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IL PROGETTO DI VITA: evoluzione del concetto
Dott. Maurizio Pilone Psicologo – Psicoterapeuta
Centro Paolo VI Casalnoceto Coop. Sociale Genova Integrazione
• Il conce(o di disabilità intelle0va nel tempo • L’a(uale formulazione • La presa in carico (norma;va) • Il conce(o di presa in carico • IL PROGETTO DI VITA:
– Sua prima formulazione (codice RAI) – Definizione di PdV – I principi della riabilitazione (QdV; normalizzazione; integrazione e inclusione; cicli di
vita; i Servizi) – Il X° sistema dei sostegni e i Bisogni L’ ARTICOLAZIONE DEI SERVIZI QUALI SERVIZI PER IL FUTURO
SOMMARIO
La nomenclatura u;lizzata nel corso del tempo, per esprimere il conce(o di ritardo mentale, ha risen;to in maniera massiccia di concezioni antropologiche alquanto s;gma;zzan; e dispregia;ve della persona. L'espressione "ritardo mentale" prima e Disabilità Intelle0va poi, ha defini;vamente sos;tuito termini come idiozia, imbecillità, cre;nismo, subnormalità, debolezza mentale o più recentemente oligofrenia, frenastenia, insufficienza mentale, ipofrenia e deficienza mentale. Ancora alla fine del '700, la nosografia ufficiale individuava con il termine tecnico "amen;a", la condizione di imbecillità della facoltà di giudizio con inabilità a percepire e ricordare, di natura prevalentemente congenita, mentre nel linguaggio comune si faceva strada il corrispondente termine di "idiozia o idio;smo", intesi come abolizione più o meno assoluta delle funzioni di comprensione e di sen;mento, acquisita o congenita.
IL CONCETTO DI DISABILITÀ INTELLETTIVA NEL TEMPO (Lavoro pubblicato sul Sito del Segretariato sociale della RAI, fine anni 90 primi del 2000)
Nel corso dell' 800 con;nuava la progressiva conce(ualizzazione medica e psichiatrica dell'idiozia, classificata tra i disturbi mentali insieme a melanconia, mania e demenza, come cara(erizzata da una insufficienza nello sviluppo delle facoltà intelle(uali. I contribu; pedagogici ed i risulta; incoraggian; dell'intervento educa;vo concomitan; all'approccio clinico e nosografico, condussero alla iden;ficazione della debolezza mentale come condizione in cui lo sviluppo psicologico era stato impedito e prevenuto.
Con il '900, vengono introdo(e tre tema;che fondamentali nella definizione di Ritardo Mentale: • la possibilità di misurare, con i test di intelligenza, lo stato mentale della persona con Ritardo Mentale cercando di compararlo con quello di una persona normale ad una data età
• la dis;nzione tra Mala0a Mentale e Ritardo Mentale, inteso come disturbo dello sviluppo
• l’importanza del comportamento ada0vo non adeguato (comportamento disada0vo), in diverse aree del funzionamento personale e sociale, come criterio essenziale della definizione di Ritardo Mentale.
L’OMS nel 1980 (ICIDH) ha introdo(o tre nuove definizioni : • menomazione • disabilità • handicap considerando per la prima volta l’influenza dei fa(ori sociali e ambientali nel determinare la condizione di vita. Oggi la definizione di Ritardo Mentale e Disabilità Intelle0va viene corre(amente riportata e codificata negli a(uali Sistemi di Classificazione dei Disturbi Mentali, l' ICD-‐10 e il DSM IVTR /DSM-‐5 e nella 10° Edizione del Manuale di Definizione, Classificazione e Sistemi di Supporto nel campo del Ritardo Mentale dell‘AIDD, che insieme all' ICF consentono una ar;colata individuazione delle cara(eris;che diagnos;che e funzionali della persona.
Il ritardo mentale è una disabilità cara(erizzata da limitazioni significa;ve sia nel funzionamento intelle0vo che nel comportamento ada0vo. Quest’ul;me si manifestano nelle abilità ada0ve conce(uali, sociali e pra;che.
Tale disabilità insorge prima dei 18 anni.
American Association on Mental Retardation, 2002
CRITERI DIAGNOSTICI PER LA CLASSIFICAZIONE
• Basso livello intellettivo (definito con il punteggio QI) Elasticità sul cut-off del QI non più < 70 (=2SD) ma < 70-75
• Difficoltà nel comportamento adattivo - espansione del concetto di comportamento adattivo alla specificazione delle abilità in 10 aree: comunicazione, cura del sé, vita di casa, abilità sociali, utilizzo delle comunità, capacità di scelta, salute e sicurezza, funzionalità scolastica, tempo libero, lavoro.
