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ISBN EDIZIONI | SPECIAL BOOKS N. 16 | 384 PAGINE Dopo l’impatto con la Grande Pietra, la vita sulla Ter- ra è quasi completamente scomparsa. Ma in una valle remota, le Sorelle di Selene hanno ricreato un angolo di civiltà: sono le donne, dedite al culto della luna, a gover- nare il villaggio, mentre gli uomini sbrigano i lavori di fatica come cacciare e macinare il grano. La luna, però, con la sua orbita che ogni settima notte si avvicina pericolosamente alla Terra, minaccia il villaggio: le adepte devono offrirle continui sacrifici per far sì che rimanga al suo posto in cielo. Tra le so- relle più giovani c’è la dodicenne Aurora, la Scriba della chie- sa, il cui compito è scrivere e riscrivere il nome della dea, in un’infinita preghiera di inchiostro. A mettere in discussione le sue certezze è l’arrivo di Willa: sfacciata e mascolina, la nuova sorella è destinata a sconvolgere l’equilibrio della comunità… Quello che avete in mano è il diario di Aurora: il libro segreto delle cose sacre.

Il libro segreto delle cose sacre

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L'estratto dal nuovo libro di Torsten Krol

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I S B N E D I Z I O N I | S P E C I A L B O O K S N . 1 6 | 3 8 4 P A G I N EQueste parole non sono scritte per sacro dovere come le altre, ma soltanto per me. Se oggi non fossero arrivati i mercanti, avrei avuto troppa paura di fare una cosa del

genere e ora non sarei qui a scrivere queste cose. A fi ne giornata devo portare il mio libro dei nomi a sorella Ursula, così lei può contare quante volte ho scritto il nome di nostra signora Selene e scrivere un numero nel suo libro dei numeri, che si va ad ag-giungere alla lista di numeri di cui è responsabile. Sorella Ursula è la custode dei libri dei numeri: pile e pile di libri che risalgono fi no all’inizio dei tempi. Tutti i libri dei nomi sono custoditi nella stanza dei nomi, dove lavoro io, e tutti i libri dei numeri che ten-gono il conto dei nomi sono custoditi nella stanza dei numeri. Le due stanze sono ai lati opposti dell’ospizio. C’è chi dice che i morenti portati all’ospizio sono in grado di sentire il potere dei nomi che fuoriesce dalla stanza dei nomi e che questo allevia il dolore della morte. A volte sorella Luka permette ai morenti di tenere in mano un libro dei nomi come conforto e questo facili-ta loro le cose. Lo so perché l’ho visto con i miei occhi. Quando verrà la mia ora, chiederò anch’io un libro dei nomi, magari uno di quelli che ho scritto da bambina, e lo stringerò al petto, come fanno loro prima di avviarsi dolcemente verso quel posto che è la morte. Sempre che nel frattempo la luna non ci sia crollata addos-so distruggendoci tutti. Ma non lo farà e anzi non bisognerebbe nemmeno pensare una cosa del genere, perché tutto questo scri-vere il nome di Selene serve proprio a far sì che la luna continui a girare intorno alla Terra, a volte più vicina, a volte più lontana. Comunque ritorna sempre, ed è per questo che arrivano i luna-moti, quando Selene riempie il cielo.

QQQQgenere e ora non sarei qui a scrivere queste cose. A fi ne giornata Qgenere e ora non sarei qui a scrivere queste cose. A fi ne giornata Qgenere e ora non sarei qui a scrivere queste cose. A fi ne giornata QQQgenere e ora non sarei qui a scrivere queste cose. A fi ne giornata Q

Cosa accadrebbe se la nostra società fosse controllata dalle donne?Un mondo straordinarioraccontato da una bambina.Semplice e disarmante.

