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Il valore della pianificazione diminuisce con Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose” (Ottaviano la complessità dello stato delle cose” (Ottaviano Augusto) Augusto) LA PIANIFICAZIONE IN LA PIANIFICAZIONE IN PROTEZIONE CIVILE PROTEZIONE CIVILE Caratteristiche di base per Caratteristiche di base per la la pianificazione di emergenza pianificazione di emergenza

Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

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  ““Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose” (Ottaviano Augusto)dello stato delle cose” (Ottaviano Augusto)

    

LA PIANIFICAZIONE IN LA PIANIFICAZIONE IN PROTEZIONE CIVILEPROTEZIONE CIVILE

  Caratteristiche di base per la Caratteristiche di base per la

pianificazione di emergenzapianificazione di emergenza

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Definizioni propedeutiche ad una trattazione sulla “Pianificazione di emergenza” 

Fattori che determinano il successo di un’operazione di protezione civile

Struttura di un “Piano di emergenza”

Criteri di massima (statali e regionali) per la pianificazione provinciale di emergenza

Conclusioni

ARGOMENTI DELLA RELAZIONEARGOMENTI DELLA RELAZIONE

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Pericolosità Pericolosità

(P)(P)Probabilità che un fenomeno potenzialmente Probabilità che un fenomeno potenzialmente distruttivo si verifichi in un dato periodo di distruttivo si verifichi in un dato periodo di tempo ed in una data areatempo ed in una data area

VARIABILI PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIOVARIABILI PER LA VALUTAZIONE DEL RISCHIO

EsposizioneEsposizione

(E)(E)Valore degli elementi esposti (popolazione, Valore degli elementi esposti (popolazione, infrastrutture, proprietà, attività socio-infrastrutture, proprietà, attività socio-economiche, ecc.)economiche, ecc.)

VulnerabilitàVulnerabilità

(V)(V)Gradi di perdita prodotto su di un certo Gradi di perdita prodotto su di un certo elemento o gruppi di elementi espostielemento o gruppi di elementi esposti

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Il numero di perdite umane, di feriti, di danni Il numero di perdite umane, di feriti, di danni alla proprietà ed alle attività economiche, alla proprietà ed alle attività economiche, che ci attendiamo in conseguenza di un che ci attendiamo in conseguenza di un

particolare fenomenoparticolare fenomeno

Rischio ( R )Rischio ( R )

DEFINIZIONE DI RISCHIODEFINIZIONE DI RISCHIO

R = P R = P V V E E

LO SI QUANTIFICA MEDIANTE LA LO SI QUANTIFICA MEDIANTE LA EQUAZIONE DEL RISCHIO:EQUAZIONE DEL RISCHIO:

Per ridurre il rischio occorre intervenire su queste variabili Per ridurre il rischio occorre intervenire su queste variabili

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MAGGIORI TERREMOTI MAGGIORI TERREMOTI DELL’ULTIMO SECOLO IN ITALIADELL’ULTIMO SECOLO IN ITALIA

* PER UN TOTALE DI DI PIU’ DI 120.000 DECEDUTI* PER UN TOTALE DI DI PIU’ DI 120.000 DECEDUTI

Data Area Intensità (MCS) Vittime* Feriti08.09.1905 Calabria X 557 ~2.00023.10.1907 Calabria IX 167 ~90 28.12.1908 Calabria XI 85.926 14.13807.06.1910 Irpinia IX ~50 molti15.10.1911 Monte Etna X 13 4808.05.1914 Monte Etna X 69 11513.01.1915 Fucino XI 32.610 molti26.04.1917 Val Tiberina IX-X ~ 20 ~3029.06.1919 Mugello IX ~100 ~400 10.09.1919 Monte Amiata IX 1 ~20 07.09.1920 Lunigiana-Garfagnana X 171 ~650 27.03.1928 Friuli IX 11 ~40 23.07.1930 Irpinia X 1.778 4.26430.10.1930 Anconetano IX 18 Vari26.09.1933 Maiella IX 12 ~150 18.10.1936 Veneto-Friuli IX 19 vari21.08.1962 Irpinia IX 17 vari15.01.1968 Belice X 231 62306.05.1976 Friuli IX-X 965 ~3.000 19.09.1979 Valnerina VIII-IX 5 vari23.11.1980 Irpinia-Basilicata IX-X 2.914 ~10.00007.05.1984 Val Comino VIII 6113.12.1990 Carlentini VII 12 30026.09.1997 Colfiorito VIII-IX 12 133

INGV - Carta della sismicità in Italia

Friuli - 1976Friuli - 1976

Messina - 1908Messina - 1908

Valle del Belice - 1968Valle del Belice - 1968 Irpinia – Basilicata - 1980Irpinia – Basilicata - 1980

Mugello - 1919Mugello - 1919Fucino - 1915Fucino - 1915

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Anno Data Epicentro Intensità Note1148 - Firenze Sud VII

1194 - Galeata (FI) VII

1453 28-set FirenzeIn questa occasione caddero 1000 o 1500 case e vi furono molte vittime. I maggiori danni si ebbero a Camerata e a Vincigliata. A Firenze crollò la biblioteca del Convento di San Marco..-

1463 set Firenze Sud VII

1542 13-giu Scarperia X

1554 28-nov Firenze Sud VII

1597 03-ago Scarperia VII

1611 08-set Scarperia VIII

1762 15-apr Mugello-Firenze VII

1770 27-dic Incisa Val d'Arno VIII

1812 11-set San Casciano V. Pesa VIIIL'area che fu più colpita si estende fra i torrenti Virginio e Peciola. Molti danni ma nessuna vittima. Scosse di replica il 12 e il 14.

1835 06-feb Borgo San Lorenzo VII

1895 28-set San Casciano V. Pesa VIII

Le aree più colpite furono i dintorni di San Casciano, Sant'Andrea in Percussina e Grassina dove si ebbero 5 vittime. Molti edifici furono lesionati a Firenze, dove si staccò e cadde una catena della navata del Duomo. Si registrarono inoltre molte scosse

1919 29-giu B.go S.Lorenzo-Vicchio IX Terremoto molto distruttivo con numerose vittime.

1929 18-lug Borgo San Lorenzo VII

1931 05-set Firenzuola VII

1939 11-feb Marradi VII

1959 24-mar San Casciano V. Pesa VII

1960 29-ott Barberino di Mugello VII

1964 05-set Barberino di Mugello VII

TERREMOTI STORICI IN PROVINCIA DI FIRENZE CON INTENSITA’ >= AL VII° GRADO

FONTE: OSSERVATORIO XIMENIANO DI FIRENZE

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TERREMOTI DEGLI ULTIMI ANNI SIGNIFICATIVI PER IL TERREMOTI DEGLI ULTIMI ANNI SIGNIFICATIVI PER IL NOSTRO TERRITORIO (Appennino Forlivese - 2000)NOSTRO TERRITORIO (Appennino Forlivese - 2000)

La cartina richiama quanto accaduto nella primavera del 2000 con La cartina richiama quanto accaduto nella primavera del 2000 con coinvolgimento di una significativa area territoriale.coinvolgimento di una significativa area territoriale.La sequenza di aprile-maggio 2000 nel Faentino-Forlivese, pur nella La sequenza di aprile-maggio 2000 nel Faentino-Forlivese, pur nella preoccupazione diffusa di quei giorni a fronte del ripetersi stressante di preoccupazione diffusa di quei giorni a fronte del ripetersi stressante di numerose scosse, nel suo complesso ha prodotto danni generalmente leggeri, numerose scosse, nel suo complesso ha prodotto danni generalmente leggeri, classificati di VI grado MCS in due casi (Faenza e Brisighella) in presenza di classificati di VI grado MCS in due casi (Faenza e Brisighella) in presenza di danni leggeri e di grado incerto fra il V e il VI in altre aree.danni leggeri e di grado incerto fra il V e il VI in altre aree.

