4
SANTO VOLTO Eco dei Barnabiti 3/2019 56 P ossiamo considerare sia alla stregua di una “reliquia”, sia un’antica “icona” il Santo Volto custodito – e venerato – in San Bartolomeo degli Armeni a Genova. L’imperatore bizantino Giovanni V Pa- leologo (1332-1391) cedette il prezio- so oggetto al doge Leonardo Montaldo (1319-1384), che, prima di morire, lo diede in custodia alla chiesa officiata a quel tempo dai padri Basiliani, prove- nienti dall’Armenia. Chiesa che dal 1656 passò ai Barnabiti. A indicare la preziosità dell’oggetto, basti ricordare che era chiuso in una cassaforte, le cui chiavi si trovavano presso i Padri di San Bartolomeo, l’arcivescovo e chi oggi chiameremmo il sindaco della città. Il Santo Volto che veniva esposto solen- nemente alla venerazione dei fedeli nell’ottavario della Pentecoste. È stato il cardinale Tettamanzi a volere che ri- manesse sempre visibile in chiesa. La preistoria di questo oggetto sem- bra sconfinare nella leggenda, ma resta in ogni caso significativa la tradizione che vuole trattarsi inizialmente di un li- no sul quale Cristo stesso avrebbe tra- sferito la sua immagine, per farne poi dono al re armeno di Edessa (attual- mente Urfa, in Turchia), che, gravemente malato, era ricorso al divino Tau- maturgo. Abgaro V Ukka- ma, principe di Orsoene, venuto a conoscenza del- le virtù terapeutiche del Nazareno, aveva inviato in Palestina il suo archivi- sta Hannan alla ricerca di Gesù. Non potendo que- sti lasciare la sua terra, Hannan tentò invano di ritrarne le fattezze, ma non vi riuscì «a causa del- la gloria indicibile del suo volto». L’inviato del re, trovatosi di fronte al Sal- vatore, cedette per così dire le armi, ossia il pen- nello. E ne ebbe, per tutta risposta, l’immagine che sarebbe stata venerata nei secoli. A questa remota origine fa riferimento il titolo attribuito al Volto edesseno di “acheropìta”, vale a dire non dipinto da mano d’uomo. Dando credito alla tradizione, si tratterebbe della più antica testimonianza fisica di nostro Signore, antecedente al velo della Veronica e al lenzuolo sindonico. Una serie di eventi avrebbe accom- pagnato l’oggetto si può dire fino ai nostri giorni. Al lino originario si è ve- nuta sostituendo una tavoletta di ce- dro, dove è raffigurata la sacra immagi- ne, oggetto di successivi interventi, co- me dimostra la storia delle icone, sottoposte a periodici restauri. Segno di grande venerazione sono poi i tes- suti di raffinata fattura dai quali è come avvolta la tavoletta. La preziosità della reliqua/icona fece sì che gli imperatori bizantini la sottrassero all’avanzante dominio dei Persiani, i quali stavano prendendo possesso della regione. Fu così che da Edessa trasferirono a Co- stantinopoli quello che venne chiama- to il Santo Mandillo. Infatti è con que- sto titolo che si presenta oggi a noi, IL SANTO VOLTO DI GESÙ, IN SAN BARTOLOMEO DEGLI ARMENI A GENOVA A cinquant’anni dalle ricognizioni scientifiche del Santo Volto di Gesù, custodito e venerato nella chiesa barnabitica di San Bartolomeo degli Armeni in Genova. il Santo Volto come si presenta attualmente, con la duplice cornice paleologa e con i due manici icona eucaristica del Santo Volto di Gianmario Carozzi

IL SANTO VOLTO DI GESÙ, IN SAN BARTOLOMEO DEGLI …A cinquant’anni dalle ricognizioni scientifiche del Santo Volto di Gesù, custodito e venerato nella chiesa barnabitica di San

  • Upload
    others

  • View
    3

  • Download
    0

Embed Size (px)

Citation preview

  • SANTO VOLTO

    Eco dei Barnabiti 3/201956

    Possiamo considerare sia allastregua di una “reliquia”, siaun’antica “icona” il Santo

