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IL GIARDINO ZEN NEL PARCO DELLA GARBATELLA Il Parco della Garbatella si trova nella zona Sud di Roma e fiancheggia la via Cristoforo Colombo, una strada di grande traffico che collega il centro della città con il quartiere direzionale Eur. Il Parco ha una storia lunga e sofferta. Circa 60 anni fa l’area era occupata da un concessionario, che la usava come deposito delle auto nuove in attesa della vendita. Per evitare che le macchine si sporcassero con la terra e il fango, fece stendere uno strato di cemento su tutta l’area, che alla scadenza della concessione non è stato rimosso. Successivamente l’area è stata praticamente abbandonata per molti anni, salvo la sporadica e temporanea occupazione di qualche circo di passaggio, in genere durante il periodo natalizio. Per livellare il suolo sotto il tendone principale ogni circo ha fatto portare e spandere a terra camion e camion di ghiaia, ghiaia che ovviamente è rimasta quando il circo toglieva le tende. La posizione vicino alla via Cristoforo Colombo rendeva l’area particolarmente interessante e appetibile per iniziative edilizie e commerciali. Tra i vari progetti che sono stati ideati nel tempo c’era un parcheggio per i visitatori della vicina Fiera di Roma, ma fortunatamente la Fiera è stata trasferita da un’altra parte e la necessità del parcheggio è venuta meno. Altri progetti prevedevano la costruzione di un centro commerciale o di uffici pubblici. A questi progetti si è opposta la cittadinanza del quartiere, in particolar modo il Circolo Legambiente Garbatella, che ha lottato affinché questa vasto terreno restasse un parco pubblico e un’area verde. A gennaio 2011 l’area si presentava così: uno spazio vuoto, coperto da strati di ghiaia, dove spuntava qua e la qualche alberello piantato negli anni da Legambiente. Su un lato del Parco alcuni abitanti del quartiere stavano organizzandosi per realizzare degli Orti Urbani, anche questa una delle iniziative promosse da Legambiente. Nella Foto l’angolo scelto per il giardino giapponese: il bandone di ferro che si vede sul fondo lo nascondeva agli occhi dei passanti e, quindi, era diventato una discarica di rifiuti, vetri,

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IL GIARDINO ZEN NEL PARCO DELLA GARBATELLA

Il Parco della Garbatella si trova nella zona Sud di Roma e fiancheggia la via Cristoforo Colombo, una strada di grande traffico che collega il centro della città con il quartiere direzionale Eur. Il Parco ha una storia lunga e sofferta. Circa 60 anni fa l’area era occupata da un concessionario, che la usava come deposito delle auto nuove in attesa della vendita. Per evitare che le macchine si sporcassero con la terra e il fango, fece stendere uno strato di cemento su tutta l’area, che alla scadenza della concessione non è stato rimosso. Successivamente l’area è stata praticamente abbandonata per molti anni, salvo la sporadica e temporanea occupazione di qualche circo di passaggio, in genere durante il periodo natalizio. Per livellare il suolo sotto il tendone principale ogni circo ha fatto portare e spandere a terra camion e camion di ghiaia, ghiaia che ovviamente è rimasta quando il circo toglieva le tende. La posizione vicino alla via Cristoforo Colombo rendeva l’area particolarmente interessante e appetibile per iniziative edilizie e commerciali. Tra i vari progetti che sono stati ideati nel tempo c’era un parcheggio per i visitatori della vicina Fiera di Roma, ma fortunatamente la Fiera è stata trasferita da un’altra parte e la necessità del parcheggio è venuta meno. Altri progetti prevedevano la costruzione di un centro commerciale o di uffici pubblici. A questi progetti si è opposta la cittadinanza del quartiere, in particolar modo il Circolo Legambiente Garbatella, che ha lottato affinché questa vasto terreno restasse un parco pubblico e un’area verde. A gennaio 2011 l’area si presentava così: uno spazio vuoto, coperto da strati di ghiaia, dove spuntava qua e la qualche alberello piantato negli anni da Legambiente. Su un lato del Parco alcuni abitanti del quartiere stavano organizzandosi per realizzare degli Orti Urbani, anche questa una delle iniziative promosse da Legambiente.