La sequenza sismica compresa La sequenza sismica compresa tra i comuni di Faenza e Forlì, tra i comuni di Faenza e Forlì, iniziata il giorno 19 Aprile 2000 iniziata il giorno 19 Aprile 2000 alle ore 14:23 con una scossa di alle ore 14:23 con una scossa di magnitudo 3.4, corrispondente ad magnitudo 3.4, corrispondente ad una intensità all’epicentro del IV una intensità all’epicentro del IV grado della scala Mercalli, è stata grado della scala Mercalli, è stata seguita nei giorni successivi da seguita nei giorni successivi da circa 300 scosse di magnitudo circa 300 scosse di magnitudo superiore a 2.0. Tra queste, 3 superiore a 2.0. Tra queste, 3 hanno superato 4.0 fino ad un hanno superato 4.0 fino ad un massimo di 4.4 (Intensità Mercalli massimo di 4.4 (Intensità Mercalli pari al VI-VII grado). pari al VI-VII grado).

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TERREMOTI DEGLI ULTIMI ANNI SIGNIFICATIVI TERREMOTI DEGLI ULTIMI ANNI SIGNIFICATIVI PER IL NOSTRO TERRITORIO (Appennino Toscano - 2001)PER IL NOSTRO TERRITORIO (Appennino Toscano - 2001)

La Rete Sismica Centralizzata dellâIstituto Nazionale di Geofisica sta registrando una sequenza sismica compresa tra i comuni di Faenza e Forlì, iniziata il giorno 19 Aprile 2000 alle ore 14:23 con una scossa di magnitudo 3.4, corrispondente ad una La Rete Sismica Centralizzata dellâIstituto Nazionale di Geofisica sta registrando una sequenza sismica compresa tra i comuni di Faenza e Forlì, iniziata il giorno 19 Aprile 2000 alle ore 14:23 con una scossa di magnitudo 3.4, corrispondente ad una intensità allâepicentro del IV grado della scala Mercalli. Nei giorni seguenti si sono ripetute un notevole numero di scosse. A tuttâoggi ne sono state registrate circa 300 di magnitudo superiore a 2.0. Tra queste, le più forti si sono registrate:intensità allâepicentro del IV grado della scala Mercalli. Nei giorni seguenti si sono ripetute un notevole numero di scosse. A tuttâoggi ne sono state registrate circa 300 di magnitudo superiore a 2.0. Tra queste, le più forti si sono registrate:il 2 maggio alle ore 10:48 di magnitudo 4.0 (intensità Mercalli pari al V-VI grado); il 2 maggio alle ore 10:48 di magnitudo 4.0 (intensità Mercalli pari al V-VI grado); il 7 maggio alle ore 00:07 di magnitudo 4.2 (intensità Mercalli pari al VI grado); il 7 maggio alle ore 00:07 di magnitudo 4.2 (intensità Mercalli pari al VI grado); l' 8 maggio alle ore 14:29 di magnitudo 4.4 (Intensità Mercalli pari al VI-VII grado). l' 8 maggio alle ore 14:29 di magnitudo 4.4 (Intensità Mercalli pari al VI-VII grado).

Il 26 novembre 2001 si è verificato un evento sismico nell'Appennino Toscano di magnitudo 4.4 preceduto da Il 26 novembre 2001 si è verificato un evento sismico nell'Appennino Toscano di magnitudo 4.4 preceduto da una scossa di Md=2.9 e seguita da circa 10 scosse, la maggiore delle quali di Md=3.1. una scossa di Md=2.9 e seguita da circa 10 scosse, la maggiore delle quali di Md=3.1. L'evento si è verificato nel bacino di Sansepolcro, in un'area sottoposta a deformazione distensiva. L'area è L'evento si è verificato nel bacino di Sansepolcro, in un'area sottoposta a deformazione distensiva. L'area è stata interessata da sismicità sia storica che strumentale. Per questo evento il DPC ha dichiarato lo stato di stata interessata da sismicità sia storica che strumentale. Per questo evento il DPC ha dichiarato lo stato di emergenza.emergenza.

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TERREMOTI DEGLI ULTIMI ANNI SIGNIFICATIVI TERREMOTI DEGLI ULTIMI ANNI SIGNIFICATIVI PER IL NOSTRO TERRITORIO PER IL NOSTRO TERRITORIO (Appennino Tosco-Emiliano - 2003)(Appennino Tosco-Emiliano - 2003)

Il 14 settembre 2003 alle 23.43 ora locale, una scossa di Md 5.0 (Mw 5.3) ha interessato l'Appennino Bolognese, con epicentro in Il 14 settembre 2003 alle 23.43 ora locale, una scossa di Md 5.0 (Mw 5.3) ha interessato l'Appennino Bolognese, con epicentro in un'area compresa fra i comuni di Loiano e Monghidoro.un'area compresa fra i comuni di Loiano e Monghidoro.L'evento è stato avvertito in un'area molto vasta, dalla Toscana, alle Marche, in tutta l'Emilia Romagna, in Lombardia, in Veneto e in L'evento è stato avvertito in un'area molto vasta, dalla Toscana, alle Marche, in tutta l'Emilia Romagna, in Lombardia, in Veneto e in Friuli. Friuli. Da notare che l’epicentro è situato in area considerata non sismica dalla classificazione del 1983. Area che poi è stata inserita Da notare che l’epicentro è situato in area considerata non sismica dalla classificazione del 1983. Area che poi è stata inserita in 3° categoria dalla successiva classificazione del 2003.in 3° categoria dalla successiva classificazione del 2003.

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Crisi sismica del Mugello 1-2 marzo 2008 Crisi sismica del Mugello 1-2 marzo 2008

ATTIVITA’ SISMICA IN TOSCANA NEL 2008ATTIVITA’ SISMICA IN TOSCANA NEL 2008

Page 11: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Una sequenza con caratteristiche analoghe a quella Una sequenza con caratteristiche analoghe a quella verificatasi nella stessa zona nel marzo 2008, quando verificatasi nella stessa zona nel marzo 2008, quando vennero localizzati tre eventi di magnitudo tra 4.4 e 4.1 vennero localizzati tre eventi di magnitudo tra 4.4 e 4.1 nell’arco di poche ore. Rispetto agli eventi del 2008, la nell’arco di poche ore. Rispetto agli eventi del 2008, la sequenza si localizza circa 5 chilometri più a sudest, verso il sequenza si localizza circa 5 chilometri più a sudest, verso il bacino del Mugello. Negli ultimi mesi la zona ha fatto bacino del Mugello. Negli ultimi mesi la zona ha fatto registrare una sismicità di bassa magnitudo, generalmente registrare una sismicità di bassa magnitudo, generalmente inferiore a 2.5, con una media di circa 10 terremoti ogni inferiore a 2.5, con una media di circa 10 terremoti ogni mese.  mese. 

Per registrare scosse, prima della sequenza del 2008, di Per registrare scosse, prima della sequenza del 2008, di magnitudo > 4 bisogna risalire al 1973. magnitudo > 4 bisogna risalire al 1973. Segno di una rinnovata attività, dopo 35 anni di relativa Segno di una rinnovata attività, dopo 35 anni di relativa quiete sismica, che dovrà necessariamente essere tenuta quiete sismica, che dovrà necessariamente essere tenuta sotto attento controllo.sotto attento controllo.

Ad oggi sono state registrate, oltre a quelle maggiori, ben Ad oggi sono state registrate, oltre a quelle maggiori, ben 200200 scosse strumentali (inferiori a M 2.0) scosse strumentali (inferiori a M 2.0)

L’EVENTO SISMICO DEL 14/9/2009L’EVENTO SISMICO DEL 14/9/2009

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L’EVENTO SISMICO DEL 14/9/2009L’EVENTO SISMICO DEL 14/9/2009MAPPA DI SCUOTIMENTO (MAPPA DI SCUOTIMENTO (shake mapshake map))

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IL SISMA IN ABRUZZO IL SISMA IN ABRUZZO

Il 6 Aprile 2009 alle ore 03:33 la regione Abruzzo ed in particolare la zona

de l'Aquila è stata colpita da un forte terremoto. La magnitudo della scossa

principale è stata valutata 5.8 di

magnitudo Richter (Ml) ed ha causato 299

vittime ed oltre 1000 feriti

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LA ZONA COLPITA E LO “SCIAME”LA ZONA COLPITA E LO “SCIAME”

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CRONOLOGIA DEL SISMACRONOLOGIA DEL SISMA

Page 16: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Immediatamente attivabiliCOMPOSIZIONE

