anni l'evoluzione delle indagini sullastrage di Ustica: è il “Muro di gomma” di Marco Risi.

Giovedìprossimoa Bologna verràproiettato il filmsul DC9 cadutonel 1980, la suaassenza peserà

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pagina 16 Venerdì 18 giugno 2010

TELE+COMANDOTG PAPI

I voltidella Diaz

di Paolo Ojetti

T g1Mariolina Sattanino da

Bruxelles è una collega moltoesperta, informata, puntualee precisa. È anche un po’ r i-gida, nel senso che fra com-missioni, commissari, leggi eregolamenti non fa il minimosforzo per aiutare la casalingadi Voghera. Ma a volte regalaa Berlusconi qualche passag-gio di troppo. Per esempio,nei Tg di ieri (Tg al pluraleperché ella fornisce corri-spondenze a molteplici testa-te Rai) ha evidenziato che allariunione dei capi di Stato e digoverno “a rappresentarel’Italia” c’era “il premier Ber-lusconi”. E chi altro, se no?Altro passaggio superfluo:“Berlusconi si è intrattenutofaccia a faccia con il premierbritannico C a m e ro n per cir-ca un’o ra ”. È una notizia? Cisarebbe piaciuto sentire: “Epoi hanno deciso di spartirsiciò che resta del Belgio: i val-

loni all’Italia, i fiamminghiall’Impero britannico”. Que-ste sono notizie: i faccia a fac-cia da soli non valgono nien-te, anche se una delle facce èdel Cavaliere.

T g2Basta un niente per fare

una televisione decente.Prendiamo il Tg2 che dà lanotizia della condanna in ap-pello dell’ex capo della Poli-zia, De Gennaro, per aver in-dotto il questore di Genova atestimoniare il falso sul ma-cello (quella notte, un funzio-nario onesto gridò: “Qui si èfatta macelleria messicana”)nella caserma Diaz di Bolza-neto. Dare la notizia, accom-pagnata dallo “s t u p o re ” deidifensori e basta, sarebbe sta-ta una scelta comoda: roba dianni fa, chissenefrega. Inveceno: il Tg2 fa rivedere quei ra-gazzi e quelle ragazze copertidi sangue, tramortiti, in ba-rella, adolescenti in lacrime,il terrore negli occhi incredu-

li per tanto furore di matriceprofondamente fascista. Ec-co che, allora, la memoria sirisveglia e ti ricordi tutto, leingiustizie, i depistaggi, lafaccia feroce del ministro diquei giorni, Scajola, sì lostesso pover’uomo che nonsi è accorto che qualcuno gliaveva pagato la casa. Ecco, unbuon momento di giornali-smo televisivo.

T g3Questo telegiornale è

vampiresco: appena senteodore di politica, morde. Ieria mordere c’era AlessandraCarli. Diligente, ha ricostrui-to le ultime mosse e contro-mosse di Fini, Bossi, GiuliaBongiorno attorno alla leggebavaglio che – a questo punto– ha talmente scompaginatoil Pdl da poter essere definitail peggior boomerang cheBerlusconi poteva lanciarsiin testa. Ma quella di Bossi-Fi-ni è una “mediazione” o una“meditazione”? AlessandraCarli non chiarisce fino infondo se nel Pdl si tenta disalvare il salvabile (non c’èpiù tanta trippa per i gatti) ose siano in corso manovremolto più sofisticate per spe-gnere i bollori berlusconiani.Certo è che i “fa l ch i ”, Cic-chitto, Lupi, Gasparri sonotaciturni: non hanno la “li-nea” e non sanno più cosa di-re .

di Luigi Galella

Esiste e non da ora una Lega di lotta euna di governo. Umberto Bossi si af-fermò fin dagli esordi in “società” c o-me l’ottimo stratega del doppio regi-

stro: sbraitava nei comizi e mitigava l’urlonella tiepida e confortevole atmosfera delsalotto di Vespa offrendo di sé un voltobonario e uno truce. Da quando l’ictus loha colpito, un po’ come il visconte dimez-zato di Calvino, Bossi offre di sé solo un’i m-magine mite e saggia, e il trucido che era inlui parla ora per bocca di altri esagitati, chehanno ereditato quindi la dissolta sua metà.E che proseguono la feconda tattica deldoppio binario. Italiani (poco) e indipen-dentisti per la Padania (sempre), i rappre-sentanti della Lega non perdono occasionedi ricordare chi sono. E lo fanno lavorandosui simboli, anche perché è così che si con-quistano voti, e coi voti il potere, e colpotere finalmente l'amata separazione dal-l'odiata Italia. Perché di questo si tratta,anche se molti fingono di non capire e sor-ridono e minimizzano. I primi a sorridere e

minimizzare sonoproprio i rappresen-tanti della Lega. Masempre e solo in tv.Perché altrove icompor tamenticambiano. Ultimo,utile esempio. In unpiccolo paese inprovincia di Trevi-so, Fanzolo di Vede-lago, il governatoredel Veneto, LucaZaia, dovendo inau-gurare una nuovascuola primaria, ha