• Manifestazione prima dei 18 anni di età
AAMR, 2002
La disabilità di una persona può essere caratterizzata da marcati e gravi problemi
nella capacità di funzionare (compromissioni nelle funzioni e nelle strutture corporee),
nell’abilità di funzionare (limitazioni dell’attività), nell’opportunità di funzionare (restrizioni della
partecipazione).
ICF - Classificazione Internazionale del Funzionamento della Disabilità e della Salute
La storia dell’intervento a favore della persona con disabilità intellettiva e/o relazionale ha visto nella sua evoluzione il susseguirsi di approcci molto diversi tra loro. Nell’Era Moderna e Contemporanea, malgrado la presenza di teorizzazioni eugenetiche e tentativi di “pulizia” etnica e razziale, sono prevalsi e si sono succeduti due diversi atteggiamenti, frutto evidente dell’evoluzione della rappresentazione sociale della persona disabile e delle iniziative del movimento delle persone disabili e delle loro famiglie: 1. quello dell’istituzionalizzazione. Basato sul custodialismo e sull’allontanamento dai
contesti sociali (Istituti lontani dai centri abitati) è stato caratterizzato da aspetti assistenziali spesso affiancati da una ingiustificata ed eccessiva medicalizzazione”
nell’intervento e spesso da una marcata deprivazione sul piano della vita sociale (deprivazione sociale) 2. quello dell’integrazione e dell’inserimento. L’evoluzione della società ha generato
l’esigenza di contrastare le diverse forme di emarginazione sociale: questo ha portato in Italia, dagli anni ’70/’80, ad importanti conquiste sul piano culturale e legislativo, quali le norme di legge per l’integrazione scolastica, per l’inserimento sociale e la riduzione delle barriere, e per l’inserimento lavorativo delle persone disabili. In una parola: INCLUSIONE.
LA PRESA IN CARICO E IL PROGETTO DI VITA (Lavoro pubblicato sul Sito del Segretariato sociale della RAI, fine anni 90 primi del 2000)
E’ negli anni ‘90 che finalmente l’approccio alla disabilità si trasforma nell’approccio alla persona disabile e viene a nascere il concetto di presa in carico globale e di Progetto di Vita. La presa in carico globale, si avvale oggi di percorsi per la valutazione, il bilancio di competenze, strumenti e metodi per l’educazione, l’abilitazione e la riabilitazione sia con interventi diretti che con interventi indiretti, organizzati in un piano d’intervento individualizzato. Anche la rete dei Servizi alla persona ed alla sua famiglia negli ultimi anni ha registrato importanti e graduali sviluppi sia sul piano quantitativo che qualitativo, organizzando servizi domiciliari, ambulatoriali, semiresidenziali, residenziali all’interno dei quali operano diverse figure professionali. L’articolazione delle risposte ai bisogni presentati dalla persona disabile e dalla sua famiglia, si concretizza oggi nel Progetto di Vita.
La presa in carico della persona disabile avviene a(raverso l’elaborazione di un piano d’intervento e la stesura di un proge(o vita, che accompagna la persona in tu(e le fasi della sua vita, ar;colando una serie di risposte ai diversi bisogni.
Presa in carico globale
La presa in carico deve tenere conto della individualità della persona, delle attività e delle relazioni che danno significatività alla sua quotidianità, della comunità in cui vive.
La Presa in Carico è dunque l’insieme delle azioni che consente, nell’intero arco della vita, di programmare ed offrire interventi sociali e sanitari integrati e modulabili.