EFFETTI DEL SISMAEFFETTI DEL SISMA

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EFFETTI DEL SISMAEFFETTI DEL SISMA

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EFFETTI DEL SISMA: EFFETTI DEL SISMA: L’AQUILA IL CENTRO STORICOL’AQUILA IL CENTRO STORICO

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EFFETTI DEL SISMA: EFFETTI DEL SISMA: L’AQUILA IL CENTRO STORICOL’AQUILA IL CENTRO STORICO

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EFFETTI DEL SISMA: EFFETTI DEL SISMA: L’AQUILA IL CENTRO STORICOL’AQUILA IL CENTRO STORICO

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ANNO DATA LOCALITA’ CORSO D’ACQUA NOTE

1919 06-gen Signa – Campi B. Bisenzio – Ombrone Pt Danni ad abitazioni, ponti, ferrovia, insediamenti industriali

1920 07-gen Firenze - ScandicciEma - Arno - Canale Macinante - Greve - Mugnone

Danni edifici, strade ed attività agricole

1920 07-gen Firenze - ScandicciEma - Arno - Canale Macinante - Greve - Mugnone

Danni edifici, strade ed attività agricole

1926 22-nov Campi B- Capalle - San Piero a Ponti Bisenzio – Ombrone Pt - CornocchioDanni a strutture idrauliche, ponti, abitazioni, elettrodotti, Chiese, Viabilità

1940 19-nov Campi B – Capalle Bisenzio Danni ad abitazioni, Autostrada, frane.

1949 27-nov Certaldo - Castelfiorentino Elsa - Arno Danni a Ponti, strade, case sparse, Ferrovia

1960 18-febFirenze - San Mauro a Signa - Poggio a Caiano

Bisenzio – Ombrone Pt Danni ad edifici, strade ed autostrada

FirenzeArno – Ema –Greve - Mugnone - canale - macinante

11 vittime e 8 feriti danni gravi a abitazioni, edifici pubblici, patrimonio artistico, scuole, ospedali, attività commerciali, elettrodotto, acquedotto, reti di comunicazione, viabilità.

Comuni limitrofi Ema – Elsa -Arno2 deceduti, danni gravi ad infrastrutture, case, viabilità, elettrodotti, aree industriali, ponti, depositi, acquedotto.

Comuni Limitrofi Greve – Pesa -Era Danni gravi ad abitazioni, viabilità, attività agricole

Comuni Limitrofi Bisenzio – Ombrone Pt - vingone6000 sfollati, danni gravi ad abitazioni, viabilità aree industriali e elettrodotti

Dicomano – Vicchio - pontassieve - rufina

Sieve Danni gravi a case, strade, attività agricole

1986 20-giu Pontassieve (Rosano) Fosso Castellonchio Danni a centri abitati, strade, acquedotto, elettrodotto

1991 16-novCampi B – Signa - scandicci - area pratese

Bisenzio – Ombrone Pt3 morti e 1 disperso - Danni gravi ad abitazioni, viabilità, elettrodotto, acquedotto.

1966 04-nov

PRINCIPALI CALAMITA’ IDRAULICHE PRINCIPALI CALAMITA’ IDRAULICHE DELL’ULTIMO SECOLO (AREA FIORENTINA)DELL’ULTIMO SECOLO (AREA FIORENTINA)

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FRANE ED ALLUVIONI NEL NOSTRO PAESEFRANE ED ALLUVIONI NEL NOSTRO PAESE

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FIUME ARNO A PISA – PONTE DI MEZZOFIUME ARNO A PISA – PONTE DI MEZZO

L’EVENTO DEL 26-27 NOVEMBRE 1949L’EVENTO DEL 26-27 NOVEMBRE 1949

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STATISTICA O.M.S ELABORATA IN SEGUITO ALL’ANALISI DEL TERREMOTO DELL’IRPINIA - 1980probabilità di mantenimento in vita , in relazione al numero dei giorni trascorsi, basata su 548 casi soccorsi dopo il terremoto

LA TEMPESTIVITA’ DEI SOCCORSILA TEMPESTIVITA’ DEI SOCCORSI

N° giorni dopo il terremoto

N° persone estricate

N° persone vive

Probabilità di mantenimento in vita

in conseguenza dell'estricazione (%)

0 379 333 87,91 57 20 35,3

2-3 35 30 8,5>4 77 0 0,0

IN OCCASIONE DEL TERREMOTO DI BAM (IRAN – 2003), A FRONTE DI 43.000 DECEDUTI, FURONO SALVATE SOLO 30 PERSONE NONOSTANTE L’INVIO DI 1.600 SOCCORRITORI DA PARTE DI 43 NAZIONI.I SOCCORSI ARRIVARONO DOPO 72 ORE.

I dati raccolti, basati sulla letteratura internazionale, evidenziano il brusco decremento delle percentuali di sopravvivenza trascorsi due giorni dall’evento, identificando la fase temporale dove è necessario fornire la massima risposta medicalizzata possibile.

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Consiste in:

• attività diretta allo studio ed alla determinazione delle cause dei vari fenomeni calamitosi

• identificazione dei rischi

• individuazione delle zone del territorio soggette ai rischi stessi

LA PREVISIONELA PREVISIONE

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LA PREVENZIONELA PREVENZIONE

Consiste nelle attività volte ad evitare o ridurre al minimo la possibilità che si

verifichino danni conseguenti agli eventi calamitosi

Prevenzione strutturale

Prevenzione non strutturale

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E’ legata ad opere pubbliche o ad interventi concreti E’ legata ad opere pubbliche o ad interventi concreti sul territorio (difese spondali, consolidamento di sul territorio (difese spondali, consolidamento di argini, protezione di centri abitati, consolidamento di argini, protezione di centri abitati, consolidamento di versanti, etc.)versanti, etc.)

LA PREVENZIONE STRUTTURALELA PREVENZIONE STRUTTURALE

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Data Località/ stato Magnitudo*Intensità

MCSMorti/

dispersi*Danni totali (in

mld USD)*

26/09/03 Hokkaido/ Japan 8,1 2 0,5624/03/01 Kagama/ Japan 6,5 IX 2 0,506/10/00 Tottori/ Japan 6,8 IX 0 0,1517/01/95 Kobe/ Japan 7,3 6425 10012/07/93 Hokkaido/ Japan 7,6 VIII 200 0,0228/02/01 Seattle/ Washington 6,6 VIII 1 2,0

26/12/03 Bam/ Iran 6,6 IX 43200 0,121/05/03 Thenia/ Algeria 6,9 X 2266 5,026/01/01 Gujarat/ India 7,6 X 20005 4,5220/09/99 Nantou/ Taiwan 7,6 IX 3400 14,117/08/99 Izmit/ Turchia 7,4 XI 19118 2026/09/97 Umbria/ Italia 5,6 VIII 11 4,5223/11/80 Irpinia/ Italia 6,9 VII 3114 10

* dati ricavati da: www.gesource.ac.uk La Regione Toscana ha avviato fin dal 1998 le attività relative al programma di valutazione degli effetti locali La Regione Toscana ha avviato fin dal 1998 le attività relative al programma di valutazione degli effetti locali (programma VEL) sia dei centri urbani che degli edifici strategici e rilevanti e dal 2000 il programma di (programma VEL) sia dei centri urbani che degli edifici strategici e rilevanti e dal 2000 il programma di riduzione del rischio sismico nelle aree produttive (programma DOCUP), nelle aree a maggior rischio sismico. riduzione del rischio sismico nelle aree produttive (programma DOCUP), nelle aree a maggior rischio sismico.