fatto sostituire l’esecuzione dell'inno diMameli con il “Va ’ p e n s i e ro ” verdiano, sal-vo poi smentire tale versione dei fatti, a suavolta smentito da diversi testimoni dell'e-vento. Se n'è occupato “Omnibus Life”(La7, martedì, 9.23), condotto da TizianaPa n e l l a , con Enrico Vaime, Flavia Perina(Pdl) e Flavio Tosi (Lega). Il quale Tosi, ap-pena divenuto sindaco di Verona, nel 2007,tolse dal suo ufficio la foto di Napolitano,sostituendola con quella di Pertini. E que-sta appunto è la Lega di lotta, perché quelladi governo nel 2010 ha ripristinato l'im-magine rimossa del presidente.L'antitesi lotta-governo, in questo strumen-tale alternarsi, produce un ghigno negli oc-chi dei leghisti quando fissano una tele-camera, consapevoli di dover recitare dueruoli. Un’espressione impercettibile e su-bliminale, che tradisce una vecchia abitu-dine italica, diffusa soprattutto al sud e infondo molto poco nordista: l’attitudine alladoppiezza, al trasformismo, alla capacità diadattamento. Un ghigno che tende preven-tivamente a delegittimare l’i n t e r l o c u t o re ,un modo beffardo di bypassarlo con gli oc-chi, non potendogli rispondere sincera-mente. Ma facendo intendere così al pro-prio popolo le reali intenzioni.Insomma, i rappresentanti della Lega, in tv,se si parla di unità nazionale, di bandiera odi Inno e perfino di Nazionale di calcio,“non possono” essere sinceri. Usano un co-dice non scritto e forse mai palesementecodificato. Tergiversano, scuotono il capo,eludono le domande, ironizzano. Hannoappreso – forse non sui manuali ma pocoimporta – l'antica arte della dissimulazio-ne. Molto poco onesta, questa, ma fruttuo-sa.

IL PEGGIO DELLA DIRETTA

Di lottae di governo

Il governatoredel Veneto Luca Zaia,

Lega nord

SECONDO TEMPO

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 17

direttore di Wired Italia. PaoloGentiloni, deputato Pd e ministrodelle Comunicazioni nell’ultimogoverno Prodi, spiega al Fa t t oQuotidiano il senso di questa gior-nata: “L’intenzione – dice Genti-loni – è quella di spingere il Pd auna maggiore consapevolezzadell’importanza di Internet comeleva di sviluppo e come luogoprincipe per libertà e democra-zia. Il web 2.0, inoltre, può esseremotore di cambiamento per i par-titi”. Gentiloni ammette un ritar-do della politica sulle tematichedigitali: “La classe politica in mol-ti casi non conosce lo strumento.Ma anche a livello paese ci sonosia ritardi infrastrutturali (tante fa-miglie non sono raggiunte da con-nessioni veloci), sia di carattereeconomico: in tanti non si posso-no permettere la banda larga. Ab-biamo un governo in tutto e pertutto televisivo che nella miglioredelle ipotesi ignora la Rete, e nellapeggiore cerca di ritardarne losviluppo”. Se il Partito democra-tico andasse domani al governocosa farebbe per la Rete? “Biso -gna proseguire sulla strada degli

investimenti contro il digital dividegià avviata dal governo Prodi -continua Gentiloni - poi andreb-bero messe immediatamenteall’asta le frequenze liberate dallatransizione dall’analogico. Si ot-terrebbero così fondi consistentiliberando al contempo frequenzeper i collegamenti mobili. Il go-verno Berlusconi invece vuole re-galare le frequenze al vecchioclub della televisione. Infine ciasterremmo da fare danni dalpunto di vista normativo alla li-bertà della Rete: i tentativi fatti inquesti mesi, ultima in ordine ditempo la norma contenuta nellalegge sulle intercettazioni cheequipara i blog ai giorna-li, non do-v re bb e ropiù verificar-si”.

èA RUBA GLI INCENTIVIMA IL TETTO ERA DI SOLI 20 MLNÈ fortissima in Italia la voglia diInternet. Sono oltre 400 mila icittadini che hanno usufruito deicontributi governativi per l’acquistodi un abbonamento a Internetveloce lanciati nello scorso mese dal governo. In totalesono stati erogati 20 milioni di euro. Gli incentivi, previstidal decreto legge n. 40/2010, erano riservati ai cittadini dietà compresa tra i 18-30 anni (o alle famiglie di cui fannoparte) e dallo scorso 17 aprile i moduli di richiesta dellosconto di 50 euro sono stati disponibili nei 14 mila Ufficipostali o scaricabili direttamente dai siti web dei principalioperatori telefonici. Gli incentivi, però, non erano adisposizione di chiunque li chiedesse, ma solo ai primi chehanno presentato domanda fino ad esaurimento fondi:sono molti quelli rimasti a bocca asciutta.

f e e d b ac k$Commenti al post:“Addio Glob” di CarloTe c c e

è ALÈ, un altro che siaggiunge alla lista di neraberlusconiana dopo Biagi,Travaglio, Luttazzi, Santoro,Floris, Dandini… ora ancheBer tolino.

Carlo

è ANCH’IO sto conGLOB! Un sincero saluto diapprezzamento a Bertolino,grazie per tutto quantofatto e auguro di rivedertipresto a Rai3. Sonoveramente disgustato diquanto sta accadendo inRAI! Penso che dovremmofare qualcosa, tutti noi !!!

A n d re a

è CARO ENRICO, vieniin Rete! Qui non mancanoamici né nemici. Vedrai…sarà divertente!

Fra n c e s c o

è CE LO meritiamo:siamo un popolo senzamemoria! Un popolo cheguarda Report e la mattinainvece di scendere in piazza,va a lavorare... chi sarà ilp ro s s i m o ?

A r c a n ge l a

è GRAZIE a Bertolino!Molto spesso la sua ironia ela sua umanità ha risollevatoda problemi pesanti dopotrasmissioni alla Vespa.

Claudio

è GLOB... chiuso? Mascherziamo?

Giampi

èMI DISPIACE d av ve ronon vedere Glob. Nessunopuò dire che era schierato.Ricordo ancora quanto misono sbellicata dalle risaquando Bertolino prendevain giro la capacitàcomunicativa di Prodi.Vorrei ritrovare la puntataperché era memorabile, damanuale. Questa notizia facapire che c’è veramente lacasta, visto che Bertolino hapreso in giro sia Pdl che ilPd, ed è questo che faandare in bestia il governo ele sue ombre.

Ner iana

è INCREDIBILE! La tvossequiosa espelleintelligenza, sobrietà eironia. Qualità che l’italiotamedio non è in grado diapprezzare, dicono.

William

è PIENA solidarietà aBertolino! Ormai la politicace la dobbiamo fare dasoli... saremo tuttifuorilegge, io lo sono già.Viva GLOB, l’osceno delvillaggio!