TORSTEN KROL IL LIBRO SEGRETO DELLE COSE SACRE

16

€ 16,90

Dopo l’impatto con la Grande Pietra, la vita sulla Ter-ra è quasi completamente scomparsa. Ma in una valle

remota, le Sorelle di Selene hanno ricreato un angolo di civiltà: sono le donne, dedite al culto della luna, a gover-

nare il villaggio, mentre gli uomini sbrigano i lavori di fatica come cacciare e macinare il grano. La luna, però, con la sua orbita che ogni settima notte si avvicina pericolosamente alla Terra, minaccia il villaggio: le adepte devono off rirle continui sacrifi ci per far sì che rimanga al suo posto in cielo. Tra le so-relle più giovani c’è la dodicenne Aurora, la Scriba della chie-sa, il cui compito è scrivere e riscrivere il nome della dea, in un’infi nita preghiera di inchiostro. A mettere in discussione le sue certezze è l’arrivo di Willa: sfacciata e mascolina, la nuova sorella è destinata a sconvolgere l’equilibrio della comunità…

Quello che avete in mano è il diario di Aurora: il libro segreto delle cose sacre.

Dopo l’impatto con la Grande Pietra, la vita sulla Ter-ra è quasi completamente scomparsa. Ma in una valle

remota, le Sorelle di Selene hanno ricreato un angolo di civiltà: sono le donne, dedite al culto della luna, a gover-

nare il villaggio, mentre gli uomini sbrigano i lavori di fatica come cacciare e macinare il grano. La luna, però, con la sua orbita che ogni settima notte si avvicina pericolosamente alla Terra, minaccia il villaggio: le adepte devono off rirle continui sacrifi ci per far sì che rimanga al suo posto in cielo. Tra le so-relle più giovani c’è la dodicenne Aurora, la Scriba della chie-sa, il cui compito è scrivere e riscrivere il nome della dea, in un’infi nita preghiera di inchiostro. A mettere in discussione le sue certezze è l’arrivo di Willa: sfacciata e mascolina, la nuova sorella è destinata a sconvolgere l’equilibrio della comunità…

Quello che avete in mano è il diario di Aurora: il libro segreto delle cose sacre.

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Torsten Krol è autore di due prece-denti romanzi, pubblicati in Italia da Isbn Edizioni: Callisto (selezione Pre-mio Bancarella 2008) e Gli uomini del-fino (2009). Nessun editore, agente o lettore lo ha mai visto in volto. Si dice viva in Australia, ma la sua identità rimane ignota.

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Isbn Edizionivia Sirtori, 420129 Milano

Direzione editoriale: Massimo CoppolaEditor: Mario BonaldiRedazione: Matteo Alfonsi, Antonio Benforte, Linda Fava, Claudio PanzavoltaDiritti e redazione: Sara SedehiComunicazione: Valentina Ferrara, Giulia OsnaghiGrafica: Alice Beniero

Copyright © Torsten Krol, 2012First published in Great Britain in 2012 by Corvus, an imprint of Atlantic Books Ltd.

© Isbn Edizioni S.r.l., Milano 2012

Titolo originale: The Secret Book of Sacred Things

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special books | isbn edizioni

TORSTEN KROL

Il libro segretodelle cose sacre

Romanzo

Traduzione Enrico Monti

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Oggi sono tornati i mercanti dal mare. L’anno scorso non erano potuti venire perché un lunamoto aveva fatto crollare il passo di montagna che usavano da sempre per arrivare da noi, bloccando il sentiero. Quello è stato un brutto anno per tutti. Noi siamo rimasti senza pesce sotto sale e senza sale per conser-vare la nostra carne, e i mercanti sono rimasti senza carne da riportare alle loro case in riva al mare. Sic-come non avevamo sale da dare alle bestie, abbiamo dovuto lasciarle andare in cerca di sale naturale nei boschi e questa cosa non ci piace per via dei lupi. Ab-biamo perso tre vitelli e due mucche e ci è mancato anche il pesce, che è sempre una buona alternativa a manzo e capre. In più, lo stesso lunamoto che ha distrutto il sentiero ha fatto anche tornare il tempo strano, portando un sacco di pioggia che ha finito per rovinare parte dei campi di mais e darci il peggiore raccolto di grano che si ricordi. E poi ci sono stati un sacco di bagliori notturni, quelli che la gente un tem-po chiamava aurore. Conosco questa antica parola perché il mio nome viene da lì, anche se tutti mi chia-

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mano Rory, che un tempo era un nome da ragazzo – mi ha detto sorella Luka – ma nella nostra valle non ci sono ragazzi con quel nome. Io sono l’unica.