INFLUENZA DELLA PREVENZIONE STRUTTURALE INFLUENZA DELLA PREVENZIONE STRUTTURALE SUGLI EFFETTI DI UN EVENTO SISMICOSUGLI EFFETTI DI UN EVENTO SISMICO

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Il terremoto del Molise (2002) - Una scossa di terremoto particolarmente violenta (5.4 Richter) Il terremoto del Molise (2002) - Una scossa di terremoto particolarmente violenta (5.4 Richter) colpì, alle 11.32 del 31 ottobre, i Comuni di San Giuliano, Bonefro, Castellino del Bifermo, colpì, alle 11.32 del 31 ottobre, i Comuni di San Giuliano, Bonefro, Castellino del Bifermo, causando 30 morti, di cui 27 bambini, circa 100 feriti e 2.925 sfollati nella sola provincia di causando 30 morti, di cui 27 bambini, circa 100 feriti e 2.925 sfollati nella sola provincia di Campobasso. La scuola elementare fu l'unico edificio a crollare del tutto a San Giuliano di Campobasso. La scuola elementare fu l'unico edificio a crollare del tutto a San Giuliano di Puglia e questo, così si è detto, è probabilmente dovuto alla carenza di manutenzione e alla Puglia e questo, così si è detto, è probabilmente dovuto alla carenza di manutenzione e alla cattiva qualità della costruzione. Il processo istituito per determinare le responsabilità del cattiva qualità della costruzione. Il processo istituito per determinare le responsabilità del crollo si era concluso il 13 luglio 2007, con un nulla di fatto e nessun responsabile individuato. crollo si era concluso il 13 luglio 2007, con un nulla di fatto e nessun responsabile individuato. verdetto ribaltato in appello (25 febbraio 2009) con la condanna di 5 dei 6 imputati (fra i quali verdetto ribaltato in appello (25 febbraio 2009) con la condanna di 5 dei 6 imputati (fra i quali anche il sindaco di allora) .anche il sindaco di allora) .L’evento si è trasformato in un tragico stimolo per interventi legislativi tesi al ridisegno delle L’evento si è trasformato in un tragico stimolo per interventi legislativi tesi al ridisegno delle mappe del rischio sismico ed alla definizione di quali edifici pubblici debbano essere mappe del rischio sismico ed alla definizione di quali edifici pubblici debbano essere sottoposti ad interventi di adeguamento alle norme di sicurezza antisismiche.sottoposti ad interventi di adeguamento alle norme di sicurezza antisismiche.

ASSENZA DI PREVENZIONE STRUTTURALE? ASSENZA DI PREVENZIONE STRUTTURALE? UN CASO TRAGICAMENTE EMBLEMATICOUN CASO TRAGICAMENTE EMBLEMATICO

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IL SISTEMA PROVINCIALEIL SISTEMA PROVINCIALE

Page 31: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

LA PREVENZIONE NON STRUTTURALELA PREVENZIONE NON STRUTTURALE

Può essere ripartita in:

Formazione (educazione nel contrastare le situazioni di emergenza)

Pianificazione di emergenza (individuazione di “chi fa che cosa” in relazione agli scenari di rischio)

Attività esercitative (addestramento sul campo)

Informazione (consapevolezza dei rischi)

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INFORMAZIONEINFORMAZIONE

Solo con l’informazione si rendono i cittadini consapevoli dei rischi che li circondano, inducendoli ad assumere comportamenti responsabili (cultura dell’autoprotezione).

Tale attività assume caratteristiche peculiari in caso di emergenza

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LA FORMAZIONELA FORMAZIONE

Formazione fa rima con educazione. Con l’informazione si acquisiscono nozioni, con la formazione si acquisisce, attraverso un processo educativo, il convincimento, la mentalità ad operare per la sicurezza propria e per quella degli altri.

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LA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZALA PIANIFICAZIONE DI EMERGENZA

Attraverso essa si individuano, sulla base degli studi di previsione, gli scenari di rischio prevalenti sul territorio. Agli scenari possibili dovranno corrispondere dei "modelli di intervento" predeterminati, in cui sia chiaro e leggibile “chi fa che cosa“ in caso di evento.

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LE ESERCITAZIONILE ESERCITAZIONI

Il logico e indispensabile corollario della formazione e della pianificazione è l'addestramento sul campo, cioè l'esercitazione, prezioso strumento attraverso il quale è possibile testare l’efficacia e la validità di un modello di intervento per fronteggiare una grande emergenza.

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Il “Piano di emergenza”

È il progetto di tutte le attività coordinate e delle È il progetto di tutte le attività coordinate e delle procedure di Protezione Civile per fronteggiare procedure di Protezione Civile per fronteggiare

un qualsiasi evento calamitoso un qualsiasi evento calamitoso atteso in un determinato territorio atteso in un determinato territorio

(e contemplato in un apposito scenario)(e contemplato in un apposito scenario)

IL PIANO DI EMERGENZAIL PIANO DI EMERGENZA

Page 37: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Con riferimento ad un evento calamitoso una buona Con riferimento ad un evento calamitoso una buona pianificazione pianificazione deve deve sostanzialmente rispondere a queste sostanzialmente rispondere a queste cinque, cinque,

apparentemente semplici, domande:apparentemente semplici, domande:

LE RISPOSTE CHE UN BUON PIANO DI LE RISPOSTE CHE UN BUON PIANO DI EMERGENZA DEVE FORNIREEMERGENZA DEVE FORNIRE

1. QUANDO

2. COSA3. DOVE

SI VERIFICASI VERIFICA

4. CHI5. COME

INTERVIENEINTERVIENE

Programmi di previsioneProgrammi di previsione

Piano di emergenzaPiano di emergenza

Page 38: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Direzione Direzione unitariaunitaria

La direzione unitaria delle operazioni di

emergenza si esplica attraverso il

coordinamento di un sistema complesso e

non in una visione settoriale

dell’intervento.

Comunicazione

Costante scambio di informazioni fra il sistema centrale e

periferico.

Senza di essa il Senza di essa il coordinamento e la coordinamento e la

gestione razionale delle gestione razionale delle risorse non sarebbero risorse non sarebbero

possibilipossibili

RisorseRisorse

Utilizzo razionale e tempestivo delle risorse realmente disponibili e della reperibilità degli

uomini e dei mezzi adatti all’intervento.

Fattori che determinano il successo di un’operazione di protezione civile

FATTORI DI SUCCESSOFATTORI DI SUCCESSO

Page 39: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Parte generale

Si raccolgono tutte le informazioni

relative alla conoscenza del

territorio, alle reti di monitoraggio presenti, alla

elaborazione degli scenari di rischio.

Lineamenti della

PianificazioneSi individuano gli

obiettivi da conseguire, per dare

una adeguata risposta di P.C. ad una

qualsiasi emergenza.

Modello di intervento

Si assegnano le responsabilità nei vari

livelli di comando e controllo per la gestione delle emergenze di P.C.;

si realizza il costante scambio di informazioni nel sistema centrale e periferico di P.C.; si

utilizzano le risorse in maniera razionale.

STRUTTURA DI UN PIANOSTRUTTURA DI UN PIANO

Il piano si articola in tre parti fondamentaliIl piano si articola in tre parti fondamentali

Page 40: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

  Questi criteri sono applicabili alla Questi criteri sono applicabili alla

pianificazione di emergenza a livello: pianificazione di emergenza a livello:   

Nazionale

Regionale

Provinciale

Comunale

Sovracomunale (es.: centri intercomunali)

LIVELLI DELLA PIANIFICAZIONELIVELLI DELLA PIANIFICAZIONE

Sub-Comunale (es.: quartiere, scuola, teatro,

condominio)

Page 41: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA

Modello di Modello di interventointervento

Criteri di massima per la pianificazione provinciale di emergenzaCriteri di massima per la pianificazione provinciale di emergenza(eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera b, della legge 225/92)(eventi calamitosi di cui all’art. 2, comma 1, lettera b, della legge 225/92)

IL PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZAIL PIANO PROVINCIALE DI EMERGENZA

Parte Parte generalegenerale

Lineamenti Lineamenti della della

pianificazionepianificazione

Page 42: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

PARTE PARTE GENERALEGENERALE

IL PIANO DI EMERGENZA:IL PIANO DI EMERGENZA:LA PARTE GENERALELA PARTE GENERALE

Dati di base

Aree di emergenza

Scenario degli eventi attesi

Indicatori di evento e risposte del sistema provinciale di protezione civile

Page 43: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONELINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE

Coordinamento Operativo provinciale

Salvaguardia della popolazione

Informazione alla popolazione

Rapporti fra le istituzioni locali e nazionali per la continuità amministrativa ed il supporto alle attività di emergenza

La salvaguardia del sistema produttivo

Ripristino della viabilità e dei trasporti

Funzionalità delle telecomunicazioni

Funzionalità dei servizi essenziali

Censimento e salvaguardia dei Beni culturali

Modulistica per il censimento dei danni a persone e cose

Relazione giornaliera per le autorità centrali e conferenza stampa

Struttura dinamica del piano provinciale: aggiornamento dello scenario ed esercitazioni