Legge 328/00 - art. 14
PRINCIPI ISPIRATORI al PROGETTO DI VITA
15
QUALITA’ DELLA VITA
IL MIGLIORAMENTO DELLA QUALITA’ DELLA VITA E’ CONSIDERABILE COME LA MISURA FONDAMENTALE DELL’EFFICACIA DEI PROGRAMMI DI RIABILITAZIONE E DI SVILUPPO E COME INDICATORE DEL GRADO DI ADATTAMENTO DELLE PERSONE AL LORO AMBIENTE. (Shalock & altri 1989)
IL GRADO DI ADATTAMENTO VIENE STIMATO COME LA PERCENTUALE DI RICHIESTE AMBIENTALI CHE VENGONO SODDISFATTE DALLE ABILITA’ PRESENTI NELLA PERSONA CON HANDICAP. (Krejc, Frankforter & Shalock 1986)
DEFINIZIONE: LA “QUALITA’ DELLA VITA” VIENE RIFERITA AL GRADO DI AUTONOMIA, REALIZZAZIONE PERSONALE, E DI INTEGRAZIONE SOCIALE DI UNA PERSONA, COME SI PUO’ DEDURRE SIA DA RESOCONTI SOGGETTIVI DELLA STESSA CHE DA VALUTAZIONI OGGETTIVE. (Shalock & altri 1989)
CICLI di VITA
Infanzia Adolescenza Età Adulta Vecchiaia
Fascia di recupero delle funzioni Fascia di mantenimento e di riabilitazione preventiva
OGNI CICLO DI VITA SI CARATTERIZZA PER SPECIFICI BISOGNI
I BISOGNI DEVONO PREVEDERE DELLE RISPOSTE CHE VANNO DAL MASSIMO SFORZO PER RECUPERARE O SVILUPPARE TUTTE LE
FUNZIONI AD UN GRADUALE PROCESSO DI MANTENIMENTO DI QUESTE
IN RELAZIONE AL CICLO DI VITA SI SVILUPPA UN “PROGETTO GENERALE” IN CUI VENGONO EVIDENZIATE LE “FINALITA’ GLOBALI”, DALLE
QUALI SI IDENTIFICANO GLI OBIETTIVI
FASCE d’ETÀ prenatale 0 - 3 3 - 6 6 - 12 12 - 18 18 - 60 60 [
Famiglia aiuto alla genitorialità formazione e informazione
“durante e dopo di noi” accompagnamento e sostegno
Sanità
diagnosi precoce e tempestiva terapia dietetica - farmacologica terapia dietetica - farmacologica
riabilitazione estensiva assistenza protesica abilitazione intensiva
assistenza protesica
Commissioni provvidenze economiche, agevolazioni, benefici socio-assistenziali, progetto individuale
Enti locali servizi socio – assistenziali
Scuola educazione - apprendimento formale apprendimento non formale
Lavoro capacità di guadagno
Società pari opportunità - non discriminazione
amministratore di sostegno vita indipendente
Legge 328/00 - art. 14
18
LOGICA DI INTERVENTO ECOSISTEMICA
SVILUPPARE PROGETTI DI INTERVENTO CHE TENGANO
CONTO DEI DIVERSI ECOSISTEMI ALL’INTERNO DEI QUALI LA PERSONA DISABILE È INSERITA E ALLE RICHIESTE CHE
GLI ECOSISTEMI (ISTITUZIONE, SCUOLA, FAMIGLIA, LAVORO) FANNO ALLA PERSONA DISABILE.
SVILUPPARE DEI PROGETTI CHE TENGANO IN
CONSIDERAZIONE GLI ECOSISTEMI ATTUALI IN CUI LA PERSONA È INSERITA E I PROBABILI ECOSISTEMI FUTURI.
TUTTO QUESTO SI CONCRETIZZA IN CIO’ CHE POSSIAMO DEFINIRE IL “PROGETTO VITA” PER LA PERSONA DISABILE
19
1) SVILUPPARE DEI PERCORSI CHE FAVORISCANO IL PIU’ POSSIBILE LA "NORMALIZZAZIONE" DEI MODI E DEI RITMI DI VITA DELLA PERSONA DISABILE
2) SVILUPPARE DEI PERCORSI CHE FAVORISCANO IL PIU’ POSSIBILE "L’INTEGRAZIONE" DELLA PERSONA DISABILE NEL TESSUTO SOCIALE
MODELLO TEORICO
LE CINQUE DIMENSIONI DELL’ASSESSMENT
I. Abilità intelle(uali
II. Comportamento ada0vo
III. Partecipazione, interazioni, ruoli sociali
IV. Salute e fa(ori eziologici
V. Contesto
Funzionamento individuale
SOSTEGNI
DOMINI QdV
Benessere Emozionale
Benessere Fisico
Benessere Materiale
Sviluppo Personale
Relazioni Interpersonali
Autodeterminazione
Integrazione Sociale
Diri=
FUNZIONAMENTO INDIVIDUALE FUNZIONAMENTO INDIVIDUALE
DIMEN
SIONI M
ODE
LLO AAM
R
PROGRAMMAZIONE SOSTEGNI
10° Sistema AAIDD e QdV
Un obiettivo fondamentale nella descrizione delle limitazioni è quello di sviluppare un profilo dei sostegni necessari. I sostegni sono costituiti da risorse e strategie che mirano a promuovere lo svi luppo, l’educazione, gli interessi e il benessere di una persona e che ne migliorano il funzionamento.
assunti
Il funzionamento della persona con ritardo mentale tende a migliorare con un adeguato sistema individualizzato di sostegni forniti per un certo periodo di tempo.