To t o re

è SONO piuttostorammaricato. Io sono – mafra poco dovrò dire “e ro ” –uno spettatore entusiasta diquesta fantasticatrasmissione moltoeducativa e divertente, ed èl’ulteriore dimostrazioneche questo nostro paese staandando verso la mortecivile. Bertolino è unfuoriclasse, e avrà sempretanta gente che loapprezzerà anche sulla rete,in libreria, o a teatro, maprivare milioni ditelespettatori che loconoscevano e non loconoscevano, o che stavanoper affezionarvisi, èesattamente ciò che eranelle intenzioni dell “amico”di Masi.

Massimo

MONDO WEBGENTILONI: LIBERARE LE FREQUENZE

Il Pd si schieracon InternetI

l Partito democratico sembravoler fare sul serio: oggi de-dica un’intera giornata a In-ternet. L’iniziativa “PDig ita-

le” va in scena a Roma, alla Cittàdel Gusto. Si parte alle 10 conAlec Ross, esperto di innovazionee fidato collaboratore di HillaryClinton. Alle 12:30 “A che punto èl’ultra banda” sul presente e futu-ro della fibra ottica in Italia (par-tecipa anche il presidente AgcomCorrado Calabrò); alle 16 DerrickDe Kerckhove parlerà di “societàdigitale e intelligenza collettiva”.Nel pomeriggio, arriva la discesain campo del segretario in perso-na. A settembre, durante una fe-sta dell’Unità, Pier Luigi Bersanidefinì Internet “quell’a m b a ra d a nlà”, ma oggi il segretario Pd sem-bra pronto ad impostare un nuo-va rotta: “Politica Digitale. Il Pd sis ch i e ra ” il titolo del suo colloquiocon Giovanni Floris. Nella giorna-ta, infine, spazio anche ai bloggere giornalisti Alessandro Gilioli,Vittorio Zambardino e Luca DeBiase: all’avvocato Guido Scorzapunto di riferimento sulle que-stioni digitali e a Riccardo Luna,

di Federico Mello

GRILLO DOCETIL DOSSIERAGGIODI TELECOM

Intervista al senatoreElio Lannutti, presidente diAdusbef. “Blog: Elio Lannutti,parliamo di una vicenda moltoimportante che riguardal’economia del Paese. C’è unastoria: un giorno in un’assemblea diazionisti di un importante società per azioni, c’è unpensionato che ha un gruzzoletto di azioni. Alza il ditoperché dice che l’impresa di cui lui è un azionista nonriesce a installargli uno dei servizi di base. Questaimpresa è Telecom Italia, questo pensionato è unuomo che ha bisogno dell’Adsl in casa e non riesce afarsela installare. Protesta con i vertici aziendali e

l’azienda gli fa arrivare l’Adsl a casa però fa unbel dossier, viene spiato completamente. Dacosa? Dall’azienda stessa! Di cosa stiamoparlando?”. Elio Lannutti: “Stiamo parlando diun dossieraggio illegale ordinato da TronchettiProvera. Questo Marco Tronchetti Provera cheha gestito questa azienda trasferendo alcuni pezziimportanti, il patrimonio immobiliare alla Pirelli, alfido Carlo Buora, insieme anche a RiccardoRuggiero e stiamo parlando proprio di fattiattualissimi”. Proprio in queste ore il Gup di Milanoha affermato testualmente che i dossier illegaliordinati da Marco Tronchetti Provera e gli spionicome Ghioni eTav a ro l ifacevano parte

di una ben studiatastrategia per MarcoTronchetti Provera”.(audio e videodell’inter vistacompleta sub e p p e g r i l l o. i t )

èMARTEDÌ IL SITO DEL NOSTRO GIORNALESU ANTEFATTO.IT LE PRIME ANTICIPAZIONIMancano quattro giorni al lancio del nuovo sito Web delnostro giornale: martedì 22 giugno antefatto.it diventailfattoquotidiano.it, un portale di news a 360 gradi.All’informazione del Fatto e delle sue firme, siaffiancheranno notizie in esclusiva, contenuti multimediali

e una piattaforma di blog; il tutto puntandoalla massima interazione con i lettori.Online su antefatto.it alcune anticipazioni:la prima delle nostre “videostorie” ( M a rc oTravaglio racconta una storia di mafia allaFavorita di Palermo), la nuova paginaFacebook e le istruzioni per blogger eutenti che vogliono contribuire allacampagna virale per il lancio del nuovo sito.

D AG O S P I AM E N TA N AC E L E B R AT I O NColpiti e affondati! Seper la Telecom la notiziadell’arrivo di EnricoMentana alla direzione delTg di La7 è solo

“un’indiscrezione pubblicata da un sito di gossip”,gli intimi di Chicco evidentemente sanno qualcosadi più. Per celebrare la nomina dell’ex direttore del TG5, infatti,ieri sera un gruppo di amici si è ritrovato a casa dell’ex direttoredel Tg1 Marcello Sorgi, al cui desco si sono attovagliati, tra glialtri, l’ex ministro del primo governo Berlusconi, GiulianoFerrara, accompagnato dalla consorte Anselma, l’ex fiamma diMieli e Minzolini e firma del “C o rr i e re ” Maria Teresa Meli, l’expresidente della Rai Lucia Annunziata, l’ex fogliante oggi al“R i fo r m i s t a ” Marco Ferrante, Candida Morvillo col compagnoGianluca Verzelli, Mytra Merlino, Emilio Carelli e persinoClaudio Baglioni. Oltre ovviamente al festeggiato presente conla moglie Michela Rocco di Torrepadula. Dalle chiacchiere tra gliinvitati è apparso quanto fosse stata fondamentale l’opera diconvincimento da parte della lobby “Te r z o p o l i s t a ” capitanata daMieli e Ferrara nei confronti di Confalonieri (e quindiBerlusconi) per portare a casa la nomina di Mitraglia al posto di

P i ro s o.