È stato davvero un brutto anno, con tutte queste cose che sono successe, ma oggi quando sono arrivati i mercanti c’è stata una grande festa ed è venuta an-che la gente dai campi più lontani per salutare loro e i loro cavalli. Abbiamo meno carne da scambiare per via dei lupi, e abbiamo macellato meno bestie del soli-to quando ha cominciato a fare freddo, perché nessu-no sapeva se i mercanti sarebbero venuti quest’anno, ma poi sono arrivati e ora tutti sono contenti. Io mi sono dovuta allontanare dal campo dei mercanti per venire a fare le mie parole di oggi, ma le ho fatte in fretta, senza per questo trascurare la calligrafia, che è sempre importante nelle parole, e poi ho fatto una cosa a cui pensavo da un po’. La cosa a cui pensavo era che sarebbe bello scrivere qualcosa di diverso dal soli-to, qualcosa di soltanto mio, e così, dopo avere finito le mie parole, ho preso il libro più vecchio, quello con le pagine più gialle e a cui ne mancano la metà, e ho cominciato a scriverci sopra.

La stanza dei nomi è piena di libri del genere. Quel-lo su cui scrivo da un anno porta scritto Contabilità sulla copertina. Sorella Luka mi ha detto che era una cosa importante nel vecchio-mondo-lontano-lonta-no, ma oggi nessuno sa più cosa voglia dire. Quindi ho preso un altro libro di contabilità a cui mancavano la metà delle pagine per scriverci dentro cose che non

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hanno niente a che vedere con il compito importan-tissimo di scrivere il nome di Selene, che ci protegge ora e per sempre da catastrofi e sofferenze. Scrivo il suo nome più e più volte finché la mano non ce la fa più e allora devo riposarmi un po’, prima di poter ri-prendere in mano la piuma d’aquila e ricominciare a scrivere. Solo che questa volta non scrivo il nome di Selene, ma altre cose. È stata l’emozione per l’arrivo dei mercanti dopo tutto questo tempo a spingermi a fare quello che sto facendo, cioè cominciare a scrivere un libro segreto con le mie parole dentro.

Queste parole non sono scritte per sacro dovere come le altre, ma soltanto per me. Se oggi non fos-sero arrivati i mercanti, avrei avuto troppa paura di fare una cosa del genere e ora non sarei qui a scrivere queste cose. A fine giornata devo portare il mio libro dei nomi a sorella Ursula, così lei può contare quan-te volte ho scritto il nome di nostra signora Selene e scrivere un numero nel suo libro dei numeri, che si va ad aggiungere alla lista di numeri di cui è responsabi-le. Sorella Ursula è la custode dei libri dei numeri: pile e pile di libri che risalgono fino all’inizio dei tempi. Tutti i libri dei nomi sono custoditi nella stanza dei nomi, dove lavoro io, e tutti i libri dei numeri che ten-gono il conto dei nomi sono custoditi nella stanza dei numeri. Le due stanze sono ai lati opposti dell’ospi-zio. C’è chi dice che i morenti portati all’ospizio sono in grado di sentire il potere dei nomi che fuoriesce dalla stanza dei nomi e che questo allevia il dolore

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della morte. A volte sorella Luka permette ai morenti di tenere in mano un libro dei nomi come conforto e questo facilita loro le cose. Lo so perché l’ho visto con i miei occhi. Quando verrà la mia ora, chiederò anch’io un libro dei nomi, magari uno di quelli che ho scritto da bambina, e lo stringerò al petto, come fan-no loro prima di avviarsi dolcemente verso quel posto che è la morte. Sempre che nel frattempo la luna non ci sia crollata addosso distruggendoci tutti. Ma non lo farà e anzi non bisognerebbe nemmeno pensa-re una cosa del genere, perché tutto questo scrivere il nome di Selene serve proprio a far sì che la luna continui a girare intorno alla Terra, a volte più vicina, a volte più lontana. Comunque ritorna sempre, ed è per questo che arrivano i lunamoti, quando Selene riempie il cielo.