23
Componente 1 : iden;ficare i desideri e gli obie0vi della persona aree di sostegno cura di sé vita di casa abilità sociali utilizzo della comunità lavoro capacità di scelta salute e sicurezza funzionalità scolastica
Componente 2: determinare l’intensità dei sostegni necessari aree di sostegno cura di sé vita di casa abilità sociali utilizzo della comunità lavoro capacità di scelta salute e sicurezza funzionalità scolastica Frequenza, durata e ;pologia dei suppor;
Componente 3: sviluppare il Piano individualizzato di sostegno 1) gerarchia degli obie0vi 2) u;lizzo di un Protocollo di valutazione dell’Intensità di sostegno 3) gerarchia dei sostegni 4) scrivere il Piano individualizzato di Supporto
Componente 4 : monitorare se gli obie0vi sono raggiun;, se gli obie0vi restano rilevan;, se il Piano è a(uato
Valutazione del Piano di sostegno individualizzato
L’insieme organizzato delle risposte e degli interven;, che accompagnano la persona disabile nei suoi cicli di vita, seguendone la modificazione dei bisogni nelle differen; fasce di età e in relazione agli ecosistemi in cui è inserito, con l’obie0vo di garan;rgli la più alta qualità di vita possibile.
Proge(o di vita (Lavoro pubblicato sul Sito del Segretariato sociale della RAI) fine anni 90 primi del 2000.
25
QUALITA’ DEI SERVIZI
VERIFICHE STRUMENTI
METODI CONTENUTI OBIETTIVI
FINALITA’ GENERALI DIAGNOSI FUNZIONALE
ASSESSMENT
STILI DI RELAZIONE ANALISI E
IDENTIFICAZIONE DEI BISOGNI
QUALITA’ DELLA VITA
NORMALIZZAZIONE INTEGRAZIONE
CICLI DI VITA
LOGICA ECOSISTEMICA
PROGETTO di VITA
LA POSSIBILITÀ DI REALIZZARE UN ADEGUATO PROGETTO DI VITA SI BASA SULLA QUALITÀ DEI SERVIZI OFFERTI ALLE PERSONE
CONSIDERAZIONI SUI SERVIZI
E.... QUALE FUTURO PER I SERVIZI
SERVIZIO PUBBLICO, SERVIZI ACCREDITATI E PRESA IN CARICO diritti e diversificazioni Regionali
NORMATIVA NAZIONALE : COSTITUZIONE, CONVENZIONE ONU, 104, LEA, 328 Costituzione Italiana negli articoli 3 e 32 Convenzione ONU articoli 5, 21, 25 e 26 legge 104/92 articolo 7 legge 328 SANCISCONO I DIRITTI INDIVIDUALI
L’attuale disparità Regionale nelle differenti offerte di servizi e prestazioni sembra oggi contraddire significativamente i principi sopra esposti.
LE DIVERSIFICAZIONI REGIONALI NON STANNO GARANTENDO UGUALI DIRITTI A TUTTI
QUALI TIPOLOGIE DI SERVIZI IN ITALIA:
CDD – RSD – CT – CSS – CRP – RAF – RSA – CRS – PSSR – PSSD – CSE – CSR – CA – GA – SFA – CAD – ECC.,ECC. In ogni Regione nomenclature e tipologie diverse.....
L’ ALLOCAZIONE DELLE RISORSE DOVREBBE ESSERE DIFFERENZIATA IN RELAZIONE ALLA
MISSION DEI SERVIZI, AI BISOGNI E AI CICLI DI VITA DELLE PD
SERVIZI PER L’ETA’ EVOLUTIVA SERVIZI PER L’ETA’ ADULTA SERVIZI PER LA TERZA ETA’
AMBULATORIALI DIURNI RESIDENZIALI DOMICILIARI
OGGI CI SEMBRA CHE SIA REALMENTE COSI’ ???