è FOTO-DELATORI CON TOSCANIVIA MAIL “DOCUMENTIAMO IL BRUTTO”Creare un sito Internet per documentare gliscempi al paesaggio italiano. È questa l’ultimatrovata del fotografo Oliviero Toscani notoper le immagini spesso provocatorie chenegli anni hanno reso celebri le campagnepubblicitarie della Benetton. Si chiama“Nuovo paesaggio italiano”(nuovopaesaggioitaliano.it) il progettomultimediale presentato dal fotografoassieme al grande esperto di cultura epaesaggio Salvatore Settis. L’invito è a una“Fo t o - d e l a z i o n e ” come arma civica contro ilmassacro del paesaggio italiano. Toscaniaspira a creare un’esposizione collettiva dimms e video inviati da privati cittadini;ognuno infatti potrà documentare il bruttoche avanza devastando il Belpaese.“Documentiamo il degrado e le infinitebrutture, diventiamo delatori per migliorareil nostro ambiente. Far sì che la fotografiadiventi utile memoria storica dell’umanità”.Un progetto ambizioso che mira a rielevarela cultura del bello e risvegliare una coscienzaestetica calpestata. (Pasquale Rinaldis)

SECONDO TEMPO

L’homepage di Antefatto;il sito dell’iniziativa Pd;

N u ovo Pa e s aggi o I t a l i an o. i t ;le tre scimmiette dal blog di Grillo

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pagina 18 Venerdì 18 giugno 2010

g i u s ta m e n t e Édi Bruno Tinti

MAGIS TRATIRIF ORMATIC orriere della Sera, 13 giugno: “Presenterò a settembre

la riforma della giustizia al Cdm e poi la porteremo alParlamento. I punti qualificanti sono: la separazione degliordini tra pm e giudicanti: il pm fa l'accusa e il giudicegiudica, con percorsi professionali separati sin dall'inizio;la creazione di due Csm e di un meccanismo disciplinareche risolva il problema di una giustizia troppo domestica”.Lo ha detto il ministro della Giustizia, Angelino Alfano. Lacosa un po' sorprende perché lo stesso ministro avevaannunciato a tutta la nazione, nel corso di una suarelazione al Parlamento sullo stato della giustizia in Italia,di non riuscire a dormire la notte per via di incubi ricorrentidovuti alla lentezza dei processi: “Non è possibile – a vevatuonato – che la durata media di un processo penale sia disette anni e mezzo e quella di un processo civile di ottoanni. È una situazione indegna di un Paese civile e noi (noistava per B&C, cioè un governo guidato da un colpevole digravissimi reati pluriprescritto e sorretto da unamaggioranza ricolma di piccoli, medi e grossi delinquenti)vi porremo rimedio”. Siccome è vero che i processi hannouna durata spropositata e che un Paese senza giustizia è unPaese incivile e a grave rischio democratico, avevo gioito diquesto annuncio, anche se la fonte da cui proveniva eracosì squalificata. Ma insomma, anche Jean Valjean (“Lem i s e ra b l e ”, Victor Hugo) si era redento e aveva fatto delbene. E chissà, anche B&C, forse, hai visto mai...Adeso scopriamo che la grande riforma della giustizia è inrealtà una grande riforma dei magistrati: pm agli ordini delgoverno e un tribunale speciale per i magistrati scomodi.Naturalmente un bieco comunista come me, illiberale eanche mentalmente disturbato (ho fatto il pm per più di 30anni, secondo B. non faccio parte della razza umana) nonpuò percepire la grandezza del progetto di Alfano; edunque nemmeno ci provo. Faccio finta che si tratti di unariforma buona e giusta; che sia interesse dei cittadini avereun pm cui il ministro potrà dare ordini, dirgli quali processifare e quali processi non fare (che significa non soloassicurare l'impunità ai delinquenti amici ma avere ilpotere di perseguitare gli oppositori, anche se innocenti:avvia un'indagine a carico di Tizio; ma perché, non hafatto niente; tu non discutere e apri un'indagine). Faccioanche finta che sia nell'interesse dei cittadini un tribunalespeciale composto da “alte personalità” nominate ,direttamente o indirettamente, dal governo o dal suo servosciocco, il Parlamento così come è stato ridotto da B&C,pronto a incriminare un magistrato non gradito al potere.Faccio finta perché uno come me queste cose non le puòcapire. Però resto uno che sa come funziona un processo;sa perché i processi penali italiani durano in media setteanni e mezzo (Alfano aveva ragione); sa cosa si dovrebbefare per ridurne la durata; e sa che questa splendida,epocale riforma, così innovativa che uno come me non puònemmeno percepirne la grandezza, può avere tanti aspettipositivi ma certo non ha nulla a che fare con la riduzionedella durata dei processi.Quando pm e giudici apparterranno a due “o rd i n i ” diver si,quando il tribunale speciale costruito da B&C controllerà igiudici italiani, premierà quelli che piegano la schiena ecolpirà quelli che la tengono dritta; quando questaepocale riforma sarà realtà; ebbene, in che modo avràaccorciato di un giorno, un solo giorno, la durata deip ro c e s s i ?