LINEAMENTI LINEAMENTI DELLA DELLA

PIANIFICAZIONEPIANIFICAZIONE

Page 44: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA:IL PIANO DI EMERGENZA:MODELLO DI INTERVENTOMODELLO DI INTERVENTO

SISTEMA DI COMANDO E CONTROLLO

ATTIVAZIONI IN EMERGENZA

Page 45: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Cartografia•Amministrativa scala 1:200.000 o 1:150.000•Idrografia, scala 1:100.000•Uso del suolo, scala 1:50.000•Bacini idrografici con l’ubicazione degli invasi e degli strumenti di misura: pluviometri e idrometri, scala 1:150.000 o 1:200.000•Geologica, scala 1:100.000•Geomorfologica, scala 1:25.000•Rete viaria e ferroviaria, aeroporti ed eliporti, scala 1:100.000•Attività produttive (industriali, artigianali, agricole, turistiche)•Pericolosità dei vari eventi nel territorio provinciale•Rischio sul territorio provinciale

Dati sulla popolazione•Numero abitanti e nuclei familiari per Comune•Carta della densità della popolazione per comune e provincia•Soggetti svantaggiati

IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA PARTE GENERALE: DATI DI BASE PARTE GENERALE: DATI DI BASE

Page 46: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Cartografia delle aree per l’ammassamento dei soccorritori e delle risorse, scala 1:25.000;

IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA PARTE GENERALE: AREE DI EMERGENZA PARTE GENERALE: AREE DI EMERGENZA

Cartografia degli edifici strategici e loro eventuale rilevamento della vulnerabilità, scala 1:5.000 o 1:10.000;

Page 47: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Rischio IdrogeologicoAlluvioni• cartografia delle aree inondabili;• stima della popolazione coinvolta nelle aree inondabili;• stima delle attività produttive coinvolte nelle aree inondabili;• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private coinvolte nelle aree inondabili;• indicatori di evento (reti di monitoraggio).

Frane• cartografia degli abitati instabili;• stima della popolazione nell’area instabile;• quantificazione delle infrastrutture pubbliche e private nell’area instabile;• indicatori di evento (reti di monitoraggio)

Dighe• tipi di crollo (sifonamento, tracimazione);• onda di sommersione (da crollo e/o manovra degli scarichi di fondo);• quantificazione della popolazione, delle infrastrutture pubbliche e private ubicate nell’area coinvolta dall’ ipotetica onda di sommersione;• indicatori di evento (reti di monitoraggio.

IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA PARTE GENERALE: SCENARIO DEGLI EVENTI ATTESI (1) PARTE GENERALE: SCENARIO DEGLI EVENTI ATTESI (1)

Gli scenari si ricavano incrociando le cartografie tematiche (carte della pericolosità con dati di base) che sono Gli scenari si ricavano incrociando le cartografie tematiche (carte della pericolosità con dati di base) che sono prodotte dalle Amministrazioni provinciali e regionali (programmi di protezione civile) .prodotte dalle Amministrazioni provinciali e regionali (programmi di protezione civile) .

Rischio di incendio• Carta dell’uso del suolo • Carta climatica del territorio;• Carta degli incendi storici;• Carta degli approvvigionamenti idrici.

Page 48: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Rischio sismico• carta della pericolosità sismica;• rilevamento della vulnerabilità (edifici pubblici e privati;)• stima dell’esposizione delle infrastrutture e dei servizi essenziali alla comunità;• censimento della popolazione coinvolta dall’evento atteso;• classificazione sismica dei comuni.

IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA PARTE GENERALE: SCENARIO DEGLI EVENTI ATTESI (2) PARTE GENERALE: SCENARIO DEGLI EVENTI ATTESI (2)

Rischio industriale• censimento delle industrie soggette a notifica e dichiarazione;• specificazione dei cicli produttivi degli impianti industriali;• calcolo delle sostanze in deposito e in lavorazione;• censimento della popolazione nell’area interessata dall’evento;• calcolo dell’area d’impatto esterna alle industrie.

Rischio vulcanico:• serie storiche degli eventi vulcanici;• censimento della popolazione nell’area interessata dall’evento; • mappe di pericolosità;• rilevamento della vulnerabilità con riguardo anche all’esposizione delle infrastrutture e dei servizi pubblici essenziali;.• indicatori di evento (reti di monitoraggio).

Page 49: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

Gli eventi si dividono in eventi prevedibili (vulcanico, idrogeologico) e non prevedibili (terremoto, rischio chimico industriale, incendi boschivi).Qualora in una porzione di territorio si riscontrino eventi prevedibili in un arco di tempo determinato, sarà fondamentale collegare ad ogni allarme una risposta graduale del sistema provinciale di protezione civile.

IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA PARTE GENERALE: INDICATORI DI EVENTO E RISPOSTE DEL PARTE GENERALE: INDICATORI DI EVENTO E RISPOSTE DEL

SISTEMA PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILESISTEMA PROVINCIALE DI PROTEZIONE CIVILE

Page 50: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (1)LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (1)

COORDINAMENTO OPERATIVO PROVINCIALEViene assunta la direzione unitaria dei servizi di emergenza da attivare, a livello provinciale, per meglio supportare gli interventi dei Sindaci dei comuni interessati.

SALVAGUARDIA DELLA POPOLAZIONEQuesta attività è prevalentemente assegnata ai Sindaci.Le misure di salvaguardia alla popolazione per gli eventi prevedibili sono finalizzate all’allontanamento della popolazione dalla zona di pericolo; particolare riguardo deve essere dato alle persone con ridotta autonomia (anziani, disabili, bambini).Dovranno essere attuati piani particolareggiati per l’assistenza alla popolazione (aree di accoglienza, etc.)Per gli eventi che non possono essere preannunciati sarà di fondamentale importanza organizzare il primo soccorso sanitario entro poche ore dall’evento.

RAPPORTI FRA LE ISTITUZIONI LOCALI E NAZIONALI PER LA CONTINUITA’ AMMINISTRATIVA ED IL SUPPORTO ALLE ATTIVITA’ DI EMERGENZASi tratta di mantenere la continuità di governo assicurando il collegamento e le attività comunali e periferiche dello stato

INFORMAZIONE ALLA POPOLAZIONEE’ fondamentale, che il cittadino residente nelle zone, direttamente o indirettamente interessate all’evento conosca preventivamente:• le caratteristiche essenziali di base del rischio che insiste periodicamente sul proprio territorio;• le predisposizioni del piano di emergenza nell’area in cui risiede;• come comportarsi, prima, durante e dopo l’evento;• con quale mezzo ed in quale modo verranno diffuse informazioni ed allarmi.

Page 51: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (2)LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (2)

LA SALVAGUARDIA DEL SISTEMA PRODUTTIVOQuesto intervento di protezione civile si può effettuare o nel periodo immediatamente precedente il manifestarsi dell’evento (eventi prevedibili), attuando piani di messa in sicurezza dei mezzi di produzione e dei relativi prodotti stoccati, oppure immediatamente dopo che l’evento abbia provocato danni (evento imprevedibile) alle persone e alle cose; in questo caso si dovrà prevedere il ripristino dell’attività produttiva e commerciale nell’area colpita attuando interventi mirati per raggiungere tale obiettivo nel più breve tempo possibile.La concorrenza delle aziende produttive nel mercato nazionale e internazionale non permette che la sospensione della produzione sia superiore ad alcune decine di giorni.

FUNZIONALITA’ DELLE TELECOMUNICAZIONILa riattivazione delle telecomunicazioni dovrà essere immediatamente garantita per gestire il flusso delle informazioni degli uffici pubblici e per i centri operativi dislocati nell’area colpita attraverso l’impiego massiccio di ogni mezzo o sistema TLC.Si dovrà garantire la funzionalità delle reti telefoniche e radio delle varie strutture operative di protezione civile per garantire i collegamenti fra i vari centri operativi e al tempo stesso per diramare comunicati, allarmi etc.In ogni piano sarà prevista, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto che garantisce il coordinamento di tutte le risorse e gli interventi necessari per ridare piena funzionalità alle telecomunicazioni per la trasmissione di testi, immagini e dati numerici.