DIFFERENZIAZIONE DEI SERVIZI E DELLE OFFERTE
SULLA BASE DEI BISOGNI (riabilitazione/mantenimento/assistenza) SULLA BASE DELLE PATOLOGIE (bisogni e patologie: solo parzialmente sovrapponibili) SULLA BASE DELL’INTENSIVITA’ DEI TRATTAMENTI SULLA BASE DELL’ETA’
SUCCEDE REALMENTE ????
PIANI REGIONALI PER LA DISABILITA’
SCHEDE DI VALUTAZIONE : QUALI E CON CHE LOGICHE (generalmente fatte in casa e per contenere la spesa)
QUALI SERVIZI: OGNI REGIONE, PROVINCIA, COMUNE, ASL FANNO STORIA A SE’ ALLOCAZIONE DELLE RISORSE: FINANZIANO LA PERSONA
FINANZIANO I SERVIZI
NON SAREBBE MEGLIO FINANZIARE IL PROGETTO ?!
ESEMPI: LIGURIA: RIABILITAZIONE ESTENSIVA/MANTENIMENTO/ALTA INTENSITA’ ASSISTENZIALE; RETTA BASE/DIFFERENZIATA/PIP LOMBARDIA: VOUCHER E CASE MANAGER
SEMBRA SOLO UN PROBLEMA DI COSTI !!!!????
RIORGANIZZAZIONE DEI SERVIZI A LIVELLO NAZIONALE ATTRAVERSO:
ADOZIONE DI STRUMENTI DI CLASSIFICAZIONE E VALUTAZIONE DELLA DISABILITA’ UGUALI IN TUTTA ITALIA IDENTIFICARE LE STESSE TIPOLOGIE DI SERVIZI E UTILIZZARE GLI STESSI CRITERI PER L’ACCESSO E LA FREQUENZA IN TUTTA ITALIA. UGUALI DIRITTI PER TUTTI I CITTADINI ITALIANI ADOZIONE E RISPETTO DELLE LINEE GUIDA NAZIONALI (perché rifarle regionali??) VALUTAZIONE DELL’ APPROPRIATEZZA DELLE CURE E DEI TRATTAMENTI VALUTAZIONE DEGLI OUTCOME
ADOZIONE DI STRUMENTI DI CLASSIFICAZIONE E VALUTAZIONE DELLA DISABILITA’ UGUALI IN TUTTA
ITALIA
SISTEMI UNIFORMI DI DIAGNOSI = ICD 10/DSM 5 SISTEMI UNIFORMI DI CLASSIFICAZIONE = ICF SISTEMI UNIFORMI DI VALUTAZIONE E ASSESSMENT: QUADERNO DEL X° SISTEMA E SIS
VALIDATI A LIVELLO INTERNAZIONALE LI ABBIAMO A DISPOSIZIONE DA ANNI:
IDENTIFICARE LE STESSE TIPOLOGIE DI SERVIZI E UTILIZZARE GLI STESSI CRITERI PER L’ACCESSO E
LA FREQUENZA IN TUTTA ITALIA
UNICA CLASSIFICAZIONE, DENOMINAZIONE E STRUTTURAZIONE DELLE TIPOLOGIE DEI SERVIZI DEDICATI ALLE PD IN TUTTA ITALIA. DIFFERENZIARE PER: ETA’ EVOLUTIVA, ETA’ ADULTA, TERZA ETA
PER L’ETA’ EVOLUTIVA, PER L’ETA’ ADULTA, PER LA TERZA ETA
AMBULATORIALI, DIURNI, RESIDENZIALI, DOMICILIARI
SANITARI, SOCIOSANITARI, SOCIOEDUCATIVI, SOCIALI
OBBLIGO ALL’ ADOZIONE E RISPETTO DELLE LINEE GUIDA NAZIONALI (laddove presenG) OBBLIGO ALLA VALUTAZIONE DELL’ APPROPRIATEZZA DELLE CURE E DEI TRATTAMENTI OBBLIGO ALLA VALUTAZIONE DEGLI OUTCOME
PROGETTI SANITARI SOCIOSANITARI
SOCIOEDUCATIVI /SOCIO RIAB.
SOCIALI/ SOCIO ASSITENZ.