PIAZZA GRANDECostituzione: non solo diritti

di Lorenza Carlassare

La prima parte della Costitu-zione si chiude con i “do -ver i”costituzionali. Dopo inumerosi articoli dedicati

a principi fondamentali, libertàe diritti, alla fine dei “rappor tipolitici” tre articoli fissano i “do -ver i”, riallacciandosi alla solen-ne proclamazione dell’art. 2 chemette insieme i diritti inviolabilie “l’adempimento dei doveri in-derogabili di solidarietà politi-ca, economica e sociale”. Sonole due facce della cittadinanzademocratica, indispensabili en-trambe e strettamente collega-te: senza i doveri non potrebbe-ro esistere non solo i diritti, malo stesso Stato. Il primo è la di-fesa della Patria, “sacro doveredel cittadino”, art. 52; collegatoall’art. 11 sul ripudio della guer-ra “come strumento di offesa al-la libertà degli altri popoli e co-me mezzo di soluzione dellecontroversie internazionali”,conferma la liceità della solaguerra difensiva per la conserva-zione della comunità territoria-le “indipendente”. Il terzo com-ma “L’ordinamento delle Forzearmate si conforma allo spiritodemocratico della Repubblica”,rompendo con il passato affer-ma l’applicabilità all’ordina -mento militare, pur nelle sue pe-culiarità, dei principi fonda-mentali della Costituzione, daidiritti inviolabili all’egua glian-za. Non meno essenziale per lavita dell’istituzione statale e il fi-nanziamento dei servizi di cuideve farsi carico, è l’art. 53:“Tutti sono tenuti a concorrerealle spese pubbliche in ragionedella loro capacità contributi-va ”. Da dove potrebbe trarre loStato i mezzi necessari allo svol-gimento delle sue funzioni senon dai membri della comunitàche ne sono i destinatari? Anchequesto dovere costituzionale èfondato sulla solidarietà, oggiassai poco sentita. Lo Stato èpercepito come “s e p a ra t o ” daicittadini, quasi fosse dotato di ri-sorse proprie ( tratte da dove?)di cui si può soltanto approfit-tare (a danno degli altri?). Ciòtrova in parte spiegazione nelmodo in cui sono spesi i denaripubblici, vale a dire i denari ditutti, il che forse non è ben com-preso. Troppo lieve è la riprova-zione sociale nei confronti deglievasori fiscali che, sottraendosiai comuni doveri, usufruisconogratuitamente dei servizi pub-blici lasciandone il peso intera-mente agli altri, spesso in con-dizioni disagiate (lavoratori di-pendenti, pensionati). Già il no-stro sistema non è conforme aiprincipi costituzionali: “Capaci -tà contributiva” e “progressivi -tà”. Il comma 2, art. 53 “Il siste-ma tributario è informato a cri-teri di progressività” impor reb-be di distinguere diverse (e mol-teplici) fasce di reddito differen-ziando le aliquote. Ma, anzichédisporre le aliquote in modocrescente e graduato aumentan-done il numero, il presidentedel Consiglio proponeva addi-rittura di ridurle a due. E l’attua -le manovra, mentre lascia deltutto fuori da ogni sacrificio i ce-ti medio-alti e gli “altissimi”, col-pisce unicamente le fasce basse,già impoverite. Siamo al rove-sciamento dei principi costitu-zionali! Sulla stessa linea apparel’idea, enunciata in questi giorniin relazione alla manovra econo-mica, di passare dalle “per sone”alle “cose”: le imposte indirette,in particolare, colpendo tutti in

eguale misura, costituiscono ilmassimo dell’iniquità. Il discor-so diviene ancor più rilevante al-la luce del successivo articolo ri-guardante i doveri, l’art. 54.L’art. 54 è una disposizione vo-lutamente ignorata che parla dicose ancor più scomode del pa-gamento dei tributi: fedeltà, di-sciplina, onore. Parole quasi di-menticate, l’onore in particola-re, di cui è quasi perduto il con-cetto, ma anche la disciplina. Ilprimo comma ha portata gene-rale: “Tutti i cittadini hanno ildovere di essere fedeli alla Re-pubblica e di osservarne la Co-stituzione e le leggi”. Al doveredi osservare la Costituzione e leleggi si aggiunge, per tutti, il do-vere di fedeltà alla Repubblicaintesa non solo come forma isti-tuzionale repubblicana sceltadal popolo con il referendumdel 2 giugno 1946, ma come re spublica nel senso più ampio dicosa pubblica, cosa comune;appartenenza, dunque, ad unacomunità solidale. Repubblica,com’è noto è termine usato inCostituzione per indicare nonsoltanto lo Stato apparato, maanche lo Stato-comunità, il po-polo tutto, le Regioni e gli altrienti territoriali autonomi: la Re-pubblica, “una e indivisibile”che “riconosce e promuove leautonomie locali” (art. 5) “è co-stituita dai Comuni, dalle Pro-vince, dalla Città metropolita-ne” (art. 114). Fedeltà alla Re-

pubblica nella sua unità, dun-que, rispetto e osservanza dellaCostituzione, fedeltà ai principifondamentali del nostro vivereinsieme. Ma persino chi esercitapubbliche funzioni disprezzaquesto elementare dovere: sen-za conseguenza alcuna? Tantopiù che (comma 2) : “I cittadinicui sono affidate funzioni pub-bliche hanno il dovere di adem-pierle con disciplina e onore,prestando giuramento nei casistabiliti dalla legge”. Disporreimmunità per chi pretende diesercitare pubbliche funzionisenza dignità e senza onore (ad-dirittura evitando il giudizio sueventuali reati) può essere costi-tuzionalmente consentito? E, in-fine, neppure il giuramento perloro ha peso? Si chiude così laprima parte della Costituzione,che, si ripeteva, a differenza del-la seconda non dev’essere cam-biata. Ha senso distinguere ledue parti, quasi fossero indipen-denti? Qualsiasi organizzazio-ne, non solo lo Stato, si modellasugli obiettivi: la seconda è infunzione della prima. “Riser vadi legge” e “riserva di giurisdi-zione”, ad esempio, stanno a ga-ranzie di libertà e diritti (art. 13ss.): solo la legge può limitarli invia generale, solo l’atto di un giu-dice nel concreto di un caso, va-