Mi sento in colpa mentre scrivo, perché non ho chiesto il permesso per questa scrittura segreta, ma oggi ho già raggiunto la mia quota di Selene, quin-di sorella Ursula non sospetterà niente. Magari fra un po’ il senso di colpa sparirà se non mi scoprono. Il libro segreto deve stare nascosto nella stanza dei nomi e non uscire mai da qui, per non rischiare che qualcuno lo trovi. Lo infilerò sotto una pila di altri libri dei nomi vuoti e nessuno lo verrà mai a sapere. Probabilmente poi sorella Luka mi darebbe una pu-nizione lieve, perché sono la Scriba. Solo una persona può esserlo e io lo sarò fino alla morte, poi sceglieran-no qualcun’altra per scrivere senza sosta il nome di

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Selene e tenere la luna al suo posto in cielo. Quindi quello della Scriba è un lavoro importante e chi fa un lavoro importante viene trattato in maniera un po’ diversa dagli altri. E in fondo non c’è niente di male nello scrivere quello che penso. Conosco tutte le paro-le che bisogna conoscere, per cui scriverne qualcuna al di là del nome di Selene non credo sia un male, ma terrò questa considerazione per me. Il mio ruolo di Scriba diventerà ancora più importante quando avrò le prime perdite di sangue e diventerò donna. Non c’è nulla di più importante e quando succederà, nella chiesa festeggeranno tutte, tutte le donne, e anch’io finalmente sarò una di loro. Essere donna è la cosa più bella del mondo e presto toccherà anche a me.

Lo spiazzo dove si radunano i mercanti è dentro il villaggio, troppo lontano da qui per poterli sentire. Sono tutti contenti ora che abbiamo di nuovo pesce e sale. Nessuno di noi è mai stato al mare-lontano-lontano, che a sentire i mercanti è molto difficile da raggiungere. Non hanno mai trovato nessun altro con cui scambiare i loro prodotti, in mezzo alle mon-tagne, né lungo la riva del grande mare – quella che loro chiamano la costa – per cui ci sono solo questi due posti abitati e un bel po’ di montagne in mezzo. Sorella Briony mi ha detto che c’erano altri posti e altra gente nel vecchio mondo, ma sono stati tutti distrutti perché veneravano cose che non erano fat-te per essere venerate, cose di poca importanza che ora non esistono più e tanto meglio così, dice sorella

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Briony. Ora ci occupiamo solo delle cose che sono ve-ramente importanti, come coltivare ortaggi da man-giare e pregare Selene, che è poi il motivo per cui la nostra valle è stata risparmiata. Le ho chiesto perché sono stati risparmiati anche i mercanti di sale e pesce e il loro villaggio vicino al mare, e lei mi ha spiegato che sono stati salvati in modo da poterci portare sale e pesce. Potremmo anche sopravvivere senza pesce, ma non senza sale. Il pesce è un di più, così come la nostra carne è un di più per la gente del mare, ma loro non pregano Selene, bensì un pesce gigante – dice sorella Briony – che una volta all’anno passa vicino al loro villaggio, un pesce così grande che potrebbe schiacciare tutto il nostro villaggio. La gente del mare non è cattiva, solo ignorante, e noi non dobbiamo disprezzarli, perché alla fine fanno tanta strada ogni anno per portarci quello di cui abbiamo bisogno. Ma io non mi metto mai a discutere con loro di Selene e del lavoro importante che facciamo qui perché non capirebbero mai e anzi potrebbero perfino prenderse-la perché non adoriamo il loro pesce gigante. Quindi siamo sempre gentili con i mercanti del mare, ma con loro non parliamo d’altro che di carne, sale e pesce. Le stesse casse di legno vanno e vengono da un anno all’altro, a eccezione dell’anno scorso, e sarà così per sempre, finché le nostre preghiere terranno Selene in cielo. Per questo i mercanti ci sono debitori senza saperlo, ed è giusto che sia così.

Le donne non hanno molto a che fare con loro

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perché i mercanti sono tutti uomini. Sono i nostri uomini a occuparsi degli scambi, pesce sotto sale in cambio di carne sotto sale, e a condividere con i mer-canti caraffe di sidro ricavato dalle nostre mele, così tutti sono contenti. È stato così dal tempo dei nonni dei nonni dei nostri nonni. Se non era la maniera giu-sta di fare le cose, saremmo stati puniti com’è stata punita la gente del vecchio mondo per aver trascurato le cose semplici, le cose importanti. Noi non faremo mai lo stesso errore, ed è proprio perché facciamo quello che facciamo, qui alla chiesa, che i mercanti sono a loro volta al sicuro dalla catastrofe, anche se loro questo non lo sanno, come ho detto. Noi donne siamo responsabili per il mondo intero, cioè per Sele-ne sopra di noi e per la Terra sotto di noi. Ci troviamo tra due cose che potrebbero polverizzarci se decides-sero di andare una contro l’altra, quindi le teniamo separate. Tutto questo è semplice da spiegare tra di noi e le cose semplici sono le migliori.