    Volto custodito – e venerato – in SanBartolomeo degli Armeni a Genova.L’imperatore bizantino Giovanni V Pa-leologo (1332-1391) cedette il prezio-so oggetto al doge Leonardo Montaldo(1319-1384), che, prima di morire, lodiede in custodia alla chiesa officiata aquel tempo dai padri Basiliani, prove-nienti dall’Armenia. Chiesa che dal1656 passò ai Barnabiti. A indicare lapreziosità dell’oggetto, basti ricordare

    che era chiuso in una cassaforte, le cuichiavi si trovavano presso i Padri di SanBartolomeo, l’arcivescovo e chi oggichiameremmo il sindaco della città. IlSanto Volto che veniva esposto solen-nemente alla venerazione dei fedelinell’ottavario della Pentecoste. È statoil cardinale Tettamanzi a volere che ri-manesse sempre visibile in chiesa.La preistoria di questo oggetto sem-

    bra sconfinare nella leggenda, ma restain ogni caso significativa la tradizioneche vuole trattarsi inizialmente di un li-no sul quale Cristo stesso avrebbe tra-

    sferito la sua immagine,per farne poi dono al rearmeno di Edessa (attual-mente Urfa, in Turchia),che, gravemente malato,era ricorso al divino Tau-maturgo. Abgaro V Ukka-ma, principe di Orsoene,venuto a conoscenza del-le virtù terapeutiche delNazareno, aveva inviatoin Palestina il suo archivi-sta Hannan alla ricerca diGesù. Non potendo que-sti lasciare la sua terra,Hannan tentò invano diritrarne le fattezze, manon vi riuscì «a causa del-la gloria indicibile del suovolto». L’inviato del re,trovatosi di fronte al Sal-vatore, cedette per cosìdire le armi, ossia il pen-nello. E ne ebbe, per tuttarisposta, l’immagine chesarebbe stata venerata neisecoli. A questa remotaorigine fa riferimento iltitolo attribuito al Voltoedesseno di “acheropìta”,vale a dire non dipinto damano d’uomo. Dando

    credito alla tradizione, si tratterebbedella più antica testimonianza fisica dinostro Signore, antecedente al velodella Veronica e al lenzuolo sindonico.Una serie di eventi avrebbe accom-

    pagnato l’oggetto si può dire fino ainostri giorni. Al lino originario si è ve-nuta sostituendo una tavoletta di ce-dro, dove è raffigurata la sacra immagi-ne, oggetto di successivi interventi, co-me dimostra la storia delle icone,sottoposte a periodici restauri. Segnodi grande venerazione sono poi i tes-suti di raffinata fattura dai quali è comeavvolta la tavoletta. La preziosità dellareliqua/icona fece sì che gli imperatoribizantini la sottrassero all’avanzantedominio dei Persiani, i quali stavanoprendendo possesso della regione. Fucosì che da Edessa trasferirono a Co-stantinopoli quello che venne chiama-to il Santo Mandillo. Infatti è con que-sto titolo che si presenta oggi a noi,

    IL SANTO VOLTO DI GESÙ,IN SAN BARTOLOMEO

    DEGLI ARMENI A GENOVAA cinquant’anni dalle ricognizioni scientifiche del Santo Volto di Gesù, custodito e veneratonella chiesa barnabitica di San Bartolomeo degli Armeni in Genova.

    il Santo Volto come si presenta attualmente, conla duplice cornice paleologa e con i due manici

    icona eucaristica del Santo Volto diGianmario Carozzi

  • con un termine greco (“mandylion”)che significa telo. Termine che richia-ma significativamente l’antica tradizio-ne cui si è fatto cenno: che cioè si trattidi quel telo su cui Cristo stesso volleimprimere la sua immagine. L’impattodel nostro oggetto fu tale nella culturadella città ligure, che la parola “man-dillo” ha finito per indicare, nel dialet-to genovese, il fazzoletto.Prima di approdare a Genova, il

    Santo Mandillo nel sec. XIV venne in-serito in una cornice detta paleòloga(dal nome gentilizio della dinastia cheresse l’Impero d’Oriente dal XIII al XVsecolo), che nel 1702 fu ulteriormenteincorniciata da un supporto che con-sentiva di prendere l’oggetto con ledue mani per benedire i fedeli. La cor-nice paleòloga, oltre alla straordinariaraffinatezza e preziosità, richiama gliepisodi salienti della “storia” del no-stro reperto, da Abgaro al suo fortuno-so e costosissimo, nonché travagliato,approdo a Costantinopoli. Ciò avven-ne per iniziativa dell’imperatore bi-zantino che, nella primavera del 943,aveva acquistato dai Persiani il SantoVolto al prezzo di 200 prigionieri sa-raceni e 12.000 denari d’argento. Il16 agosto 944 si celebrò a Bisanzio lafesta della traslazione del Santo Volto,che divenne quindi il “Palladio dellacittà imperiale”. Questa festa ricorreannualmente nella liturgia bizantina.Quella edessena fu quindi definita

    «primogenita delle sante immagini»,«Palladio di Santa Chiesa; Palladio del-la Città», a indicare la sua funzionesacrale, sul piano religioso non menoche civile, tuttora evidente nelle visitedei turisti e nei non pochi pellegrinag-gi a San Bartolomeo, soprattutto daparte di cristiani ortodossi, la cui litur-gia, come si è detto, conserva memo-ria dell’evento.