Una patrimoniale per ridurre il debito

SECONDO TEMPO

Le due faccedella cittadinanzademocratica,indispensabilientrambee strettamentecollegate: senzai doveri nonpotrebbero esisterenon solo i diritti,ma lo stesso Stato

di Marcello Degni

La riforma del Patto di Stabilità europeo in discus-sione rende sempre più rilevante il parametro deldebito pubblico. Anche in La principale chiave dilettura della manovra è proprio quella internazio-

nale. Il tempo che il ministro Guido Carli aveva, conlungimiranza, conquistato per il nostro Paese, è scadu-to. Il debito pubblico pesa come un macigno sui mar-

gini d’azione della po-litica economica italia-na. Le previsioni sonomolto chiare: nel 2009il livello è stato pari al115,8 per cento del Pil,salirà al 118,4 que-st’anno, per raggiun-gere il 119,6 nel 2012(stime Ruef). Il fatico-so percorso di riduzio-ne, avviato nel 1994 eproseguito con alternevicende fino ad oggiappare completamen-te vanificato. Magraconsolazione: rispettoal 1994, anche la mediadell’area euro è cre-sciuta dal 60 al 78 percento del 2009. In que-

sto caso il mal comune non è mezzo gaudio, anzi si creail rischio di un eccesso di offerta sul mercato dei titoli.Se le entrate non riescono a coprire tutte le spese, per laquota residua si ricorre all’indebitamento, cercando fi-nanziatori. Lo Stato, la Regione e l’ente locale chiedonoin prestito al mercato (cioè a famiglie, imprese, banche,fondi pensione...) ciò che manca per fronteggiare il fab-bisogno, dato dalla quota di pagamenti (inclusi i titoli inscadenza da rimborsare) in eccesso rispetto agli incassi.Solo lo Stato centrale deve piazzare ogni anno ben 500miliardi di titoli. Si produce debito pubblico per varieragioni: perché i fini sopravanzano sempre i mezzi (stra-bismo del decisore); perché indebitarsi per realizzareinvestimenti è, entro certi limiti, auspicabile poichéquesti produrranno maggiori redditi negli anni futuri;perché alcune voci di spesa tendono ad aumentare au-tomaticamente per ragioni strutturali (pensioni, sani-tà). A queste si aggiungono sprechi ed evasione fiscale,in Italia particolarmente elevati.Si può evitare il rimborso del debito pubblico? Nel No-vecento è successo, come conseguenza delle guerremondiali. È per questo che i tedeschi sono così attentialla stabilità finanziaria, avendo visto per ben due volte,nell’arco di 50 anni, azzerare completamente il valoredella propria moneta. In tempo di pace quasi nessunosostiene la possibilità di evitare il rimborso del debito.Per 100 anni nessuno presterebbe più nulla allo Statoinsolvente e la vita non sarebbe facile. Il mercato acquistai titoli di debito emessi dalle amministrazioni pubbliche,anche a lunga scadenza, con relativa facilità perché, oltre

al premio, è sicuro che queste, immuni dal fallimento,restituiranno il dovuto. La crisi greca ha incrinato questacertezza. Dopo il fallimento di grandi banche davanti alrisparmiatore si è affacciato anche lo spettro del fallimen-to degli Stati sovrani. È solo per cacciarlo che i ministri ditutta Europa sono accorsi al capezzale della Grecia. Oltrea riguadagnare la fiducia degli investitori, ridurre il de-bito servirebbe a risparmiare risorse da spendere altro-ve. Se il nostro debito fosse la metà di quello esistente(come dovrebbe e come vuole l’Europa), avremmo ognianno una somma dell’ordine di 35 miliardi di euro (10 inpiù della manovra appena varata) a disposizione per azio-ni di finanza pubblica. Una manovra finanziaria comequesta, indotta dalla pressione internazionale e resa ne-cessaria prevalentemente dall’eccessivo debito pubbli-co dell’Italia non considerare anche un prelievo sulla ric-chezza? È inspiegabile e controproducente, perché larende squilibrata ed iniqua. Ben diverso potrebbe essere,a parte il merito delle specifiche disposizioni, il giudiziocomplessivo di sindacati e opposizione se, a fianco deicapitoli di riduzione degli sprechi e del contrasto allaevasione, ci fosse la proposta già avanzata sul Fatto Quo-tidiano di una leggera imposta patrimoniale (3 per millesulla ricchezza detenuta dal primo decile della popola-zione non destinata ad attività produttive e ulteriore tas-sazione del 5 per cento sullo scudo fiscale). La manovrasarebbe più robusta, più equa e ci sarebbe spazio peragire sulla crescita, per dare al debito il colpo che ci vienerichiesto dall’E u ro p a .

*economista, presidente Centro studi regionale del Lazio

Una manovracome quellain discussionedovrebbe prevedereun prelievo sullaricchezza da usareper ridurrel’i n d e b i t a m e n t o,così da combinareil rigore contabilecon la crescita

gliati fatti e norme. La garanzia ènella natura degli organi cui è af-fidata la funzione: “Rappresen -t a t i vo ” il Parlamento, “indipen -dente” dal potere politico la ma-gistratura al fine di esprimeregiudizi imparziali. Modificarnela posizione (per il Parlamentogià alterata nella rappresentati-vità dalla legge elettorale) noninciderebbe sui diritti? Ormai,comunque, si parla apertamen-te di modificare principi e dirittifondamentali. Sta ai cittadiniche la Costituzione tutela farsentire la loro voce.

lIL FATTO di ENZOUn diplomatico straniero,che non ci amava, disse:“Le guerre non si sachi le vince, ma si sa che leperde chi è alleatocon gli italiani”. Un giudizioavventato, non perchémette in dubbiole nostrediscutibili virtùmilitari, maperché di solitonoi tendiamoa cambiarsocio inc or sod’opera.