Dedicherò queste pagine a Selene. In questo modo so di fare una cosa buona, dal momento che tutte le cose fatte nel nome di nostra signora sono buone. Sento alcune delle sorelle più piccole che corrono sotto la mia finestra, che ha tre vetri e un’asse di le-gno, o meglio un’assicella tagliata di misura e infilata al posto del vetro che si è rotto prima ancora che io nascessi. Siccome non abbiamo modo di sapere come facevano a costruire il vetro nel vecchio mondo, dob-biamo fare molta attenzione a tutti i vetri che ci resta-

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no, anche se ormai sono ingialliti come le pagine dei nostri vecchi libri di contabilità. Nella maggior parte delle stanze ci sono delle imposte di legno che vengo-no aperte la mattina e chiuse la sera, anche durante la bella stagione. Una notte che faceva molto caldo, un contadino ha lasciato la finestra aperta ed è entrato un puma che gli ha portato via il bambino. Era solo un maschio, d’accordo, ma da allora nessuno lascia più le finestre aperte dopo il calar del sole. Gli uomini hanno cominciato a usare Sol come loro «oggetto di venerazione», come dice sorella Luka, perché hanno bisogno di qualcosa che sia soltanto loro per distin-guersi dagli affari seri di noi donne, proprio come i mercanti hanno il pesce gigante che li va a trovare una volta l’anno, e che loro chiamano Rombo. I mercanti hanno Rombo e gli uomini della valle hanno Sol, che scalda i germogli nella terra per farli crescere e darci il grano per il pane e le mele e le more e così via.

Ho sentito dire che gli uomini credono che do-vremmo rivolgere le nostre preghiere a Sol, dato che lui se ne sta lontano lontano e non minaccia di schiacciarci come fa Selene, ma anche Sol è strano a modo suo, nel senso che la sua traiettoria nel cielo sembra spostarsi leggermente di lato, specie dopo che un lunamoto fa tremare un po’ la Terra, quando Selene ci passa vicina. Secondo i mercanti, quando Selene è vicina fa alzare il mare fino a sommergere la Terra, per cui hanno costruito il loro villaggio un po’ distante dalla riva e quando il mare si alza, anche

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le montagne si agitano e scricchiolano e i mercanti dicono che è l’acqua sottoterra a spostare il loro peso enorme, e ogni volta che Selene passa vicino alla Ter-ra, cioè durante la settima notte di Selene, la Terra si allontana un po’ da Sol ed è per questo che la sua traiettoria cambia ogni volta e un giorno potrebbe non alzarsi più a riscaldare la Terra. Per colpa di Se-lene, secondo i mercanti. I nostri uomini non osereb-bero mai dire una cosa del genere a voce alta, anche se magari la pensano. Sappiamo che si intendono con i mercanti perché a volte le mogli riferiscono a sorella Luka quello che sentono dire dai loro mariti, ma solo quando le trattano male, e questo li trattiene dal farlo. Nessun uomo ha voglia di incappare nelle ire di sorella Luka, che solo con un’occhiata riesce a fargli capire che rischiano guai grossi, persino l’allon-tanamento dal villaggio, se non la smettono subito. Questo è quello che è successo a mio padre, che ha ucciso mia madre per pura cattiveria ed è stato cac-ciato dalla nostra valle e da allora non l’ha più visto nessuno. Una volta ho provato a chiedere ai mercanti se mio padre era andato a vivere da loro, ma mi han-no detto di no, per cui devono averlo preso i lupi o i puma, com’è giusto che sia, visto il peccato che ha commesso contro una donna.