RIPRISTINO DELLA VIABILITA’ E DEI TRASPORTIDurante il periodo della prima emergenza si dovranno già prevedere interventi per la riattivazione dei trasporti sia terrestri, aerei, marittimi, fluviali, del trasporto per le materie prime e di quelle strategiche, l’ottimizzazione dei flussi di traffico lungo le vie di fuga e l’accesso dei mezzi di soccorso nell’area colpita.In ogni piano sarà previsto, per questo specifico settore, una singola funzione di supporto per il coordinamento di tutte le risorse e gli interventi necessari per rendere piena funzionalità alla rete di trasporto.

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IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (3)LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (3)

FUNZIONALITA’ DEI SERVIZI ESSENZIALI La messa in sicurezza delle reti erogatrici dei servizi essenziali dovrà essere assicurata, al verificarsi di eventi prevedibili, mediante l’utilizzo di personale addetto secondo specifici piani particolareggiati elaborati da ciascun ente competente.La verifica ed il ripristino della funzionalità delle reti dovrà prevedere l’impiego degli addetti agli impianti di erogazione ed alle linee e/o utenze in modo comunque coordinato (Enel, gas...), prevedendo per tale settore una specifica funzione di supporto, al fine di garantire le massime condizioni di sicurezza.

MODULISTICA PER IL CENSIMENTO DEI DANNI A PERSONE E COSELa raccolta dei dati prevista da tale modulistica è suddivisa secondo le funzioni di supporto previste per la costituzione di una Sala Operativa.Con questa modulistica unificata è possibile razionalizzare la raccolta dei dati, che risultano omogenei e di facile interpretazione.

CENSIMENTO E SALVAGUARDIA DEI BENI CULTURALINel ribadire che il preminente scopo del piano di emergenza è quello di mettere in salvo la popolazione e garantire con ogni mezzo il mantenimento del livello di vita “civile”, messo in crisi da una situazione di grandi disagi sia fisici che psicologici, è comunque da considerare fondamentale la salvaguardia dei beni culturali ubicati nelle zone a rischio.Si dovranno perciò organizzare specifici interventi per il censimento e la tutela dei beni culturali, predisponendo anche specifiche squadre di tecnici specializzati nel settore per la messa in sicurezza dei reperti, o altri beni artistici, in aree sicure.

Page 53: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (4)LINEAMENTI DELLA PIANIFICAZIONE (4)

RELAZIONE GIORNALIERA PER LE AUTORITA’ CENTRALI E CONFERENZA STAMPALa relazione dovrà contenere le sintesi delle attività giornaliere, ricavando i dati dalla modulistica di cui al punto precedente. Si dovranno anche riassumere i dati dei giorni precedenti e si indicheranno, anche attraverso i mass-media locali, tutte le disposizioni che la popolazione dovrà adottare. I giornalisti accreditati verranno costantemente aggiornati con una conferenza stampa quotidiana. Durante la giornata si dovranno inoltre organizzare per i giornalisti supporti logistici per la realizzazione di servizi di informazione nelle zone di operazione.

STRUTTURA DINAMICA DEL PIANO PROVINCIALE: AGGIORNAMENTO DELLO SCENARIO ED ESERCITAZIONIIl continuo mutamento dell’assetto urbanistico del territorio, la crescita delle associazioni del volontariato, il rinnovamento tecnologico delle strutture operative e le nuove disposizioni amministrative comportano un continuo aggiornamento del piano sia per lo scenario dell’evento atteso che per le procedure. Le esercitazioni rivestono quindi un ruolo fondamentale al fine di verificare la reale efficacia del piano di emergenza. Esse devono essere svolte periodicamente a tutti i livelli secondo le competenze attribuite alle strutture operative previste dal piano stesso; sarà quindi necessario ottimizzare linguaggi e procedure e rodare il piano di emergenza redatto, sullo specifico scenario di un evento atteso, in una determinata porzione di territorio. per far assumere al piano le migliori caratteristiche di un documento vissuto e continuamente aggiornato sarà fondamentale organizzare le esercitazioni secondo diverse tipologie:• esercitazioni senza preavviso per le strutture operative previste nel piano;• esercitazioni congiunte tra strutture operative e popolazione interessata all’evento atteso (la popolazione deve conoscere e provare attraverso le esercitazioni tutte le azioni da compiere in caso di calamità).• esercitazioni periodiche del solo sistema di comando e controllo, anche queste senza preavviso, per una puntuale verifica della reperibilità dei singoli responsabili delle funzioni di supporto e per testare l’efficienza dei collegamenti.

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IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA MODELLO DI INTERVENTO:SISTEMA COMANDO E CONTROLLO MODELLO DI INTERVENTO:SISTEMA COMANDO E CONTROLLO

È il sistema per esercitare la direzione unitaria dei servizi di È il sistema per esercitare la direzione unitaria dei servizi di emergenza a livello provinciale e si caratterizza con tre strutture emergenza a livello provinciale e si caratterizza con tre strutture

operative:operative:

CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI (C.C.S.)

SALA OPERATIVA PROVINCIALE CON 14 FUNZIONI DI SUPPORTO

CENTRI OPERATIVI MISTI (C.O.M.)

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IL CENTRO COORDINAMENTO SOCCORSI (C.C.S.)Può configurarsi nel Comitato Provinciale della Protezione Civile ed è il massimo organo di coordinamento delle attività di Protezione Civile a livello provinciale. Sarà composto dai massimi responsabili di tutte le componenti e strutture operative presenti nel territorio provinciale. Dovrà individuare le strategie di intervento per il superamento dell’emergenza razionalizzando le risorse disponibili nella Provincia e al tempo stesso garantire il coordinamento degli interventi del governo regionale o del governo nazionale a seconda della natura dell’evento calamitoso.Decide inoltre la dislocazione nel territorio dei COM in accordo con il Comitato Operativo Nazionale in caso di evento di tipo “C”.Manterrà stretti collegamenti con le autorità preposte all’ordine pubblico.

IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA SISTEMA COMANDO E CONTROLLO: C.C.S.SISTEMA COMANDO E CONTROLLO: C.C.S.

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SALA OPERATIVA PROVINCIALE CON 14 FUNZIONI DI SUPPORTOE’ organizzata per 14 funzioni di supporto; esse rappresentano le singole risposte operative che occorre organizzare in qualsiasi tipo di emergenza a carattere provinciale.Ogni singola funzione avrà un proprio responsabile che in “tempo di quiete operativa” aggiornerà i dati relativi alla propria funzione e in caso di emergenza provinciale sarà l’esperto che attiverà le funzioni di soccorso.L’ubicazione della Sala Operativa dovrà essere individuata in sedi non vulnerabili e facilmente accessibili.

IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA SISTEMA COMANDO E CONTROLLO: SALA OPERATIVASISTEMA COMANDO E CONTROLLO: SALA OPERATIVA

Page 57: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LE FUNZIONI DI SUPPORTO (1)LE FUNZIONI DI SUPPORTO (1)

TECNICA E DI PIANIFICAZIONEQuesta funzione comprende i Gruppi Nazionali di ricerca ed i Servizi Tecnici nazionali e locali. Il referente sarà il rappresentante del Servizio Tecnico del comune o del Genio Civile o del Servizio Tecnico Nazionale, prescelto già in fase di pianificazione; dovrà mantenere e coordinare tutti i rapporti tra le varie componenti scientifiche e tecniche per l’interpretazione fisica del fenomeno e dei dati relativi alle reti di monitoraggio.