Nella Foto l’angolo scelto per il giardino giapponese: il bandone di ferro che si vede sul fondo lo nascondeva agli occhi dei passanti e, quindi, era diventato una discarica di rifiuti, vetri,

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escrementi e siringhe. In effetti era proprio un posto brutto e ci ho messo molto tempo ad ideare il progetto del giardino. C’erano, infatti, una serie di problemi da tenere in conto: 1. Non c’era la possibilità di collegarsi a un quadro elettrico; quindi non si sarebbero

potuti utilizzare strumenti e apparecchiature alimentate elettricamente. L’acqua poteva essere presa da una fontanella appena fuori del parco, con un tubo di gomma infilato nel nasone, e questo era il sistema utilizzato dagli orti urbani per riempire, di notte, alcuni serbatoi.

2. La presenza dello strato di cemento condizionava la scelta di piantare alberi, perché ogni albero da piantare voleva dire un buco da scavare nel cemento, spaccandolo con picconi e pale.

3. L’area è sempre accessibile, di giorno come di notte, e, quindi, non era opportuno inserire nel giardino elementi troppo belli o costosi, per scoraggiare furti e atti di vandalismo.

4. Anche l’aspetto della manutenzione doveva essere tenuto in conto, in quanto tutta basata su un volontariato con limitate conoscenze specifiche.

5. Questi erano i principali problemi da risolvere per fare un qualsiasi giardino in quel posto, ma un giardino giapponese presentava anche un altro problema: i giardini giapponesi sono principalmente giardini contemplativi, progettati e costruiti per essere guardati da un preciso punto di vista, in genere da una veranda o dall’interno di una stanza della casa tradizionale giapponese, ma qui non c’era nessuna costruzione che potesse servire da punto di vista privilegiato, anzi, trattandosi di un terreno aperto, ci potevano essere contemporaneamente più punti di visione.

Ho pensato a lungo su che tipo di giardino giapponese fare e su come progettarlo. Vista la carenza di acqua e la presenza dello strato di cemento ho scelto lo stile dei giardini aridi, più noti come giardini zen, che prevedono pochi alberi, al limite nessuno. Inoltre, dato che in questo tipo di giardini ci sono ampi spazi piani coperti da brecciolino rastrellato, la presenza dello strato di cemento veniva utile per impedire, o almeno limitare il crescere di erbe spontanee nel giardino. Il problema della molteplicità dei punti di visione doveva essere risolto a livello della progettazione. A forza di pensarci alla fine ho trovato la soluzione. Ho disegnato un rettangolo incorniciato e l’ho diviso in due parti con una linea diagonale, che crea due trapezi contrapposti: la forma del trapezio, che è una figura asimmetrica, spezza la regolarità simmetrica del rettandolo e questo gioco di simmetrie e asimmetrie si ripropone da tutti e quattro i possibili punti di vista.

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Proseguendo nella progettazione ho continuato a giocare sui contrasti: • In un angolo del trapezio, su una base erbosa sempreverde inframmezzata da alcune

rocce scure, ho immaginato di piantare un albero ceduo, un acero giapponese, con le foglie verdi che d’autunno diventano rosse e poi cadono lasciandolo completamente spoglio.

• Nell’angolo specularmente opposto ho messo un albero sempreverde, un ulivo, su una base arida di sassi chiari.

• Nel vuoto del trapezio con l’ulivo ho previsto alcune rocce chiare, mentre quelle nell’altro trapezio sarebbero state scure.

• Un letto di brecciolino scuro avrebbe fatto da fondo alle rocce chiare e, viceversa, un brecciolino chiaro avrebbe coperto il trapezio con le rocce scure.

• Anche la cornice del rettangolo presenta elementi di contrasto: è riempita di ciottoli scuri in corrispondenza del brecciolino chiaro e di ciottoli chiari dove il brecciolino è scuro.