I mercanti di solito si fermano solo qualche gior-no, prima di tornare al loro villaggio. Poi li rivedremo l’anno prossimo, a meno che non ci sia un’altra frana o un’eruzione di vulcano a fermarli. L’ultimo vulcano

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dalle nostre parti ha sparso fuoco e fumo quando ero piccola, ma mi ricordo il nero e le fiamme in lonta-nanza, in mezzo alle valli abitate solo da animali sel-vatici. Le nostre preghiere a Selene hanno evitato che il vento spingesse quelle ceneri terribili verso di noi e la Scriba prima di me, che era vecchia già allora, ha scritto il sacro nome più e più volte, ogni giorno di più, perché il vento continuasse a soffiare in quella direzione e i nostri campi restassero verdi e non gri-gi, che è poi come i vulcani hanno ucciso il vecchio mondo e tutti quelli che ci vivevano. Sorella Luka ha raccontato a tutte noi sorelle piccole come nel tem-po-lontano-lontano tutto era stato carbonizzato per essere cancellato per sempre dalla faccia della Terra, dove non meritava di stare. Così ora abbiamo solo le cose semplici e importanti e i vulcani sono calmi, an-che quando Selene si avvicina a noi la settima notte. Fa ancora tremare la Terra però, e provoca frane come quella che ha tenuto lontano i mercanti per un anno, finché non sono riusciti a trovare un altro passaggio. Loro sono molto determinati a commerciare con noi e niente riesce a impedirglielo. Loro non lo sanno, ma è nostra signora Selene che li rende così coraggiosi da trovare sempre una via per venire fin qui, perché il nostro lavoro è della massima importanza.

Questa volta i mercanti rimarranno più del solito per dare modo ai nostri uomini di uccidere altre be-stie e mettere la carne sotto sale, ora che finalmente è arrivato. Qui alla chiesa ci teniamo a debita distanza

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finché non se ne sono andati, ma siamo sempre edu-cate con loro, anche se adorano uno stupido pesce, perché non conoscono altro. E a volte i mercanti non ripartono solo con la carne sotto sale. A volte portano con loro qualche ragazzo che vuole vedere cosa c’è ol-tre la valle, e chiamano questa cosa avventura. Solo i maschi sentono questo bisogno particolare di vedere cosa c’è tra noi e il mare, anche se in fondo si tratta soltanto di altre montagne e valli e posti dove gli in-cendi si sono succeduti negli anni lasciandosi dietro terra nera e brutta, che rimane così finché Sol non la fa ritornare verde, ma per farlo ci vuole molto tempo.

C’era un ragazzo di nome John che era partito con i mercanti perché non voleva vivere con il padre che non sopportava per via dei litigi che c’erano sempre in casa, e ha fatto avanti e indietro con loro tra la valle e il mare per tutta la vita, tranne stavolta, perciò non appena ho finito di scrivere voglio chiedere perché non è venuto. John ha detto apertamente che non gli piaceva vivere in un posto dove comandano le don-ne, cioè noi sorelle di Selene, e si sa che ha cercato di convincere altri ragazzi ad andarsene a vivere con i pescatori, dove sono gli uomini a dire cosa bisogna fare. Ogni volta che torna nella nostra valle insieme ai mercanti litiga con sorella Luka per questo, ma non credo che a lei interessi più di tanto, a patto che non dica anche alle ragazze di andarsene. Se un ra-gazzo vuole andare all’avventura è meglio lasciarlo fare, perché a costringerlo a rimanere dove non vuole

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stare finisce che crea solo problemi agli altri. Sorella Luka dice che per rendere gli uomini meno sgrade-voli basta lasciare che facciano quello che credono di volere e così finisce che si portano via da soli il loro cattivo umore, che qui non vogliamo. Abbiamo già i nostri problemi con Selene che strazia la Terra ogni settima notte, senza che ci si mettano anche gli uo-mini. Che vadano pure dove vogliono e che si portino dietro il loro caratteraccio e il loro malcontento. Ecco un modo ragionevole di gestirli. Ed è per questo che sorella Luka è la nostra guida, perché è la più ragio-nevole e ha vissuto una lunga vita e quindi sa tutto. Io sono la sua prediletta.