11SANITÀ’, ASSISTENZA SOCIALE E VETERINARIASaranno presenti i responsabili del Servizio Sanitario locale, la C.R.I., le Organizzazioni di volontariato che operano nel settore sanitario.In linea di massima il referente sarà il rappresentante del Servizio Sanitario Locale.22MASS-MEDIA ED INFORMAZIONELa sala stampa dovrà essere realizzata in un locale diverso dalla Sala Operativa.Sarà cura dell’addetto stampa stabilire il programma e le modalità degli incontri con i giornalisti. Per quanto concerne l’informazione al pubblico sarà cura dell’addetto stampa, coordinandosi con i sindaci interessati, procedere alla divulgazione della notizia per mezzo dei mass-media. Scopi principali sono:• informare e sensibilizzare la popolazione;• far conoscere le attività;• realizzare spot, creare annunci, fare comunicati;• organizzare tavole rotonde e conferenze stampa

33VOLONTARIATOI compiti delle Organizzazioni di volontariato, in emergenza, vengono individuati nei piani di protezione civile in relazione alla tipologia del rischio da affrontare, alla natura ed alla specificità delle attività esplicate dalle Organizzazioni e dai mezzi a loro disposizione.Pertanto, in Sala Operativa, prenderà posto il coordinatore indicato nel piano di protezione civile che avrà il compito di mantenere i rapporti con la consulta provinciale per il volontariato.Il coordinatore provvederà, in «tempo di pace», ad organizzare esercitazioni congiunte con altre forze preposte all’emergenza al fine di verificare le capacità organizzative ed operative delle suddette Organizzazioni.

I

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Page 58: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LE FUNZIONI DI SUPPORTO (2)LE FUNZIONI DI SUPPORTO (2)

MATERIALI E MEZZILa funzione di supporto in questione è essenziale e primaria per fronteggiare una emergenza di qualunque tipo.Questa funzione censisce i materiali ed i mezzi in dotazione alle amministrazioni; sono censimenti che debbono essere aggiornati costantemente per passare così dalla concezione del “censimento” delle risorse alla concezione di “disponibilità” delle risorse.Si tratta di avere un quadro delle risorse suddivise per aree di stoccaggio.Per ogni risorsa si deve prevedere il tipo di trasporto ed il tempo di arrivo nell’area dell’intervento.Alla gestione di tale funzione concorrono i materiali e mezzi comunque disponibili.Nel caso in cui la richiesta di materiali e/o mezzi non possa essere fronteggiata a livello locale, il coordinatore rivolgerà richiesta a livello centrale.

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TRASPORTO, CIRCOLAZIONE E VIABILITA’La funzione riguardante il trasporto è strettamente collegata alla movimentazione dei materiali, al

trasferimento dei mezzi, ad ottimizzare i flussi lungo le vie di fuga ed al funzionamento dei cancelli di accesso per regolare il flusso dei soccorritori. Questa funzione di supporto deve necessariamente operare a stretto contatto con il responsabile della funzione 10, “Strutture Operative”.Per quanto concerne la parte relativa all’attività di circolazione e viabilità il coordinatore è normalmente il rappresentante della Polstrada o suo sostituto; concorrono per questa attività, oltre alla Polizia Stradale, i Carabinieri ed i Vigili Urbani: i primi due per il duplice aspetto di Polizia giudiziaria e di tutori della legge e gli altri per l’indiscussa idoneità nella gestione della funzione in una emergenza a carattere locale.Si dovranno prevedere esercitazioni congiunte tra le varie forze al fine di verificare ed ottimizzare l’esatto andamento dei flussi lungo le varie direttrici.

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Page 59: Il valore della pianificazione diminuisce con la complessità dello stato delle cose (Ottaviano Augusto) Il valore della pianificazione diminuisce con la

IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LE FUNZIONI DI SUPPORTO (3)LE FUNZIONI DI SUPPORTO (3)

TELECOMUNICAZIONIQuesta funzione dovrà, di concerto con il responsabile territoriale delle aziende di telecomunicazioni, con il responsabile provinciale P.T. con il rappresentante dell’associazione di radioamatori presente sul territorio, organizzare una rete di telecomunicazione alternativa affidabile anche in caso di evento di notevole gravità.Il responsabile di questa funzione è normalmente un esperto di telecomunicazioni.

77SERVIZI ESSENZIALIIn questa funzione prenderanno parte i rappresentanti di tutti i servizi essenziali erogati sul territorio coinvolto.Mediante i Compartimenti Territoriali e le corrispondenti sale operative nazionali o regionali deve essere mantenuta costantemente aggiornata la situazione circa l’efficienza e gli interventi sulla rete.L’utilizzazione del personale addetto al ripristino delle linee e/o delle utenze è comunque coordinata dal rappresentante dell’Ente di gestione presente nella funzione.

88SERVIZI ESSENZIALI

L’effettuazione del censimento dei danni a persone e cose riveste particolare importanza al fine di fotografare la situazione determinatasi a seguito dell’evento calamitoso per determinare sulla base dei risultati riassunti in schede riepilogative gli interventi d’emergenza.Il responsabile della suddetta funzione, al verificarsi dell’evento calamitoso, dovrà effettuare un censimento dei danni riferito a:• persone• edifici pubblici• edifici privati• impianti industriali• servizi essenziali• attività produttive• opere di interesse culturale• infrastrutture pubbliche• agricoltura e zootecnia

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IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LE FUNZIONI DI SUPPORTO (4)LE FUNZIONI DI SUPPORTO (4)

STRUTTURE OPERATIVE S.A.R.Il responsabile della suddetta funzione, dovrà coordinare le varie strutture operative presenti presso il CCS e i COM:• Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco• Forze Armate• Forze dell’Ordine• Corpo Forestale dello Stato• Servizi Tecnici Nazionali• Gruppi Nazionali di Ricerca Scientifica• Croce Rossa Italiana• Strutture del Servizio sanitario nazionale• Organizzazioni di volontariato• Corpo Nazionale di soccorso alpino

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STRUTTURE OPERATIVE S.A.R.In relazione all’evento il responsabile della funzione dovrà essere in possesso della documentazione riguardante tutti i referenti di ciascun Ente ed Amministrazioni della zona interessata all’evento. Si dovranno anche organizzare gemellaggi fra le Amministrazioni comunali colpite, le “municipalizzate” dei comuni o delle regioni che portano soccorso per il ripristino immediato dei servizi essenziali (riattivazione delle discariche, acquedotto, scuole, servizi vari etc.).

1111MATERIALI PERICOLOSILo stoccaggio di materiali pericolosi, il censimento delle industrie soggette a notifica e a dichiarazione o altre attività pericolose che possono innescare ulteriori danni alla popolazione dopo un evento distruttivo di varia natura, saranno preventivamente censite e per ognuno studiato il potenziale pericolo che può provocare alla popolazione.

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IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: LE FUNZIONILE FUNZIONI DI SUPPORTO (5)DI SUPPORTO (5)

ASSISTENZA ALLA POPOLAZIONEPer fronteggiare le esigenze della popolazione che a seguito dell’evento calamitoso risultano senza tetto o soggette ad altre difficoltà, si dovranno organizzare in loco delle aree attrezzate per fornire i servizi necessari.Dovrà presiedere questa funzione un funzionario dell’Ente amministrativo locale in possesso di conoscenza e competenza in merito al patrimonio abitativo, alla ricettività delle strutture turistiche (alberghi, campeggi etc.) ed alla ricerca e utilizzo di aree pubbliche e private da utilizzare come aree di ricovero della popolazione.Per quanto concerne l’aspetto alimentare si dovrà garantire un costante flusso di derrate alimentari, il loro stoccaggio e la distribuzione alla popolazione assistita.Si dovranno anche censire a livello nazionale e locale le varie aziende di produzione e/o distribuzione alimentare.

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COORDINAMENTO CENTRI OPERATIVIIl coordinatore della Sala Operativa che gestisce le 14 funzioni di supporto, sarà anche responsabile di questa funzione in quanto dovrà conoscere le operatività degli altri centri operativi dislocati sul territorio al fine di garantire nell’area dell’emergenza il massimo coordinamento delle operazioni di soccorso razionalizzando risorse di uomini e materiali.Con l’attivazione delle 14 funzioni di supporto tramite i loro singoli responsabili , si raggiungono due distinti obiettivi: si individuano a priori i responsabili delle singole funzioni da impiegare in emergenza e in “tempo di pace”, si garantisce il continuo aggiornamento del piano di emergenza con l’attività degli stessi responsabili. I responsabili delle 14 funzioni di supporto avranno quindi la possibilità di tenere sempre efficiente il piano di emergenza.Questo consente di avere sempre nella propria sala operativa esperti che già si conoscono e lavorano per il Piano di emergenza. Ciò porterà a una maggiore efficacia operativa fra le “componenti” e le “strutture operative” (amministrazioni locali, volontariato, FF.AA, Vigili del Fuoco, etc.).Il responsabile della funzione 14 assumerà anche il ruolo di coordinatore della Sala Operativa

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IL PIANO DI EMERGENZA: IL PIANO DI EMERGENZA: CENTRO OPERATIVO MISTOCENTRO OPERATIVO MISTO

IL CENTRO OPERATIVO MISTO (COM)E’una struttura operativa decentrata il cui responsabile dipende dal Centro Coordinamento Soccorsi ed al quale partecipano i rappresentanti dei comuni e delle strutture operative.I compiti del COM sono quelli di favorire il coordinamento dei servizi di emergenza organizzati a livello provinciale con gli interventi dei sindaci appartenenti al COM stesso.L’ubicazione del COM deve essere baricentrica rispetto ai comuni coordinati e localizzata in locali non vulnerabili.Le funzioni di supporto da attuare nel COM non sono obbligatoriamente 14 ma individuate in base al tipo e alle caratteristiche dell’emergenza presente o in corso.