Preparato il progetto si è passati alla fase di realizzazione. Per prima cosa è stato sostituito il bandone con una rete, in modo che il giardino fosse visibile dalla strada. Parallelamente è stato ripulito il terreno con l’aiuto degli scout del gruppo Roma 51. Delineata l’area del giardino sono state scavate nel cemento le buche in corrispondenza dei punti dove si sarebbero piantati gli alberi.

Per il livellamento della cornice e la sua costruzione è stato necessario l’intervento dei muratori e, alla fine, sono stati piantati i due alberelli e l’erba sotto l’acero. La ricerca dei materiali e delle piante ha portato via molto tempo, specialmente l’ulivo, perché nei vivai si trovano in abbondanza piante con un tronco centrale, diritto e spoglio, alto circa un metro, e con

una corona di rami in cima, mentre io cercavo una pianta ramificata anche in basso, come un cespuglio. Sul terreno da coprire col brecciolino è stato steso un telo di pacciamatura, ad ulteriore protezione contro lo sviluppo di erbacce

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spontanee, e i volontari di Legambiente Garbatella hanno dato una mano a stendere il brecciolino nelle due porzioni di giardino. Con l’arrivo dei ciottoli per la cornice ho cominciato a fare le prove di disposizione delle rocce e di rastrellatura, in attesa che arrivasse un po’ di terra buona da spargere intorno al rettangolo centrale, per creare una ulteriore cornice esterna di prato verde. Il giardino è stato poi delimitato da una bassa e leggera rete di recinzione e si è giunti così al giorno dell’inaugurazione, il 29 ottobre 2011. L’ultima cosa che è stata fatta, proprio due giorni prima dell’inaugurazione, è stata la ripittura del bandone di fondo, perché si temeva l’inopportuno intervento di qualche writer alla disperata ricerca di una superficie pulita dove esprimere il suo estro artistico.

Il 29 ottobre 2011, giorno dell’inaugurazione, erano presenti circa 200 persone e anche alcuni esponenti politici del Municipio, del Comune e della Regione Lazio.

L’undici marzo 2011 il Giappone è stato devastato da un violento terremoto, seguito da un terribile tsunami: è stato, quindi, deciso di dedicare il giardino alle vittime di questo tragico evento, con una targa, e una signora giapponese ha cantato una canzone di ringraziamento .

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I vegetali presenti nel giardino sono: • Acer Palmatum Orido-Nishiki • Olea Mediterranea • Convallaria Japonica (sotto l’acero) • Dycondra Repens (nel prato intorno all’inaugurazione, ma oggi il prato è composto da una grande varietà di erbe spontanee) Fin da subito il giardino è diventato un posto frequentato, dove restare a riposare su una panchina o a meditare seduti in posizione zen. Qualche volta è venuta una ragazza a suonare il violino davanti al giardino per alcuni minuti e poi andava via. Con tempo gli alberi sono cresciuti; davanti al giardino è stata innalzata la struttura di un gazebo, sulla quale si inerpicano i rami di due glicini; di fianco è stato realizzato un piccolo roseto. Ogni anno viene un giardiniere esperto di bonsai a potare l’acero e l’ulivo per controllarne la crescita e

dare alle piante una forma aggraziata. Lo schema della rastrellatura è stato cambiato rispetto a quello iniziale. Potrei cambiarlo ancora, ma questo comporta la progettazione e costruzione di un rastrello specifico per lo schema ideato. Infatti i rastrelli che si vendono nei vivai e nei negozi di giardinaggio non sono adatti, in quanto hanno i denti troppo corti e ravvicinati e sono tutti più o meno uguali. I rastrelli usati in questo giardino sono mostrati nella foto Il giardino è molto rispettato dalla popolazione; anche se è sempre accessibile e aperto a tutti non ci sono stati atti di vandalismo e continua ad essere un posto piacevole per i frequentatori del Parco della Garbatella.

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