AMBULATORIALI ⊗ DIURNI ⊗ ⊗ ⊗ RESIDENZIALI ⊗ ⊗ ⊗ DOMICILIARI ⊗ ⊗
PER L’ETA: EVOLUTIVA, ADULTA, TERZA ETA
PER L’ETA: ADULTA
PER L’ETA: ADULTA
PER L’ETA: ADULTA, TERZA ETA
Differenziazione dei PROGETTI dentro ai SERVIZI in base all’età e ai bisogni . Possibilità di creare una filiera dei PROGETTI dentro ai SERVIZI che accompagnano la persona nel suo progeDo di vita. Ovviamente per ogni PROGETTO nei SERVIZI vanno definite: caraDerisGche struDurali, Gpologia di personale e relaGvi standard, Gpologia delle prestazioni e relaGvi minutaggi , aspeI economici.
.... E POI ANCORA...
Dobbiamo essere in grado per il futuro di articolare risposte variegate ai bisogni delle PERSONE con disabilità e delle loro famiglie, ad es. : • Sportelli che orientino e aiutino le famiglie nella identificazione dei percorsi riabilitativi (CASE MANAGEMENT) • Servizi “FLESSIBILI” in grado di dare risposte anche solo a particolari aspetti o bisogni
Ma potrebbe esserci ancora dell’altro.......
AD ESEMPIO
SEGUENDO LA LOGICA DEI SOSTEGNI ……
COSTRUIRE PROGETTI CHE ARTICOLINO E ADEGUINO I
SOSTEGNI E GLI INTERVENTI IN BASE AI REALI BISOGNI DELLA
PERSONA IN RELAZIONE AL SUO CICLO DI VITA
E ALLORA FORSE PER GLI ADULTI NON CI SERVONO TANTE TIPOLOGIE DI SERVIZI, MA CI SERVONO SERVIZI
FLESSIBILI IN GRADO DI RISPONDERE AI BISOGNI CON I GIUSTI SOSTEGNI AL
MOMENTO GIUSTO.
AD ESEMPIO POTREBBE ESSERE SUFFICIENTE AVERE: 1. PRESIDI DIURNI PER DISABILI (PDD) 2. PRESIDI RESIDENZIALI PER DISABILI (PRD)
E DIFFERENZIARE LE RETTE IN BASE AI PROGETTI INDIVIDUALIZZATI E ALL’EROGAZIONE DEI SOSTEGNI DI CUI LA SPECIFICA PERSONA HA BISOGNO, … “PROGETTO INDIVIDUALIZZATO/PROGETTO DI VITA”.
ESSERE IN GRADO DI CAMBIARE IL PROGETTO IN BASE AL CAMBIAMENTO DEI
BISOGNI ALL’INTERNO DELLO STESSO SERVIZIO, MAGARI ORGANIZZATO IN
“MODULI”.
E ANCHE LE RETTE POSSONO CAMBIARE NEL LORO MODO DI ESSERE COMPOSTE
AD ESEMPIO
Serie1 0
5
10
15
20
25
30
BISOGNI SANITARI
BISOGNI SOCIALI
BISOGNI EDUCATIVI
BISOGNI RIABILITATIVI
BISOGNI ASSISTENZIALI
INFANZIA E ADOLESCENZA
Serie1
BASSI
BASSI
ALTI
ALTA SPESA PER SOSTEGNI EDUCATIVI E RIABILITATIVI MEDIA PER SOSTEGNI SANITARI E SOCIALI BASSA PER SOSTEGNI ASSISTENZIALI
Serie1
0
5
10
15
20
25
30
BISOGNI SANITARI BISOGNI
SOCIALI BISOGNI EDUCATIVI BISOGNI
RIABILITATIVI BISOGNI ASSISTENZIALI ETA' ADULTA
Serie1
BASSI
BASSI
ALTI
ALTA SPESA PER SOSTEGNI SOCIALI ED EDUCATIVI MEDIA PER SOSTEGNI SANITARI E RIABILITATIVI BASSA PER SOSTEGNI ASSISTENZIALI
Serie1
0 5
10 15 20 25 30 35
BISOGNI SANITARI BISOGNI
SOCIALI BISOGNI EDUCATIVI BISOGNI
RIABILITATIVI BISOGNI ASSISTENZIALI TERZA ETA'
Serie1
ALTA SPESA PER SOSTEGNI SANITARI ED ASSISTENZIALI MEDIA PER SOSTEGNI SOCIALI BASSA PER SOSTEGNI EDUCATIVI E RIABILITATIVI
BASSI
BASSI
ALTI
ALTI ALTI
PUO’ NON ESSERE SEMPLICE …
MA TENTARE PUO’ VALERNE LA PENA.