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IL PIANO DI EMERGENZA IL PIANO DI EMERGENZA MODELLO DI ATTIVAZIONI IN EMERGENZA MODELLO DI ATTIVAZIONI IN EMERGENZA

Esse rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere Esse rappresentano le immediate predisposizioni che dovranno essere attivate dal centro coordinamento soccorsi.attivate dal centro coordinamento soccorsi.

REPERIBILITA’ DEI COMPONENTI IL C.C.S.Alla segnalazione di possibili pericoli o di eventi calamitosi in atto si dovranno attuare le procedure previste dal piano di emergenza dislocando immediatamente sul territorio i funzionari addetti alla gestione dei COM.

REPERIBILITA’ DEI FUNZIONARI DELLA SALA OPERATIVALa Sala Operativa è composta dai responsabili delle 14 funzioni di supporto i quali saranno convocati e prenderanno posizione nei locali predisposti.

DELIMITAZIONE AREE A RISCHIOTale operazione avviene tramite l’istituzione di posti di blocco, denominati cancelli, sulle reti di viabilità, ed hanno lo scopo di regolamentare la circolazione in entrata ed in uscita dall’area a rischio.La predisposizione dei cancelli dovrà essere attuata in corrispondenza dei nodi viari onde favorire manovre e deviazioni.

AREE DI AMMASSAMENTO SOCCORRITORI NELLE PROVINCELe aree di ammassamento dei soccorritori devono essere preventivamente individuate dalle Autorità competenti (Regione, Provincie, Comuni) al fine di garantire un razionale impiego nelle zone di operazione dei soccorritori. Esse rappresentano il primo orientamento e contatto dei soccorritori con la zona colpita dall’evento. Tali aree debbono essere ubicate nelle vicinanze dei caselli autostradali o comunque facilmente raggiungibili per strade agevoli anche a mezzi di grande dimensioni; possibilmente lontano dai centri abitati a rischio.

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INDIRIZZI REGIONALI INDIRIZZI REGIONALI PER L’ORGANIZZAZIONE LOCALE DI PER L’ORGANIZZAZIONE LOCALE DI

PROTEZIONE CIVILEPROTEZIONE CIVILE

IL SISTEMA NORMATIVO TOSCANO INDIVIDUA E DETTAGLIA GLI ELEMENTI CARDINE OLTRE CHE I SUOI REQUISITI 'MINIMI'. QUESTI SONO COSTITUITI DA:

CENTRO SITUAZIONI

CENTRO OPERATIVO

AREA STRATEGICA

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Il CENTRO SITUAZIONIIl CENTRO SITUAZIONI

Il Centro Situazioni (CE.SI.) è un aggregato Il Centro Situazioni (CE.SI.) è un aggregato

fondamentale della Sala Operativa di protezione fondamentale della Sala Operativa di protezione

Civile, operante H24 ed organizzato per :Civile, operante H24 ed organizzato per :

•Effettuare il Effettuare il monitoraggio ordinariomonitoraggio ordinario

•Riceve e verifica le segnalazioniRiceve e verifica le segnalazioni circa situazioni circa situazioni di criticità in atto o previste, seguendone la di criticità in atto o previste, seguendone la possibile evoluzionepossibile evoluzione

•Mantenere un costante flusso informativoMantenere un costante flusso informativo con le con le strutture interne che svolgono attività di centro strutture interne che svolgono attività di centro operativo nonché con le altre componenti del operativo nonché con le altre componenti del sistema regionale di protezione civile e gli altri sistema regionale di protezione civile e gli altri soggetti che concorrono alle attività di protezione soggetti che concorrono alle attività di protezione civile civile

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Il CENTRO OPERATIVOIl CENTRO OPERATIVO

Il Centro Operativo è un aggregato della Sala Il Centro Operativo è un aggregato della Sala

Operativa di protezione Civile, organizzato per Operativa di protezione Civile, organizzato per

svolgere le seguenti attività:svolgere le seguenti attività:

•L’accertamento delle esigenze di interventoL’accertamento delle esigenze di intervento

•L’attivazione diretta delle risorseL’attivazione diretta delle risorse necessarie per far necessarie per far

fronte alle esigenze di intervento o l’attivazione dei fronte alle esigenze di intervento o l’attivazione dei

centri di competenza a cio’ preposticentri di competenza a cio’ preposti

•La prima La prima definizione dei dannidefinizione dei danni

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L’AREA STRATEGICAL’AREA STRATEGICA

DPGRT - 1 dicembre 2004, n. 69/R Regolamento di attuazione, di cui all’articolo 15, comma 3, della legge regionale 29

dicembre 2003, n. 67

Di norma questo avviene attraverso l’attivazione di un organismo di Coordinamento, denominato UNITA’ DI CRISIUNITA’ DI CRISI, che ha il compito di assumere le iniziative da intraprendere da parte di ciascun soggetto partecipante in modo da assicurare la massima integrazione delle rispettive attività (Artt.10,11,12).

AL MEDESIMO LIVELLO

TERRITORIALE

RACCORDO STRATEGICO-OPERATIVO

A LIVELLI TERRITORIALI

DIVERSI

In particolare, il raccordo tra livello provinciale ed il livello comunale è favorito dalla attivazione, da parte della Provincia (o dalla RT in caso di emergenze regionali), di sedi di sedi di coordinamento operativo coordinamento operativo decentratedecentrate che garantiscono i collegamenti informativi ed operativi con i singoli comuni afferenti all’ambito intercomunale di riferimento,(Art.13)

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SUPPORTO ALLA PIANIFICAZIONESUPPORTO ALLA PIANIFICAZIONE

• Software distribuito a tutti i Software distribuito a tutti i Comuni (escluso 1) ed ai 4 Centri Comuni (escluso 1) ed ai 4 Centri IntercomunaliIntercomunali

• Corsi di formazioneCorsi di formazione• Convenzioni con volontariato per Convenzioni con volontariato per

supporto alla redazione dei pianisupporto alla redazione dei piani• Istituzione Ufficio di Istituzione Ufficio di

Pianificazione per Supporto e Pianificazione per Supporto e consulenza nella redazione dei consulenza nella redazione dei pianipiani

COMUNI E COMUNI E CENTRI INTERCOMUNALI DI CENTRI INTERCOMUNALI DI

P.C.P.C.

PIANI COMUNALIPIANI COMUNALIPIANI INTERCOMUNALIPIANI INTERCOMUNALI

PIANO PIANO PROVINCIALEPROVINCIALE

Database

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Per concludere: Per concludere: semplicità e flessibilitàsemplicità e flessibilità…poche cose ma …poche cose ma chiare, avendo sempre presente che il cuore del “Piano di chiare, avendo sempre presente che il cuore del “Piano di emergenza” è fondamentalmente la risposta alle domande emergenza” è fondamentalmente la risposta alle domande

che si pongono che si pongono OGNI QUALVOLTAOGNI QUALVOLTA SUCCEDE QUALCOSASUCCEDE QUALCOSA::

CONCLUSIONI (1)CONCLUSIONI (1)

• CHI• COME

INTERVIENEINTERVIENE

Piano di emergenzaPiano di emergenza

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IL NOSTRO SPAZIO WEBIL NOSTRO SPAZIO WEB

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