E ora racconterò come sono diventata la Scriba, che può essere solo una ragazza perché ai ragazzi non si insegna a leggere e scrivere, a meno che non vo-gliano stare in classe con le ragazze, ma siccome loro non vogliono, non ci sono ragazzi che sanno leggere e scrivere. A cosa gli serve leggere e scrivere se tanto passano la vita a coltivare cose e non a pregare? Quin-di la Scriba è sempre una ragazza, poi una donna, poi un’anziana signora come quella prima di me. Si chiamava Belinda e ha dovuto rinunciare all’incarico di Scriba quando gli occhi le sono diventati bian-chi con l’età e non riusciva più a vedere le pagine e la bottiglietta dell’inchiostro e neanche a trovare la penna, tanto era cieca. Di solito la Scriba resta in ca-rica fino alla morte, ma a Belinda è stato concesso un permesso speciale per via degli occhi, salvo che poi

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bisognava trovare subito una sostituta o si rischiava di non riuscire a tenere Selene in cielo per mancanza di nomi nel libro. C’erano tre ragazze tra cui scegliere, io, Irma ed Eunice, e sorella Luka doveva prendere una decisione prima di sera perché mancavano solo due notti alla settima notte e i nomi dovevano essere aggiunti al libro in fretta se non volevamo rischiare una catastrofe.

Sorella Luka ci ha portate tutte e tre al ruscello, nel punto in cui diventa uno stagno, e ci ha indicato quei ragnetti d’acqua che scivolano sulla superficie senza mai affondare. «Vediamo un po’» ha detto «chi di voi è capace di convincere un ragno d’acqua a portare una foglia fino all’altra sponda?» Irma ed Eunice hanno fatto cose stupide tipo trovare una foglia piccolissi-ma e appoggiarla sulla schiena del ragno d’acqua, ma ovviamente la foglia scivolava via e i ragni d’acqua se ne andavano per conto loro come se niente fosse. Io sapevo di essere molto più intelligente e non ho nem-meno provato a fare cose del genere. Invece mi sono strappata un capello e l’ho legato attorno al gambo di una foglia, poi ho preso un ragno d’acqua e gli ho legato molto attentamente l’altro capo del capello at-torno a una zampetta, quindi l’ho rimesso in acqua. A quel punto si tirava dietro la foglia ma non ne voleva sapere di attraversare il ruscello, così mi sono dovuta togliere i mocassini ed entrare in acqua, che era bassa in quel punto, e indirizzarlo verso l’altra sponda bloc-candogli con le mani due lati per mandarlo dove vole-

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vo io. Quando è arrivato dall’altra parte, sorella Luka ha applaudito e mi ha detto che sarei stata la nuova Scriba, che è il lavoro più importante nella chiesa, più importante dell’apicoltrice, della fornaia e della giar-diniera, più importante anche della maestra.

Dall’occhiata che mi ha lanciato Irma ho capito che mi odiava. A Eunice non importava molto, an-che se ero molto più piccola di loro due e le avevo fatte passare per stupide. In seguito Irma ha deciso di diventare filatrice ed Eunice sta imparando a fare l’apicoltrice sotto la guida di sorella Frieda. Anche questi sono lavori importanti, ma quello di Scriba è il migliore. Con tutta probabilità lasceranno tutte e due la chiesa a sedici anni per prendere marito. Me lo sento, perché non tutte le ragazze sono fatte per stare con le sorelle per sempre come deciderò di fare io. Non voglio che un uomo dorma nel mio letto e mi infili dentro dei bambini di cui poi dovrò occuparmi quando lui va in giro a occuparsi delle mucche, delle capre e dei campi, insomma a fare le cose da uomini, mentre io faccio da mangiare e cucio vestiti con un bambino al seno. Non voglio diventare la moglie di un contadino. Guarderei mio marito e penserei che è uno scemo che non sa nemmeno leggere e scrivere. Irma ed Eunice si dimenticheranno di come si fa a leggere e scrivere una volta diventate mogli, perché gli uomini non hanno una grande opinione delle cose di chiesa e a nessuno di loro piace troppo sorella Luka. Ma sono stati gli uomini a ridurre il vecchio

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mondo com’era ridotto quando comandavano loro, e abbiamo visto com’è andata a finire, quindi ora le donne faranno le cose come si deve per far restare in cielo le cose che devono stare in cielo, e non farcele cadere in testa come in passato.

E ora il mio polso è stanco di scrivere.