    attualità di uno straordinarioreperto

    Nel 2004, in margine a “Genova ca-pitale europea di cultura”, fu allestitauna mostra nel Museo diocesano (18aprile-18 luglio), accompagnata da undocumentatissimo, voluminoso Cata-logo (Mandylion. Intorno al Sacro Vol-to, da Bisanzio a Genova, Skira, Geno-va 2004), che raccoglie accurati studisull’oggetto, sia sotto il profilo storico,sia in riferimento alla sua fattura. Di ta-li studi aveva già offerto trent’anni pri-ma una ricognizione scientifica Colet-

    te Dufour Bozzo, Il “San-to Volto” di Genova, Ro-ma 1974.Tra gli aspetti più signifi-

    cativi del Mandillo di SanBartolomeo, figura ancheil confronto con analoghireperti che rimandano alVolto di Gesù, dalla Sin-done, al telo della Veroni-ca custodito in Vaticano,al Sudario di Oviedo, alVelo di Manoppello. Suquest’insieme di repertiè stata compiuta unapuntuale e documentataesposizione da GrzegorzGórny e Janusz Rosikicoń,Testimoni del mistero. Lereliquie di Gesù, LEV, Cittàdel Vaticano 2019. Si trat-ta di un volume dovizio-samente illustrato.L’affinità tra Il Mandillo

    e il volto del telo sindoni-co – nel volume suddettosi dà per scontata l’identi-ficazione! – è legata an-che al fatto che sia l’unoche l’altro furono ospitatia suo tempo in Edessa; diqui la confusione tra Sin-

    SANTO VOLTO

    Eco dei Barnabiti 3/2019 57

    particolare di un Dittico conservato nel Monastero di S. Caterina del Sinai (Egitto)

    ricostruisce la storia dei due Oggetti

    illustra la storia dei diversi reperticoncernenti il Volto di Cristo

  • done e Mandillo, che riscontriamo,con disappunto, nelle pagine del sud-detto volume, dove fra l’altro si legge:«La ricostruzione precisa delle sorti delMandylion risulta impossibile» (p. 38.Nel testo non è riprodotta l’immaginedel Mandillo!). Affermazione smentitada Massimo Centini, Il Volto di Dio. Al-la ricerca dei misteriosi ritratti di Cristo.Un’indagine tra Oriente e Occidente,

    tra fede e archeologia, Ediz. Servizieditoriali, Genova 2007, dove si do-cumenta preistoria e storia del nostroreperto.Tornando a Testimoni del mistero,

    gli autori peraltro non mancano di ri-chiamare l’attenzione su “reliquie”che potremmo definire collaterali ri-spetto alla persona umana di Gesù,come quelle della corona di spine,

    della colonna della flagellazione, deichiodi, dei legni della croce, per nonparlare della Tunica di Argenteuil edella Veste di Treviri. Nessun cenno,invece, alla curiosa reliquia del prepu-zio, dovuta alla circoncisione del neo-nato di Betlemme (sulla quale si veda:“Eco dei Barnabiti”, 3/2015, pp. 6-7).Un confronto tra la Sindone di Tori-

    no e il Santo Volto di Genova è statoillustrato da padre Santino Cavaciuti,La Sindone di Torino e il Santo Sudariodi Genova, Sagep, Genova 2017,mentre studiosi e fedeli possono attin-gere le informazioni desiderabili, attra-verso due brochures. Anzitutto la pub-blicazione curata da p. Giuseppe Cili-berti, Il Santo Sudario e la chiesa diS. Bartolomeo degli Armeni, Genova1988 e, di recente, un agile librettodevozionale, curato da Sandra del Vol-to Santo oblata benedettina silvestrina(così è detta l’autrice), La devozione alsanto Volto di Gesù, Shalom, Camera-ta Picena 2019, alle pp. 160-176.

    il “Pane del Volto”, “Pane dei Volti”

    La settimana antecedente o susse-guente la Pentecoste, l’annuale cele-brazione dell’Ottavario del Santo Voltonella chiesa di San Bartolomeo degliArmeni, dove è custodito il Mandillo,continua a offrire l’opportunità discandagliare gli straordinari messaggiche si possono cogliere nell’immaginesacra. Il richiamo al “Volto”, cifra dellapresenza divina, è frequente nella Bib-bia, dove si sottolinea a un tempol’impossibilità di “vedere Dio” e il ri-petuto invito a “presentarsi davanti alsuo Volto”, per scrutarne le movenze eaccoglierne i messaggi. L’espressionebiblica che più colpisce appartiene allinguaggio liturgico, che parla del «pa-ne del Volto»; propriamente, secondoil plurale maiestatico che si addice alladivinità, “pane dei Volti” (Esodo 35,13;39,36; 1 Samuele 21,7; 1 Re 7,48; 2Cronache 4,19. Vedi il BOX). Espres-sione ellittica, che sta per “pane offertoalla presenza di Dio”, “pane posto di-nanzi al suo Volto”. Questa folgoranteespressione – che per lo più non si tro-va tradotta letteralmente nelle nostre