Il ministro della Giustizia Angelino Alfano (FOTO EMBLEMA)

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Venerdì 18 giugno 2010 pagina 19

Furio Colombo A DOMANDA RISPONDO7

MAIL B OXIl Quirinale in silenziocome se nulla succedessePer fortuna che al Quirinale c’èchi ha il compito di ammonirechiunque parli “a vanvera”. Trat-tandosi del capo dello Stato, cioèil rappresentante di tutti e nondella sola maggioranza, si suppo-ne che bacchetti i “vanvera-lo -quenti” in modo equanime. Sisuppone pure, per conseguenza,che ove il capo dello Stato nonfavelli, non vi siano dichiarazionibiasimevoli che ledono lo spiritodella Costituzione, di cui lui è su-premo garante. Per cui, quandoBerlusconi definisce “un inferno”governare seguendo la Costitu-zione, se lui tace vuol dire che vatutto bene. Quando Berlusconidice che in Italia governano i pm,se lui tace va tutto bene. QuandoBerlusconi dice che non siamo unPaese civile, che siamo tutti spia-ti, se non sentiamo una rispostac-cia dal Colle, vuol dire che è tuttoa posto. Dobbiamo quindi dedur-re che siamo tutti spiati, che vi-viamo in un inferno e che non sia-mo un Paese civile. Ecco, su que-st’ultimo punto, in effetti, qual-che sospetto c’era venuto già.Alberto Antonetti

Tutti attaccano i giudici:il metodo di B. fa scuolaNon vi sarà sfuggito l’ultimo at-tacco di Berlusconi ai magistrati.questa volta a quelli de L’Aquila,del povero Rossini. Forse non cistupisce neanche più perché cisiamo abituati. Ma questo mododi fare pieno di grettezza e isteriasta contagiando il paese intero.Ora anche un gruppo di dirigentidell’Istituto Nazionale di Geofi-sica e Vulcanologia, ha iniziatouna campagna contro la magi-stratura, per via degli “avvisi di ga-ranzia” inviati alla CommissioneGrandi Rischi. Il magistrato haevidenziato più volte che è man-cata la necessaria informazioneper valutare un allarme che forsepoteva essere dato. C’erano tantidocumenti da conoscere e ricor-dare per valutare, e questo laCommissione non l’ha fatto. LaCommissione non ha ricordato illavoro di Barberi, non ha ricor-dato i lavori di Abruzzo Engenee-ring, e non ha valutato l’effetto diamplificazione noto nelle pubbli-cazioni internazionali di GaetanoDe Luca. Dunque l’Ingv ha inizia-to a inviare petizioni alla comu-nità scientifica internazionalecontro le indagini della magistra-tura. La lezione di Berlusconi èstata imparata in fretta: è impor-tante accusare la magistraturasubito ed evitare qualunque di-b a t t i m e n t o.Matteo Levi

Le bugie di Berlusconi:una farsa continuaDavanti alla platea della Con-fcommercio, Berlusconi ha volu-to far credere, più ai teleutentiche ai più smaliziati aderenti allaAssociazione di categoria che èstato lui a convincere Bush, il qua-le aveva improvvidamente lascia-to fallire la Lehman Brothers, astanziare 700 miliardi di dollari,ossia una cifra pari al 5% del Pilamericano. Che sia Silvio il veropresidente degli Stati Uniti e sia

stro della Fiat vuol dire che la si-tuazione per il lavoro in Italia ègrave, molto più di quanto ci han-no detto fino ad oggi. Al referen-dum i lavoratori saranno costret-ti ad accettare una proposta che listrozza. Gli operai di Pomiglianonon hanno alternative, e Mar-chionne dovrebbe considerareche il curriculum della maggiorparte delle persone che lavoranonello stabilimento non è di nes-sun interesse per nessuna azien-da europea. Lui sa che questo si-gnificherebbe mettere alla famemigliaia di lavoratori, in questoconsiste la sua forza di ricatto.Con questo contratto capestrola Fiat sta creando, d’accordo coni nostri pessimi governanti, unapripista per togliere o limitarefortemente il diritto di sciopero atutti i lavoratori italiani, facendoprecipitare i loro diritti a livelli daterzo mondo.Veronica O.

Diritto di ReplicaSignor Direttore, so bene che ilSuo giornale è nato con il fine isti-tuzionale di attaccare metodica-mente il presidente del ConsiglioSilvio Berlusconi. Non credo pe-rò che, per rivolgere quegli attac-chi, sia giusto travolgere la priva-cy mia e della mia famiglia con lapubblicazione di un articolo falso,tendenzioso e in malafede comequello comparso sul giornale del15 giugno con il titolo “Le mani diB. sull’oggetto del desiderio”. Seè infatti vero che la mia famiglia

custodisce e si prende cura da an-ni della “Conversione di Saulo”diMichelangelo Merisi detto Cara-vaggio, è invece privo di qualsiasifondamento che abbia intenzio-ne di vendere il dipinto in que-stione. Il presidente del Consi-glio (quello che Lei chiama SignorB.) non si è mai interessato all’ac -quisto del quadro, noi non abbia-mo nessuna intenzione di ven-derlo e non c’è stata alcuna trat-

tativa che ha interessato la “Con -versione di Saulo”. Forse, dopoaver letto l’astioso articolo diClaudia Colasanti dovrei sentir-mi in colpa perché, a Suo dire,possedere un Caravaggio è “unoschiaffo alla miseria”. Personal-mente credo invece che essersipresi cura del dipinto in tutti que-sti anni, averlo restaurato, a no-stre notevoli spese, non avernemai tratto profitto e, anzi, unavolta restaurato averlo messo adisposizione del pubblico roma-no e milanese, sia un privilegio maanche un dovere. Un dovere cheho assolto con tutto il mio impe-gno e che, quanto meno per l’ar -te di Caravaggio, avrebbe merita-to un’attenzione diversa dal gos-sip che anche oggi ha inquinato laprima pagina del suo giornale alfine di alimentare un odio socialeche considero pericoloso perme, la mia famiglia, e, più in ge-nerale, per il nostro Paese.Signora Nicoletta Odescalchi

Prendiamo atto della lettera dellasignora Odescalchi, a cuiconsigliamo però forti dosi dicamomilla. Infatti, come hannofatto anche altri organi diinformazione, ci siamo limitati adare notizia dell’i n t e re s s a m e n t odel presidente del Consiglio per ilgrande capolavoro. Siamo lieti chela signora Odescalchi se ne prendacura ma ci sembra cheun’animosità così smodatadovrebbe essere destinata a cosepiù importanti.