    SANTO VOLTO

    Eco dei Barnabiti 3/201958

    indagine accurata e riccamente illustrata dei reperti concernenti l’umanità del Signore

    il viaggio del Mandylion da Gerusalemme a Edessa, a Costantinopoli e infine a Genova, con bellissime illustrazioni

    Croce degli Zaccaria: fronte e retro con la teca della reliquia del legno in ebraico, “il Pane dei volti”

  • Bibbie – ha suggerito di trasporla nellinguaggio iconico, creando una giu-stapposizione tra il Volto umano diGesù e la sua kénosis (il suo “svuota-mento”, secondo Filippesi 2,6) nel Pa-ne eucaristico; come se, in filigrana,contemplando il segno/sacramentodella sua presenza, noi scorgessimo glistessi lineamenti fisici del Signore, ilVerbo incarnato. L’Ostia, contenuta inun ciborio, è posta all’altezza dell’in-terciglio, sede proverbiale dell’“occhiocontemplativo” o “occhio dell’anima”,“terz’occhio”. L’icona è stata scritta daGianmario Carozzi, che i nostri lettorigià conoscono per la “Madonna delSilenzio”, una copia della quale papaFrancesco ha voluto collocare, coneloquente messaggio, all’ingresso de-gli uffici vaticani.

    la “Croce degli Zaccaria”

    Nel contesto della mostra che ab-biamo richiamato poco sopra, fu

    esposta la cosiddetta “Croce degliZaccaria”, definita “stauroteca”, inquanto ospita una teca in cui siconserva un frammento della SantaCroce. Antonio Maria, fondatore deiTre Collegi Paolini, apparteneva aquesto casato ed è ben noto il rilie-vo che ebbe la Croce nella sua ope-ra riformatrice. Non è quindi fuoriluogo illustrare brevemente il reper-to. La Croce risale al sec. IX e dallabasilica di san Giovanni Evangeli-sta, in Efeso (se ne conservano visto-se tracce archeologiche), dal 1304passò agli Zaccaria, signori di Fo-cea, città greca della Ionia in AsiaMinore, attualmente Turchia. La pre-senza di detta Croce in Genova èattestata nella seconda metà del1300, e fu donata al Tesoro dellaCattedrale da Centurione Zaccaria(+1383). Qui è possibile ritrovarlae… venerarla.

    Antonio Gentili

    SANTO VOLTO

    Eco dei Barnabiti 3/2019 59

    PANE DEI… VOLTIVolto che vede i cieli aperti e scendere su di sé lo Spirito

    Volto che vede e chiama gli apostoliVolto che fissa con amore il giovane ricco

    Volto compassionevole verso i malatiVolto compassionevole verso le folleVolto amorevole verso i fanciulli

    Volto sorridente (?)Volto rattristato e irato di fronte agli avversari

    Volto che minaccia i demoniVolto che osserva quanti recano offerte nel Tempio

    Volto che fissa con lo sguardo il mercimonio del TempioVolto rivolto verso l’alto in preghiera

    Volto trasfigurato sul TaborVolto teso quando si dirige a Gerusalemme

    Volto che grida a gran voce nel TempioVolto che piange su Lazzaro, su Gerusalemme

    Volto triste e impaurito di fronte al destino che lo attendeVolto appiattito sul suolo durante l’agonia nel Getsemani

    Volto irrorato dal sudore di sangueVolto schiaffeggiato, percosso, sputacchiato, bendato

    Volto incoronato di spineVolto che fissa Pietro dopo il rinnegamento

    Volto dell’Ecce homo, solcato di sangue e tumefattoVolto che emette il grido dei crocifissi in punto di morte

    Volto di Cristo morente, quando, chinato il capo, emise lo SpiritoVolto esanime nel sepolcroVolto luminoso del Risorto

    Volto vittorioso di Cristo che ascende al CieloVolto benedicente verso gli eletti; maledicente verso i reprobi

    Volto accogliente: «Li farà mettere a tavola e passerà a servirli»(Luca 12,37)

    sussidio devozionale, contiene noteinformative e preghiere. Ricostruisce la storia del santo Volto e riserva particolare attenzione al Volto sindonico e aquella di Abgaro. Ampi stralci dellaLettera apostolica Novo Millennioineunte di papa Giovanni Paolo II

    rassegna degli esami scientifici del Santo Mandillo, relativi alla reliquia/icona, alla tavoletta su cuiè stata posta/dipinta e ai suoi supporti: i “brandea” con cui era custodita e la cornice paleologa incui venne inserita