C aro Furio Colombo, spiegamiquesta stranezza. Secondo

Pietro Ichino, senatore Pd e grandeesperto di lavoro, è colpa delsindacato se tante aziende sono inbilico, tanti operai (ma ancheingegneri) sui tetti o in corteo etante proprietà sono cosìmisteriose che, alla resa dei continon si sa di chi siano. Vediamo dichiarire il concetto di questoillustre professore e senatore.Colpa dei sindacati perché sonotroppo forti o perché sono troppodeboli?

Maria Grazia

PER RISPONDERE si puòprocedere sperimentalmente, come in ogniseria prova scientifica. La prima cosa che hafatto John Kennedy, aprendo la campagnaper diventare presidente (quel presidente)degli Stati Uniti è stato di unire al suo“tic ket” Lyndon Johnson, un uomo pocokennediano, poco elegante ma con un fortelegame con i sindacati. A quel tempoAFL-CIO (la sigla del più grande sindacatooperaio americano) pesava molto e hacontato moltissimo, mentre il paese eracolpito da gravi e anche pericolosi delitti(John Kennedy, Martin Luther King, BobKennedy) nel mantenere il paese stabile eunito. Era il periodo in cui gli ospedaliamericani accettavano i non paganti (incambio ricevevano fondi dal governo federaleper la ricerca; era l’epoca d’oro dei Nobel

americani per la Medicina).Era anche l’epoca in cui chi si arruolavavolontario nell’esercito, dopo quattro annipoteva accedere gratuitamente alle grandiuniversità private americane (Yale,Harvard). Era l’epoca in cui praticamentetutti avevano l’assicurazione medica, e unalegge vietava lo sfratto o di aumentarel’affitto ai cittadini con più di 65 anni.Quando è diventato presidente RonaldReagan, il grande “i n n ov a t o re ” della destrad’affari, della destra politica, della destrafondamentalista, la sua prima iniziativa èstata di licenziare l’intero sindacato deicontrollori di volo, che comprendeva tutticoloro che svolgevano quel delicato lavoronegli Usa, e che aveva proclamato unosciopero per modificare lo stressante orariodi lavoro. Il gesto simbolico ha funzionato.L’impegno di colpire, limitare, denigrare, maanche privare di strumenti giuridici isindacati con pacchetti di nuove leggi, hafatto crollare la scuola pubblica, resoinaccessibile a milioni di americani il sistemasanitario, inasprito fino agli eccessi illustratida molti film i rapporti di lavoro e portato aun libero precipitare dei licenziamenti. Siaspetta ancora qualcuno che dimostri conun esempio, con una storia tratta dalla vita,che cosa si guadagna(e chi ci guadagna) da un sindacato debole eaccomodante pronto a sedersi a tutti i tavoli.

Furio Colombo - Il Fatto Quotidiano00193 Roma, via Orazio n. 10l e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL COLPEVOLEÈ IL SINDACATO

IL FATTO QUOTIDIANOvia Orazio n. 10 - 00193 Romal e t t e re @ i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

LA VIGNETTA

SECONDO TEMPO

L’abb o n at odel giorno

FRANCESCA

“Mi chiamo Francesca esono un’abbonata.Insieme al mio ragazzo ead altri due amici di Roma,appartengo alla schieradei cervelli fuggitidall’Italia (in Sudafrica!)per continuare acontribuire alla ricercascientifica. Inutile dire cheè una scelta che non sivive bene. Siamo stati allostadio di Città del Capoper tifare l’Italia e abbiamodecisodi‘m a n i fe s t a re ’lanostra‘condizione’ancheda là”.

Raccontati e manda una foto a:a bb o n a t o d e l g i o r n o @

i l f a t t o q u o t i d i a n o. i t

IL FATTO di ieri18 giugno 1815Nella infinita rilettura di Waterloo, spuntano dettagliinediti. Ci fu lo zampino del vulcano Tambora, illustreantenato di quello islandese dei giorni nostri, dietro lamadre di tutte le sconfitte. Sì, perché pare proprio chefurono gli effetti della nube di cenere prodotta dallaterribile eruzione del vulcano indonesiano, asconvolgere, in quell’alba fatale del 18 giugno 1815, ipiani tattici di Napoleone, costretto, dal terreno fradicioper le inattese e torrenziali piogge, a rinunciare alla suaarma decisiva, l’artiglieria pesante. Un imprevistodestinato a non turbare il Duca di Wellington, ma adallungare la lunga teoria dei “se”, fioriti attorno aWaterloo. Se l’Armée avesse anticipato l’attacco iniziale,se il marchese di Grouchy fosse riuscito a bloccare irinforzi prussiani del maresciallo Blucher, se il conted’Erlon e il maresciallo Ney avessero coordinato l’azionedella cavalleria e della fanteria, se il vulcano… La storiad’Europa sarebbe cambiata, i Borboni non sarebberotornati, la Santa Alleanza non sarebbe nata.Fanta-retrospettive che aprono a dissertazionigeopolitiche ricorrenti. Sicuramente di Waterloo resta ilcanto del cigno, il destino di un uomo destinato allasc onf itta.

Giovanna Gabrielli

solo part-time primo ministroitaliano? Non più di 2 giorni fa lostesso premier italiano lamenta-va la propria incapacità a decide-re e la propria impotenza, dicen-do che lui non conta nulla e chenon ha potere. Addirittura si èdemagogicamente discolpatodalla recente e necessaria mano-vra correttiva (1,6 per cento delPIL italiano in 2 anni) dicendo chelui non l’aveva neppure voluta fa-re ma l’Europa lo chiedeva. Sic-ché può promuovere spese per il

5 per cento del Pil Usa, ma nonpuò impedire, decidere o averevoci in capitolo sull’1,6 per centodel Pil italiano. Siamo al parossi-smo più totale, illogico e, per dipiù, creduto dagli italiani!Andrea Chiappini

Il ricatto della Fiate i diritti di chi lavoraSe persino la Cgil e Veltroni sol-lecitano gli operai di Pomiglianoad accettare il contratto cape-

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